Linee Programmatiche dell’Assessorato all’Ambiente (Qualità … · Il monitoraggio e la...

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ASSESSORATO ALL’AMBIENTE DELLA PROVINCIA DI NAPOLI Prof. Giuseppe Caliendo Linee Programmatiche dell’Assessorato all’Ambiente (Qualità della Vita): Tutela e Monitoraggio Ambientale, Risorse Naturali, Rifiuti e Bonifica dei Siti.

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ASSESSORATO ALL’AMBIENTE DELLA PROVINCIA DI NAPOLI

Prof. Giuseppe Caliendo

Linee Programmatiche dell’Assessorato all’Ambiente (Qualità della Vita): Tutela e

Monitoraggio Ambientale, Risorse Naturali, Rifiuti e Bonifica dei Siti.

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INDICE

1. Premessa pag. 3 2. Inquinamento atmosferico “ 4 3. Inquinamento delle acque “ 6 4. Inquinamento del suolo “ 7 4.1 Diossine “ 8 4.2 Fitofarmaci “ 9 4.3 Amianto “ 9 4.4 Rifiuti “ 10 5. Siti contaminati “ 14 6. Inquinamento acustico “ 16 7. Campi elettromagnetici “ 16 8. Radiazioni ionizzanti “ 17 9. Biodiversità “ 18

10. Cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile “ 19

11. Rischio Idrogeologico “ 22 12. Educazione Ambientale “ 26 13. Istituzione di siti per il trattamento di parti colari rifiuti speciali o pericolosi “ 27

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1. Premessa Assumere la responsabilità istituzionale di governare un settore sensibile quale

“l’ambiente”, per di più in un contesto geografico storicamente “afflitto” da serie problematiche di carattere ecologico, in ragione anche delle importanti competenze attribuite alla Provincia in tale materia, crediamo debba necessariamente comportare uno sforzo globale, ispirato ad una visione complessiva del settore, che sia in grado di cogliere le criticità emergenti e sommerse e, comporre le esigenze ambientali con le esigenze di impresa, al fine di perseguire un coerente “SVILUPPO SOSTENIBILE”. Sviluppo sostenibile che è consacrato a principio ispiratore delle politiche ambientali comunitarie e nazionali e si pone come corollario imprescindibile per il perseguimento dell’obiettivo fondamentale da noi posto alla base della futura azione politico-programmatica, ossia “il miglioramento della qualità della vita”.

Gli interventi interesseranno in maniera prioritaria tutte le matrici ambientali (aria, acqua e suolo), tra loro strettamente correlate e l’azione sarà articolata attraverso i quattro momenti della:

- pianificazione; - prevenzione; - vigilanza e controllo; - risanamento. La pianificazione, attraverso una valutazione complessiva delle esigenze delle

popolazioni interessate e delle condizioni geologiche, morfologiche ed economiche dei territori investiti tenderà a minimizzare gli impatti delle attività antropiche, così come la prevenzione, attraverso lo strumento della valutazione dell’impatto ambientale, mirerà a classificare e prevenire tutte le attività potenzialmente dannose. D'altronde tale indirizzo si pone perfettamente in sintonia con le interpretazioni offerte dalla giurisprudenza in ragione della costatazione che la stessa Corte Costituzionale, avallando la tesi più volte sostenuta dalla Cassazione, ha precisato come la “materia ambiente” sia una materia trasversale in grado di insidiarsi permeando imprescindibilmente, tutte le altre “materie” legate alle attività umane (attività produttive, edilizia, trasporti, ecc.).

L’attività di vigilanza sul territorio provinciale è ovviamente essenziale al fine di far rispettare le normative vigenti, ma occorre anche, parallelamente, risanare gli ambienti già fortemente danneggiati dalle varie fonti di inquinamento.

Il controllo dello stato dell’ambiente si avvarrà della collaborazione degli Enti istituzionali preposti a tali compiti (laboratori dell’ARPAC, AA.SS.LL., Istituto Zooprofilattico ed altri). Tale attività sarà condotta anche in collaborazione con i Dipartimenti Ministeriali, le strutture di ricerca e le strutture di eccellenza esistenti sul territorio regionale. Tale interazione sarà finalizzata alla individuazione e

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risoluzione delle problematiche di particolare rilievo. A titolo esemplificativo, tale collaborazione potrà riguardare non solo l’esecuzione di studi di monitoraggio ambientale, ma anche la messa a punto e l’ eventuale trasferimento di metodiche “ad hoc” tese ad un migliore controllo di prevenzione e risoluzione del rischio ambientale. Inoltre, molte delle attività che l’Assessorato intende condurre saranno integrate, in collaborazione con gli Enti preposti, da studi epidemiologici atti a comprendere come la presenza di matrici ambientali inquinate possano determinare l’insorgenza o la maggiore incidenza di stati patologici nell’uomo. Infatti, tutti gli interventi che saranno attuati da questo Assessorato avranno come obiettivo principale la tutela della salute, bene primario dei cittadini, nel rispetto del principio: “Bene Ambientale = Bene Economico nel rispetto del Bene Uomo”. 2. Inquinamento atmosferico

L’inquinamento atmosferico è determinato dall’alterazione della composizione dell’atmosfera, a cui consegue la variazione dei suoi parametri chimico-fisici, dovuta all’introduzione di sostanze estranee o all’aumentata immissione di composti naturalmente presenti (es. ozono, CO2, etc.) fino a concentrazioni tali da determinare condizioni deleterie per la vita e gli ecosistemi, in maniera diretta o indiretta.

Tra i principali inquinanti, classificati in macroinquinanti e microinquinanti, vanno ricordati gli ossidi di azoto e di zolfo, il monossido di carbonio, l’ozono, il benzene, le polveri totali sospese o le frazioni fini. Queste ultime sono particolarmente pericolose in quanto in grado di penetrare nel tratto inferiore dell’apparato respiratorio con tutto il loro carico di contaminanti tossici veicolati (come ad esempio gli idrocarburi policiclici aromatici).

Il particolato atmosferico è considerato oggi l'inquinante di maggiore impatto nelle aree urbane; esso comprende componenti quali particolato, particolato sospeso, pulviscolo atmosferico, polveri sottili, polveri totali sospese (PTS), che identificano comunemente l'insieme delle sostanze sospese in aria (fibre, particelle carboniose, metalli, silice, inquinanti liquidi o solidi). Le fonti di tale inquinante sono prevalentemente di tipo antropico piuttosto che naturale e sono quindi rappresentate in primo luogo dal traffico veicolare e dai gas di combustione delle caldaie domestiche, ma anche da tutte le attività industriali a cui, purtroppo, sono da affiancare i fenomeni di combustione illegale di rifiuti.

Le criticità in Provincia di Napoli si evidenziano in un aumento consistente del superamento dei parametri dei valori soglia di PM10 (particolato a composizione mista costituito da polveri, ceneri, fuliggine, sostanze silicee e vegetali, particolarmente dannose per la salute dell’uomo); significativo è il fatto che dal 1 agosto al 28 agosto 2009 (mese in cui il traffico veicolare risulta notevolmente ridotto) ci sono stati a

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Napoli ben 23 “sforamenti” consecutivi del valore massimo tollerabile di polveri

sottili PM10 (50 µg/m3), mentre dall’inizio dell’anno fino al 30 agosto ci sono stati 154 sforamenti (fonte di informazione: Legambiente). Gli sforzi dovranno essere rivolti allo sviluppo di nuove strategie per ridurre le fonti di emissione di particolati sospesi migliorando, ad esempio, la mobilità urbana, in sinergia con l’Assessorato ai Trasporti della Provincia, attraverso il potenziamento del sistema ferroviario e di metropolitana e favorendo, anche a livello locale, una politica per il rinnovamento del parco veicolare convenzionale.

Inoltre, l’attività di monitoraggio in prossimità dei siti industriali consentirà di valutare costantemente il rispetto dei limiti normativi fissati dalla legge relativamente alle emissioni in atmosfera. In particolare sarà costantemente monitorato il termovalorizzatore di Acerra, in collaborazione con l’ARPAC, ed è stata già sostenuta da questo Assessorato la proposta di costituire, di concerto con l’Osservatorio Ambientale, la Regione e gli altri Enti preposti, una “tecno-struttura”,

costituita da professionisti altamente qualificati, che effettui studi di bio-magnificazione degli inquinanti sulla popolazione per evitare l’insorgere di eventuali patologie connesse all’inquinamento ambientale.

Altra fonte non trascurabile, ma spesso non facilmente controllabile, di inquinamento atmosferico, è la presenza di roghi nelle campagne del territorio provinciale, in particolare di stracci imbevuti di rifiuti tossici, pneumatici, cavi elettrici, teli plastici utilizzati nelle serre, etc. Anche in questo caso l’Assessorato si è già attivato, in collaborazione con la Prefettura, al fine di fronteggiare rapidamente questa emergenza: la Provincia si è proposta come Ente coordinatore per le verifiche e gli accertamenti di illeciti, che coinvolgeranno l’azione della Polizia Provinciale, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. In particolare, in questa prima fase l’attenzione è stata posta sul problema dell’incendio dei pneumatici, che molto spesso, oltre ad essere già causa di inquinamento, costituiscono il materiale comburente con il quale incendiare rifiuti notevolmente tossici e nocivi. E’ in fase di realizzazione un maxi-censimento di tutti gli operatori connessi alla commercializzazione ed allo smaltimento dei pneumatici (gommisti, stazioni di servizio, autolavaggi, centri commerciali, autodemolitori, etc). In affiancamento all’adozione di tali misure la Provincia si impegna ad effettuare controlli incrociati tra i punti vendita dei materiali sopra descritti (consorzi agricoli per la vendita dei teli, gommisti, centri commerciali, etc per i pneumatici) e gli utenti che acquistano e devono smaltirli, provvedendo ad intensificare i controlli e le sanzioni in caso di illecito.

