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Foglio informativo a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Morcone Proverbio morconese A levà e non ce ne métte, vai a veré e non ce ne tróvi ANNO II - NUMERO 10 -OTTOBRE 2012 NUOVA EDIZIONE - COPIA OMAGGIO Via Roma, 102 /104 / 106 - Morcone (Bn) - Tel/Fax 0824956340 Reperibilità 3358236936 -www.farmaciamurgantina.it Consulenza tricologica - audiometrica - Diete personalizzate Fitoterapia - Cosmesi- Veterinaria - Apparecchi medicali Autoanalisi del sangue sicure e immediate Consegna farmaci a domicilio E D I Z I O N I Via degli Italici, 29 - Morcone (BN) Tel. 0824 957214 - [email protected] Circa due anni fa, a cura dell’arch. Bruno Parlapiano, venne elaborato un progetto che aveva come obiet- tivo quello di predisporre un si- stema per la consultazione di itinerari miranti ad ampliare l’of- ferta, la promozione e lo sviluppo dei sistemi turistici locali nel terri- torio del comune di Morcone. Il progetto puntava, naturalmente, alla promozione del patrimonio storico, culturale, religioso, ar- cheologico e naturale, delle attività presenti sul territorio e dei pro- dotti gastronomici, agevolando at- traverso l’utilizzo di canali tradizionali, multimediali e web, la conoscenza a tutto tondo delle ri- sorse turistiche. Le finalità, molto interessanti, erano tra l’altro: 1) realizzare una vetrina di tutto ciò che è presente sul territorio comunale al fine di renderlo fruibile a tutti i visitatori interessati e dare loro supporto ed indicazioni valide su come poter cogliere al meglio le opportunità in termini di qualità del turismo e dei servizi; 2) creare un volano di svi- luppo del turismo sostenibile coin- volgendo tutti gli operatori del set- tore in un sistema più ampio e funzionale. Il progetto fu approvato dall’Am- ministrazione comunale e finan- ziato dalla Regione Campania con i fondi PSR 2007/2013, mis. 313, azione A, per un importo di circa 100.000,00 euro. Il lavoro, iniziato e quasi termi- nato, è stato lungo e laborioso e ri- guarda: a) la definizione di iti- nerari turistici a tema (storico-cul- turali, religiosi, enogastronomici e naturalistici); b) l’ottimizzazione della qualità e della quantità dell’informa- zione attraverso la realizzazione di un portale te- lematico; c) il mi- glioramento dell’assistenza al turista attraverso la creazione di una banca dati di tutto ciò che co- stituisce l’offerta turistica; d) la creazione di depliant, cartine, guide e cd rom interattivi in grado di dare un primo approccio cono- scitivo al turista; e) l’installazione di punti informativi touch screen per la consultazione delle infor- mazioni web lungo i percorsi e nei pressi di importanti beni storico- artistico-culturale-religiosi; f) la possibilità di poter utilizzare stru- menti per la navigazione assistita all’interno dei sentieri (palmari GPS) capaci di illustrare al turista tutte le informazioni sia di posi- zione che di servizi vicini; g) il mi- glioramento della segnaletica e l’installazione di pannelli didat- tico-descrittivi con scritte braille e mappe tattili. Tutto quanto rappresentato verrà illustrato nei dettagli in una delle tante manifestazioni previste durante la kermesse “Pre- sepi al Borgo” e verranno in quella sede già distribuiti i primi depliant ri- guardanti il pro- getto. L’obiettivo è ambizioso e condivi- sibile e auspichiamo che il pro- getto venga realizzato in tutte le sue componenti al fine di creare fi- nalmente i presupposti per uno sviluppo turistico vero e sosteni- bile del nostro territorio. Ruggiero Cataldi Il dato della disoccupazione cresce sempre di più, inne- scando nei ragazzi pensieri e paure che caratterizzeranno per sempre questi anni della loro vita e che la loro mente li accosterà indelebilmente a un colore: il grigio. Infatti sono sempre meno i giovani che credono nella realizza- zione dei loro sogni e della messa a frutto dei loro studi e sono sempre meno anche quelli che vedono vicino il loro ingresso nel mondo nel lavoro. I timori, le ansie, i rischi, le pre- occupazioni, tipiche di questa età, dovrebbero essere legate a ben altre ragioni, invece in questi ultimi anni sono diventate sem- pre più delle amare certezze le- gate al futuro, al lavoro, e con le quali oggi i giovani (e non solo) sono costretti a convivere. È questo sicuramente un mo- mento delicato per i giovani, chiamati a decidere del loro fu- turo e molti, infatti, sono quelli che nel dubbio scelgono di non proseguire gli studi. È questo un problema serio di cui le istitu- zioni dovrebbero farsi carico. Il livello culturale di una nazione rappresenta un problema cru- ciale attorno al quale si gioca una partita importante. Da più parti però arrivano segnali preoccupanti circa le scarse risorse destinate alla ricerca e all’innovazione. Nei decenni addietro i giovani, al termine dei loro studi, avevano molte probabilità di trovare occupazione; oggi in- vece il mondo del lavoro sembra impenetrabile, come col- locato in uno stato di ibernazione, in attesa di decisioni da parte dei responsabili. E in questo stato di caos molte aziende non solo non assumono, ma sempre più spesso si vedono costrette a ridurre il personale, che con le nuove leggi spesso viene considerato non una risorsa su cui in- vestire, ma un mero costo aggiuntivo unito ai tanti. A causa della crisi economica non mancano le lamentele anche di quegli imprenditori che operano da anni e che magari sono presenti in quei settori più fortunati. Questo fenomeno genera tanto malcontento scoraggiando così anche il mancato investimento da parte di chi vorrebbe in- traprendere una carriera imprenditoriale. Un altro effetto negativo a cui oggi assistiamo è quello di vedere tanti giovani che, pur di raggiungere una sistema- zione economica, sono costretti a svolgere lavori che magari non sono conformi al tipo di laurea o specializzazione raggiunta o più semplicemente non in linea con le loro passioni. Si genera così in loro una forte insoddisfazione, per cui il luogo di lavoro molto spesso viene visto non come una meta agognata da raggiungere quotidianamente, ma una sorta di prigione dove il tempo non passa mai. E qui parliamo dei fortunati che hanno trovato occu- pazione, molti altri invece nean- che la cercano più! Eppure nei salotti televisivi, dove spesso interviene gente che mille euro li guadagna in due giorni an- ziché in un mese, si parla tanto di meritocrazia, ma quando ci saranno scelte concrete che premieranno i migliori? La classe dirigente italiana, che ha un’età media di cinquantuno anni e che è stata per de- cenni reiteratamente irresponsabile, potrà mai mettersi nei panni di chi oggi, a trent’anni, ancora non riesce ad essere autosufficiente economicamente? Il problema del lavoro è serio e articolato e tante sareb- bero le cose da dire, ma è anche tanta la rassegnazione (secondo me mai giustificata) di alcuni giovani e altret- tanta la rabbia pronta ad esplodere. Far crescere un paese significa creare le giuste condizioni ed oggi tutto questo manca. Ester D’Afflitto QUANTO È CAMBIATA LA CULTURA DEL LAVORO? In via di realizzazione un importante progetto per la promozione di itinerari turistici nel territorio di Morcone. Predisposto anche un sofisticato sistema di consultazione. I fondi sono disponibili e in buona parte utilizzati UN TURISMO SOSTENIBILE Itinerario religioso... Itinerario storico... Itinerario naturalistico...

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Foglio informativo a curadell’Assessorato alla Cultura

del Comune di Morcone

Proverbio morconeseA levà e non ce ne métte,

vai a veré e non ce ne tróviANNO II - NUMERO 10 -OTTOBRE 2012 NUOVA EDIZIONE - COPIA OMAGGIO

Via Roma, 102 /104 / 106 - Morcone (Bn) - Tel/Fax 0824956340Reperibilità 3358236936 -www.farmaciamurgantina.it

Consulenza tricologica - audiometrica - Diete personalizzateFitoterapia - Cosmesi- Veterinaria - Apparecchi medicali

Autoanalisi del sangue sicure e immediateConsegna farmaci a domicilio

E D I Z I O N I

Via degli Italici, 29 - Morcone (BN)Tel. 0824 957214 - [email protected]

Circa due anni fa, a cura dell’arch.Bruno Parlapiano, venne elaboratoun progetto che aveva come obiet-tivo quello di predisporre un si-stema per la consultazione diitinerari miranti ad ampliare l’of-ferta, la promozione e lo sviluppodei sistemi turistici locali nel terri-torio del comune di Morcone.Il progetto puntava, naturalmente,alla promozione del patrimoniostorico, culturale, religioso, ar-cheologico e naturale, delle attivitàpresenti sul territorio e dei pro-dotti gastronomici, agevolando at-traverso l’utilizzo di canalitradizionali, multimediali e web, laconoscenza a tutto tondo delle ri-sorse turistiche.Le finalità, molto interessanti,erano tra l’altro: 1) realizzare unavetrina di tutto ciò che è presentesul territorio comunale al fine direnderlo fruibile a tutti i visitatori

interessati e dare loro supporto edindicazioni valide su come potercogliere al meglio le opportunità intermini di qualità del turismo e deiservizi; 2) creare un volano di svi-

luppo del turismo sostenibile coin-volgendo tutti gli operatori del set-tore in un sistema più ampio efunzionale.Il progetto fu approvato dall’Am-

ministrazione comunale e finan-ziato dalla Regione Campania con ifondi PSR 2007/2013, mis. 313,azione A, per un importo di circa100.000,00 euro.Il lavoro, iniziato e quasi termi-nato, è stato lungo e laborioso e ri-guarda: a) ladefinizione di iti-nerari turistici atema (storico-cul-turali, religiosi,enogastronomicie naturalistici); b)l’ottimizzazionedella qualità edella quantitàd e l l ’ i n f o rma -zione attraversola realizzazionedi un portale te-lematico; c) il mi-g l i o r a m e n t odell’assistenza alturista attraversola creazione diuna banca dati ditutto ciò che co-stituisce l’offertaturistica; d) lacreazione di depliant, cartine,guide e cd rom interattivi in gradodi dare un primo approccio cono-scitivo al turista; e) l’installazionedi punti informativi touch screenper la consultazione delle infor-mazioni web lungo i percorsi e neipressi di importanti beni storico-

artistico-culturale-religiosi; f) lapossibilità di poter utilizzare stru-menti per la navigazione assistitaall’interno dei sentieri (palmariGPS) capaci di illustrare al turistatutte le informazioni sia di posi-zione che di servizi vicini; g) il mi-

g l i o r a m e n t odella segnaleticae l’installazionedi pannelli didat-tico-descrittivicon scrittebraille e mappetattili.Tutto quantorappresentatoverrà illustratonei dettagli inuna delle tantemanifestazionipreviste durantela kermesse “Pre-sepi al Borgo” everranno inquella sede giàdistribuiti iprimi depliant ri-guardanti il pro-getto.

