Le Vie del Camper - Obiettivo Mitteleuropa · Camperando tra Salisburgo e Vienna, la Repubblica...

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Mimma Ferrante e Maurizio Karra Obiettivo Mitteleuropa Camperando tra Salisburgo e Vienna, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, Zagabria e la Slovenia Seconda edizione CLICCA QUI SE TI INTERESSA QUESTO VOLUME ANTEPRIMA

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Mimma Ferrante e Maurizio Karra

Obiettivo Mitteleuropa

Camperando tra Salisburgo e Vienna, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, Zagabria e la Slovenia

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Introduzione

ome è noto, l’Austria (og-

getto in questa guida di un solo itinera-rio, da Salisburgo a Vienna, e in cui so-no presenti altre due grandi città, Linz e Graz, nell’ambito di altri due itinerari), e ancor più la sua capitale, Vienna, è sta-ta il centro propulsore dell’Impero Asburgico, mentre oggi lo stato austria-co ha una superficie molto ridimensio-nata rispetto al passato, di circa 84.000 chilometri quadrati, pari a un quarto del territorio italiano, abitato da circa otto milioni di abitanti; la nazione rap-presenta una cerniera tra il mondo germanico, slavo e latino, e i due terzi del suo territorio sono occupati dalla sezione orientale delle Alpi, mentre il resto è costituito da un tratto dei ripiani bavaresi. Confina a nord con la Repub-blica Ceca, a est con la Slovacchia e l’Ungheria, a sud con la Slovenia e l’Italia, a ovest con la Svizzera e il Liech-tenstein. L’Austria è una Repubblica Federale costituita da nove Regioni fe-derate suddivise in distretti.

La Repubblica Ceca è situata nel cuore d’Europa e occupa un territorio pari a quasi 79.000 chilometri quadrati con dieci milioni circa di abitanti; confi-na a nord-ovest con la Germania, a nord-est con la Polonia, a est con la Slo-vacchia (da cui si è separata nel 1993) e a sud con l’Austria. Si tratta di una de-mocrazia parlamentare.

La Slovacchia occupa una super-ficie di 50.000 chilometri quadrati su un territorio per quattro quinti montuoso

abitato da cinque milioni di persone; confina a ovest con la Repubblica Ceca e l’Austria, a nord con la Polonia, a est con l’Ucraina, a sud con l’Ungheria. E’ una democrazia parlamentare.

L’Ungheria si trova nel centro del bacino del Danubio ed è circondata a est dalla catena dei Carpazi, oltre a essere attraversata in buona parta dalla pianura pannonica; il suo cosiddetto “mare interno” è il vasto lago Balaton di origini vulcaniche. Si estende per circa 93.000 chilometri quadrati e ha una popolazione di quasi dieci milioni di abi-tanti; è una democrazia parlamentare. Confina a nord con la Slovacchia, a est con Ucraina e Romania, a sud con Ser-bia e Croazia e a ovest con Slovenia e Austria.

La Slovenia, che occupa una su-perficie di circa 20.000 chilometri qua-drati, con due milioni di abitanti, è il più piccolo fra gli stati nati dalle ceneri dell’ex Jugoslavia nel 1991. E’ scandita da numerose vette, come le Alpi Cara-vanche, le Alpi di Kamnik e le Alpi Giulie ed è solcata da numerosi fiumi. Si tratta di una repubblica democratica parla-mentare che confina a ovest con l’Italia, a nord con l’Austria, a est con l’Ungheria e a sud con la Croazia.

La Croazia, di cui in questa guida descriveremo soltanto una parte della la sua regione settentrionale, quella della capitale Zagabria (in generale la Croazia fa parte della guida “Obiettivo Balcani Occidentali”), è una nazione a cavallo tra oriente e occidente, incrocio

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di culture ed etnie diverse. Occupa una superficie di poco superiore ai 56 mila chilometri quadrati, con poco più di quattro milioni di abitanti ed è una de-mocrazia parlamentare. Confina a ovest con la Slovenia, a nord con l’Ungheria, a est con la Serbia e a sud-est con la Bo-snia-Herzegovina e il Montenegro.

Un altro collante per quest’area, oltre a quello dell’essere stata parte dell’Impero Asburgico, è stata, come già accennavamo, l’identità religiosa pro-fondamente cattolica (a parte la paren-tesi protestante della Cecoslovacchia nel periodo hussita), per cui molti dei popoli in oggetto hanno dovuto duramente lot-tare per conservare la propria identità religiosa durante il periodo in cui la do-minazione ottomana faceva pressione per la loro conversione all’islam, in un periodo durato alcuni secoli, nonché, per Slovenia e Croazia, anche negli anni della Federazione Jugoslava.