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3. Inquinamento delle acque Lo stato delle acque in Provincia di Napoli deve essere inquadrato nell’ambito

di numerose tipologie di dati ambientali. La valutazione dello stato delle risorse idriche sotterranee e degli ecosistemi acquatici (mari, laghi e fiumi) non può prescindere dalla comparazione degli indici rilevati con gli standard normativi di riferimento, nonché con i dati caratterizzanti lo stato delle acque in ambito Nazionale e Comunitario.

È innanzitutto auspicabile un miglioramento delle conoscenze che può derivare da un censimento dei dati sulle acque in ambito provinciale, dal momento che i dati ad oggi disponibili sono spesso frammentari.

La contaminazione delle acque superficiali e di quelle sotterranee è fortemente correlata ai carichi inquinanti puntuali rappresentati dagli scarichi civili (implicanti un inquinamento di tipo organico con diminuzione dell’ossigeno disciolto) ed industriali (metalli pesanti, solventi, etc) e da quelli diffusi, generati prevalentemente dal comparto agro-zootecnico (fitofarmaci e loro residui), immessi direttamente o indirettamente nei corpi idrici provinciali.

Una attenta analisi ed una stima dei carichi puntuali e diffusi è stata già condotta, ma dovrà essere ulteriormente arricchita e sviluppata al fine di una completa tutela di questa matrice ambientale. Infatti, i dati che ne emergeranno potranno fornire una visione approfondita che consentirà di pianificare la tutela delle acque in termini di prevenzione e riduzione di determinati fattori di impatto sui corpi idrici. Sarà possibile raggiungere tale obbiettivo oltre che con il rispetto dei limiti dei valori soglia per i parametri critici relativi agli inquinanti nelle acque stesse, anche attraverso l’adeguamento dei sistemi fognari e il collettamento e la depurazione degli scarichi in esse recapitati.

Gli impianti di depurazione costituiscono un terminale critico nel ciclo delle acque; l’adeguatezza degli impianti e dei processi depurativi, nonché il rispetto dei limiti normativi per lo scarico nei copri idrici superficiali risultano fondamentali nello schema di processo degli impianti stessi. Purtroppo in Provincia di Napoli sia gli impianti sia i processi depurativi, nella maggioranza dei casi, non sono in condizioni da garantire il rispetto dei parametri previsti dalle normative vigenti.

Pertanto, un ulteriore elemento di criticità da monitorare attentamente è l’efficienza della gestione di tutti gli impianti di depurazione incidenti sul territorio provinciale, che avviene ad opera di società concessionarie. La qualità delle acque sversate dagli impianti di depurazione, a seguito del trattamento, risulta estremamente importante vista anche la vocazione turistica che caratterizza la nostra Provincia. E’ noto che il turismo contribuisce a rafforzare l’appartenenza al territorio ed a raggiungere favorevoli obiettivi economici, ma a tale scopo è necessario che

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l’industria turistica venga dotata dei mezzi che le permettano di sfruttare al meglio le risorse naturali del territorio. In tale ambito, dunque, il monitoraggio della qualità delle acque di balneazione, attraverso la loro valutazione igienico-sanitaria, risulta necessaria per la gestione sostenibile della fascia costiera e per la eventuale predisposizione di interventi mirati ad una protezione e valorizzazione dell’ambiente marino-costiero.

Allo stesso modo, gli scarichi correlati all’ industria turistica saranno attentamente monitorati al fine di verificarne il rispetto della normativa di settore e prevenire la deturpazione dell’ambiente marino-costiero anche attraverso l’adozione di sanzioni amministrative e segnalazioni agli organi giudiziari.

Il monitoraggio e la salvaguardia dell’ambiente marino-costiero da parte della Provincia di Napoli sarà rivolto anche alla tutela dell’acquacoltura quale comparto importante nel panorama economico provinciale. In tal senso, la qualità delle acque costiere diviene sinonimo di qualità e garanzia del prodotto ittico che perviene al consumatore finale.

In ultima analisi, al fine di una complessiva tutela dei corpi idrici della Provincia di Napoli, risulterà utile il confronto tra la nostra situazione idrica-ambientale con quella di altre Province Italiane e di altri Paesi Europei (attività di Benchmarking). Tale confronto è finalizzato allo sviluppo di indicatori comuni che possano rappresentare nuovi markers descrittivi della qualità effettiva del sistema idrico provinciale. 4. Inquinamento del suolo

Alla luce della vocazione agricola di numerose aree dell’entroterra provinciale deputate alla produzione di prodotti tipici della Regione Campania destinati anche all’esportazione, la risorsa suolo assurge ad ambito particolarmente sensibile rispetto alle attività antropiche. Il danno ambientale perpetrato nei confronti del suolo, viene inevitabilmente a configurarsi come un enorme danno alla filiera agro-alimentare, all’immagine del territorio e alla spendibilità dei marchi correlati alla indicazioni geografiche tipiche, con grave nocumento per tutto l’indotto.

Infatti, i terreni destinati ad uso agricolo della nostra Provincia, che sono da anni violentati dallo scempio di scarichi abusivi, rifiuti tossici illegalmente versati o interrati, nonché dall’emissione di scarichi industriali e urbani, sono divenuti in alcuni casi una vera e propria emergenza ecologica. Tra gli inquinanti spesso riscontrati in tale matrice ambientale un’importanza rilevante è rivestita dalle diossine e dai fitofarmaci.

Nell’ottica di un monitoraggio integrale finalizzato a garantire il massimo livello di tutela dello “spazio vitale”, particolare attenzione sarà dedicata alla

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sorveglianza delle aree circostanti i siti fortemente antropizzati, in cui è rilevante l'effetto del traffico veicolare, la presenza di impianti per la produzione di energia, di impianti di riscaldamento domestico, di impianti di trattamento e smaltimento rifiuti (ad esempio il termovalorizzatore di Acerra), attivi o dismessi, nonché la presenza disseminata dell’abbandono illegale di rifiuti speciali e/o pericolosi al fine di determinare l’eventuale presenza e l’entità di fenomeni di biomagnificazione (processo di bioaccumulo di sostanze tossiche e nocive negli esseri viventi con un aumento di concentrazione di queste sostanze all'interno degli organismi dal basso verso l'alto della piramide alimentare). A tale scopo, accanto allo studio delle matrici ambientali, saranno condotte indagini e censimenti sullo stato di salute delle popolazioni insediate nelle aree suddette di concerto con tutti gli altri Enti interessati.

Tali interventi di monitoraggio avranno come ulteriore obiettivo quello di definire i criteri di effettuazione della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS), che spesso o sempre viene dimenticata, utile e fondamentale per l’autorizzazione di eventuali futuri impianti. Parallelamente all’attività suddetta l’Assessorato propone di istituire un “Osservatorio Permanente per la Salute” che, oltre a monitorare le condizioni della cittadinanza, si farà promotore di tavoli tecnici con personale sanitario al fine di individuare le problematiche e gli interventi prioritari per combattere le patologie connesse all’inquinamento che minano la salute dei cittadini.

4.1 Diossine Con il termine di diossine ci si riferisce ad una famiglia di centinaia di

composti chimici aromatici policlorurati suddivisa nelle classi delle policlorodibenzodiossine e dei policlorodibenzofurani. Le attività antropiche, spesso indicate come responsabili della produzione di questi composti come sottoprodotti indesiderati sono:

� gli impianti industriali di combustione; � gli scarichi veicolari; � l’industria metallurgica; � la produzione delle plastiche; � l’incenerimento incontrollato dei rifiuti solidi urbani; � i processi di recupero degli oli esausti; � la lavorazione della carta; � la produzione di alcuni diserbanti; � la presenza di attività industriali che utilizzano composti clorurati. L’inquinamento da parte delle diossine di tutte le matrici ambientali e

alimentari è tristemente noto in Campania ed in particolare in Provincia di Napoli. Le attività di monitoraggio da parte dell’ARPAC nel corso degli anni hanno evidenziato

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come numerosi Comuni della Provincia di Napoli, (ad esempio San Vitaliano, Acerra, Pollena Trocchia, Cercola, Nola e Marigliano) siano risultati interessati da tale problematica. Occorre, quindi, potenziare il piano di sorveglianza sulle attività antropiche responsabili della contaminazione da diossine, praticando una campagna straordinaria di monitoraggio su tutte le aree della Provincia, in modo particolare su quelle in cui sono state già riscontrate in precedenza positività nelle matrici alimentari, biologiche e ambientali. In particolare, la filiera alimentare riveste un elemento di estrema criticità anche per l’impatto che l’industria alimentare ricopre in ambito provinciale e regionale. A fianco di una fondamentale campagna di monitoraggio occorrerà attuare un’attenta e severa politica di gestione del territorio che vede ancora una volta, nel corretto ciclo di gestione dei rifiuti urbani ed in particolare nell’implementazione della raccolta differenziata, un elemento di assoluta priorità nel prevenire ulteriori scempi del territorio provinciale.

