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LIBRO DI FAVOLE DELLA I D
S.M.S. G. G. BELLI
A.S. 2008-2009
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ei amici Dom, Marcus, Baird, Cole, Tai, Dizzy si uniscono per formar la squadra Delta del COG per sconfiggere la Regina delle
Locuste. Lei viveva nel palazzo più importante della città sommersa Jacinto. Le Locuste sotto il suo comando seminavano il panico. I nostri eroi, armati fino ai denti, partirono alla volta di Jacinto. Arrivati nelle vicinanze tutti quanti caddero in una trappola. Si trovarono in un luogo splendente, ma si trovarono davanti ben 36 Locuste. Una dopo l’altra le Locuste caddero, ma pure Tai cadde ucciso da un proiettile che gli staccò la testa dal corpo. Marcus per vendicarsi del torto subito attaccò una bomba al corpo della Locusta che dopo 10 secondi esplose in mille pezzettini (Faida). Avevano vinto una battaglia, ma dovevano ancora cercare la regina. Continuarono il loro cammino fino a che non trovarono altre trenta Locuste che catturarono Dom, Dizzy e Baird e li misero in una chiatta delle Torture. Marcus e Cole erano gli unici sopravissuti. Incontrarono dodici Locuste e le uccisero con grand facilità. Dopo si ritrovarono davanti a una chiatta delle torture e da li uscirono le sei locuste che avevano catturato i nostri eroi. Li salvarono tutti ma Dizzy si suicidò per il dolore delle torture che aveva subito. Tre metri per uscire dal sottosuolo, ma la chiatta non ce l’avrebbe mai fatta a sfondare la terra. Allora i nostri eroi decisero di piazzare delle bombe nella terra. Dopo averle messi si allontanarono x farle esplodere, ma ad un tratto vedono la regina che si avvicina. Iniziano a spararle da tutte le parti, ma neanche la misera ombra di un graffio la regina allora si arrabbia e fa fuori Cole, Baird e Dom. L’unico sopravvissuto è Marcus che, furibondo, con il suo fucile d’assalto lancer, taglia in due la regina delle Locuste, poi fa scoppiare le bombe ed esce. Si ricorderà sempre dei suoi cinque amici Dom, Baird Cole, Dizzy e Tai. Alampi Alessandro
S
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Un Mini-Mondo
C’era una volta un bambino di nome Giovanni . Giovanni era un bambino
molto curioso,con gli occhi neri e i capelli castani. Aveva una corporatura
snella ed era alto. Era un bambino normale, tranne per il fatto che spesso si
perdeva nelle sue fantasie .
Giovanni era molto amico di Carlo, che era l’opposto di Giovanni: era un
bambino grassottello, biondo con gli occhi azzurri, una corporatura flaccida e
grassa, ma soprattutto era molto razionale.
Un giorno Giovanni e Carlo erano al parco quando Giovanni si perse in una
delle sue fantasie: stava immaginando di essere una mosca che volava nel
parco. Vedeva gigantesche persone che giocavano, leggevano, studiavano e
parlavano. Ma vedeva anche animali di tutti i tipi: cavallette, libellule,
farfalle, api, vespe, formiche, vermi…
Giovanni, ancora in una delle sue fantasie, decise di andare a parlare con
un’ape. Si avvicinò ad essa e disse:
E l’ape rispose:
chiese Giovanni, e Beh rispose: .
Giovanni capì che si trattava di cattivi ragazzi che non hanno la minima cura
della natura e gli venne un’idea per far fuggire gli Schiacciatori… e così fu.
Una volta radunati gli animali del parco Giovanni espose il piano per far
fuggire gli Schiacciatori:
Lo stesso giorno gli Schiacciatori andarono al parco, ma furono assaliti dagli
insetti secondo il piano di Giovanni, e così furono tutti felici e contenti.
disse Carlo e Giovanni si riprese.
Quel sogno era stato il migliore della sua vita.
Ancona Riccardo
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-Non mi va di dormire!-
-Dormi!-
-No!-
-E invece si!-
-No!-
-Senti,facciamo così: ti racconto una storia di una principessa per farti
dormire –
-A me non piacciono le principesse!-
-Ma questa non è una storia come le altre è una storia molto speciale-
-Va bene! Sentiamo questa storia da femminucce –
-C’era una volta un grande e bellissimo castello in regno molto lontano.
Qui vi abitavano un re, una regina e la loro favolosa figlia Claire .
Conducevano una vita semplice , ma felice,il re era buono nei confronti del popolo e i
Cittadini volevano bene alla famiglia reale .
Sembrava proprio che non avessero nemici .
Accadde però un giorno che il perfido Odonrio , re di una terra assai lontana , si
Innamorò perdutamente di Claire .Quando però la chiese in sposa ai genitori,
essi rifiutarono perché conoscevano la malvagia fama di quest’uomo .
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C’era una volta un topino che viveva in campagna e amava
la natura.
Un giorno mentre andava a fare una gita con la sua
famiglia si fermò a lungo ad ammirare una farfalla,
mentre i suoi fratelli andavano avanti. Quando si girò per
mostrare la farfalla si accorse di essere solo e fu preso
da tanta paura.
Di lì passò una volpe che vedendolo così agitato si offrì
di aiutarlo e cominciarono a cercarli.
Dopo un po’ incontrarono una rana e le chiesero se aveva
visto passare dei topini. La rana rispose di no, ma li
avrebbe aiutati molto volentieri.
Dopo un po’ di tempo incontrarono uno scoiattolo curioso.
Lui volle sapere cosa stavano facendo. Il topino rispose
che stavano cercando la sua famiglia.
Lo scoiattolo curioso voleva sapere come andava a finire,
decise di unirsi a loro. Strada facendo incontrarono: un
coniglio, un cerbiatto e un geco e tutti si unirono alla
compagnia. Oramai si era fatto buio e tutti erano
stanchi.
Il topino invitò tutta la compagnia a dormire a casa sua.
