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1 Lo sviluppo parziale e contraddittorio: i settori produttivi Argomenti La crescita dell’impresa pubblica La situazione economica nell’Italia del dopoguerra Lo sviluppo settori produttivi La nazionalizzazione energia elettrica La legge bancaria del 1936 La crescita dell’industria chimica Università degli Studi Guglielmo Marconi

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Lo sviluppo parziale e contraddittorio: i settori produttivi

Argomenti

• La crescita dell’impresa pubblica

• La situazione economica nell’Italia del dopoguerra

• Lo sviluppo settori produttivi

• La nazionalizzazione energia elettrica

• La legge bancaria del 1936

• La crescita dell’industria chimica

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Obiettivi

La lezione intende raggiungere il seguente obiettivo:

• analizzare il processo di sviluppo dei settori produttivi dopo il secondo dopo guerra.

Lo Stato imprenditore

La frammentazionedel quadro politico

Introduzione

La crescita dell’impresa

pubblica

La Democraziacristiana da

De Gasperi a Fanfani

Dai governi centristiall’ingresso dei

socialisti nel governo

La programmazionedello sviluppo

Il salvataggio diimprese in crisi

La creazione dicentri di potere

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• Nel dopoguerra Iri aveva acquisito notevole capacità realizzativa; erano state create, quali organismi di coordinamento, la Finmeccanica nel 1948, la Finelettrica nel 1952 e la Fincantieri nel 1959.

• La maggiore complessità della struttura si era affiancata a una crescente sintonia tra l'azione imprenditoriale e la politica economica, unitamente a una più stretta fratellanza tra i vertici dell'impresa pubblica e il potere politico.

• La decisione di ricostruire e ampliare gli stabilimenti dell'Iri danneggiati durante la guerra si era configurata come una soluzione di compromesso tra le forze politiche di matrice.

• L’ influenza americana aveva portato i primi governi della repubblica a promuovere,una linea d'azione statale che muovesse dalla constatazione delle difficoltà incontrate dal mercato nel sanare autonomamente i vuoti lasciati dalla guerra.

Il dopoguerra

• Tale linea d'azione si era dispiegata nel paese secondo modalità differenti da quanto stava avvenendo oltreoceano: ampliare l'intervento diretto della mano pubblica piuttosto che intensificare i consumi e sostenere il ruolo dell'imprenditoria privata.

• Ne costituiva un esempio la creazione, nel 1947, del Fondo per l'industria meccanica (Fim).

• Il Fim aveva inizialmente la funzione di sostenere la riconversione delle imprese attraverso i prestiti e la sottoscrizione di aumenti di capitale, da retrocedere poi agli investitori privati. Imprese come Fiat, Siemens, Olivetti, Officine Galileo, recuperata l'efficienza economica, avrebbero restituito, già nel 1950, i fondi ricevuti.

• La Breda non era riuscita a far fronte agli impegni finanziari, fino a essere acquisita dal Fim. Nel 1951 il commissario straordinario della Breda, Pietro Sette, operava una drastica ristrutturazione, chiudendo il settore aeronautico e concentrando l'impresa nelle produzioni della grande meccanica, dell'impiantistica, del macchinario industriale e del settore ferroviario.

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• Nel 1948 era stato approvato il nuovo statuto dell'Iri.

• L'ordinamento ribadiva da un lato i criteri di gestione “privatistica” e, dall'altro, poneva le basi per la subordinazione dell'azione imprenditoriale agli obiettivi fissati dai partiti di governo.

• La prima questione che si era posta all'Iri riguardava la ricostruzione e la riconversione delle imprese del settore; tra queste vi erano: in Liguria, Ansaldo, Oto, San Giorgio; nel Milanese: Alfa Romeo e Salmoiraghi; nel Napoletano, Navalmeccanica e Stabilimenti meccanici di Pozzuoli; nella Venezia Giulia, Cantieri riuniti dell'Adriatico e Arsenale triestino.

• Il piano di ristrutturazione era avviato nell'ambto della Società finanziaria meccanica (Finmeccanica), che si proponeva di operare in direzione della razionalizzazione e con un vasto programma di investimenti.

• Nel 1954 le aziende che facevano capo alla Finmeccanica avevano oltre 70.000 dipendenti. Un ruolo di rilievo era occupato dall'Alfa Romeo, che aveva sviluppato la propria attività nei due stabilimenti del Portello a Milano e di Pomigliano d’Arco vicino a Napoli.

Il dopoguerra

• Nel 1947 l'Alfa Romeo aveva ripreso la fabbricazione di veicoli, ma ancora in un clima di indecisione sui compiti dell'azienda.

