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Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie Ufficio II PON ATAS Ob.1 2000 – 2006 Asse II Misura II.1 Azione D “Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili con gli italiani all’estero per lo sviluppo integrato del Mezzogiorno” Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’estero REGIONE CALABRIA Novembre 2006

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Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche MigratoUfficio II

PON ATAS Ob.1 2000 – 2006 Asse II Misura II.1 Azione D

“Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili con gli italiani alper lo sviluppo integrato del Mezzogiorno”

Linee guida regionali per la valorizzazionedegli italiani residenti all’estero

REGIONE CALABRIA

Novembre 2006

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INDICE GENERALE

SEZIONE I

INTRODUZIONE: CONTESTO, OBIETTIVI, METODOLOGIA

E STRUTTURA DELLE LINEE GUIDA 1. Presentazione e contesto delle Linee Guida 9 1.1. Presentazione e obiettivi 9 1.2. Struttura e contenuti 9 2. Attività MAE-DGIEPM e Regioni Ob.1 nel PON-ATAS 2000-2006 e prospettive 2007-2013 11 2.1. Programmi svolti e prospettive strategiche 11

2.1.1. Iniziativa di raccordo istituzionale a livello internazionale 11 2.1.2. Programma di Partenariato Territoriale con gli Italiani all’Estero 12 2.1.3. Progetti realizzati per la promozione di reti imprenditoriali e di

reti formative con gli Italiani all’Estero 14 2.2. Valutazione 17 2.3.Competenze, strutture e strumenti sviluppati 17 2.4 Prospettive per la programmazione 2007 – 2013 19 3. Metodologia di lavoro 22 4. La comunicazione 23 5. La rete ITENETs 25

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SEZIONE II

IL QUADRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE ED EUROPEO PER LA VALORIZZAZIONE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO

NELLE POLITICHE DI SVILUPPO DEL TERRITORIO: PROSPETTIVE E STRATEGIE MAE - DGIEPM

1. Ruolo degli Italiani Residenti all’Estero: scenari e dinamiche territoriali emergenti, opportunità di sviluppo 41 1.1 Consistenza e struttura dell’emigrazione: metodologia analitica 41 1.2 Dinamiche territoriali: proposte di intervento MAE - DGIEPM e Regioni 43 1.3 Profilo e ruolo degli italiani all’estero nei programmi proposti 46 2. Le linee programmatiche della Conferenza Stato-Regioni, Province Autonome e CGIE 49

3. Il ruolo degli Italiani all’Estero per lo sviluppo territoriale nel quadro della Politica di Lisbona 51

4. Le nuove prospettive della Politica di Coesione e delle Politiche di Pre-Adesione e Vicinato dell’Unione Europea 53 4.1 Politica di Coesione 53 4.2 Politiche di Pre-Adesione e Vicinato 54 5. Aspetti normativi: la riforma del Titolo V della Costituzione; gli strumenti giuridici di diritto internazionale e comunitario per la cooperazione territoriale 57 5.1. Riforma del Titolo V della Costituzione 57 5.2. Opportunità di una Legge quadro sull’emigrazione 59 5.3. Gli strumenti giuridici di diritto internazionale e comunitario per la

cooperazione territoriale 60 5.3.1. L’ordinamento comunitario 61 5.3.2. L’ordinamento internazionale: il diritto convenzionale fissato dal

Consiglio d’Europa 63 5.3.3. Il diritto nazionale e la lex alius loci 64 5.3.4. Le “Euroregioni” di diritto privato 64 5.3.5. La cooperazione con i paesi terzi 65 5.3.6. Problemi aperti e auspici futuri 67

6. Prospettive generali dei rapporti territoriali con gli IRE nel Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 68 6.1. La proposta MAE-DGIEPM per il QSN 68 6.2. La società della conoscenza nel contesto della globalizzazione 68

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6.3. Approcci per lo sviluppo internazionale della formazione 69 6.4. Le competenze richieste dalla globalizzazione dei sistemi 70 6.5. Favorire le competenze-chiave per la mobilità transnazionale 71 6.6. Le infrastrutture, i ruoli e le tipologie di intervento

per lo sviluppo delle competenze 72 6.7. Nuove dimensioni e potenzialità dell’emigrazione e dell’immigrazione 72 6.8. Linee generali per una strategia di rafforzamento dei sistemi di istruzione e di formazione in senso internazionale 76

6.8.1. La “riappropriazione dei cervelli” 77 6.8.2. Il centro di competenze della rete 77

7. Conclusioni 78

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SEZIONE III

IL CONTESTO TERRITORIALE E LA VALORIZZAZIONE

DEGLI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO

Regione Calabria 1. Evoluzione economico – istituzionale del territorio 81 1.1. Evoluzione della ricchezza prodotta 83 1.2. Il sistema produttivo: composizione e sviluppo 85 1.3. Tessuto imprenditoriale e produttivo 90 1.4. Gli scambi con l’estero e la natalità delle imprese 93 1.5 Il POR 2000 – 2006 e la nuova programmazione 2007 – 2013 100 1.6 Aggiornamento dati relativo alla variazione del PIL Calabria 2005 103 1.7 Aggiornamento dati sull’andamento economico in Calabria nel 2005 104 Nota documentale 106 2. Mercato del lavoro, formazione professionale e politiche dell’impiego 107 2.1. Tasso di occupazione 109 2.2. La forza lavoro e l’andamento della disoccupazione 110 2.3. Il tasso della disoccupazione 114 2.4. Le politiche regionali per il lavoro 117 2.5. Le politiche regionali per la formazione 119 2.6. Il lavoro sommerso 122 2.6.1 Interventi per l’emersione del lavoro 123 2.7. La cassa integrazione guadagni 124 2.8.Aggiornamento dati sul tasso di occupazione e mercato del lavoro in Calabria nel 2005 124 Nota documentale 126

3. Istruzione, Università e Ricerca 127 3.1 Ricerca, Innovazione e Internazionalizzazione 129 3.2 Dispersione scolastica 131 3.3 Il processo di internazionalizzazione avviato dalle tre Università Calabresi 134 3.4 Le politiche dell’istruzione e dell’alta formazione nella nuova programmazione 2007 – 2013 143 3.5 Aggiornamento dati sul tasso di istruzione, Università e Ricerca in Calabria nel 2005 144 Nota documentale 144

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4. Il quadro migratorio 147 4.1. La statistica sull’emigrazione Italiana 149 4.2. Calabresi residenti all’estero 153 4.3. La Calabria e il flusso migratorio 156 4.4 L’attuale presenza italiana nel mondo 157 Nota documentale 160 5. Le politiche regionali per l’emigrazione 161 5.1 Legislazione regionale sull’emigrazione 163 5.2 Interventi straordinari a favore dei lavoratori emigrati 168 5.3 Associazionismo Calabrese all’estero 169 Nota documentale 172 6. Le politiche per l’internazionalizzazione: il PRINT 173 6.1. Gli aspetti potenziali di Internazionalizzazione 175 6.2. L’internazionalizzazione e la relativa strategia Regionale 176 6.3. I Progetti Integrati Territoriali 188 6.4.Le Province, i Comuni, le Camere di Commercio, le Associazioni Imprenditoriali alle prese con l’Internazionalizzazione 192 6.5. Il programma INTERREG III B e l’esperienza dei GAL in Leader II 197 6.6. Il turismo e l’Internazionalizzazione 199 6.7. Il processo di Internazionalizzazione della Cultura 201 6.8. La legislazione regionale in materia di Internazionalizzazione 203 6.9. Il PRINT: Programma Regionale per l’Internazionalizzazione 205 Nota documentale 208 7. L’azione di sistema del MAE – DGIEPM 209 7.1. Quadro di riferimento 211 7.2. Articolazione del sistema del MAE – DGIEPM 212 7.3. Le linee progettuali del MAE DGIEPM nell’esperienza della Regione Calabria 214 7.4 Dal progetto Pilota ITENETS-PPTIE alla proposta progettuale CalabriAustralia:il coinvolgimento della Fondazione Field 217 Nota documentale 221 8. Strumenti e canali per la creazione di legami stabili tramite il coinvolgimento di concittadini regionali residenti all’estero 223 8.1. Quadro di riferimento 225 8.2. Ultimi interventi legislativi in materia di Internazionalizzazione 226 Nota documentale 226 9. Prospettive per la nuova programmazione 2007 – 2013 227

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9.1. La Programmazione 2007 – 2013 229 9.2. Gli esiti della programmazione 2000 – 2006 230 9.3. La strategia di programmazione della Regione Calabria 234 9.4. Obiettivo prioritario della futura della Programmazione secondo gli intendimenti del MAE DGIEPM 235 9.5. I progetti alla base della programmazione 2007 – 2013 237 9.6. Il problema sicurezza come disincentivo agli investimenti e le truffe europee 240 Nota documentale 243 Bibliografia 245

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SEZIONE I

INTRODUZIONE:CONTESTO, OBIETTIVI, METODOLOGIA

E STRUTTURA DELLE LINEE GUIDA

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1. Presentazione e contesto delle Linee Guida

1.1. Presentazione e obiettivi

Le Linee Guida completano l’attività svolta dal Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale Italiani all’Estero e Politiche Migratorie (MAE-DGIEPM) in collaborazione con le Regioni dell’Obiettivo 1 nell’ambito della programmazione del Fondo Sociale Europeo 2000-2006, e specificamente del PON-ATAS Asse II, Misura II.1, Azione D “Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili con gli italiani all’estero per lo sviluppo integrato del Mezzogiorno”. In tale contesto, esse costituiscono uno degli strumenti prodotti nell’ambito delle attività di capacity building intese ad accrescere e mettere a sistema le competenze regionali di analisi, progettazione e gestione della cooperazione con gli Italiani Residenti all’Estero (IRE) per lo sviluppo del territorio.

In accordo con le priorità fissate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e con le strategie del MAE-DGIEPM nell’ambito della concertazione istituzionale con la Pubblica Amministrazione centrale e regionale per la formulazione del Quadro Strategico Nazionale (QSN), le Linee Guida pongono quindi le basi per la formulazione delle strategie regionali per la valorizzazione degli IRE nella successiva programmazione 2007-2013.

Le Linee Guida, inoltre, forniscono una utile metodologia (ad una prima base di analisi) per gestire e valorizzare sistematicamente il ruolo degli IRE nel più ampio contesto regionale di sviluppo territoriale e nel contesto migratorio.

1.2. Struttura e contenuti

La Sezione I o sezione introduttiva delle Linee Guida presenta un quadro generale dei programmi operativi di riferimento e del contesto organizzativo predisposto dal Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (MAE-DGIEPM) di concerto con le Regioni dell’Obiettivo 1 (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia) nell’ambito del PON-ATAS 2000-2006.

La Sezione II espone in una ottica strategica il quadro di riferimento nazionale ed europeo delle tematiche migratorie, dei problemi ed opportunità emergenti, delle norme che regolano l’emigrazione, nonché degli aspetti relativi alle politiche europee e nazionali di sviluppo territoriale. La Sezione II espone quindi, entro tale contesto, le strategie del MAE-DGIEPM per il QSN 2007-2013, che riguardano soprattutto i temi essenziali dell’adattamento delle risorse umane ai trend migratori e di globalizzazione emergenti, prevedendo azioni ad hoc legate alle priorità del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS) ed agli obiettivi del Fondo Sociale Europeo, e valorizzando in esse, assieme alle Regioni che ne assicureranno la coerenza per lo sviluppo dei territori, il ruolo degli IRE.

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Entro lo stesso contesto ciascuna Regione, anche a seguito dei positivi e concreti risultati del PON-ATAS 2000-2006, rafforzerà e metterà a sistema, per gli stessi temi e per i temi complementari, il ruolo delle comunità dei propri cittadini nel mondo.

La Sezione III è formata da 7 documenti separati, uno per ciascuna Regione, che espongono i fattori analitici e strategici da considerare ai fini della valorizzazione degli IRE per lo sviluppo dei territori; e questo sia nel senso più ampio del loro ruolo per la cooperazione internazionale, sia nell’ambito delle specifiche strategie MAE-DGIEPM.Negli elaborati sono state analizzate ed esposte dai team regionali gestiti da MAE-DGIEPM, le esigenze e le opportunità dei relativi territori nel loro contesto socio -economico, della formazione e dell’impiego. Si analizza, inoltre, il quadro migratorio specifico, nonché le politiche, strategie e strumenti adottati per la creazione ed il sostegno di legami stabili con gli IRE.Si esaminano infine le prospettive di sviluppo e di gestione pro-attiva dei fenomeni emergenti di mobilità e delocalizzazione delle imprese, anche e soprattutto nell’ottica dei problemi occupazionali e formativi collegati, nel quadro delle iniziative di sviluppo territoriale previste dai Programmi regionali per il 2007-2013.

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2. Attività MAE-DGIEPM e Regioni Ob.1 nel PON-ATAS 2000-2006 e prospettive 2007-2013

Le attività del MAE DGIEPM si collocano nell’ambito dell’Azione denominata“Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili con gli italiani all’estero per lo sviluppo integrato del Mezzogiorno” cofinanziata dal Fondo Sociale Europeo e fa parte del più ampio Programma Operativo Nazionale di Assistenza Tecnica e Azioni di Sistema del QCS 2000 - 2006.

Tale Azione ha una valenza di institutional building a supporto delle Amministrazioni regionali dell’Ob. 1.. Il suo obiettivo strategico è quello di “accompagnare e consolidare i processi di rinnovamento del sistema delle politiche del lavoro e della formazione, incrementare il rendimento economico e sociale degli investimenti nelle politiche del lavoro, della formazione e della valorizzazione delle risorse umane”.

2.1. Programmi svolti e prospettive strategiche

Tenuto conto del valore strategico che gli IRE possono apportare nel processo di sviluppo territoriale regionale, il MAE-DGIEPM ha realizzato la suddetta Azione con le seguenti 3 linee di intervento:2.1.1. Iniziativa di raccordo istituzionale a livello internazionale2.1.2. Programma di Partenariato Territoriale con gli Italiani all’Estero;2.1.3. Progetti regionali per la promozione di reti imprenditoriali e di reti formative congli Italiani all’Estero.

2.1.1. Iniziativa di raccordo istituzionale a livello internazionale

Tale intervento è realizzato dal Centro Internazionale di Formazione dell’OIL nell’ambito del progetto ITENETs (International Training and Employment Network). Grazie a questa iniziativa è stata costituita una rete di progettazione e formazione che collega le Amministrazioni regionali del Mezzogiorno ai principali Paesi di emigrazione.

Il network ha tre dimensioni:

1. la dimensione regionale, costituita da sistemi di servizi di analisi, progettazione,formazione e orientamento, coordinati dalle Amministrazioni Regionali, con una funzione di supporto alla programmazione delle risorse regionali;

2. la dimensione nazionale, sotto la responsabilità del MAE – DGIEPM con una funzione di raccordo-indirizzo delle strutture regionali;

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3. la dimensione internazionale, a responsabilità condivisa tra MAE-DGIEPM e le Regioni, supportata dalla rete dell’OIL. Il MAE opera attraverso la rete diplomatico-consolare, con funzioni di appoggio nei negoziati relativi sia alla costituzione della rete stessa (accordi-intese di settore), sia alla promozione di specifici progetti di cooperazione internazionale. Le Regioni operano attraverso le proprie Associazioni e la rete di consultori regionali, con funzioni di definizione dei negoziati per la costituzione della rete e per la esecuzione di specifici progetti supportati da risorse regionali.

La programmazione 2000-2006 dedica le due ultime annualità del progetto ITENETs, 2005 e 2006, a validare ciascuna delle tre dimensioni attraverso un programma strutturato di sperimentazione.

2.1.2. Programma di Partenariato Territoriale con gli Italiani all’Estero

Questa linea di intervento viene attuata attraverso la realizzazione del Programma di Partenariato Territoriale con gli italiani all’estero (PPTIE) che è svolto in collaborazione con il Centro Internazionale di Formazione dell’OIL.

L’iniziativa intende sviluppare il ruolo delle comunità italiane all’estero nella promozione di accordi di cooperazione territoriale con i Paesi e le Regioni estere più significativi per le relazioni esterne delle Regioni. Le attività del 2005 hanno permesso di avviare alcune iniziative pilota fortemente caratterizzate regionalmente:

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Progetto pilota

REGIONE BASILICATA

Tematica: Progetto Pilota di Partenariato Territoriale per lo sviluppo di attivitàagro-alimentari-biologiche attraverso lo scambio di competenze in materia di produzione, trasformazione e commercializzazione tra la Regione Basilicata e il Dipartimento di Paysandú (Uruguay).

Paesi di riferimento: Uruguay

Progetto pilota

REGIONE CALABRIA

Tematica: Creazione di nuove capacità progettuali per l’internazionalizzazione del “made in Calabria” in partenariato con gli IRE

Paesi di riferimento: Canada, Brasile, Australia,Germania, Svizzera e Francia.

Progetto pilota

REGIONE CAMPANIA

Tematica: Progetto di partenariato per la Cooperazione integrata tra i porti di Miami e Napoli e le rispettive aree geografiche

Paesi di riferimento: Stati Uniti - Miami

Progetto pilota

REGIONE MOLISE

Tematica: Creazione di competenze per l’internazionalizzazione in partenariato con i molisani nel mondo

Paesi di riferimento: Argentina, Canada e Australia

Progetto pilota

REGIONE PUGLIA

Tematica: Cooperazione con Paesi del Bacino del Mediterraneo per la valorizzazione e la competitività del Sistema Puglia

Paesi di riferimento: Marocco e Tunisia

Progetto pilota

REGIONE SARDEGNA

Tematica: Una vetrina per la Sardegna (obiettivo del progetto è quello di portare la Regione Sardegna a stipulare accordi di partenariato internazionale rispondenti ad esigenze specifiche di sviluppo locale in senso economico, sociale e culturale, nell’ottica dell’internazionalizzazione del territorio, con il contributo delle comunità organizzate dei sardi all’ estero. Questo progetto consentirà di elaborare e generare un modello istituzionale di gestione delle strategie di partenariato territoriale internazionale e dello sviluppo locale).

Paesi di riferimento: Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, Belgio, Francia, Olanda, Spagna, Svizzera, Brasile, Canada. Paesi di possibile espansione del progetto: Argentina, Perù, Bulgaria.

Progetto pilota

REGIONE SICILIANA

Tematica: Isole minori della Sicilia & Australia. Promozione e sviluppo di partenariati territoriali tra le Isole minori siciliane e l’Australia

Paesi di riferimento: Australia

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Calabria

2.1.3. Progetti regionali per la promozione di reti imprenditoriali e di reti formative con gli Italiani all’Estero

Nell’anno 2003 sono stati avviati 31 progetti regionali finanziati a seguito dell’avviso pubblico del 23 agosto 2002.Tale iniziativa è stata concertata con le Regioni dell’Ob.1 che hanno partecipato nella fase di esame delle proposte progettuali e che sono state poi coinvolte nel monitoraggio dell’attuazione dei progetti.L’obiettivo dell’intervento è quello di individuare le migliori prassi formative per la creazione di reti con le comunità italiane all’estero nell’ottica dello sviluppo del territorio del Mezzogiorno.I contenuti dei progetti finanziati riguardano la formazione di reti imprenditoriali, la sperimentazione di reti e di metodologie formative, anche a distanza, l’individuazione di nuovi profili professionali nell’ambito della mediazione economica e culturale.

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Calabria

PROGETTI FINANZIATI PER AMBITI DI INTERVENTO E SUDDIVISI PER REGIONEAMBITI DI INTERVENTO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA PUGLIA SARDEGNA SICILIA

“V.I.T.E. Vino, Impresa, Turismo, Emigrazione” di Archè ATS

“Mediterraneo on the world” di Calpark ATS

"L'emigrazione quale strumento di riqualificazione turistica del Cilento" di CNR

"Pura Puglia" di Sviluppo Italia Puglia ATS

"Tholos" di Mondimpresa ATS

"Il paniere del Mediterraneo" di Fondazione Istituto di alta Cultura Orestiadi ATS

"Donne alla frontiera" di Unione Regionale Camere di Commercio ATS

"Campania business network" di ISVE

"Sardinian Overseas" di Provincia di Oristano

"@rcanet" di ItaliaLavoro

1 - La promozione di reti imprenditoriali tra soggetti economici delle RegioniOb.1 e soggetti economici espressioni delle Comunità di italiani all’estero

"VAL.TER valori del territorio" di Consorzio Tec for ATS

"La qualificazione formativa delle reti esistenti tra Puglia e Argentina attraverso un sistema de e.Learning denominato open fad" di Università degli studi di Bari

"La didattica in rete" di TecnoFor

2a - Lo sviluppo di programmi e di metodologie formative in rete tra enti,organizzazioni formative, istituti universitari ed enti ed organizzazionipromossi dalle Comunità di italiani all’estero

"E.cooperazione e.learning a supporto della cooperazione" di Tecnopolis

2b - La realizzazione di azioni di orientamento e di accompagnamento rivolte asoggetti associativi o imprenditoriali, promotori o partner di progetti disviluppo integrato, finalizzate all’acquisizione delle competenze necessarieal coinvolgimento degli italiani residenti all’estero

“Reti internazionali per lo sviluppo locale" di CCIA di Matera ATS

“D.O.C.C. Development oriented calabrian cooperation" di Università della Calabria ATS

"Ponte: promozione orientamento network territori all'estero" di Formez ATS

"Aria Sardegna - Azioni di rete per gli Italiani all'estero" di Formez ATS

"Safos - Sicilians abroad for Sicily" di Università di Catania ATS

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Calabria

"Artnet" di Fondazione Istituto Tagliacarne ATS

"Nodi: una rete per lo sviluppo" di CONSVIP ATS

"Più turismo, più sviluppo" di Associazione Smile

"Creazione e potenziamento di una rete economico-commerciale tra il tessuto imprenditoriale siciliano e le realtà economiche degli italiani residenti all'estero" di ISAS ATS"Creazione di una rete per lo sviluppo e la interconnessione del settore turistico ecocompatibile" di AssForSeo ATS"Master in specializzazione di agenti di sviluppo nei servizi reali per l'internazionalizzazione" di Università degli studi di Messina

" Bridge - un ponte per l'internazionalizzazione dell'economia siciliana" di IFOA

2c - Lo sviluppo di professionalità nell’area della mediazione culturale edeconomica capaci di attivare servizi reali per l’internazionalizzazione delleimprese delle Regioni dell'Ob.1 attraverso la promozione di partnership conle Comunità di italiani all’estero

"L.I.N.F.A.: promozione dell'internazionalizzazione regionale" di MATER

"Esperti di mediazione commerciale interculturale per la creazione di legami stabili di carattere sociale e commerciale tra la Sicilia e gli italiani residenti all'estero" di USEF ATS

2d - La formazione dei formatori regionali finalizzata allo sviluppo dellacooperazione con i Paesi di emigrazione, ed all’applicazione di tecniche e dimetodologie di formazione continua e a distanza.

"CA.NA.POLIS: un ponte tra il Canada e la Provincia di Napoli" di Università degli studi di Napoli Federico II ATS

"Formarete" di SPEGEA ATS

"Formatori a supporto dell'internazionalizzazione delle imprese siciliane" di ACAI ATS

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Calabria

2.2. Valutazione

La collaborazione MAE – OIL – REGIONI ha quindi di fatto realizzato l’unica rete tra i sistemi di formazione e lavoro promossa e coordinata in modo integrato dalla PA italiana con le Regioni del Mezzogiorno d'Italia, pienamente accreditata presso le reti diplomatico - consolari, e quindi istituzionalmente abilitata ad operare con le equivalenti amministrazioni di quei Paesi dove più significativa è la presenza e la capacità d'intervento delle comunità italiane, contribuendo sui territori regionali:

- allo sviluppo del lavoro, inteso in senso ampio, ovvero come miglioramento dell'imprenditorialità, dell'occupazione, delle condizioni di lavoro e delle relazioni industriali nelle regioni meridionali, anche a seguito dei processi di internazionalizzazione e globalizzazione;

- allo sviluppo dei sistemi di educazione e formazione professionale in senso internazionale, per sostenere e alimentare, con nuovi programmi e metodologie, la creazione delle nuove e più articolate competenze richieste dallo sviluppo integrato dei territori delle Regioni Ob.1.

Operativamente, tali obiettivi sono stati raggiunti tramite: - la realizzazione di un sistema di servizi in rete per promuovere, programmare,

orientare e sostenere le risorse, in particolare quelle tecnico-professionali, delle Regioni Ob.1;

- il trasferimento di competenze e strumenti ai regionali responsabili dello sviluppo integrato dei contesti geografici economici, culturali, sociali, nei quali il collegamento con le comunità degli italiani all'estero è strategico;

- la creazione di un quadro di riferimento organico ed omogeneo di dati, documentazione, procedure, strumenti e standard progettuali, formativi e professionali.

Il Rapporto di Valutazione predisposto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze a Gennaio 2006 ha collocato il programma gestito dal MAE DGIEPM tra le prime 3iniziative di maggior successo (assieme al PO Beni Culturali e Azione II.2.2) su ambedue i criteri di valutazione adottati (grado di soddisfazione delle regioni, ed avanzamento finanziario).

Il primo criterio conferma la rilevanza dei rapporti con gli IRE per i territori regionali e la validità delle iniziative intraprese, ed il secondo conferma la validità delle procedure gestionali dei progetti.

2.3 Competenze, strutture e strumenti sviluppati

Le competenze conseguite, le strutture e gli strumenti realizzati nelle 3 linee progettuali (oltre, ovviamente, al know-how intrinseco nelle attività di institutional building comune alle 3 linee) con la conclusione del PON ATAS 2000-2006 hanno assicurato alle Regioni una base operativa per lo sviluppo dei rapporti con gli IRE nella programmazione 2007-2013. Si riassumono, per le 3 linee, i risultati acquisiti:

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Calabria

a) ITENETS (International Training and Employment Networtks)

Il progetto ITENETS ha creato reti tematiche sulla formazione ed il lavoro nell’ottica dell’innovazione delle competenze della Regione e degli Enti Locali (Province). Le Amministrazioni regionali hanno quindi acquisito:

• Unità organizzative ad hoc (servizi di analisi, progettazione, formazione e orientamento);

• Competenze in materia di programmazione delle risorse: dall’analisi delle opportunità e dei bisogni alla produzione di linee di intervento;

• Collegamenti strutturali tra la programmazione regionale, gli Attori locali, gli IRE e le reti estere;

• Strumenti: la piattaforma, il Data base, le metodologie;• Risultati conoscitivi prodotti in termini di domanda/offerta tra Regione e IRE

per quanto riguarda competenze, professionalità, percorsi di formazione ed inserimento lavorativo.

b) PPTIE (Programma di Partenariato Territoriale con gli italiani all’estero)

Il programma ha rafforzato l’integrazione territoriale tra le Regioni e gli IRE nei Paesi prioritari per lo sviluppo. Le Amministrazioni regionali hanno quindi acquisito:

• Competenze per l’azione partenariale;• Modelli di percorso/processo per la creazione di accordi territoriali intra ed extra

territorio regionale con l’appoggio degli IRE.

A livello strutturale, Itenets è la struttura organizzativa collocata da ciascuna regione presso il più idoneo Dipartimento od Ufficio, che in prospettiva seguirà lo sviluppo e la valorizzazione dei rapporti con gli IRE secondo le strategie in corso di definizione ed i contenuti dei POR.

Per più precise indicazioni in merito alle singole strategie regionali si rinvia ai singoli documenti delle Linee Guida Regionali (Sezione III).

c) AVVISO PUBBLICO

Con i 31 Progetti ex Avviso Pubblico le Regioni hanno esplorato le potenzialità dell’offerta di collegamenti/reti proveniente dal mercato e dai soggetti esterni alla PA. Le Amministrazioni regionali hanno quindi acquisito:

• Capacità di rilevare l’offerta e la domanda di servizi di rete con gli IRE;• Capacità di programmare coerentemente le azioni a sostegno dell’offerta per un

migliore soddisfacimento dei bisogni rilevati;• Capacità di monitorare e di valutare i risultati di percorso ottenuti.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

2.4 Prospettive per la programmazione 2007 - 2013

La DGIEPM del MAE si è inserita attivamente nel processo di costruzione del QSN per la Politica di Coesione 2007 – 2013 elaborando una proposta articolata in due linee di intervento:

1. Rafforzamento dell’offerta formativa, universitaria e scientifica in senso internazionale, attraverso reti strutturate di personalità italiane all’estero;

2. Sostegno alla cooperazione territoriale in materia di formazione e di mobilità transnazionale dei lavoratori, con particolare riferimento alle politiche per l’immigrazione.

1. Rafforzamento dell’offerta formativa, universitaria e scientifica in senso internazionale, attraverso reti strutturate di personalità italiane all’estero

Il MAE ha creato, con la collaborazione delle Regioni del Mezzogiorno, la rete ITENETS (International Training and Employment Networtks) che consiste in un sistema di servizi di analisi, progettazione, formazione e orientamento.

La rete collega i centri di programmazione della formazione professionale regionali con le principali sedi diplomatico-consolari all’estero, essa permetterà alle Regioni di programmare le proprie risorse finanziarie sviluppando sinergie operative con le comunità professionali italiane all’estero.

L’azione del MAE si è inoltre estesa all’esplorazione di modelli di cooperazione formativa con gli italiani all’estero per la formazione dei formatori, la formazione a distanza, la progettazione di nuove figure professionali della mediazione culturale ed economica, la creazione di reti imprenditoriali.La proposta è che tali reti, se connesse ad opportune strategie progettuali, possono permettere un subitaneo innalzamento del carattere internazionale della docenza e della ricerca offerte dal sistema Italia.

Una suggestione in tal senso proviene dalla AIDEI (Associazione Internazionale degli Economisti Italiani) che propone la valorizzazione del network mondiale dei docenti italiani di economia.Tale network potrebbe dare vita ad un corpo docente strutturato (raccolto sotto una sigla quale “Alta Scuola di Economia Italiana nel Mondo”) che si impegni su base pluriennale ad un rapporto di collaborazione con gli Atenei italiani interessati ad un rapido processo di internazionalizzazione.Tale network potrebbe allargare la platea dei corsi in lingua estera da tenere in Italia, e, soprattutto, potrebbe offrire diplomi di dottorato o specializzazione da conseguire all’estero, con il tutoraggio dell’Alta Scuola, e riconosciuti su scala internazionale.

Il modello potrebbe essere replicato per le discipline più importanti (scientifiche ed umanistiche) e dare vita al altrettante Alte Scuole costitutive di una Università Italiana nel Mondo. Esso potrebbe essere utilizzato non solo con riferimento al mondo universitario o della ricerca, ma anche con riferimento al mercato internazionale

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

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dell’alta formazione professionale, la cui utenza è interessata a conoscere metodi e procedure valevoli su scala mondiale ed europea.

Mediante l’Università Italiana nel Mondo, il nostro Paese si caratterizzerebbe, in Europa, come quello più attrezzato a fornire questa funzione di ponte tra sistemi ed universi culturali.La verifica di interesse della “diaspora” a far parte delle Alte Scuole potrebbe essere facilmente condotta attraverso la rete DAVINCI, che raccoglie oggi oltre 2000 personalità italiane nel mondo nelle più diverse discipline. La costituzione delle Alte Scuole potrebbe essere sviluppata dalle Ambasciate dei Paesi interessati.

Tra gli Atenei italiani specialmente interessati ad un rapporto di collaborazione ed integrazione didattica con i network dell’Università Italiana nel Mondo, potrebbero essere quelli che hanno istituito Scuole multidisciplinari di Dottorato.

Tale approccio è complementare rispetto alla politica di “rientro dei cervelli” sino ad oggi condotta con esiti non del tutto soddisfacenti (sebbene alcuni dispositivi previsti dalla legislazione in materia possano essere migliorati e resi funzionali al finanziamento dei periodi di docenza in Italia previsti nel modello appena descritto).Sollecitate su “missioni operative” in collaborazione con l’Italia, e dotate della necessaria finanza, le reti di collegamento con gli italiani all’estero potrebbero in tal modo conoscere un energico processo di sviluppo e strutturazione interna.

2. Sostegno alla cooperazione territoriale in materia di formazione e di mobilità transnazionale dei lavoratori, con particolare riferimento alle politiche per l’immigrazione

Per molti anni l’attenzione al fenomeno migratorio è stata concentrata sugli effetti economici di breve periodo: incremento dei redditi e contrasto alla disoccupazione (per i Paesi di partenza) flessibilità e disponibilità di manodopera (per i Paesi di arrivo).Solo recentemente l’attenzione è stata spostata sugli effetti che i flussi migratori, cumulandosi nel tempo, producono sul co-sviluppo dei paesi interessati dal fenomeno e sulle implicazioni per la cooperazione internazionale.

Come è noto, tutti i Grandi Paesi dell’UE (Francia, Germania, UK, e da ultimo Italia e Spagna) ospitano comunità consistenti di nazionalità diversa, che vanno accrescendosi sia per tendenza naturale che per nuovi ingressi.

L’attenzione si sta dunque spostando dai fenomeni di flusso ai fenomeni di stock: da un lato emergono problemi nuovi con riferimento al tema dell’integrazione di individui ecomunità nei paesi di arrivo), al tema della comprensione interculturale, al tema della residenza e cittadinanza dei migrati di lunga durata, al tema della partecipazione dei migrati alla vita pubblica locale; dall’altro si manifestano nuove opportunità sotto il profilo dello sviluppo (come conservare un collegamento ed una interferenza attiva nei confronti dei paesi di partenza). I Paesi di partenza dei migranti subiscono per effetto dell’emigrazione una perdita di potenziale economico strutturale, soprattutto connessa al fenomeno del “brain drain”,

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

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alla perdita cioè del capitale umano migliore. Perdita che può essere compensata unicamente a condizione che di tale capitale umano si sappia fare un intelligente “uso condiviso”, valorizzandolo come fattore di sviluppo dall’una parte e dall’altra delle frontiere. Facendone, in sostanza, un asset comune dello sviluppo partenariale nel contesto del Vicinato.

La considerazione del migrante come elemento di sviluppo ha originato in Italia l’avvio di un rapporto organico con le proprie comunità di connazionali all’estero, che va dal loro sempre crescente coinvolgimento nell’ambito delle strategie di internazionalizzazione economica e commerciale nazionali fino al riconoscimento di diritti elettorali attivi e passivi.Ma, ancor prima che tema di politica nazionale, il collegamento attivo con le comunità all’estero è stato tema regionale, sentito e sviluppato già da tempo dai governi regionali, che hanno raccolto le istanze provenienti dal territorio ed incoraggiato le forme spontanee di organizzazione di reti solidaristiche internazionali.Tali reti regionali sono state oggetto in questi anni di opere di consolidamento e raccordo, anche per mezzo dell’assistenza del Ministero degli Affari Esteri alle regioni (ed in particolare a quelle del Mezzogiorno), che ne ha promosso il finanziamento nell’ambito del programma di Assistenza Tecnica alla Politica di Sviluppo per il Mezzogiorno, QCS 2000-6. Per la prima volta, questo programma mette le comunità italiane all’estero al centro di una azione volta a raccordarle con le politiche di sviluppo locale, invitandole a manifestare progetti per l’internazionalizzazione, inventariando le professionalità che possono essere valorizzate nel quadro dell’internazionalizzazione scientifica e formativa, e convocandole al finanziamento di specifici progetti di investimento nei territori di origine.

L’esperienza maturata dalle regioni del Mezzogiorno nell’ambito del programma “Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili con gli italiani all’estero per lo sviluppo integrato del Mezzogiorno” potrebbe essere oggi applicata anche nelle relazioni con i paesi di origine dei nuovi migrati in Italia, e costituire best practice per tali nascenti nuove forme di partenariato e cooperazione.I profili di questa collaborazione possono essere molteplici:

1. Sviluppo di programmi regionali in merito a formazione, metodiche, istituzioni e best practices di raccordo tra Paesi di emigrazione e comunità all’estero, dei quali le regioni italiane potrebbero porsi come capofila ed i loro organismi come fornitori di assistenza tecnica;

2. Sviluppo di reti di collaborazione progettuale con reti internazionali di migranti, per l’accesso partenariale (cioè di operatori esteri ed italiani) a segmenti di mercato interno all’UE;

3. Sviluppo di progetti di partenariato economico con le regioni di origine dei migranti, facilitando i trasferimenti legali dei risparmi, formulando piani di sviluppo locale, e studiando meccanismi di valorizzazione degli investimenti originati dal flusso delle rimesse sulla base di collaborazioni produttive tra sistemi locali (distretti, partenariati agricoli, turistici, etc.).

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

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3. Metodologia di lavoro

Nell’attuare il programma di propria competenza, il MAE DGIEPM ha adottato un modello operativo ispirato al principio di concertazione con le Amministrazioni regionali interessate costituendo una rete partenariale con le Autorià di Gestione regionali. Tale rete si poggia su un protocollo di collaborazione tra il MAE DGIEPM e le Regioni e sulla costituzione di un gruppo di lavoro permanente con compiti di monitoraggio e di indirizzo delle attività

La rete opera attraverso riunioni di partenariato, attività seminariali e la partecipazione a gruppi di lavoro tematici.

In particolare, sono stati istituiti tre gruppi di lavoro: il primo con la Direzione Generale per l’Integrazione Europea del MAE per il raccordo delle attività con quelle previste dalla Misura I del PON per l’internazionalizzazione; il secondo con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per la mobilità internazionale dei lavoratori, il terzo con Assocamerestero per lo sviluppo della formazione imprenditoriale internazionale e i partenariati economici all’estero.

Da segnalare, inoltre, che nell’ambito di questo partenariato, il MAE-DGIEPM ha promosso la progettazione di un Piano di internalizzazione delle competenze per dare continuità ai risultati dei progetti finanziati con il PON. Tale Piano ha coinvolto le AdG regionali e ha raggiunto una prima formulazione che è stata presentata durante l’incontro organizzato dal MEF il 26 settembre 2005. Si segnala, inoltre, la collaborazione con il Nucleo di Valutazione degli Interventi Pubblici del MAE con il quale è stata avviata la preparazione delle linee strategiche per il futuro dell’Azione nel periodo 2007-2013.

Per quanto riguarda la specifica attività seminariale, si segnala che nel 2005 sono stati realizzati il “Seminario sulle prospettive di valorizzazione delle competenze tecnico-scientifiche delle reti italiane all’estero”, il 6 giugno 2005 e il seminario “Il ruolo delle Comunità italiane all’estero nei partenariati territoriali: contesti geografici e modalità di intervento”, il 7 dicembre 2005, che hanno avviato nuove riflessioni sulla valorizzazione degli italiani all’estero, confluite nelle presenti linee guida regionali.

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4. La comunicazione

Dal dicembre 2005 la pubblicità degli interventi viene assicurata dalla Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del MAE attraverso l’apertura di un proprio spazio informativo sul sito del Ministero www.esteri.it, nella sezione Politica estera>Italia nel mondo> Gli Italiani all'Estero per lo sviluppo integrato del Mezzogiorno.

Per quanto riguarda i singoli progetti ogni ente attuatore ha provveduto a costruire un sito di riferimento.

Il particolare, il CIF-OIL gestisce due portali di progetto: www.itenets.org e www.pptie.org . Tali strumenti contengono sia un’area riservata al partenariato con le Regioni sia un’area pubblica.

Per i progetti di reti imprenditoriali e formative di cui all’Avviso pubblico del 2002 ogni Ente ha provveduto ad attivare un sito specifico:

Denominazione Ente Sito Internet

I.S.V.E. - Istituto di Studi per lo sviluppo Economico http://www.campaniabusinessnetwork.it

CCIAA di Matera http://www.retibasilicata.com

TF Tecnofor http://www.retidiscuole.it

Tecnopolis CSATA SCRL http://dif.tno.it/ecooperazione

Provincia di Oristano http://www.sardinianoverseas.com

Sviluppo Italia Puglia www.e-apulia.it/index.php www.pura.puglia.it

Consorzio Consvip http://www.nodi.org/index.htm

ARCHE' Ente per la Formazione ed il Management http://www.progettovite.org/

Associazione Smile http://www.pugliatouring.it/default/default.asp

CALPARK S.C.p.A. http://www.mediterraneoontheworld.it/

D.o.c.c. UNICAL Arcavacata di Rende http://www.docc.it

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Mater http://www.mater.it/linfa

Fondazione Istituto di Alta Cultura "Orestiadi" http://www.isvire.it

I.F.O.A. - Istituto Formazione Operatori Aziendali http://www.ifoa.it/bridge/

Università degli Studi di Napoli Federico II - Facoltà di Scienze Politiche -D.A.D.A.T. http://www.canapolis.it

Consorzio Tec for -Tecnologia e Formazione http://www.valoridelterritorio.it

Università degli Studi di Bari http://openfad.info.it

Ass.For.SEO http://www.italbrasilecotour.org/index.asp

CNR Istituto di Ricerche sulle attività terziarie di Napoli del Consiglio Nazionale delle Ricerche http://www.progettocilento.it

U.S.E.F. Unione Siciliana Emigrati e Famiglie http://www.rpsformazione.nomediafad.it/ www.rpsconsulting.net

Università degli studi di Messina Dipartimento di studi internazionali e comunitari inglesi ed angl.

http://www.unime.it/didattica/masterhttp://217.58.127.163

ISAS http://www.isas-formazione.org/ http://www.worldsicily.it

Mondimpresa http://www.tholos.org

Istituto Guglielmo Tagliacarne http://www.artnet.cc

Associazione ACAI Regione Sicilia http://www.insec.it

Unione Reg. Camere di Comm. Calabria

Formez http://oss.formez.it/aria/

Formez http://oss.formez.it/ponte

Italia Lavoro non previsto

Università degli studi di Catania Dipartimento economia e metodi quantitativi http://safos.it

Spegea http://www.formarete.it/

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

ITENETs

International Training and Employment NetworksIniziativa di raccordo istituzionale a livello internazionale in materia di

lavoro e formazione

Rete Nazionale

Rete Regionale

Rete Estera

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

RETE NAZIONALE Il livello nazionale è sotto la responsabilità del Ministero degli Affari Esteri (DGIEPM) con il supporto operativo dell’Agenzia esecutrice CIF – OIL (Centro Internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro) e raggruppa partners istituzionali quali: Ministero del Lavoro, la rete diplomatico consolare, la rete delle Camere di Commercio italiane.

Direzione Generale per gli Italiani all’Estero

e le Politiche Migratorie Ministero degli Affari Esteri Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (DGIEPM) Ufficio II Piazzale della Farnesina, 1 - 5 piano 00194 - Roma - Italia Tel. +39.06.3691.4289 Fax. +39.06.3691.5250 Referente: Consigliere d’Ambasciata Mauro Carfagnini

Unità Operativa Internazionale CIF - OIL Ministero degli Affari Esteri Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (DGIEPM) Ufficio II Piazzale della Farnesina, 1 - 5 piano 00194 - Roma - Italia Tel. +39.06.3691.3726; +39 06 3691 4445 Fax. +39.06.3236.317 http://www.itenets.org e-mail: [email protected]

Progetto ITENETs Calabria 27 http://www.itenets.org; [email protected]

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

RETE REGIONALE

La rete regionale è costituita da 7 Osservatori regionali, chiamati a fare da cabina di regia su ciascun territorio per il coordinamento delle attività di matching tra i propri attori regionali (dal mondo istituzionale, politico, socio-economico, culturale) e le comunità di IRE.

Osservatorio ITENETs - Regione Basilicata Presidenza della Regione Basilicata Ufficio internazionalizzazione e promozione dell'immagine Via della Regione Basilicata 85100 - Potenza Tel.: +39.0971.668186 Fax: +39.0971.668181

[email protected] Orario d'attenzione al pubblicoLunedì - Mercoledì 15.30 - 18.00 Martedì Giovedì 12.00 - 14.00 Referente: Rocco Messina

Osservatorio ITENETs - Regione Calabria Osservatorio Regionale Italiani nel Mondo Presidenza G.R. - Dipartimento 3 "programmazione Nazionale e Comunitaria - Affari Internazionali"

Progetto ITENETs Calabria 28 http://www.itenets.org; [email protected]

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Viale Europa, Centro Comalca, Loc. Germaneto 88100 - Catanzaro Tel.: +39 0961 858256/57/58 Fax: +39 0961 858257

[email protected] Orario d'attenzione al pubblicoLunedì - Venerdì 11.00 - 14.30 Martedì e Giovedì 15.30 - 18.30 Referente: Pasquale Parisi

Osservatorio ITENETs - Regione CampaniaPresidenza della Regione Campania Area Generale di Coordinamento Rapporti con Organi Nazionali ed Internazionali Settore studio e progetti CEE Via S. Lucia, 81 Napoli 80132 - Napoli Tel.: +39.081 796 2460/ 2632 / 2640 Fax: +39.081 796 2109

[email protected] Orario d'attenzione al pubblicoMartedì 9.00 - 13.30/14.30 - 18.00 Giovedì 9.00 - 13.30 Referente: Liliana Ottazzi

Osservatorio ITENETs - Regione Molise Osservatorio Regionale dei Molisani nel Mondo Agenzia Molise Lavoro Via Masciotta, 13 86100 - Campobasso Tel: +39.0874.418139 Fax: +39.0874.412837

[email protected] Orario d'attenzione al pubblico8.00-14.00 tutti i giorni feriali (escluso il sabato) Lunedì-mercoledì 15.00-18.00 Referente: Teresio Onorato

Progetto ITENETs Calabria 29 http://www.itenets.org; [email protected]

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Osservatorio ITENETs - Regione Puglia Osservatorio sui processi formativi e lavorativi all'estero Assessorato al Lavoro, Cooperazione e Formazione Professionale Via Corigliano, 1 70123 - Zona Industriale - BARI Tel. +39. 080 5405502 Fax: +39.080 540 5506

[email protected] Orario d'attenzione al pubblicoLunedì 10.00 - 12.00 e 15.00 - 19.00 Mercoledì 10.00 - 12.00 Referente: Giulia Veneziano

Osservatorio del lavoro e dell'impresa dei Sardi nel Mondo - Regione Sardegna Assessorato del Lavoro, Formazione Professionale, Cooperazione e Sicurezza Sociale Servizio della Cooperazione, Emigrazione e Immigrazione Via XXVIII Febbraio, 5 09131 - Cagliari Tel.: +39.070- 606 55 66 Fax: +39.070- 606 55 82

[email protected] Orario d'attenzione al pubblicoMercoledì 10.00 - 13.00 Lunedì e Mercoledì 16.00 - 19.00 Referente: Salvatorica Addis

Osservatorio ITENETs - Regione SicilianaAssessorato Regionale Lavoro, Formazione Professionale, Previdenza Sociale ed Emigrazione Servizio Emigrazione/Immigrazione Via Imperatore Federico, 70 90146 - Palermo Tel +39.091.7078485 Fax +39.091.7078373

[email protected]

Progetto ITENETs Calabria 30 http://www.itenets.org; [email protected]

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Orario d'attenzione al pubblicoLunedì 9.00 - 13.30 Mercoledì 9.00 - 13.30 e 15.00 - 19.00 Referente: Gandolfo Conte

RETE ESTERA Al fine di avviare processi di collaborazione interistituzionale tra le Regioni de Mezzogiorno d’Italia ed i paesi che ospitano le nostre comunità di italiani è stata creata una rete di Focal Point Esteri, in particolare nelle aree geografiche di interesse per il Progetto.

Fuso orario rispetto all'Italia: - 4 (-5 ore con l’ora legale in Italia) Buenos Aires CONSOLATO GENERALE D’ITALIA BUENOS AIRES Marcelo T. de Alvear 1149 C1058AAQ Buenos Aires Tel.: 0054 11 4816 6132-3-4-5-6-7-9 Fax: 0054 11 4816 6138

http://[email protected]

Referente Istituzionale: Seg. Leg. Nicola Occhipinti (Console)

[email protected] CAMERA DI COMMERCIO ITALIANA NELLA REPUBBLICA ARGENTINA Marcelo T. de Alvear 1119 C1058AAQ Buenos Aires Tel.: 0054 11 4816 5900 Fax: 0054 11 4816 5902

[email protected]

Referente Operativo: Claudio FARABOLA

Fuso orario rispetto all’Italia Melbourne e Sydney +8 (Perth +6) Melbourne (VICTORIA) CONSOLATO GENERALE D’ITALIA DI MELBOURNE 509, St. Kilda Road Melbourne - VIC 3004 Tel.: 0061 3 9867 5744 Fax: 0061 3 9866 3932

www.ambitalia.org.au [email protected]

Referente Istituzionale: Maurizio Tomassini

Progetto ITENETs Calabria 31 http://www.itenets.org; [email protected]

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

(Commissario Aggiunto Economico) [email protected]

Sydney CONSOLATO GENERALE D’ITALIA DI SYDNEY (NUOVO GALLES DEL SUD) - Consolato Generale Level 45 - 1 Maquarie Place Sydney NSW 2000

[email protected]

Tel.: 0061 2 9392 7900 Fax: 0061 2 9252 4830 Referente Istituzionale: Alessandro Falchetto

[email protected]

Perth (AUSTRALIA OCCIDENTALE) CONSOLATO GENERALE D’ITALIA DI PERTH Level 2, 1292 Hay Street West Perth WA 6005 Tel.: 0061 89322-4500 Fax: 9322-9911

www.conperth.esteri.it [email protected]

Referente Istituzionale: Silvio Pentrella [email protected]

Fuso orario rispetto all’Italia: - 4 San Paolo CONSOLATO GENERALE D'ITALIA IN SAN PAOLO Avenida Paulista 1963, 01311-300 San Paolo

Tel: 0055 11 3549 5643 Fax: 0055 11 3253 8801

http://[email protected]

Referente Istituzionale: Andrea Amati (Commissario economico-finanziario) [email protected]

CAMERA ITALO-BRASILIANA DI COMMERCIO E INDUSTRIA Av. Paulista, 2073 - Conjunto Nacional - Horsa II – 24° andar 01311-940 San Paolo Tel.: 0055-11-31790130 Fax: 0055-11-31790131

[email protected]

Referente Operativo: Attilio FANIA

Progetto ITENETs Calabria 32 http://www.itenets.org; [email protected]

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Rio de Janeiro CONSOLATO GENERALE D’ITALIA IN RIO DE JANEIRO Via Presidente Antonio Carlos, 40 / 7º piano 20020-010 - Rio de Janeiro (RJ) Tel: 0055 21 21221315 Fax: 0055 21 – 2262 6348

[email protected]

Referente Istituzionale: Livio ANGELONI [email protected] CAMERA DI COMMERCIO ITALO-BRASILIANA DI RIO DE JANEIRO Av. Graça Aranha, 1/6° andar 20030-002 Rio de Janeiro Tel. 0055-21-22629141 / 22622996 / 25634100 Fax 0055-21-22622998 www.camaraitaliana.com.br

[email protected] Operativo: Denise de Almeida PERES

Fuso orario rispetto all’Italia: + 2 Addis Abeba AMBASCIATA D’ITALIA AD ADDIS ABEBA "Villa Italia" - Kebenà - P.O.Box 1105 Addis Abeba Tel. 00251 1 235684-5-235717 Fax 00251 1 235689

sedi.esteri.it/addisabeba [email protected] [email protected]

Referente Istituzionale: Alessandra Pastorelli – Segretario Commerciale [email protected]

IBCA - ITALIAN BUSINESS COMMUNITY ASSOCIATION P.O. Box 18675 Addis Ababa, Ethiopia

[email protected]

Tel. / Fax 00251 1 551152 [email protected]

Referente Operativo: Antonio PAGLIARICCI

Progetto ITENETs Calabria 33 http://www.itenets.org; [email protected]

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Berlino AMBASCIATA D’ITALIA Hiroshimastrasse, 1 10785 Berlin Germania Tel.: 0049 30 254400 Fax: 0049 30 25440116

www.ambberlino.esteri.it [email protected]

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Fuso orario rispetto all’Italia: -1 AMBASCIATA ITALIANA DI LONDRA AMBASCIATA D'ITALIA A LONDRA 14, Three Kings Yard, London W1K 4EH Tel.: 0044 (0) 2073122200 Fax: 0044 (207) 73122230

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CAMERA DI COMMERCIO ITALIANA NEL REGNO UNITO Giorgio Giaccardi – Segretario Generale 1 Princes Street W1B 2AY Londra - REGNO UNITO Tel.: +44 20 74958191 Fax: +44 20 74958194

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

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SEZIONE II

IL QUADRO DI RIFERIMENTO NAZIONALE ED EUROPEO PER LA VALORIZZAZIONE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO

NELLE POLITICHE DI SVILUPPO DEL TERRITORIO: PROSPETTIVE E STRATEGIE MAE - DGIEPM

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1. Ruolo degli Italiani Residenti all’Estero (IRE): scenari e dinamiche territoriali emergenti, opportunità di sviluppo

1.1. Consistenza e struttura dell’emigrazione: metodologia analitica

La consistenza e struttura della migrazione italiana all’estero ha conosciutoun’evoluzione significativa nel corso degli ultimi decenni: il fenomeno, quasi dimenticato negli anni di trasformazione dell’Italia da paese di emigrazione a area di attrazione di flussi migratori, assume oggi rinnovata importanza in considerazione del nuovo panorama economico europeo e globale.

I cittadini Italiani Residenti all’Estero (IRE) sono circa 4 milioni, distribuiti in 198 paesi. Il numero tuttavia tende ad aumentare in maniera considerevole se si considerano gli italiani in “mobilità” temporanea all’estero per motivi professionali di cooperazione e di “delocalizzazione” delle imprese. Solo in Romania, ad esempio, operano 11.000 imprese italiane con un indotto sull’occupazione locale di circa 1 milione di persone. Altri mercati euro-mediterranei, e soprattutto i grandi mercati orientali emergenti come la Cina, offrono oggi sfide crescenti e prospettive per una presenza italiana ancor più consistente. Peraltro, i discendenti delle comunità italiane nel mondo (quindi l’emigrazione italiana che ha avuto luogo verso i paesi più sviluppati tra il 1800 ed il 1900) sono oltre 60 milioni: si tratta di una seconda Italia distribuita tra l’America Latina, gli Stati Uniti e il Canada, l’Europa e l’Australia.

La valorizzazione di questa immensa comunità – sia in termini di sviluppo connesso con le esigenze correnti di internazionalizzazione economica, sia in termini di sviluppo integrato culturale e sociale, ma soprattutto rispetto ai valori emergenti della “società della conoscenza” che l’Unione Europea considera prioritaria nell’ambito della “politica Lisbona” – deve essere considerata una risorsa significativa per lo sviluppo dell’economia italiana. Gli IRE rappresentano infatti una “Italia estesa” in tutti i principali paesi e le principali economie del mondo, una comunità coesa, qualificata e fortemente legata al paese di origine.

Per massimizzare i risultati in base alle competenze ed esperienze degli Italiani Residenti all’Estero (IRE), occorre un approccio analitico corretto ed una divisione dei ruoli tra le varie istituzioni centrali e regionali interessate. Occorre soprattutto tenere presente il fatto che la PA (sia centrale che regionale) è in notevole ritardo sul presidio dei nuovi fenomeni migratori legati alla globalizzazione dei mercati e delle attività produttive. Infatti mentre le imprese hanno dovuto già da anni reagire “in tempo reale” (cioè immediatamente, pena l’immediata perdita di posizione) alla sempre più rapida evoluzione delle tecnologie e dei mercati, le nostre PA centrali e regionali sono ancora nella fase della formulazione delle strategie più idonee.

Gli interventi normativi sono peraltro in ritardo in tutti i paesi del mondo, perfino in settori specifici critici, come la protezione del copyright o la normativa tributaria. Ed ancora, in tutti i paesi del mondo, inclusi i più avanzati come gli Stati Uniti, si osserva che mentre le imprese, le università e gli istituti di ricerca sono da anni allineati ad un vasto network di cooperazione internazionale che valorizza le “eccellenze” del

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

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proprio Paese, la formazione professionale è in ritardo poiché rimane legata a sistemi economici ed amministrativi strettamente locali. La più evidente conseguenza è che perfino nelle multinazionali la mobilità del personale tra le varie sedi internazionali è scoraggiata, in quanto fonte di potenziali problemi (soprattutto culturali e, appunto, formativi) più che di vantaggi. A titolo di esempio, le posizioni evidenziate nella bacheca “careers” sul sito della sede centrale delle multinazionali americane sono visibili dalle sedi di tutto il mondo, ma i posti vengono alla fine assegnati a personale locale (meno problemi logistici, o di contratto, o di conoscenza del mercato locale) o al massimo proveniente dalle filiali anglofone (meno problemi formativi).

Fanno eccezione le nuove tecnologie della informazione e comunicazione (ICT) per alcuni Paesi emergenti che, forse per carenza di forti tradizioni industriali, si sono lanciati con successo nell’arena post-industriale (v. India, Taiwan), ovvero, nei settori dell’industria tradizionale, quelli in cui l’enorme disponibilità di mano d’opera a basso costo e la semplicità dei “task” manifatturieri ha consentito di sviluppare in brevissimo tempo enormi capacità produttive (v. Cina).

E’ comunque evidente che l’evoluzione delle economie avanzate da “locale” a “globale” e da “materiale” a “immateriale” sta rapidamente modificando il quadro migratorio e le esigenze di formazione professionale. E per tutte le economie avanzate l’allineamento tra i temi dell’emigrazione-immigrazione e quelli della formazione professionale è sempre più critico.

L’Italia, per la sua dipendenza in campo energetico e delle materie prime, per la sua scarsa vocazione tecnologica e scientifica, e per l’elevato costo del lavoro, è in tal senso estremamente vulnerabile. Il “salto” verso la nuova “economia della conoscenza”, verso una nostra “presenza estesa” sul pianeta in quanto portatori di innovazione e di impresa, è quasi obbligatorio.Come si è detto, mentre le imprese sono già in pieno processo di adattamento, le istituzioni sono in ritardo nel presidio del fenomeno e nella formulazione di strategie.

Una stima della dimensione quantitativa del fenomeno, con particolare riferimento all’evoluzione recente nell’area euro-mediterranea e dei Balcani, evidenzia innanzitutto a livello quantitativo e qualitativo le differenze tra i vecchi ed i nuovi modelli migratorie le loro caratteristiche. Una ulteriore distinzione dell’approccio analitico e “gestionale” dell’emigrazione, è quella tra l’analisi della dimensione e caratteristiche degli stock, rispetto all’analisi dinamica delle motivazioni e consistenza dei flussi di migranti.

L’analisi della consistenza e della struttura (stock) delle comunità emigrate all’estero permette di mettere in luce le caratteristiche che derivano dal consolidamento, nei rapporti tra l’Italia e i diversi Paesi, di traiettorie migratorie passate; l’analisi dei flussi, ed in particolare delle dinamiche migratorie recenti, è per contro essenziale al fine diipotizzare gli scenari futuri dell’emigrazione. La relazione che lega le due grandezze è evidentemente molto stretta: i flussi possono avere importanti conseguenze sulla struttura e, analogamente, quest’ultima sintetizza il complesso processo di rinnovo e di estinzione delle comunità oggetto di analisi.

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1.2. Dinamiche territoriali: proposte di intervento MAE-DGIEPM e Regioni

E’ responsabilità del Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale Italiani all’Estero e Politiche Migratorie (MAE–DGIEPM) seguire a livello centrale tutte le tematiche riguardanti i nostri connazionali residenti all’estero, attivando, ove opportuno, collaborazioni con altre Direzioni, Enti e Dicasteri, e soprattutto con le Amministrazioni Regionali, a seconda delle tematiche che necessitano di interventi risolutivi e coordinati.

I recenti progetti intrapresi per la valorizzazione delle comunità italiane all’estero per lo sviluppo dei nostri territori, anche tramite il presidio e lo sviluppo dei temi formativi ed occupazionali, hanno suggerito l’avvio, da parte di MAE-DGIEPM, di una attività di analisi più precisa, rispetto a quanto sino ad oggi disponibile, delle caratteristiche professionali ed imprenditoriali degli IRE utili a questi fini.

Ci si soffermerà pertanto, in questa sezione delle Linee Guida Regionali, solo sulle dinamiche più ampie dell’emigrazione, che possono essere utili nella formulazione delle strategie operative; in particolare, sulle strategie che il MAE ha proposto nel contesto della preparazione del Quadro Strategico Nazionale e dei relativi documenti regionali che in esso confluiscono (DSR) per la programmazione dei Fondi Strutturali UE 2007-2013.

Sul fronte quantitativo, circa il 60% delle emigrazioni italiane nel mondo (particolarmente, verso Nord America e Australia) trova origine nelle regioni meridionali, mentre un terzo (particolarmente, verso Africa ed Est europeo) proviene dalle regioni del nord e nord-est.

Nell’area Mediterraneo e Balcani, oggetto delle nuove Politiche Europee del Vicinato ePre -Adesione, la migrazione italiana, pur minore in termini assoluti, è caratterizzata dacorrelazioni territoriali con l’Italia di tipo storico, o geografico, o legato alle esigenze dei distretti industriali (ad esempio, le Regioni dell’Obiettivo 1 con l’area del nord Africa, le Regioni del nord-est con la Romania e Medio Oriente; etc.).

Sul fronte qualitativo, la dinamica migratoria italiana pone oggi in luce soprattutto l’emergere di forme di emigrazione altamente qualificata (il cosiddetto “brain drain” o “fuga dei cervelli”), che può essere considerata come risultato, a livello individuale, del desiderio di massimizzare il ritorno dei propri investimenti in istruzione e formazione, in presenza di situazioni più vantaggiose in altri paesi rispetto a quello che l’Italia può offrire. Taluni paesi – primo fra tutti gli USA – seguono ad esempio una politica palesemente opposta alla nostra: quella di attrarre e “catturare” il massimo numero di persone altamente qualificate o capaci, dall’intero pianeta.

La situazione italiana ha origini di tipo strutturale e socio-economico. Numerosi fattori condizionanti, legati alle scelte politiche e strategiche di sviluppo dell’economia, ed al ruolo della ricerca e dei programmi di istruzione e formazione, hanno generato nel corso degli anni le significative differenze che esistono oggi tra l’Italia ed altri Paesi quanto a capacità di attrarre studenti, ricercatori e personale qualificato. I principali aspetti sono ovviamente quelli legati al trattamento economico, alla qualità del lavoro e delle

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strutture ed al più ampio tema della qualità della vita in Italia rispetto ad altri paesi ospitanti, per determinate categorie di reddito o categorie professionali o accademiche.

Questo tipo di brain drain ha origine infatti soprattutto nel settore dell’università e della ricerca, e può essere ridimensionato tramite strategie di collaborazione internazionale e politiche di investimento che sono state ampiamente identificate dalle istituzioni centrali preposte, e spesso discusse per le loro valenze politiche e modalità di attuazione; ma senza, sino ad oggi, risultati sistematici di rilievo.

Esiste tuttavia una tipologia emergente di brain drain, che nasce invece per rispondere positivamente alle strategie di mobilità delle imprese. Essa deve essere incoraggiata, e soprattutto gestita, identificandone l’appartenenza a precise categorie, ciascuna caratterizzata da specifici rischi ed opportunità:

a) Mobilità in prevalenza “non permanente” e sostenibile nel contesto della cooperazione economica internazionale. In altre parole, la mobilità è conseguente a reali opportunità (e possibilmente precise strategie) di cooperazione tra territori o distretti o imprese sui mercati internazionali, per motivi economici, produttivi, distributivi, etc. In questo caso si auspica il mantenimento dei rapporti del personale “in mobilità” con il territorio o impresa di origine, e quindi il ritorno di know-how e personale qualificato verso il nostro paese nell’ambito della cooperazione internazionale. E’ una situazione che porta ad un arricchimento, in termini formativi ed occupazionali, sia nel paese di origine (Italia) che in quello di destinazione.

b) Mobilità forzata ed originante dalla ricerca, da parte di singoli professionisti o imprenditori, di opportunità di lavoro mancanti in Italia. Solo a lungo termine o nel contesto di creazione di nuova impresa all’estero questa fattispecie può portare benefici di ritorno. Per la massima parte, si tratta per il nostro Paese di una perdita di know-how, e/o di investimenti. Trattasi di una fattispecie gestibile con iniziative formative dirette a personale qualificato (o da qualificare) sia italiano che estero, sulle opportunità di cooperazione tra territorio e Paesi esteri -in particolare, i Paesi delle PEV - e sulle specifiche conoscenze e qualifiche oggi necessarie per competere ed eccellere nel settore prescelto, sia in Italia che nei Paesi con cui si prospetta la cooperazione, a seguito di interessi professionali, di esigenze di settore industriale, o di strategie promosse dalla Regione. Si crea in tal modo, partendo da una carenza del sistema, una opportunità per gli individui (e, a lungo termine, per lo stesso sistema, sia nel paese di origine che in quello ospitante).

Si assiste oggi anche al fenomeno, relativamente recente, ma in crescente espansione, della mobilità verso l’Italia; è la “nuova immigrazione”, dalla quale consegue una necessità di bilanciamento e sviluppo dei patrimoni di conoscenza tra territori italiani ed esteri.

Infatti in modo crescente, in Italia, al brain drain positivo (precedente punto a) o negativo (precedente punto b) sopra descritto si associa una immissione di personale che, se pure qualificato, tuttavia non trova offerte di lavoro nel proprio

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settore di specializzazione, determinando una palese controtendenza rispetto alla politica europea di Lisbona, tanto più dannosa in presenza di una crescente delocalizzazione delle imprese, che “rimuove” il problema occupazionale immediato dal territorio regionale o italiano, per spostarlo, amplificato, a più lunga scadenza.

In questo contesto la “bilancia del sapere” che sinora ci ha posto in posizione di vantaggio rispetto ai paesi delle PEV in area Mediterraneo e Balcani, è destinata, in assenza di nostri provvedimenti competitivi, a tendere all’equilibrio ed in alcune aree perfino all’inversione.

Una maggiore aderenza dei nostri programmi di istruzione professionale regionale alle esigenze convergenti dello sviluppo territoriale e della globalizzazione, e più specificamente alle strategie di cooperazione estera promosse da altri contesti istituzionali sui territori, può ottenere una serie di positivi risultati:

i) maggiore attrazione di studenti stranieri provenienti dai PEV;ii) maggior numero di studenti italiani e dei PEV qualificati in Italia,

soprattutto sui temi primari della cooperazione tra Italia e PEV;iii) maggiore presenza di imprese e professionisti “eccellenti” italiani

residenti all’estero, e nello specifico, residenti nell’area del Vicinato mediterraneo e dei Balcani (soprattutto per delocalizzazione, cooperazione o joint venture) nello sviluppo dei programmi formativi regionali e nella fornitura di “testimonial” e case history esemplari per le strategie regionali;

iv) maggiore preparazione professionale nei settori prioritari per le strategie regionali (inclusa l’“internazionalizzazione” nella sua più ampia accezione) e maggiori possibilità di contatto degli studenti, tramite gli enti di formazione regionali, con queste imprese;

v) quindi, maggiori possibilità di impiego e/o minori rischi di disoccupazione per gli studenti – ma anche per i lavoratori nel quadro della Formazione Continua – qualificati sia in Italia che nei PEV. Come si vede dal “worst case scenario” di una immigrazione non qualificata e sbilanciata tra territori italiani e PEV, si torna così tendenzialmente al “best case scenario” di cui al primo caso descritto.

In questo contesto, oltre alla necessaria ricerca di maggiore competitività dei sistemi formativi italiani, il tema che richiede le più urgenti azioni di presidio e prevenzione è quello dei rischi per l’occupazione.

Si tratta di un tema di primario interesse del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS) ed è opportuno che lo stesso contesto migratorio in cui esso si genera, offra tramite le azioni, le reti e le strutture predisposte da MAE-DGIEPM, una rete di contatti privilegiati con gli IRE; contatti che le Regioni possono utilizzare:

i) per un arricchimento dei loro programmi formativi professionali, soprattutto in senso internazionale;

ii) per mantenere costantemente aggiornato il quadro occupazionale emergente (di nuovo, con i rischi ed opportunità derivanti);

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iii) per programmare le relative azioni correttive tramite interventi sui sistemi formativi e dell’impiego.

Pertanto, in sintesi, il tema che nell’ambito delle più ampie e oggi fondamentali tematiche migratorie è stato strategicamente adottato dal MAE-DGIEPM di concerto con il MLPS riguarda l’adattamento delle risorse umane alle nuove condizioni create dai processi di internazionalizzazione di origine economica, politica e strutturale a livello regionale, italiano, europeo e globale.

Le capacità necessarie, o le problematiche occupazionali derivanti dalla loro carenza a livello individuale e sociale, debbono essere interpretate, programmate e gestite tramite una parallela evoluzione dei sistemi formativi regionali e delle strutture incaricate del presidio dell’occupazione, in senso internazionalevalorizzando a tal fine le migliori esperienze e capacità degli Italiani Residenti all’Estero (IRE).

Le prime fasi di tale linea di intervento (animazione e promozione di legami stabili con gli IRE, sperimentazione di iniziative formative e di capacity building, creazione di strutture regionali e strumenti per la ricerca e lo sviluppo della formazione e dell’occupazione con gli IRE) sono state di fatto già realizzate, sperimentate e validate nella programmazione delle attività di Fondo Sociale Europeo del MAE-DGIEPM nell’ambito del PON-ATAS 2000-2006.

Pertanto, con tali strumenti a propria disposizione, il MAE-DGIEPM e le Regioni interessate potranno migliorare, con il contributo di tutti gli attori cointeressati al processo nella sua più vasta accezione e soprattutto il MLPS, la capacità di progettare, realizzare e gestire “reti internazionali di conoscenza” al servizio dei sistemi regionali per la formazione professionale e l’impiego in cooperazione con le comunità e le reti degli IRE.

1.3. Profilo e ruolo degli italiani all’estero nei programmi proposti

Come si è precedentemente accennato, sarà necessario, per massimizzare l’interazione tra le comunità degli IRE ed i nostri sistemi di formazione professionale regionale, produrre e mantenere costantemente aggiornata una accurata mappatura delle loro capacità, conoscenze e disponibilità.

Il lavoro è stato avviato dal MAE-DGIEPM con un documento che raccoglie i dati resi oggi disponibili da fonti diverse, ma la novità assoluta dell’iniziativa, la vastità del nostro target primario (e, per ora, la sua scarsa “raggiungibilità”) imporranno il completamento dell’indagine preliminare sugli IRE in parallelo alla definizione delle esigenze formative territoriali ed alle conseguenti prospettive di collaborazione sia a livello individuale che associativo.

Il primo passo sarà, pertanto, la mappatura della loro appartenenza ad associazioni geografiche o tematiche, e la loro iscrizione a banche dati specializzate. Saranno

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successivamente sviluppati dal MAE-DGIEPM strumenti, reti e piattaforme informatiche di cooperazione ad hoc.

Una prima indagine sulle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche nei comuni italiani gestita dall’ISTAT, consente di disegnare un profilo dei flussi della recente migrazione italiana verso l’estero. Si tratta di una popolazione prevalentemente maschile ed in età lavorativa, pur se non manca una rappresentazione significativa delle fasce di età estreme.

Di particolare interesse risulta la composizione dei flussi in funzione del ramo di attività e qualifica, con l’aumento della categoria degli studenti e con la prevalenza dell’industria sul commercio , la Pubblica Amministrazione e servizi privati e l’agricoltura . Sul fronte delle qualifiche, il flusso si caratterizza per la presenza decrescente di persone in condizione non professionale accompagnate da posizioni medio alte: le categorie imprenditore, libero professionista, dirigente, lavoratore in proprio rappresentano il 36% del totale dei flussi.

Gli IRE hanno frattanto ampiamente dimostrato, nelle attività di sperimentazione svolte dal MAE-DGIEPM e dalle Regioni Ob. 1 nell’ambito della programmazione FSE 2000-2006 (v. Sezione I) la loro elevata potenzialità quali mediatori ideali nel dialogo e nello sviluppo di progetti finalizzati all’adattamento e ottimizzazione delle risorse, allo sviluppo della formazione e dell’occupazione.

E’ un ruolo parallelo, ma interamente diverso in quanto “adattivo” rispetto ai temi specifici dell’internazionalizzazione dei territori, che seguono le esigenze e strategie primarie di sviluppo economico e dei rapporti internazionali.

E’ un ruolo degli IRE coerente invece con le finalità del FSE (adattamento delle risorse, riduzione dei rischi di disoccupazione e delle categorie svantaggiate), con la politica europea di Lisbona (elevazione delle qualifiche professionali, e miglioramento delle strutture formative territoriali, sviluppo della “società della conoscenza”), con le aree di criticità occupazionale presidiate a livello nazionale (ma non solo) dal MLPS, e con le finalità istituzionali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) agenzia del sistema delle Nazioni Unite il cui Centro Internazionale di Formazione (CIF-OIL) svolge il ruolo di Ente esecutivo in house per il MAE-DGIEPM.

I positivi risultati raggiunti dai progetti pilota e dalle azioni di accompagnamento e capacity building hanno consentito la costruzione di una base operativa e scientifica di cooperazione tra le Regioni, le comunità degli IRE e tutti gli Attori cointeressati, con la definizione di precisi modelli operativi e la creazione di strutture e risorse regionali dedicate allo sviluppo della formazione e dell’occupazione in collaborazione con gli italiani all’estero.

Le strategie proposte da MAE-DGIEPM per la programmazione 2007-2013 rappresentano pertanto la naturale continuità dei positivi risultati raggiunti nella programmazione precedente, e mirano alla ulteriore valorizzazione del contributo conoscitivo e delle esperienze professionali degli Italiani Residenti all’Estero,

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

promuovendo una serie di iniziative per lo sviluppo della formazione e dell’occupazione tramite “reti internazionali di conoscenza” che al contempo rendano la comunità globale degli IRE sempre più vasta, coesa, preparata e professionalmente legata ai territori di origine .

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2. Le linee programmatiche della Conferenza Stato-Regioni, Province Autonome e Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE)

La Conferenza Stato-Regioni-CGIE è un organismo di lavoro permanente istituita secondo la Legge 18 giugno 1998 n. 198. Ad essa partecipano, oltre al Presidente del Consiglio, il Segretario Generale del CGIE, i Ministri degli esteri, della pubblica istruzione, del lavoro, dei beni culturali, degli italiani all’estero, i Presidenti delle competenti Commissioni parlamentari, i Presidenti e gli assessori delegati delle Regioni e delle Province Autonome, il Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), il Presidente dell’Unione delle Province d’Italia, i membri del CGIE.