Un po’ di storia L’Europa centrale, prima dell’arrivo dei romani, era abitata da popolazioni celtiche alle quali si aggiun-sero ben presto flussi migratori di etnie proto-germaniche e slave. Questa la si-tuazione che trovarono i romani quan-do, qualche anno dopo la nascita di Cri-sto, iniziarono a espandere il loro impe-ro al di là delle Alpi assestando sulle ri-ve del Danubio il suo confine naturale (il posto di frontiera di Aquincum, alla periferia di Budapest, segnava proprio il limite nord-orientale dell’impero roma-no). Per alcuni secoli, quindi, fu l’Impe-ro di Roma a gestire l’amministrazione del potere fino alla pianura pannonica

ungherese, restando fuori dalla loro po-testà le terre a nord del Danubio (coin-cidenti con le attuali Repubbliche Ceca e Slovacca); fin quando alla fine del IV secolo le invasioni di popolazioni di stirpe germanica (alani, goti, unni e avari) costrinsero i romani a ripiegare verso il confine naturale più sicuro co-stituito dalle Alpi, fin quando le popola-zioni “barbariche” riuscirono a dilagare anche al di là delle Alpi invadendo an-che l’Italia e saccheggiando Roma.

L’ordine fu ricostituito da Carlo Magno alla fine dell’VIII secolo, ma il periodo medievale fu comunque abba-stanza convulso fin quando non emerse in Ungheria la figura di un monarca il-luminato, che si convertì al cristianesi-mo e divenne egli stesso evangelizzato-re delle terre confinanti con l’Ungheria espandendo il potere a est fino alla Transilvania e a sud fino all’attuale Croazia: era Stefano I il Santo e oggi l’Europa lo ricorda come Protettore di tutto il continente.

Ben presto, però, prima i mon-goli e poi i turchi iniziarono a fare sen-tire la loro pressione da oriente, men-tre in Austria iniziava a tessere la pro-pria ragnatela del potere la famiglia nobiliare degli Asburgo che, con un’accorta politica di matrimoni oltre che con il potere delle armi, pian piano iniziò a espandere i propri domini emergendo fra gli stati e gli staterelli dell’Europa centrale e opponendosi all’espansione ottomana che ormai minacciava l’intero continente. Situata nel cuore dell'Europa, antico crocevia delle civiltà latina, germanica e slava, punto di unione... (continua)

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La Mitteleuropa dall’A alla Z Tutto quello che avreste voluto sapere su Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Slovenia, ma che non avete mai osato chiedere

A: Asburgo Il casato degli Asburgo (Hab-

sburg) è una delle più antiche e blasona-te case regnanti di tutta Europa. Già nel 1282 erano duchi reggenti della corona d’Austria e dall’Austria iniziò nei secoli successivi la loro “espansione”, per via matrimoniale o bellica, su gran parte dell’Europa, diventando nel 1516 re di Spagna e nel 1580 anche del Portogallo, oltre che Imperatori del Sacro Romano Impero dal 1438 al 1806. Fu l’Imperatore Federico III a riunire alla fine del ‘400 per primo i vari possedimenti asburgici sotto un'unica bandiera grazie ai documenti di succes-sione dinastica passati alla storia con il nome di “Privilegium Maius”. Mentre il figlio, divenuto dopo di lui Imperatore col nome di Massimiliano I, diede inizio a quella serie di matrimoni che fecero degli Asburgo la più potente dinastia del continente europeo; egli sposò l’erede dei possedimenti borgognoni mentre il figlio Filippo detto “il bello” sposò l’erede dei regni di Castiglia e di Aragona, e ciò consentì quindi al suc-cessore, il potentissimo Carlo V, di ere-ditare di fatto il più vasto Impero della terra, un insieme di terre sparso su più continenti dove l’Imperatore stesso si vantava che il sole non tramontasse mai; e ciò mentre il fratello Massimilia-no sposava l’ultima erede dei regni di Boemia e d’Ungheria.

Per tutta una serie di motivi, il casato degli Asburgo fu quello che si eresse in vari momenti storici come baluardo a difesa della chiesa di Roma, dapprima contro la riforma luterana e calvinista e poi per la difesa della cri-stianità contro l’espansione ottomana. E sebbene la parentesi napoleonica ne avesse affievolito il potere, la co-rona d'Austria riottenne dopo il Con-gresso di Vienna tutti i possedimenti italiani, tedeschi e slavi che aveva perso durante le guerre napoleoniche e creò la Santa Alleanza con Russia e Prussia per vigilare sui moti rivoluzio-nari di tutta l’Europa. Francesco Giuseppe fu l'ultimo Imperatore e l’ultima grande persona-lità della Casa d'Asburgo. Sotto il suo regno, l’Impero d’Austria sembrò rivi-vere il periodo del suo massimo splen-dore e Vienna divenne la città più grande e bella della Mitteleuropa. Il suo declino coincise con quello del-l’Austria, a causa delle guerre d’indi-pendenza dell’Italia e della Prussia fini-te con la sconfitta austriaca e con lui di fatto finì la dinastia imperiale che par-tendo da Vienna aveva dominato il mondo. Il nipote Francesco Ferdinando fu infatti ucciso a Sarajevo (dando ini-zio alla prima guerra mondiale), e Francesco Giuseppe moriva nel 1916 intuendo la sconfitta ormai prossima dell’Austria nella guerra che nel frat-

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tempo si combatteva in tutta Europa. Quando nel 1918 infatti questa si con-cluse, Carlo I che gli era successo al tro-no fu condannato all'esilio e i domini asburgici ancora rimasti in mano alla co-rona furono definitivamente divisi in sta-ti indipendenti, con l’Austria rimasta una parte ormai non più significativa del con-tinente europeo e una città come Vien-na ormai lontana dai nuovi poteri che avrebbero governato l’Europa nei de-cenni successivi.