L’obiettivo è ambizioso e condivi-sibile e auspichiamo che il pro-getto venga realizzato in tutte lesue componenti al fine di creare fi-nalmente i presupposti per unosviluppo turistico vero e sosteni-bile del nostro territorio.

Ruggiero Cataldi

Il dato della disoccupazione cresce sempre di più, inne-scando nei ragazzi pensieri e paure che caratterizzerannoper sempre questi anni della loro vita e che la loro menteli accosterà indelebilmente a un colore: il grigio. Infattisono sempre meno i giovani che credono nella realizza-zione dei loro sogni e della messa a frutto dei loro studi esono sempre meno anche quelli che vedono vicino il loroingresso nel mondo nel lavoro.I timori, le ansie, i rischi, le pre-occupazioni, tipiche di questaetà, dovrebbero essere legate aben altre ragioni, invece in questiultimi anni sono diventate sem-pre più delle amare certezze le-gate al futuro, al lavoro, e con lequali oggi i giovani (e non solo)sono costretti a convivere.È questo sicuramente un mo-mento delicato per i giovani,chiamati a decidere del loro fu-turo e molti, infatti, sono quelliche nel dubbio scelgono di nonproseguire gli studi. È questo unproblema serio di cui le istitu-zioni dovrebbero farsi carico. Illivello culturale di una nazionerappresenta un problema cru-ciale attorno al quale si gioca una partita importante. Dapiù parti però arrivano segnali preoccupanti circa lescarse risorse destinate alla ricerca e all’innovazione.Nei decenni addietro i giovani, al termine dei loro studi,avevano molte probabilità di trovare occupazione; oggi in-vece il mondo del lavoro sembra impenetrabile, come col-locato in uno stato di ibernazione, in attesa di decisionida parte dei responsabili. E in questo stato di caos molteaziende non solo non assumono, ma sempre più spesso sivedono costrette a ridurre il personale, che con le nuoveleggi spesso viene considerato non una risorsa su cui in-vestire, ma un mero costo aggiuntivo unito ai tanti.A causa della crisi economica non mancano le lamentele

anche di quegli imprenditori che operano da anni e chemagari sono presenti in quei settori più fortunati. Questofenomeno genera tanto malcontento scoraggiando cosìanche il mancato investimento da parte di chi vorrebbe in-traprendere una carriera imprenditoriale.Un altro effetto negativo a cui oggi assistiamo è quello divedere tanti giovani che, pur di raggiungere una sistema-

zione economica, sono costretti asvolgere lavori che magari nonsono conformi al tipo di laurea ospecializzazione raggiunta o piùsemplicemente non in linea conle loro passioni. Si genera così inloro una forte insoddisfazione,per cui il luogo di lavoro moltospesso viene visto non come unameta agognata da raggiungerequotidianamente, ma una sortadi prigione dove il tempo nonpassa mai. E qui parliamo deifortunati che hanno trovato occu-pazione, molti altri invece nean-che la cercano più!Eppure nei salotti televisivi, dovespesso interviene gente che milleeuro li guadagna in due giorni an-ziché in un mese, si parla tanto di

meritocrazia, ma quando ci saranno scelte concrete chepremieranno i migliori? La classe dirigente italiana, cheha un’età media di cinquantuno anni e che è stata per de-cenni reiteratamente irresponsabile, potrà mai mettersinei panni di chi oggi, a trent’anni, ancora non riesce adessere autosufficiente economicamente?Il problema del lavoro è serio e articolato e tante sareb-bero le cose da dire, ma è anche tanta la rassegnazione(secondo me mai giustificata) di alcuni giovani e altret-tanta la rabbia pronta ad esplodere.Far crescere un paese significa creare le giuste condizionied oggi tutto questo manca.

Ester D’Afflitto

QUANTO È CAMBIATA LA CULTURA DEL LAVORO?

In via di realizzazione un importante progetto per la promozione di itinerari turistici nel territorio di Morcone.Predisposto anche un sofisticato sistema di consultazione. I fondi sono disponibili e in buona parte utilizzati

UN TURISMO SOSTENIBILE

Itinerario religioso...

Itinerario storico...

Itinerario naturalistico...

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2 ANNO II - NUMERO 10 OTTOBRE 2012

Le commemorazioni dei martiri, comuni adiverse Chiese, cominciarono ad esser ce-lebrate nel IV secolo. Le prime tracce diuna celebrazione generale sono attestatead Antiochia, e fanno riferimento alla do-menica successiva alla Pentecoste. Questausanza viene citata anche nella 74.maomelia di Giovanni Crisostomo (407) ed èpreservata fino ad oggi dalla Chiesa Orto-dossa d’Oriente. Come data di celebra-zione della festività fu scelto il 1ºnovembre per farla coincidere con ilSamhain, l’antica festa celtica del nuovoanno, a seguito di richieste che proveni-

F E S T A D I T U T T I I S A N T I

La teologia cattolica parla della co-munione dei santi. Noi veneriamoi santi perché scorgiamo in loroqualcosa della presenza guaritricedi Dio. I santi non sono Dio, masono uniti a Dio. I santi ci dimo-strano come Dio può guarire anchenoi; molti di loro infatti – e in par-ticolare i quattordici santi ausilia-tori – sono raffigurati con le feriteche Dio ha sanato. Meditando suqueste immagini possiamo confi-dare che Dio guarirà anche le no-stre ferite. Altri santi fungono daesempio. Ci mostrano cosa puòoperare la grazia di Dio perfinonelle persone deboli. Già san Basi-lio definisce però i santi anche«potenti intercessori». Speriamoche ci sostengano dal cielo con laloro intercessione…Ciò che diciamo dei santi valeanche per i defunti che abbiamoconosciuto. Chiediamo loro di ac-compagnarci dal cielo e di pregareper noi ora che sono una cosa solacon Dio. Possiamo confidare che idefunti abbiano trovato in Dio lapace con se stessi e la riconcilia-zione con le proprie fragili storie.Ed essendo riconciliati non ci muo-veranno accuse se siamo colpevolinei loro confronti. Perciò non dob-biamo avere paura di loro. «Nel-l’amore di Dio i defunti hanno uncuore ancora più grande di quelloche avevano qui. Hanno conosciutola riconciliazione di Dio anchecome riconciliazione con se stessie con tutti coloro ai quali hannofatto qualche torto». Ciò valeanche per i nostri genitori defunti:il papà può continuare a farci co-raggio da lassù insieme a Dio e lamamma diventa per noi un’imma-gine della protezione e dell’amoreche Dio ci dona.Come cristiani non dobbiamoavere nessun timore dei parentidefunti... Possiamo confidare che inostri parenti defunti siano pressoDio, se noi recitiamo preghiere perloro o – com’è consuetudine inAsia – presentiamo offerte, pos-siamo concepirle come un’espres-sione del nostro amore.Desideriamo dimostrare ai nostrimorti che non li abbiamo dimenti-cati, che sono importanti per noi. Egli chiediamo di assisterci nel no-stro cammino. Tuttavia i defuntinon hanno in sé il potere di assi-sterci. Sono in Dio. In loro, unaparte di noi è già in Dio. Perciò lipreghiamo di intercedere pressoDio affinché ci doni qualcosa dellaloro forza e saggezza, cosicchépossiamo guidare oggi la nostravita così come hanno fatto loro.Celebrare insieme l’eucaristianell’anniversario della morte di unparente è un’espressione della no-stra comunione con il defunto. Ri-pensiamo a lui, non lodimentichiamo, lo consideriamouna parte di noi. Crediamo che oraè presso Dio. Gioiamo della comu-nione con lui. Possiamo anche pre-gare per lui, ma la preghiera per ildefunto è al tempo stesso una pre-ghiera con lui, caratterizzata dallafiducia che sia presso Dio.Paura di morireNonostante io speri nella realizza-zione del mio anelito alla vitaeterna che mi attende dopo lamorte, ho paura di morire. Hopaura di perdere il possesso delle

mie facoltà mentali, di dipenderetotalmente da altri e di andarmenetra dolori atroci. E ho paura di ciòche di sconosciuto e di ignoto lamorte rappresenta. Il timore esi-stenziale della morte è ammissi-bile, nonostante la nostra speranzanella risurrezione. La paura però sirelativizza se rifletto bene e neparlo. La fine della mia vita nonsarà segnata dalla paura ma dal

passaggio a Dio. Come sarà questopassaggio – se comporterà grandisofferenze, solitudine, rimorsi epaura del confronto con la mia ve-rità e con la verità di Dio – non miè dato di saperlo, ma confido nelfatto che nella morte mi attende laluce, che Dio mi stringerà in un ab-braccio amorevole e io, nella miaimpotenza e debolezza, mi potròabbandonare all’amore divino. Ciòpriva la mia paura del suo carat-tere opprimente e disperato. Lamorte è solo un passaggio e non lafine.Come affrontiamo la morte – semoriamo nella speranza o nella di-sperazione, tranquilli o spaventatie tremanti – dipende dall’idea checi facciamo della morte e di ciò cheviene dopo. Se pensiamo che con lamorte finisca tutto, ci attacche-remo alla vita più a lungo possi-bile, ci aggrapperemo in modospasmodico alle nostre sempre piùflebili forze e osserveremo impau-riti il nostro progressivo indeboli-mento e l’avvicinamento allamorte. Oppure saremo noi stessi amettere fine alla nostra vita, se nonci appare più degna di essere vis-suta. Così però la morte non signi-ficherà più accomiatarsi nellasperanza di rivedersi, bensì estin-guersi e rinunciare a se stessi.Se associamo la morte a immaginidell’inferno e del purgatorio, dellapunizione e della condanna, le an-dremo incontro con paura. L’im-magine del giudizio così come lodescrive Ottmar Fuchs, come unadeguarsi a Dio, non toglie allamorte la sua gravità. Ci mostra chenella morte saremo trasformati. Escoprire tutto ciò che c’è in noi dioscuro e deforme può essere sen-z’altro un processo doloroso. Tut-tavia è, in ultima analisi,un’immagine caratterizzata dallasperanza: dalla speranza che at-traverso il giudizio arriveremo al-l’amore di Dio, che ci rinfrancheràper sempre. Le immagini piene di

speranza che la Bibbia ci offre aproposito della morte ci voglionomettere in grado di andarle incon-tro fiduciosi. Ci donano, nel pas-saggio attraverso la porta dellamorte, la certezza che non siamosoli ma sorretti da un angelo che ciconduce oltre la soglia, circondatidall’amore degli uomini e dal-l’amore di Gesù Cristo, che ci hapreparato un posto.

