Le Ricerche Sul Litorale Della Somalia del «Centro di Studio Per la Faunistica ed Ecologia...

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This article was downloaded by: [Fresno Pacific University] On: 19 December 2014, At: 13:31 Publisher: Taylor & Francis Informa Ltd Registered in England and Wales Registered Number: 1072954 Registered office: Mortimer House, 37-41 Mortimer Street, London W1T 3JH, UK Bolletino di zoologia Publication details, including instructions for authors and subscription information: http://www.tandfonline.com/loi/tizo19 Le Ricerche Sul Litorale Della Somalia del «Centro di Studio Per la Faunistica ed Ecologia Tropicali» del C.N.R Leo Pardi a b a Centro di Studio per la Faunistica ed Ecologia Tropicali del Consiglio Nazionale delle Ricerche b Istituto di Zoologia, Università di Firenze , Italy Published online: 14 Sep 2009. To cite this article: Leo Pardi (1977) Le Ricerche Sul Litorale Della Somalia del «Centro di Studio Per la Faunistica ed Ecologia Tropicali» del C.N.R, Bolletino di zoologia, 44:1-2, 51-85, DOI: 10.1080/11250007709430155 To link to this article: http://dx.doi.org/10.1080/11250007709430155 PLEASE SCROLL DOWN FOR ARTICLE Taylor & Francis makes every effort to ensure the accuracy of all the information (the “Content”) contained in the publications on our platform. However, Taylor & Francis, our agents, and our licensors make no representations or warranties whatsoever as to the accuracy, completeness, or suitability for any purpose of the Content. Any opinions and views expressed in this publication are the opinions and views of the authors, and are not the views of or endorsed by Taylor & Francis. The accuracy of the Content should not be relied upon and should be independently verified with primary sources of information. Taylor and Francis shall not be liable for any losses, actions, claims, proceedings, demands, costs, expenses, damages, and other liabilities whatsoever or howsoever caused arising directly or indirectly in connection with, in relation to or arising out of the use of the Content.

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Bolletino di zoologiaPublication details, including instructions forauthors and subscription information:http://www.tandfonline.com/loi/tizo19

Le Ricerche Sul Litorale DellaSomalia del «Centro di StudioPer la Faunistica ed EcologiaTropicali» del C.N.RLeo Pardi a ba Centro di Studio per la Faunistica ed EcologiaTropicali del Consiglio Nazionale delle Ricercheb Istituto di Zoologia, Università di Firenze , ItalyPublished online: 14 Sep 2009.

To cite this article: Leo Pardi (1977) Le Ricerche Sul Litorale Della Somalia del«Centro di Studio Per la Faunistica ed Ecologia Tropicali» del C.N.R, Bolletino dizoologia, 44:1-2, 51-85, DOI: 10.1080/11250007709430155

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Boll. Zool., 44 : 51-85, 1977 Atti del XLIV Cotwegrto dell’ U.Z.I.

LE RICERCHE SUL LITORALE DELLA SOMALIA DEL <(CENTRO DI STUDIO PER LA FAUNISTICA ED ECOLOGIA TROPICAL1 )> DEL C.N.R.

LEO PARD1 Centro di Studio per la Faunistica ed Ecologia Tropicali del Consiglio Nazionalc delle Ricerche Istituto di Zoologia, Universiti di Firenze (Italy)

11 nostro moderatore Prof. ALBERTO M. SIhfoNETTA ha cortesemente insistito perchi: tenessi una relazione sullo studio del litorale in Somalia del Sud, che abbiamo condotto in questi anni.

10 lo ringrazio cordialmente. Mi sembra tuttavia di dover dire subito che il mio discorso non i: forse del tutto a1 suo posto entro il tema della giornata. I problemi della ecologia e della conservazione della natura, su cui oggi i: posto l’accento, vengono qui necessariamente trattati nei loro aspetti italiani e mediterranei ed io, invece, parlerb d’Africa. Non parlerb poi di conservazione, perch6 non ci siamo posti n6 potevamo p6rci questo pro- blema, anche se siamo pienamente convinti che la bella e interessante spiag- gia che abbiamo studiato, di certo, una conservazione meriterebbe.

D’altra parte, mentre la raccolta dei materiali sul litorale sabbioso pub dirsi conclusa, forse 2 ancor oggi prematuro voler dare una visione d’in- sieme, poichi molti dati debbono ancora essere elaborati e buona parte dei materiali specificamente determinati. Aggiungasi, infine, che - dovendo di necessita riferire in breve tempo di reperti e ricerchc per loro indole abba- stanza eterogenee e per ora non tutte componibili in un quadro unitario-- I.

i: lecito il dubbio che la mia esposizione sia per divenire un elenco arido di cose fatte o vedute. ECCO, comunque, un sommario del nostro lavoro in Somalia.

Debbo premettere qualche breve notizia sul Centro C.N.R. di Firenze che si chiama - un PO’ troppo ambiziosamente (e non per nostra respon- sabiliti) - <( Centro &.Studio per la Faunistica ed Ecologia Tropicali D, ma si occupa essenzialmente di fauna dell’Africa orientale intertropicale e parti- colarmente della Somalia.

Perch6 soprattutto della Somalia?

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L'iniziativa di studiare la fauna di questo paese si riconnette ad una annosa tradizione di ricerca scientifica, geologica, botanica, antropologica della Universith di Firenze in Africa orientale. Ed i: giusto riconoscere che 1'Istituto di Zoologia di Firenze si i: inserito entro tale tradizione anche per merito del Prof. A.M. SIhiomTTA, che organizzb e diresse due prime spedizioni in Somalia nel 1959 e nel 1962 (SIMONETTA, 1960, 1963).

Fig. 1 - Climi della Somalia centrale e meridionale second0 la dassificazione di Troll sulla base del numero dei mesi piovosi e aridi. Accanto ad ogni localitl i? indicato il numero dei mesi piovosi ricavato da climatogrammi costruiti sui dati di FANTOLI (1964). Sono indicate le fasce di clima marittimo corrispondenti ai due climi principali V4 e V5 e la posizione di Sar Uanle (quadrat0 nero in basso) (da VA"xNf e colf., 1977).

La Somalia i: regione di grande interesse zoogeografico. Essa, pur ricca di endemiti, pub dirsi area di incontro fra fauna saharo-sindica di tip0 nettarnente desertico (con qualche estremo elernento appartenente alla fauna mediterranea) e fauna etiopica, tropicale ed equatoriale, con elementi m3r- ginali di aifnitii sud-africana.

D'altra parte, il gradiente clirnatico che dal clirna tropicale predesertico di tip0 V5 trapassa gradualrnente nel clima tropicale arido (V4) della re- gione mesopotamica e poi a quello assai piii arido (V3) dell'estremo Sud (fig. I), come la stessa configurazione altitudinale, degradante dalle forti ele-

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vazioni prossime all’altipiano etiopico e dalle montagne del Nord, alle pia- nure alluvionali ed alle spiagge e scogliere oceaniche, determinano una va- rieth straordinariamente ampia di ambienti vegetazionali e faunistici.

Si pub dire che questa regione, fino alle iniziative dell’Istituto fioren- tino, non era mai stata oggetto di ricerche zoologiche molto sistematiche ed approfondite che prendessero in considerazione molti gruppi animali.

L’Istituto di Firenze e, poi, il Centro C.N.R. hanno inteso dar vita, per la Somalia, ad una impresa di ricerca zoologica in qualche mod0 confron- tabile - anche se dotata d i minori mezzi - a quelle che altri paesi euro- pei hanno da tempo sostenuto per altre regioni africane: cito, fra tutte, le esplorazioni dello Zaire, I’iniziativa svedese in Sud-Africa, quella francese nel vicino Madagascar, per ricordare unicamente quelle di massimo rilievo.