B: Burek e strudel Il burek è il tipico prodotto del-

la “cucina di strada” di gran parte dei Balcani, importato dai turchi in tutta l’area europea nel periodo della espansione dell’Impero Ottomano; per tale ragione è presente anche nel sud dell’Ungheria, in tutta la Croazia e in Slovenia in molti panifici e friggito-rie. Si tratta di una torta salata fritta a forma di grosso sigaro, realizzata con pasta sfoglia a strati ripiena di for-maggi o verdure o ancora di carne tri-tata (in genere di agnello e non di maiale, in ossequio alla tradizione musulmana originaria).

Per quanto possa apparire del tutto diverso nella sua ricetta, alcuni storici della gastronomia fanno risalire l’origine dello strudel, uno dei dolci più tipici dell’Austria (diffusosi poi in tutto il mondo mitteleuropeo e germanico) proprio a una variante del burek otto-mano, per altro presente anche in una versione dolce, proprio con ripieno di mele (e fichi), in alcuni Paesi balcanici. Gli austriaci potranno pure inorridire al pensiero che il “loro” strudel non sia

una ricetta autoctona, ma così sem-brerebbe che sia accaduto.

D’altronde, uno dei dolci con cui i sultani turchi amavano chiudere i loro pranzi era la baklava, poi diffusasi an-che tra la gente comune, che altro non era se non un burek dolce con mele e altri frutti mescolati nel miele. Questa ricetta fu variata e trasformata per pri-mi dagli ungheresi in quello che poi prese il nome di strudel, dolce che at-tecchì soprattutto nel Tirolo (sia in quel-lo che oggi è il Tirolo austriaco che in quello che oggi è il l’Alto Adige italiano) anche grazie ai vasti meleti presenti sul territorio, trasformando infine la ricetta del ripieno in un sapiente mix di mele, uvetta, pinoli e cannella.

C: Cristallerie Forse pochi conoscono la dif-

ferenza tra il vetro e il cristallo: il cri-stallo ebbe origini a... (continua)

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Nel cuore della Boemia Alla scoperta della Boemia centro-occidentale, tra rilassanti città termali, castelli fiabeschi, famosi birrifici e il fascino della splendida capitale Praga

a Boemia, incorniciata a

ovest e a nord dalla Germania, presen-ta un territorio ricco di numerose at-trattive che lo rendono ideale da esplo-rare in camper, grazie alla presenza di pregevoli borghi con vaste piazze e pa-lazzi decorati da graffiti, di placide città termali con ampie aree boschive ed edi-fici in stile art nouveau, di città come Plzeň, famosa nel mondo per la sua ce-lebre birra chiara, ma anche di rinomati castelli come quello di Karlštejn; ma sen-za dubbio il fulcro del territorio è rap-presentato dalla magia senza tempo del-la capitale ceca, Praga, talmente roman-tica e colma di suggestive atmosfere e di splendidi monumenti da conquistare l’anima di coloro che la visitano. Questo e tanto altro vi attende nell’itinerario seguente, che prende il via da Cheb, de-liziosa cittadina al confine con il territo-

rio tedesco, e si conclude tra gli splen-dori della capitale, attraverso tante realtà diverse, tutte da scoprire.

Le città termali della Boemia occidentale

Il nostro itinerario prende il via dall’area nord-occidentale della Boe-mia, tra affascinanti borghi, centri ter-mali di antica tradizione, rigeneranti spazi verdi e architetture eclettiche, in grado di interessare un po’ tutti i gusti.

La nostra prima tappa è a Cheb, che in realtà non è un centro termale, ma una affascinante cittadina che ha conservato un aspetto in prevalenza medievale, sospesa a metà tra il mondo tedesco e quello slavo al punto che an-cora oggi ha conservato un secondo nome, chiaramente germanico: Eger. Le sue origini sono documentate fin dall’anno Mille quando qui si ergeva il

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Castello di Egire; nei secoli seguenti passò alternativamente dal controllo boemo a quello del Sacro Romano Im-pero Germanico. Un importante episo-dio storico avvenne qui nel 1634 quan-do Albrecht di Wallenstein, Generale dell’esercito imperiale, vi fu assassina-to; questo avvenimento ispirò Schiller per la trilogia drammatica Wallenstein. Data la maggioranza della popolazione di matrice tedesca, dichiaratasi in favo-re della Germania negli anni ’30 del ‘900, alla fine della seconda guerra mondiale la popolazione germanofona venne espulsa dalla città, il che ridusse il centro storico in condizioni di semi-abbandono; ma tutto questo è solo un ricordo, dato che ai nostri giorni proprio quel centro storico è stato finemente restaurato e restituito alla vita spumeg-giante dei suoi abitanti.

La piazza centrale di Cheb

L’anima dell’abitato si allarga nella vasta námĕstì krále Jiřiho z Poděbrad, larga piazza intitolata al Re Giorgio di Poděbrady, incorniciata da edifici d’epoca multicolori di fisionomia germanica; sul lato minore del vasto slargo si affaccia lo Spaliček, che signifi-ca “isolato di case”, un complesso di undici strette case a graticcio del ‘200

abitate all’epoca da mercanti ebrei, le cui pareti laterali danno l’impressione di incurvarsi, sovrastate da alti abbaini in cui spiccano diverse finestre che as-somigliano a occhi impegnati a seguire il sottostante viavai della gente.