Il mio zaino oltre la soglia dellamorteGesù nella sua morte ci prepara ilposto dove, morendo, possiamotrasferirci. Nella morte non scom-pariamo in un luogo ignoto e buio,bensì andiamo in un luogo fami-liare. Gesù stesso ci ha preceduti eci ha preparato il posto dove po-tremo abitare per sempre. Abitarepresso Dio e in Dio sono immaginidi un anelito che tutti conosciamo.In ogni dimora terrestre nellaquale ci sentiamo davvero a casaavvertiamo questo desiderio di vi-verci bene per sempre, di essere a

VENERIAMO I SANTI E PREGHIAMO PER I MORTIcasa, protetti, e di poter essere cosìcome siamo. Nella sua morte, nellaquale ci ha amati fino alla fine,Gesù ci ha preparato quel posto,che quindi è ornato del suo amore.Per l’evangelista Giovanni questoamore è l’amore dell’amicizia:«Nessuno ha un amore più grandedi questo: dare la sua vita per ipropri amici» (Gv 15,13)…Quando moriamo, Gesù viene aprenderci perché stiamo per sem-pre là dove lui è. La casa che lui ciha preparato è quindi il posto incui potremo abitare presso di lui econ lui nella patria eterna. E conGesù abiteremo presso il Padre.L’interpretazione che Gesù dà

della propria morte vale in uncerto senso anche per la mortedelle persone alle quali siamo le-gati da amicizia e amore. Quandomuoiono, portano già con sé unaparte di noi nella dimora eterna.Tutto ciò che abbiamo condivisocon loro, gioie e dolori, amore esofferenza, tutti i discorsi fatti,l’intimità avvertita: morendo por-tano con sé tutto quanto nella casache preparano per noi.Possiamo immaginarcelo così: pas-seggio in un prato e arrivo a un ru-scello. Per poterlo saltare meglio,getto prima dall’altra parte il miozaino. I morti con i quali ho condi-viso la mia vita hanno già portatocon sé il mio zaino oltre la sogliadella morte. Perciò posso confi-dare che mi sarà più facile, mo-rendo, saltare al di là del ruscelloe arrivare dove troverò il miozaino, le cose importanti per il miocammino esistenziale. I morti de-corano la dimora eterna con ciòche di mio hanno già portato oltrela soglia.La morte come sfida a vivereDa sempre gli uomini hanno con-cepito la morte come una sfida avivere consapevolmente e intensa-mente. La morte mi indica che il

mio tempo è limitato e quindi miinvita a sfruttarlo. Devo vivere iltempo che mi è concesso in modocorrispondente al mio vero essere.Non si tratta però di mettersi sottopressione e di voler fare il più pos-sibile nel tempo di cui disponiamo.Questa pressione mi impedirebbeinfatti di riconoscere il mistero delmomento presente e di incontrarenella sua unicità l’essere umanocon cui ho a che fare in quel-l’istante.La speranza che non si aspetta

tutto dal momento presente maguarda oltre mi mette invece incondizione di essere totalmentequi e ora e dunque di vivere dav-vero. Tutti i saggi sostengono in-fatti che sa vivere davvero soltantochi è libero per il momento pre-sente: per ciò che sta facendo, perla persona che ha di fronte e per ilmistero del silenzio che lo cir-conda.San Benedetto esorta i suoi monacia «prospettarsi sempre la possibi-lità della morte» (Regola IV,47),non per spaventarli ma per invi-tarli a ripensare continuamente acosa significa vivere: in che cosaconsiste il senso della mia vita?Quale impronta esistenziale desi-dero lasciare in questo mondo?Qual è il gusto della vita? Cosa si-gnifica che io vivo, respiro, parlo,ascolto in questo preciso istante?Il pensiero della morte vuole ren-dere più intensa la nostra vita, af-finché viviamo con tutti i sensi. Eci invita a essere, in questo mondo,testimoni di una speranza che vaal di là di esso. Proprio come testi-moni di una tale speranza diven-tiamo una benedizione per questomondo che tende a chiudersi in sestesso. La nostra speranza apre ilmondo a Dio. Il cielo si spalancasul mondo e rende più umana lavita sulla terra.

Don Nicola Gagliarde

La festività di Ognissanti ci impone una riflessione oltre che sul ruolo dei santi, anche su quello dei defunti

Oh i morti! Pregarono anch’essi,la notte dei morti, per quelliche tacciono sotto i cipressi.Passarono… O cupo tinnitodi squille dagli ermi castelli!O fiume dall’inno infinito!Passarono… sopra la lunache tacita sembra che chiami,io vedo passare un velo, unabreve ombra, ma bianca di sciami.Così, Giovanni Pascoli nei versi con-clusivi e anche più intensi e significa-tivi de “La notte dei morti”, scritti perla commemorazione dei defunti, per-ché la morte, il mistero che l’avvolge,la sorte che spetta ai trapassati, ilculto dei morti sono antichi come ilmondo e sono sempre stati fonte diispirazione per scrittori e poeti chehanno intessuto storie e leggende, piùo meno fantasiose, per cercare dispiegare l’incomprensibile.Nell’antica Grecia, gli esseri umanivenivano ghermiti da Thanatos, per-sonificazione maschile della morte,dio crudele figlio della Notte, abitantedegli Inferi, insieme al fratello Ipno,dio del sonno. Dal regno dei morti,Thanatos viene sulla terra a sorpren-dere i mortali, li ghermisce e li portanell’Ade, di cui, secondo Euripide, è il

sommo e tetro sacerdote. Da Freud inpoi, Thanatos viene contrapposto, damolti psicoanalisti suoi seguaci, aEros, dio dell’amore, volendo così evi-denziare la lotta continua, nell’incon-scio dell’uomo, tra istinti di vita eistinti di morte. Mentre Thanatos in-duce ad un sonno eterno, senza più ri-sveglio, il fratello Ipno assale gli

uomini tutte le notti e li tormenta traincubi terribili, a volte scongiurati dal-l’intervento di Morfeo, suo stesso fi-glio che cinge i mortali tra le suebraccia rassicuranti e li conduce nelmondo dei sogni.E, poi ancora, molto più tardi, Ugo Fo-scolo scriverà “I Sepolcri”, prendendospunto dall’editto di Napoleone chevoleva che i cimiteri fossero posti al difuori delle mura delle città e affer-merà: “…Sol chi non lascia ereditàd’affetti, poca gioia ha dell’urna”. I ci-miteri servono infatti, più ai vivi che aimorti, perché, per chi ha perso unapersona cara, recarsi nel luogo doveriposano le sue spoglie mortali, non acaso definito ultima dimora, serve arassicurare chi è ancora in vita, amantenere un contatto, sia pure fle-bile con chi non c’è più.È questo un legame che dura tuttol’anno, ma, in novembre, nei giornidedicati alla commemorazione dei de-funti, il cimitero si anima, si illuminadi nuove luci, rimanda profumi di ceri,di fiori, di umidi muschi e accoglieuna sempre numerosa comunità cheda secoli si tramanda la medesima in-tramontabile tradizione.

LLuueellllaa DDee CCiiaammppiiss

IL CULTO DEI MORTI DALL’ANTICA GRECIA AD OGGI

Eros e Thanatos di Mirella Raganato,acrilico su tela

vano dal mondo mo-nastico irlandese. Se-condo le credenzeceltiche, durante lafesta del Samhain imorti sarebbero po-tuti ritornare nei luo-ghi che frequentavanomentre erano in vita,e celebrazioni gioioseerano tenute in loro onore. Da questopunto di vista le antiche tribù celtiche

erano un tut-t’uno col loropassato ed il lorofuturo. Questoaspetto dellafesta non fu maieliminato piena-mente, neanchecon l’avventodel Cristiane-

simo che infatti il 2 novembre celebra i de-funti. Papa Gregorio III (731-741) scelse

il 1º novembre come data dell’anniversa-rio della consacrazione di una cappella aSan Pietro alle reliquie “dei santi apostolie di tutti i santi, martiri e confessori, e ditutti i giusti resi perfetti che riposano in pacein tutto il mondo”. Il 1º novembre vennedecretato festa di precetto da parte del refranco Luigi il Pio nell’835. Il decreto fuemesso “su richiesta di papa Gregorio IV econ il consenso di tutti i vescovi”. Arrivatiai tempi di Carlo Magno, la festività no-vembrina di Ognissanti era diffusamentecelebrata.

(tratto da “Wikipedia”)

Uno scorcio del cimitero di Morcone, pulito e ordinato (foto: A. Longo)

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3ANNO II - NUMERO 10OTTOBRE 2012

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Qualche mese fa già ci eravamo oc-cupati del fenomeno di Facebook,Twitter e dei social network più ingenerale.L’argomento lo aveva trattato suquesto mensile del marzo scorso ilnostro amico e collaboratore occa-sionale Bruno La Marra.In qualche modo egli analizzava iltutto cercando di dare motivazionie risposte ad un fenomeno che stacambiando i nostri costumi, le no-stre abitudini e quindi il nostromodo di vivere. NaturalmenteBruno argomentava in modo empi-rico, pratico come d’altrondeavrebbe fatto ognuno di noi.Oggi, invece, la spiegazione scienti-fica di questo fenomeno l’abbiamoappresa da un autorevole giornalee la vogliamo pubblicare perché lariteniamo molto interessante epiena di spunti che fanno riflettere.

