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numero 1 - settembre 2011. In attesa di registrazione. Stampa presso Pubblidea - Brindisi NUOVA PIAZZA www.lanuovapiazza.com MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICO-CULTURALE SPECIALE Ospedale Brindisi Nord Franco Marcelletti oggi all’Assi Basket Ostuni

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LNP n. 1 09/2011

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NUOVAPIAZZA

www.lanuovapiazza.comMENSILE DI INFORMAZIONE POLITICO-CULTURALE

SPECIALEOspedale Brindisi Nord

Franco Marcelletti oggi all’Assi Basket Ostuni

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GIUDICI di Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo e Carlo Lucarelli. Edizioni Einaudi, 2011 (pagine 147, Prezzo di copertina euro 11,00).

Nel libro vengono raccontate tre storie. La prima riguarda un giudice che da Torino viene trasferito in Sicilia, subito dopo l’Unità d’Italia. Quest’uomo non si accorge dei pericoli a cui va incontro e per questo diventa quasi un eroe da leggenda. La se-conda storia parla dei problemi della Giustizia dei giorni nostri. Il lettore tramite questo secondo rac-conto ha la possibilità di spiare all’interno della ca-mera di un’aula di corte d’assise. Infine, le vicende che coinvolgono un poliziotto che svolge il compi-to di scorta a un giudice. Apparentemente sembra che di questa scorta non ce ne sia alcun bisogno, ma accadono episodi insoliti, che destano senza dubbio curiosità.

lettura

SI APRE LA FINESTRA INIZIA IL CONFRONTOdi Nicola [email protected]

Cari lettori,grazie ai tanti collaboratori “La Nuova Piazza” muove i suoi primi passi. L’impegno non è facile considerando – come si diceva nella presentazione del numero 0 di Agosto – gli indici di lettura del nostro territorio e i costi, anche organizzativi, di un progetto editoriale così ambizioso. Ma il desi-derio di dare voce alla città e contri-buire al confronto culturale è più forte di ogni difficoltà. Le tante attestazio-ni di stima e d’incoraggiamento, ma anche qualche giusto rilievo critico, ci spronano ad aprire e a tenere sempre aperta quella “finestra chiusa” che campeggiava sulla copertina del pri-mo numero. Inizia, quindi, un proficuo scambio di idee e di relazioni che ha l’obiettivo di aiutarci reciprocamente, attraverso ogni forma di contributo, a capire più in profondità quello che si muove intorno a noi e soprattutto di miglio-rare le relazioni umane e culturali in una società che fa sempre più fatica a tenere salde le coordinate del vivere civile e della solidarietà. Ad agosto, nella presentazione del mensile, Lorenzo Cirasino invitava a collaborare quanti vogliono “dare il proprio contributo a rendere meno precario il futuro di tanti giovani ma anche a (ri)costruire il profilo di una società più viva e solidale, che rifiuti pigrizie, egoismi e chiusure culturali, rispettosa delle regole e animata da sete di profonda giustizia”.Vorrei riflettere sull’affermazione “una società più viva e solidale”, che credo racchiuda in sè un profondo desiderio che abita in ciascuno di noi.Ci rendiamo conto però che oggi que-sto desiderio sembra difficile da rea-lizzare. Infatti i disordini scoppiati nel Nord dell’Africa con relative ondate migratorie spesso provocate ad arte e

la crisi economica internazionale han-no indotto molti a cercare sicurezza e protezione, ipotizzando, sulla scia del pensiero leghista più spinto , persino, la chiusura dei confini della nostra nazione. Ciò ha portato all’insoffe-renza verso gli immigrati, generando un nostro isolamento a più livelli. Non ci meravigliamo, poi, se tra i frutti di questo modo di pensare ci sia anche una galoppante crescita della diffiden-za anche nei rapporti interpersonali, non solo verso chi è straniero! Questo genere di argomenti, infatti, non vola sopra la nostra testa, ma scende nel tessuto quotidiano e cambia il nostro modo di essere e di agire.È giusto chiedersi: pensiamo, vera-mente, che il rinchiudersi nel proprio gruppo di simili possa essere un modo saggio di risolvere questo e ogni al-tra tipologia di problema? Oppure è giunto il momento di accogliere, seriamente, la sfida dell’integrazione con chi ha una cultura e una religione differente dalla nostra?Non ci nascondiamo dietro un dito, siamo consci che l’integrazione cultu-rale non avviene dall’oggi al domani. C’è chi potrebbe obiettare che è solo una questione di tempo e che con il passare degli anni ci possa essere un naturale “assestamento”. Ma nelle relazioni umane non è così. Occorre, innanzitutto, una presa di coscienza del contesto in cui vivia-mo e, in un secondo momento, la volontà di dialogare e cercare punti di incontro. Si tratta di costruire e, si sa, ciò costa impegno e fatica. Noi, però, siamo per le sfide “buone”, non fini e sé stesse, né, tantomeno, utili a qualcuno, ma libere, intellet-tualmente oneste. Il bene comune passa di qua. Buona lettura.

settembre 20113

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Inaugurata la mostra “Ostuni dalla Preistoria al Medioevo:la vita quotidiana e il sacro nelle testimonianze archeologiche”

Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia meridionale

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direttore responsabile

Nicola [email protected]

editore

Associazione La Nuova Piazza

fotografia

Marcello Carrozzo - PhotoeditorMarta Tomaselli

progetto grafico

Letizia Taveri

stampa

Pubblidea - Brindisi

redazione

Vincenzo Cappetta, Michele Carriero, Lorenzo Cirasino, Giuseppe Moro e Maria Concetta Nacci

hanno collaborato:Jack Birner, Paola Cirasino, Pierpaolo Caliandro, Tim Devlin, Enzo Farina, Francesco Roma, Natalino Santoro.

www.lanuovapiazza.com

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NEL PROSSIMO NUMERO: SPECIALE TURISMO

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RITRATTO AL COACH MARCELLETTI

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L’ANGOLO DELLA TRADIZIONE: LA STORIA DE “L’UA”

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di Lorenzo Cirasino foto di Giuseppe Cirasino e Marcello Carrozzodi Giuseppe Moro

foto di Marcello Carrozzo

12 13 14di Giuseppe Morofoto di Marcello Carrozzo

XVI EDIZIONE DI MARINANDO

RICERCHE PETROLIFERE

MACELLERIA MUSULMANA IN OSTUNI

UN’EMOZIONE CHIAMATA “INDIFFERENZA”

a cura della redazione

di Natalino Santoro

di Francesco Romafoto di Marcello Carrozzo

SOCIETÀ APERTAdi Jack Birner

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attualità

settembre 2011

Mentre distribuiamo il nume-ro di settembre de “ La Nuo-va Piazza”, si sta svolgendo in Ostuni la Settimana Azzurra di Marinando, giunta alla XVI Edizione. I numeri dell’iniziativa parlano da soli. Partita nel 1995, que-sta campagna, che si rivolge ad alunni e insegnanti delle scuole medie inferiori italiane per far conoscere l’importan-za dell’ambiente marino, della pesca e dei suoi prodotti, ha avuto una crescita costante arrivando a coinvolgere ogni anno oltre 7.200 istituti di istruzione, circa 1.700.000 alunni e 180.000 insegnanti.La settimana di Marinando , che gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e del patrocinio del Ministero della Pubblica istruzione, è promossa dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali al fine di sensibilizzazione e diffondere, in particolar modo tra i più giovani, una corretta cultura del mare.L’iniziativa quest’anno cade a fagiolo rispetto alla campagna di sensibilizzazione che gli Enti Locali Pugliesi dal Gargano a Santa Maria di Leuca stanno portando avanti, insieme col mondo dell’associa-zionismo, per contrastare campagne aggressive e predatorie del nostro mare alla ricerca del petrolio, senza che vi sia una Valutazione d’Impatto Ambien-tale né un minimo di coinvol- g i m e n t o del territorio, così come la v i c e n d a Northern Petroleum al lar- go della costa ostunese dimostra. Lungimirante fu dun-que la scelta che l’Amministrazione comunale di Ostu-ni fece 16 anni fa , sull’onda di una politica culturale attenta ai valori dell’ambiente e alla tutela delle ri-sorse paesaggistiche e naturali. Da allora la nostra città, oltre ai vari Ministri dell’agricoltu-ra e i più alti funzionari, ha ospitato tantissime scuole provenienti da ogni parte d’Italia e dal

2005 anche da diversi Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Infatti, anche quest’anno, al Festival di Marinando saranno presenti i ragazzi di Alge-ria, Grecia, Malta e Autorità Nazionale Palestinese che parteciperanno, fuori concorso, alla Rassegna teatrale internazionale, con propri lavori originali. L’apertura agli studenti provenienti da questi Paesi nasce dalla volontà di far comprendere alle genera-zioni più giovani che il Mediterraneo è patrimonio comune di 23 nazioni che vi si affacciano e che comune è la responsabilità della sua salvaguardia.I finalisti, come negli anni precedenti, stanno viven-do una settimana fantastica. Sette giorni di mare a 360 gradi, ma soprattutto un’occasione imperdibi-le per incontrarsi, conoscersi e partecipare in prima persona a due veri e propri festival, quello teatrale

e quello video. Il primo è intitolato “Il pescatore in teatro” e prevede l’elaborazione di un

soggetto teatrale originale, mentre con il secondo, chiamato “Video Marinando”, gli studenti hanno realizzato uno spot. L’unicità dei temi affrontati - riguardanti il mare e la pesca - e l’adozione di lin-guaggi espressivi che esaltano l a creatività dei ragazzi, fan-no della Settimana Az-zurra di Marinando

una rassegna di teatro

scuola tra le più importanti e rappresentative nel panorama nazionale ed internazionale.Quest’anno le 15 scuole vincitrici dell’edizione 2011 provengono da: Friuli Venezia Giulia, Vene-to, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Campania e Sicilia. Sono state selezionate da una Giuria che ha dovuto esaminare moltissimi lavori pervenuti dalle diverse scuole d’Italia. I vinci-tori, infine, hanno saputo rappresentare al meglio l’importanza del mare e delle sue risorse, la cultura, le tradizioni, i miti legati al pianeta blu e le attivi-tà tradizionali, come la pesca, legate all’ambiente marino. Buona Settimana dunque ai graditi ospiti e un cal-do Benvenuti da parte nostra.

foto di Marcello Carrozzo

OSTUNI ACCOGLIE LE SCUOLE DEL MEDITERRANEO

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attualità

settembre 2011

Vincitori “Video Marinando” 2011

Scuola Sec. I grado Napoli (Campania) Amico del mare“Silio Italico”

IC “D. Bramante” Fermignano (Marche) I love fishing

IC “M. Nuti” Fano (Marche) Il mare è

IC “R. Guttuso” Palermo (Sicilia) Il futuro è nella rete… da pesca!!!

IC “G. Padalino” Fano (Marche) Che tempo farà

Vincitori “Il Pescatore in Teatro” 2011

Ist. Comprensivo Statale “G. Mazzini” Castelfidardo (Marche) Il dono di Aquila Nera

Scuola Secondaria di 1° Grado Savona (Liguria) Aquae“S.Pertini”

Band Splash Swing Spot Show Torino (Piemonte) Né carne né pesce

Ist. Comprensivo “C.so Matteotti” Alfonsine (Emilia Romagna) L’amore perduto

Istituto Comprensivo Statale N.1 La Spezia (Liguria) Eravamo… figli della LunaScuola Media “Jean Piaget”

Istituto Comprensivo Statale Cagli (Marche) Terra Rossa e Conchiglie di Mare“F. Michelini Tocci”

Istituto Comprensivo “Aldo Moro” Carosino (Puglia) Il Mare da salvare

Istituto Comprensivo Lentini (Sicilia) I Picciotti “i mari”“Guglielmo Marconi”

Scuola Media Statale “G. Randaccio” Cervignano del Friuli Il nuovo popolo del mare (Friuli Venezia Giulia)

Istituto Comprensivo “Luigi Sturzo” Marsala (Sicilia) Dateci una barca per navigare in acque nuove

OSTUNI ACCOGLIE LE SCUOLE DEL MEDITERRANEO

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speciale

LANUOVAPIAZZA 8settembre 2011

a cura di Michele Carriero

OSPEDALE BRINDISI NORD

Qual è il suo giudizio sulla qualità del servizio offerto dalla sanità pubblica in Puglia?

