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L e zone costiere sono ambienti complessi, influenzati da una miriade di forze che in- teragiscono fra loro e che dipendono dal- le condizioni idrogeologiche e geomorfolo- giche del territorio ed alle quali si associano le condizioni socioeconomiche, istituzionali e culturali del sistema considerato. Il mare rappresenta poi il punto di arrivo finale di tut- ti questi fattori ed in particolare dell’inquina- mento umano. Lo studio degli ecosistemi ma- rini permette di valutare lo stato di qualità del- le acque sia sotto il profilo squisitamente am- bientale che sotto quello della salute pubbli- ca. Tenendo sotto costante controllo il mare è possibile definire ed attuare in modo ade- guato tutte le necessarie politiche di risana- mento e valorizzazione delle zone costiere. La necessità, sempre più sentita in questi ulti- mi anni, di tutelare il patrimonio marino ha spinto a creare l’area marina protetta di Pun- ta Campanella, le aree di tutela biologica di Santa Maria di Castellabate e del Banco di Santa Croce, i parchi sommersi di Baia e Gaiola. Dal giugno 2002 è stata istituita la ri- serva naturale statale dell'isola di Vivara, mentre sono state individuate quattro nuove aree marine protette: Capri, Regno di Nettu- no comprendente Ischia, Vivara e Procida, Punta Licosa e Punta Infreschi. Sono presenti nella regione quattro laghi sal- mastri, tutti ubicati nella provincia di Napoli (Patria, Fusaro, Miseno e Lucrino), alcuni dei quali erano già utilizzati in epoca romana per attività di pesca e mitilicoltura. L’attività di pe- sca nelle acque costiere, il crescente utilizzo di questo particolare ecosistema per attività di maricoltura intensiva e la storica vocazione turistica impongono un controllo continuo, fi- nalizzato alla salvaguardia di questo straor- dinario patrimonio ambientale in un giusto equilibrio con lo sfruttamento dell’ambiente e delle risorse, che rappresentano uno dei setto- ri trainanti dell’economia regionale. Il rag- giungimento ed il mantenimento di standard di qualità delle acque e dei sedimenti passano attraverso l’attuazione di un puntuale e conti- nuo programma di monitoraggio con la fina- lità di vigilare e controllare le coste e i fattori di pressione, dovuti sia alla presenza umana che a cause naturali, che incidono in modo si- gnificativo sulla qualità dell’ambiente mari- no. Attualmente l’A.R.P.A.C. espleta due pro- grammi di controllo e monitoraggio delle ac- que marino costiere in Campania, che si inte- grano fra loro. Uno è rappresentato dal con- trollo delle acque di balneazione, in cui si ese- gue un monitoraggio delle acque entro i 100 metri dalla costa, l’altro è costituito dall’attua- zione del progetto di monitoraggio marino costiero (Si.Di.Mar.), per conto della Regione Campania e del Ministero dell’Ambiente, in cui si esegue il monitoraggio delle aree mari- ne che vanno da 100 a 3000 metri di distanza dalla costa sino ad una profondità di 50 metri. La finalità è quella di garantire la salute dei cit- tadini, permettendo la balneazione esclusi- vamente nei tratti di costa le cui acque risultino sicure per quanto riguarda la presenza di agenti patogeni pericolosi per l’uomo. Da cir- ca un mese è stata affidata dalla Regione Campania all’A.R.P.A.C. anche l’attuazione di un progetto per la revisione dei punti di bal- neazione in modo da adeguare i punti di campionamento alle modifiche delle zone co- stiere avvenute negli ultimi decenni e dovute all’urbanizzazione e, in via sperimentale, per attuare il monitoraggio con le modalità indi- cate dalla direttiva della Comunità Europea n. 76/160. L’obiettivo pratico dell’applicazio- ne di questa norma è di consentire un confron- to continuo fra lo stato degli ecosistemi marini della nostra Regione e quello di tutti gli altri paesi costieri europei. La situazione attuale delle acque marine di balneazione della re- gione Campania mostra che le zone più col- pite dall’inquinamento, per lo più di origine microbiologica, sono quelle del Golfo di Na- poli e la zona costiera del litorale Domizio. I possibili motivi sono l’elevata concentrazione di popolazione e di insediamenti produttivi lungo la costa, che originano condizioni di sofferenza dell’ambiente marino costiero. Al- tro fattore di impatto è rappresentato dal fiu- me Sarno che, soprattutto durante il periodo di maggiore attività delle industrie conservie- re, convoglia in mare anche elementi macro- scopici sospesi che, spinti dalla corrente, pos- sono arrivare sino in prossimità delle acque antistanti la città di Napoli e l’isola di Capri. Tuttavia, nonostante l’attuale permanere di tali problematiche, il quadro non appare completamente sfavorevole. Infatti, per gli an- ni 2001 e 2002, a seguito di un monitoraggio continuo effettuato in collaborazione fra PROGETTO SI.DI.MAR arpa campania ambiente n.1 giugno-luglio 2005 26 Nicola Adamo di Monitoraggio marino costiero della Regione Campania: attualità e sviluppi PROGETTO SI.DI.MAR