* * *Se parlo di me godo. Quale magiadel piacere si annida nelle parole?Cosa c’è nel raccontare di sé chemi fa stare così bene, dal volerneancora e ancora, e dal costringermia sproloquiare con esternazionisterminate decisamente poco eco-sostenibili in un ambiente giàtroppo affollato di tribuni sprovvi-sti di orecchi? Ora lo sappiamo.Due neuroscienziati di Harward,Diana Tamir e Jason Mitchell,hanno scoperto che nel dare sfogoalle nostre confidenze stimoliamole stesse zone del cervello che siattivano per il piacere del cibo, deldenaro e del sesso.L’aumento della dopamina nellearee mesolimbiche è il medesimo.Nello studio, rivelato ieri al WallStreet Journal, si dimostra (con

tanto di test collettivi e riso-nanze magnetiche), che il40% dei discorsi quoti-diani di un individuo èdedicato all’espres-sione di pensieri esentimenti privati.La notizia è interes-sante perché ci dicequalcosa che avevamogià avvertito coi nostrimodesti mezzi intro-spettivi, qualcosa che nonsapevamo di sapere e che dàconto di una vera e propria isteriadi massa: ovvero, tanto insisto permettermi in luce, quanto vivo nellacostante angoscia di non essereamato abbastanza.L’attenzione degli altri mi gratificasenza riuscire mai a saziarmi, népiù né meno degli altri piaceri ma-teriali. Il che crea un paradosso:l’aumento costante di spazi di co-municazione, soprattutto nell’uni-verso della Rete, ha lo scopoprimario di nutrire il mio egocen-trismo. Penso ovviamente ai socialnetwork. Non occorre interrogarsitroppo in profondità per scoprireche la socializzazione di Facebooke Twitter è per buona parte illuso-ria. A dispetto di un aumento di in-formazioni, sia in termini dinumero che di frequenza, a di-spetto di un allargamento delcampo degli interlocutori (le nuove“amicizie”), l’intento comunicativotradisce il mio bisogno di luce.In teoria dovrei parlare soloquando ho qualcosa da dire, inpratica dico sempre qualcosa. Miesprimo, dichiaro, chioso, inter-vengo, posto, riposto, compio unaserie infinita e inevitabilmente in-flattiva di atti linguistici, perché

questo mi provoca un’im-mediata sensazione di

piacere.L’immediatezza è ilnodo di questascoperta scienti-fica. Un tempoavrei partecipatoa una discussionecon l’idea di rica-varne un accresci-

mento a lungotermine, avrei preso il

motorino, avrei attraver-sato la città per andare in un

posto ad ascoltare gli altri.Forse, avessi avuto un’idea e il co-raggio per esprimerla, avrei alzatola mano. La serata avrebbe gene-rato in me effetti contrastanti e du-raturi. Ora intervengo con un clic, elo faccio per godere subito. Un bi-sogno di appagamento istantaneoche innesca il digitare compulsivo.Eccomi al semaforo intento a twit-tare su quanto fosse freddo il cap-puccino che mi hanno servito albar. Eccomi al semaforo successivointento a controllare le prime rea-zioni.Di primo acchito, una tale derivacripto-solipsistica - sottolineo, pa-radossale - può essere addebitataalla nuova complessità del mondoesterno. Se la realtà mi assedia coitratti sempre più inafferrabili eproteiformi dei suoi problemi, iomi rifugio nel monologo esteriore.Se le cose fuori di me si sono fatteillegibili, io leggo me stesso, ri-passo senza posa l’unico centime-tro del pianeta di cui soabbastanza. E ne faccio spamming.Beninteso, il fenomeno è moltomeno rozzo di come lo descrivo:moltissimi di noi sono diventati ef-ficienti agenzie di informazioneche erogano in tempo reale notiziesulla guerra civile siriana, sull’af-fermazione degli e-book, sull’osce-nità della pale eoliche, sull’ultimoprovvedimento fiscale di cui indi-gnarsi. Ma quasi nessuno lo fa dav-vero per questo.Inutile dire che anch’io in questomomento, a un livello neanchetroppo subliminale, scrivo per pla-care il mio narcisismo e gettareun’altra verginella innocente nellasua bocca spalancata. E non c’èdubbio che affrontare il mondo làfuori è un’esperienza faticosa, pernon dire sconcertante.

Ma se ce ne re-stiamo tutti incasa ad aggior-nare i nostriprofili, se conti-nuiamo a espel-lere enunciatiper il gusto disentire comesuona la nostravoce, che possi-bilità ha ilmondo di spie-garci le sue ra-gioni?Mauro CovacichCorriere della Sera,

12 maggio 2012

Uno studio americano ha provato che l’utilizzo sfrenato dei socialnetwork, da Twitter, Facebook fino a quelli “paesani”, provocanoisteria di massa insieme ad una illusoria socializzazione. Nelcervello si attivano le stesse aree di cibo, denaro e sesso. Unbisogno di appagamento istantaneo innesca il digitare compulsivo

ECCO PERCHE’ PARLIAMO TANTO DI NOI Anche quest’anno la Coldiretti ha ar-chiviato con successo la GiornataDel Ringraziamento, raduno cheormai da diversi anni riscuote uncerto successo tra gli associati diMorcone, Campolattaro, FragnetoMonforte, Pontelandolfo, SantaCroce Del Sannio e Sassinoro, iquali partecipano numerosi in que-sto giorno di ritrovo.La manifestazione, organizzata perdomenica 28 ottobre, si è tenutanella frazione di Cuffiano ed ha se-guito, come da calendario, il suoprogramma senza alcun impedi-mento meteorologico.La festa ha preso il suo avvio alleore 9:30 con il raduno delle mac-chine agricole per le vie della stessafrazione; d’impatto visivo sono statisicuramente i mezzi d’ultimissimagenerazione, anche se, non disde-gnavano d’essere ammirati trattoriun po’ più vecchi che hanno susci-tato, negli agricoltori ormai in pen-sione, nostalgia dei tempi passati.

La mattinata è proseguita moltotranquillamente con l’inaugurazionedella nuova sede della sezione diCuffiano, per poi continuare all’in-segna della semplicità con la cele-brazione della Santa Messa. Onorata dal parroco Don Tonino Gu-bernale, nella chiesa del SS.mo Sal-vatore, la cerimonia ha vistol’offerta dei “prodotti della terra”,gentilmente donati dai soci dellastessa Coldiretti. La giornata ègiunta così al suo culmine alla finedella funzione religiosa quando lostesso Don Tonino ha provvedutoalla benedizione di tutte le macchineagricole che hanno nuovamente sfi-lato sotto gli occhi attenti della po-polazione accorsa.Come di consueto, il raduno si èchiuso nella tarda mattinata con unbuffet che ha allietato i palati di tuttele persone che hanno contribuito, di-rettamente e indirettamente, al suc-cesso della manifestazione.

Carmelina Fiorenza

C U F F I A N O

GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO

La Commemorazione dei defunti è una ri-correnza della Chiesa cattolica. Antica-mente era preceduta da una Novena ecelebrata il 2 novembre.Nella forma straordinaria del rito romanoera previsto che nel caso in cui il 2 novem-bre cadesse di domenica, la ricorrenza sa-rebbe stata celebrata il giorno successivo,lunedì 3 novembre. In Italia, benché moltilo considerino come un giorno festivo, laricorrenza non è mai stata ufficialmenteistituita come festività civile.

L’idea di commemorare i defunti in suf-fragio nasce su ispirazione di un rito bi-zantino che celebrava infatti tutti i morti,il sabato prima della domenica di Sessage-sima - così chiamata prima della riformaliturgica del Concilio Vaticano II - ossia ladomenica che precede di due settimanel’inizio della Quaresima. Nella chiesa la-tina il rito viene fatto risalire all’abate be-nedettino sant’Odilone di Cluny nel 998:con la riforma cluniacense stabilì infattiche le campane dell’abbazia fossero fatte

suonare con rintocchi funebri dopo i ve-spri del 1° novembre per celebrare i de-funti, ed il giorno dopo l’eucaristiasarebbe stata offerta “pro requie omniumdefunctorum”; successivamente il ritovenne esteso a tutta la Chiesa Cattolica.

Ufficialmente lafestività appareper la primavolta nell’OrdoRomanus delXIV secolo.(Tratto da “Wikipedia”)

C O M M E M O R A Z I O N E D E I D E F U N T I

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4 ANNO II - NUMERO 10 OTTOBRE 2012

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Egregia Redazione de Il Murgan-tino, continuo a chiedere la Vs.ospitalità, per prospettare alcuneosservazioni di rettifica e di dis-senso su certe letture della storiadel Sud d’Italia, a mio avviso fuor-vianti, formulate da Agostino Iami-celi, nel numero di settembre2012.Iamiceli sostiene che il dissennatocampanilismo che oggi affliggetutto il Sud d’Italia è la riprodu-zione fedele, la conseguenza di-retta, la intatta riproposizionedello “spirito di autonomia” dei vil-laggi sannitici. Naturalmente, e ri-gorosamente, non è vero. Esso,infatti, dipende e discende daquello che furono, per 7 secoli,ininterrottamente, le autonomie lo-cali del Sud Italia rurale, le Univer-sitates, schiacciate (e dunque, sulpiano storico, politicamente insi-gnificanti) dalla predominante etotalizzante dialettica politica trabaroni (utilizzatori senza scrupoli,e proprietari di fatto, dei territorie delle loro risorse, a partire daquelle umane) e sovrano (utilizza-tore ed asservitore di secondo li-vello), che fosse normanno, svevo,angioino, aragonese, spagnolo vi-cereale, austriaco, spagnolo borbo-nico, ecc.Tutto questo, fino alla cancella-zione dell’ordinamento statualefeudale, per opera di altri invasoried occupanti stranieri, esportatoridi libertà sulle canne dei fucili: inapoleonidi. Questa affermazionediventa evidente se si paragonanoquelle autonomie del Sud, le Uni-versitates, alle corrispondenti ecoeve del centro-Nord d’italia, i Co-muni; i quali erano, di fatto, dellevere e proprie città-stato, dotate diuna forza d’urto militare. Quando iComuni degenerarono (secondoaltri: evolsero naturalmente) in Si-gnorie, cioè potenze di rango geo-politico, la Universitates del Sudcontinuarono – ancora per secoli –