• Sotto la direzione di Pasquale Gallo, era sostenitore della ricerca di una posizione di nicchia, le automobili prodotte in Italia erano appena 25.000, ma già nel 1950 erano superate le 100.000 unità.

• La riconversione dell'Alfa Romeo si era del resto presentata particolarmente problematica il causa del precedente impegno dell'azienda nella fabbricazione di materiale bellico al Portello, e di motori e altre parti per l'aeronautica nello stabilimento di Pomigliano d'Arco.

L’Alfa Romeo

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L’Alfa Romeo

PasqualeGallo

e il modello“ Svizzero”

Giuseppe Luraghie la

produzionedi massa

La “ 1900”a carrozzeria

portante

Lo stabilimento di Arese La “Giulia” La “Giulietta”

Produzione di grande serie

Ingentiinvestimenti

• Nella produzione e distribuzione di elettricità nel 1952 si afferma la Società finanziaria elettrica nazionale (Finelettrica).

• La produzione dell'industria elettrica era cresciuta costantemente: il quantitativo di energia prodotta nel 1948 era raddoppiato nel 1958 e quasi triplicato nel 1962.

• In seguito a congruo indennizzo, gli impianti delle società produttrici e distributrici sarebbero stati espropriati e conferiti all'Ente nazionale per l'energia elettrica (Enel).

• Durante questo periodo l'energia termoelettrica era passata da meno del 5% del totale a più di un terzo.

• In Europa la produzione italiana era però cresciuta a una velocità relativamente moderata. Essa continuava a rappresentare circa il 40% di quella della Gran Bretagna e l’80% di quella francese.

• Ancora nel 1961 l'industria assorbiva circa i due terzi dei consumi, distribuiti per quasi la metà nell'Italia del nord-ovest e per più di un terzo nel nord-est-centro (Tre Venezie, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche).

La nazionalizzazione dell’energia elettrica

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La nazionalizzazione dell’energia elettrica

Requisizionedegli impianti

Indennizzi Enel

Governidi centrosinistra Indebitamento

Controllo politico

Termoelettricità

Finelettrica

Societàelettriche

Finsider

Modello di sviluppo opposto all’Industria

siderurgicaprivata

Piano Sinigaglia

Cornigliano

Italsider

Piombino

Taranto

Bagnoli

Terni

Ricalcava modelli anni ‘30

Nel 1953 avvio di un nuovo impianto

A seguire

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• L'Iri non aveva perso quel carattere originario di casuale assemblaggio di gruppi di imprese che avevano come unico comune denominatore lo stato di crisi.

• Diversamente era avvenuto per l'Ente nazionale idrocarburi (Eni), che, dalla fondazione nel 1953, aveva organizzato la propria attività come un sistema integrato.

• La società Agip mineraria si sarebbe occupata della ricerca e della produzione di idrocarburi in Italia e all'estero.

• La produzione di metano sarebbe cresciuta in Italia da poco più di 100 milioni di metri cubi nel 1948 a oltre 2 miliardi cinque anni dopo, e a 7 miliardi nel 1962.

• Mattei aveva sviluppato conseguentemente la ricerca e la produzione di petrolio all'estero, ponendosi in diretta concorrenza con le società dell'oligopolio che dominava l'approvvigionamento del petrolio greggio nel mondo.

Eni

Eni

Eni

Inserimento nei mercati medio-

orientali e in Africa

Contratto di acquisto petrolifero con l’Urss

All’estero: In Italia:

Trasformazione del greggio nelle raffinerie di Bari,

Maghera e Livorno

Grande impianto a Gela

Aumenta la quantità di raffinazione del petrolio

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• L'espansione dell'Eni aveva quindi rotto equilibri di tipo oligopolistico.

• Tra le altre iniziative di minor rilievo si ricorda la costituzione, nel 1962, della Società italiana vetri (Siv) a Chieti.

• Lo sviluppo di attività scarsamente collegate con la produzione principale del gruppo non avrebbe però portato a snaturare l'Eni.

• Nel 1956 la fondazione dell'Agip nucleare aveva ribadito il ruolo che Mattei assegnava al gruppo nel raggiungimento dell'autonomia energetica del paese.

• la costruzione della centrale di Latina aveva testimoniato dell'efficienza dell'impresa e della sua capacità di operare sulla frontiera tecnologica.

• La Società nazionale metanodotti (Snain), fondata durante la guerra per costruire gasdotti, aveva avuto, nell'ambito delle attività dell'Eni, la responsabilità del trasporto degli idrocarburi, controllando la flotta di petroliere e, soprattutto, progettando e gestendo gli oleodotti.

Eni

• La nascita dello stato imprenditore, in pieno periodo fascista, era dovuta alla necessità di salvare una parte cospicua del capitalismo privato italiano, colpito dagli effetti della crisi del 1929 e dalla conseguente rovinosa caduta delle grandi banche.