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Le zone costiere sono ambienti complessi,influenzati da una miriade di forze che in-teragiscono fra loro e che dipendono dal-

le condizioni idrogeologiche e geomorfolo-giche del territorio ed alle quali si associanole condizioni socioeconomiche, istituzionalie culturali del sistema considerato. Il marerappresenta poi il punto di arrivo finale di tut-ti questi fattori ed in particolare dell’inquina-mento umano. Lo studio degli ecosistemi ma-rini permette di valutare lo stato di qualità del-le acque sia sotto il profilo squisitamente am-bientale che sotto quello della salute pubbli-ca. Tenendo sotto costante controllo il mare èpossibile definire ed attuare in modo ade-guato tutte le necessarie politiche di risana-mento e valorizzazione delle zone costiere.La necessità, sempre più sentita in questi ulti-mi anni, di tutelare il patrimonio marino haspinto a creare l’area marina protetta di Pun-ta Campanella, le aree di tutela biologica diSanta Maria di Castellabate e del Banco diSanta Croce, i parchi sommersi di Baia eGaiola. Dal giugno 2002 è stata istituita la ri-serva naturale statale dell'isola di Vivara,mentre sono state individuate quattro nuovearee marine protette: Capri, Regno di Nettu-no comprendente Ischia, Vivara e Procida,Punta Licosa e Punta Infreschi.Sono presenti nella regione quattro laghi sal-mastri, tutti ubicati nella provincia di Napoli(Patria, Fusaro, Miseno e Lucrino), alcuni deiquali erano già utilizzati in epoca romana perattività di pesca e mitilicoltura. L’attività di pe-sca nelle acque costiere, il crescente utilizzo diquesto particolare ecosistema per attività dimaricoltura intensiva e la storica vocazioneturistica impongono un controllo continuo, fi-nalizzato alla salvaguardia di questo straor-dinario patrimonio ambientale in un giustoequilibrio con lo sfruttamento dell’ambiente edelle risorse, che rappresentano uno dei setto-ri trainanti dell’economia regionale. Il rag-giungimento ed il mantenimento di standarddi qualità delle acque e dei sedimenti passano

attraverso l’attuazione di un puntuale e conti-nuo programma di monitoraggio con la fina-lità di vigilare e controllare le coste e i fattori dipressione, dovuti sia alla presenza umanache a cause naturali, che incidono in modo si-gnificativo sulla qualità dell’ambiente mari-no. Attualmente l’A.R.P.A.C. espleta due pro-grammi di controllo e monitoraggio delle ac-que marino costiere in Campania, che si inte-grano fra loro. Uno è rappresentato dal con-trollo delle acque di balneazione, in cui si ese-gue un monitoraggio delle acque entro i 100metri dalla costa, l’altro è costituito dall’attua-zione del progetto di monitoraggio marinocostiero (Si.Di.Mar.), per conto della RegioneCampania e del Ministero dell’Ambiente, incui si esegue il monitoraggio delle aree mari-ne che vanno da 100 a 3000 metri di distanzadalla costa sino ad una profondità di 50 metri.