ad essere deboli entità ammini-strative (mai politiche, mai indi-pendenti), asservite, misere esfruttate, dal barone o dal sovrano(o da entrambi); in eterna lotta(mai militare, sempre e solo giudi-ziaria) tra loro – guerra tra poveri– o col feudatario prepotente –guerra di poveri - ; per conservareun pascolo o un brandello di auto-nomia (mai di indipendenza). Lottedi carta, combattute con armi dicarta. Bisogna convenire, allora,che la patologica antropologia del-l’individualismo, dell’opportuni-smo, della sistematicasottomissione (non consenso li-bero) a chi detiene il potere; il cam-panilismo d’accatto, endemico nelSud d’Italia; l’inaccettabile e depre-cabile modo di vivere da sudditi,invece che da cittadini, così effica-cemente descritti da A. Iamiceli, di-scendono dall’habitus servileacquisito dalle popolazioni delSud, nel corso di 7 secoli di feuda-lesimo; che, nel Mezzogiorno, per-dura ancora oggi, comeasservimento permanente ad innu-merevoli valvassini in doppio pettorepubblicano; come autentica as-senza di autonomia. Si capisce al-lora che i nostri antenati Sannitinon c’entrano niente: lo spirito diautonomia dei loro villaggisempli-cemente non esisteva; esisteva, in-vece, lo spirito indomabile diindipendenza di ciascun uomo ecombattente della grande nazionesannita, nazione guida delle por-tentose nazioni italiche. Questospirito di indipendenza, questafratellanza dei popoli italici, la lorounità e compattezza nascevano esi fondavano sull’appartenenza alterritorio comune; che essi ave-vano inderogabile necessità di con-servare indipendente e libero, peresercitarvi la loro attività econo-mica essenziale e di massa, la pa-storizia transumante. I nostripredecessori infeudati erano debo-

lissimi e disuniti, perché non ave-vano un elemento di unificazione,compattazione, appartenenza. Noirappresentiamo la prosecuzione diquella condizione.A mio avviso il territorio, come pa-tria comune e storia comune, lageostoria dei padri Sanniti, devetornare ad essere l’elemento unifi-cante, capace di proiettarci in unfuturo diverso e migliore. In defi-nitiva, non credo che possa bastareattendere ancora qualche secolo,standocene a constatate e lamen-tare che siamo – e siamo stati –di-visi e discordi, che siamo – tuttiquanti – in via di estinzione, perassistere ad una improbabilescomparsa delle intollerabili divi-sioni, furberie, campanilismi, riva-lità, oggi presenti inquantitàconsiderevoli nelle nostrecontrade.Credo in sostanza che, senon faremo uno sforzo autenticoed autonomo per unificarci sul ter-ritorio e come territorio, ancorauna volta le terre ormai desertichedel Sud dovranno subire forme dicompattazione coattiva, disastrosecome quelle inflitte più volte a que-ste popolazioni, nel corso dellaloro storia. Le nostre miserie dioggi sono figlie, soprattutto, diquelle modificazioni, accorpa-menti, aggregazioni e disaggrega-zioni amministrative, impostedall’alto, da coloro che non ci co-noscevano, né riconoscevano, e po-tevano calpestare impunemente lanostra storia, la nostra geografia,lanostra cultura, la nostra civiltà. Ipiù vicini nel tempo, fra questi am-ministratori a tavolino, fra questitecnici spericolati, gli stessi chesono oggi in agguato, sono quelliche (non solo io) chiamo i “fratellid’Italia”, i compagni di merendeche bivaccano in Roma capitale. Ungiorno o l’altro dovremo cambiareinno nazionale; o cambiare urgen-temente fratelli; cioè famiglia.

Paolo Vascello

RIVE DEL TAMMARO: riceviamo e pubblichiamo

P I C C O L A R E C E N S I O N E C I N E M A T O G R A F I C A

“Il matrimonio che vorrei”, di David Frankel,con Meryl Streep e Tommy Lee Jones.Un film coraggioso che racconta, in manieratragicomica, le difficoltà sessuali di un coppiadella terza età.Una coppia “felicemente sposata”, un matri-monio di 30 anni che ormai vive una noiosa emetodica quotidianità e dove anche la non condivisionedel letto coniugale ha finito per accantonare ogni inte-resse per il sesso. Un sesso sopito ma non spento.Sarà la moglie che, per tentare di scuotere il marito son-

nolento, dopo la lettura di un libro che tratta di problemidi coppia, organizza un viaggio in un paesino del Mainedove uno stimato e particolare psicologo aiuta le coppiein crisi. Sarà questo incontro e la particolare terapia chescuoterà il loro rapporto.Eccellente la scelta dei due protagonisti ben calati nelleparti, che hanno offerto un’ottima prova di recitazione.

Ma a sorprendere positivamente più degli altri è stato Tommy LeeJones; vederlo scrollato della sua fama da duro, è una piacevole sco-perta e, aggiungerei, una grande prova di professionalità.

Fernanda Cioccia

Il 4 novembre si celebra in tuttaItalia la Giornata delle forze ar-mate, dei caduti di tutte le guerree dell’unità nazionale. Da sempre,anche Morcone, mantiene vivo ilricordo dei suoi caduti. Nella no-stra cittadina, la ricorrenza vienesolennemente celebrata grazie alnotevole impegno e grande dedi-zione profusi dal nostro concitta-dino Nicolino Lombardi,coordinatore della locale Associa-zione “Combattenti e Reduci” e alquale inviamo i nostri più sentitiringraziamenti.Pertanto, sabato 3 novembre,anche noi abbiamo vissuto parti-colari momenti di raccoglimento edi riflessioni sui valori di giustizia,libertà, pace e convivenza civiletra i popoli.La manifestazione ha avuto inizioalle 9,30 in piazza San Bernardinodove c’è stata l’accoglienza el’adunata delle autorità civili, mi-litari e religiose; successivamente,in corteo, si sono recate nellachiesa della SS.ma Annunziatadove sono stati accolti con inni ecanti patriot-tici eseguitidal coro“Mima Man-dato” delLiceo scienti-fico di Mor-cone, direttodalla prof.ssaAnna Maio-rano. A se-guire la SantaMessa conce-lebrata dadon Nicola epadre Eliseo.D u r a n t el’omelia, donNicola, nel ri-marcare l’im-portanza della giornata, il ricordoe il sacrificio di coloro che si sonoimmolati per la nostra Patria, havoluto sottolineare, anche in ma-niera forte, la necessità di cele-brare detta giornata, anche qui aMorcone, il 4 novembre e non indate diverse, allo scopo di poteresprimere al meglio ed in sintoniacon tutti i cittadini italiani, quelsenso di unità che ci lega alla Na-zione. Certo, anticipare o postici-pare la celebrazione dellaricorrenza consente una cospicuapartecipazione di autorità militari(quest’anno, folta e qualificata èstata la presenza di rappresentantidelle forze armate) ma sicura-mente affievolisce lo spirito e il si-gnificato che motivano questa

giornata della memoria.È vero, rispettare la data della ri-correnza è importante, ma altret-tanto vero è che una massicciapartecipazione di autorità militarienfatizza e dà solennità alla ma-nifestazione, ma la cosa ancorapiù importante è sicuramente lapartecipazione popolare che dianno in anno diventa sempre piùscarsa, segno di un crescenteoblio di un passato che ha segnatola nostra storia.Abbiamo detto che il 4 novembre,oltre ad essere la giornata delleforze armate e dell’unità nazio-nale, è il giorno della commemo-razione dei caduti di tutte leguerre, di ricordo del passato maanche di riflessione sul presente,di chi ancora oggi è fiero di indos-sare una divisa, di rappresentarela nostra nazione soprattuttonelle missioni internazionali, in

diversi paesi delmondo.È un evento im-portantissimodal punto divista storico eculturale, porta-tore di principiche vanno tra-smessi ai giovanie alle nuove ge-nerazioni. Biso-gna quindiadoperarsi di piùper sensibiliz-zare e coinvol-gere le coscienzedi tutti e di cia-scuno per nonperdere quei va-

lori che hanno fatto grande la no-stra Patria.Dopo la santa Messa, tutti i parte-cipanti, preceduti dalla banda mu-sicale dei Bersaglieri, hannosfilato attraverso le strade delpaese per dirigersi verso il monu-mento dei caduti all’interno delparco comunale “Tommaso Lom-bardi”. Dopo la deposizione dellecorone d’alloro da parte di due ca-rabinieri in alta uniforme e di duevolontari della Misericordia e dellaProtezione Civile, ha preso la pa-rola il coordinatore Nicolino Lom-bardi per ringraziare, per la loropartecipazione, le autorità pre-senti alla manifestazione, lescuole di ogni ordine e grado, ilSindaco e l’Amministrazione co-

munale per la disponibilità e lasensibilità che da anni dimostranoper l’organizzazione di questa im-portantissima giornata. A seguireci sono stati i saluti del sindacoCostantino Fortunato e del

Generale del Comando della Le-gione Carabinieri Molise-Campo-basso, Ferdinando Lombardi.Entrambi hanno sottolineato l’im-portanza della giornata che serveprincipalmente a non far dimenti-

care il sacrificio ditutte quelle per-sone che hannocombattuto e datola vita per conqui-starequei grandi valoricome la libertà e lademocrazia.La giornata è pro-seguita con il mo-mento convivialepresso il risto-rante “La Formica”e si è conclusa alleore 20,00 con il

Foto di gruppo in piazza San Bernardino (foto: Nardo 2012)

Il 3 novembre si è anticipata la manifestazione dedicata alle Forze armate e ai Caduti di tutte le guerre, organizzata daNicolino Lombardi, coordinatore della locale Associazione “Combattenti e Reduci”. Non è mancata una piccola polemica

CRONACA DI UNA RICORRENZA

concerto della fanfara dei Bersa-glieri in congedo “A. La Marmora”,nell’Auditorium di San Bernar-dino.

Ester D’Afflitto

Deposizione della Corona presso ilMonumento ai Caduti (foto: Nardo 2012)

Il corteo lungo via Roma (foto: Nardo 2012)

Il coro del liceo scientifico “Mima Man-dato” (foto: Nardo 2012)

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Venerdi 19 ottobre, la “Sassindi-xeland Street Band ”si è esibitanegli studi Mediaset di Roma,partecipando ad un provino che,qualora fosse superato, la ve-drebbe protagonista del pro-gramma “Italia’s got talent” conMaria De Filippi, Jerry Scotti eRudy Zerbi.La Band, nata nel 2002 nell’ambitodell’Associazione Musicale “Cittàdi Sassinoro”, conta oggi un nu-mero di componenti che va dagliotto ai dodici elementi, a secondadel genere musicale da offrire alpubblico. Fino al 6 ottobre, data in cui la“Sassindixieland” si è esibita aFragneto Monforte in occasionedel Festival Internazionale delleMongolfiere, si era cimentata inbrani musicali esclusivamenteJazz, precisamente Swing, inveceper tale succitata manifestazione,considerata la peculiarità delluogo, si è scelto di offrire un ge-nere musicale nuovo e coinvol-gente, molto apprezzato dallemigliaia di persone presenti al-l’evento, le quali a ritmo di“Funky” hanno accompagnato gliartisti per ore, lungo l’intero per-corso.La “Sassindixieland” ha sostenutoil “provino” interpretando unbrano dal titolo ”Spettinami” di cuisono coautori Rocco Di Cicco edAnnibale Colaneri, esibendosi con-temporaneamente in una scatenatacoreografia. Il titolo del brano, staad indicare l’intensità della po-tenza musicale, tale da far ap-

punto, drizzare i capelli.La produzione Mediaset, dopo averregistrato l’esibizione per la qualeera stata richiesta un massimo didue minuti, ha ritenuto opportuno

ascoltarli ancora una volta, quandola Band ha eseguito “When thesaints go marching in”.A conclusione, gli autori del pro-gramma televisivo si sono intratte-

SASSINORO ALLA RIBALTAnuti per ulteriori 15 minuti, du-rante i quali hanno effettuato unaserie di domande, necessarie ai finidella conoscenza non solo arti-stica, ma anche umana.