La Conferenza svolge un lavoro istruttorio relativo ad indirizzi amministrativi e politici che vanno precisati a fini esecutivi: si deve esprimere, tra l’altro, sulle linee generali dell’attività normativa che interessa direttamente le Regioni e sulla determinazione degli obiettivi di programmazione economica nazionale e della politica finanziaria e di bilancio; sui criteri generali relativi all’esercizio di funzioni statali di indirizzo e di coordinamento inerenti ai rapporti tra lo Stato, le Regioni, le Province autonome e gli Enti infraregionali, nonché sugli indirizzi generali relativi alla elaborazione e attuazione degli atti comunitari (art. 17, comma 5).

La Conferenza ha, tra l’altro, il compito di indicare le linee programmatiche per la realizzazione delle politiche del Governo, del Parlamento e delle Regioni per le Comunità italiane all’estero (art. 17, comma 6). Le linee programmatiche indicate dalla Conferenza costituiscono l’indirizzo politico-amministrativo dell’attività del CGIE (art. 17, comma 7).

Nell’ambito di tali competenze la Conferenza Permanente Stato-Regioni, Province Autonome e CGIE ha individuato alcuni obiettivi centrali sui temi di nostro interesse:

Nelle “Linee programmatiche per l’attività del Governo, del Parlamento, delle Regioni e Province Autonome e del CGIE” del 20 marzo 2002 la Conferenza ha tracciato un nuovo scenario per l’emigrazione italiana caratterizzato da:

a) nuovo profilo del lavoratore italiano nel mondo che si caratterizza come un “lavoratore in mobilità”;

b) una emigrazione per lo più “intellettuale”.

Tale rinnovata situazione richiede, secondo la Conferenza, interventi adeguati tra i quali:

1) il potenziamento della formazione e della specializzazione professionale, anche a livello superiore;

2) il rilancio della cooperazione internazionale.

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Ulteriori contributi alla analisi dei nuovi scenari dell’emigrazione provengono dall’intervento del Segretario Generale del CGIE alla Conferenza del 29 novembre 2005.

Viene, in particolare, tracciato una nuova connessione tra il fenomeno della globalizzazione, l’azione delle Regioni e i cittadini emigrati:

“La globalizzazione pone numerose domande a livello culturale, sociale ed economico sul ruolo delle comunità italiane all’estero, sulle opportunità che offrono in termini di sviluppo a livello locale e in un’ottica transnazionale. La globalizzazione ha dato maggiori responsabilità alle Regioni nel predisporre le condizioni di competitività del territorio governato ed è noto quanto sia reale e consistente l’intreccio economico tra cittadini emigrati e la loro Regione di origine”.

Nel mondo globalizzato l’Italia si pone, nella analisi del Segretario del CGIE, tra i Paesi che con l’Unione Europea hanno fatto la scelta di competere come “economia immateriale” basata sull’informazione. Questo è il senso della “Strategia di Lisbona”, nata nel 2000 e sviluppatasi in seguito, che punta ad un’economia basata sulla conoscenza. In questo contesto l’Italia può contare sulle professionalità dei cittadini italiani e di origine italiana all’estero “che nonostante i processi di integrazione molto avanzati, hanno forte il senso delle comuni radici di valori, di identità culturale”.

Queste analisi e questi indirizzi hanno avuto molta rilevanza per la messa a punto della strategia della DGIE per la nuova programmazione dei Fondi dell’Unione Europea che viene esposta con maggiore dettaglio nel successivo capitolo 6 di queste Linee Guida.

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3. Il ruolo degli Italiani all’Estero per lo sviluppo territoriale nel quadro della Politica di Lisbona

La strategia Europea di Lisbona è stata lanciata nel Maggio 2000 in previsione di un radicale cambiamento dei parametri di sviluppo socio-economico nei paesi industrializzati. Il cambiamento era stato individuato sin dal 1997 dalla Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) analizzando l’evoluzione della divisione del lavoro a livello internazionale; essa prevede che mentre nella fase di industrializzazione primaria la crescita è funzione dell’aumento della produttività (basata a sua volta sulla crescita degli investimenti e sul basso costo della manodopera), per superare i limiti di questa fase ed entrare nella società post–industriale l’economia dovrà invece svilupparsi non più sulla base della relazione tra capitale e lavoro, ma sulla crescita del capitale umano (“Società della Conoscenza”).

Ciò significa che le economie più avanzate dovranno perseguire un nuovo tipo di sviluppo ad elevata coesione economica e sociale, favorendo la crescita innovativa e dinamica del lavoro intellettuale, la ricerca e sviluppo, la riorganizzazione manageriale dell’impresa, il trasferimento tecnologico e, ove necessario, la delocalizzazione della produzione.

La crescita della “Società della Conoscenza” per i Paesi altamente industrializzati è una conditio sine qua non per avanzare nella scala della divisione internazionale del lavoro e della produzione, e quindi per non essere superati in modo irreversibile dalla concorrenza generata dalla forte crescita industriale e produttiva dei paesi di più recente industrializzazione.

L’Italia, per la sua struttura sociale e produttiva (scarse risorse primarie, sviluppo dei settori della trasformazione e del terziario, elevati costi di mano d’opera) dovrà affrontare questo cambiamento più rapidamente di altri stati europei. I requisiti necessari sono tutti presenti, con l’esclusione della formazione, istruzione e ricerca che richiedono un forte sviluppo sia in senso territoriale che internazionale.

L’Italia dovrà agire (e valorizzare il ruolo degli IRE) in uno scenario nel quale le gerarchie territoriali sono meno stabili ed i posizionamenti sul territorio sono sempre più il risultato ( e sempre meno la condizione di partenza) di una convergenza tra istanze economiche e di mercato globali, esigenze ed opportunità sociali e culturali e capacità individuali. Hanno quindi sempre maggior peso, in tale contesto evolutivo, i processi negoziali politici e strategici tra istituzioni pubbliche centrali e regionali, enti locali ed operatori economici.

Tre appaiono pertanto i versanti principali di espressione della Strategia europea di Lisbona per il consolidamento delle nostre regioni nei network nazionali ed internazionali di formazione del valore:

- la creazione, a monte delle azioni di partenariato territoriale, di una adeguata base di competenze e conoscenze (alle strategie di politica territoriale si legano quindi nuove regole e nuove opportunità);

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- la valorizzazione delle reti transnazionali che permettono il collegamento in rete del giacimento dei saperi e delle competenze del lavoro e delle imprese, ed in particolare,nei nostri programmi, del lavoro e delle imprese italiane nel mondo;

- la condivisione, da parte di economie diverse, di modelli di sviluppo locale e metodologie di organizzazione dei processi produttivi imparentati con l’esperienza italiana, ciò che a sua volta è facilitato dalla formazione di bacini professionali (a tutti i livelli, dal management al lavoro specializzato) familiarizzati con i contesti italiani.

“Rete” e “Conoscenza” sono quindi oggi i due concetti chiave nel nostro contesto sociale ed economico. Il primo evidenzia l’importanza dei legami, delle relazioni, delle interdipendenze, in altri termini del “capitale sociale” come strumento di miglioramento collettivo; il secondo fa risaltare la centralità del “capitale intellettuale” indispensabile ai processi di innovazione, cambiamento, sviluppo.

Il vasto patrimonio di esperienze e conoscenze degli italiani all’estero, le valenze conoscitive del loro utilizzo, le strutture di rete di cooperazione in area istituzionale, economica, culturale e sociale che è possibile con essi costituire a livello globale, rendono gli IRE una risorsa di vastità e competenza difficilmente eguagliabile da altri paesi concorrenti.

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4. Le nuove prospettive della politica di coesione e delle politiche di Vicinato e Pre-Adesione dell’Unione Europea

4.1. Politica di coesione

L’integrazione sociale, l’istruzione e la formazione sono tre elementi indispensabili ai fini della realizzazione degli obiettivi fissati nel Vertice europeo di Lisbona e nella Strategia europea per l’occupazione. Ai fini della realizzazione della coesione di cui all’articolo 158 del trattato CE, è dunque indispensabile sostenere politiche e priorità intese al rafforzamento del capitale umano, al conseguimento della piena occupazione, al miglioramento della qualità sul lavoro e alla promozione dell’integrazione sociale.

In particolare occorre innovare e rafforzare le misure volte a contrastare le ineguaglianze sociali, i deficit di competenze innovative in una società in mutazione a seguito dei fenomeni di globalizzazione e frammentazione, i cambiamenti demografici, che da un lato stanno comportando riduzione e invecchiamento della forza lavoro endogena, dall’altro alimentano il mercato italiano di nuovi lavoratori, provenienti da paesi terzi rispetto all’Unione.

Nella proposta di regolamento n. 493/2004 avanzata nel luglio 2004 relativa al Fondo Sociale Europeo, tali fenomeni assumono rilievo prioritario in particolare con riferimento alla necessità di attivare misure attive e preventive che consentano, attraverso reti, mobilità, competenze d’eccellenza, di rafforzare il nostro capitale umano, e di renderlo maggiormente competitivo in un mondo in caratterizzato da collegamenti sempre più rapidi e da particolarismi sempre più accentuati.

Vi si ritrovano anche la necessità di un’azione di sistema, che consenta d’individuare carenze e bisogni del panorama lavorativo italiano su cui tarare strategie formative specifiche, di tipo internazionale, e l’esplicita manifestazione considerazione della figura del migrante (in ingresso ed in uscita) quale possibile elemento di sviluppo per i territori d’origine e destinazione, da valorizzare e coinvolgere nei processi di sviluppo.

Mobilità, transnazionalità, sviluppo in senso internazionale non escludono, ma anzi rafforzano l’esigenza d’integrazione dei migrati, garantendone d’altro canto le singole specificità nazionali. In questo senso le vaste e coese comunità dei nostri italiani residenti all’estero sembrano poter giocare un ruolo determinante in questo nuovo approccio.

Peraltro, poiché è esplicitamente previsto che nell’ambito dell’azione del FSE negli obiettivi Convergenza e Competitività sarà possibile effettuare azioni di cooperazione sui temi della lotta alla disuguaglianza nel contesto del mercato del lavoro, nella scorsa programmazione inseriti nel PIC EQUAL, sembrerebbe che la Commissione europea abbia inteso far confluire l’iniziativa comunitaria Equal nel Fondo Sociale europeo (che peraltro ne era il fondo finanziatore).

Nel preambolo della nuova proposta regolamentare FSE si prevede infatti che “La promozione di attività innovative e della cooperazione transnazionale sarà inserita a

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pieno titolo nel campo d’azione del FSE e integrata nei programmi operativi nazionali e regionali. Il FSE privilegerà il finanziamento della cooperazione transnazionale, assicurando, ove opportuno, coerenza e complementarietà con altri programmi comunitari transnazionali”.

In Equal è previsto che, in casi debitamente motivati, sia possibile una collaborazione con strutture di Stati non membri, nel quadro di programmi all’epoca Phare, TACIS o MEDA, oggi IPA ed ENPI.

Evidente la portata innovativa di tale previsione, perché consente la realizzazione effettiva di partenariati con le aree di maggior presenza di italiani all’estero e con quelle di più importante immigrazione in Italia attraverso il FSE, al fine di realizzare azioni di sviluppo congiunto.

4.2. Politiche di Pre-Adesione e Vicinato

Con le nuove proposte di Regolamento presentate nel settembre del 2004 la Commissione ha inteso inaugurare una nuova stagione di cooperazione con i paesi ai confini esterni dell’Unione, basata su rapporti di cooperazione più intensi, anche attraverso l’applicazione di principi già vigenti nell’ambito della politica di coesione dell’UE, bene evidenziando la duplice natura degli strumenti per la cooperazione con le aree del Vicinato e della pre-adesione, in parte espressione di politiche esterne all’UE, in parte elemento rientrante nella strategia di coesione socioeconomica.

Espressione di questo nuovo approccio è la modifica dell’Assistenza esterna dell’Unione, che passa da aiuto unilaterale a vera ipotesi di cooperazione con i paesi che si trovano alle frontiere esterne dell’Unione.

Con riferimento all’area balcanica (e alla Turchia), il quadro geopolitico attuale (con l’allargamento dell’Europa ad est, con il prossimo ingresso di Bulgaria e Romania nell’UE, con l’avvenuta accettazione delle candidature di Croazia e Turchia), ha orientato la Commissione ad avviare una politica nuova, prospettando a questi Paesi l’ipotesi dell’adesione1, semplificando le politiche di aiuto esterno ed accorpando gli strumenti di pre-adesione (PHARE, SAPARD, ISPA, il Regolamento per la Turchia) e di aiuto alla ricostruzione in un unico strumento, applicabile su entrambi i lati della frontiera.

L’obiettivo prioritario della Commissione è agevolare la creazione delle condizioni per il progressivo avvicinamento agli standard comunitari e per la futura adesione, mirando al contempo a “promuovere la stabilità, la sicurezza e la prosperità nell'interesse di tutti i paesi, favorendone uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile”.2

1 Proposta di regolamento del Consiglio che istituisce uno Strumento di assistenza preadesione (IPA), 627/20042 Art. 6 della proposta di regolamento del Consiglio che istituisce uno Strumento di assistenza preadesione (IPA), 627/2004

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La codificazione finanziaria di tale politica si trova nella proposta IPA (Reg. 627/2004), Regolamento-quadro che prevede volet differenziati per candidati effettivi all’ingresso nell’UE (Turchia, Croazia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia) e per candidati potenziali (Albania, Serbia, Bosnia Erzegovina).

Uno di questi (riservato ai soli candidati effettivi) è precipuamente volto allo sviluppo delle risorse umane, attraverso la creazione di strutture e sistemi adeguati di programmazione, gestione e realizzazione delle politiche nonché di attività di tipo FSE, in linea con le priorità politiche concordate.

In questo senso si potranno effettuare azioni di cooperazione congiunta con il FSE, come espressamente previsto nell’art. 8 secondo comma del regolamento 627/2004: “Questa componente (volet sviluppo delle risorse umane) potrà contribuire, in particolare, al finanziamento delle azioni di cui al regolamento (CE) 1784/1999”.

Peraltro, tale Regolamento quadro, pur non prevedendo obiettivi specifici e priorità analitiche, necessariamente riterrà tema prioritario per l’area la questione migratoria, che occorrerà affrontare, al fine di promuovere “stabilità, sicurezza e prosperità nell'interesse di tutti i paesi, favorendone uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile”.

Le presenze italiane in questi paesi potranno giocare un ruolo importante, sia nell’ambito della cooperazione regionale e transfrontaliera, sia nell’ambito dei partenariati di sviluppo sociale, sia in quello della ideazione e realizzazione di azioni formative per lo sviluppo delle risorse umane, attraverso il coinvolgimento delle personalità italiane presenti in loco.

Con riferimento all’area del Vicinato, e particolarmente a quella del Mediterraneo, di evidente interesse per le Regioni italiane, particolarmente quelle del sud, che già hanno avviato programmi di cooperazione con la sponda nord dell’Africa (Programma transfrontaliero Sicilia Tunisia, Programma Interreg IIIB Archimed), la Comunicazione n.373 del 2004 della Commissione ha inaugurato un nuovo approccio nei confronti dei paesi ai confini esterni dell’unione, che prevede il rafforzamento di delle prospettive di “prosperità e buon vicinato ”, qui particolarmente orientate al tema della gestione dei flussi migratori.

“L'obiettivo dell’ENP è condividere i benefici dell'allargamento dell'Ue del 2004 con i paesi limitrofi potenziando la stabilità, la sicurezza e il benessere di tutte le popolazioni interessate. L’ENP è volta ad evitare l'emergere di nuove linee divisorie tra l'Ue allargata e i suoi vicini e ad offrire a questi ultimi la possibilità di partecipare a varie iniziative dell'Ue, attraverso una maggiore cooperazione politica, di sicurezza, economica e culturale.”3

Espressione finanziaria di questa nuova politica è l’ENPI (Proposta Reg. 628/2004), che razionalizza e semplifica i precedenti strumenti finanziari di cooperazione con i paesi ai confini esterni dell’Unione (Meda, Tacis); una componente esplicitamente identificata è

3 “Politica europea di prossimità - DOCUMENTO DI STRATEGIA” – Comunicazione della Commissione - Bruxelles, 12.5.2004 - COM(2004) 373 definitivo

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relativa alle migrazioni, in cui si identifica una serie di azioni da intavolare per combattere e prevenire l’immigrazione clandestina e la criminalità organizzata4.

L’ENPI peraltro potrà coprire aspetti esterni delle politiche interne, quali “la gestione delle migrazioni, la mobilità degli studenti e la cooperazione fra istituzioni di alta educazione”5.Queste azioni trovano naturale integrazione nelle azioni attivabili con i Fondi strutturali, e con il FSE in particolare, che contiene previsioni di favore nell’ambito delle politiche del lavoro, nelle politiche di formazione e nelle politiche di integrazione, a favore dei migranti legali, che mirano a sostituire ai flussi illegali quelli lavorativi, commerciali e di investimenti (cooperazione tecnica, scambi di esperti, azioni di formazione di manodopera qualificata e il suo utilizzo in loco o in Italia…) 6.

4 Art. 2 lettera o), proposta Reg. ENPI.5 Annex 2 proposta reg. ENPI, pag. 44 6 Peraltro anche nel recente vertice di Barcellona sul partenariato euromediterraneo uno dei temi maggiormente trattati è stato proprio quello della gestione dei flussi migratori. In tale occasione, nonostante un esito non perfettamente riuscito della Conferenza, salvo che per la forte riaffermazione del ruolo determinante delle regioni nel partenariato con l’area, si è posto l’accento sulla necessità di una cooperazione nel settore dell’immigrazione clandestina e della lotta al terrorismo e alla criminalità internazionale e si è giunti all’accordo su un impegno comune per quanto a livello di dichiarazione di intenti a organizzare un vertice tra i Paesi europei e quelli del Nord Africa.

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5. Aspetti normativi: la riforma del Titolo V della Costituzione; gli strumenti giuridici di diritto internazionale e comunitario per la cooperazione territoriale

Il quadro normativo regionale di riferimento è descritto al Capitolo 5 di ciascuna sezione regionale del presente documento.

Gli aspetti normativi di interesse generale sono qui descritti; innanzitutto quelli che regolano il più ampio quadro delle responsabilità e dei ruoli di Stato e regioni, correlati alla riforma del Titolo V della Costituzione.

5.1. Riforma del Titolo V della Costituzione

Tra le novità della riforma della Legge costituzionale n.3 del 2001 e della “legge La Loggia” del 5 giugno 20037 appare qui rilevante, in tema di rapporti con l'ordinamento internazionale, il nuovo testo dell'articolo 117. Esso prevede specificamente che:

- lo Stato conservi la riserva della "politica estera" e la potestà esclusiva dei "rapporti internazionali dello Stato";

- l’attribuzione alla potestà concorrente dei "rapporti internazionali e con l'Unione Europea delle Regioni", nonché del "commercio con l'estero";

- le Regioni abbiano il potere di concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro stato nelle materie di propria competenza in casi e forme disciplinati da leggi statali;

- le Regioni restino subordinate, nell'attività di attuazione della normativa internazionale e comunitaria, alle leggi statali che determinano i "livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale", mentre per i settori di competenza concorrente rimangono soggette anche alle leggi statali recanti i principi fondamentali.

Pertanto, le nuove disposizioni costituzionali non vietano affatto l'interposizione con valenza condizionante di leggi statali nell'attività regionale di attuazione degli obblighi internazionali e comunitari. In concreto, non impediscono un certo controllo dello Stato. Così, la mancata previsione di autorizzazione non vuol dire che le regioni siano pertanto autorizzate a tessere, in piena autonomia, rapporti e contatti esterni senza che il Governo centrale ne sia informato.

Le Regioni, dunque, pur avendo questo potere contrattuale "esterno", non potrebbero ora vantare un “treaty making power” nel senso tradizionale di potere di concludere trattati internazionali o comunque accordi che incidono sulla politica estera italiana.

Le disposizioni contenute nella legge La Loggia sono dirette soprattutto ad attuare e sciogliere i nodi interpretativi creati dal nuovo art.117 Cost. Per quanto riguarda l'attuazione del disposto dell'ultimo comma dell'art.117 ("nelle materie di sua competenza, la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali

7 La legge 2003 n.131, cosiddetta "legge La Loggia", recante disposizioni per l'adeguamento dell'ordina-mento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.3 ,adottata il 10 giugno 2003.

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interni ad altro Stato", conferendo alla legge ordinaria il compito di definirne i casi e le forme), viene ribadito che nella materie di legislazione concorrente, le regioni esercitano la potestà legislativa nell'ambito dei principi fondamentali espressamente determinati dallo Stato o, in difetto, quali desumibili da leggi statali vigenti..

In maniera schematica può dirsi che la legge La Loggia prevede la possibilità per le Regioni di:

a) Provvedere direttamente all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali conclusi e ratificati dallo Stato;

b) concludere intese dirette a favorire il loro sviluppo economico, sociale e culturale, nonché a realizzare attività di mero rilievo internazionale inoltrando apposita comunicazione prima della firma alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per gli affari regionali ed al Ministero degli affari esteri, ai fini delle eventuali osservazioni di questi ultimi e dei Ministeri competenti, da far pervenire a cura del Dipartimento medesimo entro i successivi trenta giorni, decorsi i quali le Regioni e le Province autonome possono sottoscrivere l’intesa;

c) formalizzare accordi con altri Stati, nelle materie di propria competenza legislativa, vale a dire:− esecutivi ed applicativi di accordi internazionali regolarmente entrati in

vigore, − accordi di natura tecnico-amministrativa,− accordi di natura programmatica finalizzati a favorire il loro sviluppo

economico,− sociale e culturale.

La procedura per i negoziati e la conclusione degli atti delle Regioni risulta pertanto essere la seguente:

a) la Regione invia tempestiva comunicazione delle trattative al Ministero degli affari esteri ed alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per gli affari regionali, che ne danno a loro volta comunicazione ai Ministeri competenti;

b) il Ministero degli affari esteri indica eventualmente principi e criteri da seguire nella conduzione dei negoziati;

c) qualora i negoziati si svolgano all’estero, le competenti rappresentanze diplomatiche e i competenti uffici consolari italiani collaborano alla conduzione delle trattative (previa intesa con la Regione);

d) la Regione invia comunicazione del progetto, prima di sottoscrivere l’accordo, al Ministero degli affari esteri;

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e) il Ministero degli affari esteri, sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri –Dipartimento per gli affari regionali, accertata l’opportunità politica e la legittimità dell’accordo;

f) il Ministero degli affari esteri conferisce i pieni poteri di firma (previsti dalle norme del diritto internazionale generale e dalla Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati).

Per tutte e tre le categorie di atti è previsto un sistema di intervento dello Stato ed un sistema di soluzione delle possibili controversie tra stato e regioni:

Il Ministro degli affari esteri può, in qualsiasi momento, rappresentare alla Regione questioni di opportunità inerenti alle attività di cui ai commi da 1 a 3 e derivanti dalle scelte e dagli indirizzi di politica estera dello Stato e, in caso di dissenso, sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per gli affari regionali, chiedere che la questione sia portata in Consiglio dei ministri che, con l’intervento del Presidente della Giunta regionale o provinciale interessato, delibera sulla questione.

Appare quindi evidente, come già inizialmente detto, che la modifica dell’art.117 Cost. non ha attribuito alle Regioni un proprio reale “treaty making power”. A conferma della soggettività internazionale e della titolarità dello Stato del potere di stipulare trattati internazionali, vi è la previsione dell’obbligo di comunicazione del progetto di accordo al Ministero degli Affari esteri (prima della sottoscrizione) a pena di nullità dell'accordo. Gli accordi sottoscritti in assenza del conferimento di pieni poteri sono nulli.

Sembra, quindi, che la legge La Loggia non abbia in realtà quel contenuto innovativo che si poteva attendere, limitandosi a riaffermare quanto già espresso nella normativa pregressa già esaminata (D.P.R. n.616 del 1977 e D.P.R. 31 marzo 1994) e secondo gli standard fissati dalla giurisprudenza costituzionale (sentenza n.187/1989). Il contenuto dell'attività estera delle Regioni coincide, pertanto, ancora, con la tradizionale suddivisione: quello delle attività promozionali all'estero e delle attività di mero rilievo internazionale.

5.2. Opportunità di una Legge quadro sull’emigrazione

La carenza di disposizioni regionali omogenee sui temi dell’emigrazione / immigrazione, e di un loro omogeneo ed univoco raccordo con gli aspetti normativi di interesse nazionale, ha come conseguenza una disomogeneità delle modalità di intervento delle regioni e dei territori (finanziamenti, servizi, opportunità offerte) e quindi, in ultima analisi, una disparità di trattamento dei soggetti interessati (emigrati, immigrati, ed attori pubblici e privati che operano in questi contesti). L’opportunità di una legislazione omogenea e coerente, che riguardi tutti gli aspetti dell’emigrazione / immigrazione, è sostenuta anche in ambito della Conferenza Permanente Stato-Regioni, Province Autonome e CGIE, ed è stata oggetto di proposte da parte delle Associazioni interessate.

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5.3. Gli strumenti giuridici di diritto internazionale e comunitario per la cooperazione territoriale

La globalizzazione economica intensificatasi degli ultimi anni, e l’opposta tendenza alla delega di competenze istituzionali da parte delle autorità centrali ad entità regionali e locali e ad organismi sovranazionali, sembrano disegnare un nuovo ruolo all’entità Stato – nazione, ed un nuovo configurarsi dei rapporti fra regioni limitrofe.

L’equiparazione classica fra confini geografici e potere istituzionale pare oggi vacillare, a favore di una definizione nuova delle frontiere, non più geografica, ma di tipo politico-istituzionale, e a beneficio dell’emersione di apparati amministrativi di tipo sopranazionale, internazionale o interterritoriale fra Stati diversi, con graduale progressiva emersione del ruolo degli enti infrastatali per la realizzazione di concrete attività di cooperazione.

Tale fenomeno è divenuto preponderante a seguito dell’allargamento dell’Unione europea e dell’importanza crescente riconosciuta alla cooperazione territoriale, assurta ad elemento prioritario nell’ambito della politica di coesione, espressa dagli artt. 158 ss TCE, strumento per ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni interne all’Unione ed il ritardo di quelle meno favorite, attraverso l’accrescimento della competitività delle regioni negli Stati membri e la promozione delle potenzialità dei sistemi di sviluppo locali8.

Di tale fenomeno si occupano a vario titolo amministrazioni centrali e regionali, politiche comunitarie e convenzioni intergovernative, soprattutto con riferimento all’elemento, relativamente nuovo, della cooperazione transfrontaliera fra entità giuridiche di Stati diversi, accomunate da vicinanza geografica e da problematiche condivise.

E dunque, accanto al tema dell’adeguamento degli stati alla globalizzazione economica, e forse proprio a causa di questa, emerge come rilevante il nuovo ruolo degli enti territoriali nello scenario internazionale, in particolare nell’ambito dello sviluppo di una governance sopranazionale, risultando questi più capaci delle amministrazioni centrali di esprimere bottom-up le esigenze di un’internazionalizzazione produttiva, fortemente legata al territorio, che gli apparati statali sembrerebbero destinati a coordinare, ma non a realizzare concretamente.

In questo scenario, dalla fine degli anni ‘90 è apparsa progressivamente più rilevante la necessità di creare uno statuto giuridico unitario degli organismi di cooperazione interterritoriale, sia attraverso strumenti di ordinamenti sopranazionali (quale un regolamento comunitario) o internazionali (quale Convenzione internazionale negoziata secondo l’ordinario metodo intergovernativo del Consiglio d’Europa), sia attraverso strumenti nazionali che prevedano la possibilità d’una loro applicazione anche in altri

8 Artt. 158 e ss TCE. E’ una delle politiche comuni previste dal Trattato di Maastricht, ed è la risposta dell’UE al problema del divario regionale. Essa integra le politiche dei singoli paesi membri in tale ambito. E’ una politica concorrente, per la quale si applica il principio di sussidiarietà.

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Stati, sia infine attraverso accordi di diritto privato fra entità territoriali che, a differenza delle precedenti ipotesi, non danno vita ad entità giuridiche nuove, né hanno valore imperativo per gli enti che concludono l’accordo.

Si intende dunque procedere a due tipi di analisi: la prima improntata sulle soluzioni attualmente in vigore, adottate in determinati ordinamenti nazionali, internazionali e sopranazionali, scelti in quanto particolarmente avanzati nello studio di come uniformare a livello legislativo e amministrativo il tema della cooperazione territoriale, la seconda relativa alle nuove proposte di emersione di un diritto amministrativo globale in tale ambito.

5.3.1. L’ordinamento comunitario

Un primo grande impulso verso la creazione di uno statuto giuridico unitario degli organismi di cooperazione internazionale è avvenuto a seguito dell’eliminazione delle barriere alla libera circolazione di persone, servizi, merci e capitali, operata con la creazione della Comunità economica europea, che ha in qualche modo avviato un nuovo disegno dei confini nazionali ed ha aperto la strada a sistemi di governanceunitari per la gestione di tali movimenti. La creazione dell’Unione europea e l’allargamento a venticinque Stati membri hanno progressivamente intensificato questa tendenza a ridisegnare competenze e limiti della capacità amministrativa nazionale, centrale o regionale. Emblematici in questo senso i primi esperimenti posti in essere attraverso i programmi di iniziativa comunitaria INTERREG, regolati e cofinanziati dall’Unione Europea.Un ulteriore, e forse più importante impulso, si è avuto a seguito dell’instaurazione delle politiche di pre-adesione (con il conseguente allargamento del 2004) e con la previsione della politica di vicinato e partenariato9, che in teoria consentirebbero ipotesi di cooperazione fra territori limitrofi dotati di sistemi giuridici amministrativi molto diseguali (talvolta addirittura con Paesi che non riconoscono capacità di cooperazione internazionale alle entità territoriali).

Da qui l’esigenza, progressivamente sempre più forte negli enti territoriali, di un sistema giuridico sopranazionale unitario, o perché direttamente valido in tutti gli Stati, o perché applicato in maniera uniforme in tutti gli Stati ricompresi dal fenomeno cooperativo. Da qui, ulteriormente, l’esigenza dell’instaurazione di tavoli di concertazione fra amministrazioni centrali e locali interne ai singoli Stati per la cooperazione territoriale.

Poiché, tuttavia, sino alla proposta d’istituzione di uno strumento giuridico unitario per la cooperazione territoriale, l’ordinamento comunitario non è riuscito a creare modalità di gestione unitarie, che consentissero piena operatività ai programmi di cooperazione territoriale, la Commissione europea nel luglio del 2004 ha presentato la proposta di regolamento (CE) 496/2004 per la costituzione di un Gruppo Europeo di Cooperazione

9 Espressa finanziariamente nella proposta di Reg. del Parlamento europeo e del Consiglio, recanteDisposizioni generali che istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI) 628/2004

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Territoriale10 (GECT) per semplificare ad autorità regionali o locali di due o più Stati membri dell’Unione le attività di cooperazione territoriale (transfrontaliera11, transnazionale12 ed interregionale13).

Gli strumenti attualmente operativi a livello comunitario, infatti, sono riferiti ad attività di cooperazione fra imprese (GEIE), e mal si adattano ad azioni di cooperazione poste in essere da amministrazioni pubbliche. Sulla spinta delle richieste del Comitato delle Regioni e dell’analisi delle modifiche in atto negli scenari internazionale e comunitario, la Commissione europea ha ipotizzato l’istituzione di gruppi cooperativi nel territorio comunitario, dotati di personalità giuridica, capaci di agire per conto dei propri membri (in particolare, Regioni ed Enti locali) per la realizzazione di compiti affidati al raggruppamento da parte dei suoi membri con applicazione un solo diritto, scelto dalle parti interessate e valido su tutti i versanti della frontiera. Sulla base dell’accordo costitutivo, legalmente riconosciuto da una Convenzione fra i soggetti interessati14, sidovrebbe adottare uno statuto, entro cui definire obiettivi, compiti, sede ed organi nonché fissare le relazioni del GECT con i suoi membri, perfezionare il processo decisionale e le modalità di funzionamento e di controllo.

In particolare il raggruppamento dovrebbe essere in grado di gestire autonomamente programmi e progetti di cooperazione, sia cofinanziati dai Fondi strutturali, sia autonomi rispetto a questi (mancando però in questo caso la responsabilità finanziaria degli SM per gli atti posti in essere dal raggruppamento).

Il Parlamento europeo ha votato in prima lettura a favore dello strumento, proponendone tuttavia non pochi emendamenti, attualmente in esame al Consiglio dell’Unione, relativi in particolare ai limiti dell’oggetto del raggruppamento e alle

10 Proposta di regolamento del Consiglio relativo all’istituzione di un Gruppo Europeo di CooperazioneTransfrontaliera COM(2004) 496, 14 luglio 200411 Cooperazione transfrontaliera: nell’interpretazione dell’Unione europea identifica i territori separati da una frontiera (interna o esterna, terrestre o marittima), identificati a livello di NUTS III (NUTS = Nomenclatura Unitaria Territoriale Statistica, secondo l’unità di misura adoperata in Commissione. Il NUTS III in Italia corrisponde alle Province).12 Cooperazione transnazionale: identifica aree di territorio più vasto, che includono più Stati membri contigui. Si tratta di territori identificati a livello di NUTS II (NUTS = Nomenclatura Unitaria Territoriale Statistica, secondo l’unità di misura adoperata in Commissione. Il NUTS II in Italia corrisponde alle Regioni).13 Cooperazione interregionale: non prevede un elemento di contiguità territoriale, ma identifica tutto il territorio interessato da un programma, su base tematica. 14 Art. 4 Proposta Reg. 496/2004: “Convenzione di cooperazione transfrontaliera europea. 1. Ciascun GECT è oggetto di una convenzione. 2. La convenzione precisa la funzione del GECT, la sua durata e le condizioni del suo scioglimento. 3. La convenzione è limitata esclusivamente al settore della cooperazione transfrontaliera determinato dai suoi membri. 4. La convenzione precisa la responsabilità di ciascuno dei suoi membri nei riguardi del GECT e di terzi. 5. La convenzione stabilisce il diritto applicabile alla sua interpretazione e applicazione. Il diritto applicabile è quello di uno degli Stati membri interessati. In caso di controversia fra i membri, la giurisdizione competente è quella dello Stato membro di cui è stato scelto il diritto. 6. La convenzione stabilisce le modalità del mutuo riconoscimento in materia di controlli. 7. Le condizioni alle quali si esercitano le concessioni o le deleghe di servizio pubblico accordate al GECT nell’ambito della cooperazione transfrontaliera devono essere definite dalla convenzione sulla base dei diritti nazionali applicabili.. 8. La convenzione è notificata a tutti i suoi membri e agli Stati membri”.

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misure per il controllo di legalità e opportunità degli atti posti in essere dal raggruppamento stesso.

5.3.2. L’ordinamento internazionale: il diritto convenzionale fissato dal Consiglio d’Europa

D’altro canto, sul piano della cooperazione intergovernativa, sin dal 1949 si è registrato l’impegno del Consiglio d’Europa verso l’armonizzazione delle legislazioni nazionali (compito precipuo del CoE, espressamente previsto nell’art.1 del suo Statuto) e verso l’emersione d’una democrazia locale e regionale, all’esito del quale molte collettività territoriali hanno potuto regolare in maniera unitaria i propri rapporti di cooperazione transfrontaliera15.

In seno al Consiglio d’Europa è stata infatti firmata a Madrid nel 1980 una Convenzione sulla cooperazione transfrontaliera, seguita da due protocolli addizionali del 199516 e del 199817(il primo relativo all’estensione effettiva della possibilità di cooperare a favore delle collettività territoriali, il secondo relativo all’introduzione del concetto di cooperazione inter-territoriale con allargamento dei confini geografici di ammissibilità, non più limitati alla contiguità territoriale), attraverso i quali si riconosce la possibilità di cooperazione agli enti territoriali interni agli Stati.

Tale Convenzione tuttavia, forse anche a causa della complessità della sua articolazione, che richiedeva, per la sua piena operatività, la ratifica dei due protocolli addizionali, non ha esplicato in pieno i propri effetti, anche a motivo del rallentato processo di ratifica negli Stati membri.

A partire dagli inizi del 2000, allora, il Consiglio d’Europa ha iniziato a valutare l’opportunità di una nuova Convenzione europea (inizialmente ipotizzata come terzo protocollo addizionale alla Convenzione di Madrid) per la cooperazione territoriale (qui declinata in transfrontaliera18 ed interterritoriale19), capace di regolare uniformemente rapporti giuridici di cooperazione territoriale in tutti gli Stati che ratifichino la Convenzione.

15 V. Accordo di Karlsrhue del 1998 fra collettività francesi, tedesche, lussemburghesi e svizzere, che istituisce i GLCT: Gruppi Locali di Cooperazione Transfrontaliera dotati di personalità giuridica. Sulla base dell’Accordo di Karlsrhue sono stati creati, ad esempio: il GLCT «Centre Hardt-Rhin supérieur» (Hartheim-Fessenheim, 1998), il GLCT «Wissembourg-Bad-Bergzabern» del 2001, il GLCT «Euroinstitut de Kehl» nel 2003, il GLCT PAMINA, sempre nel 2003.16 Protocole additionnel à la Convention-cadre européenne sur la coopération transfrontalière des collectivités ou autorités territoriales, aperto alla firma il 9 novembre 199517 Protocole N° 2 à la Convention-cadre européenne sur la coopération transfrontalière des collectivités ou autorités territoriales relatif à la coopération inter-territoriale, aperto alla firma il 5 maggio 199818 Cooperazione transfrontaliera: ogni concertazione mirante a stabilire rapporti fra collettività o autorità territoriali situate in zone contigue di due o più Stati, e raggruppamenti di quelle collettività o autorità territoriali di altri Stati (Annesso I portante legge uniforme relativa ai GTCT, ART. 1, lett. B)19 Cooperazione transfrontaliera: ogni concertazione mirante a stabilire rapporti fra collettività o autorità territoriali di due o più Stati diversa dai rapporti di cooperazione transfrontaliera di collettività vicine, compresa la conclusione di accordi con collettività o autorità territoriali di altri Stati (Annesso I portante legge uniforme relativa ai GTCT, ART. 1, lett. C)

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La nuova proposta si basa sull’innovazione di contenere direttamente al proprio interno la legge uniforme, applicabile a tutti gli Stati ratificanti la Convenzione (di cui la legge è parte integrante), pervenendo in tal modo operare un’omogeneizzazione del diritto applicabile ed una semplificazione dell’apparato amministrativo preposto a tale tipo di cooperazione.

Nelle more dell’approvazione della proposta di nuova Convenzione, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha intanto adottato una Raccomandazione relativa alla riduzione degli ostacoli nel campo della cooperazione transfrontaliera e interterritoriale delle collettività o autorità territoriali20, emanata al fine di favorire la generalizzazione delle buone pratiche e di consentire agli stati già Parti contraenti della convenzione di Madrid e dei suoi protocolli di rendere pienamente operative le disposizioni ivi enunciate.

La Raccomandazione, pur non imperativa per gli Stati, può tuttavia costituire un mezzo per proporre ai Governi degli Stati membri soluzioni comuni a problemi attuali e, in quanto tale, può anch’essa contribuire ad un’efficace unificazione dei diritti degli Stati.

5.3.3. Il diritto nazionale e la lex alius loci

Tentativi di creazione di modelli nuovi di diritto amministrativo globale non sono mancati neppure a livello nazionale, come ad esempio nella L. francese n. 809 dell’agosto 2004 sulle libertà e responsabilità locali che, all’art.187 ("District europeen"), prevede che collettività territoriali straniere e loro raggruppamenti possano aderire a consorzi francesi e creare distretti europei di diritto francese per la gestione unitaria di problematiche comuni.

Ma anche in tal caso, per definizione non tendente ad armonizzare legislazioni di Stati diversi, bensì mirante ad estendere la portata applicativa di una norma statale al di là dei propri confini nazionali, non si sono ottenuti risultati in tema di creazione di modelli applicativi e normative di valore sovra nazionale. Anzi, a notizia di chi scrive, non paiono esistere casi di applicazione delle previsioni di cui all’art. 187 che coinvolgano collettività locali di Paesi diversi dalla Francia; la legge in questione resta dunque operativa solo per la creazione di consorzi misti francesi, che costituiscono la base istitutiva sulla quale costruire un district européen nel caso di adesione di collettività straniere.

5.3.4. Le “Euroregioni” di diritto privato

Gli ostacoli principali alla cooperazione transfrontaliera sembrano ricercabili nella diversità di competenze nazionali, di strutture amministrative e di sistemi giuridici, che non consentono una gestione realmente congiunta dei problemi nei territori di frontiera.

20Raccomandazione Rec (2005)2 del Comitato dei Ministri agli Stati membri relativa alle buone pratiche e alla riduzione degli ostacoli nel campo della cooperazione transfrontaliera e interterritoriale delle collettività o autorità territoriali, adottata dal Comitato dei Ministri il 19 gennaio 2005 nel 912° meeting dei Deputati ministeriali

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Infatti in questa osmosi di azioni fra amministrazioni regionali, nazionali, internazionali e comunitarie, le stesse amministrazioni locali, non potendo applicare strumenti di cooperazione di maggior peso giuridico, sembrano aver cercato diverse forme di cooperazione internazionale che consentissero, su di una base di diritto privato – e dunque di mera dichiarazione d’intenti – di regolare azioni di cooperazione pattizia fra enti pubblici di Stati diversi; azioni finalizzate a collaborazioni di buon vicinato, non supportate da valore giuridico imperativo, senza creazione o delega di alcun potere decisionale a strutture transfrontaliere, ma espressione di impegno politico e di concreto interesse verso un determinato territorio.

A questo scopo sono nate le diverse comunità di lavoro in aree transfrontaliere21, le comunità di interessi senza personalità giuridica, le associazioni transfrontaliere senza scopo di lucro22.

Ma queste ipotesi, che pure hanno avuto, e continuano ad avere, successo fra gli Enti locali23, non consentono una cooperazione effettiva, mancando fra l’altro un’entità giuridica distinta capace di emanare regole contraignantes o la capacità di ricevere e gestire finanziamenti pubblici.

5.3.5. La cooperazione con i Paesi terzi

Ciascuna di queste proposte, ispirata dalle evoluzioni dei singoli ordinamenti nazionali in materia, ne riprende e fertilizza le migliori prassi, promuovendo l’applicazione ultra-statale e condivisa di norme e prassi derivanti dai singoli ordinamenti nazionali, intendendo in tal modo inaugurare modelli nuovi nel campo del diritto amministrativo che possano declinarsi nella creazione di enti giuridici unitari, dotati di personalità giuridica e capacità di agire riconosciute in tutti gli Stati cooperanti.

E tuttavia non facile, né risolto, appare il percorso intrapreso, ed ampie problematiche di ammissibilità-opportunità persistono con riferimento ad entrambe le proposte sinora avanzate. La strada per pervenire alla realizzazione d’uno strumento giuridico unitario ed innovativo, capace di generare una sorta di diritto comune europeo per la cooperazione territoriale, appare dunque complessa ed articolata, irta di ostacoli di natura giuridica, amministrativa, economica o pratica, scontrandosi anche con pericoli di possibile accavallamento fra strumenti di ordinamenti diversi.

21 V., ad esempio, la Comunità di Lavoro dei Länder e delle Regioni delle Alpi Orientali (Alpe-Adria), sorta nel 1972; la Comunità di Lavoro dei Paesi Alpini (Arge-Alp) del 1978 e la Comunità di Lavoro dei Cantoni e delle Regioni delle Alpi Occidentali (CO.TR.A.O.), sorta nel 1982.22 V. in proposito Parlamento Europeo, Commissione per lo sviluppo regionale, Progetto di Relazione sul ruolo delle "Euroregioni" nello sviluppo della politica regionale, giugno 2005, pag. 7.23 V. ad es. l’Euroregione Adriatica, ente di diritto privato facente capo ad un’Associazione senza scopo di lucro stabilita da un lato e dall'altro della frontiera adriatica, costituita fra le Regioni italiane Puglia, Molise, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, i Comuni di Capodistria, Isola, Pirano ed altri enti territoriali Istriani, Dalmati, Montegrini, Albanesi Serbi e Croati, conformemente alle disposizioni nazionali di legge di ciascuno Stato coinvolto, in cui si registra una dichiarazione d’intenti fra enti territoriali finalizzata a collaborazioni di buon vicinato, senza creazione o delega di alcun potere decisionale a strutture transfrontaliere.

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Peraltro, un ulteriore elemento contribuisce a rendere ancor più complesso il quadro della cooperazione territoriale, ma anche al contempo, a rendere di maggiore interesse tale disamina, che vorrebbe proporre un’analisi articolata dei vari fenomeni di diffusione globale di strumenti giuridici ed operativi inizialmente nati per essereapplicati in ambiti geografici minori.

Ed infatti, in entrambi gli ordinamenti presi a riferimento, quello comunitario e quello internazionale, le problematiche collegate alla cooperazione territoriale non sono limitate ai Paesi membri di ciascuno24, ma si estendono anche a territori terzi, in particolare al bacino meridionale del Mediterraneo (aree Maghreb e Mashrek, verso le quali, peraltro, entro il 2010 dovrà essere operativa l’area di libero scambio con l’Unione europea), ulteriormente allargando il campo di applicazione e di validità del sistema giuridico che in questi ordinamenti si vorrebbe creare: sia la Commissione europea, infatti, sia il Consiglio d’Europa, prevedono ipotesi di partecipazione di Paesi terzi alle azioni di cooperazione territoriale.

Nel caso dell’Unione europea la Commissione ha previsto d’introdurre uno strumento finanziario specifico per la cooperazione con i Paesi del Vicinato25, declinato in tre volets, l’ultimo dei quali prevede proprio la cooperazione regionale e transfrontaliera, con l’importante novità rispetto agli attuali Regolamenti finanziari di aiuto verso questi Stati26 che non trattasi di azioni unilaterali dell’Unione nei confronti di questi Paesi, ma di loro inserimento in reali attività cooperative di programmazione e gestione, che come tali comportano anche il recepimento e il rispetto di impegni giuridici o finanziari vincolanti.

Nel caso del Consiglio d’Europa l’art. 11 dell’Avant–Projet della Convenzione27consente l’adesione di Paesi terzi ad un raggruppamento già esistente, su invito degli Stati membri, previo l’impegno al rispetto di tutte le previsioni indicate nella Convenzione cui si aderisce.

Anche in questo caso vicinanza geografica, globalizzazione economica e produttiva e, con riferimento al sistema UE, estensione dell’applicazione delle libertà fondamentali a

24 Gli Stati membri dell’Unione europea sono: Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria. Paesi candidati all’adesione sono: Bulgaria, Croazia, Romania, Turchia. Nel Consiglio d’Europa a questi Paesi si aggiungono: Albania, Ex Repubblica yugoslava di Macedonia, Bosnia Erzegovina (che rientrano nella politica di Pre-adesione dell’UE), Estonia, Moldavia, Federazione russa, Ucraina, Armenia, Azerbaijian Georgia (che rientrano nella politica di Vicinato e partenariato dell’UE), Andorra, Islanda, Liechtenstein, Monaco, Norvegia, Repubblica di San Marino e Svizzera.25 Espressa finanziariamente nella proposta di Reg. del Parlamento europeo e del Consiglio, recanteDisposizioni generali che istituiscono uno strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI) 628/200426 Regolamento del Consiglio (CE) n. 2698/2000 MEDA II, relativo a misure d’accompagnamento finanziarie e tecniche a sostegno della riforma delle strutture economiche e sociali nel quadro del partenariato euromediterraneo.27 Article 11. Adhésion d’Etats non membres du Conseil de l’Europe 1. Après l’entrée en vigueur de la présente Convention, le Comité des Ministres du Conseil de l’Europe pourra inviter tout Etat non membre du Conseil de l’Europe à adhérer à la présente Convention. 2. Pour tout Etat adhérent, la Convention entrera en vigueur le premier jour du mois qui suit l’expiration d’une période de trois mois après la date du dépôt de l’instrument d’adhésion près le Secrétaire Général du Conseil de l’Europe.

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paesi terzi rispetto all’Unione, hanno comportato l’allargamento dell’applicazione di strumenti giuridici e finanziari a Paesi esterni rispetto a quelli per i quali erano stati originariamente previsti.

5.3.6. Problemi aperti e auspici futuri

In entrambi i casi (comunitario e intergovernativo), come si è sopra accennato, persistono problematiche aperte. In particolare per la proposta comunitaria GECT esse sono risultate tanto ampie da aver ingenerato la necessità di ripresentare nel settembre 2005, sotto la Presidenza di turno dell’Unione, assegnata alla Gran Bretagna, un testo di compromesso interamente riscritto, che tenta di rispondere alle obiezioni avanzate dagli Stati membri in ordine a problemi relativi alla base giuridica scelta per il GECT, all’estensione degli ambiti di competenza del raggruppamento, alla forma regolamentare utilizzata per avanzare la proposta e alla responsabilità finanziaria degli Stati.

Anche con riferimento alla proposta del Consiglio d’Europa GTCT sono stati avanzati alcuni problemi, prevalentemente di ordine amministrativo relativi alla legge uniforme, ma anche relativa a timori di possibile accavallamento con le previsioni disegnate nello strumento GECT.

In effetti rischi di accavallamento fra i due strumenti esistono, ma sono allo studio anche tentativi di armonizzazione delle rispettive sfere di operatività, soprattutto a seguito della avanzata nuova proposta comunitaria, che sembra restringere il campo di applicazione del GECT alle mere ipotesi di gestione dei fondi strutturali, ciò che lascerebbe supporre l’operatività del GTCT nelle altre ipotesi.

A tal proposito un’innovazione cardine potrebbe essere introdotta dall’ulteriore e recentissimo tentativo di compromesso, per ora a livello di studio preliminare, che prevede, in caso di mancata approvazione della proposta GECT, per quanto modificata, l’ipotesi di un accordo fra Unione europea e Consiglio d’Europa per l’emersione di un apparato amministrativo ultrastatale unico capace di regolare operazioni rientranti negli ordinamenti nazionali e in quello comunitario, permeabile cross over in entrambi i sistemi28.

28 Protocollo d’Accordo fra l’Unione europea e il Consiglio d’Europa. Una prima proposta, elaborata dal Regno Unito nel periodo di presidenza britannica dell’Unione, circola attualmente negli Stati membri dell’Unione europea. Se ne attende la diffusione negli Stati membri del Consiglio d’Europa da parte della presidenza di turno portoghese.

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6. Prospettive generali dei rapporti territoriali con gli IRE nel Quadro Strategico Nazionale 2007-2013

In relazione al contesto migratorio emergente, ai relativi problemi ed opportunità di tipo formativo ed occupazionale esaminati al capitolo 1, ed agli altri aspetti normativi sopra descritti, il MAE-DGIEPM ha definito le proprie linee strategiche per la programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013.

Tali strategie, come si è accennato, hanno costituito la base per una serie di proposte al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nello sviluppo del Quadro Strategico Nazionale. La forte priorità dei temi territoriali nel QSN, ed i positivi risultati raggiunti dalla collaborazione MAE – Regioni Ob.1 nell’ambito del PON-ATAS 2000-2006, hanno portato ad un positivo accoglimento dei programmi proposti tra le priorità strategiche esplicitate dal MEF nel documento di sintesi dei lavori del Tavolo 1 –Istruzione, Formazione e Territorio – per la formulazione del QSN 2007-2013.

6.1. La proposta MAE-DGIEPM per il QSN

Il contributo alla discussione del Tavolo 1 del MEF tocca trasversalmente molteplici temi trattati, ed in particolare quelli riferiti a Sistemi, qualità e integrazione nel territorio.

Il contributo, nel suo complesso, risponde alla domanda:

“In che modo rendere il sistema dell’istruzione e della formazione più rispondente alle competenze necessarie per operare nell’economia e nel mercato del lavoro globalizzati?”

Con riferimento a tale quesito, la priorità strategica proposta e’ il rafforzamento in senso internazionale dell’offerta formativa, ovvero: “L’adeguamento dei sistemi formativi e dell’istruzione alle nuove sfide della globalizzazione” in particolare per salvaguardare l’occupazione attraverso la ricerca di un sistema di standard e certificazioni delle competenze e lo sviluppo in senso internazionale dei percorsi formativi, con la valorizzazione, a tal fine, delle migliori competenze professionali degli Italiani Residenti all'Estero (IRE).

6.2. La società della conoscenza nel contesto della globalizzazione

Il processo di integrazione planetaria, che alcuni ritenevano la necessaria conseguenza del processo di globalizzazione, si sta articolando piuttosto in un arcipelago, suddiviso in aree in cui si lavora prevalentemente secondo specificità socioeconomiche locali. In alcune aree si lavora prevalentemente fabbricando, in altre soprattutto creando e progettando, in altre ancora comunicando, etc. Nei paesi OCSE prevale l’economia immateriale basata sull’informazione e sui servizi ad alto valore aggiunto, come dimostra la scelta operata dai Paesi dell’Unione europea di muoversi sugli orientamenti della strategia di Lisbona che puntano alla costruzione di

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un’economia sempre più competitiva basata sulla conoscenza e che prevedono, in questa prospettiva, l’obiettivo strategico di aprire i sistemi di istruzione e formazione al resto del mondo.

Le opportunità di sviluppo dei nostri Paesi possono sempre meno basarsi sullo sfruttamento dei differenziali di costo. Fondamentale diviene la dimensione cognitivadelle attività imprenditoriali, ancor prima di quella commerciale e produttiva. In sostanza si sottolinea la necessità di nuove capacità di dialogo e di traduzione trans-culturale delle conoscenze.

In questo scenario, come si è inizialmente accennato, le gerarchie territoriali ed i posizionamenti sul territorio dipendono sempre più da istanze economiche e di mercato internazionali, nonché da capacità e conoscenze individuali in un contesto di processi negoziali tra istituzioni centrali, locali, estere, ed espressioni di operatori economici.

Ne consegue un assetto sociale ed economico in cui le organizzazioni trascendono dalla loro consistenza territoriale e statica e accrescono il loro valore in termini di relazioni incrociate con altre organizzazioni, imprese, istituzioni, associazioni e territori. Il capitale sociale diviene il mezzo per il raggiungimento di un livello di “cultura locale” elevato in grado di sviluppare nuovi modelli flessibili e vincenti di integrazione trasnazionale.

6.3. Approcci per lo sviluppo internazionale della formazione

Nello scenario descritto, un obiettivo importante della prossima Programmazione dovrebbe essere quello di dare un contributo al rafforzamento della dimensione cognitiva della formazione in rapporto ai processi di globalizzazione dell’economia e del lavoro. In questa direzione un ruolo importante può essere svolto dall’inclusione delle competenze delle “eccellenze” italiane all’estero all’interno dei dispositivi dell’offerta formativa, particolarmente, quella riferita allo sviluppo del territorio ed alla cooperazione transnazionale.

Costituisce così un obiettivo della policy quello di orientare gli enti ed i sistemi formativi locali verso un utilizzo organico e strutturato delle risorse professionali e dei saperi italiani all’estero nella logica dello sviluppo dei territori.

In questo contesto possono svolgere un ruolo primario le strutture formative professionali di alto livello. Dovrà trattarsi, come si è detto, di un ruolo e di un impegno organico e sistematico: ad oggi gli enti di formazione svolgono una intensa attività internazionale, ma senza “fare sistema”, e solo per seguire singoli o specifici progetti di cooperazione. Una logica di sviluppo integrato può nascere solo da una esperienza di politica integrata del territorio, condotta in una logica di integrazione delle risorse regionali e locali, di amministrazione pubblica e di impresa, mettendo a punto sistemi di analisi dei fabbisogni e di certificazione della qualità, per creare un’offerta formativa potenzialmente “esportabile”.

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6.4. Le competenze richieste dalla globalizzazione dei sistemi

Le competenze sono “ciò che serve” ai lavoratori (conoscenze, capacità, risorse personali) per affrontare la vita quotidiana, il lavoro, l’organizzazione dell’impresa, ed i mercati in ambito locale e transnazionale. Come si è visto, la distinzione tra “locale” e “transnazionale”, sia essa riferita alle strutture, alle risorse od ai mercati – se non alla stessa localizzazione dell’impresa – è sempre meno importante di fronte al risultato professionale e/o economico desiderato.

Per questo motivo, una strategia che favorisca lo sviluppo di tali competenze deve preoccuparsi da un lato di ‘prepararle’ mediante una adeguata attività di informazione e formazione ‘preventiva’ (formal learning), e dall’altro di ‘produrle’ come effetto di attività ‘non formative’ di lavoro e di vita sociale (non formal e informal learning).

Sappiamo dall‘evoluzione delle PMI nel contesto italiano e dai tanti percorsi “non formali” mediante i quali lavoratori ed imprenditori hanno nel tempo ‘imparato il mestiere’ che la bassa formalizzazione delle traiettorie di sviluppo degli individui e delle imprese ha costituito una delle caratteristiche peculiari del modello di sviluppo dell’economia italiana, ed anche paradossalmente una delle condizioni del suo successo.

Ma sappiamo anche che oltre una certa soglia l’apprendimento ‘naturale’ (spontaneo; embedded nelle pratiche di vita e di lavoro) non è più sufficiente, in uno scenario internazionale dell’economia e del mercato del lavoro, per mantenere e per migliorare la propria posizione competitiva.

Per quanto riguarda i dispositivi di offerta non formal e informal learning sarà poi necessario procedere a coraggiose sperimentazioni ed innovazioni, che distribuiscano estesamente nel territorio punti facilmente accessibili per la formazione linguistica ed informatica, pre-requisiti essenziali dell’accesso alle informazioni internazionali. Le città, ed in genere i luoghi di generazione di cultura distribuiti nel territorio, dovranno sviluppare ed estendere i momenti di divulgazione sociale concernenti modelli e linguaggi delle culture estere.

Per tutto questo, è vitale chiedersi: 1) quali competenze entrano in gioco nei processi di formazione, impiego e mobilità; 2) mediante quali strategie e dispositivi es se si possono sviluppare; 3) con quali infrastrutture e tipologie di intervento; e infine, 4) ‘chi dovrebbe fare cosa’, quindi i ruoli e le specifiche azioni di competenza per favorire tale sviluppo.

A ciascuna di queste quattro domande occorrerà rispondere, da un lato, con “interventi sulle persone” (informazione, formazione, consulenza, etc.) volti a sviluppare le conoscenze, capacità e le risorse personali necessarie (motivazioni, interessi, fiducia, intenzioni, etc.); dall’altro, con “azioni di sistema” che sviluppino le necessarie strutture per la mobilità, e creino le condizioni perché tali conoscenze, capacità, e risorse personali possano esprimersi, passando dallo stato di “disposizione” potenziale (competenza) a quello di ‘azione’ effettiva (comportamento).

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6.5. Favorire le competenze-chiave per la mobilità transnazionale

Si tratta di un problema con il quale la Commissione Europea si è misurata da diverso tempo, mettendo a disposizione risorse finanziarie per progetti specifici (es. di scambiotra Organismi/imprese di Paesi diversi), mirati allo sviluppo di alcune competenze ritenute cruciali per la mobilità e per il lavoro futuro (es. lingue, ICT) e di alcune conoscenze essenziali (sistemi di istruzione e di welfare; e ‘regole di vita’ nei diversi paesi).

Sono state anche fornite indicazioni generali ai Paesi membri per favorire la mobilità (es. suggerimenti per ‘rimuovere gli ostacoli’: specialmente quelli che hanno a che fare con i sistemi di welfare e di sicurezza sociale). Il periodo di programmazione 2000-2006 è stato caratterizzato da una certa enfasi in tale direzione; inoltre, il dibattito europeo ha prodotto anche un tentativo di identificare e definire quali competenze possano costituire una risorsa importante per ‘preparare’ alla mobilità degli individui, e favorire e supportare il lavoro e la creazione d’impresa in un Paese diverso dal proprio.

Un apposito gruppo di lavoro (‘working group on basic skills, foreign language teaching and entrepreneurship’) ha prodotto un documento dal titolo: ‘key competences: definitions, knowledge, skills and attitudes’. Il documento tratta delle ‘competenze-chiave’, con ciò riferendosi a quell’insieme di conoscenze, capacità e doti personali che non sono connesse ad una attività/posizione lavorativa specifica, ma che per loro natura ‘entrano in gioco’ in un’amplissima gamma di situazioni di vita e professionali.

L’impegno comunitario sulla materia costituisce una essenziale premessa affinchè le istituzioni italiane si impegnino intensamente nella partecipazione al programma Lifelong Learning 2007-13 nel contesto della Strategia di Lisbona, allo scopo di partecipare al processo di integrazione delle metodiche formative ed allo scopo di facilitare la costruzione di catene trasnazionali di offerta formativa nel contesto dell’Unione. Ciò faciliterà il successo di progetti di proposta italiana nell’ambito della Cooperazione Territoriale (Obiettivo 3).

Ma è essenziale tenere presente che il processo di sviluppo delle competenze riguarderà anche aree geo-economiche esterne all’Europa, alcune delle quali incluse in maniera prioritaria nelle Relazioni Esterne dell’UE (ENPI, Politiche di Vicinato in relazione ai Paesi Confinanti, ed IPA, Politiche di Preadesione).

Alcune decisive aree emergenti (Cina, India, Brasile, Argentina) potranno richiedere il disegno di processi formativi speciali, da coordinare con i “Programmi Paese” sviluppati da Ministeri, Regioni, Istituzioni dell’economia.

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6.6. Le infrastrutture, i ruoli e le tipologie di intervento per lo sviluppo delle competenze

Una strategia di intervento efficace per favorire la “propensione alla mobilità” e la “mobilità effettiva” deve quindi essere “multifattoriale” e “multi-attore”, agendo cioè su più leve. Diversi sono quindi i tipi di azioni che possono essere intrapresi dai soggetti istituzionali e dagli Enti Pubblici di programmazione (in particolare: Ministeri competenti, Regioni) per supportare tale strategia.

In termini propositivi, occorre distinguere ciò che potrebbe/dovrebbe essere realizzatoin Italia (dal sistema scolastico di istruzione, dal sistema universitario e della ricerca, dal sistema di formazione professionale e quindi dai soggetti istituzionali titolari di tali sistemi) da ciò che potrebbe/dovrebbe essere realizzato nei paesi esteri (dalle Comunità italiane all’estero; dalle Camere di Commercio estere; da Associazioni e Fondazioni; dal sistema delle imprese e da imprese singole, etc).

Per ciò che riguarda l’Italia, gli interventi possibili/desiderabili appartengono alle seguenti tipologie: informazione, nell’ambito della ‘normale’ attività curricolare, sull’impatto della globalizzazione sulle imprese; formazione sulle competenze-chiaveper la mobilità (di base e trasversali, nel linguaggio italiano); formazione tecnica, manageriale, imprenditoriale ‘specifica’ per tipologia di impresa, mercato, settore; formazione per l’innovazione (competenze applicative, organizzative, connettive: cfr. il paragrafo seguente); formazione ‘anticipatoria’ per la mobilità, realizzabile in Italiamediante una didattica adeguata: simulazioni, project work, progetti mirati; scambi di esperienze/tirocini con estero; consulenza, accompagnamento e trasferimento di know-how con l’estero su progetti specifici (sia in entrata che in uscita dal nostro Paese). Ulteriori tipologie si possono realizzare sul nostro territorio per favorire processi mirati di familiarizzazione di personale straniero (manager, personale specializzato) mediante programmi strutturati di ospitalità ed accostamento ai nostri sistemi produttivi, culturali, istituzionali.

Per ciò che riguarda gli altri Paesi, gli interventi possibili sono quantomeno i seguenti: definizione di una mappa (data-base) delle opportunità e degli attori ‘rilevanti’ per la mobilità; analisi dei fabbisogni e individuazione dei target da coinvolgere prioritariamente; raccordo con istituzioni e associazioni locali; informazioni su sistemi e ‘regole’ locali; politiche di ‘accoglienza’ e supporto all’ inserimento; promozione di scambi di esperienze/tirocini; promozione di reti locali e di partenariati; politiche di sostegno finanziario; promozione di ‘cultura’ della transnazionalità.

6.7. Nuove dimensioni e potenzialità dell’emigrazione e dell’immigrazione

A partire degli inizi del 2000 la strategia di gestione delle migrazioni ha subito un cambiamento importante: se sino ad allora le politiche migratorie erano volte a tentare di ridurla, dagli inizi del secolo, a livello internazionale e comunitario si è iniziato a considerare la migrazione quale fattore di sviluppo socio-economico. In questa nuova prospettiva, l’obiettivo non è più quello di ridurre la pressione migratoria, ma piuttosto

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quello di massimizzare l’impatto positivo della migrazioni sui contesti di provenienza e di destinazione.

Occorre ora riprendere una tale innovazione, e cercare di trovare strumenti efficaci per realizzarne il fine.

Per decenni il fenomeno migratorio in Italia è stato caratterizzato dall’emigrazione di nostra forza-lavoro verso Paesi più ricchi e bisognosi di manodopera (soprattutto dalle regioni del sud). Attualmente invece questo tipo di emigrazione, tradizionale, pare essersi arrestato, anche nelle regioni dell’Obiettivo 1, e si assiste alla nascita di nuove modalità di spostamento, non più permanenti, ma reversibili, e di tipo nuovo, dovute non tanto allo spostamento personale e alla ricerca di migliori opportunità lavorative all’estero, quanto dalla delocalizzazione di attività produttive già esistenti in Italia, verso territori più favorevoli, perché con costo del lavoro o della materie prime minore o perché in via di esplosione e dunque potenzialmente foriero di più ampio mercato.

Pertanto, da un paio di decenni (e progressivamente sempre più), il fenomeno migratorio caratterizza il nostro Paese anche in altra valenza: di luogo di nuova immigrazione dai Paesi con minor tasso di sviluppo.

Si tratta di due aspetti di uno stesso fenomeno, originanti da cause storicamente ed economicamente opposte, che danno luogo allo stesso tipo di vantaggio competitivo per l’Italia.

Emigrati ed immigrati sono chiamati a svolgere un nuovo ruolo strategico nella dimensione globale – locale, in quanto “soggetti gate” del mondo globale, agenti di sviluppo nei rispettivi paesi di provenienza. Poiché tuttavia in molti paesi questi soggetti non sono ancora sufficientemente strutturati per partecipare a processi decisionali e ad azioni riguardanti lo sviluppo locale e quelli transnazionali, occorre riflettere su tale nuovo ruolo ed orientare il dibattito decisionale a livello centrale, regionale e locale verso l’analisi di questo contesto.

In primo luogo occorre tener conto dei possibili rischi e fattori impeditivi di un effettivo svolgimento del ruolo di “perno” da parte dei migrati, soprattutto nei contesti in cui il migrante tende a recidere rapporti con la madre patria, a non manifestare nel paese ospitante la propria differente cultura e ad integrarsi in maniera assimilativa nella società ospitante.

Se questo infatti comporta vantaggi in un senso, ingenera anche una maggiore difficoltà per quel che concerne il ruolo transnazionale dell’emigrato, il suo duplice ruolo su cui fondare il co-sviluppo dei territori d’origine e destinazione.

Con riferimento all’emigrazione italiana, tuttavia, questo fenomeno non dovrebbe essere un fattore di eccessivo rischio, se non nei confronti delle nuove generazioni. Gli IRE infatti ben possono originare sviluppo nei territori d’origine grazie all’utilizzo delle reti di collegamenti fra persone, lavoratori, professionisti, fortemente integrati nel paese di residenza, e potenzialmente operativi a favore dei territori d’origine.

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Alcuni Programmi regionali per la programmazione 2007 – 2013 prevedono proprio il rafforzamento della rete dei loro regionali nel mondo al fine di favorire lo sviluppo locale, implementando strumenti nuovi o mettendo a sistema quelli già esistenti (quale, ad esempio, gli Osservatori dei regionali nel mondo).

Come è stato spesso sottolineato (cfr. anche Conferenza permanente Stato-Regioni-Provincie autonome-CGIE del 29 novembre 2005) sono in atto processi simili soprattutto tra i giovani che vivono e lavorano all’estero: a) la reversibilità dell’esperienza migratoria, accompagnata da una forte mobilità dei lavoratori e dei professionisti; b) la compresenza culturale, dovuta all’alto livello di istruzione e di abilità tecnologica, consente di seguire l’evoluzione in atto in Italia ed in altri paesi diversi da quelli di residenza; c) la riflessività o “reinvenzione” dell’italianità, che consente una revisione del retaggio nazionale in chiave di scoperta dell’Italia quale paese moderno e post-industriale (soprattutto nella dimensione dell’offerta di servizi e di cultura da parte delle città d’arte).

Si tratta di potenzialità e opportunità che gli Italiani all’estero possono esprimere grazie alla facile connettività con il territorio di origine, in considerazione sia dei loro legami individuali che delle reti a struttura internazionale. La nuova mobilità internazionale del lavoro che riguarda nostri connazionali che “partono per poter ritornare”, si avvale, in misura ancora più accentuata che nel passato, degli atout dell’emigrazione italiana:

• attaccamento emotivo alla terra d’origine;

• soggetti con una consolidata posizione sociale ed economica nei paesi che li hanno accolti;

• elevato potenziale nella gestione di relazioni cross cultural e nell’attività di mediazione economico-culturale;

• mobilità non legata ad un necessario definitivo trasferimento per la vita.

Il valore aggiunto di questo posizionamento delle Comunità degli italiani nel mondo può consentire innovative politiche di capacity building dei soggetti istituzionali e, per loro tramite, degli attori del territorio.

La struttura dei rapporti, dei modelli operativi, delle risorse regionali e reti per il collegamento tra i nostri territori e le comunità italiane all’estero è stata già avviata e positivamente sperimentata nelle iniziative PON-ATAS del MAE-DGIEPM e delle Regioni Ob.1, descritte in sintesi nella Sezione I.

Il nostro crescente legame, anche politico, con l’”Italia estesa” costituita dagli IRE, renderà ancor più opportuno un ulteriore sviluppo delle risorse e degli strumenti realizzati nella programmazione precedente, ed un loro utilizzo nell’ambito delle nuove strategie europee dell’”economia della conoscenza”.

Un contributo importante come si è detto potrà venire dal realizzarsi di “reti immateriali”: reti di contatti, comunicazioni tra istituzioni e persone, supportate e concretizzate dalle tecnologie emergenti. In questo scenario va studiata la modalità di

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recuperare il patrimonio di risorse che già esistono e che rappresentano la presenza produttiva degli italiani all’estero e delle loro strutture.

Alcune “piattaforme immateriali” già esistono e derivano dal flusso migratorio partito dall’Italia tanti anni fa, che ha creato ampie comunità nei paesi di accoglienza. A questo ha fatto seguito lo sforzo imprenditoriale degli italiani all’estero e lo sviluppo delle organizzazioni di assistenza, le associazioni di lavoratori ed imprenditori, le camere di commercio di natura bilaterale.

Occorre dunque consolidare queste reti immateriali, ed inserirle nel quadro della strutturazione d’una azione formativa di tipo internazionale volta al lavoro e all’occupazione, valorizzando le risorse disponibili: richiamo ad hoc delle nostre eccellenze all’estero per azioni di alta formazione specialistica, contestualizzazione delle competenze nelle realtà produttive dei paesi di destinazione, creazione di reti di contatto e network settoriali, etc.

Occorrerà anche prevedere azioni volte a favorire la “migrazione temporanea e circolare”, sia degli italiani all’estero (che peraltro sembra sempre più caratterizzare le nuove forme di spostamento degli italiani nel mondo, con azioni di delocalizzazione e rilocalizzazione delle imprese e delle società di servizi), sia degli stranieri in Italia.

Con riferimento all’immigrazione in Italia, si registra come questo sia ormai elemento imprescindibile del mercato del lavoro italiano che, a causa del calo demografico si alimenta progressivamente sempre più di forza lavoro straniera. Occorre notare anche che la strategia di Lisbona prevede obiettivi di crescita e produttività molto ambiziosi entro il 2010, che non potrebbero essere raggiunti senza l’apporto alla produzione italiana fornito dall’immigrazione dai Paesi terzi.

Questi elementi evidenziano emblematicamente l’interconnessione molto forte fra mercato del lavoro in Italia e fenomeno migratorio, che occorre affrontare in maniera coordinata, in modo da garantire il più possibile percorsi di mobilità transnazionale e ingresso nel nostro paese di un numero di lavoratori coerente con il fabbisogno espresso dai territori, e prevedere specifiche azioni formative, linguistiche ed operative (in Italia e all’estero) che consentano di ottenere manodopera rispondente ai bisogni qualitativi e quantitativi del mondo imprenditoriale, produttivo e dei servizi italiano.

Anche in questo contesto un ruolo importante può essere giocato dalla rete degli italiani all’estero, che deve essere coinvolta nell’identificazione di politiche globali di sviluppo e che permetta di mirare attività di istruzione e di formazione professionale sia nei Paesi di origine finalizzate a all’inserimento lavorativo mirato nei settori produttivi italiani in Italia e all’estero (processi formativi in loco per la delocalizzazione e l’outsourcing).

Occorre anche agire per il riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero e coinvolgere in un sistema unitario gli Istituti italiani di cultura, col duplice scopo di vitalizzare contatti e scambi con gli IRE e agli stranieri fornire impressioni di società e culture italiane ed offrire formazione linguistica prima della partenza.

Allo stesso modo, nell’ottica di una democrazia partecipativa e nella prospettiva di sviluppo congiunto, occorre incoraggiare il coinvolgimento degli stessi migranti,

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singolarmente e per mezzo delle loro associazioni, nell’individuazione delle maggiori difficoltà per loro, nella definizione degli obiettivi, nella concreta realizzazione delle azioni di formazione, nella creazione di reti e legami istituzionali con i loro territori d’origine, proprio per favorire il loro ruolo di “antenne” per lo sviluppo del Paese di partenza.

