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    Lega Nord Congresso Provinciale di Torino Mozione di Claudio Marovelli 26/11/06

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    Lega Nord

    Congresso Provinciale di Torino

    Mozione di Claudio Marovelli

    26 novembre 2006

    Lunica politica possibile

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    Lega Nord Congresso Provinciale di Torino Mozione di Claudio Marovelli 26/11/06

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    Quante volte le insegne del potere portate dai potenti di questo mondo sono un insulto alla verit, alla giustizia e alla

    dignit delluomo! Quante volte i loro rituali e le loro grandi parole, in verit, non sono altro che pompose menzogne,

    una caricatura del compito a cui sono tenuti per il loro ufficio, quello di mettersi a servizio del bene.

    Cardinale Joseph Ratzinger Roma, venerd 25 marzo 2005

    Lunica politica possibile

    La mozione riprende la perizia di Savino Frigiola nel processo intentato a Lecce contro la

    Banca dItalia / B.C.E. nel 2005. Il giudice ha condannato la Banca dItalia ed ha

    riconosciuto che la moneta deve essere accreditata allo Stato e non addebitata, come

    viceversa avviene oggi. Questa storica sentenza stata rigettata dalla Cassazione il 22

    giugno 2006 ma le motivazioni sono state assai significative: al giudice non

    compete sindacare il modo in cui lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra

    le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria, di adesione

    a trattati internazionali e di partecipazione ad organismi sopranazionali

    In sostanza la Cassazione afferma senza mezzi termini che la questione politica e non

    pu quindi essere disputata dalla "Giustizia".Fra le righe ci sta scritta un'altra cosa: "non ci sono pi argomenti tecnico-giuridici per

    sostenere la correttezza dell'attuale sistema monetario basato sul debito".

    Sta ai Partiti politici prendere in mano questa questione.

    Scopo della politica quello di individuare soluzioni innovative, indirizzare, amministrare,

    incrementare le risorse nazionali, pubbliche e private, per conseguire il bene comune di

    tutti e di ciascuno.

    Mentre le scelte e gli indirizzi delle varie correnti e formazioni, politiche e culturali,

    possono essere soggettive, condivise od opinabili, un punto resta incontrovertibile: quello

    di preoccuparsi, in primis, di disporre delle necessarie risorse per realizzare i propri

    programmi enunciati e perseguiti.

    Senza questa verifica, senza un chiaro e realistico programma per il recupero delle risorse

    economiche, sciaguratamente cedute nel passato, dalla politica al sistema bancario e

    monetario, qualunque azione intrapresa da una qualunque formazione politica di

    qualunque colore, risulta vana, velleitaria ed ingannevole verso il prossimo, verso i propri

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    aderenti, verso la propria persona ed ancor peggio verso la propria famiglia.

    Posto che il miglior sistema conosciuto per produrre e distribuire la ricchezza, risulta

    quello delliniziativa privata e del libero mercato, con la conseguente preminenza della

    meritocrazia, occorre fermamente stabilire il limite invalicabile per tutte le attivit di

    pubblico interesse , specialmente per quelle che non possono essere svolte in regime di

    concorrenza, le quali debbono assolutamente essere amministrate pubblicamente.

    (distribuzione acqua, gas, energia, sanit, nettezza urbana, autostrade, ecc.)

    Sappiamo con precisione come e dove reperire le risorse per esaudire le istanze sociali,

    neglette sia dal polo di destra che da quello di sinistra, pertanto risulta inderogabile,

    nellinteresse comune, unire tutte le componenti politiche e culturali, non asservite ai

    poteri forti, per smascherare quelle al servizio dellapparato bancario e monetario perriappropriarsi di quanto gi appartiene al popolo sovrano. Solo successivamente potr

    risultare giustificato avviare confronti e distinguo tra le eventuali diverse posizioni e

    soluzioni culturali. Il polo di SINISTRA non riesce pi a governare, se non togliendo ai

    cittadini per conferire ai banchieri, quello di DESTRA non in grado di differenziarsi;

    arrivato il momento di fare un salto di qualit.

    Ci sono abbondanti ed impellenti motivi per spingere le persone libere e responsabili ad

    assumere un maggior impegno pubblico e sociale.La grande spinta popolare deve essere finalizzata allaffrancamento dalla schiavit sempre

    pi strisciante ed opprimente che il Mondialismo, nelle sue diverse forme attua, attraverso

    le proprie subdole articolazioni costituite dai potenti sistemi di distribuzione di ricchezza.

    Oggi , il sistema non palese di governo mondiale, cerca di annichilire i singoli individui

    usando parassitariamente governi nazionali e governanti, le persone e le loro libert.

    La leva principalmente utilizzata quella monetaria con il coinvolgimento dellintero

    apparato bancario.

    La questione monetaria infatti risulta essere attualmente la causa di tutte le cause.

    Per comprendere definitivamente le conseguenze e le implicazioni, negative o positive,

    che si determinano in campo politico e sociale, mediante lutilizzo appropriato o distorto

    della funzione monetaria, opportuno formulare e rispondere correttamente alle due

    classiche domande:

    1 ) chi il proprietario della moneta al momento della sua emissione, se della comunit

    che la utilizza o delle banche centrali,

    2 ) quale lordine di grandezza del danno medio, che ne subisce la comunit nazionale

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    derivante dallindebita appropriazione del signoraggio monetario, da parte del sistema

    bancario e monetario nazionale ed internazionale.

    Queste due domande, ingenue solo nell apparenza, sono le stesse che il Giudice di Lecce

    ha rivolto al Perito dUfficio in occasione del processo contro la Banca dItalia B.C.E..

    La perizia redatta dal Perito di Parte illustra e risponde esaurientemente ai due quesiti.

    Linevitabile conclusione che ne scaturisce dalla perizia quella che lo Stato,

    nellinteresse dei propri cittadini, deve creare la moneta necessaria per il proprio mercato

    nella quantit e nella misura sufficiente e necessaria.

    Sottopongo quindi al Congresso le seguenti proposte necessarie e sufficienti per risolvere

    istantaneamente tutti i problemi finanziari della nostra Societ:

    1) il Parlamento stabilisce, alla stregua di Regno Unito, Danimarca e Svezia, che il

    potere monetario compete allo Stato italiano, con conseguente ed immediata uscita

    del nostro Paese dal Trattato di Maastricht;

    2) la banca d'Italia effettuer l'emissione monetaria ACCREDITANDOLA allo Stato

    che la porr all'attivo del Suo bilancio; la banca d'Italia verr compensata sia per le

    prestazioni tipografiche, sia per le consulenze, sia per i servizi svolti, ma non certo

    consentendole di sottrarre alla Comunit l'intera emissione monetaria, come

    viceversa avvenuto fino ad oggi. Se la banca d'Italia non sar disponibile tutte le

    sue funzioni verranno svolte senza difficolt dal Ministero del Tesoro e dall'Istituto

    Poligrafico dello Stato.