Quando arrivarono a casa con loro grande sorpresa
trovarono la famiglia del topino.
Bernardini Chiara
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Un ragazzo, che abita nel centro della città di Barcellona, si deve trasferire
in una casa nel bosco in Russia.
Il suo nome è Carlos e ha un fratello più grande, Thomas.
La casa del bosco è cadente, all’ esterno è coperta da rami di alberi, in alcune
parti è verde come l’erba, in altre parti è marrone come la terra.
Sulla facciata esterna ci sono delle scritte geroglifiche che la rendono molto
misteriosa.
Appena la macchina di Carlos si ferma accanto a una quercia, Thomas ,corre
subito a prendere la stanza migliore, mentre Carlos è costretto a prendere
quella al piano interrato.
A Carlos non piace tanto la casa perché è isolata dal mondo, ci sono solo
scoiattoli, alberi, ragni, foglie secche, fiori, serpenti e anche qualche
lucertola.
Da quando Carlos è in quella casa non fa altro che leggere libri di fantasia o
scrivere racconti fantastici nel suo diario.
Un giorno decide di esplorare la casa e scopre che, sotto il suo letto, c’è una
botola con la scritta “ non aprire”.
Naturalmente Carlos come ogni ragazzo fantasioso la apre e ….
Cade giù, giù, giù, sempre più giù, fino ad arrivare in un mondo fantastico
ricco
Di colori, di profumi e di maghi, fate e folletti.
Carlos pensa: “Ma perché non dovevo aprire la botola e scendere qui?”
E una voce gli risponde: ”Perché non è il mondo reale, è solo la tua fantasia”
e la voce piano piano si allontana.
Carlos è felice perché in questo mondo fantastico ogni suo desidero sembra
avverarsi. Ad un certo punto dice:”ho fame” e gli compare subito un panino
con doppio salame e formaggio.
Ma quando sta per avverarsi il suo desiderio più grande di incontrare l’eroe
dei suoi sogni (MICHEAL JORDAN), suo fratello Thomas gli infila un piccolo
scoiattolo nei pantaloni……… lo sveglia dai sui sogni fantastici…….. mentre tu
caro fratello mio al suono della mia voce ti addormenti felice.
Bordi Niccolò
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MENTRE MI TROVAVO NELLA CASA DEI MIEI CUGINI, ESATTAMENTE IN
SALOTTO, MIA ZIA MI DISSE CHE DOVEVO BADARE PER POCHE ORE A MIO
CUGINO DI CINQUE ANNI, AUGUSTO.
LUI NON STAVA FERMO UN ATTIMO, PROVAI A FARLO GIOCARE E A
FARGLI VEDERE UN PO’ DI TELEVISIONE, MA NIENTE, SI AGITAVA COME
UN PAZZO.
ALLORA DECISI DI RACCONTARGLI UNA STORIA.
UN GIORNO MIA MADRE E MIO PADRE MI FECERO LA SORPRESA DI
ANDARE AD UN PARCO NATURALE. AVEVANO SAPUTO DI QUESTO PARCO
GRAZIE AD UNO SPOT PUBBLICITARIO.
ALL’ENTRATA DEL PARCO C’ERANO MOLTISSIMI CARTELLI SU CUI ERA
SCRITTO PER ESEMPIO “DA OGGI NEL GRANDE ACQUARIO UN NUOVO
DELFINO: IL SUO NOME È TIPPI”.
PREGAI MIA MADRE E MIO PADRE DI FARMI VEDERE LO SPETTACOLO DEI
DELFINI, ALLA FINE ACCETTARONO.
DENTRO AL PALAZZO DOVE SI SVOLGEVA LO SPETTACOLO C’ERANO
MIGLIAIA DI PERSONE.
PRIMA DELLO SPETTACOLO PER INTRATTENERE GLI OSPITI C’ERA UN
CLOWN DIVERTENTISSIMO CHE FACEVA RIDERE ANCHE ME ED IO NON
SONO UN TIPO CHE RIDE MOLTO.
MA ECCO CHE INIZIA LO SPETTACOLO, ARRIVÒ UN TIZIO CON UN
MICROFONO CHE DOVEVA CHIAMARE UN BAMBINO PER NUOTARE CON I
DELFINI; TRA ME E ME MI DICEVO “VORREI TANTO ESSERE IO”.
POI LA PERSONA SUL PALCO PUNTÒ IL DITO PROPRIO SU DI ME.
IO ERO EMOZIONATISSIMO, MA RIUSCII LO STESSO A NUOTARE.
ERA STATA UN‘ESPERIENZA DAVVERO INDIMENTICABILE.
- CHE NE DICI DI ANDARE A FARE MERENDA? - IO DISSI.
QUANDO TORNÒ LA ZIA SI COMPLIMENTÒ CON ME PER AVER FATTO
CALMARE AUGUSTO.
CAMPONOVO DANIELE
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n un paesino di montagna, neanche descritto dalla cartina, viveva un ragazzo
che amava il basket. Nel paesino però, c’era solo un piccolo campetto.
Quando il bambino la mattina si alzava spalava il campo dalla neve e si metteva
a giocare.
Egli era sempre solo perché era l’ unico a cui piaceva il basket.
Tutti amavano il calcio e i calciatori; nessuno, a parte lui, amava il basket.
Egli aveva un pallone che gli aveva firmato un famoso giocatore.
Nessuno credeva in lui, molti dicevano che era un illuso e che non sarebbe
mai diventato un vero giocatore di basket. Ma lui non dava retta a
nessuno, anzi dopo quelle parole era più determinato a farcela.
Giocava nella squadra di basket del paesino vicino al suo.
La squadra si chiamava “alpina” e giocava le partite contro le altre squadre il
sabato e grazie a lui riuscivano a vincere. Ma la strada era lunga per giocare
ogni sabato e la madre decise di non mandarlo più.
Il bambino convinse la madre almeno a comprargli dei DVD del basket.
