Lettere - SudSalento...

1385
Letteratura italiana Einaudi Lettere di Caterina da Siena

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  • Letteratura italiana Einaudi

    Lettere

    di Caterina da Siena

  • Edizione di riferimento:Le lettere di S. Caterina da Siena,a cura di P. Misciattelli, Marzocco, Firenze 1939

    Letteratura italiana Einaudi

  • Libro primoI A Monna Lapa, sua Madre 1II A Prete Andrea de’ Vitroni 2III Al Preposto di Casole, e a Giacomo

    di Manzi 7IV Ad un Monaco della Certosa essendo in

    carcere 12V A Misser Francesco di Montalcino 14VI A Monna Lapa, sua madre 18VII Al Cardinal Pietro d’Ostia 19VIII A Frate Giusto, Priore in Montoliveto 22IX A una donna che non si nomina 25X A Benincasa di Iacomo fratello suo carnale 27XI A Pietro Cardinal d’Ostia 28XII All’Abbate di Sant’Antimo 32XIII A Marco Bindi, mercatante 34XIV A tre suoi fratelli in Firenze 39XV A Consiglio Giudeo 41XVI Ad un gran Prelato 42XVII Al venerabile religioso Frate Antonio

    da Nizza 47XVIII A Benincasa suo fratello 50XIX A Niccolaccio di Caterino Petroni da Siena 52XX A Benincasa suo fratello in Firenze 53XXI Ad uno il cui nome si tace 54XXII All’abate Martino di Passignano 59XXIII A Nanna Figliuola di Benincasa 61XXIV A Biringhieri degli Arzocchi 64XXV A Frate Tomaso della Fonte 67XXVI A suora Eugenia sua nipote 69

    Sommario

    Letteratura italiana Einaudi

  • XXVII A D. Martino abbate di Passignano 75XXVIII A Messer Bernabò Visconti,

    signore di Milano 78XXIX A Madama moglie di Bernabó Visconti 85XXX All’Abadessa del Monasterio di Santa

    Marta 91XXXI A Monna Mitarella, donna di Vico da

    Mogliano 96XXXII A Frate Jacomo da Padua 98XXXIII All’Abate maggiore dell’Ordine di

    Monte Oliveto 101XXXIV Al Priore de’ Frati di Mont’Oliveto

    presso a Siena 104XXXV A Frate Niccolò di Ghida, e Frate

    Giovanni Zerri, e a Frate Niccolò diJacomo di Vannuzzo, di Mont’Oliveto 106

    XXXVI A certi Novizii dell’Ordine di SantaMaria 110

    XXXVII A Frate Niccolò di Chida 115XXXVIII A Monna Agnesa, Donna che fu di

    Missere Orso Malavolti 119XXXIX A. D. Jacomo Monaco 126XL A certe Figliuole da Siena 135XLI A Frate Tomaso della Fonte 137XLII A Neri di Landoccio 139XLIII A Ser Cristofano di Gano Guidini 140XLIV A Ser Antonio di Ciolo 141XLV A Francesco di Messer Vanni Malavolti 145XLVI A Neri di Landoccio 146XLVII A Pietro di Giovanni Venture da Siena 147

    Sommario

    ivLetteratura italiana Einaudi

  • XLVIII A Matteo di Giovanni Colombini daSiena 150

    XLIX A Monna Alessa ecc. 153L A una Mantellata di Santo Domenico 157LI A Frate Felice da Massa 159LII A Frate Jeronimo da Siena 162LIII A Monna Agnesa, Donna che fu di

    Missere Orso Malavolti 166LIV Ad una Monaca del Monastero di Santa

    Agnesa 167LV Al Venerabile Religioso D. Guglielmo 168LVI A Frate Simone da Cortona 174LVII A Misser Metteo, Rettore della Casa

    della Misericordia 177LVIII A Suora Cristofora, Priora del

    Monastero di Santa Agnesa 178LIX A Messer Pietro, Prete da Semignano 180LX Ad un Secolare che non si nomina 183LXI A Monna Agnesa, Donna che fu di

    Misser Orso Malavolti 185LXII A Sano di Marco, e agli altri figliuoli 187LXIII A Misser Matteo, Rettore della Casa

    della Misericordia 191LXIV A Frate Guglielmo d’Inghilterra 193LXV A Daniella da Orvieto vestita dell’abito

    di Santo Domenico 198LXVI A Fra Guglielmo d’Inghilterra 203LXVII Al Convento de’ Monaci di Passignano 206LXVIII A Madonna Benedetta, Donna che fu

    di Misser Bocchino de’ Belforti 209

    Sommario

    vLetteratura italiana Einaudi

  • LXIX A Sano di Maco 212LXX A Frate Bartolomeo Dominici 214LXXI A Monna Bartolomea d’Andrea Mei

    da Siena 217

    Libro secondoLXXII A Romano Linaiuolo alla Compagnia

    del Bigallo 223LXXIII A Suora Costanza Monaca del

    Monasterio di San Abundio 225LXXIV A Frate Niccolò da Monte Alcino 228LXXV Al Monasterio di San Gaggio 230LXXVI A Frate Giovanni di Bindo di Doccio 235LXXVII Al venerabile Religioso Frate

    Guglielino d’Inghilterra 239LXXVIII A Niccolò Povero, di Romagna 242LXXIX All’Abadessa e Monache di San Pietro 244LXXX A Maestro Giovanni 249LXXXI A Francesca di Francesco di Tolomei 253LXXXII A tre Donne di Firenze 255LXXXIII A Conte di Conte da Firenze 258LXXXIV A Frate Filippo di Vannuccio, e a

    Frate Niccolò di Pietro di Firenze 262LXXXV A Pietro di Tommaso de’ Bardi di

    Firenze 269LXXXVI All’Abadessa del Monastero di Santa

    Maria delli Scalzi 273LXXXVII A Monna Giovanna Pazza 277LXXXVIII Ad Angelo da Ricasoli Vescovo di

    Fiorenza 281

    Sommario

    viLetteratura italiana Einaudi

  • LXXXIX A Bartolo Usimbardi, e Francesco diPipino 284

    XC A Madonna Laudomia, Donna di Carlodelli Strozzi 285

    XCI A Monna Agnesa moglie di PipinoSarto 288

    XCII A uno Spirituale in Firenze 289XCIII A Monna Orsa Donna di Bartolo

    Usimbardi, e a Monna Agnesa Donnadi Francesco di Pipino Sarto 291

    XCIV A Frate Matteo di Francesco Tolomei 292XCV A certi giovani fiorentini, figliuoli

    adottivi di Don Giovanni 299XCVI A Pietro Canigiani in Firenze 303XCVII A Monna Pavola da Siena, e alle sue

    Discepole 308XCVIII A Frate Tommaso della Fonte 311XCIX A Neri di Landoccio de’ Pagliaresi 312C A Frate Raimondo da Capua 315CI A Giacomo Cardinale degli Orsini 317CII A Frate Raimondo da Capua 323CIII A Benuccio di Pietro, e Bernardo di

    Misser Uberto de’ Belforti 326CIV A Frate Raimondo da Capua 329CV A Frate Bartolomeo 334CVI A Neri di Landoccio 336CVII A Luisi di Misser Luisi Gallerani 337CVIII A Monna Giovanna di Capo e a

    Francesca 338CIX All’Abate Nunzio Apostolico 341

    Sommario

    viiLetteratura italiana Einaudi

  • CX A Monna Stricca, Donna che fu di Cionedi Sandro de’ Salimbeni 346

    CXI A Monna Biancina, Donna che fu diGiovanni d’Agnolino Salimbeni 349

    CXII Alla Contessa Benedetta Figliuola diGiovanni d’Agnolino Salimbeni 351

    CXIII Alla Contessa Benedetta Figliuola diGiovanni d’Agnolino Salimbeni 355

    CXIV Ad Agnolino di Giovanni d’Agnolinode’ Salimbeni 362

    CXV A Monna Isa, Figliuola che fu diGiovanni d’Agnolino Salimbeni 366

    CXVI A Monna Pantasilea, Donna di Ranuccioda Farnese 368

    CXVII A Monna Lapa sua madre, e a MonnaCecca 371

    CXVIII A Monna Catarina dello Spedaluccio ea Giovanna di Capo 372

    CXIX A Monna Alessa 374CXX A Monna Rabe di Francesco de’ Tolomei 377CXXI A’ Signori difensori, e Capitano del

    popolo della città di Siena 380CXXII A Salvi di Misser Pietro 384CXXIII Ai Signori difensori della città di Siena 390CXXIV A Misser Matteo, Rettore della Casa

    della Misericordia 395CXXV A Madonna Nera Priora delle Mantellate

    di Santo Domenico 399CXXVI A Monna Alessia e a Monna Cecca 401

    Sommario

    viiiLetteratura italiana Einaudi

  • CXXVII A Frate Bartolomeo Dominici, e aFrate Tomaso d’Antonio 404

    CXXVIII A Gabriele di Divino Piccolomini 407CXXIX A Frate Bartolommeo 410CXXX A Ipolito degli Ubertini di Firenze 413CXXXI A Niccolò Soderini 415CXXXIL A Monna Giovanna e altre figliuole 418CXXXIII Alla Reina di Napoli 420CXXXIV A Bartolomeo e Jacomo, eremiti in

    Campo Santo in Pisa 424CXXXV A Misser Pietro Marchese del Monte 426CXXXVI Ad Angelo da Ricasoli 428CXXXVII A Misser Matteo Rettore della Chiesa

    della Misericordia 430CXXXVIII Alla Reina di Napoli 432CXXXIX A Frate Tomaso della Fonte 435CXL A Misser Giovanni Condottiero 437CXLI A Don Giovanni de’ Sabbatini da

    Bologna 438CXLII A Sano di Maco 440CXLIII Alla Reina di Napoli 442CXLIV A Monna Pavola 445CXLV Alla Reina d’Ungheria 448CXLVI A Frate Bartolomeo Dominici 452CXLVII A Sano di Maco 454CXLVIII A Pietro Marchese del Monti 455CXLIX A Misser Pietro Gambacorti 458CL A Frate Francesco Tebaldi di Fiorenza 461CLI A Monna Nella, Donna che fu di

    Niccolò Buonconti da Pisa 465

    Sommario

    ixLetteratura italiana Einaudi

  • CLII A Giovanni Trenta, e a Monna Giovannasua Donna da Lucca 469

    Libro terzoCLIII A Monna Caterina, a Monna Orsola,

    e altre donne in Pisa 471CLIV A Frate Francesco Tebaldi di Fiorenza 473CLV A Madonna Niera di Gherardo

    Gambacorti 480CLVI A Giovanni Perotti Cuoiaio 482CLVII A’ Vanni ed a Francesco, figliuoli di

    Niccolò de’ Buonconti da Pisa 484CLVIII A Prete Nino da Pisa 485CLIX A Frate Ranieri 486CLX A Giovanni Perotti cuoiaio da Lucca,

    e a Monna Lippa 490CLXI A Monna Nella, Donna che fu di Niccolò

    de’ Buonconti da Pisa; e a MonnaCatarina, Donna di Gherardo di Niccolò 491

    CLXII A Monna Franceschina, e a MonnaCaterina, e a due altre Compagnespirituali 494

    CLXIII A Monna Franceschina 496CLXIV A Monna Mellina, Donna di

    Bartolomeo Balbani 498CLXV A Monna Bartolomea, Donna di

    Salvatico da Lucca 502CLXVI A Monna Colomba 507CLXVII A Monna Nella, donna che fu di Niccolò

    Buonconti da Pisa 511

    Sommario

    xLetteratura italiana Einaudi

  • CLXVIII Agli Anziani della città di Lucca 512CLXIX A Frate Matteo Tolomei da Siena

    ed a Don Niccolò di Francia 516CLXX A Pietro Marchese del Monte 521CLXXI A Niccoló Soderini di Firenze 523CLXXII A Frate Niccolò de’ Frati di

    Monteoliveto 530CLXXIII A un Frate che uscì dell’Ordine 532CLXXIV A Monna Agnesa di Francesco

    Sarto da Firenze 539CLXXV A certo Monasterio di Donne 540CLXXVI A Francesco di Pipino Sarto da