Le missioni eseguite in Somalia dall’Istituto di Firenze, quasi tutte Gnanziate dal C.N.R., sono complessivamente 25 dal 1959 ad oggi (cfr. PARDI, 1976 a, 1976 b). Intensith e distributione loro risultano dalla fig. 2, in cui - per ogni localith principale visitata - t stato tracciato un cerchio di grandezza diversa s seconda del numero di missioni in cui - nella loca- l i d medesima - furono effettuate raccolte non occasionali. Oggi il Centro dispone da qualche anno di un laboratorio a Mogadiscio, di auto proprie e di tutte le necessarie attrezzature logistiche e scientifiche.

La massima parte delle missioni ricordate ha avuto carattere di esplo- razione faunistica generale ed estensiva. Questo indirizzo ha gii portato a risultati assai interessanti, concretati nei sei volumi di ricerche gih pubbli- cati (due sono in corso di pubblicazione) (I) .

Bencht la fase di esplorazione faunistica non debba considerarsi affatto esaurita, come risulta del resto dalle ampie aree bianche dello stesso dia- gramma della fig. 2, a partire - press’a poco - dalla istituzione del Centro, si ritenne di dar vita ad un tip0 di missioni un PO’ diverse, dedicate ciok a110 studio intensivo, sistematico sly ma anche ecologico ed etologico della fauna di determinate limitate aree eJo ecosistemi. Questi programmi di studio sono attualmente tre:

- lo studio della fauna freatobia; - lo studio di una oasi del Nord desertico; - lo studio della fauna del litorale.

E’ di quest’ultimo programma che vorrei appunto parlare.

palmente due. Perch5 uno studio degli ecosistemi del litorale? I motivi sono princi-

( I ) Attuilmente gii pubblicati.

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Fig. 2 - Distribuzione della intensid delle raccolte effettuate nel territorio detla Repub blica Democratica Somala a cura del aCentro di Studio per la Faunistica ed Ecologia Tropicali, dcl Consiglio Nazionde dellc Ricerche e dell'Istituto e Museo di Zoologia dell'UniversitA di Firenze (da PARDI, 1976a).

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Da cna parte vi era la costatazione che le formazioni litorali, soprattutto prevalentemente emerse ma anche immerse, non della Somalia soltanto ma dell’intera Africa intertropicale. orientale, erano praticamente inesplorate dal punto di vista zoologico e certo scarsamente note anche da quello bota- nico. Se anche si considera l’intera Africa intcrtropicale, compreso dunque il litorale atlantico, le ricerche veramente approfondite si contano sulle dita. Solo in Africa del Sud, come 6 ben noto, per iniziativa di varie universiti afro-rneridionali, i sistemi litorali di spiaggia c di scogliera, di laguna e di estuario, sono stati minuziosamente esplorati.

I1 second0 motivo pui, rilevarsi nell’interesse per certi particolari aspetti dinamici - eco-etologici - del popolamcnto animale litorale, che aveva giii informato le ricerche precedenti di alcuni di noi: voglio dire l’interesse per i fenomeni di migrazione orizzontale delle specie riparie e, consepente- mente, per i ritmi che li regolano ed i meccanismi di orientamento che li guidano. Sinora, nei nurnerosi studi riguardanti le formationi litorali, anche di regioni temperate, t stata soprattutto la fase strutturale, tendenzialmente statica della ricerca - pur ovviamente essenziale - che ha occupato gli studiosi: a parte eccezioni, fra cui mi piace citare, per il Mediterraneo e I’Italia, Ie ricerche intraprese da PAPI, TOXGIORGI e GEPPETTI sul lido di San Rossore ( TOSGIORGI, 1963; GEPPETTI e TOSGIORGI, 1967; TONGIORGI, 1968- 69), c quelle di GIORDANI-SOIKA (1959, 1960), nel litorale adriatico. Nel 1970, parlando dei sistemi dunali europei, ELTON scriveva ad esempio testual- mente: G Sarebbe stato desiderabile che qualcuna delle elaborate ricerche europee sulla fauna dunale avesse dato minor peso ad astrazioni statistiche ed a classificazioni con terminologie pi6 o nieno criptiche, per raccontarci piij spesso cib che gli animali fanno e dove lo fanno in rapport0 alla struttura del loro ambiente ed alle variazioni dei fattori fisici D.

E’ cib che abbiamo tentato, 0, meglio, tentiamo di fare in Somalia: e ci affascinava d’altronde la prospettiva di poter svolgere uno studio sif- fatto su un litorale incomparabilmente meno trasformato di quelli delle nostre regioni.

Bench6 il nostro studio si sia inizialmente concentrato sulla spiaggia sabbiosa prevdentemente ernersa e sulla duna retrostante, il programma non cscludeva altre formazioni litorali. Da cib discende la scelta della localitii di Sar Uanle (0’29’48” S - 42O25’30“ E) nel Basso Giuba (fig. 2), 20 km 3 Sud di .Chisimaio. In questa zona scarsissimamente abitata (fig. 3), infatti, una quantiti di formazioni costiere varie ed interessanti sono concentrate entro distanze relativamente modeste:

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Fig. 3 - Posizione geografica di Sar Uanle nel Basso Giuba (da PARDI, 1976 b).

- spiaggia e duna sabbiosa; - spiaggia sabbiosa senza duna; - scogliera e barriera corauina; - formazioni lagunari con estreme propaggini dei mangrovieti; - profondi creecks che si insinuano entro il continente ricchi di lus-

- piccole e grandi isole continentali; - estuario fluviale.

sureggiante vegetazione;

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A cib aggiungasi l’orientazione generale della costa, esposta nel mod0 tipico per la Somalia alla vicenda monsonica e la situazione quasi-equatoriale che, per taluni nostri esperimenti sui meccanismi di orientamento astronomico, era per sua natura favorevole.

Ho detto che il nostro studio si 2 concentrato inizialrnente sulla sping- gia e la duna sabbiosa. Un altro motivo specific0 di interesse si aggiungeva agli altri, sotto questo ultimo riguardo: la Somalia 2 infatti una delle poche zone intertropicali in cui si sia sviluppato - dato il suo clima prevalente- mente arido - un sistema dunale pi6 o meno profondo.

Nella fig. 4 appare una veduta della spiaggia e della duna di Sar Uanle, con le rocce retrostanti, residuo di una vecchia linea di riva pleistocenica. La fotografia 2 presa dal reef durante le maree piB basse di sizigia dell’otto- bre quando la scogliera corallina & completamente scoperta. Questa localith E stata da noi intensamente studiata in sei missioni di un mese dal 1971 a1 1975, a cui hanno partecipato vari ricercatori di Firenze, del C.N.R. o della Universith, e precisamente, i ricercatori GUIDO e LORENZO CIiELAZZI,

ANTONIO ERCOLINI, FRANCO FERRARA, GIUSEPPE MES SANA, PATRIZIA MES- SERI, MARCO VANNINI ed i tecnici GIORGIO BERTIN, ETTORE GRANCHI, RIC- CARDO INNOCENTI, BRUNELLO MASCHERINI. Ad alcune missioni hanno preso parte:

- il Prof. GUIDO MOGGI ed il Dr. GIANFRANCO SARTONI dell’Isti- tuto Botanic0 di Firenze;

- la Profssa GRAZIA CANTONE ed il Prof. PIERANGELO LUPORINI degli Istituti zoologici rispettivamente di Catania e Camerino.

Che cosa abbiamo fatto a Sar Uanle? Condizione essenziale era la conoscenza dell’ambiente fisico e della vege-

tazione. Per il macrodima avevamo dati precedenti per la vicina cittadina di Chisimaio ed il climatograrnma di Chisimaio gih indicava la collocazione nel tempo delle missioni in mod0 da cogliere eventuali aspetti stagionali: vi 2 infatti un solo periodo molto accentuato di piogge, neUa stagione di Gu, corrispondente all3 prima fase del monsone di SW: durante tale pe- riodo si 2 svolta una delle nostre missioni di raccolta in condizioni parti- colarmente difficoltose. Le altre si pub dire riyardano soltanto periodi secchi, poichi il second0 periodo piovoso, quello della stagione di Der, poco prima della inversione monsonica, & scarsamente accentuato sulla costa.