4.2 Fitofarmaci Accanto alle diossine, i prodotti fitosanitari, appartenenti a numerose classi

chimiche ed utilizzati in agricoltura per combattere parassiti ed organismi dannosi per l’uomo, gli animali e le piante, costituiscono anch’essi un’emergenza ambientale da monitorare attentamente.

I controlli di carattere sanitario e l’attività di sorveglianza sugli alimenti, sebbene effettuati nel rispetto degli indirizzi forniti dal “piano regionale di prevenzione e coordinamento degli interventi in materia di vigilanza degli alimenti e delle bevande” approntato dalla Regione Campania e condotti dall’ARPAC, richiedono anche un’attenta politica ambientale a carattere provinciale. Essa dovrà essere rivolta essenzialmente al controllo dei siti territoriali che richiedono interventi di bonifica, nonché alla promozione di una forte campagna di sensibilizzazione verso le aziende agricole presenti sul territorio, volta al rispetto delle norme quali-quantitative per l’impiego dei presidi fitosanitari.

4.3 Amianto Particolare attenzione verrà dedicata all’inquinamento provocato dalla

dispersione di fibre di amianto nell’atmosfera. Tale sostanza, caratterizzata da elevato potere cancerogeno a danno dell’apparato respiratorio, risulta molto diffusa su tutto il territorio nazionale, a causa di un largo utilizzo effettuato nei decenni passati, sebbene sia stato bandito sin dal 1992. In particolare la presenza di amianto si riscontra in edilizia (ad esempio tegole, lastre, tubazioni, rivestimenti per soffitti e pareti) e, in misura inferiore, nel settore dei trasporti (navi e treni), nonché in percentuale minoritaria in altri settori industriali (automobilistica, siderurgica, tessile

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etc). E’ evidente come la diffusione del materiale sia stata capillare sia in edifici privati sia nell’edilizia pubblica (scuole, palestre, piscine, cinematografi, uffici, ecc.).

Gli interventi che l’Assessorato intraprenderà saranno volti al censimento degli edifici pubblici contenenti amianto, al monitoraggio di tali siti e al corretto smaltimento dei materiali rimossi, nonché allo sviluppo di incentivi per le amministrazioni locali particolarmente attive nell’ambito di tale problematica.

Si precisa, infine, che verrà sostenuta la possibilità di realizzare appositi siti autorizzati per la raccolta di materiali contenenti amianto, al fine di semplificare le procedure e ridurre i costi di smaltimento di tale inquinante.

4.4 Rifiuti I rifiuti hanno rappresentato l’immagine più dequalificante del territorio della

Provincia di Napoli negli ultimi anni; tale immagine trova conferma nel dato relativo al numero dei reati connessi alla gestione dei rifiuti che vede la Campania e la Provincia di Napoli come leaders nazionali.

Ad oggi, tuttavia, è auspicabile una reale inversione di tendenza con azioni volte a demolire la triste fama di essere la Provincia dell’abusivismo e delle discariche illegali. Risulta indubbio che sviluppare degli indicatori di correlazione tra le dinamiche economiche e la gestione dei rifiuti è essenziale ma, allo stesso tempo, impegnativo per i numerosi fattori coinvolti, che spesso non sono direttamente correlabili, come:

� produzione di rifiuti urbani; � percentuale di rifiuti pericolosi; � raccolta differenziata; � presenza sul territorio di discariche; � capacità contenitiva delle discariche; � movimentazione e gestione dei rifiuti; � ottimizzazione e riduzione degli imballi e del packaging; � normative e pianificazione in materia di rifiuti. La raccolta differenziata rappresenta oggi uno strumento essenziale per la

gestione razionale e sostenibile del ciclo dei rifiuti. Tra il 2002 ed il 2007 la raccolta differenziata ha fatto registrare in Campania un incremento in valore assoluto pari a circa 200.000 tonnellate di rifiuti; allo stato attuale occorre sicuramente incrementare la percentuale di rifiuti differenziati rispetto all’obiettivo regionale pari al 25% previsto entro il 2009, fissato con la legge n° 123 del 14 Luglio 2008.

In tale ambito un ruolo guida deve essere svolto dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Napoli. Nella gestione della raccolta differenziata occorre, ad esempio, non trascurare la frazione riferibile ai rifiuti urbani indifferenziati; tale

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frazione residuale, da conferire in discarica, costituisce tuttora una delle principali problematiche da affrontare.

Risulta inoltre necessario implementare e accelerare il trasferimento di fondi agli Enti Locali da destinarsi per la realizzazione delle isole ecologiche, poiché “la raccolta differenziata sta all’isola ecologica come il pane sta al grano”. L’isola ecologica rappresenta a parere dello scrivente Assessorato un volano ed una forma di educazione per il cittadino, che attraverso il conferimento diretto dei rifiuti differenziati si sente concretamente coinvolto nel raggiungimento di un ciclo dei rifiuti “virtuoso”. Al fine di favorire poi tali comportamenti, si procederà a sviluppare sistemi di fidelizzazione per i cittadini che conferiscono i rifiuti nelle isole ecologiche con un sistema di incentivi economici.

Un’iniziativa mirante a ridurre la produzione dei rifiuti è sicuramente l’istallazione di compostiere familiari distribuite in comodato d’uso e finanziate dagli Enti Locali, coinvolgendo aziende private sensibili a tale problematica, per recuperare quotidianamente i rifiuti organici e gli sfalci erbosi con produzione di compost da riutilizzare per concimare le proprie piante. Tale iniziativa, potrebbe essere adottata presso le famiglie residenti in abitazioni dotate di giardino di almeno 50 m2, riconoscendo alle stesse come incentivo una piccola riduzione sulla tassa rifiuti.

I rifiuti speciali costituiscono allo stesso modo una problematica inerente il ciclo dei rifiuti; lo strumento legislativo rappresentato dalla legge n° 70 del 1994 ha subito successive modifiche nel corso degli anni. Tuttavia, il modello unico di dichiarazione (MUD) rappresenta allo stato attuale l’unica fonte informativa in materia di rifiuti speciali. Ciò determina che il dato relativo ai rifiuti speciali non pericolosi è frutto per oltre il 50% di stime statistiche e pertanto i livelli di conoscenza del fenomeno sono parziali e distanti dal concetto di “tracciabilità” dei rifiuti.

Altro elemento di particolare attenzione sarà costituito dalle ingenti quantità di rifiuti speciali smaltiti illegalmente ed oggetto di abbandono incontrollato sul territorio provinciale che sfuggono ai quantitativi legalmente dichiarati nei MUD. Un attento monitoraggio presso i produttori, nonché presso le aziende responsabili della traslocazione e dello smaltimento di questi rifiuti sarà essenziale ai fini di un’attività preventiva ma anche repressiva. Anche in tale settore l’Assessorato vigilerà attraverso l’intervento costante del personale di Polizia Provinciale che sarà affiancato da esperti, opportunamente formati, per garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Nella prospettiva di raggiungere l’obiettivo cardine del Ciclo Integrato dei Rifiuti , che consiste nella minimizzazione della produzione e dello smaltimento dei

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rifiuti, si ritiene opportuno pensare a Politiche integrate tra Ente Provincia e Autorità, a livello Comunale, Regionale e Nazionale, deputate al controllo e al regolamento di prodotti per l’imballaggio ed il packaging di ogni ordine e grado, coinvolgendo tutti i settori della piccola e grande distribuzione: ad esempio imponendo alle attività produttive di ridurre gli imballi all’essenziale, senza inutili sprechi di materiale destinato a diventare immediatamente rifiuto (overbag). Si verifica, infatti, una dicotomia: le iniziative “saponi alla spina” e dispenser di prodotti sfusi (pasta, cereali, frutta secca, caramelle e tutti gli altri materiali direttamente correlati e non alla spesa domestica) se, da un lato, implicano un apprezzabile risparmio di materiali difficilmente smaltibili, dall’altro, comportano sicuramente problemi relativi al recupero degli investimenti effettuati dalle aziende produttrici di contenitori e imballi.

Pertanto, le politiche economiche del nostro Governo, tanto a livello nazionale quanto a livello locale, dovrebbero legiferare in favore di incentivi volti a facilitare politiche di diversificazione degli investimenti ovvero dei processi produttivi nei suddetti comparti, tali da scongiurare l’acuirsi di problemi di natura economica delle nostre imprese e di problemi occupazionali, che da troppo tempo attanagliano il Meridione.

Un ulteriore impulso potrebbe essere rappresentato dall’introduzione della tariffazione puntuale, finalizzata a premiare gli enti conferitori di una minore produzione dei rifiuti urbani, penalizzando, per contro, quelli che non si adeguano agli standard previsti. Al fine di ridurre, a monte della filiera, la quantità di rifiuti prodotti, si potrebbe far riferimento a politiche aziendali e metodologie, già applicate, con successo, in altre realtà italiane, come per esempio: la vendita di detersivi alla spina, la vendita con la modalità self service, la vendita diretta di latte crudo mediante distributori automatici, l’introduzione di contenitori/vaschette per alimenti in materiale biodegradabile, l’utilizzo di pannolini lavabili in luogo dei classici “usa e getta”, l’incentivazione all’utilizzo di sacche di tela o juta in luogo delle buste in polietilene.