    Firenze 543CLXXVII A Pietro Cardinale Portuense 543CLXXVIII A Neri di Landoccio 548CLXXIX A Francesco di Pipino Sarto da

    Firenze e a Monna Agnesa 550CLXXX A Pietro marchese del Monte a

    S. Maria 551CLXXXI A Niccolò da Osimo 553CLXXXII A Suor Bartolomea della Seta 557CLXXXIII All’Arcivescovo d’Otranto 558CLXXXIV Al Priore a Fratelli della Compagnia

    della Vergine Maria 563CLXXXV A Gregorio XI 569CLXXXVI A Neri di Landoccio 574CLXXXVII A Don Giovanni Sabbatini e

    Don Taddeo de’ Malavolti 576CLXXXVIII A Suor Bartolomea della Seta 578CLXXXIX A Monaci di Cervaia, e a Fra

    Sommario

    xiLetteratura italiana Einaudi

  • Giovanni di Bindo, Niccolò di Ghida,ed altri suoi in Cristo figliuoli 580

    CXC A Francesco di Pipino Sarto da Firenze,e a Monna Agnesa 585

    CXCI A Tommaso d’Alviano 587CXCII A Neri di Landoccio 590CXCIII A Misser Lorenzo del Pino da dottore

    in Decretali 590CXCIV A Monna Tora, Figliuola di Misser

    Pietro Gambacorti 595CXCV A Stefano di Corrado Maconi 598CXCVI A Gregorio XI 600CXCVII A Matteo di Tomuccio da Orvieto 604CXCVIII A Frate Bartolomeo Dominici 611CXCIX A Niccolò Da Vezzano 612CC A Frate Bartolomeo Dominici 616CCI A Don Giovanni Monaco della Certosa 618CCII A Maestro Jacomo Medico 623CCIII Ad alcuni Novizi, nel Convento di

    Monte Oliveto 625CCIV A Frate Bartolomeo Dominici 631CCV A Stefano di Corrado Maconi 634CCVI A Gregorio XI 635CCVII A Signori di Firenze 638CCVIII A Frate Bartolomeo Dominici 643CCIX A Gregorio XI 645CCX A Misser Matteo Rettore della Casa

    della Misericordia 649CCXI A Frate Raimondo da Capua 650CCXII A Neri di Landoccio 654

    Sommario

    xiiLetteratura italiana Einaudi

  • CCXIII A Suora Daniella da Orvieto 655CCXIV A Catarina dello Spedaluccio, e a

    Giovanna di Capo 664CCXV A certi Monasteri di Bologna 667CCXVI A Nigi di Doccio Arzocchi 675CCXVII Alla Priora, e altre suore di Santa Maria

    delle Vergini, e alla Priora di SantoGiorgio, e all’altre Suore in Perugia 678

    CCXVIII A Gregorio XI 683CCXIX A Frate Raimondo da Capua e a

    Maestro Giovanni Terzo e a tutti glialtri loro compagni 688

    CCXX A Suora Maddalena di Alessa 691CCXXI A Suor Bartolomea della Seta 696CCXXII A Stefano di Corrado Maconi 701CCXXIII A Jacopo Cardinale degli Orsini 702CCXXIV A Monna Niera di Gherardo

    Gambacorti 707CCXXV A Frate Lazzarino da Pisa 709CCXXVI A Frate Raimondo da Capua 711CCXXVII A Frate Guglielmo a Lecceto 718CCXXVIII A Neri di Landoccio 720CCXXIX A Gregorio XI 722CCXXX Agli Otto della Guerra, eletti pel

    Comune di Firenze 724CCXXXI A Gregorio XI 726

    Libro quartoCCXXXII A Sano di Maco 729CCXXXIII A Gregorio XI 730

    Sommario

    xiiiLetteratura italiana Einaudi

  • CCXXXIV A Buonaccorso di Lapo 732CCXXXV Al Re di Francia 735CCXXXVI A Bartolo Usimbardi 739CCXXXVII Al Duca d’Angiò 740CCXXXVIII A Gregorio XI 743CCXXXIX A Gregorio XV 746CCXL A Monna Lapa sua Madre 751CCXLI A Monna Giovanna di Corrado 753CCXLII Ad Angelo da Ricasoli 756CCXLIII All’Arcivescovo di Pisa 759CCXLIV A Maestro Francesco, di Maestro

    Bartolomeo 762CCXLV A un Genovese del terzo Ordine di

    San Francesco 764CCXLVI Al Priore di Cervaja 768CCXLVII A Monna Giovanna di Corrado 770CCXLVIII A Bartolo Usimbardi, e a Monna

    Orsa e a Francesco di Pipino sartoe a Monna Agnesa 773

    CCXLIX A Francesco di Pipino sarto inFirenze e a Monna Agnesa 775

    CCL All’Abbate di Sant’Antimo 776CCLI A Monna Agnesa, donna di

    Francesco di Pipino sarto 780CCLII A Gregorio XI 780CCLIII A Misser Trincio De’ Trinci e a

    Corrado suo fratello 784CCLIV A Pietro di Missere Jacomo Attacusi

    de’ Tolomei 788CCLV A Gregorio XI 793

    Sommario

    xivLetteratura italiana Einaudi

  • CCLVI A M. Niccolò, Priore della Provinciadi Toscana 796

    CCLVII A Conte di Monna Agnola,e Compagni 801

    CCLVIII A Misser Ristoro di Pietro Canigiani 804CCLIX A Tommaso d’Alviano 808CCLX A’ Prigioni il Giovedì Santo in Siena 816CCLXI A M. Mariano, Prete della

    Misericordia 819CCLXII A Monna Tora, Figliuola di Misser

    Pietro Gambacorti da Pisa 821CCLXIII A Monna Montagna, gran Serva

    di Dio 825CCLXIV A Monna Jacoma di Misser Trinci

    da Fuligno 829CCLXV A Francesco di Pipino sarto da

    Firenze, e a Monna Agnesa 837CCLXVI A Misser Ristoro Canigiani 838CCLXVII A Frate Raimondo da Capua 844CCLXVIII Agli Anziani e Consoli Gonfalonieri

    di Bologna 849CCLXIX A Neri di Landoccio 853CCLXX A Gregorio XI 854CCLXXI A Monna Alessa 857CCLXXII A Frate Raimondo da Capua 859CCLXXIII A Frate Raimondo da Capua 871CCLXXIV A Francesco di Pipino sarto in

    Firenze, e a Monna Agnesa 875CCLXXV A Frate Raimondo da Capua 876CCLXXVI A una Meretríce in Perugia 878

    Sommario

    xvLetteratura italiana Einaudi

  • CCLXXVII A Monna Alessa 882CCLXXVIII A Monna Bartolomea di Domenico 883CCLXXIX A Misser Ristoro Canigiani 885CCLXXX A Frate Raimondo da Capua 888CCLXXXI A Neri di Landoccio 889CCLXXXII A Niccolò da Osimo 890CCLXXXIII A Frate Tommaso della Fonte 894CCLXXXIV A Pietro Cardinale Di Luna 896CCLXXXV A Gregorio XI 899CCLXXXVI A Monna Alessia e a certe altre

    sue figliuole da Sána 902CCLXXXVII A Frate Niccolò di Nanni e a

    Don Pietro di Giovanni di Viva 904CCLXXXVIII A Monna Agnesa donna di

    Francesco di Pipino sartoda Firenze 910

    CCLXXXIX A Francesco di Pipino sartoda Firenze 911

    CCXC A Francesco di Pipino sartoda Firenze, e a Monna Agnesa 912

    CCXCI A Urbano VI 913CCXCII A Frate Guglielmo, e a missere

    Matteo Rettore della Misericordia,e a Frate Santi, e agli altri Figliuoli 918

    CCXCIII A Pietro Cardinale Di Luna 920CCXCIV A Sano di Maco, e a tutti gli altri

    Figliuoli in Síena 924CCXCV A Frate Raimondo da Capua 928CCXCVI A Don Giovanni dalle Celle

    di Valle Ombrosa 931

    Sommario

    xviLetteratura italiana Einaudi

  • CCXCVII A Niccolò Soderini in Firenze 935CCXCVIII A Stefano di Corrado Maconi 938CCXCIX A Misser Ristoro Canigiani 939CCC A Monna Agnesa di Francesco sarto

    da Firenze 947CCCI A Misser Ristoro Canigiani da Firenze 947CCCII A Urbano VI 953CCCIII A Sano di Maco, e agli altri Figliuoli

    in Cristo 955CCCIV A Monna Lodovica di Granello 967CCCV A Urbano VI 961CCCVI A Urbano VI 965CCCVII A una donna che mormorava 968CCCVIII A Suor Daniella da Orvieto 973CCCIX A Giovanni da Parma 975CCCX A tre Cardinali Italiani 980

    Libro quintoCCCXI A’ Signori Difensori del Popolo e

    Comune di Siena 988CCCXII Alla Reina di Napoli 992CCCXIII Al Conte di Fondi 999CCCXIV A Monna Costanza, donna che fu

    di Niccolò Soderini 1006CCCXV A Don Petro da Milano 1010CCCXVI A suor Daniella da Orvieto 1018CCCXVII Alla Reina di Napoli 1022CCCXVIII A Sano di Maco, e a tutti gli altri

    suoi in Cristo figliuoli 1029CCCXIX A Stefano di Corrado Maconi 1037

    Sommario

    xviiLetteratura italiana Einaudi

  • CCCXX A Stefano di Corrado Maconi 1038CCCXXI Al Priore, e Fratelli della

    Compagnia della Disciplina dellaVergine Maria 1040

    CCCXXII A Don Giovanni Monaco delleCelle di Valle Ombrosa 1045

    CCCXXIII Al Priore di Gorgona dell’Ordinedella Certosa 1047

    CCCXXIV A Stefano di Corrado Maconi 1048CCCXXV A Frate Tommaso d’Antonio

    da Siena 1049CCCXXVI A Frate Guglielmo d’Inghilterra

    e Frate Antonio da Nizza 1051CCCXXVII A Frate Andrea da Lucca,

    a Frate Baldo, e a Frate Lando 1052CCCXXVIII A Frate Antonio da Nizza 1054CCCXXIX A Stefano di Corrado 1058CCCXXX A Frate Raimondo da Capua 1060CCCXXXI A Don Pietro da Milano 1062CCCXXXII A Pietro di Giovanni, e a Stefano

    di Corrado 1066CCCXXXIII A Frate Raimondo da Capua 1069CCCXXXIV A Bonaventura Cardinale da Padoa 1072CCCXXXV A Don Cristofano Monaco

    di Certosa 1076CCCXXXVI Alla Priora e Monache

    di Santa Agnesa 1084CCCXXXVII A’ Signori Priori dell’Arti, e

    Gonfaloniere di Giustizia delPopolo e del Comune di Firenze 1086

    Sommario

    xviiiLetteratura italiana Einaudi

  • CCCXXXVIII A missere Andreasso Cavalcabuoi 1091CCCXXXIX A’ Signori Priori del Popolo,

    e Comune di Perugia 1094CCCXL A Monna Agnesa da Toscanella 1097CCCXLI Ad Angelo eletto Vescovo

    Castellano 1104CCCXLIL A Don Roberto da Napoli 1108CCCXLIII A Rainaldo da Capua 1111CCCXLIV A Frate Raímondo da Capua 1117CCCXLV Alla Contessa Giovanna di Mileto

    e di Terra Nuova 1124CCCXLVI Ad Urbano VI 1129CCCXLVI Al Conte Alberico da Balbiano

    e altri Caporali 1132CCCXLVIII Alla Reina Giovanna di Napoli 1137CCCXLIX A’ Signori Banderesi, e quattro

    Buoni Uomini mantenitori dellaRepubblica di Roma 1141

    CCCL Al Re di Francia 1146CCCLI Ad Urbano VI 1152CCCLII A Madonna Lariella Donna di

    Misser Cieccolo Caracciolo 1155CCCLIII A Monna Catella, e Monna Cecia

    vocata Planula, e Monna CatarinaDentice di Napoli 1160

    CCCLIV A Madonna Pentella, maritatain Napoli 1166

    CCCLV A Madonna Orietta Scotta 1173CCCLVI A tre Donne Napoletane 1176CCCLVII Al Re d’Ungaria 1179