Duro il giudizio degli ostunesi sulla sanità pubblica

E’ a conoscenza del progetto della Regione Puglia di costruzione di un nuovo ospedale nella zona nord della provincia di Brindisi, tra i comuni di Ostuni, Cisternino e Fasano, con la conseguente chiusura degli attuali ospedali di queste città?

Qual è il suo giudizio complessivo sull’ospedale di Ostuni, considerando la struttura e la qualità dei servizi offerti?

Pubblichiamo un sondaggio di opinione sull’ospedale “Brindisi Nord” e sulla sanità pubblica realizzato dalla società “Mondovideo s.a.s.” di Brindisi su mandato de “La Nuova Piazza”. Il campione è di 400 cittadini maggiorenni residenti nella città di Ostuni, equamente divisi tra uomini e donne, per tasso di istruzione e per occupazione, sulla base dei più recenti dati Istat riguardanti la popolazione italiana. Al termine di ogni intervista sono state formulate ulteriori domande (non inerenti il sondaggio) allo scopo di verificare l’attendibilità dell’intervistato. Sulla base di tali riscontri, la società “Mondovideo s.a.s.” ritiene che il margine di errore del presente sondaggio non superi il 3%. Agli intervistati è stato chiarito che il sondaggio non aveva alcuna finalità elettorale. Il sondaggio è stato realizzato dall’1 al 6 settembre 2011.

Questi i numeri del progetto, posto, nel mese di giugno, all’attenzione della Task Force Sanità della Regio-ne Puglia, tavolo tecnico coordina-to dall’Assessore Fabiano Amati, a lavoro già da un anno sulla pianifi-cazione progettuale per la realizza-zione di cinque nuovi ospedali. Le caratteristiche del nuovo impianto di Brindisi Nord, nel rispetto delle linee di indirizzo fissate dalla Giunta Regionale con il Regolamento della rete ospedaliera della Regione Puglia per l’anno 2010 (DGR 2791/2010), inquadrano l’opera come “Ospe-dale di Livello Intermedio”, ovvero quella particolare tipologia dove … “devono essere presenti le specialità di base … e almeno 4 unità operati-ve complesse con posti letto delle … discipline intermedie per acuti non-ché le unità operative complesse di

cardiologia-UTIC e rianimazione e i servizi di medicina trasfusionale ed emodialisi”. Sia le specialità senza posti Letto che quelle con posti letto nasceran-no dalla confluenza dei servizi e del-le Unità Operative di degenza che attualmente sono attive nei presidi di Ostuni, Fasano, Cisternino non-ché l’SPDC (Servizi Pschiatrici di dia-gnosi e cura) che è operativo in Ce-glie Messapica, ove sono disponibili, complessivamente, 216 posti letto.Alla luce di queste indicazioni nor-mative regionali e del bisogno epi-demiologico al Presidio Ospedaliero “OSPEDALE NORD” può essere data la seguente Mission: “Garantire gli interventi di emergenza urgenza con la attivazione di un Dipartimen-to d’Emergenza e Accettazione di Primo livello. Assicurare il ricovero

Duecentocinquantaposti letto:

Cardiologia 12 - UTIC (Unità Terapia Inten-siva Coronarica) 8 - Chirurgia Generale 26Ginecologia e ostetricia 26 - Lungodegenza post-acuzie (LDPA) 20 - Malattie dell’apparato respiratorio 20 - Medicina Interna 26 - Neuro-logia 15 - Oculistica 10 - Oncologia 14 - Orto-pedia e Traumatologia 26 - Pediatria 16 - Psi-chiatria 15 - Rianimazione 8 - Emodialisi 8 - per un totale di 2,53 posti letto per 1000 abitanti.

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LANUOVAPIAZZA9settembre 2011

c o n t i n u a a p a g 1 1

OSPEDALE BRINDISI NORD

L’attuale momento che attraversa la sanità pugliese, a causa dei tagli degli ultimi anni, non è dei migliori. Riteniamo che la possibilità di dotare l’area nord della Pro-vincia di Brindisi di una struttura dotata di tutti i requisiti previsti dalla normativa comunitaria, in cui far confluire tutte le professionalità sparse nel territorio, nonché aggiungerne altre di alto profilo, potrebbe ridare tranquillità e fiducia nella stragran-de maggioranza dei cittadini, che non hanno visto di buon occhio il riordino e le chiusure. Sarebbe altresì auspicabile che l’investimento da fare non pesi sulla colletti-vità, ma possa, il più possibile, fare affidamento sull’alienazione degli immobili degli ospedali dismessi, che magari potrebbero essere venduti a catene alberghiere o a strutture sanitarie private specialistiche.

Sull’argomento Ospedale Brindisi nord ho sempre preferito compiere atti piuttosto che dispensare parole. Sono più che favorevole alla sua realiz-zazione, perché diversamente rischiamo che nei prossimi anni i nostri territori non abbiano più strutture ospedaliere. Ciò accadrà perché le strutture “medie” del passato (per esempio Fasano ed Ostuni) sono diventate “piccole”, sia a seguito del piano di rientro, che ha disposto la chiusura dei “piccoli” presidi, sia per la continua riduzione del rapporto abitanti/posti letto, ormai inarrestabile e tarato sugli standars europei.Se è vero che siamo obbligati ad agire con un minimo di lun-gimiranza e non indirizzati da atti di eccitazione dell’orgoglio cittadino per poi trasformarlo in voti di preferenza, il futuro che ci attende è il seguente: strutture ospedaliere di superficie rag-guardevole che contengano molteplici specializzazioni, a disca-pito di strutture in grado di offrire, pressappoco, solo servizi di medicina, chirurgia, ortopedia, pediatria e ostetricia/ginecologia.Non ho dubbi dunque che una classe dirigente illuminata debba attivarsi anticipando i tempi e così facendo assicurare ai Cittadi-ni più deboli una prestazione ospedaliera di eccellenza, almeno prossima ai propri centri abitati.Diversamente, la classe dirigente (e i propri familiari) che eccita lo scetticismo su ogni forma di innovazione e miglioramento, continuerà (come già oggi accade) a servirsi dagli ospedali d’ec-cellenza, tenendosi lontani dalle strutture che pubblicamente difende, mentre la stragrande maggioranza di Cittadini (i più deboli) non potrà più godere nemmeno dei servizi ospedalieri generali e sarà chiamata a lunghi viaggi verso mete incerte, con maggiori oneri e minore qualità di vita.Vogliamo avallare questo incivile scenario? È facile, basta riem-pire di ruvidità e diffidenza il difficile ma possibile processo di realizzazione della nuova struttura.Vogliamo, a differenza, evitarlo? È altrettanto facile. È sufficien-te ricordarmi ogni giorno, mi sottopongo volentieri, che il mio dovere di amministratore pubblico, perdipiù eletto nella nostra provincia, è compiere tutte le attività idonee a realizzare al più presto questa felice prospettiva. Il gesto quotidiano di richiamo alla memoria che invoco non lo percepirò mai con fastidio, ma assicuro che ne valorizzerò l’insito spunto di coraggio; ciò perché le cose si fanno meglio e prima se attorno si sente il calore di un popolo stufo di inseguire chi non ha mai nulla da proporre per il futuro, e che si accontenta del gusto rancido di una battaglia utile solo al proprio presente.

Antonio Pepe Presidente Nazionale - Associazione Consumatori NOICONSUT EUROPA

Fabiano Amati Assessore Regione Opere Pubbliche e coordinatore Task force della Sanità

Lei sarebbe favorevole a tale progetto e quindi alla chiusura dei tre ospedali esistenti per realizzarne uno solo al servizio dei tre comuni?

In caso di necessità non grave utilizzerebbe l’ospedale di Ostuni?

attraverso una gara internazionale) a fronte della concessione, per un certo numero di anni, dei servizi non sanitari e, ancor di più, attra-verso l’attivazione di un processo di produzione di reddito a seguito della dismissione e riconversione delle attuali sedi ospedaliere, rea-lizza l’intero intervento. Al pubblico il ruolo di committente e responsa-bile, nella fase operativa, della ge-stione delle attività sanitarie, non-ché cofinanziatore dell’opera. Ed è proprio su quest’ultimo punto che la Task Force Regionale sta cercan-do la quadra. È evidente che obiet-tivo della nostra Regione è quello di limitare il più possibile il cofinan-ziamento pubblico, individuando ambiti di intervento del privato, sempre più ampi e interessanti dal punto di vista della remunerazione dell’investimento. L’Assessore Ama-ti ha voluto dare alcune interessanti indicazioni alle ASL oggetto della Programmazione, dalla possibilità di sviluppare attività di formazio-ne, ricerca e sviluppo in partnership con Università e Istituti di Ricerca, alla possibilità di allargare all’intera ASL l’ambito di intervento del priva-to nella erogazione dei servizi, fino alla possibilità di mettere a reddito la volumetria che i Comuni inte-ressati renderanno disponibile, ri-spetto alla dismissione delle attuali strutture ospedaliere.

per pazienti acuti residenti nel ter-ritorio di riferimento o territori limi-trofi con patologie di tipo medico e chirurgico con livelli di complessità anche elevati, considerata la pre-senza di specialità di base e discipli-ne specialistiche di area medica con terapia intensiva (UTIC) e la terapia intensiva generale”.Il complesso dovrebbe sorgere in una zona equidistante dai tre co-muni interessati dalla riprogramma-zione dei servizi sanitari, lungo la Strada Provinciale che unisce Ostuni e Fasano. L’intervento attualmente allo stu-dio prevede un investimento di 94.625.160,00, al quale si farà fron-te seguendo il percorso del Project Financing o Finanza di Progetto, ovvero un partenariato pubblico-privato, dove il privato (selezionato

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dott. Fernando RizzelloMedico anestesista-rianimatore ospedale di ostuni

“Penso che in un periodo in cui tutto quello che si progetta e si programma deve rispondere a reali necessità e biso-gni ineludibili: riorganizzazione dei servizi sanitari, nuova edilizia ospedaliera, un nuovo ospedale ha senso solo se rispon-de alla domanda di cure e di salute dei cittadini. Ospedali e servizi che servono solo come serbatoi di voti o centri di piccoli e grandi poteri politici ma pure economici non servono a niente.Strutture ospedaliere in cui pazienti ed operatori sanitari vedano riconosciuti i propri diritti, luoghi in cui ad una domanda vie-ne data una risposta esauriente (ad esempio inizio e fine di un percorso diagnostico e/o di cura secondo i moderni standard di efficacia e sicurezza) devono essere alla base di una moderna medicina altrimenti non hanno senso e sono solo spreco di de-naro pubblico e pericolose per gli utenti.Mi auguro che questi principi siano propri di chi programmerà e realizzerà la rete di assistenza sanitaria sul nostro territorio”.