Ad esempio, la quantità media di detergenti liquidi venduti in un anno in un

ipermercato (di oltre 10.000 mq di superficie) viene stimata in circa 3 milioni di litri. Ne deriva che un punto vendita contribuisce mediamente ogni anno alla formazione di circa 200 tonnellate di rifiuto, costituito da flaconi per detergenti. Analogamente, l’utilizzo quotidiano di sacchetti della spesa in polietilene, solitamente utilizzati per 20 minuti e smaltibili in circa 400 anni, arreca grave danno all’ambiente, tanto da indurre il Governo Centrale a metterle al bando, recependo una direttiva comunitaria, a partire dal 1 Gennaio 2011.

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Tutte queste iniziative, associate ad un adeguato programma di educazione ambientale nelle scuole e di comunicazione istituzionale rivolta alla comunità, basato sulla pubblicità su stampa locale e siti web, o anche con passaggi televisivi su reti locali e nazionali, materiali informativi, brochure e seminari oppure ricorrendo alla comunicazione dinamica (bus urbani), potranno concorrere ad abbattere in maniera significativa la produzione di rifiuti da imballaggio.

Tale quadro evidenzia un’elevata complessità nella gestione di tutti i tipi di rifiuti che costituisce un elemento di certa criticità nel panorama ambientale provinciale. Le azioni che quindi l’Assessorato intenderà attuare saranno rivolte ad un razionale approccio per sostenere ed incrementare le azioni recentemente intraprese dal Governo Centrale che, fino ad ora, hanno consentito di avviare un corretto ciclo dei rifiuti, di superare l’emergenza e di inaugurare una nuova stagione della legalità e dell’efficienza in tale settore.

Particolare attenzione, inoltre, sarà rivolta alla prevenzione dell’accumulo dei rifiuti lungo tutti i bordi stradali del tessuto urbano ed extraurbano dovuto alla cattiva abitudine di liberarsi di questi durante il tragitto. Anche se in alcuni tratti stradali della Provincia di Napoli e non solo si osserva la presenza di rifiuti ingombranti abbandonati di natura ed origine diversa, nella totalità dei casi i rifiuti che accompagnano i nostri viaggi presenti lungo i marciapiedi o in prossimità dei guard-rails sono quelli indifferenziati e di piccolo taglio, legati alle più disparate attività che si esplicano negli abitacoli degli autoveicoli. L’impatto ambientale di tale forma di inquinamento non va assolutamente sottovalutato, sia per gli eccessivi costi per la loro rimozione, che per lo scarso decoro che è sotto gli occhi di tutti.

Pertanto, l’Assessorato all’Ambiente si adopererà, per contrastare tale forma selvaggia e disseminata di inquinamento mediante campagne pubblicitarie con messaggi cartellonistici e coinvolgendo gli altri Enti, Regionali e Centrali mediante la previsione di norme che prevedano controlli e quindi sanzioni.

L’intervento fondamentale ed indifferibile da attuare per tale forma di inquinamento, che prevede la condivisione del Governo Centrale, attuabile in tempi brevi e peraltro con basso costo sia per le Amministrazioni che per i Cittadini, è quello di imporre l’obbligo dell’installazione all’interno degli autoveicoli (per esempio vicino alla leva del cambio) di un sacchetto che consente di poter raccogliere in modo indifferenziato quanto di più diverso possa essere prodotto all’interno degli abitacoli. Sacchetto che può essere svuotato in appositi contenitori presenti nelle aree di servizio o presso le proprie abitazioni.

Con la chiusura della fase di commissariamento la Provincia è chiamata a svolgere un ruolo critico mediante la realizzazione di una Società Provinciale per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti: per la sua realizzazione si è preso atto dei

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provvedimenti posti in essere dall’Amministrazione uscente, nonché degli adempimenti necessari alla sua costituzione. Verificata l’impossibilità di poter espletare le relative procedure, in considerazione della tempistica prevista dal codice dei contratti in materia di gare ad evidenza pubblica, si è proposto alla Regione Campania di nominare, secondo la procedura individuata dall’art. 1 comma 5 dell’O.P.C.M. n. 3775 del 28 Maggio 2009, un soggetto attuatore. 5. Siti contaminati

I siti contaminati costituiscono una problematica nota della nostra Regione ed interessa significativamente la Provincia di Napoli. Tale criticità assume proporzioni importanti in virtù delle vaste dimensioni delle aree interessate e della qualità e quantità degli inquinanti in esse presenti. I rischi ben noti non riguardano, come è facile immaginare, solamente l’ambiente, ma minano soprattutto la salute umana, compromettendo in maniera definitiva lo sviluppo di aree di importanza strategica per la loro prerogativa storica, culturale e paesaggistica. La situazione della Provincia di Napoli risulta particolarmente aggravata dalla presenza di numerose aree interessate dallo sversamento illegale e incontrollato di rifiuti. Infatti, le discariche abusive e i rifiuti abbandonati, la dispersione illegale di rifiuti tossici e nocivi, la dispersione e la frammentazione sul territorio di sostanze derivanti dalla cattiva gestione o dalla gestione illegale dei reflui industriali hanno contribuito negli anni a determinare un potenziale tossico di dimensioni vastissime ed indefinibili.

Il primo censimento dei dati relativi ai siti contaminati è stato condotto nel 2005 in occasione della predisposizione di un Piano Regionale di Bonifica; questo strumento si proponeva la programmazione e la pianificazione di interventi atti a bonificare i siti contaminati in funzione delle caratteristiche degli inquinanti e, dunque, della priorità di intervento. Il censimento dei siti contaminati includeva oltre a discariche, attività produttive dismesse, aziende a rischio, cave abbandonate o aree venute a contatto accidentale con sostanze tossiche e nocive, anche aree oggetto di abbandono incontrollato di rifiuti con volumi maggiori di 100 m3.

E’ da sottolineare che, ad oggi, pur essendo presenti 5 siti di interesse nazionale (Napoli Orientale, Litorale Domitio-Flegreo ed agro Aversano, Bagnoli-Coroglio, Litorale Vesuviano e Pianura) solamente per alcune aree di uno di questi (Bagnoli-Coroglio) è stata rilasciata la certificazione di avvenuta bonifica.

La diversità quali-quantitativa dei siti contaminati rende sicuramente non facile l’individuazione di indicatori generalizzati utili a fornire informazioni per l’attuazione e l’avanzamento degli interventi di bonifica. Le tecnologie da adottare per la bonifica di tali aree non sono purtroppo univoche per ogni sito e questo influenza negativamente i costi ed i tempi di attuazione.

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In tale quadro l’attività dell’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Napoli sarà rivolta ad un censimento delle tipizzazioni dei siti contaminati già condotte ed ad una tipizzazione ex-novo delle aree non ancora censite o non ancora individuate come aree contaminate. Il passo successivo consisterà nell’individuare delle priorità in termini di pericolosità per l’ambiente e la salute dell’uomo e nel selezionare i siti sui quali in maniera tempestiva occorrerà predisporre la bonifica. Sarà nostro intento monitorare i tempi e la qualità delle bonifiche affidate a procedimenti che dovranno risultare efficienti e allo stesso tempo tempestivi, al fine di restituire tali aree alla loro vocazione naturale in un arco di tempo compatibile con i tempi tecnici di bonifica.

Nella politica della bonifica dei siti contaminati bisognerà porre attenzione ai punti di criticità del passato, in primo luogo i ritardi nella realizzazione degli interventi, spesso imputabili all’inerzia dei soggetti preposti, ma anche ai ritardi degli Enti diversamente coinvolti nelle varie fasi delle bonifica. A riguardo l’Assessorato si farà carico di coordinare, nonché di consentire, una collaborazione continua e proficua tra tutti gli Enti preposti. Un ulteriore punto di criticità è rappresentato dalle tecnologie di bonifica impiegate; allo stato attuale, il ricorso all’asportazione dei materiali contaminati ed il loro successivo conferimento alle discariche rappresenta il sistema più diffuso ma allo stesso tempo critico in quanto esso richiede siti di smaltimento finale spesso non disponibili su tutto il territorio Nazionale.

Un ultimo elemento di criticità è rappresentato dal fenomeno dell’abbandono incontrollato di rifiuti che costituisce spesso un malcostume diffuso di singoli cittadini della nostra Provincia, i quali trovano più facile e veloce liberarsi di rifiuti ingombranti abbandonandoli per strada o in luoghi isolati e di scarso presidio, piuttosto che conferirli ai servizi di pubblica raccolta. In riferimento a tali rifiuti spesso si è assistito nottetempo (vedi sito La Terra dei Fuochi) al loro incendio come procedura malavitosa di smaltimento. Come già richiamato in precedenza codesto Assessorato si è già attivato, in collaborazione con la Prefettura, proponendosi come Ente coordinatore degli accertamenti da proporre alle autorità preposte alla verifica.