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    Premessa

    Al fine di semplificare lesposizione, con il termine banca o banca demissione si

    identificano sia la B.dI. che la B.C.E., posto che, stante il quesito, entrambe al momento

    dellemissione monetaria, si sono appropriate e continuano ad appropriarsi del signoraggio

    che si determina sul territorio italiano, per poi ripartirselo fra loro.

    Si ricorda che il signoraggio lutile realizzato in occasione dellemissione monetaria

    determinato dal valore nominale o facciale della moneta, meno il valore materiale della

    sostanza utilizzata per realizzare la moneta stessa. Poich da decenni le principali monete

    non contengono metalli preziosi n risultano convertibili in essi, la materia con le quali

    vengono realizzate formata da carta ed inchiostro, per cui il valore del signoraggio incaso di carta moneta quello facciale meno le spese tipografiche, in caso di moneta

    scritturale il valore nominale addirittura senza le spese tipografiche.

    La B. d. I ha cessato di emettere la Lira.

    Dal 1 gennaio 2002 subentrata la B.C.E. che ha sostituito la Lira con lEuro. Si

    avvalsa e si avvale del braccio operativo della Banca dItalia, ha mantenuti i medesimi

    comportamenti ed atteggiamenti preesistenti con la B. d. I. , lunica differenza consiste che

    prima Bankitalia simpossessava del 100 % del signoraggio, ora solo del 92 % giacch l8%, per loro accordi interni fra loro, va alla BCE. (all. n. 1).

    Occorre anche precisare che la BCE non risulta iscritta in Italia al registro delle

    imprese e tuttavia svolge sul territorio regolare attivit imprenditoriale congiuntamente

    alla B. d. I. Poich secondo il nostro ordinamento giuridico la B.C.E. era obbligata a dover

    depositare presso lufficio del registro copia della procura con sottoscrizione, (art. 2205

    2206 cc) ne deriva che debbono essere applicati i criteri generali di riconoscimento, per

    cui la B. d. I. risulta rappresentativa della B.C.E. a tutti gli effetti.

    Si cerca di evitare, per quanto possibile le citazioni, considerando preminente ed esaustiva

    la logica delle argomentazioni. Si considerano per acquisiti i contenuti della bibliografia

    espressamente richiamata:

    1 Bruno Tarquini (ex Procuratore Generale di Cassazione) La banca, la moneta e

    lusura, Napoli Controcorrente, 2003

    2 G. Auriti, Applicazione di una teoria dellutilit a una teoria del diritto e delle persone

    giuridiche estratto degli atti del 2 Congresso Nazionale di Filosofia del Diritto (Sassari 2

    giugno 1955), Milano, Giuffr, 1956

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    3 Giacinto Auriti Lordinamento internazionale del sistema monetario. Teramo,

    Edigrafital, 1996.

    4 Giacinto Auriti Il valore del Diritto Teramo, Edigrafital, 1996.

    5 F. Cianciarelli Le origini storiche della moneta Teramo, Edigrafital, 1996

    6 F. Cianciarelli Predoni, padroni planetari, Cosenza, 2M, 1998

    7 Savino Frigiola La fabbrica del debito, dellusura e della disoccupazione , Rimini

    Pragmateia ass. culturale 1997

    8 Giacinto Auriti Il paese dellutopia, Chieti, Tabula Fati, 2002

    9 Marco Della Luna bozza di citazione alla BCE 2005

    I documenti allegati assumono solo valore esplicativo e dimostrativo a sostegno delle

    argomentazioni affrontate.Per identificare di chi sia la propriet della moneta al momento della sua creazione, posto

    che nessuna norma italiana od europea lo stabilisce e per meglio comprendere lattuale

    disinvolto atteggiamento delle banche demissione nei giorni nostri, giova inquadrare,

    anche se in maniera schematica e succinta, levoluzione storica dei comportamenti umani

    e sociali inerenti alluso ed alle metamorfosi subite nel tempo dalla moneta, intesa come

    strumento di misura dei valori, per facilitare e permettere gli scambi commerciali di beni e

    prodotti tra i diversi soggetti e le diverse popolazioni, nei tempi reali alla transazione, edancor pi utile e necessari in occasione della tesaurizzazione e delle compravendite

    differite nel tempo.

    Prime forme di scambio

    Sino a quando lo scambio dei beni avvenne mediante il baratto diretto, il mercato non

    utilizz alcun strumento monetario.Con landar del tempo, pian piano, il baratto cadde in disuso, prima parzialmente poi

    totalmente, per passare ad utilizzare, anche se in maniera primitiva e rudimentale, i primi

    strumenti di misura dei valori. Sinizi con alcuni beni prodotti, i quali avevano anche

    la caratteristica di poter essere utilizzati e consumati direttamente quali: il grano, lorzo, il

    sale, fave di cacao, the pressato ecc. ecc.

    In seguito, con il passar del tempo, nella lenta ma continua ricerca di migliorare la qualit

    e la funzione degli strumenti di misura dei valori, prevalse la tendenza di utilizzare oggetti

    sempre pi specifici e convenzionali quali : conchiglie, perline, scaglie di guscio di

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    Signoraggio iniziale.

    Con il pretesto che risultava pi facile maneggiare la carta rispetto alle monete metalliche,

    definite pesanti ed ingombranti, i banchieri convinsero facilmente popolazioni e

    governanti ad utilizzare i loro certificati di pagamento ed i titoli rappresentativi delloro e

    dellargento, per ogni tipo di transazione.

    Con questo passaggio apparentemente razionale, innocente ed ingenuo i banchieri,

    allinsaputa delle comunit, dei governanti e delle relative pubbliche amministrazioni,

    iniziarono a lucrare quanto non dovuto e pattuito a danno dellintero sistema economico e

    produttivo poich, realizzarono ed utilizzarono nelle transazioni i certificati ed i titoli

    convertibili, da loro stessi emessi, rappresentativi delloro e dellargento, ottenendo difatto il raddoppio della ricchezza posseduta e della capacit dintervento nei traffici

    bancari.

