L’ombrellaio di oggi

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L’ombrellaio di oggi Il vecchio nonno Gianni passava davanti a casa mia tutte le mattine per andare nella bottega che aveva ereditato dal mio bisnonno. Ho ancora nella testa l’eco dei colpi di martello che attraversavano le pareti e risuonavano nella mia stanza. I suoi ombrelli erano i più belli di tutti quelli prodotti nella zona. Trascorrevo molto tempo lì da lui, restavo seduta ore ad ammirarlo, era instancabile. Un giorno mi portò con sé per scegliere del “legno buono” per i manici; mi raccontò di come avesse deciso di diventare ombrellaio: da piccolo ammirava la grinta e l’abilità con cui lavorava suo padre. Lavorato il legno, impermeabilizzate le tele, montate le stecche… ed ecco nato l’ombrello, dall’estro delle sue idee e dall’abilità delle sue mani. Decise di seguirne le orme. Una volta mi raccontò di un suo amico che aveva scelto l’avvocatura solo per soldi, perché aveva il padre notaio: << Cristiana… cosa ti spinge a fare un lavoro se non hai la passione!? Il denaro? Bell’insegnamento che dai ai tuoi figli… e poi come sarà il tuo ombrello, i clienti se ne accorgono se il lavoro non ti piace!>>. Il nonno era orgoglioso del suo essere ombrellaio, si sentiva stimato dai suoi concittadini, e veder crescere giorno per giorno le sue “creature” lo rendeva felice. La sua testimonianza mi è stata preziosa; mi addolorano ancora oggi le sue parole:<<Dove andremo a finire se si pensa solo a far soldi! È un mondo di persone tristi quando si lavora senza passione>>. Ebbene, caro nonno, la società in cui vivo ora è peggio di quella che temevi tu. L’etica del lavoro, che sostenevi sudando sui tuoi pezzi, ora è tramontata; il “lavoro ben fatto” non interessa più nessuno. Avrebbe senso mio nonno ora? La sua perseveranza, la sua trasparenza, il suo far sempre il suo dovere avrebbero spazio in questa società? La modernità lo avrebbe stritolato, in una corsa al consumo che toglie al lavoro il suo significato. Oh nonno, se vedessi com’è cambiato il valore del lavoro…! Il lavoro nobilita l’uomo? Macché… ormai, di qualsiasi natura sia il lavoro svolto, conta solo quanto consumi. Conta il Dio Guadagno. Nonno, pensi che questa società sia destinata a durare? Io non credo. L’ integrità si è persa, il senso di insoddisfazione è crescente, tanto che coloro che hanno avuto il coraggio di laurearsi preferiscono abbandonare le proprie città, con conseguente danno di tutti. Se ognuno facesse il proprio dovere, non vivremmo in una società più sana, al riparo dalla malavita e dai “furbi”? Se ognuno facesse il proprio dovere, avremmo davvero una società in cui prevalgono le persone che usano i “mezzucci” mentre quelle che valgono davvero scappano? Se ognuno facesse il proprio dovere, crollerebbe la Casa dello Studente a L’Aquila? Cosa penseresti, nonno, davanti alla decadenza che noi tutti percepiamo? Sicuramente che è colpa degli individui, di uomini così vuoti che neanche a milioni formano una società civile.

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Marchitelli Cristiana I.T.C.G. "Enrico Fermi", Lanciano 5 A ERICA

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L’ombrellaio di oggi

Il vecchio nonno Gianni passava davanti a casa mia tutte le mattine per andare nella bottega che aveva ereditato dal mio bisnonno. Ho ancora nella testa l’eco dei colpi di martello che attraversavano le pareti e risuonavano nella mia stanza. I suoi ombrelli erano i più belli di tutti quelli prodotti nella zona. Trascorrevo molto tempo lì da lui, restavo seduta ore ad ammirarlo, era instancabile. Un giorno mi portò con sé per scegliere del “legno buono” per i manici; mi raccontò di come avesse deciso di diventare ombrellaio: da piccolo ammirava la grinta e l’abilità con cui lavorava suo padre. Lavorato il legno, impermeabilizzate le tele, montate le stecche… ed ecco nato l’ombrello, dall’estro delle sue idee e dall’abilità delle sue mani. Decise di seguirne le orme. Una volta mi raccontò di un suo amico che aveva scelto l’avvocatura solo per soldi, perché aveva il padre notaio: << Cristiana… cosa ti spinge a fare un lavoro se non hai la passione!? Il denaro? Bell’insegnamento che dai ai tuoi figli… e poi come sarà il tuo ombrello, i clienti se ne accorgono se il lavoro non ti piace!>>. Il nonno era orgoglioso del suo essere ombrellaio, si sentiva stimato dai suoi concittadini, e veder crescere giorno per giorno le sue “creature” lo rendeva felice. La sua testimonianza mi è stata preziosa; mi addolorano ancora oggi le sue parole:<<Dove andremo a finire se si pensa solo a far soldi! È un mondo di persone tristi quando si lavora senza passione>>. Ebbene, caro nonno, la società in cui vivo ora è peggio di quella che temevi tu. L’etica del lavoro, che sostenevi sudando sui tuoi pezzi, ora è tramontata; il “lavoro ben fatto” non interessa più nessuno. Avrebbe senso mio nonno ora? La sua perseveranza, la sua trasparenza, il suo far sempre il suo dovere avrebbero spazio in questa società? La modernità lo avrebbe stritolato, in una corsa al consumo che toglie al lavoro il suo significato. Oh nonno, se vedessi com’è cambiato il valore del lavoro…! Il lavoro nobilita l’uomo? Macché… ormai, di qualsiasi natura sia il lavoro svolto, conta solo quanto consumi. Conta il Dio Guadagno. Nonno, pensi che questa società sia destinata a durare? Io non credo. L’ integrità si è persa, il senso di insoddisfazione è crescente, tanto che coloro che hanno avuto il coraggio di laurearsi preferiscono abbandonare le proprie città, con conseguente danno di tutti. Se ognuno facesse il proprio dovere, non vivremmo in una società più sana, al riparo dalla malavita e dai “furbi”? Se ognuno facesse il proprio dovere, avremmo davvero una società in cui prevalgono le persone che usano i “mezzucci” mentre quelle che valgono davvero scappano? Se ognuno facesse il proprio dovere, crollerebbe la Casa dello Studente a L’Aquila? Cosa penseresti, nonno, davanti alla decadenza che noi tutti percepiamo? Sicuramente che è colpa degli individui, di uomini così vuoti che neanche a milioni formano una società civile.

Continueresti a vendere i tuoi ombrelli? La tua vocazione avrebbe resistito a tutto questo? So che rimarresti inorridito. Anch’io lo sono: eppure ricordo te, e non il figlio del notaio, la tua felicità nel costruire i tuoi ombrelli, così sicuro che, oltre a te, altri avrebbero tratto vantaggio dal tuo sudore. E il tuo esempio sarà ciò che io racconterò ai miei figli, per insegnare loro che è più costruttivo aver voglia di lavorare che aver voglia di far soldi; e tu sarai il loro modello, come sei stato il mio.