Seguiva ogni mossa di quel DVD e le esercitava sul campetto.
Intanto un allenatore di serie A che passava le vacanze di Natale in quel
paesino, mentre prendeva in un bar vicino al campetto il caffè, venne
affascinato dalle giocate di quel bambino e si mise a guardare.
Capì di aver trovato un nuovo prodigio, ma come faceva a dirlo ai suoi genitori?
Entrò nel campetto e gli chiese chi erano i suoi genitori e dove abitavano.
Suonò alla porta e appena la mamma aprì, l’allenatore non esitò a spiegarle
tutto e incredibilmente la mamma disse di sì.
Andò a dirlo a chi non credeva in lui e tutti non vedevano l’ora di vederlo in tv.
Fecero i bagagli e partirono per a Roma.
Grazie a lui la Virtus Roma vinse il suo primo campionato e incredibilmente il
basket diventò lo sport preferito del paesino di montagna.
Colasanto Emanuele
I
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aggie era una ragazzina di dodici anni. Lei viveva in una famiglia benestante in Sud Africa. Il padre faceva il medico in una clinica
che ospitava anche alcuni orfani, invece la mamma era una casalinga (ha scelto lei di non lavorare). Alcune volte, la ragazza e sua madre, andavano all’ospedale ad aiutare il marito ad accudire gli orfani. Uno di questi giorni, Maggie andò all’ ospedale e si sentì molto demoralizzata vedendo tanti bambini soffrire. Disse: - Perché così tanti poveri bimbi soffrono ?- Il padre le rispose : - Curare i bambini malati e accudire gli orfani è il mio lavoro. Ma ora vieni, ti presento uno di loro, Alì. – Il bambino salutò Maggie: - Ciao Maggie, tuo padre mi ha parlato molto di te perché da oggi verrò a vivere con voi! – Maggie rimase molto sorpresa e corse via senza salutare nessuno, ma lasciò un bigliettino con scritto:
Corse dalla mamma a chiederle di preparare una grossa torta all’ ananas. La mamma le rispose che era un’ ottima idea. Maggie addobbò la casa e corse a chiamare amici e invitati,infine chiamò gli addetti dell’ ospedale e i bambini , che molto contenti dell’ invito giurarono di lasciare la sorpresa un segreto. Quando suonò il campanello tutti corsero ad aprire la porta. Quando Alì e il papà entrarono rimasero allibiti e la festa ebbe inizio. Quando tutti andarono via i ragazzi smontarono le attrezzature. Alì disse a Maggie: - Certo che sei proprio brava ad organizzare le feste! Ci siamo divertiti tantissimo!- Ogni giorno, dopo la scuola, i ragazzi andarono a porre la loro assistenza ai malati perché a loro piaceva dare del bene agli altri. Seguendo questo stile di vita i due ragazzi vollero aprire un centro di accoglienza e, diventati adulti, ci riuscirono.
Del Bono Carlo
M
Vi farò una sorpresa!
La ragazza che
aiutava gli orfani
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Era una mattina d’inverno in un paesino dove le montagne e i boschi erano coperti da molta neve, quando un ragazzo di nome Joseph Blanc si stava avventurando come al solito vicino alla famosissima fabbrica di mongolfiere di nome Eolo; il padrone l’aveva chiamata così in onore del dio greco dei venti. Ogni giorno, dopo la scuola, il ragazzo andava alla fabbrica sperando che quel giorno fosse quello buono per entrare, ma Helmet, il guardiano, non lo faceva mai entrare. Allora ogni giorno andava sul retro della fabbrica dove aveva scoperto una finestra da dove poter intravedere vagamente. Ma il ragazzo voleva scoprire i metodi di costruzione delle mongolfiere per poi costruirle una tutta sua per volare più in alto dei sogni. Passò un intero anno e ogni giorno Joseph andava alla fabbrica senza riuscire ad entrare e consumando centinaia di fogli per prendere appunti confusi dalla sua piccola finestrella. Il 19 dicembre però fu un giorno memorabile perché arrivando come ogni giorno alla fabbrica, Helmut non c’era e la porta era socchiusa. Il ragazzo, sbigottito si guardò intorno e, non vedendo nessuno, si intrufolò con la velocità di un ghepardo e si nascose in uno scatolone vuoto. Davanti ai suoi occhi la meraviglia delle meraviglie, una immensa mongolfiera che decine di uomini stavano ultimando.
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Joseph per vedere meglio si avvicinò sempre di più finché venne scoperto. Ma stavolta anziché essere cacciato fu fatto avvicinare. Joseph spiegò agli uomini che il suo sogno era volare con questo mezzo meraviglioso e chiese loro se potevano regalargli la mongolfiera. Gli uomini sorridendo gli dissero che era impossibile perché serviva per fare il giro del mondo. Gli dissero che un certo Ubrich sarebbe partito la settimana dopo per questa impresa. Joseph per una settimana non fece che pensare a volare finché decise: sarebbe partito anche lui! Il giorno della partenza, nascosto in una valigia partì con il sig. Ubrich. Dopo qualche ora la mongolfiera era ormai in alto e il ragazzo cominciò a bussare finché Ubrich aprì la valigia e lui balzò fuori. Raccontò che era lì per realizzare il suo sogno e lo pregò di portarlo con lui, Ubrich accettò. Volarono per giorni e giorni sorvolando valli innevate, paesaggi meravigliosi, persino le aquile incontrarono! Il suo sogno si era realizzato! Superata Mosca però, la nostalgia di casa fu fortissima e in lacrime chiese a Ubrich di riportarlo in Austria. Lui intenerito accettò e fece dietrofront. Arrivato a casa i due si salutarono e Ubrich promise al ragazzo che se fosse riuscito nell’impresa, sarebbe tornato da lui e gli avrebbe donato la mongolfiera. Joseph non rivide mai Ubrich, ma oggi è il più bravo pilota di mongolfiere del mondo. Di Franco Mattia
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C’era una volta un bambino che si nutriva e viaggiava da solo.
