Libri e persone Oggi ancora: Michelangelo e Leonardo. Anche loro sono nella mia vita […] ognuno di...

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Oggi ancora: Michelangelo e Leonardo. Anche loro sono nella mia vita, e la riempiono. Dostoevskij e Rilke e Sant’Agostino. E gli Evangelisti. Frequento un’ottima società! E non c’entra più il “bello spirito da letterato” di un tempo: ognuno di loro ha qualcosa di vero da raccontarmi, e molto da vicino. Certe cose di Michelangelo mi hanno presa inaspettatamente alla gola, è stato un incontro di grande immediatezza.

*maggio o giugno 1942 di sera, dopo cena (p. 112)

*Non viene indicato il giorno né il mese. N.d.R:

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Rileggerò S. Agostino. E’ così austero e così ardente. E così appassionato, si abbandona così completamente nelle sue lettere d’amore a Dio. In fondo, quelle a Dio sono le uniche lettere d’amore che si dovrebbero scrivere.

9 ottobre 1942 (p. 235)

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Spier dice che l’amore per tutti gli uomini è superiore all’amore per un uomo solo: perché l’amore per il singolo è una forma di amore per sé.

Spier è un uomo maturo di 55 anni, che ha raggiunto questo stadio di amore per tutti gli uomini dopo aver amato molte persone singole, nel corso della sua lunga vita. Io sono una donnetta di 27 anni: anch’io mi porto dentro questo grande amore per tutta l’umanità.

Lunedì 4 agosto 1941 (pag. 51)

Chi è Spier? (risponde L. Scaraffia)

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C’è solo una gran fiducia e riconoscenza che la vita sia tanto bella e perciò questo è un momento storico: non perché tra poco io devo andare con Spier alla Gestapo, ma perché trovo ugualmente bella la vita.

25 febbraio 1942 (p. 100)

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Qualche volta ho la sensazione di avere Dio dentro di me, aveva detto un paziente a Spier, per esempio quando ascolto la Matthäus-Passion. E S. aveva risposto all’incirca che “in quei momenti lui era in contatto diretto con le forze creative e cosmiche che operano in ogni persona”; e che “questo principio creativo era in definitiva una parte di Dio, si doveva avere solo il coraggio di dirlo”.

Queste parole mi accompagnano già da settimane: si deve avere anche il coraggio di dirlo. Avere il coraggio di pronunciare il nome di Dio

Le due di pomeriggio: catalogando i libri della biblioteca di Spier, ci trovo Das Stundenbuch di Rilke. Può sembrare paradossale, ma Spier guarisce le persone insegnando loro ad accettare il dolore.

Domenica mattina [dicembre 1941] (pag. 87)

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Più mi sento stanca e debole, più mi sconcertano la sua forza e il suo amore, che rimangono sempre a disposizione di tutti. Sono semplicemente sbalordita che gli [=Spier] avanzino tante energie, in giorni simili. In ogni momento possiamo esser spediti in una baracca nel Drenthe, e nei negozi di frutta e verdura sono appesi cartelli che vietano l’ingresso agli ebrei. Una persona normale ne ha abbastanza, oggi. Lui invece riceve sei pazienti, e passa ore intense con ciascuno di loro; li apre e ne tira via il pus, apre le sorgenti in cui Dio si nasconde a molti uomini, continua a lavorare con loro finchè le acque scorrono nelle loro anime prosciugate; le confessioni si ammucchiano sui suoi tavolini, quasi tutte finiscono con: “ Aiutami, ti prego”; e lui c’è per ognuno, e aiuta. Ieri sera, in bagno ho letto di un prete:”Era un intermediario tra Dio e gli uomini. Le cose ordinarie non l’avevano potuto toccare. E proprio per questo capiva così bene la pena di tutti gli esseri in divenire”.Sabato mattina, giugno 1942 (p. 122)

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Mi piace aver contatto con le persone. Mi sembra che la mia intensa partecipazione porti alla luce la loro parte migliore e più profonda, le persone si aprono davanti a me, ognuna è come una storia raccontatami dalla vita stessa. E i miei occhi incantati non hanno che da leggere. La vita mi confida così tante storie, che dovrei raccontarle a mia volta, renderle evidenti a coloro che non sono in grado di leggerle direttamente.

