L’evoluzione della rogna sarcoptica tra le popolazioni di camoscio · più irti delle riserve di...

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L’evoluzione della rogna sarcoptica tra le popolazioni di camoscio Negli ultimi quindici anni la rogna sarcoptica ha colpito progressivamente quasi tutta la zona dolomitica altoatesina. Sono stati registrati oltre 3.500 casi di camosci colpiti dall’epidemia dei quali 1.855 casi nella provincia di Bolzano. Nel territorio orientale da Sesto sino alla Val Badia l’epidemia è col tempo calata e le popolazioni hanno già mostrato una netta ripresa. Nel frattempo anche nei territori della Plose, Puez-Geisler e Sella i casi di rogna sarcoptica sono quasi spariti. Stranamente nella parte meridionale l’epizozia si è espansa relativamente poco, pur essendo i rispettivi habitat dei camosci collegati tra loro. Le consistenze dei camosci nel territorio Scilliar-Rosengarten e Latemar sono stati sinora risparmiati dalla rogna. I casi registrati nel 2012 sono segnati con punti chiari. I casi registrati dal 1997 al 2011 sono evidenziati con piccoli punti neri. In Valle Aurina la rogna, sin dal suo primo insorgere negli anni ‘80, non è mai stata debellata del tutto; quasi ogni anno si osservano casi di malattia. Nel 2006, in considerazione dell’aumento dei capi malati, si è temuto lo scoppio di un’epidemia ancora maggiore. La Valle Aurina perlomeno n’è rimasta salva. L’entità dei capi colpiti e le perdite registrate furono, infatti, visibilmente inferiori rispetto alla prima epidemia dei decenni precedenti. Solo nelle colonie di stambecchi si contarono molte perdite vittime dell’epizozia. La valutazione della misura dell’impatto della malattia è data dal raffronto con le esperienze raccolte in molte zone dell’Austria o anche del Friuli, anch’esse colpite dalla rogna. Singoli casi di malattia si devono registrare anche dopo il passaggio dell’epidemia ed a distanza di anni si possono avere perdite notevoli, tuttavia non si ritiene di dover temere una distruzione delle consistenze di camosci. Nell’Alta Valle d’Isarco la rogna sarcoptica è apparsa per la prima volta nel 2008. Sino ad allora tale territorio non era stato investito dalla prima epidemia sorta nei decenni precedenti. I primi casi di malattia si ebbero nei siti invernali

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L’evoluzione della rogna sarcoptica tra le popolazi oni di camoscio Negli ultimi quindici anni la rogna sarcoptica ha colpito progressivamente quasi tutta la zona dolomitica altoatesina. Sono stati registrati oltre 3.500 casi di camosci colpiti dall’epidemia dei quali 1.855 casi nella provincia di Bolzano. Nel territorio orientale da Sesto sino alla Val Badia l’epidemia è col tempo calata e le popolazioni hanno già mostrato una netta ripresa. Nel frattempo anche nei territori della Plose, Puez-Geisler e Sella i casi di rogna sarcoptica sono quasi spariti. Stranamente nella parte meridionale l’epizozia si è espansa relativamente poco, pur essendo i rispettivi habitat dei camosci collegati tra loro. Le consistenze dei camosci nel territorio Scilliar-Rosengarten e Latemar sono stati sinora risparmiati dalla rogna.

I casi registrati nel 2012 sono segnati con punti chiari. I casi registrati dal 1997 al 2011 sono evidenziati con piccoli punti neri.

In Valle Aurina la rogna, sin dal suo primo insorgere negli anni ‘80, non è mai stata debellata del tutto; quasi ogni anno si osservano casi di malattia. Nel 2006, in considerazione dell’aumento dei capi malati, si è temuto lo scoppio di un’epidemia ancora maggiore. La Valle Aurina perlomeno n’è rimasta salva. L’entità dei capi colpiti e le perdite registrate furono, infatti, visibilmente inferiori rispetto alla prima epidemia dei decenni precedenti. Solo nelle colonie di stambecchi si contarono molte perdite vittime dell’epizozia. La valutazione della misura dell’impatto della malattia è data dal raffronto con le esperienze raccolte in molte zone dell’Austria o anche del Friuli, anch’esse colpite dalla rogna. Singoli casi di malattia si devono registrare anche dopo il passaggio dell’epidemia ed a distanza di anni si possono avere perdite notevoli, tuttavia non si ritiene di dover temere una distruzione delle consistenze di camosci. Nell’Alta Valle d’Isarco la rogna sarcoptica è apparsa per la prima volta nel 2008. Sino ad allora tale territorio non era stato investito dalla prima epidemia sorta nei decenni precedenti. I primi casi di malattia si ebbero nei siti invernali