Francesco TanzarellaDirigente Medico Reparto Medicina di Ostuni

Ritengo estremamente interessante pen-sare ad una nuova struttura ospedaliera nell’area Brindisi Nord, come risposta alla difficile situazione dell’ospedale di Ostuni, ai minimi storici come organico e ormai non più a norma rispetto agli standard alberghieri. Avverto in corsia la delusione, la stanchezza, di una struttura operativa, ormai inadeguata rispetto alla mole di lavoro che ogni giorno ci si ripro-pone. L’ospedale di Ostuni è una struttura obsolescente, con stanze fino a quattro posti letto, piccole, anguste e prive di servizi igienici dedicati, con finti reparti, come quello di cardiologia, che con quattro posti letto complessivi, sono non altro che ambulatori. È ormai quoti-diano accogliere il degente in barella e farcelo rimanere a volte per giorni, sino a quando si libera un posto letto, per non parlare del pronto soccorso, struttura gestita da un solo medico, con file d’attesa che a volte durano ore. Colgo quindi con grande entusiasmo l’eventualità che si realizzi una nuova struttura, che si ridisegni la pianta organica, il tutto rispetto ad obiettivi condivisi di efficienza ed economicità di gestione. Un’ultima notazione ri-guarda l’assetto della pianta organica; l’auspicio è che alla nuova struttura possa corrispondere l’azzeramento di incarichi conferiti sulla scorta di stati di emergenza, definiti temporanei per loro natura e si possa finalmente ridisegnare la struttura operativa fa-cendo prevalere il merito, lo stato di servizio e quindi la capacità, ad apparentamenti politici più e più volte strumentali ad ambiti che con la medicina niente hanno a che fare.

LANUOVAPIAZZA 10settembre 2011

speciale

Gli attuali tre stabilimenti ospeda-lieri di Ostuni, Fasano e Cisternino – come ridimensionati dal recente Piano di Rientro varato dalla Regio-ne, pur disponendo di discipline e posti letto previsti dal piano epide-miologico e programmatorio, non rispondono ai bisogni sanitari della popolazione né in termini di efficien-za assoluta né in termini di efficacia relativa. E anche i lavori di amplia-mento in corso presso l’Ospedale di Ostuni rischiano di non produrre gli effetti desiderati, visto che già allo stato attuale, risentono della appli-cazione, in epoche diverse, di crite-ri e tecniche costruttive differenti, nonché della ubicazione situata nel pieno centro cittadino, con le ogget-tive conseguenze sui percorsi della emergenza-urgenza.Il territorio di riferimento di questo Presidio corrisponde ad una delle zone più progredite della Provincia di Brin-disi, sia sotto l’aspetto economico che infra-strutturale, e che lo stesso presenta una elevata densità abita-tiva, destinata ad au-mentare in maniera esponenziale a causa della notevole utenza turistica, sia residen-ziale che transeunte, la quale si con-centra particolarmente nei comuni di Ostuni, Fasano e Cisternino per lunghi periodi dell’anno portando la popolazione residente a punte di 250-300 mila unità.Una efficace soluzione, rispetto ai problemi di funzionalità nonché ri-spetto al rischio sempre più concreto di inefficienza del Presidio Ospeda-liero Ostuni-Fasano-Cisternino, è la realizzazione di un nuovo ed unico Ospedale, destinato ad accogliere in un’unica struttura tutte le Unità operative attualmente suddivise nei diversi Stabilimenti Ospedalieri, defi-nibile per motivi geografici in Ospe-dale “BRINDISI NORD” realizzato l’ungo l’asse viario Bari-Brindisi, in un area extraurbana e baricentrica rispetto ai centri urbani di Ostuni-Fasano e Cisternino.

La realizzazione dell’Ospedale “BRINDISI NORD” porterebbe i se-guenti vantaggi:Riequilibrio della distribuzione dell’offerta ospedaliera lungo l’asse viario Bari-Brindisi, ove si realizzereb-be la filiera Bari-Monopoli-Brindisi Nord-Brindisi PerrinoGaranzia di una maggiore immedia-tezza di collegamento anche per gli altri grossi insediamenti esistenti nel territorio di riferimentoRazionalizzazione della offerta dei servizi ospedalieri e concentrazione delle risorse umane e tecnologiche in un unica entità strutturaleMiglioramento dei percorsi della Emergenza-UrgenzaRazionalizzazione dei servizi alla po-polazioneMiglioramento della fruibilità com-plessiva dell’Ospedale da parte della popolazione

Sul piano economico finanziario, la realizza-zione del nuovo Ospe-dale potrebbe essere sostenuta anche grazie alle eventuali dismis-sioni delle strutture ospedaliere esistenti nei centri urbani, che potrebbero ricevere varianti urbanistiche di destinazione d’uso,

diventando oggetto di investimento.Inoltre, nel processo di realizzazio-ne di una struttura, potrebbe esse-re considerata l’ipotesi di favorire la partecipazione finanziaria di sogget-ti privati, a cui garantire la gestione di servizi “NO CORE” ubicati nella area ospedaliera, quali parcheggi, ristorazione, punti vendita, ecc.Per la realizzazione di un nuovo Ospedale potrebbero essere utilizza-te risorse già attualmente disponibili negli stabilimenti attivi con conse-guente abbattimento dei costi di costruzione.La realizzazione di questo progetto rappresenterebbe una grande con-quista per questo territorio, non soltanto in termini di qualità della organizzazione sanitaria, ma anche in termini di complessivo sviluppo economico e sociale.

PERCHE’ L’OSPEDALE BRINDISI NORD?Giuseppe Colucci – PediatraEsperto in Management Sanitario

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LANUOVAPIAZZA11settembre 2011

“Perché cambiare look al Centro

Storico di Ostuni, già bello di suo?”

È il dubbio che avrà tormentato As-

sessore e tecnici del Comune in vi-

sta della presentazione dei Piani di

Rigenerazione Urbana che avevano

nelle intenzioni l’obbiettivo tra l’al-

tro di rifare il basolato e potenziare

l’illuminazione di alcune strade del

rione Terra. Sfoglia la margherita

oggi e sfogliala domani, hanno fat-

to scadere i termini per l’ammissio-

ne della domanda. Basteranno i 2,5

milioni di euro di fondi comunitari a

finanziare un Piano serio per la Rige-

nerazione dei responsabili?

FONDI EUROPEI Un occasione persa? O un errore da cui imparare?

a cura della Redazionefoto di Marcello Carrozzo

Nel mese di agosto vi è stata la pubblica-zione dell’esito dell’istruttoria effettuata dalla Regione Puglia per il Bando relativo all’accesso a Fondi Europei per la Rige-nerazione Urbana. Il Comune di Ostuni, con un progetto di riqualificazione del Centro Storico, che prevede interventi di sostituzione delle sedi asfaltate con pie-tra calcarea locale, nonché interventi illu-minotecnici (lavori per un importo com-plessivo di euro 2 milioni e 500 mila), si è visto bocciare la candidatura per presunti ritardi nella consegna della stessa, presso gli uffici competenti. Questa l’eccezione mossa e pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Pu-glia. Nei primi giorni di settembre a Bari l’As-sessore Regionale Angela Barbanente ha ricevuto i sindaci dei Comuni incorsi in tale esclusione (tra gli altri anche il Co-mune di Foggia) e nel corso di tale in-

contro è stata annunciata la possibilità di una riammissione con riserva dei comuni “ritardatari”.Questi i fatti, ai quali la redazione ag-giunge solo una semplice riflessione. Con l’auspicio che possano prevalere le ragioni della nostra amministrazione, il pensiero dell’uomo semplice porta a ri-flettere su come si possa, oggi più che mai, solo “rischiare” di trovarsi in simi-li situazioni. Con la stretta finanziaria, che tutti quanti abbiamo vissuto questa estate con il fiato sospeso, ovvero con la crescente diminuzione dei trasferimenti statali agli enti locali, occasioni come il bando in questione non vanno assoluta-mente perse. Il momento storico che stia-mo vivendo non ha bisogno di ulteriori commenti; per un ente locale, interventi di questo tipo potranno trovare più facil-mente copertura, in futuro, solo attraver-so l’accesso ai fondi europei, che, è solo

il caso di ricordare, molto spesso non ri-usciamo ad impegnare completamente. E allora, perché non destinare risorse umane e materiali ad un’attività di pro-gettazione per l’accesso ai fondi comuni-tari che non può essere indistintamente affidata ad uffici che hanno altre funzioni e competenze?Vi sono nella nostra città professionalità acclarate che su tale tema hanno mo-strato negli anni capacità indubbie che si potrebbero facilmente coinvolgere, se solo la macchina amministrativa locale, in nome del bene pubblico, rinunciasse a consolidate autoreferenzialità che a volte sfiorano l’insolenza.Di questo si dovrebbe discutere! Facen-do tesoro, per il bene della città, di un errore o di una svista, anziché animare, come avvenuto in agosto sulle pagine di un quotidiano locale, polemiche di catti-vo gusto tra amministratori amici-nemici.

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Lo hanno detto anche in musica. Il “no” alle trivellazioni per la ricerca di petrolio nel mare del basso Adriatico lo ha cantato Lucio Dalla e altri gran-di artisti nel concerto del 30 giugno alle Isole Tremiti. Un corale dissenso alle “introspezioni petrolifere”.Un questione che interessa da vicino anche la costa ostunese.Non a caso proprio il Comune di Ostuni, con un’azione decisa e tem-pestiva, ha impugnato dinanzi al Tar Lecce i provvedimenti che autorizza-no le ricerche chiedendone l’annul-lamento. E ha avuto ragione. Questa volta in “no” è scritto in sentenza.Percorriamo in breve le tappe della vicenda.Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di concerto col Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha rilasciato alla società inglese Northern Petroleum Lmt. tre diversi provvedimenti aventi ad oggetto la pronuncia positiva di compatibilità ambientale concer-nente altrettanti progetti di realizza-zione della prima fase del program-ma lavori collegato a permessi di ricerca petrolifera al largo delle coste pugliesi.Mediante tali atti, viene di fatto consentito alla Northern Petroleum di realizzare ricerche petrolifere in

mare, anche in prossimità delle co-ste ostunesi.Da qui la decisione dell’Amministra-zione Comunale, sorretta dal dissen-so della popolazione, di chiedere al Tar Lecce di annullare i tre provve-dimenti.Le motivazioni del ricorso muovono dall’analisi della tecnologia utiliz-zata per la ricerca, ossia quella del così detto “air-gun”, una metodica di ricerca ufficialmente annoverata tra le forme riconosciute di inqui-namento dalla proposta di Direttiva europea n. 2006/16976 recante gli indirizzi della Strategia comunitaria per la difesa del mare. Questa tecnica funziona attraverso una sorgente d’aria compressa posta a bordo di una nave trainante che genera, attraverso delle vere e pro-prie esplosioni, un’onda d’urto che si propaga nel mare e nel sottosuolo. L’utilizzo di geofoni per il rilevamen-to del segnale di ritorno permette di capire quando l’onda incontra una superficie di discontinuità, ossia di separazione tra due strati diversi, che potrebbe essere il potenziale giacimento di idrocarburi.In pratica con questi interventi si an-drebbe ad alterare significativamen-te l’habitat marino. Anche con dan-ni di riflesso sul territorio comunale del Sito di Importanza Comunitaria “Parco delle Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo” che risulta particolarmente sensibile dal punto di vista ambientale. Ostuni, inoltre, è zona di pregio turistico ampiamente nota a livel-

lo mondiale, con l’attribuzione di prestigiosi riconoscimenti come la “Bandiera Blu” e le “Cinque Vele” di Legambiente, che fa del turismo una risorsa economica non secon-daria che sarebbe compromessa da un’attività sottocosta di ricerca pe-trolifera. Nel ricorso proposto, tra l’altro, viene dimostrato che il Ministero, nell’accordare i permessi di ricerca, non ha esattamente valutato la por-tata dell’intero intervento (artificio-samente frazionato in più tronconi) e gli effetti di sommatoria che deri-vano dalla contemporanea presen-za nella stessa area di più punti di ricerca.Infatti, anche se le ricerche vengono effettuate da una sola nave, questa andrebbe a spostarsi in più punti, producendo esplosioni su zone di-verse e quindi provocando effetti a catena sull’habitat marino di una vasta area. Proprio questo ultimo aspetto ha fatto propendere il Tar ad accogliere il ricorso con sentenza n. 1341/11 del 14 luglio 2011, rilevando “l’im-patto ambientale davvero imponen-te” della tecnologia utilizzata e sot-tolineando che “in difetto di metodi di ricerca meno impattanti, non v’è dubbio che unico baluardo di dife-sa per l’ambiente rimanga quello di una valutazione di impatto unitaria, cioè tale da fornire una visione com-pleta delle interazioni e degli effetti di un programma umano di sfrutta-mento delle risorse dell’ecosistema da proteggere”.