    Convertibilit

    Sino a quando rimase la convertibilit in oro dei titoli / carta moneta messi in

    circolazione, questi assunsero e mantennero la veste giuridica di fede di deposito. Manmano che nel tempo il rapporto del titolo cartamoneta / oro andava modificandosi, (si

    cominci presto a stampare, e quindi prestare, cartamoneta in quantit pi che

    proporzionale alloro posseduto) si pass dalla parit effettiva alla quasi parit, con la

    conseguente modifica dellaspetto giuridico del titolo, in falsa cambiale, (priva della

    scadenza) con la classica ed ambigua dicitura stampigliata sulla banconota: Lire mille

    pagabili a vista al portatore. Dicitura addirittura scomparsa sulla cartamoneta dellEuro.

    Si sorvola sui vari periodi nei quali si alternarono circolazione forzosa della monetacarta (senza convertibilit con loro), a periodi con parit, a quelli con quasi parit pi o

    meno modificate, come quella della Lira del 1925 per la quale, la copertura e quindi la

    convertibilit aurea, era decaduta al 40 % del valore facciale del titolo monetario.

    Successivamente, a causa delle incerte convertibilit monetarie, che spesso si

    modificavano anche allimprovviso, con contraccolpi nelle operazioni di cambio delle

    varie monete, emersero non pochi e preoccupanti disagi. (quota novanta, crisi del 1929,

    ecc.)

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    Patti di Bretton Woods

    Alla fine dellultimo conflitto mondiale, con i patti di Bretton Woods del 22 luglio 1944, si

    tent di mettere ordine nel sistema monetario internazionale. In sintesi gli accordi

    prevedevano che il Dollaro restasse lunica moneta convertibile in oro, con il cambio fisso

    di 35 Dollari per oncia, e tutte le altre monete, con cambi flessibili rispetto al dollaro,

    potevano costituire riserva, oltre che con loro, anche con il Dollaro

    Di fatto, con questa impostazione, le varie monete, Lira compresa, mantennero una sorta

    di convertibilit, anche se indiretta ed alquanto limitata attraverso il Dollaro, che a sua

    volta risultava convertibile in oro.

    Sino a quando furono vigenti i patti di Bretton Woods, le banche centrali iscrivevanoallattivo dei propri libri contabili loro, largento e la valuta estera che possedevano,

    mentre i titoli monetari da loro emessi li iscrivevano al passivo poich, pur stante in essere

    solo la parvenza della convertibilit monetaria, ci era sufficiente per considerarli un

    debito, anche se in gran parte del tutto teorico e fittizio, della banca verso il mercato

    poich, in qualunque momento la cartamoneta emessa, a loro dire, poteva essere, a

    richiesta del possessore, convertita in oro prima, od in Dollari dopo lentrata in vigore dei

    patti di Bretton Woods.

    Fine della convertibilit

    Il 15 agosto 1971, avendo lAmerica pressoch esaurite le proprie scorte doro, il

    Presidente Nixon denunci i patti di Bretton Woods per cui, da quel momento in poi,

    nessuna moneta, Lira compresa poteva risultare essere convertibile.

    A seguito e dopo di ci, poich ogni moneta, Dollaro compreso, mantenne praticamente

    inalterato il proprio valore, si pot dimostrare inconfutabilmente, quanto gi intuito ecapito culturalmente prima che, contrariamente a quanto veniva sostenuto sino a quel

    momento dagli ambienti bancari, il valore della moneta non era determinato o conferito

    dalla sua riserva, la quale peraltro nel tempo si era sempre pi assottigliata, ma unicamente

    dal fatto che la moneta nella sua veste di strumento di misura del valore, contestualmente

    rappresentava e rappresenta anche il valore della misura.

    Il valore della moneta dunque convenzionale, come tutti gli altri valori, che si determina

    e si concretizza per induzione dalla comunit che la utilizza, rappresentata nel suo insieme

    dallo Stato dappartenenza.

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    Accertamento logico

    Per determinare chi sia il proprietario della moneta al momento dellemissione, occorre

    stabilire ed individuare con precisione il momento nel quale, il semplice foglietto di carta

    stampata diventa ed assume la caratteristica di moneta, e quindi titolo di valore reale a tutti

    gli effetti. Nella fase della confezione tipografica della carta moneta, nasce un semplice

    foglietto stampato, privo di qualunque valore, se non quello intrinseco relativo alla carta e

    allinchiostro, cos come qualunque altro stampato predisposto da qualunque altra officina

    tipografica.

    Per meglio chiarire questo aspetto di tutto rilievo, giova ripercorrere ed analizzare ci che

    avviene al momento della emissione ed immissione della moneta, cos come dichiaratonella attuale comparsa dei convenuti, ed in altra precedente, sempre della Banca dItalia.

    (all. n. 2).

    La Banca dEmissione emette, dopo aver provveduto a stamparla a propria cura e spese, la

    cartamoneta , ( ancora semplice merce), ne cede la propriet allo Stato, ottenendo in

    contropartita titoli e valori mobiliari, (quelli del debito pubblico) non gi corrispondenti al

    valore della merce = carta + stampata, (di pochi centesimi), bens a quello facciale

    stampigliato sulla cartamoneta stessa.

    Signoraggio attuale

    Esattamente questo il signoraggio di cui simpossessa la Banca dEmissione, che

    consiste nella differenza tra il valore facciale della cartamoneta ed il costo della carta e

    dellinchiostro per stampare i biglietti. (operazione descritta a bilancio della B.dI. sotto la

    voce titoli di Stato da con cambio ex legge 483 / 93 all. n. 3).Si viene a creare la stessa situazione di quando, il presidente di una squadra di calcio, dopo

    aver ordinato in una tipografia la stampa dei biglietti per lingresso allo stadio, nel

    momento della consegna e del pagamento, in vece dei pochi centesimi per biglietto, si

    senta avanzare dal tipografo la richiesta di corrispondere il valore facciale da lui

    stampigliato sui biglietti dingresso, con la motivazione che:

    il biglietto vale limporto facciale in esso stampigliato, poich corrisponde a quanto

    disposto a sborsare lo spettatore per assistere alla partita di calcio.

    del tutto evidente che non il tipografo che conferisce il valore corrispondente a quello

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    facciale al biglietto, bens, il diffuso desiderio dei tifosi di assistere alla partita, tutta

    lorganizzazione di uomini e mezzi, nonch lapparato necessario allo svolgimento

    dellincontro calcistico, rappresentato dal presidente della societ calcistica, proprietaria

    della squadra di calcio e delle varie infrastrutture ed attrezzature.