più irti delle riserve di Prati e Vizze. Tale territorio é noto per l’alta densità di camosci, fornendo le prerogative ideali all’evoluzione del parassita della rogna. Negli anni seguenti furono accertati oltre 200 casi di malattia, tuttavia la perdita effettiva doveva essere stata molto superiore. Il divampare dell’epidemia in tale territorio fece temere un’espansione repentina nei territori circostanti ad alta densità di camosci, anche sulla parte orografica destra dell’Alta Valle d’Isarco. Tale percorso non ebbe seguito all’inizio, ma dopo tre anni il culmine dell’infezione locale ridusse drasticamente le popolazioni; nel 2012 si contano tuttavia solo una decina di casi.

Con piccoli punti neri sono evidenziati i casi di rogna sul camoscio relativi al periodo 2001-2011. I punti chiari evidenziano i casi del 2012

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50

100

150

200

250

300

350

400

Valle Aurina

Alta Valle d' Isarco

Dolomiti

Valle Aurina 0 0 0 0 1 1 0 3 2 8 19 34 52 30 10 4

Alta Valle d' Isarco 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 3 83 72 8 10

Dolomiti 10 25 20 83 61 53 72 195 310 236 180 173 238 148 51 6

Totale 10 25 20 83 62 54 72 198 312 244 199 210 373 250 69 20

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Numero dei casi di rogna dal 1997 al 2012 nei tre distinti territori: Dolomiti, Valle Aurina e Alta Valle d’Isarco. In tutte le aree i casi di rogna sono ultimamente notevolmente receduti.

Nel 2012 sono stati accertati 20 casi di rogna sarcoptica su scala provinciale, di cui sei nelle Dolomiti (Dobbiaco, Marebbe, Badia, Longiarù, Funes), 4 casi in Valle Aurina (San Pietro e Predoi) e 10 casi nell’Alta Valle d’Isarco (Vizze). Anche nel 2012 sono proseguite le analisi su campioni di tessuto in ricerca di anticorpi della rogna. Questi campioni vengono prelevati dai polmoni dei camosci abbattuti. Nell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale vengono ricercati gli anticorpi sul materiale ematico prelevato dal tessuto campione. Se gli anticorpi vengono individuati, l’animale in esame è venuto in contato con i parassiti determinanti l’insorgere della malattia. Con tale test, infatti, è accertabile anche il più minimo contagio del parassita; esiti positivi dimostrano quindi sin dove il parassita della rogna si è già allontanato dal territorio direttamente colpito dall’epidemia. Le esperienze hanno dimostrato che, pochi anni dopo l’accertamento di diagnosi positive sui campioni di polmone ci si può aspettare l’espandersi della malattia. Un’eccezione a tale tesi riguarda il territorio dello Scilliar ove, dalla diagnosi positiva sui campioni di polmone nel 2003 sino ad oggi, non fece seguito alcuna epidemia. Nella zona dello Scilliar la consistenza dei camosci è stata notevolmente ridotta nel corso dell’ultimo decennio dalla comunità venatoria. Nel 2012 sei campioni di polmone prelevati nel solco occidentale della Val d’Isarco sono risultati positivi all’anticorpo della rogna. Detti campioni provenivano dall’area delle valli di Sarentino, Passiria e dalle Alpi dello Stubai. Ulteriori risultati positivi al test riguardano campioni prelevati nelle Dolomiti nonché sui monti di Fundres. Nella stagione venatoria 2012, nelle riserve valutate a rischio di rogna, sono stati distribuiti più di 600 contenitori per la raccolta di campioni onde poter stimare in anticipo lo sviluppo della malattia prima che la stessa possa dilagare. L’allentamento attuale non deve essere necessariamente interpretato come un segno di arresto dell’epizozia, al contrario, bisogna partire dal presupposto, che il parassita della rogna si propagherà a medio termine ancora su altre aree della provincia.

Campioni con risultato positivo all’ anticorpo della rogna