Le relazioni: scambio, potere e condivisione aziendale_05... · Le quasi organizzazioni Il governo...
Transcript of Le relazioni: scambio, potere e condivisione aziendale_05... · Le quasi organizzazioni Il governo...
Le relazioni: scambio, potere
e condivisione
Prof. Armando Urbano - A.A. 2011-2012
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
Le relazioni costituiscono l’architettura
dell’organizzazione e possono essere
classificate in base alle parti coinvolte,
alla forma che le governa e ai contenuti.
Le relazioni
Analizzare le relazioni Le parti coinvolte
In base alle parti coinvolte, si possono
distinguere:
• rel. interpersonali tra attori
• rel. intraorganizzative (tra funzioni e ruoli)
• rel. interorganizzative (tra imprese e
sistemi)
• rel. Miste
Analizzare le relazioni Le forme
Le forme assunte possono essere:
• contratti
• strutture organizzative
• convenzioni
Analizzare le relazioni I contenuti
In base ai contenuti si possono distinguere:
• rel. di scambio (transazioni in senso stretto, con
passaggio di beni e servizi sulla base delle utilità)
• rel. di potere (dove una parte può imporre la
propria volontà all’altra – sono fondanti
dell’organizzazione interna)
Potere = capacità di un soggetto di ottenere un
determinato comportamento o trasferimento.
• rel. di condivisione (dove le parti mettono in
comune informazioni, conoscenze ecc. – sono
interattive)
Mettiamo a fuoco
le relazioni di condivisione
Le relazioni di condivisione, si basano sulla
comunicazione. Le regole organizzative diventano
abitudini, convenzioni, intese come risultato di un
processo di comunicazione tra individui. La
comunicazione consente l’assimilazione congiunta
delle idee, ma anche l’apprendimento individuale.
In alcuni casi possono essere considerate dei
dispositivi cognitivi collettivi che permettono e
regolano l’azione organizzativa.
Interazioni & Transazioni
La teoria dell’organizzazione configura i
rapporti che intervengono tra gli attori
denominandoli “interazioni”; mentre
l’economia dell’organizzazione parla di
“transazioni” riferendosi solo ai rapporti di
scambio.
La transazione rappresenta solo l’elemento
osservabile di un processo relazionale più ampio che
investe i diversi attori.
Distinguiamo allora tre tipi di piani di relazione e tre
tipi di rapporto:
• il piano economico e le relazioni di scambio
(transazioni in senso stretto)
• il piano politico e le relazioni di potere
• il piano socio-culturale e le relazioni sociali,
affettive, culturali
A ciascuno di questi piani corrisponde una struttura
di governo delle relazioni.
Il mercato e i costi di transazione
Il mercato è la prima e fondamentale forma di
governo delle transazioni.
Quando le transazioni avvengono in forza di
un accordo reciproco, assumono la forma di
contratto.
Il mercato e i costi di transazione
Il coordinamento realizzato attraverso il
mercato implica il sostenimento di particolari
costi, che sono definiti costi di transazione.
Sono basati su diversi fattori: la razionalità
limitata degli attori economici e l’opportunismo.
L’entità dei costi di transazione dipende da tre fattori:
• il grado di specificità delle risorse: tanto più gli investimenti
sono specifici (idiosincratici), tanto più l’interesse delle parti
è di mantenere la relazione; assume quindi rilevanza
l’identità delle parti a discapito dei meccanismi di
concorrenza;
• la frequenza delle transazioni: all’aumentare della
numerosità delle transazioni, la gerarchia risulta più
conveniente, poiché i costi fissi (più influenti nella
gerarchia) vengono meglio ripartiti; il mercato invece ha una
maggiore influenza di costi variabili, si presenta quindi più
vantaggioso nel caso di numerosità transazionale ridotta;
• l’incertezza: è proporzionale all’aumento dei costi di
transazione.