Lui vedeva il mondo in bianco e in nero, senza colori: il suo nome era
Benjamin. Iniziò tutto quando morirono i suoi genitori. Benjamin aveva
solo 5 anni.
Quel colpo per lui fu micidiale perchè era veramente troppo piccolo.
Allora decise di scappare lontano e per molti anni visse da solo.
Un giorno, mentre faceva uno dei suoi viaggi, si trovò davanti un castello
alto e nero. Decise di entrare… quel posto era lugubre, ma è proprio là che
Benjamin ritroverà la felicità!
Accanto a Benjamin c’erano delle scale a chiocciola.
Le salì e si trovò in un grande salone. Davanti al camino c’ era una poltrona
con un vecchio signore e vicino un bel cane.
“Ti stavo aspettando” disse il vecchio signore con voce un po’ rauca.
Benjamin aveva paura ma poi si fece coraggio e parlò: “Chi sei?”
“E se fossi un angelo?” rispose il vecchio.
Benjamin decise di avvicinarsi …
Quando fu davanti al vecchio signore apparvero 3 farfalle.
“Queste sono le farfalle della vita” disse il vecchio “Quella gialla
rappresenta la speranza, quella viola la felicità e quella nera la morte.”
Per prima, a posarsi sulla spalla di Benjamin, fu la farfalla gialla, per
seconda quella viola e la farfalla nera svanì nel nulla.
A quel punto Benjamin sentì una strana sensazione…
INIZIO’ A RICONOSCERE I COLORI: ERA FELICE!!!!!!
Ferraro Benedetta
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In un ruscello, fra le montagne e in mezzo al bosco,
abitava un pesciolino di nome Zip, insieme alla sua
famiglia.
Zip era un gran curiosone e perciò decise di andare a
vedere il mare, anche perché suo nonno gli aveva
raccontato che quel ruscello arrivava proprio lì.
Un giorno Zip salutò i parenti e i suoi amici gnometti e
si fece trasportare dall’acqua.
Uscito dal bosco Zip vide un mondo a lui sconosciuto
pieno di luce e di grandi spazi.
Mentre nuotava si accorse che c’era una grande distesa
verde con l’erba alta che col vento si muoveva e che
sembrava l’onda del mare. Zip chiese ad una ranocchia
che saltellava da quelle parti se quella distesa verde
fosse il mare, ma la ranocchia disse: -No, questo è un
prato d’erba, il mare sta molto più giù. Allora Zip
proseguì per il suo viaggio alla ricerca del mare e
nuotando, nuotando vide un campo tutto giallo e penso
che fosse arrivato a destinazione, ma avvicinandosi capì
che non era il mare, ma dei soli caduti a terra.
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Zip domandò ad una paperella che stava nuotando vicino
alla riva come era successo, ed ella rispose: -Questo
non è il mare e nemmeno dei soli caduti, questo è un
campo di girasoli; il mare è blu e sta molto più giù -.
Dopo la risposta della paperella Zip continuò a nuotare;
e dopo un bel po’arrivò ad una grande distesa blu: il
mare.
Zip era contento ora perché poteva conoscere gli
abitanti del mare, si tuffò nell’acqua e incontrò un
polipetto di nome Polippio. Zip ci fece subito amicizia e
proseguì il viaggio con lui.
Ad un certo punto incontrarono un orchestrina di pesci
composta dal pesce trombetta, dalle vongole, dal pesce
martello.
Più avanti incontrarono delle ballerine che in realtà
erano meduse, poi incontrarono dei pesci con un naso
lungo che combattevano tra di loro: erano pesci spada.
Infine videro dei pesci volare e Polippio disse che quei
pesci erano dei pesci volanti.
Dopo quella meravigliosa avventura Zip decise di
rimanere per sempre nel MARE.
Fiaschetti Marianna
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Tutti i giocattoli vivono e si muovono.
D’altra parte a muoversi glielo abbiamo insegnato noi, non trovate? Ma
se noi siamo più grossi di loro, cosa pensano quando ci presentiamo
davanti a loro? Penseranno: ”AIUTO! ADESSO QUESTO CI RIDUCE IN
POLTIGLIA!”, visto che siamo almeno 5 volte più GRANDI di loro.
A TOY TOWN, cioè casa Forti, c’erano svariati giocattoli che ormai il
primogenito non usava più, poiché aveva 11 anni e non poteva più starci
attento. Però ad “accudirli” c’ era il fratello minore che aveva solo un
anno. Ovvio che poi qualche giocattolo più “chic” si sarebbe lamentato di
essere diventato un giochino da 5 mesi in su.
- E pensare che il primogenito mi ha usato fino a 6 anni! Puah! I giocattoli
sono in decadenza! - diceva Pedro, l’ omino che si poteva mettere in ogni
posizione e restava così fino a quando non lo modificavi .
- Io non sono chic come Pedro, ma penso che abbia ragione perché è la
terza volta in una settimana che mi stacca la testa! - disse Lucas, il
giocattolo con la testa staccabile.
– Bisogna agire! - affermò Nebbia, il cane peluche.
– Ma stai zitto tu, che stai sempre ad ammirare il panorama sopra la
libreria! -
- Mbè? Sono sempre un peluche, dopo tutto! –
- Ah sì? Scendi dalla libreria se sei un giocattolo!-
E si scatenò una zuffa. Lucas si mise una mano sulla sua testa pelata per lo
sconforto.
-Zitti ragazzi! Così svegliate il pupo, pezzi di materia inanimata! –
- Va bene, la smettiamo. - disse Nebbia - Pensiamo a cosa possiamo fare
per vincere quella bestia feroce, okay? -
Dopo un ragionevole ragionamento ragionato, i tre giunsero alla
conclusione che bisognasse approfittare dei momenti in cui il pupo
dormiva per nascondersi nelle case di Toy Town (cioè le scatole dei
giocattoli casa Forti) per non farsi trovare dal bimbo mentre dormiva.