La finalità è quella di garantire la salute dei cit-tadini, permettendo la balneazione esclusi-vamente nei tratti di costa le cui acque risultinosicure per quanto riguarda la presenza diagenti patogeni pericolosi per l’uomo. Da cir-ca un mese è stata affidata dalla RegioneCampania all’A.R.P.A.C. anche l’attuazionedi un progetto per la revisione dei punti di bal-neazione in modo da adeguare i punti dicampionamento alle modifiche delle zone co-stiere avvenute negli ultimi decenni e dovuteall’urbanizzazione e, in via sperimentale, perattuare il monitoraggio con le modalità indi-cate dalla direttiva della Comunità Europea n.76/160. L’obiettivo pratico dell’applicazio-ne di questa norma è di consentire un confron-to continuo fra lo stato degli ecosistemi marinidella nostra Regione e quello di tutti gli altripaesi costieri europei. La situazione attualedelle acque marine di balneazione della re-gione Campania mostra che le zone più col-pite dall’inquinamento, per lo più di originemicrobiologica, sono quelle del Golfo di Na-poli e la zona costiera del litorale Domizio. Ipossibili motivi sono l’elevata concentrazionedi popolazione e di insediamenti produttivilungo la costa, che originano condizioni disofferenza dell’ambiente marino costiero. Al-tro fattore di impatto è rappresentato dal fiu-me Sarno che, soprattutto durante il periododi maggiore attività delle industrie conservie-re, convoglia in mare anche elementi macro-scopici sospesi che, spinti dalla corrente, pos-sono arrivare sino in prossimità delle acqueantistanti la città di Napoli e l’isola di Capri.Tuttavia, nonostante l’attuale permanere ditali problematiche, il quadro non apparecompletamente sfavorevole. Infatti, per gli an-ni 2001 e 2002, a seguito di un monitoraggiocontinuo effettuato in collaborazione fra

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A.R.P.A.C. e Comune di Napoli sugli scarichidi tutto il tratto della zona centrale cittadina,dopo una successiva fase di risanamento, si èriusciti a rendere balneabili i tratti più sugge-stivi del litorale napoletano. Proseguendo sul-la strada del monitoraggio, del controllo e delrisanamento, si è arrivati a rendere balneabiliper quest’anno tutto il litorale cittadino fino alconfine con Pozzuoli.Dal mese di giugno del 2001, il ministero del-l’Ambiente finanzia un Piano di monitorag-gio triennale, successivamente prorogato fi-no al 2006, delle acque marino costiere (ilProgetto Si.Di.Mar. di cui si è già detto), affi-dandolo alle Regioni. Per il triennio2001/2003 la Regione Campania ha datoincarico all’A.R.P.A.C. di attuare il monito-raggio, che prevede indagini sulle matrici:acqua, sedimenti, biota e benthos. Questopiano, in una logica innovativa, non è finaliz-zato al semplice rilevamento dell’inquina-mento marino, ma alla conoscenza dell’inte-ro stato degli ecosistemi marini costieri. L’a-spetto rilevante ed innovativo del progetto Si-dimar è rivolto alle analisi delle matrici a lun-ga memoria (biota e sedimenti), per valutarenel tempo gli eventuali livelli d'inquinamentochimico. Le indagini sulla contaminazionedei sedimenti e dei molluschi, al contrariodell'acqua, conservano per mesi, talvolta peranni, la “memoria” di gran parte delle so-stanze con cui sono venute a contatto. Le in-dagini sull’estensione delle praterie di Posi-donia oceanica (il cui ruolo nel mare è assimi-labile a quello svolto dalle foreste nelle terreemerse in quanto producono ossigeno, con-solidano i fondi mobili ed offrono riparo amolte specie di pesci ed animali marini) con-sentono di avere un’immagine globale im-mediata delle condizioni della zona di mareesaminata. Per cercare di dare una visionenumerica immediata dello stato di qualitàdelle acque è stato introdotto un indice diqualità chiamato indice Trix. L’indice troficoTRIX, entrato nella legislazione italiana conl’Allegato Tecnico del D.lgs 152/99 “Tuteladelle acque dall’inquinamento”, permette didefinire lo stato di qualità delle acque marinecostiere e fornisce un modello interpretativoper valutare anche l’andamento temporale espaziale dei fenomeni e delle variabili checoncorrono a determinarlo. Nel primo triennio di indagine si evidenzianolivelli di qualità ambientale mediocri (classe5 - 6) solo alla foce del fiume Sarno, caratte-rizzata da scarsa trasparenza ed anomalecolorazioni delle acque e da buone probabi-lità di stati di sofferenza, riconducibile a con-dizioni di scarsità di ossigeno delle acque,soprattutto nel periodo estivo. La zona di Portici rientra nella classe 4 - 5, cheidentifica uno stato qualitativo ambientalecon problemi solo nelle zone più vicine allacosta. Un lieve peggioramento si può osservare so-prattutto nella zona alla foce del fiume Voltur-no che, nel secondo anno di attività, è passatada uno stato ambientale elevato ad uno buo-no. Elevato è lo stato ambientale della zona al-