    Sommario

    xixLetteratura italiana Einaudi

  • CCCLVIII A maestro Andrea di Vanni 1185CCCLIX A Leonardo Frescobaldi da Firenze 1189CCCLX A Peronella figliuola di Masello

    Pepe di Napoli 1190CCCLXI A una Donna Napoletana grande

    colla Reina 1194CCCLXII Alla Reina che fu di Napoli 1196CCCLXIII A maestro Andrea di Vanni 1202CCCLXIV Ad Urbano VI 1205CCCLXV A Stefano di Corrado Maconi 1209CCCLXVI A maestro Andrea di Vanni 1212CCCLXVII A’ Magnifici Signori Difensori

    del Popolo, e Comune di Siena 1216CCCLXVIII A Stefano di Corrado Maconi 1219CCCLXIX A Stefano di Corrado Maconi 1221CCCLXX Ad Urbano VI 1224CCCLXXI Ad Urbano VI 1227CCCLXXII A Messer Carlo della Pace 1231CCCLXXIII A Maestro Raimondo da Capua 1236

    Libro sestoI A don Giovanni monaco nelle celle

    di Valle Umbrosa 1244II A tre donne vedove spirituali di

    Napoli 1247III A frate Antonio da Nizza 1250IV Alla priora et monache del

    monasterio di sancta Agnese 1252V Alla Compagnia della disciplina

    della vergine Maria 1255

    Sommario

    xxLetteratura italiana Einaudi

  • VI A messer Buonaventura da PadovaCardinale 1256

    VII A frate Raimondo da Capova 1257VIII A Neri di Landoccio 1259IX A Misser Bartolomeo della Pace 1263X Sine Titulo 1268XI Sine Titulo 1269XII A’ Signori Priori dell’Arti et il Gonfaloniere

    della Giustizia della Città di Firenze 1272XIII A Francesco di Pipino sarto 1275XIV A Bartolo Usimbardi et Francesco di Pipino 1277XV A Piero Canigiani da Fiorenze 1279XVI Alla Priora et Monache di Santa Agnesa 1283

    Lettere dei discepoli di santa CaterinaI Fra Tommaso Caffarini a S. Caterina 1285II Elisabetta di Baviera a S. Caterina 1289III Il Priore delta Certosa di Gorgona

    a S. Caterina 1291IV L’Abbate di Mont’ Oliveto a S. Caterina 1292V Stefano Maconi a Neri di Landoccio

    Pagliaresi 1293VI Lo stesso al Pagliaresi 1294VII F. S. al Pagliaresi 1296VIII Anonimo al Pagliaresi 1297IX Stefano Maconi al Pagliaresi 1298X Lando di Francesco ai Signori Difensori

    del Popolo a città di Siena 1300XI Cristoforo Guidini al Pagliaresi 1301XII Stefano Maconi al Pagliaresi 1303

    Sommario

    xxiLetteratura italiana Einaudi

  • XIII Lo stesso al Pagliaresi 1306XIV Lo stesso al Pagliaresi 1311XV Fra Simone al Pagliaresi 1313XVI Fra Bartolommeo Dominici

    al Pagliaresi 1314XVII Nigi di Doccio al Pagliaresi 1316XVIII Gionta di Grazia al Pagliaresi 1317XIX Stefano Maconi al Pagliaresi 1318XX Fra Bartolommeo Domenici a Suor

    Maddalena 1320XXI Stefano Maconi al Pagliaresi 1322XXII Il Priore della Certosa dell’Isola di

    Gorgona al Pagliaresi 1325XXIII Stefano Maconi al Pagliaresi 1326XXIV Il medesimo al Pagliaresi 1327XXV Il medesimo al Pagliaresi 1328XXVI Il medesimo a Ser Jacomo sacerdote 1329XXVII Il medesimo al Pagliaresi 1330XXVIII Matteo Restore di S. Maria di

    Misericordia al Pagliaresi 1331XXIX Fr. Tommaso Caffarini al Pagliaresi 1332XXX Il medesimo al Pagliaresi 1333XXXI Il medesimo al Pagliaresi 1334XXXII Stefano Maconi al Pagliaresi 1335XXXIII Il medesimo a Matteo Rettore di

    S. Maria di Misericordia 1336XXXIV Il medesimo al Pagliaresi 1338XXXV Il medesimo al Pagliaresi 1343XXXVI Il medesimo al Pagliaresi 1344XXXVII Fra Tommaso Caffarini al Pagliaresi 1346

    Sommario

    xxiiLetteratura italiana Einaudi

  • XXXVIII Il medesimo al Pagliaresi 1348XXXIX Don Giovanni priore della Certosa

    di Lucca al Pagliaresi 1350XL Fr. Francesco Malavolti al Pagliaresi 1351XLI Fr. Raimondo da Capua al Pagliaresi

    ed a Gabriele Piccolomini 1354XLII Stefano Maconi al Pagliaresi 1355XLIII Fra Tomnnaso Caffarini al Maconi 1356XLIV Il medesimo al Pagliaresi 1358XLV Francesco Montanini a Buonaccorso 1359XLVI Luca di Benvenuto da Monistero

    a Ser Iacomo 1360

    Sommario

    xxiiiLetteratura italiana Einaudi

  • 1Letteratura italiana Einaudi

    LIBRO PRIMO

    IA MONNA LAPA, SUA MADRE

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    Carissima madre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina,serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nelprezioso sangue suo; con desiderio di vedervi con verocognoscimento di voi medesima, e della bontà di Dio invoi; perocchè senza questo vero cognoscimento non po-treste participare la vita della Grazia. E però dovete convera e santa sollecitudine studiare di cognoscere, voinon essere, e l’esser vostro ricognoscerlo da Dio, e tantidoni e grazie quante avete ricevute da lui, e ricevete tut-to dì. A questo modo sarete grata e cognoscente; e ver-rete a vera e santa pazienzia; e non vedrete le picciolecose per le grandi; ma le grandi vi parranno pieciole asostenere per Cristo crocifisso. Non è buono il cavalierose non si prova sul campo della battaglia: così l’animavostra si debbe provare alla battaglia delle molte tribula-zioni; e quando allora si vede fare prova buona di pa-zienzia, e non volta il capo in dietro per impazienziascandalizzandosi di quello che Dio permette, può gode-re e esultare, e con perfetta allegrezza aspettare la vitadurabile. Perocchè s’è riposata nella croce, e confortasicon le pene e con gli obbrobri di Cristo crocifisso; e ra-gionevolmente può aspettare l’eterna visione di Dio; pe-rocchè Cristo la promette a loro. Perocchè coloro chesono perseguitati e tribolati in questa vita, sono poi sa-ziati e consolati e illuminati nell’eterna visione di Dio,gustando pienamente e senza mezzo la dolcezza sua.Eziandio in questa vita comincia a consolare coloro che

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    s’affadigano per lui. Ma senza il cognoscimento di noi edi Dio, non potremo venire a tanto bene. Adunque viprego quanto so e posso, che v’ingegniate d’averlo, ac-ciocchè noi non perdiamo il frutto delle nostre fadighe.Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezionedi Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

    IIA PRETE ANDREA DE’ VITRONI

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    Carissimo fratello e padre per reverenzia del dolcissi-mo sacramento in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, servae schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel pre-zioso sangue suo; con desiderio di vedervi alluminato divero e perfettissimo lume, acciocchè cognosciate la di-gnità nella quale Dio v’ha posto. Perocchè senza lumenon la potreste cognoscere; non cognoscendola, nonrendereste loda e gloria alla somma Bontà che ve l’hadata, e non notrichereste la fonte della pietà per gratitu-dine, ma diseccherestela nell’anima vostra, con moltaignoranza, e ingratitudine. Perocchè la cosa che non sivede, non si può cognoscere: non cognoscendola, nonl’ama; non amandola, non può esser grata nè cognoscen-te al suo Creatore. Adunque ci è bisogno il lume. O ca-rissimo fratello, egli ci è di tanta necessità, che se l’animail considerasse quanto gli è di bisogno, ella eleggerebbeinnanzi la morte, che amare o cercare quella cosa che letoglie questo dolce e dritto lume. E se voi mi diceste(vogliendo fuggirla): «qual è quella cosa che mel to-glie?» io vi risponderei, secondo il mio basso intendi-mento, che solo la nuvola dell’amore proprio sensitivo

    2Letteratura italiana Einaudi

  • di noi medesimi è quello che cel toglie. Questo è un ar-bore di morte, che tiene la radice sua entro la superbia.Onde dalla superbia nasce l’amore proprio, e dall’amoreproprio la superbia; perchè subito che l’uomo s’ama dicosifatto amore, presume di sè medesimo, e li frutti suoigenerano tutti morte, togliendo la vita della Grazianell’anima che li possiede. E li mangia col gusto dellapropria volontà; cioè, che volontariamente caggia nellacolpa del peccato mortale, che germina l’amore proprio.Oh quanto è pericoloso! sapete quanto? Che egli prival’uomo del cognoscimento di sè, onde acquisterebbe lavirtù dell’umilità; nella quale umiltà sta piantato l’amoree l’affetto dell’anima, che è ordinata in carità. E privalodel cognoscimento di Dio, dal quale cognoscimento traequesto dolce fuoco della divina carità. Perocchè, di suoprincipio gli tolse il lume con che cognosceva: e però sitrova spogliata della carità, perocchè non cognobbe.Senza il cognoscimento è fatta simile all’animale; sicco-me per lo cognoscere col lume di ragione, l’uomo diven-ta un angelo terrestre in questa vita. Specialmente i mi-nistri, i quali la somma Bontà chiama i cristi suoi, questidebbono essere angeli, e non uomini: e veramente cosìsono, se non si tolgono questo lume; e dirittamente han-no l’officio dell’angelo. L’angelo ministra a ognuno indiversi modi, secondo che Dio l’ha posto; e sono in no-stra guardia dati a noi per la sua bontà: così li sacerdotiposti nel corpo mistico della santa Chiesa a ministrare anoi il sangue e il corpo di Cristo crocifisso, tutto Dio etutto uomo per la natura divina unita colla natura nostraumana, l’anima unita nel corpo e il corpo e l’anima unitacon la deità, natura divina del Padre eterno. Il quale deeessere ed è ministrato da quelli che hanno vero lume,con fuoco dolce di carità, con fame dell’onore di Dio esalute dell’anime, le quali Dio v’ha date in guardia, ac-ciocchè il lupo infernale non le divori. Questi gusta lifrutti delle virtù, che danno vita di grazia, che escono

    Caterina da Siena - Le Lettere

    3Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    dell’arbore del vero e perfetto amore. Il contrario, sicco-me ora dicemmo di sopra, fanno quelli che tengono l’ar-bore dell’amore dell’anima loro, cioè dell’amore pro-prio. Tutta la vita loro è corrotta, perchè è corrotta laprincipale radice dell’affetto dell’anima. Onde se sonosecolari, essi sono cattivi nello stato loro, commettendole molte ingiustizie, non vivendo come uomini, ma comel’animale che si volge nel loro, vivendo senza veruna ra-gione: così questi tali non degni d’esser chiamati uomini,perchè si hanno tolta la dignità del lume della ragione;ma animali, che s’involgono nel loto della immondizia,andando dietro a ogni miseria, secondo che l’appetitoloro bestiale li guida. Se egli è religioso, o clerico, la vitasua non la guida non tanto come angelo nè come uomo,ma come bestia, molto più miserabilmente che spessevolte non farà uno secolare. Oh di quanta ruina e re-prensione saranno degni questi tali! La lingua non sa-rebbe sufficiente a narrarlo: ma bene il proverà la tapi-nella anima, quando sarà messa alla prova. Preso hannoquesti tali l’officio delle dimonia. Le dimonia, tutto il lo-ro studio ed esercizio è di privare l’anime di Dio, perconducerli a quello riposo che ha in sè medesimo: cosìquesti tali si sono privati della buona e santa vita, perchèhanno perduto il lume, e vivono tanto scelleratamente.Questo, e voi e gli altri che hanno cognoscimento, pos-sono vedere. Essi sono fatti crudeli a loro medesimi, es-sendosi fatti compagni delle dimonia, abitando con loroinnanzi al tempo. Questa medesima crudelità hannoverso le creature, perchè sono privati della dilezione del-la carità del prossimo. Elli non sono guardatori d’anime,ma divoratori: chè essi medesimi le mettono nelle manidel lupo infernale. O miserabile uomo, quando ti sarà ri-chiesto dal sommo giudice ragione, non la potrai rende-re: e non rendendola, tu ne cadi nella morte etemale. Matu non vedi la pena tua, perchè tu ti se’ privato del lume,e non cognosci lo stato nel quale Dio t’ha posto per sua

