Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae - Il Santo Rosario · armonia con l’ispirazione del...

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Collana «Servizio dell’unità» n. 119 Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II all’episcopato, al clero e ai fedeli sul Santo Rosario ELLEDICI

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Collana «Servizio dell’unità» n. 119

Lettera apostolicaRosarium Virginis Mariaedel Sommo PonteficeGiovanni Paolo IIall’episcopato, al cleroe ai fedelisul Santo Rosario

ELLEDICI

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© 2002 Editrice ELLEDICI - 10096 Leumann (Torino)ISBN 88-01-06119-6

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INTRODUZIONE

1. Il Rosario della Vergine Maria, sviluppatosigradualmente nel secondo Millennio al soffio delloSpirito di Dio, è preghiera amata da numerosi Santie incoraggiata dal Magistero. Nella sua semplicità eprofondità, rimane, anche in questo terzo Millennioappena iniziato, una preghiera di grande significato,destinata a portare frutti di santità. Essa ben s’inqua-dra nel cammino spirituale di un cristianesimo che,dopo duemila anni, non ha perso nulla della fre-schezza delle origini, e si sente spinto dallo Spiritodi Dio a «prendere il largo» («duc in altum!») perridire, anzi «gridare» Cristo al mondo come Signoree Salvatore, come «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6), come «traguardo della storia umana, il fulcro nelquale convergono gli ideali della storia e della ci-viltà».1

Il Rosario, infatti, pur caratterizzato dalla sua fi-sionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologi-co. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in séla profondità dell’intero messaggio evangelico, dicui è quasi un compendio.2 In esso riecheggia la pre-ghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’o-

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1 CONC. ECUM. VAT. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo con-temporaneo Gaudium et spes, 45.

2 Cf PAOLO VI, Esort. ap. Marialis cultus (2 febbraio 1974), 42:AAS 66 (1974), 153.

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pera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suogrembo verginale. Con esso il popolo cristiano simette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurrealla contemplazione della bellezza del volto di Cri-sto e all’esperienza della profondità del suo amore.Mediante il Rosario il credente attinge abbondanzadi grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse dellaMadre del Redentore.

I Romani Pontefici e il Rosario

2. A questa preghiera hanno attribuito grande im-portanza tanti miei Predecessori. Particolari bene-merenze ebbe, al riguardo, Leone XIII che il 1° set-tembre 1883 promulgava l’Enciclica Supremi apo-stolatus officio,3 alto pronunciamento col qualeinaugurava numerosi altri interventi su questa pre-ghiera indicandola come efficace strumento spiri-tuale di fronte ai mali della società. Tra i Papi piùrecenti che, in epoca conciliare, si sono distinti nellapromozione del Rosario desidero ricordare il BeatoGiovanni XXIII4 e soprattutto Paolo VI, che nell’E-sortazione apostolica Marialis cultus sottolineò, inarmonia con l’ispirazione del Concilio EcumenicoVaticano II, il carattere evangelico del Rosario ed ilsuo orientamento cristologico.

Io stesso, poi, non ho tralasciato occasione peresortare alla frequente recita del Rosario. Fin dai

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3 Cf Acta Leonis XIII, 3 (1884), 280-289.4 Degna di nota è, in particolare, la sua Epistola apostolica sul

Rosario Il religioso convegno (29 settembre 1961): AAS 53 (1961),641-647.

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miei anni giovanili questa preghiera ha avuto un po-sto importante nella mia vita spirituale. Me lo ha ri-cordato con forza il mio recente viaggio in Polonia,e soprattutto la visita al Santuario di Kalwaria. IlRosario mi ha accompagnato nei momenti dellagioia e in quelli della prova. Ad esso ho consegnatotante preoccupazioni, in esso ho trovato sempreconforto. Ventiquattro anni fa, il 29 ottobre 1978, adappena due settimane dall’elezione alla Sede di Pie-tro, quasi aprendo il mio animo così mi esprimevo:«Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghierameravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità enella sua profondità. [...] Si può dire che il Rosarioè, in un certo modo, un commento-preghiera dell’ul-timo capitolo della Costituzione Lumen gentium delVaticano II, capitolo che tratta della mirabile presen-za della Madre di Dio nel mistero di Cristo e dellaChiesa. Difatti, sullo sfondo delle parole Ave Mariapassano davanti agli occhi dell’anima i principaliepisodi della vita di Gesù Cristo. Essi si compongo-no nell’insieme dei misteri gaudiosi, dolorosi e glo-riosi, e ci mettono in comunione viva con Gesù at-traverso – potremmo dire – il Cuore della sua Ma-dre. Nello stesso tempo il nostro cuore può racchiu-dere in queste decine del Rosario tutti i fatti checompongono la vita dell’individuo, della famiglia,della nazione, della Chiesa e dell’umanità. Vicendepersonali e vicende del prossimo e, in modo partico-lare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stannopiù a cuore. Così la semplice preghiera del Rosariobatte il ritmo della vita umana».5

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5 Angelus: Insegnamenti I (1978), 75-76.

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Con queste parole, miei cari fratelli e sorelle, im-mettevo nel ritmo quotidiano del Rosario il mio pri-mo anno di Pontificato. Oggi, all’inizio del venti-cinquesimo anno di servizio come Successore diPietro, desidero fare altrettanto. Quante grazie horicevuto in questi anni dalla Vergine Santa attraver-so il Rosario: Magnificat anima mea Dominum! De-sidero elevare il mio grazie al Signore con le paroledella sua Madre Santissima, sotto la cui protezioneho posto il mio ministero petrino: Totus tuus!

Ottobre 2002 - ottobre 2003: Anno del Rosario

3. Per questo, sull’onda della riflessione offertanella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, nel-la quale ho invitato il Popolo di Dio, dopo l’espe-rienza giubilare, a «ripartire da Cristo»,6 ho sentitoil bisogno di sviluppare una riflessione sul Rosario,quasi a coronamento mariano della stessa Letteraapostolica, per esortare alla contemplazione del vol-to di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Ma-dre Santissima. Recitare il Rosario, infatti, non è al-tro che contemplare con Maria il volto di Cristo. Adare maggiore rilevanza a questo invito, prendendooccasione dal prossimo centoventesimo anniversa-rio della menzionata Enciclica di Leone XIII, desi-dero che questa preghiera nel corso dell’anno vengaparticolarmente proposta e valorizzata nelle variecomunità cristiane. Proclamo, pertanto, l’anno cheva dall’ottobre di quest’anno all’ottobre del 2003Anno del Rosario.

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6 AAS 93 (2001), 285.

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Affido questa indicazione pastorale all’iniziativadelle singole comunità ecclesiali. Con essa non in-tendo intralciare, ma piuttosto integrare e consolida-re i piani pastorali delle Chiese particolari. Ho fidu-cia che essa venga accolta con generosità e prontez-za. Il Rosario, se riscoperto nel suo pieno significa-to, porta al cuore stesso della vita cristiana ed offreun’ordinaria quanto feconda opportunità spirituale epedagogica per la contemplazione personale, la for-mazione del Popolo di Dio e la nuova evangelizza-zione. Mi piace ribadirlo anche nel ricordo gioiosodi un altro anniversario: i 40 anni dall’inizio delConcilio Ecumenico Vaticano II (11 ottobre 1962),la «grande grazia» predisposta dallo spirito di Dioper la Chiesa del nostro tempo.7

Obiezioni al Rosario

4. L’opportunità di tale iniziativa emerge da di-verse considerazioni. La prima riguarda l’urgenzadi fronteggiare una certa crisi di questa preghierache, nell’attuale contesto storico e teologico, rischiadi essere a torto sminuita nel suo valore e perciòscarsamente proposta alle nuove generazioni. C’èchi pensa che la centralità della Liturgia, giustamen-te sottolineata dal Concilio Ecumenico Vaticano II,abbia come necessaria conseguenza una diminuzio-ne dell’importanza del Rosario. In realtà, come pre-

7 Giovanni XXIII negli anni di preparazione del Concilio nonaveva mancato di invitare la comunità cristiana alla recita del Rosa-rio per la riuscita di questo evento ecclesiale: cf Lettera al Cardina-le Vicario del 28 settembre 1960: AAS 52 (1960), 814-817.

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cisò Paolo VI, questa preghiera non solo non si op-pone alla Liturgia, ma le fa da supporto, giacché benla introduce e la riecheggia, consentendo di viverlacon pienezza di partecipazione interiore, raccoglien-done frutti nella vita quotidiana.

Forse c’è anche chi teme che essa possa risultarepoco ecumenica, per il suo carattere spiccatamentemariano. In realtà, essa si pone nel più limpido oriz-zonte di un culto alla Madre di Dio, quale il Conciliol’ha delineato: un culto orientato al centro cristolo-gico della fede cristiana, in modo che «quando èonorata la Madre, il Figlio [...] sia debitamente co-nosciuto, amato, glorificato».8 Se riscoperto in mo-do adeguato, il Rosario è un aiuto, non certo un osta-colo all’ecumenismo!

Via di contemplazione

5. Ma il motivo più importante per riproporrecon forza la pratica del Rosario è il fatto che essocostituisce un mezzo validissimo per favorire tra ifedeli quell’impegno di contemplazione del misterocristiano che ho proposto nella Lettera apostolicaNovo millennio ineunte come vera e propria «peda-gogia della santità»: «C’è bisogno di un cristianesi-mo che si distingua innanzitutto nell’arte della pre-ghiera».9 Mentre nella cultura contemporanea, purtra tante contraddizioni, affiora una nuova esigenzadi spiritualità, sollecitata anche da influssi di altrereligioni, è più che mai urgente che le nostre comu-

8 Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 66.9 N. 32: AAS 93 (2001), 288.

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nità cristiane diventino «autentiche “scuole” di pre-ghiera».10

Il Rosario si pone nella migliore e più collaudatatradizione della contemplazione cristiana. Sviluppa-tosi in Occidente, esso è preghiera tipicamente me-ditativa e corrisponde, in qualche modo, alla «pre-ghiera del cuore» o «preghiera di Gesù» germoglia-ta sull’humus dell’Oriente cristiano.