la foce del fiume Picentino, di Napoli PiazzaVittoria, di Punta Licosa e di Punta Tresino, do-ve le acque si presentano trasparenti, con as-senza di anomale colorazioni e di sottosatu-razione di ossigeno disciolto. L’A.R.P.A.C. hadeciso di estendere questo tipo di analisi nel-l’ottica della creazione di una rete integratacompleta di monitoraggio ambientale regio-nale. Il Progetto approvato dalla Regione e fi-nanziato con i fondi Por è in fase di attuazionee prevede di dotare l’Agenzia di un proprio

battello laboratorio che consentirà di esten-dere da 7 a 37 le aree indagate. Una volta aregime il progetto consentirà la realizzazionedi un sistema di monitoraggio delle acquemarine e di transizione della Regione Cam-pania in grado di assicurare:• la revisione della rete di controllo delle ac-que destinate alla balneazione; • la revisione della rete di monitoraggio delleacque destinate alla molluschicoltura;• la creazione della rete di monitoraggio delle

acque marine per raccogliere dati sufficiential raggiungimento della classificazione dellostato trofico ai sensi delle leggi vigenti, esten-dendo le indagini anche ai sedimenti che rap-presentano, assieme agli organismi bentoni-ci, i comparti di accumulo dei contaminati chi-mici e microbiologici;- la creazione di una rete di monitoraggio del-le acque di transizione estendendo le indaginianche ai sedimenti e al benthos;- l’avvio di monitoraggi conoscitivi per la con-

servazione di parchi e riserve marine;• la creazione di “data base” per l’elabora-zione, l’archiviazione e la restituzione dei da-ti acquisiti.Successivamente si procederà anche agli stu-di per la caratterizzazione dei fondali marinie delle aree marine destinate allo sversamen-to e/o al ripascimento, in modo da evitaremolti errori del passato ed avere un’efficacetutela dell’immenso tesoro di cui la natura hadotato la nostra Regione.

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Indice Trix Stato ambientale Condizioni

2 - 4 Elevato Buona trasparenza delle acque.Assenza di anomale colorazioni delle acque.Assenza di sottosaturazione di ossigeno disciolto nelleacque bentiche.

4 - 5 Buono Occasionali intorbidamenti.Occasionali anomale colorazioni delle acque.Occasionali ipossie delle acque bentiche.

5 - 6 Mediocre Scarsa trasparenza delle acque.Anomali colorazioni delle acque.Ipossie e occasionali anossie delle acque bentiche.Stati di sofferenza a livello di ecosistema bentonico.

6 - 8 Scadente Elevata torbidità delle acque.Diffuse e persistenti anomalie nella colorazione delle ac-que.Diffuse e persistenti ipossie/anossie nelle acque benti-che.Morie di organismi bentonici.Alterazioni/semplificazione delle comunità bentoniche.Danni economici nei settori del turismo, pesca e acqua-coltura.