    4Letteratura italiana Einaudi

  • bontà. Oimè, carissimo fratello! egli l’ha posto come an-gelo, e perchè sia angelo, a ministrare il corpo dell’umilee immacolato Agnello: e egli è dirittamente un dimonioincarnato. Non tiene vita di religioso, chè in sè non haveruno ordine di ragione: nè vive come clerico, che deb-be vivere umilmente con la sposa del breviario allato,rendendo il debito delle orazioni a ogni creatura che hain sè ragione, e la sustanzia temporale a’ poverelli e inutilità della Chiesa. Anzi vuole vivere come signore, estare in stato e in delizie con grandi adornamenti, conmolte vivande, con enfiata superbia, presumendo di sèmedesimo. Non pare che si possa saziare: avendo unobeneficio, ne cerca due; avendone due, egli ne cerca tre:e così non si può saziare. In scambio del breviario sonomolti sciagurati (così non fusse egli!), che tengono lefemmine immonde, e l’arme, come soldati, e il coltello alato, come se si volessero difendere da Dio, con cui han-no fatto la grande guerra. Ma duro gli sarà al misero a ri-calcitrare a lui, quando distenderà la verga della divinagiustizia. Della sostanzia ne nutrica li figliuoli, e quelliche sono dimoni incarnati con lui insieme. Tutto questogli è nato dall’amore proprio di sè, il quale ponemmoche era uno arbore di morte. Li frutti sui menano puzzodi peccati mortali: il quale dà la morte nell’anima, per-chè ci ha tolta la Grazia, essendo privati del lume. Oraaviamo veduto che sola la nuvola dell’amore proprio èquella che ce lo toglie. Poichè è tanto pericoloso; è dafuggirlo, e da fare buona guardia, acciocchè non entrinell’anima nostra: e se egli ci è entrato, pigliare il rime-dio.

    Il rimedio è questo: che noi stiamo nella cella del co-gnoscimento di noi; cognoscendo, noi per noi non esse-re, e la bontà di Dio in noi; ricognoscendo l’essere, eogni grazia che è posta sopra l’essere, da lui. E vedere lidifetti nostri, acciocchè veniamo ad odio e dispiacimen-to della sensualità. E con l’odio, fuggiremo questo amo-

    Caterina da Siena - Le Lettere

    5Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    re proprio; troverenci vestiti del vestimento nuziale delladivina carità, del quale l’anima debba esser vestita perandare alle nozze di vita eterna.

    All’uscio della cella porrà la guardia del cane della co-scienzia, il quale abbaia subito che sente venire li nimicidelle molte e diverse cogitazioni nel cuore. E non tanto,che abbai a’ nimici, ma essendo amici, si abbaierà ve-nendo alcuna volta li santi e buoni pensieri di voler farealcuna buona operazione: si desterà questa dolce guar-dia, la ragione col lume dell’intelletto, perchè veda seegli è da Dio, o no. E per questo modo la città dell’ani-ma nostra sta sicura, posta in tanta fortezza, che nè di-monio nè creatura glie le può tôrre. Sempre cresce divirtù in virtù, infino che giunge alla vita durabile; con-servata e cresciuta la bellezza dell’anima sua col lumedella ragione, perchè non c’è stata la nuvola dell’amoreproprio: che se l’avesse avuta, già non l’arebbe conrser-vata. Considerando questo l’anima mia, dissi ch’io desi-deravo di vedervi alluminato di vero e perfetto lume.Adunque voglio che ci destiamo dal sonno della negli-genzia, esercitando la vita nostra in virtù del lume; ac-ciocchè in questa vita viviamo come angeli terrestri, an-negandoci nel sangue di Cristo crocifisso,nascondendoci nelle piaghe dolcissime sue. Altro non vidico: permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

    Ricevetti la vostra lettera, intesi ciò che dice. Sappiateche di me non si può vedere nè contare altro che sommamiseria; ignorante, e di basso intendimento. Ogni altracosa si è della somma ed eterna Verità: a lui la riputate, enon a me. Teneramente mi raccomando alle vostre ora-zioni. Gesù dolce, Gesù amore.

    6Letteratura italiana Einaudi

  • IIIAL PREPOSTO DI CASOLE, E A GIACOMO DI

    MANZI, DI DETTO LUOGO

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    Carissimi padri e fratelli in Cristo dolce Gesù. Io Ca-tarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo avoi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi se-guitare l’agnello svenato per noi in su ’l legno della san-tissima croce. Il quale fu nostra pace e nostro tramezza-tore: perocchè intrò in mezzo tra Dio e l’uomo, e dellagrande guerra fece la grandissima pace; e non ragguardòalle nostre iniquitadi; ma ragguardando alla inestimabilebontà sua. Voi dunque membri, e schiavi ricomprati dicosì prezioso e glorioso sangue, dovete seguitare le vesti-gie sue. Bene vedete che la prima dolce Verità s’è fattaregola e via. Cosi dice egli: ego sum via, veritas et vita.Egli è quella via, che è di tanta dolcezza e di tanto lume,che colui che la sèguita non cade in tenebre. E noi igno-ranti, miseri miserabili, sempre ci partiamo dalla via del-la luce e andiamo per la via delle tenebre, dove è morteperpetua. Onde, carissimi padri e fratelli, io non voglioche facciamo più cosi; ma voglio che seguitiate la viadell’Agnello svenato con tanto fuoco d’amore come ab-biamo detto, che egli si fece tramezzatore a fare pace traDio e l’uomo. E però questa è dunque la via che io vo-glio che seguitiate; cioè tra la parte sensitiva e la ragione,cacciando l’odio per l’odio, e l’amore per l’amore. Cioèche abbiate odio e dispiacimento del peccato mortale, edell’offesa fatta al nostro creatore, e odiate la parte sen-sitiva, legge perversa che sempre vuole ribellare a Dio; eodio e dispiacimento dell’odio che avete col prossimovostro. Perocchè l’odio del prossimo non è altro che dioffesa di Dio; onde più dobbiamo odiare che noi non

    Caterina da Siena - Le Lettere

    7Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    odiamo (perchè se ne offende la propria Verità); chènon abbiamo odiare i nemici nostri che ci fanno ingiu-ria, e debbono avere quest’odio verso di me; però checolui che sta in odio mortale, odia più sè che il suo ne-mico. Onde voi sapete che tanto è maggiore l’odio,quanto è maggiore la cosa che è offesa, e però rnaggioreodio ha colui che è offeso nella persona, che colui ch’èoffeso in parole o in avere: perocchè veruna cosa è chesia tanto tenuta cara, quanto la vita. E però l’uomo s’ar-reca a maggiore ingiuria l’essere offeso nella persona, econcepe più odio. Or pensate dunque voi, che non ècomparazione dall’offesa ch’è ad alcuno per la creaturaa quella che si fa esso medesimo. Che comparazione si fadalla cosa finita alla infinita? non veruna. Onde se io so-no offeso nel corpo, e io sto in odio per l’offesa che m’èfatta: sèguita che io offendo l’anima mia, e accidola tol-lendole la vita della Grazia, e dandole la morte eternale,se la morte gli mena nel tempo dell’odio; che non è sicu-ro. Adunque io debbo avere maggiore odio di me cheuccido l’anima, che è infinita (perocchè non finisce maiquanto che ad essere; perocchè benchè finisca a Grazia,non finisce ad essere), che verso di colui, che vi uccide ilcorpo, che è cosa finita, perocchè o per uno modo o perun altro ha a finire; però ch’ell’è cosa corruttibile e chenon dura lo verdura sua; ma tanto si conserva e vale,quanto il tesoro dell’anima v’è dentro. Or che è egli avedere quando n’è fuora la pietra preziosa? è uno saccopieno di sterco, cibo di morte, e cibo di vermini. Adun-que io non voglio che per questa ingiuria che è fattacontra a questo corpo finito, e è tanto vile, che voi offen-diate Dio e l’anima vostra, che è infinita, stando in odioe in rancore. Avete dunque materia di concepire mag-giore odio verso di voi che in verso di loro: e a questomodo caccerete l’odio con l’odio: perocchè con l’odio divoi caccerete l’odio del prossimo: gitterete un colpo, esatisfarete a Dio e al prossimo: perchè levando l’odio

    8Letteratura italiana Einaudi

  • dell’anima vostra, voi farete pace con Dio, e farete pacecol prossimo.

    Adunque vedete, fratelli carissimi, che a questo modovoi seguirete l’Agnello che v’è via e regola; la quale te-nendo, vi conduce a porto di salute. Questo Agnello fuquello mezzo che in su la croce satisfece alla ingiuria delPadre, e a noi dette la vita della Grazia; e della grandeguerra si fece grandissima pace, solo per questo mezzo.Levasi questo dolce Agnello con odio della colpa com-messa per l’uomo; e della ingiuria ch’è fatta al Padre perl’offesa fatta; e piglia questa offesa e fanne vendetta so-pra sè medesimo, il quale non contrasse mai veleno dipeccato. Tutto questo ha fatto l’odio e l’amore. Amoredi virtù, e odio del peccato mortale. Or dirò: a questa re-gola dovete tenere voi. Voi sapete che per li molti pecca-ti mortali siamo in odio e in dispiacere di Dio; fatta è laguerra con lui. Ma è vero che, poichè questo Agnello cidiede il sangue, noi possiamo fare questa pace: onde seogni dì cadessimo in guerra, ogni dì possiamo fare la pa-ce; ma con modo; chè senza modo non si farebbe mai.Questo è il modo a partecipare il sangue di Cristo croci-fisso; di levarsi con odio e con amore, e ponersi per ob-bietto l’obbrobrio, le pene e vituperio, e i flagelli e lamorte di Cristo crocifisso; pensando che noi siamo colo-ro che l’abbiamo morto, e ogni dì l’uccidiamo, peccan-do mortalmente. Perocchè non è morto per le sue colpe,ma per le nostre. Allora l’anima concepirà questo perfet-tissimo odio verso la colpa sua, come detto abbiamo; ilquale odio spegnerà il veleno del peccato mortale. Enon vorrà fare vendetta del prossimo; anzi l’amerà comesè medesimo, e cercherà pure in che modo egli possapunire le colpe sue. E la ingiuria che gli è fatta dallacreatura, non la piglierà in quanto fatta da creatura; mapenserà che il Creatore permetta quella ingiuria o per lipeccati presenti, o per li peccati suoi passati; onde nonse la recherà ad ingiuria, ma pareragli, come egli è, che

    Caterina da Siena - Le Lettere

    9Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    Dio gli l’abbia permesso per grande misericordia, volen-do piuttosto punire li suoi difetti in questo tempo finito,che servargli a punire nel tempo infinito, dove è penasenza veruna verecundia.

