LE PASTORALI GALLIPOLINE - Il Musicante · 2019. 6. 12. · Vangelo secondo Luca, era spesso...

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SEI PASTORALI PER ORGANO DEL XVIII E XIX SECOLO E LA TRADIZIONALE NENIA NATALIZIA GALLIPOLINA LE PASTORALI GALLIPOLINE EDIZIONE A STAMPA REVISIONE E TRASCRIZIONE DI ENRICO TRICARICO STUDIOMUSICALICATA EDIZIONI MUSICALI D04.191018

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S E I P A S T O R A L I P E R O R G A N O D E L X V I I I E X I X S E C O L O

E L A T R A D I Z I O N A L E N E N I A N A T A L I Z I A G A L L I P O L I N A

LE PASTORALI

GALLIPOLINE

EDIZIONE A STAMPA

REVISIONE E TRASCRIZIONE DI ENRICO TRICARICO

STUDIOMUSICALICATAEDIZIONI MUSICALI

D04.191018

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Immagini di copertina:

_ Incipit della Pastorale in do L 1/6

_ Organo di Simone e Pietro Chircher del 1726 sito nella Chiesa di San Francesco

d’Assisi in Gallipoli.

STUDIOMUSICALICATAedizioni musicali D04.191018

Copyright © 2018

Via A. Brancati, 106 - 96018 PACHINO WWW.STUDIOMUSICALICATA.IT

ncipit della Pastorale in do L 1/6 (ms.),

Organo di Simone e Pietro Chircher del 1726 sito nella Chiesa di San Francesco

ALICATA

(SR) ITALY

Organo di Simone e Pietro Chircher del 1726 sito nella Chiesa di San Francesco

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Per lungo tempo hanno aspettato di uscire dal silenzio dove erano relegate le sei pastorali gallipoline

custodite nel fondo Vernole della biblioteca comunale di Gallipoli. E’ musica che riecheggia immagini di

soleggiati cortili, antichi profumi, gioia di vita ed anche spiritualità, in quanto queste composizioni sono

state scritte per organo per le vivaci manifestazioni liturgiche e paraliturgiche delle Chiese del ridente borgo

antico di Gallipoli, non solo per il periodo natalizio, ma per tutto l’anno liturgico.

Gli autori di cinque di queste composizioni settecentesche sono ignoti, in quanto il copista che le

trascrisse dagli originali ne omise la paternità, ma è possibile che alcune di esse siano della stessa mano

creatrice, poiché alcuni singolari e riconoscibili stilemi ricorrono frequentemente: compositori attivi nel

Settecento gallipolino sono stati i cugini Francesco e Bonaventura Tricarico, Giuseppe Chiriatti, Nicola

Caputi, Crispino Pasanisi, Nicola Brancaccio, Bonaventura Allegretti e il francescano fra’ Giovanni Maria.

Facendo una correlazione si può riconoscere in alcune sonate di Domenico Cimarosa (1749 ~ 1801), uno

degli ultimi grandi rappresentanti della scuola musicale napoletana, una comunione di stile con la proprietà

di scrittura di queste pastorali. Non è comunque da escludere l’ipotesi che le suddette pastorali siano di

compositori non gallipolini, ma le si vuole credere ad ogni modo “gallipoline” in quanto conservate negli

archivi della biblioteca civica di Gallipoli e in quanto rimandano ad una tradizione genuinamente autoctona.

Solo l’ultima pastorale contenuta nella raccolta è di Vincenzo Alemanno, compositore gallipolino della

seconda metà del XIX secolo. Si tratta dell’originale versione della “Tradizionale pastorale gallipolina”,

immancabile e intramontabile colonna sonora del Natale gallipolino, eseguita oggi, con alcune varianti, per

le vie del borgo antico con flauti, clarinetti, fisarmoniche, mandolini, violini e chitarre. Dell’Alemanno è utile

ricordare che la sua copiosa produzione, esclusivamente sacra, comprende anche “pastorelle”,

composizioni in pastorale, ma con testo e in forma dialogica.