Abbiamo comunque ripetuto nella nostra localith i rilievi macrocli- matici usuali (temperature, umidith relativa, velocita e direzione del vento, irradiazione tot ale, nebulosith, piovosith, pressione) trovando, s’intende, buo- na corrispondenza con la vicina Chisimaio. Alcuni particolari nuovi e utili

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Fig. 4 - Vcduta dclla localitl di Sac Uanlc nel Basso Giuba. La foto i: prcsa dal reef durnnte unn bassa mama di sizigia nel sctternbre 1971 (foto R. Innoccnti) (da PARDI, 1976 a).

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per noi: la variazione giornaliera della direzione del vento e le sue vicende nel corso della pi6 ampia variazione annuale hanno acquistato interesse, quando si t visto che il Paguro Coertobita r q o m Milne Edwards si orien- tava anemotatticamente (VANNINI, 1975) e che anche altre forme della spiaggia sono probabhente inauenzate dalla direzione del vento durante i lor0 spostamenti. Una m a particolare si 2 avuta nei rilievi delle maree, di owio interesse. I dati macroclimatici principali sono oggetto’ di pubblica- zione in corso di stampa (VANNINI e coll., 1977).

Abbiamo poi compiuto molti rilievi microclimatici lungo una d o n e della spiaggia e della duna: termici, con sonde a termistori a varia profon- dita e a varie altwe dal suolo, sotto la copertura vegetale o dei detriti spiaggiati; anemometrici con un microanemometro a varie altezze dal suolo; evaporimetrici, igrometrici, rugiadometrici etc.

Alcune caratteristiche del terreno, come composizione mineralogica, gra- nulometrica, contenuto d’acqua, quantith di sali depositati sul suolo durante il ciclo di marea, sono stati pure naturalmente rilevati. Inhne - con semplici registrazioni fotografiche regolari - 6 stata determinata per un emicido sinodico la successione di aspetti e di posizione degli abbondanti detriti ve- getali spiaggiati, che albergano una fauna quanto mai ricca e assai varia. Rilievi microclimatici sono stati riportati in un pannello esposto durante il Congress0 e formano oggetto di una pubblicazione in corso di stampa (MESSANA e coll., 1977).

I1 Collega G. Mom1 dell’Istituto Botanico di Firenze, dopo aver rile- vato gli aspetti geomorfologici della costa a Sar Uanle e dintorni, ha studiato molto minuziosamente, con i classici rnetodi di Braun-Blanquet e di Raunkiaer usati in geobotanica, la vegetazione in fase arida e in period0 piovoso, quando la duna risplende per una meravigliosa fioritura. Egli ha rilevato importanti diversit& fra la nostra zona e I’unica precedentemente studiata in Somalia, nei pressi di Merca, dal CIFERRI (1939), ed ha posto in evidenza afbi ta e diflerenze con gli aspetti geobotanici del litorale ke- nyota (MOGGI, in preparazione). L’algologo Dr. G. SARTONI, pure dell’Isti- tuto Botanico fiorentino, ha studiato per noi la cornposizione algale e fane- rogamica dei detriti spiaggiati, nonch& le alghe del clifl e del litorale som- merso (SARTONI, 1976).

Nelle varie zone della spiaggia e della duna le raccolte faunistiche sono state eseguite con sistemi vari, in modo da ottenere i due risultati essenziali:

- raccogliere la pib ampia varieti possibile di forme di diflerente

- ottenere una nozione statisticamente valutabile della loro distri- motilith;

buzione nell’area studiata e dei lor0 spostamenti.

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Cib nonostante, non ci nascondiamo certo che it soprattutto la fauna di certe dimensioni e di una certa bionomia che abbiamo raccolto: gli Artropodi, ciot, essenzialmente quelli vaganti alla superficie, e,/o fossori nei primi strati del terreno, nei detriti e nella lettiera vegetale e, in misura certo via via decrescente, le forme dei vari strati della vegetazione, i me- diocri e i forti volatori.

Abbiamo utilizzato i seguenti sistemi: 1) Le gabbie mobili o biocenometri, molto usate dagli entomologi

su terreno erbaceo. Sono stati usati con successo anche nell’ambiente du- nale e forniscono, meglio di ogni altro sistemn, una nozione del luogo di stazionamento.

2) Varie trappole a intercettazione e ciot: a ) Quelle a croce (Fig. 5) che, secondo un3 idea originale di F.

PAPI e P. TOKGIORGI (in TONGIORGI, 1963), da noi perfezionata, sono trap- pole 3 caduta con glicol etilenico, che - mediante setti di invito in Plexiglas, opportunamente disposti - separano gli nnimali in movimento provenienti dalle quattro direzioni principali (terra, mare e le due intermedie). Ven- gono sostituite periodicamente, anche ogni ora. Catturano non solo animali vaganti in superficie, ma anchc - in una certa misura - quelli che saltano o volano a piccola altetza.

6) Quelle a croce, cosiddette orarie, ancora secondo un modello di TONGIORGI (1963), del pari da noi modificato, che oltre a separare gli animali dalle quattro direzioni, li suddividono mediante un congegno auto- matico in provette diverse a seconda dell’ora. Funzionano come le prece- denti, ma - per la difficoltj. del loro impianto - debbono essere la- sciate in opera pih giorni. Poichd cumulano raccolte di giorni successivi, sono certamente pih adatte in spiagge senza grosse variazioni tidali.

c ) I cosiddetti <( vetri B, semplici lamine di Plexiglas disposte perpendicolarmente o parallelamente alla linea di riva che intercettano ani- mali in volo ad una quota diversa da quella delle precedenti, facendoli ca- dere entro apposite vaschette disposte alla base e periodicamente visitate.

a ) le scodelle colorate piene d’acqua con un tensioattivo, dispo-

b) varie trappole con vari tipi di esca; c ) trappole luminose.

3) Alcune trappole ad attrazione come:

ste a varie altezze dal suolo;

Queste trappole ad attrazione hanno naturalmente significato per il so- lo campionamento qualitativo, come del resto tutti gli altri sistemi di raccolta manuale (retino da falciare, da Lepidotteri o da Imenotteri, etc.) con cui abbiamo cercato di completare le raccolte.

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Fig. 5 - Le trappole diretiondi a gliml etilenico << a croce )> pcr la cattura di anirnali detla spiaggia e della duna provenienti da direzioni diverse (da L. CHELAZZI e coll., in preparazione).

i Per la importante fauna dei detriti, i biocenometri sono stati sosti-

tuiti da cilindri metallici di dirnensioni standard che venivnno affondati a distanze regolari e da cui gli animali venivano separati poi, esponendo la rnassa raccolta a disseccarnento in un corridoio inclinato e orientato verso il mare. Inoltre per avere una nozione della stratificatione entro i detriti che spesso formano banchi di vari decimetri di altezza, abbiamo escogitato un metodo originale, consistente in tubi metallici perforati ad altezte di- verse in corrispondenza di ripiani dove sono disposte provettine a glicol, che vengono estratte e sostituite ogni ora (fig. 6 ) .

Efficienza e selettivitj. dei singoli sistemi sono oggetto di un lavoro in preparazione (L. CHELAZZI e coll) e qui non mi dilungo in particolari.

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Fig. 6 - I u tubi D metallici perforati che servono per la raccolta della microfauns entro gli ammassi dei detriti spiaggiati: aspetto, sczionc, rnontaggio e, in basso n dcstra, disposirione quando la trappola & in opera (da L. CIIELAZZI e coll., in preparazione).