    Valore e propriet della moneta

    Alla stessa stregua della pretesa assurda del tipografo, non pu essere la Banca

    dEmissione a conferire il valore, corrispondente a quello facciale, stampigliato sulla

    cartamoneta stessa da essa predisposta.

    Puntuale conferma in tal senso giunge dalla risposta allinterpellanza alla Camera deiDeputati del 17 marzo 1995. Il Sottosegretario di Stato per il Tesoro Carlo Pace, sostenne

    che la Banca dItalia non fosse proprietaria dei valori monetari avendo per legge solo il

    compito istituzionale di emettere moneta e quindi crearla (Bruno Tarquini La Banca la

    moneta lusura pag. 27).

    Non deve trarre in inganno se la Banca dEmissione, oltre a stampare la moneta, esegua

    per conto dello Stato una serie di servizi ed incarichi secondari, riguardanti

    lamministrazione e la gestione della moneta stessa. Anche se tali incarichi, vengonoconferiti medianti leggi o decreti legge dello Stato, del tutto inutile che la consorteria

    bancaria tenti disperatamente di ammantarsene, nella speranza di far apparire ed

    accreditare la privatissima Banca dItalia, composta di soci altrettanto privati, come

    organo pubblico dello Stato. Essa non lo Stato, esterna allo stato, controparte

    controinteressata dello Stato. In ogni caso, anche se le disposizioni alla Banca dItalia

    vengono impartite per decreto legge, sempre e solo di ordini di servizio si tratta, sulla

    natura dei quali non pu essere tentata, ed ancor peggio accettata, alcuna interpretazioneestensiva per quanto concerne il ruolo della ex Banca dEmissione.

    Orbene risulta evidente che il valore alla moneta non pu essere conferito da chi

    materialmente ne cura laspetto fisico e tipografico (in questa fase ancora una semplice

    merce di propriet della Banca), pertanto, se non altro che per esclusione, non resta altra

    possibilit, se non quella di affermare che il valore della moneta viene conferito dalla

    comunit che la utilizza, riconosciuta e rappresentata dallo Stato dappartenenza di ogni

    Paese.

    A questo punto, risulta abbastanza incomprensibile pensare come possa essere stato

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    possibile chiedere, ed ancor pi ottenere dallo Stato il pagamento dellintero valore

    facciale monetario, come descritto dalla stessa Banca, quando in occasione dellemissione

    monetaria la Banca dItalia cede la propriet dei biglietti, i quali, in tale momento, come

    circolante, vengono appostati al passivo nelle scritture contabili dellIstituto di emissione,

    acquistando in contropartita, o ricevendo in pegno, altri beni o valori mobiliari (titoli,

    valute ecc.) che vengono, invece, appostati nellattivo.

    Debito Pubblico

    Questi sono i titoli di Stato, corrisposti alla Banca dItalia in contropartita alla emissione

    monetaria, responsabili della formazione del debito pubblico, che si sviluppa di pari passocon la monetizzazione del mercato stesso.

    La moneta diventa valore monetario nel momento in cui la collettivit, rappresentata dal

    suo organo pubblico quale lo Stato, per convenzione laccetta, nella previsione di

    utilizzarla come strumento di misura del valore sotto tutti gli aspetti: per il potere

    dacquisto che rappresenta, per la capacit di essere tesaurizzata e per la possibilit di

    stabilire un importo certo in caso dindebitamento o di pagamento differito.

    Accertamento giuridico

    Come abbiamo gi visto, il titolo monetario, al momento dellemissione da parte della

    Banca preposta, non ha ancora il valore di moneta corrente e pertanto sotto laspetto

    giuridico non pu essere identificato gi moneta, giacch ancora privo del requisito

    essenziale, determinato dallaccettazione da parte del mercato nazionale, e per esso da

    parte dello Stato.Laccettazione della moneta, universalmente riconosciuta, attribuisce in quel preciso

    istante, per convenzione, pieno valore alla moneta stessa la quale, contestualmente assume

    anche la veste di strumento di misura del valore.

    Il valore della cartamoneta quindi convenzionale, pertanto la propriet del valore

    determinato dalla convenzione di tutti i cittadini, deve essere riconosciuto ed attribuito a

    chi ha i poteri di rappresentanza della intera collettivit e quindi allo Stato. Tale valore non

    pu essere riconosciuto alla compagine privata, la quale attualmente cala sul territorio un

    simbolo monetario come lEuro, la cui contraffazione non previsto contrastarla da leggi

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    specifiche dello stato, ma da una semplice e privata di copyright, la qual cosa pu al

    massimo valere per quanto attiene allaspetto grafico e decorativo del titolo monetario.

    Dallatteggiamento e dal tono dei suoi difensori, la Banca demissione, giocando anche la

    inopportuna carta della rispettabilit, vorrebbe far credere di essere convinta di ritenersi

    proprietaria della moneta per titolo originario, ben sapendo di non possederne i requisiti

    poich, quando trasferisce i titoli da lei approntati, questi ancora moneta non sono, in

    quanto privi del requisito, quale laccettazione, conferito dalla collettivit nazionale

    tramite lo Stato.

    Tutto al pi, oltre ad eventuali altri servizi richiesti da remunerarsi a parte, pu essere

    riconosciuto dallo Stato alla Banca dEmissione, il costo tipografico per il puro e semplice

    biglietto di carta stampata, in conformit allart. 939 C.C.Questa impostazione oltre ad essere giuridicamente corretta, eviterebbe allo Stato, come

    gi avvenuto in qualche altra circostanza nel passato, di dover comprare ogni anno valori

    che gi di fatto gli appartengono.

    La cosa di per se non di poco conto, se si considera che, a vantaggio della Banca privata

    ed a danno dello Stato e dei propri cittadini, con questa disinvolta operazione di

    concambio si alimenta ogni anno il debito sia pubblico che privato, proprio nel momento

    della emissione ed immissione monetaria; debito che finisce per ricadere sulle spalle ditutti i cittadini e dellintero sistema produttivo nazionale, al punto tale che risultiamo tutti

    indebitati: Stati, privati cittadini, Pubbliche Amministrazioni, aziende, famiglie,

    istituzioni, tranne le banche centrali ed il sistema bancario, con bilanci sempre pi floridi

    ed attivi.

