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febbraio 2011 4 euro . 124 WWW. ALTRECONOMIA.IT Spedizione in a.p. - d.l. 353/2003 Art.1, Comma 1, DCB Milano - Contiene I.R. L’INFORMAZIONE PER AGIRE ALTRECONOMIA l’okkupazione oltre la riforma BANCHE E PRIVATI METTONO GLI OCCHI SUGLI ATENEI psicologi “low cost” _32 un lavoro “dentro” _29

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il fondo onnivoro

Il Fondo italiano per le infrastrutture, F2i per gli amici, entra nelle nostre vite, rastrellando partecipazioni in banche e autostrade. E investendo i nostri soldi

“Manager di lungo corso cerca fidati e danarosi ‘compagni di strada’ per investire su infrastrutture di rete gestite in concessione. Astenersi perditempo”. Il manager è Vito Gamberale, 66 anni, ex amministratore delegato di Sip e delle Autostrade dei Benetton, già presidente ed amministratore delegato di diverse aziende del gruppo Eni. Un molisano schivo che non si concede troppo ai giornalisti e lascia che a parlare della sua iniziativa, il Fondo italiano per le infrastrutture (conosciuto con l’acronimo “F2i”), siano i fatti. Al suo appello hanno risposto in molti: F2i è una società di gestione del risparmio (sgr), una società per azioni che ha per soci dai nomi eccellenti, dalla Cassa depositi e prestiti al gotha del sistema bancario italiano (vedi box), e che ha raccolto risparmio per circa 2 miliardi di euro. Il tesoretto oggi è a disposizione del management, che sta facendo incetta di partecipazioni. Dagli acquedotti agli aeroporti, dalle autostrade agli interporti, dai parchi fotovoltaici alle reti del gas. A breve anche porti turistici, a parte dalla Marina di Loano (vedi Ae 123). F2i è un fondo “onnivoro”. Probabilmente non lo sapete, ma è già entrato anche nella vostra vita. Se siete correntisti di Intesa-Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena o Ubi Banca, i vostri risparmi alimentano F2i. Se utilizzate l’Autostrada del Brennero (A22), l’Autostrada Brescia-Padova (A4), le Autovie Venete (A4 fino a Trieste, A23, A28) e l’Autocamionale della Cisa (A15) quando pagate il pedaggio state arricchendo F2i, che detiene il 26% di Infracis, una holding di partecipazioni che tiene in pancia quote di tutti questi caselli. Nelle case dei genovesi, invece, F2i entra dal rubinetto: a giugno 2010 (vedi Ae 118) il fondo s’è comprato il

40 per cento di Mediterranea delle Acque, la società del gruppo Iren che gestisce il servizio idrico integrato nella maggior parte dei 67 comuni della Provincia di Genova. Due dei sette comunicati stampa emessi da F2i in tutto il 2010 sono arrivati negli ultimi giorni dell’anno. Il 20 e 21 dicembre il Fondo ha messo a segno due colpi rilevanti. Prima, investendo 255 milioni di euro (il

75% a carico di F2i), ha acquistato la rete gas di Eon in partnership con il fondo Axa Private Equity. Una partecipazione che si aggiunge a quella (60%) in Enel Rete Gas, che è il secondo operatore nazionale nel settore della distribuzione del gas. La quota di mercato di F2i, che con 50mila chilometri di rete raggiunge 2,7 milioni di utenze, è il 16 per cento. Il giorno dopo si

