LERICI IN · 2018-01-30 · “Fede” e “Fenice” partite alla vol-ta della Palestina, allora...

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Con riferimento a questo documento, SE QUALCHE PERSONA CITA- TA O FAMILIARE PUÒ DARCI QUALCHE ALTRA INFORMAZIONE, si faccia avanti tramite la nostra e-mail: [email protected]. A pagina 13 un altro articolo sulla salvaguardia della Memoria. Lerici In, UN DONO che dura tutto l’anno grazie agli sponsor Laboratorio di Giornalismo del- le scuole medie F. Poggi e P. Mantegazza Lerici In… è un allegato di Ameglia Informa, registrato al tribunale della Spezia al n.2 del 4.2.1998 (stampato in proprio) LERICI IN con approfondimenti è in Internet: www.lericiin.it MENSILE DEL TERRITORIO DI LERICI a cura dell’Istituto Comprensivo di Lerici ANNO 11 - NUMERO 02 1° FEBBRAIO 2018 LERICI IN... non ha fine di lucro e non ha finanzia- mento pubblico. È OFFERTO GRATUITAMENTE GRAZIE ALLA PUBBLICITÀ DELLE AZIENDE INSERZIONISTE. Questo mese in 2500 co- pie più versione Internet Dal “mare magnum” dei docu- menti desecretati dalla CIA è ve- nuto fortunosamente in nostro possesso, “come regalo di Nata- le” per noi di Paolo Bosso, questo dispaccio datato 2 maggio 1946 in cui vengono puntigliosa- mente descritti avvenimenti e personaggi implicati nel “Traffico clandestino degli ebrei verso la Palestina” che aggiungono nuova luce alle vicende delle motonavi “Fede” e “Fenice” partite alla vol- ta della Palestina, allora ancora sotto Mandato Britannico, l’8 maggio 1946 con 1.014 ebrei sfuggiti ai campi di sterminio. Di seguito la traduzione in- tegrale del dispaccio segreto che, per la prima volta, viene pubblicato. FS & MLE Contributo per il 27 gennaio GIORNO della MEMORIA 2018 “Qualche giorno fa (1° apri- le 1946), la Questura della Spe- zia è stata informata che la mo- tonave "Fede", ormeggiata al molo Pirelli loc. san Bartolomeo della Spezia, veniva allestita co- me nave passeggeri. A un capitano della Guardia di Finanza fu quindi ordinato di fare un'ispezione sulla nave col pretesto di controllare se ci fos- sero merci tassabili a bordo. Il sopralluogo rilevò che era- no stati realizzati centinaia di posti letto e che a bordo erano conservate grandi quantità di prodotti alimentari, costituiti da caffè, zucchero, olio, farina, riso, biscotti, carne in scatola, ecc.; questo cibo, proveniente dai ma- gazzini degli Alleati, sarebbe stato sufficiente per le esigenze di 1200 passeggeri per almeno 15 giorni. Alcune guardie furono lascia- te a bordo e tutti i documenti trovati sulla nave, compreso il permesso di salpare dalla Spezia a Porto Empedocle (vuota) e da Porto Empedocle ad Ancona (con un carico di sale), sono sta- ti sequestrati. Qualche giorno dopo (3 aprile 1946), tre uomini chiesero di essere ricevuti dal questore del- la Spezia. Erano: Giuseppe Musso, fu Bartolo- (Continua a pagina 2) Il traffico clandestino di ebrei in un rapporto segreto della CIA Marta Ferro / Leonardo Bracel- L’originale di questo documento della CIA (in inglese) è pubblicato integralmente nel sito del nostro giornale: www.lericiin.it 2017

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Con riferimento a questo documento, SE QUALCHE PERSONA CITA-TA O FAMILIARE PUÒ DARCI QUALCHE ALTRA INFORMAZIONE, si faccia avanti tramite la nostra e-mail: [email protected]. A pagina 13 un altro articolo sulla salvaguardia della Memoria.

Lerici In, UN DONO che dura tutto l’anno grazie agli sponsor

Laboratorio di Giornalismo del-le scuole medie

F. Poggi e P. Mantegazza

Lerici In… è un allegato di Ameglia

Informa, registrato al tribunale della Spezia

al n.2 del 4.2.1998 (stampato in proprio)

LERICI IN con approfondimenti è in Internet: www.lericiin.it

MENSILE DEL TERRITORIO DI LERICI

a cura dell’Istituto Comprensivo di Lerici ANNO 11 - NUMERO 02

1° FEBBRAIO 2018

LERICI IN...

non ha fine di lucro e non ha finanzia-mento pubblico.

È OFFERTO GRATUITAMENTE

GRAZIE ALLA PUBBLICITÀ

DELLE AZIENDE INSERZIONISTE.

Questo mese in 2500 co-pie più versione Internet

Dal “mare magnum” dei docu-menti desecretati dalla CIA è ve-nuto fortunosamente in nostro possesso, “come regalo di Nata-le” per noi di Paolo Bosso, questo dispaccio datato 2 maggio 1946 in cui vengono puntigliosa-mente descritti avvenimenti e personaggi implicati nel “Traffico clandestino degli ebrei verso la Palestina” che aggiungono nuova luce alle vicende delle motonavi “Fede” e “Fenice” partite alla vol-ta della Palestina, allora ancora sotto Mandato Britannico, l’8 maggio 1946 con 1.014 ebrei sfuggiti ai campi di sterminio.

Di seguito la traduzione in-tegrale del dispaccio segreto che, per la prima volta, viene pubblicato.

FS & MLE

Contributo per il 27 gennaio GIORNO della MEMORIA 2018

“Qualche giorno fa (1° apri-le 1946), la Questura della Spe-zia è stata informata che la mo-tonave "Fede", ormeggiata al molo Pirelli loc. san Bartolomeo della Spezia, veniva allestita co-me nave passeggeri.

A un capitano della Guardia di Finanza fu quindi ordinato di fare un'ispezione sulla nave col pretesto di controllare se ci fos-sero merci tassabili a bordo.

Il sopralluogo rilevò che era-no stati realizzati centinaia di posti letto e che a bordo erano conservate grandi quantità di prodotti alimentari, costituiti da caffè, zucchero, olio, farina, riso, biscotti, carne in scatola, ecc.; questo cibo, proveniente dai ma-gazzini degli Alleati, sarebbe stato sufficiente per le esigenze di 1200 passeggeri per almeno 15 giorni.

Alcune guardie furono lascia-te a bordo e tutti i documenti trovati sulla nave, compreso il permesso di salpare dalla Spezia a Porto Empedocle (vuota) e da Porto Empedocle ad Ancona (con un carico di sale), sono sta-ti sequestrati.