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Viaggi e viaggiatori a Napoli e in Campania

L’espressione Grand Tour ricorre perla prima volta nel Voyage of Italy, diRichard Lassels, del 1670; essa viene

a tutt’oggi adoperata per indicare il viag-gio di formazione che nell’arco di circadue secoli, a partire dagli ultimi anni deldiciassettesimo, i giovani dell’aristocra-zia e dell’alta borghesia europea – soprat-tutto inglesi, francesi e tedeschi – intrapre-sero alla volta del vecchio continente percompletare la propria educazione intellet-tuale. L’Italia costituiva una meta obbliga-ta del loro percorso, le cui tappe si disloca-vano secondo una ben precisa e costantegeografia dei luoghi della cultura: Torino,Milano, Venezia, Firenze, il santuario diLoreto, Roma e Napoli. Dalle esperienzelegate al Grand Tour nacque una straordi-naria “letteratura di viaggio”, anche per-ché i viaggiatori erano spesso letterati ve-ri: Montaigne, Montesquieu, Goethe, epoi Stendhal, Chateaubriand, Lamartine,fra gli altri. Anche la saggistica che ha as-sunto come oggetto di studio privilegiatole descrizioni, le lettere e le relazioni deiprotagonisti del Grand Tour ha impegnatofrequentemente studiosi di valore comeGiustino Fortunato, Gino Doria, GabriellaFabbricino Trivellini, Giovanni Capuano,quest’ultimo autore di un acuto saggio,con annessa ampia antologia, sui viag-giatori britannici a Napoli nel Settecentopubblicato, nel 1999, per i tipi di “Città delSole”.La riflessione critica sulla letteratura diviaggio, condotta dagli storici sopra men-zionati e da altri scrittori, permette di indi-viduare alcuni caratteri comuni alle diver-se esperienze di quanti scelsero di compie-

re la loro formazione intellettuale e umanain Italia. Emerge, innanzitutto, il ruolo diassoluto rilievo assunto dalla tappa napo-letana. Le pagine dedicate dai viaggiatorialla capitale del Regno meridionale sononon di rado le più vere, di certo sempre lepiù vivaci. Napoli rappresentò infatti, al-meno fino alla fine del Settecento, il termi-ne ultimo – e, insieme, il culmine – dell’e-sperienza italiana del Grand Tour. Luogodi elezione per gli stranieri alla ricerca diun “Sud” vissuto più come dimensione del-l’anima che come spazio fisico e geografi-co concreto, la città spagnola, austriaca eborbonica costituì un punto di osservazio-ne ideale anche per i viaggiatori mossi dainteressi pratici e culturali. Gli inglesi, in modo particolare, interpre-tarono a Napoli l’anima del “viaggio in

Lorenzo Terzidi

La bellezza della sua posizione, la quantitàdi nobiltà che vi si vede, la moltitudine dei

suoi mercanti, il gran numero dei suoi palaz-zi, la magnificenza delle sue chiese, tuttoquesto la rende considerevole... È ancorauna delle più belle città del mondo, forse an-che la più bella… Roma, Parigi, Londra,Vienna, Venezia e tante altre città famosehanno in verità dei bei palazzi; ma questi so-no inframmezzati da brutte case, laddoveNapoli è generalmente tutta bella.

Maximilien Misson, Nouveau voyage en Italie, 1688.

Ciò che si trova a Napoli, e che non si trovaaffatto in tutte le altre grandi città d’Euro-

pa, è che tutte le case sono belle, con la mag-gior parte dei tetti a terrazza e le logge perprendere il fresco… Il selciato delle strade ègrande, perfettamente tenuto e molto pulito.Oltre la cura che vi si ha nello spazzare le stra-de, le si inonda per rinfrescarle, e i torrentid’acqua portano via con sé tutta la sporcizia.

Jean Baptiste Labat, Voyage en Espagne et en Italie, 1730.