DOVE VANNO I SOLDI / ATTUALITÀ

di luca martinelli

1,9miliardi di euro, circa, è la dotazione del “Fondo italiano infrastrutture”

di F2i sgr

Mille euro per 9.380 azioni fanno un capitale sociale di meno di dieci milioni di euro. È il capitale deliberato, sottoscritto e versato dai 13 soci della società di gestione del risparmio “Fondi italiani per le infrastrutture” (F2i sgr spa). Tutti nomi eccellenti: Cassa depositi e prestiti ha in pancia 1.500 azioni, e altrettante ne possiedono Banca infrastrutture innovazione e sviluppo (Biis spa, gruppo Intesa-Sanpaolo), Unicredit spa e Merryl Linch International, una delle maggiori banche d’affari a livello globale. Con 600 azioni a testa, invece,

controllano i 6,3 per cento delle azioni la Fondazione Cariplo (Intesa-Sanpaolo), Fondazione Cassa di risparmio di Torino (Unicredit), Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Cassa nazionale di previdenza ed assistenza in favore dei geometri. Un gradino più in basso (380 azioni) sta invece Inarcassa, la cassa nazionale per gli ingegneri e gli architetti. Infine, con 150 azioni a testa, completano il quadro dei soci le fondazioni della casse di risparmio di Cuneo (Brebanca, gruppo Ubi), Forli (Intesa-Sanpaolo), Padova e Rovigo (Intesa-Sanpaolo). Dal gennaio 2007 -quando il fondo F2i sgr spa venne presentato a Milano, alla presenza

dell’allora ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa- a fine febbraio 2009 il F2i ha fatto fund raising, raccogliendo in tutto 1,852 miliardi di euro, 968 milioni dei quali già investiti (vedi grafico a p. XX). Per “far fruttare” il resto c’è tempo fino al 2013. F2i è il principale fondo per le infrastrutture italiano e il più grande fondo infrastrutturale al mondo dedicato a un solo Paese. La sgr ha chiuso il bilancio 2009 con un’utile di 3,1 milioni di euro, distribuendo dividendi per 4,9. F2i sta garantendo a chi ha scommesso sul fondo un rendimento del 15% annuo.

Vito Gamberale (a sinistra) col banchiere Fabrizio Palenzona

gli azionisti di f2i

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ATTUALITÀ / DOVE VANNO I SOLDIil fondo onnivoro

predatori e prede: chi investe in f2i e dove investe f2i

Cassa depositi e prestiti, 34,6 milioni di euro **

una ragnatela di interessiF2i è un flusso: la società raccoglie “risparmio” dai soci (sponsor) e da altri soggetti (“Limited Partners”), e lo investe in società quotate e non. I nomi di alcuni di quelli che hanno versato l’obolo è nella parte alta del grafico,

ma la lista non è completa. È certo invece che la somma di tutti gli investimenti di F2i, al 31 dicembre 2010, ha toccato quota 968 milioni di euro. Soldi che son serviti ad acquisire partecipazioni rilevanti in nove società (le trovate, a cascata, sotto il logo

del Fondo). Oltre alle realtà descritte nell’articolo ci sono due aziende attive nel settore delle energie rinnovabili -Alerion Clean Power (15,7% per 79,2 milioni di euro) e HFV (49,8% per 50,1 milioni)-, c’è Enel Stoccaggi (49% per 35,2 milioni, è una joint

venture con Enel per realizzare campi di stoccaggio di gas naturale) e Interporto Rivalta Scrivia (22,7% per 59,7 milioni), 400mila m2 di magazzini coperti, in società con il gruppo Fagioli e la famiglia Gavio.

Merrill Lynch

Casse previdenziali:- Eppi (periti industriali): 2,5 milioni di euro; - Cassa forense (avvocati), 15,2 milioni di euro versati (sottoscritti, 60 milioni);- Inarcassa (ingegneri e architetti), 30 milioni di euro;- Cassa geometri: 90,3 milioni di euro sottoscritti (oltre 22 milioni già “impegnati”) - Cassa ragionieri, 2,53 milioni di euro

Unicredit

Alerion Clean PowerEnergie rinnovabili15,7%

Interporto Rivalta ScriviaLogistica 22,7%

GesacAeroporti65%

Enel Rete GasDistribuzione gas 60%

Mediterraneadelle AcqueServizio idrico integrato40%

Fondazione Mps

Fondazione Cassa di risparmio di Bologna, 15 milioni di euro di cui 3,83 già versati*)