Preghiera per la pace e per la famiglia

6. A dare maggiore attualità al rilancio del Rosa-rio si aggiungono alcune circostanze storiche. Primafra esse, l’urgenza di invocare da Dio il dono dellapace. Il Rosario è stato più volte proposto dai mieiPredecessori e da me stesso come preghiera per lapace. All’inizio di un Millennio, che è cominciatocon le raccapriccianti scene dell’attentato dell’11settembre 2001 e che registra ogni giorno in tanteparti del mondo nuove situazioni di sangue e di vio-lenza, riscoprire il Rosario significa immergersi nel-la contemplazione del mistero di Colui che «è la no-stra pace» avendo fatto «dei due un popolo solo, ab-battendo il muro di separazione che era frammezzo,cioè l’inimicizia» (Ef 2,14). Non si può quindi reci-tare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un precisoimpegno di servizio alla pace, con una particolareattenzione alla terra di Gesù, ancora così provata, etanto cara al cuore cristiano.

Analoga urgenza di impegno e di preghiera emer-

10 Ibid., 33, l.c., 289.

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ge su un altro versante critico del nostro tempo,quello della famiglia, cellula della società, semprepiù insidiata da forze disgregatrici a livello ideolo-gico e pratico, che fanno temere per il futuro di que-sta fondamentale e irrinunciabile istituzione e, conessa, per le sorti dell’intera società. Il rilancio delRosario nelle famiglie cristiane, nel quadro di unapiù larga pastorale della famiglia, si propone comeaiuto efficace per arginare gli effetti devastanti diquesta crisi epocale.

«Ecco la tua madre!» (Gv 19,27)

7. Numerosi segni dimostrano quanto la VergineSanta voglia anche oggi esercitare, proprio attraver-so questa preghiera, la premura materna alla quale ilRedentore moribondo affidò, nella persona del di-scepolo prediletto, tutti i figli della Chiesa: «Donna,ecco il tuo figlio!» (Gv 19,26). Sono note le svariatecircostanze, tra il diciannovesimo e il ventesimo se-colo, nelle quali la Madre di Cristo ha fatto in qual-che modo sentire la sua presenza e la sua voce peresortare il Popolo di Dio a questa forma di orazionecontemplativa. Desidero in particolare ricordare, perl’incisiva influenza che conservano nella vita deicristiani e per l’autorevole riconoscimento avutodalla Chiesa, le apparizioni di Lourdes e di Fatima,11

i cui rispettivi santuari sono meta di numerosi pelle-grini, in cerca di sollievo e di speranza.

11 È noto e va ribadito che le rivelazioni private non sono dellastessa natura della rivelazione pubblica, normativa per tutta la Chie-sa. È compito del Magistero discernere e riconoscere l’autenticitàed il valore delle rivelazioni private per la pietà dei fedeli.

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Sulle orme dei testimoni

8. Sarebbe impossibile citare lo stuolo innumere-vole di Santi che hanno trovato nel Rosario un’au-tentica via di santificazione. Basterà ricordare sanLuigi Maria Grignion de Montfort, autore di unapreziosa opera sul Rosario,12 e, più vicino a noi, Pa-dre Pio da Pietrelcina, che ho avuto recentemente lagioia di canonizzare. Uno speciale carisma poi, qua-le vero apostolo del Rosario, ebbe il beato BartoloLongo. Il suo cammino di santità poggia su un’ispi-razione udita nel profondo del cuore: «Chi propagail Rosario è salvo!».13 Su questa base, egli si sentìchiamato a costruire a Pompei un tempio dedicatoalla Vergine del Santo Rosario sullo sfondo dei restidell’antica Città, appena lambita dall’annuncio cri-stiano prima di essere sepolta nel 79 dall’eruzionedel Vesuvio, ed emersa secoli dopo dalle sue ceneria testimonianza delle luci e delle ombre della civiltàclassica.

Con l’intera sua opera e, in particolare, attraver-so i «Quindici Sabati», Bartolo Longo sviluppò l’a-nima cristologica e contemplativa del Rosario, tro-vando particolare incoraggiamento e sostegno inLeone XIII, il «Papa del Rosario».

12 Il segreto meraviglioso del Santo Rosario per convertirsi esalvarsi: Opere, 1, Scritti spirituali, Roma 1990, pp. 729-843.

13 B. BARTOLO LONGO, Storia del Santuario di Pompei, Pompei1990, p. 59.

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CAPITOLO ICONTEMPLARE CRISTO CON MARIA

Un volto splendido come il sole

9. «E apparve trasfigurato davanti a loro; il suovolto brillò come il sole» (Mt 17,2). La scena evan-gelica della trasfigurazione di Cristo, nella quale itre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni appaionocome rapiti dalla bellezza del Redentore, può essereassunta ad icona della contemplazione cristiana.Fissare gli occhi sul volto di Cristo, riconoscerne ilmistero nel cammino ordinario e doloroso della suaumanità, fino a coglierne il fulgore divino definiti-vamente manifestato nel Risorto glorificato alla de-stra del Padre, è il compito di ogni discepolo di Cri-sto; è quindi anche compito nostro. Contemplandoquesto volto ci apriamo ad accogliere il mistero del-la vita trinitaria, per sperimentare sempre nuova-mente l’amore del Padre e godere della gioia delloSpirito Santo. Si realizza così anche per noi la paro-la di san Paolo: «Riflettendo come in uno specchiola gloria del Signore, veniamo trasformati in quellamedesima immagine, di gloria in gloria, secondol’azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 3,18).

Maria modello di contemplazione

10. La contemplazione di Cristo ha in Maria ilsuo modello insuperabile. Il volto del Figlio le ap-

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partiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si èplasmato, prendendo da Lei anche un’umana somi-glianza che evoca un’intimità spirituale certo anco-ra più grande. Alla contemplazione del volto di Cri-sto nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità diMaria. Gli occhi del suo cuore si concentrano inqualche modo su di Lui già nell’Annunciazione,quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo;nei mesi successivi comincia a sentirne la presenzae a presagirne i lineamenti. Quando finalmente lodà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carnesi portano teneramente sul volto del Figlio, mentrelo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia (cfLc 2,7).

Da allora il suo sguardo, sempre ricco di adoran-te stupore, non si staccherà più da Lui. Sarà talorauno sguardo interrogativo, come nell’episodio del-lo smarrimento nel tempio: «Figlio, perché ci haifatto così?» (Lc 2,48); sarà in ogni caso uno sguar-do penetrante, capace di leggere nell’intimo di Ge-sù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indo-vinarne le scelte, come a Cana (cf Gv 2,5); altrevolte sarà uno sguardo addolorato, soprattutto sottola croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguar-do della «partoriente», giacché Maria non si limi-terà a condividere la passione e la morte dell’Uni-genito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei conse-gnato nel discepolo prediletto (cf Gv 19,26-27); nelmattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per lagioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ar-dente per l’effusione dello Spirito nel giorno diPentecoste (cf At 1,14).

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I ricordi di Maria

11. Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesorodi ogni sua parola: «Serbava tutte queste cose medi-tandole nel suo cuore» (Lc 2,19; cf 2,51). I ricordi diGesù, impressi nel suo animo, l’hanno accompagna-ta in ogni circostanza, portandola a ripercorrere colpensiero i vari momenti della sua vita accanto al Fi-glio. Sono stati quei ricordi a costituire, in certo sen-so, il «rosario» che Ella stessa ha costantemente re-citato nei giorni della sua vita terrena.

Ed anche ora, tra i canti di gioia della Gerusalem-me celeste, i motivi del suo grazie e della sua lodepermangono immutati. Sono essi ad ispirare la suamaterna premura verso la Chiesa pellegrinante, nel-la quale Ella continua a sviluppare la trama del suo«racconto» di evangelizzatrice. Maria riproponecontinuamente ai credenti i «misteri» del suo Figlio,col desiderio che siano contemplati, affinché possa-no sprigionare tutta la loro forza salvifica. Quandorecita il Rosario, la comunità cristiana si sintonizzacol ricordo e con lo sguardo di Maria.

Rosario, preghiera contemplativa

12. Il Rosario, proprio a partire dall’esperienzadi Maria, è una preghiera spiccatamente contempla-tiva. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe sna-turato, come sottolineava Paolo VI: «Senza contem-plazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua re-cita rischia di divenire meccanica ripetizione di for-mule e di contraddire all’ammonimento di Gesù:“Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani,che credono di essere esauditi in ragione della loro

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loquacità” (Mt 6,7). Per sua natura la recita del Ro-sario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugiopensoso, che favoriscano nell’orante la meditazionedei misteri della vita del Signore, visti attraverso ilCuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne di-schiudano le insondabili ricchezze».14

Mette conto di soffermarci su questo profondopensiero di Paolo VI, per far emergere alcune di-mensioni del Rosario che meglio ne definiscono ilcarattere proprio di contemplazione cristologica.

Ricordare Cristo con Maria

13. Il contemplare di Maria è innanzitutto un ri-cordare. Occorre tuttavia intendere questa parolanel senso biblico della memoria (zakar), che attua-lizza le opere compiute da Dio nella storia della sal-vezza. La Bibbia è narrazione di eventi salvifici, chehanno il loro culmine in Cristo stesso. Questi eventinon sono soltanto un «ieri»; sono anche l’«oggi»della salvezza. Questa attualizzazione si realizza inparticolare nella Liturgia: ciò che Dio ha compiutosecoli or sono non riguarda soltanto i testimoni di-retti degli eventi, ma raggiunge con il suo dono digrazia l’uomo di ogni tempo. Ciò vale, in certo mo-do, anche di ogni altro devoto approccio a queglieventi: «farne memoria», in atteggiamento di fede edi amore, significa aprirsi alla grazia che Cristo ci haottenuto con i suoi misteri di vita, morte e risurre-zione.

14 Esort. ap. Marialis cultus (2 febbraio 1974), 47: AAS 66(1974), 156.

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Per questo, mentre va ribadito con il Concilio Va-ticano II che la Liturgia, quale esercizio dell’ufficiosacerdotale di Cristo e culto pubblico, è «il culmineverso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, lafonte da cui promana tutta la sua forza»,15 occorreanche ricordare che la vita spirituale «non si esauri-sce nella partecipazione alla sola sacra Liturgia. Ilcristiano chiamato alla preghiera in comune, nondi-meno deve anche entrare nella sua camera per pre-gare il Padre nel segreto (cf Mt 6,6); anzi, deve pre-gare incessantemente come insegna l’Apostolo (cf 1Ts 5,17)».16 Il Rosario si pone, con una sua specifi-cità, in questo variegato scenario della preghiera«incessante», e se la Liturgia, azione di Cristo e del-la Chiesa, è azione salvifica per eccellenza, il Rosa-rio, quale meditazione su Cristo con Maria, è con-templazione salutare. L’immergersi infatti, di miste-ro in mistero, nella vita del Redentore, fa sì chequanto Egli ha operato e la Liturgia attualizza vengaprofondamente assimilato e plasmi l’esistenza.