Qualche giorno dopo (3 aprile 1946), tre uomini chiesero di essere ricevuti dal questore del-la Spezia. Erano:

Giuseppe Musso, fu Bartolo-(Continua a pagina 2)

Il traffico clandestino di ebrei in un rapporto segreto della CIA

Marta

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L’originale di questo documento della CIA (in inglese) è pubblicato integralmente nel sito del nostro giornale: www.lericiin.it

2017

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meo e Maria Cappellano, na-to il 27 novembre 1903 a Sa-vona, residente al n. 3/6, piazza Leon Pancaldo, Savo-na, spedizioniere, compro-prietario dell’agenzia maritti-ma Musso & Marcucci di Sa-vona, commissario del porto di Savona e membro del CLN di Savona;

Matteo Maranzana, di Andrea e Antonietta Segala, nato il 19 marzo 1894 a Ge-nova ed ivi residente in via Marco Polo n° 12/5, inge-gnere navale e comproprieta-rio con Augusto Rolland di un negozio di vendita e ac-quisto macchinari in via san Luca 2 a Genova;

Renzo Bargiacchi fu Francesco e fu Aurelia To-gnelli, nato il 7 dicembre 1892 a Pistoia, residente al n. 3, di via Tommaso alla Spezia, industriale.

Sono stati ricevuti dal commissario Alberto Perego (di Giovan Battista e Malvina Ricci), nato il 2 marzo 1913 a Genova) a cui hanno detto che la "Fede" era stata alle-stita come nave passeggeri su richiesta degli Alleati.

Hanno anche riferito che l’imbarcazione doveva tra-sportare alcuni rifugiati che dovevano arrivare quella stessa notte alla Spezia.

I rifugiati sarebbero stati trasportati da auto-carri alleati e scortati dalla Polizia Militare a-mericana.

Alle 01.45 del 4 apri-le 1946 alcuni poliziotti e guardie di Finanza fer-marono una jeep in cui c’era un sergente inglese e un ufficiale, con indos-so un cappotto di pelle in dotazione alle truppe a-mericane. Quest'ultimo ha detto che era un mag-giore dell’esercito degli Stati Uniti, e che aveva il permesso per la parten-za della nave.

Il capitano, incaricato del-la pattuglia, ha chiesto i do-cumenti di identificazione ai due militari, nonché i per-messi d’imbarco per i rifu-giati, aggiungendo come stra-tagemma, che dovevano av-vertire del fatto la polizia mi-litare di Livorno che sarebbe arrivata a breve.

Sentendo questo, “i due soldati alleati” entrarono nel-la jeep allontanandosi imme-diatamente, nonostante l'or-dine di fermarsi e lo sparo di alcuni colpi di mitra in aria. Una pattuglia della Questu-ra, mandata subito dopo alla ricerca della jeep, ha incon-trato nei pressi di Sarzana una colonna di 37 camion

Dodge della brigata ebraica con circa 1000 ebrei polac-chi di entrambi i sessi. I membri della Brigata (che dovevano essere trasferiti da Udine a Capua) non hanno voluto rivelare dove erano stati caricati gli ebrei. Si ri-tiene, tuttavia, che provenis-sero da Brescia. Tutti i mem-bri del convoglio, così come i due soldati che viaggiavano sulla jeep, furono scortati alla Questura della Spezia.

Per ordine dell’85ª sezione del Port Security la colonna motorizzata è stata lasciata proseguire nello stesso gior-no per Capua, mentre i pro-fughi sono stati provvisoria-

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Repubblica d’Italia: La notizia del fermo degli ebrei diretti alla Spezia il 4 aprile 1946

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LERICI IN… - febbraio 2018 Pagina 3

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mente imbarcati a bordo del-la "Fede”, tenuto sotto stret-ta sorveglianza della polizia e nutriti con i generi alimenta-ri trovati a bordo della nave.

Musso, Maranzana e Bargiacchi sono stati sotto-posti ad interrogatorio da parte di agenti e funzionari alleati presso la Questura della Spezia e, successiva-mente, tradotti al carcere della Spezia, dove sono an-cora trattenuti a disposizio-ne delle autorità alleate.

Musso ha dichiarato che proprietaria della nave “Fe-de” è la signora Daccò, che vive in piazza Giulio Cesare a Milano e il suo agente è Andrea Marcucci (dell'a-genzia marittima Musso & Marcucci). L’imbarcazione è stata costruita dai fratelli Serra di Savona nel loro can-tiere di Cervo Ligure (pro-vincia di Imperia).

La sua capacità di carico è di 800 tonnellate e la velo-cità è di 7,5 miglia (italiane) all'ora.

Secondo la dichiarazione di Musso, la nave era stata inviata alla Spezia per l'in-stallazione di attrezzature idrauliche e sanitarie, mac-chine ausiliarie, ecc., perché i lavori non potevano essere eseguite a Oneglia, dove era-

no stati istallati solo i rac-cordi preliminari degli im-pianti.

Musso ha detto anche che un certo Mayer, forse nativo di Trieste, un giorno chiamò il suo ufficio e lo informò che, in seguito agli accordi presi con la signora Daccò, la "Fede" doveva essere uti-lizzato per il trasporto di profughi ebrei verso la Pale-stina. Mayer assicurò Musso che il viaggio era stato auto-rizzato da funzionari ameri-cani e che nessun fascista era incluso tra i passeggeri. Mayer aggiunse che gli ebrei erano ex internati dei campi di concentramento tedeschi.

L’ing. Mario Pasina (o Pavini) [Si tratta dell’ing. Ma-rio Pavia che ha collaborato con l’ing. Gualtiero Morpur-go - sono sicura perché Gual-tiero e sua moglie Linda era-no due miei cari amici - nota MLE] era il responsabile per la trasformazione del vascel-lo a nave passeggeri. Il mate-riale necessario era stato portato alla Spezia da ca-mion degli alleati. Nel suo ruolo di spedizioniere Musso si era procurato i permessi di navigazione verso Porto Empedocle e Ancona. Musso ha anche affermato che non sapeva che tipo di accordi

erano stati presi tra la signo-ra Daccò e Mayer.

Maranzana ha dichiarato di essere stato incaricato da Mayer per l’istallazione di macchinari a bordo della “Fe-de” e che incontrò la sig.ra Daccò a Milano. Dal momen-to che era impossibile realiz-zare i lavori a Oneglia, Ma-ranzana, d’accordo con Bar-giacchi, ha organizzato il tra-sferimento dell’imbarcazione alla Spezia (24 marzo 1946).

Sono stati installati acces-sori per l'alloggio dei passeg-geri sotto la supervisione del-l’ing. Mario, di cui non cono-sceva il cognome.

Maranzana affermò che, quando sentì che la nave do-veva essere usata per il tra-sporto di ebrei verso la Pale-stina, al momento non fece alcuna obiezione perché non aveva nulla in contrario e poi perché, in fondo, si sentiva solidale con gli ebrei.