Le ricche sfumature cromatiche, insieme a singolari e interessanti accezioni, contenute in queste

pastorali, ne fanno dimenticare le fattezze di una musica povera elevandola a passi di squisita arte:

armoniosa, elegante e autenticamente gallipolina.

Il fondo Vernole fu catalogato dallo storico gallipolino Elio Pindinelli, mentre la sua pubblicazione risale

al 1993 a cura della musicologa Luisa Cosi.

La musica in forma di pastorale era assai diffusa nel glorioso regno borbonico del XVIII secolo, così

come la musica in forma di tarantella, simile alla pastorale, ma più incalzante. La “Pastorale in Sib” L 1/4

viene fatta concludere con la “Tarantella pizzicata” da me composta, facoltativa in fase di esecuzione.

Pastorale, tarantella e pizzica – pizzica in questo componimento sono da intendersi quale omaggio alla

prassi musicale partenopea e salentina, che tante affinità e ingerenze hanno in comune.

La “Pastorale gallipolina dell’800” L 1/7 è di Vincenzo Alemanno (1827 ~ 1913?) e il manoscritto per

strumento a tastiera conservato nella biblioteca comunale è opera di un copista, probabilmente dello

storico Ettore Vernole (1877 ~ 1957) che donò il fondo alla civica biblioteca gallipolina, come si evince da

confronti calligrafici. Insieme alla partitura del copista è allegato anche il manoscritto originale

dell’Alemanno della parte di violino I, mentre il resto degli strumenti d’orchestra è conservato nell’archivio

musicale dell’Arciconfraternita delle Anime del Purgatorio di Gallipoli dove sono autografati dall’autore,

appunto, Vincenzo Alemanno col titolo “La pastorella”. Il copista che ha redatto la trascrizione conservata

nella biblioteca civica gallipolina ha omesso e variato alcuni passaggi dell’originale versione dell’Alemanno e

il motivo va ricercato, evidentemente, nel fatto che al momento della trascrizione si trattava di una musica

già passata al vaglio della tradizione popolare. Questa “Pastorale gallipolina dell’800” viene riproposta, in

questa edizione a stampa, nella trascrizione e armonizzazione per pianoforte dal sottoscritto elaborata (L

1/7a) con l’aggiunta dei ritornelli popolari tramandati nel tempo dai suonatori e con l’originale introduzione

ritrovata e ritenuta perduta.

Conclude la raccolta la “Tradizionale pastorale gallipolina” (L 1/7b) così come attualmente è

conosciuta. Questa è da intendersi come variante popolare della “Pastorale gallipolina dell’800”

dell’Alemanno di cui ne rimangono intatti o con piccole varianti almeno i 2/3 dei ritornelli originali. Le

mutazioni avutesi sono state l’aggiunta dell’incipit iniziale del “Tu scendi dalle stelle”, pastorale composta a

Nola (Napoli) nel 1754 da Sant'Alfonso Maria de’ Liguori, un motivo ornamentale del clarinetto aggiunto dal

prof. Salvatore Coppola e l’aggiunta e la variazione di alcuni ritornelli rintracciabili già in una trascrizione del

prof. Gino Metti (1905 ~ 1982), registrata a Roma dall’orchestra del marchigiano Febo Censori (1921 ~

1965) intorno al 1960.