Ma furono trovati, quindi decisero di scalare il monte Scrivandesk (cosa
che solo Nebbia riuscì a fare, visto che era il più grosso di tutti i giocattoli
ed il monte era alto ben 109 cm).
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Trovati anche lì, decisero di trasferirsi nella grotta Armadionsky
(l’armadio), la loro ultima speranza. Ma siccome non furono trovati, il
povero bambino cominciò a piangere. Tutti i giocattoli si sentirono molto
in colpa per quel pianto pieno di dispiacere, specialmente Pedro, Lucas e
Nebbia. Allora per rallegrarlo uscirono e quindi il bambino fu
contentissimo.
Beh, i giocattoli un pò di meno!
Forti Pietro
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I Ciclopi hanno deciso di sfidare gli Dei in …Una partita di Basket!!!Allora; la squadra dei Ciclopi è formata da Polifemo ed altri quattro Ciclopi suoi amici;invece,quella degli Dei, è formata da Zeus,il capo degli Dei,Era,sua moglie,Atena,la Dea dell’ intelligenza,ed Ermes,il messaggero degli Dèi. Inizia la partita!! Un ciclope prende palla e si dirige verso il canestro; ma fa cinque passi con la palla in mano e incappa nel fischio dell’ arbitro! Ma il ciclope, con una schicchera lo fa volare via e fa canestro. Primo punto per i ciclopi. Palla agli dei. Era prende velocissima la palla e corre a fare un canestro. Sono pari! A un certo punto, nel bel mezzo della partita, le oche invadono il campo,perché volevano avvertire i Romani dell’ invasione dei Barbari,ma hanno sbagliato strada! Allora Eros le caccia dicendo: “Sciò,andate via,questa è una partita privata, non aperta a oche maiali! “ Palla ai ciclopi: Polifemo parte velocissimo con la palla verso il canestro e fa centro. I ciclopi sono in vantaggio, ma gli dei riescono a riprendere la palla e a infilare tanti canestri. Eros,per esempio, fa l’angelo e segna grazie alle sue alette.
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ALLA DERIVA
Martino, Luna, Federico, Nina e Valentino, erano dei ragazzi che
si conoscevano da molti anni.
Martino era sposato con Luna e avevano una bambina di un anno,
Federico era fidanzato ormai da parecchi anni con Nina, mentre
Valentino era single.
Valentino si faceva passare per un uomo molto ricco ma era tutt’
altro, faceva il commesso in una agenzia immobiliare e non
guadagnava molto. Un giorno, decise di invitare i suoi amici a fare
un gita sullo yacht del suo capo, dicendo loro che se lo era appena
comprato.
Si fermarono in mare aperto, nell’oceano Pacifico. Dopo pranzo,
tutti tranne la figlia appena nata di Martino e Luna fecero il
bagno.
Dopo una mezz’oretta decisero di risalire, ma quando Nina si
accorse che non avevano messo la scaletta per risalire.
Col passare delle ore iniziarono a avere molto freddo e Martino
decise di andare a vedere se sotto la barca c’era qualche entrata.
Mentre stava guardando gli cadde il coltellino che si era portato
dietro. Nuotò per una decina di metri e appena riprese l’oggetto
metallico, cercò di nuotare velocemente per raggiungere prima
possibile il livello dell’acqua, ma mentre saliva prese una botta
sulla testa contro la deriva dello yacht.
Intanto gli altri iniziavano a “impanicarsi” e quando videro
Martino che era rimasto in vita per miracolo, la paura cresceva
sempre di più. Nina, che era una infermiera, disse che doveva
avere cure mediche molto in fretta.
Federico che si stava arrabbiando prese il coltello e lo piantò
dentro il bordo della barca per poi arrampicarsi, ma Valentino
che aveva la responsabilità della barca del suo capo, cercò in
tutti i modi di fermare l’amico e agitandosi per sbaglio gli infilzò
il coltello nel petto, il coltello era ormai andato a fondo.
Dopo pochi minuti Federico morì e Nina molto scioccata decise
di provare a iniziare a nuotare dalla barca alla riva. Era
un’impresa impossibile erano cinque miglia. Nina stava attaccata a
-
Martino, non lo lasciava nemmeno un secondo e intanto la figlia
continuava a piangere.
Erano ormai le 18.30 e Martino peggiorava doveva avere cure
mediche.
Dopo poco morì e Luna non ce la faceva più.
Valentino “investito” dai sensi di colpa prese la maschera e nuoto
fino al fondo per trovare il coltello, ma mentre scendeva gli si
ruppe la maschera e si tagliò la mano.
Vide che tagliava, allora tornato in superficie provò a fare la
stesa cosa che aveva provato a fare Federico disse a Luna di
salire sopra la sua mano, Luna salì e arrivò sopra la barca.
Corse verso la bambina che continuava a piangere, l’abbraccio e ci
stette per qualche minuto.
Non vedeva più Valentino, lo cercò e vide che se ne stava andando
a nuoto. Valentino si lasciò affogare e morì.
Giulio Lattanzi
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Stefano,un amico più
piccolo di me,quando viene a casa mia vuol che gli racconto le
avventure di Marc,un topo francese. Quando era piccolo, Marc si
faceva raccontare dal nonno le antiche storie dei pirati francesi. Una
sera, il nonno gli raccontò la storia delle quattro chiavi magiche che
aprivano le porte sotterranee di Parigi, varcando le quali si poteva
ammirare i tesori dei pirati. Ci si poteva arrivare solo se si possedeva la
mappa di John Jonathan, il pirata dai mille tesori. Marc, incuriosito
dalla storia, chiese dove fosse la mappa e il vecchio gli rispose che la
mappa si tramandava sempre di generazione in generazione. Sarebbe
arrivata anche a lui. Marc rimase sbalordito da quella risposta e da
quel momento gli fece domande su domande finché non si mise a
letto. Dopo alcuni anni il nonno di Marc morì lasciandogli la mappa.