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Mi sia consentito soltanto rilevare che tutti i sistemi hanno egregiamente funzionato, anche quelli sulla cui eficienzn eravamo assai scettici: i: incre- dibile, ad esempio, la massa di esemplari che catturano anche i vetri o le scodelle. Complessivamente i vari sistemi ci hanno prcinesso d i raccogliere oltre 150.000 Crostacei, oltre 7.000 Aracnidi, quasi 70.000 Insetti.

AnGbi, Rettili, Micromammiferi, che raramente cadono nelle trappole, sono stati ricercati e raccolti peraltro non sistematicamente. I rari Macro- mammiferi sono stati ogni volta segnalati c, per gli Uccelli della spiaggia, si & provveduto ad una regolare registrazione della loro presenza in una area limitata, oltreche a sporadiche catture.

Accorgimenti particolari hanno richiesto i Decapodi che - con il Paguro Coeiiobita riigosrir e i due granchi Ocypode ryderi Kingsky e 0. cordiinarius Desmarest - sono un elcmento fisionomico dominante della spiaggia. Essi cadono raramcnte nelle trappole. Sistemi per registrarne atti- vitl e spostamenti, semplicissimi (anche se richiedono notevole sacrificio) sono quelli di rilevare fotograficamente ogni ora - giorno e notte - nu- mero, direzione e senso delle loro tracce su di un’area unitaria ogni volta levigata 0, con il binocolo, numero degli animali presenti e, per gli Ocypode, anche il numero dei caratteristici cumuli di scavo delle tane aperte, entro i quadrati di un reticolato di corde di nailon, opportunamente disposto. Con cib si arriva ad una quantificazione molto precisa della direzione e dei ritmi degli spostamenti trasdunali e delle attivith sulla spiaggia (VAN- NINI, 1976a).

Questi i metodi principali di raccolta e di registrazione. Ad essi si aggiungono tecniche varie per studiare l’orientamento in condizioni speri- mentali, gil ampiamente collaudate. Per i ritmi di attivith in acquari e terrari, poiche non i: facile a1 campo disporre di attografi sofisticati, abbia- mo anche qui rimediato con metodi semplici, a scapito delle ore di sonno: ad esempio, per un bellissimo ritmo di nuoto di certi Anfipodi marini, si trattava di fare ogni ora quattro pescate in quattro settori di un acquario circolare o di controllare il numero degli animali che passano in 1 min davanti ad un settore dello stesso acquario.

Quali gli scopi essenziali della ricerca e quali i risultati sinora rag- giunti? Quali le future prospcttive?

Per gli scopi i: presto detto che si trattava irrrratrritritto di avere un completo o pressochd completo inventario faunistico e floristic0 per ambe- due i periodi rappresentativi della vicenda climatica: stagione piovosa e arida. Secondo: definire la strutturn faunistica e floristica delle varie zone della spiaggia e della duna. Tcrzo: individuare le possibili variazioni stagio-

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nali, diurnali e tidali del popolamento, con particolare riguardo alle migra- zioni ed ai ritrni di attivith. Quarfo: raccogliere, almeno per alcune specie piij rappresentative e diffuse o comunque interessanti, ogni informazione possibile sul ciclo biologico, il cornportnmento, 1e relationi con le altre specie e via dicendo.

ZONES ‘M 0 1-2-3-4-5 : . m

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Fig. 7 - Sezione della spiaggia e della duna (da hfESSANA e colf., 1977).

Attualmente il materiale rnccolto It stato quasi completamente smi- stato e preparato: & deterrninato per ora nella misura del 30% ed affidato a110 studio per un altro 30-40%. E’ inutile in questa sede ricordare i ri- sultati sistematici gih raggiunti, poichC equivarebbe ad elencare, attual- mente, le varie specie, nuove per la scienza o la regione (0, talvolta, il con- tinente) finora reperite. Sernrnai it il CRSO di aggiungere chc sono risultate nuovc specie colh estremamente cornuni e persino una pianta delle Acantacee ampiamente diffusa in tutto il litorale del Basso Giuba. Ma s a d piuttosto meno arido riferire sui tre problerni, per i quali - a questo punto della ricerca - & possibile anticipare qualche conclusione.

Riguardo alla zonazione, abbiarno - fin da ora - oltre che per la vegetazione, dati faunistici sufficienternente precisi, che, per almeno una decina di gruppi [Isopodi (FERRARA, 1974), Anfipodi (PARDI e coll., 1974), Decapodi (VANNINI, 1976c), e, poi, Isteridi, Ptilidi, Pselafidi (CASTELLINI, 1974), Tenebrionidi ( ARDOIN, 1974), Anticidi, Tisanuri] scendono alle specie, per gli altri sono ora a live110 di farniglia o d’ordine e attendono quella precisazione sistematica che non & sempre facile ottenere, come i Colleghi ben sanno.

Vi it buon accordo, generalrnente, fra i rilievi ottenuti con i diversi sistemi di raccolta, come risulta da uno dei pannelli esposti (MESSERI e C O I L , 1977) in m i sono state riportate le distribuzioni delle varie specie e dei gruppi raccolti con il loro baricentro ed un semplice indice di dispersione.

Qui mi sia consentito di dare solo un quadro sommario, purarnente fisionomico e naturalistico, delle varie zone (fig. 7) ricordando le forme anirnali e vegetali piij caratteristiche sinora identificate o studiate.

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Fig. 8 - Zona 0 (spiaggia), tra il plateau roccioso (in questo momento sommerso) ed il livello mcdio (AHTL) delle alte maree.

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La spiaggia k caratterizzata dai dctriti vegetali spiaggiati, costituiti in massima parte da foglie, soprattutto, e fusti della Hydrocharitacea Thalas- sodeiidrorr ciliatiitlr (ForskH1) den Hartog, affine alle nostre Posidonie, m i si accompagna Syringoditm, altra forma simile, Sargassiim e varie alghe gih determinate.

In essa distinguiamo tre orizzonti: la zona 0 (fig. 8) , che va dal limi- te fra plateau roccioso e spiaggia sabbiosa corrispondente a1 livello medio delle basse maree di quadratura (MLWN), fino a1 livello medio delle alte maree (AHTL): i: dunque la parte sabbiosa, del sublitorale piir I’eulitorale nel senso di ELLENBERG (1973). I detriti a fasce parallele, a panchina con- tinua 0, durante le maree ascendenti, ad alti cumuli erosi, vi vengono rin- novati o dilnvati ogni giorno. Nella parte pih alta di questa zona abbonda

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Fig. 9 - Zona 1 (spiaggia), tra il livello mcdio delle alte marce (AHTL) a1 livello mas- simo dellc alte maree di sizigia (EHWS)

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a bassa maren 1’Anfipode Talorchcstin aarlerisii Weber ed anche il Decapo- de Ocypode ryderi chc delle due spccie del genere 6 il pib comune. Di giorno vi si catturnno anche molti esernplari dell’Isopode Littorophifoscia corrzpnr (Budde-Lund).

La zona 1 (fig. 9) che corrisponde a1 sopralitorale, vn dal livello AHTL a1 livello mnssimo dellc alte maree di sizigia. I detriti, che assumono qui spesso aspetti di alti cumuli, vi sono sottoposti a forte disseccamento su- perficiale per vari giorni attorno nlla quadrntura e vengono completamente rinnovati e dilavati solo alla sizigia. E’ qui che ha la sua mnssima fre- quenza una serie abbondante di forme detriticole a cominciare dalla stessa Talorchestia el nell’ordine di una distribuzione sempre pib dta, i Tenebrio- nidi Phaleria prolixa Fairmaire e il nuovo Diphyrrhyrichrrs sorizalicrrs Ardoin,

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Fig. 10 - Zona 2 (spiaggia) tra EH\VS e base della duna.