Bargiacchi da parte sua ha dichiarato di essere stato incaricato da Maranzana per l'installazione dei motori e di tutto il resto a bordo della "Fede" e che non conosceva chi fosse il proprietario della nave. Il materiale necessario per i lavori di trasformazione era stato trasportato da mo-tocarri degli alleati e non sa-

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peva che la nave sarebbe stata utilizzata per il tra-sporto degli ebrei.

Va notato che Musso e Maranzana sono responsabi-li per lavori simili a quelli eseguiti sulla "Fede" in un'al-tra nave, la motonave "Fe-nice", che attualmente è or-meggiata a Cadimare (La Spezia) e sorvegliata dalla polizia della Spezia. (Titolare della "Fenice" è Giuseppe Ansaldo, nato nel 1912 a Genova, e lo spedizioniere è Giacomo Bonino, fu Carlo, con uffici al n. 57 (rosso), Via Sottoripa, Genova).

Al comandante della "Fede" Ugo Faridone, nato nel 1899 a Lerici, e ai se-guenti 11 membri dell'equi-paggio, è stato impartito or-dine assoluto di non lasciare la nave:

Attilio Leppi, 1° ufficiale, nato nel 1891,

Guido Galli, capo mac-chinista, nato nel 1894,

Giuseppe Paschetti, macchinista, nato nel 1897,

Lorenzo Giordano, no-stromo, nato nel 1897,

Giovanni Vianello, cuo-co, nato nel 1898,

Nazzareno Gregorio, ma-rinaio, nato nel 1907,

Michele Mannella, mari-naio, nato nel 1909,

Gabriele Spigno, marina-io, nato nel 1912,

Romualdo Gandolfo ma-rinaio, nato nel 1917,

Carlo Dulbecco, marina-io, nato nel 1921,

Renato Rolla, marinaio, nato nel 1906.

Con riferimento al ten-tativo di espatrio dei 1.014 ebrei polacchi alla Spezia per mezzo della "Fede", è sta-to accertato (23 aprile) che:

A) Il materiale necessario per allestire gli ormeggi è

stato portato al molo dai ca-mionisti alleati durante il periodo 25-30 marzo 1946. Il cibo (anche trasportato dai camion alleati) è stato stoc-cato nel magazzino dell'a-genzia marittima Bargiacchi, situata nelle vicinanze del molo "Pirelli" e addetti del magazzino hanno rilasciato le ricevute per il materiale depositato in custodia a un certo Bergmann.

Ad eccezione del cibo tro-vato a bordo della "Fede", tutte le derrate trovate nei locali di Bargiacchi (com-presi prodotti alimentari, benzina, ecc.) sono stati se-questrati e portati a Genova l'8 aprile 1946 da camion inglesi.

B) Giuseppe Musso al ca-pitano comandante della Re-gia Guardia di Finanza della Spezia, in un primo momen-to ha asserito di non aver nulla a che fare con il lavoro svolto a bordo della "Fede”, poi ha ammesso il suo coin-volgimento, a seguito delle reiterate richieste di un certo Mayer, solo quando gli ha mostrato una lettera di un noto personaggio politico ita-liano (il cui nome non ha vo-luto rivelare), chiedendo che l'allestimento della "Fede" fos-se portato a termine ad ogni costo. Musso ha ammesso di aver ricevuto da Mayer un milione di lire in assegni della Banca Credito Italiano. La somma era stata quasi interamente utilizzata.

C) Renzo Bargiacchi ha dichiarato di aver speso cir-ca 800.000 lire per lavori a bordo della "Fede" e che ha poi ricevuto 500.000 lire da Musso tramite Maranzana. La "Fede" fu comprata per soli 50 milioni di lire.

D) Il comandante Ugo Fa-ridone (fu Angelo e fu Cate-

rina Colotto, nato il 31 mar-zo 1899 a Lerici, dove vive al n. 2 di via Matteotti), è stato assunto dall’agente maritti-mo Marcucci nel febbraio 1946 e prese il comando del-la nave a Oneglia il 21 marzo 1946.

E) Lo spedizioniere Silve-stro Belledonne (fu France-sco e fu Clotilde Girardengo, nato il 3 settembre 1890 alla Spezia, dove vive al n. 1 di via Massimo d'Azeglio) è sta-to incaricato da Marcucci delle pratiche doganali con l’autorità portuale della Spe-zia.

F) L'8 aprile 1946, la Que-stura della Spezia ha arre-stato un ebreo polacco, Jo-seph Grunbaum (di Si-graum, nato il 30 luglio 1920 a Lodz), che era arriva-to da Genova su un'automo-bile di proprietà di un certo Enrico Levi, originario di Padova. L'automobile aveva il numero di targa PD 18884. Grunbaum ha di-chiarato di aver accompa-gnato due ragazze alla Spe-zia (di cui non conosceva il nome), a seguito dell’incarico da parte del suo datore di lavoro (Levi) che gli aveva ordinato di prendere l'auto-mobile a Genova per alcune riparazioni. Grunbaum ha preso alloggio all’hotel "San Giorgio”. Nonostante le sue smentite si crede che sia col-legato con il tentativo della partenza clandestina degli ebrei. Il 9 aprile 1946 Grun-baum, Musso, Maranzana, Renzo Bargiacchi e suo figlio Giorgio (nato il 2 gennaio 1923 alla Spezia), appena rilasciati sono stati fermati e arrestati a Genova dagli uffi-ciali alleati.

Nel frattempo sulla nave “Fede” gli ebrei tenuti in se-

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LERICI IN… - febbraio 2018

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Dal mercoledì delle Ceneri (14 febbra-io) a giovedì 29 marzo i quaranta giorni della Quaresima, un momento per ripensa-re ai valori della vita a cominciare da quello della condivisione dei beni.

Ed i ragazzi di Lerici hanno fatto tesoro dell’esperienza della raccolta di generi ali-mentari per Natale.

Come è ormai tradizione, anche sabato 25 novembre i ragazzi che quest’anno rice-veranno la cresima hanno partecipato alla colletta alimentare a favore della Caritas, accompagnati dalla loro catechista. Hanno distribuito volantini all’ingresso dei super-

mercati con l’elenco delle cose da donare: tutti cibi a lunga conservazione come riso, olio, passata di pomodoro.

C’era chi entrava senza dire niente e usci-va senza dare niente e c’era invece chi dava quello che poteva. I carrelli si sono riempiti velocemente per la gioia dei giovani volonta-ri. Questa è un’esperienza che fa riflettere molto sulle emergenze, sulla povertà, sugli sprechi e l’indifferenza.

Ma i bisognosi ci sono tutto l’anno e non solo a Natale, per cui le collette alimentari dovrebbero essere ripetute più spesso.