Marc diventò maggiorenne e si dimenticò di quella storia. Un giorno si
recò al cimitero e mentre pensava suo nonno, si ricordò del racconto
magico e decise di cercare il tesoro. Si mise in cammino attraversando
fogne, acquedotti, meandri e colonie. Durante il viaggio fece alcune
tappe per riposarsi :in una colonia chiamata Lione, si fermò per tre o
quattro giorni. Là incontrò una topina francesina e se ne innamorò da
matti! “Stefano rimase in silenzio per ascoltare le mie parole”. Stavo
dicendo …che Marc si voleva mettere con lei a tutti i costi e per quanto
era bella perse altri giorni. Quando i due si trovarono uno di fronte
all’altra rimasero interdetti. Lui non volle più resistere e si lasciò
andare dando così il primo bacio. Si misero insieme e le spiegò tutto.
Jasmine, la topina, volle avventurarsi con lui. I due si misero in
cammino e attraversarono di tutto e di più. Alla fine, grazie alla mappa,
arrivarono a Parigi. Ma la faticosa disgrazia di camminare non era
finita: adesso dovevano cercare in tutta Parigi le quattro chiavi
d’accesso alle porte sotterranee. La prima(una volta presa) si trovava
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a Place de la Republique, la seconda era situata a Place de la
Concorde, la terza era situata alla cattedrale Notre Dame e la quarta si
trovava in cima alla Torre Eiffel.
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C’era una volta un bambino molto curioso chiamato Andy che tornato a casa si chiese se le piante potevano vivere e parlare come gli esseri umani. Prima del pranzo si mise a parlare in giardino vicino all’orto con sua nonna Rose e le rivolse delle domande in proposito. Lei per saziare la sua curiosità gli raccontò una storia che iniziò più o meno così : - Devi sapere, caro Andy, che questa casa, prima che io nascessi, era una serra e i contadini vicini si lamentavano si lamentavano per i rumori notturni che provenivano da lì. - Il mio trisavolo finalmente una notte andò a controllare, ma non tornò più. Tutta la famiglia si chiedeva dove fosse finito e lo cercarono ovunque ma lui era in realtà molto vicino: era imprigionato nella serra rimpicciolito e si trovava con delle piante parlanti! Lui prendeva nota ogni volta che aprivano “bocca” perché i loro discorsi erano veramente interessanti. Pensa che il pomodoro, prima di essere maturo e rosso, si lamentava per il suo colore e si consultava sempre con le viole del pensiero, le sagge della serra che gli dicevano di avere pazienza! Sarebbe diventato bellissimo! Le belle roselline erano le star della serra e tenevano spettacoli ogni sera (e quindi ecco spiegato il baccano) dentro il bar del finocchietto selvatico. Lui vendeva l’acqua e il concime per i tulipani e i narcisi che detenevano il primato di più pettegoli della serra. Un giorno il mio trisavolo ritornò normale e gli sembrava di aver sognato. Capì invece di aver vissuto veramente questa strana avventura perché i parenti lo accolsero con grandi feste e gli raccontarono quanto fossero stati in pena. Lui capì che poteva diventare un libro e lo pubblicò. Nel giro di poco tempo diventò un best-seller e con i soldi ricavati comprò questo giardino e fece costruire questa casa!
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Da povero contadino diventò famoso scrittore e decise che l’orto non sarebbe mai stato toccato. A Andy piacque tanto la storia e la notte sognò la serra che prendeva vita e fece un sonno tranquillo e felice! Lugli Lucrezia
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Yahyro e Nathan erano 2 fratelli nigeriani che vivevano ai
confini con la savana, con la loro madre.
Yahyro, il più grande che aveva 6 anni, per guadagnarsi da vivere,
andava a prendere l’acqua al pozzo e la vendeva al villaggio più
vicino.
Un giorno stava andando a prendere l’acqua, quando
improvvisamente cadde in una trappola dei cacciatori.
La mamma ed il fratello Nathan lo cercarono per molti giorni, ma
non lo trovarono.
Yahyro era stato preso e venduto dai cacciatori ad un ricco
imprenditore nigeriano.
Passarono diversi anni e non si seppe nulla di lui.
Intanto Nathan era cresciuto e all’ età di 15 anni aveva trovato
lavoro come cameriere in una delle famiglie più ricche della
Nigeria.
Un giorno il capo di Yahyro decise di fare una cena coi suoi
dipendenti. In questa occasione Yahyro comincia chiacchierare
con il cameriere (Nathan) e parlando parlando scoprono
di...ESSERE FRATELLI.
ALLORA SI ABBRACCIANO, SI COMMUOVONO E SI
SENTONO VERAMENTE FELICI.
Nei giorni seguenti decidono di scappare insieme per farsi una
nuova vita.
Allora scappano e ritornano a casa dalla loro mamma e lì decidono
di costruire, con i soldi guadagnati da Nathan una azienda che
permette loro di vivere insieme felici e contenti.
Marta Christian
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C’era una volta un topolino che per l’ appunto si chiamava Topolino.
Lui era un topino sveglio e simpatico, aveva due grandi orecchie e
per prenderlo in giro lo chiamavano Dumbo.
Un giorno andò da suo padre il signor WALT DISNEY e gli chiese:
-Papà, perché mi chiamano tutti Dumbo?-
WALT, preparato, prese un vecchio libro con su scritto “capolavori
DISNEY”. lo aprì e disse:
-Figliolo, io con la mamma Matita abbiamo avuto molti altri figli
(ad esempio PIPPO, PLUTO, MINNI, PAPERINO, PAPERINA, ETA
BETA, BASETTONI, MANETTA, QUI, QUO, QUA, GASTONE, PAPEROGA
e ZIO PAPERONE); tra questi - continuò – c’ è anche DUMBO, un
elefante grande, grigio, con un amico topo –
-Io! lo interruppe TOPOLINO.