Imparare Cristo da Maria

14. Cristo è il Maestro per eccellenza, il rivelato-re e la rivelazione. Non si tratta solo di imparare lecose che Egli ha insegnato, ma di «imparare Lui».Ma quale maestra, in questo, più esperta di Maria?Se sul versante divino è lo Spirito il Maestro inte-riore che ci porta alla piena verità di Cristo (cf Gv14,26; 15,26; 16,13), tra gli esseri umani, nessuno

15 Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 10.16 Ibid., 12.

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meglio di Lei conosce Cristo, nessuno come la Ma-dre può introdurci a una conoscenza profonda delsuo mistero.

Il primo dei «segni» compiuto da Gesù – la tra-sformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana –ci mostra Maria appunto nella veste di maestra,mentre esorta i servi a eseguire le disposizioni diCristo (cf Gv 2,5). E possiamo immaginare che talefunzione Ella abbia svolto per i discepoli dopo l’A-scensione di Gesù, quando rimase con loro ad atten-dere lo Spirito Santo e li confortò nella prima mis-sione. Il passare con Maria attraverso le scene delRosario è come mettersi alla «scuola» di Maria perleggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne ilmessaggio.

Una scuola, quella di Maria, tanto più efficace, sesi pensa che Ella la svolge ottenendoci in abbondan-za i doni dello Spirito Santo e insieme proponendocil’esempio di quella «peregrinazione della fede»,17

nella quale è maestra incomparabile. Di fronte a ognimistero del Figlio, Ella ci invita, come nella sua An-nunciazione, a porre con umiltà gli interrogativi cheaprono alla luce, per concludere sempre con l’obbe-dienza della fede: «Sono la serva del Signore, av-venga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).

Conformarsi a Cristo con Maria

15. La spiritualità cristiana ha come suo caratterequalificante l’impegno del discepolo di conformarsi

17 CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gen-tium, 58.

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sempre più pienamente al suo Maestro (cf Rm 8,29;Fil 3,10.21). L’effusione dello Spirito nel Battesimoinserisce il credente come tralcio nella vite che èCristo (cf Gv 15,5), lo costituisce membro del suomistico Corpo (cf 1 Cor 12,12; Rm 12,5). A questaunità iniziale, tuttavia, deve corrispondere un cam-mino di assimilazione crescente a Lui, che orientisempre più il comportamento del discepolo secondola «logica» di Cristo: «Abbiate in voi gli stessi sen-timenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5). Occor-re, secondo le parole dell’Apostolo, «rivestirsi diCristo» (cf Rm 13,14; Gal 3,27).

Nel percorso spirituale del Rosario, basato sullacontemplazione incessante – in compagnia di Maria– del volto di Cristo, questo ideale esigente di con-formazione a Lui viene perseguito attraverso la viadi una frequentazione che potremmo dire «amica-le». Essa ci immette in modo naturale nella vita diCristo e ci fa come «respirare» i suoi sentimenti. Di-ce in proposito il beato Bartolo Longo: «Come dueamici, praticando frequentemente insieme, soglionoconformarsi anche nei costumi, così noi, conversan-do familiarmente con Gesù e la Vergine, nel medita-re i Misteri del Rosario, e formando insieme unamedesima vita con la Comunione, possiamo diveni-re, per quanto ne sia capace la nostra bassezza, si-mili ad essi, ed apprendere da questi sommi esem-plari il vivere umile, povero, nascosto, paziente eperfetto».18

Per questo processo di conformazione a Cristo,

18 I Quindici Sabati del Santissimo Rosario, 27a ed., Pompei1916, p. 27.

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nel Rosario, noi ci affidiamo in particolare all’azio-ne materna della Vergine Santa. Colei che di Cristo èla genitrice, mentre è essa stessa appartenente allaChiesa quale «membro eccelso e del tutto eccezio-nale»,19 è al tempo stesso la «Madre della Chiesa».Come tale continuamente «genera» figli al Corpomistico del Figlio. Lo fa mediante l’intercessione,implorando per essi l’effusione inesauribile delloSpirito. Ella è l’icona perfetta della maternità dellaChiesa.

Il Rosario ci trasporta misticamente accanto aMaria impegnata a seguire la crescita umana di Cri-sto nella casa di Nazareth. Ciò le consente di edu-carci e di plasmarci con la medesima sollecitudine,fino a che Cristo non «sia formato» in noi piena-mente (cf Gal 4,19). Questa azione di Maria, total-mente fondata su quella di Cristo e ad essa radical-mente subordinata, «non impedisce minimamentel’unione immediata dei credenti con Cristo, ma lafacilita».20 È il luminoso principio espresso dal Con-cilio Vaticano II, che ho sperimentato tanto forte-mente nella mia vita, facendone la base del miomotto episcopale: Totus tuus.21 Un motto, com’è no-to, ispirato alla dottrina di san Luigi Maria Grignionde Montfort, che così spiegava il ruolo di Maria nelprocesso di conformazione a Cristo di ciascuno dinoi: «Tutta la nostra perfezione consiste nell’essere

19 CONC. ECUM. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gen-tium, 53.

20 Ibid., 60.21 Cf Primo radiomessaggio Urbi et orbi (17 ottobre 1978): AAS

70 (1978), 927.

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conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò lapiù perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmen-te quella che ci conforma, unisce e consacra più per-fettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria lacreatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che,tra tutte le devozioni, quella che consacra e confor-ma di più un’anima a Nostro Signore è la devozionea Maria, sua santa Madre, e che più un’anima saràconsacrata a lei, più sarà consacrata a Gesù Cri-sto».22 Mai come nel Rosario la via di Cristo e quel-la di Maria appaiono così profondamente congiunte.Maria non vive che in Cristo e in funzione di Cristo!

Supplicare Cristo con Maria

16. Cristo ci ha invitati a rivolgerci a Dio con in-sistenza e fiducia per essere esauditi: «Chiedete e visarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aper-to» (Mt 7,7). Il fondamento di questa efficacia dellapreghiera è la bontà del Padre, ma anche la media-zione presso di Lui da parte di Cristo stesso (cf 1 Gv2,1) e l’azione dello Spirito Santo, che «intercedeper noi» secondo i disegni di Dio (cf Rm 8,26-27).Noi infatti «nemmeno sappiamo che cosa sia conve-niente domandare» (Rm 8,26) e talvolta non venia-mo esauditi perché «chiediamo male» (cf Gc 4,2-3).

A sostegno della preghiera, che Cristo e lo Spiri-to fanno sgorgare nel nostro cuore, interviene Mariacon la sua intercessione materna. «La preghiera del-la Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Ma-

22 Trattato della vera devozione a Maria, 120: Opere, 1, Scrittispirituali, Roma 1990, p. 430.

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ria».23 In effetti, se Gesù, unico Mediatore, è la Viadella nostra preghiera, Maria, pura trasparenza diLui, mostra la Via, ed «è a partire da questa singola-re cooperazione di Maria all’azione dello SpiritoSanto, che le Chiese hanno sviluppato la preghieraalla santa Madre di Dio, incentrandola sulla personadi Cristo manifestata nei suoi misteri».24 Alle nozzedi Cana il Vangelo mostra appunto l’efficacia del-l’intercessione di Maria, che si fa portavoce pressoGesù delle umane necessità: «Non hanno più vino»(Gv 2,3).

Il Rosario è insieme meditazione e supplica.L’insistente implorazione della Madre di Dio pog-gia sulla fiducia che la sua materna intercessionepuò tutto sul cuore del Figlio. Ella è «onnipotenteper grazia»,25 come, con audace espressione da bencomprendere, diceva nella sua Supplica alla Vergi-ne il beato Bartolo Longo. Una certezza, questa,che, a partire dal Vangelo, si è andata consolidandoper via di esperienza nel popolo cristiano. Il sommopoeta Dante la interpreta stupendamente, nella lineadi san Bernardo, quando canta: «Donna, se’ tantogrande e tanto vali, / che qual vuol grazia e a te nonricorre, / sua disianza vuol volar sanz’ali».26 Nel Ro-sario Maria, santuario dello Spirito Santo (cf Lc

23 Catechismo della Chiesa Cattolica, 2679.24 Ibid., 2675.25 La Supplica alla Regina del Santo Rosario, che si recita so-

lennemente due volte l’anno, in maggio e ottobre, fu composta dalbeato Bartolo Longo nel 1883, come adesione all’invito del PapaLeone XIII ai cattolici, nella sua prima Enciclica sul Rosario, perun impegno spirituale volto a fronteggiare i mali della società.

26 Divina Commedia, Par. XXXIII, 13-15.

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1,35), mentre è supplicata da noi, si pone per noi da-vanti al Padre che l’ha colmata di grazia e al Figlionato dal suo grembo, pregando con noi e per noi.

Annunciare Cristo con Maria

17. Il Rosario è anche un percorso di annuncio edi approfondimento, nel quale il mistero di Cristoviene continuamente ripresentato ai diversi livellidell’esperienza cristiana. Il modulo è quello di unapresentazione orante e contemplativa, che mira aplasmare il discepolo secondo il cuore di Cristo. Ineffetti, se nella recita del Rosario tutti gli elementiper un’efficace meditazione vengono adeguatamen-te valorizzati, ne nasce, specialmente nella celebra-zione comunitaria nelle parrocchie e nei santuari,una significativa opportunità catechetica che i Pa-stori devono saper cogliere. La Vergine del Rosariocontinua anche in questo modo la sua opera di an-nuncio di Cristo. La storia del Rosario mostra comequesta preghiera sia stata utilizzata specialmente daiDomenicani, in un momento difficile per la Chiesaa motivo del diffondersi dell’eresia. Oggi siamo da-vanti a nuove sfide. Perché non riprendere in manola Corona con la fede di chi ci ha preceduto? Il Ro-sario conserva tutta la sua forza e rimane una risorsanon trascurabile nel corredo pastorale di ogni buonevangelizzatore.