LANUOVAPIAZZA 12

MARE NOSTRUM e non della Northern Petroleum

settembre 2011

attualità

di Natalino Santorofoto M.C.

Prenderanno il via o meglio ripren-

deranno tra poche settimane i lavori

per l’estrazione di petrolio a 25 mi-

glia a nord est della costa brindisina.

Si tratta di un progetto che risale a

circa 20 anni fa e interessa una zona

di mare la cui falda petrolifera sareb-

be particolarmente ricca. Sapete il

nome assegnato dall’ENI al campo

in cui si svolgeranno i lavori: AQUI-

LA. Si proprio il nome del rapace ca-

pace di individuare dall’alto la preda

e ghermirla con i suoi artigli. Forse a

Roma sapevano sin da allora che in

quel di Brindisi si ‘vola basso’ quan-

do si tratta di difendere gli interessi

del proprio territorio e della propria

comunità!

Il Tar accoglie il ricorso del Comune di Ostuni

contro le autorizzazioni alle ricerche petrolifere

nel mare antistante le proprie coste.

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Da pochi mesi, a due passi dal centro di Ostu-ni, nei pressi di Viale Pola, c’è una macelleria musulmana. Majzarat Bismillah assieme alla moglie e ai suoi tre figli hanno trasformato una necessità primaria di tante famiglie musulma-ne, presenti in città, in una piccola “impresa” familiare. Una macelleria appunto.La carne della famiglia Bismillah, che in arabo vuol dire “sia fatta la volontà di Dio”, è di pri-ma scelta. Locorotondo, Martina, Conversano. Nessuna differenza con la carne generalmente consumata sulle nostre tavole. L’unica differen-za sta nella macellazione. Vengono utilizzati metodi natuarli secondo i versetti del corano.La famiglia Bismillah è legatissima alla città bianca, il capostipite è arrivato il 20 febbraio del 1992. L’ultimo dei tre figli è nato qui, ad Ostuni, nel 1999. Tutti e tre hanno frequentato le scuole della città. Adesso ognuno collabora per l’impresa di casa.Quando si entra per la prima volta nella “gazel” - che in arabo significa appunto macelleria – ti

colpisce, oltre alla festosa accoglienza di Majza-rat e del suo cd di musica araba, la presenza del libro del corano sul bancone da spesa.La legge di un intero popolo, fortemente legato alla propria religione è li presente come un faro che illumina le giornate di questi uomini.La macelleria della famiglia Bismillah è luogo di aggregazione. Infatti nel giro di pochi istanti, dal nostro arrivo, si crea un capannello di uomi-ni provenienti da diversi angoli della terra. Ma-rocchini, palestinesi, iracheni, egiziani, tunisini, albanesi. Ma la “gazel” ostunese è soprattutto luogo di integrazione. Majzarat ci conferma, infatti, che vengono anche qui diversi ostunesi. Alla ricerca del famoso cous cous, piuttosto che per l’acquisto delle spezie arabe, e soprattutto del prelibatissimo pane arabo fatto in casa dalla signora della famiglia Bismillah.Majzarat ripete più volte, in un ottimo italiano, “si vive bene qui”. Si rompe d’incanto il muro della “diversità’”. Niente esclusione sociale, niente emarginazione, nessuna ghettizzazione

sociale. Ostuni si colora di “unica diversità”. Non a caso questa e’ da tempo terra di acco-glienza per i popoli del mediterraneo.E così l’assioma che vede da una parte Noi occidentali, i veri esseri umani, dall’altra loro, i “non - uomo”, venuti dall’altra parte del mediterraneo svanisce. Per dirla alla Ferrajoli “come la parità nei diritti genera il senso dell’u-guaglianza basata sul rispetto dell’altro come uguale, così la diseguaglianza nei diritti gene-ra l’immagine dell’altro come diseguale, ossia inferiore antropologicamente proprio perché inferiore giuridicamente”.Grazie alla famiglia Bismillah ovvero grazie “alla volontà di Dio” tutto questo e’ stato evi-tato. Stessi diritti nessuna diseguaglianza. Stes-sa identità nessuna inferiorità. C’e’ un’Italia che cambia, che cresce e si evolve anche attraverso i suoi nuovi cittadini, Majarazt Bismillah e fa-miglia a riguardo hanno tanto da dire e da in-segnare, oltre che a vendere un po’ di carne di ottima qualità.

LANUOVAPIAZZA13settembre 2011

“GAZEL” AD OSTUNI

attualità

a cura di Giuseppe Morofoto di Marcello CarrozzoMacelleria musulmana

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L’ossimoro è una forzatura necessaria per non parlare a vanvera in cerca di facile ap-provazione e, soprattutto per esortare all’im-pegno il mondo imprenditoriale ostunese sordo ai richiami della cultura e refrattario ad investire nella manifestazione più lon-geva e più accreditata dell’estate ostunese: “Un’emozione chiamata libro” che, sebbe-ne raccolga unanimi consensi e attestazioni dagli addetti ai lavori, stenta ad attirare il mecenatismo dell’intellighenzia locale. Dal successo al fallimento il passo è breve, ed è la comprensione di questo passaggio a fare la differenza. La rassegna nasce dall’intuito di un gruppo ristretto di persone e, nel tempo, ci ha per-messo di conoscere auto ri che scrivono per chi legge.Gli amministratori “illuminati” dell’epoca: Lorenzo Cirasino (sindaco), Renato Santo-manco e Giovanni Antelmi (assessori) sep-pero cogliere l’attimo della svolta, ebbero la percezione che si potesse spettacolarizzare la cultura libraria e si chiesero chi coinvolge-re nell’impresa. Con un colpo di genio, coin-volsero Francesco Taliente de “La bottega del libro” che, a sua volta vantava la prestigiosa amicizia con Annamaria Mori, grande firma de’ “La Repubblica” ma, soprattutto, donna straordinaria ed inimitabile che ho impara-to a conoscere e a stimare emozione dopo emozione. Negli anni a seguire, ricevendo il testimone da Cirasino, Domenico Tanzarella dimostrando lungimiranza ha reso possibi-le la continuità della manifestazione accre-scendone il prestigio attraverso vetrine di divulgazione (BIT Milano), e avvalendosi del fondamentale ruolo della Biblioteca Comu-nale e della sua direttrice Antonietta Moro; un’alchimia vincente che ha decretato il suc-cesso dell’iniziativa. Ma torniamo un attimo indietro. Non fu semplice organizzare la pri-ma edizione della rassegna come mi raccon-ta Anna Maria che, forse per la prima volta, svela una curiosità vissuta all’epoca come un piccolo incubo:Ricordo un episodio spiacevole che non si dovrebbe raccontare. Mi fu chiesto qualcosa che facesse scandalo per far parlare di que-sta manifestazione e mi fu suggerito Aldo Busi. Cercai di contattarlo e lui mi disse che veniva, ma per soldi. Sapevo di non poter disporre di somme accessorie e mi rivolsi al Comune. Mi fu detto che pur di avere Busi si sarebbe trovata la disponibilità economica. Qualche giorno dopo ci fu un caso di pe-dofilia e Busi intervenne alla sua maniera su “La Gazzetta del Mezzogiorno” affermando che i “responsabili non sono i pedofili ma i bambini che seducono”. Questa esternazio-ne, ovviamente, suscitò la forte reazione di tutta l’opinione pubblica. Mi telefonarono dal Comune e mi dissero che era ormai asso-

lutamente impossibile ospitare Busi, alla luce di quanto accaduto. Mi feci prendere dal pa-nico perché se dicevo a Busi che il Comune non lo voleva più, conoscendo il personag-gio, sarebbe stato capace di farne un caso condizionando la manifestazione; pensai allora di metterla sul compenso, lo chiamai e gli dissi che il Comune non aveva trovato il budget per il suo cachet. Dopo un breve silenzio mi rispose “non importa!”. Qua-si svenni temendo che accettasse di venire gratis e, invece, al “non importa”, aggiunse “non vengo.” Sospiro di sollievo. L’Emozione può cominciare.

Da allora il tempo è trascorso velocemente o lentamente a seconda della durata che ognuno di noi da alle emozioni. Emozioni distillate durante le serate estive ma condite con il sudore della preparazione, dei contatti autunnali, delle rinunce invernali sino a defi-nire il calendario in primavera.Poi, finalmente l’estate calda, torrida con i libri e, soprattutto con i loro autori protago-nisti, insieme alla Mori, del marketing terri-toriale.In questi anni hai fatto marketing turistico facendo conoscere Ostuni anche negli am-bienti culturali italiani ma, stranamente, gli operatori commerciali non hanno compreso la portata pubblicitaria dell’evento.Questo è stato il vero problema di questa città. Non sono mai riuscita, sebbene non occupandomene in prima persona, a coin-volgere tutta la città, ad aprirsi. Ho sempre chiamato degli autori con la speranza che si facessero ambasciatori di questi luoghi come accade a Berlino dove gli scrittori ven-gono ospitati da fondazioni, associazioni. Un maggiore coinvolgimento sarebbe stato un segnale politico di svolta culturale.

Come si può evolvere la rassegna? Qual è il suo destino?Sarebbe bello, così come accade a Mantova dove ci sono decine di sponsor, aprire la città agli scrittori seguendo magari l’esempio dei gemellaggi tra studenti per far si che la città non senta l’evento estraneo.

Qualche autore straniero?Ci ho provato con Tahar Ben Jelloun ma c’e-rano dei costi da sopportare per il viaggio da Parigi e per l’ospitalità; insomma per far decollare definitivamente la manifestazione c’è la necessità di un budget superiore e, con gli autori stranieri, si avrebbe anche la possibilità di dare lavoro a giovani interpreti.

L’unica certezza, al momento, rimane pro-prio lei, Annamaria Mori.

UN’EMOZIONE CHIAMATA “INDIFFERENZA”?!

LANUOVAPIAZZA 14

settembre 2011

attualità

di Francesco Romafoto M.C.

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UN’EMOZIONE CHIAMATA “INDIFFERENZA”?!

LANUOVAPIAZZA15

settembre 2011

Si ringrazia Edicolè Ostuni e Giulia Rodio

“Sarebbe bello, così come accade a Mantova dove ci sono decine di sponsor, aprire la città agli scrittori seguendo magari l’esempio dei gemellaggi tra studenti per far si che la città non senta l’evento estraneo”.