    Il disinvolto atteggiamento del modus operandi della Banca, trova perfetto riscontro ed

    ancor pi si evidenzia, se si osserva la tecnica utilizzata dalla Banca per contabilizzare le

    proprie operazioni amministrative in simili frangenti.Giova ripetere integralmente lenunciato della stessa Banca la Banca dItalia cede la

    propriet dei biglietti, i quali, in tale momento, come circolante, vengono appostati al

    passivo nelle scritture contabili dellIstituto di emissione, acquistando in contropartita, o

    ricevendo in pegno, altri beni o valori mobiliari (titoli, valute ecc.) che vengono, invece,

    appostati nellattivo.

    La Banca con una ardita manovra riesce a farsi corrispondere dallo Stato, a prezzo di

    valore facciale pieno della moneta emessa, dei pezzi di carta stampati, di valore irrisorio,

    per quanto protetti siano dal di copyright in favore della Banca Centrale Europea.

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    Iscrive il valore dei titoli ottenuti, quelli del debito pubblico ottenuti in contropartita alla

    cartamoneta stampata, nelle proprie partite contabili attive.

    Non ancora sazia e soddisfatta, utilizza anche la destrezza, quasi per svista, di continuare

    ad iscrivere la medesima somma, sempre quella della moneta emessa, anche tra le voci

    passive della propria contabilit, (al punto 1 della situazione patrimoniale passiva nel

    bilancio Bankitalia, con la denominazione banconote in circolazione), come se fosse

    ancora vigente la convertibilit la quale, come abbiamo visto, risulta definitivamente

    inoperante e decaduta sin dal 15 agosto 1971, contestualmente alla denuncia ed alla

    abolizione dei patti di Bretton Woods.

    Allartifizio contabile di far scaturire da ununica operazione, quale lemissione

    monetaria, due voci contabili, una attiva ed una passiva di pari importo, gi di per sestravagante e censurabile, si aggiunge laggravante per il fatto che, il numero

    corrispondente alla voce passiva un aggregato delle somme delle banconote emesse in

    precedenza con quelle dellanno di riferimento del bilancio, mentre i numeri iscritti nelle

    voci attive, riguardanti i titoli del debito pubblico, vengono decurtati alla regolare

    scadenza dei medesimi. (all. n. 4). Deve anche essere aggiunto che mentre i titoli di stato,

    iscritti allattivo vengono regolarmente pagati, la somma iscritta al passivo corrispondente

    alla voce banconote in circolazione, sicuramente non sar mai pretesa da alcuno.

    Conseguenze:

    Lattivo di bilancio nella situazione patrimoniale della Banca viene eluso da una fittizia e

    reiterata passivit, che non poteva essere pi considerata da oltre 30 anni. Fatto di tutta

    rilevanza se si osserva che, mentre la BCE incassa l8 % del signoraggio che si determina

    in ogni Nazione, compresa l Italia, e non paga le tasse per privilegio comunitario, (non sicapisce a quale titolo ottenuto), (all. n. 5), la Banca dItalia incamera il restante 92 % del

    signoraggio che si determina sul suo territorio dinfluenza, cio quello italiano.

    Pertanto non solo elude le tasse in base ai risultati di bilancio, tasse che in Italia deve

    pagare come qualunque altra S.p.A., ma per conseguenza riesce ad assottigliare anche

    quanto deve essere corrisposto allo Stato, in base al proprio Statuto (all. n. 6) Art. 54 dello

    Statuto Bankitalia ultima parte, ove recita che lutile di bilancio, dedotte le somme da

    destinare a riserva e gli utili in ragione del 10 % da destinare ai partecipanti, allora

    pubblici ora privati, deve essere conferito allo Stato.

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    dellordinamento democratico costituzionale.

    lArt. 3 della Costituzione Italiana al seconda comma riporta testuale: compito della

    repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la

    libert e leguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e

    leffettiva partecipazione di tutti i lavoratori allorganizzazione politica, economica e

    sociale del Paese.

    Senza disporre delle leve economiche e monetarie, qualunque governo di qualunque

    colore non solo impossibilitato ad attuare i propri programmi di sviluppo, ma anche di

    poter governare ed impostare una qualunque politica economica e sociale.

    lArt. 11 della Costituzione Italiana riporta testuale: LItalia ripudia la guerra come

    strumento di offesa alla libert degli altri popoli e come mezzo di risoluzione dellecontroversie internazionali; consente in condizione di parit con gli altri stati, alle

    limitazioni di sovranit necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia

    fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale

    scopo. La limitazione della sovranit nazionale come quella monetaria, subita dal nostro

    Paese, serve unicamente a trasferire ricchezza, faticosamente prodotta dallintera

    popolazione, ad una consorteria di banchieri privati, a danno e con grave discapito delle

    posizioni sociali e produttive nazionali. La BCE non ha il fine di assicurare la pace e lagiustizia tra le Nazioni; quindi il presente Articolo non consente la cessione di sovranit

    monetaria alla BCE.

    lArt. 23 della Costituzione Italiana riporta testuale:Nessuna prestazione personale o

    patrimoniale pu essere imposta se non in base alla legge.

    Infatti nessuna legge prescrive che una popolazione per utilizzare uno strumento

    econometrico, quale la moneta, debba prima accendere il debito pubblico per pagare

    lintero valore facciale del titolo monetario e poi continuare a pagare gli interessi suldebito pubblico, la qual cosa si traduce in una pesante tassa occulta che si riversa sulle

    spalle di tutti i cittadini. (sotto questo aspetto andava meglio quando si usavano le conchiglie)

    Sinallagma

    Lo Stato, impegnandosi a pagare interessi e a rimborsare il denaro emesso e prestato dalla

    banca demissione si impegna ad una prestazione reale ed onerosa in cambio di niente.

    Anche secondo questo aspetto non risultano soddisfatte le condizioni di prestazioni

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    corrispettive fra la Banca dItalia / BCE e lo Stato italiano.

    Appare sempre pi evidente che, grazie a politici alquanto sprovveduti, che si sono

    susseguiti sino ad ora, lo Stato ha finito, in questa vicenda, per assumere solo oneri che

    trasferisce automaticamente in carico della comunit nazionale; ha assunto la funzione di

    gabelliere per conto del sistema bancario e monetario.

    Per quanto attiene al debito pubblico doveroso che lo Stato, attraverso le sue competenti

    sedi quali il Ministero dellEconomia ed altri, sia vigilante e si autotuteli, verificando

    contestualmente in quale misura tale debito pubblico, formato dalle presenti modalit di

    emissione monetaria, possa essere eliminabile, anche usando la monetizzazione diretta del

    mercato da parte dello Stato.