Eleonora Pagano e Ginevra Parise

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17 marzo 1937

Volontariato per la colletta alimentare

gregazione a bordo avevano preso alcune parti vitali dai motori perché avevano senti-to dire che sarebbero stati trasferiti a Chiavari: le rida-ranno indietro solo se alla barca sarà permesso di navi-gare verso la Palestina. A ti-tolo precauzionale anche i funzionari portuali avevano tolto diverse parti dei motori a bordo della "Fede" per ti-more che i passeggeri aves-

sero potuto salpare da soli. Il morale a bordo della

“Fede” è molto basso per le difficoltà incontrate dai pro-fughi per andare in Palesti-na. Da tre giorni sono in sciopero della fame. Un me-dico inviato dalla Questura della Spezia ha riferito che ci sono molti ebrei gravemente malati a bordo della nave, e che lo sciopero della fame potrebbe peggiorare le loro condizioni. Gli ebrei hanno

dichiarato che non vogliono che nessun membro della polizia salga a bordo. Voglio-no parlare solo con ufficiali inglesi.

Il 10 aprile 1946 Harold Laski, leader del Labor Party inglese è salito a bordo della "Fede" e, dopo aver sentito le richieste degli ebrei, ha pro-messo che avrebbe informa-to il governo britannico della loro situazione”.

Documento della C.I.A of USA

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Ginevra Parise

Eleonora Pagano

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LERICI IN… - febbraio 2018 Pagina 6

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Gran parte della vita del paese gravitava nell’ambito della parrocchia e veniva scandita dalle feste religiose.

Essendo mia mamma e mia nonna molto devote, inevita-bilmente diven-ni chierichetto. Servivo la mes-sa, cantavo i salmi, le litanie ed i vespri, il tutto rigorosa-

mente in latino. Al “Gloria in excelsis Deo”,

assieme ai miei amici, tiravo le corde che pendevano dal campanile per suonare le campane e poi mi lasciavo trascinare in alto ed in basso dalla forza del campanone.

Ricordo che in occasione di un funerale invece di suo-nare le campane a morto, le suonammo a festa, meritan-doci una solenne tirata di orecchie da parte del parro-co. Don Mario era un uomo ben piantato e molto simpa-tico. Aveva una barba tal-mente fitta che, anche se si radeva ogni giorno, le sue guance apparivano sempre piuttosto scure.

Una sera, mentre egli pas-seggiava sul sagrato della Chiesa leggendo il breviario, mi avvicinai a lui per salu-tarlo. Si fermò e, chinandosi verso di me col sorriso sulle

labbra, sfregò la sua guancia sulla mia, dandomi una au-tentica “grattata” con i peli cortissimi e aguzzi della sua barba. La mia guancia rima-se arrossata per un giorno intero. Un autentico “scher-zo da prete”!

Ogni anno c’erano le pro-cessioni del Corpus Domini e della Madonna dell’Arena che si snodavano lungo le principali vie del paese. Le finestre delle case erano a-perte ed illuminate a festa e molte erano adornate con le coperte più belle.

Sul selciato c’erano dise-gni fatti con petali di fiori e i fedeli intonavano canti e lita-nie: “Mira il tuo popolo, o bella Signora, che pien di giubilo oggi ti onora ...”, “Noi vogliam Dio, Vergin Maria, porgi l’orecchio al nostro dir …..”.

Nel periodo pasquale don Mario andava a benedire le case accompagnato da tre chierichetti: uno portava la croce, un altro un recipiente pieno di acqua benedetta e l’aspersorio ed un terzo ave-va due ceste di vimini per raccogliere le offerte. Dopo la benedizione, le ceste si riem-pivano di ogni ben di Dio:

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La vita a San Terenzo nei ricordi di un ragazzo del ‘41: uno scherzo da prete

Natale 1953 - Don Mario bene-dice la barca del “San Terenzo”

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CONCORSO PER GLI ARTISTI La Parrocchia San Giorgio Mar-

tire di Tellaro promuove la prima edizione di una rassegna iconogra-fica alla base della storia dell’arte occidentale: “Ecco il legno della Croce al quale fu appeso il Cri-sto Salvatore del mondo”.

Così 25 artisti di ogni età ed estrazione sociale avranno la pos-sibilità di sviluppare gli aspetti cul-turali, religiosi, iconografici ed ico-nologici alla base delle rappresen-tazioni della Croce e della Crocifis-

sione. Si partecipa al concorso con una sola opera (quadro-dipinto delle dimensioni massime di 50x70) realizzata con qualsiasi tecnica e su qualsiasi materiale.

Ogni autore avrà cura di antici-pare, via mail, tre foto, fatte da an-golazioni diverse, per consentire di valutare al meglio l’opera che, ad insindacabile giudizio degli orga-nizzatori, potrà essere ammessa o meno al concorso.

Le foto dovranno essere in-viate, entro e non oltre il 10 mar-

zo 2018, all'indirizzo e-mail: [email protected] Per info tel. del parroco 347-1006987.

uova, salumi, caramelle, dol-ci fatti in casa e offerte in denaro per la parrocchia.

Un altro momento topico dell’anno erano i fuochi di San Giovanni e di San Pie-

tro. Per vari giorni raccoglie-vamo legna ed altre cose da ardere, facendo enormi cata-ste che venivano bruciate nelle notti dei Santi.

Ogni paese aveva il suo fuoco e da San Terenzo vede-

vamo quelli di Lerici, della Serra, di Pugliola e di Poz-zuolo.

Il nostro ci sembrava sempre il più bello ed il più grande !

Giacomo Landi

(Continua da pagina 6)

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LERICI IN… - febbraio 2018 Pagina 8

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I lunghi e freddi pomeriggi invernali non sono sempre noiosi, lugubri e tristi.

Quando ero piccola e vive-vo nella mia indimenticata casa sotto il tetto, molto spesso quelle ore diventava-no gioiose. Quando pioveva o faceva particolarmente fred-do noi bambini dovevamo restare in casa così, a una certa ora, diventavamo irre-quieti e francamente insop-portabili. Se poi venivano a trovarci i miei cugini, il caos era garantito.

Se nonostante le sgridate e le promesse (e non solo promesse) di scapaccioni non ci mettevamo tranquilli, arrivava la voce dolce della nonna: "O bèi fanti, se a sté bravi a fémo i frisèi". C'era un attimo di silenzio e poi un coro di siiiii!!! entusiasti metteva fine a tutti i litigi e capricci.

La nonna dava a ognuno di noi un incarico: chi setac-ciava la farina di castagne o bianca, chi metteva a bagno l'uvetta, chi doveva contare un congruo numero di pino-li, chi sbucciava le mele o le pere, chi grattugiava il ba-stoncino di cannella da me-scolare allo zucchero per il

tocco finale. Come bravi soldatini ese-

guivamo in silenzio e con at-tenzione il lavoro che ci era stato assegnato.