A. Mori

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Franco Marcelletti coach campione d’Italia nel 1991

con la Phonola Caserta. Oggi all’Assi Basket Ostuni.

ritratti

LANUOVAPIAZZA17

settembre 2011

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LANUOVAPIAZZA 18

settembre 2011

“Francesco Marcelletti è nato a Caserta il 20 febbra-io del 1955, è un allenatore di pallacanestro italiano”. Se digiti il suo nome su “google”, trovi queste infor-mazioni. Eppure dopo un’ora trascorsa seduti assieme su di una panchina a bordo campo si può affermare che il coach è molto più di quella striminzita frase. Del resto la sua carriera parla da se. Da Caserta a Verona. Passando per Scafati, Napoli, Capo d’Orlando, Reggio Emilia, Milano. L’Italia intera. Ma il suo accento campa-no è rimasto intatto. Segno di un grande attaccamento alla sua terra, luogo di grandi successi personali, sportivi e umani.Laureato in lingue. Sin da giovane la testa nel pallone…a spicchi. Prima da giocatore e poi da allenatore. A metà anni ’70 decide che la sua missione è allenare. Si divide tra le supplenze a scuola, poi l’impiego al comune, e il reclutamento fino a tarda sera tra le strade di Caserta e della provincia di giovani promesse. Sono gli anni della creazione del “miracolo” a Caserta. Sono gli anni in cui a Caserta un giovane Marcelletti costruiva pezzo dopo pezzo un sogno. Far diventare degli scugnizzi veri campioni di vita. “In una regione – afferma Marcelletti - con evidenti difficoltà economi-che e di occupazione, il basket è stato d’aiuto per tanti ragazzini, a diventare uomini e non camorristi. Hanno trovato un lavoro attraverso il basket e si sono fatti una famiglia”. Il basket a Caserta negli anni ’70 e ’80 diven-ne il luogo dove poter dare un futuro. Dalla costruzione di una foresteria per ragazzini, co-struita in un lampo dal Presidente Maggiò nel 1980, al primo ed unico campionato italiano di pallacanestro conquistato da una squadra meridionale (1991) serve qualcosa di speciale. Un miracolo appunto. E mentre Diego Armando Maradona al San Paolo di Napoli fa-ceva stropicciare gli occhi ai tifosi di mezzo mondo, a Caserta Nando Gentile, Enzino Esposito, Sandro Dell’A-gnello, Tellis Frank e Charles Schakleford non erano da meno. In quel periodo a Caserta c’erano quelli che non anda-vano più a vedere palazzo reale, ma bensì il Pala Mag-giò e la Juve Caserta. Ogni volta qualcuno ci lasciava un pezzo del suo cuore. In quel periodo in città c’erano quelli che pur di vedere una partita della Phonola Juve Caserta accettavano i biglietti “V.I.P. : VEDO IN PIEDI!” Magari nella temuta rivale di sempre Milano un bigliet-to “V.I.P.” al “palazzo” avrebbe avuto un altro signi-ficato, quello più scontato, quello elitario, quello delle persone importanti. C’è stato un momento in cui nel basket italiano tutto girava al contrario. Un momento in cui le super potenze del basket italiano, da Milano a Cantù passando per Reggio Emilia, si sono inchinate agli scugnizzi meridio-nali. Ad un certo punto il figlio del più famoso idrauli-co della città assieme al figlio dell’assessore casertano

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divennero le star. Nando Gentile ed Enzino Esposito, gli idoli di intere ge-nerazioni. Lo scudetto vinto dalla Juve Caser-ta nel 1991 fu il coronamento di un grande sforzo non solo sportivo. In una famosa puntata del programma televisivo “Sfide – Rai Tre” Roberto Saviano, casertano doc, racconta cosa fu quello scudetto della Phonola Ca-serta per la città: “per la prima volta lo scudetto del ’91 sembrava ripagare tanti sacrifici di tante persone. Ma so-prattutto era lo scudetto della città di Caserta”. I casertani si riconoscevano in quella vittoria perché i propri figli giocavano in quella squadra, perché dall’accompagnatore degli arbitri al coach erano tutti casertani. A capo di tutto questo c’era lui. Fran-co Marcelletti. Un uomo dallo sguardo intelligente. Un vincente. “Vincere è importante, però la cosa più impor-tante è fare di tutto per vincere! Per-ché vuol dire superare i propri limiti fisici e mentali. Soprattutto mentali. Ogni giorno. Non è uno scherzetto, è dura. Anche in allenamento”. Oppure “se arrivi secondo nessuno si ricorda di te, ma per arrivare ad una finale scudetto ce ne vuole!”. Lo dimostra-no i risultati: Campione d’Italia Allievi nel 1982 con la Latte Matese Caserta; una finale scudetto: Mobilgirgi Caser-ta-Tracer Milano 1986-1987, tre finali di Coppa Italia 1989, 1994 e 1996; una memorabile finale di Coppa delle Coppe: Snaidero Caserta-Real Madrid 1989; una finale di Supercoppa Italia-na nel 1996. Due Finali in Legadue nel 2001 e nel 2002. Premio Reverberi nel 1991. Allenatore dell’anno “Lega A” nel 1994. Solo tre gli “stranieri” di quel miraco-lo: il General Manager Sarti, il Patron Maggiò e il grande “esempio” per Marcelletti coach Boscia Tanjevic. “Fu un grande esempio per me, lui mi dis-se noi dobbiamo far uscire fuori gio-catori, non nanetti. Dobbiamo avere playmacker da 1 metro e 90. Bisogna avere un orizzonte sempre più vasto. Tanjevic mi ha insegnato ad avere co-raggio, a non avere paura”.

Ma lo dimostrano, ancora più, le car-riere dei suoi tanti “allievi”. Dai caser-tani doc quali Nando Gentile e Enzino Esposito, passando per Sandro Dell’A-gnello (casertano acquisito), Davide Bonora, Alessandro Frosini, Matteo Nobile, Giacomo Galanda, Gregor Fucka, Marco Mordente, Luca Infan-te, Nicolò Melli. Ma per tirar fuori così tanti campioni c’è bisogno di educare i ragazzi alla cultura del sacrificio, dell’impegno, dell’umiltà. Bisogna avere “gente af-famata”. “Ai miei ragazzi ho detto

sempre - afferma il coach - di esser se stessi. Innanzitutto degli uomini. Quando si diventa atleti si prende un impegno, lo si mantiene e lo si porta avanti. Bisogna essere corretti innan-zitutto con se stessi. Mai come è oggi gli atleti possono essere punti di riferi-mento positivi per i più piccoli”. “Il basket per tutti”. Ecco la prima re-gola per Franco Marcelletti. “La pos-sibilità che qualcuno possa dedicare la sua vita a giocare a pallacanestro”. Una rivoluzione sociale attraverso il

basket. “Nella città di Caserta chi fa-ceva basket erano i figli di papà. Ra-gazzini che non si volevano allenare, grassottelli, non avevano voglia. Noi invece avevamo bisogno di gente af-famata”.“Tanjevic molte volte mi chiedeva di provare un po’ di giocatori di A2, questi come arrivavano in campo i miei cadetti in allenamento li pic-chiavano. Perché vedevano in loro dei concorrenti. Era una lotta per la sopravvivenza. Non si facevano piace-ri a nessuno”. E da lì parte una car-

rellata di aneddoti sul reclutamento dei più famosi campioni di Caserta Gentile, classe 1965, ed Esposito, del 1969. “Allenavo il fratello maggiore di Nando Gentile, Guido. Una volta, Nando, venne a vedere l’allenamento del fratello. Come ti chiami? Nando. Parlava poco, sgorbutico. Vieni a gio-care anche tu domani a basket? No! Come no? A me viene a dire di no? Io gioco a calcio, gioco in porta. Vabbè gioca a calcio. Mi avvicino al fratello e gli dico ho parlato con tuo fratello

mi ha detto che non vuole giocare a pallacanestro allora due sono le cose o domani questo viene a giocare oppure tu da domani non giochi più”. Da lì la storia di un ragazzino che a 16 anni fa il suo esordio in campo contro la corazzata Cantù. Gentile dimostra sin da subito il suo valore. E fa niente se il telecronista si ostinava nel chiamarlo in partita “Lagioia”. “Gentile si diven-ta! Altrimenti sarei sempre un perfetto sconosciuto, un Lagioia”.La storia di Enzo Esposito è ancora più divertente “Enzino Esposito era un ragazzino smilzo, sottile, con delle gambe lunghe. Uno stambecco. Ma con due occhioni svegli. Il padre me lo portò e disse dai Franco fallo veni-re a giocare, se no va a fare ciclismo, non voglio che vada a fare ciclismo. Lo inizio a provare aveva 12 anni. Già dai primi esercizi dimostrava un grande talento. Era attivo, predisposto, sve-glio. Nel periodo dei cadetti Enzino aveva una forma di pubalgia. Appa-rentemente incurabile. Ma tu che fai dopo l’allenamento? Nulla, torno a casa. Una domenica mattina esco da casa seguo Enzino. Il ragazzo si anda-va ad allenare su di un campo di ce-mento e saltava ore e ore. Non c’è la faceva proprio a stare fermo”. “La forza del basket a Caserta oggi sai qual è? Se vai, oggi, al Pala Maggiò di Caserta trovi la gente di 70 anni, di 50, 40, 20 anni. È questa la forza. I ge-nitori quando i figli arrivano a 10 anni gli accompagnano ai mini basket non alla scuola calcio”. Ed ecco che parte l’analogia con la città dove è appena approdato, Ostuni. C’è da costruire un settore giovanile, una foresteria per giovani promesse. Avere un palazzet-to adeguato ai progetti di una società emergente. Far appassionare gli ostu-nesi attraverso lo sport del basket, ma-gari praticato dai propri figli. Quanta strada c’è ancora da fare? Tantissima. Ad Ostuni siamo all’inizio, ma con un coach così si può solo migliorare. O come direbbe il coach a lottare su ogni singolo pallone che la vita ti presenta. Perché in fondo l’importante è fare di tutto per vincere!

“Vincere è importante, però la cosa

più importante è fare di tutto per vincere!”

Franco Marcelletti

ritratti

NULLA È IMPOSSIBILE

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settembre 2011

di Giuseppe Moro

foto di Marcello CarrozzoScore life di Franco Marcelletti al di là del tabellone

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LANUOVAPIAZZA 20

settembre 2011

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LANUOVAPIAZZA21

settembre 2011

foto dal mondo

In attesa dell’autobus. Bangkok (Thailandia), 2009.

foto di Marcello Carrozzo

LANUOVAPIAZZA21

settembre 2011

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Io e mia moglie Angela siamo stati tra i primi inglesi ad abitare in Ostuni, prima ancora che la “Ryan Air” apris-se i voli diretti per Londra da Brindisi e da Bari. Tutto nacque per caso! Diversi anni fa, infatti, in Inghilterra pioveva spes-so e le giornate erano sempre grigie. Pensammo, allora, che la vita doveva essere più bella in un’altra parte del mondo. Dato che mio fratello abita-va vicino Roma ed io parlavo un poco d’Italiano, decidemmo di visitare l’I-talia ed in particolare la Puglia. Inizialmente, per Natale affittammo un trullo nei pressi di Alberobello, ma ci sembrò, dopo poco, un posto iso-lato. Fu così che, visitando il territorio circostante, ci colpì Ostuni. La “Cit-tà Bianca” con la sua meravigliosa illuminazione serale e la sua “joie de vivre” ci attirò, un po’ come accade alle falene in presenza della luce di una fiamma.Nel 2004 abbiamo acquistato una casa nella parte Ottocentesca del-la città, che è organizzata in cinque appartamenti. Noi abitiamo al pian terreno e affittiamo gli altri. L’abita-zione gode di una bellissima veduta panoramica, forse una delle miglio-ri di Ostuni, infatti, dalla terrazza si possono ammirare il centro storico, le distese di ulivi e, sullo sfondo, il Mare Adriatico. All’inizio di questa attività i nostri clienti erano solo in-glesi, poi abbiamo ospitato anche americani, australiani, canadesi, ita-liani, scandinavi, tedeschi, francesi e gente della Repubblica Ceca. Ci siamo resi conto di come, col passa-re degli anni, cresceva la celebrità di Ostuni. Infatti, i nostri ospiti in Italia visitavano Roma, Venezia, Amalfi, Positano e poi Ostuni.L’Italia e la Puglia sono ricche di paesi unici, che hanno il proprio dialetto e il proprio modo di cucinare. Parlando con la gente del posto si percepisce l’orgoglio per la propria città al pun-to da compiacersi per averla scelta come dimora. Ostuni ci piace principalmente per

quattro ragioni: in primis per la gen-te, accogliente e simpatica. In se-condo luogo per la cucina locale, lo dimostra anche la vasta gamma di ri-storanti. Il terzo motivo è il clima, che è mite rispetto a quello dell’Inghilter-ra. L’ultima ragione riguarda la rac-

colta dei rifiuti e anche se paghiamo molto la TARSU il servizio giornaliero è efficiente.Oggi, presso la “Città Bianca” e dintorni ci sono molti inglesi che vi abitano. Dopo aver letto l’articolo

di Paola Cirasino (N.0 de “La Nuova Piazza”) condividiamo anche noi il desiderio di realizzare un’associazio-ne ostunese-britannica, al fine di cre-scere reciprocamente nello scambio culturale. Attualmente trascorriamo del tempo

in Inghilterra. Abbiamo quattro figli e cinque nipoti, ma non vediamo l’ora di tornare ad Ostuni. È come ne “Le cronache di Narnia” (scritti da C. S. Lewis) pochi giorni sembrano durare per sempre!