    Alle obiezioni, di quanti pi o meno in buona fede, paventano il rischio dinflazione, conlemissione diretta da parte dello Stato, (in ogni caso sempre meglio della deflazione)

    occorre in primo luogo capire che non sussiste buonafede e far presente loro che non la

    quantit di moneta che deve restare costante, od ancor peggio diminuire, ma il rapporto tra

    circolazione monetaria (strumenti di misura del valore) e beni da misurare. In tal senso ai

    nostri giorni sussistono sistemi e strumenti di rilevazione automatici perfetti ed

    assolutamente attendibili.

    Proprio per mantenere costante tale rapporto la massa monetaria deve crescere, senzacreare nuovo debito al momento dellemissione, man mano ed in armonia allincremento

    economico del mercato ed allincremento demografico nazionale, pena la stagnazione e la

    recessione.

    La controparte da sempre, con atteggiamento assolutamente non disinteressato, sostiene il

    contrario e cio: i cittadini accettano la moneta solo perch vale, ed insinuano che tale

    valore conferito dalla Banca dEmissione.

    Definitiva riprova per smentire gli assertori di questa stravaganza, la si ottieneimmaginando quale valore possa avere una qualunque moneta o un qualunque strumento

    econometrico, in unisola deserta od occupata da un solo abitante.

    Si comprende facilmente che se il valore della moneta viene conferito da chi la emette o

    per il di copyright sopra apposto, allora tale valore dovrebbe sussistere comunque,

    indipendentemente dalla presenza o meno degli utilizzatori interessati ad utilizzarla.

    Poich cos non , si comprende e si evince definitivamente, che non pu esistere

    ricchezza nel regno dei morti, giacch presupposto indispensabile della ricchezza proprio

    la vita, per lappunto la vita dei cittadini, grazie alla quale prende valore la moneta sul

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    presupposto di poterla utilizzare per il soddisfacimento dei propri bisogni, presenti, futuri,

    individuali e collettivi.

    Quantificazione del danno

    Il danno causato dal capovolgimento dellattribuzione della propriet della moneta, al

    momento dellemissione, conferita alla Banca Centrale in vece che alla collettivit e

    quindi allo Stato dappartenenza, determina al Paese, al sistema economico nazionale, alla

    comunit, allintero mercato, alle singole imprese, ed ai singoli cittadini un danno grave,

    oltre che economico, morale ed anche strutturale di tutta rilevanza.

    Per averne una prima idea dellordine di grandezza del fenomeno, e sino a che punto ilsistema economico monetario, cos come impostato risulti perverso, sufficiente

    effettuare alcune semplici riflessioni e constatazioni:

    Da moltissimi anni a questa parte il bilancio primario dello Stato risultato e risulta

    fortemente attivo; diventa passivo dopo aver pagato gli interessi sul debito pubblico (all. n.

    20). Da ci se ne deduce che le singole annualit passive di bilancio, che poi incrementano

    il debito pubblico, non sono determinate dalle maggior spese effettuate dallo Stato rispetto

    alle riscossioni tributarie, bens dal pagamento di debiti e relativi interessi, che si sonoformati al di fuori della gestione ordinaria del bilancio generale dello Stato, inteso come

    lelencazione dei tributi ed imposte riscossi, registrati allattivo, e le spese per lerogazione

    dei servizi ed investimenti pubblici, registrati al passivo.

    Tali debiti, per lappunto, non determinati da pubblici investimenti strutturali o da

    maggiori spese per erogazione di servizi ai cittadini, sono proprio quelli causati dalla

    consegna dei titoli del debito pubblico al sistema-bancario-monetarioin contropartita,

    come abbiamo visto, allemissione della moneta.Prima di esaminare tabelle ed impostare conteggi analitici per quantificare il danno medio

    da accertare, opportuno soffermarsi anche sul seguente importante aspetto:

    Lo Stato ha pagato e paga, da molti anni a questa parte, interessi passivi pari ad oltre il 30

    % nel passato ed attualmente di oltre il 20 % del proprio bilancio annuale (all. n. 8) Le

    conseguenze che ne derivano possono dar luogo a due fenomeni distinti e completamente

    diversi a seconda di come vengono risolti i rispettivi casi:

    1) se tutte le somme rastrellate sul mercato e confluite nelle casse dello Stato, per

    tasse ed imposte, sotto qualunque voce di spesa, legittime ed anche illegittime,

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    ritornano sul mercato stesso, (e non il nostro caso) il rapporto preesistente tra

    circolazione monetaria e beni da misurare resta costante, non si verifica sul

    mercato, rispetto alla situazione ante, nessun tipo di squilibrio, pertanto non si

    determina n inflazione n deflazione.

    2) Poich una parte di dette somme (tasse ed imposte riscosse come da bilancio dello

    Stato) non rientrano in circolo sul mercato stesso, in quanto confluiscono

    direttamente nelle casse dellapparato bancario, sotto la voce pagamento degli

    interessi passivi, ne deriva che si viene ad alterare il rapporto preesistente tra

    circolazione monetaria e valori e beni da misurare. (senza considerare

    lincremento della quantit dei beni che si verificano nel frattempo, anchessi da

    considerare) Ritorna in circolo sul mercato una quantit inferiore di moneta,rispetto a quella esistente prima del prelevamento fiscale. Ci produce deflazione

    causata dalla minor quantit di denaro ritornato in circolo sul mercato. Per mitigare

    gli effetti nefasti della deflazione vedi (all. n. 9), vera piaga esistente da sempre sul

    nostro territorio, causa dinfiniti guai per la popolazione: dallemigrazione prima -

    allusura dalla disoccupazione ai suicidi per insolvenza poi, ecc. ecc., si

    costretti, solo per ripristinare il rapporto preesistente, (circolazione monetaria beni

    da misurare) a ricorre a nuova immissione monetaria sul mercato, che fa nascere,come abbiamo visto, nuovo debito sia pubblico che privato.

    Tale nuovo debito si somma a quello preesistente che genera interessi da pagare sempre

    pi alti, perpetuando cos questo perverso meccanismo (oltre al debito pubblico che

    sincrementa annualmente (all. n. 10), quello privato ha raggiunto mediamente la quota di

    16.000 Euro per famiglia - 32 milioni di vecchie lire ed in costante crescita).

    Nella sua rozza e perversa applicazione, la tecnica utilizzata per soggiogare lintera

    popolazione, mediante lamministrazione dellartificioso debito cos artatamente costruito,risulta di una efficacia quanto mai straordinaria.