Lo Spaliček

Di fronte si ammira la cinque-centesca Fontana di Orlando, che sim-boleggia la libertà cittadina; a ridosso vi è un edificio decorato da fregi, risalente al ‘400, che fu il Municipio cittadino, al cui interno venne ucciso Wallenstein, che oggi ospita il Chebské Muzeum, il Museo di Cheb, con raccolte storiche e archeologiche del territorio e la sala in cui venne ucciso il Generale dell’eser-cito asburgico con arredi d’epoca e una raccolta iconografica sul sanguinoso episodio... (continua)

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Staromĕstské námĕstì, il cuore della città vecchia di Praga (Staré Mĕsto)

occasione, a patto di avere le idee chiare e il tempo necessario alla ricerca. Non possiamo iniziare la visita di Praga se non da Staré Mĕsto, la città vecchia, che si allarga sulla sponda de-stra della Moldava e su cui si trovano al-cuni degli scenari più famosi della città. L’ampio salotto cittadino è nella celeber-rima Staromĕstské námĕstì, vasta piazza delimitata da pregevoli case storiche di impronta gotica, barocca e neobarocca, con decorazioni, fregi, affreschi e stucchi da esplorare con il naso all’insù, su cui si innalzano i campanili della chiesa di No-stra Signora del Tyn e la torre del Radni-ce, tra l’animazione dei turisti e i tavolini all’aperto dei caffè che in estate invado-no ogni centimetro disponibile. Al centro della piazza si incontra il monumento a Jan Hus, primo riformatore religioso del-la nazione, cui fanno... (continua)

Praga va visitata a piedi, piano piano, senza fretta, anche se ovviamen-te è disponibile un’efficiente rete di mezzi pubblici (tram, autobus e metro anche con ticket giornaliero) in grado di portarvi dappertutto e con tariffe eco-nomiche; diffidate, invece, dei taxi per-ché spesso i tassisti pretendono tariffe esorbitanti e non usano il tassametro. Ovviamente la città offre moltissimi mo-numenti e musei da visitare e per ri-sparmiare sui biglietti di ingresso si può acquistare la Praga Card, valida per quattro giorni, che permette di usufruire dell’ingresso gratuito in cinquanta musei e monumenti storici. Oltre alle attrattive monumentali e museali Praga offre an-che il meglio di tutto l’artigianato ceco, ma purtroppo i prezzi non sono sempre convenienti, anche se l’ampia scelta consente di trovare spesso una buona

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Fascino asburgico

Un viaggio tra le atmosfere musicali della splendida Salisburgo, che ricor-da a ogni passo il genio di Mozart, e le suggestioni delle pittoresche citta-dine della Valle del Salzkammergut, e poi tra le Abbazie della Via Sacra austriaca fino a Vienna, capitale dell’antico Impero Asburgico

tmosfere idilliache, grande

rispetto per la natura, città e cittadine di charme, oltre che significative interazio-ni d’arte in ogni angolo; e naturalmente le solenni memorie del passato, di un passato che batte ancora vivo col suo sfarzo e la sua ricchezza fra i sonnolenti palazzi e le grandiose chiese barocche che si incontrano lungo tutto il percorso da Salisburgo a Vienna, la parte più nobi-le dell’Austria, a ricordare che da queste parti fino a un secolo fa si discutevano e si concretizzavano i destini di mezza Eu-ropa, quella su cui dominavano gli Asburgo: per l’appunto la Mitteleuropa. Eleganza e fascino sono talmen-te connaturati da queste parti che si fa fatica a discernere l’una dall’altro, fra cit-tà d’arte e scorci di natura in cui perdersi

nel verde delle campagne o nell’azzurro dei laghi: un puzzle in cui tutto sembra davvero perfetto, dove ogni elemento appare causa ed effetto di quelli vicini, comprese quelle dolci melodie che sembrano risuonare ovunque, grazie ai tanti musicisti di strada che interpretano con maestria e spesso in costume sette-centesco le note composte da quel ge-nio divino che fu Mozart, senza il quale la stessa Vienna asburgica non sarebbe stata quella che fu. Seguiteci quindi lun-go questo itinerario alla scoperta di un’Austria tutta da vivere e da godere.

Salisburgo: nel segno di Mozart

A Salisburgo ancora oggi tutto sembra girare a ritmo di musica, e non

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solo per quell’effetto Mozart che regna sovrano in tutta l’Austria, dai concerti di strada con le sue musiche alle praline al cioccolato con la sua effige. Natura e ar-te sono un tutt’uno in quest’area appe-na al di là dell’arco alpino, inscindibili e indivisibili anche per un turista superfi-ciale e senza alcun background alle spal-le. A Salisburgo sembra quasi di poter evocare a ogni angolo di strada le musi-che celeberrime composte da Mozart, le cui celebrazioni e le tante iniziative tese a ricordarlo e a celebrare la sua immen-sa opera, scandita da pagine indimenti-cabili di musica sinfonica, da camera, sa-cra e operistica, si susseguono mettendo in scena le sue numerose opere spesso negli stessi luoghi che assistettero al loro battesimo, mentre venivano suonate per la prima volta dal loro autore.