Enrico Tricarico

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La tradizione della musica legata alla Natività è molto sentita nell’Italia meridionale e anche in

Puglia, in particolare grazie alle radicata presenza francescana che introdusse dapprima le

rappresentazioni del presepe vivente e poi, durante il rinascimento, le sue raffigurazioni plastiche

in scene presepiali in pietra di straordinaria efficacia. A Gallipoli questo legame sembra essere

ancora più forte che nel resto della Puglia. Basta entrare nella chiesa di San Francesco d’Assisi per

rendersene conto: lascia senza fiato la scena della Natività che un anonimo scultore dei primi

decenni del Cinquecento - per tradizione attribuito a Stefano da Putignano - ha creato in pietra

con il Bambino circondato dai genitori e dagli animali, ma soprattutto con in alto un concerto

angelico formato da alati suonatori con strumenti fedelmente rappresentati: flauto e tamburo,

viola d’arco e al centro un putto che canta e suona il liuto poggiando con il piede sul mondo. Il

simbolo dell’armonia universale prodotta dalla nascita del Verbo bambino, tocca in quest’opera

d’arte una delle sue vette nella produzione rinascimentale europea.

Sopra il presepe, in cantoria, lo splendido organo costruito nel 1726 dagli organari gallipolini Pietro

e Simone Chircher riluccica nei preziosi ori barocchi. Era questa per secoli l’atmosfera sonora

incantata che i cittadini di Gallipoli ritrovavano nelle funzioni che preparavano il Natale, in cui

protagonista assoluta era una melodia armonizzata in maniera assai personale in città, conosciuta

in tutta l’Europa come la Pastorale. La stessa linea melodica era stata usata fin dal secolo XV in

tante forme diverse, non a caso anche nella canzoncina “Tu scendi dalle stelle”, composta a Napoli

nel Settecento da Sant’Alfonso da Liguori sulla base del più antico “Quanno nascette o ninno”.

Nella città che vide nascere la prima scuola di canto in Puglia, per opera dei membri della famiglia

Tricarico famosi in tutta Europa, risuonavano nelle varie chiese e nelle feste organizzate dalle

confraternite le diverse intonazioni e varianti sulla Pastorale come una festosa gara popolare.

Negli anni scorsi erano stati individuati manoscritti di Pastorali in altre città della Puglia, in

particolare nel prezioso fondo musicale sette-ottocentesco delle monache benedettine del

Monastero di San Lorenzo a San Severo. I manoscritti conservati gelosamente a Gallipoli per secoli,

ed ora divulgati per la prima volta dall’edizione del compositore e ricercatore Enrico Tricarico,

sono un documento di straordinario interesse che riporta a quelle meravigliose sensazioni del

passato.

Sono certo che questa edizione potrà essere di stimolo non soltanto per far nascere simili iniziative

in altre città pugliesi, ma soprattutto potrà rinverdire il rapporto di Gallipoli con il suo passato

artistico - musicale, a partire dalla rievocazione dei suoni magici del Natale.

Dinko Fabris

Musicologo dell’Università della Basilicata e del Conservatorio di Napoli.

Last President della International Musicological Society 2017-2022.

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Grato suono di pastorali accenti

Sentirete bensì nominare gustose zampogne,

armoniose cornamuse, dilettevoli fischi,

grati zufolamenti, tutte voci soavi all’orecchio,

perché voci di affetto che incantano...

BENEDETTO MARIA GALLI Prediche del Sagro Avvento (1755)