1’Isteride Hulacrilus algarim (Schmidt), il nuovo Pselafide Halorabyxis pardii Castellini, primo reperto africano di un genere alofilo sinora noto solo per le Mascarene, lo Ptilide a larga distribuzione Actiuopleryx ftrcicola Allib., moltissimi Ditteri purtroppo ancora indeterminati (fra cui sciami di Dolicho- podidi, che si infilano a frotte nelle tane dei Granchi), il Geofilomorfo Clyttopodes, 1’Isopodo Littorophiloscia, un Anticide del genere Amblyderus.

La zona 2 (fig. lo), ponione estrema di spiaggia che consideriamo gi8 extralitorale perch4 raggiunta solo eccezionalmente dai flutti durante le tre o quattro altissime maree equinoziali o in caso di tempesta, t quasi sempre asciutta. A1 suo margine inferiore ‘si accurnulano detriti pih grosso- lani come frammenti di fusti e frutti di piante diverse, ipocotili di Rhiro- phoru e Ceriops, talvolta grossi tronchi e legnami vari ed, ahimt, anchc

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qui, qualche rnanufntto di plastica. Vi si troaano - con frcqutntc pih ri- dotte - le forme della zona precedcntc c una larga rapprcscntantn di grup- pi ampinmentc distribuiti tanto nclla dunn chc nclla spiaggin: qui ha unn nlta frcquenta I’Ocypode ryfcri cd i mucchi di detriti pib cospicui sono uno dei rifugi diurni del Paguro Coetiobitn rrrgosrrs. Le forme dctriticolc pib abbondanti sono i Tcnebrionidi Heterochirn tmrtellii Ardoin, nuova spccie di un genere alofilo afro-orientale e malgascio, e Trnchyscelis esqrri- vcli Koch, una forma sinora dcscritta solo in hlozamtico, gli Pseudoscor- pioni, gli Acari, il nuovo Isopodc Alloniscrrs robrrstrrs Fcrrara. E’ qui che si inscdiano, talvolta, Ic prime piantc pionierc amanti del suolo mobile e pia- ncggiante, come la splendida Iporuea per-caprnc (L.) c , con copertura no- tevolnientc bassa, nnchc piantc psarnniofilc ubiquitnrie conic 1;i Ciperacca Cyperrrs cordorrhiziis Chiovenda, I’Amarantacca Aerua ltitioln (L.) Juss., la Grarninacc:i P d c r t i i z pitracfolirrm Chiovcnda. E’ sotto i pib grossi tronchi spiaggiati chc alberga, scnza spostmi mni, una .nuova specie del gcncrc litoralc Ar)nadillotiiscrrs, 1’A. tizirabilis Fcrrara. Aggiungo che in tutta la spiaggia c sul platcau roccioso sono soprattutto attivi -a bissa rnarea branclictti cterogcnci di Scolopacidi (come il Voltapietrc, Aretinrin ititerprcs L.), il Piro-piro piccolo (Tritrgn bypolerrcos L.) c , pib d’ogni altro, il Piovancllo tridattilo (Crocctin olba Pallas) e Caradriidi, come il Fratino (Chnrndriris alexattdrinrrs L.), il Corricre grosso c piccolo (Cbnr,?drirrs hiati- C I I ~ U L. c C. rlr ibirrs Scop.), mentrc il Pivicrc pecuario africano (Chnrodriris pecrrarirrs Temrninck) scmprc isolato, si spingc anchc sulla duna. Pcllicani (Pelecanrrs rrrlescetis Grnelin), Gatzette (Egretta gnrzcftn L.) c il comunis- simo Gabbiano di Hcmprich (Loriis hctnprichii Bruch) (chc qui ha i l limitc meridionale della sun distribuzione) prediligono, per contro, il plntcau roc- cioso c, a bassn rnarea, il canale fra la costa ed il reef (’).

Nclla zona 3 (fig. l l ) , a forma di terrazzo, chc t la prima zona du- nale, la vegetazione t costituita in grande prevalcnza dalla Grarninacea Spo- robolirs uirgiriicirs (L.) Kunth con un indice di copertura nltissimo (70-80%). Fra gli stcli fitti dello Sporobolus si accumulano, portati dal vento, i detriti pih minuti delle foglie sccchc di Tbalassodetidroti, che vi formano una let- tiera assai aha e compatta, con un cffctto di isolamento terrnico irnponentc: mentre alla supcrficie le ternpcraturc massirne raggiungono alle 12 quasi 60°C c sono al di sopra dei 40°C pcr almeno 8 hr, sono sufficienti 5 crn di lettiera per mantenere le temperature fra 25 c 30°C pcr almeno 17 hr con punte massime di 36°C. E’ qui, oltre chc nella zona retrodunale, che viene

( I ) Osscrwzioni e determinazioni degli Uccelli sono dovute a G . C~IELAZZI e E. GUNCHI.

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Fig. 11 - Zona 3 (duna) con la vegetazione prevalente di Sporobolrrs virginicrts (L.) Kunth.

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piii spesso catturato 1’Ocypode cordiirzaiius, che - a differenza di ryderi - t piii una forma dunale che di spiaggia e qui pure abbondano i Tcnebrionidi Ho??ialiriota rtzartitrii (Gestro) e Coritita litoralis Koch, nonchd Elateridi, Curculionidi, Emitteri, con una nuova specie dell’hticide Amblyderrrs. Qui compare anche 1’Isopode Periscyphis civilis Budde-Lund, di giorno e di notte, mentre il nuovo Porcellionide Tzira catidida Ferrara vi giunge dal- l’interno solo d i notte e quasi esclusivamente nel period0 arido.

Zona 4 e 5 (fig. 12), faccia a mare e culmine dunale, a suolo compatto o semi-compatto, non ‘ sono botanicamente differenziabili; vi domina, con una elevata copcrtura la Ciperacea consolidante Cypertis cordorrhizJis, ac- compagnata soprattutto dalla nuova Acanthacea Neriracanthtis d i n e a ca- pituttis Balf. f., che nei suoi margini foliari accartocciati nella stagione secca

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Fig. 12 - Zona 5 (culminc dunale).

alberga migliaia di minuti Curculionidi. Di giorno sono le zone pih fre- quentate da vari gruppi di Insetti floricoli, particolarmente Imenotteri, pih rari Ropaloceri. Grandi Aeschnidi sorvolano sostenuti la sommith della duna, incessantemente contro vento, almeno durante il monsone di S\V, e pa- rallelamente aUa linea di riva. Nel terreno t frequente il Tisanuro Hetero- lepistna.

La zona retrodunale 6 (fig. 13), l’ultima studiata da noi, t caratterizzata da due facies botaniche: la boscaglia a C o d a sonzalensis Bak, D o h a glabra (Forsk.) Juss. e Salvadora persica L. che formano un fitto intrico spesso impenetrabile, con situazioni locali di densa scidilia e ampie camere d’aria quasi stagnanti, come dimostrano i rilievi anemometrici ed evaporirnetrici a livello del suolo ed a 50 e pih crn d’altwa. Entro i macchioni della fitta

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boscaglia si realizzano condizioni termiche particolarmente temperate e co- stanti: l’escursione giorno-notte vi t ridotta a soli 7°C in confronto dei 37°C del terreno scoperto delle stesse zone. Le temperature massime non vi rag- giungono i 35°C. Qui trascorrono le ore diurne la maggior parte dei Paguri Coenobita rtrgosrrs e nei fusti di Cordia scava le sue gallerie 1’Isopode arbo- ricolo nuovo Perisciphis rrrbroante)urairrs Ferrara.

