Lezione 1 istruzioni per l'uso degli operatori volontari della protezione civile

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1 psicologia dell’ emergenza istruzioni per l’uso degli operatori volontari percorsO formativo per VOLONTARI DELLA PROTEZIONE CIVILE prima lezione “Il comportamento umano: storia dell’emergenza psicologica” Dr.ssa Floriana De Michele psicologa psicoterapeuta AVEZZANO 21 Febbraio 20 www.studiopsicologiaabruzzo.it tel. 3391249564 [email protected]

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psicologia dell’ emergenza istruzioni per l’uso degli operatori volontari

percorsO formativo per

VOLONTARI DELLA PROTEZIONE CIVILE

prima lezione“Il comportamento umano: storia dell’emergenza psicologica”

Dr.ssa Floriana De Michelepsicologa psicoterapeuta

AVEZZANO 21 Febbraio 20

www.studiopsicologiaabruzzo.it tel. 3391249564 [email protected]

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• Nell’anno 62 d. C. un terremoto• impressionante colpì la Campania e

distrusse Pompei

• Seneca con grande sensibilità e intelligenza mette in luce il rapporto tra mancanza di conoscenza di un fenomeno naturale , il terremoto, e l’amplificazione dell’emozione connessa, la paura

“Naturales Questiones” SENECA -Libro VI- IL TERREMOTO

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3. Cause del terremoto. Cause del nostro timore

• […] Per noi che ignoriamo la verità, tutti i fatti sono più terribili, soprattutto quelli la cui rarità accresce la nostra paura: i fenomeni che ci sono familiari ci paiono meno impressionanti; quelli insoliti fanno più paura [...]

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29. Effetti del terremoto sulla mente degli uomini: la pazzia

[1] Infatti, alcuni si sono messi a correre qua e là, come forsennati e storditi per effetto della paura, che scuote le menti quand’è personale e moderata: e che? Quando il terrore è generale, quando crollano le città, i popoli sono schiacciati, la terra è scossa, che cosa c’è da meravigliarsi che gli animi, abbandonati in preda al dolore e alla paura, siano smarriti?

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29.Effetti del terremoto sulla mente degli uomini:la pazzia

[2] Non è facile restare in sé in mezzo a grandi catastrofi. Perciò, quasi sempre le menti più deboli vengono prese dal panico al punto da uscire di sé. Certo nessuno prova un grande spavento senza pregiudicare un po’ la sua sanità mentale, e chi ha paura è simile a un pazzo: ma la paura rende alcuni ben presto a se stessi, altri invece li sconvolge con più violenza e li porta alla follia.

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L’ interesse per il comportamento umano quale reazione alle grandi catastrofi è molto anticoda questo punto di vista il terremoto in particolare è stato sempre occasione per studiare le emozioni connesse a tali reazioni comportamentali

“Il comportamento umano: storia dell’emergenza psicologica”

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Una prima definizione di Emergenza Psicologica

E’ una perturbazione dell’equilibrio psicologico ed emotivo di un individuo dovuto a circostanze scatenanti tali da provocare grandi traumi e richiedere una significativa mobilitazione di risorse, di strategie di adattamento, nuove ed inusuali

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La psicologia dell’emergenza

si occupa dell’aiuto alle persone colpite da grandi traumi, quali possono essere quelli vissuti dalle persone colpite da lutti, da catastrofi, da situazioni di gravi crisi, dove il soccorso richiede particolari abilità umane, relazionali, sociali

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La psicologia dell’emergenza, pertanto, si rivolge a tutte le persone che vivono la crisi, sia esse nel ruolo del traumatizzato o bisognoso di aiuto, di soccorso, sia esse nel ruolo del portatore di aiuto o del soccorritore.

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Ogni emergenza dipende da variabili strettamente umane

dipende, perciò, dalla sua dimensione psicosociale

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La dimensione psicosociale è l’insieme dei legami, delle emozioni, dei sistemi simbolici (linguaggi, manufatti, narrazioni ecc..)