• Da allora il sistema delle partecipazioni statali era divenuto un pilastro, al centro del sistema produttivo del paese.

• Lo stato aveva la gestione diretta di quelle imprese che, negli anni venti erano rimaste avviluppate dentro ai meccanismi di potere propri delle banche miste.

• La dirigenza degli istituti di credito si era lasciata trascinare all'interno di spirali speculative.

• La crisi della banca mista italiana, e la conseguente legislazione che sanciva la separazione tra gli istituti di credito a breve e a lungo termine, avevano impedito il perseguimento del modello tedesco nell'Italia del dopoguerra.

Banche, gruppi di imprese e concentrazione

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Banche, gruppi di imprese e concentrazione

La legge bancariadel 1936:

separazionetra credito a medio

e lungo termine

Il ruolo dellebanche ordinarie

E quello degliistituti di credito

speciale

Definizione nuovi ruoli

MedioBanca

• 1946 nascita di Mediobanca;• Mediobanca, aveva occupato una posizione centrale nel capitalismo italiano della seconda

metà del secolo, principalmente come banca d'affari;• Affidata a un sindacato di blocco costituito da imprese sia private sia pubbliche, era stata

una cerniera tra le due sfere dell'economia, garantendo la conservazione degli equilibri tra le strutture di comando del capitalismo familiare italiano;

• In quest'ottica Mediobanca aveva svolto un'efficace azione di intermediazione finanziaria e di credito industriale in sostegno dei piani di investimento dei grandi gruppi imprenditoriali del paese;

• Nel corso del tempo i suoi vertici avevano sviluppato una speciale competenza nella consulenza per la ristrutturazione di imprese in crisi, ricercando per lo più soluzioni rivolte a sostenere i più consolidati assetti dell'imprenditoria privata italiana.

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• I primi ministri economici dello stato repubblicano avevano consapevolmente rinunciato ad affidare alla mano pubblica quella funzione di supervisione finanziaria che era stata impostata negli anni trenta.

• Gli istituti di credito assumevano un rilievo speciale nel capitalismo industriale italiano della seconda metà del novecento, ma non avevano trovato le condizioni per svolgere su di esso una effettiva funzione di indirizzo.

• In questo quadro le imprese a partecipazione statale avevano svolto un ruolo molto importante. Esse infatti avevano generato una particolare via per il finanziamento industriale attraverso l'emissione di obbligazioni con garanzia statale che, percepite dai risparmiatori quasi come titoli di stato, facevano affluire il risparmio in direzione degli investimenti industriali voluti dalle imprese pubbliche.

• Parallelamente le grandi imprese private tendevano a formare un'unica galassia che ruotava attorno ad alcuni centri di potere finanziario tra i quali primeggiava, con sempre maggior nettezza, Mediobanca.

• Ai vertici dell'industria privata stavano le grandi società elettriche.

• L'assenza delle banche miste aveva amplificato il ruolo di alcune società finanziarie come la Società per le strade ferrate meridionali (più nota come Bastogi dal nome dell'antico fondatore) e la Centrale, dove erano concentrati pacchetti azionari delle grandi società (in particolare elettriche) e che spesso costituivano il luogo di incontro tra gli interessi delle maggiori famiglie.

Banche, gruppi di imprese e concentrazione

I settori produttivi

Negli anni cinquanta incremento degli investimenti sui nuovi impianti industriali.

I settori produttivi analizzati sono:• L’industria meccanica;• L’industria della chimica• L’industria della gomma;

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La produzione di autovetture

L’industria meccanica

Produzione di biciclette e di motoveicoli

L’industria meccanica

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Alcune produzioni dell’industria meccanica (in migliaia di pezzi)

L’industria meccanica

La petrolchimica MontecatiniAnicEdisonFerraraSadeBrindisiMontedisonPirelliPneumaticiCavi

Produzione di massaGrandi impiantiEconomie di scala e di diversificazioneMaterie plasticheElastomeriFibre sintetiche

L’industria chimica e della gomma

Benefici nei seguenti settori

Sviluppo imprese

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Conclusioni

• La crescita dei settori produttivi analizzata in questa lezione dimostra come, nel dopoguerra, l’Italia abbia conosciuto un periodo molto positivo soprattutto per gli investimenti industriali.

• Il reddito prodotto dall’industria era molto più elevato rispetto a quello agricolo.

• Il fermento industriale ha riguardato sia le grandi imprese che quelle di più modeste dimensioni.

• Tutto questo cambiamento ha però travolto il tessuto sociale del territorio, come si analizzerà nella successiva lezione.

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