    Lo schema operativo abbastanza semplice ed ovviamente tutto ci si potuto realizzare

    e perpetrare solo, nella migliore delle ipotesi, con la diffusa ignoranza di e lignavia di

    buona parte dei politici, ma soprattutto con la compiacenza e la complicit di alcuni pochi

    servi dei banchieri:

    prima si monetizza il mercato quindi sincrementa il Debito Pubblico, in contropartita alla

    quantit di moneta emessa; successivamente la moneta viene ritirata dal mercato a vario

    titolo e con le tecniche pi disparate, senza eliminare contestualmente i titoli del debito

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    pubblico corrispondenti, ceduti in contropartita allemissione monetaria, che restano in

    essere. Si ritorna poi a rimonetizzare il mercato con la medesima tecnica e cos via

    allinfinito.

    Risultati: la circolazione monetaria cala ed i debiti crescono.

    Con questa ed altre tecniche similari si costruito il grosso del debito pubblico.

    Significativa importanza in tal senso hanno le operazioni inerenti ai famosi residui

    passivi (residui perenti per le Pubbliche Amministrazioni); Residui provenienti dai fondi

    assegnati in gestione ad organi periferici ai sensi dell'art. 2 della legge 17 agosto 1960, n.

    908 e seguenti. In queste circostanze, le somme stanziate alle Pubbliche amministrazioni

    per la realizzazione di opere e non ancora spese entro il termine prescritto vengono

    eliminate, ma non i titoli del debito pubblico corrispondenti alla loro emissione cheviceversa e continuano ad accumularsi il passivo esistente.

    Mentre sussiste una abbondante normativa, aggiornata periodicamente, per quanto

    riguarda le procedure (all. n. 11) finalizzate a togliere ogni anno dalla circolazione

    unimportante massa monetaria, in precedenza emessa, non vi alcun cenno per quanto

    attiene alla eliminazione dei titoli passivi dello Stato rilasciati in contropartita alla su citata

    emissione della moneta prima emessa e poi ibernata.

    Ovviamente se la moneta fosse emessa dallo Stato, in nome e per conto dei cittadini,cadrebbe anche la necessit di dover ovviare a queste dimenticanze.

    Anche se reperire le documentazioni su questi argomenti non risulta agevole, come si

    evince dagli allegati (all. n. 12), pur tuttavia utilizzando i documenti che ci consentito

    disporre, si pu giungere ugualmente, usando il buon senso comune, a conclusioni certe ed

    inconfutabili perch oggettive.

    Metodi di conteggio

    1) Nel 1971 il debito pubblico, in Italia, era attestato al 20 % rispetto al PIL. (all. n.

    13) Nello stesso anno decadono i patti di Bretton Woods. Ci significa che lo

    Stato da allora, decaduto lobbligo della convertibilit monetaria, avrebbe potuto

    benissimo emettere la propria moneta , come avvenuto anche in alcune occasioni

    in passato (all. n. 14) incamerando il relativo signoraggio, la qual cosa avrebbe

    evitato allo Stato dindebitarsi e di pagare ogni anno cifre astronomiche sui relativi

    interessi. Il danno derivante allo Stato, e quindi a tutti noi, per non aver emesso

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    direttamente la propria moneta, (biglietto di stato a corso legale (all. n. 15), ha

    fatto si che il debito pubblico passasse dal 20 % sul PIL nel 1971 al 120 % nel

    1994, per poi attestarsi intorno al 105 % negli anni 2000. A questo valore di tutto

    rispetto, (il debito pubblico si attestato intorno ad un milione e 381.000 milioni

    di Euro) (all. n. 16) la cifra cos imponente che la nostra mente ha difficolt a

    quantificarla, vanno aggiunte le somme pagate ogni anno per interessi passivi,

    anche questi importi risultano altrettanto rilevanti poich la media negli anni 90

    risultata di circa 180.000 miliardi di lire annue, (all. n. 17), per arrivare agli attuali

    76.500 milioni di Euro (all. n. 18).

    2) Importi altrettanto rilevanti, analizzati con metodo diverso, emergono osservando

    la scadenza ed il rinnovo dei titoli di debito dello Stato (all. n. 19). Al dannoeconomico di per s sicuramente rilevante, deve essere aggiunto anche quello

    strutturale per quanto concerne il sistema Paese. Loppressione economica

    realizzata su tutto il territorio nazionale in conseguenza del pagamento degli

    interessi passivi di tali proporzioni, (del tutto evitabili se lo Stato avesse

    mantenuto la propriet ed emesso la propria moneta) relativi alla massa debitoria

    pubblica fittiziamente ed artatamente procurata, ha impedito sia allapparato

    pubblico che a quello privato di poter realizzare gli indispensabili investimenti nelcampo della ricerca e in quella della innovazione tecnologica. La perdita di

    competitivit nei confronti dei paesi nostri concorrenti, forse non pi recuperabile,

    rischia di aver causato un danno alla collettivit ed allapparato produttivo

    nazionale di dimensioni ancora maggiori di quelli prettamente economici, pur

    assolutamente rilevanti.

    Ulteriore conferma alla grave situazione che si venuta a determinare, scaturisce

    dallattento esame del documento (all. n. 20), dal quale si evince che la percentuale deldebito pubblico rispetto al PIL nellanno 1941 era pari al 30 %, mentre nellanno 1951, nel

    cui periodo si verificato il disastro di una guerra persa, con gravi distruzioni su tutto il

    territorio, la percentuale si era incrementata di appena il 2 %, attestandosi sui valori del

    32 %.

    Poich nel 1971 la percentuale del debito pubblico era ridiscesa al 20 %, sempre rispetto al

    PIL, per poi ritrovarcela nel 1994, trascorsi appena 23 anni, su valori superiori al 120 %,

    con un incremento nel periodo del 600 %, senza che si sia verificato nell'arco dei 23 anni

    alcun cataclisma naturale o guerra guerreggiata, principali cause da sempre,

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    dell'incremento del debito pubblico, dimostra che il perverso meccanismo messo in atto

    per monetizzare il mercato mediante la creazione parallela del debito pubblico, costato

    all'intera comunit pi di diverse guerre perse.

    Conclusioni

    Da quanto sopra esposto risulta evidente che:

    1) Economicamente, il valore della moneta (compreso il suo potere d'acquisto) non

    conferito dalle banche emittenti, ma dal mercato e dalla comunit che la utilizza.

    la collettivit che produce e consuma sempre maggiori beni e servizi che

    necessitano di una sempre maggiore monetizzazione per essere scambiati. Lamonetizzazione deve essere effettuata in capo alla collettivit (dallo Stato) senza

    alcun tipo di indebitamento.

