Lo Presti - La Dialettica Come Diffiniendi Disciplina

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MARIA GABRIELLA LO PRESTI La dialcttica come dijjiniendi disciplina ncl 1^ libro del De Divisione Naturae di Giovanni Scoto Eriugcna La dialettica, cosi come pervicne dalla tradizione latina^ ad Eriugena, aH'interno della concezione del Sapere, risultante dall'organizzazione complessiva delle sette Arti liberal!, assolve la specifica funzione di strumentazione logica propedeutica alia Scicnza. Eriugena nel De Divisione Naturae ha maturato tale tradizione e, passato attraverso I'esperienza del De Praedestinatione ed alia luce soprattutto delle motivazioni giuntegli dalle fonti greche in particolare Dionigi e Massimo il Confessore, perviene alia ristrutturazione dei rapporti della dialcttica con le altre discipline, defincndone la sua centralita all'interno della scienza e dichiarandola con essa coincidente come vera rerum contemplatio, in quanto diffmiendi disciplina. Per la proprietas che la riguarda come diffmiendi disciplina infatti, la dialettica e capace di rifondare il ruolo che le discipline occupano nel loro complesso, pcrche capace di dichiarare al proprio interno i principi stessi della scienza, nei termini del A63ro<; che le sono propri. Come tale essa assurge a vera scienza conoscitiva capace, dai principi, di definire il suo stesso ambito ponendo i termini della sua argomentazione, ossia della ratiocinatio^ e per questo vera rerum contemplatio: Marziano Capella, Agostino, Cassiodoro, Isidore di Siviglia, Alcuino. A proposito di tale tradizione, testi di riferimento fondamentali sono: Gilson, La philosophie au ntoyen age, Paris 1952, La Nuova Italia, Firenze 1973; Grabmann, M., Die Geschichte der scholastischen Methode nach gcdruckten und ungedruckten Quellen, I: Die Scholastische Methode von ihren ersten Anfangen in der Vatcrliteratur bis zum Beginn des 12. Jahrhunderts, Freiburg im Breisgau 1909; Cappuyns, M., Jean Scot Erigene. Sa vie, son oeuvre, sa pensee, Louvain-Paris 1933; Schrimpf, "Johannes Scottus Eriugena und die Rezeption des Martianus Capella in Karolingischen Biidungswesen", in: Eriugena, Studien zu seinen Quellen, hrg. Beierwaltes, Heidelberg 1980. Anche a proposito della ratiocinatio eriugeniana e delle question! relative al "metodo" deH'argomentazione dialettica, reso interno all'argomentazione stessa che esprime i suoi principi, si deve far riferimento alle principali auctoritates del mondo greco soprattutto a Dionigi I'Areopagita e Massimo il Confessore.

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MARIA GABRIELLA LO PRESTI

La dialcttica come dijjiniendi disciplina

ncl 1^ libro del De Divisione Naturae

di Giovanni Scoto Eriugcna

La dialettica, cosi come pervicne dalla tradizione latina^ ad Eriugena,

aH'interno della concezione del Sapere, risultante dall'organizzazione

complessiva delle sette Arti liberal!, assolve la specifica funzione di

strumentazione logica propedeutica alia Scicnza.

Eriugena nel De Divisione Naturae ha maturato tale tradizione e,

passato attraverso I'esperienza del De Praedestinatione ed alia luce

soprattutto delle motivazioni giuntegli dalle fonti greche in particolare

Dionigi e Massimo il Confessore, perviene alia ristrutturazione dei

rapporti della dialcttica con le altre discipline, defincndone la sua

centralita all'interno della scienza e dichiarandola con essa coincidente

come vera rerum contemplatio, in quanto diffmiendi disciplina.

Per la proprietas che la riguarda come diffmiendi disciplina infatti,

la dialettica e capace di rifondare il ruolo che le discipline occupano nel

loro complesso, pcrche capace di dichiarare al proprio interno i principi

stessi della scienza, nei termini del A63ro<; che le sono propri. Come tale

essa assurge a vera scienza conoscitiva capace, dai principi, di definire il

suo stesso ambito ponendo i termini della sua argomentazione, ossia della

ratiocinatio^ e per questo vera rerum contemplatio:

Marziano Capella, Agostino, Cassiodoro, Isidore di Siviglia, Alcuino. A proposito di

tale tradizione, testi di riferimento fondamentali sono: Gilson, La philosophie au ntoyen

age, Paris 1952, La Nuova Italia, Firenze 1973; Grabmann, M., Die Geschichte der

scholastischen Methode nach gcdruckten und ungedruckten Quellen, I: Die Scholastische

Methode von ihren ersten Anfangen in der Vatcrliteratur bis zum Beginn des 12.