Williamson considerando frequenza e specificità delle
risorse, individua quattro forme di governo delle transazioni:
• il mercato: più efficiente in presenza di maggiore frequenza
di transazioni e minore specificità;
• il governo trilaterale: o mercato assistito da burocrazia,
affianca al rapporto di mercato, meccanismi burocratici
(terza parte con funzioni di arbitro) efficiente in presenza di
un numero basso di transazioni e idiosincrasia medio-
elevata;
• il governo bilaterale: prevede l’intervento sociale di elementi
quali fiducia e reputazione; le parti risultano così “bloccate”
(lock in) alla cooperazione, venendo meno l’opzione di
uscita exit, efficiente in presenza di un numero elevato di
transizioni e investimenti non troppo specifici;
• il governo unificato: più efficiente con un elevato livello di
idiosincrasia delle risorse.
Le quasi organizzazioni Il governo trilaterale (mercato-b)
Bassa frequenza ed elevata idiosincrasia: difficoltà di
una contrattazione esaustiva
Intervento di un “arbitro” (terza parte) per
risolvere eventuali controversie
valutare i risultati
In sintesi
rapporto di mercato (le parti rimangono autonome)
assistito da meccanismi burocratici
Le quasi organizzazioni Il governo bilaterale (mercato-c)
Enfasi sulla continuità del rapporto e non sul contratto
in sé
focus sulla relazione così come si è venuta evolvendo
nel tempo
“Flessibilizzare” il contratto
espandere rapporto contrattuale
creare un rapporto di fiducia reciproca
In sintesi
rapporto di mercato “organizzato”
La gerarchia e le transazioni
organizzative
In presenza di incertezza, investimenti specifici
ed elevata frequenza delle transazioni il
mercato viene sostituito dall’organizzazione
interna (Gerarchia), entro cui i rapporti sono
regolati dal contratto di lavoro. L’accettazione
della gerarchia costituisce l’obbligazione
principale del contratto di impiego.
La gerarchia in senso stretto è a sua volta una
forma particolare di coordinamento. Qui i
rapporti con il lavoratore sono governati in
base al principio gerarchico e ciò costituisce
l’obbligazione principale del contratto.
La resistenza al potere organizzante si esprime
attraverso la protesta (voice) o l’uscita
dall’organizzazione (exit).
Il suo uso va incontro a costi crescenti e a
rendimenti decrescenti all’aumentare della
complessità e della dimensione. Per questo
motivo si attuano strumenti di coordinamento
quali il feed-back (supervisione diretta) e la
standardizzazione. Un’alternativa è data dal
mutuo adattamento (interazione diretta in un
rapporto orizzontale); tale rapporto avviene
comunque entro una struttura gerarchica.
Questa soluzione risparmia “energia
direzionale”, e consente una risposta più
veloce.
Il coordinamento attraverso standardizzazione
definisce le procedure di azione e le routine da
eseguire a fronte di problemi. In alcuni casi
vengono scoperte dagli stessi utilizzatori; in
altri casi si ricorre alla standardizzazione degli
out-put. Il coordinamento residuo è lasciato agli
esecutori attraverso il mutuo adattamento.
Standard e routine permettono di risolvere i
problemi senza averli analizzati, di
circoscrivere i limiti cognitivi e di utilizzare le
conoscenze di altri.
I costi d’uso dell’organizzazione
Anche l’organizzazione come il mercato può
rivelarsi inefficiente. Le cause stanno nei “costi
d’uso dell’organizzazione”:
• perdita di controllo all’aumentare delle
dimensioni organizzative
• distorsione nell’acquisizione delle risorse nelle
strategie espansive
• manipolazione delle informazioni
• opportunismo della linea gerarchica
• inerzie organizzative (resistenza al
cambiamento, ecc.)
Le convenzioni
La convenzione è una categoria più generale
del contratto.