Napoli nelle descrizioni

di alcuni illustri viaggiatori

europei

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�� Il golfo di PozzuoliEruzione del Vesuvio ��

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Italia” più legata agli obiettivi concreti eproduttivi della conoscenza. Il Vesuvio e iCampi Flegrei, gli scavi di Ercolano e Pom-pei e il tractus Puteolanus offrirono ampiamateria di indagine tanto agli scienziati,desiderosi di approfondire la genesi di fe-nomeni naturali che proprio nel Napoleta-no si erano manifestati con particolare evi-denza e drammaticità, quanto agli ar-cheologi e agli artisti permeati dallo spiri-to del nuovo classicismo. Così, il grandegeologo Charles Lyell visitò le aree vulca-niche dell’Italia meridionale, monitoran-do il fenomeno del bradisismo nelle colon-ne del Serapeo di Pozzuoli. Dal canto suoWilliam Hamilton inviò alla Royal Society

di Londra accurati resoconti periodici suimovimenti del Vesuvio, senza per questotrascurare di coltivare, con settecentescadisinvoltura, l’attività di mercante di opered’arte e di reperti archeologici.Ma Napoli, nella seconda metà del XVIIIsecolo, divenne osservatorio privilegiatoanche per gli spettatori dominati dallamentalità illuminista che, concentrando ilproprio interesse sull’uomo in quanto talee sulla sua felicità, incoraggiò i viaggiatoridel Grand Tour ad addentrarsi in analisispecifiche sulla ricchezza delle nazioni, lesue cause, lo sfruttamento delle terre. Laletteratura di viaggio conobbe, perciò, unprofondo mutamento: la rappresentazio-

ne “immediata” degli ambienti umani enaturali, che molto aveva concesso al gu-sto del pittoresco e del “bozzetto”, lasciò ilposto a una visione più disincantata dellesituazioni sociali e dei rapporti economi-ci. Negli scritti degli indagatori avvedutil’interesse antropologico e sociologicoprodusse pagine mirabili, dominate dallosforzo sincero di comprendere una realtàumana contrastante con quella del paesed’origine; in altri casi, invece, il confrontocon la madrepatria dettò agli osservatoristranieri critiche affrettate e ingiuste, cheancora oggi riecheggiano, come persi-stenti stereotipi negativi, nei giudizi sullegenti meridionali.

Non si deve biasimare, quando anche quivicino vi fosse un altro Vesuvio, che nes-

sun napoletano voglia abbandonare la suacittà, e che egli canti con le più vive iperboli labellezza di questi luoghi. È impossibile ricor-darsi qui in Roma: in confronto della liberaposizione di Napoli, la capitale del mondo sipresenta, nella valle del Tevere, come un vec-chio cenobio mal situato.

Wolfgang Goethe, lettera del 2 marzo 1787,

da Le lettere da Napoli di Volfango Goethe, a curadi Giustino Fortunato.

Da un mese ormai sono a Napoli; vi ero venuto per otto giorni e vi starò, forse, ancora perdue mesi, passando qui buona parte dell’inverno. Se tu ti fermi scioccamente a Firenze,

a Livorno, tutto è perduto. Ascoltami, amico mio: Torino, Genova, Livorno, Firenze stessanon rappresentano l’Italia. L’Italia è a Roma e a Napoli soltanto. Rimpiangerai il tempo per-duto altrove. Non c’è che Roma e Napoli, degne di uno spirito che sa vedere e sentire. Vieni-ci subito! Sai che nella mia indolenza ero stato tentato di non venire a Napoli? Avrei perdutolo spettacolo più bello del mondo, una visione che non potrò mai dimenticare! Avrei perdutociò che di più interessante vi è in Italia per gente come noi. Mi mancano le parole per descri-verti questa città incantata, questo golfo, questi paesaggi, queste montagne uniche sulla ter-ra, questo cielo, queste tinte meravigliose. Vieni presto, ti dico, e ti entusiasmerai ancora piùdi me.

