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    lettura critica | Il teatro di Goldoni: una nuova forma di societVenezia si offre al primo Goldoni come una felice dimensione teatrale: una piazzetta in Venezia basta a propor-gli, ne La bottega del caff del 1750, una naturalissima possibilit di scena stabile.In questa prospettiva Venezia, dove la socialit prende forma di coabitazione, lo sollecita certamente a una prima scoperta fondamentale: che il Mondo era divenuto pi teatrabile del Teatro, che lo spettacolo vivente superava lo spettacolo inventato e ormai cristallizzato in forme immobili: Il mondo osserva ne Il Teatro comico annoiato di veder sempre le cose istesse, di sentir sempre le parole medesime, e gli uditori sanno cosa deve dir lArlecchino prima chegli apra la bocca.In questo mondo veneziano, per molti aspetti imprevedibile, il Goldoni non si addentra, per, solo locchio dellos-servatore curioso dello spettacolo pittoresco, o del poeta comico in cerca di facili occasioni dintreccio. Vi entra, piuttosto, con locchio e con lanimo del borghese, col temperamento prosaico e metodico del mercante vene-ziano, che d subito proporzioni diverse a questa realt, esteriormente multicolore. Il mercante vende, investe, presta, soppesa il valore di ogni cosa; impone certe doti di concretezza e di puntualit; scruta pi addentro i nessi della convivenza sociale; suggerisce le massime che valgono a mantenere credito e riputazione; trae insomma, da unattivit economica e da una conseguente condotta sociale, gli spunti di una nuova moralit.Questa capacit di giudizio concreto, cui il nobile si sottrae con lo sterile pretesto del suo decoro, lo reinserisce nel ceto che lo esprime; stabilisce una prima differenza tipica tra due classi diverse; e introduce un principio di responsabilit individuale allinterno del ceto mercantile (che in questa opposizione si rivela lelemento positivo). Il nobile ha in s un limite di oziosa vacuit, che lo rende sostanzialmente uniforme, immobile come il suo tipo sociale; il mercante affronta la realt mondana sul terreno basilare dellattivit economica, si mantiene a forza di lavoro e di prudenza, in ogni giornata responsabile della sua fortuna o della sua rovina. Ha dunque, come tipo, un principio di operosa individualit.Lingresso del mercante con i suoi problemi e la sua metodica lucidit nelle commedie del Goldoni suscita un moto nella poetica, cio nel farsi e nello svolgersi del teatro. Innanzi tutto, esso porta sulla scena un senso nuovo della sociabilit. Il lavoro e lozio divengono gli emblemi morali della laboriosit produttiva e del nocivo parassiti-smo di classi diverse; ne definiscono la responsabilit rispetto alla floridezza di uno Stato, e illuminano insieme le ragioni profonde di un atteggiamento psicologico e di un costume sociale.Il tessuto delle prime commedie goldoniane spesso rotto da queste aperture programmatiche, che discendono da un primo concreto accertamento dei modi della convivenza sociale, delle ragioni economiche che sono sot-tese ai fatti di costume e alla condotta dei singoli. Credito economico e riputazione sociale sono inscindibili nella moralit del mercante: in questo nesso la forza progressiva del suo tipo teatrale. Cominciando cos a profilarsi pi distintamente la morale che sta a cuore al Goldoni, la base sociale da cui essa nasce, il popolo cui egli si rivolge. Il commediografo cerca nel suo pubblico un primo elementare consenso ideologico: lattenzione al modo con cui i vari ceti collaborano alla comune felicit (nel senso settecentesco); e dunque laccordo in una critica del costume, fondata sullindicazione di uno squilibrio che questa analisi porta ad avvertire tra i vari gruppi sociali. In questo squilibrio, il mercante un personaggio positivo anche per lo sviluppo del teatro.Il mercante, infatti, per definire il suo personaggio, per dar rilievo alla funzione civile del suo mestiere e alla dignit delle sue doti morali, ha bisogno di qualificarsi rispetto a tutta la realt, ne postula, quindi, una sua graduale ricognizione.Il volume sociale del mercante tende a ridare senso storico e vigore concreto al tradizionale scontro di linguaggi e di lazzi della Commedia dellArte. Pantalone (o il mercante delle commedie italiane che ne assume i caratteri essenziali) inserisce nel tessuto comico il suo discorso ponderato, unargomentazione fondata sul buon senso, su una naturale filosofia. In