L’effige di Mozart campeggia un po’ dappertutto a Salisburgo e dintorni

Ma sono tanti altri i particolari che da queste parti rimandano a Mo-zart, la cui effige campeggia in numerose vetrine accompagnata dagli immancabili cioccolatini alla crema di pistacchio e di nocciola che gli sono stati dedicati, il cui nome si rincorre nelle locandine dei concerti e nelle insegne in ferro battuto di bar e ristorantini, intitolati al geniale

compositore, il cui viso si riverbera negli acquerelli esposti per strada e la cui sa-goma si può ammirare nella statua che i suoi concittadini gli hanno dedicato nel cuore del centro storico, intitolandogli anche la relativa piazza.

E, d’altro canto, come si può da-re torto agli abitanti di Salisburgo se, grazie al genio del loro figlio più illustre, la prosperità derivante dal turismo e da-gli amanti di musica classica si aggiunge ai già numerosi tesori artistici e storici della città, rendendola un perla di pri-maria grandezza nel patrimonio austria-co? Ma sono tanti altri i motivi per esplorare la patria di Mozart e tutto il Salisburghese, per apprezzarne il fascino senza tempo, godere dei suoi mille sce-nari e farsi cullare dalle melodie che ri-suonano da ogni parte e che consento-no di cambiare prospettiva a ogni passo.

Bisogna però ricordare che ben prima che arrivasse Mozart con il suo genio musicale, Salisburgo aveva rag-giunto un grande benessere dovuto a un elemento che all’epoca era più pre-zioso dell’oro, e cioè … il sale. Infatti la città sorge sulle rive della Salzach e deve la sua originaria fortuna proprio alle mi-niere di sale, da cui ha preso anche il nome, Salzburg, che significa per l’ap-punto “cittadella del sale”; quest’ultimo ha contribuito a garantirle la prosperità per tutto il secondo millennio d.C. sotto la guida degli arcivescovi, in seguito no-minati anche principi. In effetti la città, tra il XVI e il XVIII secolo, divenne sotto il loro domino uno dei più importanti poli della cultura europea, prima di cedere alle truppe napoleoniche nel 1803 ed essere infine annessa... (continua)

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Il Palazzo del Parlamento

Lo stesso charme imperiale domina an-che nel Palazzo del Parlamento di im-pronta neoclassica, che sorge sul lato si-nistro del Ring e che risale alla seconda metà dell’800: la sua sontuosa facciata è formata da un padiglione centrale a forma di tempio, con pronao e frontone, coronato da sessanta statue che raffigu-rano eminenti personaggi dell’antichità greca e romana.

L’Hofburg di Vienna

...cartoline; inoltre il com-plesso ospita la raccolta di armi e ar-mature, il Museo Etnologico, la Biblio-teca Nazionale e la scuola di equitazio-ne spagnola, in cui si può visitare il maneggio di inverno, una magnifica sala bianca, ornata da portici su colon-ne e da una loggia con balaustra, dove si esibiscono in esercizi di alta scuola i celebri cavalli di Lipizza, montati da abilissimi cavalieri. Poco oltre si innalza la sago-

ma del Rathaus, eretto in forme neo-gotiche alla fine del XIX secolo, con una facciata sormontata da gugliotti e torrioni che sfiorano i cento metri di altezza, nel cui piazzale antistante si svolgono numerose manifestazioni, con l’allestimento di stand di gastro-nomia locale ed estera, oltre che del-le onnipresenti birre artigianali alla spina... (continua)

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La luce dell’est

La nuova Slovacchia si apre al turismo mettendo in gioco tutte le sue carte, dal fascino di Bratislava alle atmosfere sonnolenti delle sue cittadine murate, dalle maestose vestigia dei suoi castelli alla natura e alle tradizioni dei Tatra

na modernissima autostra-

da consente di raggiungere ai giorni no-stri la Slovacchia provenendo dal-l’Austria; e non ci si rende quasi conto di stare idealmente attraversando una frontiera che invece in passato non è stata soltanto geografica, ma anche poli-tica e ideologica; sono infatti ormai invi-sibili i posti di blocco, le garitte e le tor-rette di quella che una volta era la corti-na di ferro e si capisce che è ormai lon-tanissimo lo scenario politico ed econo-mico conservatosi per gran parte del se-condo Novecento allorquando da que-ste parti si era sotto la pesante influenza

sovietica, quando il grigio dei casermoni di periferia stringeva il cuore antico delle città, quando la parola libertà era soltan-to un suono vuoto di ogni significato. I tempi, per fortuna, sono cambiati e oggi anche da queste parti siamo nel cuore dell’Unione Europea, in cui la Slovacchia è entrata ufficialmente a far parte dal 2004.

I cambiamenti sono ben visibili rispetto al passato recente della nazio-ne: le strade, quanto meno le maggiori, sono in perfetto stato, così come la se-gnaletica, e sono state in breve tempo costruite delle autostrade per collegare

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tutti i maggiori centri; i palazzi un po’ ovunque sono stati restaurati, anche nelle periferie, e spesso “colorati” per eliminare il grigio uniforme dei caser-moni di una volta; la natura è diventata patrimonio culturale delle persone e si sta facendo davvero tanto per elimina-re ogni fonte di inquinamento indu-striale delle vecchie industrie dell’era sovietica che sputavano nell’atmosfera tonnellate di metalli pesanti sotto for-ma di grigie nubi gassose; un’aria di be-nessere sembra anche permeare l’economia interna, in forte ripresa no-nostante la crisi mondiale, dopo il lace-rante distacco politico, avvenuto nel 1993, dalle confinanti Boemia e Mora-via, con le quali la Slovacchia aveva formato fino a quel momento la Ceco-slovacchia, rimaste insieme a formare la Repubblica Ceca.