Alphonse de Lamartine, lettera del 28 dicembre 1811 all’amico Virieu, in Pasquale Polito, Lamartine aNapoli e nelle isole del Golfo, Napoli, Fausto Fiorentino Editrice, 1975.

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Il monitoraggio degli inquinanti dell’a-ria rappresenta in generale la misura-zione degli agenti aerodispersi poten-

zialmente pericolosi per la salute o perl’ambiente. La filosofia che sta alla basedella valutazione dell’esposizione si fon-da sulla determinazione dei valori di con-centrazione delle sostanze tramite ap-procci induttivi e deduttivi. Sul primo casosi fonda essenzialmente il monitoraggiocittadino napoletano. In buona sostanza,però, il processo non si limita alla meraraccolta dei dati, in quanto le misure rica-vate vengono utilizzate per valutare l’e-sposizione agli inquinanti mediante unacomparazione con altri appropriati valoridi riferimento. Per quel che concernel’ambito induttivo insistono nel territoriocittadino nove centraline ambientali dedi-te alla raccolta dati, tutte e nove sono co-ordinate dal CRIA dell’Arpac diretto daldott. Giuseppe D’Antonio. Di queste, allostato, due non sono in funzione. Per una,la NA 4, si tratta sostanzialmente di unarisistemazione logistica: si è alla ricerca,infatti, di una collocazione alternativa aquella precedentemente individuata invia Giulio Cesare presso la Scuola SilioItalico, mentre la seconda, la NA 6 collo-cata al Museo Nazionale presso l’omoni-ma piazza, dovrebbe a giorni ritornarefunzionante. Le altre sette risultano così si-tuate: NA 1 presso l’Osservatorio astro-nomico in Salita Moiariello, 16, NA 2presso l’Ospedale Santobono in Via Ma-rio Fiore 6, NA 3 al Primo Policlinico inPiazza Miraglia 192/193, NA 5 allaScuola Vanvitelli in via Luca Giordano128, NA al Corso Novara, 10 presso leFerrovie dello Stato, NA 8 in Via F. MariaBriganti presso l’Ospedale San GiovanniBosco ed infine NA ) all’ITIS S. Giovanni inVia Argine 902. Non si può mancare, comunque, di sotto-lineare che risulta estremamente difficile

rapportare la concentrazione degli inqui-nanti rilevata nei punti di campionamentoalla realtà espositiva, per cui risulta sem-pre consigliabile integrare i dati speri-mentali con una valutazione più struttura-le. Un esempio? Un conto è monitorare l’e-sposizione al monossido di carbonio di unimpiegato che lavora in un ufficio confi-nante con un’autorimessa, un altro è valu-tare l’esposizione al biossido di azoto del-la popolazione di una città. Nel primo ca-so basta posizionare un sistema di misuraa fianco della scrivania dove il dipendentelavora e raccogliere i dati dopo otto ore;nel secondo caso, da un singolo punto dicampionamento di una centralina am-bientale, si dovrebbe desumere l’esposi-zione all’agente inquinante di tutti gli abi-tanti, anche di quelli che risiedono a chilo-metri di distanza. Risulta quindi evidentela difficoltà di questa ultima valutazione,spesso inficiata da fattori condizionantiesterni come la presenza di fonti inqui-nanti delimitate, la diversa dispersionenelle varie zone, la presenza di eventualifattori interferenti localizzati.Polveri inquinanti (PM10) e biossido diazoto (NO2), di che si tratta?La famigerata sigla PM 10 sta per Particu-late Matter, ossia: Materia Particolata (inpiccole particelle). 10 significa che le par-ticelle hanno un diametro inferiore ai 10micron (10 millesimi di mm). Si tratta diparticelle microscopiche non visibili a oc-chio nudo. Sono minuscoli frammenti disostanze organiche (fibre animali e vege-tali, pollini, batteri, spore) e inorganiche(metalli pesanti, fibre di amianto, solfati,nitrati, polveri di carbone e di catrame,ecc). Le particelle sono diffuse nell’aria,per questo si parla di particolato atmosfe-rico o aerodisperso. L’UE, con direttiva1999/30/CE del 22 aprile 1999 riguar-dante le concentrazioni di PM10, (recepi-ta dal D.M. 02/04/2002 n.60) ha stabili-to il valore limite giornaliero delle PM10,che non deve superare i 50 µg/m3, limiteda non superarsi più di 35 volte all’anno.