-No! – rispose.
Comunque … il nostro elefantino era capace di volare grazie alle sue
orecchie gigantesche.
Detto ciò il simpatico topo salì sopra al tetto e … rinchiusero il
signor WALT DISNEY in un manicomio
perché parlava con i disegni.
Moretto Massimiliano
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Caro Francesco, oggi ti racconterò la storia di un ragazzo molto speciale che … Tanto tempo fa, una signora e suo marito, misero al mondo un bambino. Loro erano felicissimi di averlo, ma ancora non sapevano che meraviglioso futuro gli fosse stato assegnato. Infatti, Super, è così che si chiamava, da quando aveva compiuto un anno, ogni volta che si arrabbiava, faceva esplodere qualcosa, poteva essere un vaso, come poteva essere un bicchiere. Super cresceva sempre di più e tutti i suoi familiari si preoccupavano per il suo futuro: ad esempio, come avrebbe potuto lavorare in un cantiere, se ogni volta che si fosse arrabbiato avrebbe distrutto tutto? All’ età di 14 anni, Super, imparò anche a volare e a guardare oltre i muri. Un giorno, la N.A.S.A., vide con dei radar un oggetto non identificato. Avendo sentito che a New York viveva Super e che aveva dei super poteri, lo fecero chiamare. Un inviato lo accompagnò alla N.A.S.A., dove tutti lo informarono dell’ accaduto e lo prepararono con equipaggiamenti e allenamenti ad essere mandato nello spazio. Dopo essere partito, attivò la super velocità e con il suo Space Shuttle arrivò vicino all’ astronave non identificata, vi si accostò e vi entrò. Non c’ era nessuno e Super sbirciando in giro vide un piano per distruggere la Terra. Da dietro spuntò prendendolo alla sprovvista un alieno che lo colpì. Super però, senza saperlo, aveva sviluppato il potere della forza, perciò non si fece niente. L’alieno sorpreso dalla forza di Super, scattò e corse a premere il bottone dell’ espulsione dei razzi. Questi furono lanciati con direzione Terra, ma Super sconfisse l’alieno e volando nello spazio raggiunse i missili e con un pugno cambiò la loro rotta. Al ritorno Super fu acclamato da tutti e divenne il paladino della giustizia. Da quel momento tutti i bambini sognarono di essere un Super eroe e di salvare la terra da mostri malvagi e draghi infuriati.
Paparatti Lorenzo
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Tutto inizia nel lontano west, a Coldriver, un posto
molto tranquillo; poche case, l’ ufficio dello sceriffo,
con delle prigioni, la banca comunale, che per ora non
era mai stata rapinata, e il saloon.
Un giorno, il famigerato fuorilegge Dakota con i suoi
scagnozzi, giunse a Coldriver .
I cittadini, per la paura, si chiusero in casa e i fuorilegge
scassinarono la cassaforte della banca, rubarono tutto
il denaro e si diressero verso l’ uscita. Solo il signor
Plum, il banchiere, cercò di fermarli puntando loro una
pistola contro, ma non fece in tempo a dire “bah!” che
gli spararono.
Poi i banditi fuggirono nel deserto.
Alcuni giorni dopo, lo sceriffo catturò un bandito, che
faceva parte della banda di Dakota e, insieme a tutti i
cittadini, decise di impiccarlo.
All’alba il prigioniero stava per essere appeso alla
corda, lo sceriffo stava per tirare la corda, quando
Rocky, un Cowboy solitario, sparò un colpo per cui la
corda si spezzò e il bandito cascò a terra ancora vivo. I
cittadini puntarono le pistole contro Rocky, che disse
che il prigioniero poteva essere interrogato per farsi
svelare il covo di Dakota. Al sentir quel consiglio i
cittadini misero via le armi.
Lo sceriffo interrogò il bandito, che dopo molto tempo,
svelò la posizione del covo.
Rocky radunò un gruppo di uomini disposti a
combattere e si diedero alla volta del covo, in una grotta
nascosta. Presero di sorpresa Dakota e la sua banda. I
banditi vennero impiccati e a Coldriver tornò la
tranquillità. Rocky venne ringraziato da tutti per aver
vendicato il banchiere e per aver recuperato i loro soldi.
Da quel giorno Rocky divenne un paladino della
giustizia.
Patrizi Giulio
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Stavo nel mio letto e non riuscivo ad addormentarmi.
Provai a contare più volte fino a cento, ma mi ritrovavo sempre con gli occhi
spalancati nel buio. Ad un tratto sono su un treno che viaggia nell’acqua.
Parallelamente a me corrono delfini dalle lunghe code, enormi tartarughe
nuotano leggere come piume, pesci di tutti i colori, pellicani che volano in
cerca di cibo. Templi sommersi di civiltà di epoche passate, relitti di navi
colossali, boe sommerse dalle alghe.
Un ambiente marino bellissimo che mi sorprende sempre di più.
Dal finestrino si vede la scia di schiuma del treno che mi fa pensare di andare
molto veloce.
Ma dove? Infatti non so dove il treno mi sta portando.
Sono però contento di andarci. Anche se quest’esperienza la sto vivendo da
solo, senza nessuno sul treno, non ho paura e sono molto tranquillo.
Mi piacerebbe buttarmi dal treno e nuotare con loro, ma preferisco
guardarli. In mezzo alle alghe compare all’improvviso l’ala di un aereo.
Ma come è possibile?
Gli aerei non vanno nell’acqua. Forse è un aereo abbattuto in qualche
vecchia guerra. E il pilota? Si è salvato o è morto?
Quanti misteri racchiude il mare. Lo spettacolo è meraviglioso, ma sono
curioso di vedere che c’è dall’altro lato del treno.
Mi affaccio per vedere meglio.
C’è un grande silenzio. Dal nulla spunta il muso di un enorme squalo. Ha la
bocca spalancata con denti aguzzi ed è lungo quasi 20 metri.