La recente introduzione delle sanzioni penali, previste in Campania dall’art. 6 della Legge 210 del 2008, costituisce un deterrente importante a cui è necessario affiancare un potenziamento di tutte le possibili forme di controllo del territorio. Tale controllo potrà essere garantito con l’impiego appropriato della Polizia Provinciale coadiuvata dalle Guardie Ambientali Volontarie, che si dovranno, comunque, necessariamente interfacciare con tutte le altre Forze dell’Ordine. Tutto ciò consentirà l’applicazione delle normative e quindi di sanzioni esemplari e sicure.

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6. Inquinamento acustico Viviamo immersi in una atmosfera estremamente rumorosa che caratterizza il

sottofondo “musicale” della nostra vita o meglio rappresenta un’immagine del degrado della qualità della vita. Si dovrà, quindi, effettuare una “valutazione di impatto acustico ambientale” un valido strumento per classificare e prevenire tutte le attività potenzialmente rumorose e quindi dannose tendendo così a minimizzare l’impatto delle attività antropiche.

Anche qui, l’attività di vigilanza sul territorio provinciale è ovviamente essenziale al fine di far rispettare le normative vigenti, ma occorre anche, parallelamente, risanare gli ambienti già fortemente danneggiati da questo tipo di inquinamento. Basta pensare, ad esempio, ai quartieri ad elevata densità abitativa a ridosso dei quali sono state costruite infrastrutture stradali ad alta percorrenza. Nell’ambito di una nuova politica per l’ambiente, è auspicabile condurre un’adeguata manutenzione dei fondi stradali, anche in ambito comunale, oltre che provinciale, con l’utilizzo di asfalti (in luogo di pavimentazioni stradali più rumorose) e di pannelli insonorizzati. Tale azione richiederà una stretta collaborazione tra l’Assessorato all’Ambiente e l’Assessorato ai Trasporti. 7. Campi elettromagnetici

I campi elettromagnetici rivestono un ruolo significativo nell’ambito delle problematiche derivanti dall’inquinamento ambientale e correlate alla sanità pubblica. L’aumento dei campi elettromagnetici è fortemente riconducibile ad un incremento delle richieste sia di energia elettrica sia di impianti di telecomunicazioni. Da ciò è conseguito un naturale incremento di sistemi e di infrastrutture elettriche ed elettroniche, fonti antropiche di campi elettromagnetici.

Considerando la conformazione urbanistica della Provincia di Napoli, dove sono stati costruiti negli anni, o meglio nel corso dei decenni, abitazioni e nuclei abitativi senza un piano di urbanizzazione, emerge un dato allarmante: un territorio limitato come estensione, ma su cui vivono circa tre milioni di abitanti e che primeggia in Europa per densità abitativa.

In questo contesto la problematica dei campi elettromagnetici assume quindi un aspetto particolarmente preoccupante visto il grande numero di linee elettriche e di ripetitori telefonici che si sviluppano nelle immediate vicinanze dei centri abitati.

Nell’ambito di una corretta politica ambientale della Provincia di Napoli occorre, quindi, dotarsi di regolamenti tesi ad una corretta pianificazione dell’installazione di potenziali fonti di campi elettromagnetici, rispettando le distanze verso gli edifici pubblici come le scuole, gli ospedali, i parchi e le aree densamente abitate.

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8. Radiazioni ionizzanti La radioattività, a differenza di quanto è spesso nell’immaginario collettivo, è

un fenomeno fisico naturale che consiste nell’emissione da parte di nuclei atomici stabili di radiazioni ionizzanti. Esistono radionuclidi naturali e artificiali; questi ultimi sono spesso utilizzati in ambito diagnostico. Il corretto smaltimento di questi rifiuti radioattivi costituisce un problema consistente in ambito provinciale; questi rifiuti sono classificati in base alle tecniche o metodologie di smaltimento in tre diverse categorie. Mentre i rifiuti di prima categoria (caratterizzati da un tempo di decadimento dell’ordine di alcuni mesi) possono essere smaltiti come rifiuti speciali convenzionali, i rifiuti di seconda e terza categoria (caratterizzati da un tempo di decadimento dell’ordine di centinaia e migliaia di anni, rispettivamente) prevedono uno smaltimento in depositi costituiti da formazioni geologiche profonde dopo opportune fasi di condizionamento al fine di ridurre i possibili impatti sulla salubrità dell’ambiente e sulla salute della popolazione. Il monitoraggio ed il controllo del territorio al fine di prevenire un non corretto o illegale ciclo di smaltimento di tali rifiuti risulta un elemento di criticità da potenziare in ambito provinciale per tutelare la salute pubblica. In particolare verrà posta attenzione al monitoraggio di tutte le matrici ambientali ed alimentari potenzialmente soggette a tale tipo di contaminazione.

Inoltre, ci si attiverà, con la stretta collaborazione dell’Assessorato all’Urbanistica, affinché vengano utilizzate ed applicate tutte le norme dettate dalla bioarchitettura.

La bioarchitettura o "architettura sostenibile", detta anche "architettura bioecologica", rivolge la sua attenzione all'armonizzazione del rapporto tra "ambiente costruito" e "ambiente naturale" ponendo al centro l’uomo.

Un edificio costruito secondo principi bioecologici deve preservare o favorire la salute dell'uomo e dell'ambiente e quindi deve essere realizzato con materiali a basso impatto ambientale e di provata origine naturale; secondo principi di sostenibilità dal punto di vista ambientale, esso deve inoltre essere a basso consumo di energia in fase di gestione ma anche in fase di costruzione e ancora prima in fase di approvvigionamento e produzione.

La bioarchitettura ha per obiettivo la riduzione al minimo dell'impatto ambientale del costruito, la tutela della salute dell'uomo e il miglioramento della qualità della vita attraverso lo studio delle caratteristiche e delle opportunità del contesto climatico in cui l'edificio si colloca. Pertanto bisogna dettare norme certe che in fase di autorizzazione e controllo garantiranno il Cittadino.

Tale politica, in particolare, consentirà anche di ridurre gli effetti deleteri dovuti alle radiazioni ionizzanti naturali , tenuto conto che il territorio della

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Provincia di Napoli è di origine esclusivamente vulcanica. In particolare sarà rivolta l’attenzione all’applicazione di tecniche che consentiranno la riduzione del radon tenuto conto che esso è la seconda causa, in ordine di importanza dopo il fumo, del cancro ai polmoni.

Inoltre si programmerà la valutazione del rischio radon all’interno delle abitazioni e delle scuole (alcuni edifici scolastici sono di proprietà e competenza provinciale); tale iniziativa consentirà l’analisi e la mappatura del radon, utile alla pianificazione territoriale a livello provinciale e alla preparazione di un database in continuità dell’operato del Piano Nazionale Radon del 1998 e del programma di ricerca denominato “RAD-CAMPANIA”. 9. Biodiversità

La tutela della biodiversità costituisce un ulteriore elemento che sarà oggetto di attenzione da parte dell’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Napoli. La nostra Provincia, infatti, è ricca di aree naturali marine protette, parchi naturali regionali, parchi nazionali (Parco del Vesuvio) e di riserve naturali per un’estensione complessiva di centinaia di migliaia di ettari. Tali aree “protette” costituiscono un patrimonio di inestimabile valore per il quale occorre rafforzare e promuovere azioni di tutela e salvaguardia degli habitat e delle specie caratteristiche dei luoghi, spesso di notevole pregio naturalistico e di grande interesse comunitario.

Occorrerà dunque praticare un’adeguata politica di mantenimento e sviluppo delle risorse forestali e marine, della salute e della vitalità dell’ecosistema forestale e marino, del mantenimento e della conservazione della diversità biologica negli ecosistemi, dello sviluppo delle funzioni protettive della gestione forestale e del mantenimento di condizioni socio-economiche che permettano il raggiungimento di questi obbiettivi.

Tenuto conto che il Vesuvio è stato incluso tra i finalisti per la selezione delle “sette meraviglie naturali” a livello mondiale, l’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Napoli, in stretta collaborazione con l’Assessorato al Turismo, ritenendo ciò un’occasione unica da non perdere per consentire ancora una volta di diffondere a livello internazionale i paesaggi e le tradizioni della Nostra Terra, si adopererà, mediante campagne conoscitive, affinché venga sostenuta la votazione, che si concluderà nel 2011. Un sostegno più che concreto sarà promosso sia a livello provinciale che regionale, ma soprattutto nazionale e tra le comunità italiane nel Mondo.

Il raggiungimento di tale obiettivo equivale ad acquisire con certezza vantaggi anche di natura economica; infatti, oltre ad ottenere una maggiore tutela delle specie animali e vegetali presenti, la salvaguardia della biodiversità e la promozione

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paesaggistica a livello mondiale del Parco Nazionale del Vesuvio costituirà un volano essenziale e nuovo per l’industria turistica provinciale. Al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi indicati in questa sezione, l’Assessorato, dedicherà particolare attenzione alle procedure relative alla Valutazione d’Incidenza, così come previste nella direttiva 92/43/CEE e dalle relative norme di attuazione regionale, facendosi se necessario, promotore di un regolamento provinciale che implementi le misure di salvaguardia delle aree protette e delle biodiversità, rispetto alla incidenza di attività antropiche invasive.