Mio Dio, mi hai concesso il dono di poter leggere, mi concederesti anche quello di poter scrivere?4 ottobre 1942, domenica seraLibri e

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Daan è caduto dall’aeroplano. Uno dei tanti giovani pieni di vita, e ricchi di promesse, che muoiono giorno e notte. Non so che cosa pensare. Con tutto il dolore che ho intorno, comincio a vergognarmi di prendere sul serio i miei umori. Eppure devi continuare a prenderti sul serio, devi rimanere il centro, e in qualche modo devi venire a capo dei fatti di questo mondo; in nessuna situazione puoi chiudere gli occhi, devi “confrontarti” con questi tempi orribili, e cercare una risposta ad alcune di esse, non solo per te ma anche per gli altri. (segue)

La scrittura: la forza della speranza

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Sta di fatto che devo vivere, e che devo affrontare ogni cosa. A volte mi sento come un palo ritto in un mare infuriato, fra le onde che lo battono da ogni parte. Ma io rimango ben ferma e gli anni mi passano sopra. Voglio continuare a vivere pienamente. Voglio diventare il cronista di tanti fatti di questo tempo (…); sì un cronista, dicevo. Io noto che alla mia sofferenza personale si accompagna sempre una curiosità oggettiva, un interesse appassionato per tutto ciò che riguarda questo mondo, i suoi uomini, i moti della mia anima. A volte credo che sia questo il mio compito: chiarire nella mia testa, e col tempo descrivere, tutto ciò che accade intorno a me. Povera testa e povero cuore, quante cose vi toccherà digerire! Ricca testa e ricco cuore, avete però una bella vita!

*agosto 1941, mercoledì (pp. 57)*Non viene indicato il giorno: forse il 6 agosto, oppure il 13 o 20. N.d.R.La scrittura: la forza della

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Mi piace aver contatto con le persone. Mi sembra che la mia intensa partecipazione porti alla luce la loro parte migliore e più profonda, le persone si aprono davanti a me, ognuna è come una storia raccontatami dalla vita stessa. E i miei occhi incantati non hanno che da leggere. La vita mi confida così tante storie, che dovrei raccontarle a mia volta, renderle evidenti a coloro che non sono in grado di leggerle direttamente.Mio Dio, mi hai concesso il dono di poter leggere, mi concederesti anche quello di poter scrivere?4 ottobre 1942, domenica sera (p. 232)

La scrittura: la forza della speranza

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In futuro, quando la mia casa non sarà più un giaciglio di ferro in un luogo circondato dal filo spianato, voglio avere una lampadina sopra il mio letto, così di notte ci sarà luce ogni volta che lo vorrò. Spesso, nel mio dormiveglia, turbinano pensieri e piccoli racconti, vuoti e trasparenti come bolle di sapone, vorrei poterli catturare su un pezzo di carta.Quando mi sveglio alla mattina mi sento come dentro un bozzolo – è un ricco risveglio, sa! Ma poi comincia a volte una piccola Passione, pensieri e immagini si agitano intorno a me, sono così tangibili e vogliono esser messi sulla carta, ma non c’è nessun posto in cui si possa star seduti con calma, certe volte passo ore a cercarlo. Una volta, nel cuore della notte, una gatta randagia è entrata nella nostra baracca, le abbiamo messo una cappelliera sul gabinetto e là ha avuto i suoi piccoli. Certe volte mi sento come un gatto randagio senza cappelliera.

11 agosto 1943 (pp. 250-1)

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“Il buffo è che non mi sento nelle loro grinfie, sia che io rimanga qui, sia che io venga deportata …

Non mi sento nelle grinfie di nessuno, mi sento soltanto nelle braccia di Dio”.

Nelle braccia di Dio, ma come?

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