Non finisce mai, sono paralizzato dalla paura.
Non riesco a muovermi mentre lui si avvicina sempre di più. Sta per
mangiarmi ed io urlo più forte che posso anche se so di essere da solo.
Mi risveglio nel mio letto con mia madre che mi consola e continua a dirmi
che ho fatto solo un brutto sogno.
Questo è quello che dicono i grandi, ma per me è stato tutto vero.
I pesci … Il treno … Lo squalo … La paura.
Chissà dove andrò la prossima volta?
Piraino Andrea
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alve a tutti, sono il fantastico Babbo Natale.
Dopo 2008 anni, come sempre, per la mia festa preferita, sono
riuscito a portare a termine la mia missione: accontentare i bambini di tutto il
mondo.
Beh, questa volta è andata diversamente: come sempre mi sveglio nella mia
bella casa nel nord-est della Groenlandia e aiuto i miei elfi a preparare i regali,
fino a quando vedo l’ orologio che segna la mezzanotte: è Natale!!!
Esco di casa, mi sistemo sulla slitta, dove per fortuna entro ancora, e parto
insieme alle mie renne: Bryant, Spike, Jennifer, Sebastian e a capo di tutte
c’era la fantastica… La fantastica…Uhm… Ah, già: la fantastica Natalie! Sì,
lo so, sono un po’ vecchio, non mi ricordo bene i nomi delle mie renne.
Dove eravamo rimasti?... Ah, già, devo continuare la fantastica storia di…
Di…Babbo Natale! Ok, alcune volte mi scordo anche il mio nome, ma sono in
forma per uno che ha 2008 anni!
Comunque, stavo “passeggiando” nel cielo con le mie renne, quando mi accorgo
che mancano i regali. Ma era troppo tardi, non potevo tornare indietro!
Allora mi venne un’idea: invece di distribuire le solite cose, ho voluto, anzi, ho
dovuto, regalare un’altra cosa: uguale per tutti, bella, che non si ottiene con i
soldi, basta volerla. Beh, avete capito, anche se i bambini non si aspettavano
questo tipo di regalo, devo proprio ammetterlo, per l’età ho, ho fatto davvero un
buon lavoro…
Va bene, non avrò fatto chissà che, ma provate a pensare quanto può costare
la…
Felicità?!!
Settembri Valerio
S
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Durante le vacanze di Natale sono andata a trovare i miei due
cuginetti Tommaso e Francesco, di due e cinque anni. Quando
mi trovai con loro decisi di raccontare loro una storia che
facesse sognare.
Un giorno avevo trovato un cucciolo di cane tutto sporco e triste
vicino a un cassonetto: era così piccolo e magro che decisi di
prenderlo.
Lo portai a casa, ma i miei genitori vedendolo, dissero che non
potevo tenerlo perché sporcava troppo casa e quindi dovevo
darlo via.
Io invece lo nascosi in cantina e ogni tanto andavo a dargli da
mangiare e a fargli compagnia.
Però dovevo stare attenta a non farmi scoprire dai miei genitori.
Nel frattempo il cane cresceva e passavo tanti momenti felici
con lui: giocavamo, lo coccolavo, lo addestravo, lo nutrivo.
Quando poi il cane diventò più grande i miei genitori sentendo
degli strani rumori provenire dalla cantina. Si accorsero del
cane e dissero che doveva sparire. Ma io spiegai loro che senza
di lui non ero felice e ormai si era affezionato a me ed io a lui.
Allora il cane si buttò addosso a loro e li leccò facendo tante
feste ed i miei sentendo quelle mie parole si convinsero a
farmelo tenere.
Ancora adesso sono troppo felice di averlo!
Questa storia finita bene aveva fatto sognare un po’ Tommaso e
Francesco e magari dato loro una speranza di avere anche loro
un bel cucciolo.
Tafuri Francesca
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Cara Arianna,ti vorrei raccontare una grande emozione che ho
vissuto.
Il giorno del mio compleanno i miei genitori mi hanno bendata,
sono entrata in cucina e hanno detto -uno,due tre!- mi sono tolta la
benda e... due batuffolini di pelo stavano giocando dentro una
cesta. Erano proprio due gattini.
Io non sapevo che fare perché ero troppo emozionata, ma così
emozionata che sono andata vicino ai miei due gattini e mi sono
messa a piangere. Ho ringraziato i miei genitori e mi sono messa a
giocare con i miei gattini. Ovviamente ero indecisa sui nomi da
dare loro, ma ero certa che la femmina l’avrei chiamata Luna.
Il guaio è che non sapevo come chiamare il maschio … poi ad un
tratto mio fratello disse: - Chiamiamolo Totti -
E io: – Ma no, Totti no! –
Mia madre ebbe un’idea geniale: – Nina, chiamiamolo Martino –
Sì! E’ un idea geniale!
Una volta battezzati feci una sola cosa, li misi in camera mia e li feci
esplorare. Davano capocciate da tutte le parti. Sì lo so,da piccoli
fanno tenerezza, ma quando si mettono sulle quattro zampe e
diventano più forti…ti fanno gli agguati,ti mordono e ti graffiano. Ma
tutto questo per giocare. Poi arriva la parte che mi piace: crescono.
Almeno si possono accoppiare e così fu. Luna rimase incinta di
quattro gattini e Martino tutto felice divenne padre.
Noi aspettammo e aspettammo, ma i gattini non nascevano. Invece
una mattina…entrai nella stanza e vidi Luna partorire nell’armadio.
Ne nacquero due come il padre e due come la madre.
Però mia madre mi disse:
- Nina a maggio dobbiamo dare via i gattini, mi dispiace. –
Così li diedi via, ma avevo ancora Luna e Martino. Mi misi a giocare
con loro, ma pensavo a quei batuffolini di pelo tutti i giorni e
sorridevo.
Tirabassi Nina