Il territorio provinciale dispone di rilievi che si ergono ripidamente dal mare e dalle pianure circostanti, offrendo viste panoramiche su veri e propri monumenti ambientali rappresentati dai Golfi di Napoli e Pozzuoli, dalle isole, dalla Costiera Sorrentina, dal Somma Vesuvio e dai Campi Flegrei. L’Assessorato all’Ambiente, in sinergia con l’Assessorato al Turismo e gli Enti di promozione turistica, intende elaborare una mappa delle risorse ambientali che possa consentire di avere un quadro dei percorsi fruibili. 10. Cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile

Le sostanze immesse nell’ambiente atmosferico contribuiscono ad alterare gli equilibri dinamici del clima. I gas serra, come definiti dal protocollo di Kyoto, sono: anidride carbonica (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorurati (PFC), esafluoruro di zolfo (SF6). Dai dati ufficiali raccolti si evince che in Provincia di Napoli le emissioni di CO2, nel periodo che va dal 1990 al 2005, si sono ridotte del 17%; tuttavia, l’aumento della temperatura, la diminuzione delle precipitazioni ed il progressivo rallentamento della ricarica delle falde acquifere aumentano il rischio di cambiamenti climatici legati a diversi fattori sistemici che richiedono un’azione prioritaria volta al rafforzamento delle capacità di fronteggiare le conseguenze dell’effetto serra. Occorre quindi:

� valutare l’effetto del clima sulla qualità delle risorse idriche; � ridurre le emissioni dovute ai trasporti pubblici; � migliorare la coibentazione degli edifici; � incentivare le energie rinnovabili; � adottare buone pratiche agricole, zootecniche e forestali. Infatti, è noto che, ai fini del raggiungimento degli obiettivi definiti nel

protocollo di Kyoto, l’Italia ha recepito la Direttiva Europea 2001/77 in tema di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile. Le fonti energetiche rinnovabili sono quelle non fossili: eolica, solare, geotermica, maremotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas.

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I Governi Nazionali che si sono succeduti hanno introdotto, con concorde continuità, politiche di forte incentivazione e di semplificazione delle procedure per l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile. Ciononostante, in Campania al 1 Dicembre 2008 risultano installati impianti di potenza efficiente lorda per soli 1.054 MW, a fronte dei 5.377 MW della Lombardia dei 3.163 MW del Trentino Alto Adige e dei 2.539 MW del Piemonte (fonte: Gestore Servizi Elettrici - Statistiche sulle fonti rinnovabili in Italia 2008).

Il ritardo Campano emerge purtroppo assai più drammaticamente nella installazione di impianti che sfruttano l’effetto solare fotovoltaico. Ciò pure in presenza di un sistema di incentivazione estremamente conveniente ad attribuzione “automatica”, il cosiddetto “Conto Energia”, di cui al DM 19 Febbraio 2007: “Criteri e modalità per incentivare la produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare, in attuazione dell’articolo 7 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387”.

Il Conto Energia remunera, con apposite tariffe incentivanti erogate per impianti allacciati alla rete entro il 31 Dicembre 2010, l’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici per un periodo di 20 anni e prevede tariffe che premiano maggiormente il grado di integrazione architettonica e l’uso efficiente dell’energia. Il contributo erogato nei 20 anni assomma in molti casi addirittura ad un valore doppio del costo di investimento.

Facendo riferimento al Rapporto “Risultati del Conto Energia al 31 Dicembre 2008” recentemente prodotto dal G.S.E., risulta che su una potenza fotovoltaica totale installata in Italia di 417.617,0 kW, in Campania sono stati installati solo 11.643,9 kW pari al 2,8% del totale (16° posto nella classifica delle 20 Regioni Italiane, che vede primeggiare Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Trentino Alto Adige); ciò malgrado l’enorme vantaggio dato da un maggior irraggiamento solare e quindi dalla produzione e dagli utili che al Sud Italia sono mediamente superiori del 30% .

L’ arretratezza risulta ancora più evidente per la Provincia di Napoli se si considera la potenza fotovoltaica installata per abitante. I dati del G.S.E. : Potenza fotovoltaica installata in Italia: 418 MW Popolazione nazionale: 59.619.290 Valore Italia: 7,01 W/abitante Valore Campania: 2,0 W/abitante (ultima delle 20 Regioni) Valore Provincia di Napoli: 0,77 W/abitante Valore Provincia di Salerno: 1,92 W/abitante

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Valore Provincia di Avellino: 3,11W/abitante Valore Provincia di Caserta: 3,85 W/abitante Valore Provincia di Benevento: 9,04 W/abitante

Alla luce di tali disastrosi risultati e della scadenza fissata al 31 Dicembre 2010 del Conto Energia, risultano necessari ed indifferibili decisioni di incentivazione in sede provinciale per l’installazione di impianti solari fotovoltaici, non tanto con l’introduzione di ulteriori forme di contributo a fondo perduto bensì agevolando, anche attraverso forme di garanzia, finanziamenti rapidi da parte del sistema creditizio.

In particolare, in virtù delle favorevoli condizioni meteo-climatiche della Provincia di Napoli, questo Assessorato propone, in collaborazione con l’Assessorato all’Edilizia Scolastica, di realizzare impianti fotovoltaici sugli edifici pubblici, con particolare riferimento alle scuole. Con la realizzazione di tali impianti si intende conseguire un significativo risparmio energetico per le strutture servite, mediante il ricorso alla fonte energetica rinnovabile rappresentata dal Sole. Il ricorso a tale tecnologia nasce dall’esigenza di coniugare:

- la compatibilità con esigenze architettoniche e di tutela ambientale; - nessun inquinamento acustico; - un risparmio di combustibile fossile; - una produzione di energia elettrica senza emissioni di sostanze

inquinanti. Ad oggi, infatti, la produzione di energia elettrica è per la quasi totalità

proveniente da impianti termoelettrici, che utilizzano combustibili sostanzialmente di origine fossile, e questo si traduce in un costo per la fornitura di energia elettrica, sostenuto per quanto pertinente le scuole della Provincia di Napoli dall’Amministrazione provinciale, con una spesa annua pari a circa 4.800.000,00 €.

Il dimensionamento energetico degli impianti fotovoltaici, connesso alla rete del distributore, potrà essere effettuato tenendo conto, oltre che della disponibilità economica, anche della disponibilità di spazi sui quali installare gli impianti, della quantità di irraggiamento solare e di fattori morfologici e ambientali.

Realizzando impianti connessi alla rete elettrica, in base a quanto previsto dalla normativa vigente (“Conto Energia”), si potrebbero utilizzare finanziamenti erogati da Istituti di credito convenzionati con il GSE, e che sarebbero ripagati con i ricavi del Conto Energia.

Sulla base di quanto descritto, l’attività proposta comporterebbe un risparmio economico sulle bollette elettriche, in virtù della autoproduzione di energia, ottenibile

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senza alcun costo di investimento, oltre ad una sensibile riduzione di emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti.

L’Assessorato all’Ambiente, inoltre, si farà promotore della proposta di adozione di un Regolamento Provinciale per l’incentivazione e la predisposizione di impianti di produzione di energie alternative e fonti rinnovabili, che integri, adeguandola alle contingenze locali, la normativa nazionale e regionale dettata in materia. Si procederà alla previsione di meccanismi “premiali” per i Comuni cosiddetti virtuosi, ossia, quei Comuni che nell’espletamento delle proprie attività “impattanti” e dei propri poteri autorizzativi, si asterranno dal compiere determinate esternalità negative o dimostreranno di aderire attivamente alle iniziative di tutela e sviluppo promosse dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia.

Al ricorrere di tali condizioni, il “premio”, potrebbe consistere nella destinazione, a domanda, di una maggiore quota di “finanziamenti provinciali” per la realizzazione in questi Comuni di opere pubbliche destinate al miglioramento della qualità della vita dei propri abitanti. A tal fine l’Assessorato potrebbe provvedere alla realizzazione di un fondo specificamente destinato. Altre forme premiali per i Comuni virtuosi, potrebbero altresì essere attuate attraverso “sconti” su eventuali tributi dovuti dai Comuni alla Provincia. 11. Rischio Idrogeologico

Il rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale che lo ha ospitato e lo ospita è stato quasi sempre improntato al principio dello sfruttamento indiscriminato.

Tra i fattori che concorrono alle continue modificazioni della superficie terrestre bisogna includere l’uomo che, con le sue attività, sempre più incisive e irrispettose della natura, agisce al pari di un agente geologico tra i fattori della dinamica esogena, come le acque superficiali, il vento o le escursioni termiche. Tra le attività antropiche che maggiormente influiscono sulle trasformazioni dell’ambiente fisico occorre citare le imponenti modificazioni connesse al rimodellamento morfologico indispensabile per la realizzazione delle grandi opere di ingegneria civile (opere di urbanizzazione, abitazioni, strade, acquedotti, fognature, discariche, prelievo di inerti dai corsi d’acqua e dalle aree costiere, ecc.) e gli interventi in agricoltura (disboscamento, utilizzo di versanti acclivi, solcatura lungo direttrici di massima pendenza, ecc.)