Bratislava e dintorni L’anima stessa del territorio slo-vacco si riassume senza dubbio nella ca-pitale Bratislava, che si allarga sulla sponda settentrionale del Danubio ed è il maggiore scalo portuale del Paese, ol-tre a essere anche il principale centro economico, politico, scientifico e cultu-rale della nazione. La capitale slovacca è anche una città in costante trasforma-zione, come dimostra perfino il cam-biamento di nome di molte sue strade avvenuto negli ultimi anni; fino al 1919 il suo nome magiaro era Poszony, men-tre il suo nome attuale fu scelto in segui-to a un concorso pubblico, dal momento in cui venne designata “a tavolino” come capitale della Slovacchia, nonostante la sua posizione decisamente decentrata

rispetto al resto del Paese, avendo assol-to già dal 1536 al 1783 al ruolo di capita-le del Regno d’Ungheria sotto la monar-chia degli Asburgo, a seguito dell’inva-sione turca. In effetti, è strano trovare la capitale di uno stato quasi ai margini dei suoi confini, ma così è con Bratislava, tanto vicina sia all’Ungheria che, so-prattutto, all’Austria: pensate che da Vienna dista meno di sessanta chilo-metri e quindici dal confine austriaco!

Una delle divertenti statue in bronzo sparse nel centro di Bratislava e, in basso, il Duomo di San Martino

Il cuore dell’abitato è raccolto at-torno al vecchio centro che si allarga lungo alcune vie pedonali, in cui fra le costruzioni liberty e barocche si incu-neano alcune divertenti statue in bron-zo, come quelle visibili in Panska Lauri-ska, una delle vie pedonali della città vecchia, che sono... (continua)

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Lungo il Danubio

Alla scoperta dell’Ungheria occidentale dal confine austriaco alla capi-tale Budapest lungo la scenografica ansa del Danubio

l lento fluire del Danubio, il

grande fiume del continente europeo che unisce popoli e culture, accarezza con le sue acque (in realtà non più blu come un tempo) l’Ungheria occidentale, incuneandosi nei meandri del suo terri-torio e unendo idealmente alcune delle città più importanti della Mitteleuropea, tra le quali la capitale ungherese Buda-pest. Ed è proprio sul grande padre Da-nubio che, in particolare, si sviluppa gran parte di questo itinerario di scoperta della parte occidentale dell’Ungheria, dove alle città grandi e piccole che vi si affacciano suggestivamente fanno da contrappunto i castelli che lo dominano dall’alto delle rocche inaccessibili.

Da Sopron a Fertöd Il nostro itinerario ha inizio da

Sopron, cittadina situata a pochi chilo-metri dal confine austriaco e nostra

prima tappa in territorio ungherese. Si-tuata ai piedi delle cosiddette Alpi Un-gheresi, Sopron tradisce nel suo im-pianto urbano le sue origini romane e la forte impronta medievale, potendo an-che vantare un primato: la città non ha mai visto l’arrivo dell’esercito ottoma-no, a differenza della maggior parte delle altre località ungheresi.

Il suo centro storico è circondato da bastioni eretti sulle antiche fonda-menta romane e sulle sue strade acciot-tolate si susseguono belle case di im-pronta rinascimentale e barocca, oltre ad antiche chiese. Ne incontriamo alcu-ne, visitandone il raccolto centro storico, come la grande chiesa dei Domenicani che abbaglia i visitatori con il suo interno sontuoso di impronta barocca tra affre-schi, stucchi e altari dorati; o come la vi-cina chiesa di Sant’Orsola che si affaccia su una piazzetta di forma radiale.

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La chiesa dei Domenicani di Sopron

Poco oltre si allunga la Ui ut-ca, la via degli ebrei, su cui affacciano edifici barocchi, l’antica Sinagoga che faceva ala al quartiere ebraico e il Museo Ebraico con un cortile che ospita il pozzo rituale; quindi si giun-ge nella Fö tèr, la piazza principale su cui si innalza la Bencès Templon, la chiesa benedettina della capra in sti-le gotico-francese, il cui nome si rifà al pastore che secondo la tradizione ne avrebbe finanziato la costruzione grazie a un forziere di monete d’oro scoperte grazie alle sue capre; la chiesa presenta un tabernacolo e il pulpito cinquecenteschi oltre alla Sa-la Capitolare ornata da capitelli e af-freschi.