PIÙ OSTUNESI CHE INGLESI

Una coppia di inglesi racconta il proprio amore per la città bianca

di Tim Devlin

cittadinanza attiva

LANUOVAPIAZZA 22

settembre 2011

Pubblichiamo

l’esperienza di Tim

Devlin, giornalista

in pensione del “The

Times” di Londra, in

risposta all’articolo di

Paola Cirasino (N.0 de

“La Nuova Piazza”)

che proponeva la

costituzione di

un’associazione

ostunese-britannica

in grado di catalizzare

gli sforzi delle due

comunità nella

soddisfazione di

reciproci bisogni.

Page 23: LNP n. 1

fuori terra

Come disfarsi delle costruzioni abu-sive e dove far esercitare l’aeronauti-ca è un raro e ludico esempio di due problemi che si risolvono reciproca-mente. Nella realtà invece, già venire a capo di un unico problema spesso risulta difficile o persino impossibile. Ciò nonostante, vorrei parlare di un problema che a mio parere è irrisol-vibile - anche se non è molto grave. Ho scelto di dedicargli queste righe ugualmente perché mette in rilievo non solo un aspetto dei rapporti tra gli abitanti di questa regione e chi viene da fuori, ma anche certi mec-canismi più generali.Quando cominciai a frequentare la Valle d’Itria dieci anni fa, rimasi colpi-to dal fatto che nei contatti quotidia-ni darsi del tu e salutarsi col ciao era lo standard generale e mi adeguai subito a questa simpatica consuetu-dine. Andava tutto bene fino a pochi anni fa, quando invece sempre più pugliesi cominciarono a darmi del lei o, nel caso dei più anziani, del voi, e sostituirono con un salve un po’ sfor-zato il più spontaneo ciao. Insomma, la situazione diventò simmetrica: i pugliesi, molto cortesemente, cer-cavano di adeguarsi alla cultura del forestiero, esattamente come avevo fatto io nei confronti della cultura locale. Purtroppo, l’effetto del loro diventare consapevoli di queste diffe-renze culturali fu quello di trasforma-re ciò che prima erano delle usanze scontate in possibili fonti di imbaraz-zo - e non solo per gli stessi pugliesi, ma anche per me: se rispondevo con

le formule di cortesia italiane, rischia-vo di dare l’impressione che rifiutassi di adeguarmi ai costumi dell’interlo-cutore; se invece continuavo con il tu e il ciao di prima, questa mia scelta poteva essere interpretata come al-tezzosa o dispettosa. In gergo scien-tifico: un equilibrio sociale stabile, in cui le regole di comportamento e le aspettative degli individui erano state reciprocamente congrue, veniva so-stituito da un equilibrio instabile.Cosa dimostra questo piccolo scontro culturale? Prima, che si diventa con-sapevoli della propria cultura solo a seguito di un confronto con un’altra. Poi, che una cultura condivisa rende l’interazione sociale più efficiente: se ci atteniamo tutti alle stesse regole di condotta, possiamo dedicare più energie ad altre cose. Illustra anche che lo svolgimento liscio della vita quotidiana e la coesione sociale pre-suppongono delle aspettative e delle percezioni sufficientemente congrue. Infatti, più sono differenti questi qua-dri culturali e più diventa difficile una convivenza duratura, pacifica e pro-ficua. Certo, possiamo imparare a comprendere l’insieme delle regole di condotta e dei modi di percepire la realtà che costituisce un’altra cultura. Ma come illustra questa mia espe-rienza, ciò non risolve il problema di chi deve adeguarsi a chi. Insomma, imporre di darsi del tu nei giorni pari e del lei in quelli dispari è talmente ridicolo che non occorre nemmeno pensare a quale autorità spetterebbe questo compito. Possiamo solo spe-

rare che si stabilisca spontaneamente un nuovo equilibrio tra la propria cul-tura e quella degli altri. L’importante è che in ambedue ci sia l’apertura mentale di apprezzare le consuetu-dini dell’altra cultura come potenziali arricchimenti di quella propria.

LANUOVAPIAZZA23

settembre 2011

“Quando cominciai a frequentare la Valle d’Itria dieci anni fa, rimasi

colpito dal fatto che nei contatti quotidiani darsi del tu e salutarsi col ciao era lo standard generale

e mi adeguai subito a questa simpatica consuetudine”.

di Jack Birner

SOCIETÀ APERTA

J. B.

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CHE SCUOLA SARÀ

scuola

di Maria Concetta Nacci

Ricomincia la scuola! Un nuovo anno scolastico attende studenti, famiglie, docenti, ATA, dirigenti scolatici. Sulle novità e le criticità del nuovo anno, al-cuni dirigenti scolastici delle scuole di Ostuni esprimono la propria opinione. Il dirigente scolastico prof. Angelo Raffaele Zaccaria dell’Istituto Tec-nico Industriale e Agrario di Ostuni e Torre Santa Susanna - lamenta in pri-mo luogo - lo stato di sofferenza degli Istituti Tecnici, in generale, nonostante la necessità della presenza nel nostro Paese di una buona formazione tecni-ca superiore. Due le prime classi for-mate in Ostuni e una a Torre per l’a.s. 2011/2012, mentre gli Istituti alber-ghieri nella provincia di Brindisi scop-piano per l’elevato numero di alunni. Esprime, invece soddisfazione per gli alunni del terzo e quarto anno. L’an-no, per loro inizia con una bella novi-tà. Per tre settimane con i fondi POR parteciperanno ad uno stage all’estero gratuito in Inghilterra, accompagnati dai docenti di Lingua o con buona co-noscenza della lingua inglese. A proposito delle risorse finanziarie – il dirigente- dichiara che quelle degli anni precedenti, attese da anni e accredita-te ora alla scuola, saranno finalizzate all’acquisto di attrezzature per il labo-ratorio Informatico e Linguistico cosi come altre, sono state già destinate alla messa a norma di una serra abban-donata, per favorire, in loco, diverse attività laboratoriali anche rivolte ad alunni portatori di handicap, relative alla coltivazione di piantine autoctone. É in cantiere, ancora, la realizzazione, d’intesa con l’ente Provincia, di un im-pianto fotovoltaico e biomassa per dif-fondere la cultura dell’uso delle ener-gie alternative.Anche il dirigente scolastico del 1° Circolo, dott.ssa Maria Mingolla, circa l’ uso delle risorse umane e finan-ziarie destinate alla scuola pubblica – ritiene- che bisogna avere la capacità di adeguarsi e di cogliere il meglio. Al sedicesimo anno di dirigenza, ancora per quest’anno, il suo istituto sarà nel-la sede dell’ edifico “F. Vitale”, perché presso l’edificio “E. Pessina” sono in corso ancora i lavori di ristrutturazione. La scuola primaria – sottolinea – il capo d’istituto – deve fare i conti con la ridu-zione delle ore e degli organici (ATA e

Docenti) e secondo il D.P.R. 89/2009, l’obbligo del tempo scuola va quest’an-no a 27 h. per le prime, le seconde e le terze, mentre le quarte e le quinte conservano le 30 h. Nel rispetto delle norme e della Riforma, i tagli ci sono e si avvertono, ma la scuola eroga un servizio pubblico e si impegna a far fronte ai bisogni delle famiglie e degli alunni. Anche quest’anno – continua- il dirigente partirà il servizio navetta per raggiungere la sede scolastica e il servi-zio pre e post-scuola sarà garantito alle famiglie tramite convenzione annuale con i ragazzi del C.S.I. Altra novità, ha riguardato perso-nalmente il dirigente scolastico della Scuola media secondaria di primo gra-do “Orlandini-Barnaba”, prof. Dome-nico Chitano. Per effetto del decreto L.111 e quindi della manovra econo-mica di luglio, è stato rimosso, per un mero parametro numerico, dalla scuo-la media di cui era titolare, dopo tanti anni di dirigenza, diventandone però subito dopo reggente, essendo sta-to nominato dirigente scolastico del 2° Circolo “F. Vitale”, sede vacante, ubi-cato ora nei locali della scuola media San Carlo Borromeo.Questa la motivazione: la scuola media Barnaba ha una popolazione studente-sca al di sotto dei 500 alunni, mentre il 2° Circolo al di sopra dei 500 alunni. La stessa sorte è toccata ad altri dicias-sette dirigenti scolastici della provincia di Brindisi. Secondo quale ratio – rile-va il preside Chitano – si scopre una scuola per coprirne un’altra, che era già scoperta? Dal prossimo anno anche in Ostuni saranno realizzati due istituti omnicomprensivi di 1000 alunni con relativa verticalizzazione degli ordini di scuola: scuola materna, primaria e secondaria di primo grado. Con quale progetto educativo? Potrà il territorio attraverso gli EELL pianificare l’inter-vento salvaguardando le specificità, le finalità degli ordini e l’utenza?Inoltre secondo il dirigente scolastico dell’I.T.C.G. e Turistico “J. Monnet”, prof.ssa Anna Luisa Saladino, la de-finizione del nuovo biennio della Scuo-la Secondaria Superiore di secondo grado, che impegnerà positivamente docenti e dirigenti a ridefinire la pro-grammazione in una ottica biennale e di ricerca dei percorsi più efficaci per

consolidare le competenze relative all’obbligo di istruzione. Non conosce-re ancora il dettaglio del nuovo triennio tecnico, sia nel Settore economico, sia nel Settore tecnologico – aggiunge il dirigente – è sicuramente un elemento di criticità in fase di programmazione verticale e di lunga durata. L’ampliamento dell’offerta formativa sarà comunque caratterizzato dalla ri-definizione degli assetti organizzativi come il Comitato Tecnico Scientifico e l’Ufficio Tecnico, dalla seconda annua-lità del percorso di Alternanza Scuola Lavoro e dalla presenza del Labora-torio di Scienze Integrate e Storico-archivistico. In un tempo di crisi come questo – conclude il dirigente - la scuola grazie all’impegno di tutte le sue componenti, può dare ancora molto. Anche per il dirigente scolastico dell’I.I.S.S. “L. Pepe-A.Calamo” dott.ssa Annunziata Ferrara non si può prescindere dal tempo in cui la scuola opera. Pertanto, l’inizio dell’anno sco-lastico è sempre l’inizio di un nuovo avventuroso viaggio. Un viaggio, certo ben pianificato alla luce di esperienze sedimentate, di autoanalisi condotte per enucleare con la massima obietti-vità punti di forza e di criticità del no-stro istituto. Un viaggio carico di inco-gnite – ritiene il dirigente scolastico, dovute ad una molteplicità di fattori che spaziano dalla crisi profonda, che investe la scuola come istituzione, all’e-mergenza educativa, che si ripercuote inevitabilmente nelle aule scolastiche. Come in ogni viaggio, però, la parten-za si carica di aspettative, di entusia-smo, di volontà di spendere la propria professionalità per supportare la cresci-ta di futuri cittadini attivi e consapevoli. Con questo stato d’animo ci si mette in viaggio, avendo come fari di riferi-mento l’etica, quale fondamento del nostro progetto formativo e il modo di operare con intelligenza e onestà, con il giusto senso di rispetto per i giovani, che si attendono di essere sostenuti e guidati nella realizzazione di sé. A tutti loro, va l’augurio di un viaggio sere-no a conclusione del quale ci sia la meta sognata. Con queste parole ci salutiamo con l’intento di approfon-dire, in seguito, gli aspetti del proget-to formativo.