è la base contestuale, è ciò che interconnette i comportamenti, le esperienze delle persone singole con quelle dei gruppi di appartenenza e da significato all’esperienza

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Lo scopo principale della psicologia dell’emergenza è : osservare, analizzare, supportare, il comportamento umano nel momento in cui la persona o gruppi di persone sono sottoposte a situazioni improvvise di grave stress percepite come potenzialmente mortali

(F.Sbattella “Competenze in psicologia dell’emergenza”, in “Nuove tendenze dellapsicologia”3,2,2005)

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Il Comportamento è : l’insieme delle risposte che l’organismo animale dà in seguito alle sollecitazioni endogene e/o esogene che riceve dall’ambiente in cui viveProvocato sempre da uno stimolo, può modificarsi nel tempo, con l’esperienza si affina o si specializza ed è influenzato da una vasta rete di eventi di ordine biologico e psicologico altamente integrati a molti livelli

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Il Comportamento

appare sottoforma di azioni che danno la possibilità di definire il modo di esistere di un individuo o di un grupposi distingue in individuale e collettivo

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Il Comportamento individuale

è stimolato per lo più da bisogni interni, o sollecitazioni indogene, che motivano la persona ad agire, cioè a muoversi verso delle mete o degli obiettivi che desidera raggiungere

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dalla forza della motivazione dipende la possibilità di progettare e di programmare le attività, che l’individuo può realizzare o meno, a seconda delle capacità personali, delle conoscenze possedute frutto dell’esperienza personale o della specie a cui appartiene, dell’interazione con i propri simili

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le azioni sono sempre precedute da motivazioni

la motivazione è ciò che dà il senso all’azione, che dirige le attività dell’organismo verso una meta capace di gratificare e salvaguardare l’organismo,

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il processo motivazionale può essere conscio o inconscio

nell’animale avviene attraverso l’istinto, nell’essere umano attraverso il pensiero, la consapevolezza delle emozioni, il ragionamento

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Il Comportamento collettivo

è motivato da tensioni strutturali del sistema sociale e da tensioni istituzionali

è stimolato da fattori precipitanti come: catastrofi, eventi bellici, crisi economiche, proteste politiche, conflitti razziali o etnici, antagonismo sportivo, fenomeni che influenzano l’opinione pubblica

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può essere adattivo, quando è caratterizzato da azioni sociali che hanno come obiettivo o meta il persistere o il riorganizzarsi delle strutture di un gruppo sociale (scuole, ospedale, uffici di pubblica utilità)

può essere inadatto, quando è caratterizzatio da risposte illogiche, non razionali, può produrre conseguenze pericolose per la sicurezza degli individui, ingenerando reazioni di “commozione-inibizione-stupore” e di panico

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i comportamenti collettivi possono essere riferiti alle zone dell’evento se si considera lo spazio occupato dall’evento

e alle fasi dell’evento se si considera l’asse di tempo in cui si realizzano

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Comportamenti in riferimento alle zone

zona d’impatto: i superstiti sono pochi e hanno comportamenti cosiddetti di “commozione-inibizione- stupore”

zona di distruzione: le persone colpite possono manifestare comportamenti inadatti quali indecisione, azioni inutili e non coordinate, fuga centrifuga, panico

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zona marginale: le persone in questa zona possono avere comportamenti di inquietudine, incertezza, angoscia; questa è una zona di importanza fondamentale nella quale l’elevato numero di persone, aventi scopi diversi, potrebbe dare origine al panico

zona esterna: possono esservi comportamenti che aumentano il disordine, causati dalla gente che cerca di andare verso il centro; necessità di misure d’ordine chiare e precise

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Comportamenti in riferimento alle fasifase di preallarme: in cui si valuta il grado di preparazione della gente in vista di un evento calamitoso fase di allarme: è il momento in cui si sente uno stato di angoscia utile, ma che può degenerare in agitazione e panico, se la fase precedente non è stata affrontata in modo efficace.La fase è detta anche Eroica, poichè gli individui e le comunità canalizzano livelli straordinari di energia nelle attività di salvataggio, aiuto, accoglienzae riordino. L’ alto livello di attivazione fisiologica e di attività comportamentale dura da qualche ora a qualche giorno fase di shock: durante la quale lo stress più o meno intenso può provocare disorientamento spazio-temporale

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fase di reazione: deriva dalla precedente, può esserci perdita di lucidità mentale e delle capacità individuali di decisione razionale, spesso si ricerca protezione e si può fare riferimento a modelli esterni. Se le persone sono preparate, possono mettere in atto comportamenti dì salvaguardia, solidarietà e partecipazione ai soccorsi. Questa fase, detta anche della Luna di Miele, poichè nonostante le recenti perdite subite durante il disastro, si caratterizza per l’ottimismo dei singoli superstiti e della comunità. I superstiti assistono all’afflusso delle risorse, all’attenzione dei media nazionali e di tutto il mondo, alle visite dei “VIP”, che rassicurano la comunità sulla ripresa, sul ripristino della giustizia, ecc., cioè credono sinceramente che la loro casa, la loro comunità e la loro vita di prima verranno ripristinate velocemente. I clinici che hanno meno esperienza e che operano solo in questa fase tendono ad andarsene con la stessa impressione senza preparare i superstiti e gli amministratori a ciò che li attende a breve.