Allo stato attuale appare almeno anacronistico che, nonostante le esperienze pregresse, ad ogni pioggia stagionale si resti ancora sorpresi della imprevedibilità degli eventi meteorici e sconcertati dagli effetti devastanti e disastrosi che essi provocano, imputando la responsabilità degli stessi soltanto alle disastrose calamità naturali che si abbattono con sempre più elevata frequenza sul territorio nazionale.

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Ciò, mentre da un lato tende ad eliminare le responsabilità di politici, amministratori e tecnici assecondanti, dall’altro viene utilizzato come stato di calamità naturale; questa logica impone che il ripristino delle situazioni alterate, il recupero di funzionalità delle opere umane ed il risanamento dei disastri provocati rientrino in interventi straordinari dello Stato, come se si trattasse di accadimenti legati ad eventi ignoti e del tutto imprevedibili.

La letteratura specializzata è particolarmente ricca di esempi legati a rischi geologici, tra i quali hanno un posto di rilievo le frane. L’impressionante incremento delle catastrofi naturali e delle conseguenze sempre più disastrose nel tempo non possono trovare giustificazioni naturali. Occorre tener conto, invece, del notevole aumento demografico della popolazione italiana dell’ultimo secolo, delle mutate esigenze degli uomini e del miglioramento della qualità della vita; ciò ha portato ad un uso sempre più esteso del territorio e delle risorse naturali, uso che molto spesso è divenuto vero e proprio sfruttamento indiscriminato che non ha tenuto conto delle reazioni, a breve e lungo termine, dell’ambiente fisico.

L’estesa impermeabilizzazione del territorio conseguente alla costruzione di strade, opifici, abitazioni e servizi, e la contemporanea riduzione delle superfici agricole, rappresenta una delle cause determinanti che hanno trasformato le precipitazioni meteoriche in veri e propri fenomeni alluvionali.

In definitiva, l’aver consentito un intenso ed indiscriminato sfruttamento della superficie della Terra senza tener in alcun conto i meccanismi evolutivi legati agli agenti endogeni ed esogeni, l’aver trascurato per incuria e/o incompetenza l’impostazione di una idonea politica di difesa del suolo, l’aver praticamente consentito il lecito e l’illecito nell’uso del territorio e delle risorse naturali, l’aver gestito il territorio in maniera arbitraria ha portato l’ambiente fisico naturale ad un tale elevato grado di alterazione da produrre alluvioni, erosioni e frane ad ogni evento pluviale anche di entità inferiore alla media.

I fenomeni franosi che negli ultimi decenni hanno interessato le coperture piroclastiche dei rilievi montuosi della Provincia di Napoli (Penisola Sorrentina, margini sud-orientali della Piana Campana, Somma-Vesuvio, Campi Flegrei, Isola d’Ischia, ecc.) rappresentano gli eventi più gravi, per la perdita di vite umane e la distruzione di manufatti.

Le pregresse esperienze sviluppate attraverso l’analisi di molteplici fenomeni franosi hanno messo in evidenza che quelli interessanti le vulcanoclastiti incoerenti dell’Appennino Campano, possono essere attribuiti, nella gran parte dei casi, al tipo “colate rapide”, che per l’elevata velocità del movimento, l’assenza di indizi premonitori e l’intensa urbanizzazione possono considerarsi eventi ad elevato rischio.

Ai fattori precedentemente descritti, va aggiunta l’azione degli incendi che

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hanno interessato diversi versanti della Provincia di Napoli e che hanno favorito l'erosione accelerata delle aree colpite.

Ogni anno nella stagione secca si verificano decine di incendi che distruggono la vegetazione che ricopre i versanti aumentando le situazioni di pericolo idrogeologico come verificatosi negli scorsi anni a Soccavo.

Purtroppo il sistema antincendi non è adeguato e non assolve il compito di un rapido ed efficace intervento di spegnimento per mancanza di risorse idriche ubicate sugli altopiani in prossimità delle aree boscate. Il rifornimento idrico da parte dei mezzi antincendio a pala rotante, ad esempio, avviene spesso con acqua marina il che comporta un inutile dispendio di carburante e perdita di tempo in un’azione che deve essere estremamente rapida per limitare i danni al versante.

In tale ambito, un settore d’intervento prioritario è rappresentato dalla organizzazione di una adeguata difesa antincendio boschivo mediante realizzazione di laghetti antincendio e ad uso plurimo da realizzare nelle aree boscate in situazioni di assoluta stabilità geomorfologica.

La costruzione di laghetti per uso multiplo può essere valutata in situazioni ambientali significative e rappresentative come ad esempio: sugli altopiani presenti tra Nola e Palma Campania; al di sopra di Gragnano e Vico Equense; sulla Collina dei Camaldoli, ecc.

I centri abitati ubicati alla base di ripidi versanti boscati sono i più vulnerabili da parte di colate detritiche che possono innescarsi dopo gli incendi in concomitanza con eventi piovosi particolarmente intensi. Purtroppo manca qualsiasi organizzazione di difesa basata sull’attuazione di piani di protezione dei cittadini da attivare dopo che i versanti sono stati percorsi dal fuoco.

In questo contesto di criticità da un punto di vista idrogeologico va aggiunto inoltre anche che il terrazzamento antropico, le cui tracce si rilevano agevolmente anche sui versanti più acclivi, da tempo è abbandonato e non ha potuto assolvere alle sue funzioni di raccolta e regimazione delle acque meteoriche.

I Regi Lagni e gli altri canali artificiali di scolo, carenti di manutenzione anche ordinaria, non hanno potuto espletare le loro funzioni di drenaggio delle acque meteoriche. L'urbanizzazione intensiva e l'errata o inesistente pianificazione territoriale ha fatto si che venissero realizzate abitazioni ed infrastrutture, anche di notevole entità, in luoghi sicuramente non favorevoli dal punto di vista geologico.

Nel contesto geologico e ambientale sopra descritto, le condizioni di rischio in alcune aree della provincia di Napoli, nel caso si verifichino determinate condizioni meteo-pluviometriche, permangono elevate.

Pertanto, le notevoli criticità che si sono accumulate negli anni in tale ambito, spesso generate da discutibili azioni politiche e non, hanno comportato una

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ripartizione delle responsabilità dovuta alla distribuzione degli stessi interventi effettuati sul territorio da Enti diversi: Comuni, Provincia con i suoi diversi settori, lo stesso vale per la Regione a cui si aggiungono i Consorzi di Bonifica, Autorità di Bacino e Protezione Civile. L’Assessorato all’Ambiente ha previsto nel suo programma che le opere di bonifica e prevenzione devono comprendere, prevalentemente, rimedi indiretti, cioè interventi che tendono a ridurre e controllare le cause determinanti e, quindi, i loro effetti modellatori. Tra queste si ricordano: raccolta, canalizzazione e smaltimento delle acque superficiali; terrazzamento dei versanti tendente a regolare i deflussi superficiali; regolazione dei profili di fondo di fossi e valloni; arginature e difese spondali di corsi d’acqua di qualsiasi natura ivi compresa la funzionalità idraulica dei Regi Lagni; sistemazione dei territori montani; drenaggi; costituzione o ricostituzione di un’adeguata copertura vegetale; invasi per la regolazione delle piene.

Per un’efficacia azione di difesa del suolo non è da sottovalutare l’esigenza di approcci conoscitivi pluridisciplinari, previo il doveroso coordinamento con l’Assessorato all’Ambiente Regionale, che devono spaziare dalla geologia, all’ingegneria, all’agraria, all’economia.

La gravità e complessità del problema della difesa del suolo in Provincia di Napoli, tuttavia, è tale da richiedere un serio e continuo impegno, senza arretramenti né per lo sforzo finanziario né per le azioni già intraprese.

La Provincia di Napoli dispone di un grande patrimonio ambientale autoctono comprendente le acque superficiali e sotterranee, i litorali e le aree boscate. Tali risorse autoctone hanno una importanza socio-economica strategica. In particolare le acque superficiali e sotterranee garantiscono il soddisfacimento di tutti gli usi da quello idropotabile, a quello irriguo e industriale.

Il patrimonio delle attività industriali di trasformazione dei prodotti agricoli che si concentra tra il Somma-Vesuvio e l’Agro Nocerino-Sarnese compreso nella Provincia di Napoli usa ogni anno circa 50 milioni di metri cubi di acqua potabile prelevata dalle falde. Se le falde non potessero più garantire prelievi concentrati in pochi mesi con portate di diversi metri cubi al secondo, le attività industriali citate non potrebbero più essere mantenute con gravi ripercussioni per l’assetto socio-economico provinciale. Parallelamente tutta l’irrigazione della pianura della Piana Campana compresa tra Nola, Marigliano, Acerra e Villa Literno viene garantita esclusivamente dalle acque prelevate con pozzi dalle falde. Quasi tutta la pianura in destra orografica del Fiume Sarno e quella compresa nel territorio di Castellammare di Stabia viene irrigata pure con acque di falda.

Per tutelare la risorsa acqua, e garantirne l’utilizzo per le attività industriali e agricole, occorre pervenire ad una conoscenza tridimensionale degli acquiferi e del

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loro funzionamento; spesso i corsi d’acqua durante la stagione non piovosa sono privi di acqua di buona qualità in quanto le acque sorgive sono state quasi completamente captate. E’ intenzione di questo Assessorato, pertanto, realizzare un quadro conoscitivo geologico, geomorfologico ed idrologico dei corsi d’acqua, al fine di valutare la possibilità di realizzare accumuli idrici per garantire la portata minima vitale ai corsi d’acqua e una riserva idrica per usi plurimi anche in ambiente collinare.