Nella grande cucina con il tetto spiovente, tornava la calma. La stufa d'argento riempiva di calore, la radio trasmetteva le allegre canzo-ni di "Ballate con noi" e la zia Maria Luisa, intenta a ricamare il suo corredo, non si lamentava più del rumore infernale che le faceva venire il mal di testa. Una volta pronti tutti gli ingredienti, la nonna preparava velocemen-te l'impasto, tirava fuori la padella grande, prendeva dalla giara un mestolo di olio d'oliva purissimo e profuma-to e cominciava a friggere sulle fiamme della stufa.

In quattro e quattr’otto friggeva un numero impreci-sato di frittelle che metteva ad asciugare nella carta-paglia gialla e poi ben dispo-ste in 2 o 3 fiammanghille che piazzava al centro della grande tavola quadrata (solo da poco ho scoperto che il termine fiammanghilla, per indicare il piatto ovale da portata, deriva dallo spagno-lo e fa parte della tradizione

dialettale della Liguria). Inutile dire che noi bam-

bini non perdevamo l'occa-sione di sfidarci a chi ne mangiava di più e per evitare nuovi litigi la nonna metteva un numero uguale di frittelle nei nostri piatti e si poteva fare il bis solo se stavamo particolarmente buoni. Il gu-sto e il profumo di quelle frittelle è per me assoluta-mente indimenticabile.

Oggi si dice che il fritto fa male e molti non lo fanno mai anche per via dell'odore che impregna la cucina, dif-ficile da mandar via. Io però sono convinta che mettersi a preparare queste semplici e antiche leccornie insieme a nipoti che ti circondano fe-stosi con gli occhi che brilla-no di pura gioia e mangiare un paio di frittelle in questa allegra compagnia, non pos-sa far male, inoltre è un si-curo antidoto alla malinconia, alla noia, alla tristezza… e per l'odore di fritto, beh, si apre la finestra anche se fa freddo!

Gabriella Cataldo

State buoni che arrivano i friséi di nonna Emma!

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i n f o : w w w . h o t e l s h e l l e y . i t ( c h i u s u r a p e r f e r i e s i n o a l 7 g e n n a i o )

Lo scultore spezzino Fa-brizio Mismas ha scritto un libro per ricordare la figura del grande artista Augusto Magli, che ha decorato i più bei palazzi storici della città della Spezia.

Nato nel 1890, morto nel 1962, ha avuto una produ-zione immensa appoggian-dosi a maestranze validissi-me, che trasformavano in re-altà i suoi bozzetti, seguendo una bravura artigiana in par-te oggi perduta. Si tratta di fregi, di decori, e di scultu-re, che ornano sia le facciate delle case o dei palazzi pub-blici, come quello del gover-no, sia edifici religiosi, come la chiesetta dell'ospedale

sant'Andrea, sulla quale so-no appoggiati due angeli, di-segnati proprio da Magli. L'e-ditrice Irene Giacchè lo ha voluto pubblicare, perché - spiega - troppo spesso non conosciamo davvero la storia del luogo in cui siamo nati e viviamo.

Mismas scrive che l'assue-fazione ci spinge a non vede-re più le cose belle che ab-biamo attorno. È necessario provare a rileggere la storia delle città, e riscoprirne il va-lore, il significato profondo. Si può fare anche proprio at-traverso la scultura e l'archi-tettura, risultato di secoli di storia. Augusto Magli - spie-ga Mismas - è lo scultore che più di ogni altro ha contri-buito al rinnovamento della Spezia, intervenendo negli e-difici sacri e civili con un’im-pressionante quantità di ope-re che sono quotidianamente viste, raramente guardate, spesso ignorate.

Anche a Lerici e a San Te-renzo abbiamo opere di Ma-gli. Nell’ingresso del palazzo comunale due grandi scultu-re in marmo. A San Terenzo il monumento sul lungomare a Paolo Azzarini, il salvatore di Garibaldi. Ricordiamo che

ad inaugurare il monumento, il 12 settembre 1954, fu Cle-lia la figlia dell’Eroe dei due mondi che aveva trascorso da giovane alcune estati in una casa lì vicino di proprie-tà dei Brusacà. Erano pre-senti anche Rosa e Italia, fi-glie di Ricciotti Garibaldi.

Sio Ca’ (Alfredo Lupi)

Un libro per ricordare lo scultore Augusto Magli

Atrio del palazzo comunale di Lerici. Statue in marmo di Augusto Magli. Alle-goria del lavoro e della navigazione.

Sulla lapide di Paolo Azzarini è ripor-tata la lettera che Giuseppe Garibaldi scrisse di suo pugno.

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Probabilmente molti bam-bini e non solo, avranno tro-vato sotto l’albero di Natale un cucciolo… meno proba-bilmente un animale adulto.

Che si sia adottato un ca-ne dall’allevamento o, meglio ancora, dal canile, dobbiamo essere consapevoli dell’impe-gno che questo comporta e non solo per qualche tempo ma per tutta la sua vita.

La cosa principale, come per noi, è che il cane (o gatto o altro) ha bisogno di com-pagnia e non può stare trop-pe ore da solo. Ha bisogno di giocare, soprattutto da cuc-ciolo, di essere accarezzato e coccolato, di essere accudito in tutto e per tutto.

Ha bisogno di essere edu-cato con amore e pazienza, come un bambino; occorre insegnargli a fare i suoi biso-gni fuori di casa, a farsi ca-pire e, se fa qualcosa pulire; in strada e nei parchi munir-si di apposito sacchetto per raccogliere la “popò” e get-tarla nei cestini o nei conte-nitori della differenziata.

Da non sottovalutare l’a-spetto economico perché a-vere un animale può essere oneroso considerando il ci-bo, i vaccini, le visite, l’even-tuale sterilizzazione che sono le cose principali ma poi ci sono anche cucce, i cuscini, i guinzagli ecc. Ricordate: un animale è per sempre!

Associazione Noi per Lo-ro - Valentina Endrizzi Ca-stellini tel. 339-7984539 Questo mese vi presentiamo

RHONDA, 11 mesi, taglia media-contenuta. Razza: incrocio Dachsbra-cke. Ceduta sverminata, vaccinata e sterilizzata. Carattere: adatta a famiglie con bambini, molto dolce, comprensiva e paziente, tranquilla; si fa amare da tutti e adora le coccole.