    2) Giuridicamente, in base alla Costituzione italiana vigente, il potere di emettere

    denaro spetta inalienabilmente allo Stato e ogni situazione, norma, convenzione o

    pratica diversa risulta illegittima ed invalida; quindi la propriet della moneta al

    momento della sua emissione e la titolarit del suo valore possono essere

    unicamente dello Stato, in rappresentanza della popolazione amministrata.3) In base ai principi del diritto civile, lo Stato, sta pagando ed impegnandosi a pagare

    forti somme alla banca d'emissione, senza ricevere una adeguata prestazione in

    cambio, con grave danno per l'intera popolazione; questo comportamento

    illegittimo per i motivi giuridici suddetti.

    Risposta alla prima parte del quesito

    Conseguentemente, per quanto sopra esposto, la moneta ed il suo valore (potere

    d'acquisto) al momento dell'emissione, non possono che appartenere, ed appartengono al

    popolo sovrano.

    Non pu essere attribuita la propriet di un bene ad un soggetto giuridico il quale

    iscrive, nei propri libri contabili, il bene stesso al passivo

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    Risposta alla seconda parte

    Il danno arrecato dal signoraggio monetario esercitato ad opera e beneficio della banca

    d'emissione in luogo dello Stato stimabile in pi componenti:

    1) danno diretto composto dalle seguenti voci:

    a) la totalit del debito pubblico esistente

    b) la sommatoria degli interessi passivi pagati e da pagarsi

    c) la sommatoria dei rimborsi del debito pubblico in conto capitale gi eseguiti

    d) la privazione dell'esercizio della sovranit politica del popolo e del cittadino

    e) gravi distorsioni nel mercato e nello sviluppo nazionale

    2) danno indiretto - pure dovuto, perch il fatto che lo genera un comportamento illecitoche vede il concorso della banca d'emissione con pubblici amministratori, con ruolo

    dominante svolto dalla prima, la quale ne la reale beneficiaria ed orchestratrice. La banca

    dimostra di detenere di fatto il potere e di gestire a suo piacimento questo sistema

    illegittimo provoca:

    f) l'indebita sottrazione di risorse, con la conseguente perdita di opportunit di

    sviluppo dell'intero mercato e del mantenimento, sia per quanto riguarda il

    pubblico ed il privato, della competitivit internazionale dell'intero sistemaNazione

    g) principale causa dell'indebita pressione fiscale

    h) perdita di servizi pubblici e mancata realizzazione d'infrastrutture per

    mancanza di fondi, come si verifica nel nostro Paese da oltre 30 anni

    Il danno medio stimabile sicuramente rilevante ed ingente, lo si pu quantificare, per la

    sola componente patrimoniale diretta, sommando gli importi di cui al punto 1) ed

    esattamente a) + b) + c).Il danno sopportato dallintera comunit nazionale cos rilevante da non escludere la

    configurazione del reato di alto tradimento per gli aventi causa.

    Or si comprende la vitale e decisiva importanza che assume la corretta gestione della

    funzione monetaria e bancaria allinterno della nazione.

    La qual cosa, proprio per la sua importanza non pu essere affidata a privati.

    Dora in poi tutto ci dovr avvenire alla luce del sole.

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    Allegato nr 1

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    Allegato nr 2

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    Con ogni piu' ampia riserva e salvezza anche di richieste istruttorie.Roma, 20 settembre 1994

    http://65.40.245.240/italy/lire-4i.htm

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    Allegato nr 4

    http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/ricec/relann/rel03/rel03it/rel03_ammi_bilancio.pdf

    http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/ricec/relann/rel02/rel02it/rel02_ammi_bilancio.pdf

    http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/ricec/relann/rel00/rel00it/rel01_ammi_bilancio.pdf

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    Allegato nr 5

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    Allegato nr 6

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    Allegato nr 7

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    Allegato nr 8

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    Allegato nr 9

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    Allegato nr 10

    Il debito pubblico pari al valore nominale di tutte le passivit lorde consolidate delle

    amministrazioni pubbliche (amministrazioni centrali, enti locali e istituti previdenziali pubblici). Ildebito costituito da biglietti, monete e depositi, titoli diversi dalle azioni esclusi gli strumentifinanziari derivati e prestiti, secondo le definizioni del SEC 95.

    Il valore viene aggiornato semestralmente e si riferisce al 31 dicembre di ciascun anno.

    7 7

    (milioni di euro)

    Debito / PIL

    2000 1.297.100 111,2%2001 1.347.805 110,6%

    2002 1.360.253 107,9%

    2003 1.381.428 106,2%

    http://www.dt.tesoro.it/Aree-Docum/Debito-Pub/DebitoPIL.htm_cvt.htm

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    Allegato nr 11

    I segreti del Tesoro e le presenze degli uomini di Bankitalia nelle istituzioni repubblicane. &) 5 % 67 " # 5 # $7) * #8 #* " # 5#"9" : "$ # 9" 7"$*)%)#& &) "# " 51$$ ;#7 #) *5$7) *:#"$$"##8?*$#@9""*$$)"

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    Allegato nr 12

    I segreti del Tesoro e le presenze degli uomini di Bankitalia nelle istituzioni repubblicane. &) 5 % 67 " # 5 # $7) * #8 #* " # 5#"9" : "$ # 9" 7"$*)%)#& &) "# " 51$$ ;#7 #) *5$7) *

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    Allegato nr 13

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    Anno Debito

    1861 75%

    1871 65%1881 60%

    1891 30%

    1901 20%1911 40%

    1921 70%1931 20%

    1941 30%

    1951 32%1961 25%

    1971 20%

    1981 55%

    1991 99%1994 120%1998 110%

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    Debito pubblico Italiano 1861-2001

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    60%

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    120%

    140%

    Anni

    Debito/PIL

    Debito

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    Allegato nr 14 e 151914

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    Allegato nr 16

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    Allegato nr 17

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    Allegato nr 19

    http://www.dt.tesoro.it/Aree-Docum/Debito-Pub/Dati-Stati/Titoli--di/index.htm

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    http://www.dt.tesoro.it/Aree-Docum/Debito-Pub/Dati-Stati/Titoli--di/index.htm

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    http://www.dt.tesoro.it/Aree-Docum/Debito-Pub/Dati-Stati/Titoli--di/index.htm

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    http://www.dt.tesoro.it/Aree-Docum/Debito-Pub/Dati-Stati/Titoli--di/index.htm

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    allegato nr. 20http://www.rgs.mef.gov.it/Norme-e-do/Bilancio-e/Bilancio-i/Bilancio-in-Breve-2004.pdf

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