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CAPITOLO IIMISTERI DI CRISTO -

MISTERI DELLA MADRE

Il Rosario «compendio del Vangelo»

18. Alla contemplazione del volto di Cristo nonci si introduce che ascoltando, nello Spirito, la vocedel Padre, perché «nessuno conosce il Figlio se nonil Padre» (Mt 11,27). Nei pressi di Cesarea di Filip-po, di fronte alla confessione di Pietro, Gesù preci-serà la fonte di una così limpida intuizione della suaidentità: «Né la carne né il sangue te l’hanno rivela-to, ma il Padre mio che sta nei cieli» (Mt 16,17). Ènecessaria dunque la rivelazione dall’alto. Ma peraccoglierla, è indispensabile mettersi in ascolto:«Solo l’esperienza del silenzio e della preghiera of-fre l’orizzonte adeguato in cui può maturare e svi-lupparsi la conoscenza più vera, aderente e coeren-te, di quel mistero».27

Il Rosario è uno dei percorsi tradizionali dellapreghiera cristiana applicata alla contemplazionedel volto di Cristo. Così lo descrisse il Papa PaoloVI: «Preghiera evangelica, incentrata nel misterodell’incarnazione redentrice, il Rosario è, dunque,preghiera di orientamento nettamente cristologico.Infatti, il suo elemento caratteristico – la ripetizione

27 GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gen-naio 2001), 20: AAS 93 (2001), 279.

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litanica del «Rallegrati, Maria» – diviene anch’essolode incessante a Cristo, termine ultimo dell’annun-cio dell’Angelo e del saluto della madre del Batti-sta: «Benedetto il frutto del tuo seno» (Lc 1,42). Di-remo di più: la ripetizione dell’Ave Maria costitui-sce l’ordito, sul quale si sviluppa la contemplazionedei misteri: il Gesù che ogni Ave Maria richiama, èquello stesso che la successione dei misteri ci propo-ne, a volta a volta, Figlio di Dio e della Vergine».28

Una opportuna integrazione

19. Dei tanti misteri della vita di Cristo, il Rosa-rio, così come si è consolidato nella pratica più co-mune avvalorata dall’autorità ecclesiale, ne additasolo alcuni. Tale selezione è stata imposta dall’ordi-to originario di questa preghiera, che si venne orga-nizzando sul numero 150 corrispondente a quellodei Salmi.

Ritengo tuttavia che, per potenziare lo spessorecristologico del Rosario, sia opportuna un’integra-zione che, pur lasciata alla libera valorizzazione deisingoli e delle comunità, gli consenta di abbracciareanche i misteri della vita pubblica di Cristo tra ilBattesimo e la Passione. È infatti nell’arco di questimisteri che contempliamo aspetti importanti dellapersona di Cristo quale rivelatore definitivo di Dio.Egli è Colui che, dichiarato Figlio diletto del Padrenel Battesimo al Giordano, annuncia la venuta delRegno, la testimonia con le opere, ne proclama le

28 Esort. ap. Marialis cultus (2 febbraio 1974), 46: AAS 66(1974), 155.

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esigenze. È negli anni della vita pubblica che il mi-stero di Cristo si mostra a titolo speciale quale mi-stero di luce: «Finché sono nel mondo, sono la lucedel mondo» (Gv 9,5).

Affinché il Rosario possa dirsi in modo più pieno«compendio del Vangelo», è perciò convenienteche, dopo aver ricordato l’incarnazione e la vita na-scosta di Cristo (misteri della gioia), e prima di sof-fermarsi sulle sofferenze della passione (misteri deldolore), e sul trionfo della risurrezione (misteri del-la gloria), la meditazione si porti anche su alcunimomenti particolarmente significativi della vitapubblica (misteri della luce). Questa integrazione dinuovi misteri, senza pregiudicare nessun aspetto es-senziale dell’assetto tradizionale di questa preghie-ra, è destinata a farla vivere con rinnovato interessenella spiritualità cristiana, quale vera introduzionealla profondità del Cuore di Cristo, abisso di gioia edi luce, di dolore e di gloria.

Misteri della gioia

20. Il primo ciclo, quello dei «misteri gaudiosi»,è effettivamente caratterizzato dalla gioia che irra-dia dall’evento dell’Incarnazione. Ciò è evidente findall’Annunciazione, dove il saluto di Gabriele allaVergine di Nazareth si riallaccia all’invito alla gioiamessianica: «Rallegrati, Maria». A questo annuncioapproda tutta la storia della salvezza, anzi, in certomodo, la storia stessa del mondo. Se infatti il dise-gno del Padre è di ricapitolare in Cristo tutte le cose(cf Ef 1,10), è l’intero universo che in qualche modoè raggiunto dal divino favore con cui il Padre si chi-

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na su Maria per renderla Madre del suo Figlio. A suavolta, tutta l’umanità è come racchiusa nel fiat concui Ella prontamente corrisponde alla volontà diDio.

All’insegna dell’esultanza è poi la scena dell’in-contro con Elisabetta, dove la voce stessa di Maria ela presenza di Cristo nel suo grembo fanno «sussul-tare di gioia» Giovanni (cf Lc 1,44). Soffusa di leti-zia è la scena di Betlemme, in cui la nascita del Bim-bo divino, il Salvatore del mondo, è cantata dagliangeli e annunciata ai pastori proprio come «unagrande gioia» (Lc 2,10).

Ma già i due ultimi misteri, pur conservando ilsapore della gioia, anticipano i segni del dramma.La presentazione al tempio, infatti, mentre esprimela gioia della consacrazione e immerge nell’estasi ilvecchio Simeone, registra anche la profezia del «se-gno di contraddizione» che il Bimbo sarà per Israelee della spada che trafiggerà l’anima della Madre (cfLc 2,34-35). Gioioso e insieme drammatico è purel’episodio di Gesù dodicenne al tempio. Egli qui ap-pare nella sua divina sapienza, mentre ascolta e in-terroga, e sostanzialmente nella veste di colui che«insegna». La rivelazione del suo mistero di Figliotutto dedito alle cose del Padre è annuncio di quellaradicalità evangelica che pone in crisi anche i lega-mi più cari dell’uomo, di fronte alle esigenze asso-lute del Regno. Gli stessi Giuseppe e Maria, trepi-danti e angosciati, «non compresero le sue parole»(Lc 2,50).

Meditare i misteri «gaudiosi» significa così en-trare nelle motivazioni ultime e nel significato pro-fondo della gioia cristiana. Significa fissare lo sguar-

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do sulla concretezza del mistero dell’Incarnazione esull’oscuro preannuncio del mistero del dolore sal-vifico. Maria ci conduce ad apprendere il segretodella gioia cristiana, ricordandoci che il cristianesi-mo è innanzitutto euanghelion, «buona notizia», cheha il suo centro, anzi il suo stesso contenuto, nellapersona di Cristo, il Verbo fatto carne, unico Salva-tore del mondo.

Misteri della luce

21. Passando dall’infanzia e dalla vita di Naza-reth alla vita pubblica di Gesù, la contemplazione ciporta su quei misteri che si possono chiamare, a ti-tolo speciale, «misteri della luce». In realtà, è tuttoil mistero di Cristo che è luce. Egli è «la luce delmondo» (Gv 8,12). Ma questa dimensione emergeparticolarmente negli anni della vita pubblica,quando Egli annuncia il vangelo del Regno. Volendoindicare alla comunità cristiana cinque momenti si-gnificativi – misteri «luminosi» – di questa fase del-la vita di Cristo, ritengo che essi possano essere op-portunamente individuati: 1. nel suo Battesimo alGiordano, 2. nella sua auto-rivelazione alle nozze diCana, 3. nell’annuncio del Regno di Dio con l’invi-to alla conversione, 4. nella sua Trasfigurazione e,infine, 5. nell’istituzione dell’Eucaristia, espressio-ne sacramentale del mistero pasquale.

Ognuno di questi misteri è rivelazione del Regnoormai giunto nella persona stessa di Gesù. È miste-ro di luce innanzitutto il Battesimo al Giordano.Qui, mentre il Cristo scende, quale innocente che sifa «peccato» per noi (cf 2 Cor 5,21), nell’acqua del

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fiume, il cielo si apre e la voce del Padre lo procla-ma Figlio diletto (cf Mt 3,17 e par.), mentre lo Spiri-to scende su di Lui per investirlo della missione chelo attende. Mistero di luce è l’inizio dei segni a Ca-na (cf Gv 2,1-12), quando Cristo, cambiando l’ac-qua in vino, apre alla fede il cuore dei discepoli gra-zie all’intervento di Maria, la prima dei credenti.Mistero di luce è la predicazione con la quale Gesùannuncia l’avvento del Regno di Dio e invita allaconversione (cf Mc 1,15), rimettendo i peccati di chisi accosta a Lui con umile fiducia (cf Mc 2,3-13; Lc7,47-48), inizio del ministero di misericordia cheEgli continuerà ad esercitare fino alla fine del mon-do, specie attraverso il sacramento della Riconcilia-zione affidato alla sua Chiesa (cf Gv 20,22-23). Mi-stero di luce per eccellenza è poi la Trasfigurazione,avvenuta, secondo la tradizione, sul Monte Tabor.La gloria della Divinità sfolgora sul volto di Cristo,mentre il Padre lo accredita agli Apostoli estasiatiperché lo ascoltino (cf Lc 9,35 e par.) e si disponga-no a vivere con Lui il momento doloroso della Pas-sione, per giungere con Lui alla gioia della Risurre-zione e a una vita trasfigurata dallo Spirito Santo.Mistero di luce è, infine, l’istituzione dell’Eucari-stia, nella quale Cristo si fa nutrimento con il suoCorpo e il suo Sangue sotto i segni del pane e del vi-no, testimoniando «sino alla fine» il suo amore perl’umanità (Gv 13,1), per la cui salvezza si offrirà insacrificio.

In questi misteri, tranne che a Cana, la presenzadi Maria rimane sullo sfondo. I Vangeli accennanoappena a qualche sua presenza occasionale in unmomento o nell’altro della predicazione di Gesù (cf

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Mc 3,31-35; Gv 2,12) e nulla dicono di un’eventua-le presenza nel Cenacolo al momento dell’istituzio-ne dell’Eucaristia. Ma la funzione che svolge a Ca-na accompagna, in qualche modo, tutto il camminodi Cristo. La rivelazione, che nel Battesimo al Gior-dano è offerta direttamente dal Padre ed è riecheg-giata dal Battista, sta a Cana sulla sua bocca, e di-venta la grande ammonizione materna che Ella ri-volge alla Chiesa di tutti i tempi: «Fate quello che vidirà» (Gv 2,5). È ammonizione, questa, che ben in-troduce parole e segni di Cristo durante la vita pub-blica, costituendo lo sfondo mariano di tutti i «mi-steri della luce».