Secondo il neo-istituzionalismo il concetto di
transazione è una parte della teoria delle
convenzioni. La convenzione è meno formale
del contratto, ed è autoreferenziale e
autorinforzante; legittimano e rafforzano l’uso
della gerarchia e consentono di economizzare
sui costi attivando forme di coordinamento non
gerarchico.
La convenzione
Cos’è una convenzione?
“Una regolarità R nel comportamento dei
membri di una popolazione P collocati in una
situazione ricorrente S”.
La convenzione è un accordo implicito su
alcune regole di pensiero che costituiscono un
riferimento per il comportamento degli individui
entro un gruppo specifico [Brousseau].
Esempio
Nel codice della strada, non è importante se si guida a
destra come in Inghilterra o a sinistra come nel resto
d’Europa; ciò che importa è che ogni volta che si mettono
alla guida – situazione ricorrente S – i guidatori si
conformino alla regola – R -. Essi agiscono così perché
sono convinti che anche gli altri seguiranno la stessa
regola – anticipano quindi il comportamento -. E sanno
che ciascuno preferisce che tutti facciano la stessa cosa
– conformità generale -. Ciò indipendentemente dai
vantaggi del guidare a destra o a sinistra – esistenza di
un’altra regolarità R -. E sanno che tutti rispetteranno il
codice della strada – sapere condiviso -
Il clan
Nel clan le transazioni vengono mediate con un
feed-back elevato usando il mutuo adattamento.
Basa infatti la capacità di controllo dei
comportamenti organizzativi su un livello di accordo
tra i membri. Si tratta di una forma di governo
diversa dal mercato e dalla gerarchia. Nella
transazione tra impresa e lavoratore, l’equilibrio tra
apporti e ricompensa, non esplicitamente
perseguito come nello scambio economico, è
affidato a un’equità seriale. Il clan sviluppa valori di
riferimento condivisi, linguaggi e significati comuni,
senso di appartenenza e loyalty [Hirshman].
Perché il clan è una forma di convenzione
Definendolo in negativo
Perché è diverso da mercato e gerarchia!
Definendolo in positivo
Rapporti permeati da fiducia
Controllo assicurato dal principio di lealtà
Equità supportata da
Processi di socializzazione
Forme di controllo sociale
Feedback e cooperazione elevati
Equità seriale e non istantanea
Loyalty
Clan e cultura organizzativa
Per Schein la cultura è un modello di assunzioni di
base che ha funzionato “abbastanza bene” da potere
essere considerato valido e perciò tale da potere
essere insegnato ai nuovi membri, come il “modo
corretto” di percepire, pensare e agire in situazioni
analoghe.
La cultura organizzativa è interpretabile come una
struttura di codici di senso, espressi in un sistema
simbolico, che indirizza il comportamento degli attori
organizzativi. Tali codici, sono soggetti a una
evoluzione dinamica che scaturisce dall’adattamento
all’ambiente.
Clan e cultura organizzativa
Si possono individuare tre livelli di cultura
organizzativa, che vanno dal più visibile e
materiale, al più nascosto e non dichiarato:
• il livello degli artefatti: è quello più immediato,
che si vede e si ascolta non appena si entra
in azienda, (architettura, arredamento, clima,
comportamento delle persone);
• il livello dei valori dichiarati: cioè le credenze
(sfera cognitiva, ciò che e vero da ciò che
non lo è) e i valori (sfera morale delle
convinzioni e dei giudizi). Le ideologie,
nascono dalla combinazione di credenze e
valori e inducono il compimento di particolari
attività e il perseguimento di determinati fini.
il livello degli assunti taciti e condivisi: gli assunti
sono diversi:
sulle relazioni degli esseri umani verso la natura:
l’organizzazione differisce a seconda che si abbia
una visione di superiorità sulla natura (occidentale)
o di sottomissione (orientale);
sulla natura umana: in base alla convinzione che ci
si possa fidare o meno dei collaboratori;
sui rapporti tra individui: lo spirito del team opera in
concreto solo se la responsabilità viene assegnata
al gruppo come entità e non a ruoli individuali,
premiando la performance collettiva;
sulla natura della realtà e della verità: le culture
sono fondate anche da convinzioni su ciò che è
vero ed equo;
su tempo e spazio: sono importanti per stabilire
quanto ci si senta a proprio agio all’interno di
un’organizzazione; il tempo può essere considerato
in senso lineare (si stilano molti calendari su
impegni) oppure in senso circolare (si eseguono più
cose insieme); quanto allo spazio, l’open space è
indicatore di comunicazione informale e di
confidenza; importante è anche l’estetica intesa
come manifestazione della cultura organizzativa.