    Or questo è dunque il modo: e pensate che non c’è al-tra via; ma ogni altra via ci conduce a morte, eccetto chequesta. In questa via di Cristo dolce Gesù non ci puòstare morte (ma tolleci la morte), non fame (perocchè ciha perfetta sazietà); perocchè egli c’è Dio e uomo. Egli èvia sicura; che non teme de’ nemici, e non teme dimonianè uomini: ma quelli che vanno per essa sono fermi e di-cono col dolce innamorato di Paolo: se Dio è per noi,chi sarà contra noi? E voi sapete bene che se voi non se-te contra a voi medesimi stando nelle miserie de’ peccatimortali, che Dio non sarà mai contra voi; ma sempre vitorrà in sè con misericordia e con benignità. Per l’amoredunque di Cristo crocifisso, non ischifate più la via, nèfuggite la regola che n’è data per lo vostro capo Cristocrocefisso, dolce e buono Gesù; ma levatevi su virilmen-te e non aspettate il tempo, però che il tempo non aspet-ta voi. Perocchè noi siamo pur mortali; dobbiamo mori-re, non sappiamo quando. È vero che senza la guida nonpotreste andare: e però la guida è questa: odio e amore,siccome dicemmo. Perocchè con l’odio e con l’amoreCristo satisfece e punì le nostre iniquitadi sopra di sè.Orsù dunque, virilmente! E non dormite più nel lettodella morte; ma cacciate l’odio con l’odio e l’amore conl’amore. Perocchè con l’amore di Dio, il quale sete tenu-ti e obbligati d’amare per dovere e per comandamento;e con amore della salute dell’anima vostra (la quale stain stato di dannazione, stando in odio col prossimo suo);con esso amore, dico che caccerete l’amore sensitivo, ilquale dà sempre pena e morte e tribulazione a colui che’l seguita, e in questa vita gusta l’arra dello inferno. Ornon è questa una grande ciechità e oscurità a vedere,che, potendo in questa vita gustare vita eterna, comin-

    10Letteratura italiana Einaudi

  • ciando l’abitazione in questa vita, conversando per affet-to e amore con Dio, egli si voglia fare degno dello infer-no, cominciando per odio e per rancore la conversazio-ne con le dimonia? Non è creatura che potesseimaginare quanta è questa stoltizia di questi cotali. Nonsi potrebbe fare vendetta.... E non pare che voglianoaspettare il sommo giudice che lor dà la sentenzia nellacompagnia delle dimonia, perocchè essi medesimi se ladànno: e prima che essi abbiano separata l’anima dalcorpo, la pigliano in questa vita, mentre che sono vian-danti e peregrini, vedendosi correre come il vento versoil termine della morte, e non se ne curano: onde comepazzi e frenetici fanno. Oimè, oimè, aprite l’occhio delcognoscimento e non aspettate la forza e la potenzia delsommo giudice. Chè altro è il giudice umano e altro è ilgiudice divino. Dinanzi a lui non si può appellare, nèavere avvocati nè procuratori; perocchè il giudice veroha fatto suo avvocato la coscienzia che sè medesima inquella estremità condanna, giudica sè essere degna dellamorte. Or giudichianci in questa vita, per l’amore diCristo crocifisso. Giudicando noi peccatori, e confes-sando d’avere offeso Dio, dimandiamo misericordia alui, ed egli ce la farà, non volendo noi giudicare nè farevendetta del prossimo nostro. Perocchè, quella miseri-cordia che io voglio per me, mi conviene donare ad al-trui. Facendo così, gusterete Dio in verità, permarretenella via sicura, e sarete veri tramezzatori tra voi e Dio; enell’ultimo riceverete l’eterna visione di Dio. E peròconsiderando me e avendo compassione all’anime vo-stre, non volendo che stiate più in tante tenebre, mi sonmossa a invitarvi a queste dolci e gloriose nozze. Peroc-chè non sete creati nè fatti per altro fine. E perchè mipare che la via della verità sia chiusa in voi, per l’odioche avete, e quella della bugia e del dimonio padre dellebugie sia molto larga e aperta in voi; voglio che al tuttoesciate di questa via tenebrosa, facendo pace con Dio e

    Caterina da Siena - Le Lettere

    11Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    col prossimo vostro, e riduciatevi nella via che vi dà vita.E di questo vi prego dalla parte di Cristo crocifisso, chenon mi deneghiate questa grazia. Non vi voglio gravaredi parole. Permanete nella santa e dolce dilezione diDio. Gesù dolce, Gesù amore.

    IVAD UN MONACO DELLA CERTOSA ESSENDO

    IN CARCERE

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    A voi, dilettissimo e carissimo fratello in Cristo Gesù,io Catarina, serva e schiava de’ servi di Dio, scrivo, econfortovi nel prezioso sangue del Figliuolo suo; condesiderio di vedere il cuore e l’anima vostra unito e tra-sformato nel consumato amore del Figliuolo di Dio. Pe-rocchè senza questo vero amore non possiamo avere lavita della Grazia, nè portare i pesi con buona e perfettapazienzia. E questa vera carità non veggo, carissimo fra-tello, che possiamo avere, se l’anima non ragguarda loinestimabile amore che Dio ha avuto a lui; e singolar-mente vederlo svenato in sul legno della santissima cro-ce, dove solo l’amore l’ha tenuto confitto e chiavellato.Dicovi, carissimo fratello, che non sarà veruna amaritu-dine che non diventi dolce, nè si gran peso che non di-venti leggiero. Ho inteso la molta fadiga e tribulazioni,le quali voi avete; cioè reputiamo noi, che siano tribu-lazìoni, ma se noi apriremo l’occhio del cognoscimentodi noi medesimi, e della bontà di Dio, ci paranno grandiconsolazioni. Del cognoscimento di noi, dico; cioè, chenoi vediamo, noi non essere; e come siamo sempre statioperatori d’ogni peccato e iniquità. Perocchè quando

    12Letteratura italiana Einaudi

  • l’anima ragguarda sè avere offeso il suo Creatore, som-mo ed eterno bene, cresce in uno odio di sè medesima,intanto che ne vuole fare vendetta e giustizia; ed è con-tenta di sostenere ogni pena e fadiga per satisfare all’of-fesa che ha fatta al suo Creatore. Onde, grandissima gra-zia reputa che Dio gli abbia fatta, che egli il punisca inquesta vita, e non abbia riservato a punire nell’altra, do-ve sono pene infinite. O carissimo fratello in Cristo Ge-sù, se noi consideriamo la grande utilità a sostenere pe-ne in questa vita, mentre che siamo peregrini, chesempre corriamo verso il termine della morte, non lefuggiremo. Egli ora ne segue molti beni dallo stare tri-bolato. L’uno si è, che si conforma con Cristo crocifissonelle pene e obbrobri suoi. Or che può avere maggioretesoro l’anima che essere vestita dagli obbrobri e penesue? L’altro si è, che egli punisce l’anima sua, scontandoi peccati e i difetti suoi, fa crescere la grazia, e porta il te-soro nella vita durabile, per le sue fadighe, che Dio glidà, volendola remunerare delle pene e fadighe sue.

    Non temete, carissimo fratello mio, perchè vedeste ovediate che il dimonio, per impedire la pace e la pazien-zia del cuore e dell’anima vostra, mandi tedi e tenebrenell’anima vostra, mettendovi le molte cogitazioni epensieri. Ed eziandio parrà che ’l corpo vostro voglia es-sere ribello allo spirito. Alcuna volta, ancora, lo spiritodella bestemmia vorrà contaminare il cuore in altre di-verse battaglie; non perchè creda che l’anima caggia inquelle tentazioni e battaglie, perocchè già sa che egli hadeliberato d’eleggere la morte innanzi che offendereDio mortalmente con la volontà sua; ma fàllo per farlovenire a tanta tristizia, parendogli offendere colà dovenon offende che lasserà ogni esercizio. Ma non voglioche facciate cosi; perocchè non debba l’anima mai veni-re a tristizia per neuna battaglia che abbia, nè lassaremai veruno esercizio, o officio, o altra cosa. E se non do-vesse fare altro, almeno stare dinanzi alla croce, e dire:

    Caterina da Siena - Le Lettere

    13Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    Gesù, Gesù! Io mi confido in domino nostro Jesu Chri-sto. Sapete bene: perchè vengano le cogitazioni, e la vo-lontà non consente, anco vorrebbe innanzi morire, nonè peccato: ma solo la volontà è quella cosa che offende.Adunque vi confortate nella santa e buona volontà, enon curate le cogitazioni: e pensate, che la bontà di Diopermette alle dimonia che molestino l’anima vostra perfarci umiliare e ricognoscere la sua bontà, e ricorreredentro a lui nelle dolcissime piaghe sue, come il fanciul-lo ricorre alla madre. Perocchè noi benignamente sare-mo ricevuti dalla dolce madre della Carità. Pensate cheegli non vuole la morte del peccatore; ma vuole che siconverta e viva. È tanto smisurato amore, che ’l muove adare le tribolazioni, e permettere le tentazioni quanto leconsolazioni; perocchè la sua volontà non vuole altroche la nostra santificazione. E per darci la nostra santifi-cazione, diè sè medesimo a tanta pena, e all’obbrobriosamorte della santissima croce. Permanete dunque nellepiaghe dolci di Gesù Cristo, e nella santa dilezione diDio. Gesù dolce, Gesù amore.

    VA MISSER FRANCESCO DI MONTALCINO

    DOTTORE IN LEGGE CIVILE

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso, e di Maria dolce.

    Dilettissimo fratello in Cristo dolce Gesù. Io Catari-na, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voinel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi fonda-to nella vera e santa pazienzia; considerando me, chesenza la pazienzia non potremmo piacere a Dio, ancogustaremmo l’arra dell’inferno in questa vita.

    14Letteratura italiana Einaudi

  • Oh quanto sarebbe semplice l’uomo che voglia gustarl’inferno colà dove può aver vita eterna! Che se io consi-dero bene, in vita eterna non è altro che una volontà pa-cifica, accordata e sottoposta alla volontà dolce di Dio:che non possono desiderare nè volere se non che quelloch’esso Dio vuole; e ogni diletto che hanno i veri gusta-tori, è fondato sopra questa volontà pacifica. Così per locontrario coloro che sono nell’inferno, li arde e li consu-ma la mala volontà perversa, nella quale volontà ricevo-no crudeli tormenti, con impazienzia, odio, e rancore;con essi si rodono e si contristano. E di tutto questo si fadegna la ignoranzia e cecità dell’uomo: che se fosse statosavio in questa vita, mentre ch’egli era nel tempo dellaGrazia, cioè che era atto a ricevere la Grazia, se egliavesse voluto, avrebbe schifata questa cecità e ignoran-zia. O fratello carissimo, accordatevi con li veri gustato-ri, che in questa vita cominciano a gustare Dio facendouna volontà con lui. Perocchè in altro non sta la penanostra, se non in volere quello che non si può avere. Sela volontà ama onore, ricchezze, delizie e stati, o sanitàdi corpo; se le vuole e desidera con disordinato affetto,ed egli non le può avere, ma spesse volte perde di quellech’egli ha; n’ha pena grandissima, perchè sè ama troppodisordinatamente. Sicchè la volontà è quella che gli dàpena: ma tolletemi via la volontà propria, e sarà toltaogni pena.

    In che modo ce la potremo tollere? Che noi ci spo-gliamo di questo uomo vecchio di noi medesimi, e ve-stianci dell’uomo nuovo dell’eterna volontà del Verbo,Dio e uomo. E se voi cercate che vuole questa dolce vo-lontà, dimandatene a Paolo, che dice, che non vuole al-tro che la nostra santificazione. E ciò ch’egli ci dà o per-mette a noi, o pena o infermità, per qualunque modoelle siano, egli le dà e permette con grande misterio pernostra santificazione e necessità della salute nostra.

    Adunque non dobbiamo essere impazienti di quello

    Caterina da Siena - Le Lettere

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  • Caterina da Siena - Le Lettere

    che è nostro bene: ma con uno grande ringraziamento, ereputandoci indegni di tanta grazia quanta è a sostenerpena per Cristo crocifisso; cioè reputarci indegni delfrutto che seguita dopo la fadiga, facendoci degni dellafadiga per dispiacimento e odio di noi medesimi, e diquesta parte sensitiva che ha ribellato e offeso il suoCreatore. E se noi dicessimo: «questa sensualità non pa-re che si voglia accordare a portarle»; – poniamo il frenocon una santa e dolce memoria di Cristo crocifisso, lu-singandola e minacciandola dicendo: «porta oggi, animamia. Forse che domane sarà terminata la vita tua. Pensache tu debbi morire, e non sai quando». E se noi rag-guardiamo bene, tanta è grande la fadiga, quanto è ’ltempo; e ’l tempo dell’uomo è quanto una punta d’aco,e più no. Adunque come diremo che veruna fadiga siagrande? Non è da dirlo: ch’ella non è. E se questa pas-sione sensitiva volesse pure alzare il capo, metti a lei il ti-more e l’amore addosso, dicendoli: «guarda, che il frut-to dell’impazienzia è la pena eternale; e nell’ultimo dìdel giudicio sosterrai pena con meco insieme. Meglio t’èdunque a volere quello che Dio vuole, amando quelloch’egli ama, che a volere quello che vogli tu, amare temedesimo d’amore sensitivo. Virilmente io voglio che tuporti, pensando che non sono condegne le passioni diquesta vita a quella futura gloria che Dio ha apparec-chiata a coloro che il temono, e che si vestono della dol-ce volontà sua».