Programma di FEBBRAIO 2018 – ore 15.45

Venerdì 2 - Percorso articolato dl prevenzione e medicina - con-ferenza del prof. Ettore Berga-mini "Il clima è il bene più pre-zioso" - Sala Consiliare del Co-mune. Martedì 6 - Prof.ssa Cinzia For-ma "L'amore terribile di Fedra" letture dalla tragedia Ippolito di Euripide a cura degli allievi del Liceo Classico "Costa" SP. Mercoledì 7 - Ammiraglio Luigi

Romani "Il Cinquecento europeo: secolo delle meraviglie". Venerdì 9 - Giornata del Ricor-do Sala Consiliare del Comune. Martedì 13 - Prof.ssa Simonet-ta Rondine (storia dell'arte) "Dal mito all'autore" Mercoledì 14 - Prof.ssa M. Lui-sa Eguez "Bibbia e letteratura". Giovedì 15 - Cineforum "Quel che resta del giorno" (1993) Re-gia di James Ivory Ore 21. Venerdì 16 - Percorso articola-to di prevenzione e medicina - conferenza del dott. Leonardo Moretti "I batteri dell'intestino che ci fanno venire l'ansia" Sala

Consiliare del Comune. Martedì 20 - prof.ssa Cinzia Forma "L'amore terribile di Fe-dra": letture dalla tragedia Fe-dra di Seneca a cura di allievi del Liceo Classico "Costa" SP. Mercoledì 21 - Ammiraglio Lui-gi Romani: "La musica nelle battaglie". Venerdì 23 - Prof. Enrico Cal-zolari "La storia di Lerici" I parte. Martedì 27 - Prof.ssa Simonet-ta Rondine (Storia Dell'arte) "Dal mito all'autore". Mercoledì 28 - Prof.ssa M.Luisa E-guez "Conoscere Israele per capire la Bibbia e la cultura occidentale".

Un animale sotto l’albero: un impegno consapevole

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LERICI IN… - febbraio 2018 Pagina 11

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Lo scorso dicembre Leri-ci ha celebrato il 118° anno di attività della sua Pubbli-ca Assistenza, una delle maggiori espressioni di soli-darietà fra cittadini di questa nostra comunità che conti-nua incessantemente la sua opera per mantenere vivi sen-timenti di mutua solidarietà.

È una lunga e gloriosa sto-ria iniziata nel 1899 quando lo stato garantiva meno e non esisteva il servizio pub-blico e le famiglie si organiz-zavano in corporazioni, per venire incontro ai sofferenti bisognosi; nel momento delle difficoltà, delle malattie o de-gli incidenti, o in quello e-stremo della morte, “La Pub-blica”, come ancora viene af-fettuosamente chiamata, con-tinua questa missione con lo stesso impegno di allora. Lo fa, come ci tiene a dire il suo presidente Cesare Battistel-

li, con i suoi volontari, perso-ne speciali, formate, che san-no intervenire in situazioni di estrema difficoltà, ma che si prestano anche in attività semplici, come trasportare pazienti bisognosi di cure.

Il “compleanno” si è svolto, presso la sede sociale lericina (foto a lato), alla presenza del sindaco di Lerici e del vice-sindaco, del presidente della P.A. Cesare Battistelli, dei membri del C.d.a, del parro-co don Federico, del coman-dante della Capitaneria di porto di Lerici m.llo Apollonio e dei rappresentanti delle as-sociazioni consorelle.

Il sindaco avv. Paoletti ha voluto ricordare come i lericini si sentano vicini alla Pubblica e ambiscano a ve-derla attiva e presente: sicu-rezza, solidarietà, condivisio-ne degli interessi della comu-nità per il benessere di tutti.

Nell’occasione è stata sco-perta, da parte dei volontari più anziani e dal presidente onorario prof. Enrico Calzo-lari, una targa dedicata ai volontari della Pubblica Assi-stenza di ieri e di oggi, che da 118 anni svolgono un’opera ininterrotta, continuando a dedicare parte del proprio tempo a favore dei malati e degli infortunati.

Si è poi passati alla bene-dizione della nuova autoam-bulanza e, nel presentarla, Battistelli ha voluto ricordare quanto sia gravoso oggi, con le nuove norme e con la crisi del volontariato, amministra-re questa Associazione, che va protetta e coltivata, e che le istituzioni assieme ai citta-dini devono alimentare e mantenere.

Da parte nostra stiamo operando per restituirle soli-dità economica e migliorare la qualità dei servizi. In que-sti ultimi tre anni, non senza difficoltà, abbiamo adeguato la struttura alle norme igieni-co-sanitarie, rinnovato il par-co mezzi con tre nuove am-bulanze equipaggiate con i più moderni presidi sanitari, un mezzo per il trasporto di persone svantaggiate e infine un nuovo automezzo, donato dalle associazioni locali di AVIS e AIDO, attrezzato per il trasporto sangue e organi.

In questi giorni saranno presentati due nuovi autovei-coli per il trasporto sanitario, investimenti importanti che abbiamo realizzato con il contributo dei cittadini, di imprese e dell’Amministra- zione Comunale che ancora ringraziamo.

Silvio Vallero

La P. A. Lerici da 118 anni al servizio della collettività

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(Continua dal mese precedente) Per i cinque prigionieri

più anziani fu l’ultimo chia-rore che poterono intravede-re i loro occhi tra il sangue che scorreva dalle loro teste. Brutalmente furono massa-crati con i calci dei fucili a-doperati come clave e a colpi di sciabola che squarciarono i loro corpi tra le urla di ter-rore dei due giovani, di dolo-re delle vittime e gli sghi-gnazzi dei carnefici.

A mattanza conclusa, i corpi vennero legati a fascio con robuste corde, appesan-titi con un’ancora e scara-ventati in mare. Difficile da immaginare quel che può essere passato per la testa di due ragazzi di tredici e quat-tordici anni dopo tutto quel-l’orrore. Conclusosi il fattac-cio, tre degli energumeni, munitisi di asce, scesero sul-la scialuppa che avevano ri-morchiato fin lì e, dopo aver imbarcato sul bastimento tutto il materiale recuperabi-le con violenti colpi, squar-ciarono il fasciame in diversi punti di modo che l’imbar-cazione affondasse.

Rimbarcatisi, il “Nostra Signora delle vigne” a vele spiegate si allontanava da Livorno e, con il vento in fa-vore stava prendendo il largo verso sud. Dopo un giorno e mezzo di navigazione che si svolse tranquilla e senza in-convenienti, nel pomeriggio del giorno 25 del mese di maggio, giunsero in vista di una piccola isola.

Di forma trapezoidale, l’isola apparve agli occhi di Pietro e del figliolo del Tara-botto, che durante tutto il tragitto erano stati legati all’albero, su in coperta, rita-gliata nel blu del cielo; una

delle isole più selvagge e i-naccessibili che si potesse immaginare, con le sue coste a picco sul mare che non permettevano un facile ap-prodo, e ricoperta da una bassa macchia mediterranea di arbusti tra i quali il ligue-to, il rosmarino, il cisto, l’elicriso, tanto che nell’aria tiepida di quel pomeriggio se ne sentiva l’odore: era l’isola di Montecristo, così diceva quello che tra i pirati sem-brava essere il capo. Il basti-mento gettò le ancore in una piccola baia riparata e na-scosta dal mare.