Misteri del dolore

22. Ai misteri del dolore di Cristo i Vangeli dan-no grande rilievo. Da sempre la pietà cristiana, spe-cialmente nella Quaresima, attraverso la pratica del-la Via Crucis, si è soffermata sui singoli momentidella Passione, intuendo che è qui il culmine dellarivelazione dell’amore ed è qui la sorgente della no-stra salvezza. Il Rosario sceglie alcuni momenti del-la Passione, inducendo l’orante a fissarvi lo sguardodel cuore e a riviverli. Il percorso meditativo si aprecol Getsemani, lì dove Cristo vive un momento par-ticolarmente angoscioso di fronte alla volontà delPadre, alla quale la debolezza della carne sarebbetentata di ribellarsi. Lì Cristo si pone nel luogo ditutte le tentazioni dell’umanità, e di fronte a tutti ipeccati dell’umanità, per dire al Padre: «Non sia fat-ta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42 e par.). Que-sto suo «sì» ribalta il «no» dei progenitori nell’E-

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den. E quanto questa adesione alla volontà del Pa-dre debba costargli emerge dai misteri seguenti, neiquali, la salita al Calvario, con la flagellazione, lacoronazione di spine, la morte in croce, Egli è getta-to nella più grande abiezione: Ecce homo!

In questa abiezione è rivelato non soltanto l’amo-re di Dio, ma il senso stesso dell’uomo. Ecce homo:chi vuol conoscere l’uomo, deve saperne riconosce-re il senso, la radice e il compimento in Cristo, Dioche si abbassa per amore «fino alla morte, e allamorte di croce» (Fil 2,8). I misteri del dolore porta-no il credente a rivivere la morte di Gesù ponendosisotto la croce accanto a Maria, per penetrare con Leinell’abisso dell’amore di Dio per l’uomo e sentirnetutta la forza rigeneratrice.

Misteri della gloria

23. «La contemplazione del volto di Cristo nonpuò fermarsi all’immagine di Lui crocifisso. Egli èil Risorto!».29 Da sempre il Rosario esprime questaconsapevolezza della fede, invitando il credente adandare oltre il buio della Passione, per fissare losguardo sulla gloria di Cristo nella Risurrezione enell’Ascensione. Contemplando il Risorto il cristia-no riscopre le ragioni della propria fede (cf 1 Cor15,14), e rivive la gioia non soltanto di coloro aiquali Cristo si manifestò – gli Apostoli, la Maddale-na, i discepoli di Emmaus –, ma anche la gioia diMaria, che dovette fare un’esperienza non meno in-

29 GIOVANNI PAOLO II, Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gen-naio 2001), 28: AAS 93 (2001), 284.

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tensa della nuova esistenza del Figlio glorificato. Aquesta gloria che, con l’Ascensione, pone il Cristoalla destra del Padre, Ella stessa sarà sollevata conl’Assunzione, giungendo, per specialissimo privile-gio, ad anticipare il destino riservato a tutti i giusticon la risurrezione della carne. Coronata infine digloria – come appare nell’ultimo mistero glorioso –Ella rifulge quale Regina degli Angeli e dei Santi,anticipazione e vertice della condizione escatologi-ca della Chiesa.

Al centro di questo percorso di gloria del Figlio edella Madre, il Rosario pone, nel terzo mistero glo-rioso, la Pentecoste, che mostra il volto della Chiesaquale famiglia riunita con Maria, ravvivata dall’ef-fusione potente dello Spirito, pronta per la missioneevangelizzatrice. La contemplazione di questo, co-me degli altri misteri gloriosi, deve portare i creden-ti a prendere coscienza sempre più viva della loroesistenza nuova in Cristo, all’interno della realtàdella Chiesa, un’esistenza di cui la scena della Pen-tecoste costituisce la grande «icona». I misteri glo-riosi alimentano così nei credenti la speranza dellameta escatologica verso cui sono incamminati co-me membri del Popolo di Dio pellegrinante nellastoria. Ciò non può non spingerli ad una coraggiosatestimonianza di quel «lieto annunzio» che dà sensoa tutta la loro esistenza.

Dai «misteri» al «Mistero»: la via di Maria

24. Questi cicli meditativi proposti nel Santo Ro-sario non sono certo esaustivi, ma richiamano l’es-senziale, introducendo l’animo al gusto di una co-

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noscenza di Cristo che continuamente attinge allafonte pura del testo evangelico. Ogni singolo trattodella vita di Cristo, com’è narrato dagli Evangelisti,rifulge di quel Mistero che supera ogni conoscenza(cf Ef 3,19). È il Mistero del Verbo fatto carne, nelquale «abita corporalmente tutta la pienezza delladivinità» (Col 2,9). Per questo il Catechismo dellaChiesa Cattolica insiste tanto sui misteri di Cristo,ricordando che «tutto nella vita di Gesù è segno delsuo Mistero».30 Il «duc in altum» della Chiesa nelterzo Millennio si misura sulla capacità dei cristianidi «penetrare nella perfetta conoscenza del misterodi Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i te-sori della sapienza e della scienza» (Col 2,2-3). Aciascun battezzato è rivolto l’ardente auspicio dellaLettera agli Efesini: «Che il Cristo abiti per la fedenei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità,siate in grado di [...] conoscere l’amore di Cristo chesorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi ditutta la pienezza di Dio» (3,17-19).

Il Rosario si pone a servizio di questo ideale, of-frendo il «segreto» per aprirsi più facilmente a unaconoscenza profonda e coinvolgente di Cristo. Po-tremmo dirlo la via di Maria. È la via dell’esempiodella Vergine di Nazareth, donna di fede, di silenzioe di ascolto. È insieme la via di una devozione ma-riana animata dalla consapevolezza dell’inscindibi-le rapporto che lega Cristo alla sua Madre Santissi-ma: i misteri di Cristo sono anche, in certo senso, imisteri della Madre, persino quando non vi è diret-tamente coinvolta, per il fatto stesso che Ella vive di

30 N. 515.

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Lui e per Lui. Facendo nostre nell’Ave Maria le pa-role dell’angelo Gabriele e di sant’Elisabetta, ci sen-tiamo spinti a cercare sempre nuovamente in Maria,tra le sue braccia e nel suo cuore, il «frutto benedet-to del suo grembo» (cf Lc 1,42).

Mistero di Cristo, «mistero» dell’uomo

25. Nella già ricordata testimonianza del 1978sul Rosario quale mia preghiera prediletta, espressiun concetto sul quale desidero ritornare.

Dissi allora che «la semplice preghiera del Rosa-rio batte il ritmo della vita umana».31

Alla luce delle riflessioni finora svolte sui misteridi Cristo, non è difficile approfondire questa impli-cazione antropologica del Rosario. Un’implicazionepiù radicale di quanto non appaia a prima vista. Chisi pone in contemplazione di Cristo ripercorrendo letappe della sua vita, non può non cogliere in Lui an-che la verità sull’uomo. È la grande affermazione delConcilio Vaticano II, che fin dalla Lettera enciclicaRedemptor hominis ho fatto tante volte oggetto delmio magistero: «In realtà, il mistero dell’uomo si il-lumina veramente soltanto nel mistero del Verbo in-carnato».32 Il Rosario aiuta ad aprirsi a questa luce.Seguendo il cammino di Cristo, nel quale il cammi-no dell’uomo è «ricapitolato»,33 svelato e redento, ilcredente si pone davanti all’immagine dell’uomo ve-

31 Angelus del 29 ottobre 1978: Insegnamenti I (1978), 76.32 Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium

et spes, 22.33 S. IRENEO DI LIONE, Contro le eresie, III, 18, 1: PG 7, 932.

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ro. Contemplando la sua nascita impara la sacralitàdella vita, guardando alla casa di Nazareth apprendela verità originaria sulla famiglia secondo il disegnodi Dio, ascoltando il Maestro nei misteri della vitapubblica attinge la luce per entrare nel Regno di Dioe, seguendolo sulla via del Calvario, impara il sensodel dolore salvifico. Infine, contemplando Cristo esua Madre nella gloria, vede il traguardo a cui cia-scuno di noi è chiamato, se si lascia sanare e trasfi-gurare dallo Spirito Santo. Si può dire così che cia-scun mistero del Rosario, ben meditato, getta lucesul mistero dell’uomo.

Al tempo stesso, diventa naturale portare a que-sto incontro con la santa umanità del Redentore itanti problemi, assilli, fatiche e progetti che segnanola nostra vita. «Getta sul Signore il tuo affanno, edegli ti darà sostegno» (Sal 55,23). Meditare col Ro-sario significa consegnare i nostri affanni ai cuorimisericordiosi di Cristo e della Madre sua. A distan-za di venticinque anni, ripensando alle prove chenon sono mancate nemmeno nell’esercizio del mi-nistero petrino, mi sento di ribadire, quasi come uncaldo invito rivolto a tutti perché ne facciano perso-nale esperienza: sì, davvero il Rosario «batte il rit-mo della vita umana», per armonizzarla col ritmodella vita divina, nella gioiosa comunione della San-ta Trinità, destino e anelito della nostra esistenza.

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CAPITOLO IIIPER ME VIVERE È CRISTO

Il Rosario, via di assimilazione del mistero

26. La meditazione dei misteri di Cristo è propo-sta nel Rosario con un metodo caratteristico, atto persua natura a favorire la loro assimilazione. È il me-todo basato sulla ripetizione. Ciò vale innanzituttoper l’Ave Maria, ripetuta per ben dieci volte ad ognimistero. Se si guarda superficialmente a questa ripe-tizione, si potrebbe essere tentati di ritenere il Rosa-rio una pratica arida e noiosa. Ben altra considera-zione, invece, si può giungere ad avere della Coro-na, se la si considera come espressione di quell’a-more che non si stanca di tornare alla persona amatacon effusioni che, pur simili nella manifestazione,sono sempre nuove per il sentimento che le pervade.

In Cristo, Dio ha assunto davvero un «cuore dicarne». Egli non ha soltanto un cuore divino, riccodi misericordia e di perdono, ma anche un cuoreumano, capace di tutte le vibrazioni dell’affetto. Seavessimo bisogno in proposito di una testimonianzaevangelica, non sarebbe difficile trovarla nel toccan-te dialogo di Cristo con Pietro dopo la Risurrezione:«Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Per ben trevolte è posta la domanda, per ben tre volte è data larisposta: «Signore, tu lo sai che ti voglio bene» (cfGv 21,15-17). Al di là dello specifico significato delbrano, così importante per la missione di Pietro, a

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nessuno sfugge la bellezza di questa triplice ripeti-zione, in cui l’insistente richiesta e la relativa rispo-sta si esprimono in termini ben noti all’esperienzauniversale dell’amore umano. Per comprendere ilRosario, bisogna entrare nella dinamica psicologicache è propria dell’amore.