La Fö tèr di Sopron con la Bencès Templon e la Colonna della Vergine

Davanti alla chiesa si innalza una splendida Colonna della Trinità, uno dei più bei monumenti del Trans-danubio, formato da gruppi di statue attorno a una colonna tortile; ma nel-la piazza si ammirano anche la Casa Storno, un albergo tardo-rinasci-mentale con la facciata barocca in cui soggiornarono ospiti illustri come il re Mattia e qualche... (continua)

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Alcune immagini del Museo Etnografico all’aperto di Szentendre

A tre chilometri dall’abitato vi è poi un grande Museo Etnografico, uno dei più importanti dell’Ungheria e di tutta la Mitteleuropa, disteso com’è su una superficie di quarantasei ettari, che ospita architetture rurali relative a dieci diversi villaggi ungheresi provenienti dalle varie regioni; si incontrano così case in legno con il tetto in paglia, cam-panili in legno dalle forme inusuali, fat-torie, mulini a vento, stalle con le peco-

re e ancora interni di negozi e di case raccolte attorno al camino che fungeva da cucina, con i letti in legno scolpito e gli alti materassi. Peccato però che il museo sia alquanto dispersivo e che gli interni non siano pienamente vivibili, dato che si possono vedere soltanto at-traverso pannelli di vetro.

Budapest, due capitali in una

Da qui bastano davvero pochis-simi chilometri per raggiungere la capi-tale ungherese, Budapest. Proprio gra-zie al Danubio la città è formata da due diverse entità, Buda, arroccata sulla col-lina a destra del corso del fiume con l’antica cittadella, e Pest, adagiata sulla riva sinistra e caratterizzata da vasti viali simili ai boulevard parigini, da ariose piazze e da splendidi palazzi di impronta liberty. Infatti le placide acque del Da-nubio rappresentano il punto di con-giunzione tra quelle che fino all’inizio dell’800 erano due città ben distinte, Buda e Pest.

L’abitato originario, sorto sulla riva destra del Danubio nel I secolo d.C. come colonia romana con il nome di Aquincum, in seguito al ritiro delle truppe romane avvenuto all’inizio del V secolo divenne preda delle successive ondate degli unni, degli ostrogoti e dei longobardi, fino a essere conquistata alla fine del IX secolo dal principe Ar-pad ed essere cristianizzata, attorno all’anno Mille sotto il regno del re san-to, Stefano I. In seguito fu distrutta a più riprese dai tartari e dai turchi, sot-to il cui dominio rimase fino al XVII se-colo, per poi passare... (continua)

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Un tuffo nella natura

La Slovenia e non solo: da Graz a Zagabria, da Lubiana all’alto Adriati-co, andando alla scoperta delle aree naturalistiche e delle città mitte-leuropee fra la Stiria, il Carso e le Alpi Giulie, fino al principale scalo marittimo dell’Impero Asburgico, la città (adesso italiana) di Trieste

a Slovenia e non solo: così

potremmo intitolare quest’ultimo itine-rario mitteleuropeo che ci porta a tocca-re, oltre alla citata nazione slovena, ben tre altri stati: l’Austria, da dove il nostro percorso ha inizio, con Graz, capoluogo della Stiria; la Croazia, con nobili città come Varadžin e la capitale Zagabria; e infine Trieste, quello che fu il maggiore porto militare e commerciale dell’Impe-

ro Asburgico sull’Adriatico, tornata ita-liana dopo la fine del secondo conflitto mondiale e i trattati di Osimo.

Ma è comunque sulla Slovenia che l’itinerario è in gran parte incentra-to, uno dei Paesi con il più alto grado di biodiversità dell’Unione Europea; la sua visita comporta quasi il riappropriarsi di un patrimonio naturalistico di grande spessore, anche se il suo territorio è de-

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cisamente piccolo. Staccatasi dalla Fe-derazione Jugoslava all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso dopo una guerra lampo, il suo territorio è, infatti, un ve-ro polmone verde nel cuore dell’Euro-pa, al crocevia tra il Carso e le Alpi Giu-lie, l’alto Adriatico e, a nord-est, la pia-nura pannonica.

Grazie ai suoi quarantotto parchi con oltre un migliaio di zone protette e numerose specie endemiche animali e vegetali ospitate all’interno dei suoi con-fini, qui è possibile un contatto ravvici-nato con una natura incontaminata co-me difficilmente può avvenire altrove, grazie anche ai ventisettemila chilometri di corsi d’acqua, ottantasette sorgenti termali naturali con acque ricche di mi-nerali indicate per la cura e il benessere del corpo e cinquecento chilometri qua-drati di paesaggio carsico che, a causa della composizione calcarea del terreno, determina fenomeni di erosione con l’inabissamento dei corsi d’acqua e la nascita di un dedalo di grotte, alcune delle quali fanno parte del Patrimonio dell’Umanità.

Città di charme tra Stiria, Slovenia e Croazia

Il nostro itinerario parte da nord, e precisamente dal capoluogo della Sti-ria, Graz, che è anche la seconda città dell’Austria per numero di abitanti. Da sempre città di frontiera fra il mondo germanico e quello slavo, sorge a ridos-so del fiume Mur ed è circondata da col-line su tre lati; le sue origini risalgono a un insediamento militare romano; più tardi gli sloveni vi costruirono un piccolo castello, chiamato gradec, da cui deriva

il nome tedesco Graz. Nel XII secolo pas-sò sotto l’influenza dei duchi di Baben-berg che ne fecero un importante cen-tro mercantile, prima di divenire parte dei domini degli Asburgo, che la scelsero come luogo di residenza fino all’inizio del ‘600.