In un’ottica di sistema occorre inquadrare queste azioni nel dialogo, nel partenariato e nella cooperazione con paesi interessati o loro organizzazioni regionali, in azione sinergica con i programmi pluriennali di cooperazione con i partner (strategie e piani d'azione per paese e regionali) a livello bilaterale e regionale che comprendano, disposizioni specifiche sulla cooperazione in materia di migrazione.

Fra i primi 8 Paesi d’immigrazione in Italia ci sono infatti quelli interessati dalle politiche di vicinato (Marocco, Ucraina, Tunisia), Pre-adesione (Albania) e candidati a diventare nuovi Stati membri nel 2007 (Romania). Sul punto, v. il precedente paragrafo 4.

6.8. Linee generali per una strategia di rafforzamento dei sistemi di istruzione e di formazione in senso internazionale

La riflessione che il MAE propone al Tavolo del QSN consiste, pertanto, nell’identificazione di una possibile risposta alla necessità di introdurre importanti elementi di qualificazione internazionale nei sistemi di formazione e di istruzione attraverso la costituzione di “reti di competenza” con le eccellenze italiane che si siano distinte nelle professioni, nell’impresa e nella ricerca in tutto il mondo.

Le reti si fondano sull’importanza delle conoscenze e delle competenze degli individui, e sulla capacità di sviluppare occasioni e strumenti dedicati per permettere alle stesse persone di dialogare, collaborare, mettere in comune il proprio backgroundprofessionale e cognitivo in una prospettiva di crescita collettiva.

Da ciò deriva l’importanza di ancorare la scelta delle persone appartenenti alle rete non sul mero criterio della provenienza geografica, bensì grazie al concetto chiave di “esperto”, sul possesso di un profilo professionale, culturale ed intellettuale di eccellenza sviluppato a seguito di esperienze internazionali di tipo economico, istituzionale, culturale o associativo.

Elemento distintivo della rete di esperti diviene pertanto la sua expertise in termini di competenze e di capitale sociale che, tagliando trasversalmente gli specifici contesti territoriali, si fonda su legami e connessioni basate su affinità professionali e cognitive capaci di amplificare il valore internazionale e sovra-territoriale della stessa comunità.

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I capisaldi delle reti di competenza si ispireranno a due principi:

6.8.1. La “riappropriazione dei cervelli”

Questo argomento è stato introdotto al precedente Paragrafo 1.2 – “Le dinamiche territoriali”.

Le politiche tradizionali, perseguite sinora in Italia e in vari altri Paesi dell’Unione, vedono il tentativo di far rientrare in patria esperti emigrati (specialmente dagli USA), in particolare ricercatori, scienziati e docenti, offrendo loro condizioni normative, economiche e strutturali professionalmente attraenti in cui operare. Tali politiche potrebbero essere integrate e rafforzate grazie alla proposta Comunità di pratica Professionale in rete, che faciliterebbe la partecipazione a programmi formativi ed educativi di ampio respiro e durata su due livelli: (a) in presenza, tramite la leva della mobilità fisica, (b) a distanza tramite la Comunità Virtuale di pratica.

6.8.2. Il centro di competenze della rete

Alle reti virtuali che si formeranno grazie alle politiche di ricerca e formazione tematica sopra descritte, deve essere fornito un centro di competenze. Si tratta, nella nostra ipotesi, non di un mero database o roster, ma dell’evoluzione di uno strumento operativo quale dell’Osservatorio ITENETS sul lavoro e l’impresa degli Italiani all’estero, che potrà offrire un sistema di servizi, oltre che conoscitivi, anche di supporto progettuale e per il lavoro cooperativo in rete delle Comunità Virtuali. In questo modo, le persone – sia interne alla comunità (gli esperti) sia esterne (gli utenti) – avranno a disposizione uno strumento per accedere a fonti di conoscenze e di competenze che sarebbero altrimenti difficili o impossibili da reperire.

Nella prospettiva anzidetta, in definitiva, il vero valore aggiunto della Rete risiede nella capacità di stimolare e sostenere il dialogo e la cooperazione tra gli stessi esperti e tra essi e i referenti di istituzioni e organizzazioni locali delle Regioni in materia di formazione, istruzione e scienza. Per questo è fondamentale che l’esistenza e il funzionamento della rete si basi da un lato sulla produzione, sullo scambio e sulla diffusione di informazioni, conoscenze e competenze a supporto della costruzione di partenariati internazionali finalizzati allo sviluppo sociale, economico e culturale dei territori regionali; dall’altro sulla fornitura e sull’erogazione di servizi di assistenza e consulenza finalizzati all’applicazione del patrimonio conoscitivo ed esperenziale detenuto dalla stessa rete.

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7. Conclusioni

Le strategie del MAE-DGIEPM e delle Regioni per la programmazione 2007-2013 ed il QSN prevedono, quindi, in sintesi:

• strategie della formazione e dell’istruzione che mirano, nel quadro della globalizzazione dell’economia e dei sistemi, a fornire indirizzi per una maggiore competitività dei sistemi formativi regionali nella società della conoscenza e dell’innovazione, valorizzando mobilità e reti immateriali, e coinvolgendo le nostre migliori eccellenze all’estero;

• nello stesso quadro, strategie dell’occupazione, che mirano allo sviluppo delle qualifiche e conoscenze emergenti, al bilanciamento e gestione strategica dei dislivelli di conoscenza tra il nostro paese e i paesi del Vicinato;

• strategie di convergenza territoriale, sia nelle nostre regioni che nei Paesi del Vicinato, tra i suddetti temi di sviluppo delle risorse umane (priorità del FSE) ed i paralleli temi di tipo istituzionale (“capacity building”), economico, culturalee sociale, secondo gli obiettivi della Commissione Europea di “promuovere la stabilità, la sicurezza e la prosperità nell'interesse di tutti i paesi, favorendone uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile”;

• strategie tese a garantire l’equità nell’accesso e nelle prestazioni, come fondamento delle politiche di una società inclusiva, con particolare attenzione alle fasce più deboli dell’immigrazione, puntando altresì all’integrazione sociale degli immigrati e alla lotta ai fenomeni di lavoro irregolare e d’immigrazione clandestina.

In questo senso, è fondamentale portare a sistema le azioni della formazione per la conoscenza, sotto i suoi diversi, ma correlati aspetti, di formazione professionale e alta formazione, e collegarla ai temi del rafforzamento della mobilità e delle reti immateriali.

Occorre inoltre istituire un sistema di cooperazione partenariale per la formazione e la ricerca con gli altri paesi target, soprattutto per il tramite – o con il diretto coinvolgimento – degli Italiani Residenti all’Estero; o comunque, con una gestione lungimirante delle opportunità offerte ai nostri territori dal fenomeno migratorio nel suo più ampio e attuale significato.

Gli IRE in questo contesto, ed in tutte le aree indicate, divengono un utilissimo “canale privilegiato di contatto” che si è dimostrato efficiente, coeso e motivato allo sviluppo di rapporti costruttivi con i territori di origine.

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SEZIONE III

IL CONTESTO TERRITORIALE E LA VALORIZZAZIONE DEGLI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO

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CAPITOLO 1

EVOLUZIONE ECONOMICO-ISTITUZIONALE DEL TERRITORIO

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1.1 Evoluzione della ricchezza prodottaNel periodo compreso tra il 1996-2004, la crescita del prodotto interno lordo Calabrese si è attestata su un tasso medio annuo del 1,8%, realizzando una performance superiore tanto alla media nazionale, quanto a quella del Mezzogiorno (cfr. tabella 1.1). Il PILregionale, inoltre, nel 2004, ha fatto segnalare una variazione del 2,4% rispetto all’esercizio 2003, a fronte di una crescita media a livello nazionale pari al 1,5% (1,7% nel Mezzogiorno). Il dato appena accennato evidenzia la migliore performance della Regione Calabria rispetto all’intero comparto del Mezzogiorno ed anche rispetto alla crescita media della intera Nazione.

Tabella 1.1 – Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato (tassi medi annui di variazione percentuale calcolati su valori a prezzi 1995).

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 1996-2004

Calabria 1,5 1,5 1,6 3,4 2,0 2,7 1,1 0,2 2,4 1,8

Mezzogiorno 1,0 2,7 2,0 2,2 2,7 2,4 1,0 0,4 0,8 1,7

Italia 1,1 2,0 1,8 1,7 3,0 1,8 0,4 0,3 1,2 1,5

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT e Svimez.

L’avanzamento medio annuo del PIL per abitante – secondo le rilevazioni effettuate dalla Svimez, nel periodo 1996-2004, risulta pari allo 1,8%, mentre nel Paese complessivamente inteso il medesimo dato si è espresso in misura pari all’1,5%, raggiungendo nell’area Meridionale l’1,7%. Rispetto al 2003, nell’anno 2004 la ricchezza per abitante è aumentata dello 1,2% in Italia e dello 0,8% nel Mezzogiorno, mentre è cresciuta del 2,4% in Calabria. Ad ogni modo, si osserva, con riferimento agli indicatori socio economici, e, nello specifico, alle persone residenti anagraficamente in Calabria, che il numero delle stesse ha subito i mutamenti di seguito descritti: nell’anno 1995 gli iscritti nell’anagrafe regionale Calabrese risultavano essere 2.076.000, nel 2003 il numero degli iscritti ha subìto una flessione numerica fino a raggiungere le 2.028.700 unità. Ed infine, l’ultima rilevazione, risalente all’anno 2004, ha mostrato tenui segnali di ripresa, attestandosi nella misura delle 2.029.300 unità. Dall’analisi delle indicazioni summenzionate, risulta che la Calabria, nel periodo 1995-2004, ha evidenziato una variazione percentuale del -0,3%, mentre, dal confronto tra i dati 2003 e 2004, lo scarto percentuale, con riferimento alla popolazione residente, risulta pari a zero. A fronte di quanto appena detto, l’evoluzione della popolazione in Calabria, nel medio lungo periodo compreso tra il 1995-2004, a differenza dell’andamento del PIL, non è stata in linea con quella dell’intero Mezzogiorno (0,0) e della Nazione (0,0), che presentano invariato il relativo dato con riferimento allo stesso periodo. Le ragioni del fenomeno in esame sono da attribuire, in primo luogo, al movimento migratorio che a fasi alterne, in termini di intensità, ha caratterizzato, forse più di ogni altro, la storia della Calabria, facendo della relativa popolazione una comunità in eterno movimento. Secondo l’analisi condotta da Sviluppo Italia, vi è da ritenere che nel prossimo triennio 2006-2008 il tasso di crescita del PIL Calabrese sosterrà lievi e impercettibili ritmi di crescita (tra lo 0,5% del 2006 e l’1% del 2008), significativamente più bassi dei tassi medi di crescita a livello nazionale e meridionale, che pure si connotano per andamenti

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molto contenuti. Quanto alle esportazioni, dopo la battuta di arresto del 2005, esse tenderebbero a crescere, seppure a tassi contenuti (poco più del 2% in media) e in linea con quelli nazionali e meridionali. In leggero aumento risulterebbe anche la spesa per consumi delle famiglie, che tuttavia arriverebbe al 2% soltanto nel 2008. Per gli investimenti fissi in macchinari, dopo la flessione dell’anno in corso, si registrerebbe una lieve ripresa, soprattutto dal 2007 in poi, anche se a tassi ben più modesti di quelli nazionali e meridionali; gli investimenti in costruzioni, dopo una sensibile espansione nel 2006 (+5,1%), tenderebbero a crollare nel biennio successivo, arrivando a segnare una crescita negativa nel 2008 (-0,4%). In questo scenario di debolissima crescita economica si prevede una sostanziale stasi dei principali aggregati del mercato del lavoro regionale: il tasso di attività resterebbe inchiodato intorno al 37%, quello di occupazione sul 31% e quello di disoccupazione vicinissimo al 15%. I divari socio-economici della Calabria resterebbero dunque stabili o in leggero aumento, con la conseguenza che si accrescerebbe ulteriormente la dipendenza dai trasferimenti esterni, che, in mancanza di progettualità, non riescono ad incidere a livello strutturale sul rilancio economico della Regione.

Tab. 1.2 - Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato per abitante, per regione (euro a prezzi correnti).

Fonte : Rapporto Svimez 2005.

Tab 1.3 - Indicatori socio economici: popolazione residente anagrafica.(Unità di misura: migliaia).

Tassi % medi annui di variazione

Annualità 1995 2003 2004 1995-2004 2003-2004

Calabria 2.076,0 2.028,7 2.029,3 -0,3 0,0

Mezzogiorno 20.869,2 20.839,9 20.925,5 0,0 0,4

Italia 57.300,8 58.382,0 58.931,9 - 0,9

Fonte: Elaborazione propria su dati Svimez.

Nel considerare le più recenti performance della Calabria, in termini di prodotto interno lordo, si può affermare che, nel 2004, l’economia regionale ha mostrato segnali di

Regioni 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Abruzzo 14.690,4 15.189,4 5.606,7 16.066,4 17.134,3 17.919,8 18.485,6 18.952,2 18.919,4Molise 13.323,1 14.349,0 14.481,8 14.770,8 15.584,5 16.265,5 16.911,9 17.068,1 17.717,9Campania 10.742,6 11.433,1 12.078,2 12.523,0 13.183,8 13.975,1 14.623,1 15.073,5 15.496,2Puglia 11.246,1 11.547,5 12.184,5 12.837,9 13.413,9 14.021,7 14.721,6 15.095,0 15.417,6Basilicata 11.835,6 12.493,1 13.107,2 13.904,7 14.308,5 14.638,7 15.395,7 15.815,0 16.084,6Calabria 10.202,2 10.858,5 11.325,7 11.934,2 12.419,9 13.124,5 13.690,7 14.213,5 14.798,7Sicilia 11.125,8 11.718,2 12.253,1 12.597,4 13.236,0 14.051,9 14.544,7 15.355,1 15.743,9Sardegna 12.617,7 13.435,9 13.951,2 14.634,0 15.135,1 16.115,2 16.789,9 17.405,1 18.156,2Mezzogiorno 11.342,8 11.932,7 12.498,7 13.004,1 13.633,8 14.386,8 15.000,4 15.539,7 15.948,4

Italia 17.116,7 17.844,7 18.632,7 19.220,5 20.195,7 21.045,3 21.708,7 22.283,0 22.930,3

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Calabria

ripresa, dopo un biennio di progressivo rallentamento delle dinamiche di crescita. Il primo di questi indicatori è il tasso di crescita del PIL che, secondo dati ISTAT, risulta pari al 2,7%; una performance largamente positiva se parametrata agli andamenti delle altre regioni meridionali, che, rispetto all’esercizio 2003, hanno registrato, con riferimento al prodotto interno lordo, una variazione compresa tra il -0,8% dell’Abruzzo, il +1,6% del Molise, il +1,2% della Sardegna, il +0,7% della Basilicata, il +0,5% della Campania e, per finire, il +0,3% di Puglia e Sicilia La ripresa di cui sopra è testimoniata anche dall’andamento del PIL Nazionale, attestatosi nella percentuale del +1,2, del risultato prodotto dal Centro-Nord che si è espresso in misura pari al +1,4% e della variazione del +0,6% riportata dal comparto Meridionale complessivamente inteso. I dati suesposti risultano maggiormente confortanti se paragonati alle medesime variazioni registrate nell’anno 2003. La Calabria, infatti, ha mostrato segnali di ripresa già nell’anno 2003, con una variazione positiva, rispetto all’esercizio 2002, uguale al +1,4%, a fronte del -0,1% dell’Abruzzo, del -0,7% del Molise, del +0,7% della Campania, del -0,8% della Puglia, del -1,5% della Basilicata, del +2,2% della Sicilia,del +0,8% della Sardegna, del +0,3% dell’Italia, del +0,1% del Centro-Nord e del +0,7% che ha interessato lo stesso comparto del Mezzogiorno. Per restare agli anni più recenti, tra il 1998 e il 2001-2002 l’economia regionale, in sintonia con l’andamento economico del resto del Mezzogiorno, ha fatto registrare un periodo di espansione apprezzabile sia sotto il profilo del prodotto, che di occupazione. Facendo leva sulle politiche pubbliche nazionali e comunitarie (L. 488, Programmazione negoziata, incentivi fiscali a favore dell’occupazione, ultima fase della politica regionale comunitaria 1994-1999), l’economia calabrese sperimenta una inedita accelerazione del tasso di accumulazione. Nel quadriennio 1998-2001 vengono accordate alle imprese 2,2 miliardi di euro di agevolazioni pubbliche, il 7,2% del totale nazionale, con una ricaduta occupazionale stimata in circa 45 mila nuovi posti di lavoro. Dal 2002 il flusso di investimenti agevolati tende tuttavia a calare vistosamente. Significativo è il trenddella legge 488, lo strumento legislativo più importante di incentivazione delle imprese localizzate in aree in ritardo di sviluppo. Nel 2002 le risorse disponibili per le imprese calabresi sono 274,1 milioni di euro, nell’anno successivo si riducono a 205,6 per calare ancora e drasticamente nel 2004 a 165 milioni di euro. Nel quinquennio 2000-2004 vengono approvati dal CIPE anche 7 nuovi Contratti di programma in Calabria che prevedono 542,6 milioni di euro di investimenti in attività industriali e di servizi, dicui la metà circa sotto forma di contributi pubblici, con un impatto occupazionale stimato in 1.779 unità lavorative aggiuntive. Tuttavia, ad oggi nessuno dei nuovi contratti è entrato nella fase operativa1.

1.2 Il sistema produttivo: composizione e sviluppoIl sistema produttivo calabrese è connotato da un diffuso atomismo dimensionale(secondo i dati dell’ultimo censimento la dimensione media delle imprese calabresi è pari a 2,4 addetti per unità locale) e la mancanza di economie di rete, legate a rapporti interaziendali che caratterizzano ad esempio i sistemi distrettuali (in Calabria la quota di occupati nelle imprese interessate da tali rapporti è pari, nel periodo 1996/2002 allo 0,9%, un valore inferiore di un punto percentuale alla performance media delle Regioni Obiettivo 1 e di circa 26 punti rispetto al dato medio nazionale che è pari a 34). Il contributo al valore aggiunto dell’industria generalmente è basso e, dal 1995 al 2003, è

1 “Analisi dei sistemi produttivi territoriali”, Marzo 2006- Dipartimento della Funzione Pubblica.

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Calabria

stato costantemente inferiore tanto alla media Meridionale, che a quella Nazionale. Il peso dell’industria in senso stretto in relazione al valore aggiunto regionale, infatti, nell’arco di tempo considerato è rimasto pari circa al 10%, contro il 15% dell’intero Mezzogiorno e il 23% della Nazione. L’incidenza delle attività terziarie -che realizzano circa il 78% del valore aggiunto- mostra chiaramente la propria preponderanza. Ad ogni modo, la Calabria ha mostrato i chiari sintomi della ripresa, ascrivibili all’andamento dei settori dell’agricoltura e dell’edilizia. L’agricoltura ha fatto registrare una variazione positiva nel 2004, rispetto all’esercizio 2003, equivalente in misura percentuale al 21,9% (cfr. tab. 1.4). L’eccezionalità del dato è originata, in modo particolare, dalla positività della congiuntura che è legata al ciclo biennale dei prodotti dell’olivicoltura, ma anche su una buona produzione di agrumi. Il risultato dell’edilizia è da ascrivere, invece, ad una rinnovata promozione delle opere pubbliche, oltre che al fermento della domanda di immobili da parte dei privati e alla riduzione dei tassi di interesse sui mutui immobiliari, anche allo scarso appeal delle altre attività di investimento, visti i bassi rendimenti, che, nella fase storica in corso, rendono relativamente più attraenti gli investimenti immobiliari anziché quelli in titoli finanziari. Sulla base della descrizione congiunturale appena considerata, si fonda il dato che segnala –secondo rilevazioni ISTAT- una variazione percentuale, 2004 su 2003, pari al -0,1% ascrivibile al comparto edile (cfr. tab.1.4). L’andamento nel 2004 non modifica la connotazione dell’attività turistica del Mezzogiorno, basata prettamente sul turismo Nazionale; quest’ultimo, infatti, incide per il 71,9% sulle presenze complessive, una porzione di gran lunga superiore rispetto a quella rilevabile per il Centro-Nord (55,8%). Eccezioni degne di nota sono rappresentate dalle regioni Campania e Sicilia, nelle quali le presenze di turisti stranieri hanno, invece, un’importanza determinante. In linea con quanto affermato, il movimento turistico nella regione Calabria continua a caratterizzarsi come turismo balneare, i cui flussi appaiono concentrati in larga parte nel mese di agosto. Si segnala, pertanto, l’urgenza di definire provvedimenti pubblici, finalizzati non soltanto ad intensificare la dotazione di strutture ricettive o a promuovere le risorse ambientali regionali, ma mirate anche a difendere il patrimonio ambientale, con particolare attenzione alla riqualificazione della risorsa mare. Le stime disponibili sulla produzione e gli ordinativi nell’industria manifatturiera delineano, invece, una congiuntura negativa per questo settore. I cambiamenti nel metodo di rilevazione degli indicatori del mercato del lavoro non consentono di analizzare le variazioni occupazionali nei diversi settori, ma, le tendenze relative al complesso dell’economia nel corso dell’anno segnalano un incremento dei livelli occupazionali e l’innalzamento del tasso di occupazione, mentre dal lato dell’offerta si continua ad assistere ad una contrazione della consistenza della forza lavoro a cui si accompagna una riduzione del numero di persone in cerca di occupazione e il conseguente calo di due punti percentuali del tasso di disoccupazione. La congiuntura economica regionale risulta comunque positiva. Gli elementi che sospingono questi andamenti di breve periodo lasciano trasparire, tuttavia, una palese fragilità: l’espansione della produzione agricola, essendo trainata dalla olivicoltura è soggetta ad arrestarsi, salvo imprevisti, nell’anno successivo; la crescita nel settore edilizio è minacciata dalla difficoltà di reperimento dei fondi per il finanziamento delle opere pubbliche, ma anche dal fatto che il mercato delle case è sostenuto, in questo particolare momento storico, dalla bassa attrattività di investimenti alternativi e rischia di surriscaldarsi eccessivamente, con esiti difficili da prevedere; inoltre, le imprese edili sono quelle che nella regione subiscono in misura maggiore crisi irreversibili, mostrando tutta la loro gracilità, come testimonia l’ampio ricorso agli interventi di cassa

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Calabria

integrazione guadagni straordinaria. Infine, il movimento turistico, seppure in aumento, risulta essere condizionato dal negativo trend della balneabilità delle acque e della praticabilità delle spiagge calabresi.

Tabella 1.4 - Valore aggiunto per branca di attività economica (*) – variazioni percentuali 2004 su 2003.

Regioni e ripartizioni

Agricolturasilvicoltura e

pesca

Industria in senso stretto

Costruzioni Servizi Totale

Abruzzo 6,6 -1,0 0,0 -1,6 -1,0

Molise 1,6 -4,6 -1,0 3,0 1,3

Campania 12,5 -3,6 2,6 0,8 0,5

Puglia 8,4 -2,2 4,6 -0,1 0,3

Basilicata 19,5 -1,5 0,2 0,0 0,8

Calabria 21,9 2,1 -0,1 1,7 3,0

Sicilia 6,6 -6,2 3,7 0,7 0,3

Sardegna 4,5 -1,6 1,3 1,7 1,3

Italia 10,8 0,3 2,7 1,2 1,3

Mezzogiorno 10,3 -2,9 2,5 0,6 0,6

Fonte: Statistiche in breve ISTAT del 20 dicembre 2005.(*) Calcolate su valori a prezzi costanti espressi in Euro-Lire 1995.

Tabella 1.5 - La congiuntura in pillole: principali indicatori e andamenti in diminuzione o in aumento.

Indicatori Valore Variazione rispetto all’annoPrecedente

Occupati 620.000 In aumento

Tasso di occupazione 46% In aumento

Forza lavoro 724.000 In diminuzione

Tasso di attività 53,7% In diminuzione

Persone in cerca di occupazione 103.000 In diminuzione

Tasso di disoccupazione 14,3% In diminuzione

Arrivi di turisti (x 000) 1.356 In aumento

Presenze di turisti (x 000) 7.683 In aumento

Produzione agricola (x 000 a prezzi 1995)

2.240.336 In aumento

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Calabria

Produzione manifatturiera In diminuzione

Ordinativi nel manifatturiero In diminuzione

Richieste per detrazioni fiscali delle spese per ristrutturazioni dell’edilizia

2.700 In aumento

Prezzi delle nuove abitazioni nei comuni capoluogo

6% In aumento

Ore concesse di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (gennaio-

settembre)

2.447.391 In aumento

Ore concesse di Cassa Integrazione Guadagni ordinaria (gennaio - settembre)

328.911 In diminuzione

Esportazioni (in euro) 344.995.025 In aumento

Tasso di natalità netta delle imprese 3,8 In aumento

Fonte: Rapporto sull’Economia Calabrese nel 2004 - Associazione Industriali della Provincia di Cosenza.

Nel corso degli anni precedenti, la congiuntura relativa all’occupazione Calabrese, a differenza degli omologhi sviluppi nelle altre regioni meridionali, ha mostrato netti segnali di ripresa. In termini assoluti, la crescita dei posti di lavoro si è attestata all’incirca sulle 11.000 unità, riprendendo, dopo il rallentamento del 2003, il trend positivo degli anni precedenti (+9.000 occupati nell’anno 2000, +18.000 nell’anno 2001 e +13.000 nell’anno 2002)2. La crescita degli occupati calabresi assume maggior rilievo se confrontata con gli andamenti nazionali e macroterritoriali: l’incremento occupazionale nella regione (+1,8%) risulta, infatti, più che doppio rispetto al dato medio Nazionale (+0,7%) e superiore di due terzi riguardo al tasso di crescita del Centro-Nord (1,2%). La dinamica occupazionale della Calabria si presenta, inoltre, in controtendenza a quella negativa (-0,4%) espressa dal Mezzogiorno nel suo complesso. A ben guardare, tra le diverse ripartizioni territoriali, soltanto il Centro Italia –che

2 A partire dal 2004 l’ISTAT ha rivisto i criteri di rilevazione degli occupati e delle persone in cerca di lavoro. Si è passati dalla precedente Rilevazione Trimestrale sulle Forze di Lavoro (RTLF) alla Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (RCFL). La nuova rilevazione campionaria è denominata “continua” in quanto avviene in maniera continua durante l’anno. I nuovi criteri di rilevazione riguardano il questionario, i tempi e le modalità di intervista delle famiglie. Queste modifiche hanno comportato l’interruzione nella continuità delle serie storiche di tutti gli aggregati e degli indici economici della precedente metodologia di rilevazione, che rende impossibili i confronti intertemporali tra le due tipologie di rilevazione. Per tali motivi, l’ISTAT sta effettuando una ricostruzione -coerente con la nuova rilevazione- delle serie storiche dei principali indicatori del mercato del lavoro a partire dal mese di ottobre del 1992, così da permettere un’analisi intertemporale dei dati (sul lungo, medio e breve periodo). La ricostruzione dal 1992 è già disponibile per molti indicatori a livello di macroaree, ma non a livello regionale, per il quale non tutti gli indicatori precedentemente utilizzati nei nostri rapporti congiunturali sono ad oggi disponibili.

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Calabria

esprime un dato pari a +2,5% su base annua- ha fatto registrare dinamiche di crescita superiori al risultato raggiunto dalla Calabria.

Tabella 1.6 - Occupati: variazioni* tendenziali, assolute e relative (2004 rispetto al 2003).(Valori assoluti in migliaia).

PeriodiI° trimestre II° trimestre III° trimestre IV° trimestre Media annua

Variazioni assolute e %

Variaz.Assolute

Variaz.%

Variaz.Assolute

Variaz.%

Variaz.Assolute

Variaz.%

Variaz.Assolute

Variaz.%

Variaz.Assolute

Variaz.%

Calabria 61 1,0 -3 -0,5 28 4,6 14 2,2 11 1,8

Mezzogiorno -47 -0,7 -14 -0,2 17 0,3 -47 -0,7 -23 -0,4

Centro-Nord 278 1,8 177 1,1 77 0,5 213 1,3 186 1,2

Centro 198 4,7 144 3,3 28 0,6 71 1,6 110 2,5

Nord 80 0,7 33 0,3 49 0,4 142 1,3 76 0,7

Italia 231 1,1 163 0,7 93 0,4 167 0,7 163 0,7

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT. *Variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno pregresso.

Tra le regioni del Mezzogiorno, solo la Calabria (1,8%) ha segnato percorsi medi annui di sviluppo occupazionale degni di nota (cfr. tabella 1.7). Seppure, infatti, il Molise, la Sicilia e la Sardegna hanno visto aumentare il numero di persone occupate, la crescita in queste regioni è stata decisamente modesta, quasi trascurabile (rispettivamente +0,9%, +0,1% e +0,3%). Di contro, nelle altre regioni si è avuto un calo occupazionale, che assume consistenza ragguardevole soprattutto in Abruzzo, dove si contano 16.000 unità occupate in meno, pari a un calo relativo del -3,2%.

Tabella 1.7 - Regioni meridionali: trend dell’occupazione per trimestre (2004 rispetto al 2003)(valori assoluti in migliaia)

I° Trimestre II° Trimestre III° Trimestre IV° Trimestre Media annua

Variazioniassolute

Variazioni%

Variazioniassolute

Variazioni%

Variazioniassolute

Variazioni%

Variazioniassolute

Variazioni%

Variazioniassolute

Variazioni%

Calabria 6 1,0 -3 -0,5 28 4,6 14 2,2 11 1,8

Abruzzo -24 -4,9 -20 -4,1 -17 -3,3 -3 -0,6 -16 -3,2

Molise 0 0,0 1 0,9 3 2,8 0 0,0 1 0,9

Campania -20 -1,1 27 1,6 1 0,1 -64 -3,5 -14 -0,8

Puglia -21 -1,7 -12 -1,0 -17 -1,4 18 1,5 -8 -0,6

Basilicata 1 0,5 1 0,5 -9 -4,4 -1 -0,5 -2 -1,0

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Calabria

Sicilia -17 -1,2 3 0,2 41 2,9 -19 -1,3 2 0,1

Sardegna 21 3,8 -10 -1,6 -12 -2,0 9 1,5 2 0,3

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

Dall’analisi delle variazioni tendenziali, emerge come l’incremento occupazionale, dopo la fase altalenante dei primi due trimestri del 2004, si sia concentrato, invece, nella seconda parte dello stesso anno. In particolar modo, nel terzo trimestre.

1.3 Tessuto imprenditoriale e produttivoI settori “tradizionali” dell’agricoltura e dell’edilizia giocano, in Calabria, un ruolo economico primario, avendo un peso persino superiore alla media nazionale dei relativi settori. In termini di occupati, il settore agricolo assorbe ad oggi il 12% dell’intera occupazione regionale; dato, quest’ultimo, quattro volte superiore a quello del Centro-Nord e triplo rispetto all’Italia. Nel settore delle costruzioni le differenze sono meno rilevanti, ma comunque a favore del dato Calabrese: l’edilizia, in termini di occupazione, rappresenta il 10,3% contro il 7,5% del Centro-Nord e l’8,2% dell’intero Paese. Al contrario, l’industria in senso stretto in Calabria si rivela sottorappresentata, con una percentuale di occupati sul totale pari all’8,8%, più bassa di tre misure rispetto a quella del Centro-Nord e due volte e mezzo minore di quella media Nazionale (cfr. tabella 1.8). Se la scarsa presenza di industrie manifatturiere nella regione va letta come un indice della fragilità della struttura produttiva locale, d’altro canto il peso consistente del settore agricolo e di quello edilizio, colmando il gap, hanno determinato una congiuntura regionale complessivamente positiva nel corso 2004.

Tabella 1.8 - Occupati per settore di attività economica (2004).(Percentuale sul totale occupati).

Calabria Mezzogiorno Centro Nord Centro-Nord

Italia

Agricoltura 11,9 7,5 2,9 3,3 3,2 4,4

Industria 19,1 23,8 27,0 36,0 33,4 30,7

Comparto industria

(tout-court)

8,8 13,9 19,9 28,3 25,9 22,5

Comparto industria (settore

costruzioni)

10,3 9,9 7,0 7,7 7,5 8,2

Terziario 69,0 68,7 70,1 60,7 63,4 64,9

Terziario (commercio)

16,1 16,6 15,0 14,7 14,8 15,3

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

Un importante elemento che testimonia il cambiamento di quadro rispetto agli anni precedenti è costituito dalla forte crisi dell’industria meridionale: nel corso del 2004, infatti, gli addetti dell’industria in senso stretto si sono ridotti del 3,9%, (circa 34 mila

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Calabria

posti di lavoro in meno). Tale dato interrompe una lunga fase di incremento dello stock di occupazione industriale impiegata nell’area, ed evidenzia le crescenti difficoltà che il sistema industriale meridionale sta incontrando nel nuovo quadro competitivo internazionale, che assiste all’affermazione economica sui nostri mercati di nuovi competitori quali la Cina e l’India. Proprio il modello di specializzazione dell’industria meridionale, sbilanciato sui settori tradizionali sempre più esposti alla competizione dei paesi caratterizzati da un costo esiguo della manodopera, rischia di penalizzare fortemente le prospettive di ripresa occupazionale dell’intera area meridionale. Gli occupati nel comparto dell’industria in senso stretto costituiscono una porzione irrilevante rispetto al totale in tutte le province calabresi e, in particolare, in quella di Crotone che ha dolorosamente avvertito gli effetti della ristrutturazione industriale degli ultimi decenni. La provincia di Cosenza mostra un peso dell’occupazione agricola sul totale maggiore rispetto alle altre province e assorbe da sola il 44,5% del totale regionale dei lavoratori agricoli (cfr. tabella 1.9).

Tabella 1.9 – Totale occupati per ambito di attività economica e per provincia (2004).( Percentuale sul totale degli occupati provinciali ).

Cosenza Catanzaro R. Calabria Crotone V. Valentia

Agricoltura 44,5 7,3 11,2 13,2 13,9

Industria 18,7 19,6 18,0 21,0 21,4

Industria (tout-court)

8,8 8,0 9,3 7,9 10,1

Terziario 67,1 73,1 70,9 65,8 64,7

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

Con riferimento all’agricoltura, tra i comparti più rappresentativi dell’economia regionale, l’olivicoltura è cresciuta del 39%. Il risultato particolarmente positivo di quest’annata olivicola contribuisce per il 44% alla produzione agricola regionale. Rilevante sembra essere stata anche la raccolta di cereali, che ha registrato un incremento del 32% rispetto al 2003. Di tradizionale importanza nella produzione agricola calabrese, gli agrumi e le patate hanno conseguito buone performance, con una variazione positiva del 16% nel primo caso, e del 3% nel secondo. Incrementi di rilievo si registrano anche nel settore vitivinicolo (+9,7%) e della frutta (4,2%). Le produzioni zootecniche, così come era avvenuto nel corso dell’anno precedente, hanno registrato una sostanziale stabilità, con leggeri incrementi percentuali della produzione di pollame e carni suine (rispettivamente +2,7% e +2,4%), ed una lieve riduzione di quelle bovine (-1,6%). Con specifico riferimento all’industria manifatturiera, secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia sulle imprese industriali e l’indagine qualitativa dell’ISAE, il settore della trasformazione industriale ha registrato nel corso del 2004 una consistente battuta d’arresto che sembra essere stata confermata anche dalle previsioni per il primo periodo del 2005. In calo risulterebbero non soltanto il livello della produzione e quello degli ordinativi, ma anche il grado di utilizzazione degli impianti industriali e il livello degli investimenti. L’edilizia è risultato uno dei settori trainanti

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Calabria

dell’economia regionale nell’ultimo anno. Il buon andamento del settore è la risultanza di un concorso di cause, quali la ripresa dell’edilizia abitativa, sia nella forma di nuova costruzione che di ristrutturazione degli immobili già esistenti, l’edilizia pubblica in crescita, la diffusione macroscopica del fenomeno dell’investimento nel mercato immobiliare. Dall’esame in corso emerge con chiarezza il sentimento degli investitori, che, oggi più che mai, considerano l’acquisto di appartamenti un’attività davvero redditizia. Il fenomeno del boom delle seconde case non più soltanto nei luoghi di villeggiatura ma nei centri cittadini riflette la scelta di dirottare le preferenze di portafoglio delle famiglie verso un’attività patrimoniale sicura e redditizia ed è in parte conseguenza di un lungo momento storico caratterizzato da bassi rendimenti di qualsiasi altro tipo di investimento. Secondo l’Economist, che basa le sue valutazioni su dati elaborati da Nomisma, il prezzo degli immobili nel nostro Paese sarebbe aumentato del 65% negli ultimi sette anni 3. Nel 2004, secondo la Relazione annuale della Banca d’Italia, la crescita sarebbe stata del 6%, pari, cioè, al triplo del rendimento dei titoli pubblici. Vi sono due fattori che in questa fase congiunturale favoriscono gli investimenti nell’edilizia residenziale: i bassi tassi di interesse sui mutui e gli incentivi fiscali alla ristrutturazione degli immobili. In Calabria la prima componente sembra avere esercitato un effetto maggiormente incisivo e avere sostenuto la compravendita di nuove abitazioni. Le richieste di detrazione fiscale per interventi di ristrutturazione degli immobili si sono, infatti, mantenute stabili rispetto all’anno precedente e nel periodo compreso tra il 1998 e il 2004 hanno riguardato complessivamente l’1,5% degli immobili censiti, a fronte di una richiesta che rappresenta il 3% degli immobili a livello meridionale e l’8% a livello nazionale. L’altro canale di incremento del reddito prodotto nel settore riguarda le opere pubbliche. I dati finora disponibili segnalano una crescita del 12% del flusso di cassa per investimenti diretti realizzati dalla regione, dalle province e dai comuni capoluogo, per un ammontare complessivo di 603 milioni di euro. Di importanza non trascurabile sono, sia nella congiuntura attuale che in prospettiva, le opere pubbliche per l’ammodernamento e la messa in sicurezza della rete stradale e autostradale. I soli interventi relativi all’autostrada Salerno - Reggio Calabria e alla Strada Statale 106 assorbono oltre la metà del valore complessivo dei bandi per opere pubbliche in Regione pubblicati nel 2004 per un valore complessivo pari, rispettivamente a 337 milioni di euro e 890 milioni di euro. Naturalmente il reddito attivabile da questi investimenti diverrà disponibile solo gradualmente, man mano che i lavori saranno messi in cantiere e completati, in uno scenario non privo di incertezza, come denunciato dall’ultimo rapporto sull’andamento dell’economia della Calabria della Banca d’Italia, nel quale si sottolinea come per i lavori già completati nel 2004 l’ANAS aveva manifestato qualche difficoltà di reperimento dei fondi per il costo dei lavori. Il comparto turistico in Calabria è riguardato da studi e stime sui flussi che, anche per il 2004, ne determinano l’entità confermando un andamento positivo del settore, anche se in rallentamento rispetto al 2003. I tassi di crescita complessivi, relativi sia alle presenze che agli arrivi, si sono, infatti, ridotti rispetto alla variazione registrata nell’anno precedente: nel 2004 gli arrivi e le presenze di turisti nella regione sono aumentati, rispettivamente, del 3,5% e del 3,7%, contro la media del 9,8% e dell’11% del 2003. La tenuta del settore turistico regionale ha fatto leva sull’incremento degli arrivi e delle presenze di turisti stranieri, anche se questi ultimi costituiscono una quota

3 Cfr. Bonafede A. (2005) “Cosa può succedere in Italia se la Giostra si ferma” in “La Repubblica” –Affari e Finanza – 6 giugno 2005, pag. 10.

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Calabria

ancora irrisoria del movimento complessivo. Al carattere prevalentemente interno del traffico turistico, si associa la sua forte concentrazione nel mese di agosto, che conta il 35% delle presenze dell’anno. Inoltre, il settore rimane fortemente schiacciato sulle componenti più tradizionali del settore e, in particolare, sul turismo balneare, che in assenza di seri e tempestivi interventi volti a salvaguardare la qualità e la salubrità della risorsa marina mostra tutta la sua fragilità e precarietà: in una regione in cui negli ultimi anni si è cercato di enfatizzare le potenzialità del settore turistico come importante fonte di produzione di reddito, e in cui il movimento turistico è fortemente caratterizzato dal turismo balneare, si è assistito, paradossalmente, a una crescita esponenziale dell’inquinamento marittimo. In assenza di interventi diretti a limitare l’inquinamento delle acque marine e delle spiagge, gli sforzi compiuti per il sostegno del settore turistico sono destinati a rivelare in breve la loro inefficacia. Come dire: alla promozione della domanda turistica deve necessariamente corrispondere un’offerta adeguata agli standard pubblicizzati. Di conseguenza, campagne pubblicitarie, seppur accattivanti, non bastano a strutturare nel medio lungo periodo flussi turistici: è necessario, al contrario, salvaguardare e mantenere il patrimonio ambientale della regione.

1.4 Gli scambi con l’estero e la natalità delle impreseSeguendo un andamento comune a tutte le regioni italiane, con l’unica eccezione della Basilicata, le esportazioni di merci nel corso del 2004 sono aumentate. La Calabria ha conseguito un incremento relativo delle vendite di merci verso l’estero pari all’8,5% rispetto al 2003, un ritmo di crescita superiore a quello medio nazionale (6,1%) (cfr. tab. 1.11).

Tabella 1.10 - Esportazioni per ripartizione geografica e per regione. ( Gennaio - dicembre 2003 e 2004).

2003 2004 2003-2004Ripartizioni e Regioni

Euro % Euro % Variazioni %

Centro-Nord 235.662.053.070 89,1 245.738.294.180 87,5 4,3

Mezzogiorno 20.495.074.406 7,7 21.681.945.891 7,7 5,8

Abruzzo 5.386.861.246 2,06 060.578.624 2,2 12,5

Molise 522.170.541 0,2 533.895.3620 2,2 2,2

Campania 7.003.313.529 2,67 109.373.982 2,5 1,5

Puglia 5.738.229.772 2, 26 373.402.772 2,3 11,1

Basilicata 1.526.494.553 0,61 259.700.126 0,4 -17,5

Calabria 318.004.765 0,1 344.995.0250 0,1 8,5

Italia insulare 7.580.942.006 2,98 383.763.177 3,0 10,6

Sicilia 5.118.222.250 1,95 541.310.147 2,0 8,3

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Calabria

Sardegna 2.462.719.756 0,92 842.453.030 1,0 15,4

Diverse o non specificate 877.536.875 0,34 887.595.687 1,7 457,0

Totale Italia 264.615.606.357 100,0 280.691.598.9351 00,0 6,1

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

Incrementi significativi, a livello settoriale, sono stati registrati per i prodotti agricoli (+ 45%), confermando la congiuntura positiva dell’ultimo anno in tale comparto (cfr. tabella 1.11). All’opposto, si rivela particolarmente negativo il dato relativo ai prodotti tecnologici e informatici e all’esportazione di minerali. Purtuttavia, le esportazioni Calabresi rappresentano ancora oggi un numero esiguo sul totale nazionale: appena lo 0,1%, il contributo più basso tra tutte le regioni italiane. L’economia calabrese è sostanzialmente chiusa alle relazioni internazionali. Un recente studio condotto da Sviluppo Italia mette in luce la fragile impalcatura dell’export calabrese compendiando il risultato dello studio nell’inciso seguente: << Le esportazioni sono esilissime: soltanto 345 milioni di euro nel 2004, pari a poco più dell’1% del PIL regionale contro il 24,1% nel Centro-Nord e il 24,5% nell’Abruzzo. La Calabria esporta un terzo in meno di quanto esporta il Molise (533,9 milioni di euro), la regione più piccola del Mezzogiorno (appena un sesto della popolazione calabrese). Modestissime sono anche le importazioni: 542,7 milioni4 >>.

Tabella 1.11 - Calabra: import-export.( Variazioni 2004 rispetto al 2003 ).

Variazioni assolute (euro)Variazioni tendenziali

Import Export Import Export

Prodotti agricoli 17.148.955 19.207.764 Prodotti agricoli 26,9 45,0

Pesca -1.412.319 870.551 Pesca -20,5 28,9

Minerali 1.370.131 -452.475 Minerali 47,7 -22,5

Trasformati e manufatti

32.503.101 21.834.618 Trasformati e manufatti

7,8 8,6

Informatici 19.910 -24.091 Informatici 8,0 -82,9

Servizi pubblici, sociali e personali

-152.243 12.128 Servizi pubblici, sociali e personali

-44,4 12.12

Varie -58.473.745 -14.458.235 Varie -99,8 -96,1

4 “Analisi dei sistemi produttivi territoriali”, Marzo 2006- Dipartimento della Funzione Pubblica.

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Calabria

Totale -7.573.857 26.900.260 Totale -1,4 8,5

Fonte: Elaborazioni propria su dati ISTAT e Movimprese.

Per quanto concerne le province calabresi: il Crotonese e il Reggino registrano le dinamiche migliori, con un incremento tendenziale dell’export del 17,4% e del 15,4%, rispettivamente (cfr. tabella 1.13). Anche la provincia di Cosenza fa segnare una variazione positiva (+5,2%), più che compensata, tuttavia, dall’incremento delle importazioni (+9,1%).

Tabella 1.12 - Province Calabresi: import-export. (Variazioni 2004 rispetto al 2003).

Variazioni assolute (euro)Variazioni tendenziali in %

Province Import Export Province Import Export

Cosenza 13.675.091 4.308.777 Cosenza 9,1 5,2

Catanzaro -16.356.643 1.860.806 Catanzaro -15,0 6,6

Reggio Calabria -4.554.406 18.360.826 Reggio Calabria -2,4 15,4

Crotone 9.270.931 6.955.645 Crotone 14,6 17,4

Vibo Valentia -9.608.830 -4.495.794 Vibo Valentia -23,8 -9,5

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT e Movimprese

Il grado di internazionalizzazione della Calabria rimane tra i più bassi d'Italia. Infatti, il rapporto tra investimenti lordi diretti dall’estero e PIL, nel 2004, è stato pari allo 0,3 per mille (meno di un terzo del dato complessivo per il Mezzogiorno) corrispondente allo 0,02% del PIL regionale e si concentra prevalentemente nei servizi di logistica e trasporto5. Questo dato fa si che solo lo 0,14% delle imprese con capitale estero presenti in Italia siano in Calabria. Per ciò che riguarda gli investimenti diretti all’estero, questi sono marginali, con la sola eccezione dell’industria del legno calabrese che concentra i propri investimenti nei paesi dell’Europa Centro-Orientale. Nonostante il trend positivo degli ultimi 10 anni nel corso dei quali le esportazioni sono passate da 184 a 351 milioni di euro (cfr. Grafico ), nel complesso le esportazioni Calabresi hanno un peso esiguo sul totale nazionale con appena lo 0,1% che risulta essere il contributo più basso di tutte le regioni italiane. Il valore delle esportazioni regionali incide sul PIL solo per l'1,2%, contro una media del 23% a livello nazionale e del 7,6% nelle Regioni del Mezzogiorno. Dall’analisi relativa agli operatori alle esportazioni italiani, si evince che, nel 2004, solo lo 0,5% ha rappresentato la Calabria contro il 9,3% del Mezzogiorno.

5 Tutto il Mezzogiorno riceve l’1% degli investimenti provenienti dall’estero a fronte del 67% per il Nord-Ovest (con il 46% per la sola provincia di Milano).

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Calabria

Nonostante la marginalità delle esportazioni calabresi, rappresentata eloquentemente dai dati di cui sopra, occorre rilevare che le esportazioni a prezzi correnti nel 2004 sono cresciute del 13,7% (+ 6,1% in Italia e + 7,7% nel Mezzogiorno). Le cinque province calabresi mostrano una diversa propensione alle esportazioni. Infatti, Reggio Calabria vantando un dato percentuale pari al 35% del totale esportato dalla regione nel periodo 1995-2004, si colloca in cima alla classifica delle province. La minore incidenza sulle esportazioni regionali si ha, invece, per la Provincia di Crotone (7%) (cfr. Grafico ).

Grafico 1 Andamento delle esportazioni regionali totali e per provincia in milioni di euro (1995 – 2004)

Fonte: Elaborazione dati ISTAT

Grafico 2 Quota percentuale delle esportazioni verso i paesi dell’UE a 25 (1995-2004)

Fonte: Elaborazione dati ISTAT

Se si analizzano le categorie merceologiche dei prodotti esportati, si comprende che il settore economico di maggior rilievo è rappresentato dai prodotti trasformati e dai manufatti. Tale segmento, nel periodo 1995-2004, ha trainato le esportazioni nella misura dell’83% del totale delle esportazioni regionali. Seguono i prodotti agricoli che nello stesso periodo hanno raggiunto una media annua del 15% delle esportazioni. Utilizzando l’indice di specializzazione delle esportazioni dell’OCSE al 2003 ed al 2004

0

100.000.000

200.000.000

300.000.000

400.000.000

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria

0%

20%

40%

60%

80%

100%

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Esportazioni UE 25 Esportazioni Extra UE 25

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Calabria

si rileva come le esportazioni della Calabria si collochino principalmente nella categoria a bassa e a media tecnologia. Con riferimento ai paesi di destinazione delle esportazioni calabresi si evince come nel periodo 1995-2004 una media annuale di circa il 60% delle esportazioni è affluita verso i paesi dell’Europa a 25 (cfr. Grafico 2)6. Le esportazioni verso i paesi dell’UE a 25 riguardano in prevalenza prodotti trasformati e manufatti dell'industria (70% delle esportazioni del 2004 verso l’area) e prodotti dell'agricoltura (29%). In particolare i paesi dell’Europa a 25 hanno accolto il 92% delle esportazioni di prodotti agricoli del 2004. I paesi europei, cui sono destinate le esportazioni Calabresi sono: la Germania con il 16% del totale delle esportazioni del 2004 -occupando, in tal modo il primo posto assoluto-, e la Francia che, con il 7%, si colloca al secondo posto. Seguono la Spagna e il Regno Unito, rispettivamente al terzo e quinto posto. Per quello che riguarda le esportazioni extra UE (cfr. Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.), si nota il trend costantemente in crescita delle esportazioni verso l’Asia a partire dall’anno 2002. In generale, si registra l’altalenante andamento dei risultati delle diverse aree prese in considerazione, anche se nel complesso le esportazioni extra UE sono percentualmente stabili.

Grafico 3 Quota percentuale di esportazioni verso aree extra UE 25 (1995-2004)

Fonte: Elaborazione dati ISTAT

Hong Kong capta il 6,9% delle esportazioni calabresi situandosi al quarto posto seguito dagli Stati Uniti, che, con un dato del 6,6%, guadagnano il sesto posto di questa classifica povera di percentuali. Questi sono i soli paesi extra UE che, nel 2004, sono inclusi tra le prime dieci destinazioni delle esportazioni calabresi. Vi è poi una larga varietà di paesi extra comunitari, ma con percentuali e valori assoluti di esportazioni ridotti. Il flusso di beni e servizi importati mostra un andamento altalenante ma sostanzialmente in crescita, passando dai 330 milioni di Euro del 1995 ai 546 del 2004 (cfr.

Grafico ). Le importazioni nette corrispondono al 27,9% del PIL regionale, contro una media del 17,3% per le Regioni Obiettivo 1.

6 Il dato relativo alle esportazioni verso i paesi dell’UE a 15 sono prevalenti rappresentando, nel periodo, una media del 56%.

0%

5%

10%

15%

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Europa centro-orientale America settentrionale America centro meridionale

Asia orientale Area del Mediterraneo

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Calabria

Grafico 4 Andamento delle importazioni regionali e per provincia in milioni di euro (1995 – 2004)

Fonte: elaborazione dati ISTAT

Dopo il rallentamento del 2003, il ritmo di crescita delle iniziative imprenditoriali si attesta intorno al 3,8%, ritornando, così, al livello di due anni prima e posizionandosi al di sopra del dato medio nazionale (2,2%). Il dato conferma, dunque, come il problema dell’imprenditoria in Calabria non risieda tanto nei tassi di natalità, che risultano tra i più elevati del Mezzogiorno, ma nella capacità delle imprese di crescere e di consolidare la propria posizione sul mercato. Il dinamismo imprenditoriale che emerge dai dati sulla demografia d’impresa forniti da Movimprese sembra, pertanto, suggerire più che una situazione di prosperità del contesto economico territoriale, la necessità di politiche di sviluppo finalizzate ad accompagnare e sostenere le imprese nei difficili percorsi di crescita e di competizione di mercato.

Tabella 1.13 - Tasso di natalità netta delle imprese (%) (a) (b).

Regioni e ripartizioni gografiche

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Abruzzo 1,3 1,4 0,2 0,9 2,2 2,6 3,0 1,9 2,7 2,7

Molise 0,0 2,1 0,1 1,5 2,0 2,3 3,3 2,1 2,7 2,5

Campania 2,0 2,0 1,2 2,2 2,7 3,6 3,3 3,2 2,4 2,7

Puglia 2,1 1,1 2,4 2,4 2,7 2,9 3,4 3,1 2,1 2,6

Basilicata 0,8 1,7 1,4 2,3 2,5 1,7 2,9 1,7 1,3 1,3

Calabria -0,7 2,3 1,5 2,2 3,0 4,1 4,3 3,9 2,7 3,8

Sicilia 1,1 1,8 1,8 3,1 2,2 2,9 3,0 2,9 2,1 2,2

Sardegna 0,8 0,8 1,2 1,3 2,8 3,7 3,1 3,3 3,1 2,8

0

100.000.000

200.000.000

300.000.000

400.000.000

500.000.000

600.000.000

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Cosenza Catanzaro Reggio Calabria Crotone Vibo Valentia Calabria

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Calabria

Nord-ovest 1,0 2,6 0,3 1,0 1,7 2,0 2,2 1,3 1,4 1,9

Nord-Est 1,5 1,3 0,6 1,2 1,9 2,2 2,2 1,5 1,7 2,0

Centro 1,3 1,0 0,4 1,3 2,1 2,5 2,5 2,2 2,3 2,0

Centro-Nord 1,2 1,7 0,4 1,2 1,9 2,2 2,3 1,6 1,8 2,0

Mezzogiorno 1,3 1,6 1,5 2,3 2,6 3,2 3,3 3,0 2,3 2,6

Italia 1,3 1,7 0,7 1,5 2,1 2,5 2,6 2,1 2,0 2,2

Fonte: Elaborazione su dati ISTAT e Infocamere a) Tasso di natalità netta: nuove imprese meno imprese cessate sul totale delle imprese registrate nell’anno precedente per 100. b) Il tasso è calcolato al netto delle imprese agricole e della pesca (sezioni A e B della Ateco 91), poiché, a partire dal 1997, la L. nr. 580 prevede l’obbligo di iscrizione per tutte le attività imprenditoriali, comprese quelle agricole.

Secondo l’analisi contenuta nella bozza di DSR, la Calabria, è caratterizzata da una forte dinamicità imprenditoriale, con un tasso di natalità delle imprese sempre superioresia a quello del Mezzogiorno che dell’intero territorio nazionale, la maggior parte delle nuove imprese sono però imprese individuali che nascono grazie ai sussidi pubblici e alle politiche di sostegno all’imprenditorialità, come il prestito sull’onore, ma non mostrano sufficienti capacità di sopravvivenza (a tale proposito va notato che nel 2004 la percentuale delle imprese individuali sul totale delle imprese attive è molto più elevata in Calabria (82,3% delle imprese) che nel resto dell’Italia (67,8% delle imprese). La scarsa capacità competitiva del sistema produttivo regionale è evidenziata anche dal grado di apertura della regione che è tra i più bassi d’Italia. E anche se nel corso del 2004 le esportazioni sono aumentate, l’incidenza del Calabria rispetto al dato nazionale è pari allo 0,1%. Ciò induce a pensare che i problemi del sistema produttivo calabrese, risiederebbero principalmente nella capacità dello stesso a crescere e consolidarsi. Secondo una recente indagine condotta da ADN KRONOS sull’andamento delle imprese calabresi produttrici di acqua minerale, la regione Calabria, che è tanto ricca di risorse naturali, è povera di imprese e non riesce a far fronte alla domanda in crescita che arriva dall’estero. Le dodici aziende che gestiscono il settore hanno problemi nella distribuzione soprattutto per gli alti costi e così appena l’uno per cento delle bottiglie confezionate ogni anno riesce ad oltrepassare i confini nazionali. Infatti, nonostante la ricchezza di sorgenti presenti nelle zone di Cosenza, Vibo Valentia e Catanzaro, che riforniscono anche le regioni vicine, la Calabria non riesce a soddisfare le richieste in continuo aumento. I marchi più ambiti sono la “Fonte Noce” a Parenti, la “Sorgente dell’Amore” a Grimaldi e la “Sorgente Serra Policaretto”, che produce l’acqua “Sila” nel comune di Acri. La provincia di Catanzaro vanta il maggior numero di etichette: nel comune di Feroleto Antico la Idromineral Beverage produce l’acqua “Futura”, mentre la Siamed produce la “Fonte Viva” e “Vita Sana”; a Girifalco, invece, viene prodotta la famosa “Acqua Calabria”. La zona di Vibo Valentia vanta tre etichette: la “Fonte Perna Certosa” a Polia, l’acqua “Fabrizia” e “Serricella” nel comune di Fabrizia. Nel Reggino, infine, si produce la “Fontedoro”, nel comune di Oppido Mamertina e la ben più reclamizzata “Mangiatorella” di Stilo, che costituisce l’eccezione in virtù della sua capacità di espansione sui mercati stranieri nel panorama delle imprese calabresi. I motivi per i quali le esportazioni non possono essere estese oltre un certo limite sono da ricondurre agli eccessivi costi di trasporto, cui, di certo, non ha giovato la crisi economica internazionale che ha condizionato negativamente l’export regionale in

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Calabria

quanto i costi di acquisto per l’America sono aumentati, anche se, ora che la quotazione del dollaro è cresciuta, si prevede una ripresa per l’anno corrente. Ma ci sono anche altri fattori da tenere in conto. Primo fra tutti è la natura della conduzione di tali aziende, che è tipicamente familiare e, in quanto tali, prive di un management esterno e con dimensioni contenute rispetto alla crescente domanda che non può essere totalmente soddisfatta. A tutto ciò va aggiunta la concorrenza delle multinazionali produttrici di acqua. Le destinazioni delle acque minerali prodotte in Calabria sono diverse a seconda del marchio:

• la “Mangiatorella”, con una produzione annuale che supera i 50 milioni di bottiglie, arriva in Canada, Stati Uniti, Malta e Australia;

• la “Fonte Certosa”, con 20 milioni di pezzi, invece, è presente solo in Canada;

• la “Fonte Noce”, con 30 milioni annui, arriva anche in Albania;

• la “Acqua Calabria”, al pari della “Mangiatorella”, arriva in America, Canada e Australia, con una produzione annuale di 70 milioni di pezzi;

• la Siamed, produttrice di due marchi, con oltre 40 milioni di pezzi all’anno, esporta il proprio prodotto a Malta;

• la “Acqua Sila”, con una produzione media di 30 milioni di bottiglie rimane entro i confini nazionali e, precisamente, nei confini del Mezzogiorno.

Le acque Calabresi sono, invece, molto diffuse sul territorio nazionale e, in modo particolare, nel Mezzogiorno. Nonostante l’evidente esiguità del numero di imprese produttrici acqua minerale, le concessioni per la commercializzazione delle stesse sono disciplinate da un Regio Decreto di epoca fascista, che risale al 1935. É evidente la necessità di un intervento del legislatore affinché si giunga ad uno snellimento della macchinosa normativa che governa l’export delle acque. Infine, nel completare il quadro relativo all’export, va registrato il forte incremento dei titolari di impresa con cittadinanza estera registrato lo scorso anno in Calabria: essi attualmente ammontano a 2200, con una crescita del 29% in un solo anno. La Calabria si colloca tra le prime cinque regioni italiane per crescita di titolari di impresa con cittadinanza estera, operanti prevalentemente nel terziario. A precederla soltanto le Marche (+48,8%), il Lazio (33,2%), l’Emilia Romagna (32,5%) ed il Veneto (+30,8%).

1.5 Il POR 2000-2006 e la nuova programmazione 2007-2013Il POR 2000-2006 ha rappresentato un’ottima occasione per ristabilire gli equilibri tra la Calabria e le altre regioni italiane. Purtroppo, il POR ha solo parzialmente raggiunto gli obiettivi auspicati. La prassi della concertazione e del confronto sul futuro della regione non ha funzionato come volevasi ed, inoltre, sono stati reiterati metodi e procedure che favoriscono la distribuzione di risorse piuttosto che i risultati orientati a trasformare il contesto. Come si legge nel Rapporto di Valutazione Intermedia7, i fondi del POR, sono stati utilizzati in larga misura per finanziare interventi ordinari e frammentati, poco coordinati tra loro e caratterizzati dalla micro-dimensione (piccole incentivazioni sotto i

7Rapporto di Valutazione Intermedia del POR Ob. 1 2000-2006 della Regione Calabria, ATI IRS -

RESCO - CULT, Novembre 2003.

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Calabria

100mila euro, corsi di formazione, progetti infrastrutturali di scarso rilievo sotto il profilo economico). Molti dei progetti fanno riferimento ad interventi cosiddetti “compatibili”, pur accettabili sotto il profilo formale, ma insufficienti per avviare processi di sviluppo duraturi e sostenibili. Sono rimaste sostanzialmente ferme le azioni di sistema, i servizi e i progetti integrati (PIT, PIS, PIAR, PIF) che dovevano essere il “grimaldello” di questa programmazione per favorire la predisposizione di programmi di sviluppo integrati e la modernizzazione della Pubblica Amministrazione. Nel settore degli aiuti alle imprese, le modifiche del Complemento di Programmazione hanno ridotto nei fatti l’impatto dell’azione nella direzione del rafforzamento degli incentivi alla creazione e sostegno di reti tra le imprese (e tra queste e le istituzioni locali/regionali) che rappresentano uno degli strumenti cruciali delle nuove politiche industriali. La densità di tali relazioni è sovente all’origine del successo delle imprese che, proprio grazie alle reti, possono godere di nuove economie (di localizzazione, agglomerazione, specializzazione) migliorando così sia le performance economico-produttive sia le capacità competitive8. Ad oggi, la regione rimane ancora sprovvista di sistemi di incentivazione che favoriscano l’integrazione dell’investimento produttivo con azioni orizzontali per ricerca, innovazione, capitale umano, ambiente, etc. Il Pacchetto Integrato di Agevolazione - PIA, previsto dal POR per dare la possibilità alle imprese con un’unica domanda di accedere a contributi per investimenti produttivi, per la ricerca, per la formazione, per l’acquisizione di servizi per il miglioramento della qualità e per l’Internazionalizzazione, per la riduzione del costo del lavoro, non è stato praticamente ancora attuato. Dai bandi emanati emerge un chiaro deficit in merito all’applicazione dei criteri di selezione e l’assenza di concentrazione della spesa su specifiche priorità (aree, settori, ambiti). La programmazione strategica settoriale è stata avviata seguendo un programma poco funzionante, privo di scelte prioritarie e con scarsa concertazione. Emerge, infine, il dato preoccupante della carenza di risorse umane con competenze adeguate e della insufficienza di risorse tecnologiche. In questo quinquennio si è avvertita la difficoltà dell’amministrazione regionale di programmare le risorse, di selezionare e attuare i progetti, di spendere con efficacia i fondi comunitari. Tale contesto ha rallentato il cammino della Calabria verso lo sviluppo. Un’ulteriore deficit della programmazione 2000-2006 è ravvisabile nel mancato raggiungimento degli standard minimi dei servizi essenziali, pre-requisito per lo sviluppo: approvvigionamento idrico ed elettrico, inquinamento ambientale, smaltimento dei rifiuti, giustizia e sicurezza. I dati mostrano che questi livelli qualitativi minimi non sono stati ottenuti 9. Nel 2003 la percentuale di famiglie calabresi che denunciano irregolarità nell’erogazione dell’acqua sono 2 volte e mezzo più numerose del dato nazionale (1,5 volte rispetto all’intero Mezzogiorno), così come la frequenza di interruzioni del servizio elettrico in Calabria è quasi il doppio della media paese (1,3 volte superiore rispetto al Mezzogiorno). In linea con questi standard negativi è anche il dato relativo all’inquinamento ambientale: i rifiuti solidi urbani oggetto di raccolta

8Sia nel Rapporto sull’attuazione degli incentivi alle imprese della Task Force MAP/MEF/IPI del dicembre 2003 che in quello di valutazione intermedia del PON Sviluppo Locale, si trovano giudizi critici circa la scarsa presenza di interventi o la insufficiente finalizzazione degli aiuti per filiere di produzione o per i sistemi produttivi locali.

9 Si rimanda, per gli approfondimenti, alle appendici statistiche del Rapporto Annuale 2004 del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo sugli interventi nelle Aree Sottoutilizzate del Ministero dell’Economia e delle Finanze, 31 Gennaio 2005.

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Calabria

differenziata sono appena il 40% della media nazionale, così come la lunghezza delle coste non balneabili è il 30% più alta del dato nazionale e il 20% di quello relativo al Mezzogiorno. Nel settore della giustizia, se si assume sempre come standard minimo quello nazionale, si nota che il numero medio di giorni di un procedimento in primo grado è 1,5 volte superiore nel Distretto della Corte di Appello di Catanzaro e, addirittura, quasi il doppio rispetto a quello registrato nel Distretto di Milano. In merito al settore della sicurezza, pur rilevandosi una tendenziale diminuzione nella media regionale dell’indice di criminalità organizzata nel periodo 1995-2003, si registra un incremento sostenuto nello stesso periodo dell’indice di criminalità violenta 10

(+18,5%). L’andamento programmatico delle diverse componenti della spesa in conto capitale del Settore Pubblico Allargato in Calabria nel periodo 1996-2002 dimostra che gli investimenti pubblici sono concentrati quasi per il 60% in quattro diversi ambiti: industria e servizi (ovvero incentivi in conto capitale e crediti di imposta), viabilità e trasporti, edilizia, altre opere pubbliche (spese per opere non altrimenti classificabili e per interventi di emergenza per pubbliche calamità). Inoltre, la spesa nel settore dei servizi essenziali mostra una tendenziale difficoltà di crescita. Solo il 2,7% della spesa totale si rivolge al settore ambiente (contro il 3,1% della media del Mezzogiorno), appena lo 0,2% al settore dei rifiuti e lo 0,8% nel settore della formazione (3,8% in Lombardia, 5,2% in Emilia Romagna, 1,7% nel Mezzogiorno). Proprio sulla base di questi dati, uno degli obiettivi della nuova programmazione dovrebbe essere quello di riequilibrare la spesa pubblica a favore di investimenti pubblici nei settori dei servizi essenziali, ponendosi come obiettivo minimo il raggiungimento di uno standard almeno pari all’80% della media nazionale. In generale, un limite evidente è rappresentato dall’eccesso di formalismo, da iter procedurali a volte tortuosi e poco efficaci, ciò ha implicato un aumento significativo dei costi di transazione per tutti. I problemi di rendicontazione hanno spesso sopraffatto i problemi dell’efficacia degli interventi; la ricerca del consenso istituzionale, in alcuni casi, ha detratto qualità ai progetti; i ristretti tempi gravanti sulla spesa, a volte, hanno pesato sulla qualità della spesa. La nuova programmazione dovrebbe, quindi, rifuggire la rigidità dei formalismi, puntando con determinazione al conseguimento di parametri predefiniti. La programmazione 2007-2013 dovrebbe ispirarsi ad un concetto di sviluppo, inteso come processo di sperimentazione, di mobilitazione socio-istituzionale. Una programmazione cioè che incoraggi l’innovazione e il protagonismo sociale, la scoperta di nuovi potenziali di sviluppo, che premi i percorsi virtuosi, gli innovatori. Una programmazione che spinga alla modernizzazione amministrativa e all’apprendimento istituzionale. Il Sottosegretario alla presidenza regionale dell’UOA Vincenzo Falcone e il neo direttore del nucleo di verifica e valutazione regionale Domenico Pecoraro, intervenendo sul quotidiano di informazione locale “Calabria Ora” in data 21 marzo 2006, hanno spiegato perché il POR non ha prodotto i suoi effetti ed hanno suggerito cosa occorrerebbe fare per spendere completamente i soldi destinati allo sviluppo in Calabria. Secondo Falcone e Pecoraro, il problema è stato rappresentato dall’ingorgo finanziario creato dal sistema della spesa, ma fino a fine anno si può ancora programmare e non dovrebbero esservi impedimenti a spendere. La Calabria, secondo Falcone, <<potrebbe essere una economia di trasformazione e non di produzione>>. A tal fine andrebbe

10 La definizione di delitto “violento” comprende: i delitti per strage, gli omicidi dolosi, gli infanticidi, gli omicidi preterintenzionali, i tentati omicidi, le lesioni dolose, le violenze sessuali, i sequestri di persona, gli attentati dinamitardi e/o incendiari, le rapine (gravi e meno gravi).

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Calabria

sfruttato al massimo il potenziale del Porto di Gioia Tauro, facendo della Calabria la meta finale di merci, che fino ad ora hanno solo transitato per il grande scalo portuale Calabrese. Ciò consentirebbe di abbattere i costi di produzione. Il Sottosegretario Falcone, inoltre, intravede, quale secondo step, l’impianto di imprese industriali e di trasformazione ubicate in tutto l’hinterland di Gioia Tauro, che comporterebbe un sicuro sviluppo per l’intera Regione. Tra gli obiettivi vi è la creazione di punti di scarico e di carico per le merci che devono proseguire per Lamezia Terme e per la Puglia, con interventi strutturali sul sistema intermodale. Il Sottosegretario Falcone, nel descrivere gli interventi già posti in essere, evidenzia l’iniziativa del Presidente della Giunta Regionale Agazio Loiero per coinvolgere l’Autorità Portuale (che fa capo allo Stato), il Consorzio Industriale (che fa capo alla Regione) e i 33 Comuni dell’hinterland. Il Mezzogiorno, secondo gli intervistati, andrebbe visto, quindi, come area d’Europa nel Partenariato Euromediterraneo al fine di attribuire al Sud un decisivo valore aggiunto.

1.6 Aggiornamento dati relativo alla variazione del PIL Calabria 2005

Il PIL regionale, valutato a prezzi costanti, nel 2005 sarebbe calato da un minimo dell’1,0% a un massimo del 2,7%, Lo scarto più elevato a livello nazionale, a fronte di una variazione nulla del Mezzogiorno, in cui la riduzione più consistente, dopo quella calabrese, si ascrive alla Regione Sicilia con lo 0,3%. La riduzione del PIL calabrese è comunque determinata principalmente tanto dall’andamento ciclico sfavorevole dell’annata agricola quanto da una marcata contrazione del valore aggiunto prodotto dall’industria in senso stretto, che fa registrare un dato del -3,3% rispetto all’equivalente dato relativo al Mezzogiorno–2,3%. Tale ultimo aspetto è da attribuire alla crisi complessiva che l’intero comparto nazionale sta vivendo in seguito alla sensibile perdita di competitività nello scenario mondiale. Nell’area euro, al contrario, si è verificato un certo rafforzamento dell’attività economica soprattutto nei due trimestri centrali dell’anno, cui è seguita, però, un’attenuazione negli ultimi mesi (l’incremento del PIL è stato dell’1,3% nella media del 2005). La fase di maggiore vivacità ha coinciso con un più significativo contributo delle esportazioni, sospinte, da una lieve svalutazione dell’euro sui mercati internazionali. L’accelerazione delle vendite all’estero ha contribuito a stimolare la spesa per investimenti; i consumi delle famiglie hanno continuato a mantenersi su un profilo di evoluzione complessivamente modesto. Nell’ultima parte dell’anno si sono intensificati i segnali favorevoli provenienti dagli indicatori di fiducia delle imprese industriali dell’eurozona, con aumenti in Italia, Francia e, soprattutto, Germania; indicazioni positive sono emerse, altresì, con riferimento al mercato del lavoro e nel clima di opinione dei consumatori. I dati che emergono dalla pubblicazione delle “Note sull’andamento dell’economia della Calabria 2005” redatte dall’Ufficio Studi Regionali della Banca d’Italia, filiale di Catanzaro, disvelano i chiari sintomi di una stasi economica, quale prodromo negativo dell’andamento calabrese rispetto al trend del quinquennio precedente, in cui il PIL calabrese aveva mostrato i dati inequivocabili di una ripresa. Il migliore dato ricevuto dalla Banca D’Italia, viene fornito dall’Osservatorio dei Lavori Pubblici che vede la Calabria nel 2005 come la Regione in cui sono stati aggiudicati interventi di opere per un importo medio superiore al 40% rispetto al dato nazionale. È opportuno segnalareche i dati relativi alla dinamica del PIL regionale nel 2005 sin qui trattati, e quelli relativi all’andamento economico della Calabria nello stesso anno di riferimento riportati nelle pagine che seguono, si riferiscono principalmente a stime/previsioni

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elaborate dai principali Istituti di ricerca nazionali e non a dati ufficiali ISTAT che di solito vengono elaborati dopo circa 12 mesi dalla fine dell’anno di riferimento.