    Poi pensate, dolce fratello e padre, che quando l’ani-ma sè ha tenuto così bene a ragione, ed ella apre l’occhiodel cognoscimento, e vede, sè non essere, perchè ogniessere che ha, procede da Dio. Truova la sua inestimabi-le carità, che per amore, e non per debito, l’ha creataall’immagine e similitudine sua, perchè ella goda e par-tecipi la somma eterna bellezza di Dio, che per altro finenon l’ha creata. Questo ci mostra la prima eterna Verità;che egli non creò l’uomo per altro fine.

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  • Quando in sul legno della santissima croce morì perrenderci quel fine il quale avevamo perduto, svenò edaperse il corpo suo, che da ogni parte versava abbon-danza di sangue, con tanto fuoco d’amore, che ogni du-rezza di cuore si dovrebbe dissolvere, ogni impazienzialevare, e venire a perfetta pazienzia. Non è veruna cosasì amara, che nel sangue dell’Agnello non diventi dolce;nè si grande peso, che non diventi leggero.

    Or non dormiamo più: ma questo punto del tempo,che c’è rimaso, corretelo virilmente, attaccandovi algonfalone della santissima croce con buona e santa pa-zienzia; pensando che il tempo è poco, e la fadiga è qua-si non covelle; e ’l prezzo e ’l frutto è grande. Non voglioche schifiate il gran bene per piccola fadiga: chè per do-lersi e lagnarsi non si sollevano le fadighe; anco si rad-doppia la fadiga sopra fadiga; perchè io pongo la vo-lontà in volere quello che io non posso avere.

    Vestitevi, vestitevi di Cristo dolce Gesù; che è sì fortevestimento, che non dimonia nè creatura vel può tollere,se voi non volete. Egli è somma eterna dolcezza, che dis-solve ogni amaritudine. In lui si gusta ogni dolcezza; inlui s’ingrassa e sazia l’anima per sì fatto modo che ognicosa, fuore di Dio, reputa sterco e loto. Dilettasi delliobbrobri, delli strazi e villanie; e non vuole altro, checonformarsi con Cristo crocifisso. Ine ha posto l’affetto,e ogni sua sollecitudine: e tanto gode, quanto si vede inpene; perocchè vede che quella è la via dritta. Veruna al-tra è che faccia tanto conformare con Cristo crocifisso,quanto la via delle dolci pene.

    Voglio che mi siate un cavaliero virile, che per Cristocrocifisso none schifiate il colpo della infirmità. Pensatequanto è la grazia divina, che nel tempo della infirmitàpone freno a molti vizi e difetti, i quali si commettereb-bero avendo la sanità; e sconta e purga i peccati com-messi, e’ quali meritano pena infinita: e Dio per la suamisericordia li punisce con pena finita. Orsù, virilmente,

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    17Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    per l’amore di Cristo crocifisso. Conficcatevi in crocecon Cristo crocifisso, dilettatevi nelle piaghe di Cristocrocifisso. Permanete nella santa e dolce dilezione diDio. Gesù dolce, Gesù amore.

    VIA MONNA LAPA, SUA MADRE

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso, e di Maria dolce.

    Carissima madre in Cristo Gesù. Io Catarina, serva eschiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel preziososangue suo; con desiderio di vedervi vera serva di Cristocrocifisso; fondata in vera pazienzia: perocchè senza lapazienzia non possiamo piacere a Dio. Nella pazienziamostriamo il desiderio dell’onore di Dio e della salutedell’anime. E ancora dimostra che l’anima è conformatae vestita della dolce volontà di Dio; perocchè d’ogni co-sa gode, ed è contenta di ciò che le avviene; onde, lacreatura, essendo vestita di così dolce vestimento, hasempre pace, ed è contenta di sostenere pena per gloriae loda del nome di Dio. E dona sè e i figliuoli, e tutte lecose sue, e la vita per onore di Dio. Or così voglio chefacciate voi, carissima madre; cioè, che tutta la vostravolontà, e me indegna miserabile vostra figliola, offeria-te al servizio e onore di Dio, e salute dell’anime, con ve-ra e buona pazienzia; notricandovi del frutto della san-tissima croce col dolce innamorato e umile Agnelllo. E aquesto modo neuna cosa vi parrà fadiga. Spogliatevi delproprio amore sensitivo; perocchè egli è tempo di darel’onore a Dio e la fadiga al prossimo. Essendo spogliatadel proprio amore, anderete con diletto, e non con fadi-

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  • ga. Non dico di più. Permanete nella santa e dolce dile-zione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

    VIIAL CARDINAL PIETRO D’OSTIA

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso, e di Maria dolce.

    Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Gesù. IoCatarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivoa voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervilegato nel legame della carità siccome sete fatto Legatoin Italia, secondo che ho inteso; della quale cosa ho mol-to singolare letizia; considerando me, che voi per quellone potrete fare assai l’onore di Dio, e il bene della santaChiesa. Ma pur per questo legame, senza altro legame,non fareste questa utilità: e però vi dissi che io desidera-vo di vedervi legato nel legame della carità; perocchè voisapete che nessuna utilità di grazia nè a noi nè al prossi-mo possiamo fare senza carità. La carità è quello dolce esanto legame, che lega l’anima col suo creatore: ella legaDio nell’uomo, e l’uomo in Dio. Questa carità inestima-bile tenne confitto e chiavellato Dio-e-uomo in sul legnodella santissima croce; costei accorda i discordi; questaunisce li separati; ell’arricchisce coloro che sono poveridella virtù, perocchè dà vita a tutte le virtù: ella dona pa-ce, e tolle guerra; dona pazienzia, fortezza e lunga perse-veranzia in ogni buona e santa operazione; e non si stan-ca mai, e non si tolle mai dell’amore di Dio e delprossimo suo, nè per pena nè per strazio nè per ingiurianè per scherni nè per villania. Ella non si muove per im-pazienzia nè a delizie nè a piacimenti che il mondo glipotesse dare con tutte le lusinghe sue. Chi l’ha, è perse-

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    19Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    verante e giammai non si muove, perocchè egli è fonda-to sopra la viva pietra Cristo dolce Gesù; cioè, che haimparato da lui ad amare il suo creatore; seguitando levestigie sue. In lui ha letta la regola e la dottrina, che gliconviene tenere; perocchè egli è via, verità e vita: ondechi legge in lui, che è libro di vita, tiene per la via dritta,e attende solo all’onore di Dio, e alla salute del prossimosuo. Così fece esso Cristo dolce Gesù, e non ritrassequesto amore dall’onore del Padre e dalla salute nostra,nè per pena nè per tormenti, nè per lusinghe che gli fus-sero fatte, nè per ingratitudine nostra: ma perseverò infi-no all’ultimo, che egli ha compito questo desiderio, ecompito la operazione che gli fu messa in mano dal Pa-dre, cioè di ricomprare l’umana generazione; e cosìadempiè l’onore del Padre e la salute nostra. Or in que-sto legame e amore voglio che seguitiate, imparandodalla prima e dolce Verità, il quale v’ha fatta la via, chevi dà vita, e e havi data la forma e la regola, e insegnatav’ha la dottrina della verità. Voi dunque, come vero fi-gliuolo e servo ricomprato dal sangue di Cristo crocifis-so, voglio che seguitiate le vestigie sue, con un cuore vi-rile e con sollecitudine pronta; non straccandovi mai nèper pena nè per diletto: ma perseverare insino al fine inquesta e in ogni altra operazione che voi pigliate a fareper Cristo crocifisso. Attendete a stirpare le iniquitadi ele miserie del mondo, de’ molti difetti che si commetto-no; li quali tornano in vituperio del nome di Dio. E peròvoi, come affamato dell’onore suo e della salute delprossimo, adoperate ciò che voi potete per rimediare atanta iniquità. Son certa che essendo voi nel legame dol-ce della carità, voi userete la legazione vostra, la qualeavete ricevuta dal vicario di Cristo, per lo modo che det-to è; ma senza il primo legame della carità, questo nonpotete usare, nè farlo per quello modo che dovete. Eperò vi prego che vi studiate d’avere in voi questo amo-re. E legatevi con Cristo crocifisso, e con vere e realì

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  • virtù seguitate le sue vestigie; e col prossimo vi legateper fatto d’amore.

    Ma io voglio che noi pensiamo, carissimo padre, chese l’animo nostro non è spogliato d’ogni amore proprioe piacere dì sè e del mondo, non può mai pervenire aquesto vero e perfetto amore e legame di carità. Peroc-chè è contrario l’uno amore all’altro: e tanto è contrario,che l’amore proprio ti separa da Dio e dal prossimo; equello ti unisce: questo ti dà morte, e quello vita: questotenebre, e quello lume: questo guerra, e quello pace:questo ti stringe il cuore, che non vi capi nè tu nè ’lprossimo; e la divina carità il dilarga, ricevendo in sèamici e nemici, e ogni creatura che ha in sè ragione; pe-rocchè s’è vestito dell’affetto di Cristo, o però sèguitalui. L’amore proprio è miserabile, e partesi dalla giusti-zia, e commette le ingiustizie, e ha uno timore servile,che non gli lassa fare giustamente quello che debbe, oper lusinghe o per timore di non perdere lo stato suo.Questa è quella perversa servitudine e timore che con-dusse Pilato ad uccidere Cristo. Onde questi cotali nonfanno giustizia, ma ingiustizia; e non vivono giustamentenè virtuosamente e con affetto di divino amore, ma in-giustamente e viziosamente con amore proprio tenebro-so. Questo cotale, dunque, amore voglio che sia al tuttotolto da voi, e siate fondato in vera e perfetta carità,amando Dio per Dio, in quanto egli è degno d’essereamato, perchè è somma ed eterna Bontà, e amando voiper lui, e il prossimo per lui, e non per rispetto di pro-pria utilità. Or cosi voglio, padre mio, Legato del nostrosignore lo Papa, che voi siate legato nel legame della ve-ra e ardentissima carità; e questo desidera l’anima mia divedere in voi. Altro non dico. Confortatevi in Cristo dol-ce Gesù; e siate sollecito, e non negligente, in quello cheavete a fare: e a questo m’avvedrò se voi sarete legato, ese avete fame di vedere levato il gonfalone della santissi-

    Caterina da Siena - Le Lettere

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  • Caterina da Siena - Le Lettere

    ma croce. Permanete nella santa e dolce dilezione dìDio. Gesù dolce, Gesù amore.