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La Herrengasse di Graz

Il suo centro storico è tra i me-glio conservati dell’Europa centrale, il che le ha permesso di entrare a far parte del Patrimonio dell’Umanità. L’abitato offre un’animata vita culturale grazie al-le fiere internazionali che lo animano a maggio e ottobre, a un pittoresco mer-catino natalizio e a importanti manife-stazioni culturali, come lo Steirischer Herbst, festival d’avanguardia, Styriarte, festival di musica classica e i Jazz-Weekend con concerti di musica jazz nei maggiori locali... (continua)

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Al di là delle grandi arterie cen-trali come la Slovenska Cesta, meta di shopping e di passeggiate, si snodano le

Il lungofiume di Lubiana con la Prešernov Trg e la chiesa di San Francesco

belle stradine pedonali del centro, inter-calate dai numerosi negozi e dai fre-quenti ristorantini con i tavolini all’aperto, lo scenografico lungofiume, i palazzi nobiliari e gli scorci del Castello; ma il cuore della città è costituito dalla Prešernov trg, la piazza dedicata al poe-ta sloveno France Prešeren, risalente all’inizio del ‘900, dominata dall’armo-niosa facciata secentesca della chiesa dei Francescani, che mostra all’interno volte dipinte, e dalle facciate liberty di diversi palazzi che chiudono la quinta scenografica.

uccise prontamente (il drago è ancora oggi il simbolo della città ed è raffigurato sullo stemma in cima alla torre del ca-stello cittadino). Della originaria struttu-ra medievale la città non conserva quasi nulla perché fu devastata da due terre-moti, uno nel 1511 e l’altro nel 1895, che la distrussero completamente; la ri-costruzione urbana dopo l’ultimo ter-remoto fu affidata ad alcuni architetti, come J. Plečnik, nato a Lubiana ma lau-reatosi a Vienna, che portò nella capitale slovena lo stile “secessione” allora in vo-ga nella capitale austriaca, che finì con l’intrecciarsi indissolubilmente con quel-lo barocco, tanto da dare alla capitale slovena un’impronta mitteleuropea che neppure gli anni del socialismo reale so-no riusciti a cancellare.

Poco più avanti sorge il Tromo-stovje, ossia il triplice ponte, composto dal vecchio ponte di pietra del 1842 e da altre due strutture, aggiunte nel 1931, che danno accesso alla città vecchia. Al di là del ponte si allarga la Tržnice, co-struzione a colonnato di impronta liber-ty sotto la quale si... (continua)

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Le nostre soste

Graz: camping “Günter Walter”, Martinhofstrasse n. 3 (GPS N. 47.02468 – E. 15.39715), con bus per il centro a 250 metri

Maribor: PS .........

Ptuj: PS diurno nel ...

Zagabria: PS diurno nel ..................

... Varadzin: PS diurno nel ... ...

O t o č e c: camping ... ... Lubiana: PS in ...

...

...

... Volcji Potok: PS diurno nel ... ...

PS nel verde sulla ......

Kranj: PS diurno nel ... Bled: camping “... ... Radovljica: parcheggio a pagamento (max due ore) in ...

...

... Santuario di Brezje: PS diurno nel ...

... Predjama: PS diurno nel ... Postumia: PS con AA davanti a...

... Capodistria: PS diurno nel ... Trieste: AA in via ...

...

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La Collana Le Vie del Camper è composta da guide scritte da giornalisti di turismo che sono prima di tutto camperisti e si rivolgono, pertanto, a un pubblico di viaggiatori in camper e a chi ama il tu-rismo in libertà.

La seconda edizione della guida “Obiettivo Mitte-leuropa” si compone di dieci itinerari, dal Salisbur-ghese alla Boemia, dalla Slovacchia all’Ungheria, dalla Stiria alla Slovenia, con un’estensione nella Croazia settentrionale e nella Venezia Giulia, con-templando grandi città come Salisburgo e Vienna, Praga e Budapest, Bratislava e Lubiana, Zagabria e Trieste, così come i tanti castelli nobiliari delle terre dell’Impero Asburgico, e anche cattedrali e abba-zie, parchi e riserve naturali, oltre che tante altre località meno note al turismo di massa. Gli itinera-ri, supportati da una cartina col tracciato stradale e dai punti sosta camper con coordinate GPS, sono preceduti da un’introduzione con informazioni sto-riche, sociali e logistiche e da altre notizie utili con-tenute nella sezione intitolata La Mitteleuropa dal-la A alla Z.

Della stessa collana: • “Obiettivo Camper” • “Obiettivo Alpi: Svizzera e Austria” • “Obiettivo Balcani Occidentali” • “Obiettivo Balcani Orientali” • “Obiettivo Benelux” • “Obiettivo Francia” • “Obiettivo Germania” • “Obiettivo Gran Bretagna e Irlanda” • “Obiettivo Italia meridionale” • “Obiettivo Italia centrale” • “Obiettivo Italia nord-occidentale” • “Obiettivo Italia nord-orientale” • “Obiettivo Oltre il Casello” • “Obiettivo Penisola Iberica” • “Obiettivo Polonia e Rep. Baltiche” • “Obiettivo Sardegna e Corsica” • “Obiettivo Scandinavia” • “Obiettivo Sicilia” e “Obiettivo Palermo”

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