1.7 Aggiornamento dati sull’andamento economico in Calabria nel 2005Il sistema produttivo calabrese con lo spirare del 2005 ha conosciuto sensibili cambiamenti in quasi tutti i comparti suscettibili di rilevanza economico-politica. Nell’agricoltura i raccolti delle due principali colture regionali (olive e agrumi) sono rimasti invariati, sotto il profilo delle quantità, rispetto al 2004, anno in cui è stata registrata una forte espansione. Nel manifatturiero il livello di attività produttiva è diminuito per la flessione degli ordinativi. Infatti la spesa per investimenti di macchinari e attrezzature si è contratta per l’effetto dell’incertezza sull’evoluzione della domanda, e specificamente nel commercio il valore delle vendite è risultato in calo negli esercizi di piccola e media dimensione, stabilizzandosi nella grande distribuzione. La relazione indica una diminuzione del valore delle esportazioni regionali a prezzi correnti del 10,5% rispetto al 2004. I principali prodotti esportati sono agricoli, ortofrutticoli, e ancora prodotti di floricoltura e chimici di base. I Paesi di destinazione più importanti sono la Germania, la Cina (in particolare la città di Hong Kong) e la Francia, e le province che esportano maggiormente sono Reggio Calabria, Cosenza e Crotone; mentre hanno avuto una dinamica molto positiva le importazioni con una crescita pari al 7,3%. I principali Paesi di provenienza delle merci importate sono: la Germania, la Francia e la Spagna, e le province che registrano il livello più alto sono Reggio Calabria, Cosenza e Catanzaro. Nel settore turistico i flussi di presenze sono rimasti pressoché invariati, dopo la registrazione di un lieve aumento, mentre il traffico dei passeggeri nei tre scali aeroportuali calabresi è diminuito dell’1,0%, pur in presenza di un aumento complessivo dei voli del 3,5%. Presso lo scalo di Lamezia Terme, dove si concentra il 71% del traffico regionale di passeggeri, il numero dei voli e dei passeggeri è diminuito dell’11,5%, mentre risulterebbe in aumento -esattamente del 9,0%- la componente del traffico passeggeri legata ai voli charter. Il porto turistico di Sibari è rimasto chiuso per più di un anno a causa dell’insabbiamento del canale, determinando la chiusura di tutte le attività commerciali legate alla funzionalità del porto e interrompendo bruscamente il flusso turistico costituito in larga misura da stranieri. Con riferimento al Porto di Gioia Tauro, vi è da sottolineare che lo stesso, nell’anno 2005, ha dovuto registrare un lieve calo dell’attività di transhipment, perdendo il primato, per numero di contenitori movimentati nei porti del Mediterraneo, acquisito nei primi dieci anni della sua attività. Il numero dei movimenti di containers è passato dai 3200 del 2004 ai circa 2800 del 2005. Il complesso portuale ha sviluppato quasi tutte le sue potenzialità operative, ma occorrerà attendere il risultato del piano triennale 2006-2008 dell’autorità portuale di Gioia Tauro, rispetto al quale si prevede la realizzazione di opere di adeguamento dei fondali e ampliamento degli spazi portuali, per potere accogliere nuove grandi navi portacontainer. A far fronte alle spese delle opere previste dal piano triennale ci sono finanziamenti pubblici per 252 milioni di euro. Per quanto concerne il traffico di merci su ferrovia si registra un lieve calo dello 0,5% rispetto al 22,3% del 2004, mentre il traffico interregionale che rappresenta l’87,8% del totale, è cresciuto dell’1,9%; quello internazionale è diminuito dell’11,2%. Il settore delle costruzioni ha beneficiato dell’aumento delle opere pubbliche e, nei primi due trimestri del 2005, ha segnalato una continuità soltanto nel comparto residenziale. Secondo le stime della Società Prometeia, nel 2005 il valore aggiunto a prezzi costanti delle

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Calabria

costruzioni è cresciuto del 5,6% (- 0,1% nel 2004). Il valore delle opere pubbliche completate nel 2005 è aumentato del 6,6%. Secondo i dati forniti dalla Società Cresme, nel 2005 il valore dei bandi pubblicati per la realizzazione di opere pubbliche è sceso a circa 2 miliardi di Euro, vale a dire il 39,7% in meno rispetto al 2004. Da segnalare che circa i ¾ del valore dei bandi è stato pubblicato nelle province di Reggio Calabria e Catanzaro. Nel capoluogo il valore dei bandi è stato pari a 562 milioni di Euro, di cui 313 per un unico bando relativo alla concessione del servizio idrico del Comune. Secondo le informazioni fornite dall’Osservatorio Nazionale sul Project Financing tale bando ha rappresentato il 95% del valore complessivo delle gare attivate con procedure di Partenariato Pubblico Privato (PPP) in Calabria. Tra il 2000 e il 2004, secondo i dati forniti dall’Osservatorio dei Lavori Pubblici, il valore a prezzi correnti degli interventi di importo superiore a 150.000 euro aggiudicati in Calabria è stato di 2,8 miliardi di euro. L’importo medio delle opere, pari a circa 1,2 milioni di Euro, è risultato, per come accennato nell’introduzione, superiore al dato nazionale di quasi il 40%. Il processo di aggiudicazione è dunque quasi raddoppiato, per effetto delle opere connesse alla Legge Obiettivo, interessando perlopiù infrastrutture di trasporto (63%) e opere di edilizia sociale e scolastica (11%); le principali stazioni appaltanti sono state l’ANAS (48%) e gli Enti Locali (31,1%). Altro dato rilevante che induce al sospetto di una inarrestabile attività di abusivismo edilizio (i cui effetti devastanti rischiano di creare situazioni simili ed estreme come le alluvioni di Soverato, del settembre 2000, o come quella che di recente ha interessato mestamente l’area del Vibonese) è quello fornito dalla Agenzia delle Entrate, secondo cui le domande di detrazione fiscale per spese di ristrutturazione sono calate del 5,5% (neanche il dato nazionale è confortante: -2,2%), per cui la Calabria per il quinto anno consecutivo, comunque, risulta essere la Regione che ha presentato il minor numero di domande in Italia. Un settore che ha conosciuto un forte incremento nella capacità di impegno e di spesa delle risorse è determinato dallo stato di avanzamento del Piano Operativo Regionale 2000-2006 (POR Calabria). I finanziamenti che sono stati stanziati dalla Regione sono pari a 804 milioni di euro (erano 398 milioni nel 2004); i pagamenti effettuati ammontano a 777 milioni di euro con un incremento del 45,7%. Le procedure per lo stanziamento dei fondi comunitari sono state accelerate, consentendo altresì di recuperare i ritardi accumulati nel biennio precedente, cosicché il rapporto tra le risorse impegnate e quelle in previsione dal piano finanziario è passato dal 69,8% all’80,8%. Inoltre c’è da segnalare che i 2/3 delle somme impegnate sono state concentrate su 10 misure, riguardanti il turismo, l’imprenditoria giovanile, investimenti strutturali nei trasporti, razionalizzazione dell’irrigazione dei terreni agricoli. Giunti alla fine del 2005 i pagamenti pubblici hanno raggiunto l’importo di 2,1 milioni di euro, pari al 50,9% delle risorse pubbliche utilizzabili. Il 54% dei pagamenti ha riguardato 16 misure su un totale di 57 previste dal POR Calabria 2000-2006, presentando una quota di risorse impegnate su fondi disponibili non inferiore al 75%. La nota negativa, per quanto riguarda il minore stato di avanzamento, deriva dai programmi per lo sviluppo della rete ecologica, per la ricerca scientifica, per la promozione dei sistemi produttivi locali e per il sistema di gestione integrato dei rifiuti. Tenuto conto che secondo i dati ISTAT fino al 2003 la PA, l’Università e le imprese hanno speso per la ricerca ingenti somme di denaro, tanto da giungere allo 0,40% del PIL, dato sensibilmente inferiore alla media nazionale (1,14%); Si sottolinea che le imprese calabresi hanno investito soltanto il 4,6% in spese per ricerca, contro una media nazionale attestatasi al 47,3%.

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Calabria

Nota documentale*

Banca d’Italia, Note sull’andamento dell’economia della Calabria nel 2004, Catanzaro, 2005;Osservatorio Turistico della Regione Calabria, Quinto Rapporto sul Turismo in Calabria. Mercury, Firenze, 2005;Bonafede A., Cosa può succedere in Italia se la giostra si ferma, in “Repubblica - Affari e Finanza”, 6 giugno 2005, p. 10;“Calabria Ora” 21 marzo 2006;Prometeia 2005, luglio;Rapporto 2005 sull'Economia del Mezzogiorno; Svimez 2005;Statistiche in breve ISTAT del 20 dicembre 2005;Rosanna Nisticò - Rapporto sull’economia Calabrese nel 2004 - Associazione Industriali della Provincia di Cosenza;Banca d’Italia sulle imprese industriali e l’indagine qualitativa dell’ISAE;“Analisi dei sistemi produttivi territoriali”, Marzo 2006- Dipartimento della Funzione Pubblica;Rapporto di Valutazione Intermedia del POR Ob. 1 2000-2006 della Regione Calabria, ATI IRS -RESCO - CULT, Novembre 2003;ISTAT e INFOCAMERE su Tasso di natalità netta delle nuove imprese 1995-2004;ISTAT, Andamento delle importazioni regionali e per provincia in milioni di euro (1995 – 2004);ISTAT, Quota percentuale di esportazioni verso aree extra UE 25 (1995-2004);ISTAT, Quota percentuale delle esportazioni verso i paesi dell’UE a 25 (1995-2004);ISTAT, Andamento delle esportazioni regionali totali e per provincia in milioni di euro (1995 – 2004);ISTAT e MOVIMPRESE. Province Calabresi: import-export. (Variazioni 2004 rispetto al 2003);ISTAT, Esportazioni per ripartizione geografica e per regione. ( Gennaio - dicembre 2003 e 2004);ISTAT, Totale occupati per ambito di attività economica e per provincia (2004);ISTAT; Occupati per settore di attività economica (2004);ISTAT; Regioni meridionali: trend dell’occupazione per trimestre (2004 rispetto al 2003);ISTAT; Occupati: variazioni tendenziali, assolute e relative (2004 rispetto al 2003).“La congiuntura in pillole”; Rapporto sull’economia Calabrese nel 2004 - Associazione Industriali della Provincia di Cosenza;ISTAT; Statistiche in breve, 20 dicembre 2005: Valore aggiunto per branca di attività economica –variazioni percentuali 2004 su 2003;Svimez; Indicatori socio economici: popolazione residente anagrafica;ISTAT e Svimez; Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato (tassi medi annui di variazione percentuale calcolati su valori a prezzi 1995.Note sull’andamento dell’economia della Calabria 2005 – Relazione di Bankitalia – Ufficio Studi Regionali della Banca d’Italia – Filiale di CatanzaroStime/Proiezioni Società PROMETEIAStime/Proiezioni Società CRESMEStime/Proiezioni OSSERVATORIO NAZIONALE SUL PROJECT FINANCINGStime/Proiezioni ISTATRelazione Generale sulla situazione economica del Paese presentata al Parlamento il 9 giugno 2006 dal MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE – PROF. TOMMASO PADOA SCHIOPPA Dati Ufficiali AGENZIA DELLE ENTRATEDati Ufficiali OSSEERVATORIO LAVORI PUBBLICIDati Ufficiali Dipartimento Politiche di Sviluppo del Ministero dell’Economia e delle FinanzeDati Ufficiali ANASDati Sole 24 Ore SUDDati OSSERVATORIO REGIONALE BANCHE – IMPRESE DI ECONOMIA E FINANZABILANCIO 2005 Banca Popolare di Crotone SPA del 7 giugno 2006Dati UNIONCAMERE-INFOCAMERE, MOVIMPRESE

(*) Gli autori ringraziano le seguenti persone, per l’aiuto fornito nel reperimento del materiale documentale e per i preziosi consigli dispensati nello svolgimento del report:Dr. Vincenzo Falcone; Dr.ssa Ester Mannella; Dr.ssa Marinella Marino; Dr. Matteo Marvasi; Dr. Pasquale Parisi; Dr. Nicola Santopolo ed i membri dell’Osservatorio ITENETS.

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Calabria

CAPITOLO 2

MERCATO DEL LAVORO, FORMAZIONE PROFESSIONALE E POLITICHE DELL'IMPIEGO

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Calabria

2.1 Il Tasso di Occupazione.Il buon andamento dell’occupazione regionale ha determinato un lieve incremento del tasso di occupazione che è passato dal 45,2% del 2003 al 46% del 2004, raggiungendo lo stesso valore assunto dal comparto meridionale nel suo insieme. A questo risultato è sottesa, tuttavia, una dinamica in tendenziale riduzione per la media del Mezzogiorno, dove il tasso di occupazione scende dal 46,5% del 2003 al 46,1% del 2004. Un andamento analogo è possibile riscontrare nel Nord del paese, dove il tasso di occupazione si è parzialmente ridotto, passando dal 65,2% del 2003 al 65% del 2004, anche per effetto dell’incremento della popolazione residente (cfr. tabella 2.1).

Tabella 2.1 - Calabria, Mezzogiorno, Centro, Nord, Italia: tassi di occupazione (2003 e 2004).

Tasso di occupazione ( 15 – 64 anni)

2003 2004

Calabria 45,2 46,0

Mezzogiorno 46,5 46,1

Centro 60,4 60,9

Nord 65,2 65,0

Italia 57,5 57,5

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

Se si considerano i dati per genere, si osserva che il tasso di occupazione femminile regionale è leggermente più elevato di quello medio del Mezzogiorno (rispettivamente 31,8% contro 30,7%), ma continua a collocarsi ben al di sotto del dato nazionale (45,3%). Quello maschile, invece, oltre ad essere inferiore di quasi dieci punti rispetto alla media italiana (60,4% contro 69,7%), si presenta anche più basso del dato medio delle regioni meridionali (61,8%) (cfr. tabella 2.2).

Tabella 2.2 - Tasso di occupazione maschile e femminile - Anno 2004.

Tasso di occupazione ( 15-64anni)

Maschi Femmine Totale

Calabria 60,4 31,8 46,0

Mezzogiorno 61,8 30,7 46,1

Centro-Nord 73,4 52,5 62,9

Nord 74,0 54,9 65,0

Centro 71,9 50,2 60,9

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Calabria

Italia 69,7 45,3 57,5

Fonte:Elaborazione propria su dati ISTAT.

Il territorio calabrese presenta, con riferimento al mercato del lavoro, una situazione quasi uniforme. La provincia di Catanzaro si caratterizza per avere il tasso di occupazione, sia femminile che maschile, più elevato, mentre nelle altre province calabresi la situazione occupazionale si presenta abbastanza omogenea e le differenze oscillano in un range di circa tre punti percentuali. Crotone, invece, con un tasso di occupazione del 41% si pone ben al di sotto del dato medio regionale, per di più, con un tasso di occupazione femminile molto basso (25%) (cfr. Tabella 2.3). La situazione della provincia di Cosenza si contraddistingue per la presenza di tassi occupazionali leggermente superiori ai dati medi regionali, vantando un tasso di occupazione femminile di poco più elevato rispetto all’omologo dato del Mezzogiorno (mentre sia quello maschile che quello complessivo si collocano al di sotto dei corrispondenti tassi meridionali), ma in ogni caso inferiori rispetto a quelli nazionali.

Tabella 2.3 - Calabria: Occupati in complesso e tasso di occupazione 15-64 anni per provincia e per sesso ( 2004 ).

Occupati Tasso di occupazione 15-64 anni

Province Maschi Femmine Maschi e femmine

Maschi Femmine Maschi e femmine

Cosenza 154.121 78.544 232.666 61,9 31,8 46,8

Catanzaro 76.936 42.079 119.015 62,2 33,8 47,9

Reggio Calabria

108.844 61.467 170.311 58,2 32,9 45,5

Crotone 33.135 14.731 47.866 57,5 24,9 41,0

Vibo Valentia

33.386 16.866 50.262 59,4 30,5 45,0

Calabria 406.421 213.698 620.120 60,3 31.8 46,0

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

2.2 La forza lavoro e l’andamento della disoccupazioneL’anno 2004 è stato contrassegnato da una diminuzione della forza lavoro regionale: -0,5% su base annua, pari a una presenza attiva sul mercato del lavoro più bassa di 4 mila unità rispetto all’anno precedente. Il deficit di posti di lavoro in Calabria è la diretta conseguenza di politiche imprenditoriali povere di idee e del gravissimo stato di arretratezza in cui versa la regione. Tale stato di cose esprime il suo riverbero sulle statistiche, che, ad oggi, registrano segnali poco incoraggianti. Il calo della partecipazione al mercato del lavoro si è concentrato nei due primi trimestri dell’anno, mentre nel secondo e terzo trimestre si intravede un parziale recupero (cfr. tabella 2.4). Nel Mezzogiorno, che pure registra un calo delle presenze attive sul mercato del lavoro, la dinamica negativa accomuna tutti e quattro i trimestri dell’anno.

110

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Tabella 2.4 - Forza lavoro: variazioni tendenziali assolute e relative (2004 rispetto al 2003).

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

Tra le regioni meridionali soltanto il Molise e la Sardegna registrano valori positivi, per quanto modesti (rispettivamente +1,7% e 0,4%). La Calabria, insieme alla Puglia e alla Basilicata, riesce a contenere l’impoverimento dell’offerta di lavoro, che invece colpisce pesantemente l’Abruzzo (-3,7%), la Sicilia (-3,3%) e la Campania (-2,3%) (cfr. tabella 2.5).

Tabella 2.5 - Regioni meridionali: variazioni tendenziali assolute e relative delle forze di lavoro (2004 rispetto al 2003). (Valori assoluti in migliaia).

I° Trimestre II° Trimestre III° Trimestre IV° Trimestre Media annua

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Calabria -13 1,8 19 -2,6 7 1,0 6 0,8 -4 -0,5

Mezzogiorno 213 2,8 143 1,9 -94 1, 71 0,9 -130 1,7

Centro-Nord 356 2,2 184 1,15 1 0,3 233 1,42 0,6 1,2

Centro 215 4,7 106 2,21 4 0,3 60 1,2 99 2,1

Nord 140 1,27 8 0,7 37 0,3 173 1,51 0,7 0,9

Italia 144 0,6 4,0 0,2 -44 0,2 162 0,7 76 0,3

I° Trimestre II° Trimestre III° Trimestre IV° Trimestre Media annua

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Calabria -13 1,8 19 -2,6 7 1,0 6 0,8 -4 -0,5

Abruzzo44 -7,9 -13 2,5 16 -3,0 -7 -1,3 -20 -3,7

Molise2 1,7 3 2,4 2 1,7 1 0,8 2 1,7

Campania-66 3,1 51 -2,4 -27 1,3 48 -2,2 -48 -2,3

Puglia-19 1,3 6 0,4 1 0,12 0 1,4 -1 -0,1

Basilicata3 1,4 -11 4,8 8 3,4 0 0,0 4 1,8

Sicilia-98 -5,3 -49 2,7 36 -2,1 -53 3,0 59 -3,3

Sardegna20 3,0 2 0,3 18 -2,6 8 1,2 3 0,4

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Calabria

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

Per effetto delle dinamiche della forza lavoro, il tasso di attività calabrese si riduce di circa mezzo punto percentuale passando dal 54,2% al 53,7%. Un analogo andamento in diminuzione si può osservare a livello Nazionale e Meridionale, mentre al Nord il tasso di attività rimane sostanzialmente stabile (67,9%). Soltanto il Centro Italia ha fatto registrare un incremento del tasso di partecipazione al mercato del lavoro, ma pur sempre di modesta entità (dal 64,9% al 65,2%). La lentezza della crescita sembra assumere carattere strutturale, manifestando nettamente i suoi effetti sulla dinamica dell’occupazione meridionale. Ciò conferma anche la scarsa rilevanza che nel Sud assumono le misure di flessibilità del mercato del lavoro (sia quelle già a regime, contenute nella legge Treu, sia quelle in fase di avvio, espresse dalla legge n. 30 del 2003, la c.d. Legge Biagi) in assenza di un adeguata dinamica del prodotto dell’area. Nel Centro-Nord, invece, il sistema economico sembra ancora in grado, forte di quell’insieme di misure di flessibilizzazione e di politiche di moderazione salariale, di creare occupazione aggiuntiva, anche se concentrata in settori ed occupazioni a bassa produttività. Si ritiene, inoltre, che parte dell’incremento dei tassi di occupazione al Centro-Nord siano dovuti al provvedimento di regolarizzazione degli stranieri la cui presenza, come noto, si riscontra soprattutto in impieghi con qualifiche più basse (principalmente nei settori agricolo e edile) e, in particolare, nelle grandi città centro-settentrionali. Il tasso di attività regionale si presenta particolarmente sottodimensionato per quanto riguarda la componente femminile, ancora inferiore rispetto al dato medio nazionale di quasi 11 punti (39,0% contro 50,6%), sebbene in linea con quello del Mezzogiorno (38,7%). L’indice riferito alla forza lavoro maschile (68,6%), pur essendo considerevolmente più elevato di quello femminile (39,0%), risulta comunque più bassodi quello Meridionale (70,3%) e registra un deciso divario rispetto al tasso medio Italiano (74,5%) (cfr. tab.2.6)

Tabella 2.6 - Calabria, Mezzogiorno, Centro-Nord, Italia: tasso di attività per sesso (2004).

Tasso di attività 15- 64 anni

Maschi Femmine Maschi e femmine

Calabria 68,6 39,0 53,8

Mezzogiorno 70,3 38,7 54,3

Centro-Nord 76,5 56,7 66,6

Italia 74,5 50,6 62,5

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

L’analisi delle diverse province Calabresi, rivela la presenza di tassi di attività più elevati in quella Reggina e Catanzarese rispettivamente con indici del 56,4% e del 55,2%. La provincia di Crotone, diversamente, consegna un dato nettamente negativo riscontrabile in un tasso di attività della componente femminile della forza lavoro estremamente basso (30,6%) (cfr. tabella 2.7).

112

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Tabella 2.7 - Calabria: Forze di lavoro in complesso e tasso di attività 15-64 anni per provincia e per sesso (2004).

Forze di lavoro Tasso di occupazione 15-64 anni

Province Maschi Femmine Maschi e femmine

Maschi Femmine Maschi e femmine

Cosenza 168.532 92.438 260.971 67,8 37,5 52,6

Catanzaro 85.824 51.093 136.916 69,6 41,1 55,2

Reggio Calabria

130.340 80.556 210.896 69,9 43,1 56,4

Crotone 39.259 18.030 57.289 68,1 30,6 49,1

Vibo Valentia

37.247 20.204 57.451 66,3 36,6 51,5

Calabria 461.200 262.322 723.523 68,6 39,0 53,8

Fonte:Elaborazione propria su dati ISTAT.

La riduzione della forza lavoro in Calabria nell’ultimo anno è interamente riconducibile alla minore presenza sul mercato del lavoro di persone in cerca di occupazione (cfr. tabella 2.8). Inoltre, da uno studio condotto dalla Banca D’Italia sull’economia Calabrese, emerge che nel periodo compreso tra il 1993 ed il 1999 la depressione del trend dell’occupazione ha determinato una forte recrudescenza del fenomeno migratorio, che giustifica i numerosi trasferimenti di residenza verso altre regioni italiane. Tra il 2000 ed il 2002, invece, la ripresa dei livelli occupazionali regionali ha mitigato il flusso migratorio, riducendone l’intensità rispetto all’apogeo raggiunto nel 1999. Tra il 1993 e il 2002 la migrazione di persone in età lavorativa ha raggiunto il numero delle 65.000 unità, il cui deflusso ha interessato per oltre i tre quarti l’area centro-settentrionale del Paese. Alla Calabria, inoltre, si ascrive il record negativo, relativo alla migrazione dei suoi abitanti, nel periodo 1993-2002, durante il quale, secondo i dati forniti dalla Banca D’Italia, il tasso migratorio medio annuo ha raggiunto il 4,8 per mille. Secondo dati ISTAT, si rileva che, nel complesso, sono 103 mila le persone che nel 2004 sono risultate in cerca di occupazione in Calabria, di cui 48.600 donne (il 47% del totale) e 54.800 maschi. Esse risultano 17.000 in meno rispetto all’anno precedente, una variazione relativa del -14,2%. (cfr. tab. 2.8). Tale riduzione percentuale è risultata tra le più alte del Mezzogiorno: soltanto la Sicilia presenta una diminuzione relativa più intensa (-16,9%) (cfr. tabella 2.9). La riduzione delle persone in cerca di occupazione ha interessato tutti i 4 trimestri dell’anno, anche se è risultata maggiormente accentuata nei primi tre periodi.

113

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Tabella 2.8 - Persone in cerca di occupazione: variazioni tendenziali assolute e relative (2004 rispetto al 2003). (Valori assoluti in migliaia).

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

Tabella 2.9 - Regioni Meridionali: variazioni tendenziali relative delle persone in cerca di occupazione (2004 rispetto al 2003).

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

2.3 Il tasso di disoccupazionePer effetto della riduzione del numero di persone in cerca di occupazione si è

I° Trimestre II° Trimestre III° Trimestre IV° Trimestre Media annua

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Variaz. assolute

Variaz. %

Calabria -20 15,6 17 -13,8 22 -19 0,8 7,1 17 -14,2

Mezzogiorno-162 -11,6 129 -10,2 111 -9,8 -24 2,0 107 -8,6

Centro-Nord76 9,6 6 0,8 25 -3,1 20 2,4 19 2,4

Centro19 5,6 38 -11,2 14 -4,6 -11 3,3 11 3,4

Nord57 12,64 41 0,0 11 -2,2 31 6,0 30 6,3

Italia-86 3,9 123 -6,0 -138 -7,1 -4 -0,2 -88 4,3

I° Trimestre II° Trimestre III° Trimestre IV° Trimestre Media annua

Calabria -15,6 -13,8 -19,0 -7,1 -14,2

Abruzzo-30,4 24,2 3,5 -8,2 -8,9

Molise7,7 15,4 7,7 0,0 7,7

Campania-12,0 -19,4 -9,0 5,1 -9,4

Puglia0,8 2,7 9,3 0,9 3,2

Basilicata12,9 -30,6 3,7 7,7 -3,3

Sicilia-19,9 -14,5 -21,6 -10,5 -16,9

Sardegna-0,9 14,6 -7,7 0,0 1,1

114

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

determinato anche un calo del tasso di disoccupazione calabrese. Nel 2004 il tasso di disoccupazione regionale è risultato pari al 14,3%, oltre due punti percentuali più basso rispetto al dato dell’anno precedente (cfr. tabella 2.10). La flessione è stata decisamente più intensa di quella riscontrabile sia nel Mezzogiorno che in altre circoscrizioni nazionali. Di conseguenza, si sono ridotti i divari, sia nei confronti del dato medio Italiano, sia nei confronti del Centro-Nord, anche se la dimensione ancora mantenuta dall’indicatore testimonia l’esistenza di condizioni strutturalmente difficili del mercato del lavoro regionale. Infatti, nonostante le dinamiche positive degli ultimi anni, il “tasso di disoccupazione” Calabrese rimane quasi il doppio di quello medio Nazionale (8%) e circa il triplo di quello del Centro-Nord. La diagnosi del mercato del lavoro è aggravata dall’ingrossarsi delle fila dei lavoratori precari e dal reddito incerto, come i circa 8 mila ex Lsu e Lpu, dai lavoratori “forestali”, per finire ai circa 2.700 addetti su 3.355 alle 37 aziende in crisi censite al 31 luglio del 2005 dalla CGIL 11. Analoghi divari territoriali sono riscontrabili disaggregando l’analisi per genere (cfr. tabella 2.11). Consistenti si rivelano, infine, i divari all’interno della regione e tra le diverse province. Il tasso di disoccupazione varia tra il valore massimo della provincia di Reggio Calabria (19,2%) e quello minimo della provincia di Cosenza (10,8%) e si colloca al di sotto del dato regionale nelle province di Catanzaro (13,1%) e di Vibo Valentia (12,5%), mentre si situa più in alto della media della regione in Provincia di Crotone (16,4%). Nella provincia di Reggio Calabria il tasso di disoccupazione femminile raggiunge il picco più alto, con un valore vicino al 24% (cfr. tabella 2.12).

Tabella 2.10 - Calabria, Mezzogiorno, Centro-Nord, Italia: andamento del tasso di disoccupazione( 2003 e 2004 ).

Tasso di disoccupazione ( 15 – 64 anni)

2003 2004

Calabria 16,5 14,3

Mezzogiorno 16,1 15,0

Centro 6,9 6,5

Nord 4,0 4,3

Italia 8,4 8,0

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

Tabella 2.11 - Calabria, Mezzogiorno, Centro-Nord, Italia: tasso di disoccupazione per sesso (2004).

Tasso di disoccupazione 15- 64 anni

Maschi Femmine Maschi e femmine

11 “Analisi dei sistemi produttivi territoriali”, Marzo 2006- Dipartimento della Funzione Pubblica.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Calabria 11,9 18,5 14,3

Mezzogiorno 11,9 20,5 15,0

Centro-Nord 3,6 6,8 4,9

Italia 6,4 10,5 8,0

Fonte: Elaborazione propria su dati ISTAT.

Tabella 2.12 - Calabria: tasso di disoccupazione per sesso e provincia (2004).

Tasso di disoccupazione

Province Maschi Femmine Maschi e femmine

Cosenza 8,5 15,0 10,8

Catanzaro 10,4 17,6 13,1

Reggio Calabria 16,5 23,7 19,2

Crotone 15,6 18,3 16,4

Vibo Valentia 10,4 16,5 12,5

Calabria 11,9 18,5 14,3

Fonte:Elaborazione propria su dati ISTAT.

Secondo quanto segnalato nel POR Calabria 2000-2006, ulteriore indicatore da considerare ai fini di un compiuto esame del mercato del lavoro è rappresentato dalla “popolazione inattiva disponibile a lavorare”, disaggregabile nei due sottoinsiemi “forza lavoro potenziale” e “popolazione disposta a lavorare a particolari condizioni”12. La dinamica delle due componenti dal 1999 ad oggi evidenza un aumento delle forze di lavoro potenziali. Questo fenomeno potrebbe costituire un segnale abbastanza incoraggiante: gli inattivi in età da lavoro si stanno avvicinando al mercato del lavoro regolare, forse attratti dal miglioramento generalizzato del mercato del lavoro, dal rinnovato contesto normativo istituzionale (introduzione del credito d’imposta) a vantaggio della ‘neo-imprenditorialità calabrese13. In conclusione, dall’analisi degli indicatori aggregati emerge un quadro che pur continuando ad essere fortemente critico continua a presentare leggeri miglioramenti anche nel 2003. Tutti gli indicatori aggregati, che hanno sperimentato una evidente dinamica peggiorativa per tutti gli anni 90 (soprattutto il tasso di disoccupazione), dal 1999 fino al 2003 hanno ripreso a migliorare. Secondo i dati riportati nel POR Calabria 2000-2006, il tasso di disoccupazione, nel 2003, rispetto al 1999, è infatti diminuito di 4,6 punti percentuali (esattamente dal 28% del 1999, al

12 La “forza lavoro potenziale” comprende quegli individui che, possono essere considerati ‘partecipanti non attivi’ al mercato del lavoro ovvero una forza lavoro che presumibilmente entra ed esce dal mercato del lavoro in relazione all’andamento ciclico. La popolazione disposta a lavorare a determinate condizioni comprende quegli individui la cui scelta di partecipare al mercato del lavoro è legata a situazioni individuali che sembrerebbero trovare uno sbocco privilegiato nell’offerta di lavoro nero. Questo aggregato può quindi offrire una stima del numero di persone coinvolte nel sommerso in Calabria.

13 Si veda anche la sezione sul lavoro sommerso

116

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

23,4% del 2003) ed è aumentato di 2,7 punti percentuali il tasso di occupazione (da 31,6% nel 1999 al 34,3% nel 2003). Tra il 1999 ed il 2003 la provincia di Catanzaro è riuscita a diminuire il suo tasso di disoccupazione di ben 9,6 punti percentuali. Segue la provincia di Vibo Valentia, che ha sperimentato un aumento significativo sia nei tassi di partecipazione (+4,2 punti percentuali) che di occupazione (+5,1 punti percentuali). La provincia che presenta la situazione più difficile nel 2003, con un tasso di attività e di occupazione inferiore alla media regionale, è Crotone, che conferma la difficoltà nello svincolarsi dal margine del panorama economico regionale, cui appare tristemente relegata.

2.4 Le politiche regionali per il lavoroAttualmente le competenze in materia di lavoro e formazione fanno capo al Dipartimento Lavoro Formazione Professionale Pari Opportunità e Politiche Sociali. Durante la scorsa Legislatura, invece, le medesime competenze erano state suddivise in due assessorati differenti: “Formazione Professionale, Autoparco ed Economato” e “Lavoro e Cooperazione, Emersione lavoro non regolare”. Ai due Assessorati corrispondevano due diversi dipartimenti: “Dipartimento Formazione Professionale” e “Dipartimento Politiche del Lavoro”. Allo stato attuale, le funzioni originariamente ripartite tra i due diversi dipartimenti sono state integrate per garantire un migliore coordinamento e una maggiore coerenza tra le azioni di intervento. Il Dipartimento, inoltre, ha avocato a sé le competenze relative alle politiche per le Pari Opportunità, in precedenza facenti capo all’Assessorato alla Forestazione. Tra gli interventi attivi posti in essere dalla Regione Calabria in materia di Lavoro rileva l’adozione di un Piano Regionale per le Politiche Attive del Lavoro di valenza pluriennale, in attuazione del D.Lgs. 23 dicembre 1997 n. 469, attraverso cui vengono pianificate le politiche in materia di occupazione e di servizi per l’impiego correlandole alle strategie della formazione e dell’orientamento. La Regione, inoltre, ha intrapreso diverse iniziative in relazione a particolari fenomeni del mercato del lavoro o dirette a specifiche fasce di utenza, come ad esempio:

• L. n. 4 del 30 gennaio 2001 “ Misure di politiche attive dell’impiego”, attraverso la quale si è proceduto alla costituzione di cooperative, società miste e lavoro autonomo con la finalità di svuotare progressivamente il bacino regionale dei soggetti impiegati in lavori socialmente utili. E, grazie ad un piano di graduale stabilizzazione occupazionale, 600 lavoratori hanno visto consolidarsi la propria posizione lavorativa;

• La Legge finanziaria n. 14 del 2000 ha favorito la nascita di circa 300 imprese sulla base delle proposte effettuate da giovani disoccupati residenti in Calabria;

• La Delibera della Giunta Regionale n. 880 del 16 ottobre 2001 ha approvato le disposizioni relative alle procedure al fine di realizzare il primo bando di Work Experience. Le risorse impegnate hanno raggiunto la cifra di € 14.586.636,26 e il suddetto bando ha coinvolto il Dipartimento Lavoro, le Università della Calabria, le Cooperative Sociali, le Comunità Terapeutiche, il Dipartimento della Giustizia Minorile e le Aziende firmatarie di strumenti di programmazione negoziata ed integrata. Nel triennio 2002-2003 sono stati avviati complessivamente 1522 tirocinanti con il coinvolgimento di 614 aziende;

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

• Il Disciplinare Tecnico per i progetti finanziabili ai sensi dell’art. 6 bis della legge Regionale n. 7 del 2 maggio 2001, tale articolo prevede l’istituzione da parte della giunta di Centri di Promozione Culturale, quali servizi sociali finalizzati ad introdurre i soggetti portatori di bisogni complessi e privi di strumenti culturali nella vita di relazione e nel mondo del lavoro; ha previsto anche la costituzione di Micronidi, Sportelli Informativi Provinciali sulle Politiche del Lavoro e sugli interventi regionali in materia di occupazione e formazione e, infine, ha dato luogo alla nascita di un Call Center Regionale preposto alla raccolta e alla diffusione multimediale di informazioni sul lavoro e sulla formazione a livello Regionale, Nazionale;

• Da evidenziare l’iniziativa Calabria Impresa Donna, promossa dall’Assessorato Regionale al Lavoro e finanziata dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’ambito del Programma-Quadro Multiregionale “Misure in favore dell’impiego, autoimpiego e della imprenditorialità femminile”, a cui partecipano anche le Regioni Basilicata, Molise, Sicilia e Campania. Con tale progetto ci si è prefissati l’obiettivo di dare vita ad un insieme di servizi integrati, atti a facilitare l’inserimento lavorativo e la creazione di impresa da parte delle donne, utilizzando metodologie didattiche ed innovative;

• Con D.M. 22 gennaio 2001, la Regione ha stipulato, con le Regioni Emilia Romagna e Veneto, la convenzione per l’attuazione dei tirocini formativi e di lavoro. L’intervento in questione, che ha goduto di risorse finanziarie pari a € 2.610.085 previste dal Fondo Nazionale per l’Occupazione, ha permesso l’attivazione di 60 tirocini;

• Con Delibera n. 156 del 26 febbraio 2002, la Giunta Regionale, in attuazione della Misura 3.11, Azione B) “Sviluppo e consolidamento dell’Imprenditorialità con priorità ai nuovi bacini di impiego” a valere sul Fondo Sociale Europeo, e della Misura 3.13, Azione D) “ Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro” a valere sul Fondo Sociale Europeo dell’Asse III del POR 2000-2006, ha concesso incentivi economici per il lavoro autonomo e l’avvio di nuove imprese, nell’ambito del progetto denominato “IMPRENDIGIOVANI 1”. A seguito di ciò è stato emanato il nuovo bando “IMPRENDIGIOVANI”, approvato con Decreto D.G. n. 9289 del 23 luglio 2002; il succitato provvedimento, riferentesi alle misure 3.11 e 3.13 del POR Calabria 2000-2006, ha previsto il finanziamento fino a € 50.000,00 per progetti atti alla realizzazione di nuova imprenditorialità giovanile e femminile, attraverso la concessione di prestiti d’onore. L’iniziativa ha incontrato il favore dei disoccupati calabresi, dimostrato dalla presentazione di circa 7.500 richieste di contributo. Le iniziative attivate a seguito di finanziamento sono 615. Il Dipartimento ha affidato a Fincalabra S.p.A. la gestione dei fondi da liquidare agli interessati. Nel mese di agosto 2004 la Giunta Regionale ha approvato l’avviso pubblico per il secondo bando “ IMPRENDIGIOVANI”, impegnando € 12.750.000,00, relative alle annualità 2005-2007. Le richieste in tal senso sono state circa 3.500.

L’iniziativa della Regione volta a favorire l’inserimento lavorativo delle classi svantaggiate si riassume nei seguenti provvedimenti:

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

• L. n. 6 del 1999 “Norme per la promozione e lo sviluppo del Diritto al lavoro delle persone con disabilità e la relativa L.R. n. 32 del 2001”, che ha consentito la stipula di convenzioni con i datori di lavoro disponibili all’assunzione di diversamente abili. Ciò ha portato all’inserimento lavorativo di 116 disabili.

• Sono state avviate 70 nuove attività, con iniziativa diretta a promuovere azioni di sostegno al fine di garantire consulenza per la progettazione e l’avvio dello sviluppo delle iniziative. Le risorse impegnate per supportare tale iniziativa sono pari a € 5.833.800,00.

2.5 Le politiche regionali per la formazioneIl lavoro, nella Regione Calabria, rappresenta, come noto, una emergenza di massima priorità e le tematiche ad esso sottese richiedono un costante confronto tra le Istituzioni, cui compete sia lo studio delle cause da cui trae origine la disoccupazione, sia l’arduo compito di rimuoverle. La formazione professionale gioca un ruolo di primo piano nella lotta al fenomeno della disoccupazione, proponendosi quale strumento più idoneo per deprimerne o ridurne la crescita. La necessaria commistione tra politiche del lavoro e politiche della formazione si completa su due diversi piani:

1. attraverso la creazione di una cabina di regia interdipartimentale capace di collegare le politiche del lavoro, la formazione e il Fondo Sociale Europeo;

2. attraverso la pianificazione integrata degli interventi del Fondo Sociale Europeo che attua la necessaria connessione tra le iniziative concernenti la formazione professionale e le iniziative legate ai servizi per l’impiego e alle politiche occupazionali genericamente considerate. In tal senso, appare opportuno richiamare i programmi finanziati con il Fondo Sociale Europeo per i servizi per l’impiego ed il Piano Work Experience, che ha previsto l’integrazione tra le misure formative e le misure di avvicinamento al mercato del lavoro.

Nell’anno 2004, gli elementi di programmazione hanno tratto ispirazione dal medesimo approccio metodologico adottato previamente nel 2003, prevedendo una azione fatta di interventi di formazione professionale distribuiti secondo il seguente ordine:

• un bando a sportello per le imprese (per nuove assunzioni e formazione continua), per circa otto milioni di euro, tenuto conto della grande domanda rilevata con il bando 2003;

• una programmazione provinciale dei fabbisogni di professionalità per circa dieci milioni di euro;

• un bando per progetti speciali regionali, per un ulteriore impegno di otto milioni di euro;

• un bando per i piccoli aiuti sulla Misura 3.4 per circa quattro milioni di euro;

• il completamento delle iniziative connesse alla Misura 3.10 Pubblica Amministrazione, alle attività di comunicazione istituzionale FSE, alle attività di studi e ricerche, nonché di orientamento professionale.

Elemento chiave della strategia è legata alla messa in pratica del processo di adeguamento del sistema di offerta formativa, che prevede:

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Calabria

1. il completamento delle procedure di ristrutturazione dei Centri consolidati e dei CFP, al fine di rendere del tutto trasparente l’accesso di tutti al regime di concorrenza;

2. il completamento del percorso dell’accreditamento, attraverso la conclusione dell’audit di controllo, con l’accreditamento definitivo, l’apertura del bando di aggiornamento della “Long List” prevista a febbraio 2004 e l’avvio dell’accreditamento delle sedi orientative secondo le indicazioni della sperimentazione ISFOL;

3. la pubblicazione di un bando per la concessione di contributi per le Agenzie che saranno tenute nel biennio ad assumere la certificazione diqualità ISO.

Parte indispensabile della strategia è rappresentata dal processo di integrazione dei sistemi formativi, determinati dalla riforma Moratti. A tal fine, a seguito della sottoscrizione dell’Accordo Quadro tra Regione, MIUR e MLPS e la sottoscrizione dell’accordo locale con la Direzione Scolastica Regionale, il processo sperimentale prevede:

• l’attivazione dei cicli triennali di obbligo formativo (risorse disponibili per otto milioni di euro);

• la sperimentazione dei moduli brevi di obbligo del percorso scolastico;

• la sperimentazione (anche sulla Misura 3.5 del POR) di modelli unificanti di azioni di sistema e di formazione dei formatori.

Ulteriore rilievo assume, ai fini strategici, il Progetto FIELD/PEC, nato dalla sinergia tra il Comitato Nazionale e la Commissione Regionale per l’emersione, ed avente il fine di creare emersione del lavoro e, da ultimo, per le implicazioni sullo sviluppo locale e sull’animazione territoriale ed economica e per il rapporto organico con i partneramericani e internazionali. Lo strumento regionale, funzionale al raggiungimento degli obiettivi auspicati, è la Fondazione FIELD, recentemente costituita. Le strategie poste in essere nel 2004 trovano la necessaria garanzia di continuità nel POR che copre gli investimenti per le azioni da realizzare nell’ambito delle misure dello FSE, fino al 2008 (anno in cui terminerà la programmazione 2000-2006). Il triennio 2004/2007 dovrà rimodulare le tipologie di intervento e le priorità di azione sulla base della mutata condizione sociale, economica ed istituzionale. Particolare incidenza potrà avere la conclusione del processo di attuazione del decentramento delle funzioni amministrative alle province, disposto dalla Legge Regionale n. 34 del 2002, che sposterà sugli Enti territoriali intermedi, in modo definitivo, gli obiettivi della programmazione e dell’attuazione dei programmi e alla Regione, invece, attribuirà la funzione di coordinamento e unificazione delle politiche. Le politiche di intervento, quindi, non possono prescindere da un fattivo rapporto di collaborazione tra la Regione, le Province, le Autonomie Locali, le parti sociali e le Agenzie Formative, coinvolte unanimemente nell’iter di programmazione. La programmazione del Dipartimento Politiche del Lavoro si basa su tre linee di intervento:

- iniziative mirate allo sviluppo e alla gestione di Politiche Generali sul lavoro;

- sviluppo delle piccole e medie imprese e creazione di nuova occupazione;

- attivazione e gestione di strumenti di politica attiva del lavoro.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

La politica avente ad oggetto la formazione professionale, nel periodo 2000-2002, ha subito i condizionamenti legati alla ricorrenza delle scadenze di chiusura della certificazione dei Programmi Operativi del QCS 1994-1999 e dalle scadenze della ristrutturazione interna della Giunta Regionale, con la modifica degli assetti dirigenziali e dell’Organizzazione funzionale. L’annualità 2003 è stata l’occasione per avviare di fatto i programmi pianificati nell’anno precedente e per determinare un cambiamento di intenti dello stesso Dipartimento rispetto alla fase antecedente; tale rottura è testimoniata dalla movimentazione della spesa e dall’attivazione dei piani previsti dall’Asse III Risorse Umane del POR, rimasti inattuati. La programmazione della Regione Calabria si propone come un mezzo innovatore delle politiche di organizzazione dell’offerta formativa e delle politiche del lavoro in ambito regionale; rappresentando la leva utile per combattere il miss-matching tra domanda e offerta di lavoro e invertire la tendenza di una consolidata formazione professionale autoreferenziata. La Regione Calabria, nel 2003, ha sviluppato una serie di iniziative concernenti anche altre aree di intervento con diversa fonte di finanziamento e specificate nel modo seguente:

- Iniziativa Comunitaria “EQUAL”. Il Dipartimento Formazione Professionale ha garantito il confronto diretto con i soggetti attuatori, procedendo alla stipula delle convenzioni, alla conclusione dell’Azione 1 ed all’avvio dei Progetti esecutivi, regolarizzando le procedure finanziarie;

- L’obbligo formativo e l’apprendistato. Il Dipartimento ha approvato e bandito con Avviso Pubblico il Piano Regionale per le attività di obbligo formativo e apprendistato, per un investimento di circa venticinque milioni di euro, comprese le azioni di sistema;

- La formazione continua ex art. 9 della L. n. 236 del 93. Il Dipartimento ha garantito anche per il 2003 la piena attivazione delle risorse assegnate alla Regione Calabria dal Ministero del Lavoro per piani aziendali, territoriali e settoriali di formazione continua, per circa due milioni di euro, coerentemente con i piani previsti dai Fondi interprofessionali, per la formazione continua, istituiti con Legge Finanziaria;

- Progetto FIELD per l’emersione del lavoro irregolare. Il Dipartimento Formazione Professionale ha ricevuto l’incarico di porre in essere il Progetto FIELD per l’emersione del lavoro irregolare, con l’attivazione di un Centro di Formazione di eccellenza per imprenditori e operatori dello sviluppo locale e l’avvio di iniziative di animazione territoriale, in collaborazione con la Commissione Nazionale e Regionale per l’emersione e con la Fondazione Americana <<L. Iacocca>>.

Secondo quanto emerge dalla bozza di documento strategico regionale, c.d. DSR, la nuova programmazione 2007-2013 dovrà implementare le politiche dell’istruzione attraverso le seguenti attività:

- promuovere con continuità in tutte le scuole l’educazione alla legalità e la lotta alle devianze giovanili, soprattutto nelle aree a forte degrado sociale (FSE);

- aumentare il coinvolgimento delle famiglie attraverso opportune forme di incentivazione e di sostegno alle stesse (voucher, ecc.) (FSE);

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Calabria

- sostenere la prevenzione ed il recupero della dispersione scolastica nelle aree a massimo rischio sociale (FSE) attraverso sistemi di alternanza scuola-lavoro, che prevedano esperienze di stages e tirocini in aziende a supporto dei percorsi formativi istituzionali, al fine di acquisire e sviluppare saperi tecnico-professionali in contesti produttivi ed avvicinare il mondo dell’istruzione a quello delle imprese (FSE);

- promuovere l’imprenditorialità giovanile mediante processi di simulazione d’impresa e l’utilizzo di strutture costitute ad hoc da effettuarsi dalle singole scuole con le imprese (FSE);

- costituire e potenziare laboratori multimediali per lo sviluppo della società della conoscenza e dell’informazione nella scuola (FESR);

- costituire Centri Risorse (FESR);

- costituire laboratori per l’educazione ambientale (FESR);

- sviluppare interventi di aggiornamento dei docenti con l’erogazione di pacchetti di formazione a distanza (FAD) con l’uso di strumenti innovativi(FSE);

- rafforzare i processi di sperimentazione e innovazione della didattica universitaria e della capacità di analisi della domanda di formazione superiore.

Rafforzare il sistema dell’alta formazione e agevolare reti e scambi di esperienze con l’estero attraverso un programma a livello regionale che ricalchi gli obiettivi perseguiti con il Programma Comunitario Leonardo.

2.6 Il lavoro sommersoL’analisi del mercato del lavoro non può prescindere dalla considerazione del fenomeno denominato “Sommerso”, vale a dire il lavoro irregolare, cioè la quota delle unità di lavoro irregolari sul totale delle unità di lavoro del settore. Tale considerazione è consentita dal fatto che l’Italia, ad oggi, è l’unico Paese Europeo a pubblicare statistiche ufficiali sul “Sommerso”. Secondo il Rapporto Svimez 2005, risulta irregolare circa 1 lavoratore su 4 (22,8%), nel Centro-Nord tale quota equivale a meno della metà (10%). Tali percentuali equivalgono, in valore assoluto, a 1,54 milioni di unità di lavoro irregolari nel Mezzogiorno e a 1,76 milioni di unità nel Centro-Nord. Il lavoro irregolare, che risulta più alto nelle regioni meridionali, investe trasversalmente tutti i settori produttivi. La differenza con il Centro-Nord è particolarmente elevata nel settore industriale, 20% nel Mezzogiorno contro il 3,5% al Nord. Rispetto al 2003 si rileva una tendenza alla crescita del sommerso nel Mezzogiorno a fronte di una ulteriore contrazione del fenomeno nelle regioni del Centro-Nord. I fattori che potrebbero essere all’origine di tale andamento possono essere identificati:

- nella crisi del settore industriale meridionale che rischia proprio di riflettersi in un ritorno alla completa immersione di piccole aziende che lavorano al limite tra regolarità e irregolarità, spesso in rapporti di committenza con aziende emerse;

- nella crescita di peso di comparti, quali quello della costruzioni tradizionalmente caratterizzati da tassi di irregolarità molto alti (oltre il 30%);

- ma, soprattutto in una sorta di nuova legittimazione sociale del sommerso, legata da un lato alla diffusa paura di impoverimento e, quindi, alla ricerca di modalità

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Calabria

di integrazione ai redditi percepiti come insufficienti e, dall’altro, ad un più generale indebolimento della battaglia per la legalità e per la diffusione del rispetto delle regole.

La Calabria è la regione con la maggiore quota di unità di lavoro irregolari su quelle totali Nel 2004, più di 3 unità di lavoro su dieci sono risultate irregolari. La Calabria è afflitta da tassi di irregolarità più alti di quelli concernenti le altre regioni italiane nei vari comparti produttivi. La quota meno elevata di lavoro irregolare tra le regioni meridionali, anche se sempre superiore al valore medio del Centro-Nord, si registra in Abruzzo: 11,8% delle unità totali, con punte del 25,8% in agricoltura e del 16,8% nelle costruzioni. Abruzzo e Campania sono le uniche regioni meridionali ad aver fatto segnare nell’ultimo decennio una, sia pur contenuta, riduzione del tasso di irregolarità. Il lavoro sommerso rappresenta un problema non solo economico, producendo effetti negativi anche e soprattutto sotto il profilo sociale. Tale aspetto, quindi, costituisce una specifica finalità delle politiche del lavoro, tanto sotto il profilo contributivo, quanto sotto il profilo puramente tributario, determinando il diffondersi di un ampio disagio economico e sociale. L’analisi dell’Economia Sommersa non può prescindere dalla considerazione del rapporto tra l’irregolarità del lavoro e l’economia criminale. A conferma di ciò, analizzando il terzo rapporto sull’Economia Sommersa e Lavoro non Regolare in Calabria (ottobre 2005), prodotto da un’analisi eseguita dalla Fondazione FIELD, emerge che:

“esistono forti relazioni tra economia legale ed economia criminale, non ultima si sperimenta sistematicamente l’esistenza di una”zona grigia” che prende alimento dai profitti realizzati dall’economia criminale per mantenere attività economiche di carattere legale. Una di queste zone grigie è costituita dal sommerso, nel senso che delle imprese che facciano ricorso a manodopera in nero sono sicuramente da classificarsi come imprese che si comportano illegalmente, nel senso che utilizzano mezzi illeciti per competere sul mercato. In questa luce una parte del sommerso può essere considerato come il tentativo da parte dell’impresa legale di ridurre i costi per competere con l’impresa illegale, risparmiando sui costi amministrativi dell’impresa”14.

2.6.1 Interventi per l’emersione del lavoroPer contrastare il fenomeno del lavoro irregolare si rende necessario porre in essere politiche di sviluppo e politiche di emersione volte, in primo luogo, ad aumentare l’occupabilità utilizzando lo strumento della formazione personalizzata, che renda più facile l’inserimento lavorativo. In tal senso la politica più efficace potrebbe realizzarsi attraverso l’utilizzo di forme di apprendistato, tirocini formativi ed esperienze lavorative concrete. Altro strumento utile, a parere degli autori, per deprimere il fenomeno si rinviene nell’introduzione di forme di flessibilità volontaria dell’orario di lavoro, relativo soprattutto alla forza lavoro di sesso femminile, introducendo innovazioni contrattuali in tal senso e nella previsione di misure compensative che scongiurino ricadute negative sui bilanci delle imprese. Ulteriore intervento si rinviene nella

14 Fondazione FIELD, 3° Rapporto sull’Economia Sommersa e Lavoro non Regolare in Calabria, pag. 20.

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Calabria

predisposizione di servizi alla persona e alla famiglia, rivolti non solo ad agevolare le difficoltà legate alla maternità, ma strumenti che tengano conto della classe lavoratrice tout court e rinvenibili nel potenziamento dei trasporti,gestione degli orari degli uffici pubblici, di quelli scolastici e servizi agli anziani. La Regione Calabria ha previsto l’applicazione di un strategia che consta di tre tipologie di intervento differenti:

1. Uno stretto raccordo con il Piano di Attività della Commissione Regionale per l’emersione del Lavoro irregolare;

2. L’attuazione della Misura 3.12 “Sostegno all’imprenditorialità, al Lavoro regolare e all’Emersione delle Attività non regolari” del POR Calabria 2000-2006 che prevede un intenso raccordo con il Piano di Attività ed ha già avuto un inizio con l’azione dei 120 “Agenti per l’Emersione”. Tali agenti sono preposti a fornire assistenza tecnica alle imprese al fine di attuare le politiche finalizzate all’emersione ed alla regolarizzazione;

3. Il collegamento con un programma straordinario per l’emersione del lavoro irregolare denominato “FIELD” e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con delibera del CIPE n. 138 del 2000, che prevede la costituzione di un Centro di Alta Formazione per gli agenti dell’Emersione ed il Management aziendale, in collaborazione con IACOCCA, e un progetto sperimentale di animazione delle imprese per l’emersione.

2.7 La Cassa Integrazione GuadagniCosì come era accaduto nel 2003, nel corso del 2004 gli interventi di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria sono risultati in calo, mentre sono aumentati quelli di Cassa Integrazione Straordinaria. Questi ultimi più preoccupanti dei primi in quanto rivelatori di situazioni di crisi strutturali. L’accentuazione delle condizioni di crisi di alcuni settori produttivi, primi fra tutti il settore tessile e quello dei trasporti e comunicazioni, ha portato ad un incremento complessivo delle ore concesse di C.I.G. Straordinaria del 17,5%, corrispondenti a 364.492 ore concesse in più rispetto al 2003. All’industria manifatturiera sono state concesse il 41% delle ore complessive di Cassa Integrazione Straordinaria, una quota complessivamente più bassa di quella assorbita dall’edilizia che conta da sola il 44% del totale e rappresenta, dunque, il settore a più ampio ricorso nella regione a tale provvedimento. Lo stato di cose sopra descritto testimonia la notevole fragilità che caratterizza molte imprese del settore e la bassa capacità di reggere il mercato, spesso legata ai circuiti di spesa pubblica e ai tempi delle decisioni politiche. All’interno del settore manifatturiero assume particolare risalto la situazione del comparto tessile il cui ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni rappresenta il 21,7% delle ore complessive ed è indicativa delle crescenti difficoltà che il settore ha attraversato negli ultimi anni, così come l’intera economia regionale.

2.8 Aggiornamento dati sul tasso di occupazione e mercato del lavoro in Calabria nel 2005In base alla rilevazione continua sulle forze lavoro condotte dall’ISTAT, nel 2005 il numero degli occupati in Calabria è diminuito di 16.701 unità, pari al -2,7% (-0,3% nel Mezzogiorno, +0,7% in Italia). A confermare in toto le rilevazioni ISTAT è il rapporto

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Calabria

sull’economia della Calabria 2005 redatto da Confindustria sezione di Cosenza e pubblicata nel mese di giugno 2006, secondo cui l’economia calabrese starebbe vivendo una fase di stand by, nell’attesa di rinnovare le scelte e trovare le soluzioni necessarie, in mancanza delle quali la Regione difficilmente potrà competere con le altre del Mediterraneo. La relazione prosegue con l’indicazione delle cifre e dei numeri del 2006, per cui, come in parte già detto, la percentuale della media annua di persone che hanno perso il lavoro in Calabria nel 2005 si assesterebbe al -2,7%, mentre le Regioni del Centro e del Nord possono vantare un sensibile aumento che, nella giusta misura, si aggira intorno allo 0,8% nel Centro e all’1,2% nel Nord (media perfetta tra l’1,1% del Nord-Est e 1,3% del Nord-Ovest). Tali percentuali sembrano non coincidere con gli omologhi dati, apparsi sulla relazione di Bilancio 2005 redatta annualmente dalla Banca Popolare di Crotone, pubblicata nel giugno 2006. Secondo la relazione cui si è accennato il numero delle persone che hanno perso il loro posto di lavoro nel 2005 salirebbero a 23.000, in percentuale paritaria tra i due sessi, considerato inoltre che gli uomini rappresentano la grande maggioranza (63%) delle forze lavoro locali. Nel 2005 l’incidenza dei rapporti di lavoro con contratti a tempo determinato sull’occupazione dipendente complessiva è stata pari al 22,5%, corrispondente all’1,2% in più rispetto al dato nazionale. La quota dei rapporti di lavoro a termine è risultata molto più alta nel settore agricoltura, dove per il carattere stagionale della produzione, oltre il 70% delle posizioni lavorative è impiegato a tempo determinato. La quota degli occupati calabresi a tempo determinato rispetto al totale degli impiegati è dell’11,1% (12,8% in Italia). Nei lavori part time le donne rappresentano la maggioranza rappresentando il 21,4% del totale, mentre gli uomini solo il 5,6%. Si registra ancora che il tasso di occupazione è calato di 1,6% nella popolazione tra i 15 e i 64 anni, per cui il divario rispetto al dato nazionale si è ampliato passando dall’11,4% al 12,9%.

Nel 2005 la percentuale di persone che hanno cercato un lavoro ha subito una flessione del 2,0%. Ma il dato più allarmante è quello secondo il quale nel 2005 in Calabria risultano occupati solo 603.000 unità su più di 2 milioni di abitanti. Analizzando poi le percentuali nelle singole province, troviamo un leggero miglioramento in termini di tasso di disoccupazione in quelle di Reggio Calabria e Crotone, ed una crescita del tasso nelle province di Catanzaro e Cosenza. In questo contesto, il tasso di attività è passato dal 53,8% del 2004 al 52,1% del 2005. È quindi necessario ripensare a un nuovo modello di sviluppo (compatibile con le caratteristiche e l’unicità geopolitica della Regione Calabria) con interventi necessariamente a lungo termine, puntando sull’innovazione e la ricerca garantita dall’Università sui distretti, che permettano alle imprese di relazionarsi e aggregarsi per realizzare filiere produttive, attraverso incentivi e l’introduzione di una rinnovata cultura manageriale. Solo con la cooperazione tra imprese e istituzioni, con una pianificazione strategica e attraverso la ricerca e la finanza innovativa, si potrà dare nuovo impulso alla produttività, superando i limiti sofferti dalle piccole imprese calabresi; vittime queste ultime di investimenti e ricerca quasi nulle e con scarsissima propensione all’internazionalizzazione, su cui si dovrebbe invece maggiormente puntare per il reperimento di fonti di finanziamento. Ulteriore dato negativo, secondo le Unionecamere-Infocamere Movimprese, è costituito dal tasso di crescita delle iscrizioni di imprese in Calabria, la cui riduzione si è mossa dal 3,93% del 2004 al 2,42% (- 1,51%). Ciò vale a dire che sulle 12.143 richieste di iscrizioni hanno pesato 7.863 cessazioni di attività. Quest’ultimo dato conferma comunque il trendnegativo che riguarda l’intera nazione. Ed infatti, se andiamo ad analizzare la nati-mortalità delle imprese per aree geografiche riferite naturalmente al 2005, troviamo

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rispetto al 2004 il Nord-Ovest con il -0,28%; il Nord-Est con il -0,11%; il Centro con il -0,17% e il Mezzogiorno con il -0,18%, per un totale sul territorio nazionale del –0,17%.

Nota Documentale

Rosanna Nisticò - Rapporto sull’economia Calabrese nel 2004 - Associazione Industriali della Provincia di Cosenza;Banca d’Italia, Note sull’andamento dell’economia della Calabria nel 2004, Catanzaro, 2005;Rapporto 2005 sull'Economia del Mezzogiorno; Svimez 2005;ISTAT: Calabria, Mezzogiorno, Centro, Nord, Italia: tassi di occupazione (2003 e 2004);ISTAT: Tasso di occupazione maschile e femminile - Anno 2004;ISTAT: Calabria: Occupati in complesso e tasso di occupazione 15-64 anni per provincia e per sesso ( 2004 );POR Calabria 2000-2006;ISTAT: Forza lavoro: variazioni tendenziali assolute e relative (2004 rispetto al 2003);ISTAT: Regioni meridionali: variazioni tendenziali assolute e relative delle forze di lavoro (2004 rispetto al 2003);ISTAT: Calabria, Mezzogiorno, Centro-Nord, Italia: tasso di attività per sesso (2004);ISTAT: Calabria: Forza lavoro in complesso e tasso di attività 15-64 anni per provincia e per sesso (2004);ISTAT: Persone in cerca di occupazione: variazioni tendenziali assolute e relative (2004 rispetto al 2003);ISTAT: Regioni Meridionali: variazioni tendenziali relative delle persone in cerca di occupazione (2004 rispetto al 2003);“Analisi dei sistemi produttivi territoriali”, Marzo 2006- Dipartimento della Funzione Pubblica;ISTAT: Calabria, Mezzogiorno, Centro-Nord, Italia: andamento del tasso di disoccupazione (2003 e 2004);ISTAT: Calabria, Mezzogiorno, Centro-Nord, Italia: tasso di disoccupazione per sesso (2004);ISTAT: Calabria: tasso di disoccupazione per sesso e provincia (2004);Presidenza della Giunta Regionale della Calabria – coordinamento sottosegretariato Presidenza Affari Comunitari – Assessorato Regionale al Lavoro Formazione Professionale Pari Opportunità e Politiche Sociali; Documento Preliminare: Piano Regionale per l’Occupazione e il Lavoro in Calabria;Fondazione FIELD: Terzo Rapporto sull’Economia Sommersa e Lavoro non Regolare in Calabria (ottobre 2005).Note sull’andamento dell’economia della Calabria 2005 – Relazione di Bankitalia – Ufficio Studi Regionali della Banca d’Italia – Filiale di CatanzaroStime/Proiezioni Società PROMETEIAStime/Proiezioni Società CRESMEStime/Proiezioni OSSERVATORIO NAZIONALE SUL PROJECT FINANCINGStime/Proiezioni ISTATRelazione Generale sulla situazione economica del Paese presentata al Parlamento il 9 giugno 2006 dal MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE – PROF. TOMMASO PADOA SCHIOPPA Dati Ufficiali AGENZIA DELLE ENTRATEDati Ufficiali OSSEERVATORIO LAVORI PUBBLICIDati Ufficiali Dipartimento Politiche di Sviluppo del Ministero dell’Economia e delle FinanzeDati Ufficiali ANASDati Sole 24 Ore SUDDati OSSERVATORIO REGIONALE BANCHE – IMPRESE DI ECONOMIA E FINANZABILANCIO 2005 Banca Popolare di Crotone SPA del 7 giugno 2006Dati UNIONCAMERE-INFOCAMERE, MOVIMPRESE

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CAPITOLO 3

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

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3.1 Ricerca, Innovazione e InternazionalizzazionePer dare impulso alle capacità innovative del fragile sistema economico calabrese occorre dare priorità alle innovazioni che possano proiettare la presenza regionale nei mercati nazionali ed esteri piuttosto che nella limitata sfera locale. È imprescindibile, a tal fine, l’adozione di criteri di selezione basati su standard nazionali ed internazionali ed un impegno costante per la creazione di una rete globale. Tra gli obiettivi della nuova programmazione vi è il rilancio della concertazione a livello regionale in materia di ricerca e innovazione al fine di costruire una “Rete Regionale per la Ricerca e l’Innovazione” che promuova un processo di valorizzazione e miglioramento delle competenze disponibili. La Calabria, infatti, è la regione Italiana, insieme alla Valle D’Aosta e al Molise, con la più bassa incidenza della spesa in ricerca e sviluppo sul PIL, e degli addetti in R&S per ogni 1.000 abitanti15. Solo in tal modo potranno essere superate le inefficienze amministrative che hanno caratterizzato la programmazione 2000-2006, rafforzando i rapporti internazionali fra i distretti per la ricerca e l’innovazione tecnologica e le strutture straniere di eccellenza. Gli strumenti di cui la regione Calabria intende avvalersi sono:

� il rafforzamento dei distretti tecnologici della logistica e dei beni culturali e la creazione di un nuovo distretto tecnologico rivolto al settore Agro-Alimentare;

� il completamento della rete regionale della ricerca e dell’innovazione e la creazione di centri regionali di competenza che mettano in contatto la domanda di innovazione delle imprese e l’offerta dei laboratori di ateneo calabresi;

� la creazione di reti internazionali di ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico tra imprese, poli industriali, università, centri di ricerca ed enti pubblici, anche nell’ambito dei Progetti Paese promossi dalla Regione Calabria;

� la promozione ed il sostegno a progetti di spin-off tra Università e Imprese;

� l’attivazione di un Piano Regionale per l’ITC e le sue applicazioni e potenziamento delle reti di telecomunicazione anche attraverso il contributo della Regione al progetto INFRATEL per le regioni del Mezzogiorno;

� l’attrazione di investimenti dall’esterno, tendenti a costruire insediamenti specializzati di attività ad elevato contenuto di conoscenza;

� l’adozione di un Piano regionale per l’Internazionalizzazione che metta a sistema i diversi interventi, definisca le strategie regionali, sostenga l’adattamento della struttura organizzativa regionale. Il sostegno al processo di internazionalizzazione del sistema produttivo calabrese e alla strategia per l’attrazione di investimenti esteri in Calabria sarà realizzato, in primo luogo, attraverso il potenziamento delle attività dello SPRINT Calabria, ed in secondo luogo, attraverso l’intensificazione della presenza regionale nei

15 Solo 0,7 nel 2002, meno della metà dell’analoga densità a livello meridionale (1,6) e oltre quattro volte più bassa di quella media nazionale (2,9), fanalino di coda in Europa anche in riferimento a questo indicatore (ISTAT). “Analisi dei sistemi produttivi territoriali”, Febbraio 2006- Dipartimento della Funzione Pubblica.

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Calabria

mercati esteri potenzialmente rilevanti e la razionalizzazione delle attività di partecipazione a Fiere ed Esposizioni estere sulla base di criteri di economicità e redditività;

� Completamento delle opere infrastrutturali strategiche per l’economia locale (A3, SS 106, connessione ferroviaria per il porto di Gioia Tauro a servizio dell’integrazione modale gomma- mare- ferro e dello sviluppo dell’Autostrade del mare (TEN-T), con particolare attenzione al potenziamento dei collegamenti di trasporto internazionale attraverso un’azione mirata allo sviluppo dei nodi portuali e aeroportuali, ponendo l’accento sullo sviluppo dell’indotto che questi nodi possono creare e che, ad oggi, risulta insufficientemente sfruttato.

La Regione Calabria, ai sensi dell’art. 10 del FESR, che prevede l’implementazione di Azioni Innovative, ha realizzato il progetto RIS (Regional Innovation Strategies) ed ha elaborato il Piano Regionale per l’innovazione. Il Piano è stato posto in essere grazie agli interventi previsti nell’ambito della misura 3.16 del POR. Altri interventi del Piano sono realizzati nell’ambito delle misure dell’Asse IV (Sviluppo Locale) e dell’Asse III (Risorse Umane). Le azioni del Piano sono integrate con le azioni previste dal PON Ricerca. L’obiettivo di questa linea di intervento è l’elaborazione di una strategia unitaria di potenziamento del sistema della R&S in Calabria di medio e lungo termine. In tal modo si vuole dare avvio al coordinamento e alla programmazione delle politiche di R&S (Consulta Regionale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica) mirati ad orientare e condensare gli investimenti in R&S in relazione alla domanda di sviluppo del sistema economico e sociale. È necessario coordinare le Università e i Centri di Ricerca attraverso un programma di R&S che utilizzi in maniera integrata le opportunità offerte dai fondi comunitari, dai fondi nazionali -relativi ai programmi del MIUR, del CNR, dell’INFM, dell’ENEA- e dai fondi regionali del POR 2000-2006. La R&S, con riferimento ai settori strategici per la Calabria, si propone di sostenere, attraverso il coordinamento tra i centri di ricerca e i soggetti che richiedono innovazione, lo sviluppo e la competitività del sistema regionale attraverso l’acquisizione di nuove conoscenze e il trasferimento delle stesse nei contesti applicativi. L’obiettivo particolare di questa linea di intervento consiste nel favorire l’applicazione industriale dei risultati della ricerca di eccellenza sviluppata nelle Università e nei centri calabresi attraverso la promozione di progetti di cooperazione industriale e per la realizzazione di prototipi e prodotti. La R&S in Calabria ha ricevuto un impulso notevole dall’attività svolta dal Centro di ricerca Agroalimentare della Calabria, le cui aree funzionali si suddividono in tre aree: 1) “R&S – alta formazione”, 2) “Servizi avanzati imprese”, “Convegnistica”. Il Centro ospita al suo interno degli enti quali il CRATI S.C.R.L., l’ISPELS- Centro di Ricerca, Ex TELCAL – Centro competenza regionale per i servizi informatici, il CO.R.ASS.OL. e il CENTER GEA. Il Centro Agroalimentare ha tra le sue priorità quella di favorire lo sviluppo della ricerca e la diffusione dell’innovazione, facilitare la nascita di imprenditoria innovativa, favorire il dialogo tra l’industria e la ricerca con particolare attenzione alle PMI. L’ambito di attività si sostanzia nella Ricerca applicata e sviluppo precompetitivo, sviluppo di programmi di R&S su commessa di aziende pubbliche e private, progetti di innovazione (es. studi sullo stato dell’arte, studi sui trend tecnologici di settore), analisi e prove, pareri tecnici e perizie, formazione aziendale avanzata, promozione della cultura di R&S (seminari, workshop, convegni, ecc.), formazione di capitale umano di eccellenza. Le tematiche prioritarie del Centro sono: la

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

sicurezza alimentare (contaminanti, studio dei residui), le nuove tecnologie per l’industria alimentare, l’innovazione di processo e di prodotto (integratori alimentari, additivi naturali per le preparazioni alimentari, alimenti funzionali -modificati per migliorare le funzioni del corpo umano-, le biotecnologie orientate all’agricoltura e le biotecnologie dell’industria Agroalimentare, la valorizzazione degli scarti e dei sottoprodotti dell’industria Agroalimentare. Il Centro Agroalimentare si è distinto nell’analisi sulla sicurezza e la qualità degli alimenti grazie, soprattutto, all’utilizzo di uno strumento all’avanguardia c.d. “naso elettronico”. Il Centro è stato allestito con un finanziamento del MIUR e un finanziamento dell’Assessorato Regionale Agricoltura. Secondo i dati Svimez, la spesa in R&S nel Mezzogiorno, espressa come percentuale del PIL, è estremamente bassa (0,8%, 20° posizione in graduatoria) contro una media europea dell’1,9%. In questo caso il Mezzogiorno, come anche il Centro-Nord, soffre di una scarsa attenzione del sistema paese verso questo settore strategico.