Una cosa è chiara: se la ripetizione dell’Ave Ma-ria si rivolge direttamente a Maria, con Lei e attra-verso di Lei è in definitiva a Gesù che va l’atto diamore. La ripetizione si alimenta del desiderio diuna conformazione sempre più piena a Cristo, vero«programma» della vita cristiana. San Paolo haenunciato questo programma con parole infuocate:«Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno»(Fil 1,21). E ancora: «Non sono più io che vivo, maCristo vive in me» (Gal 2,20). Il Rosario ci aiuta acrescere in questa conformazione fino al traguardodella santità.

Un metodo valido...

27. Che il rapporto con Cristo possa avvalersi an-che dell’aiuto di un metodo non deve stupire. Iddiosi comunica all’uomo rispettando il modo di esseredella nostra natura ed i suoi ritmi vitali. Per questo laspiritualità cristiana, pur conoscendo le forme piùsublimi del silenzio mistico, nel quale tutte le im-magini, le parole e i gesti sono come superati dal-l’intensità di una unione ineffabile dell’uomo conDio, è normalmente segnata dal coinvolgimento to-tale della persona, nella sua complessa realtà psico-fisica e relazionale.

Questo appare in modo evidente nella Liturgia. I

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Sacramenti e i sacramentali sono strutturati con unaserie di riti, che chiamano in causa le diverse dimen-sioni della persona. Anche la preghiera non liturgicaesprime la stessa esigenza. Lo conferma il fatto che,in Oriente, la più caratteristica preghiera della medi-tazione cristologica, quella centrata sulle parole:«Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà dime peccatore»,34 è tradizionalmente legata al ritmodel respiro, che, mentre favorisce la perseveranzanell’invocazione, assicura quasi una densità fisica aldesiderio che Cristo diventi il respiro, l’anima e il«tutto» della vita.

...che tuttavia può essere migliorato

28. Ho ricordato, nella Lettera apostolica Novomillennio ineunte, che c’è oggi anche in Occidenteuna rinnovata esigenza di meditazione, che trova avolte in altre religioni modalità piuttosto accattivan-ti.35 Non mancano i cristiani che, per la poca cono-scenza della tradizione contemplativa cristiana, silasciano allettare da quelle proposte. Esse tuttavia,pur avendo elementi positivi e talvolta integrabilicon l’esperienza cristiana, nascondono spesso unfondo ideologico inaccettabile. Anche in quelleesperienze è molto in voga una metodologia che,mirando al traguardo di un’alta concentrazione spi-rituale, si avvale di tecniche di carattere psico-fisico,ripetitive e simboliche. Il Rosario si pone in questoquadro universale della fenomenologia religiosa, ma

34 Catechismo della Chiesa Cattolica, 2616.35 Cf n. 33: AAS 93 (2001), 289.

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si delinea con caratteristiche proprie, che rispondo-no alle esigenze tipiche della specificità cristiana.

In effetti, esso non è che un metodo per contem-plare. Come metodo, va utilizzato in relazione al fi-ne e non può diventare fine a se stesso. Tuttavia, es-sendo frutto di secolare esperienza, anche il metodonon va sottovalutato. Milita a suo favore l’esperien-za di innumerevoli Santi. Ciò non toglie, però, cheesso possa essere migliorato. Proprio a questo miral’integrazione, nel ciclo dei misteri, della nuova se-rie dei mysteria lucis, unitamente ad alcuni suggeri-menti relativi alla recita che propongo in questa Let-tera. Con essi, pur rispettando la struttura ampia-mente consolidata di questa preghiera, vorrei aiuta-re i fedeli a comprenderla nei suoi risvolti simbolici,in sintonia con le esigenze della vita quotidiana.Senza questo, c’è il rischio che il Rosario non solonon produca gli effetti spirituali auspicati, ma persi-no che la corona, con la quale si è soliti recitarlo, fi-nisca per essere sentita alla stregua di un amuleto odi un oggetto magico, con un radicale travisamentodel suo senso e della sua funzione.

L’enunciazione del mistero

29. Enunciare il mistero, e magari avere l’oppor-tunità di fissare contestualmente un’icona che lo raf-figuri, è come aprire uno scenario su cui concentra-re l’attenzione. Le parole guidano l’immaginazionee l’animo a quel determinato episodio o momentodella vita di Cristo. Nella spiritualità che si è svilup-pata nella Chiesa, sia la venerazione di icone che lemolte devozioni ricche di elementi sensibili, come

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anche lo stesso metodo proposto da sant’Ignazio diLoyola negli Esercizi Spirituali, hanno fatto ricorsoall’elemento visivo e immaginativo (la compositioloci), ritenendolo di grande aiuto per favorire la con-centrazione dell’animo sul mistero. È una metodolo-gia, del resto, che corrisponde alla logica stessa del-l’Incarnazione: Dio ha voluto prendere, in Gesù, li-neamenti umani. È attraverso la sua realtà corporeache noi veniamo condotti a prendere contatto con ilsuo mistero divino.

A questa esigenza di concretezza risponde anchel’enunciazione dei vari misteri del Rosario. Certo,essi non sostituiscono il Vangelo e neppure richia-mano tutte le sue pagine. Il Rosario, pertanto, nonsostituisce la lectio divina, al contrario la suppone ela promuove. Ma se i misteri considerati nel Rosario,anche con il completamento dei mysteria lucis, si li-mitano alle linee fondamentali della vita di Cristo,da essi l’animo può facilmente spaziare sul resto delVangelo, soprattutto quando il Rosario è recitato inparticolari momenti di prolungato raccoglimento.

L’ascolto della Parola di Dio

30. Per dare fondamento biblico e maggiore pro-fondità alla meditazione, è utile che l’enunciazionedel mistero sia seguita dalla proclamazione di unpasso biblico corrispondente che, a seconda dellecircostanze, può essere più o meno ampio. Le altreparole, infatti, non raggiungono mai l’efficacia pro-pria della parola ispirata. Questa va ascoltata con lacertezza che è Parola di Dio, pronunciata per l’oggie «per me».

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Accolta così, essa entra nella metodologia di ri-petizione del Rosario senza suscitare la noia che sa-rebbe causata dal semplice richiamo di un’informa-zione ormai ben acquisita. No, non si tratta di ripor-tare alla memoria un’informazione, ma di lasciar«parlare» Dio. In qualche occasione solenne e co-munitaria, questa parola può essere opportunamenteillustrata da qualche breve commento.

Il silenzio

31. L’ascolto e la meditazione si nutrono di silen-zio. È opportuno che, dopo l’enunciazione del miste-ro e la proclamazione della Parola, per un congruoperiodo di tempo ci si fermi a fissare lo sguardo sulmistero meditato, prima di iniziare la preghiera voca-le. La riscoperta del valore del silenzio è uno dei se-greti per la pratica della contemplazione e della me-ditazione. Tra i limiti di una società fortemente tec-nologizzata e mass-mediatica, c’è anche il fatto cheil silenzio diventa sempre più difficile. Come nellaLiturgia sono raccomandati momenti di silenzio, an-che nella recita del Rosario una breve pausa è oppor-tuna dopo l’ascolto della Parola di Dio, mentre l’ani-mo si fissa sul contenuto di un determinato mistero.

Il «Padre nostro»

32. Dopo l’ascolto della Parola e la focalizzazio-ne del mistero è naturale che l’animo si innalzi ver-so il Padre. Gesù, in ciascuno dei suoi misteri, ciporta sempre al Padre, a cui Egli continuamente sirivolge, perché nel suo «seno» riposa (cf Gv 1,18).

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Nell’intimità del Padre Egli ci vuole introdurre, per-ché diciamo con Lui «Abbà, Padre» (Rm 8,15; Gal4,6). È in rapporto al Padre che Egli ci fa fratellisuoi e fratelli tra di noi, comunicandoci lo Spiritoche è suo e del Padre insieme. Il Padre nostro, postoquasi come fondamento alla meditazione cristologi-co-mariana che si sviluppa attraverso la ripetizionedell’Ave Maria, rende la meditazione del mistero,anche quando è compiuta in solitudine, un’esperien-za ecclesiale.

Le dieci «Ave Maria»

33. È questo l’elemento più corposo del Rosarioe insieme quello che ne fa una preghiera mariana pereccellenza. Ma proprio alla luce dell’Ave Maria bencompresa, si avverte con chiarezza che il caratteremariano non solo non si oppone a quello cristologi-co, ma anzi lo sottolinea e lo esalta. La prima partedell’Ave Maria, infatti, desunta dalle parole rivoltea Maria dall’angelo Gabriele e da sant’Elisabetta, ècontemplazione adorante del mistero che si compienella Vergine di Nazareth. Esse esprimono, per cosìdire, l’ammirazione del cielo e della terra e fanno,in certo senso, trapelare l’incanto di Dio stesso nelcontemplare il suo capolavoro – l’incarnazione delFiglio nel grembo verginale di Maria –, nella lineadi quel gioioso sguardo della Genesi (cf Gn 1,31),di quell’originario «pathos con cui Dio, all’alba del-la creazione, guardò all’opera delle sue mani».36 Il

36 GIOVANNI PAOLO II, Lettera agli artisti (4 aprile 1999), 1: AAS91 (1999), 1155.

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ripetersi, nel Rosario, dell’Ave Maria, ci pone sul-l’onda dell’incanto di Dio: è giubilo, stupore, ri-conoscimento del più grande miracolo della storia.È il compimento della profezia di Maria: «D’ora inpoi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc1,48).

Il baricentro dell’Ave Maria, quasi cerniera trala prima e la seconda parte, è il nome di Gesù. Tal-volta, nella recitazione frettolosa, questo baricentrosfugge, e con esso anche l’aggancio al mistero diCristo che si sta contemplando. Ma è proprio dal-l’accento che si dà al nome di Gesù e al suo misteroche si contraddistingue una significativa e fruttuosarecita del Rosario. Già Paolo VI ricordò, nell’Esor-tazione apostolica Marialis cultus, l’uso praticatoin alcune regioni di dar rilievo al nome di Cristo,aggiungendovi una clausola evocatrice del misteroche si sta meditando.37 È un uso lodevole, specienella recita pubblica. Esso esprime con forza la fedecristologica, applicata ai diversi momenti della vitadel Redentore. È professione di fede e, al tempostesso, aiuto a tener desta la meditazione, consen-tendo di vivere la funzione assimilante, insita nellaripetizione dell’Ave Maria, rispetto al mistero diCristo. Ripetere il nome di Gesù – l’unico nome nelquale ci è dato di sperare salvezza (cf At 4,12) – in-trecciato con quello della Madre Santissima, e qua-

37 Cf n. 46: AAS 66 (1974), 155. Quest’uso è stato anche recen-temente lodato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disci-plina dei Sacramenti nel Direttorio su pietà popolare e liturgia.Principi e orientamenti (17 dicembre 2001), 201, Città del Vatica-no 2002, p. 165.