Tutte le relazioni organizzative di potere, di
scambio e di condivisione sono influenzate dalla
cultura dell’organizzazione, in quanto offre
modelli di interpretazione e definisce il frame della
relazione, il senso di appartenenza e favorisce la
definizione dei confini aziendali, la relazione
gerarchica di prescrizione e il controllo. Può però
entrare in contraddizione con la strategia, quando
questa cambia in relazione ai mutamenti
ambientali. La cultura organizzativa tende a
rimanere stabile o a cambiare più lentamente.
Può essere una risorsa, ma anche un problema.
I contenuti della cultura…
sotto gli artefatti
Credenze
e valori Come interpretare quello
che succede?
Ideologie Perché compiere
certe azioni?
Per quali motivi?
Assunti taciti Che cosa non si può e
non si deve mettere
in discussione?
I simboli della cultura organizzativa
Linguaggi Impatto sul modo
di comunicare,
percepire
(i proverbi)
Miti Racconti aziendali
in forma “drammatica”
Storie Aneddoti sulla
vita quotidiana
Saghe Collezione di miti e storie; consolidare o
riformare la cultura aziendale
Riti e cerimonie Celebrazione dei
valori organizzativi;
Risonanza emotiva
Rituali Routine attraverso
cui si perpetua la
cultura, si controlla
e si rafforzano le
norme collettive
Mappe cognitive
Le mappe cognitive sono
Rappresentazioni dei sistemi di riferimento dei
manager costruite attraverso l’estrapolazione delle
premesse cognitive sulla base delle quali i soggetti
prendono le decisioni
Rappresentazione interna all’individuo di concetti e di
relazioni tra concetti usati per comprendere e creare il
proprio ambiente di riferimento
Modelli che rappresentano la realtà percepita
Rappresentazione, interpretazione,
costruzione dell’ambiente
Mappe cognitive
premesse cognitive, concetti, relazioni tra concetti, realtà percepita
credenze, valori, ideologia, assunti fondamentali Cultura organizzativa
Cultura e mappe cognitive
Forme ibride
Il mercato interno del lavoro
Non un mercato, ma un dispositivo amministrato da regole.
Perché?
Specificità delle professionalità Trasformazione debole…valore di mercato
Addestramento sul lavoro Trasferimento delle informazioni e delle abilità
Conoscenza tacita
Consuetudini Regole non scritte
Livelli retributivi, carriere, qualità e quantità delle prestazioni
L’attività manageriale e il mercato interno del lavoro
I vantaggi e le potenziali rigidità
Forme ibride
La Filiera
La filiera
Insieme di attività complementari legate da operazioni
di acquisto e di vendita
Come
Rapporti di scambio
Rapporti inter-organizzativi
Il problema dell’incertezza
Forme ibride
Le Quasi-Organizzazioni
La Quasi-Organizzazione
Relazione di scambio e di potere
Rapporto asimmetrico
La subordinazione dipende
Intensità del flusso (% fatturato che il fornitore realizza con un unico cliente)
Grado di dipendenza tecnologica dal fornitore
Dimensione dell’azienda
Il caso giapponese (mix di relazione contrattuale e gerarchica)
Relazione di lungo termine (ciclo di vita dei prodotti)
Relazione istituzionalizzata e gerarchizzata
Relazione negoziale
Relazione che favorisce e incorpora l’innovazione