Dopo aver dominato la produzione religiosa popolare, l’evocazione di atmosfere proprie del presepe ha avuto un’ampia diffusione tra Sei e Settecento nei repertori della musica colta per organo. Secondo una pratica assai diffusa, documentata da musiche a stampa, in occasione del Santo Natale gli organisti erano soliti suonare pive e musiche pastorali a imitazione di quelle in uso degli zampognari. In alcuni casi, si trattava di autentiche trascrizioni ampliate di sonate per zampogna o di stravaganze scritte per l’organo da virtuosi zampognari. Citazioni musicali ed evocazioni sonore del mondo agreste comparivano in varie forme vocali e strumentali da eseguirsi durante il periodo natalizio. Nelle Cantate, nelle Laude spirituali e negli Oratori la riproposizione della musica dei pastori giunti al cospetto del Bambino Gesù, come nel Vangelo secondo Luca, era spesso mediata da orchestrazioni tese ad ammorbidire il suono aspro e rustico delle zampogne, col recupero della sola linea melodica, mondata dagli arcaici suoni di bordone e dal grezzo timbro degli strumenti originali. A Napoli Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787) radunava i lazzari in piccoli gruppi di preghiera o “cappelle serotine”, facendo loro cantare Canzoncine spirituali accompagnate dal suono grave della zampogna “gigante”, alta circa 2 metri. Le sonorità di tale strumento, diffuso nel Regno di Napoli per sostenere questo tipico repertorio, sono state poi ricercate e imitate nella composizione delle Pastorali per organo. Mentre i lazzari apprendevano i principi fondamentali della fede cristiana, Alfonso Maria de’ Liguori consegnava alla posterità il celebre canto natalizio “Tu scendi dalle stelle”, che ha trovato larghissima fortuna dalla seconda metà del Settecento fino ad oggi. Nei repertori per organo il rapporto con le musiche originali risulta molto stretto grazie anche alla suggestione timbrica offerta dai caratteristici registri ad ancia “Zampogna” o “Cornamusa”, documentati già nel primo Seicento nel trattato di Giovan Battista Doni (Compendio del Trattato

de’ Generi e de’ Modi della Musica, Roma, per Andrea Fei, 1635, p. 53 e sgg.):

L’Organo senza fallo è l’instrumento più capace d’ogni altro di quelle varietà che si

possino far sentire nella Musica; rispetto al gran numero di canne, e di Sistemi, о

Registri, che senza molta difficoltà, vi si possono accomodare; [...] in alcuni si sente

qualche diversità di suono, secondo la qualità de’ Registri; che talvolta ve n’è uno

che imita le Zampogne [...]; e s’usano massimamente ne’ regali, le quali per

cagione d’una propria foggia di linguella, simile a quella delle zampogne pastorali

ma di metallo, rendono certo suono squacquerato, e crespo; quasi come la voce

dell’Anitre: il quale fa ottimo effetto ne gl’organi, mescolato col registro ordinario.

Fin dalle prime Pastorali per organo conosciute è costante una pulsazione in tempo 6/8, 9/8 o 12/8, la linea melodica per terze e la presenza di un pedale, cioè di un suono tenuto per tutta la durata del pezzo, corrispettivo dei bordoni delle zampogne. Il pedale, di regola, ha la stessa intonazione degli aerofoni a sacco pastorali usati nell’area d’attività del compositore, per dar