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Le riflessioni di alcuni dirigenti scolastici di Ostuni

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scuola

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Incontro con il Rettore dell’Università di Foggia

Cultura e sviluppodi Maria Concetta Nacci

In Ostuni, tra i tanti visitatori in questa calda estate, anche, il prof. Giulio Volpe, rettore dell’Università di Foggia dal 1 novembre del 2008.Originario di Terlizzi, vive a Foggia e da tre anni ricopre questo presti-gioso incarico e al massimo per due anni ancora, come previsto dalle nuove norme dell’Università. La conversazione con il prof. Volpe non può non riguardare i monumenti, il museo di Ostuni, l’archeologia e complessivamente il rapporto tra i Beni culturali e il territorio. La Pu-glia che affascina e attira tanti turisti, deve investire sempre meglio in cultura e innovazione, se vuole creare sviluppo e occupazione.Umanista di formazione, ricercatore nell’ambito delle scienze stori-che, in quanto archeologo attento agli aspetti della cultura materiale, del paesaggio e dell’ambiente, alla tutela, legislazione, valorizzazione, comunicazione e promozione dei beni culturali e del territorio, nelle ri-cerche promosse dai corsi di laurea si avvale dell’apporto delle scienze naturali, fisiche e informatiche e delle nuove tecnologie.

L’Università di Foggia, così giovane quali strategie adotta?É una realtà pienamente operante nel quadro nazionale, che a causa delle sempre più limitate disponibilità finanziarie e dei tanti problemi, che gravano sul mondo dell’Università italiana, scossa da numerose trasformazioni, richiede equilibrio, capacità progettuale, creatività, passione, e spirito collegiale tra collaboratori tecnici e amministrativi, dottori, dottorandi, assegnisti di ricerca e studenti. Un’università con un corpo docente molto giovane al di sotto della media nazionale: 350 docenti con un numero pari di tecnici e amministrativi, 12.000 studenti, cinque Facoltà con 35 corsi di studio.

Cosa significa oggi fare il rettore?La figura del Rettore sta cambiando. Oggi più che mai deve essere caratterizzata da dinamismo, capacità di ascolto, di coordinamento, di valorizzazione delle tante energie e istanze presenti in una realtà com-plessa come quella universitaria, da una disponibilità continua, da un forte radicamento nella realtà locale e al tempo stesso dalla capacità di sviluppare una rete di relazioni a livello locale, nazionale e interna-zionale. Al servizio dell’Università accanto ad una qualificata espe-rienza di ricerca e di organizzazione della ricerca e della promozione culturale va posta la propria credibilità, scientifica, culturale ed etica.

Come si può trasferire la cultura del territorio nella cittadinanza salva-guardando l’identità del paesaggio?Favorendo in ogni modo l’eccellenza in alcuni ambiti di punta e miglio-rando il livello medio della ricerca, della didattica e dell’organizzazio-ne. Tante energie sono presenti tra il personale docente, i ricercatori, i dottori, i dottorandi, gli assegnisti, il personale tecnico-amministrativo e tra gli studenti. L’Università sta vivendo una fase difficilissima, non solo per le risorse sempre più scarse e per i ripetuti interventi legisla-tivi e organizzativi, ma per un processo di marginalizzazione di una categoria sempre più percepita come una casta.

L’Università pubblica italiana cosa rappresenta in questo particolare momento di crisi?Un valore aggiunto. Lo sviluppo della Puglia non può prescindere dal rilancio strategico delle città attraverso una opera capillare di pianifi-cazione e programmazione che comprenda la partecipazione di tutte le componenti della comunità.

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LEGADUE IL SOGNO CONTINUAdi Pierpaolo Caliandro

sport

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La storia premia gli audaci. Non utilizziamo volutamente alla lettera un detto trito e ritrito perché la storia recente dell’ASSI Basket Ostuni merita per forza di cose parole non ancora dette. Una storia ricca di contrasti che oggi dice a tutto il mondo sportivo “una cittadina di 35.000 abitanti rappresenta la Puglia in Legadue”. La Puglia del turismo che rimbomba in tutto il mondo ha oggi in una delle sue più belle e note perle, un testimonial importante nel mondo sportivo. Sport e turismo insieme, il risultato: un prodotto che appare sotto gli occhi di tutti come vincente e premiato da un traguardo storico. Contrasti dicevamo. Il più evidente, vero e proprio cruccio per chi ha a cuore il basket colorato di gialloblù, il successo sportivo in assenza da troppo tempo di un main sponsor, un’azienda che associ il proprio nome alla squadra. Ancor più miracoloso appare il raggiungimento dei risultati attuali. Ma blasfemia a parte, non c’è nulla di miracoloso - ma parlando del nostro amato, ma a volte maledetto Sud, ne siamo proprio sicuri? - in una città che ha saputo fare sistema. Un’azione guidata dai vertici di una classe politica di ambito cittadino e nazionale cha ha saputo coinvolgere un intero tessuto imprenditoriale locale fatto di medie e piccole aziende. L’apporto di professionalità, passione e voglia di investire proveniente dai vicini paesi. Il volontariato disinteressato di tanti appassionati. Un pubblico altrettanto passionale. Questi gli ingredienti della ricetta “Ostuni in Legadue”, un piatto a disposizione di coloro che vorranno assaggiare i più prestigiosi palcoscenici nazionali in cui rotola una palla a spicchi. Alla ricetta miracolosa, oggi, in attesa del tanto inseguito main sponsor, si sono aggiunti alcuni ingredienti indispensabili in un contesto professionistico.La necessità di un’organizzazione

Nel rispetto della filosofia di un coach dal carisma inattaccabile, è stato allestito un gruppo giovane con un’età media poco superiore ai 25 anni

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aziendale. La predisposizione e l’internalizzazione di servizi idonei a rispondere alle esigenze delle aziende partner. L’arrivo di due icone del basket nazionale come coach Franco Marcelletti ed il dirigente Renzo Vecchiato che trasudano esperienza e professionalità da tutti i pori, oltre a suscitare, con la loro presenza, anche un po’ di sana ed onesta invidia. Tutto va nell’unica direzione in cui può e deve andare: migrare verso il professionismo senza dimenticare le origini, ottimizzare un contesto vincente attingendo a modelli di operatività che hanno esperienze ad oggi sconosciute a tanti. Gli strascichi di alcuni errori passati si son fatti sentire, non è certo l’umiltà a mancare in casa ASSI. La squadra è oggi completata a seguito di un operato condizionato anche dai tempi del ripescaggio. Fissato l’obiettivo stagionale nel dover raggiungere una tranquilla e meritata conferma nel campionato LEGADUE-EUROBET, si è andati sul mercato con le idee molto chiare pur tre le mille difficoltà proprie della matricola che esordisce nella seconda serie nazionale. Nel rispetto della filosofia di un coach dal carisma inattaccabile, è stato allestito un gruppo giovane con un’età media poco superiore ai 25 anni, promessa di velocità e furore agonistico. Altro elemento, una sapiente miscela di scommesse e certezze. In quella che è apparsa una tendenza generale del mercato 2011/2012, la NCAA, campionato universitario americano, ha regalato 2 novità assolute per il basket europeo come Dane Di Liegro, vera e propria colonna destinata a reggere il peso dei tabelloni ostunesi, ed Aaron Jhonson, pura dinamite e fuochi pirotecnici contenuti in soli 172 cm da dedicare alla cabina di regia orchestrata da coach Marcelletti. I pilastri delle certezze sono stati disseminati in tutti i reparti. Sottocanestro, con Tommaso Rinaldi, ex Udine. Sul perimetro, con il lettone Mareks Jurevicus, ex Verona. E con l’altro ex Udine, l’importante J.J. Williams, ala a disposizione di più ruoli. Se il secondo si è presentato ai tifosi ostunesi con la fresca convocazione ai campionati europei con la propria nazionale, il primo ed il terzo sono stati letteralmente strappati ad una concorrenza agguerritissima di tante altre pretendenti. Non è possibile escludere dalle certezze l’eclettico Marco Rossetti, ex Veroli, difensore e uomo squadra per la settima stagione consecutiva in Legadue. Non è possibile escludere dalle certezze neanche l’unico confermato della scorsa stagione, Francesco Basei, talento cristallino nell’area tinta, promessa di consacrazione nella categoria, la Legadue, cui più appartiene per storia e merito tecnico. Le altre scommesse, ma c’è già chi giura in altre due consacrazioni: Tommaso Marino e Giovanni Carenza. Il primo, play ex Treviglio, unisce la giovane età con un’esperienza da veterano, e vanta capacità tecniche e intelligenza cestistica fuori dal comune. Il secondo, ex Perugia, pugliese con esperienze da americano in NCAA, va a completare la pattuglia dei lunghi a disposizione di coach Marcelletti con umiltà, ma senza voler essere un comprimario. A completare il gruppo ostunese, con la loro gioventù e la loro esplosività, alcuni esterni che si sono già messi in evidenza nelle prime uscite stagionali: George Sirakov, ex Rimini, Ludovico Margio, ex Gualdo Tadino. Insieme a loro, l’ostunesissimo Antonio Semerano. Riempiti gli occhi ed i cuori degli appassionati gialloblù con sufficiente gioia e serenità con la prima uscita al torneo di Trani, si guarda al futuro. Prepariamoci a godere delle altre anticipazioni di questo mese di Settembre che mette a disposizione oltre al solito pre-campionato, anche un succulento derby di Coppa Italia che andrà in scena il 21 ed il 25. Tutto per attutire l’astinenza in attesa del tanto sospirato primo fischio d’inizio, quando si inizierà a fare sul serio.