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si lasciando che sia Lei stessa a suggerirlo a noi, co-stituisce un cammino di assimilazione, che mira afarci entrare sempre più profondamente nella vita diCristo.

Dallo specialissimo rapporto con Cristo, che fadi Maria la Madre di Dio, la Theotókos, deriva, poi,la forza della supplica con la quale a Lei ci rivolgia-mo nella seconda parte della preghiera, affidando al-la sua materna intercessione la nostra vita e l’oradella nostra morte.

Il «Gloria»

34. La dossologia trinitaria è il traguardo dellacontemplazione cristiana. Cristo è infatti la via checi conduce al Padre nello Spirito. Se percorriamo fi-no in fondo questa via, ci ritroviamo continuamentedi fronte al mistero delle tre Persone divine da loda-re, adorare, ringraziare. È importante che il Gloria,culmine della contemplazione, sia messo bene inevidenza nel Rosario. Nella recita pubblica potreb-be essere cantato, per dare opportuna enfasi a questaprospettiva strutturale e qualificante di ogni preghie-ra cristiana.

Nella misura in cui la meditazione del mistero èstata attenta, profonda, ravvivata – di Ave in Ave –dall’amore per Cristo e per Maria, la glorificazionetrinitaria ad ogni diecina, lungi dal ridursi ad una ra-pida conclusione, acquista il suo giusto tono con-templativo, come per elevare l’animo all’altezza delParadiso e farci rivivere, in qualche modo, l’espe-rienza del Tabor, anticipazione della contemplazio-ne futura: «È bello per noi stare qui» (Lc 9,33).

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La giaculatoria finale

35. Nella pratica corrente del Rosario, dopo ladossologia trinitaria segue una giaculatoria, che va-ria a seconda delle consuetudini. Senza nulla toglie-re al valore di tali invocazioni, sembra opportuno ri-levare che la contemplazione dei misteri potrà me-glio esprimere tutta la sua fecondità, se si avrà curadi far sì che ciascun mistero si concluda con unapreghiera volta ad ottenere i frutti specifici dellameditazione di quel mistero. In questo modo il Ro-sario potrà esprimere con maggiore efficacia il suolegame con la vita cristiana. Lo suggerisce una bellaorazione liturgica, che ci invita a chiedere di potergiungere, meditando i misteri del Rosario, ad «imi-tare ciò che contengono e ad ottenere ciò che pro-mettono».38

Tale preghiera finale potrà ispirarsi, come giàsuccede, a una legittima varietà. Il Rosario acquistain tal modo anche una fisionomia più adeguata allevarie tradizioni spirituali e alle varie comunità cri-stiane. In questa prospettiva, è auspicabile che sidiffondano, col debito discernimento pastorale, leproposte più significative, magari sperimentate incentri e santuari mariani particolarmente attenti allapratica del Rosario, in modo che il Popolo di Diopossa avvalersi di ogni autentica ricchezza spiritua-le, traendone nutrimento per la propria contempla-zione.

38 «...concede, quaesumus, ut haec mysteria sacratissimo bea-tae Mariae Virginis Rosario recolentes, et imitemur quod continent,et quod promittunt assequamur»: Missale Romanum 1960, In festoB.M. Virginis a Rosario.

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La «corona»

36. Strumento tradizionale per la recita del Rosa-rio è la corona. Nella pratica più superficiale, essafinisce per essere spesso un semplice strumento diconteggio per registrare il succedersi delle Ave Ma-ria. Ma essa si presta anche ad esprimere un simbo-lismo, che può dare ulteriore spessore alla contem-plazione.

A tal proposito, la prima cosa da notare è comela corona converga verso il Crocifisso, che apre co-sì e chiude il cammino stesso dell’orazione. In Cri-sto è centrata la vita e la preghiera dei credenti. Tut-to parte da Lui, tutto tende a Lui, tutto, medianteLui, nello Spirito Santo, giunge al Padre.

In quanto strumento di conteggio, che scandiscel’avanzare della preghiera, la corona evoca l’inces-sante cammino della contemplazione e della perfe-zione cristiana. Il beato Bartolo Longo la vedeva an-che come una «catena» che ci lega a Dio. Catena, sì,ma catena dolce; tale sempre si rivela il rapporto conun Dio che è Padre. Catena «filiale», che ci pone insintonia con Maria, la «serva del Signore» (Lc 1,38),e, in definitiva, con Cristo stesso, che, pur essendoDio, si fece «servo» per amore nostro (Fil 2,7).

Bello è anche estendere il significato simbolicodella corona al nostro rapporto reciproco, ricordan-do con essa il vincolo di comunione e di fraternitàche tutti ci lega in Cristo.

Avvio e chiusa

37. Sono vari, nella prassi corrente, i modi di in-trodurre il Rosario nei diversi contesti ecclesiali. In

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alcune regioni, si suole iniziare con l’invocazionedel Salmo 69: «O Dio, vieni a salvarmi; Signore,vieni presto in mio aiuto», quasi ad alimentare nel-l’orante l’umile consapevolezza della propria indi-genza; altrove, invece, l’avvio avviene con la recitadel Credo, quasi a mettere la professione di fede afondamento del cammino contemplativo che si in-traprende. Questi e simili modi, nella misura in cuiben dispongono l’animo alla contemplazione, sonousi ugualmente legittimi. La recita è poi conclusacon la preghiera secondo le intenzioni del Papa, perallargare lo sguardo di chi prega sull’ampio orizzon-te delle necessità ecclesiali. È proprio per incorag-giare questa proiezione ecclesiale del Rosario che laChiesa ha voluto arricchirlo di sante indulgenze perchi lo recita con le debite disposizioni.

In effetti, se vissuto così, il Rosario diventa vera-mente un percorso spirituale, in cui Maria si fa ma-dre, maestra, guida, e sostiene il fedele con la suaintercessione potente. Come stupirsi se l’animo sen-te il bisogno, alla fine di questa preghiera, in cui hafatto intima esperienza della maternità di Maria, disciogliersi nelle lodi per la Vergine Santa, sia nellasplendida preghiera della Salve Regina, che in quel-la delle Litanie lauretane? È il coronamento di uncammino interiore, che ha portato il fedele a contat-to vivo con il mistero di Cristo e della sua MadreSantissima.

La distribuzione nel tempo

38. Il Rosario può essere recitato integralmenteogni giorno, e non manca chi lodevolmente lo fa.

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Esso viene così a riempire di orazione le giornate ditanti contemplativi, o a tener compagnia ad ammala-ti ed anziani che dispongono di tempo abbondante.Ma è ovvio – e ciò vale a maggior ragione, se si ag-giunge il nuovo ciclo dei mysteria lucis – che moltinon potranno recitarne che una parte, secondo uncerto ordine settimanale. Questa distribuzione setti-manale finisce per dare alle varie giornate della set-timana un certo «colore» spirituale, analogamente aquanto la Liturgia fa con le varie fasi dell’anno li-turgico.

Secondo la prassi corrente, il lunedì e il giovedìsono dedicati ai «misteri della gioia», il martedì e ilvenerdì ai «misteri del dolore», il mercoledì, il sa-bato e la domenica ai «misteri della gloria». Doveinserire i «misteri della luce»? Considerando che imisteri gloriosi sono riproposti di seguito il sabato ela domenica e che il sabato è tradizionalmente ungiorno a forte carattere mariano, sembra consigliabi-le spostare al sabato la seconda meditazione settima-nale dei misteri gaudiosi, nei quali la presenza diMaria è più pronunciata. Il giovedì resta così liberoproprio per la meditazione dei misteri della luce.

Questa indicazione non intende tuttavia limitareuna conveniente libertà nella meditazione personalee comunitaria, a seconda delle esigenze spirituali epastorali e soprattutto delle coincidenze liturgicheche possono suggerire opportuni adattamenti. Ciòche è veramente importante è che il Rosario sia sem-pre più concepito e sperimentato come itinerariocontemplativo. Attraverso di esso, in modo comple-mentare a quanto si compie nella Liturgia, la setti-mana del cristiano, incardinata sulla domenica, gior-

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no della risurrezione, diventa un cammino attraver-so i misteri della vita di Cristo, e questi si afferma,nella vita dei suoi discepoli, come Signore del tem-po e della storia.

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CONCLUSIONE

«Rosario benedetto di Maria,catena dolce che ci rannodi a Dio»

39. Quanto fin qui s’è detto, esprime ampiamen-te la ricchezza di questa preghiera tradizionale, cheha la semplicità di una preghiera popolare, ma an-che la profondità teologica di una preghiera adatta achi avverte l’esigenza di una contemplazione piùmatura.

A questa preghiera la Chiesa ha riconosciuto sem-pre una particolare efficacia, affidando ad essa, allasua recita corale, alla sua pratica costante, le causepiù difficili. In momenti in cui la cristianità stessaera minacciata, fu alla forza di questa preghiera chesi attribuì lo scampato pericolo e la Vergine del Ro-sario fu salutata come propiziatrice della salvezza.

Oggi all’efficacia di questa preghiera consegnovolentieri – l’ho accennato all’inizio – la causa dellapace nel mondo e quella della famiglia.

La pace

40. Le difficoltà che l’orizzonte mondiale presen-ta in questo avvio di nuovo Millennio ci inducono apensare che solo un intervento dall’Alto, capace diorientare i cuori di quanti vivono situazioni conflit-tuali e di quanti reggono le sorti delle Nazioni, puòfar sperare in un futuro meno oscuro.

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Il Rosario è preghiera orientata per sua naturaalla pace, per il fatto stesso che consiste nella con-templazione di Cristo, Principe della pace e «nostrapace» (Ef 2,14). Chi assimila il mistero di Cristo – eil Rosario proprio a questo mira –, apprende il se-greto della pace e ne fa un progetto di vita. Inoltre,in forza del suo carattere meditativo, con il tranquil-lo succedersi delle Ave Maria, il Rosario esercitasull’orante un’azione pacificante che lo dispone aricevere e sperimentare nella profondità del suo es-sere e a diffondere intorno a sé quella pace vera cheè dono speciale del Risorto (cf Gv 14,27; 20,21).