Enel StoccaggiStoccaggio gas49%

InfracisAutostrade26%

E.on ReteDistribuzione gas 100%

HFVEnergie rinnovabili49,8%

Biis (Intesa Sanpaolo), 38,2 milioni di euro*

Fondazione Cassa di Risparmio Torino, 60 milioni di euro di cui 15,2 versati*)

Fondazione Cassa di risparmio di Forlì, 15 milioni di euro (di cui 3,83 già versati*)

Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, 15 milioni di euro (di cui 3,8 già versati*)

Fondazione Cariplo, 60,32 milioni di euro (di cui 15,3 versati*)

*31 dicembre 2009 - **30 giugno 2010 - Fonte: dati aziendali elaborati da Altreconomia

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è chiuso, invece, il contratto che ha portato a F2i il 65 per cento di Gesac, in cambio di 150 milioni di euro. Gesac è la società che gestisce l’Aeroporto internazionale di Napoli Capodichino, il terzo in Italia per traffico -se escludiamo gli scali internazionali di Milano e Roma- con oltre 5,2 milioni di passeggeri tra gennaio e novembre 2010 (Assoaeroporti). Gli altri azionisti sono Comune e Provincia di Napoli (12,5% a testa), Sea (col 5%: è la società che ha in gestione Linate e Malpensa, che per l’84,5% è controllata dal Comune di Milano) e il Gruppo interporto campano di Gianni Punzo (socio di Della Valle e Montezemolo in Ntv). Andare a fondo nella vicenda Gesac, che ha in concessione Capodichino fino al 2043, aiuta a sciogliere la matassa di relazioni che rende forte F2i: presidente della società è stato nominato, infatti, Mario Sarcinelli, un economista che è stato in passato ministero del Commercio estero, vice direttore generale della Banca d’Italia, direttore generale del ministero del Tesoro, presidente della Banca nazionale del lavoro (Bnl). Sarcinelli, soprattutto, sedeva nel consiglio d’amministrazione della Cassa depositi e prestiti quando, nel 2007, l’istituto decise di diventare uno degli sponsor del Fondo, il cui presidente è, ancora oggi, Ettore Gotti Tedeschi, che siede nel cda di Cassa depositi e prestiti ma è anche presidente dello Ior, la Banca vaticana. F2i è, per la Cassa, storicamente attiva nei mutui a favore degli enti locali, un’iniziativa “innovativa”: “L’aspetto innovativo -spiega il sito dell’istituzione, controllata al 70 per cento dal ministero del Tesoro e presieduta da Franco Bassanini- consiste nella possibilità di finanziare attraverso la raccolta postale anche soggetti privati, a condizione che si tratti di interventi di interesse generale, condotti o promossi da soggetti pubblici”. Telefonicamente, dalla Cassa ci spiegano che le due attività (quella storica e quella “innovativa”) non sarebbero in concorrenza perché fanno riferimento a due ambiti diversi: brownfield, infrastrutture già avviate, per F2i; greenfield, nuove infrastrutture, per la Cassa depositi e prestiti. Il neopresidente Gesac Mario Sarcinelli, intervistato da Il Mattino ha spiegato che “l’acquisizione di Capodichino è solo il punto di partenza di una strategia più ampia”. Con lui è entrato