La stessa direttiva fissa inoltre il valore li-mite annuale di 40 µg/m3.L’altra sigla NO2 sta per biossido di azo-to, molecola dovuta essenzialmente aiprocessi di combustione; la formazione diquesti ossidi dipende, in particolare, dal-la temperatura e dal tenore di ossigenodella camera di combustione. Ed è pro-prio il biossido di azoto a disegnare quelfamigerato colore giallognolo delle fo-

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controlloSono nove le centraline ambientali sistemate incittà dedite alla raccolta dati degli inquinanti. Sono coordinate dal Cria dell’ARPAC.

Ciro Montelladi

�� Una centralina dell’Arpac situata nel centro storico di Napoli

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schie che ricoprono le città ad elevato traf-fico. Rappresenta un inquinante secon-dario dato che deriva, per lo più, dall’os-sidazione in atmosfera del monossido diazoto. Il biossido di azoto svolge un ruolofondamentale nella formazione dellosmog fotochimico in quanto costituiscel’intermedio di base per la produzione ditutta una serie di inquinanti secondarimolto pericolosi come l’ozono, l’acido ni-trico, l’acido nitroso, gli alchilnitrati, i pe-rossiacetililnitrati. Si stima che gli ossididi azoto contribuiscano per il 30% alla

formazione delle piogge acide (il restanteè imputabile al biossido di zolfo e ad altriinquinanti). Il Decreto Ministeriale n.60del 02-04-2002 va ad abrogare in partele leggi precedenti. Emanato per ottem-perare alle Direttive Europee, pone comevalore limite orario 200 µg/mc (da rag-giungere entro il 2010), come limite an-nuale 40 µg/mc (anche questo da rag-giungere entro il 2010) e come limite an-nuale per la protezione della vegetazione30 µg/mc. La soglia di allarme è di 400µg/mc.

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Polveri,questoil problema chepreoccupaNapoli dal punto di vista ambien-tale è una città vivibile?“La situazione stando al rapportodel 2004 ci dice che il valore delbiossido di azoto NO2 va riducen-dosi anchese resta an-cora su va-lori da mo-nitorare conattenzione.Quello chemi preoccu-pa di più è ilvalore delPM10, quel-lo delle pol-veri. La le-gislazioneitaliana fis-sa un decre-scendo divalori ai quali sottostare. Nel pros-simo anno dovremmo avere l’ulti-ma discesa e tracciare un vero ren-diconto che spero possa essere po-sitivo. Tengo però a precisare che,allo stato, il valore limite viene su-perato in tutte le città italiane”.Solo questo dato la preoccupa?“Purtroppo no. L’altro dato che ciinquieta è quello dell’ozono: il va-lore limite nel 2004 è stato supera-to ed è un fenomeno tipicamenteestivo. È un inquinante questo che sigenera da altri inquinanti per effet-to della temperatura. Sostanzial-mente si scompongono le molecoledi NO2 (biossido di azoto, ndr)”.In città sono ipotizzabili nuovipunti di rilevamento oltre quelligià previsti ed esistenti?“C’è una priorità ed è quella del ri-pristino della centralina del Museo,poi con l’Arpac abbiamo ipotizza-to la costituzione di almeno atri duenuovi punti uno all’area Nord pro-babilmente al corso Secondiglianoed un altro a S. Giovanni a Teduc-cio”.Ci sono punti critici in città?“I dati forniti ci fanno preoccupareper l’area orientale e Piazza Gari-baldi”.Quali i possibili rimedi?“Una nuova cultura della locomo-zione. È inutile girare intorno alproblema: la fonte è il traffico vei-colare. È li che bisogna energica-mente incidere”.

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�� Casimiro Monti, Assessore all’Ambiente

del Comune di Napoli