È poi preghiera di pace anche per i frutti di caritàche produce. Se ben recitato come vera preghierameditativa, il Rosario, favorendo l’incontro con Cri-sto nei suoi misteri, non può non additare anche ilvolto di Cristo nei fratelli, specie in quelli più soffe-renti. Come si potrebbe fissare, nei misteri gaudiosi,il mistero del Bimbo nato a Betlemme senza prova-re il desiderio di accogliere, difendere e promuoverela vita, facendosi carico della sofferenza dei bambi-ni in tutte le parti del mondo? Come si potrebberoseguire i passi del Cristo rivelatore, nei misteri dellaluce, senza proporsi di testimoniare le sue beatitudi-ni nella vita di ogni giorno? E come contemplare ilCristo carico della croce e crocifisso, senza sentireil bisogno di farsi suoi «cirenei» in ogni fratello af-franto dal dolore o schiacciato dalla disperazione?Come si potrebbe, infine, fissare gli occhi sulla glo-ria di Cristo risorto e su Maria incoronata Regina,senza provare il desiderio di rendere questo mondopiù bello, più giusto, più vicino al disegno di Dio?

Insomma, mentre ci fa fissare gli occhi su Cristo,

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il Rosario ci rende anche costruttori della pace nelmondo. Per la sua caratteristica di petizione insi-stente e corale, in sintonia con l’invito di Cristo apregare «sempre, senza stancarsi» (Lc 18,1), esso ciconsente di sperare che, anche oggi, una «battaglia»tanto difficile come quella della pace possa esserevinta. Lungi dall’essere una fuga dai problemi delmondo, il Rosario ci spinge così a guardarli con oc-chio responsabile e generoso, e ci ottiene la forza ditornare ad essi con la certezza dell’aiuto di Dio econ il proposito fermo di testimoniare in ogni circo-stanza «la carità, che è il vincolo di perfezione» (Col3,14).

La famiglia: i genitori...

41. Preghiera per la pace, il Rosario è anche, dasempre, preghiera della famiglia e per la famiglia.Un tempo questa preghiera era particolarmente caraalle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva lacomunione. Occorre non disperdere questa preziosaeredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e apregare per le famiglie, utilizzando ancora questaforma di preghiera.

Se nella Lettera apostolica Novo millennio ineun-te ho incoraggiato la celebrazione della Liturgia del-le Ore anche da parte dei laici nella vita ordinariadelle comunità parrocchiali e dei vari gruppi cristia-ni,39 altrettanto desidero fare per il Rosario. Si trattadi due vie non alternative, ma complementari, della

39 Cf n. 34: AAS 93 (2001), 290.

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contemplazione cristiana. Chiedo pertanto a quantisi dedicano alla pastorale delle famiglie di suggerirecon convinzione la recita del Rosario.

La famiglia che prega unita, resta unita. Il SantoRosario, per antica tradizione, si presta particolar-mente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritro-va. I singoli membri di essa, proprio gettando losguardo su Gesù, recuperano anche la capacità diguardarsi sempre nuovamente negli occhi, per co-municare, per solidarizzare, per perdonarsi scam-bievolmente, per ripartire con un patto di amore rin-novato dallo Spirito di Dio.

Molti problemi delle famiglie contemporanee,specie nelle società economicamente evolute, dipen-dono dal fatto che diventa sempre più difficile co-municare. Non si riesce a stare insieme, e magari irari momenti dello stare insieme sono assorbiti dalleimmagini di un televisore. Riprendere a recitare ilRosario in famiglia significa immettere nella vitaquotidiana ben altre immagini, quelle del misteroche salva: l’immagine del Redentore, l’immaginedella sua Madre Santissima. La famiglia che recitainsieme il Rosario riproduce un po’ il clima della ca-sa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condivido-no con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue manibisogni e progetti, si attingono da lui la speranza ela forza per il cammino.

...e i figli

42. A questa preghiera è anche bello e fruttuosoaffidare l’itinerario di crescita dei figli. Non è forse,il Rosario, l’itinerario della vita di Cristo, dal con-

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cepimento alla morte, fino alla risurrezione e allagloria? Diventa oggi sempre più arduo per i genitoriseguire i figli nelle varie tappe della vita. Nella so-cietà della tecnologia avanzata, dei mass media edella globalizzazione, tutto è diventato così rapido ela distanza culturale tra le generazioni si fa semprepiù grande. I più diversi messaggi e le esperienzepiù imprevedibili si fanno presto spazio nella vitadei ragazzi e degli adolescenti, e per i genitori di-venta talvolta angoscioso far fronte ai rischi che essicorrono. Si trovano non di rado a sperimentare delu-sioni cocenti, constatando i fallimenti dei propri fi-gli di fronte alla seduzione della droga, alle attratti-ve di un edonismo sfrenato, alle tentazioni della vio-lenza, alle più varie espressioni del non senso e del-la disperazione.

Pregare col Rosario per i figli, e ancor più con ifigli, educandoli fin dai teneri anni a questo momen-to giornaliero di «sosta orante» della famiglia, nonè, certo, la soluzione di ogni problema, ma è un aiu-to spirituale da non sottovalutare. Si può obiettareche il Rosario appare preghiera poco adatta al gustodei ragazzi e dei giovani d’oggi. Ma forse l’obiezio-ne tiene conto di un modo di praticarlo spesso pocoaccurato. Del resto, fatta salva la sua struttura fonda-mentale, nulla vieta che per i ragazzi e i giovani larecita del Rosario – tanto in famiglia quanto neigruppi – si arricchisca di opportuni accorgimentisimbolici e pratici, che ne favoriscano la compren-sione e la valorizzazione. Perché non provarci? Unapastorale giovanile non rinunciataria, appassionatae creativa – le Giornate Mondiali della Gioventù mene hanno dato la misura! – è capace di fare, con

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l’aiuto di Dio, cose davvero significative. Se il Ro-sario viene ben presentato, sono sicuro che i giovanistessi saranno capaci di sorprendere ancora una vol-ta gli adulti, nel far propria questa preghiera e nelrecitarla con l’entusiasmo tipico della loro età.

Il Rosario, un tesoro da riscoprire

43. Carissimi fratelli e sorelle! Una preghiera co-sì facile, e al tempo stesso così ricca, merita davve-ro di essere riscoperta dalla comunità cristiana. Fac-ciamolo soprattutto in questo anno, assumendo que-sta proposta come un rafforzamento della linea trac-ciata nella Lettera apostolica Novo millennio ineun-te, a cui i piani pastorali di tante Chiese particolarisi sono ispirati nel programmare l’impegno per ilprossimo futuro.

Mi rivolgo in particolare a voi, cari Confratellinell’Episcopato, sacerdoti e diaconi, e a voi, opera-tori pastorali nei diversi ministeri, perché, facendoesperienza personale della bellezza del Rosario, nediventiate solerti promotori.

Confido anche in voi, teologi, perché praticandouna riflessione al tempo stesso rigorosa e sapienzia-le, radicata nella Parola di Dio e sensibile al vissutodel popolo cristiano, facciate scoprire, di questa pre-ghiera tradizionale, i fondamenti biblici, le ricchez-ze spirituali, la validità pastorale.

Conto su di voi, consacrati e consacrate, chiama-ti a titolo particolare a contemplare il volto di Cristoalla scuola di Maria.

Guardo a voi tutti, fratelli e sorelle di ogni condi-zione, a voi, famiglie cristiane, a voi, ammalati e an-

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ziani, a voi giovani: riprendete con fiducia tra lemani la corona del Rosario, riscoprendola alla lucedella Scrittura, in armonia con la Liturgia, nel con-testo della vita quotidiana.

Che questo mio appello non cada inascoltato! Al-l’inizio del venticinquesimo anno di Pontificato, af-fido questa Lettera apostolica alle mani sapienti del-la Vergine Maria, prostrandomi spiritualmente da-vanti alla sua immagine nello splendido santuario aLei edificato dal beato Bartolo Longo, apostolo delRosario. Faccio volentieri mie le parole toccanti conle quali egli chiude la celebre Supplica alla Reginadel Santo Rosario: «O Rosario benedetto di Maria,catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amoreche ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli as-salti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufra-gio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai confor-to nell’ora dell’agonia. A te l’ultimo bacio della vitache si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbrasarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pom-pei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, oSovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque bene-detta, oggi e sempre, in terra e in cielo».

Dal Vaticano, il 16 ottobre dell’anno 2002, iniziodel venticinquesimo di Pontificato.

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INDICE

Introduzione ....................................... pag. 3

I Romani Pontefici e il Rosario ........... » 4Ottobre 2002 - ottobre 2003: Anno del

Rosario ............................................ » 6Obiezioni al Rosario ............................ » 7Via di contemplazione ......................... » 8Preghiera per la pace e per la famiglia . » 9«Ecco la tua madre!» (Gv 19,27) ........ » 10Sulle orme dei testimoni ...................... » 11

Capitolo IContemplare Cristo con Maria ......... » 13

Un volto splendido come il sole .......... » 13Maria modello di contemplazione ....... » 13I ricordi di Maria .................................. » 15Rosario, preghiera contemplativa ........ » 15Ricordare Cristo con Maria ................. » 16Imparare Cristo da Maria ..................... » 17Conformarsi a Cristo con Maria .......... » 18Supplicare Cristo con Maria ................ » 21Annunciare Cristo con Maria ............... » 23

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Capitolo IIMisteri di Cristo - Misteri della Ma-

dre ................................................... pag. 25

Il Rosario «compendio del Vangelo» ... » 25Una opportuna integrazione ................. » 26Misteri della gioia ................................ » 27Misteri della luce ................................. » 29Misteri del dolore ................................. » 31Misteri della gloria ............................... » 32Dai «misteri» al «Mistero»: la via di

Maria ............................................... » 33Mistero di Cristo, «mistero» dell’uomo » 35

Capitolo IIIPer me vivere è Cristo ....................... » 37

Il Rosario, via di assimilazione del mi-stero ................................................. » 37

Un metodo valido... ............................. » 38...che tuttavia può essere migliorato .... » 39L’enunciazione del mistero .................. » 40L’ascolto della Parola di Dio ............... » 41Il silenzio ............................................. » 42Il «Padre nostro» .................................. » 42Le dieci «Ave Maria» .......................... » 43Il «Gloria» ............................................ » 45La giaculatoria finale ........................... » 46La «corona» ......................................... » 47

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Avvio e chiusa ...................................... pag. 47La distribuzione nel tempo .................. » 48

Conclusione ........................................ » 51

«Rosario benedetto di Maria, catenadolce che ci rannodi a Dio» ............ » 51

La pace ................................................. » 51La famiglia: i genitori... ....................... » 53...e i figli ............................................... » 54Il Rosario, un tesoro da riscoprire ........ » 56

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