3.2 Dispersione scolasticaIl paragrafo attuale è concentrato sul fenomeno denominato “dispersione scolastica”, i cui effetti più immediati si addensano nella dissipazione di intelligenze, di risorse e di potenzialità dei giovani. Le cause da cui origina la dispersione scolastica mutano con il mutare dei differenti contesti territoriali. Nelle zone economicamente e socialmente meno sviluppate si può rilevare un fenomeno connotato da una vera e propria cultura trasversale, dovuta alla convinzione che, immensamente difficoltosi siano gli accessi al mondo del lavoro. In Calabria, in particolare, le pregiudiziali prima accennate trovano fertile terreno. Si farà, quindi, riferimento a Variabili Esogene quali il disagio socio-economico familiare, la criminalità minorile e il c.d. Pendolarismo. In seguito, verranno considerate le Variabili Endogene, quali le carenze cognitive, la mancanza di motivazione, i rapporti difficili tra insegnanti e studenti, la dimensione endogenadell’edilizia scolastica. Con riferimento alle variabili esogene, l’analisi delle condizioni relative alla Calabria fa capo ad una indagine sulla dispersione scolastica nel periodo 2000-2001, realizzata dal Comitato di Indagine sulla Dispersione Scolastica della VII Commissione della Camera dei Deputati. Dal quadro generale tracciato emerge una immagine relativa alla identità dei soggetti interessati, i quali si distinguono per l’indigenza della loro condizione e per il basso livello culturale del nucleo familiare spesso correlato a disgregazione dello stesso. La Calabria è la regione con il più elevato livello di povertà. Sono quasi 848 mila i calabresi che vivono in condizioni economiche difficili, cifra pari al 41,8% della popolazione residente. Sono circa 296 mila le famiglie che versano in precarie condizioni sociali. L’ISTAT ha rilevato, nell’anno 2002, che la spesa media effettiva, sostenuta dalle famiglie mensilmente per servizi concernenti l’istruzione, è pari, nel Mezzogiorno, a 228€ per tasse scolastiche e rette, a 149 € per lezioni private e, infine, a 41 € per il trasporto scolastico. Il contesto sopradescritto ha spinto molti giovani in cerca di occupazione a preferire impieghi alternativi, come il lavoro manuale o, nel peggiore dei casi, a preferire soluzioni più semplici e in apparenza capaci di fornire celeri risultati economici, come ad esempio le attività illegali .Secondo l’IRES (Centro di ricerche della CGIL “Indagine sul lavoro minorile in Italia” 2003) esiste un inequivocabile nesso tra il lavoro minorile e le condizioni di reddito e di istruzione. Infatti, dove il capofamiglia non ha un titolo di studio e il reddito non supera i 13 mila euro per anno, solo il 45 % dei figli prosegue gli studi una volta adempiuto l’obbligo scolastico. Anche il debole coinvolgimento delle famiglie nell’attività

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

scolastica dei propri figli ha delle nette, quanto negative, ricadute sulle scelte di indirizzo scolastico dei giovani. Per quanto riguarda, invece, il fenomeno della criminalità giovanile, possiamo far riferimento ad alcuni indicatori, tra cui il tasso di scolarizzazione di adolescenti in strutture per il recupero dei minori. Se ci soffermiamo ad analizzare la situazione dell’Istituto Minorile di Catanzaro, dal 1998 al 2002, ci rendiamo conto dell’alta percentuale di minori con titolo di studio molto basso o, in casi borderline, addirittura sprovvisti dello stesso. Approfondendo l’indagine, si può constatare che il più alto numero di analfabeti è concentrato nella provincia di Catanzaro, mentre un alto tasso di minori in possesso della sola licenza media si registra per la provincia di Reggio Calabria. Le altre province calabresi presentano una situazione più o meno omogenea con pochi analfabeti ed un alto tasso di minori che possiedono la licenza elementare e pochi quella media. Un dato saliente è relativo al fenomeno del c.d. Pendolarismo, che gioca un ruolo disincentivante, dal momento che la Calabria non è dotata di infrastrutture adeguate. Diversi centri urbani risultano difficilmente accessibili, sottoponendo, giocoforza, molti giovani ad estenuanti spostamenti per raggiungere la sede scolastica. Tutto ciò, oltre a costituire, elemento di disagio psicologico, si ripercuote negativamente sul rendimento vero e proprio. Con riferimento alle variabili endogene è necessario, ai fini di un più corretto esame, suddividere le stesse in due categorie, alcune di valenza oggettiva, quali le notevoli carenze dell’edilizia scolastica, altre di valenza soggettiva, quali i problemi di apprendimento, la mancanza di motivazioni, le difficoltà nell’apprendere un valido metodo di studio16, la scarsa strutturazione di rapporti positivi con i compagni di classe. I soggetti che soffrono di “mancanza di motivazioni”, sono coloro i quali non rinvengono nella scuola un percorso naturale oltre che un investimento per il loro futuro. Tali concezioni sono soprattutto legate a famiglie che detengono un basso livello culturale. Inoltre, si registra il consolidarsi di una forte “disoccupazione secolarizzata”, convinzione trasmessa e radicata soprattutto nelle famiglie di basso livello culturale che non riconoscono la scuola come un valore primario. La Scuola, oltretutto, nella fase di passaggio tra un ciclo di studi e un altro, fase sicuramente critica e determinante nel percorso di studio, non fornisce le informazioni adeguate al fine di meglio orientare le scelte degli alunni. La fase suddetta, rappresentata da un alto grado di criticità, è quella in cui si concentra il più alto tasso di dispersione, soprattutto durante il primo anno di frequenza delle scuole superiori. Infatti, il fenomeno dell’abbandono scolastico si colloca non a caso nel triennio superiore, interessando nello specifico gli istituti professionali. Altro elemento di negatività è da rinvenirsi nel divario tra l’età anagrafica e la classe frequentata. Il disagio, in casi simili, può intaccare le capacità di apprendimento, suscitando l’insofferenza dello studente verso l’intero contesto scolastico. Le cause della dispersione, comunque, non riguardano soltanto la sfera personale e familiare dell’individuo, ma anche la scuola e altri soggetti istituzionali. I percorsi didattici, a volte, si presentano poco flessibili e non in grado di cogliere le esigenze emotive ed affettive dei giovani. L’analisi appare più grave se si considera l’incapacità degli insegnanti di cogliere, in alcuni casi, i delicati meccanismi che sono alla base di personalità in via di strutturazione, cui consegue una scarsa attenzione per

16 Secondo i dati della indagine PISA 2003 sulle conoscenze e le capacità degli studenti 15enni la Calabria è, con Basilicata, Sardegna e Sicilia, tra le regioni italiane con le più basse competenze matematiche e la maggiore incidenza di studenti con capacità di lettura e in matematica inferiori al livello 1. Nonostante questo la percezione degli studenti sulle proprie competenze è tra le più alte.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

gli stessi. È da annoverare, inoltre, tra le cause della dispersione scolastica, anche la fatiscenza in cui versano gli edifici scolastici. Gli alunni possono, quindi, trovarsi a frequentare strutture poco adeguate, prive di uscite e di scale di emergenza, estintori, impianti elettrici sicuri, adeguati sistemi di allarme e di riscaldamento. Stando agli esiti del terzo rapporto annuale, sulle condizioni dell’edilizia scolastica, redatto dalla UIL e pubblicato nel settembre 2001, la Calabria detiene diversi primati negativi. Infatti, tra le province calabresi, è il 45,1% degli istituti di scuola superiore della provincia di Reggio Calabria a presentare il più elevato numero di crepe. Un altro elemento di rilievo è da rinvenirsi nella continuità Scuola–Territorio. In Calabria si avverte l’assenza di adeguati spazi associativi, sale ricreative e centri di associazione, che favoriscano la creazione di validi rapporti umani, in fasce orarie extra-scolastiche. Difficoltose, inoltre, si presentano, le relazioni tra la scuola e le famiglie degli alunni, che non vengono, quasi mai, coinvolte in alcuna attività, fermandosi al solo colloquio relativo all’andamento didattico- disciplinare.

Tabella 3.1- Dispersione scolastica nelle province Calabresi.

Provincia Dispersione Scolastica Condizioni di Disagio Edilizia Scolastica

Catanzaro 40,33 86,80 18,89

Cosenza 44,38 85,82 18,89

Crotone 40,33 86,80 18,89

Reggio Calabria

60,22 96,92 0,00

Vibo Valentia 40,33 86,80 18,89

Fonte: Assessorato Istruzione e Cultura - Regione Calabria.

In conclusione, la scuola non riesce a fungere quale veicolo di integrazione delle fasce socialmente e culturalmente deboli, da un canto, accentuando il divario tra esse e l’intero contesto sociale, e, dall’altro, connotando di significati negativi un contesto già tristemente sottosviluppato. Nei quartieri a rischio, infatti, le assenze dalla scuola dell’obbligo o i definitivi abbandoni, costituiscono, quasi sempre, radicale rifiuto di un modello di socializzazione ritenuto estraneo. I giovani, ancora di più, si convincono che la scuola porterà loro solo disagio e, nel futuro, lavori dequalificanti e mal retribuiti. A volte, l’alternativa, può essere rappresentata da scelte che conducono a fenomeni di criminalità giovanile vera e propria. Interi quartieri delle province calabresi vivono in condizioni di separazione assoluta dal contesto urbano, tanto da diversificare sia il contenuto che il profilo formale di ogni relazione con l’esterno. Tale vissuto, alla luce dei dati suesposti, sottolinea con forza come la scuola, in molteplici casi, abbia assolutamente perso di vista le priorità insite nella propria missione. Secondo dati generali, forniti dalla Svimez nel 2005, la partecipazione al sistema scolastico e la transizione scuola-lavoro nel Meridione, negli ultimi anni, hanno fatto registrare un innalzamento degli indicatori di scolarità; con il risultato di ridurre la forbice che separa i giovani meridionali dai loro coetanei delle altre regioni italiane. La partecipazione alla scuola materna e a quella dell’obbligo risulta ormai pressoché totale, mentre si assiste al

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

deciso incremento del tasso di scolarità superiore e del tasso di iscrizione all’Università. In particolare, il tasso di scolarità nella scuola secondaria superiore è salito nel 2003-04, rispettivamente, al 91,2% nel Mezzogiorno ed al 93,6% nel Centro-Nord. Con riguardo ai tipi di scuola, perde terreno la filiera di istruzione più immediatamente professionalizzante, pur continuando ad avere il peso più elevato (58%). In particolare, i licei e i rinnovati istituti magistrali hanno aumentato la loro capacità di attrazione, senza significative distinzioni territoriali.

3.3 Il processo di internazionalizzazione avviato dalle tre Università CalabresiSulla base di recenti rilevazioni, le Università presenti sul territorio Calabrese risultano impegnate in una intensa attività di collaborazione internazionale, sul fronte della ricerca, che si realizza attraverso lo scambio di ricercatori, studenti e dottorandi. La suddetta attività di scambio rappresenta una prassi indispensabile ai fini dell’arricchimento scientifico, costituito dalle informazioni e dalle metodologie lavorative, che, migliorando la mera attività di laboratorio, consentono in molti casi il raggiungimento degli obiettivi cui la ricerca è finalizzata. Le convenzioni stipulate dalle Università Calabresi sono contenute nella tabella 3.2.

Tabella 3.2. Convenzioni Università “Magna Graecia” di Catanzaro con Atenei stranieri.

SOCRATES AGREEMENTS UNIVERSITÀ MAGNA GRAECIA CATANZARO

UNIVERSITÀ PARTNER DURATA

Facoltà di medicina e chirurgiaCoimbra 2004 /2007

Santiago de Compostela 2004 /2007Cordoba 2004 /2007Granada 2004/2005Barcellona 2004/2007

Radboud Nijmegen 2005/2007Gottingen 2004/2007

Albert-Ludwings Freiburg 2004/2007Tubingen 2005/2007Munster 2004/2007

Claude Bernard Lyon I 2005/2007Nantes 2005/2007

Louis Pasteur-Strasburgo 2004/2007Paris VII- Denis Diderot 2005/2007

La Mediterranèe (Aix-Marseille II) 2004/2007Lille II 2004/2007

Erasmus -Rotterdam 2004/2007Nice- Sophia Antipolis 2004/2008

Paris VI 2006/2007Praga 2006/2007

Cluj-Napoca 2006/2007Norwegian (NTNU)- Trondheim 2004/2007

Professioni SanitarieExtremadura 2005/2008

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Madrid 2005/2007Lisbona 2005/2007Granada 2005/2007

Corso di Laurea in BiotecnologieClaude Bernard Lyon I 2005 /2007

Fachhochschule Frankfurt Main 2005/2007Autonoma di Barcellona 2005/2007

Ljubljana 2005/2007Lusofona-Lisbona 2005/2006Tecnica di Lisbona 2005/2007

Facoltà di Giurisprudenza-Area giuridico/economicaComplutense di Madrid 2006/2007

Mateja Bela-Banska Bystrica 2002/2006Economics di Bratislava 2004/2007

Le Mans 2004/2007Groupe Superieur di Co La Rochele 2004/2007

Murcia 2002/2006Del Pais Basco-Bilbao 2004/2007

Jaén 2004/2007International Bussinness Scool-Budapest 2004/2007

Facoltà di FarmaciaSantiago de Compostela 2004/2007

Parigi Sud XI 2004/2007Innsbruck 2004/2007

Escol Superior de la Tecnologia de Saude- Lisbona 2005/2007Corso di Laurea in Ingegneria

Tecnica “Gh.Asachi” Din Iasi 2005/2007Corso di Laurea in Operatore Servizio Sociale

Granada 2005/2007Fonte: Università Magna Graecia Catanzaro.

Tab. 3.3 Programma Socrates/Erasmus Università “Magna Graecia” di Catanzaro

Anno Accademico Studenti outgoing1999/2000 62000/2001 102001/2002 162002/2003 202003/2004 28Anno accademico Studenti incoming1999/2000 12000/2001 32001/2002 92002/2003 62003/2004 92004/2005 112005/2006 25Fonte: Università Magna Graecia Catanzaro.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Tab 3.4 Accordi di cooperazione internazionale della “Università della Calabria” di Cosenza

Stato e denominazione Attività Struttura proponente e data della firma

ALBANIA

Convenzione con l’Università di Scutari

Internazionalizzazione DottoratoLingua Albanese

Dipartimento Linguistica

Convenzione con l’Università di Tirana

Scambio Docenti/Studenti Dipartimento Fisica23/10/1998

Convenzione con l’Università di Tirana

Internazionalizzazione sistema universitario

Dipartimento Fisica

Convenzione con l’Università di Tirana

Scambio Docenti/Studenti Dipartimento Linguistica18/10/1997

Convenzione con l’Università di Tirana

Internazionalizzazione DottoratoLingua Albanese

Dipartimento Linguistica

Convenzione con l’Università di Valona

Scambio Docenti/Ricercatori Dipartimento Linguistica30/12/1999

ARGENTINAConvenzione per la cooperazione

culturale e scientifica con l’Università di Buenos Aires

Scambio di Docenti e Dottorandi Facoltà di Economia14/11/2001

BRASILEConvenzione per la cooperazione

culturale e scientifica con l’Università del Sannio e di Rio de

Janeiro

Scambio Docenti/Studenti/ Dottorandi Facoltà di EconomiaSettembre 2005

CAMERUN

Accordo di collaborazione con l’Università di Yaounde’l

Scambio Docenti/Ricercatori/ Dottori di ricerca/Dottorandi di ricerca

Facoltà di IngegneriaIn attesa di firma

CANADA

Accordo di cooperazione con l’Università di York-Toronto

Scambio di Docenti/Ricercatori Ateneo23/07/2002

Accordo di cooperazione con l’Università di York-Toronto

Scambio di Docenti/Ricercatori Ateneo18/06/2004

Convenzione con l’Università di Waterloo Ontario

Scambio di Docenti/Ricercatori Ateneo28/09/2002

CINA

Accordo con il Ministero della Cultura della Repubblica Popolare

della Cina

Collaborazione scientifica e didattica-Iscrizione Studenti

Facoltà di Farmacia15/03/2000

Accordo con il Ministero della Cultura della Repubblica Popolare

della Cina

Collaborazione scientifica e didattica Facoltà di Farmacia

Convenzione con l’Università di Nanchino

Collaborazione scientifica e didattica Facoltà di Farmacia09/05/1997

Accordo di cooperazione con Beijing – University of Chemical Technology (BUCT) Pechino

Scambio di Docenti/Ricercatori/studenti Dipartimento di Ingegneria Chimica e dei Materiali

05/07/2002Accordo di cooperazione con il Centro Internazionale per lo

Iscrizione di studenti Cinesi ai corsi della Facoltà di Farmacia

Facoltà di Farmacia17/03/2003

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

scambio didattico Dongfang

CIPRO

Convenzione con l’Università di Cipro

Scambio di Docenti/Studenti/Dottorandi Dipartimento di Scienze Aziendali

Giugno 1998CUBA

Convenzione con l’Università di Matanzas

Cooperazione scientifica e culturale Dipartimento di scienze dell’educazione16/03/1998

DANIMARCA

Roskilde Facoltà di Economia

FRANCIA

Convenzione con l’Università di Aix-Marseille II

Collaborazione scientifica e didattica Dipartimento di Scienze Farmaceutiche

Convenzione con l’Università di Bordeaux

Cooperazione scientifica e culturale Dipartimento di Chimica

Convenzione con l’Università di Bordeaux

InternazionalizzazioneDottorato di ricerca

Dipartimento di Chimica

Accordo di cooperazione con l’Università di Bordeaux I

Internazionalizzazione Sistema Universitario

Dipartimento di Fisica

Convenzione di cotutela con l’Università di Bordeaux I

Dottorato di Fisica Dipartimento di Fisica

Convenzione con l’Ecole Nazionale Superieure de Chimie-

Paris

Dipartimento di ChimicaGennaio/febbraio 2005

Convenzione con l’Università di Paris Sud VI

Collaborazione scientifica e didattica scambio ricercatori

Facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali

Convenzione con l’Università di Paris Sud XI

Collaborazione scientifica e didattica scambio ricercatori

Facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali

Convenzione con l’Università di St. Etienne

Collaborazione scientifica e didattica Dipartimento di Linguistica

Convenzione di cotutela con l’Università di Mantpellier II

Dottorato di scienze chimiche Dipartimento di Chimica

GERMANIA

Convenzione con l’Università di Bochum

Rilascio doppia laurea Facoltà di economia28/03/2000Rinnovato14/07/2004

Convenzione con l’Università di Bochum

Rilascio doppia laurea Facoltà di Ingegneria06/08/2003 (integrazione)

31/03/2004Accordo di cooperazione con

l’Università di EssenScambio di Docenti/Ricercatori/Dottori di

RicercaFacoltà di economia

Dipartimento di Scienze Aziendali

GRAN BRETAGNA

Convenzione con l’Università di Manchester

Collaborazione scientifica e didattica Dipartimento di Linguistica

Convenzione con la Manchester Metropolitan University

Scambio di Docenti/Ricercatori/Dottori di Ricerca/Dottorandi di ricerca

Facoltà di Economia19/12/1995

LIBANO

Convenzione con l’Università saint Joseph de Beyrouth

Scambio di Docenti/Ricercatori/Studenti/Dottorati di

ricerca - Ricerca in Comune

Dipartimento di Linguistica29/12/1999

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

NORVEGIA

Convenzione con NorwegianInstitute for Air Research - Kjeller

Collaborazione scientifica e didattica scambio ricercatori

Facoltà di Ingegneria

REPUBBLICA CECA

Convenzione con Mendel University of Agricolture and

Forestry- Brno

Rilascio doppia laurea (5 anni). Facoltà di Economia15/06/2001

Convenzione con Mendel University of Agricolture and

Forestry- Brno

Rilascio doppia laurea triennale Facoltà di Economia30/06/2005

REPUBBLICA SLOVACCA

Accordo di cooperazione con l’Università Tecnica di Kosice

Scambio di Docenti/Ricercatori/Studenti/Dottorati di

Ricerca - Ricerca in comune

Dipartimento di Elettronica Informatica e Sistemistica

16/11/2001Slovak Agricultural University

NitraDoppia laurea triennale Facoltà di Economia seduta

CdF del15/09/200417/03/2005

RETE INTERNAZIONALEAccordo di cooperazione per la

costituzione di una rete internazionale per la ricerca e la formazione alla ricerca tra: Un.

Lille 3- Un. Paris 8, Un. Pau et des Pays de l’Adour, Un. Paris 3, Un.

Geneve

Mobilità internazionale degli studenti di dottorato

Dipartimento di Filosofia23/02/2005

ROMANIA

Convenzione di cotutela con l’Università di “Alexander Ioan

Cuza” di Iasi

Dottorato di ricercaCotutela

Dipartimento di Pianificazione Territoriale23/02/2005

Accordo di cooperazione con l’Università di Bucarest

Internazionalizzazione Dottorato di ricerca Dipartimento di Chimica

Accordo di collaborazione con l’Università “Politehnica” di

Bucarest

Internazionalizzazione dottorato di ricerca scambio di

Docenti/Ricercatori/studenti/Mutua valutazione ed approvazione di corsi di

studio e premi accademici

Dipartimento di Chimica 2005

Accordo di cooperazione con l’Università technical University di

Iasi

Cotutela di Dottorato Dipartimento di Pianificazione Territoriale

2005Accordo di cooperazione con

l’Università technical University di Iasi

Cooperazione per l’insegnamento superiore e la ricerca

Dipartimento di Pianificazione Territoriale

2005Accordo di cooperazione con

l’Università di BucarestScambio di Docenti/Ricercatori Facoltà di Scienze

Matematiche, Fisiche e NaturaliAccordo di cooperazione con l’Università di Timisoara

Scambio di Docenti/Ricercatori/Studenti di dottorato di ricerca

Dipartimento di Chimica 26/01/2002

RUSSIA

Convenzione con l’Università Nizhni Novgorod

Università Italo/Russa

Doppia laurea(Università Italo/Russa)

Facoltà di:- Economia- Ingegneria- S.M.F.N.

Convenzione con l’Università Nizhni Novgorod

Università Italo/Russa

Doppia laurea Magistrale(Università Italo/Russa)

Facoltà di Ingegneria18/04/2005

Convenzione con l’Università Nizhni Novgorod

Università Italo/Russa

Doppia laurea triennale(Università Italo/Russa)

Facoltà di Economia18/04/2005

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Convenzione con l’Università Nizhni Novgorod

Università Italo/Russa

Doppia laurea Magistrale(Università Italo/Russa)

Facoltà di Economia18/04/2005

Convenzione con l’Università di Novosibirsk

Scambio di Docenti/Ricercatori/Studenti Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali

22/12/1995Convenzione con l’Università di

NovosibirskScambio di Docenti/Ricercatori/Studenti Facoltà di Scienze

Matematiche, Fisiche e Naturali30/12/1999

Convenzione con l’Università di S.Pietroburgo

Scambio di Docenti/Ricercatori/Studenti Facoltà di Scienze Politiche05/02/2004

SENEGAL

Accordo di collaborazione con l’Università Cheikh Anta Diop di

Dakar

Scambio di Docenti/Ricercatori/Studenti/Dottorati di

ricercaRicerca in comune

Facoltà di IngegneriaFebbraio 2005

SPAGNA

Convenzione con l’Università di Jaen

Facoltà di Scienze Politiche30/09/2003

TAIWAN

Fondazione Nazionale delle Scienze Taipei

Cooperazione scientifica Centro di eccellenza calcolo17/02/2004

Convenzione con l’Università di Tunisi El Manar

Internazionalizzazione Dottorato di Ricerca Dipartimento di Chimica

Convenzione con l’Università di Sfax

Cooperazione scientifica e didattica Dipartimento di Scienze Giuridiche18/11/2004

USA

Accordo di cooperazione con l’Università di California, Davis

Campus

Cooperazione scientifica e tecnologica Dipartimento di Elettronica Informatica e Sistemistica

16/09/2002Convenzione con l’Università del

ColoradoInternazionalizzazione Dottorato di Ricerca Dipartimento di Chimica

Convenzione con il kimmel Cancer Center Institute del Jefferson Medical College della Thomas University of Philadelphia

Docenti/Ricercatori/Studenti di dottorato di ricerca

Facoltà di farmacia14/06/2002

Convenzione con l’Università del Winsconsin - Parkside

Collaborazione scientifica e didatticaScambio di Ricercatori/Studenti

Dipartimento di difesa del Suolo

21/06/2004Convenzione con l’Università del

Michigan-Collaborazione scientifica e didattica.

Scambio Ricercatori /StudentiFacoltà di Ingegneria

Convenzione con Milwakee Marquette University-

Internazionalizzazione Laurea specialistica:Ingegneria ambientale

Dipartimento di Difesa del Suolo

Convenzione con la Polytechnic University di New York

Internazionalizzazione Laurea Specialistica:

Ingegneria Ambientale

Dipartimento di Difesa del Suolo

Convenzione con West Virginia University

Facoltà di Ingegneria

YUGOSLAVIA

Convenzione con l’Università di Pristina-

Internazionalizzazione Dottorato lingua albanese

Dipartimento di Linguistica

Convenzione con l’Università di Pristina (Kosovo)-

Scambio Docenti /Ricercatori Dipartimento di Linguistica29.12.1999

Fonte: Università della Calabria – Cosenza.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Tab. 3.5 Accordi quadro di collaborazione scientifica internazionale stipulati dalla “Università di Reggio Calabria”.

Denominazione Ambito dell’accordo Data di stipula

EUROPAFrancia

Turchia

Ecole d’Architecture de Paris “La Villette”

Université Montpellier I

Centre International de Hautes Etudes Agronomiques

Méditerranéennes

Università di Bogaziçi di Istanbul

Collaborazione per la realizzazione di un master di II livello (durata annuale) in “Progettazione dei Parchi

Naturali”.E’ prevista l’utilizzazione del sistema dei crediti formativi, la riconoscibilità congiunta del titolo di

studio, un sistema organizzativo multidisciplinare(seminari, corsi, stages, moduli didattici), lo scambio di documentazione,opere,

riviste, materiale pedagogico, lo scambio di docenti, ricercatori, tecnici e studenti.

Articolazione in 2 fasi:1. 700 ore(28 crediti): moduli preparatorio, di

base ed applicativo2. 800 ore (32 crediti):stage presso studi, aziende od enti pubblici, attività seminariali

in Italia e in Francia.Realizzazione del master di II livello (durata annuale)

in “Progettazione dei Parchi Naturali”.

Collaborazione per la realizzazione del progetto di internazionalizzazione “Processi e politiche di

sviluppo rurale”.Attività: Realizzazione di un percorso formativo

condiviso finalizzato al rilascio di un titolo doppio di Dottore di Ricerca che prevede la co-tutela di tesi per

gli studenti delle Università italiane e straniere aderenti alla Rete Internazionale “Sviluppo Rurale, Territorio e Società”; mobilità dei dottorandi per periodi di ricerca in Italia e all’estero; mobilità di docenti ed esperti italiani e stranieri per periodi di ricerca in Italia e all’estero; organizzazione di seminari, stages e forum internazionali con la presenza di docenti, studiosi ed esperti italiani e

stranieri; messa a punto di una rete di connessione tra centri di studio e ricerca italiani e stranieri; scambio

di documentazione scientifica, opere, riviste, materiale pedagogico.

Collaborazione per la realizzazione del progetto di internazionalizzazione “Processi e politiche di

sviluppo rurale”.

La collaborazione riguarda la promozione di attività e progetti nei seguenti ambiti:• Gestione dei rischi ambientali;

• Sismologia;• Pianificazione territoriale per la mitigazione

del rischio sismico.E prevede attività quali: lo scambio di docenti, ricercatori, tecnici e studenti; l’organizzazione congiunta di corsi di studio, percorsi di alta

formazione e specializzazione, scuole estive, stages, moduli didattici e altre iniziative simili; la

realizzazione di studi e ricerche; l’organizzazione congiunta di meeting, congressi, seminari per dare luogo a scambi di conoscenze ed esperienze; lo

scambio di documentazione, opere, riviste, materiale pedagogico, esposizioni; la richiesta di finanziamenti

25/01/2002

28/04/2005

28/04/2005

28/04/2005

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Spagna

EAE-Scuola di Organizzazione aziendale

di Barcellona

congiunti ad altri organismi nazionali ed internazionali per progetti comuni.

Obiettivo generale: favorire la cooperazione tra entrambe le istituzioni nei campi della didattica, della ricerca e del mondo accademico nelle aree di interesse

per entrambe le parti.Attività: scambio di docenti per l’implementazione dei vari programmi accademici; ricerche congiunte finalizzate allo scambio dei risultati; formazione dei docenti offrendo loro la possibilità di partecipare adattività accademiche varie tra cui corsi, seminari, convegni, laboratori, ecc; attività accademiche congiunte: programmare congiuntamente la realizzazione di attività accademiche tra cui

seminari, corsi, laboratori, programmi post-laurea, programmi speciali, ecc; promuovere la

realizzazione di altre attività accademiche e di ricerca congiunta di reciproco interesse per lo sviluppo di ciascuna delle due istituzioni.

Inghilterra European and Social Cohesion Laboratory of the London School of

Economics and Political Science (LSE)

Collaborazione nella realizzazione del progetto di internazionalizzazione “Processi e politiche di

sviluppo rurale”.Attività: Mobilità dei dottorandi per periodi di ricerca in Italia e all’estero; Organizzazione di seminari, stages e forum internazionali con la presenza di

docenti, studiosi ed esperti italiani e stranieri; Messa a punto di una rete di connessione tra centri di studio e ricerca italiani e stranieri; Scambio di documentazione

scientifica, opere, riviste, materiale pedagogico.

28/04/2005

Romania Università “Ovidius” di Costanza

La collaborazione riguarda: ricerche scientifiche e programmi comuni, attivività didattiche tramite lo

scambio di docenti e studenti, e di esperienze relative all’organizzazione ed ai metodi di

insegnamento,organizzazione di simposi comuni e altre forme di collaborazione (scambio di documenti,

pubblicazioni, ecc.).Settori: ricerche in linguistica e balcanica, tradizioni popolari e costumi, architettura, urbanistica, storia e

culture simili.

09/02/2001

AMERICA LATINACuba

Università di Pinar del Rio Realizzazione di programmi annuali di scambi di natura scientifica e tecnologica comprendenti:

programmazione di progetti di ricerca in sinergia, scambi di professori e ricercatori, corsi, seminari,

incontri, scambio di materiale bibliografico, eventuale approvazione di dottorati e progetti di formazione.

Realizzazione di un progetto congiunto su ”Riequilibrio ambientale e paesaggistico dei bacini idrografici, il ruolo dei parchi urbani, l’uso delle aree golenali e il rapporto con l’agricoltura verso nuove

prospettive di sviluppo compatibile”

19/06/2002

28/04/2005

AMERICACanada

Università di Montreal Partecipazione alla rete UNITWIN-UNESCO nell’ambito dell’architettura del paesaggio. Il progetto

prevede:• Attività di ricerca, finalizzata alla creazione

di un “Osservatorio internazionale del paesaggio”

• Insegnamento (scuole estive, master, seminari di formazione dottorale, ecc.)• Mobilità degli studenti• Mobilità dei professori

• Accoglienza di dottorandi e post-dottorandi• Riunioni scientifiche dei partners della rete

01/07/2003

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

e pubblicazioni

OCEANIAAustralia

Deakin University dello stato del Victoria

(Geelong)

La collaborazione riguarda i seguenti campi:• Architettura ed edilizia• Ecologia e ambiente

• Ingegneria e tecnologia• Tecnologia dell’informazione• Scienze biologiche e chimiche

• AgrariaE prevede attività quali: lo scambio di docenti, ricercatori, tecnici e studenti; l’organizzazione congiunta di corsi di studio, percorsi di alta

formazione e specializzazione, scuole estive, stages, moduli didattici e altre iniziative simili; la

realizzazione di studi e ricerche; l’organizzazione congiunta di meeting, congressi, seminari per dare luogo a scambi di conoscenze ed esperienze; lo

scambio di documentazione, opere, riviste, materiale pedagogico, esposizioni; la richiesta di finanziamenti

congiunti ad altri organismi nazionali ed internazionali per progetti comuni.

16/06/2004

AFRICATunisia

Université 7 Novembre à Carthage di Tunisi

Promozione di attività e progetti quali :l’organizzazione di seminari, corsi, scuole

estive, stages, moduli didattici e altre iniziative simili; la realizzazione di studi e ricerche; l’organizzazione congiunta di meetings, congressi, seminari per dare luogo a scambi di conoscenze e di esperienze; lo

scambio di documentazione, opere, riviste, materiale pedagogico, esposizioni, etc; lo scambio di docenti,

ricercatori, tecnici e studenti; la richiesta di finanziamenti congiunti ad organismi nazionali e internazionali per progetti di ricerca comuni.Tali iniziative verranno realizzate con la

collaborazione dell’ Ecole Nazionale d’Architecture di Tunisi e dalla Facoltà di Architettura di Reggio

Calabria.

Marocco -École Nationale d’Architecture de Rabat-Institut Agronomique et Vétérinaire Hassan II de

Rabat- Università Politecnica di

Catalunya

Realizzazione di un corso di Master in “Architettura del paesaggio e progettazione ambientale”,

prevedendo: l’utilizzazione del sistema dei crediti formativi; il riconoscimento del titolo di studio congiunto rilasciato; un sistema organizzativo

didattico intensivo e multidisciplinare attraverso la realizzazione di seminari, corsi, stages, moduli

didattici; la mobilità di docenti, ricercatori, tecnici e studenti.

Il Master è organizzato in:7 Atelier tematici nei quali confluiscono i diversi

insegnamenti teorici ed applicativi:1 Workshop sul progetto del paesaggio;

1.Laboratorio di sintesi finale;1 Laboratorio informatico;

1 Viaggio di studi in Europa ;

Un corso di base (disegno, botanica, ecologia).

Destinatari: 20 allievi

Certificazione: attestato di frequenza e di conseguimento del Master in "Architettura del

paesaggio e progettazione ambientale" corrispondente a 60 CFU; rilascio di un titolo congiunto.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Libia Accademia Libica in Italia Realizzazione e sviluppo di progetti nei settori di comune interesse; organizzazione di seminari,

conferenze, simposi, workshop, corsi, scuole estive, stages, moduli didattici, vacanze-studio, settimane culturali, scambio di visite di delegazioni culturali,

scientifiche, giovanili e altre iniziative simili; allestimento di mostre, fiere, manifestazioni artistiche, scientifiche, culturali;attivazione di corsi di studio e di

formazione, di Centri di documentazione storica, scientifica e culturale aperti alla partecipazione di cittadini dell’altro Paese; realizzazione di studi e ricerche; lo scambio di documentazione, opere,

riviste, materiale pedagogico, esposizioni; lo scambio di esperti, docenti, ricercatori, tecnici e studenti; la

richiesta di finanziamenti congiunti ad altri organismi nazionali ed internazionali per progetti di ricerca e

altre iniziative comuni;

Fonte: Università di Reggio Calabria.

3.4 Le politiche dell’istruzione e dell’alta formazione nella nuova programmazione 2007-2013L’inaugurando ciclo di programmazione, con riferimento alle politiche dell’istruzione, dovrebbe volgere alla realizzazione dei seguenti obiettivi:

- promuovere con continuità, in tutte le scuole, l’educazione alla legalità e favorire la lotta alle devianze giovanili, soprattutto nelle aree a forte degrado sociale;

- aumentare il coinvolgimento delle famiglie attraverso opportune forme di incentivazione di sostegno alle stesse (voucher , ecc.);

- sostenere la prevenzione ed il recupero della dispersione scolastica nelle aree a massimo rischio sociale attraverso sistemi di alternanza scuola-lavoro, che prevedano esperienze di stages e tirocini in aziende a supporto dei percorsi formativi istituzionali, al fine di acquisire e sviluppare saperi tecnico-professionali in contesti produttivi favorendo il sorgere di una contiguità tra il mondo dell’istruzione e quello economico-imprenditoriale;

- promuovere l’imprenditorialità giovanile mediante processi di simulazione d’impresa e l’utilizzo di strutture costitute ad hoc da effettuarsi dalle singole scuole con le imprese;

- costituire e potenziare laboratori multimediali per lo sviluppo della società della conoscenza e dell’informazione nella scuola;

- costituire Centri Risorse;

- costituire laboratori per l’educazione ambientale;

- sviluppare interventi di aggiornamento dei docenti con l’erogazione di pacchetti di formazione a distanza (FAD) con l’uso di strumenti innovativi; rafforzare i processi di sperimentazione e innovazione della didattica universitaria e della capacità di analisi della domanda di formazione superiore;

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

- Rafforzare il sistema dell’alta formazione e agevolare reti e scambi di esperienze con l’estero attraverso un programma a livello regionale che ricalchi gli obiettivi perseguiti con il Programma Comunitario Leonardo.

3.5 Aggiornamento dati sul tasso di istruzione, Università e Ricerca in Calabria nel 2005La Calabria nel 2005 è risultata essere la Regione con il più alto tasso di persone laureate, ed al contempo con il più alto tasso di analfabetismo rispetto al dato nazionale. La città capoluogo Catanzaro conta una percentuale di laureati del 10,6; Cosenza del 13,5; Reggio Calabria del 10,9 e Vibo Valentia del 12,6, mentre non risulta aggiornato il dato della città di Crotone. Nel giro degli ultimi 15 anni l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro ha praticamente triplicato il numero dei suoi iscritti, arrivando nel 2005 alle 12.643 unità rispetto alle 4.235 del 1990, e contando pertanto il numero di 13 iscritti ogni 100 abitanti. La prima delle città calabresi, in relazione a quest’ultimo dato, è Cosenza con un numero di 41,6 iscritti ogni 100 abitanti. Se andiamo ad analizzare il primo dei dati introdotti con questo paragrafo, dobbiamo innanzitutto specificare che il numero dei calabresi laureati si riferisce a tutti gli atenei italiani e non solo a quelli regionali. Tale considerazione si muove dalla necessità di giustificare anche il fenomeno del flusso migratorio della Regione che non si riferisce solo a quello per questioni lavorative, ma anche per motivi di studio e di ricerca, laddove la tradizione universitaria è sostenuta da esperienze più avanzate. Negli ultimi anni, ed è questo il dato più preoccupante, non solo la Calabria, ma tutta la nazione ha conosciuto il fenomeno denominato tristemente “fuga di cervelli”. L’Italia destina meno del 2% del PIL alla ricerca; mentre Paesi come la Francia arrivano a investire il 10% e a volte anche di più. Se un tempo, dunque, erano le Università del Nord Italia ad essere “invase” dagli studenti meridionali, nel 2005 si conta una percentuale molto alta di studenti e ricercatori italiani, fra questi soprattutto meridionali e quindi anche calabresi, che svolgono i loro studi e ricerche all’Estero, laddove già da molti anni si è capito che la ricerca è alla base dello sviluppo economico e culturale di un Paese. Quando si parla di cultura non ci si riferisce solo alla conoscenza e alla preparazione lavorativa e formativa di un individuo, ma all’acquisizione di quei precetti sociali legati alla prevenzione delle malattie, al rispetto delle leggi ed alla valorizzazione delle diversità. Elementi indispensabili ancora una volta alla stabilità degli equilibri internazionali

Nota documentale

POR Calabria 2000-2006;Assessorato alla Istruzione della Regione Calabria: “La dispersione scolastica in Calabria”;Indagine PISA 2003 sulle conoscenze e le capacità degli studenti 15enni;UIL: Terzo rapporto annuale, sulle condizioni dell’edilizia scolastica; 2001;Assessorato Istruzione e Cultura - Regione Calabria: Dispersione scolastica nelle province Calabresi;Rapporto 2005 sull'Economia del Mezzogiorno; Svimez 2005;“Università Magna Graecia di Catanzaro”: Convenzioni “Università Magna Graecia” di Catanzaro con Atenei stranieri;“Università Magna Graecia di Catanzaro”: Programma Socrates/Erasmus;

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

“Università della Calabria” di Cosenza: Accordi di Cooperazione internazionale;“Università di Reggio Calabria”: Accordi quadro di collaborazione scientifica internazionale;DSR - Bozza in Progress.Note sull’andamento dell’economia della Calabria 2005 – Relazione di Bankitalia – Ufficio Studi Regionali della Banca d’Italia – Filiale di CatanzaroStime/Proiezioni Società PROMETEIAStime/Proiezioni Società CRESMEStime/Proiezioni OSSERVATORIO NAZIONALE SUL PROJECT FINANCINGStime/Proiezioni ISTATRelazione Generale sulla situazione economica del Paese presentata al Parlamento il 9 giugno 2006 dal MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE – PROF. TOMMASO PADOA SCHIOPPA Dati Ufficiali AGENZIA DELLE ENTRATEDati Ufficiali OSSEERVATORIO LAVORI PUBBLICIDati Ufficiali Dipartimento Politiche di Sviluppo del Ministero dell’Economia e delle FinanzeDati Ufficiali ANASDati Sole 24 Ore SUDDati OSSERVATORIO REGIONALE BANCHE – IMPRESE DI ECONOMIA E FINANZABILANCIO 2005 Banca Popolare di Crotone SPA del 7 giugno 2006Dati UNIONCAMERE-INFOCAMERE, MOVIMPRESE

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

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Calabria

CAPITOLO 4

IL QUADRO MIGRATORIO

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

4.1. La statistica sull’emigrazione ItalianaL’emigrazione degli italiani all’estero, fenomeno complesso e dalle variegate sfumature, ha condotto oltre i confini nazionali, nel periodo compreso tra il 1876 -anno in cui fu effettuata la prima rilevazione ufficiale dei soggetti espatriati- e il 1988, un numero pari, approssimativamente, a 27 milioni di italiani. Il fenomeno migratorio è caratterizzato in molti casi da un flusso di ritorno nel paese di origine. Infatti, molti degli emigrati, hanno fatto ritorno in Italia, ed esattamente in numero compreso tra gli undici e i tredici milioni di unità. Alcuni di essi hanno dato vita a fenomeni di controesodo quasi subito, per ragioni connesse a problemi di mancato inserimento nell’ambiente di adozione, sia sotto il profilo lavorativo che personale. Altri, invece, riuscendo nell’intento di creare nuove e migliori condizioni di vita altrove, hanno fatto ritorno in patria soltanto negli ultimi anni della propria vita, spinti dal desiderio di ritrovare una identità che sembrava perduta. Il saldo, al netto di coloro che sono tornati, è stato di circa 12-14 milioni. Perdita, questa, da considerarsi elevata per un paese che, nel 1871, contava poco meno di 27 milioni di abitanti, raggiungendo, nel 1991, addirittura un numero di abitanti di poco inferiore ai 57 milioni. Il dato in osservazione testimonia eloquentemente una crescita demografica esponenziale. Le dimensioni di quella che può essere definita, senza esagerazioni di sorta, una autentica diaspora sono, dunque, molto elevate e con radici profonde nella storia del nostro Paese; tanto da indurre gli autori a rammentare il romanzo di Edmondo De Amicis, Sull’Oceano, apparso nel 1889, in cui il celebre scrittore narra il lungo viaggio da Genova a Buenos Aires di un gruppo di emigranti Italiani:

“ (…) miseria errante del mio paese, povero sangue spillato dalle arterie della mia patria (…)”17.

Inoltre, il conteggio del numero esatto degli emigrati oltre i confini nazionali e dei di loro discendenti, è, ancora oggi, un dato che sfugge ad una misurazione condotta con metodo scientifico. Le rilevazioni condotte dall’Ufficio Nazionale Migrantes (oggi denominato Fondazione Migrantes), della Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) e gli accertamenti in merito all’emigrazione, effettuati dal Ministero dell’Interno, hanno stabilito che, allo stato attuale, il numero degli Italiani residenti fuori dei confini nazionali è pari circa a 3.870.000 unità. Dal raffronto tra il fenomeno dell’emigrazione e quello dell’immigrazione, emerge una netta prevalenza del primo sul secondo. Inoltre, considerate le sopra citate difficoltà di analisi del trend migratorio italiano, appare più opportuno distinguere il flusso migratorio secondo diverse tipologie. I tipi di riferimento sono ravvisabili nell’area di destinazione, nella tipologia e nell’obiettivo che ha determinato la scelta dell’emigrazione, la durata della stessa e alcune delle principali caratteristiche demografiche e socio-economiche. Inoltre, ad avviso degli autori -al fine di rintracciare più compiutamente gli elementi distintivi del fenomeno- è necessario distinguere le nuove dalle vecchie migrazioni, gli elementi di separazione e di omogeneità che contraddistinguono le diverse categorie dei soggetti che affrontano

17 Sergio Romano – STORIA D’ITALIA, dal risorgimento ai nostri giorni, pag. 146, il Giornale, Biblioteca Storica.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

attualmente il fenomeno in questione e i discendenti dei protagonisti delle storie di emigrazione del passato. Ad ogni modo, affinché una qualunque ricognizione di dati statistici sull’emigrazione italiana possa assumere i caratteri dell’ufficialità, non si può prescindere dalla consultazione delle seguenti fonti: Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE), Anagrafe Consolare, Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) (cfr. quadro 4.1). In considerazione di quanto affermato, i dati sulle migrazioni, relativi sia allo stock che ai flussi, non sono da considerarsi esatti. L’inesattezza scientifica del dato, relativo ai flussi migratori, è determinata dalla varietà delle fonti attinte per l’individuazione della relativa misura. Per limitare il gap statistico ed evitare, oltremodo, le contraddizioni discendenti dalla diversa provenienza dei dati di riferimento, è stata emanata, il 27 maggio 2002 la Legge n. 104, recante “Disposizioni per il completamento e l’aggiornamento dei dati per la rilevazione dei cittadini italiani residenti all’estero e modifiche alla legge 27 ottobre 1988, n .470 ”. La rilevazione degli italiani all’estero è affidata in prevalenza a due organismi a ciò preposti: l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE), segmento del Ministero degli Interni, e le diverse Anagrafi Consolari, presenti negli Uffici Consolari di tutti i paesi esteri, che dipendono dal Ministero degli Affari Esteri.

Quadro 4.1 Fonti statistiche Istituzionali sull’emigrazione Italiana.

Registro anagrafico Istituzione di appartenenza Tipologia dei dati

Anagrafe degli Italiani residenti all’estero (AIRE)

Ministero dell’Interno Stock

Anagrafe Consolare Ministero degli Affari Esteri Stock

Movimento Migratorio della Popolazione residente

ISTAT Flusso

Fonte: Elaborazione propria.

L’esatta contezza dell’espansione e della depressione che hanno caratterizzato, a fasi alterne, il fenomeno migratorio, è necessario consultare anche la banca dati dell’Anagrafe della Popolazione Residente (APR), gestita dalle Amministrazioni Comunali. Attraverso le cancellazioni e le iscrizioni all’APR è possibile, infatti, enucleare dati circa il movimento migratorio. Le informazioni ISTAT, relative alle registrazioni e alle cancellazioni anagrafiche per il trasferimento di residenza mettono in luce che, nel 2004, le cancellazioni di residenza di italiani all’estero sono state pari a 64.849. Simili dati permettono di conoscere l’andamento dei flussi. Per ottenere, invece, informazioni sulla dimensione quantitativa di stock, circa il numero di italiani residenti all’estero, bisogna fare riferimento ai dati delle Anagrafi Consolari e dell’AIRE.

150

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Tabella 4.2- Anagrafe Consolare:italiani iscritti (anni 2000-2004).

Emigrazione italiana negli ultimi 5 anni

2000 2001 2002 2003 2004

TOTALE 3.990.295 4.080.264 3.964.586 3.985.040 4.026.403

Fonte: DGIEPM, Ministero Affari Esteri

Le informazioni che provengono dalle banche dati dei due Ministeri presentano, alle volte, evidenti contraddizioni, che rischiano di distorcere la realtà relativa al numero esatto di italiani residenti oltre confine. Tutto ciò è dovuto ad un concorso di cause, ravvisabili in primo luogo, per quanto riguarda le Anagrafi Consolari, alla non obbligatorietà della iscrizione presso le stesse ed alla chiusura di alcune sedi consolari che ha determinato una notevole flessione delle registrazioni dei soggetti emigrati. Con riferimento all’AIRE la causa delle possibili contraddizioni risiede, in primo luogo, nella scarsa pubblicizzazione della stessa che, fino a poco tempo fa, ha limitato il numero delle potenziali iscrizioni nei registri da essa tenuti e, in secondo luogo, la volontà degli emigrati di tenersi lontano, comunque, da una sorta di sovraesposizione che potrebbe recare pregiudizio, attraverso l’acquisizione dello status di emigrante. Nel 2004, secondo i dati delle Anagrafi Consolari, i cittadini Italiani residenti all’estero risultano essere 4.026.000, segnalando, tale dato, un trend crescente di quasi 40.000 unità, rispetto all’anno 2003 (cfr. supra tabella 4.2). Il confronto numerico delle cifre, espresse nel periodo compreso tra il 2000 e il 2004, ci presenta un fenomeno migratorio dai risvolti nettamente differenti, e sotto il profilo quantitativo, e sotto il profilo della qualità. Infatti, oltre la metà degli italiani stabilitisi all’estero, ovvero 2.250.000, pari al 55,8%, risiede in Europa; mentre un numero ulteriore di italiani, esattamente 1.564.000, pari al 38,9%, hanno preferito le due Americhe quale luogo di residenza. In Africa vivono 55.686 italiani (1,4% del totale). Il restante 4,7% degli italiani all’estero vive in Asia ed Oceania, per un totale di 160.000 persone circa. Secondo i dati AIRE (10 luglio 2004), i cittadini italiani all’estero sarebbero 3.421.000 circa. Di questi, 1.959.199 vivono in Europa (il 57,27% dell’emigrazione totale), 46.417 in Africa (1,36%), 1.237.938 nelle Americhe (36,19%), 21.706 in Asia e 131.669 in Oceania (3,85%) (cfr. tabella 4.3.)

Tabella 4.3- Emigrati italiani iscritti all’AIRE e alle Anagrafi Consolari per continente di insediamento.

ContinenteAIRE

10 luglio 2004% Anagrafi Consolari

Dicembre2004

%

EUROPA 1.959.199 57,27 2.246.638 55,8

AFRICA 46.417 1,36 55.686 1,4

ASIA 24.295 0,71 25.566 0,6

AMERICA 1.237.938 36,19 1.564.833 38,9

OCEANIA 131.669 3,85 133.680 3,3

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Territorio non definito

21.706 0,63

Totale 3.421.223 100,01 4.026.403 100,0

Fonte: Ministero degli Interni, Ministero Affari Esteri – DGIEPM.

Fra i Paesi che contano il maggior numero di iscrizioni alle Anagrafi Consolari, in testa troviamo la Germania con 708.019 iscritti, seguita dall’Argentina con 618.433 e dalla Svizzera con 520.550 (tabella 4.4). Le prime 15 comunità, in ordine di grandezza, sono presenti in Europa o nelle Americhe con due uniche eccezioni:la Comunità Italiana in Australia -decima in ordine di grandezza- con 131.679 iscritti e l’unico Stato Africano tra le prime quindici, il Sud Africa, con una Comunità Italiana che raggiunge le 32.330 persone.

Tabella 4.4 – Italiani iscritti alle Anagrafi Consolari per Paesi di residenza (al 10 luglio 2004)

PAESI ANAGRAFI CONSOLARIDICEMBRE 2004

Germania 708.019Argentina 618.443Svizzera 520.550Francia 358.603Brasile 292.519Belgio 281.674

Stati Uniti d’America 188.996Gran Bretagna 173.493

Canada 140.812Australia 131.679Venezuela 121.655Uruguay 74.163Spagna 61.383Cile 44.734

Sud Africa 32.330Paesi Bassi 30.529Altri paesi 246.821

Totale 4.026.403

Fonte:DGIEPM, Ministero Affari Esteri.

Sensibilmente diversa la situazione secondo i dati AIRE (tabella 4.5). La comunità italiana all’estero con il maggior numero di iscritti si trova sempre in Germania (549.053). Al secondo posto, vi è, invece, la Svizzera (471.790), seguita dall’Argentina con 414.861 cittadini italiani iscritti.

Tabella 4.5-Italiani iscritti all’AIRE per paesi di residenza (al 10 luglio 2004)

Paesi AIRE10 luglio 2004

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Germania 549.053Svizzera 471.790Argentina 414.861Francia 377.542

Stati Uniti d’America 231.910

Belgio 229.826Brasile 189.340Canada 181.860

Gran Bretagna 154.780Australia 129.517Venezuela 70.286Spagna 45.845Uruguay 45.414Cile 31.193

Paesi Bassi 26.481Sud Africa 26.191Altri paesi 245.335Totale 3.421.224

Fonte: Ministero degli Interni.

4.2 Calabresi residenti all’esteroLa Calabria, ha ingrossato le fila degli Italiani emigrati all’estero, facendo registrare numerose migliaia di unità emigrate che, nel corso degli anni e delle diverse fasi del fenomeno, hanno preso parte al processo migratorio. Ad ogni modo, i dati AIRE evidenziano la presenza di emigrati di origine calabrese secondo la ripartizione territoriale riportata nella tabella seguente (cfr. tab. 4.6).

Tabella 4.6 Collocazione territoriale degli emigrati di origine Calabrese nel Mondo.

Nazione ospitante Iscritti AIRE al 31 marzo 2002 Stima della suddivisione degli iscritti alle Anagrafi Consolari al 1. 1. 2002

Germania 41.405 58.097Argentina 40.608 56.978Canada 30.713 43.094Francia 30.336 42.565Australia 29.075 40.796Svizzera 28.311 39.723Stati Uniti 21.083 29.582Belgio 6.467 9.073Brasile 5.969 8.375U.K. 5.677 7.966

Uruguay 1.346 1.889Altre Nazioni 9.647 13.539

Totale 250.637 351.676Fonte: Relazione annuale sulla rete degli osservatori Regionali –ITENETS.

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Calabria

I dati suesposti in tabella mostrano la ripartizione dell’emigrazione divisa tra Europa (46%) e America (41%). La Calabria, tra le regioni italiane, è quella con la più alta percentuale di emigrati nelle Americhe. Il 21% di calabresi residenti in America si trova in America Settentrionale (21%) mentre in America del Sud vi si concentra un numero di calabresi pari al 20% del totale. Il nucleo più consistente di emigrati calabresi rimane comunque, al di là di ogni rilevazione, quello residente nel territorio dell’Unione Europea. Stante il consolidamento dei dati summenzionati, la Calabria guadagna il quarto posto nella classifica delle regioni interessate dal fenomeno migratorio. La Regione Calabria vanta tristemente un numero di residenti all’estero di poco superiore alle 250.000 unità, che risultano inserite nei registri dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’estero (AIRE) e una quota di iscritti alle Anagrafi Consolari pari a 374.760 unità. La quota complessiva di calabresi residenti fuori del territorio nazionale rappresenta il 9% degli italiani nel mondo iscritti all’AIRE ed incide nella misura del 17%, se confrontata alla popolazione residente in Calabria, potendosi affermare che per ogni 100 residenti in Calabria ve sono 17, originari o di provenienza calabrese, residenti permanentemente all’estero. Secondo i dati aggiornati al 29 settembre del 2004, forniti dal Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali Direzione Centrale per i Servizi Demografici, del Ministero dell’Interno, i Calabresi iscritti all’AIRE sono 297.345. La provincia di Cosenza, con 105.464 unità iscritte, rappresenta la provincia con il maggior numero di residenti fuori confine; in ordine al numero, Reggio Calabria si posiziona al secondo posto con 71.176 unità. Catanzaro, città capoluogo di regione, registra 153.156 soggettività residenti all’estero. Ed in fondo alla classifica vi sono le neo province Vibo Valentia e Crotone, la prima con 44.707 e la seconda con 22.430 unità (cfr. tab. 4.7).

Tabella 4.7 Calabresi iscritti all’AIRE per provincia di provenienza.

Province Numero di emigrati

Cosenza 105.464

Reggio Calabria 71.176

Catanzaro 153.156

Vibo Valentia 44.707

Crotone 22.430

Totale 261.507

Fonte: Elaborazione propria su dati ITENETS.

Tra le congregazioni italiane presenti nel mondo, quella calabrese rappresenta, con 297.345 iscritti all’AIRE, la quarta comunità in assoluto per grandezza; in posizione immediatamente successiva la regione Sicilia registra 576.495 iscrizioni AIRE. La regione Campania con 366.375 registrazioni ed in terza collocazione la regione Puglia con 312.990 iscritti. I dati suesposti evidenziano l’equa ripartizione dell’emigrazione calabrese tra i due continenti, Europeo ed Americano, anche se in quest’ultimo, la Calabria registra la più elevata percentuale di emigrati tra tutte le regioni d’Italia. Il fenomeno della emigrazione, col passare del tempo, ha mutato natura, dinamiche e percorsi di sviluppo, lasciando assistere anche ad un cambiamento dei protagonisti dei flussi migratori e, soprattutto, del ruolo che essi svolgono nella terra che li ospita.

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Calabria

Infatti, in passato, le nuove generazioni di emigrati si caratterizzavano per la naturale tendenza a fare “Ghetto” e per la spiccata idiosincrasia verso la lingua e la cultura del Paese prescelto, esprimendo una generale difficoltà ad integrarsi pienamente nel contesto sociale ospite, consumando la loro esistenza, tranne rare eccezioni, in una “zona grigia” a cavallo tra antiche tradizioni e ricordi sbiaditi ed il mondo esterno con il suo carico di ostili novità, che innescava pregiudizio e diffidenza. Per quanto riguarda la Calabria degli anni Settanta, periodo caratterizzato dal rallentamento delle partenze, il saldo migratorio, si è attestato complessivamente sulle 100.000 unità durante tutto il periodo oggetto di analisi. Il decennio in argomento fu caratterizzato da un profondo cambiamento dello scenario socioeconomico regionale. Nella stagione degli interventi straordinari, la Regione ha percorso e concluso un grande ciclo di trasformazioni. La città sostituisce la campagna come principale referente produttivo, muta radicalmente la funzione del lavoro agricolo e viene limitato l’ambito dei processi industriali endogeni, si fa leva soprattutto sull’economia pubblica e sui servizi. Sul finire degli anni Settanta, la metà delle occupazioni nelle città era nel settore pubblico allargato, il terziario manteneva una posizione preminente (sia in termini di occupazione che di valore aggiunto), mentre l’industria manifatturiera, di fatto, era inesistente. Negli anni Ottanta, i trasferimenti fuori dalla Calabria da parte di giovani istruiti, anche in possesso di una laurea, hanno avuto quale finalità il raggiungimento di un livello lavorativo più consono alla preparazione professionale conseguita. Importante è da considerarsi, sotto questo profilo, il ruolo svolto dalle Università Calabresi, che dal momento della loro costituzione, hanno creato un consistente numero di laureati, pronti ad essere immessi sul mercato del lavoro. Il fatto che tali soggetti, giocoforza, abbiano dovuto lasciare la propria terra di nascita, ha plasmato anzitempo il fenomeno della cosiddetta “emigrazione colta” degli anni Novanta. Restarono, in questo modo, disillusi molti cultori del Meridione che avevano vagheggiato la nascita degli Atenei regionali come momento atto a realizzare consolidate, quanto fondate, aspettative. Secondo tale punto di vista lo stretto nesso tra sapere e industria avrebbe rappresentato, per l’economia della regione, un vero e proprio traino. Si sosteneva, in altri termini, che l’Università sarebbe stata la fabbrica di nuove professionalità in grado di affrontare e monitorare gli andamenti della nuova fase di industrializzazione già in atto. Tali prospettive non ebbero mai modo di realizzarsi, andando, quasi completamente deluse. Infatti, crebbe e si diffuse il livello culturale dei giovani calabresi, ma non ebbe inizio alcun processo di interscambio tra gli Atenei e il mondo del lavoro. Nella fase attuale, la discrepanza tra i titoli di studio conseguiti e l’esigenza di cercare altrove validi canali di sbocco professionale ha assunto dimensioni sempre più vaste. Per avere una idea delle proporzioni del fenomeno, si possono citare i dati sui trasferimenti e le destinazioni, ottenuti tramite l’elaborazione delle rilevazioni ISTAT sul movimento anagrafico dei comuni (dati 1988-1998): a) i laureati calabresi che si sono trasferiti fuori dalla regione sono quasi 15.000, oltre il 50% al Nord, il 25% al Centro, il 3% all’estero; b) i laureati che, invece, hanno scelto l’estero come loro destinazione lavorativa, nel primo quinquennio del periodo considerato, non superano le 25 unità annue, mentre il numero subisce una forte impennata nei cinque anni successivi: nel 1998 superano le 100 unità e, nel 1999, il numero aumenta fino a più di 300. Questo trend è osservabile anche considerando il rapporto tra i laureati che si sono trasferiti e il totale delle partenze. Nel 1988, ogni 1000 persone che lasciavano la Calabria, 78 erano laureati (33 al Nord e 45 al Centro); a metà degli anni Novanta, il rapporto cresce ed il numero di laureati emigrati giunge a toccare 160 unità (52 al Nord e 108 al Centro). I flussi migratori di

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Calabria

laureati e professionisti, il cosiddetto “brain drain”, non esprimono, di certo, realtà sconosciute in Italia. Sin dal periodo unitario , il fenomeno si è più volte ripresentato, offrendo spunti di riflessione e di scontro dialettico che si sono sempre sostanziate in critiche, più o meno veementi, nei riguardi della validità delle scelte politiche effettuate. L’analisi dell’emigrazione concernente i laureati ha una notevole rilevanza, poichè questa categoria di soggetti, non può essere assimilata all’emigrazione “intellettuale”. L’emigrazione dei laureati e la “fuga dei cervelli” sono chiaramente fatti correlati, ma, hanno caratteristiche e dimensioni differenti. La valutazione di tale fenomeno non è ancora troppo chiara e le conclusioni tratte presentano aspetti fra di loro molto contradditori. I sostenitori della positività del “brain drain” rinvengono, in esso, un modo atto a drenare le conflittualità sociali. I denigratori, invece, lo considerano come una progressiva, inesorabile, perdita di ricchezza intellettuale per il territorio. Ogni schieramento di pensiero, possiede, ovviamente, inequivocabili elementi di verità. Ad ogni modo, nel corso degli anni novanta l’emigrazione ha cambiato trend, sia nelle mete, che vedono ingenti flussi dirigersi verso territori europei, sia nel ruolo sociale svolto da chi emigra, poiché, in molti casi, gli espatriati analfabeti e disagiati hanno ceduto il passo a professionisti e manager di successo. Tutto ciò ha favorito l’affermazione economica e sociale di molti emigrati, che così hanno potuto radicarsi in via definitiva nel Paese di accoglienza, rivoluzionando percorsi tristemente tracciati da predecessori meno fortunati. Vi è da sottolineare che il peso assunto dalle lobby italiane e calabresi all’estero rappresenta oggi una risorsa insostituibile per le regioni del Paese che ne vantano l’ascendenza. Ad ogni modo, indagini in merito, hanno fatto emergere la consolidata volontà, da parte dei giovani, anche disoccupati di più lungo corso, di rimanere nella propria terra d’origine. L’allontanamento da essa ha finito, quindi, con l’assumere il significato di un vero e proprio fallimento personale, oltre che una sorta di extrema ratio. Tale fenomeno non ha mai assunto, però, il significato di completa stasi. Infatti, i flussi migratori, pur riducendosi in termini numerici, non hanno mai subito una flessione nella costanza. Inoltre, l’aumento dei redditi e dei consumi delle famiglie, ha consentito di creare delle vere e proprie reti di “ solidarietà” a sostegno di soggetti in precaria posizione economica, consentendo, così, un drenaggio, seppur lieve, dei flussi migratori.

4.3 La Calabria e il flusso migratorioCon riferimento ai movimenti migratori ed in particolare alle fasi che ne hanno connotato gli sviluppi, vi è da dire che, dall’anno 1987 fino all’anno 1999, sono emigrati 43.872 calabresi, facendo ritorno dall’estero 30.425 unità. Il raffronto dei dati ci consegna un saldo netto di 13.447 emigrazioni. I numeri di cui sopra emergono dalla serie di cancellazioni e registrazioni dei Comuni Italiani da e verso l’estero (cfr. tab 4.8). Durante il periodo preso in considerazione dall’ISTAT, che ha elaborato i dati, la media di emigrazione per anno si è attestata sulle 3.375 unità, registrando, tra il 1991 e il 1994, un innalzamento del dato che ha toccato le 4.500 iscrizioni (verso l’estero). Il flusso di rientro ha espresso, nello stesso periodo, una media di 2.340 unità all’anno, con punte più elevate dal 1987 al 1994, cui è seguita una depressione del fenomeno fino al 1999, anno a partire dal quale la media si è collocata sempre sotto le duemila unità.

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Calabria

Tab 4.8 Emigrazioni e rientri tra il 1987 e il 1999.

Periodo tra il 1987-1999

Emigrati 43.872

Rientrati 30.425

Saldo 13.447

Fonte: Elaborazione propria su dati ITENETS.

Il flusso di emigrazione più consistente (77%) ha avuto quale meta principale il territorio europeo (il 53% nella sola Unione Europea), mentre un nucleo più ridotto di emigrati (17%) ha mosso verso le Americhe (il 10% dei quali si è stabilito nella zona nordamericana). Le province calabresi hanno affrontato la migrazione, subendo un numero di abbandoni del territorio a volte molto pesante. Cosenza è stata la provincia che durante gli anni novanta ha avuto il numero più elevato di emigrati, segnando una media di 1.800 unità all’anno18. Cosenza, inoltre, è al primo posto anche per numero di rimpatri, con un tasso medio annuo di circa 750 unità, seguita da Catanzaro con circa 250 rientri.

4.4 L’attuale presenza italiana nel mondo

È di recente pubblicazione il “Rapporto Italiani nel Mondo 2006” realizzato dalla Fondazione Migrantes con la collaborazione di ACLI, INAS-CISL, MCL e dei Missionari Scalabriniani. Il rapporto è il prodotto di una intensa attività di ricerca e collazione di informazioni e dati che rappresentano la sintesi della situazione attuale degli italiani all’estero. La sua pubblicazione ha molteplici pregi che il Direttore Generale della Fondazione “Migrantes”, Monsignor Piergiorgio Saviola, ha sintetizzato in questa frase: “…far uscire gli italiani all’estero dall’anonimato, scongiurare nei loro confronti un’imperdonabile perdita di memoria e fare perno su di essi per accreditare nel mondo un’immagine più vera del nostro Paese”. Non a caso erano 20 anni che non veniva portata avanti una ricerca analitica o statistica degna di tale nome sulla presenza dei nostri connazionali all’estero, nonostante i numerosi segnali di un legame con l’Italia ancora forte. Attraverso l’associazionismo, gli italiani all’estero hanno creato scuole, ospedali e infrastrutture di ogni genere e in ogni settore produttivo; hanno finanziato progetti e persino legiferato, ricoprendo a volte cariche politiche di altissimo livello come accadde a Fiorello La Guardia, Sindaco di New York, che li rappresenta tutti anche perché emigrante e non figlio di immigrati, passando per molti, fino ad Al Gore di origine calabrese (Vice Presidente degli Stati Uniti d’America all’epoca della Presidenza di Bill Clinton), nonché Rudolf Giuliani (amatissimo e rispettato Sindaco di New York la cui immagine è stata pressoché fondamentale per tutti i newyorkesi dopo la strage delle Twin tawers del 2001). Ineguagliabile è stato altresì l’apporto culturale e scientifico degli Italiani nel mondo, tra questi il calabrese Francesco Misiano che ha inventato il cinema dei Soviet. Ad ogni modo, non mancano aneddoti ed episodi che in

18 Homeyer G. 1999 Emigrazione- Migrazione- Immigrazione, working paper, Dipartimento Economia Politica -Università della Calabria.

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Calabria

misura minore hanno contribuito alla crescita culturale di altri Paesi. A tal proposito occorre citare un altro illustre calabrese, Mike Porco, proprietario del “Gerde’s”, il più importante locale del Greenwich Village, cui Bob Dylan deve parte del suo successo,come evidenziato nella biografia cinematografica a firma di un altro illustre italo-americano Martin Scorsese. Gli Italiani all’estero e, tra essi, i calabresi, rappresentano una risorsa mai pienamente “sfruttata”, perché se da una parte sono probabilmente i depositari delle nostri fonti di emancipazione e di progresso, dall’altra sono certamente i custodi di una ricchezza inestimabile, rappresentata dalla nostra memoria e dal nostro dialetto. Il dialetto o i dialetti - ma forse sarebbe meglio parlare di lingue minori presenti nella nostra Regione – nel tempo hanno subito una naturale evoluzione determinata dall’alfabetizzazione, dall’introduzione della scuola dell’obbligo e dalla diffusione dei mezzi di comunicazione. Tuttavia essi sono stati mantenuti proprio all’estero dove a cambiare sicuramente sono state le lingue nazionali, ma non quelle di importazione: garanzia della comunicazione più intima e sincera anche tra chi della Calabria ha solo sentito parlare dai nonni o dai genitori. I nostri dialetti hanno assorbito nel tempo le sfumature lessicali di tante lingue, così come i nostri costumi rappresentano la sintesi delle tante culture venute da lontano, ed oggi i reali depositari di questi caratteri sono i nostri connazionali e i loro discendenti all’estero. Ma non sono state solo ragioni di carattere sentimentale che hanno convinto la Fondazione “Migrantes” a realizzare questo progetto. Infatti, la rinnovata politica comunitaria ha investito sulle potenzialità degli Italiani all’estero che, nei processi e negli ingranaggi della internazionalizzazione, tra le altre iniziative di carattere culturale e politico-economiche, sia al livello nazionale che regionale, ha inserito la Misura II.1 Azione D intitolata: “Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili con gli italiani all’estero per lo sviluppo del territorio”. Ed è assolutamente emozionante solo immaginare i risultati di questa iniziativa che, una volta raggiunti, saranno di enorme valore, in quanto proverranno da uomini e donne che, per necessità, con il loro lavoro hanno determinato la crescita della terra che li ha ospitati. Nel rapporto in esame si riconosce che questo lungo periodo di silenzio e indifferenza per i nostri connazionali e corregionali all’estero, durato 20 anni, ha fatto si che molti, forse troppi passaggi sociali non siano stati analizzati e quindi compresi. In conclusione, al di là dei dati e delle tabelle seguenti, riportanti i numeri, ovviamente necessari per l’individuazione delle migliori pratiche per la valorizzazione degli italiani residenti all’estero, sarà necessario raccordare e promuovere ogni iniziativa volta al mantenimento e al potenziamento dell’Osservatorio Regionale degli Italiani nel Mondo, ancora di più rispetto ai referenti nazionali, per la tipicità che spinge spesso gli stessi a ridurre i rapporti e il dialogo in generale al proprio luogo di residenza.

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Calabria

DATI ESSENZIALI SUGLI ITALIANI RESIDENTI ALL'ESTERO

Italiani nel mondo nel 1861 230.000Media espatri 1901-1910 603.000Media espatri 1951-1960 294.000Media espatri anni 1996-2000 43.0000Media rimpatri anni 1996-2000 31.0000Frontalieri in Svizzera 68.0000Italiani nel mondo nel 2006 3.106.251Presenza italiana in Europa 60%Presenza italiana in America 34,4%Presenza italiana in Oceania 3,6%Presenza italiana in Africa 1,3%Presenza italiana in Asia 0,7%Primi 5 Paesi di Insediamento Germania

SvizzeraArgentinaFranciaBelgio

Primi 5 Regioni di origine SiciliaCampaniaCalabriaPugliaLazio

Prime 5 Province di origine AgrigentoCosenzaBari

PalermoNapoli

Presenza italiana per continenti

Africa1%

Asia1%

Oceania4%

America34%

Europa60%

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Calabria

Nota documentale

Sergio Romano – STORIA D’ITALIA, dal risorgimento ai nostri giorni, pag. 146, il Giornale, Biblioteca Storica;ITENETS: Il lavoro degli Italiani all’estero: formazione, impresa;Fonti statistiche Istituzionali sull’emigrazione Italiana;DGIEPM, Ministero Affari Esteri: Anagrafe Consolare:italiani iscritti (anni 2000-2004);Ministero degli Interni, Ministero Affari Esteri – DGIEPM: Emigrati italiani iscritti all’AIRE e alleAnagrafi Consolari per continente di insediamento;DGIEPM, Ministero Affari Esteri: Italiani iscritti alle Anagrafi Consolari per Paesi di residenza (al 10 luglio 2004);Ministero degli Interni: Italiani iscritti all’AIRE per paesi di residenza (al 10 luglio 2004);Relazione annuale sulla rete degli osservatori Regionali –ITENETS: Collocazione territoriale degli emigrati di origine Calabrese nel Mondo;ITENETS: Calabresi iscritti all’AIRE per provincia di provenienza;ITENETS: Emigrazioni e rientri tra il 1987 e il 1999;Homeyer G. 1999 Emigrazione- Migrazione- Immigrazione, working paper, Dipartimento Economia Politica -Università della Calabria.Note sull’andamento dell’economia della Calabria 2005 – Relazione di Bankitalia – Ufficio Studi Regionali della Banca d’Italia – Filiale di CatanzaroStime/Proiezioni Società PROMETEIAStime/Proiezioni Società CRESMEStime/Proiezioni OSSERVATORIO NAZIONALE SUL PROJECT FINANCINGStime/Proiezioni ISTATRelazione Generale sulla situazione economica del Paese presentata al Parlamento il 9 giugno 2006 dal MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE – PROF. TOMMASO PADOA SCHIOPPA Dati Ufficiali AGENZIA DELLE ENTRATEDati Ufficiali OSSEERVATORIO LAVORI PUBBLICIDati Ufficiali Dipartimento Politiche di Sviluppo del Ministero dell’Economia e delle FinanzeDati Ufficiali ANASDati Sole 24 Ore SUDDati OSSERVATORIO REGIONALE BANCHE – IMPRESE DI ECONOMIA E FINANZABILANCIO 2005 Banca Popolare di Crotone SPA del 7 giugno 2006Dati UNIONCAMERE-INFOCAMERE, MOVIMPRESEFondazione “Migrantes”: Il Rapporto Italiani nel Mondo 2006

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Calabria

CAPITOLO 5

LE POLITICHE REGIONALI PER L’EMIGRAZIONE

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Calabria

5.1 Legislazione regionale sull’emigrazioneIl legislatore regionale Calabrese, preso atto della imponenza del fenomeno migratorio, è più volte intervenuto in materia di emigrazione, dapprima con la Legge Regionale 9 aprile 1990, n. 17. L’estensore, in questo caso, ha inteso rimediare all’intensificarsi dei flussi migratori verso l’estero, con impoverimento graduale della Regione, sotto il profilo delle risorse umane e, conseguentemente, sotto l’aspetto puramente economico. La Regione Calabria, attraverso i suoi interventi in materia, ha disciplinato giuridicamente la condizione degli emigrati calabresi, riconoscendo loro uno statusspecifico, e privilegi connessi, a condizione che si riesca a dimostrare il possesso dei requisiti richiesti a tal fine. L’identificazione, sotto il profilo normativo, della condizione di emigrato, è il presupposto indispensabile, quindi, per la titolarità di diritti e doveri sanciti nella Legge Regionale n. 33 del 29 dicembre 2004, intitolata “Norme in favore dei calabresi nel mondo e sul coordinamento delle relazioni esterne”, che, invece, rappresenta il più recente intervento legislativo in materia di emigrazione. La legge summenzionata ha operato una netta separazione tra i temi legati alla emigrazione e quelli connessi alla immigrazione. L’articolo 1, comma 1, dispone quanto segue: “La Regione Calabria opera per incrementare e valorizzare le relazioni con le comunità di origine Calabrese all'Estero”. Il comma 2 stabilisce che la Regione, al fine del raggiungimento di cui al primo comma, promuove:

a) iniziative per diffondere la conoscenza della cultura italiana, con particolare riferimento alla specificità calabrese, quale strumento per la conservazione delle radici della terra d'origine;

b) interventi finalizzati allo sviluppo delle relazioni sociali, economiche e culturali;

c) iniziative dirette a conservare e a tutelare la identità calabrese ed a rinsaldare i rapporti con la terra d'origine avendo particolare riguardo alle nuove generazioni nate all'estero;

d) forme di partecipazione, di solidarietà e di tutela dei corregionali residenti all'estero e delle loro famiglie, valorizzando l'associazionismo fra gli emigrati calabresi;

e) interventi per agevolare il reinserimento nella vita sociale e nelle attività produttive regionali dei calabresi che rimpatriano”.