I due ragazzi furono slega-ti e costretti loro malgrado, al duro lavoro di trasbordo delle merci che si trovavano sul battello e al disarmo del-lo stesso. Lavorarono tutto il pomeriggio con i sei uomini e, quando tutto fu sbarcato sulla spiaggia, stava per so-praggiungere la notte.

Ai ragazzi furono legati i piedi e, sorvegliati da uno degli uomini, furono lasciati sull’arenile mentre i cinque delinquenti con una lancia del “Nostra Signora delle vi-gne” ritornarono sul basti-mento con l’intento di affon-darlo e così fecero.

Tornati sulla spiaggia, il caporione fece imbarcare i due ragazzi sulla lancia e accompagnato da un compa-re, si diresse verso il largo. A qualche centinaia di metri dalla riva a colpi di remo i due energumeni probabil-mente uccisero i due prigio-nieri, li assicurarono con u-na corda ad una grossa pie-tra che avevano imbarcato e li fecero scomparire nella profondità del mare.

Per fortuna, come dice il proverbio, il diavolo fa le

pentole ma non i coperchi e la nostra tragica storia si concluse con l’arresto dei sei criminali che presumibil-mente avevano raccontato la vicenda in qualche bettola di porto dopo un eccessivo uso di alcol.

Due di loro, Giovanbatti-sta Lenzi e il fratello France-sco già noti banditi, vennero catturati a Civitavecchia il 28 Luglio 1849 e il primo, capo della combriccola, si tolse la vita tagliandosi la gola con un coltello; il coma-sco Pietro Casartelli, il trevi-sano Pietro Moretti, il trenti-no Giobatta Foladori, tutti disertori, e il livornese Marti-no Tamberi, noto delinquen-te furono processati dalla Corte Regia di Lucca nel feb-braio del 1853 e condannati ai lavori forzati a vita.

(Continua) Gino Cabano

LERICI IN… - febbraio 2018 Pagina 12

Tra storie e leggende di pirateria, un fatto vero (2)

ORARI E TURNI DELLE FARMACIE

Le farmacie sono aperte dalle ore

8.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19,30 - Padre Pio 8.30-12.30 e 16-20 (sol.); chiuse i festivi.

I turni iniziano alle ore 8.30 del lunedì per terminare alle ore 8.30 del lunedì successivo.

Turni di febbraio 2018 Dal 29 gennaio al 5 febbraio

e dal 26 febbraio al 5 marzo farmacia Bello di Lerici,

Dal 5 al 12 febbraio farmacia Ghigliazza di San Terenzo.

Dal 12 al 19 febbraio farmacia Giudici di Lerici,

Dal 19 al 26 febbraio farmacia Padre Pio di Tellaro, Il servizio di turno viene

effettuato dalle ore 8.30 alle 13 e dalle ore 15.30 alle 21 a bat-tenti aperti (facoltativo dalle 19.30 alle 21 a battenti chiusi). Nelle altre ore il servizio è a battenti chiusi a chiamata.

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LERICI IN… - febbraio 2018 Pagina 13

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Impegno e tradizione per rendere gustosi i vostri pasti

dal 1883

È nell’indifferenza di molti, anzi di troppi, che alla Spezia si stava cancellando un pezzo della Storia con la “S” maiu-scola, e non solo della storia locale (che già di per sé sareb-be molto grave) ma anche di quella nazionale ed interna-zionale.

Il Molo Pagliari, già noto come Molo Pirelli, è il luogo che ha portato La Spezia alla ribalta del mondo intero. E oggi viene ristrutturato per far posto ad una struttura ad uso diportistico.

Il 3 luglio 1916, durante il primo conflitto mondiale, qui esplosero tre vagoni carichi di munizioni facendo centinaia di morti tra militari e civili, la maggior parte dei quali giova-ni e adolescenti. Trent’anni dopo, fra il 3 aprile e l’8 mag-gio 1946, lo stesso molo fu luogo di uno dei più eclatanti episodi del secondo dopoguer-ra: 1.014 ebrei sopravvissuti ai lager nazisti qui vinsero il loro braccio di ferro con la Gran Bretagna, allora potenza mandataria sulla Palestina, e furono tra gli artefici della ri-nascita dello Stato d’Isra-ele. Per tale ragione La Spezia è stata denominata sin dal 1946 “Sha’ar Tzion”, Porta di Sion, e ha ottenuto la meda-glia d’oro al valor civile.

Che senso ha, però, farne

memoria con commemorazio-ni da una parte e cancellarla dall’altra? Il progetto del nuo-vo molo altera significativa-mente l’aspetto originario del sito.

Come si è potuto fare carta straccia di un vincolo regiona-le (emesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria – 13 luglio 2012) in cui il Molo Pagliari “è dichia-rato di interesse culturale ai sensi dell’art. 10 comma 3 let-tera d) del D. Lgs. 42/2004 e viene quindi sottoposto a tutte le disposizioni di tutela conte-nute nel decreto stesso”?

E si è potuto procedere in questo modo mentre lo Stato d’Israele in contemporanea lo ha inserito ufficialmente nei percorsi della Memoria. Se l’avanzata del Waterfront su Pagliari è diventata ormai i-narrestabile, chiediamoci al-meno come si possa ancora rendere almeno tardiva giusti-zia alla nostra storia.

Questo lo scopo del conve-gno sul Molo Pagliari organiz-zato dalla sezione spezzina di “Italia Nostra onlus” al Cen-tro S. Allende il 25 gennaio 2018. Eccone il programma:

Dopo l’introduzione di “Italia Nostra” alle 15:00 ed il saluto delle autorità cittadine,

gli interventi di Stefano Da-nese dell’associazione “Dalla parte dei forti” (titolo: “Le ori-gini del molo Pagliari: storia militare e materiale del molo Pagliari”), del nostro collabo-ratore Alberto Scaramuccia (“1916: la tragedia del molo Pagliari nel golfo della Spezia”) e, in rappresentanza del Gruppo Samuel, la sotto-scritta (“Pagliari, il Molo della Speranza: epilogo di un viag-gio durato quasi duemila an-ni”). A seguire quelli di tre scrittori che si sono interessa-ti di tale sito: Marco Ferrari (autore de “Il porto di Exo-dus”, pubblicato nel 2009), Paolo Bosso (altro nostro col-laboratore ed autore della ri-cerca "Ci chiesero di chiudere un occhio, ne chiudemmo due - Il contributo dei cantieri na-vali di Porto Venere per la riu-scita dell'Aliyah Bet dall'Italia ad Eretz Israel”, che sarà pub-blicata nel 2018) e Alberto Cavanna (che ha scritto il ro-manzo “Ma forse un dio”, la cui pubblicazione è prevista sempre per quest’anno). In chiusura, una proposta dav-vero significativa di “Italia No-stra” dal titolo “Il molo Paglia-ri nel terzo millennio: uno sce-nario progettuale” con l’espo-sizione di una proposta per un uso “civile” di questo molo.

