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L’omertà L’autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza¹ era silenziosa nel grigio dell’alba […]: solo il rombo dell’autobus e la voce del venditore di panelle², panelle calde panelle, implorante ed ironica. Il bigliettaio chiuse lo sportello, l’autobus si mosse con un rumore di sfasciume. L’ultima occhiata che il bigliettaio girò sulla piazza, colse l’uomo vestito di scuro che veniva correndo; il bigliettaio disse all’autista “un momento” e aprì lo sportello mentre l’autobus si muoveva. Si sentirono due colpi squarciati: l’uomo vestito di scuro, che stava per saltare sul predellino, restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile; gli cadde la cartella di mano e sulla cartella lentamente si afflosciò. Il bigliettaio bestemmiò: la faccia gli era diventata colore di zolfo, tremava. Il venditore di panelle, che era a tre metri dall’uomo caduto, muovendosi come un granchio³ cominciò ad allontanarsi verso la porta della chiesa. Nell’autobus nessuno si mosse, l’autista era come impietrito, la destra sulla leva del freno e la sinistra sul volante. Il bigliettaio guardò quelle facce che sembravano facce di ciechi, senza sguardo; disse “l’hanno ammazzato” si levò il berretto e freneticamente cominciò a passarsi la mano tra i capelli; bestemmiò ancora. “I carabinieri” disse l’autista “bisogna chiamare i carabinieri.” Si alzò ed aprì l’altro sportello. “Ci vado” disse al bigliettaio. Il bigliettaio guardava il morto e poi i viaggiatori. […] Vennero i carabinieri, il maresciallo nero di barba e di sonno. L’apparire dei carabinieri squillò come un allarme nel letargo dei viaggiatori: e dietro al bigliettaio, dall’altro sportello che l’autista aveva lasciato aperto, cominciarono a scendere.[…] Il maresciallo ordinò ai carabinieri di fare sgomberare la piazza e di fare risalire i viaggiatori sull’autobus […], ma quando la piazza fu vuota, vuoto era anche l’autobus; solo l’autista e il bigliettaio restavano. “E che”, domandò il maresciallo all’autista “non viaggiava nessuno oggi?” “Qualcuno c’era” rispose l’autista con faccia smemorata. (L. Sciascia, Il giorno della civetta, Einaudi, Torino 1961) _____________ ¹ La storia si svolge in un paese della provincia di Palermo. ² Frittelle di farina di ceci. ³ Camminanando all’indietro. Istruzioni di lavoro Il/la candidato/a legga attentamente il testo di riferimento: L’omertà, tratto da L. Sciascia, Il giorno della civetta, Einaudi, Torino 1961. Svolga quindi tutte le prove indicate scegliendo al punto 3 solo una opzione e specificando quale (a oppure b). Consegne 1. Il/la candidato/a scriva una sintesi del brano in un massimo di 90 parole, mantenendo i tempi passati e senza usare il discorso diretto. 2. Il/la candidato/a immagini di essere il bigliettaio che, la sera stessa dell’omicidio, ripensa tra sé e sé – in un monologo interiore – all’accaduto e fornisce quindi anche

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L’omertà L’autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza¹ era silenziosa nel grigio dell’alba […]: solo il rombo dell’autobus e la voce del venditore di panelle², panelle calde panelle, implorante ed ironica. Il bigliettaio chiuse lo sportello, l’autobus si mosse con un rumore di sfasciume. L’ultima occhiata che il bigliettaio girò sulla piazza, colse l’uomo vestito di scuro che veniva correndo; il bigliettaio disse all’autista “un momento” e aprì lo sportello mentre l’autobus si muoveva. Si sentirono due colpi squarciati: l’uomo vestito di scuro, che stava per saltare sul predellino, restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile; gli cadde la cartella di mano e sulla cartella lentamente si afflosciò. Il bigliettaio bestemmiò: la faccia gli era diventata colore di zolfo, tremava. Il venditore di panelle, che era a tre metri dall’uomo caduto, muovendosi come un granchio³ cominciò ad allontanarsi verso la porta della chiesa. Nell’autobus nessuno si mosse, l’autista era come impietrito, la destra sulla leva del freno e la sinistra sul volante. Il bigliettaio guardò quelle facce che sembravano facce di ciechi, senza sguardo; disse “l’hanno ammazzato” si levò il berretto e freneticamente cominciò a passarsi la mano tra i capelli; bestemmiò ancora. “I carabinieri” disse l’autista “bisogna chiamare i carabinieri.” Si alzò ed aprì l’altro sportello. “Ci vado” disse al bigliettaio. Il bigliettaio guardava il morto e poi i viaggiatori. […] Vennero i carabinieri, il maresciallo nero di barba e di sonno. L’apparire dei carabinieri squillò come un allarme nel letargo dei viaggiatori: e dietro al bigliettaio, dall’altro sportello che l’autista aveva lasciato aperto, cominciarono a scendere.[…] Il maresciallo ordinò ai carabinieri di fare sgomberare la piazza e di fare risalire i viaggiatori sull’autobus […], ma quando la piazza fu vuota, vuoto era anche l’autobus; solo l’autista e il bigliettaio restavano. “E che”, domandò il maresciallo all’autista “non viaggiava nessuno oggi?” “Qualcuno c’era” rispose l’autista con faccia smemorata.

(L. Sciascia, Il giorno della civetta, Einaudi, Torino 1961)

_____________ ¹ La storia si svolge in un paese della provincia di Palermo. ² Frittelle di farina di ceci. ³ Camminanando all’indietro. Istruzioni di lavoro Il/la candidato/a legga attentamente il testo di riferimento: L’omertà, tratto da L. Sciascia, Il giorno della civetta, Einaudi, Torino 1961. Svolga quindi tutte le prove indicate scegliendo al punto 3 solo una opzione e specificando quale (a oppure b). Consegne

1. Il/la candidato/a scriva una sintesi del brano in un massimo di 90 parole, mantenendo i tempi passati e senza usare il discorso diretto.

2. Il/la candidato/a immagini di essere il bigliettaio che, la sera stessa dell’omicidio,

ripensa tra sé e sé – in un monologo interiore – all’accaduto e fornisce quindi anche

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ulteriori particolari. Utilizzi i tempi più opportuni in un min. di 120 – max- di 150 parole.

3. Il/la candidato/a svolga solo una delle seguenti tracce indicando quale:

a) Spesso le persone, pur essendo a conoscenza di un fatto, anche grave, tacciono

e non denunciano i colpevoli forse per paura di ritorsioni o per indifferenza. Il/la candidato/a spieghi la Sua opinione in merito, possibilmente narrando un episodio esemplificativo e commentando la scelta di coloro che decidono di fare finta di non aver visto nulla e quindi di non parlare (min. 120 – max. 150 parole).

b) Perdonare un affronto o un’ingiustizia è molto difficile, eppure alcuni sono

capaci di farlo. Il/la candidato/a o qualcuno di Sua conoscenza si è mai trovato/a in una situazione simile? Esponga il fatto e la Sua opinione in proposito in un testo di min. 120 – max. 150 parole.