I nostri “ragazzi” hanno molto sor-preso, non soltanto per il talento,ma anche per la genuinità dei lorocomportamenti, infatti gli autorihanno più volte ribadito di noncredere che non fossero mai statiospiti di programmi televisivi.Hanno inoltre particolarmente ap-prezzato con sorpresa che in unpaese così piccolo come Sassinoro,la musica potesse essere “panequotidiano”, vero elemento di ag-gregazione sociale.La “Sassindixeland Jazz Band” ècomposta da: Ermanno Petti eMario Picucci alle percussioni, An-tonio Iamiceli al trombone a tiro,Lino Santucci al sax tenore, Anto-nello Lentini al Washboard ovvero“la Striculatora”, Mario Cusano alclarinetto, Claudio Vignone e An-nibale Colaneri al sax baritono,Antonio Scioli al sousafono, MarcoDi Maria e Michele Iamiceli, unicominorenne del gruppo nonché fi-glio di Antonio, al sax contralto eRocco Di Cicco alla tromba.Questa ennesima esperienza musi-cale della band sassinorese, indi-pendentemente dall’esito del“provino”, rappresenta un ulte-riore momento di vita vissuta al-l’insegna della gioia, dellasolidarietà, della spensieratezza,essenziale a far attenuare le preoc-cupazioni alle quali siamo sotto-posti nell’ultimo periodo storico.L’intera “Città di Sassinoro”esprime un “in bocca al lupo” aipropri “ragazzi, e, comunque vada,sarà un successo!

Matilde Prozzillo

La tradizione musicale di Sassinoro varca i confini della televisione. La “Sassindixeland Street Band” si è esibita asuon di swing in un provino presso gli studi Mediaset di Roma. Presenti Maria De Filippi, Jerry Scotti e Rudy Zerbi

Spesso iceviamo e volentieri pubbli-chiamo notizie che provengonodalla vicina Sassinoro. Paolo Ma-stracchio e Matilde Prozzillo già datempo occupano le pagine del no-stro mensile. Ci è arrivata anche lagradita collaborazione di un altronostro estimatore, Agostino Jami-celi.Sassinoro sorge sulla sponda de-stra del fiume Tammaro ad un’al-titudine di 545 metri sul versanteorientale del massiccio del Matese,dove la presenza dell’uomo è do-cumentata fin dalla preistoria.In età sannitica insediamenti nelsuo territorio di natura paganico-vicana e fortificazioni sparse sullealture di Monterotondo, apparte-nevano ai Pentri di cui la vicina Sai-pins fu centro di notevoleimportanza. La presenza dellagrotta, che fin dagli albori della ci-viltà l’uomo considerò di natura di-vina, rese importante tutta la zona.La romanizzazione avvenuta agliinizi del terzo secolo a. C. spostòpiù in basso il baricentro di tutto ilterritorio per cui la valle del Tam-maro assunse un rilievo premi-nente per le comunicazioni conl’area pugliese ad est, quella bene-ventana a sud e quella caudina adovest, al di là del Matese, permezzo di una rete viaria di cui ilTratturo fu l’arteria principale.I toponimi Toppo di Cesare, Ca-prefiche, Colle di Prato e Invernareportano i segni della secolare do-minazione romana, mentre l’at-

tuale insediamento, posto ai piedidi Monterotondo e sovrastante lavalle del Tammaro, risale ad epocaalto-medioevale con un impiantourbanistico tipico di quel periodoed ancora oggi leggibile nella ca-ratteristica formazione a fuso che

era la forma originaria dello spe-rone di roccia su cui furono co-struite le case. L’asse viarioprincipale sulla sommità del dossocollegava l’antico Palazzo marche-sale a nord con la piazza e lachiesa poste all’estremità oppo-

sta.In declivio si sviluppa l’abitatointorno a stradine che da quel-l’asse si diramano quasi tutte de-gradando verso le vallatecircostanti.Tutt’intorno gira una strada untempo difesa da mura dotate delle

quattro porte: Porta di Corte anord, Porta Jasimone ad est, Portadelle Danze ad ovess e la Portellaa sud.Questo dato rende plausibile la de-rivazione del nome da Saxanorum,forma irrigidita di un genitivo in -orum, per indicare una colonia deiSassoni. Non mancano altre fanta-siose etimologie collegate al nomedi papa Onorio, o al sasso di Mon-terotondo di fronte al quale è col-lecato il paese.È Storicamente accertato che circa20000 Sassoni scesero in Italia conAlboino, re dei Longobardi, nel VIseolo. È quindi possibile chegruppi di quel popolo siano rima-sti in questa zona e ciò potrebbeessere confermato da numerosi re-litti lessicali di origine sassone elongobarda riscontrabili in vocidialettali della zona.Il feudo di Sassinoro fece partedella Baronia di Sepino e concessoalla famiglia Di Capua, fu poi pos-sedimento dei Conti d’Altavilla,quindi passò nelle mani di vari si-gnori. Nel 1766 fu Barone di Sassi-noro Orazio Mondelli, permatrimoni e succesioni alla finedel 1800 dalla famiglia Mondelli ilPalazzo marchesale passò in ere-dità alla famiglia Albino. Dopoanni di abbandono, il Palazzo,ormai privo di tetto e spogliato di-tutto, diventò un rudere che nel1959 fu demolito per far posto al-l’odierno edificio scolastico.

a cura di Agostino Jamiceli

SASSINORO NELLA STORIAUn piccolo saggio sulle origini di una comunità

Da tempo i due spazi creati come spartitraffico(uno antistante il supermercato Despar, l’altroin largo mercato) sono stati trasformati in acco-glienti aiuole con piantine sempreverdi.Sulla prima, da qualche giorno fa bella mostradi sé, scolpito su un masso di pietra, lo stemmadel Comune di Morcone, realizzato dal nostroconcittadino e valente scalpellino, Vincenzo DelliVeneri.Un chiaro messaggio che rimarca l’identità e leradici della nostra cittadina.

U N A G R A D I T A S O R P R E S A

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Correndo in treno o in autostradalungo la Valle dell’Adige, dopo es-sersi addentrati tra le montagne,chi viaggia vede scorrere un pae-saggio, ad entrambi i lati, sapien-temente sistemato con piantagioniagricole che arrivano fin sotto ipendii delle montagne. Sono mi-gliaia di ettari coltivati con vitignipregiati che conferiscono al pae-saggio una straordinaria bellezzaseguendo un ordine ai limiti dellaperfezione e producendo tanta ric-chezza.Sono decine e decine di chilometriininterrotti che mostrano in ma-niera spettacolare il valore di queiterreni ubicati in mezzo alle mon-tagne dove migliaia di contadini,con un lavoro certosino, hannocreato quel benessere.Il confine tra le province di Trentoe di Bolzano è ben visibile perchécambia nettamente la natura dellecoltivazioni. Infatti, ai filari di viti-gni si sostituiscono filari di meliche arrivano fino a Bolzano. Nonsolo. Salendo da Bolzano con la fu-nivia del Renon per raggiungerel’altopiano che sovrasta il capo-luogo altoatesino, si può ammirarel’intera montagna terrazzata concoltivazioni di meleti e di vignetiintervallati da bellissimi prati er-bosi ordinatissimi. Anche questo,frutto di un lavoro capillare e se-colare, ricco di tanta pazienza, digente che ama la montagna, realiz-zato dai proprietari dei masi con laloro esperienza, tramandata dauna tradizione antichissima. Il pensiero dell’osservatore correimmediato alla cultura di quellepopolazioni che vedono nella loroterra un bene essenziale, una ri-sorsa da valorizzare e migliorareper viverci meglio. Tutto è al suoposto, l’edilizia è razionale e stu-diata per il luogo in cui sorge, le in-dustrie ordinate e funzionantiall’interno di edifici ben studiati, inragione della loro importanza ed

anche le aziende agricole, i cui edi-fici tali non sembrano, presentanoun ordine straordinario in lineacon l’intero territorio. Le stradesono pulite e ben tenute e contri-buiscono al miglioramento dellabellezza del paesaggio agricolo.Per gli abitanti del luogo è unmodo ordinario di utilizzare il ter-ritorio, perché ben sanno che dallasua buona tenuta dipende anche ilbuon vivere quotidiano. È la cul-tura generalizzata che vige tratutte le categorie di persone, con-tadini, operai, professionisti im-prenditori e politici. Ho citato laValle dell’Adige, ma potrei faretanti altri esempi di altre regioni,anche del Sud.Perché questa riflessione? Certa-mente non per scoprire l’acquacalda, solo per porre in evidenzache dalle nostre parti, la conce-zione sull’utilizzo del territorio èdiametralmente opposta, con po-chissime eccezioni. Un rapidoesempio lo abbiamo senza allonta-

narci troppo. Basta muoversi lungol’arteria che collega Isernia a Bene-vento per vedere come il paesaggiomostra migliaia di ettari di terrenoincolti ed abbandonati; i bordidella strada sono discariche a cieloaperto. L’ultimo sfregio al paesag-gio è quel cumulo di pneumaticigettati al margine della stradadopo la galleria. Proseguendo ilviaggio, si vedono ancora struttureedilizie aberranti nelle campagneche costituiscono pugni nell’occhioper l’osservatore con architettureche nulla hanno in comune con illuogo in cui sorgono; impianti in-dustriali abbandonati o mai entratiin funzione con grave dispendio didenaro pubblico; frigoriferi, televi-sori, lavabiancherie e rifiuti varigettati nelle cunette della strada;carogne di animali abbandonati evia dicendo. Per coloro che contri-buiscono al degrado descritto, esono in tanti, il territorio non èfonte di ricchezza da utilizzare emigliorare per viverci meglio, ma