questa conformit della parola alla pratica, della massima allagire quotidiano, il principio della filosofia del mercante. Essa spinge il personaggio a smascherare larido formalismo del galateo dei cavalieri, o a sorridere della grossa astuzia e dellimmediatezza istintiva dei plebei; introduce nel teatro, per questa via, una triplice dimensione linguistica.Levoluzione del linguaggio plebeo pi lenta, irregolare. Anche dove non ostacolata dalla presenza delle ma-schere tradizionali, si ferma per lo pi a una trascrizione (le baruffe dei gondolieri) o a una composizione orchestrale (i discorsi de I pettegolezzi delle donne, afferrati nel loro spessore pittoresco al di l della trama avventurosa) an-cora provvisorie, prese dalla realt per sgretolare, con ventate di linguaggio pi fresco, il frasario invecchiato delle maschere. Il mondo plebeo , per il momento, presentato in estensione pi che in profondit.Lo stile della conversazione aristocratica invece subito contraffatto nella sua convenzionale ricercatezza, costretto com a unetichetta tanto pi meccanica quanto pi impoverita lumanit dei cavalieri. Il rapporto del mercante con la plebe pu essere paternalistico: il vero scontro avviene con la nobilt. Lironia caricaturale

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    con cui ne reso il linguaggio smaschera linconsistenza economica e morale di una classe, e rileva insieme la con cretezza e lautonomia del discorso del mercante.Nel primo periodo del teatro goldoniano (la cui tematica matura nel 1750, prolunga le sue conseguenze fino al 1753), i vecchi intrecci e i vecchi personaggi si caricano dunque di nuovi sensi sociali.Il mercante, in altre parole, deve conservare le abitudini, la dignit, ma anche il posto del suo ceto. Egli tende cio a definirsi in una polemica diversit della classe aristocratica, ma non in contrasto con essa nellordine sociale; fustiga la condotta dei nobili, ma soprattutto di quelli che vorrebbero compensare la loro miseria con larroganza e la disonest verso i mercanti. Con il suo senso pratico, il mercante richiama la societ allimportanza del suo mestiere produttivo; con la sua moralit, alla dignit di questo mestiere. Egli non chiede altre prerogative: rifiuta il contatto con laristocrazia, schernisce coloro che acquistano per denaro una ridicola nobilt.Spirito realistico che fa nascere la riputazione, lonore, dalla logica stessa del mestiere mercantile: e questo spirito certo un elemento corrosivo della societ aristocratica, delinea (anche nei rari rappresentanti del medio popolo che compaiono nelle commedie, come il caffettiere Ridolfo de La bottega del caff da un lato, e il libero professionista dallaltro, lAlberto Casaboni de Lavvocato veneziano) i primi termini di una morale borghese.Sottolineando la produttivit del proprio mestiere, il borghese tende a istituire, per ora, un nuovo galateo sociale, un nuovo concetto di onorabilit: preme sulla vecchia cultura, ma solo per definirsi con una morale, non per elaborare consapevolmente una nuova organica civilt. Lonore del mercante esaurisce il suo rap-porto con la societ: egli non porta alle estreme conseguenze la sua revisione dei pregiudizi tradizionali. Si rinchiude piuttosto nel campo che, con quello degli affari, reputa suo: dirige la sua famiglia, lotta per mettere la pace tra i suoi componenti. Egli crede alla possibilit di resistere al mondo esterno, di segregare il proprio nucleo familiare, di farne una roccaforte di solida moralit, oltre che di alacre lavoro. E quando la societ incide sulla famiglia, rinnova il vecchio conflitto tra padri e figli scapestrati, tra mariti e mogli leggiere e ambiziose, Pantalone agisce per ritrovare quela consolazione, sospirada da un pare che ama i so fioi, la so casa, e la propria reputazion (Il padre de famiglia). E il suo senso di possesso non esclude accenti patetici, una pi libera manifestazione del suo sentimento. Si badi: questa nota patetica, riportata agli individui, sollecitata, allinterno della famiglia borghese, dalle incidenze che il mondo esteriore, coi suoi pregiudizi o con le sue falsit, ha sui singoli, , in s, un elemento storicamente dinamico, correlativo al realismo della nuova cultura europea, al suo bisogno di sottolineare nelle vicende dellindividuo le ingiustizie della societ, di chiedere, per questa via, un nuovo ordine sociale.

    (M. Baratto, Tre studi sul teatro, Neri Pozza, 1964)