In riferimento alla risorsa costituita dalle acque di pozzo, codesto Assessorato si è già recentemente attivato richiedendo alla Regione Campania la modifica del punto 9 della Delibera di Giunta Regionale n. 1220 del 06 Luglio 2007; tale deliberazione sospende di fatto tutte le nuove autorizzazioni all’utilizzo delle acque pubbliche per le attività agricole, arrecando grave pregiudizio a molte attività produttive, che necessitano di tali derivazioni per l’economia del loro ciclo lavorativo. A tal riguardo si attende comunicazione da parte degli Uffici Regionali che ne dovranno disporre la parziale abrogazione, consentendo il rilascio da parte della Provincia dell’autorizzazione all’utilizzo di tale risorsa semplicemente a seguito di un parere da parte dell’Autorità di Bacino competente.

Si fa presente, infine, che l’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Napoli è stato già individuato come soggetto promotore di riunioni di coordinamento tra gli Assessorati all’Ambiente delle Province della Campania per le tematiche ambientali inerenti il ciclo delle acque, gli scarichi e le derivazioni di acque pubbliche, al fine di consentire la preparazione, in un unico documento, di una proposta organica da inviare alla Regione Campania, per l’inserimento nelle successive disposizioni legislative o nei regolamenti regionali, al momento carenti o mancanti.

12. Educazione Ambientale La politica di codesto Assessorato è mirata, attraverso la realizzazione di corsi

di formazione, di pubblicazioni editoriali e di programmi e concorsi didattici, a diffondere valori, prospettive e comportamenti che si avvicinino il più possibile al concetto di sviluppo sostenibile, con una “educazione” intesa come processo formativo di attenzione al territorio ed alle sue trasformazioni.

Bisogna diffondere la cultura di denunciare senza alcuna paura per rispondere alle allarmanti istanze che l’Ambiente propone, e l’uomo, entità centrale, ha il dovere di alzare la propria voce ed affermare in tal modo il proprio senso civico. Su questo fronte è necessario un lungo lavoro di sensibilizzazione per fornire, soprattutto alle nuove generazioni, ma anche a tutte quelle che le precedono, una consapevole sensibilità ambientale che possa correggere il negativo approccio che quotidianamente ci vede protagonisti. Tutto ciò richiede un forte investimento

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formativo che passi attraverso l’informazione e la cultura e si ponga obiettivi di lungo termine. La coscienza ambientalista non può essere realizzata esclusivamente attraverso attività politiche, poiché questo metodo, non supportato da altre iniziative, potrebbe dare risposte non del tutto adeguate. E’opinione convinta di tale Assessorato che la coscienza ambientalista deve iniziare prima di tutto nella scuola e successivamente integrata nelle famiglie.

La Provincia, pertanto, si deve seriamente adoperare ed interfacciare con gli Enti preposti per mettere a punto un programma convergente, non fatto solo di buoni propositi, ma di azioni concrete e supportate da fondi economici dedicati e vincolati, allo scopo di formare una nuova educazione che tenga conto della tutela e del rispetto dell’ambiente.

I risultati attesi richiederanno un certo tempo e saranno più tempestivi e convincenti qualora non ci saranno condizionamenti pregiudiziali di natura sia politica che ideologica, nonché influenze imprenditoriali dettate da interessi particolari.

Gli studenti di ogni ordine e grado dovranno sapere che cos’è l’Ambiente e in che modo lo stato di salute delle matrici ambientali, aria, suolo ed acqua, si relaziona e si ripercuote su quello che è il bene primario, cioè la NOSTRA SALUTE. Il programma che questo Assessorato sosterrà, in collaborazione con l’Assessorato agli Affari Generali e Scuola, ha tra le sue priorità quella di favorire la qualificazione del personale docente nella materia ambientale, senza trascurare gli aspetti di carattere giuridico con la finalità di evidenziare quelle che sono le misure dissuasive o repressive adottate dal nostro ordinamento nei confronti di chi danneggia l’ Ambiente, nella speranza che anche l’indirizzo politico del Legislatore nazionale vada in questa direzione e tenda ad assicurare la certezza della pena per i reati ambientali. 13. Istituzione di siti per il trattamento di parti colari rifiuti speciali o pericolosi

Un ulteriore elemento critico che deve essere oggetto di attenzione da parte dell’Amministrazione provinciale, unitamente agli altri Enti ognuno per le specifiche competenze è il censimento di siti da autorizzare per l’accoglimento, il trattamento, o meglio il corretto smaltimento di rifiuti speciali o pericolosi (vedi fanghi dei depuratori, amianto, etc.). Tali rifiuti, attualmente prodotti nella Provincia di Napoli, sono trasportati con un grande aggravio di spesa in discariche autorizzate ubicate in Puglia, Calabria, e Toscana poiché la Regione Campania ne è sprovvista.

L’autorizzazione di tali siti, che dovrà essere effettuata, di concerto con la Regione, in base ai risultati della VIA, ma anche e soprattutto della VIS, consentirà la rimozione delle cause anche di un non corretto smaltimento dei rifiuti ponendo la

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Campania e, quindi, la Provincia di Napoli al pari di altre province italiane in una condizione paritetica nello specifico settore. L’ottimizzazione di questo servizio, oltre a tutelare la salute della nostra Comunità consentirà, sicuramente, un risparmio economico da parte di tutte le Amministrazioni coinvolte che potrà essere utilizzato per promuovere altre iniziative rivolte alla tutela del nostro ambiente. Inoltre, la presenza di tali centri in Regione Campania favorirà anche i produttori privati di rifiuti speciali o pericolosi che, spesso scoraggiati dai costi elevati per il loro smaltimento, si affidano ad aziende che adottano procedure non ortodosse.

A tale scopo, grande attenzione verrà focalizzata sulle tecnologie innovative per il trattamento dei rifiuti, in particolar modo quelli speciali e pericolosi: alcuni esempi significativi di tali sistemi avanzati sono gli impianti di pirolisi, quelli di gassificazione e le “torce al plasma”; queste tecniche potranno essere considerate nel prossimo futuro come sostitutive delle attuali tecnologie di trattamento e smaltimento dei rifiuti.

Infatti, la pirolisi e la gassificazione (o anche dissociazione molecolare), sono processi che, per mezzo della decomposizione termica, scindono le molecole delle sostanze organiche senza bisogno di agenti ossidanti. Tali processi, analoghi all’incenerimento, si differiscono da questo per il tipo di combustione, che avviene in difetto (gassificazione) o assenza di ossigeno (pirolisi), e dalla diversa temperatura di esercizio. Il prodotto solido che si ottiene è un materiale combustibile che può essere utilizzato per produrre energia. In particolare, un’applicazione molto interessante, già sperimentata, della pirolisi, è il trattamento dei pneumatici usati, i quali costituiscono attualmente un notevole problema, in relazione soprattutto ai roghi nelle campagne del territorio provinciale.

Per quanto riguarda le “torce al plasma”, esse risultano notevolmente efficaci nel trattamento dei rifiuti speciali , quali ad esempio quelli ospedalieri, farmaceutici, chimici, tessili, plastici, ceneri da inceneritori, pesticidi, rifiuti industriali da lavorazione della carta, rifiuti da raffineria e apparecchiature elettroniche, e per i rifiuti pericolosi, quali ad esempio quelli radioattivi. Tale processo avviene in un impianto chiuso (con conseguente assenza di emissioni gassose) e a temperature elevate (ben oltre i 1000°C). In tali condizioni i rifiuti vengono trasformati in un gas dotato di notevole potere calorifico ed in un residuo solido allo stato vetroso, in cui sono trattenute tutte le sostanze nocive (tipicamente i metalli). Il vantaggio di tale processo, pertanto, è dato dalla trasformazione di rifiuti difficilmente smaltibili in un gas che può essere usato per produrre energia ed in un prodotto solido inerte che può essere frantumato ed usato come abrasivo o come materiale per l’edilizia senza pericoli di tipo ambientale.

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Il raggiungimento degli obiettivi illustrati nel pr ogramma sarà legato ovviamente non solo alla disponibilità di risorse che la Provincia metterà a disposizione dell’Area Ambiente ma soprattutto ad un’azione armonica e sinergica con le altre Istituzioni sovra- e sub-provinciali. Lo stato dell’avanzamento ed il raggiungimento dei risultati, nonché il consumo delle risorse impiegate per conseguire gli obbiettivi, saranno pubblicamente discussi e quando pertinente saranno raffrontati ai medesimi parametri ambientali delle altre Province (attività di Benchmarking).

Alcune delle attività che l’Assessorato intende intraprendere e sostenere saranno integrate, in collaborazione con gli Enti preposti, da studi epidemiologici atti a comprendere come la presenza di matrici ambientali inquinate possa determinare l’insorgenza o la maggiore incidenza di stati patologici nell’uomo, ribadendo ancora una volta come l’impegno in attività volte alla tutela dell’ambiente pone come obbiettivo principale la tutela della salute, bene primario dei cittadini.