Jahrhunderts, Freiburg im Breisgau 1909; Cappuyns, M., Jean Scot Erigene. Sa vie, son

oeuvre, sa pensee, Louvain-Paris 1933; Schrimpf, "Johannes Scottus Eriugena und die

Rezeption des Martianus Capella in Karolingischen Biidungswesen", in: Eriugena, Studien

zu seinen Quellen, hrg. Beierwaltes, Heidelberg 1980.

Anche a proposito della ratiocinatio eriugeniana e delle question! relative al

"metodo" deH'argomentazione dialettica, reso interno all'argomentazione stessa che

esprime i suoi principi, si deve far riferimento alle principali auctoritates del mondogreco soprattutto a Dionigi I'Areopagita e Massimo il Confessore.

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Quid nos prohibet diffiniendi disciplina inter artes poncre,adiungentes dialectica cuius proprictas est rerum omnium quaeintelligi possunt naturas diviaere cqniungere discemere propriosquelocos umcuique distribuerey^ atque ideo a sapientibus vera rerumcontemplatio solet appellari?-^

II valore oristico o defmitorio, che nel De Praedestinatione aveva

una sua collocazione a parte nella quadripartizione della dialettica,'* qui e

posto in rilievo e fatto interne al complessivo processo dicotomico che

contraddistingue la dialettica del De Divisione Naturae.

Qui I'ordine platonico^ viene invertito per cui la dialettica prevede

innanzitutto la divisio, ossia un processo discensivo di specificazione dal

genere sommo, ed un processo ascensivo di ritorno al principio da cui e

sorta la divisione, la resolutio.

II complessivo procedere dialettico c cosi chiarito:

Ilia pars philosophiae quae dicitur dialectica circa horum generumdivisiones a generalissimo ad specialissima iterumque coUectiones aspecialissimis ad generalissima versetur.

Omnis divisio, quae a Graecis /lepLcrfidc dicitur, quasi deorsumdescendens ab uno quodam diffmito ad infinitos numeros videtur,hoc est a generalissimo usque ad specialissimum, omnis verorecollectio veluti quidam reditus iterum a specialissimo inchoans et

usque ad generalissimum astendens vocatur. Est igitur reditus et

resolutio individuorurn in formas formarum in genera, generum inoixTLOic,, oixTLOLTMrn in sapientiam et prudentiam ex quibus omnisdivisio oritur in easdemque imitur/

Nel De Divisione Naturae e la divisio ad assumere valore fondante

la definizione e questa ha identicatamente valore probative:

Nam tarn late patent dialectici loci ut undecumque dialecticus animusin natura rerurn argumentum quod rei dubiae facit fidem repperitlocum argumenti esse describat (seu argumenti sedem).

Perche abbia valore dimostrativo I'argomentazione deve incentrarsi nel

"luogo" della natura gia individuata, deve esprimere la sua definizione.

II luogo non e altro infatti che la definizione della natura:

-J

Sheldon-Williams, lohanni Scotti Eriugenae Periphyseon, Liber Primus, Dublin 1969

(Da ora in avanti D.N.) D.N. 486,B.

La dialettica nel De Praedestinatione veniva distinta in: SiaCpCTLKri, dpco-TiKri,a.no8c LKTiKT), avaXvTLKiTi cioe divisoria, definitiva, demonstrativa, resolutiva.

II riferimento a Platone riguarda la concezione della dialettica stabilita nel

Fedro e La Repubblica.

^ D.N.486,B.

'^D.N.463,B.

^ D.N. 474,D.

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Ac per hoc datur intelligi sive locum quis dixerit sive finem sive

terminum sive deffinitionem sive circumscriptione unum idipsum

significare, ambitum videlicet finitae naturae.

Essa equivale airambito stabilito dai termini fissati dal Ao^roc,:

Nil aliud est locus nisi ambitus quo unumquodque certis terminis

concluditur/^

Termini che per la loro stabilita garantiscono la possibilita stessa del

discorso:

Si enim nil aliud locus sit nisi terminus atque diffinitio unius-

cuiusque finitae naturae profecto locus non appetit ut in aliquo sit,

sed omnia quae in eo sunt ipsum merito termmum finemque suumsemper desiderant in quo naturaliter continentur et sine quo in

infmito fluere videntur. Locus itaque in motu non est cum omniaquae in eo sunt ad se moveantur; ipse vero stat.