    VIIIA FRATE GIUSTO, PRIORE IN MONTOLIVETO

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    Carissimo Padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina,serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nelprezioso sangue suo; con desiderio di vedervi mangiato-re e gustatore dell’anime, imparando dalla prima dolceVerità che per fame e sete che aveva d’ansietato deside-rio della salute nostra, gridava in sul legno della santissi-ma croce, quando disse Sitio. Quasi dica: Io ho più setee desiderio della salute vostra, che con questa pena fini-ta mostrare non vi posso. Perchè la pena della sete delsanto desiderio è infinita, e la pena sua è finita: sicchè cidimostra la sete ch’egli ha dell’umana generazione, po-niamo che anco corporalmente fusse afflitto di sete. Odolce e buono Gesù, insiememente manifesti la sete, edimandi che ti sia dato bere. E quando è che dimandibere all’anima? allora quando ci mostri l’affetto e la ca-rità tua, Signor mio. Vedete bene, carissimo padre, cheil sangue ci manifesta l’amore ineffabile; che per amoreha donato il sangue, e con esso amore ci chiede bere.Cioè che colui che ama, richiede d’essere amato e servi-to. Cosa convenevole è, che colui che ama sia amato. Al-lora dà bere l’anima al suo creatore, quando gli rendeamore per amore. Ma non gli può rendere per servizioche possa fare a lui, ma col mezzo del prossimo: e peròsi volge l’anima con tanta sollecitudine a servire al pros-simo suo in quel servizio che vede che più piace a Dio; e

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  • in quello si esercita. E sopra tutti quanti gli altri serviziche piacciono al nostro Salvatore, si è di trarre l’animedelle mani del dimonio, trarle dello stato del secolo, del-la bocca delle vanità del mondo, e reducerle allo statosanto della religione. E non tanto che sia da lassarli efuggirli, quando con tanto desiderio vengono; ma gli èda mettersi alla morte del corpo per potergli ritrarre. Equesto è quello santo beveraggio il quale chiede il Fi-gliuolo di Dio su la Croce. E non doviamo essere negli-genti a dargli, ma solleciti; poi chè vedete bene che perquesta sete muore. E non doviamo fare come fecero iGiudei che gli dierono aceto e fiele. Allora riceve aceto efiele da noi, quando noi stiamo in uno amore propriosensitivo, una negligenzia radicata in uno parere e piace-re del mondo, con poca vigilia e orazione, con poca fa-me dell’onore di Dio e della salute dell’anime. Veramen-te questo è uno aceto e uno fiele mescolato con grandeamaritudine: della quale amaritudine è suo il dispiacere;perchè gli dispiace; e a noi torna l’amaritudine e’ l dan-no. Che adunque ci è bisogno di fargli a non dargli que-sto bere? non ci è bisogno altro che l’amore: e l’amorenon si può avere se non dall’amore. E col lume si leval’amore a tirare a sè l’amore: cioè che levando l’occhiodell’intelletto nostro con affetto e desiderio, ponsinell’obietto di Cristo crocifisso, il quale obietto ci hamanifestata la volontà e l’amore del Padre eterno, colquale ci creò, solo per questo fine, perchè avessimo vitaeterna. Il Sangue del Verbo dell’unigenito Figliuol diDio ci manifesta questo amore, il fine per lo quale fum-mo creati. Allora l’affetto nostro avendo aperto l’occhiodell’intelletto nell’affetto di Cristo crocifisso trae a sèl’amore; e trovasi amare quello che Dio ama, e odiarequello ch’Egli odia. E perchè il peccato è fuora di Dio,l’ha in tanto odio e dispiacere, che non tanto che si dilet-ti d’esso peccato, ma egli darebbe mille vite corporali, se

    Caterina da Siena - Le Lettere

    23Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    tante ne avesse, per campare l’anime del peccato morta-le.

    Datemegli bere, carissimo padre: che vedete conquanto amore ve ne chiede. Crescetemi uno desideriosanto e buono verso questo grazioso cibo. E non miratemai per veruna dignità, nè per bassezza, nè per grandez-za; nè per esser legittimi, nè illegittimi: chè il Figliuolo diDio, le cui vestigie ci conviene seguitare, non schifò nèschifa maì persona per veruno stato nè altra generazio-ne, nè giusti nè peccatori; ma agguagliatamente ognicreatura che ha in sè ragione, riceve con amore, purchèsì voglia levare dal fradiciume del peccato mortale, dallavanità del secolo, e tornare alla Grazia. Questa è quelladottrina che è data da lui. E poniamochè la sia data atutti, molto maggiormente è data a voi e agli altri gover-natori e ministri dell’Ordine. Chè quando delle buonepiante vi vengono alle mani e vengono con fame e desi-derio dell’Ordine, e per amore della virtù escono del se-colo e corrono al giogo dell’obbedienzia; non è da fug-girle, nè da schivarle per veruna cosa. E siano nati comesi voglia; chè non spregia Dio l’anima dì colui che è con-ceputo in peccato mortale, più che di quello che è con-ceputo nell’atto del sacramento del Matrimonìo. Egli èaccettatore de’ santi e buoni desiderii, il Dio nostro. Eperò io vi prego e voglio che questa pianta novella, laquale il priore vì mandò, chiedendo che fosse ricevutaall’ordine, voi il riceviate caritativamente: chè egli hauna santa e buona volontà; e la condizione naturale è an-co buona: e ha posto per amore l’affetto alla religione, esingolarmente lo Spirito Santo il chiama all’Ordine vo-stro. Non dovete, e io so che non volete, far resistenziaallo Spirito Santo. Meravigliomi molto che la rispostavenne del no; e honne avuta grande ammirazione. Forseche fu difetto di chi fece l’ambasciata, che non seppeforse meglio fare: non che egli adoperasse altro che be-ne; ma non seppe più. Ora vi prego per l’amore di Cri-

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  • sto crocifisso che voi al tutto vi disponiate a riceverlo;che sarà onore di Dio e dell’Ordine. E non mel lassate,perocchè gli è un buono giovine; e se non fusse buono,io non vel manderei. E questo vi domando per grazia; eper debito il dovete fare secondo l’ordine della carità. Achi viene a voi a chiedervi bene, non ne siate scarso: da-tenegli. A questo mi avvedrò se sarete in su la croce, cioèa dare bere all’assetato che vi chiede bere: che per altravia non veggo che potiamo essere piacevoli a Dio. Eperò dissi ch’io desideravo di vedervi affamato gustatoree mangiatore del cibo dell’anime per l’onore di Dio. Al-tro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione diDio.

    Gesù dolce, Gesù amore.

    IXA UNA DONNA CHE NON SI NOMINA

    Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

    Carissima suoro in Cristo dolce Gesù. Io Catarina,serva schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nelprezioso sangue suo; con desiderio di vedervi alluminatadella verità di Dio, perocchè in altro modo non potrestipartecipare la vita della Grazia in questo mondo; sarestiin continua amaritudine; e nell’ultimo riceveresti l’eter-na dannazione. Perchè essendo privata del lume, viscandalizzeresti in tutti e’ suoi misteri, giudicando quel-lo che vi dà per amore, in odio, e quello che vi dasse pervita, in morte. E che verità dobbiamo cognoscere, caris-sima suoro? Dobbiamo vedere che Dio sommamente ciama, e per amore si mosse a crearci alla sua imagine e si-militudine, per darci a godere l’eterna sua visione. Chi ci

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  • Caterina da Siena - Le Lettere

    manifesta questa verità, e questo amore? Il sanguedell’umile e immacolato Agnello. Chè essendo noi priva-ti, per lo peccato di Adamo, della visione di Dio e sban-diti di vita eterna, fu mandato questo dolce e amorosoVerbo dal Padre a sostenere morte per darci la vita, e alavare le colpe nostre col suo prezioso sangue; ed eglicome innamorato corse alla obbrobriosa morte dellacroce per compire l’obbedienza del Padre e la salute no-stra. Non ci è nascosta questa verità; il sangue ce la ma-nifesta. Che se Dio non ci avesse creati per lo fine chedetto è, e non ci amasse inestimabilmente, già non ciavrebbe dato siffatto ricompratore. L’anima dunque, al-luminata di questa verità, subito riceve nell’occhiodell’intelletto suo il lume della santissima fede, tenendodi certo che ciò che Dio dà e permette in questa vita allasua creatura, il dà per amore, e perchè s’adempia questaverità in noi. Onde subito è fatta paziente, che di neunacosa si turba; ma rimane contenta di ciò che gli è per-messo dalla divina bontà, portando con vera e santa pa-zienzia, infirmità, privazione di ricchezze, di stato, di pa-renti e di amici. E non tanto che con pazienzia le porti,ma ella l’ha in debita riverenzia, come cosa mandata a leidal suo Creatore dolce, per amore e per sua santificazio-ne. E chi è quello matto e stolto, che del suo bene si pos-sa turbare? solo chi è privato del lume, perchè non co-gnosce la verità, nè il suo bene.

    Voglio adunque, carissima suoro, che apriate l’occhiodell’intelletto vostro, svellendo e disbarbicandone ogniradice d’amore proprio e tenerezza di voi; acciò che pos-siate cognoscere questa verità, e che vediate, che Dio èsommo medico, e fa e può e vuole darci le nostre neces-sità, e la medicina che ci hisogna alla nostra infirmità; sìche con una dolce, santa e reale pazienzia portiate la me-dicina che egli ci ha data per singolare amore che egli viporta. A questo v’invito, dolcissima suoro, acciò che perimpazienzia non perdiate il frutto delle vostre fadighe,

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  • ma in questa vita siate in perfetta pace e tranquillità, ac-cordata con la dolce volontà di Dio; e di neuna cosa viturbiate, se non solo dell’offese che sono fatte a lui e deldanno dell’anime. Facendo così dimostrerete d’esserealluminata della verità, e nell’ultimo riceverete infinitofrutto delle vostre fadighe.

    Fuvvi avuto compassione del caso avvenuto; ma se vivedrò accordata colla volontà di Dio, e trarne quello chedovete, me ne goderò con voi insieme. Altro non vi dico.Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesùdolce, Gesù amore.

    XA BENINCASA DI IACOMO FRATELLO SUO

    CARNALE

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso, e di Maria dolce.

    Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù. lo Catarina,serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nelprezioso sangue suo; con desiderio di vedervi bagnato eannegato nel detto sangue, il quale vi farà forte a portarecon vera pazienzia ogni fadiga e tribolazione, da qualun-que lato elle vengano. Faravvi perseverante, che infinoalla morte sosterrete con vera umiltà; perchè in esso san-gue sarà illuminato l’occhio dell’intelletto vostro dallaverità. Ciò è, che Dio non vuole altro che la nostra santi-ficazione, perchè ineffabilmente ci ama; che se non ciavesse molto amati, non avrebbe per noi pagato siffattoprezzo. State, dunque, state contento in ogni tempo, inogni luogo; perchè tutti vi sono conceduti dallo eternoAmore. Per amore godetevi nelle tribolazioni; e reputa-tevene indegno, che Dio vi mandi per la via del suo Fi-

    Caterina da Siena - Le Lettere

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  • Caterina da Siena - Le Lettere

    gliuolo; e in ogni cosa rendete gloria e loda al suo nome.Confortatevi in Cristo dolce Gesù. Altro non vi dico.Permanete nella santa e dolce dilezioue di Dio. Gesùdolce, Gesù amore.

    XIA PIETRO CARDINAL D’OSTIA

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    Carissimo e reverendissimo Padre in Cristo dolce Ge-sù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo,scrivo avoi nel prezioso sangue suo; con desiderio di ve-dervi uomo virile e non timoroso, acciocchè virilmenteserviate alla Sposa di Cristo, adoperando per onore diDio spiritualmente e temporalmente, secondo che neltempo d’oggi questa dolce Sposa ha bisogno. Son certache se l’occhio dell’intelletto vostro si leverà a vedere lasua necessità, voi il farete sollecitamente e senza alcunotimore o negligenzia. L’anima che teme di timore servi-le, neuna sua operazione è perfetta; e in qualunque statosi sia, nelle piccole cose e nelle grandi viene meno, e nonconduce quello che ha cominciato, alla sua perfezione.Oh, quanto è pericoloso questo timore! Egli taglia lebraccia del santo desiderio; egli acceca l’uomo, che nongli lassa cognoscere nè vedere la verità: perocchè questotimore procede dalla cecità dell’amore proprio di sè me-desimo. Perocchè subito che la creatura, che ha in sè ra-gione, s’ama d’amore proprìo sensitivo, subito teme: equesta è la cagione perchè teme; perchè ha posto l’amo-re e la speranza sua in cosa debile che non ha in sè fer-mezza nè stabilità alcuna, anco passa come il vento. Oh,perversìtà d’amore, quanto sei dannosa a signori tempo-

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  • rali e spirituali, e a sudditi! Onde, se egli è prelato, noncorregge mai, perocchè teme di non perdere la prelazio-ne, e di non dispiacere a’ sudditi suoi. E così medesima-mente è ancora dannoso al suddito, perocchè umilitànon è in colui che s’ama di cosiffatto amore; anco v’èuna radicata superbia, e il superbo non è mai obediente.Se egli è signore temporale, non tiene giustizia; ancocommette molte inique e false ingiustizie, facendo se-condo al piacere suo o secondo il piacere delle creature.Così dunque per lo non correggere, e per lo non teneregiustizia, li sudditi ne diventano più cattivi; perocchè sinotricano nelli vizi e nelle malizie loro. Poi, dunque, chetanto è pericoloso l’amore proprio, col disordinato ti-more; è da fuggirlo: ed è da aprire l’occhio dell’intellettonell’obietto dell’immacolato Agnello, il quale è regola edottrina nostra, e lui doviamo seguitare. Perocchè egli èesso Amore e Verità; e non cercò altro che l’onore delpadre e la salute nostra. Egli non temeva e’ Giudei, nèloro persecuzione, nè la malizia delle dimonia, nè infa-mia nè scherni nè villania; e nell’ultimo non temettel’obbrobriosa morte della croce. Noi siamo li scolari,che siamo posti a questa dolce e soave scuola.