nel cda dell’azienda napoletana in quota F2i anche Riccardo Conti. Conti siede nel consiglio d’amministrazione di F2i dal 28 aprile del 2010, segnalato dall’azionista Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Meno di un mese prima era ancora assessore alle Infrastrutture e ai trasporti della Regione Toscana, incarico che ha mantenuto per due legislature, a partire dal 2000. Conti è anche il responsabile nazionale infrastrutture per il Partito democratico. In un’intervista concessa a inizio gennaio al Sole 24 Ore Conti ha affermato che “il fondo è pronto a entrare nel sistema aeroportuale toscano”, ovvero nelle società che gestiscono gli aeroporti di Pisa (“Galileo Galilei”) e Firenze (“Amerigo Vespucci”), rispettivamente Sat e Adf, due società quotate in Borsa. Secondo il quotidiano di Confindustria, F2i avrebbe “presentato una manifestazione d’interesse per Sogear, la società che gestisce l’aeroporto di Cagliari, e ha messo nel mirino gli scali di Catania, Genova, Bologna, Rimini e Forlì”. L’obiettivo è creare un network nazionale. Ed è lo stesso proposito con cui F2i è entrato sul mercato del gas, come abbiamo visto, e nel servizio idrico integrato, in partnership con Iren: l’accordo tra le due società prevede “un programma di partecipazione alle future gare ad evidenza pubblica per l’assunzione di partecipazioni ovvero la gestione di ulteriori ambiti territoriali”, come scrivevamo sul numero di luglio/agosto 2010 di Ae. Secondo una nota di Milano Finanza, il patto parasociale tra Iride (poi Iren) e F2i prevede che la seconda esprima 3 consiglieri d’amministrazione su 9 nella società congiunta, San Giacomo, ma con potere di esercitare veto nell’approvazione di determinate delibere, anche in merito alla modifica di alcune voci finanziarie del piano industriale e del budget. I patti parasociali sono stati firmati anche dagli azionisti pubblici di Iren, ovvero i Comuni di Torino, Genova, Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Al pari di Comune e Provincia di Napoli (azionisti di Gesac) hanno accolto un soggetto senza sapere chi ci ha messo i capitali. Accanto agli sponsor, che sono 13 come gli azionisti della società e hanno sottoscritto 938 milioni di euro (Quote “A”), ci sono 8 milioni di euro di Quote “C”, sottoscritte da società

dei manager e (nuovamente) dagli sponsor, ma soprattutto

906 milioni di euro (Quote “B”) sottoscritti da 40 “Limited Partners”, i cui

nomi sono avvolti nella nebbia. A noi risultano (almeno) la cassa previdenziale dei periti industriali (Eppi), quella dei ragionieri e periti commerciali e la Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense (avvocati), che ha sottoscritto 60 milioni di euro. Sconosciuti gli altri 37: la trasparenza non è d’obbligo, nemmeno per una società che si propone come gestore dei nostri servizi pubblici locali.

lo spacconeItaly1 non è una navicella spaziale ma l’ultima creazione di Vito Gamberale, una “spac”, acronimo inglese che significa “special porpuse acquisition company”, ovvero una società-veicolo, una scatola vuota quotata in Borsa che nasce solo con l’obiettivo di raccogliere capitali (almeno 150 milioni di euro), da utilizzare in seguito per realizzare una (e solo una) operazione di acquisizione, con un tempo utile di due anni per trovare la preda. Dopo una fusione per incorporazione, la società-bersaglio, non quotata, si troverà

automaticamente a Piazza Affari. Borsa Italiana ha ammesso Italy1 Investments a quotazione il 27 dicembre 2010, nel mercato telematico Miv. Le negoziazioni sono partite a fine gennaio. Compagni di strada di Gamberale in questa iniziativa sono Blm, un fondo londinese specializzato in imprese medio-piccole, guidato da Roland Berger, e Carlo Mammola, ad del fondo inglese Argan Capital. Intanto Gamberale pensa già alla prossima mossa: un fondo “stile F2i”, ma dedicato allo sviluppo di nuove infrastrutture.

Accanto, il presidente del fondo F2i, Ettore Gotti Tedeschi: siede nel cda della Cassa depositi e prestiti ed è anche presidente dello Ior, la banca vaticana. Sotto, Riccardo Conti, anch’egli nel cda di F2i. È stato assessore alle Infrastrutture della Regione Toscana ed è responsabile Infrastrutture del Partito democratico

37i “Limited Partners” senza un nome che

hanno sottoscritto quote di F2i

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