Ma per giungere a stabilire tali termini il Xo'^oc,, la ratio eriugeniana,

compie la complessa operazione del definire ed e dunque proprio la

proprietas della diffiniendi discipUna che bisogna esaminare nelle sue parti

per cogliere la specifica valenza speculativa della dialettica eriugeniana.

Essa consiste in:

naturas dividere coniungere discemere e dunque:

propriosque locos unicuique distribuere.

Secondo la precisazione del processo diairctico e analitico della dialettica

gia esaminato, risulta che I'atto di divisione, attraverso cui si individuano

le "nature", consiste nella divisione dei generi nelle loro specie fmo agli

individui. Solo attraverso tale divisio e possibile il coniungere, cioe porre

in relazione, costruire legami logici tra le nature individuate, costruire lo

stesso impianto conoscitivo. Ma tutto cio rimanda al discemere che si

mostra responsabile di tali operazioni e che decide, come atto conclusivo,

del proprios locos unicuique distribuere, cioe fissare i termini della

defmizione.

II verbo discemere che esprime il possesso di principi interni alia

Ratio dialettica attraverso i quali si riesce a far differenza tra le nature,

atto che pone la defmizione, rimanda al soggetto di tale differire, fa

richiesta di identificare il principio del proprio atto di determinazione.

Al porre atti di determinazione, al pronunciare defmizione corrisponde

cioe un internarsi di tale processo del Xo-^oc^ nel tentativo di fissare chi

^ D.N.483,C.

1° D.N. 474,B.

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detiene la potenza di tale determinare. Per questo, nel momento in cui il

Ao^roc, neU'esprimere la totalita della sua esperienza conoscitiva,

pronunzia il termine natural

Saepe mihi cogitanti diligentiusque quantum vires suppetuntinquirenti rerum omnium quae vel animo percipi vel intentionem eiussuperant primam summamque divisionem est m ea quae sunt et eaquae non sunt horum omnium generale vocabulum occurrit quodgraece (pvcrcc,, latine vero«flft/m vocitatur^^

e dalla difficoltci di chiarire i suoi stessi termini che la ratio pone a

principio la discretiva differentia che, a questo punto, si mostra

responsabile della "prima e somma divisio in ea quae sunt et in ea quae

non sunt" e della articolazione interna alia natura in quattro specie.

La discretiva differentia si impone come primo, come termine di

inizio da cui deve incominciare la ratiocinatio:

Sed prius de summa ac principali omnium, ut dbdmus divisione in eaquae sunt et ea quae non sunt breviter dicendum existimo.

Non enim ex alio primordio rati9cinationem inchoari oportere video,nee solum quia prima omnium differentia sed quia obscurior caeterisvidetur esse et est.

-^

Nella primordialis omnium discretiva differentia, il verbo discemere,

usato in funzione attributiva, dichiara il soggetto della proprietas secondo

la quale la dialettica h capacita di porre definizioni e ne stabilisce la

primordialita.

La differentia primordialis e discretiva e responsabile dunque del

differire interno alia ratio, capace delle sue divisioni e determinazioni

fmo alia inconcettualita dei principi: la divisio in ea quae sunt et in ea

quae non sunt e la quarta forma della natura "quae nee creat nee creatur"

esprimono la non datita dei "termini" o "luoghi" massimi cui giunge

I'argomentare dialettico, sono ancora un tentativo da parte del Xo'^oc^ di

porsi contro un oggetto un to ov ma, relativamente ai principi, tale

posizione risulta impossibile, e concetto del principio non riesce ad essere.

La divisio, oggetto impossibile al Aoyoc;, mostra la natura del

principio che, in qualche modo, nella indeterminazione che lo riguarda,

riesce a dirsi all'lnterno del A63ro<; stesso. In tali termini del procedere

argomentativo dialettico chi si pronuncia 6 lo stesso soggetto del

Ao^roq che, eriugeniamente e la divinita.

^^ D.N. 441

A

^2 D.N.443A

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La divisio esprime nel Ao^roc, la non assimilabilita del principio al

piano conoscitivo, il suo differire da esso: il differire del principio che ha

mcsso in movimento la ratiocinatio e la regola al suo interno, nel

momento in cui vuole dirsi nella sua assolutezza, il risultato sono due

termini inscindibili nell'esser concepiti, nella relazione in cui li pone la

divisio: ea quae sunt et ea quae non sunt.

Affidato ad essi due il risultato e che concetto della differenza non

riesce ad essere; nella divisio il secondo termine fa saltare la possibilita

di chiudere ancora un ambito di definizione, di concludere cio che tramite

il primo termine stava per essere "concepito", il risultato 6 una relazione

che, per sua stessa struttura, non puo avere un luogo, non puo essere

circoscritta.