    Voglio dunque, carissimo e dolcissimo padre, che congrandissima sollecitudine e dolce prudenza apriate l’oc-chio dell’intelletto in questa vita, in questo libro della vi-ta; il quale vi dà sì dolce e soave dottrina. E non atten-diate a neuna altra cosa, che all’amore di Dio e allasalute dell’anime, e al servizio della dolce sposa di Cri-sto. Perocchè con questo lume vi spoglierete dell’amoreproprio di voi, e sarete vestito dell’amore divino; e cer-cherete Dio per la sua infinita bontà, e perchè egli è de-gno d’esser cercato e amato da noì; e amerete voi e levirtù, e odierete il vizio per Dio: e di questo medesimoamore amerete il prossimo vostro. Voi vedete bene, chela divina Bontà v’ha posto nel corpo mistico della santaChiesa, notricandovi al petto di questa dolce sposa, solo

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  • Caterina da Siena - Le Lettere

    perchè voi mangiate alla mensa della santissima Croce ilcibo dell’onore di Dio e della salute delle anime. E nonvuole che sia mangiato altro che in croce, portando le fa-dighe corporali con molti ansietati desiderii; siccome fe-ce il Figliuolo di Dio, che insiememente sosteneva li tor-menti nel corpo e la pena del desiderio; e maggiore erala croce del desiderio, che non era la croce corporale.E’l desiderio suo era questo: la fame della nostra reden-zione per compire l’obedienza del Padre eterno: ed era-gli pena infino che nol vedeva compiuto. E anco comesapienza del Padre eterno, vedeva coloro che partecipa-vano il sangue suo, e quelli che nol participavano per lecolpe loro; e perocchè il sangue era dato a tutti, si dole-va per l’ignoranzia di coloro che nol volevano partecipa-re. E questo fu quello crociato desiderio ch’egli portòdal principio infine alla fine: ma data ch’egli ebbe la vita,non terminò però il desiderio, ma si la croce del deside-rio. E cosi dovete fare voi, e ogni creatura, che ha in sèragione; cioè dare la fadiga del corpo e la fatiga del desi-derio, dolendovi dell’offesa di Dio, e della dannazionedi tante anime quaiite vediamo che periscono. Parmiche sia tempo, carissimo padre, di dare l’onore a Dio, ea fadiga al prossimo. Non è dunque da avere più sè conamore proprio sensitivo, nè con timore servile, ma convero amore e santo timore di Dio adoperare.

    Voi sete posto ora nel temporale e nello spirituale: eperò vi prego per l’amore di Cristo crocifisso che faccia-te virilmente; e procuriate l’onore di Dio, quando equanto potete, consigliando e aiutando, che li vizi sianospersi, e le virtù siano esaltate. Sopra l’atto temporale, ’lquale alla santa intenzione è spirituale, fate virilmente;procacciando quanto potete la pace e l’unione di tutto ilpaese. E per questa santa operazione, se bisognasse didare la vita del corpo, mille volte, se fusse possibile, sidia. Chè oscura cosa è a pensare e a vedere, il vederci inguerra con Dio per la moltitudine dei peccati dei sudditi

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  • e de’ pastori, e per la ribellione che è fatta alla santaChiesa! e in guerra ancora corporale! E dove la guerraogni fedele cristiano debbe essere apparecchiato a man-darla sopra gl’infedeli e li falsi cristiani la fanno l’unocontra l’altro. E così scoppiano li servi di Dio per doloree amaritudine di vederli tanto offendere per la danna-zione dell’anime; che per questa periscono; e le dimoniagodono, chè veggono quello che vogliono vedere. Beneè dunque da darci la vita per esempio del Maestro dellaVerità: e non curare nè onore nè vituperio che ’l mondoci volesse dare nelle penose pene e morte del corpo. Soncerta che se voi sarete vestito dell’uomo nuovo Cristodolce Gesù, e spogliato del vecchio, cioè della propriasensualità, che voi il farete sollecitamente, perocchè sa-rete privato del timore servile. Perocchè in altro modonon lo fareste mai; anco cadreste nelli difetti detti di so-pra.

    Considerando dunque me, che v’era necessario d’es-sere uomo virile e senza alcuno timore, e privatodell’amore proprio di voi, perchè sete posto da Dio inofficio che non richiede timore se non santo; però vi dis-si che io desideravodi vedervi uomo virile e non timoro-so. Spero nella divina bontà che farà grazia a voi ed ame, cioè d’adempire la volontà sua, e il vostro desiderioed il mio. Pace, pace, pace, padre carissimo. Ragguarda-te, voi e gli altri, e fate vedere al Santo Padre più la per-dizione dell’anime, che quella delle città; perocchè Diorichiede l’anime più che le città. Altro non dico. Perma-nete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce,Gesù amore.

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  • Caterina da Siena - Le Lettere

    XIIALL’ABBATE DI SANT’ANTIMO

    Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    A voi venerabile e reverendissimo padre in Cristo Ge-sù la vostra figliuola indegna, Catarina serva e schiavade’ servi di Gesù Cristo, si raccomanda; con desiderio divedervi bagnato, e affogato nel sangue del Figliolo diDio, il quale sangue ci farà parere ogni amaritudine dol-ce, e ogni grande peso leggiero, e faravvi seguitare le ve-stigie di Cristo. Il quale disse che era pastore buono, ilquale poneva la vita per le pecorelle sue. E così desideral’anima mia di vedere voi, padre; cioè che voi siate veropastore, perduto ad ogni amor proprio di voi medesimo;e con desiderio virile abbiate e teniate l’occhio fisso, chenon si serri mai a ragguardare l’onore di Dio e la salutedell’anime. Fate, fate buona guardia, sicchè il dimonionon involi le pecorelle vostre. Oh quanto sarà dolce esoave a voi e a me, se io vedrò che voi non curate nèmorte nè vita nè onori nè vituperio nè scherni nè ingiu-rie nè alcuna persecuzione che il mondo vi potesse dareo i sudditi vostri; e solo attendere e curare delle ingiurieche sono fatte a Dio! E qui ponete, padre carìssimo, tut-ta la vostra sollecitudine, sicchè dimostriate d’essere pa-store buono, e un vero ortolano: pastore per correggere;e ortolano per rivellere la terra sottosopra, e cioè rivelle-re la disordinata vita nell’ordinata, e divellerne il vizio, epiantarvi le virtù quanto sarà possibile a voi con l’adiu-torio della dolce e divina Grazia; la quale viene abbon-dantemente all’anima che avrà fame e desiderio di Dio.E questa fame acquisteremo in sul legno della santissimacroce; perocchè ine troverete l’Agnello svenato e apertoper noi, con tanta fame e desiderio dell’onore del padree della salute nostra, che non pare che possa mostrare in

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  • effetto per pena nel corpo suo quanto egli ha desideriodi dare. Questo parbe che egli volesse dire, quandogridò in croce Sitio quasi dicesse: «Io ho sì grande setedella vostra salute, che io non mi posso saziare: datemibere». Dimandava il dolce Gesù di bere coloro ch’eglivedeva che non participavano la redenzione del sanguesuo, e non gli fu dato bere altro che amaritudine. Oimè,dolcissimo padre! continuamente vediamo che non tan-to al tempo della croce ma poi, e ora continuamente ciaddomanda questo bere, e dimostra continua sete.Oimè, disavventurata me! non mi pare che la creaturagli dia altro che amaritudine e puzza di peccati. Adun-que bene ci dobbiamo levare con fame e sollicitudine aragguardare la fame sua, acciocchè inebriata l’animanon possa altro desiderare nè amare, se non quello cheDio ama, e odiare quello che Dio odia: e singolarmentevoi che sete pastore. Correte, correte, venerabile padre,senza negligenzia e ignoranzia, perocchè il tempo è bre-ve, ed è nostro.

    Mandastemi a dire che avevate trovato l’orto senzapiante. Confortatevi, e fate ciò che potete: chè io speronella bontà di Dio, che l’ortolano dello Spirito Santofornirà l’orto, e provvederà in questo e in ogni altro bi-sogno. Mando a voi costui che vi reca la lettera: ragione-ravvi di madonna Moranda, donna di messer Francescoda Monte Alcino, che ha per le mani alcuna giovine efanciulla che ha uno buono desiderio di fare la volontàdi Dio; per la quale cosa ella vorrebbe rinchiuderle permodo, che a me non piace troppo. Per la qual cosa iovorrei che voi ed ella fuste insieme; e quanto fosse la vo-stra possibilità di poterlo fare, trovare uno luogo ordina-to, acciocchè si potesse fondare un vero e buono mona-sterio, e mettervi dentro due buoni capi; perocchè dellemembra ne abbiamo assai per le mani. Credo che, fa-cendolo, sarebbe grande onore di Dio. Prego la sommaBontà che ne dispensi il meglio, e voi faccia sollecito in

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  • Caterina da Siena - Le Lettere

    questo e in ogni vostra operazione; in tanto che voi diatela vita per Cristo crocifisso. Pregovi che mi mandiate adire se ’l monasterio di Santo Giovanni di Valdarno èsotto la cura vostra; per alcuno caso che vi dirà costuiche vi reca la lettera. Altro non dico. Permanete nellasanta e dolce dilezione di Dio. Io, serva inutile, mi viraccomando. Gesù dolce, Gesù amore.

    XIIIA MARCO BINDI, MERCATANTE

    Carissimo fratello in Cristo dolce Gesù.Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo,

    scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di ve-dervi fondato in vera e santa pazienzia; perocchè in altronon potremo piacere a Dio, ma perderemo il frutto dellenostre fadighe. E però c’è bisogno questa gloriosa virtùdella pazienzia. E se voi mi diceste, carissimo fratello:«io ho le grandi fadighe, e non mi sente forte ad averequesta pazienzia; e non so in che modo acquistarla»; – iovi rispondo che niuno è che voglia seguitare la ragione,che non la possa avere. Ma bene vi confesso che noi sia-mo fragili e debili per noi medesimi, secondo la sensua-lità; e specialmente, quando l’uomo ama molto sè, e lecreature e la sostanza temporale sensualmente; ondeamandole tanto d’un amore tenero sensitivo, quandopoi le perde, ne riceve intollerabile pena. Ma Dio, ch’ènostra fortezza, se noi vorremo con la ragione, con laforza della volontà, e con la mano del libero arbitrioconculcare la fragilità nostra; Dio non dispregerà la for-za che faremo a noi medesimi per non dolerci disordina-tamente; perocchè egli è accettatore de’ santi desiderii: edaracci questa dolce e reale virtù, e porteremo ognì fadi-

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  • ga con vera e santa pazienzia. Sicchè vedete che ognunola può avere, se vorrà usare la ragione che Dio gli ha da-ta, e non seguitare solamente la fragilità: perocchè sa-rebbe cosa molto sconvenevole che noi, creature ragio-nevoli, non usassimo altra ragione che li animali bruti.Però che essi non possono usare la ragione, perchè nonl’hanno; ma noi, perchè l’abbiamo, la doviamo usare; enon usandola, veniamo in impazienzia, e scandalizziancinelle cose che Dìo ha permesse a noi, e così l’offendia-mo.

    Che modo dunque possiamo tenere ad avere questapazienzia, poichè io la posso e debbo avere, e senz’essaoffenderei Iddio? Quattro cose principali ci convieneavere e