IL TERRITORIO, UN BENE COMUNE DA TUTELARE E VALORIZZARE

“Beati quelli che sono nelpianto, perché saranno con-solati”.Questo, uno stralcio delpasso del Vangelo, sceltoper la messa di requiemdella piccola Melissa Val-letta.Le campane suonavano afesta mentre la minuscolabara bianca, con le spogliedi Melissa varcava la sogliadella chiesa del Conventodei Cappuccini di Morcone,accompagnata da mamma epapà e da una folla attonita esconcertata di parenti eamici. A una settimana dal tragicoevento, effettuato l’esame autoptico,finalmente la bimba è stata restituitaai suoi cari, per ricevere degna se-poltura. Suonavano a festa quindi lecampane, perché il Regno dei Cieliha ricevuto in dono un nuovo Angelo.L’atmosfera era solenne, nellachiesa piena di fiori candidi, mentre

padre Eliseo, Guardiano dei fratiCappuccini, e don Nicola Gagliardecelebravano messa e mentre don Ni-cola esprimeva ai genitori dellabimba la vicinanza del Vescovo diBenevento, Monsignor Andrea Mu-gione, il quale ha incaricato il par-roco di riferire alla comunità che ilpaese ha, da oggi, una nuova Santa,

appunto Melissa, e che ènell’Anno della Fede chequesta piccina è volata incielo proprio per rafforzarela fede nel cuore dei suoigenitori. Infatti, nonostantel’immenso dolore dei con-giunti e la commossa parte-cipazione di tutto il paese,non si respirava aria di tra-gedia, ma di serenità e dipace, mentre le chitarre e lefresche voci del coro dei ra-gazzi della Gifra, riempivanola chiesa delle loro note. Poila piccola bara bianca èuscita sul sagrato tra uno

scroscio di applausi.La redazione del Murgantino parte-cipa con particolare trasporto al do-lore che ha colpito la famigliaValletta, proprio a testimonianza delfatto che questo è un lutto inaccetta-bile che ha colpito un’intera comu-nità.

Luella De Ciampis

CAMPANE A FESTA PER MELISSA

qualcosa da sfruttare, razziare, ra-pinare anche degradandolo, incu-ranti che alla fine il tutto siritorcerà contro le comunità che civivono.Indubbiamente chi dovrebbe tute-lare il territorio, in particolare i po-litici, non è che stiano dando buonesempio e, certamente, questocomportamento contribuisce a di-seducare chi lo utilizza. Si rubaovunque, a destra ed a sinistra, dalbasso e dall’alto, dal Nord al Sud.In pratica, tutte quelle opere rea-lizzate ed inutilizzate, o incom-piute, sono servite esclusivamentea procurare buoni affari a cittadinidisonesti e politici corrotti. Il citta-dino onesto osserva, medita e fafatica a comprendere quei servitoridel popolo che non lo servono af-fatto e che invece servono le loro

La tutela dell’ambiente da anni è entrata prepotentemente nella vita di tutti noi. Da essa ormai dipende il nostrofuturo, sia sotto il profilo della salute che sotto quello economico. È ora di avviare un processo di rieducazione

Pneumatici abbandonati lungo la superstrada Benevento-Campobasso (foto: P.Mastracchio)

Le coltivazioni che sovrastano Bolzano (foto: P. Mastracchio)

tasche con ruberie incontrollate. Èun male ormai generalizzato dafermare assolutamente.È chiaro che i valori su cui si fondala civile convivenza tendono a sbia-dirsi o a svanire e ci si abbandonaal lassismo totale al punto cheanche il territorio ne soffre e si im-poverisce. Poi ci lagniamo che lenostre aree non decollano. Intanto i nostri militari, tra cuitanti alpini, muoiono per dare spe-ranza, futuro e libertà a popoli op-pressi e noi sciupiamo questagrande ed enorme ricchezza con-quistata da chi ci ha preceduto.Carissimi lettori è ora di darsi unascossa. Tutto dipende anche dalnostro comportamento. Se ci si af-fida solo ai politici il tunnel saràsempre più buio.

Paolo Mastracchio

Piazzola lungo la supestrada Benevento-Campobasso (foto: P. Mastracchio)

La carcassa di una lavabiancheria (foto: P. Mastracchio)

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7ANNO II - NUMERO 10OTTOBRE 2012

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Il calcio da sempre ha fatto brecciasoprattutto nei fanciulli e negliadolescenti.In epoca remota, l’approccio con ladisciplina avveniva su spazi pub-blici per poi passare alla praticavera e propria sui rettangoli digioco ufficiali, ma non prima diaver fatto una lunga gavetta qualiraccattapalle. E così, nello spaziooltre la recinzione del campo, av-venivano vere sfide tra i ragazziaspiranti calciatori per la conqui-sta del pallone da rilanciare ai con-tendenti adulti impegnati in gara.Il numero di sfere di cuoio dispo-nibili era esiguo; Tullio Manfredini,un “grande” del calcio locale, siadoperava a tenerle in vita il più alungo possibile apportandovi ricu-citure da vero maestro ed ingras-sando meticolosamente il cuoio. Aquell’epoca il consumismo era an-cora sconosciuto ed ogni cosa,anche un pallone, doveva essere te-nuta con cura.All’epoca, le gare di iniziazioneerano stracittadine, rionali, primagiocate con sfere approssimative,per lo più di “pezza”, poi con pal-loni andati man mano perfezio-nandosi. Erano contese quasiinterminabili; dopo interi pome-riggi o mattinate, si arrivava allosfinimento di una delle due sfi-danti.Allora era pure in uso, che quandoil risultato di parità andava avantiad oltranza e tardava a sbloccarsi,si passava alla lotta corpo a corpotra i capitani delle opposte forma-zioni. Risultava vincente la squa-dra il cui capitano riusciva aprevalere fisicamente sull’altro, co-stringendolo all’abbandono. Que-sto era un comportamento quasitribale, ma forse comprensibile seci si raccorda a quei tempi, quandole contese avvenivano tra ragazzifigli di generazioni provate dai di-sagi postumi di conflitti armati.Un pomeriggio del lontano 1957ebbi la ventura di assistere, pressoil vecchio campo sportivo comu-nale in via Roma, ad un incontro dicalcio particolare, davvero singo-lare per come fu concepito.Mi stupì il modo di giocare, lostrano atteggiarsi in campo deipartecipanti; all’epoca non ne com-presi il significato. La normaletracciatura del rettangolo di giocoin particolare, risultava integratada spazi di sosta, ciascuno aventeuso diverso: mescita di bibite, let-tura di quotidiani, sedie sdraio, edaltro.Tutto ciò per me fu difficile da de-cifrare! In campo vi erano giovaniemergenti locali, già impegnati inpolitica in schieramenti e partiti di-versi, oltre che in attività profes-sionali.Particolare che distinse l’incontro,è che i calciatori, mentre si batte-vano allo spasimo per la conquistadella sfera, o si animavano per pre-valere l’uno sull’altro, o si sforza-vano di andare in gol e quindirisultare vincitori, si ritrovavanopoi al tavolo delle bibite per risto-rarsi, sfogliare i quotidiani, farebattute scherzose in perfetta ami-cizia. Davvero non compresi, al-

lora, il significato di simile com-portamento!L’incontro si concluse senza vinci-tori né vinti, con abbracci e pacchesulle spalle, come si conviene trapersone che amano godersi la vita,battersi per un comune futuro mi-gliore, praticare lo sport in ma-niera sana e concepire la partitacome un occasionale motivo disvago e di aggregazione.Con l’andare avanti negli anni,sono entrato sempre più nelmondo del calcio, come atleta di-lettante prima, dirigente ed istrut-tore poi. Ho così compreso che losport è maestro di vita a cui pos-siamo attingere tanti insegna-menti, uno su tutti il fair play che,a qualsiasi livello, rappresenta ilgiusto modo di porsi nei confrontidel prossimo. Esso si fonda sul ri-

spetto di se stesso e degli altri,rappresenta la dovuta gratifica-zione dell’avversario, vittorioso ovinto, suggerisce la discrezione e lamodestia nel successo, come la pa-catezza e la serenità nella scon-fitta.Tali regole, essenziali nello sport,dovrebbero guidarci tutti anchenella quotidiana esistenza. A tardaetà ho finalmente compreso il si-gnificato della sana armonia vis-suta in quell’incontro di calcio, cheall’epoca mi sembrò incomprensi-bile!Sarebbe bello, se ciascuno di noi sisforzasse di mostrare al competi-tore in campo, così come nella vitaquotidiana, che il fair play è sino-nimo di umana dignità e di inte-grità morale.

Arnaldo Procaccini

In ogni incontro sportivo deve imperare il rispetto della persona, la morigeratezza nel successo e la serenaaccettazione della sconfitta. Queste le regole affinché lo sport diventi per ognuno di noi un maestro di vita