L’articolo 2, si occupa di individuare le categorie dei destinatari degli interventi, fissando dei requisiti minimi, quale condizione necessaria al fine del riconoscimento dello status di emigrato. Gli elementi che rilevano in tal senso sono: l’origine calabrese per nascita o residenza e la stabile permanenza all’estero per motivi di lavoro; l’aver eletto la propria residenza in un comune della Calabria dopo aver maturato un periodo di permanenza all'estero per motivi di lavoro, dipendente o autonomo, non inferiore a cinque anni consecutivi, considerando un anno intero il periodo di lavoro continuativo superiore a sei mesi, rientrati nella regione da non più di due anni. Sono, altresì, destinatari degli interventi previsti nella legge in esame i familiari conviventi, il coniuge superstite, nonché i loro discendenti. La permanenza all'estero deve risultare da certificazione delle autorità consolari o da documenti ufficiali rilasciati da autorità o da enti previdenziali stranieri o italiani ovvero da dichiarazione sostitutiva di certificazione ai sensi dell'art. 3 della legge 15 maggio 1997, n. 127. Il comma fissa i criteri di esclusione dagli interventi, identificando gli stessi nei dipendenti di ruolo dello Stato e i

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

dipendenti di ditte e imprese italiane, distaccati o inviati in missione presso uffici, cantieri o fabbriche all'estero.

L’articolo 3 è incentrato sulla definizione delle iniziative e gli interventi diretti specificatamente ai soggetti individuati ai sensi dell'articolo 2. L’articolo 3, in particolare, prevede l’assunzione, il sostenimento e lo sviluppo di iniziative e attività nei settori della cultura e dell’economia; dispone la diffusione fra le comunità dei calabresi all'estero di pubblicazioni, notiziari, giornali e materiale radiofonico e audiovisivo anche attraverso l’utilizzo informatico. È prevista, inoltre, la possibilità di effettuare, anche mediante convenzioni con Università, Istituti ed Enti qualificati, indagini, ricerche e studi relativi all'integrazione sociale ed economica nel Paese di accoglienza dei nostri corregionali. L’articolo in rassegna si propone, oltremodo, di favorire la formazione e la riqualificazione professionale, di agevolare l'inserimento dei figli dei rimpatriati nell'ordinamento scolastico nazionale, di favorire l'accesso alle Università della Regione di studenti o giovani laureati, anche se sprovvisti di cittadinanza italiana, discendenti di cittadini calabresi, di organizzare nel territorio regionale iniziative di turismo sociale, di interscambio tra giovani studenti e relativi docenti, vacanze culturali e di studio. Notevole importanza è data alla assistenza ai cittadini rimpatriati ed alle loro famiglie; attività volta a favorire il reinserimento dei rimpatriati nelle attività produttive locali, e ad agevolare l'acquisto o ristrutturazione dell'alloggio familiare. La norma in esame riconosce l'attività dell’associazionismo calabrese all'estero promuovendone anche il sostenimento finanziario. Ultimo, ma non meno importante, l’effettuazione di studi e ricerche anche mediante il coinvolgimento degli Enti Locali della Regione relative al fenomeno migratorio ed ai movimenti e flussi migratori, strumentali alla programmazione degli interventi regionali. La Regione Calabria concorre oltremodo a sostenere iniziative culturali, sociali ed economiche adottate da associazioni di cittadini di origine calabrese residenti in altre regioni d'Italia.

L’articolo 4 disciplina il regime delle provvidenze a favore degli emigrati che ne facciano richiesta, riconoscendo il rimborso delle spese di viaggio sostenute dagli stessi, riconoscendo contributi, in caso di comprovato bisogno, ed assegni di studio a favore dei figli dei lavoratori residenti all'estero per la frequenza in Calabria delle scuole medie inferiori e superiori e delle Università. Inoltre, ai fini del riconoscimento del diritto alla pensione, i settori competenti sono autorizzati a procedere in favore dei lavoratori Calabresi emigrati all’estero, che abbiano mantenuto o riacquistato la cittadinanza Italiana, al rimborso della quota pari al 50% dell’importo versato all’INPS per contributi previdenziali relativi a periodi di lavoro prestati all’estero, nel limite di 15 anni ammessi a riscatto.

L’ articolo 5 riconosce ai lavoratori calabresi rimpatriati, che abbiano prestato attività lavorativa all’estero per almeno 5 anni, un contributo in conto capitale nella misura del 50% della spesa ammissibile, e per un importo comunque non superiore a 20.000,00 €, per l’avvio di attività produttive in specifici settori. Stesso contributo è riconosciuto per la costruzione, la ristrutturazione e il completamento dell’alloggio familiare. I contributi di cui sopra non sono tra loro cumulabili.

L’ articolo 6 è lo strumento attraverso cui la Regione istituisce assegni e borse di studio a favore dei discendenti residenti all’estero dei lavoratori emigrati per la frequenza nella regione di scuole di istruzione superiore e di corsi universitari e di specializzazione post-universitari. La Regione può finanziare convenzioni e accordi internazionali fra le

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Istituzioni Scolastiche e Universitarie della Calabria e le omologhe realtà esistenti all'estero -dove risiedono significative comunità di origine calabrese- per la realizzazione di iniziative di scambi scientifici e culturali di studenti e docenti anche di altre regioni d'Italia.

L’ articolo 7 prevede che la Regione, riconoscendo la cultura quale strumento essenziale di progresso e di maturazione sociale e civile, favorisce iniziative culturali dirette a conservare e a tutelare fra le comunità calabresi nel mondo il valore della identità del paese di origine e a rinsaldare i rapporti con la Calabria.

L’ articolo 9 dispone che, con il coinvolgimento attivo dell'associazionismo calabrese all'estero, la Regione incentiva iniziative idonee a favorire un rinnovato interesse, specie da parte delle nuove generazioni, alla scoperta del patrimonio turistico, culturale, artistico e naturale della terra d'origine. Parallelamente, sono adottati i provvedimenti opportuni per far conoscere nei paesi esteri di residenza dei corregionali le nuove opportunità che si presentano in Calabria per l'effettuazione di investimenti nel campo dell'economia, della cultura e del turismo. La Regione, inoltre, prevede di adottare provvedimenti mirati a promuovere l'offerta turistica, nonché a suscitare l'interesse degli operatori economici stranieri per investimenti produttivi in Calabria.

Secondo l’articolo 11, la Regione, ritenendo la comunicazione e l'informazione mezzo fondamentale per animare il rapporto con la realtà regionale, può conferire specifici incarichi professionali in tal senso, quali:

- L’edizione, redazione, pubblicazione e diffusione, di un periodico diretto ad informare i calabresi all'estero sulla attività legislativa ed amministrativa dell'ente, sulla realtà economica, sociale e culturale della Calabria e su quanto altro possa essere di interesse per i corregionali all'estero;

- La diffusione tra le comunità dei calabresi all'estero di quotidiani, riviste, pubblicazioni, libri e materiale audio-visivo e radiofonico utilizzando anche la rete informatica;

- La divulgazione di opere particolarmente significative di autori calabresi.

L’articolo 16 dispone che la Regione possa promuovere l'Associazionismo Calabrese all'estero, purché senza fini di lucro, quale strumento fondamentale per la tutela dell'identità e della cultura d'origine e per il mantenimento e la valorizzazione dei rapporti con la società Calabrese, raccomandando, sulla scorta di altre positive esperienze, di preferire la componente organizzativa federativa, al fine di agevolare l'interrelazione con la Regione.

L’articolo 17 prevede la creazione di un organismo denominato “Consulta Regionale dei Calabresi all’Estero” con sede presso il settore competente, mentre il seguente articolo 18 ne stabilisce la composizione secondo il seguente ordine:

a) il Presidente della Giunta regionale, o Assessore suo delegato, che la presiede;

b) il Presidente della Commissione consiliare Politiche Comunitarie e Relazioni esterne;

c) un rappresentante della piccola e media imprenditoria all’estero individuato tra i connazionali residenti all’estero da almeno 5 anni designato dalle Associazioni iscritte al registro di cui al precedente articolo 15;

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

d) cinque rappresentanti di Associazioni Enti ed Istituzioni dell'emigrazione iscritte nel registro di cui al precedente articolo 14, comma 1, designati dalle stesse;

e) tre rappresentanti dei Patronati regionali a carattere nazionale, aventi una sede nella regione ed operanti nei Paesi stranieri, che si occupano dell'assistenza agli emigrati designati dai rispettivi organi regionali;

f) tre rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali dei lavoratori, maggiormente rappresentative in campo nazionale, designati dai relativi organi regionali;

g) cinque rappresentanti uno per ogni Provincia, designati dalle Camere di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura;

h) il direttore della Sede Regionale dell'INPS;

i) un rappresentante della Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie designato dalla stessa;

l) un rappresentante delle Amministrazioni Provinciali designato dall'Unione Province d'Italia (U.P.I.);

m) tre rappresentanti delle Amministrazioni Comunali della Regione, designati dall'Associazione Nazionale Comuni d'Italia (A.N.C.I.);

n) ventotto cittadini Calabresi residenti da almeno cinque anni all'Estero dei quali la metà di sesso femminile, designati dalle rispettive Associazioni iscritte al registro di cui al precedente articolo 14, comma 2, secondo la proporzione di seguito indicata;

o) un cittadino Calabrese residente fuori regione dove maggiore è la presenza di calabresi ivi residenti designato dalle Associazioni competenti.

L’ articolo 19 dispone circa la creazione e il funzionamento dell’organo consultivo, prevedendo che la Consulta Regionale dei Calabresi all'Estero è costituita con decreto del Presidente della Giunta regionale all'inizio di ogni legislatura entro sessanta giorni dall’insediamento della Giunta Regionale e dura in carica fino alla scadenza del Consiglio Regionale, salvo revoca del mandato. Il Presidente della Giunta regionale provvede con proprio decreto alla nomina ed alla sostituzione dei componenti della Consulta. Non si può essere nominato Consultore per più di due volte consecutive. La Consulta elegge nel proprio seno due Vice Presidenti ed il Comitato direttivo di cui al successivo articolo 25. Le funzioni di Segretario sono esercitate da un dipendente della competente struttura per i problemi dell'emigrazione di livello non inferiore alla categoria D1. Le riunioni della Consulta sono valide se ad esse partecipa la maggioranza dei componenti in carica in prima convocazione ed almeno un quarto dei componenti in carica in seconda convocazione. Tre assenze consecutive non giustificate comportano la decadenza automatica da membro della Consulta. Le deliberazioni della Consulta sono adottate a maggioranza semplice dei presenti e votanti. La Consulta è convocata di norma ogni sei mesi e ogni qualvolta lo richiedano non meno di un terzo dei componenti in carica. La Consulta può riunirsi anche in sede e località diverse da quelle istituzionali. La Consulta può costituire nel proprio seno commissioni e gruppi di lavoro per l'esame di specifici problemi e per lo svolgimento di indagini e ricerche di studio. Ogni qualvolta sia ritenuto utile, il Presidente, su proposta del Settore potrà far partecipare alle sedute della Consulta rappresentanti di amministrazioni, enti ed

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

associazioni interessati agli argomenti in esame, nonché esperti appositamente nominati, senza diritto di voto. Qualsiasi attività, ovvero, iniziativa assunta dai calabresi all'estero, deve essere canalizzata attraverso il Consultore che si avvarrà della collaborazione di eventuali esperti e presidenti federali e confederali, con preclusione tassativa di qualsiasi intervento finanziario promanante da fonte regionale afferente manifestazioni che non siano state organizzate attraverso i Consultori ovvero gli esperti e presidenti federali ritualmente riconosciuti. La Regione individua ed identifica quali unici interlocutori istituzionali i consultori, gli esperti e i presidenti federali ai quali dovranno far capo tutte le associazioni, circoli, clubs ecc. dei calabresi per qualsivoglia esigenza che dovesse postulare erogazioni di contributi previsti dalla presente legge.

L’articolo 20 contiene le disposizioni relative ai compiti della Consulta, attribuendo alla stessa la facoltà di:

a) esprimere parere sui programmi di interventi e sulla ripartizione annuale della spesa di cui al seguente articolo 28, nonché sui relativi criteri di applicazione;

b) avanzare proposte su studi e ricerche sul fenomeno dell'emigrazione;

c) formulare proposte per interventi di formazione professionale, nonché di aggiornamento, di riconversione e di riqualificazione, a favore dei lavoratori rimpatriati;

d) avanzare proposte in ordine alla convocazione di conferenze regionali, interregionali e internazionali sui problemi dell’emigrazione;

e) proporre nuovi interventi di carattere culturale, sociale e di solidarietà in favore degli emigrati, dei rimpatriati, e delle loro famiglie;

f) formulare proposte sui principi generali cui debbono attenersi le Confederazioni, le Federazioni e le Associazioni dei Calabresi residenti all'Estero nella redazione dei rispettivi statuti;

g) creare una banca dati identificativa di imprenditori, professionisti, artigiani ecc. di identità calabrese fra emigrati e loro discendenti al fine di interscambi, sviluppo di attività economiche, promozione di più ampie relazioni fra la Calabria ed i Calabresi all’Estero.

Il Comitato direttivo della Consulta, previsto dall’articolo 21 è composto dal Presidente della Consulta, che lo presiede, da due Vice Presidenti e da otto componenti eletti dalla Consulta nel proprio seno con i criteri e modalità di elezione di cui al successivo articolo 22. La durata in carica del Comitato coincide con quella della Consulta. Il Comitato cura le attività ed assolve le funzioni delegate dalla Consulta e può essere sentito su ogni particolare aspetto relativo all'attuazione ed alla gestione della legge n. 33 del 2004.

Il Comitato, in particolare:

- collabora con proposte e pareri al programma di attività della Consulta ed alla sua realizzazione;

- cura i rapporti con gli Enti locali Regionali e Statali e con le Associazioni interessate ai problemi dell'emigrazione;

- esprime pareri richiesti d'urgenza alla Consulta, salvo ratifica della Consulta stessa nella sua prima seduta successiva;

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

- svolge, su specifica delega, funzioni di rappresentanza della Consulta;

- propone l'effettuazione di convegni incontri, seminari, indagini ed altre iniziative interessanti il settore.

L’articolo 23 prevede la costituzione di Consultori all'Estero per la definizione e l'attuazione degli interventi a favore dei calabresi all’estero.

L'attività dei consultori è svolta a titolo di volontariato ed è coordinata dal Settore competente. Il consultore all'estero, d'intesa con gli Organismi associativi locali, coordina tutte le attività e le richieste di contributi delle singole Associazioni, delle Federazioni e delle Confederazioni e si raccorda, altresì, con i membri eletti del locale COMITES). Il Consultore è il referente della Regione nell'area di competenza assegnatagli, dove rappresenta le esigenze e le istanze delle collettività Calabresi ed opera su mandato della Regione per il conseguimento dei fini di cui alla presente legge. In particolare:

a) mantiene i rapporti con gli emigrati calabresi e con le loro Associazioni con gli Organismi rappresentativi dell'emigrazione italiana, con le Autorità locali, con le Rappresentanze Diplomatiche e gli Uffici Consolari Italiani con gli Istituti Italiani Di Cultura;

b) contribuisce alla formulazione ed all'attuazione degli interventi della Regione, nonché alla verifica di congruità e di efficacia degli interventi stessi e delle relative spese da sostenersi all'estero;

c) entro il 31 gennaio di ogni anno presenta al Settore competente una relazione dettagliata in ordine alle attività svolte ed allo stato delle collettività Calabresi che rappresenta.

L’articolo 28 prevede la predisposizione di un Piano annuale degli interventi. La Giunta Regionale, infatti, previo parere della Consulta Regionale dei Calabresi all'Estero di cui ai precedenti artt. 17 e 18, sentita la Commissione Consiliare competente, approva il piano annuale per la realizzazione degli interventi previsti nella presente legge. Qualora la Commissione Consiliare non provveda entro trenta giorni dalla data di acquisizione della richiesta, il parere si intende favorevolmente acquisito. Con il piano annuale è disposto il riparto di massima della spesa e sono stabiliti i criteri di attuazione. Gli interventi previsti dalla presente legge sono deliberati dalla Giunta Regionale, su proposta del Presidente o suo delegato ai problemi dell'emigrazione.

5.2 Interventi straordinari a favore dei lavoratori emigratiLa Regione Calabria finanzia le attività di cui alla Legge Regionale n. 33 del 2004 prevedendo nel proprio bilancio annuale i diversi stanziamenti da effettuare ed interviene con variazioni ed integrazioni degli stessi, qualora le mutate circostanze li rendessero necessari. Il quadro seguente riassume il Piano per l’anno 2005, con indicazione dei due capitoli di spesa, la descrizione degli interventi regionali a favore degli emigrati e, inoltre, i diversi riferimenti normativi da cui prendono le mosse gli interventi descritti.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Tabella 5.1 Piano degli interventi straordinari a favore dei lavoratori emigrati e delle loro famiglie per l’anno 2005.

Capitolo di spesa Ambiti di intervento Riferimento normativo

Cap. 62010606 Studi e ricerche sul fenomeno dei movimenti migratori

Art. 3, co. 2 lett. m) L. n. 33 del 2004

Cap. 62010606 Attività di promozione Art. 8, L. n. 33 del 2004

Cap. 62010606 Sostegno all’accoglienza Art. 4, co. 1, lett. a), b), c) e d) L. n. 33 del 2004

Cap. 62010606 Sostegno ad attività culturale Art. 7, L. n. 33 del 2004

Cap. 62010606 Consulta Regionale dell’emigrazione Art. 17, L. n. 33 del 2004

Cap. 62010606 Turismo etnico Art. 9, L. n. 33 del 2004

Cap. 62010606 Soggiorni e turismo sociale Art. 10, L. n. 33 del 2004

Capitolo di spesa Spese per investimenti Riferimento normativo

Cap. 62010607Contributi ai lavoratori Calabresi per avvio attività industriali, agricole e

peschereccie, ecc. .Art. 5, co. 1, L. n. 33 del 2004

Cap. 62010607Contributi ai lavoratori Calabresi rimpatriati definitivamente per completamento e ristrutturazione casa familiare, acquisto casa.

Art. 5, co. 2, L. n. 33 del 2004

Fonte: Dipartimento Emigrazione – Regione Calabria

5.3 Associazionismo Calabrese all’esteroI movimenti migratori che hanno attraversato le diverse epoche storiche della regione Calabria, se, per un verso, hanno sottratto forza lavoro alla stessa, indebolendone il tessuto economico e sociale, dall’altro hanno determinato la nascita di numerose e diffuse comunità Calabresi all’estero, tanto da assumere le dimensioni di una rete globale dalle potenzialità enormi e ancora oggi non pienamente sfruttate. Questa sorta di network globale rappresenta attualmente un volano indispensabile per la promozione dell’immagine regionale in terra straniera, attraverso la diffusione e la propaganda turistica della Calabria, oltre che un ottimo punto di partenza per chi intende penetrare i mercati esteri con i prodotti locali Calabresi. Il fenomeno dell’Associazionismo, quindi, ha assunto una straordinaria importanza nelle varie tappe che hanno segnato il movimento migratorio Calabrese ed Italiano in genere. Le associazioni sono nate come società di mutuo soccorso, connotate ab origine da obiettivi quasi esclusivamente assistenziali, per assumere col tempo iniziative e target sempre diversi. La legge n. 33 del 2004, non a caso, riconosce un ruolo eccezionalmente rilevante alle associazioni dei corregionali all’estero, cui va riconosciuto il merito di aver saputo animare i rapporti con la terra d’origine, mantenendo saldo un legame senza soluzione di continuità, attraverso la conservazione delle tradizioni e la promozione di collegamenti continui con i corregionali rimasti nella terra d’origine. Ad oggi, il ruolo delle Associazioni

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Calabresi all’estero risulta imprescindibile per l’attuazione dei processi di Internazionalizzazione.

Tabella 5.2 Associazioni Calabresi nel mondo classificate per finalità.

Finalità Argentina Australia Belgio Brasile Canada Cile Francia Germania U.S. Svizzera

Assistenziali 2 1 1 1Assistenziali, culturali.

1

Assistenziali; regionali.

1

Assistenziali; ricreative, culturali Regionali.

1

Culturali 5 2 2Culturali,

assistenziali.1

Culturali, assistenziali regionali.

1 1

Culturali; istruzione primaria.

1

Culturali regionali

1 1 2

Culturali ricreative

1 4

Culturali ricreative

assistenziali

1

Culturali ricreative

assistenziali regionali.

1

Culturali ricreative regionali

1 1 3

Culturali ricreative religiose regionali

1

Culturali sociali

assistenziali regionali

1

Culturali sportive ricreative

1

Culturali sportive

ricreative e assistenziali

1

Istruzione primaria linguistico culturali; formazione professionale ricreative

1

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

culturali regionali.

Linguistico-culturali,

assistenziali, culturali ricreative regionali.

1

N.C. 13 2 2 6Regionali 2 12Religiose 1Ricreative 2 2Ricreative assistenziali

1 2

Ricreative assistenziali regionali

1

Ricreative culturali

1 2 2 1

Ricreativeculturali

assistenziali

1

Ricreative culturali

assistenziali regionali

2

Ricreative culturali istruzione primaria

1

Ricreative culturali regionali

1 1

Ricreative culturali sanitarie

patriottiche regionali

1

Ricreative patriottiche culturali

1

Ricreative regionali

3 1 1 1

Ricreative sportive culturali regionali

1

Sportive regionali

2

Sportive ricreative culturali

assistenziali regionali

1

Totale complessivo

114

Fonte: Elaborazione ITENETS su dati MAE- anno 2000.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Nota documentale

Legge Regionale 9 aprile 1990, n. 17;Legge Regionale n. 33 del 29 dicembre 2004;Dipartimento Emigrazione – Regione Calabria: Piano degli interventi straordinari a favore dei lavoratori emigrati e delle loro famiglie per l’anno 2005;MAE- anno 2000: Associazioni Calabresi nel mondo classificate per finalità.

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Calabria

CAPITOLO 6

LE POLITICHE PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE: IL PRINT

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

6.1 Gli aspetti potenziali di InternazionalizzazioneLo sviluppo Calabrese mostra la lentezza del suo incedere anche e, soprattutto, in ambito internazionale, i cui indici di riferimento –capacità di attrarre capitali, export, investimenti diretti esteri e turismo internazionale- ne esprimono eloquentemente l’esiguità della incidenza sul prodotto interno lordo. Dalla lettura della bozza del DSR è dato desumere, con riferimento al saldo commerciale estero, che “la fragilità del sistema produttivo e infrastrutturale riverbera i suoi effetti negativi sulla scarsa capacità di attrarre investimenti dall’estero -che in Calabria è quasi nulla- e nella debole spinta innovativa, misurata dall’indice di specializzazione tecnologica, che in Calabria si ferma allo 0,40% rispetto all’1,16% Nazionale e delle Regioni Ob. 1, dalla bassa incidenza degli addetti alla R&S (0,7% in Calabria rispetto al 2,9% Nazionale e al 1,6% del Mezzogiorno) e della spesa in R&S sia pubblica che privata (0,4% in Calabria rispetto al 1.2% Nazionale e 0,8% del Mezzogiorno)”. Nonostante la fragile apertura internazionale la Calabria possiede un considerevole potenziale di internazionalizzazione, legato al commercio marittimo e aeroportuale, al turismo e all’importante numero di calabresi residenti all’estero, che rappresentano una risorsa inestimabile sotto il profilo dei contributi allo sviluppo della Regione. In considerazione di quanto finora detto, la nuova fase di programmazione, cui la Calabria sta andando incontro, ha posto al centro dei suoi obiettivi l’adozione di una stabile politica internazionale, capace di sublimarne le potenzialità traducendole in atti concreti. Il sistema economico Calabrese dovrà affrontare delle sfide esterne che rischiano di comprometterne la capacità di sviluppo se non affrontate in modo adeguato. La più complessa, tra queste, è inerente l’allargamento europeo e l’internazionalizzazione dei mercati, resa possibile dall’innovazione tecnologica, che aumenteranno notevolmente le pressioni competitive soprattutto in quelle produzioni e in quei settori in cui la regione ha finora investito (agro-alimentare, turismo ecc.). È necessario, quindi, riqualificare drasticamente la spesa pubblica verso misure selettive, mirate al sostegno della capacità competitiva del sistema produttivo regionale e alla attrazione di investimenti ed attività dall’esterno, preferendo l’adozione di misure adeguate al territorio agli indiscriminati e sterili flussi di aiuti. L’unico modo per avere un impatto occupazionale significativo dei fondi strutturali in questo contesto è quello di utilizzare le risorse per sostenere la competitività delle produzioni Calabresi sui mercati nazionali ed internazionali, aumentando le dotazioni di capitale umano e infrastrutturale del sistema produttivo Calabrese e sostenendo quelle produzioni in cui la Calabria può presentare già vantaggi competitivi ed opportunità localizzative (quali le produzioni manifatturiere leggere, il sistema agro-industriale, i servizi del terziario avanzato, i servizi turistici). In tale contesto di sviluppo internazionale, un ruolo fondamentale sarà giocato senza dubbio dal Porto di Gioia Tauro, che, a dieci anni dalla inaugurazione delle sue attività, rappresenta uno dei più importanti e strategici porti hub d’Europa. Di recente è stato costituito lo SPRINT (Sportello Regionale per l’Internazionalizzazione), con sede presso l’Aeroporto di Lamezia Terme, attraverso il quale la Regione Calabria intende fornire, ai rappresentanti del mondo imprenditoriale, informazioni sui molteplici aspetti legati alle attività economiche internazionali. La Regione Calabria, inoltre, sta provvedendo a dotarsi di una legge sulle attività internazionali, che, ancora sotto forma di bozza preliminare, è in attesa di ricevere il propedeutico parere di conformità giacendo presso l’Ufficio Legale della Giunta Regionale. Ottenuto il parere di cui sopra, la legge sarà poi votata in sede Consiliare. Nonostante l’impegno profuso in tal senso dagli organismi regionali, i programmi di internazionalizzazione richiedono una

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

maggiore implementazione. Alla luce di tale considerazione, si ravvisa un deficit di strutture capaci di sostenere realmente lo sviluppo internazionale della Regione fornendo la dovuta assistenza alle imprese che auspicano nuove opportunità, la penetrazione di mercati diversi da quello nazionale e partner stranieri, rappresentanti la chiave d’accesso a economie che diversamente resterebbero precluse alle attività economiche che la Regione Calabria intende incentivare.

6.2 L’internazionalizzazione e la relativa strategia RegionaleLa Regione Calabria ha sviluppato i temi relativi alla internazionalizzazione nei diversi Assi del Programma Operativo Regionale 2000/2006 e, successivamente, nel Complemento di Programmazione sui fondi strutturali comunitari. I processi di internazionalizzazione sono stati affrontati in ambito di Progettazione Integrata, avviata nel contesto socio-economico regionale, dagli enti amministrativi locali (province ecomuni), dagli enti pubblici territoriali (camere di commercio) e, infine, dalle associazioni di categoria degli imprenditori. Anche le iniziative attivate con risorse Comunitarie (P.I.C. quali LEADER, INTERREG, EQUAL, altre), Nazionali (Intese Istituzionali di Programma e relativi Accordi di Programma Quadro [APQ], contratti di programma, patti territoriali, leggi nazionali di settore, altre fonti nazionali), Regionali (bilancio regionale, altre fonti regionali) e Private, hanno affrontato il tema della internazionalizzazione, apportando contributi preziosi, che, se per un verso non hanno sortito gli effetti sperati, dall’altro ci offrono lo spunto per riflettere sugli errori commessi e, quindi, da essi ripartire verso una diversa programmazione. Il tema della internazionalizzazione è, attualmente, allo studio della Regione, ed appare preminente e trasversale nelle linee programmatiche tracciate nella bozza di DSR, Documento Strategico Regionale, in via di definizione. Dall’analisi del POR Calabria 2000-2006, si evince che la Regione, nella precedente programmazione dei fondi strutturali (1994-1999), si è distinta per dinamismo, registrando una crescita del prodotto interno lordo pari al 2,2% annuo (dato superiore, quindi, sia a quello medio dell’area Meridionale, attestatosi al 2,0%, sia a quello medio Nazionale, uguale all’1,9%). Tale vantaggio è stato conseguito prevalentemente nell’ultima parte del periodo. È, infatti, nell’anno 2000 e, soprattutto, nell’anno 2001 che si è registrata la più elevata crescita del PIL. Obiettivi di maggiore apertura ai rapporti e collegamenti con paesi, mercati e realtà estere, erano presenti anche nella precedente programmazione. L’itinerario percorso dalla Regione Calabria nel periodo 1994-1999, ed avente quale meta ultima lo sviluppo, è stato caratterizzato dalla presenza di strategie volte a collegare, in modo funzionale, gli obiettivi generali della crescita globale con quelli più specifici, legati all’ambito economico regionale e considerati più incisivi rispetto alla peculiarità ed alle specificità della realtà calabrese. Gli strumenti messi in campo erano essenzialmente quelli degli aiuti di Stato (regime de minimis e L. 488/92), delle azioni di accompagnamento (finanziate al 100%) e il co-finanziamento di studi di ricerca (presentati da università ed imprese private). Il POR Calabria 2000-2006, indubbiamente si è arricchito di contenuti, anche se nel suo corpo non è dato rinvenire alcuna misura dedicata esplicitamente al tema della Internazionalizzazione. Tale inquietante aspetto ha spinto alcuni esperti ad effettuare delle ricerche a riguardo. Il Complemento di Programmazione del POR 2000-2006 (cfr. tab. 6.1) contiene 19 Misure che,

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Calabria

direttamente o indirettamente, sono suscettibili di attivare processi di Internazionalizzazione.

Tabella 6.1 Misure del POR Calabria 2000-2006, che interessano i processi di Internazionalizzazione

della Regione.

Asse I - Risorse naturali: misura 1.10: <<Rete Ecologica>>. (FESR)

L’azione prevede interventi volti al miglioramento dell’ambiente naturale, tanto in ambiti con risorse

sottoutilizzate, quanto in settori con risorse sovrautilizzate. Nel primo caso, si tratta principalmente di interventi finalizzati a limitare il degrado prodotto dall’abbandono e a creare le condizioni favorevoli allo sviluppo di nuove iniziative economiche. Negli ambiti con risorse sovrautilizzate, cioè territori costieri e ambiti fluviali e umidi, gli interventi perseguono l’obiettivo di limitare o ridurre gli impatti ambientali prodotti dalle attività antropiche. L’azione ha valenza regionale ed

insiste sulle aree con maggiore presenza di naturalità sia nei sistemi montani e collinari, sia nei sistemi costieri. Nelle aree montane e collinari, l’azione è finalizzata a favorire la ri-naturalizzazione di ambiti definitivamente

abbandonati. Per quanto riguarda i sistemi costieri l’azione è volta a perseguire, soprattutto, obiettivi di recupero e di tutela delle specificità naturali degli

ecosistemi marini, costieri e terrestri, intervenendo anche nei sistemi urbani, in particolare nelle zone destinate a

parco.

Asse II – Risorse culturali: Misura 2.1 <<Interventi di conservazione e valorizzazione del patrimonio

culturale>> (FESR).

La Misura è articolata in due Azioni che comprendono, rispettivamente, gli intereventi relativi alla valorizzazione del patrimonio archeologico della Magna Grecia e quelli relativi alla valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico regionale di natura pubblica o di rilevante

interesse pubblico ai sensi del D.Lgs. n. 490 del 29.10.1999. Le finalità di tale misura sono quelle di consolidare, estendere e qualificare le azioni di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico, architettonico, storico-artistico,

paesaggistico e rurale del Mezzogiorno, nonché quelle relative alle attività di spettacolo e di animazione

culturale, quale strumento di sviluppo economico del territorio.

Asse II – Risorse culturali: Misura 2.2 <<Servizi pubblici per la valorizzazione del patrimonio culturale>> (FESR).

La Misura sostiene la creazione, il potenziamento e il miglioramento della qualità dei servizi culturali per favorire la conoscenza, l’accesso e la fruizione del

patrimonio culturale Regionale di proprietà pubblica, compresa la promozione della conoscenza e della divulgazione, anche ai fini dell’innalzamento della

qualità della vita.

Asse II – Risorse culturali: Misura 2.3 <<Sviluppo delle iniziative imprenditoriali nel settore dei beni culturali>>

(FESR).

La Misura sostiene lo sviluppo dell’imprenditorialità e la crescita delle organizzazioni legate alla valorizzazione

del patrimonio culturale, creando le condizioni e favorendo la creazione di strutture ad alta

specializzazione per la gestione degli interventi di restauro, sviluppando attività di formazione sul campo, per la riqualificazione e la creazione di competenze

legate al patrimonio e alle attività culturali. Le tipologie di interventi ammissibili e le relative modalità di

attuazione sono quelle definite per il patrimonio culturale pubblico nella Misura 2.1.

177

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Asse III – <<Risorse umane>>: Misura 3.4 <<Inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi

svantaggiati>> (FSE).

La misura interviene sulle fasce della popolazione a maggiore rischio di esclusione sociale per favorirne la transizione al lavoro anche attraverso il consolidamento delle esperienze positive presenti in Calabria e sviluppate in gran parte nell’ambito del PIC Occupazione e del PIC Urban. La finalità della misura è quella di aumentare il

grado di occupabilità delle categorie svantaggiate garantendone l’accesso alle politiche generali di

inserimento e reinserimento lavorativo proposte dal programma operativo, superando la logica dei percorsi paralleli e separati che ha contraddistinto la precedente programmazione comunitaria. Gli obiettivi operativi che

si intendono perseguire sono i seguenti:- realizzare percorsi di sostegno per garantire l’inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro

mediante l’accesso a misure di politica attiva;- sostenere specifici progetti integrali di inserimento o

reinserimento, in particolare verso target di utenza e contesti territoriali o sociali ad elevato disagio sociale (ad es. detenuti, nomadi, portatori di

handicap gravi, ed in generale tutti i casi drop out ecc.);

- sviluppare misure di accompagnamento e un’offerta di servizi in grado di assicurare condizioni di

contesto (sociale, territoriale e aziendale) favorevoli all’inclusione sociale.

Asse III – <<Risorse umane>>: Misura 3.7 <<Formazione Superiore e Universitaria>> (FSE).

Gli ambiti d’intervento della misura riguardano i segmenti dell’offerta formativa post-

secondaria:Formazione Regionale di 2° e 3° livello. La formazione Regionale post-diploma dovrà essere adeguata alle finalità assegnate alla misura. In particolare, i nuovi percorsi formativi dovranno

rispondere all’obiettivo di promuovere competenze tecnico/professionali maggiormente rispondenti alle

esigenze del mercato del lavoro spendibili all’interno di un sistema integrato di certificazione. L’Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) costituisce un nuovo canale di formazione superiore a carattere non universitario e in discontinuità con la scuola secondaria superiore, integrato tra i sistemi dell’istruzione, della formazione, dell’università e del lavoro- finalizzato ad assicurare, in coerenza con le dinamiche occupazionali e con lo sviluppo economico del territorio, una formazione tecnica e professionale medio-alta. Gli obiettivi operativi che si intendono perseguire con la presente misura sono i

seguenti:- promuovere un’offerta formativa di 2° e 3° livello,

flessibile alle richieste della domanda, finalizzata a garantire un immediato e coerente inserimento occupazionale, anche nell’ambito di tendenze produttive settoriali e di iniziative di sviluppo

locale;- sviluppare la formazione tecnica e professionale

medio–alta con l’intento di prefigurare un sistema articolato e condiviso di integrazione tecnica tra i sistemi dell’istruzione, scolastica ed universitaria,

della formazione professionale e del lavoro.

Asse III – <<Risorse umane>>: Misura 3.8 <<Istruzione e formazione permanente>> (FSE).

L’obiettivo è quello di sviluppare un sistema di formazione permanente, che supporti le persone lungo

tutto l’arco della vita. La rapidità con la quale evolvono i sistemi sociali, economici e produttivi impone, infatti,

costanti azioni di adeguamento delle competenze di base

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

e trasversali, riferibili tanto alla sfera della vita sociale quanto a quella del lavoro, rendendo la formazione permanente strumento fondamentale ai fini della

prevenzione dei fenomeni di esclusione sociale e/o di espulsione dai circuiti attivi del mercato del lavoro. In particolare, gli obiettivi operativi che si intendono perseguire con la presente misura sono i seguenti:- Estendere le opportunità di accesso e l’offerta

formativa per l’aggiornamento e la qualificazione degli adulti, in particolare nelle aree dei servizi culturali e delle competenze

sociali, delle competenze trasversali, dei nuovi alfabeti (tecnologie dell’informazione, comunicazione e lingue straniere), delle

competenze professionali specifiche e di base;- Supportare lo sviluppo di un sistema di

formazione permanente, fornendo servizi e dotazioni per lo sviluppo organizzativo e strumentale delle strutture dell’offerta;

- Prevenire fenomeni di esclusione sociale e dal mercato del lavoro legati al deterioramento

delle competenze culturali.

Asse III – <<Risorse umane>>: Misura 3.9 <<Sviluppo della competitività delle imprese pubbliche e private con

priorità alle PMI>> (FSE).

La misura è finalizzata all’adeguamento continuo delle competenze specifiche degli operatori delle Imprese Pubbliche e Private e al sostegno operativo degli

strumenti contrattuali che favoriscono le politiche di rimodulazione e flessibilizzazione del mercato del lavoro. Gli obiettivi operativi che si intendono perseguire sono i

seguenti:- sostenere (attraverso attività formative,

consulenziali e di promozione e sensibilizzazione) le politiche di rimodulazione degli orari di lavoro e di flessibilizzazione del

Mercato del Lavoro;- rafforzare e diversificare gli interventi di

formazione continua nel settore privato, con priorità alle PMI, intervenendo sui punti di

debolezza emersi nella precedente programmazione.

I suddetti obiettivi saranno perseguiti attraverso azioni di formazione continua atte a garantire adeguatamente

l’evoluzione del sistema produttivo regionale al fine di favorire tutti i processi di creazione di nuove realtà

imprenditoriali oltreché potenziare quelle esistenti. Un elemento di innovazione della Misura è costituito dalla sua modalità di funzionamento a “sportello” per alcune

tipologie di interventi integrati che prevedono investimenti congiunti delle imprese, singole o associate, in impianti, tecnologie e capitale umano. Le azioni di formazione continua sono prioritariamente rivolte alle

PMI (almeno 75%) con le seguenti priorità:

- settori strategici dell’economia regionale, a forte potenziale di crescita;

- settori ad alto tasso di innovazione tecnologica, con particolare attenzione allo sviluppo della

società dell’informazione;- settori ad alta intensità occupazionale (es.

centri servizi telefonici, distribuzione commerciale, ect.).

Asse III – <<Risorse umane>>: Misura 3.10 <<Adeguamento delle competenze della Pubblica

Amministrazione>> (FSE).

La misura è finalizzata ad elevare il livello qualitativo delle competenze degli operatori della PA attraverso la progettazione e la realizzazione di specifici piani di

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

formazione e sviluppo organizzativo. Possono rientrare nella Misura, altresì, gli interventi di formazione del personale socio- sanitario operante nelle Aziende

Sanitarie ed Ospedaliere o nelle strutture convenzionate con il S.S.R. e negli Enti Locali, per i livelli di

professionalità non assegnati alle competenze della formazione universitaria. La Misura si integra con gli interventi previsti dalla Misura II del PON Assistenza Tecnica di competenza del Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La Misura intende sostenere i processi di valorizzazione delle risorse umane impegnate nel settore pubblico in relazione alle dinamiche di riposizionamento della

missione della Pubblica Amministrazione.

Asse III – <<Risorse umane>>: Misura 3.11 <<Sviluppo e consolidamento della imprenditorialità con priorità ai

nuovi bacini di impiego>> (FSE).

La Regione Calabria, attraverso l’attuazione della misura, intende promuovere e realizzare un insieme di interventi

che, favoriscano la creazione di una offerta maggiormente strutturata in settori che siano qualificanti per l’economia regionale e che possano contribuire ad una piena valorizzazione delle potenzialità economiche regionali, con particolare attenzione ai nuovi bacini di impiego e, in generale, ai giacimenti occupazionali individuati dalla Commissione Europea. Gli obiettivi operativi che si vogliono conseguire attraverso la

realizzazione degli interventi previsti dalla misura sono i seguenti:

- sostenere processi di natalità imprenditoriale, in particolare nel settore dei servizi, del no

profit e dell’economia sociale, con particolare riguardo per gli interventi nell’area dei nuovi

bacini di impiego;- consolidare il tessuto delle piccole e medie

imprese, in particolare con interventi di sostegno al ricambio generazionale;

- sostenere un programma organico di stabilizzazione occupazionale dell’area dei lavoratori precari già impegnati nei progetti

LPU ed LSU, contribuendo alla costituzione ed avvio di società miste e di cooperative con l’apporto fondamentale degli Enti Locali per

consolidare i processi avviati di esternalizzazione di servizi di Autonomie

Locali. La misura prevede il sostegno di queste iniziative attraverso servizi alle imprese, di promozione e formazione della cultura

d’impresa, nonché azioni di orientamento, accompagnamento e tutoraggio nello start-up di

impresa.

Asse III – <<Risorse umane>>: Misura 3.13 <<Promozione della partecipazione femminile al mercato

del lavoro>> (FSE).

La Misura dovrà promuovere il miglioramento della “qualità della vita e del lavoro” delle donne, valorizzando le caratteristiche, le competenze e le capacità nell’ambito

del mercato del lavoro regionale migliorando l’integrazione e i percorsi di crescita professionale e i miglioramenti di carriera. Gli obiettivi operativi che si intendono perseguire con la presente misura sono i

seguenti:- promuovere un’offerta di servizi mirati alla

conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa;

- realizzare percorsi di sostegno per garantire l’inserimento o reinserimento nel mercato del

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

lavoro mediante l’accesso alle misure di politica attiva previste nel programma (ad es. apprendistato, work experiences, formazione

superiore, ecc.);- sviluppare misure di accompagnamento finalizzate ad assicurare condizioni di contesto (imprese, parti sociali, territorio) favorevoli all’affermazione del principio delle pari

opportunità (ad es. attraverso marchi di qualità per le imprese, sensibilizzazione, trasferimento

delle buone prassi, ecc.).Gli strumenti di intervento della misura sono integrati con i servizi erogati dai PES e sono differenziati per i diversi target di utenza in funzione della specifica situazione della persona. In particolare, attraverso

l’attuazione della misura, si metteranno a disposizione delle donne i seguenti servizi:

- assistenza personalizzata per la diagnosi delle esigenze individuali;

- servizi di formazione coerenti con i fabbisogni di competenze individuati e integrati nei percorsi di transizione al lavoro e/o di

qualificazione professionale;- servizi per il primo inserimento lavorativo

attraverso esperienze di lavoro guidate;- incentivi alle imprese per favorire l’occupazione con particolare riferimento alla incentivazione del part-time e del lavoro

flessibile delle donne;- incentivi a sostegno della mobilità delle donne.La misura prevede inoltre un insieme di azioni di

supporto alla gestione familiare attraverso lo sviluppo di infrastrutture e servizi alla persona e alla famiglia, quali

asili nido, servizi di prossimità ed altre iniziative consimili, volti a rendere più efficace la erogazione della

prestazione.

Asse III – <<Risorse umane>>: Misura 3.14 <<Programmi di formazione integrati nelle azioni degli

assi del programma operativo>> (FSE).

La Misura è articolata in Programmi di Formazione di Settore, che utilizzano tutti gli strumenti di intervento per lo sviluppo delle competenze professionali disponibili

nella normativa del Fondo Sociale Europeo (orientamento, formazione iniziale, formazione continua, stages, tirocini, ecc), a supporto degli interventi previsti nelle misure degli altri Assi del Programma Operativo

Regionale, nonché azioni formative connesse ai PIT, PIS, PIAR, PIF e agli strumenti di programmazione negoziata (Patti Territoriali, Accordi d’Area, Patti per il Sociale, Accordi di Programma, ecc.). Per ciascun Settore verrà elaborato un piano specifico che individuerà le tipologie di azioni formative attivabili e le relative modalità di

attuazione. Sulla base dei Piani di Formazione di Settore, i Soggetti Attuatori dei progetti previsti nelle specifiche schede di misura (realizzazione di infrastrutture, regimi di aiuto, ecc.), presenteranno, utilizzando la procedura “a

sportello”, ed anche avvalendosi delle modalità di affidamento previste per gli strumenti di

programmazione negoziata, le proposte relative agli interventi necessari per qualificare ed aggiornare le risorse professionali che saranno coinvolte nella realizzazione dei progetti. Gli interventi che sono

attivabili potranno comprendere azioni di orientamento, di formazione iniziale, di formazione continua, stages,

tirocini e azioni di accompagnamento.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Le proposte di formazione saranno parte integrante dei progetti a cui si riferiscono e la loro valutazione e approvazione deve avvenire contestualmente con

l’approvazione degli stessi.

Asse III – <<Risorse umane>>: Misura 3.16 <<Sistema regionale per la ricerca e l’innovazione>> (FESR).

La Misura tende ad intervenire sui principali punti di criticità del sistema regionale della ricerca e

dell’innovazione. La Misura, attraverso le specifiche azioni, interviene sulle suddette criticità, sia sul fronte della offerta che su quello della domanda. In particolare,

per quanto riguarda il sistema di offerta, la misura interviene per rafforzare e valorizzare i centri e i laboratori di ricerca regionali, incoraggiandone la specializzazione, la messa in rete e una maggiore

attenzione ai fabbisogni di R&STI del sistema produttivo calabrese. Per quanto concerne la domanda la Misura

interviene per sostenere l’emissione e la messa in rete dei fabbisogni innovativi delle imprese. Infine la Misura sostiene specifici interventi finalizzati ad ispessire e

rendere stabili le relazioni tra domanda e offerta, quali:- azioni di sistema (costituzione della Consulta

Regionale per la Ricerca) per l’elaborazione e l’aggiornamento costante della strategia regionale per la ricerca e l’innovazione;

- creazione di laboratori tecnologici e di liaison office (uffici di raccordo tra Università, Centri

di Ricerca e Imprese);- supporto alla realizzazione di progetti di R&STI delle imprese, in collaborazione con i Laboratori e Centri di Ricerca Specializzati.

Asse IV – <<Sistemi locali di sviluppo>>: Misura 4.1 <<Crescita e competitività delle imprese industriali, artigiane, del commercio e dei servizi>> (FESR).

La misura si pone l’obiettivo di rafforzare il tessuto produttivo regionale, attraverso interventi mirati alla crescita ed alla competitività delle imprese esistenti, al

sostegno della nascita di nuove imprese, alla riqualificazione del sistema dei servizi reali e dei mercati finanziari, alla modernizzazione del settore commerciale.

Le operazioni previste sono:- interventi di miglioramento della competitività delle

imprese industriali, artigiane e dei servizi, con particolare riferimento all’innovazione di prodotto e

di processo;- interventi di miglioramento ambientale delle condizioni produttive, finalizzato ad incrementare la compatibilità ambientale delle attività produttive, promuovendo l’adeguamento delle imprese alla domanda di certificazione e qualità ambientale;

- richieste per piani pluriennali di sviluppo aziendale per ottenere contestualmente agevolazioni per

differenti tipologie di interventi (Pacchetti Integrati di agevolazioni);

- servizi alle imprese;- interventi di ingegneria finanziaria, quali capitalizzazione delle PMI, fondi di garanzia, servizi

reali per favorire ingegneria finanziaria.

Asse IV – <<Sistemi locali di sviluppo>>: Misura 4.2 <<Promozione dei sistemi produttivi locali>> (FESR).

La misura é finalizzata a potenziare e migliorare la dotazione e la funzionalità delle infrastrutture per la localizzazione e la logistica delle imprese e delle

infrastrutture di servizio, a promuovere e sostenere la cooperazione tra imprese attraverso progetti per

l’integrazione ed il potenziamento delle filiere e dei poli produttivi, e promuovendo progetti di cooperazione produttiva interregionale e transnazionale. L’APQ

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

proposto è articolato nelle seguenti tipologie d’intervento:

Le operazioni previste sono:• progetti volti a potenziare le infrastrutture ed i

servizi connessi per la localizzazione delle attività produttive;

• promozione e sviluppo del Partenariato Economico a livello locale, infraregionale e

interregionale;• azioni di marketing territoriale e servizi a

sostegno della localizzazione e della realizzazione di insediamenti industriali e artigianali da parte di imprese esterne;

• sviluppo di iniziative di Partenariato finalizzate a promuovere progetti di investimento e collaborazioni produttive per le specifiche

filiere tra imprese regionali, anche con imprese extra-regionali;

• promozione, realizzazione ed erogazione di servizi reali alle imprese delle specifiche

filiere, fra cui interventi tesi alla valorizzazione delle caratteristiche qualitative dei

prodotti/servizi realizzati;• azioni di promozione e servizi per la creazione

di nuove iniziative imprenditoriali per il completamento ed il potenziamento delle

specifiche filiere produttive;• promozione di progetti di reti di imprese, finalizzati alla creazione di reti di fornitura o di

comakership;• realizzare di progetti di cooperazione interregionale attraverso interventi promossi

dalle associazioni imprenditoriali, dalle banche e dalle Istituzioni, sia tra singole imprese che

tra sistemi di imprese;• costituzione e operatività dello Sportello per

l’internazionalizzazione, agevolazioni finanziarie per progetti di

internazionalizzazione, sostegno ai consorzi export.

Tale azione è direttamente finalizzata al perseguimento della strategia di internazionalizzazione, mentre le altre sono Misure che possono contribuire solo indirettamente

all'attivazione di processi di internazionalizzazione.

Asse IV – <<Sistemi locali di sviluppo>>: Misura 4.3 <<Promozione e fruizione dell’offerta turistica>>

(FESR).

La Misura sostiene la promozione e la fruizione dell’offerta turistica regionale attraverso un insieme

integrato di interventi finalizzati ad accrescere l’immagine e la capacità distintiva del “Prodotto Calabria” nella opinione pubblica e tra i potenziali clienti, a potenziare e completare la presenza dei

pacchetti di offerta turistici regionali all’interno dei sistemi di commercializzazione nazionali ed

internazionali, a ridurre i costi e i tempi di viaggio dei turisti dai luoghi di provenienza ai luoghi di soggiorno e visita. La Misura prevede, inoltre, la progettazione e la

realizzazione di un sistema di monitoraggio e valutazione del sistema turistico regionale che dovrà supportare la definizione di strategie e piani operativi ai vari livelli territoriali e istituzionali. Gli obiettivi operativi che la

Misura si prefigge sono:- l’aumento delle presenze turistiche nella Regione

attraverso azioni di marketing strategico (posizionamento dell’offerta) e di distribuzione del

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

prodotto;- l’aumento della competitività dell’offerta turistica

regionale su segmenti di consumo economicamente più qualificati;

- il miglioramento delle condizioni logistiche di accesso e di fruibilità del territorio.

Asse IV – <<Sistemi locali di sviluppo>>: Misura 4.4 <<Reti e Sistemi locali di offerta turistica>> (FESR).

Asse IV – <<Sistemi locali di sviluppo>>: Misura 4.7 <<Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità>>

(FEAOG).

La Misura, in coerenza con l’obiettivo del miglioramento delle condizioni di trasformazione e di

commercializzazione dei prodotti agricoli, favorisce l’aumento della competitività e del valore aggiunto dei prodotti agricoli regionali di qualità, contribuendo alla

creazione di un regime di qualità regionale. Il rafforzamento della competitività del tessuto produttivo

Calabrese, quindi, verrà perseguito facendo leva contemporaneamente sulla capacità di trasformazione e commercializzazione delle imprese agricole, volte a migliorare le caratteristiche strutturali, produttive e

qualitative dei prodotti agricoli (Misura 4.5 e Misura 4.6) e sulla loro valorizzazione (Misura 4.7) contribuendo ad aumentare la competitività ed il valore aggiunto di tali prodotti. La strategia e il raggiungimento degli obiettivi previsti, nonché la concentrazione delle risorse, viene

perseguita non a livello territoriale bensì a livello di settori produttivi. Tutto ciò attraverso la presentazione di Piani Integrati per la Filiera nei diversi comparti produttivi,

secondo le vocazioni prevalenti delle aree territoriali che compongono la geografia economica della Regione, senza

tralasciare la possibilità di collegamento tra realtà produttive di territori diversi al fine di aumentare l’offerta

di prodotto.

Asse VI – <<Reti e nodi di servizio>>: Misura 6.3 <<Società dell’informazione>> (FESR).

La Misura prevede interventi finalizzati a favorire e sostenere lo sviluppo della Società dell’Informazione, che

è considerato uno dei fattori chiave dello sviluppo regionale. Gli interventi della Misura sono essenzialmente

centrati sul fronte della domanda nel senso che promuovono e sostengono l’adozione delle TIC

(Tecnologie della Informazione e della Comunicazione) a supporto dell’attività sia del settore pubblico sia di quello privato. Essi mirano alla realizzazione di progetti che possano creare sinergia fra lo sviluppo dei servizi di

telecomunicazione e lo sviluppo locale. In particolare, gli interventi della Misura si propongono di:

- aumentare la consapevolezza circa l’importanza delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione

(TIC) e potenziare la capacità di Pianificazione Strategica nell’area della Società dell’Informazione;- accelerare la transizione delle pubbliche amministrazioni regionali e locali verso il governo elettronico, in linea con le iniziative intraprese dal Governo Nazionale attraverso il Piano di Azione per

l’E-government;- promuovere ed incentivare l’adozione delle TIC

presso le PMI ed accelerare la transizione verso l’E-Commerce;

- garantire l’accesso alla Società dell’Informazione a tutte le categorie sociali, con particolare attenzione

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

per le aree e le categorie svantaggiate.

Fonte: Complemento di Programmazione POR Calabria 2000-2006.

Con riferimento all’aspetto finanziario, l’analisi contiene le informazioni relative fornite dagli Uffici della Regione Calabria preposti alle attività di monitoraggio. L’obiettivo è quello di creare un quadro di riferimento della dotazione finanziaria di ciascun Fondo Strutturale, degli Assi, in generale, e delle Misure di interesse, in particolare. Per completezza, l’analisi comprende le informazioni relative alla programmazione di cui al Complemento di Programmazione 2000-2006. I dati, relativi all’avanzamento finanziario del programma, sono stati elaborati in funzione delle finalità di studio e, pertanto, riportati in forma aggregata nelle tabelle seguenti, concernenti i quattro tipi di Fondo Strutturale (cfr. tabella 6.2), ai sei Assi Prioritari più quello di Assistenza Tecnica (cfr. tabella 6.3), alle Misure di interesse (cfr. tabella 6.4) ed infine alle singole Azioni di interesse oggetto della ricerca (cfr.tabella 6.5). Ciascuna voce riporta il costo totale, gli impegni e i pagamenti assunti al 31/04/2005.

Tabella 6.2 Stato di attuazione: Fondi Strutturali

Programmazione 2000-2006 Attuazione al 1-07- 2005

Fondi Strutturali Costo Totale Impegni assunti % Pagamenti % su investimenti

FESR 2.517.484.000,00 1.388.128.807,89 55,14883.780.065,58 35,11

FSE 606.976.000,00 131.921.158,99 21,73109.281.882,37 18,00

FEOGA 852.916.000,00 413.035.074,30 48,43296.585.379,72 34,77

SFOP 41.919.000,00 26.600.423,00 63,4613.054.577,20 31,14

TOTALE 4.019.295.000,00 1.959.685.464,18 48,761.302.701.904,87 32,41

Fonte: Regione Calabria

Tabella 6.3 Stato di attuazione: Assi

Programmazione 2000-2006 Attuazione al 1-07- 2005Assi Prioritari Costo Totale Impegni assunti % Pagamenti % su investimenti

I – Risorse Naturali

1.081.230.000 588.630.087,01 54,44387.043.255,21 35,80

II – Risorse Culturali

128.290.000 82.095.509,07 64,9951.486.913,74 40,13

III – Risorse Umane

671.318.000 139.312.539,93 20,75

115.080.848,35 17,14IV – Sistemi

Locali1.388.269.000 625.052.092,48 45,02

443.097.143,74 31,92V- Città 314.052.000 238.428.227,51 75,92 155.004.845,30 49,36

VI – Reti e Nodi di servizio

396.252.000 257.138.267,86 64,89

137.737.119,59 34,76VII –

Assistenza tecnica

39.884.000 29.028.740,32 72,78

13.251.778,94 33,23

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Totale 4.019.295.000 1.959.685.464,18 48,76 1.302.701.904,87 32,41Fonte: Regione Calabria

Tabella 6.4 Stato di attuazione: Misure di internazionalizzazione (dirette e indirette)

Programmazione 2000-2006 Attuazione al 1-07- 2005

Misure Costo Totale Contributo Pubblico Nazionale

Impegni assunti % Pagamenti % su investimenti

1.10 74.148.000 37.074.000 14.090.711,11 19,00 10.620.272,69 14,322.1 67.484.000 33.742.000 70.916.704,06 105,09 48.712.567,66 72,182.2 31.768.000 15.884.000 4.474.300,00 14,08 1.687.736,34 5,312.3 29.038.000 14.519.000 6.704.505,01 23,09 1.086.609,74 3,743.4 49.178.000 34.425.000 4.621.922,36 9,40 3.947.009,97 8,033.7 42.245.000 12.673.000 7.576.660,78 17,94 3.237.723,74 7,663.8 30.592.000 9.177.000 3.973.448,59 12,99 3.487.900,39 11,403.9 47.855.000 33.497.000 9.332.112,67 19,50 7.156.447,85 14,953.10 11.964.000 3.589.000 3.502.935,97 29,28 2.784.574,38 23,273.11 47.854.000 14.357.000 2.828.199,88 5,91 2.454.878,59 5,133.13 53.835.000 16.150.000 5.508.229,67 10,23 4.596.873,69 8,543.14 47.853.000 14.356.000 1.375.000,00 2,87 1.375.000 2,873.16 45.490.000 22.745.000 4.079.436,94 8,97 2.511.811,94 5,524.1 210.420.000 105.210.000 173.862.755,49 82,63 144.019.177,19 68,444.2 160.296.000 80.148.000 76.610.929,46 47,79 34.065.640,16 21,254.3 69.936.000 34.968.000 58.625.486,34 83,83 49.675.705,74 71,034.4 222.098000 111.049.000 38.747.718,53 17,45 18.490. 276,81 8,334.7 6.098.000 3.049.000 187.051,84 3,07 33.338,38 0,556.3 68.024.000 34.012.000 28.225.313,68 41,49 17.353.987,22 25,51

Fonte: Regione Calabria.

Tabella 6.5 Stato di attuazione: Misure di Internazionalizzazione (dirette e indirette)- Azioni

Attuazione al 1-07- 2005

Azione Importo Totale Impegno Totale Imp/Tot%

Spesa Totale Spes/Tot%

1.10.a 22.244.000,00 6.867.429,26 28,9 4.575.691,12 20,571.10.b 51.904.000,00 8.015.402,6 15,44 6.680.546,42 12,872.1.a 33.742.000,00 35.215.501,36 104,37 22.578.852,94 66,912.1.b 33.742.000,00 36.881.902,16 109,30 27.235.406,22 80,712.2.a 15.884.000,00 4.324.000,00 27,22 1.844.157,34 11,612.2.b 15.884.000,00 150.000,00 2,36 110.000 0,692.3.a 11.614.000,00 4.881.000,00 42,02 1.929.000 16,602.3.b 8.712.000,00 2.454.645 28,17 486.687,5 5,582.3.c 8.712.000,00 461.960 5,30 154.264,74 1,773.4.a 4.038.000,00 130.314,03 3,23 123.380,73 3,053.4.b 8.077.000,00 1.249.161,32 15,46 1.106.303,74 13,703.4.c 16.156.000,00 2.635.279,7 16,31 2.398.969,14 14,853.4.d 8.077.000,00 0 0,0 0 0,03.4.e 1.211.000,00 217.446,00 17,95 113.723 9,39

186

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

3.4.f 2.020.000,003.7.a 29.571.000,00 7.234.984,4 24,46 2.969.002,7 10,043.7.b 8.448.000,00 786.936,93 9,31 751.962,73 8,903.7.c 1.267.000,00 0 0,0 0 0,03.7.d 2.113.000,00 0 0,0 0 0,03.8.a 27.533.000,00 3.621.788,95 13,15 3.548.834,12 12,893.8.b 918.000,00 0 0,0 0 0,03.8.c 1.531.000,00 0 0,0 0 0,03.8.d 610.000,00 0 0,0 0 0,03.9.a 32.310.000,00 10.712.013,72 33,15 5.562.847,16 17,223.9.b 9.232.000,00 2.376.778,03 25,74 1.546.312,9 16,743.9.c 1.385.000,00 193.275,12 13,95 96.637,56 6,973.9.d 2.309.000,00 214.800,00 6,97 45.360 1,963.9.e 923.000,00 216.727,7 23,48 47.287,7 5,123.10.a 10.386.000,00 3.292.168,76 31,69 2.663.464,59 25,643.10.b 346.000,00 69.000,00 19,94 69.000 19,943.10.c 599.000,00 0 0 0,03.10.d 240.000,00 89.760,00 37,4 17.952 7,483.11.a 27.694.000,00 1.336.136,3 4,82 1.352.542,55 4,883.11.b 13.847.000,00 10.238.768,16 73,94 905.796,16 6,543.11.c 1.385.000,00 340.444,56 24,58 180.149,99 13,003.11.d 2.039.000,00 0 0,0 0 0,03.11.e 923.000,00 289.600,00 31,37 57.920,00 6,273.13.a 5.192.000,00 50.644,89 0,97 50.644,89 0,973.13.b 10.386.000,00 1.238.398,4 11,92 1.044.421,26 10,053.13.c 20.771.000,00 2.005.410,74 9,65 2.223.037,43 10,703.13.d 10.386.000 8.844.743,43 85,16 1.100.725,14 10,593.13.e 1.557.000,00 286.717,00 18,41 151.358,5 9,723.13.f 2.596.000,00 0 0 0,03.13.g 1.038.000,00 358.303,62 34,51 156.527,37 15,083.14.a 19.142.0003.14.b 9.570.000 0 03.14.c 4.785.000 1.375.000,00 28,73 1.375.000 28,733.14.d 14.356.000 0 03.16.a 11.848.000,00 316.436,94 2,67 135.311,94 1,143.16.b 13.646.000 7.383.867,5 54,11 0 0,03.16.c 4.550.000 0 0,0 189.000 4,153.16.d 13.648.000 6.116.364,18 44,81 2.496.000 18,284.1.a 73.648.000 107.438.280,3 145,8 90.528.370,7 122,924.1.b 73.648.000 47.003.179,66 63,82 34.085.993,04 46,284.1.c 23.144.000 13.156.849,31 56,84 13.156.849,33 56,844.1.d 18.938.000 0 0,0 0 0,04.1.e 21.042.000 6.264.568,98 29,77 6.264.568,98 29,774.2.a 16.030.000 29.323.003,09 182,92 15.489.898,21 96,634.2.b 38.472.000 0 0,0 0 0,04.2.c 96.176.000 36.746.795,99 38,20 17.221.475,98 17,904.2.d 9.618.000 7.746.853,49 80,54 0 0,04.2f 0 2.794.276,78 2.125.164,234.3.a 48.956.000 51.237.018,58 104,65 47.600.256,54 97,234.3.b 10.490.000 1.151.194,64 10,97 1.015.674,68 9,684.3.c 10.490.000 6.205.207,98 59,15 3.910.852,56 37,284.4.a 41.354.000 11.032.962,64 26,67 5.300.866,58 12,814.4.b 41.354.000 13.878.969,72 33,56 9.668.836,52 23,384.4.c 42.316.000 18.015.048,28 42,57 2.593.825,2 6,134.4.d 9.618.000 1.072.950,49 11,15 793.497,61 8,254.4.e 9.618.000 1.071.791,72 11,14 1.017.234,22 10,574.4.f 19.236.000 0 0,0 0 0,04.4.g 17.312.000 0 0,0 0 0,04.4.h 11.540.000 0 0,0 0 0,04.7 6.098.000 287.051,84 4,70 53.338,38 0,87

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

6.3.a 6.082.000 2.136.406,72 35,12 1.844.780,62 30,336.3.b 6.082.000 7.367.097,92 121,12 3.619.601,76 59,516.3.c 27.210.000 18.728.746,7 68,83 11.763.710,88 43,236.3.d 27.210.000 0 0,0

Fonte: Regione Calabria

6.3 I Progetti Integrati TerritorialiLa Regione Calabria ha inteso individuare, sin dall’inizio della Programmazione, gli strumenti progettuali più idonei ad incontrare le singolari necessità del territorio, fornendo riscontri sotto il profilo degli strumenti e delle risorse finanziarie messe a disposizione. In tale quadro si colloca la scelta di utilizzo dei Progetti Integrati Territoriali (PIT). Il POR Calabria 2000-2006 ha individuato nei sistemi istituzionali di governo locali una delle leve principali per il raggiungimento degli obiettivi prefissati nel Programma Operativo. Il territorio regionale è stato suddiviso in diversi PIT attraverso un processo di concertazione che ha coinvolto i soggetti del Partenariato Regionale e Locale. Le aree PIT individuate sono 23 (cfr. tabella 6.6) e la zonizzazione è stata definita nel rispetto di due vincoli territoriali:

a) il principio di contiguità tra i comuni appartenenti allo stesso PIT;

b) i confini provinciali.

Tabella 6.6 Elenco dei PIT per provincia

Provincia di Cosenza Provincia di Reggio Calabria

1. Alto Tirreno Cosentino 19. Piana di Gioia Tauro

2. Medio Tirreno Cosentino 20. Aspromonte

3. Pollino 21. Locride

4. Alto Ionio Cosentino 22. Stretto

5. Val di Crati 23. Area Grecanica

6. Sila Jonica Provincia di Catanzaro

7. Basso Tirreno Cosentino 14. Lamezia

8. Serre Cosentine 15. Valle del Crocchio

9. Sila 16. Serre Calabresi

10. Savuto Provincia di Crotone

Provincia di Vibo Valentia 11. Alto Crotonese

17. Serre Vibonesi 12. Sila Crotonese

18. Monte Poro 13. Crotone

Fonte: Regione Calabria.

Tale zonizzazione è stata effettuata a partire dagli studi realizzati dalla Regione e dalle Università Calabresi e considerando le ripartizioni territoriali già esistenti quali Comunità Montane, Enti Parco, Leader II (GAL), Patti territoriali ed altro. La versione finale della zonizzazione, come base per la costituzione delle aree PIT, è stata adottata dalla Giunta Regionale con delibera n. 354 del 27 aprile 2001 di concerto con gli altri

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Organismi coinvolti (Province, UPI, ecc.). La procedura seguita per l’elaborazione dei PIT da parte dei Partenariati Locali è stata scandita in tre fasi:

1. Costruzione del quadro generale: nel quale viene analizzata la situazione attuale, valutati i punti di forza e debolezza del territorio dell’area PIT e individuata l’idea strategica; tale quadro deve essere inoltrato all’Unità di Coordinamento19 entro i trenta giorni successivi alla pubblicazione delle Linee guida e discusso per approvazione o modifiche entro trenta giorni dalla data di inoltro;

2. Dettaglio delle operazioni: in cui vengono individuate le singole iniziative intese a realizzare l’idea strategica in forma integrata; il documento deve essere inoltrato all’Unità di Coordinamento entro i tre mesi successivi all’approvazione del quadro generale e discusso per approvazione o modifiche entro tre mesi dalla data di inoltro;

3. Valutazione del PIT: finalizzata all’esame delle singole iniziative e del Progetto nel suo complesso; deve avvenire, in fase ex ante, alla presentazione, discussione ed approvazione della documentazione richiesta, sia per quanto attiene gli aspetti generali, sia per quanto attiene le singole operazioni.

Tabella 6.7 PIT non inerenti il processo di Internazionalizzazione.

Fonte: Regione Calabria.

19 L’Unità di Coordinamento è composta dal Dipartimento Bilancio e Programmazione della Regione Calabria, nella figura del Dirigente di Settore della Programmazione, con funzioni di presidenza, dall’Autorità di Gestione del POR Calabria, dai Responsabili del Coordinamento dei Fondi FSE, FEOGA e SFOP, o loro delegati; dal NVVIP con ruolo di istruttoria di progetto.

PIT Idea strategica

Valle del Crocchio L’organizzazione delle competenze esistenti per la competitività del territorio

Lamezia Nel cuore della Calabria tra mare e monti e risorse produttive

LocrideDai “laboratori” per lo sviluppo alla costruzione del “Sistema Locride”

Serre Calabresi Un modello di sviluppo turistico ecosostenibile nelle Serre Calabresi

Sila Sistema turistico locale Sila - Dall'habitat al patto tra generazioni per l'occupazione e lo sviluppo sostenibile della Sila

Alto Tirreno Cosentino La riviera nel ParcoCrotone PIT agora (P-rogetto I-ntegrato T-uristico a–zioni g-iovani/impresa o-ccupazione r-ilancio

a-rcheologia/-mbiente/-rtigianato/-gricoltura)Pollino Progetto Integrato Territoriale per lo sviluppo compatibile e durevole dell’area Pollino

Serre Consentine Lo sviluppo tra memoria e innovazioneArea Grecanica “I Calavrìa Dikìma” – La nostra Calabria

Dalle radici di una storia antica alle nuove risorse sulla strada di uno sviluppo sostenibile del territorio

Savuto Savuto: Integrazione e sostenibilità: Un progetto per costruire un nuovo equilibrio tra ambiente, comunità locali e sviluppo economico

Alto Ionio Cosentino Sibari, un marcatore di identità per avviare un processo di sviluppo locale integratoAspromonte La Montagna che “accoglie” la sfida del tempo Emersione Occupazione Sviluppo (E.O.S)Basso Tirreno Cosentino

Dalle tradizioni ad uno sviluppo sostenibile

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Gli aspetti di Internazionalizzazione dei PIT Calabresi sono stati rilevati dalla lettura delle schede progettuali attualmente disponibili presentate dai Partenariati Locali e non ancora definitive. Dalla analisi delle suddette schede si evince e si conferma quanto emerso dagli incontri avuti con i soggetti intervistati e cioè che il tessuto socio-economico Calabrese non è ancora pronto per affrontare il processo di Internazionalizzazione. Tra le azioni propedeutiche da perseguire vi è la azione di formazione rivolta tanto al mondo imprenditoriale, quanto alle istituzioni, gli incentivi all’associazionismo, la valorizzazione e la promozione delle risorse naturalistiche e culturali, il miglioramento della competitività delle imprese attraverso l’innovazione tecnologica, la creazione di marchi di qualità, la specializzazione delle produzioni e altre azioni dello stesso tenore. Nei programmi dei PIT elencati nella tabella 6.7, non è stato rilevato alcun aspetto specificamente legato ai processi di Internazionalizzazione. Altri PIT, invece, hanno adottato impostazioni strategiche che rispondono soprattutto alla esigenza di attuare azioni preparatorie per l’Internazionalizzazione, mentre alcune schede fanno riferimenti espliciti ad interventi specifici di Internazionalizzazione, evidenziati nella tabella che segue.

Tabella 6.8 PIT che presentano aspetti relativi alla promozione del processo di Internazionalizzazione.

PIT Idea strategica Aspetti di internazionalizzazione rilevati

Valle Crati Sistema Valle Crati

Sono stati rilevati espliciti riferimenti

all’internazionalizzazione nei seguenti obiettivi:

Obiettivo 1: PMI ed artigianato (Asse IV – Misure 4.1; 4.2; 4.15)Obiettivo 2: Servizi alle imprese (Asse IV –Misure 4.2; 4.13)

Obiettivo 7: Valorizzazione prodotti locali (Asse IV Misura 4.3)Obiettivo 12: la creazione di

consorzi e centri di ricerca (Asse IV mis. 4.1 - 4.2)

Si intende, in particolare, incentivare la realizzazione di consorzi anche

per l'export.La variabili sulle quali si vuole incidere sono la capacità di esportazione, la capacità di

attrazione di investimenti esteri, la capacità di esportazione, capacità di

attrazione dei consumi turisticiL’idea strategica è articolata in

quattro azioni:(1) Polo del benessere e della salute, relativo ai settori Termalismo –

Medicina dello Sport – Ambiente –Salute.

(2) Polo produttivo della montagna crotonese, relativo ai settori Filiera del legno - certificazione dei Sistemi di Gestione Ambientale nel settore foresta-legno – Polo Tecnologico

del legno.(3) Circuito turistico – Marchio di Qualità Ambientale – Ecolabel,

190

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Sila CrotoneseValorizzazione delle risorse per un “Ben-Essere” fra Terra, Acqua e

Cultura

relativo ai settori Ambiente - cultura – archeologia – religione

(4) Valorizzazione e rafforzamento delle PMI a vocazione, relativo ai settori internazionalizzazione – e.

business – qualità totale – ingegneria finanziaria.

L’idea è quella di innestare un nuovo processo di

internazionalizzazione delle imprese che può assumere due differenti forme, quella mercantile (le

esportazioni) e quella produttiva (gli investimenti all’esterno) e prevede un apposito sistema di sostegni

finanziari spesso poco conosciuti e utilizzati dagli imprenditori locali. Questa direttrice ha la finalità di

contribuire alla diffusione di alcune informazioni sulle agevolazioni

previste dal legislatore in materia di internazionalizzazione.

Gli obiettivi che si intendono perseguire sono:

1. Creare una cultura imprenditoriale capace di esportare le produzioni

locali;2. Creare una cultura imprenditoriale capace di attrarre investimenti esteri;3. Avviare e sostenere i processi

finalizzati alla commercializzazione dei prodotti delle imprese.

Piana di Gioia Tauro

Oltre il porto, per lo sviluppo della piana di Gioia Tauro. Potenziare le

reti istituzionali, tutelare e valorizzare le specificità territoriali, promuovere la cooperazione tra le imprese, manutenere il capitale

sociale.