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LA STORIA DE ”L’UA”

l’angolo della tradizione

Settembre, tradizionalmente, è il mese dedicato alla vendemmia. Ed in effetti in un paese a prevalente economia agricola, qual era la nostra città fino a qualche anno fa, li vennègne erano l’appuntamento più atteso dal punto di vista economico, ma anche il più significativo dal punto di vista familiare e sociale, in quanto pe ttagghjà l’ua e pe sstembà si mobilitavano familiari, parenti e amici, col sistema de la vèceta, ivi compresi i bambini cui toccava un compito preciso: vacà li panàre.“Quann’ì ttièmbe de vennègne, zi’ ce vegne zì ce vegne…” recitava la prima parte di un detto popolare assai diffuso che bene rende questo senso corale e solidale dell’evento.Insomma tutto il paese era in festa e l’ùa, grande protagonista, celebrava i suoi fasti non solo nelle contrade. Carretti (li traènere) appositamente attrezzati e addobbati, a mo’ di pergolato, con tralci da cui pendevano grappoli di eccezionale fattura, percorrevano le vie del paese concludendo la loro sfilata in piazza in occasione appunto della Festa dell’uva.La campagna ostunese tutta, ma in particolare quella parte che va sotto il nome di selva, era straordinariamente ricca di vigneti. Da San Giuànne a Donnagnòra, da l’Acquarèdda a Cantrapa, da lu Melìdde a Sande Beneditte, da Traètta a Sessàna, da la Ciardòsa a Cervarùlu, da Chjòbbeca a La Patèssa, da Vaddègna a Pezzecùcche era un manto verdeggiante ininterrotto di vigneti.Si trattava spesso di vigneti secolari, frutto di tanto lavoro e di sacrifici inenarrabili, collocati prevalentemente sobb’a lli spàdde, terreni terrazzati che, per la loro esposizione al sole e al vento, garantivano le condizioni pedoclimatiche migliori per i vitigni autoctoni, che in effetti producevano uva di ottima qualità e che ci hanno fatto meritare, quando si è capito il valore aggiunto della produzione tipica ed è migliorata la tecnica vitivinicola, due vini doc: l’Ottavianello e il Bianco Ostuni; ma non mancavano i vigneti anche ind’a lli funnàte, dove la natura del terreno più profondo e

più umido favoriva la presenza di viti con una struttura arborea e foliaria più imponente. Difficile ricordare tutte le varietà d’uva. Le più diffuse erano le seguenti: Attiavianòdda, Fiàne, Maulasìa, Primatìe de Giòia, Jùa de lu mbìgne, Frangavìdda, Verdèra, Lattevàrie, Cresemanièdde, Jùa de culu, Muscateddòne, Menna cattiva, Netàre Demìneche, Nicr’amare, Pàia dèbbete, Jua a ccannelline, Jùa a ccòrnela, Jua de lu mòneche, Jua de Vrìnese, Jua prunèsta, Acchjànga palmiènde, Menna de vacca… ognuna con i suoi profumi inconfondibili sia quando si assaporavano gli acini strappati a na jeràppa direttamente da lu ceppòne sia quando, per bere, ci si attaccava a lu cucche o si mesceva da llu rezzùlu.Con l’avvicinarsi della vendemmia, le contrade - come già detto - erano in festa; ma era l’economia di tutto il paese che si metteva in moto: riaprivano gli stabilimenti attrezzati per la vinificazione, gli operai mettevano a punto la funzionalità degli impianti, i mediatori, per conto dei proprietari, cominciavano ad accaparrarsi le migliori partite d’uva, mentre i soci della neonata Cantina Sociale andavano a prenotarsi per la consegna; dal canto loro i proprietari di carretti, li viatecàre, o dei primi mezzi motorizzati, li motocarriste, si mettevano al servizio de lu patrùne per il trasporto dell’uva che avveniva in apposite casce, ognuna delle quali sul bordo aveva le iniziali dell’imprenditore, dai Melpignano ai Santoro ai Martucci in Ostuni, da Martini e Rossi di Martina ai Distante di Cisternino, solo per citarne alcuni.Ma anche chi possedeva il vigneto viveva trepidante questi giorni e mano a mano che si avvicinava l’appuntamento, più fervidi si facevano i preparativi. Arnesi e recipienti venivano approntati per l’uso: da lli rancèdde a lli fuèrceve, da lli panàre a llu caudaròne, mentre venivano tirati a lucido li palummiènde, li capasùne, li cannàte e fatta una ricognizione puntuale di tutti gli annessi e connessi de la furàta, da lla palòmma a llu ndruèfulu, da llu canze a llu cappièdde.La presenza quotidiana de lu

vegnarùlu tra i filari delle viti, che mettevano orgogliosamente in mostra superbi grappoli di acini turgidi di jùa vviànga e gnòra seminascosti tra pampini civettuoli, non serviva solo per compiacersi del buon esito di tante fatiche e della veridicità del detto “Vìste ceppòne ca pare baròne”, ma aiutava a fare un po’ di conti: quantità di uva da raccogliere, di mosto da fermentare e (cosa che non dispiaceva affatto) di lire da intascare.I lavori ind’a lla vigna cominciavano a novembre con la potatura. La puta consisteva nella eliminazione di tutte le parti secche della pianta, la seccùma, e nella scelta attenta dei tre quattro

tralci da far ricrescere, li teste e lu lannòne, e in qualche caso lasciando nu cape teste possibilmente esposto a Sud, capaci di portare grappoli abbondanti. Li saramènde, raccolte in piccole fascine (li sarcenèdde), erano conservate per accendere il fuoco.Bisognava aspettare la primavera per vedere la cacciàta ossia la vigna che cominciava a germogliare: la vegetazione, la marràma, fatta di tralci con gemme e pampini, era in genere abbondante, per cui mano a mano che i grappoli cominciavano a prendere consistenza e avevano bisogno di luce e di sole per far maturare gli acini si procedeva ad alleggerire il fogliame

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di Lorenzo Cirasinofoto archivio AutoMotoClubStorico Città Bianca - Ostuni

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eliminando i pampini superflui, se spambanàva, cioè si toglievano pàmbene, femmenèdde e sobba cavàdde e ad avvinghiare i tralci troppo lunghi, s’attaccàva.Ma la preoccupazione maggiore, appena il grappolo prendeva forma e sostanza, era quella di conservare l’integrità dell’uva, preservandola da attacchi di oidio e di peronospera; frequenti a tal fine erano i trattamenti con zolfo e solfato di rame: se ‘nzulfàva e se pumbava. Cu llu cànelu de lu zulfe, attrezzo cilindrico bucherellato su di un lato, si provvedeva con rapido e ritmico movimento della mano ad irrorare sulla pianta e sui grappoli lo zolfo in

polvere, mentre più complessa era l’operazione de pumba’. In ogni fondo che aveva una vigna c’era almeno nu pelòne, una vasca in muratura a forma di parallelepipedo costruito in genere in prossimità di una cisterna dalla quale si attingeva l’acqua necessaria a riempirlo nella quantità giusta per preparare il composto necessario per trattare il vigneto. La diluizione del solfato di rame, lu vetriùlu, nell’acqua dava luogo ad un preparato di un intenso colore turchino che riempito in cannate veniva trasportato e versato ind’a lla pomba portata in spalla dal contadino che azionando, a mo’ di saliscendi, una leva laterale la irrorava

sulle viti, mediante una cannula che recava in fondo un uggello, la rosetta.Ma gli interventi di soccorso non mancavano sino alla fine: na fercèdda era sempre pronta per sollevare un grappolo così pesante da piegare in basso fin quasi a terra un tralcio stracarico. Certo quello che più preoccupava il viticoltore era il sopraggiungere improvviso di calamità atmosferiche. Bastava infatti un violento temporale estivo accompagnato dalla furia degli elementi (na grananàta e nu viènde fùrie) per compromettere il raccolto.All’epoca non c’erano né l’assicurazione né i teloni antigrandine; per allontanare il maltempo diffusa

era l’usanza di ricorrere a lu pane de sand’Andònie che veniva spezzettato e lanciato a terra o si invocava uno dei tanti Santi venerati per la loro capacità di allontanare lampi e fulmini: “Iànzete Sanda Barbara e nna durmì – sto’ veche tre cose venì: jùna d’acqua, jùna de viènde, jùna de triste e malu tièmbe. Chjùteli ind’a nna grotta scura dove n’esiste nisciùna creatura!”.Insomma proprio vero il detto ‘la vigna i’ttigna!’.Ma con le preoccupazioni c’erano anche le soddisfazioni, tra cui quella di produrre vino particolare, che era l’orgoglio dei nostri contadini, delle quali ci occuperemo nel prossimo numero.

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AL DIRETTORE

Bentornata, o ben arrivata: comunque la “Piazza” rappresenterà una voce in più che sarà utile ed importante per decifrare una realtà complessa come quella di Ostuni e per formare, insieme agli strumenti già esistenti, un’opinione pubblica che è sempre più necessaria nel nostro territorio. Le notizie, l’analisi e la discussio-ne sono gli ingredienti fondamentali di un piatto prelibato ma difficile da cucinare che si chiama democrazia. In bocca al lupo!

Ferdinando SallustioDirettore de “Lo Scudo”

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Bentornata Piazza. Ogni nuovo osservatorio che permetta di conoscere meglio la città, le sue luci e le sue ombre, è un fatto positivo. Ma nel leggere il primo numero, bello graficamente, si ha l’impressione che la Nuova Piazza voglia caratterizzarsi nel raccontare il passato. Invece deve raccontare e interpretare il presente e immaginare il futuro. Per fare ciò bisogna coinvolgere nell’iniziativa nomi nuovi, giovani e vecchi che abbiano idea di cosa sia una città e di quali siano i compiti e le responsabilità di una clas-se dirigente. Giovani e vecchi che abbiano voglia di farsi e di fare domande sul potere e al potere, soprattutto di cercare risposte che mettano in discussione tanti luoghi comuni su una città che certo è cambiata, ma non sempre in meglio.Auguri.

Oronzo MartucciGiornalista de “Il Quotidiano di Puglia“

Caro Direttore, come vecchio lettore de La Piazza confesso anzitutto il piacere di averla vista risorgere ed ho apprezzato molto la impostazione grafica del giornale e le belle foto che l’arricchisco-no. Ma con altrettanta sincerità dico che a La nuova Piazza, nonostante le dichiarazioni, mi pare che manchi quella vivacità effervescente e quell’analisi pungente che diano non solo il gusto della lettura ( ricordiamo tutti l’attesa per La Patata Bollente ) ma che siano da stimolo alla comprensione critica della realtà che ci circonda. Spero solo di non essere deluso.

Lettera firmata

Da quando il nuovo Presidente de LA

FIERA DEL LEVANTE ha fatto ricorso al

sorteggio per l’assunzione di circa 300

giovani, fra le quasi 10.000 domande,

per garantire i servizi e l’assistenza ai

padiglioni che ospitano i vari espositori

della nota Campionaria, sono aumenta-

ti i pellegrinaggi al santuario della dea

Fortuna e diminuite di pari passo le fila

dietro le porte di Ministri, Presidenti,

Sindaci, Assessori e Consiglieri!

Le liti tra comari non rappresentano nul-

la di nuovo anche sotto il cielo della po-

litica. Tremonti e Brunetta sono stati tra

gli ultimi protagonisti a livello nazionale.

A Ostuni, nel pieno della recente calura

estiva, si sono iscritti a questo ambito

concorso il Sindaco Tanzarella e il con-

sigliere Sozzi, che, nel rinfacciarsi sulla

stampa reciprocamente vecchi metodi

di fare politica, non hanno nascosto di

essere anzitutto amici ma soprattutto

… compari!

C’è sempre qualcuno pronto ad ac-

cendere il fuoco, anche in senso lette-

rale, pur di far litigare: è quanto acca-

duto – pare – allo stesso Sant’Oronzo

che, stanco di vedersi incenerire anche

quest’anno la macchia ai piedi del suo

Santuario, in località Monte Morrone,

abbia citato la vicina Santa Maria d’A-

gnano per aver lasciato incolto alcuni

terreni vicini. Che sotto sotto non ci sia

un po’ d’invidia e di gelosia per le atten-

zioni crescenti riservate al Parco Natura-

le e Archeologico d’Agnano?!

Tutti sanno che la forza dell’Ammini-

strazione Tanzarella poggia sulle robuste

spalle del suo infaticabile e onnipresen-

te Sindaco, mentre agli Assessori tocca

spesso l’ingrato (?!) compito delle belle

statuine. Sarà per questo che l’avvicen-

damento, nei giorni scorsi, di ben 4 As-

sessori non ha suscitato grande interesse

nella città. Ma come ogni tormentone

che si rispetti, la telenovela si è arricchi-

ta di una nuova puntata dal titolo assai

interessante: “Indovina chi sarà il vice

Sindaco?”

Intanto sono cominciati i provini.

LETT

ERE

“Scrivi al direttore” “Write to the editor”

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2011

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