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fase di risoluzione: caratterizzata dal ritorno alla coscienza e alla consapevolezza dei fatti accaduti.

Questa fase è detta anche della Disillusione poichèLa fatica ,le varie esperienze irritanti e la consapevolezza di tutto ciò che è necessario per tornare ad una vita normale si combinano e danno luogo alla disillusione ;I superstiti scoprono che l’assicurazione sulla casa non è come sembra, che le decisioni sono dettate dai politici più che dai bisogni,che un a cui è crollato il camino riceve più aiuti economici di un altro a cui è crollato il tetto ;Ovunque ci sono persone che si lamentano per il tradimento, l’abbandono ,le ingiustizie ,le incompetenze ,egli intoppi burocratici che bisogna subire.I sintomi connessi allo stress post –traumatico si intensificano e la speranza diminuisce .

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fase post-catastrofe: possono esservi comportamenti collettivi di violenza e di vandalismo; bisogno di individuare il responsabile e ricerca di un “capro espiatorio”; comportamenti di dolore collettivo e/o “sindrome del sopravvissuto”

In questa fase, detta anche della RISTABILIZZAZIONE, i superstiti avvertono una maggiore capacità di gestione delle relazioni e delle difficoltà in generale. Le basi messe nei mesi precedenti cominciano a produrre cambiamenti osservabili: le richieste di aiuti cominciano ad essere approvate, le pratiche per la concessione di prestiti avanzano e comincia la ricostruzione. Le attività di assistenza connesse alla calamità vengono istituite, la maggioranza delle persone torna al livello di funzionamento precedente la calamità, anche se gli anniversari aggravano i sintomi.

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La psicologica dell’ emergenza si occupa di

reazioni sviluppate dall’individuo e dal gruppo sociale, con le quali affrontano la crisi in modo adattivo o disadattivo

valutazione di tali reazioni, dal momento che possono sfociare in gravi sofferenze e patologia

prevenzione poichè da questo può scaturire la conoscenza che permette la messa in atto di comportamenti adattivi e sani

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• Nelle situazioni di crisi e di emergenza gli organismi viventi, non solo l’uomo, spinti dall’istinto della sopravvivenza,

• come Darwin e Freud insegnano, mettono in atto

• reazioni di difesa che si manifestano con comportamenti non adattivi

• •

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L’ operatore volontario può essere efficiente ed utile nelle operazioni di soccorso, se impara a contenere le reazioni di difesa, attraverso una formazione psicologica continua

Ciò è particolarmente importante per lui, infatti:

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Le reazioni di difesaLe reazioni di difesa possono influenzare negativamente le relazioni nell' ambiente di soccorso;

possono generare conflitti psicosociali sulle base di dinamiche emozionali messe in gioco, sia all'interno della relazione con la vittima-paziente-utente, sia con i colleghi, soprattutto, nel loro rapporto gerarchico

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è importante perciò per chi si occupa di soccorso

acquisire gli strumenti formativi, di carattere cognitivo ed emotivo, che favoriscano l’insight, ovvero la presa di coscienza personale, del proprio essere Volontario

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rispetto al ruolo sociale scelto, ai propri vissuti e sentimenti

rispetto alle capacità comunicative e relazionali

rispetto alle dinamiche delle strutture sopra-individuali e sopra-gruppali nell’organizzazione e nel rapporto con le istituzioni

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La conoscenza è in stretto rapporto con i bisogni e gli scopi dell’individuo e l’ostacolo alla soddisfazione di un bisogno, cioè la frustrazione di esso, è uno dei fattori più importanti per la sua realizzazione.

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Ci sono bisogni primari e secondari organizzati in una “scala”, che va dalle “viscere alla mente” (Maslow) , identificati in:

bisogni fisiologici quali fame, sete....;

bisogni di salvaguardia o salvezza quali sicurezza, ordine...;

bisogni di appartenenza e amore quali affetto, identificazione...;

bisogni di stima quali prestigio, successo...;

bisogni di realizzazione di sé quali appagamento dell’ lo....

bisogni sociali

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Fra i più importanti bisogni sociali c’è :

Affiliazione ( appartenenza, stare insieme )

• Possesso guadagno materiale, accumulo di riserve )

• Prestigio solo per chi è al di sopra della soglia di sopravvivenza)

• Potere desiderio di controllo e dominio, elementi che sono importanti per il funzionamento di una società )

• Altruismo orientato verso il sé quanto verso gli altri, tanto che, a volte, può essere anche una forma di Egoismo )