Gli aspetti di internazionalizzazione sono deducibili dagli indicatori

previsti, in particolare “imprese che diventato esportatrici”.

Sila JonicaTre volti per lo sviluppo: Progetto di

valorizzazione integrata del territorio

Gli aspetti di internazionalizzazione sono previsti nella linea d’azione d) che prevede la realizzazione di

servizi innovativi alla società e alle imprese e le infrastrutture di supporto per aiutarne la

competitività, la capacità ad esportare e ad attrarre capitali esterni all’area in settori pregiati quale il

turismo, il termalismo, l’agriturismo, l’agroalimentare

(ASSE 4. M4 // A5 M2// A6. .M3).

Alto CrotonesePercorsi di sviluppo guidati da vini

d’eccellenza - Progetto di valorizzazione integrata del

territorio

Gli aspetti di internazionalizzazione sono deducibili dagli indicatori

previsti, in particolare “imprese che diventato esportatrici”.

MonteporoRiqualificazione dell’offerta

turistica nell’Area PIT Monte Poro

Gli aspetti di internazionalizzazione sono previsti nell’obiettivo 4:

Sviluppare il sistema di commercializzazione. Le variabili di rottura sulle quali si intende incidere

sono la capacità di esportare; il grado di indipendenza economica; la capacità di attrazione dei consumi turistici; la capacità innovativa.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Gli indicatori considerati sono le esportazioni/PIL; le importazioni nette/PIL; le presenze turistiche per abitante; l’indice di specializzazione tecnologica (ITS); l’incremento

annuo di arrivi e presenze.

StrettoSulla strada della costruzione dell’Area Metropolitana dello

Stretto (dall’Aspromonte al mare)

Uno degli obiettivi del PIT è quello di potenziare l’Area Metropolitana dello Stretto come nodo funzionale strategico per gli scambi culturali e commerciali tra l’Europa e i Paesi

del Sud del Mediterraneo.Gli aspetti dio

internazionalizzazione sono, inoltre, deducibili dagli indicatori previsti, in particolare “imprese che diventato

esportatrici”.Fonte: Regione Calabria.

Il processo di attuazione dei PIT presenta notevoli ritardi rispetto a quanto previsto dai CdP. Il rallentamento nella realizzazione dei progetti è stato determinato principalmente dal concorso dei seguenti fattori:

a) L’Autorità di Gestione ha avvertito l’esigenza di riformulare le linee guida. È stato necessario, infatti, precisare l’ammontare delle risorse finanziarie destinate a queste iniziative, gli apporti dei diversi fondi strutturali e le quote di riparto destinate alle singole iniziative con riferimento alle diverse misure del programma. Aspetti che nelle precedenti linee guida avevano ricevuto parziale definizione;

b) gli Organi di Gestione dei PIT, hanno concepito progetti organici e sinergici volti ad oltrepassare il fenomeno campanilistico, che in Calabria, in alcuni casi, raggiunge livelli parossistici.

Poiché le nuove linee guida sono state approvate solo di recente, le proposte di PIT, elaborate sulla base delle precedenti linee guida, devono essere riviste, soprattutto per verificarne la congruità verso la nuova ripartizione finanziaria e verso le misure. Ciò può rappresentare il cuneo attraverso cui promuovere iniziative aventi come fine i processi di Internazionalizzazione. Infatti gli organi di gestione dei PIT dovranno sviluppare il dettaglio delle operazioni che dovrà essere valutato dall’Unità di Coordinamento. I Progetti Integrati Territoriali (PIT) rappresentano una tra le principali modalità di attuazione delle politiche per lo sviluppo locale in Calabria e assumono nella loro strategia di fondo il tema dello sviluppo endogeno e del potenziamento dei sistemi locali produttivi. Per questo motivo, nella inauguranda Programmazione, le linee strategiche di vitale importanza come l’Internazionalizzazione del sistema produttivo Regionale, troveranno il loro naturale sviluppo nel solco già tracciato dai PIT.

6.4 Le Province, i Comuni, le Camere di Commercio e le Associazioni Imprenditoriali alle prese con l’InternazionalizzazioneLe Province Calabresi (specialmente quelle di nuova costituzione, Vibo Valentia e Crotone) da subito hanno dimostrato una profonda sensibilità verso le tematiche dell’Internazionalizzazione. In particolare, attraverso l’utilizzo di fondi del bilancio provinciale, sono state avviate una serie di iniziative, di cui si è cercato di fornire una sintesi:

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

- tutte le Province hanno istituito, sebbene con diversa denominazione, "l’Ufficio Europa" che svolge importanti funzioni di informazione, orientamento e animazione territoriale sulle tematiche comunitarie in genere (tale funzione viene svolta in modo continuativo in favore del personale interno, del personale dei comuni del territorio provinciale ed, infine, in favore di privati);

- inoltre, hanno partecipato attivamente, di concerto con le CCIAA, all’organizzazione ed attivazione dello sportello provinciale per l'Internazionalizzazione delle imprese (assicurando, altresì, la partecipazione attiva di propri rappresentanti ai lavori dello sportello che operano nell’ambito della segreteria); organizzando la partecipazione alle fiere stabili di carattere Nazionale e, saltuariamente, a fiere Internazionali per le quali l'Amministrazione fornisce un supporto organizzativo e finanziario per l’allestimento degli stands (pagamento degli spazi espositivi e delle spese di spedizione dei prodotti);

- sono state promosse attività di marketing territoriale verso territori del Nord Italia ed Europei, attraverso la pubblicazione e la divulgazione di materiale informativo ed incontri con imprenditori di tali territori. La Provincia di Vibo Valentia e quella di Crotone hanno partecipato al progetto “Russia” promosso da Mondimpresa, che prevedeva un programma di scambi con imprenditori russi, finalizzato alla promozione delle imprese calabresi.

Si è riscontrato, altresì, un intenso programma di scambi con le aree Sud del Mediterraneo. In tale contesto, l’Assessorato alla Cultura dell’Amministrazione Provinciale di Catanzaro ha organizzato, a partire dal 2001, una rassegna internazionale di musica e valorizzazione del patrimonio artistico-ambientale “VisMusicae – Il parco sonoro tra i due Mari”. Ulteriore iniziativa in ambito Mediterraneo è nata dalla collaborazione tra l’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria e l’Università per gli stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria. Si tratta di progetti di scambi di studenti e ricercatori con i Paesi del Nord Africa. Nella specie, è stato avviato un progetto di cooperazione decentrata con l’Università di Gafsa Sud, finanziato dal programma PHDL con lo scopo di formare operatori tunisini affinchè gli stessi svolgano azione di sensibilizzazione delle amministrazioni e istituzioni pubbliche sui temi della solidarietà sociale e dell’immigrazione. Iniziative in campo economico hanno interessato sempre la Provincia di Reggio Calabria, che ha siglato una convenzione con le autorità Maltesi al fine di incentivare gli scambi di know-how tra le imprese dei due territori, e la promozione del porto di Gioia Tauro come sito per investimenti dagli USA nel settore della logistica e del traffico marittimo. Iniziative in campo culturale sono state condotte, altresì, dalla Provincia di Vibo Valentia con il progetto “Traiano” finanziato con fondi comunitari del programma “Cultura 2000”, in partenariato con istituzioni Spagnole, Tedesche e Rumene. Infine le Amministrazioni si sono dimostrate particolarmente attente ai processi di Internazionalizzazione in ambito sociale, in particolare verso le problematiche di integrazione con le comunità di stranieri di diversa provenienza (Nord Africa, Balcani, ecc.). Per favorire tale processo è stato costituito un apposito ufficio (Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia) che ha il compito di fornire assistenza ad ampio raggio (sanità, corsi di lingua italiana, legislazione, economia, ecc.). Dall’analisi condotta è emersa una realtà locale molto interessata alle tematiche internazionali. Le Amministrazioni Comunali, con fondi propri, partecipano e promuovono la partecipazione delle PMI alle maggiori rassegne fieristiche Nazionali (quali Milano, Bologna, Bari, ecc.) e Internazionali, anche se in misura minore, per la

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

commercializzazione dei prodotti tipici dei settori trainanti (Turismo, Agricoltura e Pesca). Il Comune di Vibo Valentia ha avviato un’indagine sulle quantità dei prodotti e sugli standards qualitatitivi volta ad individuare ed analizzare le PMI locali che hanno rapporti commerciali con l’estero, al fine di programmare iniziative di promozione commerciale e produttiva con paesi stranieri (in particolare dell’area del Nord Africa). Il Comune, altresì, è impegnato nella costituzione di un locale sportello per l’Internazionalizzazione nell’ambito delle competenze dell’Assessorato alle Attività Produttive. Il Comune di Cosenza ha attivato al suo interno fin dal 1998 l'Ufficio Europa con il quale fornisce ai cittadini ed alle imprese, informazioni sui programmi e le politiche comunitarie. Da circa due anni, il Comune fa parte della Federazione Mondiale dei Comuni Uniti (FMCU). In questi anni l'Amministrazione Comunale si è impegnata attivamente nel campo internazionale partecipando a diverse iniziative nell'ambito di diversi programmi quali INTERREG II e URB-AL. Di particolare rilievo è risultato essere un progetto finanziato con il programma comunitario URB-AL (favorisce la cooperazione con i paesi dell'America Latina nel settore della pianificazione e problematiche urbane): "Accesibilidad y mobilidad en los contestos historicos URB-AL". Il settore d'intervento è quello della Riqualificazione Urbana; ed è stato svolto in partenariato con i Comuni di Ragusa, Cosenza, Girona (E), Granada (Nicaragua), Montevideo (Uruguay), Santa Tecla (El Salvador). Non sono state registrate iniziative, progetti a carattere internazionale che vedono coinvolte le Comunità Montane. Un quadro dei progetti analizzati nel corso dell’indagine, finanziatidalle Comuni Calabresi, è riportato nella tabella che segue, insieme ai progetti delle Province e delle Camere di Commercio. Le Camere di Commercio sul tema dell’Internazionalizzazione sono particolarmente attive ed impegnate nella fornitura di informazioni e servizi istituzionali. Attraverso il fondo perequativo Nazionale dell’Unioncamere ed in particolare in occasione di progetti avviati a livello nazionale (es. progetto VAL-MEZ), le CCIAA hanno, spesso di concerto con le amministrazioni provinciali, attivato lo "Sportello per l'Internazionalizzazione delle imprese" che rappresenta una prima interfaccia con le PMI ed il mondo delle associazioni ed un primo livello di assistenza rispetto alle esigenze della singola impresa. Attrezzato per offrire all'operatore la conoscenza degli elementi fondamentali relativi alle opportunità di business nelle diverse realtà geo-economiche e sui mercati esteri e consentire l'accesso ai progetti GLOBUS e SCHEDE EXPORT ed alle Politiche di Internazionalizzazione. Lo Sportello fornisce servizi di informazione, formazione e prima assistenza alle piccole e medie imprese che intendono operare o che già operano nei mercati esteri. Questo per ripianare la mancanza di una adeguata base di informazione-formazione negli imprenditori. L'attività dello Sportello è diretta ad offrire all'operatore la conoscenza degli elementi fondamentali relativi alle opportunità di business nelle diverse realtà geo-economiche e sui mercati esteri. Rappresenta, in altre parole, uno strumento di prima assistenza alle imprese che esprimono fabbisogni nei loro percorsi di Internazionalizzazione garantendo informazione in merito a:

- procedimenti di rilascio delle autorizzazioni necessarie all’esportazione ed all’importazione;

- diffusione dei servizi di carattere finanziario, assicurativo, informativo e promozionale, inerenti le opportunità e gli strumenti internazionali, comunitari, nazionali e regionali per l’internazionalizzazione delle imprese;

- informazioni preliminari concernenti i bandi e lo svolgimento di gare internazionali;

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

- informazione sugli adempimenti necessari per ottenere agevolazioni, contributi ed incentivi ed il supporto per metterli in atto;

- indicazione ed attivazione degli interlocutori pubblici e privati più qualificati nel fornire le soluzioni specialistiche richieste.

La CCIAA di Cosenza ha demandato alla sua azienda speciale PromoCosenza il compito di promuovere l’internazionalizzazione e i servizi reali ad essa afferente (SRI): servizi di informazione, formazione e prima assistenza alle piccole e medie imprese che operano o che sono orientate a operare nei mercati esteri. Anche per quanto riguarda la CCIAA di Reggio Calabria si registra la presenza di una azienda speciale, IN.FORM.A, che gestisce il locale sportello per l’Internazionalizzazione. Nel quadro delle azioni parallele all’istituzione dello sportello provinciale per l’Internazionalizzazione è stata realizzata la Borsa Merci Telematica del Mediterraneo (BMT), che ha sede a Gioia Tauro. Inaugurata nel giugno 2002, la BMT ha funzioni informative, statistiche, gestionali ed operative. L’agenzia IN.FORM.A è responsabile del funzionamento e della gestione della BMT. La CCIAA di Vibo Valentia, oltre ad aver costituito lo sportello per l’Internazionalizzazione, in particolare ha realizzato e pubblicato una guida per l’export distribuendola alle PMI del suo territorio. La CCIAA di Crotone è impegnata nelle attività di marketing territoriale, ed in particolare nella definizione di pacchetti localizzativi per l’attrazione di investimenti extraregionali, sia nel settore industriale che dei servizi. Altre iniziative che vedono coinvolte le CCIAA sono quelle legate a promuovere la c.d. "mentalità associativa" negli imprenditori locali, poco disponibili a consorziarsi, per operare all’estero. Negli ultimi anni, le CCIAA hanno operato nel senso di favorire la nascita di consorzi e avviato richieste di marchio di qualità per prodotti alimentari tipici. Infatti, il principale settore di interesse delle CCIAA, rispetto al processo di Internazionalizzazione, è quello Agroalimentare, mentre sono considerate aree prioritarie il Nord Africa, i Balcani e le aree che vantano la presenza di Comunità Italiane (Canada, Stati Uniti, Germania, Argentina, Australia). Il di maggior interesse per quel che concerne il processo di Internazionalizzazione è quello Agroalimentare. Le aree di prioritario interesse sono i Balcani, la Cina, gli Stati Uniti, il Canada, la Germania, l’Argentina ed il Nord Africa. Tra le iniziative avviate dalla Assindustria di Catanzaro vi è la costituzione di un consorzio di imprenditori del settore Agroalimentare, "Calabria Export", purtroppo non ancora attivo. Altresì, l’associazione provinciale ha avviato contatti con associazioni di imprenditori della Bosnia e della Cina (con visita dei rispettivi ambasciatori in Calabria). Per quel che concerne in generale la cooperazione internazionale del mondo produttivo, è innegabile che la Calabria necessiti di una decisa apertura che permetta di entrare in reti interregionali di cooperazione e complementarità produttiva. Anche iniziative di cooperazione interregionale in prospettiva sono utili per l’Internazionalizzazione in quanto aprono la strada al dialogo con l’esterno, e quindi creano la cultura necessaria per poi poter affrontare con più sicurezza i mercati esteri. Oltre alle iniziative intraprese negli altri settori, in questi anni si è cercato di incentivare e favorire patti, gemellaggi, partnership, accordi di subfornitura tra imprese esterne e imprese calabresi, tra territori e distretti industriali extraregionali e aree e distretti in formazione calabresi. In questo contesto anche la cooperazione produttiva Nord-Sud diventa una componente essenziale della strategia di sviluppo industriale regionale. I “gemellaggi” interregionali rappresentano un strumento nuovo di promozione dello sviluppo industriale nel Mezzogiorno. Non si tratta solo di attrarre flussi di investimento nel Sud, ma di creare forme di partnership

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Calabria

tra imprenditorialità del Nord e del Sud che favoriscano la diffusione di modelli organizzativi nelle imprese locali idonei a sostenere la concorrenza internazionale. È a questo che hanno mirato le iniziative di seguito riportate. Si tratta di alcune delle attività più rilevanti svolte negli ultimi anni in tema di partenariato istituzionale e di cooperazione decentrata (per esempio attraverso protocolli d’intesa) avviate dalla Regione e, soprattutto, dalle associazioni imprenditoriali. Tuttavia queste iniziative non hanno prodotto risultati rilevanti. Alle fasi di incontro non sono seguiti accordi di carattere collaborativo tra le imprese calabresi e quelle settentrionali. Le difficoltà incontrate dagli imprenditori nel gestire i consorzi hanno fatto sì che questi siano rimasti inattivi. A questo si è aggiunta la mancanza di un’efficace attività di supporto alle imprese, necessaria dopo la conclusione degli incontri, perché i contatti avviati tra le imprese si concretizzassero in fattivi rapporti di cooperazione. Non si può, comunque, negare la validità delle motivazioni alla base di tali iniziative che testimoniano in ogni caso sia la fragilità del sistema “Calabria” nel suo complesso che la sua indiscutibile volontà di affrontare e superare gli ostacoli che si frappongono sul cammino verso lo sviluppo. Attraverso la tabella seguente, con riferimento alle imprese Calabresi, rappresenta una sintesi degli aspetti critici e delle opportunità che esse si trovano ad affrontare nei processi di Internazionalizzazione.

Tab. 6.9 Le imprese Calabresi e il processo di Internazionalizzazione: aspetti critici e opportunità.

Criticità Opportunità

Aspetti generali:

Isolamento e perifericità del sistema economico rispetto ai principali mercati nazionali.

Assenza di reti di relazioni visibili, stabili, fitti, né in campo istituzionale, né sociale, né economico con Paesi

esteri.

Assenza di finanziamenti all’internazionalizzazione della ricerca ed innovazione tecnologica.

Inadeguatezza della burocrazia regionale e degli enti locali ai processi di programmazione e gestione per

progetti, per capacità, dinamismo, efficienza e competenza tecnica e professionale sui temi

dell’internazionalizzazione.

Incapacità delle associazioni degli imprenditori di promuovere una cultura associativa tra le PMI, per

affrontare i mercati esteri.

Aspetti generali:

Ampio patrimonio culturale, ambientale ed archeologico.

Presenza di infrastrutture di interesse comunitario e mondiale (porto intercontinentale di Gioia Tauro).

Sistema regionale universitario diffuso e particolarmente attivo nella collaborazione internazionale della cultura e

della ricerca.

Riforma del Titolo V della Cost. e deferimento alla Regione di compiti di indirizzo, programmazione e

coordinamento verso il territorio e le istituzioni locali sui temi dello sviluppo economico, della formazione professionale e della promozione dei sistemi locali

istituzionali e dei patrimoni della regione.

Presenza nel POR di Misure idonee a promuovere processi di sviluppo delle PMI sui mercati esteri.

Aspetti di sistema:

Scarso dialogo tra le associazioni imprenditoriali locali e tra il sistema camerale regionale su iniziative comuni e di

sistema.

Assenza di reti “corte” infraregionali, che migliorano la capacità di programmare e progettare localmente,

impediscono l’aggregazione delle risorse, la valorizzazione integrata delle eccellenze regionali, il

conseguimento di economie di scala e di scopo, che sono

Aspetti di sistema:

Ricchezza accumulata sia in termini di nuovi sistemi di imprese e di nuovi lavori, sia in termini di intercettazione

di flussi crescenti di turismo culturale e di qualità.

Gioia Tauro riveste un ruolo potenziale per diventare un importante “distretto della logistica” europeo, in grado di

attrarre investimenti industriali e operatori della distribuzione internazionali (immagine moderna, efficiente, produttiva per il riscatto della Regione).

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

gli assetti di base per poter frequentare con successo i mercati internazionali.

Il permanere dell’inefficienza burocratica continua a produrre diseconomie di sistema per le attività

economiche e sociali.

Progressiva diffusione e presa di coscienza dell’importanza che riveste per lo sviluppo locale la cooperazione internazionale e le politiche del “fare

insieme” tra le istituzioni regionali.

Partecipazione a progetti internazionali da parte della PAL in grado di fertilizzare i sistemi locali e promuovere

così partenariati e scambi con realtà istituzionali ed economiche estere.

Presenza di azioni per l’internazionalizzazione nella progettazione integrata.

Fonte: Elaborazione propria su dati Regione Calabria.

6.5 Il programma INTERREG III B e l’esperienza dei GAL in Leader IIIl Programma INTERREG III B (programma MEDOCC – Mediterraneo Occidentale), promuovendo la cooperazione interregionale nei Paesi dell’Europa Mediterranea occidentale, può dare vita, in potenza, ad interessanti processi di Internazionalizzazione. La Regione Calabria è presente in 4 iniziative che rappresentano un valore aggiunto per i processi di Internazionalizzazione culturale e, in senso lato, per quelli di Internazionalizzazione economica. In particolare, tanto il progetto “Accessibilità ed intermodalità”, quanto il progetto denominato “Urbanizzazione costiera e aree rurali a elevata strutturazione storica: un modello d’intervento URBA COST” rivestono una notevole valenza urbanistica. Diversamente, nei progetti “Cibi meridiani, monumenti paralleli” e “Terme mediterranee, Thermed” l’elemento qualificante è rappresentato dalla creazione di punti di eccellenza turistica in un contesto di network. I progetti presentano una rilevante valenza in termini di Internazionalizzazione, sebbene questo non sia il focus prioritario dell’iniziativa. Ad ogni modo tali progetti, hanno un impatto positivo sui processi di Internazionalizzazione, ed anzi costituiscono un presupposto indispensabile affinché si possa sviluppare la tematica della Internazionalizzazione, poiché l’effetto immediato che essi creano è dato dalla condivisione di un territorio dalla marcata connotazione internazionale in cui organismi di diverse nazionalità si trovano ad operare. Con riferimento al Programma LEADER II vi è da dire che l’obiettivo prioritario era sviluppare una solidarietà attiva tra le aree rurali europee, con “l’elaborazione, la realizzazione e la commercializzazione in comune di prodotti e servizi in tutti i campi dello sviluppo rurale”. La Calabria è stata la regione italiana con la più elevata partecipazione in termini di numero di progetti (18 progetti) e per cinque di queste iniziative i GAL Calabresi hanno svolto il ruolo di coordinatori. I due terzi dei progetti di cooperazione sono stati rivolti alla valorizzazione dei prodotti tipici che, sebbene su scala ridotta, hanno sviluppato sistemi relazionali transnazionali incoraggiando la propensione a condividere esperienze ed iniziative diverse. In particolare, tra gli obiettivi del progetto “Rete di cooperazione transnazionale per la commercializzazione dei prodotti tipici locali”, coordinato dal GAL Monte Poro, vi è la creazione di strumenti stabili per la commercializzazione di prodotti tipici locali mediante l’attivazione di circuiti permanenti fra le aree interessate dall’intervento transnazionale. L’elenco seguente compendia le cinque iniziative di cooperazione transnazionale nelle quali i GAL Calabresi hanno assunto funzioni di coordinamento:

- “GEOART”, coordinato dal GAL Serre Calabresi,

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

- "Rete di Cooperazione Transnazionale per lo sviluppo del turismo rurale", coordinato dal GAL Monte Poro,

- "Rete di cooperazione transnazionale per la commercializzazione dei prodotti tipici locali", anche questo coordinato dal GAL Monte Poro,

- "Gastronomia locale/Rete di ristoratori del Mediterraneo", coordinato dal GAL V.A.T.E.,

- "Catalogo per la promozione di prodotti tipici di qualità", pure coordinato dal GAL V.A.T.E..

6.10 Progetti realizzati attraverso i Programmi INTERREG e LEADER II.

Ente attuatore

Titolo e valore in (€)

Provenienzarisorse

Cofinanz.. Settore prevalente

Altro settore

eventuale

Beneficiari prevalenti

Stati esteri

coinvolti

Stato di attuazione

Periodo richiesto

per attuaz.

Regione Calabria

I porti di Ulisse (1.513.000)

Interreg II C

Si Turismo e cultura

Ambiente operatori turistici e collegati al settore

Grecia concluso 1999-2001

Regione Calabria

Accessibilità e intermodalità (2.692.500)

Interreg III B

Si Trasporti Ambiente non precisato

Spagna concluso 1999-2001

Regione Calabria

URBANCOST (1.687.000)

Interreg III B

Si Sviluppo territoriale e

urbano

Ambiente non precisato

Spagna concluso 1999-2001

Regione Calabria

Cibi meridiani e monumenti paralleli

(1.825.000)

Interreg III B

Si Turismo ed enogastronomia

Ambiente operatori turistici e collegati al settore

Spagna e Portogallo

concluso 1999-2001

Regione Calabria

Thermed (2.858.113)

Interreg III B

Si Termalismo Turismo operatori turistici e collegati al settore

Spagna e Francia

concluso 1999-2001

Regione Calabria

GEOART(non precisato)

Leader II Si Artigianato Turismo piccole imprese e artigianato

Spagna concluso 1999-2001

Regione Calabria

Rete di cooperaz. Transnaz. per lo sviluppo del turismo rurale(non precisato)

Leader II Si Turismo rurale no piccole imprese operanti nel settore

Grecia e Spagna

concluso 1999-2001

Regione Calabria

Rete di cooperaz. Transnaz. per la commercializzaz. dei prodotti ittici(non precisato)

Leader II Si Agroalimentare Cultura operatori del settore

Portogallo concluso 1999-2001

Fonte: Elaborazione propria su dati Regione Calabria.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

6.6 Il turismo e l’InternazionalizzazioneTra tutte le regioni ricadenti nell’Obiettivo 1, la Calabria è quella che maggiormente vive una contingenza critica rispetto alla domanda turistica Nazionale ed Internazionale così come dimostrato dalle statistiche settoriali che evidenziano un decremento nelle presenze legate al turismo balneare ed una fase di stallo relativamente ai flussi riconducibili al turismo culturale. Tuttavia, la Calabria è la prima regione del Sud Italia che con il suo 8,9% nel periodo luglio-settembre si pone dietro l’Emilia Romagna come destinazione caratterizzata da pernottamenti superiori alle 4 notti. Con i suoi 4.576.000 di presenze turistiche complessive (turisti italiani e stranieri) registrati nelle strutture ricettive alberghiere regionali. La Calabria è tra gli ultimi posti in Italia per domanda turistica appena prima della Basilicata e del Molise. Questa situazione ha fatto sì che in fase di elaborazione del P.O.R siano stati presi in considerazione le problematiche indicate nella short list seguente, e che di fatto condizionano la trasformazione della regione Calabria da “risorsa turistica” a “prodotto turistico”:

- stagionalità dei flussi turistici dovuta al turismo balneare;

- scostamento tra qualità attesa, promossa e percepita dell’offerta turistica;

- bassa professionalità (fatta eccezione per alcune eccellenze);

- scarsa propensione all’associazionismo;

- sistema dei trasporti interni deficitari;

- forte incidenza del lavoro sommerso e relativa dequalificazione dell’offerta;

- assenza di strategie intersettoriali a livello regionale in grado di incidere a livello di implementazione, distribuzione e commercializzazione dei prodotti turistici locali e della relativa promozione sui mercati esteri;

- assenza di una strategia di Internazionalizzazione in campo turistico finalizzata alla riconversione dell’immagine della Calabria ed alla presentazione di nuove opportunità di vacanza fruibili sul territorio regionale.

Dallo studio del P.O.R. Calabria 2000-2006 emerge la chiara volontà di promuovere azioni di cooperazione ed integrazione con imprese extra-regionali e di ridurre il grado di competitività interna tra aziende del settore turistico perseguendo una politica di aggregazione ed integrazione tra le stesse in un’ottica di miglioramento della qualità dei servizi offerti. A dimostrazione di ciò è significativo lo studio dei Sistemi Turistici Locali che, attraverso lo sviluppo di grandi attrattori, mirano ad integrare i sistemi turistici attualmente riconosciuti come tali dalla domanda turistica organizzata e non, e i sistemi marginali emergenti o potenzialmente tali. Da una lettura approfondita dei Sistemi Turistici Locali emerge, tuttavia, uno scollamento pericoloso tra quello che il territorio offre e quello che la domanda turistica moderna richiede con il rischio di deludere le aspettative degli operatori locali, se non saranno attuati all’interno delle misure 2.1.1., 2.1.2, 2.1.3, 2.1.4, 4.2.10, 4.4.1, 4.4.2, 4.4.3 appositi studi in merito alle richieste dei turisti stranieri e dei maggiori tour operators di riferimento. È necessario, infatti, elevare gli standards minimi di prodotto, attivare flussi turistici destagionalizzati e continui in modo da determinare il prolungamento della fase turistica calabrese durante l’anno e, soprattutto, favorire la creazione di imprese accessorie a quelle operanti nella ricettività turistica balneare. Particolare importanza riveste la programmazione per Sistemi Turistici Locali che hanno l’obiettivo di integrare i sistemi

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

più forti con quelli più marginali attraverso lo sviluppo di grandi attrattori e riposizionare l’offerta locale con azioni di promozione e distribuzione mirate. I sistemi turistici identificati sono:

Tab. 6.11 Sistemi Turistici Locali.

Sistemi Turistici Locali Punti di forza Punti di debolezza

Pollino e Sila Risorse naturalistiche Scarsa competenza tessuto imprenditoriale

Sibaritide Offerta turistica differenziata e consistente Assenza di integrazione tra attività promozionali e risorse locali

Crotone Risorse culturali Offerta turistica balneare

Reggio Calabria Turismo business, risorse enogastronomiche e insediamenti

archeologici

Offerta ricettiva poco differenziata

Locride Integrazione risorse balneari e archeologiche

Scarsa presenza strutture alberghiere e pessimi collegamenti infrastrutturali

Gioia Tauro Rapporti commerciali Criminalità organizzata e scarsa dotazione di infrastrutture di collegamento

Rossano Risorse storico-etnografiche Scarsa presenza di strutture ricettive e basso impegno degli operatori nell’inserirsi nei

circuiti di commercializzazione

Grecanica Risorse storico-culturali, etnografiche e naturalistiche

Scarsità di strutture ricettive e di infrastrutture di collegamento, bassa preparazione operatori

pubblici privati

Alto Tirreno Elevata e diffusa offerta ricettiva Scarsi flussi turistici dall’estero e deboli infrastrutture di collegamento

Aspromonte Risorse naturalistiche Assenza di strutture e servizi di ospitalitàSoverato Risorse balneari e diffusione di strutture

ricettive extra-alberghiere diversificateForte presenza di turismo sommerso, scarsa integrazione tra imprese ed incapacità ad

utilizzare le nuove tecnologie

Vibo Valentia Fascia costiera di pregio con fenomeni di degrado limitati, strutture ricettive in linea con standard qualitativi e dimensionali richiesti dal mercato organizzato, buona integrazione con tour operator ed agenzie

di viaggi

Fonte: P.O.R Calabria 2000-2006 – 10° Rapporto sul turismo

Così come rilevato in quasi tutte le regioni Obiettivo 1, anche in Calabria l’Internazionalizzazione viene spesso confusa con la Cooperazione Transnazionale. Pertanto, attualmente, l’approccio agli scambi di esperienze con paesi terzi viene effettuato all’interno dei progetti LEADER + ed altri, che di fatto affinano le procedure di collaborazione allargata ma non hanno risultati tangibili e durevoli. La gestione dei fondi strutturali all’interno del QCS 2000-2006 non può non tenere conto delle mutate esigenze del settore turistico che non basa più la propria dimensione di Internazionalizzazione esclusivamente sulla partecipazione alla fiere e borse turistiche ed a pochi altri interventi strutturali. Il POR Calabria 2000-2006 offre la possibilità di avviare interventi di Internazionalizzazione innovativi che privilegino la condivisione a

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

livello locale della necessità di aggregazione tra imprese in campo turistico secondo l’accezione della L. 135 del 2001. Il POR Calabria 2000-2006, inoltre, incentiva l’animazione culturale verso i mercati esteri. Pertanto, la Regione Calabria dovrebbe effettuare i seguenti steps durante l’iter per il raggiungimento di un livello efficace nell’offerta turistica del Sud Italia:

- monitoraggio dello stato dell’offerta turistica classificata ed emergente nonché delle strutture operative 365 giorni l’anno volto all’identificazione di uno “Stile Calabria” che possa essere ottimizzato ed orientato alla soddisfazione della domanda turistica internazionale;

- studio della domanda espressa, inespressa e latente dei principali generatori della domanda turistica nelle principali nazioni europee con particolare riferimento ai bacini di utenza direttamente ricollegabili all’offerta culturale, ambientale ed enogastronomica della Calabria;

- definizione di standards qualitativi internazionali minimi rispetto alla domanda rilevata per singola nicchia di mercato (congressuale, termale, etc) e stesura di un “disciplinare Calabria” che ne enfatizzi le vocazioni regionali;

- monitoraggio della qualità attesa e percepita del prodotto turistico Calabria da parte della clientela internazionale in modo da abbassare il livello dei reclami intervenendo successivamente su ogni singolo prodotto / servizio fruibile in loco;

- definizione delle strategie all’estero in collaborazione con gli Istituti di Cultura e gli uffici ENIT all’estero attraverso l’organizzazione di eventi culturali d’impatto e di immagine nei principali bacini di generazione della domanda turistica straniera;

- formazione dei tour leader stranieri direttamente in Calabria per fornire ad essi un’immagine obiettiva dei patrimoni locali e l’attivazione di un sistema di “diffusori culturali internazionali”;

- definizione di alleanze e strategie con le compagnie aeree che si mostrano disponibili ad abbattere il problema del doppio scalo ed avvicinino la Calabria ai bacini generatori della domanda turistica internazionale;

- messa a sistema di tutti gli enti ed organismi a matrice pubblica e privata che operano in Calabria onde poter finalizzare la raccolta e lo studio dei dati relativi al turismo internazionale ad una conoscenza preventiva della domanda turistica.

6.7 Il processo di Internazionalizzazione della CulturaNella Regione sono presenti complessivamente 38 istituti di cui 13 monumenti, 9 Sovrintendenze, 8 aree archeologiche, 7 musei archeologici ed 1 museo artistico e storico. Relativamente alla tipologia si rileva che il 34% è costituito da monumenti, il 24% da Sovrintendenze, il 21% da aree archeologiche e il 18% da musei archeologici. Complessivamente conta 1521 edifici di interesse architettonico, a cui vanno sommate131 torri costiere. Uno studio regionale ha censito 387 manufatti fortificati, distinti in 148 castelli, 196 torri, 17 cinte murarie e 26 strutture fortificate (case, palazzi, forti, porte). I progetti specifici finanziati contengono idee relative agli itinerari della Magna Graecia, alle minoranze linguistiche, alla rete virtuale delle biblioteche (Digital-Library). In quest’ultimo caso la misura 2.2 del P.O.R. Calabria 2000-2006 prevede la

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

realizzazione di una rete informatica di collegamento tra le biblioteche calabresi di concerto con quanto previsto nella misura 6.3 del P.O.R. “Società dell’Informazione”. La Regione, inoltre, si propone di costituire centri regionali di restauro tecnologicamente avanzati sotto il profilo del restauro e del recupero archeologico. Tali centri potrebbero essere collegati all’Università per Stranieri presente in Calabria e ad altri istituti di ricerca, e potrebbero assurgere al ruolo di referente internazionale per l’attivazione di scambi scientifici e di alta formazione nel campo della conservazione-restauro. Si potrebbe instaurare un rapporto tra le varie forme di arte contemporanea e l’antico patrimonio, sia in termini di utilizzo degli antichi monumenti, sia con riferimento agli ambiti territoriali caratterizzati da valori monumentali che verrebbero rivitalizzati dalla eco internazionale, cui tali eventi culturali darebbero vita. Gli obiettivi generali delle Azioni vanno dal recupero e gestione del patrimonio, alla sua conoscenza, alla formazione degli operatori. Tali obiettivi sono così definiti:

1. consolidare, estendere e qualificare le azioni di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico, architettonico, storico-artistico, paesaggistico e rurale del Mezzogiorno nonché quelle relative alle attività di spettacolo e di animazione culturale;

2. creazione, potenziamento e miglioramento della qualità dei servizi culturali per favorire la conoscenza, l’accesso e la fruizione del patrimonio culturale regionale di proprietà pubblica.

La misura 2.1 del P.O.R. Calabria 2000-2006 si articola in due azioni che comprendono, rispettivamente, gli interventi relativi alla valorizzazione del patrimonio archeologico della Magna Graecia e quelli relativi alla valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico regionale di natura pubblica o di rilevante interesse pubblico.

La misura 2.2 del P.O.R. Calabria 2000-2006 prevede la creazione, il potenziamento ed il miglioramento della qualità dei servizi culturali per favorire la conoscenza, l’accesso e la fruizione del patrimonio culturale regionale di proprietà pubblica attraverso la creazione e l’incentivazione dei seguenti servizi:

- servizi aggiuntivi per la gestione e la valorizzazione del patrimonio culturale;

- servizi per l’accesso al patrimonio delle biblioteche e degli archivi regionali allo scopo di consentire l’accesso al patrimonio culturale regionale attraverso la realizzazione di progetti in grado di estendere il Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN) su tutto il territorio regionale, attraverso l’individuazione di dodici distretti e la creazione, in ogni distretto, di una mediateca, coerente con il programma “Mediateca 2000”, che fungerà da nodo di un sottosistema che andrà a caratterizzarsi sulla base di peculiarità territoriali.

- sistemi multimediali per la valorizzazione del patrimonio culturale regionale, attraverso interventi volti allo sviluppo di sistemi multimediali interattivi e portali telematici accessibili sulla rete Internet, con riferimento tanto alle utenze remote che alla fruizione diretta in musei, siti, biblioteche, archivi e teatri.

La misura 2.2 del P.O.R. Calabria 2000-2006, inoltre, prevede la Promozione e realizzazione di iniziative culturali innovative che valorizzino il patrimonio culturale e le identità locali attraverso eventi culturali innovativi e la creazione di network culturali per la realizzazione di progetti integrati innovativi promossi da reti di operatori pubblici e privati operanti su scala regionale o locale finalizzati alla valorizzazione integrata del

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

patrimonio culturale (materiale o immateriale) per specifici temi o ambiti territoriali. I progetti devono integrare al loro interno attività di studio, ricerca, informazione, formazione, promozione e sperimentazione. La Regione dispone di risorse naturali e culturali di elevato valore intrinseco e di una teoria di siti e beni culturali di enorme valore storico-archeologico e a rilevanza internazionale. Importanti quote di patrimonio culturale sono ancora suscettibili di valorizzazione. Esiste un grande patrimonio di edifici di valore architettonico di proprietà di Enti Pubblici ed una grande disponibilità di aree destinate a parco. Notevoli opportunità, inoltre, derivano dall’inserimento dei centri storici minori nei circuiti turistici, alla crescente domanda di servizi legati al patrimonio culturale; alla promozione delle attività artigianali e delle tradizioni locali, oltre che alla presenza di torri, castelli, cinte murarie e centri storici abbandonati da porre sotto tutela. Tuttavia, molti siti archeologici e monumenti non sono adeguatamente pubblicizzati. Una parte rilevante del patrimonio storico-culturale è degradata e versano in stato di relativo abbandono ampi segmenti del patrimonio storico. È evidente l’inadeguatezza ed insufficienza delle infrastrutture. La promozione all’estero del patrimonio storico-culturale Calabrese è molto fragile e poco incisiva. Risulta assente il Piano Paesistico Regionale, con diffusi fenomeni di abbandono dei centri storici. La stagionalità del turismo culturale, la scarsa qualità dei servizi aggiuntivi, la assenza di catalogazione e georeferenziazione dei beni culturali, la presenza di edifici e spazi di interesse pubblico degradati o scarsamente utilizzati, l’assenza di sistemi multimediali per la valorizzazione del patrimonio culturale sono solo alcuni esempi del malessere che affligge una risorsa come la cultura, che grandi risultati ha prodotto in altre regioni del Paese.

6.8 La legislazione regionale in materia di InternazionalizzazioneLa Regione Calabria, preso atto della rilevante sfida rappresentata dalla Internazionalizzazione, ha provveduto alla redazione di due differenti strumenti legislativi, che sono attualmente in corso di perfezionamento. Il primo corpo di norme reca il seguente titolo: “Partecipazione della Regione Calabria ai programmi statali, dell’UE e degli organismi internazionali di cooperazione con i Paesi in Via di Sviluppoalla promozione dei diritti umani, della cultura di pace e della solidarietà internazionale”. L’itinerario legislativo, che si concluderà con la votazione in sede Consiliare, attualmente vede codesta proposta di legge giacere in Commissione Consiliare in attesa di essere approvata. L’ulteriore proposta di legge di carattere internazionale, prodotta dallo studio del Dipartimento Affari Internazionali di concerto con il Dipartimento Economia –attualmente in attesa di ricevere il parere positivo dell’Ufficio Legislativo della Giunta Regionale- reca il seguente titolo: “Interventi per la promozione di attività internazionali a livello regionale e locale”. Malgrado i riferimenti normativi nazionali, in materia di cooperazione allo sviluppo siano eccessivamente risalenti –Legge Quadro sulla Cooperazione allo Sviluppo n. 38 del 1979 e Legge di riordino delle Attività di Cooperazione n. 49 del 1987 (ancora vigente)-la Regione Calabria, insieme a Campania e Sicilia, fa parte di quelle regioni che, ad oggi, non dispongono ancora di una legge specifica in materia di cooperazione allo sviluppo. La necessità di porre rimedio a tale lacuna è indotta anche dall’esigenza di adeguare la normativa regionale alle competenze che discendono alle Regioni e alle Province Autonome in conseguenza della modifica del Titolo V della Costituzione. In

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

seguito a tale modifica le Regioni e le Province Autonome hanno la facoltà di concludere, nelle materie di propria competenza, veri e propri accordi con Stati terzi. Tali accordi assumeranno natura esecutiva ed applicativa di accordi internazionali già vigenti, valenza programmatica o tecnico-amministrativa, ed, inoltre, saranno finalizzati a favorire lo sviluppo economico, sociale e culturale delle Regioni. Tale strumento normativo nasce dalla considerazione di due importanti ordini di fattori:

1- La posizione geo-politica della Calabria, al centro della macroregione mediterranea, che ha consentito alla stessa di assumere un ruolo strategico nella cooperazione economica e culturale con i Paesi della riva sud del Mediterraneo e del Medio Oriente;

2- La Calabria è una Regione storicamente connotata dal fenomeno migratorio, che recentemente ha fatto registrare, con i numerosi sbarchi di clandestini, una massiva recrudescenza dello stesso. La Regione, quindi, si propone di attivarsi a fini solidaristici verso i paesi da cui provengono i nuovi cittadini migranti.

La cooperazione allo sviluppo si fonda su due basi prioritarie: la prima è fondata sul valore della solidarietà, al fine di garantire erga omnes la tutela della vita e della dignità umana; il secondo fondamento vede nella cooperazione il metodo per instaurare, migliorare e consolidare l’interdipendenza economica globale che, mediante l’allargamento dei mercati ed il miglioramento della circolazione dei fattori produttivi, rappresenta un sicuro fattore di crescita economica per tutti i popoli. La Regione Calabria, attraverso tale strumento legislativo, intende collaborare, sulla falsariga dei principi ispiratori, con gli Enti locali, le Organizzazioni di Volontariato – ONG: Organizzazioni Non Governative – e di categoria, le Imprese, le Università e tutti i settori della Società Calabrese che, in vario modo, operano nell’ambito della cooperazione allo sviluppo. La Legge è indispensabile per lo sviluppo delle politiche di cooperazione decentrata con il Ministero degli Affari Esteri (MAE). Infatti, consente alla Regione, agli Enti Locali e a i Soggetti Privati di accedere alle risorse che il Governo Centrale destina in maniera specifica alle Regioni e Province Autonome cui la Calabria non ha mai attinto, stante l’assenza di una specifica norma. La Regione Calabria ,con questa legge , si propone di dialogare efficacemente con il MAE su problematiche importanti per la società e l’economia quali,ad esempio: l’opportunità di investimenti e di promozione economico-commerciale oltre i confini nazionali, la preparazione di missioni istituzionali all’estero, la realizzazione di progetti di cooperazione decentrata (come i programmi per il Maghreb e per il Medio Oriente) o di assistenza umanitaria, la promozione del patrimonio culturale all’estero ed, infine, l’Internazionalizzazione delle imprese, con particolare riferimento alle PMI, attraverso fiere, esposizioni; show room; visite istituzionali; gemellaggi; contatti con le comunità regionali all’estero; etc.. La presente legge consentirà ancora alla Regione Calabria di partecipare, unitamente alle altre Regioni e Province Autonome, a programmi e progetti di coordinamento e concertazione sulle politiche di cooperazione. I Ministeri degli Affari Esteri e delle Attività Produttive hanno elaborato insieme il “Progetto operativo di assistenza tecnica per azioni di Internazionalizzazione dell’economia e della cultura delle Regioni Obiettivo 1”, denominato “Italia Internazionale – Sei Regioni per Cinque Continenti”. Il progetto si inserisce all’interno del Quadro Comunitario di Sostegno e dispone di fondi destinati ad accrescere la capacità progettuale e tecnica delle Regioni

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Calabria

meridionali, favorendo una maggiore propensione all’integrazione con i mercati esteri sia su scala macro-regionale che mondiale. La Regione Calabria intende svolgere un ruolo primario nelle iniziative di cooperazione che il MAE, le Regioni, le Province e i Comuni Italiani hanno disposto per la promozione e la valorizzazione congiunta della cultura Italiana all’estero. Tra le iniziative regionali nel campo della promozione culturale si possono annoverare: mostre di arte figurativa, lingua e letteratura, moda e design, concerti, manifestazioni destinate a valorizzare le risorse naturali ed enogastronomiche locali, progetti di cooperazione universitaria e scientifica, borse di studio, iniziative dirette a rinsaldare i rapporti con le rispettive comunità emigrate all’estero ecc. È da prendere atto che, comunque, anche in assenza di una legge specifica in materia di cooperazione allo sviluppo sia la società civile che le istituzioni (Università, Comuni, Province ed anche singoli Assessorati Regionali), a vari livelli, sono già presenti in progetti di Cooperazione Internazionale. Ciò malgrado, tale carenza normativa e di programma non permette alla Regione Calabria di utilizzare pienamente le capacità presenti sul suo territorio.

6.9 Il PRINT: Programma Regionale per l’InternazionalizzazioneIl PRINT (Programma Regionale per l’Internazionalizzazione) intende essere uno strumento di programmazione organica delle varie iniziative in tema di Internazionalizzazione delle regioni, onde consentire un approccio gestionale più efficiente ed efficace delle stesse. Il suo finanziamento avviene sulla base delle risorse comunitarie, nazionali, regionali e anche private, in regime unico o pro quota. Sarà prevista una singola linea di finanziamento delle spese necessarie per il coordinamento, la gestione, la sorveglianza ed il monitoraggio del PRINT per la quale sarà necessaria l’individuazione della relativa copertura finanziaria. Il Programma Regionale per l’Internazionalizzazione (PRINT) è il documento-quadro in cui sono individuate le motivazioni, gli indirizzi programmatici e gli obiettivi specifici da perseguire per proiettare la Calabria in una dimensione internazionale in attuazione della Legge-quadro. Esso nasce dall’esigenza di dare alle iniziative internazionali, avviate e partecipate dall’Ente Regione, una forma organica in modo da permettere alla Calabria una gestione coerente e sistemica delle iniziative di apertura dei sistemi regionali verso l’estero, in modo efficiente ed efficace all’interno dell’azione più complessa di promozione e gestione dello sviluppo economico, sociale e culturale del suo territorio. Le linee prioritarie di intervento per orientare l’attività di Programmazione della Regione in materia internazionale sono individuate tenendo conto delle politiche strutturali intraprese e partecipate dalla Regione e degli orientamenti comunitari e nazionali (strategia di Lisbona, strategia di Goteborg, obiettivo “Cooperazione territoriale” previsto dalla riforma dei fondi strutturali per il periodo 2007-2013, politiche europee di pre-adesione e prossimità, piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazione (PICO), politiche e strumenti nazionali di cooperazione ed Internazionalizzazione con particolare riferimento al PON-ATAS). Il PRINT ha come sua premessa logico funzionale non solo la definizione di un soggetto della Giunta Regionale a ciò preposto, ma soprattutto la definizione del Tavolo di Orientamento Strategico con Ministero degli Affari Esteri e delle Attività Produttive, per l'Internazionalizzazione della Regione. La Calabria elabora priorità Paese e priorità tematiche nel documento programmatico denominato “PRINT”, in armonia con gli

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Calabria

indirizzi adottati nelle sfere d’intervento enunciate nella bozza di legge denominata “Interventi per la promozione di attività internazionali a livello regionale e locale”, il cui testo giace attualmente presso l’Ufficio Legislativo della Giunta Regionale in attesa di ricevere il propedeutico parere positivo prima della relativa votazione in sede consiliare. La Regione, con riferimento alle procedure di formazione del piano regionale, ha stabilito che il Tavolo di Orientamento Strategico, elaborato il PRINT con il supporto tecnico del Gruppo di Lavoro Interdipartimentale costituito ad hoc, successivamente alla convocazione del partenariato Territoriale per le Attività Internazionali, approva la proposta di Programma. Il PRINT viene successivamente approvato con Delibera della Giunta Regionale, sentite le competenti Commissioni Consiliari. Il piano finanziario del PRINT è soggetto a verifica annuale in relazione alle disponibilità di bilancio. La Regione, inoltre, ha previsto la costituzione dei necessari organismi consultivi e strumenti di partecipazione che garantiscano un’adeguata azione di sistema tra gli attori regionali coinvolti nel processo di internazionalizzazione. La nascitura legge disporrà la creazione di un partenariato territoriale al fine di favorire il completo coinvolgimento al processo di programmazione. La Giunta Regionale, con la collaborazione e la partecipazione di tutti i soggetti interessati agli interventi, ed in particolare gli Enti locali e i soggetti pubblici e privati senza finalità di lucro, organizzerà periodicamente appositi tavoli del partenariato territoriale, quale occasione di confronto e di verifica delle iniziative intraprese, nonché di formulazione delle linee della successiva programmazione. I tavoli partenariali saranno sempre convocati prima della predisposizione da parte del TOS della proposta di piano regionale e dei suoi aggiornamenti. I tavoli intendono raccogliere i pareri delle istituzioni, degli Enti e delle associazioni che operano negli ambiti di interesse internazionale. La definizione di un modello di Governance dei processi di Internazionalizzazione territoriale si incentra su due esigenze fondamentali:

1. la prima intende individuare un modello che sia in grado di coordinare la politica internazionale della Regione con la progressiva riforma della politica regionale di coesione comunitaria;

2. la seconda presuppone un modello che sviluppi il coinvolgimento del settore privato, la concentrazione territoriale e l’integrazione, il partenariato istituzionale ed economico-sociale.

A tal fine si rende necessario creare strutture per la governance regionale dei processi di Internazionalizzazione, intraprendere azioni volte a disegnare ed attivare una struttura stabile di attuazione e coordinamento della politica internazionale all’interno dell’Amministrazione Regionale che garantiscano il raccordo e lo rendano efficace con la programmazione regionale nel suo complesso, compresa quella relativa alla programmazione 2007-2013. Tale struttura dovrebbe svolgere anche funzioni informative in materia internazionale occupandosi anche della gestione di banche dati dei progetti e delle iniziative di Internazionalizzazione e della fornitura di analisi e statistiche; intraprendere azioni volte a promuovere l’interazione con il territorio locale ed il partenariato pubblico e privato al fine di garantire la necessaria collaborazione per un’efficace attuazione di programmi e strumenti di intervento. Sarà necessario, inoltre, realizzare azioni di coordinamento e di promozione della Regione in ambito internazionale, rafforzare la cooperazione inter-istituzionale tra gli enti regionali e quelli nazionali preposti alla promozione dell’internazionalizzazione; partecipare a reti di regioni e tematiche internazionali;

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Calabria

rafforzare gli uffici regionali di rappresentanza (con sede in Roma e Bruxelles); sviluppare una strategia di promozione integrata della Calabria. Tale struttura sarà anche responsabile della gestione, del monitoraggio e della valutazione degli interventi e del Programma nel suo complesso (definire le procedure e la relativa organizzazione per la gestione del PRINT (incluse quelle per la sua modifica su base annuale), una costante rilevazione degli indicatori di realizzazione del PRINT e loro diffusione all’interno del sistema regionale). La Regione Calabria si è dotata recentemente del c.d. SPRINT (Sportello Regionale per L’Internazionalizzazione), con sede operativa presso l’aeroporto di Lamezia Terme. Lo sportello svolge, nello specifico, attività informative e orientative per tutti coloro, soggetti pubblici e privati, che intendono documentarsi prima di intraprendere attività imprenditoriali di carattere internazionale. Il Complemento di Programmazione del POR Calabria 2000-2006 ha disposto la tipologia di spese ammissibili con riferimento allo SPRINT. L’azione di riferimento è la 4.2.d, di cui, per ragioni di completezza, è riportato il testo integrale nella tabella che segue.

Tab. 6.12 azione 4.2.d del Complemento di Programmazione del POR Calabria 2000-2006.

Azione Tipologia delle spese ammissibili

Azione 4.2.d

- per la creazione e le attività previste dallo Sportello per l’internazionalizzazione sono

ammissibili le spese relative ad attrezzature informatiche e telematiche e spese di

funzionamento per i primi tre anni di attività;

- per i progetti di internazionalizzazione sono ammissibili le spese sostenute per:

- Attività di informazione mediante predisposizione e stampa di materiale pubblicitario

cartaceo o informatico, campagne pubblicitarie sulla stampa estera e sugli altri media,

- Attività di presentazione dei marchi e dei prodotti mediante la partecipazione a fiere o

l’organizzazione di mostre all’estero, le visite di operatori esteri a fiere internazionali italiane,

gli incontri tra produttori italiani e distributori esteri;

- Studi di fattibilità mirati alla ricerca di partner per lo sviluppo di Joint Ventures;

- Ricerche di mercato, sondaggi e studi sul comportamento del Trade e dei consumatori

all’estero, o destinati alla individuazione dei canali di vendita più idonei;

- Iniziative tese a diffondere l’informazione sui prodotti tipici locali;

- Servizi di assistenza pre e post-vendita alla clientela.

Per gli interventi di sostegno alla creazione di consorzi export sono ammissibili a titolo

semplificativo le spese sostenute per:

- Consulenze specialistiche;

- Promozione (partecipazione a fiere, presentazione marchi, traduzioni ed interpretariato);

- Studi di fattibilità e ricerche di mercato.

Fonte: Complemento di Programmazione del POR Calabria 2000-2006.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Nota documentale

POR Calabria 2000-2006;Complemento di Programmazione del POR 2000-2006;Complemento di Programmazione del POR 2000-2006: Misure del POR Calabria 2000-2006, che interessano i processi di Internazionalizzazione della Regione;Regione Calabria: Stato di attuazione: Fondi Strutturali;Regione Calabria: Stato di attuazione: Assi;Regione Calabria: Stato di attuazione: Misure di internazionalizzazione (dirette e indirette);Regione Calabria: Elenco dei PIT per provincia;Delibera di Giunta Regionale n. 354 del 27 aprile 2001;Regione Calabria: PIT che presentano aspetti relativi alla promozione del processo di Internazionalizzazione;INTERREG: Regione Calabria: Dipartimento nr. 3 “Programmazione Nazionale e Comunitaria- Affari Internazionali”; Legge Quadro sulla Cooperazione allo Sviluppo n. 38 del 1979;Legge di riordino delle Attività di Cooperazione n. 49 del 1987;“www.italiainternazionale.it” – Sei Regioni per Cinque Continenti”: Progetto Operativo di Assistenza Tecnica per Azioni di Internazionalizzazione dell’Economia e della Cultura delle Regioni Obiettivo 1;Complemento di Programmazione del POR 2000-2006: Azione 4.2.d.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

CAPITOLO 7

L'AZIONE DI SISTEMA DEL MAE - DGIEPM

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

7.1 Quadro di riferimento L'attività del Ministero degli Affari Esteri Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie (MAE DGIEPM) a favore degli Italiani residenti all'estero si sviluppa sostanzialmente nell'ambito del Programma Operativo Nazionale di Assistenza Tecnica e Azioni di Sistema (PON ATAS), finanziato all'interno del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS), Regioni Obiettivo 1, 2000-2006. In tale ambito, assume un'importanza pregnante l'Azione II.1D -Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili tra l'economia del Mezzogiorno e gli Italiani residenti all'estero-. Il quadro di riferimento di detta Azione è descritto nel Quadro 7.1.

Quadro 7.1 L'azione di sistema del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero: quadro di riferimento

Asse II Formazione della Pubblica Amministrazione ed azioni di sistema per le politiche, per l’inserimento al lavoro e

l’adeguamento del sistema formativo.

Misura I Azioni di sistema per le politiche per l’inserimento al lavoro, l’adeguamento del sistema formativo e la

valorizzazione degli Italiani all’estero.

Azione D Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili tra l’economia del Mezzogiorno e gli

Italiani residenti all’estero.

Organismo intermedio di gestione Ministero degli Affari Esteri – Direzione Generale per gli Italiani all’estero e le Politiche Migratorie (MAE

DGIEPM).

Fondo Comunitario Fondo Sociale Europeo (FSE)

Fonte: MEF 2002 (PON ATAS, Complemento di Programmazione).

Questa Azione intende sostenere, oltre che attivare, progetti di sviluppo integrato da realizzarsi nelle Regioni Obiettivo 1, con riferimento a diversi settori economici (in particolare: industria, commercio e turismo). Tra le iniziative previste si possono enucleare:

- interventi di animazione (ad esempio: workshop, seminari di informazione) che coinvolgano soggetti pubblici e privati (camere di commercio, associazioni imprenditoriali etc.);

- azioni di orientamento (ad esempio: informazioni su mercati e opportunità di business) volte a favorire lo sviluppo economico delle regioni coinvolte, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese e ai movimenti turistici (vedasi anche MEF 2001).

Emerge evidente il nesso funzionale tra attività di valorizzazione degli Italiani all'estero e strategie di sviluppo del territorio delle Regioni OB.1. Lo sviluppo delle Regioni OB.1 dovrebbe innestarsi e far perno, infatti, sulla vasta rete di operatori italiani presenti nelle

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

principali aree interessate dagli scambi commerciali e finanziari (flussi di capitale) con il nostro Paese. Le attività di valorizzazione degli Italiani residenti all'estero sono riposte in una pluralità di soggetti che a vario titolo si occupano di formazione, informazione e marketing del territorio: istituzioni formative, universitarie, centri culturali, agenzie di marketing turistico e territoriale, associazioni imprenditoriali (vedasi anche MEF 2002). In tale prospettiva, il Ministero degli Affari Esteri (Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie) ha recentemente organizzato una Giornata di discussione sulle prospettive di valorizzazione delle competenze tecnico-scientifiche delle reti italiane all'estero (Roma, 6 giugno 2005). Una delle ipotesi di lavoro particolarmente dibattuta, e su cui è emerso da più parti un forte interesse, è stata la necessità di valorizzare le migliori professionalità italiane all'estero nel campo della formazione e della ricerca, al fine di creare una rete nel settore della didattica e della ricerca scientifica internazionale (si è proposto a tal riguardo la formazione di Alte Scuole Italiane nel Mondo). Altra ipotesi di notevole importanza e interesse più specifico per le Regioni OB. 1 è stata la necessità di valorizzare e implementare le reti di collaborazione scientifica, già attive, con particolare riguardo allo spazio Euro-Mediterraneo. Ancor più recentemente il Ministero degli Affari Esteri (Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie) di concerto con il nucleo di valutazione per gli investimenti pubblici del MAE e con la collaborazione di numerosi altri uffici del MAE, ha promosso la realizzazione di un seminario di studio dal titolo “Il ruolo delle Comunità Italiane all’estero: Contesti geografici e modalità di intervento”. La giornata di studio appena citata ha rappresentato l’occasione di incontro tra 80 persone fra rappresentanti delle Regioni, di altre Amministrazioni Centrali, del mondo della Formazione Professionale, delle Università, delle Associazioni Imprenditoriali e di importanti istituzioni del Marocco, della Tunisia e della Romania. L’obiettivo specifico del Seminario si è tradotto nella trattazione dei modelli di partenariato territoriale esistenti tra le Regioni Italiane e le entità locali di altri Paesi ove molti Italiani risiedono, partendo dall’esperienza delle Comunità Italiane più antiche per arrivare alle nuove business communities Italiane nei paesi della Politica di Vicinato.

7.2 Articolazione dell'azione di sistema del MAE - DGIEPM Per la realizzazione dell'Azione II.1.D, il Ministero degli Affari Esteri (DGIEPM) ha predisposto tre linee d'intervento, così come descritte nel Quadro 7.2.

Quadro 7.2 L'azione di sistema del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero: linee d'intervento

Linee d’intervento Descrizione Obiettivi

ITENETS (International training and employement networks)

Network Internazionale di raccordo in materia di formazione e lavoro

Creazione di una rete di istituzioni impegnate nel campo della formazione e delle politiche occupazionali in grado di

valorizzare gli Italiani residenti all’estero in una prospettiva di sviluppo delle Regioni Ob.1 (Es. Osservatorio sul lavoro degli

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Italiani all’estero)

PPTIE Programma di Partenariato Territoriale con gli Italiani all’estero

Sviluppo di attività di partenariato (negoziati territoriali) tra Regioni Ob.1 e comunità Italiane all’estero.

Progetti ex Avviso Pubblico del 23 agosto 2002

Creazione di reti formative e imprenditoriali

Valorizzazione delle relazioni ecomonico-culturali tra Regioni e Italiani all’estero e ricerca di

opportunità di mercato

Attività di supporto alle Regioni - Seminari e Convegni Nazionali;

- Linee guida regionali per la valorizzazione degli Italiani all’estero;

- Protocollo di intesa Ministero del Lavoro e

Politiche Sociali;

- Protocollo di intesa con le Regioni.

Fonte: MAE DGIEPM 2005.

Il Progetto ITENETS è stato affidato al Centro Internazionale di Formazione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (CIF-OIL). Il Progetto intende implementare le capacità imprenditoriali e le potenzialità occupazionali, nonché migliorare le condizioni lavorative e le relazioni industriali nelle Regioni meridionali, facendo perno sulle possibilità di cooperazione offerte dalle comunità di Italiani all'estero. La linea d'intervento PPTIE, parimenti gestita dal CIF-OIL, mira invece a creare un sistema di reti partenariali tra soggetti territoriali locali ed esteri nelle diverse aree tematiche e settoriali che presentano opportunità di sviluppo per le stesse Regioni. Il PPTIE sostanzialmente è articolato in due parti o fasi. La prima fase (presentazione delle proposte progettuali alle regioni), si è conclusa nel 2004. La seconda parte (fase operativa), attualmente in corso, si caratterizzata per l'avvio dei c.d. “Progetti Pilota Regionali”. La terza linea d'intervento rappresentata dal bando pubblico del 23 agosto 2002, nel cui ambito sono stati ammessi al finanziamento e successivamente realizzati 31 progetti regionali di collaborazione con le comunità italiane all'estero. Detta esperienza si è conclusa nel 2004. I progetti hanno riguardato diversi settori nell'area dello sviluppo imprenditoriale e dell'orientamento formativo professionale, in una logica finalizzata alla creazione e all'implementazione di sistemi di relazioni economico-culturali (ad esempio: corsi per la formazione di esperti nel campo della mediazione economico - culturale, nell'uso e nella diffusione di nuove tecnologie nel settore della ricerca e della formazione, etc.). In quest'articolato sistema d'intervento, il MAE DGIEPM ha svolto e continua a svolgere una funzione di coordinamento e raccordo, seguendo sia una prospettiva di cooperazione interregionale, sia un approccio di collaborazione tra Regioni e altri soggetti (istituzionali) attivi nell'ambito della promozione e della valorizzazione di legami con le comunità italiane nel mondo

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

(Quadro 7.3). Nell'ambito delle attività di coordinamento del MAE DGIEPM con riferimento al Progetto ITENETS, assumono particolare rilievo le conclusioni del Seminario di concertazione nazionale intitolato “Le azioni per il collegamento dei sistemi formativi e dell'impiego delle Regioni dell'OB. 1 con le comunità italiane all'estero che operano in campo economico” (Roma, 22 novembre 2004). Detto seminario ha posto in evidenza la necessità (divenuta obiettivo operativo) di attivare una piattaforma di collaborazione interna tra amministrazioni centrali e regioni, nella gestione del Progetto ITENETS, in relazione alla complessa rete esterna di realtà e soggetti presenti all'estero.

Quadro 7.3 L'azione di sistema del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero: principali attività svolte

dal MAE – DGIEPM.

Incontri bilaterali tra MAE – DGIEPM e Regioni Ob. 1

Protocollo d’intesa tra MAE – DGIEPM e Autorità di Gestione dei Programmi Operativi Regionali (POR).

Protocollo d’intesa tra MAE–DGIEPM e Associazione delle Camere di Commercio Italiane all’estero (ASSOCAMERESTERO).

Seminari e incontri di studio sulle comunità Italiane all’estero – Task force di esperti regionali gestiti dal MAE DGIEPM e dal CIF OIL..

Incontri e contatti con altre amministrazioni centrali enti e associazioni, quali il Ministero delle Attività Produttive (MAP), Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS), Istituto per il Commercio con l’estero (ICE),

Associazioni imprenditoriali, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI).

Fonte: MAE DGIEPM 2005.

Occorre precisare che il ruolo del MAE DGIEPM non si esaurisce nelle tre linee d'intervento sopra descritte (ITENETS, PPTIE e Progetti ex Avviso Pubblico), ma si consolida negli obiettivi programmatici definiti in tema d'Internazionalizzazione delle Regioni OB. 1. In tal quadro, è prevista la dotazione in capo ad ogni Regione di un Tavolo di Orientamento Strategico (TOS) e un Piano Regionale d'Internazionalizzazione (PRINT). A tal riguardo, il MAE DGIEPM richiama la necessità di un quadro di programmazione unitaria nelle politiche regionali d'Internazionalizzazione, in cui le linee progettuali di cui sopra possano integrarsi in modo quanto più coerente con altre iniziative d'Internazionalizzazione economica e culturale.

7.3 Le linee progettuali del MAE DGIEPM nell'esperienza della Regione CalabriaL'attività della Regione Calabria nell'ambito delle linee d'intervento definite in sede ministeriale (MAE DGIEPM) ha acquisito notevole importanza sia sotto il profilo della espressione e attivazione di capacità, mezzi e reti istituzionali, sia sotto il profilo del

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

mantenimento delle linee programmatiche e progettuali, che rappresenta una esigenza evidenziata chiaramente dal Ministero degli Affari Esteri. Il Quadro 7.4 sintetizza le attività regionali nelle tre diverse linee d'intervento (ITENETS, PPTIE e Avviso pubblico del 23 agosto 2002).

Quadro 7.4 Attività svolte nella Regione Calabria nell'ambito delle linee d'intervento del MAE

DGIEPM per gli Italiani all'estero.

PROGETTI ATTIVITÀ

ITENETS

Corsi di formazione professionale;attività di ricerca sulle comunità italiane all’estero;

creazione di reti regionali e gruppi di azione interregionali tematici;

creazione di reti internazionali (insieme ad altre regioni);istituzione dell’Osservatorio ITENETS, inizialmente integrato presso il Dipartimento Obiettivi Strategici –

oggi soppresso- ora ricollocato presso il Dipartimento n. 3 “Programmazione Nazionale e Comunitaria. Affari

Internazionali”, facente capo alla Presidenza della Giunta Regionale della Calabria;

linee guida regionali per la creazione di legami stabili con gli Italiani all’estero.

PPTIE

La I fase di attività è finalizzata ad animare partenariati territoriali con gli Italiani all’estero nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e

Sicilia, si è conclusa nel febbraio 2004;- supporto alla progettazione delle iniziative

finanziate con fondi regionali;- formazione specialistica.

La II fase di attività è finalizzata a consolidare e mettere a sistema le competenze in materia di partenariato territoriale con gli italiani all’estero, acquisite dalle

amministrazioni regionali (con la Giunta della Regione Molise) e dagli attori del territorio nel corso della I fase.

- Creazione di una rete di parrtenariato territoriale con gli italiani all’estero,

- Guida e supporto al funzionamento della rete del partenariato internazionale per lo sviluppo

locale;- Disegno, esecuzione, valutazione e

modellizzazione dei progetti pilota.Costituzione Gruppo di Azione Regionale (G.A.R.) in

attuazione della Deliberazione della Giunta Regionale n. 1028 del 30 novembre 2005.

Progetti ex avviso pubblico del 23 agosto 2002

Quattro progetti ammessi a finanziamento:1. “Donne alla frontiera”;

2. “ART NET”;3. Mediterraneo on the world”;

4. “D.O.C.C. Development Oriented Calabrian Coorporation”.

Fonte: MAE-DGIEPM

Assume un'importanza specifica nell'ambito delle linee progettuali del MAE DGIEPM l'Osservatorio sul lavoro degli Italiani all'estero. L'Osservatorio ha una struttura segnatamente regionale, con un'attività di coordinamento e raccordo da parte del

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Ministero degli Affari Esteri. Il MAE, tra le altre cose, ha la possibilità di attivare la rete diplomatico consolare cui fa capo, sviluppare contatti con organizzazioni internazionali e altre amministrazioni centrali, nonché soggetti associativi e imprenditoriali italiani all'estero, enti produttori di informazioni statistiche etc.. La struttura si propone di fornire un supporto metodologico e informativo per la connessione e Partnership tra i territori italiani e quelli di emigrazione nei settori del lavoro, della formazione e dell’impresa. Ulteriore scopo perseguito dalla Regione Calabria è dato dalla creazione di reti finalizzate al miglioramento dell’efficacia delle politiche e degli strumenti di sviluppo regionale. Tra i servizi offerti dall’Osservatorio, rientrano:

• Marketing territoriale e sviluppo locale;

• Diffusione della conoscenza e informazione;

• Creazione di partnership;

• Trasferimento di Know how e best practices;

• Creazione di attività formative.

È indispensabile porre in evidenza il progetto pilota dell’Osservatorio ITENETS della Regione Calabria che porta il seguente titolo: <<Creazione di nuove capacità progettuali per l’Internazionalizzazione del “made in Calabria” in partenariato con gli IRE>>. Attraverso il progetto pilota si intende contribuire al processo di Internazionalizzazione del sistema Regione Calabria costituendo nell’ambito della Amministrazione Regionale competenze specifiche per valorizzare i Calabresi nel mondo come tramite per il raggiungimento di accordi di partenariato territoriale con le istituzioni dei paesi individuati. I Paesi esteri coinvolti nell’iniziativa saranno in linea di massima il Canada, il Brasile, l’Australia e alcune aree del continente europeo (Germania, Svizzera e Francia). La scelta è ricaduta su tali Paesi per una serie di ragioni, in primis, poiché negli stessi si registra una diffusa concentrazione di emigrati calabresi, ed in secondo luogo per via dei consolidati rapporti tra i rappresentanti istituzionali e del mondo accademico ed economico. Le relazioni consolidate tra la Regione Calabria e le comunità residenti in questi Paesi renderanno più efficace l’azione complessiva del progetto in questa fase sperimentale. La Regione, inoltre, ha costituito un Gruppo di Azione Regionale denominato GAR, che funge da raccordo consultivo fra gli enti territoriali, i dipartimenti regionali con competenze in materia di Internazionalizzazione e la struttura regionale, cui fa capo l’Osservatorio ITENETS, assicurando con la sua composizione interistituzionale il necessario supporto informativo e, ove necessario, operativo per la progettazione di interventi di Internazionalizzazione con gli IRE. I membri del GAR coinvolti nel progetto pilota saranno sia i destinatari delle azioni formative, previste dal programma al fine di rafforzare le competenze in materia di Internazionalizzazione, sia autori della progettazione e della promozione di partenariati con i Calabresi nel mondo sempre nella loro rispettiva area di competenza. Nell’ambito del progetto pilota svolgeranno un ruolo determinante le Camere di Commercio Italiane all’Estero, le quali avranno come obiettivo prioritario quello di incentivare gli investimenti e gli scambi commerciali con l’Italia e di promuovere lo sviluppo delle opportunità di affari tra i partner locali. Il supporto delle Camere di Commercio Italiane all’Estero alle aziende rappresenterà la condizione imprescindibile affinché le stesse possano penetrare i mercati esteri attraverso una competente gestione del marketingterritoriale. Nello specifico, le Camere:

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

• Coinvolgeranno gli enti istituzionali esteri interessati alla stipula di partenariati territoriali;

• Metteranno a disposizione i contatti sviluppati sul territorio e le conoscenze dei mercati di riferimento, dell’imprenditoria calabrese all’estero, degli enti istituzionali necessari ad arricchire lo scambio di Know How che il progetto si propone di realizzare a favore della Regione Calabria.