La seconda facies i: data dai tappeti erbosi a densa copertura in cui dominano le Graminacee Dactg1octe)iirim sciiidicirru Boiss. e Cetichrrrs pen- rrisetiformis Hochst. & Stand. Direi che quest3 ii la zona di elczione degli Ortotteri, Acrididi e Grillidi, dei Tenebrionidi Zophosis acicrrlaticollis Mul- ler, la nuova 2. ttrartellii Ardoin, Phaeostolrrs grandicornis Fairmaire, che pure sono presenti anche nella restante duna. Questa i: pure la zona in cui

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di solito si cattura la maggior parte dei Ropaloceri('), come i Danais do- rippris L. che volano spesso in sciami di decine di individui, le numerose specie del Pieride Teracoltrs, i bei Ninfalidi Precis hiesta L., P . clelia Cr. e P. epicfelia Bdv., e la bellissima Byblia ilithya Drury dal volo sostenuto, che si spinge sulla spiaggia e sulla scogliera.

Le zone retrodunali sono pure frequentate dai branchctti dello Pterniste somalo (Ptertzistes lerrcosceptrs Erlanger), del Piviere testanera (Sarciopho- ~ I I S tecttis latifrorzs Reichenow), mentre vi sono stati avvistati la Tortora del Capo ( O e m capensis L.), una Ghiandaia marina e il Corvrrs albrrs Mul- ler. E nella piana retrodunale, dove in period0 umido k rigogliosa la Cro- talaria fiorita, oltre a vari Micromamrniferi (Roditori dei generi Leggada, Totera e Acomys) sono stati raccolti rari Anuri (Brifo cfr. regularis Renss., Chiroimtrtis petersii kelleri Boettget, Ptychadem gatisi Laurent e la piii parte dei Rettili: 5 specie di Geckonidi e 6 di Scincidi, fra cui i Afochltrs fossori ad arti ridotti e le Afaborrya brevicollis (Wiegrnann) cfr. sot&lica Ca- labresi (che teniamo ora vive alla Specola dove si sono felicemente ripro- dotte); infine vari Ofidi, fra cui alcuni Colubridi, come i quasi inoffensivi Psnmrttophis e la tcmibile Vipera Bitis arietatzs sotmlica Parker ( LANZA, in preparazione). Fra i Macromammiferi segnalati: la Mangosta icneumone (Herpestes ichrierimon L.), quella a coda bianca (Ichiretrtiria albicartda Cuv.) e quella fulva (Herpestes ochracetrs Gray), lo Sciacallo grigio (Catris atrrezts L.) e quell0 con la guadrappa (Canis mesotltelas Schreber), la Iena macchiata (Crocrrta croctitn Erxl.), gli Oryx [Oryx garella (L.)] e i Gherenuk [Litho- cranis zvadleri (Brooke)]; nelle grotte della vecchia scogliera il Gufo latteo (Bubo lacterrs Temmink), il Chirottero Tafozoo (Taphozotrs marrritianrrs E. Geoffroy) e, irnperanti, i branchi dei chiassosi Babbuini [ Papio cynocepha- fzrs (L.)].

Tale quadro ha per ora carattere sommario. Solo quando sat; precisato quantitativamente e nei particolati, a identificazione avvenuta di tutte le specie, potrl instituirsi un confront0 con altri litorali, tropicali e non tro- picali. 1 confronti attualmente disponibili si riducono veramente a bcn poco. E, riferendosi anche ai solo livelli intertidnli, & ben noto che la zonazione sulle coste rocciose, per ovvi motivi (natura del substrato, ab- bondanza di forme a scarsa mobilitl o sessili) i: assai piii facilmente identi- ficabile e percib molto pih intensamente ed estesamente studiata, con ampie possibilith di confronti fra aree rnolto diverse del globo.

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(1) Determinazioni di A. MARTELLI e G. BERTIN.

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Non altrettanto pub dirsi per le spiagge sabbiose, soprattutto per i livelli prevalentemente emersi. DAIIL (1952-53) ha compiuto uno dei po- chissimi tentativi di confront0 e di sintesi, riferendosi appunto alla zona- zione stefensoniana delle coste rocciose e confrontando le situazioni delle spiagge sabbiose nelle principali zone climatiche della terra, soprattutto in base alla distribuzione dei Crostacei. E’ un lavoro universalmente citato, ma - per quanto possiamo dir noi - appare insoddisfacente da alcuni punti di vista.

Venendo a1 secondo tip0 di problemi, cioe a quelli dei ritmi di atti- vit i e di migrazione, abbiamo sin d’ora molte precisazioni di un certo intercsse, per almeno 8 gruppi e 11 specie, soprattutto di spiaggia. Salvo che per i Decapodi, i dati sono basati sulk trappole a croce che hanno lavorato in tutte le zone separando gli animali per ora e provenienza. I dati di cattura sono stati tabulati per il giorno solare e cib che dirb (sbri- gativamente) il giorno tidale, cioe il period0 compreso fra due alte maree successive. Per ogni ‘gruppo o specie, per cui si sono avute catture consi- stenti, sono stati presi in considerazione, per ogni ora del giorno e ogni ora tidale:

- il numero degli animali catturati, che pui, essere in una certa misura un indice dell’attiviti, almeno degli animali in movimento;

- lo spostamento del baricentro della distribuzione rispetto a quel- lo medio;

- infine il parametro 2 x cos A a dove A a & la deviazione dalla perpendicolare alla linea di riva e Z 2: un indice della concentrazione. Per convenzione ~ S S O ha valori negativi quando prevale una componente di spo- stamento verso il mare, positivi nel caso opposto.

Indubbiamente, la pi6 parte delle forme sono attive nelle ore nottur- ne, con una forma che ricorda approssimativamente il bigemino o l’alternans (ASCHOFF, 1957): una considerevole attivita, seguita da migrazione verso mare dopo il tramonto, una stasi notturna nei siti di pastura e una scconda fase di attiviti con migrazione in senso inverso prima dell’alba che spesso si prolunga nelle prime ore del mattino. E’ qualcosa di diametralmente oppo- sto, nztrlalis mulairdis, a quell0 che fanno, ad esempio, i Talitri e soprattutto gli Isopodi T y h sulle nostre spiagge, secondo gli studi di TONGIORGI (1968-69). Del pari (e owiamente) il ciclo tidale 2 pih spesso di attivita e di discesa a marea calante e di attivita e risalita a marea crescente.

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Le variazioni non sono solo di dettaglio.

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GlOlNO S O L A l l ClOINO 113ALt

Llttorophilorcio corncar I ISO?ODE I 11,3175

Fig. 14 - Decorso della frcquenzi di cattura ed altre caratteristiche dei ritmi di spo- stamento dell’Isopode Litforophiloscia cornpar (Budde-Lund) nel giorno solare e tidale (da FERRARA e coll., in preparuione).

L’Isopodo Littorophiloscia compnr ha un comportamento del tutto ti- pic0 diurnale e tidale (fig. 14). Ma Alloriiscus robustiis gii si comporta in mod0 diverso poichi a parte il considerevole prolungamento della attiviti nel corso del mattino, viene catturato con frequenza maggiore ad alta mare3 (FERRARA e coll., in preparazione). Vi i: tutta una sequenza determinata di attiviti prcvalente di forme notturne, crepuscolari, antimeridiane nello stes- so microambiente dei detriti, interferente con una successione tidale, di cui sono stati riportati alcuni esempi in uno dei pannelli presentnti (G. C~IE- LAZZI e Colt., 1977).

Una difficolta importante nella interpretazione dei diagrammi deriva dal fatto che non semprc le trappole a croce hanno la medesima intensith di cattura durante la salita e la discesa, come awiene ad esempio per 1’Isopodo Liltorophiloscia, che si muove esclusivamente camminando ed ha pertanto un comportamento assolutamente tipico. Per gli Anfipodi, in

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cui la discesa avviene camminando e la risalita anche saltando, vi t spesso manifesta differenza fra efficienza di cattura nelle due fasi. Inconvenienti di questo tip0 si verificano anche per quei gruppi come S td in id i e Isteridi in cui il decollo dai siti pih bassi di pastura awiene presumibilmente a volo e contro vento.