UNA PARTITA MOLTO SINGOLARE

Martedì 25 settembre. Èl’atteso giorno. Alzati dibuona lena alle 4:10, siamotutti pronti sul piazzale sottola scuola; abbiamo solo iltempo di caricare i bagagli, disalutare amici e parenti, disistemare cuffie e musica, disederci e parlare attraverso ilvetro con la mamma, ansiosadi dare le ultimeraccomandazioni, e vedere ilsuo viso preoccupato ma allostesso tempo felice per la sua“bambina”... E così inizia lanostra avventura.Guardiamo fissi la strada chescorre davanti a noi, ansiosi discoprire quello che ci aspetta.Destinazione Harrow,cittadina molto grande vicinoLondra.Il viaggio è lungo e lacerante,continue corse tra il check-in eil gate dell’aeroporto diFiumicino; si notano sorrisi eagitazioni sui visi di chiprende per la prima volta l’aereo,frenesia e conforto sulle facce dichi ormai ha già provatoquest’esperienza. Arrivati allameta siamo tutti più felici, sipercepiscono fremiti di gioia, ma lastanchezza comincia a farsi sentirecosì siamo subito in marcia perandare alla scuola inglese econoscere le nostre rispettivefamiglie presso cui alloggeremoper una settimana che si prospettacarica di eventi.Dopo aver fatto conoscenza e averdialogato per un po’ con icomponenti del nucleo familiaredavanti ad una cena prettamente“british”, corriamo nelle nostrecamere in preparazione del tantoagognato riposo. L’indomani siamotutti in fermento nell’attesa divisitare la fantastica Londra con isuoi monumenti, statue, musei, i

posti dove i personaggi più illustrihanno trascorso attimi della lorovita, strade dove la regina èpassata nella sua carrozza reale,senza dimenticare però la nostrapriorità: la conoscenza della linguainglese, e quindi la sveglia suonaben presto poiché la lezione ciaspetta.L’esperienza di svolgere dellelezioni con altri studenti, di altrenazionalità e culture, lo scoprireun nuovo assetto scolastico,completamente diverso da quelloitaliano, il cambiare aula ora dopoora e incontrarsi nei corridoi con latrepidazione di raccontare cosaabbiamo vissuto in quello scorciodi tempo, lo scegliere le materie daseguire, le uniformi da indossare;molte altre sono le cose che cihanno colpito e sono così tante chenon basterebbe un foglio per

raccontarle. Le scuole visitate e incui abbiamo svolto le varie lezioni,in ordine, sono state: “Hatch EndHigh School“, “Rook Heath College“e “Park High School“. Qui, adaspettarci, abbiamo trovato deiragazzi, uno per ognuno di noi, iquali ci hanno condotto nellerispettive aule per l’arco di tutta lagiornata. Sono stati gentili,comprensivi quando noncapivamo, simpatici, e proprio perqueste qualità sono scattati subitodolci messaggi tramite i cellulari aringraziamento della loro cortesia.Dopo le mattinate trascorse traformule matematiche, condottieriinglesi, palcoscenici e ceramiche, siparte per quella che noi studentichiamiamo “gita vera e propria”.Insieme ai nostri tutor e professoriabbiamo dato il via libera adallegre scampagnate per la città:

visite ai più famosi museiconosciuti solo attraverso ilibri scolastici, passeggiate traossa di dinosauri, trasimulazioni di terremoto, trale costellazioni e i pianeti, trale più strane specie di uccelli,pesci e insetti, tra gliesperimenti più bizzarri dichimica, tra quadri che non cisaremmo mai sognati divedere, tra quei monumentispettacolari visti soloattraverso la televisione.Emozionante è stato il giro sulLondon Eye, la famosa ruotapanoramica sulla quale èpossibile vedere tutta la cittàlondinese, alla ricerca, tra inumerosi palazzi, delle piùfamose architetture grazie allanostra professoressa DellaPenna che ci ha guidato. Altraemozione l’abbiamo vissuta lasera in cui siamo andati albowling; può sembrare banale,ma è stata una serata allietata

da risate coinvolgenti,competizioni fanciullesche, sorrisimaliziosi per chi riusciva a farestrike, smorfie gioiose contro chiperdeva. Dopo aver passato laserata tra il karaoke e divertentiballetti, siamo pronti peraffrontare l’ultima notte... ormai èil 2 ottobre. Si parte condestinazione Morcone, sull’aereo esul pullman c’è ancora qualcunocon la voglia di scherzare, il restodel gruppo è apaticamente sedutocon le solite cuffie e l’i-pod accesoa tutto volume. Arriviamo nellanostra cara città felici di essercidivertiti, ma consapevoli chequella bella gita è già finita. E così,con i volti un po’ tristi, ma con unfilo di sorrisetto abbiamoesclamato: “Arrivederci Londra,ben ritrovata Italia!”.

Denise Catalano

Alcuni ragazzi delle classi terza, quarta e quinta del liceo scientifico di Morcone ingita d’istruzione a Londra. A guidarli la professoressa d’inglese Maria Della Penna

GOOD-BYE LONDON

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8 ANNO II - NUMERO 10

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FONDO MICROCREDITO FSEFinanziamento a tasso zero in regione CampaniaSul BURC n. 68 del 29/10/2012, è stato pubblicato l’Avviso per la selezionedi Progetti da ammettere al finanziamento del “FONDO MICROCREDITOFSE“. Il Fondo ha l’obiettivo di sostenere l’avvio di nuove attività imprendi-toriali e la realizzazione di nuovi investimenti nell’ambito di iniziative giàesistenti da parte di categorie di soggetti con difficoltà di accesso al creditoe in condizione di svantaggio, per un importo che va da un minimo di 5.000euro a un massimo di 25.000 euro. La presentazione delle domande potrà av-venire on-line dal 19 novembre 2012 fino al 19 dicembre 2012.Premessa e obiettiviLa Regione Campania ha previsto la realizzazione di interventi di microcre-dito nell’ambito del PO FSE Campania 2007-2013 istituendo, con D.G.R. n.733 del 19/12/2011, un fondo rotativo, denominato “FONDO MICROCREDITOFSE”, che ha le seguenti finalità:1. favorire l’accesso al credito da parte delle microimprese;2. agevolare l’autoimprenditorialità e l’autoimpiego da parte di soggettisvantaggiati;3. stimolare la ricerca e lo sviluppo tecnologico per favorire lo spin off dinuove imprese.Le risorse finanziarie disponibili sono state così suddivise:15 Milioni euro a valere sull’Asse I – Obiettivo c.2;10 Milioni euro a valere sull’Asse II – Obiettivo e.3;10 Milioni euro a valere sull’Asse II – Obiettivo e.4;30 Milioni euro a valere sull’Asse III – Obiettivo g.3.La gestione del Fondo MICROCREDITO FSE è affidata alla società SviluppoCampania S.p.A., di cui la Regione Campania è unico socio.Sono ammessi alla presentazione delle proposte i soggetti dotati dei requi-siti generali di seguito indicati, che vogliano avviare una nuova iniziativaimprenditoriale o realizzare investimenti di ampliamento/espansione nel-l’ambito di iniziative già esistenti, localizzate nel territorio regionale cam-pano.Per le persone fisiche proponenti le condizioni da rispettare sono:essere cittadini dei Paesi dell’UE o cittadini di altri Paesi se in possesso di-carta di soggiorno o regolare permesso di soggiorno;aver compiuto 18 anni di età, alla data di presentazione della proposta;non aver riportato condanne con sentenza definitiva per reati di associazionedi tipo mafioso, riciclaggio ed impiego di denaro, beni o altra utilità di pro-venienza illecita di cui agli articoli 416 bis, 648 bis e 648 ter del codice pe-nale;non trovarsi in alcuna delle cause di esclusione previste dall’art. 38 delD.Lgs. 163/2006 e ss.mm.ii. (divieto a contrarre con la Pubblica Ammini-strazione).Per persone giuridiche, oltre al possesso dei requisiti di cui sopra in capo altitolare della ditta individuale e ai soci della costituenda/costituita società,le proposte potranno essere presentate esclusivamente da:microimprese (meno di 10 occupati e un fatturato annuo o totale di bilancionon superiore a 2 milioni di euro) costituende o costituite;imprese del terzo settore (associazioni riconosciute iscritte all’Albo socialeLe proposte devono prevedere finanziamenti a tasso zero con importi da unminimo di 5.000 euro a un massimo di 25.000 euro in relazione alle speseammissibili, la cui durata massima sarà pari a 60 mesi, e per i quali, in sededi presentazione della domanda, non è richiesta alcuna garanzia reale,pa-trimoniale o finanziaria. Prima della sottoscrizione del contratto alle societàdi capitali potranno essere richieste garanzie personali, patrimoniali, realio finanziarie qualora la quota di patrimonio netto libera da vincoli sia infe-riore o al massimo uguale all’importo richiesto.SSppeessee aammmmiissssiibbiilliiSono considerate ammissibili al finanziamento sia le spese relative all’ac-quisto di beni a utilità pluriennale materiali (es. macchinari, impianti, at-trezzature,opere murarie) e immateriali (brevetti, licenze, piani di sviluppodi impresa,piani di marketing e internazionalizzazione), che spese ordinarie di ge-stione(materie prime, semilavorati, materiali di consumo, utenze, canoni dilocazione,consulenze, spese per il personale, ecc.).Non sono ammissibili i costi relativi a beni usati acquistati da privati, a mezzidi trasporto su strada da parte di imprese che effettuino il trasporto di mercisu strada per conto terzi, gli interessi passivi e l’IVA (se recuperabile).

Adim

Presso l’aula magna dell’istituto, alla presenza del presidente del con-siglio regionale Mario Pietracupa e del dirigente scolastico SergioGenovese, sono state consegnate delle pergamene agli alunni chehanno conseguito una ottima media nel corso dell’anno scolastico2011\2012.“Premiare i ragazzi meritevoli, in una società ormai al degrado cultu-rale, significa dare un messaggio di speranza per un futuro miglioreche può contare su una componente sana. Ognuno protagonista delproprio destino” . Queste sono state le parole che il dirigente scola-stico ha rivolto ai 35 brillanti alunni tra cui Andrea Cioccia, figlio diEnzo.Un bravo ad Andrea che continua sempre brillantemente il suo per-corso scolastico.

Fernanda

ECCE L L EN Z E S CO LAST I CHE

ANDREA: UN RAGAZZO MERITEVOLELa “De Luise Agency” anche que-st’anno ha organizzato la secondaedizione del “I Festival della piz-zica nel Sannio”, in collaborazionecon l’Amministrazione comunale,il Centro Fiere e la Pro-Loco di Mor-cone.La manifestazione si è tenuta neigiorni 26 e 27 ottobre nel palaz-zetto del Centro Fiere, dove si sonoesibiti gli “AllaBua” e “OfficinaZoé”, due importanti gruppi moltoconosciuti per la particolarità diquesta musica. I ritmi e i richiamievocativi della pizzica e della ta-ranta, esaltati da una scenografia euna coreografia sapientemente al-lestite, hanno creato l’ambienteideale e le perfette condizioni percoinvolgere tutti i presenti in unadanza maliarda, contagiosa e chegenera, inevitabilmente, un sortadi complicità.Questa musica popolare di originesalentina, si è ormai diffusa intutto il Paese e nasce, come da an-tiche tradizioni, da un rito secondoil quale le donne tarantate veni-vano guarite con ritmi e musicheeseguite con tammorre, chitarre eviolini.Stand gastronomici e gazebo chedistribuivano birra alla spina,hanno fatto da cornice alla piace-vole e riuscita manifestazione.Ai fratelli Cosimo e Vittorio DeLuise i più sentiti complimenti e uncaloroso in bocca al lupo per laprossima edizione.

Il Murgantino

PIZZICA E TARANTA IN FIERARichiami evocativi e coinvolgimento di una musica sempre più diffusa