La relazione detta dalla divisio esprime dunque il divino,

I'incomprensibile:

Incomprehensibile enim rationi et intellectui divinum est.

Nel rimando continuo del concetto, espresso dalla divisio, atto proprio

della dialcttica nel suo procedere secondo definizione, in questo transitare

del Ao^oc, si costruiscc uno spazio infinito di determinazione in cui si

rcalizza una sorta di "movimento impossibilc".^^

Nullum motum principio ac fine carcre posse.

Deinde considera quia omne fluod principio caret et fine omniquoque motu carere necesse est.

Tale "movimento" nel tentativo di esprimere il differire del principio, fa

accadere nel Xo'^oc, la divinita nella sua potenza di determinazione:

Deus autem anarchos, hoc est sine principio, est quia nil eumpraecedit nee eum efficit, ut sit, nee fincm habet, quoniam infinitus

est.

"Motus deo dare non possum, qui solus immutabilis est ..." Lo spazio

infinito di determinazione e dunque occupato dalla dialettica nel suo

essere scienza di definizione, e come tale essa e il continuare a mediarsi

deirindeterminato, una sorta di "medio", che, nel suo complessivo processo

di ScatpeTLKT] e olvcxXvt LKi], tramite il risultare negativo delle categorie

logiche rispetto a Dio ricostruisce il nascondimento del suo principio.

1^ D.N. 514,B.

^^ D.N. 514,B.

1^ D.N.516A

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La dialettica come diffiniendi disciplina 563

Sed, ut Sanctus pater Augustinus in libris de Trinitatis dum adtheologiam, hoc est ad divinae essentiae investigationem pervenitkategoriarum virtus omnino extinguitur. Nam si in ea verp naturaquae nee dici nee intelligi potest per omnia in omnibus deficit.

La capacita di scienza e insita nell'anima:

Quoniam videmus aliud esse constitutas in anima liberales artes,

aliud ipsam animam quae quasi quoddam subjectum est artium, artes

verp veluti inseparabiua naturaliaque animae accidentia videntur esse

e sembra essere garante per lei di eternita:

Siquidem a philosophis yeraciter guesitum repertumque est artes

esse aeternas et semper immutabiliter animae adherere ita ut nonquasi accidentia quedam ipsius esse videantur sed naturales virtutesnullo modo recedentes nee recedere yalentes nee aliunde venientessed naturaliter insitas, ut ambiguum sit utrum ipsae aeternitatem ei

praestant quoniam aeterne sunt eique semper adhaerent ut aeternasit, an ratione^ subiecti quod est anima artibus aeternitasadministratur {qixrCoc enim animae et virtus et actio aeternae sunt)an ita sibi invicem coadhaerent dum omnes aeternae sunt a seinvicem segregari non possint,

essendo le arti intese aristotelicamente accidentia o virtutes costituenti

Vtvep'^CoL o operatic dell'anima capacita effettiva di Scienza, suo

essere in atto:

Nam cum in omni rationabili intellectualique natura dico dvv(x.\iLVei^ep3'Lai'que, hoc est essentiam virtutem operationem (haec enimteste sancto Dionisio inseparabiliter sibi quoniam immortalia atqueimmutabiha) num tibi verisimile videtur certaeque rationi conveniensomnes liberales disciphnas in ea parte quae tvcpjCa id est

operatio, animae dicitur aestimari ...}^

La virtus dialettica, che ha operate ponendo concetti, difronte al suo

principio e condannata a deficere, a venir meno ad estinguersi

completamente.^^

La diffiniendi disciplina termina con un atto di indefinizione, con il

differire del principio, che determina e circoscrive lo stesso ambito della

Scienza.

^^ D.N.463,B.

1'^D.N. 486,C - 486,D.

^^ Migne P.L. vol. CXXII De divisione Naturae ed. H.J. Floss, IV libro, 749.

^^ D.N. 486,C - 486,D.

20In questo punto h ancora Dionigi la fonte piu prossima ad Eriugena. Nella Teologia

mistica il A6yo<; nel suo procedere ascensivo verso Dio, dichiara la propria incapacita

di esprimerio. II \6-}foc, nei termini dionisiani si fa oAo<; a^ovoc; completamente mutodi fronte al xv d^eyKc^j all'inesprimibile.

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Ci6 oltre che dalla prima e somma divisione e ribadito dalla divisione

quadriforme della Natura e in particolare dalla quarta forma: quae nee

crcat nee creatur. la doppia negazione e dell'attivo e del passive del

creare nel tentative di bloccare nel Xojoc, la differenza assoluta del

principio b identicamente I'atto di determinazione deH'ambito conoscitivo.

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