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Molo Pagliari: morte o rinascita? Un convegno ed una proposta il 25 gennaio

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Dopo 550 anni nonostante l’avvento del digitale

la carta resiste ancora La differenza che si pre-

senta oggi, rispetto al passa-to, nel mondo dell’informa-zione (e dei trasporti …) è la modernizzazione. Nel giro di poche generazioni siamo riu-sciti a cambiare il nostro modo di vivere e praticamen-te tutte le azioni quotidiane.

Le nostre azioni oggi so-no molto più veloci di pri-ma e ce ne accorgiamo so-prattutto nel nostro modo di comunicare.

Prendiamo spunto dagli antichi egizi, loro scrivevano sul papiro per “appuntarsi” le notizie più importanti o su una tavoletta d’ argilla per quelle successe negli ultimi

giorni, esempio la mietitura del grano; invece noi usiamo la nostra agenda elettronica per i nostri appunti. I pelle-rossa comunicavano con le nuvolette di fumo.

Nel medioevo le notizie venivano lette a squarciagola da un banditore su una pie-tra al centro del paese e si spostava a cavallo da un vil-laggio all’ altro. Alla Spezia la via più conosciuta è via del Prione e “Prione” vuole dire proprio “Pietrone” per-ché da lì il messaggero an-nunciava le “news” di allora.

Adesso per parlarci a di-stanza abbiamo il cellulare, che è il più usato perché è a portata di … tasca, il tablet, il portatile. Le notizie le rice-viamo, oltre che con questi

mezzi, anche attraverso la radio e la televisione.

Quando qualcuno andava in viaggio, mandava i saluti per cartolina.

Oggi la cartolina per for-tuna non è ancora scompar-sa, ma si usa più che altro WhatsApp.

Il giornale di carta e i libri non sono ormai più utilizzati dalla nostra generazione?

Non è proprio così. Anche se stiamo cambian-

do le nostre abitudini, i gior-nali e i libri rimangono inso-stituibili perché si conserva-no meglio rispetto ai files di una memoria elettronica che potrebbero venire danneggia-ti da qualche virus.

Per non parlare della sa-lute dei nostri occhi che si consumano sugli schermi.

Elisa Bertolini

LERICI IN… - febbraio 2018 Pagina 14

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Maria Luisa Eguez, la no-stra capore-dattrice, torna alle stampe con un altro libro, sempre di argomento religioso, ma con un interro-

gativo: ricerca storica o ro-manzo giallo? Con questa piccola intervista cercheremo

di chiarire l’enigma.

D. Come e perché hai affrontato il tema dell’ese-cuzione capitale di Gesù?

R. Ho trattato l’argomento come se fosse un giallo. Ho ricostruito la settimana san-ta, se così si può dire, come un detective in mezzo alla folla. Ho sentito vivere in me le passioni, le paure, il diso-rientamento generale nella

Gerusalemme di quei dram-matici giorni.

D. Il titolo del tuo nuovo libro sembra quindi voler riaprire, dopo 2000 anni, la questione a chi sia da attribuire la responsabili-tà sulla morte di Gesù?

R. Certamente sì, solo che la risposta non è quella che per duemila anni nella storia occidentale ha causato per-secuzioni e morte per milioni

(Continua a pagina 15)

Chi ha ucciso Gesù?: il nuovo libro di M. L. Eguez

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di ebrei, accusati in massa di deicidio. Ci sono studiosi di fama internazionale sia ebrei che cristiani, come Ju-les Isaac, David Flusser, Weddig Fricke o Riccardo Calimani, i quali hanno or-mai dimostrato in modo ine-quivocabile che la versione dei fatti che sembra scagio-nare Ponzio Pilato ed incol-pare il popolo ebraico per la crocifissione di Gesù è stata adottata per attenuare le colpe dei dominatori latini, al fine d’assicurare la so-pravvivenza dei cristiani per-seguitati all’interno dell’im- pero romano.

D. Cosa dicono, in so-stanza, gli studiosi a cui fai riferimento?

R. Nel mio saggio cito va-rie volte Chaim Cohn, un eminente giurista che è stato membro della Corte Supre-ma israeliana e ministro del-la giustizia; ha studiato per decenni il processo più noto del mondo e poi ha scritto un libro intitolato “Processo e morte di Gesù – Un punto di vista ebraico” tradotto e pubblicato in italiano da Ei-naudi. La sua conclusione è che il popolo ebraico non c’entra affatto con la crocifis-sione di Gesù e non ha avu-to alcuna parte in una vicen-

da svoltasi senza la sua par-tecipazione, anzi contro la sua volontà. Io sono piena-mente d’accordo con tutti questi storici che hanno combattuto le loro battaglie per il ristabilimento della ve-rità contro i pregiudizi anti-semiti e contro quell’insegna-mento del disprezzo di cui gli israeliti sono stati per quasi due millenni vittime.

D. Quindi i Vangeli sono storicamente inesatti?

R. No, ma sono opere di fede, senza finalità storiche come le intendiamo noi oggi, e in quanto tali vanno solo correttamente interpretati. Occorre farne una lettura più analitica e approfondita e vi si troveranno tutti gli indizi che ci porteranno a una loro più esatta com-prensione. Il problema sem-mai è che si leggono poco e ancor meno si contestualiz-zano, si studiano e si scava-no.

D. Così non diventa un libro per addetti ai lavori?

R. No, è piuttosto una ri-cerca appassionante che a-pre sempre nuovi orizzonti. La collana in cui è inserito questo mio lavoro si chiama “Sentieri Biblici” ed è nata proprio allo scopo di divulga-re la conoscenza delle Scrit-ture con serietà ma anche

con la massima comprensi-bilità; affronta temi teologici spesso problematici, come questo, privilegiando però un linguaggio divulgativo, semplice e chiaro, e riman-dando chi desiderasse ap-profondire l’argomento ai te-sti citati nella bibliografia finale.

Sandro Fascinelli

(Continua da pagina 14)

Direttore Responsabile Sandro Fascinelli

[email protected] Caporedazione

Maria Luisa Eguez [email protected]

Collaborazione redazionale Cristina Descalzi Laura Scavarda

Andrea Tarabotto

Segretaria Luciana Sabbatini

Le redazioni Scuola media Lerici:

Alunni delle prime Scuola media San Terenzo:

Alunni della prima, seconda e terza

LA LEGA NAVALE ITALIANA sez. di Lerici il 3 febbraio 2018 alle ore 7, in prima convocazio-ne, e alle ore 17.45 in seconda, terrà la sua Assemblea Ordina-ria dei soci a villa Marigola, via Biaggini, 1 San Terenzo. Al termi-ne seguirà la cena sociale

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