• Curiosità necessità di esplorare, manipolare per acquisire, dominare )

• Tutti i bisogni possono avere una valenze positiva e una valenza negativa

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La conoscenza porta al superamento del processo motivazionale primario, legato ai bisogni fisiologici, e secondario, legato alla natura personale e sociale acquisito con l’esperienza individuale e della specie

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La conoscenza è frutto di processi motivazionali di livello superiore, prettamente umano che ha a che fare con obiettivi esistenziali, ideali, di propositi e aspettative, di programmi complessi

che genera una condotta, sempre polimotivata, risultato del “desiderio per” e del “timore di”

Si dice che: “Il bisogno aguzza l’ingegno”, intendendo che se si ha fame ci si adopera per trovare cibo e così via.

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Dopo la prima guerra mondiale e il terremoto di Messina del 1908 i sintomi riportati dopo la catastrofe furono studiati più approfonditamente

ma solo durante il terremoto dell’Irpinia nel 1980 si sentì la prima necessità della presenza degli psicologi in situazioni di emergenza

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Il 10 ottobre 1997 il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi approvò un comunicato con il quale si attivava l’intera comunità degli psicologi italiani a seguito del terremoto della regione Umbria (Giornale dell’Ordine n.5, anno IV,novembre 1997), (La Professione di Psicologo, novembre 1997)

Tale atto consente all’istituzione più rappresentativa della comunità degli psicologi di prendere coscienza circa l’esistenza dei bisogni delle persone, la specificità del ruolo professionale, le modalità d intervento psicologico, le proposte per un riconoscimento, le iniziative da attuare

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Per la prima volta, nel 1997/98 in Umbria e nelle Marche, avviene l’utilizzo del servizio di psicologia come supporto alle popolazioni colpite dal terremoto e diviene parte integrante dell’emergenza sismica.

Tutto ciò può essere considerato in Italia l’atto di nascita della Psicologia dell’Emergenza ( Barbato L., “Psicologia del’Emergenza, Emergenza della Psicologia?” Bologna 9 novembre 2002

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A seguito di quel terremoto , le cui numerosissime scosse si sono protratte per sei mesi, si è innescato un processo psicologico che ha fatto aumentare il rischio dell’insorgere di patologie gravi conseguenti alla cronicizzazione della paura

la paura diventa angoscia poiché l’evento sismico si protrae per molto tempo

il sostegno psicologico per fronteggiare il panico diventa un fondamentale strumento di prevenzione per il diffondersi delle patologie psicologiche-psichiatriche-sociali

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Si sente la necessità di programmare l’intervento psicologico nelle situazioni emergenziali

il 2 febbraio 2000, con il DDL 4449 si prevede “l’istituzione del ruolo di psicologo delle situazioni di crisi”

Successivamente, nell’aprile 2001 si pubblicano sulla G.U. i “criteri di massima per l’organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi ”

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Il 1 marzo 2006, il varo da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri , Dipartimento della Protezione Civile, Servizio Rischio Sanitario e Ambientale, dei “Criteri di massima sugli interventi psicosociali

da attuare nelle catastrofi ” fa diventare l’ assistenza psicologica nelle popolazioni colpite un obbligo di legge

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una definizione ancora........

“la psicologia dell’emergenza riassume una serie di misure da adottare , il prima possibile, in circostante di tragica esperienza, allo scopo di evitarne le potenziali ripercussioni riscontrabili a lungo termine ( De Felice, Colaninno2003).

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In Italia, nonostante questa evoluzione culturale e legislativa, la Psicologia dell’Emergenza rappresenta ancora una disciplina nuovache agisce in un contesto di ambivalenze di competenze, di argomentazioni e di organizzazione

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per cui l’emergenza è essa stessa emergenza istituzionaletroppo spesso dipende dai fatti della cronaca dei disastri naturali, in assenza di una seria prevenzione,e dalla buona volontà delle Associazioni che ne fanno l’obiettivo per la loro azione altruistica

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FINE

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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Programma

1.Il comportamento umano: storia dell’emergenza psicologica 2.Eventi catastrofici e vittime 3.Il soccorritore volontario: conoscere se stesso (la persona, perchè le persone

aiutano )4.Disturbo post-traumatico da stress e altro5.Modelli relazionali consapevoli: la comunicazione efficace e il saper ascoltare6.Il disagio psicologico nei soccorritori 7.Il gruppo volontari della Protezione Civile: lavorare in team8.Essere leader o essere capo? la gestione delle persone, la gestione delle riunioni ,

fare squadra, la motivazione delle persone, people satisfaction, intelligenza emotiva nella leadership, personale di contatto e capacità assertiva