7.4 Dal Progetto Pilota ITENETS-PPTIE alla proposta progettuale CalabriAustralia: il coinvolgimento della Fondazione FieldIl progetto in questione nasce dalla volontà di contribuire al rinvigorimento della capacità dell’Amministrazione regionale, prima, e degli Attori del territorio, poi, di relazionarsi all’esterno e di progettare interventi integrati di partenariato internazionale. Il Progetto pilota ITENETS-PPTIE “Creazione di nuove capacità progettuali per l’internazionalizzazione del “made in Calabria” ha, quale scopo principale, la creazione di competenze specifiche nell’ambito dei diversi uffici regionali incaricati della programmazione, per favorire la realizzazione di progetti di internazionalizzazione nei rispettivi campi d’azione. L’azione delle istituzioni calabresi dovrà essere svolta in partenariato con le istituzioni estere identificate attraverso la comunità degli IRE e, soprattutto, dei calabresi residenti all’estero, quale veicolo privilegiato di informazione e promozione dell’intero sistema Calabria. In tale contesto, quindi, il Gruppo di Azione Regionale (GAR) dell’Osservatorio regionale degli Italiani all’estero è stato identificato come gruppo interdipartimentale di riferimento per la creazione delle competenze succitate, divenendo destinatario delle azioni formative e strumento principale per ideare, promuovere e sperimentare modelli di partenariato territoriale, quale - tra questi - quello di seguito descritto. Nella fase conclusiva del programma PPTIE è intervenuta, con incisivi contributi, la Fondazione Field, che ha prestato assistenza tecnica nel processo di attività formativa. La Fondazione Field, Ente in house della Regione Calabria, ha rielaborato le linee di un’ipotesi progettuale tracciate dal Gruppo di Azione Regionale. Nel caso specifico, la Fondazione Field ha prodotto una progettazione esecutiva su una AZIONE DI SISTEMA denominata CalabriAustralia, finalizzata alla sperimentazione di un modello di accompagnamento ed animazione, istituzionale ed economica, orientato al dialogo tra i sistemi territoriali e produttivi della Calabria e dello Stato Australiano della Victoria (Melbourne). Il raggiungimento dello sviluppo economico non può, in questo caso prescindere dalla valorizzazione della rete degli italiani residenti in Australia. La Fondazione FIELD, muovendo le mosse dai risultati del PPTIE e facendo riferimento alle esperienze maturate dal GAR, ha valorizzato quanto già in precedenza realizzato, rilanciando l’idea progettuale ed ipotizzandone la rigenerazione. L’obiettivo è quello di dar vita ad un più articolato e dettagliato progetto integrato di sviluppo, da realizzare attraverso un partenariato territoriale, transnazionale, tra imprese calabresi e australiane e tra enti. Tale progetto presenta tutti i requisiti per assurgere a buona prassi e, quindi, acquisire la dignità del modello replicabile. Il modello progettuale adottato si propone pertanto quale sperimentazione, con l’obiettivo, tra gli altri, di produrre una best practice per future attività di cooperazione interregionale e trasnazionale (in particolare nelle aree del Mediterraneo e dei Balcani) che, sebbene in contesti diversi, vedranno la Regione Calabria tra gli attori interessati.

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Ciò detto, l'Azione di Sistema denominata CalabriAustralia -di cui la Fondazione FIELD è soggetto attuatore- rappresenta la naturale prosecuzione del progetto definito“Creazione di nuove capacità progettuali per l’internazionalizzazione del “made in Calabria”, svolto nell’ambito del PPTIE. Il nuovo progetto sarà definitivamente messo a punto con l’accordo di partenariato (luglio 2006). I partner principali dell’azione pilota denominata CalabriAustralia, sono rappresentati da:

- la Regione Calabria, in qualità di soggetto promotore e di partner istituzionale;

- lo Stato della Victoria, rappresentato da Invest Victoria (l'Agenzia del Governo dello Stato di Victoria finalizzata ad attrarre e facilitare gli investimenti nel proprio territorio, in qualità di partner istituzionale e soggetto promotore per il tramite della Camera di Commercio Italiana di Melbourne);

- la Fondazione Field, Ente “in house” della Regione Calabria (in qualità di soggetto attuatore dell’intervento CalabriAustralia mediante convenzione di affidamento in house);

- la Camera di Commercio Italiana di Melbourne in qualità di soggetto partner per l’attuazione dell’intervento, in Australia.

Con riferimento alla Regione Calabria saranno direttamente coinvolti nel progetto i seguenti dipartimenti:

1. Dipartimento“Programmazione nazionale e comunitaria. Affari internazionali”;

2. Dipartimento “Lavoro, politiche della famiglia, pari opportunità, formazione professionale, cooperazione e volontariato”.

Con esclusivo riferimento al soggetto attuatore: Fondazione Field si sottolinea che la Fondazione FIELD è un Ente in house della Regione Calabria, istituita con L.R. n. 08/2003 nell'ambito delle politiche della formazione e dell'emersione del lavoro irregolare. La suddetta Fondazione ha quale scopo primario lo sviluppo locale attraverso la promozione, la diffusione, l’insegnamento della cultura d’impresa e l’accompagnamento del territorio nell’attivazione di potenzialità economiche latenti e nel potenziamento di realtà sotto-impiegate anche contro specifiche forme di irregolarità che si annidano e prosperano in contesti depressi e deficitari di cultura d’impresa e del lavoro.

Essa svolge il proprio operato in quattro diversi contesti d’interesse:

- Emersione e sviluppo;

- Laboratorio di formazione;

- Internazionalizzazione e Risorse Comunitarie;

- Sistemi produttivi.

Lo Stato della Victoria, come già detto, partecipa attraverso la rappresentazione di Invest Victoria: agenzia istituita dal Governo Australiano per aiutare le società internazionali a investire ed ampliare i propri rapporti con lo Stato del Victoria o che vogliano utilizzare l'Australia come porta di accesso ai mercati asiatici e del Pacifico. Invest Victoria fa parte del Dipartimento Innovazioni, Industria e Sviluppo Regionale

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

(Department of Innovation, Industry and Regional Development, DIIRD) e rappresenta il primo punto di contatto nazionale per tutti gli investitori che siano interessati ad investire in Melbourne e nell’area del Victoria. L’agenzia in oggetto ha la propria sede principale in Melbourne. Essa, attraverso personale specializzato, offre agli investitori una vasta gamma di servizi gratuiti ed assolutamente confidenziali, sostenendo dal 1997 numerose società internazionali a investire in Australia. Tra i servizi offerti vi sono i seguenti:

• contatti con le aziende e gli uffici di governo adeguati;

• informazioni sulle leggi che regolamentano gli investimenti e sui programmi di governo;

• organizzazione di visite in loco e assistenza tecnica nell’identificazione di partner per l’avvio di joint venture;

• consulenza sulle capacità e sui punti di forza dell’industria australiana;

• assistenza tecnica;

• identificazione delle possibili opportunità di investimento in Australia;

• informazioni sui costi, sulla disponibilità di risorse umane, sul regime fiscale e sulle opportunità di ricerca e sviluppo;

• si occupa, inoltre, di accelerare i processi di approvazione dei progetti, facilitando, tra essi, i progetti di maggiori dimensioni.

Inoltre, considerato che il Governo Australiano offre una vasta gamma di programmi volti alla promozione dello sviluppo industriale e degli investimenti in Australia, mettendo a disposizione l’assistenza necessaria nella fase di ricerca e sviluppo, innovazione e attività di esportazione: Invest Australia offre consulenza su tutti gli argomenti che richiedono l’assistenza governativa gestendo un variegato ventaglio di servizi. Nello specifico trattasi di Programmi di formazione delle risorse umane, sponsorizzati da Invest Australia, Assistenza tecnica per i progetti di maggiori dimensioni di grande importanza strategica per l’Australia, ed infine Coordinamento per gli investimenti strategici. Con riferimento al sistema camerale in Australia, vi è da dire che esso si compone di cinque CCIE (Adelaide, Brisbane, Melbourne, Perth e Sydney). La CCIE di Melbourne fa parte del network mondiale di 71 Camere di Commercio Italiane all'estero. Nel 2001 fu istituito il Consiglio Nazionale della Camere di Commercio Italiane in Australia, composto dai Presidenti e Segretari Generali delle cinque camere australiane, compreso anche il Primo Segretario dell'Ambasciata d'Italia (Canberra). L'attuale Presidente del Consiglio Nazionale è Paolo Mirabella (CCIE -Melbourne). La CCIE di Melbourne, presieduta da Paolo Mirabella, che è anche Presidente del Consiglio Nazionale della Camere di Commercio Italiane in Australia, è stata fondata nel 1982 ed ha sede nella centralissima St. Kilda Road. Essa fornisce servizi di informazione su:

1. Opportunità di business per paesi/settori/mercati;

2. Fiere e manifestazioni nel paese;

3. Regimi doganali, norme e regolamenti;

4. Strumenti finanziari per l’internazionalizzazione;

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

5. Studi Paese/mercato.

Quanto ai Servizi di assistenza, si citano i principali:

- ricerca partners commerciali selezionati per la ricerca di potenziali esportatori importatori, distributori e agenti e per joint ventures;

- Assistenza conclusione accordi;

- Assistenza per la protezione di brevetti e marchi registrati;

- Consulenza nella costituzione di società in loco, apertura filiali, delegazioni;

- Direct Marketing;

- Missioni in visita nel paese e esposizione prodotti;

- Organizzazione/assistenza a missioni ed incontri bilaterali;

- Partecipazioni a manifestazioni fieristiche;

- Organizzazione eventi espositivi;

- Ricerche di mercato.

Il biennio 2003/2004 ha rappresentato un periodo di notevole impegno e trasformazione per la Camera di Commercio di Melbourne. La Camera di Commercio ed Industria in Australia - Melbourne Inc., ha operato nel ruolo di promotore delle relazioni di carattere economico-commerciale tra Italia e Australia, impegnandosi nel sostegno delle PMI e delle istituzioni, condividendo e distribuendo informazioni relative al mercato, realizzando attività concrete di supporto a tutte quelle aziende desiderose di affacciarsi, in modo vincente, sul mercato italiano ed australiano. L'obiettivo perseguito ha inteso sostenere l'immagine del mercato italiano nella sua integrità, non fermandosi alla promozione dei prodotti per tradizione appartenenti al “Made in Italy”, ponendo in luce i nuovi settori, quali punti di forza della produzione italiana. La CCIE di Melbourne nell’arco dell’anno ha ampliato il numero dei propri contatti, dando vita a nuove opportunità di business, facilitando programmi di collaborazione commerciale ed industriale e analizzando, tramite percorsi di workshop mirati, le problematiche inerenti specifici ambiti settoriali. Il processo di riorganizzazione mira a portare la Camera di Commercio dalla posizione di mero fornitore di servizi a soggetto leader nel percorso di assistenza alle attività, non solo dal punto di vista tecnico ma anche progettuale. In particolare si intende mutare il sistema di approccio al mercato, cercando di consolidare il ruolo di assistenza tecnica, attraverso il rafforzamento dell’interazione tra i soggetti camerali e gli enti pubblici e l’ulteriore apertura ai soggetti istituzionali. Di riflesso si sta procedendo alla conversione delle modalità di progettazione delle diverse iniziative, si sta dando vita ad un’area specifica dedicata alla promozione e vendita dei prodotti e servizi camerali, e si sta proseguendo al consolidamento delle aree operative riservate alle attività reciproche tra l’Italia e l’Australia. Il processo avviato è stato esteso alla base organizzativa della CCIE di Melbourne. L’obiettivo in questo caso è di implementare e valorizzare le competenze specialistiche attraverso partnerships mirate con fornitori strategici e di massimizzare le potenzialità di ciascun soggetto tramite una riorganizzazione delle competenze interne. Tra le attività di rilievo già poste in essere vi

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

è da registrare:

- l’organizzazione di fiere commerciali in Australia: in particolare é stata coordinata la partecipazione italiana presso “Designex”, mostra Internazionale del Design di Interni, tenutasi in Melbourne tra l’8 e l’11 maggio 2003;

- missioni commerciali interne/promozioni speciali. La Camera di Commercio di Melbourne ha ospitato, infatti, diverse delegazioni regionali Italiane in visita.Le delegazioni provenienti principalmente dalla Lombardia e dal Veneto e da altre Camere di Commercio cooperanti, hanno avuto quale scopo precipuo il rafforzamento di legami tra l’Australia e le varie regioni italiane.

Nota documentale

MEF 2002 (PON ATAS, Complemento di Programmazione): Azione di sistema del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero: quadro di riferimento;Ministero degli Affari Esteri (Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie) Giornata di discussione sulle prospettive di valorizzazione delle competenze tecnico-scientifiche delle reti italiane all'estero (Roma, 6 giugno 2005);MAE DGIEPM 2005: L'azione di Sistema del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero: linee d'intervento;Attività ITENETS: www.ITENETS.org;MAE DGIEPM 2005: L'azione di sistema del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero: principali attività svolte dal MAE – DGIEPM;MAE-DGIEPM: Attività svolte nella Regione Calabria nell'ambito delle linee d'intervento del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero.

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Calabria

CAPITOLO 8

STRUMENTI E CANALI PER LA CREAZIONE DI LEGAMI STABILI TRAMITE IL COINVOLGIMENTO DEI

CONCITTADINI REGIONALI RESIDENTI ALL'ESTERO

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

8.1 Quadro di riferimentoLa Regione Calabria svolge da lungo tempo un’intensa attività di consolidamento della rete di relazioni tra i calabresi residenti all’estero e la loro terra di origine. la suddetta attività si realizza in pratica nell’ambito del sistema normativo rappresentato dalla Legge Regionale n. 33 del 2004. In detto ambito, l'attività della Regione si caratterizza soprattutto per il forte riconoscimento dello status giuridico di emigrato e la predisposizione di una serie di agevolazioni al fine di equiparare la condizione del cittadino emigrato a quella dei residenti, oltre che per incrementare e valorizzare le relazioni con le comunità di origine calabrese all'estero. Le risorse utilizzabili a tal fine sono rappresentate da fondi di esclusivo carattere regionale. Tra gli obiettivi prioritari della legge in esame è si rammentano quelli volti a: favorire l'accesso alle Università della regione di studenti o giovani laureati, anche se sprovvisti di cittadinanza italiana, discendenti di cittadini calabresi; corrispondere assegni di studio a favore dei figli dei lavoratori residenti all'estero per la frequenza in Calabria delle scuole medie inferiori e superiori e delle Università; organizzare nel territorio regionale iniziative di turismo sociale, di interscambio tra giovani studenti e relativi docenti, vacanze culturali e di studio. La Regione concorre, altresì, a sostenere iniziative culturali, sociali ed economiche adottate da associazioni di cittadini di origine calabrese residenti in altre regioni d'Italia; ciò per evitare che il requisito della residenza possa rappresentare elemento ostativo al raggiungimento dei fini cui auspica la Legge Regionale n. 33 del 2004. La legge de qua contiene nell’articolo 9 della stessa i profili che, maggiormente, assecondano il titolo del presente capitolo. L’articolo 9, denominato “Turismo etnico. Investimenti produttivi. Sedi di rappresentanza all'estero”, dispone che: nel quadro di una azione organica diretta al rilancio dell'immagine della Calabria, con il coinvolgimento attivo dell'associazionismo calabrese all'estero, la Regione Calabria incentiva iniziative idonee a favorire un rinnovato interesse, specie da parte delle nuove generazioni, alla scoperta del patrimonio turistico, culturale, artistico e naturale della terra d'origine. La Regione Calabria, inoltre, intende adottare i provvedimenti opportuni per far conoscere nei paesi esteri di residenza dei corregionali le nuove opportunità che si presentano in Calabria per l'effettuazione di investimenti nel campo dell'economia, della cultura e del turismo. Ulteriori mezzi di cui si avvale la Regione Calabria sono rappresentati da provvedimenti mirati a promuovere l'offerta turistica e la commercializzazione dei prodotti tipici calabresi fra le collettività dei corregionali all'estero, nonché a suscitare l'interesse degli operatori economici stranieri per investimenti produttivi in Calabria. Inoltre, d'intesa con le Autorità locali e nel rispetto della normativa statale, la Regione provvede alla stipula di accordi con Paesi, Enti, Organismi esteri finalizzati allo sviluppo dei rapporti economici culturali e turistici. La legge in questione, inoltre, prevede la istituzione di sedi di rappresentanza all’estero, per il perseguimento delle finalità promozionali di cui sopra. La Regione, inoltre, riconosce e sostiene le associazioni Calabresi all'estero, purché senza fini di lucro, quale strumento fondamentale per la tutela dell'identità e della cultura d'origine e per il mantenimento e la valorizzazione dei rapporti con la società calabrese, raccomandando, sulla scorta di altre positive esperienze, di preferire la componente organizzativa federativa, al fine di agevolare l'interrelazione con la Regione. La Regione Calabria, al fine del raggiungimento degli scopi previsti dalla legge n. 33 del 2004, si è dotata di un organismo denominato “Consulta regionale dei Calabresi all'estero”. In tal modo, la Calabria ha inteso perseguire la finalità della creazione di collegamenti con i Calabresi

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Calabria

all’estero servendosi esclusivamente di strumenti legislativi di matrice regionale ed attingendo dal relativo bilancio le risorse necessarie per la realizzazione degli scopi.

8.2 Ultimi interventi legislativi in materia di InternazionalizzazioneIl legislatore Calabrese è intervenuto da ultimo in materia internazionale redigendo una bozza di legge avente, quantomeno temporaneamente, il seguente titolo: “Interventi per la promozione di attività internazionali a livello regionale e locale”. I principi ispiratori da cui la normativa prende le mosse risiedono nella intenzione dell’organismo regionale di riconoscere nelle attività internazionali uno strumento atto a creare maggiori aperture all’esterno del proprio territorio, coinvolgendo le realtà economico-culturali-istituzionali ed in tal modo procedere alla internazionalizzazione del sistema economico-produttivo. La Regione, inoltre, nelle materie attribuite alla propria competenza dall’articolo 117, comma 5 della Costituzione, dovrà provvedere ad eseguire e attuare gli accordi internazionali e gli atti dell’Unione Europea. Attraverso la legge in esame, la Calabria potrà avviare strategie che favoriscano l’attrazione di capitali dall’estero. Inoltre, per ciò che maggiormente ci interessa, la legge prevede il sostenimento delle associazioni dei Calabresi all'estero, in accordo con la Legge Regionale n. 33 del 29 dicembre 2004. Il dato di sicuro rilievo è da ravvisare nelle scelte relative al lavoro ed alla formazione contenute nei richiami della bozza di legge. La Regione, infatti, intende promuovere la formazione professionale e la promozione sociale di cittadini dei Paesi esteri svolgersi in loco, in Calabria ed in altri Paesi terzi. Tale aspetto potrebbe costituire il valore aggiunto delle imprese Calabresi sotto il profilo della professionalità. Lo sviluppo della Regione, in una visione globale dei mercati, dovrà essere misurato anche attraverso il grado di apertura internazionale della stessa, rappresentato anche dalla capacità delle imprese di avviare e consolidare rapporti innovativi con partner stranieri. In tale caso la Regione dovrà servirsi della rete di relazioni con i Calabresi residenti all’estero, che, in alcuni di tali Paesi target, hanno assunto posizioni di notevole rilievo sociale ed economico. In molte Nazioni, infatti, le imprese dei Calabresi e degli Italiani, in genere, hanno raggiunto alti livelli di coinvolgimento in vari settori dell’economia che rappresentano una occasione imperdibile di cooperazione produttiva e commerciale per le regioni di origine. La Regione provvederà anche a rafforzare le connessioni con le tematiche dello sviluppo tecnologico e della crescita del capitale umano per sostenere la competitività e la attrattività dei sistemi economico-territoriali. Il coinvolgimento dei calabresi all’estero nei processi di sviluppo, rappresenta un sistema razionale per convertire un fenomeno negativo, come la diaspora dei corregionali, in un contributo fattivo all’imprinting propulsivo che la Giunta Regionale attuale intende dare alla regione.

Nota documentale

Legge Regionale n. 33 del 2004;Articolo 117, comma 5 Costituzione.

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Calabria

CAPITOLO 9

PROSPETTIVE PER LA NUOVA PROGRAMMAZIONE 2007-2013

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9.1 La Programmazione 2007-2013Come è dato leggere nel Documento Strategico Preliminare Nazionale (DSPN), nel Consiglio Europeo del 16-17 giugno 2005, è stata avanzata una ipotesi negoziale presentata dalla Presidenza Lussemburghese e nota come “V Negotiating box” (15 giugno)” sulla quale si è avuta la convergenza, anche se insufficiente, di 20 Stati membri dell’Unione Europea. In tale ipotesi, per la coesione, e quindi per la nuova fase di programmazione sono, assegnati all’Italia –in base a stime plausibili- 23.947 milioni di euro (di cui 17.726 a quattro regioni in Obiettivo 1 – tra cui la Calabria, insieme alla Campania, la Puglia e la Sicilia-. Gli organi regionali sono attualmente impegnati nella stesura del Documento Strategico Regionale (DSR), che conterrà gli esiti degli itinerari strategici che la Calabria ha inteso percorrere e la cui predisposizione ha richiesto l’organizzazione di 8 tavoli tematici che hanno avuto come protagonisti i rappresentanti delle parti sociali coinvolte nel processo di sviluppo. Secondo i dati riportati nella bozza del DSR, in fase di ultimazione, la fragilità del sistema produttivo e infrastrutturale calabrese trova il principale luogo di manifestazione nella composizione del tessuto economico, caratterizzato dalla scarsità di investimenti e dalla capacità di attrarre investimenti dall’estero -che in Calabria è nulla- e nella mancanza di spinta innovativa, misurata dall’indice di specializzazione tecnologica, che in Calabria si esprime nella misura sconfortante dello 0,40% rispetto all’1,16% nazionale e delle regioni Ob.1, dalla bassa incidenza degli addetti alla R&S (0,7% in Calabria rispetto al 2.9% nazionale e al 1.6% del Mezzogiorno) e della spesa in R&S sia pubblica che privata (0,4% in Calabria rispetto al 1.2% nazionale e 0,8% del Mezzogiorno). Un buon metodo per evitare di ripetere gli errori del passato e ridurre il grado di insuccesso delle politiche regionali è proprio quello di riconsiderare l’esperienza dell’attuale ciclo di programmazione 2000-2006. In particolare, l’analisi dei punti di forza e di debolezza delle politiche in itinereconsente di orientare l’azione futura e, soprattutto, di evitare di ripartire sempre da zero, dalla tabula rasa progettuale e processuale. Come dice Fabrizio Barca, Direttore del Dipartimento Politiche di Sviluppo del Ministero dell’Economia:

“è necessario superare i limiti dello sviluppo nel Mezzogiorno, rafforzare la nuova politica regionale, migliorare e consolidare le posizioni di crescita, conquistate negli anni scorsi. Insomma togliere i freni allo sviluppo (…)”.

Naturalmente non è ancora possibile esprimere una riflessione compiuta sul ciclo attuale di programmazione, perché non si è giunti, ancora alla fase finale di attuazione che si trova in pieno svolgimento. Tuttavia, alla vigilia di una nuova fase di programmazione, questo primo lustro di interventi strutturali rappresenta un patrimonio inestimabile di esperienze da mettere a frutto per non incorrere nuovamente negli stessi errori. Nel corso di questo capitolo gli autori tenteranno di mettere in luce gli aspetti critici e le potenzialità che hanno animato la programmazione 2000-2006.

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9.2 Gli esiti della programmazione 2000-2006In Calabria, la progettazione ed attuazione di programmi previsti e finanziati da risorse pubbliche regionali, statali o comunitarie, è stata e continua ad essere segnata da una successione di organismi gestionali che hanno impedito una pianificazione continua degli interventi su base pluriennale. Ciò, ha impedito l’attuazione di un progetto organico, coerente con le emergenze reali del territorio. Lo svolgimento dei programmi porta i segni della disarticolazione tra gli attori istituzionali deputati alla amministrazione dei fondi agevolativi. Nella regione Calabria, negli ultimi venti anni, sono stati attuati o sono in corso di attuazione:

1. i programmi plurifondo a sostegno Comunitario : a) PIM Calabria, b) POP 1989-1993, c) POP 1994-1999, d) POR 2000-2006, e) l’Iniziativa Comunitaria Interreg III 2000-2006;

2. gli Accordi di Programma Quadro settoriali (APQ);

3. gli strumenti di programmazione negoziata (contratti di programma, contratti d’area);

4. il programma regionale di sviluppo dell’Intervento Straordinario per il Mezzogiorno.

Il denominatore comune delle diverse azioni di intervento è rappresentato da un modus agendi poco omogeneo, che ha indotto alla incompiutezza dei risultati e la cui cifra comportamentale è segnata dalla scarsa collaborazione dei vari organi preposti a raggiungerli. Risulta evidente la difficoltà di compendiare esaustivamente gli effetti prodotti dai numerosi interventi che hanno interessato e continuano ad interessare il territorio regionale. Nel mese di marzo il Ministero dell’Economia ha diffuso i dati relativi ai fondi UE, la cui positività trova la sua sintesi nel c.d. “Tasso di Assorbimento” che indica se sono stati raggiunti o meno i target finanziari stabiliti dall’unione Europea. Anche se, come ricorda il succitato Fabrizio Barca: “la capacità di spesa è importante ma se diventa l’unico obiettivo si rischia una distorsione”. Il Sole 24Ore in un articolo dell’8 marzo 2006 ha inserito la Calabria in una teoria di “sostegni anomali”, dedicando alla regione, il seguente titolo: “Calabria, tanti progetti coerenti”20. Nel pezzo menzionato si fa presente che:

“sottopassi pedonali, potenziamento di impianti di informazione al pubblico e costruzione di rampe per disabili. Ma anche costruzione di scogliere a protezione della strada ferrata. Sono solo alcuni degli interventi originariamente coperti dai fondi della rete ferroviaria Italiana e poi ammessi nell’elenco dei progetti coerenti e dunque rendicontabili ai fini del finanziamento UE. Meccanismo che ha permesso alla Calabria di evitare il disimpegno automatico delle risorse comunitarie. Così il POR è servito a <<coprire>> i 7,7 milioni utilizzati per realizzare scogliere di protezione dei tratti ferroviari, sei milioni destinati a potenziare gli impianti di informazione al pubblico e 12,5 milioni serviti a costruire sottopassi pedonali o rampe per disabili in alcune stazioni calabresi”.

20 Il Sole 24Ore dell’8 marzo 2006, pag. 5.

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Lo spettro del disimpegno automatico si staglia sullo sfondo di ogni programmazione che deve attuarsi in tempi ben definiti e se è vero, come è vero, che la capacità di spesa non deve rappresentare il solo obiettivo di chi opera, è innegabile che il successo degli interventi strutturali è determinato anche dal massimo impiego delle risorse disponibili. Il POR 2000-2006 è stato varato in una fase storica in cui gli strumenti di pianificazione regionale di settore e gli APQ non erano ancora disponibili e, tale non trascurabile dato, ha pesato negativamente sulla attuazione dello stesso. La programmazione corrente, infatti, è stata segnata, nel corso del suo svolgimento, da errori di valutazione che hanno ridotto in misura notevole il potenziale di successo delle strategie politiche regionali. IL POR Calabria 2000-2006 prevedeva un approccio all’utilizzo dei fondi strutturali europei molto innovativo e complesso che però non è stato del tutto applicato. Gli aspetti più innovativi del POR riguardavano la scelta di puntare su un sistema di concertazione inter-istituzionale, che coinvolgesse le parti sociali sulla programmazione e progettazione integrata. Una scelta complessa che, nel contesto calabrese -caratterizzato da una debole tradizione di cooperazione e di partenariato istituzionale-richiedeva una robusta ridefinizione del disegno organizzativo con la nascita di nuove strutture operative di gestione e implementazione dedicate (Struttura Operativa di Gestione, Nucleo di valutazione) in affiancamento alle strutture amministrative regionali. Compito preminente delle strutture summenzionate si riassume nel tentativo di ridare slancio alla macchina amministrativa regionale e modernizzare la stessa attraverso processi di apprendimento istituzionale. Un altro elemento innovativo delPOR era dato dal forte peso delle azioni di sistema e degli interventi integrati a livello settoriale e territoriale che avrebbero dovuto migliorare e rafforzare la dotazione infrastrutturale e produttiva del territorio calabrese e sostenere un processo di sviluppo autopropulsivo. Anche la programmazione strategica settoriale (Trasporti, Società dell’Informazione, Ricerca & Sviluppo) avrebbe dovuto integrarsi con scelte programmatiche complessive e politiche nazionali e regionali di settore. A cinque anni dall’avvio e, soprattutto, a pochi mesi dalla sua scadenza il POR non ha raggiunto gli ambiziosi traguardi anelati in partenza. Il disegno organizzativo originario è stato disatteso e le strutture dedicate, solo troppo tardi, sono state rese effettivamenteoperative sia in termini di competenze che di organici. La programmazione integrata è stata avviata in misura parziale e con grandi difficoltà solo a partire dalla metà del 2005; la programmazione strategica settoriale è stata avviata senza avere a monte adeguati disegni programmatici e priorità specifiche; le azioni di sistema non sono ancora partite e larga parte dei progetti finanziati ha riguardato progetti “compatibili”. Oggi la Regione si trova in una situazione altamente compromessa, a dover gestire problemi immediati, legati al rischio di disimpegno, e problemi strutturali legati alla necessità di rilanciare il POR con il recupero di almeno alcune delle priorità previste nel suo disegno originario. L’orientamento attuale della Regione è quello di rilanciare il POR, rafforzando, da un lato il sistema di controllo, la trasparenza decisionale e il partenariato, e, dall’altro lato, le azioni di sistema e la programmazione integrata. Altri importanti programmi comunitari operativi in regione Calabria sono:

� Il programma INTERREG III 2000 – 2006, che vede la Calabria partecipare a 14 progetti relativi alla sezione B, dedicata alla cooperazione transnazionale e finalizzata a stimolare l'integrazione territoriale armoniosa nell’ambito dell’Unione Europea. Si tratta di programmi di valenza transnazionale, approvati secondo le stesse procedure dei POR regionali, gestiti unitariamente dagli Stati partecipanti. La Regione Calabria ha aderito, inoltre, ad altri progetti presentati nell’ambito della sezione C di INTERREG, che mira

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a rafforzare la cooperazione internazionale e a implementare le politiche e le tecniche per lo sviluppo economico interregionale. Vi partecipano tutte le regioni europee attraverso quattro programmi (Zona Sud, Zona Nord-Ovest, Zona Nord-Est, Zona Est). Per sostenere questi progetti l’importo complessivo assegnato alla Regione Calabria è di 2.973.852,34 €. In questo ambito la Regione partecipa come capofila a due progetti: Accessibilità - Intermodalità: per il miglioramento dei livelli di accessibilità del sistema di trasporto per le persone e le merci; Cibi Meridiani - Monumenti Paralleli: per la valorizzazione della gastronomia locale.

� Leader I ha segnato l’inizio di un nuovo approccio nei confronti della politica di sviluppo rurale, più attento al territorio, all’integrazione e alla partecipazione degli attori locali. Con Leader II questo metodo viene sensibilmente esteso con una accentuazione degli aspetti innovativi dei progetti. I beneficiari sono costituiti dai “Gruppi di Azione locale” (GAL) che elaborano la strategia di sviluppo locale (Piano di Sviluppo Locale-PSL) e sono responsabili della sua attuazione. I gruppi devono essere l’espressione equilibrata e rappresentativa dei vari settori socioeconomici del territorio (partenariato locale). Le aree rurali eleggibili all’Iniziativa Comunitaria sono state identificate di concerto con i soggetti del tavolo istituito nell’ambito della elaborazione del Programma Leader Regionale (PLR) 2000-2006. L’attuazione del PLR ha incontrato però notevoli ritardi, anche in conseguenza della priorità accordata alla programmazione del POR 2000-2006. La fase negoziale propedeutica all’attuazione avviata a fine 2002 si è conclusa solo a novembre 2003 con la selezione di 9 PSL, sui 14 presentati, e l’avvio delle attività si è realizzato concretamente solo a fine 2004. A settembre 2005 sono riscontrabili i primi esiti in termini di avanzamento fisico del PLR per quanto riguarda l’Asse I ed un primo avvio della programmazione nell’ambito dell’Asse II. È stato peraltro completato il quadro delle responsabilità a presidio del programma ed è in corso di completamento il collegamento del sistema di monitoraggio a quello di Rendicontazione. La valutazione del PLR evidenzia:

• un impianto logico complessivamente coerente con gli obiettivi;

• la capacità di mettere a frutto l’esperienza e le relazioni ereditate dalle esperienze di Leader II: i GAL si presentano come soggetti rappresentativi del partenariato locale;

• procedure attuative che non presentano criticità evidenti;

• la capacità di affrontare le criticità più rilevanti in relazione al presidio complessivo del programma (avvio del sistema di monitoraggio, operatività degli organismi di controllo);

L’operatività dei GAL appare soddisfacente in termini di cooperazione orizzontale, ma presenta difficoltà ad estendersi al di fuori dell’ambito strettamente locale, in direzione delle istanze di livello provinciale, regionale, interregionale, nazionale e internazionale. Il superamento dell’ambito strettamente locale è d’altro canto indispensabile se si vuole che il PLR dia il massimo contributo allo sviluppo locale delle aree rurali e al rafforzamento della loro capacità di governo in situazioni anche complesse; ciò appare particolarmente evidente laddove si tratta di integrare il PLR (e i PSL) con gli altri strumenti di programmazione disponibili sui territori interessati. Per affrontare questa criticità dovranno convergere gli sforzi dei GAL, un’incisiva azione di regia della Regione, un’efficace Rete Nazionale Leader +.

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� Il programma URBAN I in Calabria ha riguardato le città di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. Le aree bersaglio sono state diverse: nei primi due casi, il centro storico; a Reggio Calabria, l’intera periferia nord. Gli investimenti sono stati dell’ordine dei 21 milioni di euro Cosenza e Reggio Calabria e di 12 milioni di euro a Catanzaro. Il caso di Cosenza, in particolare, sembra essere stato uno di quelli di maggior successo tra l’insieme dei programmi URBAN Italiani, sia sul piano dell’efficienza gestionale, sia in termini di impatti di rigenerazione del centro storico. Nell’ambito di URBAN II, è stato finanziato il programma di Crotone (risultato per altro il primo classificato nella graduatoria nazionale), che rappresenta un ambizioso programma di rigenerazione e sviluppo della città articolato in quattro assi di intervento, per un investimento complessivo di oltre 25 milioni di euro. Infine, nell’ambito del programma URBAN Italia, è stata finanziata la proposta di Catanzaro. La nuova programmazione 2007-2013, potendo godere degli strumenti di programmazione regionale e degli APQ, potrà essere attuata più agevolmente. Secondo quanto emerge dalla bozza del Documento Strategico Regionale:

“La Regione intende rafforzare il grado di integrazione e sinergia degli interventi in atto e in programmazione sul territorio regionale, per “fare sistema”, tenendo conto delle linee guida comunitarie per la nuova programmazione dei fondi strutturali, delle linee guida del QSN e del DSM, oltre che della Conferenza Unificata Stato e Regioni”.

La Regione, inoltre, ha rafforzato il dialogo sociale, approvando, nel novembre 2005, un “Protocollo di Intesa su un nuovo quadro di relazione tra il governo regionale e le Organizzazioni sindacali confederali a sostegno dell’occupazione e dello sviluppo in Calabria” che definisce le regole concertative e istituisce un tavolo di concertazione regionale. Nonostante il mancato ottenimento degli obiettivi non mancano gli elementi di successo, quali, ad esempio, le conoscenze diffuse e le buone pratiche che hanno contribuito ad avviare comunità professionali. Le competenze progettuali maturate nelle regioni meridionali, durante la programmazione 2000-2006, sono indispensabili, sotto il profilo della funzionalità, alla riuscita della nuova fase di programmazione comunitaria. Oggi il Sud è meno povero di risorse cognitive e professionali sui temi della programmazione economica e dello sviluppo locale. Non solo, molte di queste nuove competenze sono in rete, configurando così nuove economie di scala conoscitive. Sono nate nuove istituzioni intermedie; sono nate nuove agenzie di sviluppo locale. Nonostante l’importanza del patrimonio di know how, in Calabria, la spinta innovativa e le riforme sottese alla programmazione originatasi con Agenda 2000 hanno subito una notevole flessione. Come si è detto, la regione Calabria ha ignorato gli aiuti offerti dalla Comunità Europea, mostrando l’incapacità di interpretare con tempismo l’importanza delle opportunità offerte.

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9.3 La strategia di programmazione della Regione CalabriaBisogna allora ripartire dalla concertazione, dalla rete istituzionale, dalla pari dignità tra gli attori. Bisogna costruire e rafforzare i partenariati socio-istituzionali. Bisogna costruire e implementare la governance orizzontale e verticale. Bisogna ripartire dai territori, dai soggetti istituzionali locali. Bisogna allo stesso tempo intrecciare e rafforzare le relazioni istituzionali tra attori locali, regionali, nazionali e comunitari. Lo sviluppo necessita di sforzi congiunti, di sinergie, di azione collettiva. Non basta unire le sole forze regionali, è necessario altresì collegarsi a reti verticali lunghe. Dialogare di più e meglio con l’Unione Europea e con le altre grandi istituzioni internazionali. Bisogna dialogare di più e meglio con il Governo centrale, in particolare con il Ministero dell’Economia e del suo Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione. I dati empirici insegnano che all’apertura della Calabria verso l’esterno corrisponde un avanzamento in termini di sviluppo e viceversa. La povertà dell’ odierna Calabria, oltre a tradursi negli infausti dati sul PIL e riportati nel primo capitolo del presente lavoro, si manifesta soprattutto nell’assenza di idee strategiche, di progetti condivisi, di visioni. Il confronto tra le parti sociali necessita di forti imput, che l’attuale Giunta Regionale sta tentando in tutti i modi di dare. È stato avviato un partenariato socio-istituzionale strategico, cioè un confronto tra gli attori sulle visioni e le immagini dello sviluppo futuro della Calabria. Tale partenariato intende precedere, con un azione di sistema, il partenariato di progetto, cioè prima ancora della condivisione delle responsabilità progettuali e gestionali. La Giunta Regionale odierna intende favorire la discussione pubblica, con confronti allargati, da cui scaturisca una condivisione strategica. Non a caso sono stati svolti gli otto tavoli tematici necessari, in un’ottica di concertazione, alla predisposizione del DSR Documento Strategico Regionale. Si è avuto un confronto vero, profondo sui grandi temi principali del declino economico Regionale e delle ragioni cui lo stesso viene attribuito; si è posta l’attenzione sui ritardi del Mezzogiorno e della Calabria in particolare, sul modo più efficace per attivare fattivamente le strategie europee di Lisbona e di Göteborg, sulla connessione competitività-coesione, sui temi della Internazionalizzazione e sulle problematiche del lavoro e della formazione. Gli attori istituzionali e le parti sociali sono state rappresentate da studiosi, esperti, rappresentanti del mondo accademico e imprenditoriale, in genere da esponenti delle categorie. Si è fatto riferimento all’insieme delle competenze e dei saperi, organizzati e dispersi, presenti in Calabria, ponendo l’accento sugli errori commessi e sulle metodologie da adottare per evitare di incorrervi nuovamente. Il nuovo ciclo di programmazione comunitaria 2007-2013 deve continuare a fare riferimento al metodo dell’integrazione. La Calabria ha bisogno di essere posta nelle condizioni per operare e recepire gli impulsi allo sviluppo che promanano dalle istituzioni e dall’esterno. Il vincolo dell’integrazione “costringe” gli attori a guardare oltre il proprio confine organizzativo, al di là dei propri domini settoriali. Gli agricoltori a confrontarsi e decidere insieme agli industriali, le organizzazioni imprenditoriali con i sindacati dei lavoratori. Regioni come la Calabria così strutturalmente deficitarie di processi di sviluppo hanno necessità di puntare sulla diversificazione della base produttiva e occupazionale. Per l’appunto di integrare risorse, settori, territori. C’è bisogno di fertilizzazione incrociata. Di sfumare i confini settoriali, di progettare interventi intersettoriali, di forzare le connessioni a monte e a valle delle singole attività, di dilatare gli impatti territoriali. Per questo il mancato avvio dei PIT in Calabria è stato particolarmente penalizzante. Perché ha impedito apprendimento collettivo nei processi di integrazione non consentendo l’interazione istituzionale e funzionale. Tuttavia, la

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Calabria non può rinunciare al metodo dell’integrazione. La tendenza alla ghettizzazione settoriale, delle logiche assessorili, delle rigidità settoriali, che altro non sono se non l’effetto di un modus operandi poco flessibile. Gli assessorati sono per lo più chiusi, non intercomunicanti. Partenariato, concertazione, integrazione, governanceorizzontale e verticale implicano un rafforzamento e una modernizzazione imponente della capacità burocratica pubblica. L’organizzazione della istituzione Regionale necessita di un potenziamento, sotto il profilo dell’accelerazione dei tempi di realizzazione dei programmi e sui tempi di evasione delle pratiche relative ai progetti. L’apparato amministrativo Regionale deve avere come valore supremo quello dello sviluppo; e con ciò non ci si riferisce ai singoli funzionari o dirigenti, ma alla mancanza di un modello organizzativo, di una regia complessiva, ed alla demotivazione diffusa circa l’intrapresa e lo spirito innovatore.

9.4 Obiettivo prioritario della futura Programmazione secondo gli intendimenti del MAE-DGIEPMIn ordine alla discussione sul Quadro Strategico Nazionale e, in particolare, in occasione del tavolo 1, avente ad oggetto le tematiche relative all’“Adeguamento dei sistemi formativi e dell’istruzione alle nuove sfide della globalizzazione”, che ha avuto luogo in Roma, in data 30 gennaio 2006, il MAE-DGIEPM ha inteso intervenire attraverso un contributo ai lavori. Tale scritto risponde alla domanda “in che modo rendere il sistema dell’istruzione e della formazione più rispondente alle competenze necessarie per operare nell’economia e nel mercato del lavoro globalizzati?”. Il MAE-DGIEPM ha indicato gli orientamenti prioritari cui affidare le strategie “in cantiere”, secondo i quali è necessario rafforzare in senso internazionale l’offerta formativa, ovvero “l’adeguamento dei sistemi formativi e dell’istruzione alle nuove sfide della globalizzazione”. Il MAE-DGIEPM ha proposto una serie di interventi per il raggiungimento di tale obiettivo, in particolare:

• la ricerca di un sistema specializzato di standard e certificazioni delle competenze e dei percorsi formativi;

• la valorizzazione delle migliori competenze professionali e scientifiche degli Italiani Residenti all’Estero (IRE).

Il processo di globalizzazione non ha avuto quale conseguenza immediata l’integrazione planetaria incondizionata, bensì una suddivisione in aree in cui si lavora prevalentemente secondo specificità socioeconomiche locali. L’analisi svolta dal MAE-DGIEPM, tenendo in debita considerazione la strategia di Lisbona -che punta ad un’economia sempre più competitiva, basata sulla conoscenza- considera necessaria l’opportunità di aprire i sistemi di istruzione e formazione al resto del mondo. In tale prospettiva, appare conveniente implementare nuove capacità di dialogo e di traduzione trans-culturale delle conoscenze. Il MAE-DGIEPM individua tre punti essenziali nelle catene transnazionali di formazione del valore:

1. la cooperazione e l’internazionalizzazione tramite il collante del partenariato territoriale (alle strategie di politica territoriale si legano nuove regole e nuove opportunità);

2. la valorizzazione di reti transnazionali costituitesi spontaneamente nel

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corso della storia, ed in particolare, ai fini della presente proposta, quelle che permettono il collegamento in rete del giacimento dei saperi e delle competenze del lavoro e delle imprese italiane nel mondo;

3. la condivisione da parte di economie diverse di modelli di sviluppo locale e metodologie di organizzazione dei processi produttivi imparentati con l’esperienza italiana, ciò che a sua volta è facilitato dalla formazione di bacini professionali (a tutti i livelli, dal management al lavoro specializzato) familiarizzati con i contesti italiani.

Il MAE-DGIEPM ha evidenziato l’importanza di due concetti, quali la “Rete” e la “Conoscenza”; il primo inteso a valorizzare il principio delle interdipendenze e del “capitale sociale”. Il secondo risalta, invece, la peculiarità del “capitale intellettuale”, quale grimaldello per consolidare i processi di innovazione, cambiamento e sviluppo, attualmente in fieri. È opportuno, quindi, superare la staticità degli assetti socio-economici trascendendo dalla loro consistenza territoriale. In tal senso, un obiettivo fondamentale della prossima Programmazione dovrà consistere nel rafforzamento della dimensione cognitiva della formazione in rapporto ai processi di globalizzazione dell’economia e del lavoro. Ne discende la necessaria inclusione delle competenze delle “eccellenze” italiane all’estero all’interno dei dispositivi dell’offerta formativa, rivolta allo sviluppo del territorio e alla cooperazione transnazionale. Bisognerà orientare gli enti e i sistemi formativi locali, cioè le strutture Universitarie e quelle formative professionali di alto livello, verso un utilizzo strutturato delle risorse professionali e delle “menti” italiane residenti all’estero. Secondo gli intendimenti del MAE-DGIEPM la suddetta strategia dovrà tradursi nella promozione del “marketing Universitario” auspicando la creazione di una offerta potenzialmente “esportabile”. Le competenze rappresentano ciò di cui i lavoratori abbisognano per essere competitivi, in un ottica aziendale, sui mercati domestici e di più ampio respiro. La policy in esame tenderebbe a far decadere la distinzione tra ciò che è, attualmente, considerato“locale” e ciò che è inteso come“transnazionale”. Affinchè le conoscenze e le risorse personali possano convertirsi da competenza potenziale ad azione effettiva, cioè in comportamenti, è necessario, in primo luogo, intervenire sulle persone attraverso il mezzo della informazione, della formazione e della consulenza e, in un secondo tempo, con azioni di sistema e dispositivi. La Commissione Europea già da lungo tempo ha stanziato risorse finanziarie per l’attuazione di progetti che favoriscano lo scambio tra Organismi e Imprese di diversi Paesi in modo da sviluppare conoscenze-chiave per la mobilità e il lavoro futuro (es. lingue, ICT) e altre competenze di imprescindibile valore quali sistemi di istruzione e di welfare, e “regole di vita” nei diversi Paesi. Le Istituzioni Italiane, sulla scorta dell’impegno Comunitario dovranno rivolgere il loro impegno in programmi di Lifelong Learning 2007-2013 nel contesto della summenzionata strategia di Lisbona al fine di agevolare la creazione di catene transnazionali di offerta formativa nell’ambito dell’Unione. L’importanza dei mercati emergenti o già emersi, quali la Cina, l’India, il Brasile e l’Argentina potranno richiedere il disegno di processi formativi speciali da coordinare con i “Programmi Paese” sviluppati da Ministeri, Regioni, Istituzioni dell’economia. Bisogna distinguere ciò che potrebbe essere realizzato in Italia –dal sistema scolastico di istruzione, dal sistema Universitario e della ricerca, da sistema di formazione professionale e, quindi, dai soggetti istituzionali titolari di tali sistemi- da ciò che potrebbe essere realizzato nei Paesi esteri –dalle Comunità Italiane all’estero, dalle Camere di Commercio estere, da Associazioni e

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Fondazioni, dal sistema delle imprese e da imprese singole-. In Italia, nello specifico, gli interventi dovranno tradursi in informazione nell’ambito della “normale” attività curricolare, nella formazione sulle competenze chiave per la mobilità, nella formazione tecnica manageriale, imprenditoriale specifica per tipologia di mercato, nella formazione per l’innovazione e nella formazione anticipatoria per la mobilità. Con riferimento agli altri Paesi bisognerà definire una mappa delle opportunità e degli attori rilevanti per la mobilità e la internazionalizzazione, condurre analisi dei fabbisogni e individuare i target da coinvolgere in via prioritaria, raccordando le Istituzioni e le Associazioni locali, favorendo il flusso reciproco di informazioni e di regole locali, consolidare politiche di accoglienza e di supporto all’inserimento, promuovere lo scambio di esperienze e tirocini e la “cultura” della transnazionalità. L’Italia ha un potenziale margine di riuscita nel processo di internazionalizzazione delle imprese, in virtù della capacità espansiva dei propri distretti produttivi e di una vastissima, qualificata, consistente e coesa rete di connazionali residenti all’estero. Ma il fenomeno migratorio avvantaggia l’Italia in ambedue le sue valenze:

1) di cittadini Italiani all’estero (emigrati);

2) di cittadini di Stati terzi residenti in Italia (immigrati);

Pertanto il dibattito decisionale, a livello centrale e delle Regioni Italiane sulla Programmazione 2007-2013, deve valutare opzioni di policy tarate sull’analisi di questo contesto. Bisognerà valorizzare il ruolo dei Governi Regionali e delle Istituzioni ed Enti Locali, che faciliteranno e promuoveranno il coinvolgimento degli IRE con i rispettivi territori di provenienza e di destinazione. La presenza degli IRE nei Paesi esteri e degli immigrati in Italia, con le loro imprese, rappresentanze, organizzazioni, diverrà elemento vitalizzante del processo di trasferimento delle competenze e contestualizzazione nelle realtà produttive dei Paesi di destinazione. Si dovranno creare piattaforme tecnologiche e dell’informazione su tecnologie dei processi e dei prodotti che favoriranno la diffusione di conoscenze strategiche fondamentali. D’altronde, la previsione di rafforzare i rapporti di cooperazione tra territori, sia all’interno sia all’esterno dell’Unione, è innovazione già presente nelle proposte regolamentari della Commissione relative ai Fondi Strutturali per la Programmazione 2007-2013.

9.5 I progetti alla base della programmazione 2007-2013Il nuovo ciclo di programmazione 2007-2013 deve essere l’occasione per far fare un salto alla Calabria verso la modernizzazione istituzionale, verso l’efficienza e l’efficacia della struttura amministrativa. Un avvicinamento allo sviluppo economico ed alla compattezza sociale. La Giunta Loiero ha lanciato chiari segnali in un ottica di guerra al sottosviluppo e ai retaggi anacronistici. Il rischio concreto infatti è che nel 2014 la Calabria rimanga la sola regione italiana nella fascia delle aree europee in ritardo di sviluppo e ancora dipendente in larga misura dalle politiche Europee. La Giunta Loiero intende cogliere la nuova occasione per avviare un processo di rinnovamento socio-economico che dispieghi i suoi effetti in modo duraturo; in tal senso, il partenariato socio-istituzionale dovrà essere in grado di individuare e perseguire ambiziosi progetti di modernizzazione e di sviluppo della Calabria. Bisogna prendere sul serio l’idea che innovazioni e rotture rilevanti vadano necessariamente introdotte rispetto all’attuale programmazione 2000-2006, che, nata con buoni auspici, non ha purtroppo prodotto i

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Calabria

risultati attesi. C’è bisogno di progetti di sviluppo infraregionali dimensionalmente più estesi, è necessario implementare progetti più integrati, che siano importanti e decisivi, ad altissimo impatto economico e territoriale. Quindi, favorire le agevolazioni per progetti di grossa portata, evitando la frammentazione economica dovuta a progetti di scarsa entità, che non producono alcun imput nel mercato del lavoro e non incidono sul tessuto economico. Con riferimento alla portualità, il Rapporto Svimez sull’Economia del Mezzogiorno parla molto chiaramente, infatti si legge che:

“Nel caso della portualità, la dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno risulta notevolmente superiore a quella del Centro-Nord. Il numero di porti è quasi quattro volte quello del Centro-Nord, mentre il numero degli accosti è quasi il triplo e la loro superficie più che doppia. Quanto alle infrastrutture maggiormente centrate sulla capacità di movimentazione, la situazione di elevata dotazione del Mezzogiorno si conferma per le superfici dei piazzali (107,8 a fronte di 95,6 nel Centro-Nord). Un deficit significativo si rileva, invece, nella dotazione di magazzini, 26,1 per il Mezzogiorno contro il 142,2 per il Centro-Nord. La portualità Meridionale, basata su numerose infrastrutture prevalentemente di piccole dimensioni, si caratterizza soprattutto per il traffico passeggeri e non è riuscita, invece, a sfruttare adeguatamente le potenzialità del traffico merci. I porti più grandi sono fortemente orientati al transhipment, cioè alla movimentazione di merci e container provenienti da grandi porti internazionali da trasbordare su navi per il cabotaggio interno e mediterraneo. In sostanza, è una dotazione infrastrutturale quasi esclusivamente dedicata al “transito” e meno alla movimentazione e ancor meno alla manipolazione delle merci. Le oggettive difficoltà di movimentazione e stoccaggio nei porti del Mezzogiorno potrebbero essere agevolmente compensate da interporti di terra prossimi agli attracchi marittimi. Ma è proprio questo il settore infrastrutturale maggiormente deficitario in tutto il Sud. Nel complesso la presenza di infrastrutture interportuali nel Mezzogiorno non supera il 40% del valore medio nazionale. Se si prendono in esame le superfici degli interporti, l’indice di dotazione cala drasticamente (6,6), e la capacità di movimentazione risulta praticamente inesistente (1,1), mentre la disponibilità di binari è comunque molto bassa (29,6)”21.

Alla luce di quanto appena affermato, un grande progetto deve interessare l’area del Porto di Gioia Tauro, che ad oggi rappresenta una delle risorse più preziose della Calabria. Tuttavia è ancora oggi un progetto frenato, poco valorizzato. Bisogna fare di Gioia Tauro la soglia d’ingresso Euro-Mediterranea per le merci che provengono dalla Cina, dall’India e dal far east in genere. Un grande porto di trasbordo ma anche un grande porto commerciale, un grande porto industriale. Un porto cioè che non solo movimenti containers anonimi, bensì un porto con un retroterra di attività di trasformazione di parte delle merci contenute nei containers. È questa la sfida dei prossimi anni. Fare di Gioia Tauro e del suo hinterland un grande e articolato distretto della logistica e della produzione, un grande hub e un grande produttore tra estremo Occidente ed estremo Oriente. Gioia Tauro è il nostro ariete nei processi di apertura alle nuove economie e alle società che si affacciano sul Mediterraneo. La Giunta Loiero, con

21 Svimez; Rapporto 2005 sull'Economia del Mezzogiorno – Sintesi per la Stampa.

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la preziosa collaborazione del Sottosegretario all’autorità portuale di Gioia Tauro, ha predisposto un piano per il potenziamento delle attività del Porto di Gioia Tauro. Infatti, si discute della creazione di un rigassificatore, che riporti il gas congelato, proveniente dai paesi della riva sud del mediterraneo e trasportato con navi, ad uno stato gassoso. Si vuole ricordare che in Italia di gassificatori ve ne è solo uno e, precisamente, a Genova. Inoltre, durante il processo di rigassificazione che va da -160° a zero o più gradi, si producono delle frigorie che la Regione intende sfruttare, offrendole gratuitamente alle imprese che intendono conservare le proprie merci in loco ed esattamente nell’area doganale del porto. Ciò, comporterebbe un sicuro vantaggio per le aziende, che, molto economicamente ed agevolmente, potrebbero conservare le merci provenienti dall’estero e pagare i relativi dazi solo nel momento in cui i prodotti vengono rimossi e introdotti in territorio extra doganale. La Regione Calabria, inoltre, sta conducendo una trattativa con le Ferrovie dello Stato, al fine di potenziare il servizio su rotaie, cioè aumentare il numero di treni. Infatti, se è vero che una nave container può portare fino a 10.000 containers, equivalenti a 10.000 rimorchi di camion, e ciò rappresenta l’enorme vantaggio del trasporto per mare, è anche vero che bisogna garantire il movimento via terra una volta che la merce giunge a destinazione. Le Ferrovie dello Stato stanno tentando di implementare il c.d. “corridoio nr. 5” sulla linea Taranto-Berlino. Ciò darebbe 6 giorni di vantaggio nella consegna delle merci; vantaggio non indifferente. Quindi, è necessario puntare sulla intermodalità, differenziando le attività del Porto di Gioia Tauro, che attualmente sono limitate al mero transhipment, cioè il trasbordo da navi di grossa stazza ad altre di più ridotte dimensioni. L’obiettivo è quello di portare il flusso annuo di merci che passano per Gioia Tauro, dal 3% nazionale al 6% o anche più. È una sfida difficilissima, ma non impossibile, tenuto anche conto della concorrenza del Porto di AlJazeeras e di Cagliari. Quest’ultimo, però, non ha la possibilità di porre in essere progetti di intermodalità, essendo il porto di un’isola. Un secondo grande progetto infraregionale potrebbe essere dato dalla creazione di una rete organica tra le principali città calabresi. La Calabria, infatti, carente di aggregati urbani e non è neppure pensabile un ampliamento significativo delle attuali città regionali. Allora, è decisivo collegare i centri urbani fra loro, aumentare le economie di scopo e di scala attraverso nuove forme di aggregazione e di rifunzionalizzazione. Una città che sappia aggregare le funzioni eccellenti delle Università, che sappia mettere a valore i saperi scientifici e i risultati di ricerca che si conseguono negli Atenei Calabresi e nei suoi centri di ricerca. Una città che acceleri e favorisca i processi di trasformazione verso la società dell’informazione e della conoscenza. Un terzo progetto a dimensione infraregionale è connesso alla creazione di alcuni distretti culturali eccellenti, alla costruzione di grandi attrattori culturali territoriali, quali Sibari, Crotone, Locri, per citarne solo alcuni, che potrebbero diventare degli importanti distretti culturali italiani ed europei basati sulle emergenze storiche e archeologiche e sulle molteplici opportunità per una loro valorizzazione integrata. Ciò presuppone però una straordinaria concentrazione di risorse finanziarie, una progettazione di alto profilo, un disegno innovativo di tutela e contemporaneamente di straordinaria valorizzazione economica e sociale dei siti. L’opposto cioè delle politiche di dispersione finanziaria e di approssimazione progettuale finora perseguita. A scala interregionale, un importante progetto è rappresentato dall’aggregazione produttiva e dall’integrazione funzionale delle tre pianure del Crotonese, della Sibaritide e del Metapontino. Progettare e costruire in quella vasta area territoriale un grande comprensorio di sviluppo agroindustriale e di servizi specializzati consentirebbe alle produzioni calabresi e lucane un notevole e

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decisivo arricchimento delle varietà offerte, il superamento di evidenti diseconomie di scala, l’opportunità per entrare con più forza contrattuale nei grandi mercati europei. Infine, sempre a scala interregionale, un altro grande progetto potrebbe essere quello dell’area dello Stretto di Reggio Calabria e Messina. Da anni se ne discute ma i risultati progettuali sono ancora impalpabili. Eppure l’area in questione si presta come poche in Europa per sperimentare e incrementare modelli di integrazione urbana, logistica, di valorizzazione economica integrata di risorse plurime, di governance istituzionale. Quelli elencati sono cinque grandi progetti. Solo cinque di tanti possibili e auspicabili. L’importante però è non farsi prendere dalla logica redistributiva, dalla polverizzazione progettuale e finanziaria. Concentrare le risorse è una necessità. Perché le risorse non sono infinite e se concentrate fanno massa critica, offrendo, dunque, maggiori opportunità per innescare forme di sviluppo durature.

9.6 Il problema sicurezza come disincentivo agli investimenti e le truffe europeeLa più recente storia calabrese si svolge sulle tristi trame imposte alla cronaca nera e salite alla ribalta nazionale con l’uccisione del vice presidente del Consiglio Regionale, Francesco Fortugno. Il deficit di sicurezza, in Calabria, ha radici storiche che non sono assimilabili a fenomeni della stessa natura in altre regioni italiane. Le lunghe liste di morti per arma da fuoco, la faida come strumento alternativo alla legge, la penetrazione della ‘ndrangheta nei consigli comunali e nei gangli del potere, l’aggressione al territorio e i depuratori che continuano a non depurare, sono tutti aspetti che si riassumono nella rassegnazione degli onesti e “omertosi” cittadini costretti a vivere in una grigia zona di contiguità con il fenomeno mafioso. L’alta densità criminosa, in Calabria, non è una contingenza passeggera, bensì un fenomeno che negli anni ha acquisito la dignità della strutturalità. La Bozza in progress di DSR contiene una serie di riferimenti all’argomento criminalità ed infatti si legge che sulla base delle denunce fatte all’Autorità Giudiziaria dalle forze dell’ordine22 si rileva un aumento nel numero complessivo dei delitti denunciati negli ultimi tre anni. Anche le rapine e gli attentati sono cresciuti a ritmi esponenziali, mentre il fenomeno delle estorsioni ha mostrato invariati i numeri che ne riassumono l’entità. Il rapporto della Confesercenti, SOS impresa23, stima che in Calabria il fenomeno estorsivo riguardi il 50% dei commercianti, raggiungendo il punto più alto a Reggio Calabria con un triste 70%. Gli attentati dinamitardi e/o incendiari (330, il 6,1% in più rispetto al 2001) pongono la Calabria all’apice della classifica italiana delle regioni colpite da eventi di tal fatta. Il diffondersi degli attentati agli esercizi commerciali, fa legittimamente presumere l’esistenza, alla sua base, di un movente estorsivo e, sullo sfondo, la regia della criminalità organizzata e dei suoi logori canovacci. Secondo un recente studio del Ministero degli Interni24, alla ‘ndrangheta, nel periodo 2000-2004, è ascrivibile il 21,8% degli omicidi di criminalità organizzata, il monopolio della attività estorsiva praticata a livello locale, l’infiltrazione nella attività di smaltimento rifiuti, negli investimenti mobiliari e immobiliari, nelle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici, nelle amministrazioni pubbliche. Il monitoraggio del fenomeno dell’usura25 mostra che

22 Elaborazioni Svimez su dati ISTAT23 Confesercenti, VI Rapporto SOS Impresa, Roma, 200224 Ministero dell’Interno, Lo stato della sicurezza in Italia, Roma, 200525 Informazioni tratte da “Lo stato della sicurezza in Italia 2003”, elaborato dal Ministero degli Interni

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anch’esso appare più radicato nelle regioni in cui risulta presente la criminalità organizzata. In Calabria tale fenomeno, sostenuto dal forte potere intimidatorio della ’ndrangheta, è profondamente presente e in prevalenza sommerso, con una maggiore intensità nelle province di Catanzaro e Reggio Calabria26. Negli ultimi anni sono cresciuti i segnali di come la “’ndrangheta” stia accentuando la sua capacità di diffusione nel sistema economico, attraverso il condizionamento delle amministrazioni locali e la conseguente ingerenza negli appalti pubblici e nelle attività imprenditoriali. Le sue condotte criminose sono rivolte prevalentemente al traffico internazionale delle sostanze stupefacenti, alle estorsioni, al riciclaggio e alle truffe. L’alterazione che l’infiltrazione criminale provoca nei meccanismi di mercato è dovuta innanzitutto alla disponibilità, da parte delle ‘ndrine27, di ingenti risorse finanziarie, grazie anche ad una articolata struttura imprenditoriale composta da aziende direttamente controllate, il cui assetto proprietario viene spesso mascherato mediante operazioni societarie di fusione e/o scissione, che ostacolano l’individuazione degli occulti proprietari. I dati più recenti esprimono con evidenza i pericoli legati all’infiltrazione della criminalità negli enti locali e nel tessuto economico imprenditoriale -acutizzato dagli ingenti capitali stanziati per la realizzazione di opere pubbliche di primaria importanza- oltre alla crescita degli atti di intimidazione ad amministratori pubblici e politici, che hanno agitato eloquentemente la recente cronaca regionale. Alla luce di quanto finora esposto appare doveroso suggerire l’adozione di una metodologia di sviluppo delle politiche di programmazione, che tenga in debito conto i pericoli derivanti dal fenomeno mafioso e predisponga, sulla base delle pregresse esperienze, strumenti a tutela del suo agire monitorando a diversi livelli gli sviluppi della politica regionale, così come auspicato dal Documento Strategico Preliminare Nazionale. La Calabria, secondo un’indagine apparsa sul settimanale “Il Venerdì di Repubblica” del 14 aprile 200628, risulta essere la<<regione record per le truffe scoperte…>.

Tab. 9.1 Fondi realmente erogati e fondi bloccati dalla Finanza.

In milioni di euro 2005 – primi due mesi 2006

Erogati Bloccati

Sicilia 125,788 69,369

Calabria 157,825 145,000

Campania 114,500 -

Puglia 11,563 -

Totale 409,657 214,369

Fonte: Guardia di Finanza.

26 Secondo la prima Relazione Semestrale del 2003 “la ‘ndrangheta è l’organizzazione meno visibile sul territorio, ma meglio strutturata e più diffusa sia a livello nazionale che internazionale e che ha saputo interpretare, con maggiore modernità, il cambiamento, approfittando delle opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche”.

27 È definita “’ndrina” la singola consorteria mafiosa a livello locale.28 “Il Venerdì di Repubblica” del 14 aprile 2006, pag. 40, 41 e 43.

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Infatti –prosegue l’articolo- in un caso che riguardava un maxi finanziamento a gruppi del nord giunti in Calabria grazie ai fondi, erano previsti 500 nuovi posti di lavoro. A seguito di indagine si scoprì che solo 12 operai erano stati realmente assunti. Il problema, come è ovvio, non riguarda solo i soldi ottenuti indebitamente ma, ancor più, l’opportunità negata ad uno sviluppo onesto, al fatto che si è rubato a tanti giovani in cerca di lavoro e a tante imprese per bene. In Calabria, secondo quanto rivelato dal Colonnello della Guardia di Finanza Cesare Nota Cerasi, sono stati individuati anche professionisti che si sono specializzati in truffe Europee: <<Fornivano consulenza e un pacchetto già pronto per chi volesse investire veramente. Ma, a richiesta, anche uno per chi voleva solo i soldi>>. La considerazione di un tale stato di cose impone più severi controlli da parte delle istituzioni a ciò preposte ed una più intensa collaborazione con leforze dell’ordine, impegnate a perseguire le truffe. Nella Bozza in progress di DSR dell’aprile 2006, con riferimento alla promozione della legalità, si legge quanto segue:

Obiettivo: Promozione del diritto alla sicurezza e aumento del tasso di legalità e di trasparenza amministrativa.

Strumenti: Realizzazione di un “Piano per la legalità e la sicurezza” che collochi al centro dell’azione di governo regionale il tema dell’etica pubblica e che preveda azioni positive a favore della legalità e della sicurezza, fattori di crescita dell’inclusione sociale di uomini e donne ed elementi sostanziali dello stato di “agio” della popolazione (anche in rapporto alla dimensione di genere), coniugando azioni di prevenzione, repressione e tutela della sicurezza (in larga misura di competenza delle politiche ordinarie) con politiche sociali e di garanzie dei diritti primari, la qualificazione della spesa pubblica regionale e l’adozione di regole trasparenti anche attraverso la riforma della struttura burocratico – amministrativa, il rafforzamento della concertazione istituzionale, sociale ed economica e del decentramento istituzionale.

In particolare si prevede di:

• incentivare attività di sensibilizzazione nelle scuole per la diffusione dei principi della legalità e dello sviluppo etico attraverso programmi finalizzati alla formazione a all’educazione alla legalità presso le giovani generazioni;

• incrementare il Fondo regionale per l’indennizzo alle vittime della mafia e rifinanziare il fondo per il finanziamento di attività tese a sostenere le vittime del racket e dell’usura;

• potenziare, generalizzare e rendere permanente il monitoraggio degli investimenti pubblici legati alla programmazione attuale e futura per la trasparenza e la salvaguardia dalle infiltrazioni criminali anche attraverso la concentrazione territoriale degli investimenti;

• rafforzare il collegamento tra la Consulta Antimafia della Giunta Regionale e le strutture operative;

• dotare la Regione di una normativa propria sugli appalti pubblici, che preveda tra l’altro una interazione costante ed il rafforzamento della comunicazione con gli osservatori delle Prefetture;

• sostenere l’individuazione dei patrimoni illeciti e la loro restituzione alla legalità attraverso la promozione dell’utilizzo sociale dei beni confiscati e l’incremento del Fondo regionale per il finanziamento della ristrutturazione dei beni confiscati alla mafia per un riuso sociale;

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• prevedere assistenza e recupero sociale di parenti e famigliari di esponenti della malavita organizzata e di riqualificazione professionale di soggetti in stato di detenzione ed ex-detenuti;

• adottare provvedimenti tesi a rescindere i contratti per l’esecuzione di lavori pubblici di imprese coinvolti in procedimenti giudiziari relativi al pagamento di tangenti, estorsionio compromissione in attività criminose.

Al di là dei buoni propositi, la programmazione 2007-2013 dovrà essere ispirata al principio di assoluta trasparenza ed alla concretezza dell’agire, quanto basta per limitare il pericolo di una ulteriore dispersione di fondi, imponendo una soluzione di continuità alla deriva economica attuale, che da troppo tempo costringe la Calabria nelle sabbie mobili del più grave dei mali: il sottosviluppo.

Nota documentale

Documento Strategico Preliminare Nazionale (DSPN);Consiglio Europeo del 16-17 giugno 2005;Il Sole 24Ore; 8 marzo 2006;Tavolo 1 QSN: “Adeguamento dei sistemi formativi e dell’istruzione alle nuove sfide della globalizzazione”; Roma, 30 gennaio 2006;Svimez; Rapporto 2005 sull'Economia del Mezzogiorno – Sintesi per la Stampa;Elaborazioni Svimez su dati ISTAT;Confesercenti, VI Rapporto SOS Impresa, Roma, 2002;Ministero dell’Interno, Lo stato della sicurezza in Italia, Roma, 2005;Informazioni tratte da “Lo stato della sicurezza in Italia 2003”, elaborato dal Ministero degli Interni;Fonte: Guardia di Finanza: Fondi realmente erogati e fondi bloccati dalla Finanza;“Il Venerdì di Repubblica” del 14 aprile 2006, pagg. 40, 41 e 43.

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BIBLIOGRAFIA

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Legge Regionale 9 aprile 1990, n. 17;

Legge Regionale n. 33 del 29 dicembre 2004;

Legge Quadro sulla Cooperazione allo Sviluppo n. 38 del 1979;

Legge di riordino delle Attività di Cooperazione n. 49 del 1987;

MAE- anno 2000: Associazioni Calabresi nel mondo classificate per finalità;

MAE DGIEPM 2005: L'azione di Sistema del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero: linee d'intervento;

MAE DGIEPM 2005: L'azione di sistema del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero: principali attività svolte dal MAE DGIEPM;

MAE DGIEPM: Attività svolte nella Regione Calabria nell'ambito delle linee d'intervento del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero.

MEF 2002 (PON ATAS, Complemento di Programmazione): Azione di sistema del MAE DGIEPM per gli Italiani all'estero: quadro di riferimento;

Ministero degli Affari Esteri (Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie) Giornata di discussione sulle prospettive di valorizzazione delle competenze tecnico-scientifiche delle reti italiane all'estero (Roma, 6 giugno 2005);

Ministero dell’Interno, Lo stato della sicurezza in Italia, Roma, 2005;

POR Calabria 2000-2006;

Presidenza della Giunta Regionale della Calabria – coordinamento sottosegretariato Presidenza Affari Comunitari –

Rosanna Nisticò - Rapporto sull’economia Calabrese nel 2004 - Associazione Industriali della Provincia di Cosenza;

Rapporto 2005 sull'Economia del Mezzogiorno; Svimez 2005;

Rapporto 2005 sull'Economia del Mezzogiorno; Svimez 2005;

Ministero degli Interni, Ministero Affari Esteri – DGIEPM: Emigrati italiani iscritti all’AIRE e alle Anagrafi Consolari per continente di insediamento;

Ministero degli Interni: Italiani iscritti all’AIRE per paesi di residenza (al 10 luglio 2004);

Piano Regionale per l’Occupazione e il Lavoro in Calabria;

POR Calabria 2000-2006;

Prometeia 2005, luglio;

Rapporto 2005 sull'Economia del Mezzogiorno; Svimez 2005;

Rapporto di Valutazione Intermedia del POR Ob. 1 2000-2006 della Regione Calabria, ATI IRS -RESCO - CULT, Novembre 2003;

Regione Calabria: Elenco dei PIT per provincia;

249

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Regione Calabria, Quinto Rapporto sul Turismo in Calabria. Mercury, Firenze, 2005;

Regione Calabria: Stato di attuazione: Fondi Strutturali;

Regione Calabria: Stato di attuazione: Assi;

Regione Calabria: Stato di attuazione: Misure di internazionalizzazione (dirette e indirette);

Regione Calabria: PIT che presentano aspetti relativi alla promozione del processo di Internazionalizzazione;

Relazione annuale sulla rete degli osservatori Regionali –ITENETS: Collocazione territoriale degli emigrati di origine Calabrese nel Mondo;

Rosanna Nisticò - Rapporto sull’economia Calabrese nel 2004 - Associazione Industriali della Provincia di Cosenza;

Sergio Romano – STORIA D’ITALIA, dal risorgimento ai nostri giorni, pag. 146, il Giornale, Biblioteca Storica;

Statistiche in breve ISTAT del 20 dicembre 2005;

Svimez; Indicatori socio economici: popolazione residente anagrafica;

Svimez; Rapporto 2005 sull'Economia del Mezzogiorno – Sintesi per la Stampa;

Svimez; Rapporto 2005 sull'Economia del Mezzogiorno; Il Mulino, Bologna, 2005;

Tavolo 1 QSN: “Adeguamento dei sistemi formativi e dell’istruzione alle nuove sfide della globalizzazione”; Roma, 30 gennaio 2006;

UIL: Terzo rapporto annuale, sulle condizioni dell’edilizia scolastica; 2001;

“Università Magna Graecia di Catanzaro”: Convenzioni “Università Magna Graecia” di Catanzaro con Atenei stranieri;

“Università Magna Graecia di Catanzaro”: Programma Socrates/Erasmus;

“Università della Calabria” di Cosenza: Accordi di Cooperazione internazionale;

“Università di Reggio Calabria”: Accordi quadro di collaborazione scientifica internazionale;

“www.italiainternazionale.it” – Sei Regioni per Cinque Continenti”: Progetto Operativo di Assistenza Tecnica per Azioni di Internazionalizzazione dell’Economia e della Cultura delle Regioni Obiettivo 1;

Note sull’andamento dell’economia della Calabria 2005 – Relazione di Bankitalia – Ufficio Studi

Regionali della Banca d’Italia – Filiale di Catanzaro

Stime/Proiezioni Società PROMETEIA

Stime/Proiezioni Società CRESME

Stime/Proiezioni OSSERVATORIO NAZIONALE SUL PROJECT FINANCING

Stime/Proiezioni ISTAT

Relazione Generale sulla situazione economica del Paese presentata al Parlamento il 9 giugno 2006 dal

MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE – PROF. TOMMASO PADOA SCHIOPPA

Dati Ufficiali AGENZIA DELLE ENTRATE

Dati Ufficiali OSSEERVATORIO LAVORI PUBBLICI

Dati Ufficiali Dipartimento Politiche di Sviluppo del Ministero dell’Economia e delle Finanze

Dati Ufficiali ANAS

Dati Sole 24 Ore SUD

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Linee guida regionali per la valorizzazione degli italiani residenti all’Estero

Calabria

Dati OSSERVATORIO REGIONALE BANCHE – IMPRESE DI ECONOMIA E FINANZA

BILANCIO 2005 Banca Popolare di Crotone SPA del 7 giugno 2006

Dati UNIONCAMERE-INFOCAMERE, MOVIMPRESE

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