Ancora una particolaritli interessante si t che, nel period0 piovoso, le piogge, proprio come nei nostri Talitri, determinano poussCes di attivita e di migrazione molto cospicue e del tutto inconsuete, che tendono a con- fondere ed a nascondere i ritmi diurnali e tidali, anche se non li cancellano del tutto. Abbiamo avuto, ad esempio in corrispondenza di piogge, impo- nenti catture pomeridiane di Tulorchestia, ciot quando solitamente l’attivi- tA in superficie 2: minima.

Osserverb, infine, per concludere questo punto, che ciascuno dei cicli accertati in natura pone alla ricerca problemi circa il loro precis0 deter- minismo che non potevamo certo risolvere nelld condizioni del campo. Ma 6 forse opportuno rilevare che, mentre vi 6 oggi una quantitl di detta- gliate e preziose analisi sulla natura dei ritmi in condizioni sperimcntali, so- no proprio le osservazioni sistematiche dei medesimi fenomeni in condizioni naturali che possono dirsi molto limitate, h e n o per l’ambiente che noi abbiamo studiato. E non 6 detto che tali osservazioni condotte per un pe- riodo abbastanta lungo, come ad esempio un intero ciclo sinodico, non rivelino particolari interessanti.

E’ appunto cib che vorrei dimostrare, riferendo qualcosa sul compor- tamento, l’orientamento e i ritmi delle specie piG particolarmente studiate: 1’Anfipodo Tulorchestia martensii ed il Paguro Coenobitu rrigosiis.

Di Tulorchestia, un nostro animale prediletto da quasi 15 anni, abbiarno studiato e ristudiato alcuni aspetti dell’orientamento astronomico, solare e lunare. Abbiamo ricontrollato ad esempio il singolare comportamento degli animali quando il sole passa all0 zenith, ma sarebbe assai lungo riferirne. Soprattutto, ci siamo interessati alle migrazioni periodiche che hanno un ritrno di discesa-risalita assai complesso, diurnale e tidale (fig. 15). La com- ponente diurnale & fissa nel tempo: discesa dopo il tramonto, risalita prima dell’alba. La componente tidale (discesa dopo e risalita prima dell’alta marea) 2: ovviamente mobile, si sposta ciot con l’ora tidale, ma t fortemente attenua- ta durante il giorno. Per la maggior parte di un emiciclo sinodico attorno alla sizigia, i due ritmi coincidono e si rafforzano vicendevolmente mentre si sfasano rapidamente ‘ nei 4-5 giorni attorno alla quadratura, apparendo distinti. Un reperto interessante, che ritroveremo accennnto anche in altre forrne, si t che l’orario della migrazione tidale, nel corso del mezzo mese sinodico, si adatta qui molto bene alla ineguale velocith di spostamento del-

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Fig.

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15 - Variazione piornaliera della frequenza di cattura di Tdorchesfiu marfensii Weber per un intero ciclo sinodico. Cerchietti bianchi: frequenza nelle trap- pole a terra. Cerchietti neri: frequenza in quelle a mare. E’ indicata la posizione delle alte e base mare (A e B): diagramma 2, sizigia; diagram- ma 9, quadratura (da PARDI e colf., 1974).

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I’ora di marea: cio-5 muta velocemente di ora attorno alla quadratura e lentamente negli altri giorni del ciclo (PARDI e coll., 1974). Sari interes- sante verificare, ma sari possibile solo in laboratorio, se il fenomeno persiste anche in condizioni rigorosamente costanti (cioit dipende da un ciclo endo- geno).

Second0 gli studi di VANNINI (1976a) Coeaobita rirgosris (fig. 16) tra- scorre il giorno soprattutto nella zona 2 sotto i detriti grossolani o nella 6 nel folto dei macchioni, come si 1: detto. Durante la stagione arida la migra- zione k prevalentemente verso mare e viceversa, mentre durante il period0 piovoso la maggioranza degli animali migra dalla duna verso la boscaglia interna dove pub rimanere per molti giorni, mentre solo una minoranza rimane in prossimita della duna, migrando verso terra, di solito, durante la notte. Coeizobita dunque - per il suo approvvigionamento idrico - sembra totalmente dipendere dal mare solo durante la stagione arida. Le migrazioni duna-boscaglia e duna-mare sono state lanalizzate in dettaglio per due cicli quindicinali della stagione arida con il metodo delle tracce e delle presenze nelle maglie di un reticolato: ecco un esempia dell’andamento delle migrazioni, per un giorno solo, attorno alla sizigia (fig. 16).

SS e SL sono le due zone di stazionamento diurno. Le frccce danno il senso della migrazione e il loro spessore la intensiti (cioit il numero delle tracce rilevate ad ogni ora): gli istogrammi il numero degli animali rilevati in tre aree della spiaggia.

I1 traffic0 duna-spiaggia comincia a1 tramonto c culmina verso le 21: coincide - in questa fase dell’emiciclo sinodico - con la marea calante. Si ha peraltro - nelle stesse ore - anche un modico flusso spiaggia-duna ed uno, nppena pi& cospicuo, duna-boscaglia. I1 flusso di ritorno dalla spiaggia inizia prima della marea crescente e culmina nel mezzo della notte. Prima dell’alba si ha pure il ritorno dalla boscaglia verso la duna e, con la marea calante diurna, un riflusso - seppur molto attenuato - verso il mare. Questo in un giorno tipico di sizigia. Alla quadratura la situazione & diversa ed io non posso qui entrare in dettagli. I fatti da rilevare sono essenzialmente i seguenti:

a) Non vi sono dif€erenze di e t i e grandeua fra gli animali che partecipano ai due flussi migratori verso mare e verso la boscaglia, ad eccezione dei rari individui molto piccoli e delle femmine ovigere, che si muovono solo fra spiaggia e duna.

b) Analizzando i dati di molti giorni come questo con il metodo del periodogramma di ENRIGHT (1963, si rivela assai bene l’esistenza di due ritmicith, una di 24 hr diurnale o nictiemerale e una di 12,4 hr, tidale, fra loro interferenti, solo per In migrazione duna-spiaggia c spiaggia-duna, mentrc

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Fig. 16 - Attiviti di Cocnobifu rugosris Milne Edwards in un giorno di alta marea sizigiale. Sono indicati la dirczione ed il numero mcdio di tracce registrate ogni ora in due punti fra SS e Ls: frecce al di sopra c al di sotto dell'asse mare-terra. Freccia superiore: tracce dirette verso terra. Freccia infcriorc: tracce direttc verso mare. Viene riportato (colonnine vuticali) il numero degli animali registrato ogni ora in m e determinate d e b spiaggia. Quando le onde raggiungono la spiaggia sono indicate dalla linea ondulata (da VANNINI, 1976 a).

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I’analisi periodografica della migrazione duna-boscaglia dimostra unicamen- te una periodicita di 24 hr, ciok nictiemerale. Gli animali dunque adottano ritmi diversi a seconda che si dirigano verso l’interno o verso la spiaggia. I1 reperto ha una sua rilevanza per le dibattute ipotesi circa la uniciti o dupliciti degli orologi biologici.

c ) Come per Tulorchestia, ritmo diurnale e tidale coincidono e si rafforzano attorno alla sizigia, mentre si sfasano rapidamente nei giorni di quadratura: lo spostamento di giorno in giorno del culmine tidale di discesa verso il mare appare anche qui parallel0 alla ineguale velocitd di progressione dell’ora tidale.

d ) Nell’attografo, in condizioni seminaturali ma non tidali, gli ani- mali mostrano soltanto una periodicita nictiemerale: cib dimostra che non 2: sufficiente la registrazione in condizioni non tidali di laboratorio per esclu- dere una ritmiciti di marea, come talvolta 6 stato fatto. .

Di Coetrobitu rrigosils sono stati studiati anche i meccanismi d i orien- tamento durante le migrazioni trasdunali ed anche sotto tal riguardo, appare una diversa strategia di meccanismi, a seconda che gli animnli si trovino sulla duna e la spiaggia o nell’interno: : se I’animale viene rilasciato nell’hinterland in zona sconosciuta l’orientamento 6 presumibilmente solare, mentrc nella consueta migrazione spiaggia-duna e viceversa interferiscono una risposta anemotattica positiva con la diretta visione del paesaggio (rocce, alberi, la duna stessa, il mare), meccanismi che sono pure operanti sulla spiaggia aperta (VANNINI, 1975).

Molti altri aspetti della biologia di Coenobitu e di Ocypode come ri- cerca del cibo, ritmo di scavo, rapporti di predazione, produzione di suo. ni o segnali, ciclo biologico in generale sono stati pure indagati, ricostruen- do le linee principali della catena alimentare in cui le due specie sqno coinvolte (VANNINI, 1976~) . Ma il tempo mi impedisce di accennarvi.

Voglio solo ricordare, per terminare questi cenni particolari su sin- gole specie dominanti o caratteristiche, il caso di un nuovo Isopode dalla singolare bionomia , il Periscyphis rribroat~tetitiutrrs che vive scavando gallerie e nutrendosi della corteccia e del legno dei fusti di Cordia somaleiisis. Esso ha attiviti prevalenteniente crepuscolare e entro le gallerie si riproducc, senza scendere mai sul terreno. I1 suolo 5, per contro, intensamente abi- tat0 da un altro isopodo congenere, Periscyphis civilis, estremamente co- mune in una fascia di circa 500 m a partire dalla duna, soprattutto nei tappeti erbosi a Dactyloctetiiim e Cetichrris. Oltre tale fascia 2: a sua volta sostituito dal Periscyphis rrificuiidu Budde-Lund ( FERRARA e coll., in pre- parazione).

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Infine, prospettive future? Ve ne sono, ovviamente, quante se ne desidera. Ci rendiamo ben conto che la nostra it, per alcuni aspetti, una prima presa di contatto con il sistema spiaggia-duna e che certi problemi pih propriamente biocenologici sono stati da noi appena sfiorati. Anzi saremrno ben lieti che altri volesse approfondirli con noi. Diciamo pure francamente che, dei due poli costanti d’interesse in questo tip0 di ricerche sul campo, ecologico ed etologico, era forse pih il second0 che ci attraeva. Comunque, sia la soddisfazione delle nostre curiositl naturalistiche, sia I’impostazione dei problemi piii complessi della interazione fra organismi e ambiente, avevano come premessa indispensabile proprio la fase da noi inizialrnente percorsa, che doveva pur ovviare alla totale rnancanza di ogni notizia sistematica approfondita sulla flora e sulln fauna dell’intero litorale somalo a Sud del Giuba. Ecco perchC, di fronte a questo vuoto di conoscenze, non abbiamo saputo nemmeno resistere alla tentazione di esten- dere la nostra ricognizione: 1

- alla fauna interstiziale della spiaggia sabbiosa, innanzitutto, per m i abbiamo preparato - dopo alcuni saggi preliminari anche a1 di fuori della zona di Sar Uanle - un piano di studio piii approfondito e sistematico;

- ad altre formazioni litorali vicine e all’ambiente francamente marino.

I botanici, G. Moccr e R. BAVAZZANO, hanno largamente esplorato per- cib le associazioni vegetali di altre spiagge senza duna, dclla costa rocciosa e del vicino mangrovieto di Bender Mtoni, in cui noi stessi abbiamo compiuto raccolte preliminari. I1 nostro algologo G. SARTONI (1976) ha gih pubblicato le 69 specie algali e fanerogamiche reperite nell’area intertidale e nei primi livelli dell’infralitorale. CANTONE (1976) ha studiato 77 specie di Policheti del mesolitorde inferiore e dell’infralitorale superiore, fra cui ha descritto 8 specie e 1 genere nuovi per I’Oceano Indiano e 1 specie nuova per la scienza.

LUPORINI (1974) ha gih pubblicato interessanti reperti di biologia su Ciliati del litorale e sta per concludere due ampie memorie su Ciliati e Ga- strotrichi ( LUPORINI, in preparazione), che rappresentano - come del resto le memorie della CANTONE - i primi sostanziosi contributi alla conoscenza di tali gruppi per 1’Africa intern e per 1’Oceano Indiano.

Uno di noi si & dedicato anche alla raccolta e alla determinazione di quattro famiglie di Decapodi fra cui tre (Grapsidi, Atelecyclidi, Portunidi) francamente marine (VANNINI, 1976 b, e in preparazione), mentre altri hanno studiato la zonazione di Poliplacofori, Gasteropodi, Pelecipodi, Decapodi e Cirripedi, tutti determinati a h e l l o specific0 sul cliff roccioso, confrontan- dola con quella di altre regioni della costa africana e di alcune isole del-

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1’Oceano Indian0 (G. CHELAZZI and VANNINI, in preparazione). Uno dei protagonisti nello studio della costa rocciosa 5 stato il Prosobranco Nerifn /exfitis Dillwyn, di mi sono stati del pari analizzati spostamenti ritmici, mec- canismi di orientamento e dinamica dei fenomeni di aggregazione. Anche in questo caso l’osservazione prolungata in natura ha portato a precisazioni di rilievo, di cui si & riferito in uno dei pannelli (G. CHELAZZI and VANNINI, 1976).

Un reperto interessante, ancora nell’ambiente del cliff: un nuovo Gril- lide del genere Speotremobiris, di cui si conoscono 3 specie indiane e l tahi- tiana. Questa specie che vive nelle grotte del cia, rimane sotto il livello del mare in alta marea, rifugiandosi in carnere d’aria della volta delle grotte tutta crivellata dalla erosione (VANNINI and G. CIIELAZZI, in preparazione).

Non sono mancate escursioni nell’ambiente terrestre, alla ricerca di Iso- podi, di Rettili e di Molluschi o per lo studio delle abitudini e delle reazioni dello stupcndo Julide Gruphidosfrepfris gigus Pet. (L. ~ H E L A Z Z I and MESSERI, in preparazione). Qualcuno di noi ha fatto persino osservazioni preliminari sull’orario dei branchi di Pupio cyrrocephalus (L.), che - d’altronde - poi- chi si appostavano regolarmente a guardarci dall’alto delle rocce sovrastanti il campo dovevano forse fare osservationi preliminari sul nostro orario, assai strano in veritd.

Mi sia concesso, infine, formulare I’augurio che la regione rimanga intatta almeno entro limiti ragionevoli e che ancora per lungo tempo uomini e bab- buini possano osservarsi reciprocamente, in piena tranquillith.

RIASSUNTO

Dopo una breve introduzione sulle finalitd delle ricerche svolte in Somalia dal Centco di Studio per la Faunistia ed Ecologia Tropicali del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dall’Istituto c hluseo di h l o g i a dell’UnivenitA di Firenze, vengono illustrati il pro- gramma di studio di un litorale sabbioso del Basso Giuba, i motivi della scelta di questo t ip0 di indagini, nonchC d a n i risultati faunistici ed ecostologici sinb ad oggi conseguiti.

SUhlhlARY

A brief introduction on the aim of the research being conducted in Somalia by the Centro di Studio per la Faunistica ed Ecologia Tropicali del Consiglio Nazionale delle Ricerche and the hluseo Zoologic0 u La Specola )> dell’llniversitl di Firenze is followed by an illustration of thc rcsearch programme being conducted on a sandy mast in the Lower Giuba and an explanation of the grounds for selecting this type of research. Finally, some of the faunistic and ecocthological results attained up till now are given.

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