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modo ai fedeli di riconoscere, nell’evocazione suscitata dall’organo, l’impasto sonoro proprio degli strumenti suonati per le strade dagli zampognari nel periodo dell’Avvento, durante le novene dell’Immacolata e del Natale. Il Capriccio fatto sopra la Pastorale (1637) di Girolamo Frescobaldi è il più antico esempio a stampa di composizione pastorale organistica: nell’esposizione (prime 8 battute) figurano due moduli melodici che tuttora appartengono al repertorio delle zampogne del Lazio, del Molise e della Campania, mentre nel Capriccio si susseguono variazioni, esplorazioni tematiche e modali che recano la firma inequivocabile del compositore colto. Se le Favole pastorali furono tra le prime importanti espressioni teatrali della storia del melodramma, nel Sei e Settecento la forma strumentale della Pastorale andò via via sempre più proliferando, manifestandosi anche nei movimenti dei concerti per orchestra d’archi (come nei lavori di Corelli, Torelli, Locatelli e Tartini), anche se i loro riferimenti alla musica delle zampogne non vanno intesi quali pedissequi rifacimenti delle sonate dei pastori, ma quali formule musicali standardizzate. Tra i numerosi autori di Pastorali per organo spiccano, almeno, il maestro della cappella musicale del Duomo di Messina Bernardo Storace (1637-1707), la cui Pastorale ricorda le sonate natalizie delle zampogne dei monti Peloritani, il clavicembalista e organista toscano Bernardo Pasquini (1637-1710), il gesuita, musicista e missionario pratese Domenico Zipoli (1688-1726), il maestro della Real Cappella di Napoli Leonardo Leo (1694-1744) da San Vito dei Normanni, il faentino Giuseppe Sarti (1729-1802) maestro di cappella della Cattedrale di Milano, il napoletano Nicola Zingarelli (1752-1837) maestro di cappella del Santuario della Santa Casa di Loreto e maestro del coro del Duomo di Napoli. Recuperate dal “Fondo Vernole” della Biblioteca Civica di Gallipoli grazie all’opera di trascrizione e revisione del compositore Enrico Tricarico, Sei Pastorali per organo del XVIII e XIX secolo, di autore ignoto, e la tradizionale nenia natalizia gallipolina tornano a risuonare sui “manuali” dei numerosi organi a canne storici custoditi nelle chiese barocche della Città Bella, alcuni peraltro dotati della caratteristica “zampogna”. Oltre al meritorio processo di riscrittura, correzione e interpolazione degli antichi manoscritti, il revisore di questa utile edizione a stampa prova a dare loro una paternità, a suo avviso riconducibile ai protagonisti del mondo musicale gallipolino del tempo, animato dalle figure dei Tricarico, di Chiriatti, Caputi, Pasanisi, Brancaccio e Allegretti. Con serie motivazioni Tricarico attesta che l’autore di almeno una delle pastorali riscoperte è da individuarsi nella figura del musicista gallipolino Vincenzo Alemanno (1827-post 1913), al quale ha di recente dedicato un interessante studio critico circa il suo oratorio sacro “Mira! o fedel”, il suo pensiero musicale, gli stilemi della sua notazione, il cursus scrittorio e l’ambiente musicale gallipolino che lo circondava. È assai lodevole il desiderio di studiare e riordinare le testimonianze di un passato musicale da riscoprire, decifrare e restituire a nuova vita, ma potrebbe forse non dispiacere poi tanto se le nenie gallipoline dovessero ancora a lungo restare adespote. L’anonimato di queste suggestive pastorali, riaffiorate dal passato grazie allo scavo appassionato e diligente degli archivi, a noi sembra un valore aggiunto alla qualità intrinseca dei contenuti sonori espressi. Con i loro suoni cullanti queste musiche continuano ad avvolgerci nell’alone magico e scintillante di una tradizione che si perde nel tempo e reca con sé un messaggio universale di gioia e di speranza.

Elsa Martinelli

Musicologa del Conservatorio di Lecce.

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C'è un filo che lega la storia e la cultura di Gallipoli alla sua gente, un filo che nel tempo si dipana lungo sentieri poco noti e spesso sconosciuti o appena rischiarati dal fioco chiarore della semplice citazione. Enrico Tricarico ama ripercorrere questi sentieri, per rischiararne il tracciato, consapevole che attraverso lo studio e la ricerca dei materiali si giunge ad una vera conoscenza di momenti e figure del nostro passato. Un percorso che egli fa attraverso la sua personale preparazione di studio e di perfezionamento nell'arte musicale, nella quale egli eccelle con le molte iniziative che da tempo svolge con grande e appassionata attività. In campo musicale, si sa, Gallipoli si è andata caratterizzando nel tempo per la sua tradizione ininterrotta degli Oratori Sacri, che sopravvive oggi solo nella “flottola” in onore dell'Addolorata e, a livello di intensa partecipazione popolare, per la tradizionale “pastorale gallipolina” che scandisce, in una sorta di calendario dell'aspettazione fino alla notte di Natale e a seguire all'Epifania, che per il mondo cristiano rappresenta il giorno in cui il mistero dell'incarnazione è manifesto a tutti attraverso l'adorazione dei Re Magi che riconobbero in Gesù il Salvatore del mondo. Sono questi gli ultimi strascichi di un'eco ancor viva e studiata di quel fervore di talenti musicali che tra XVII e XIX secolo si imposero alla generale attenzione. La tradizionale pastorale gallipolina nel contesto delle consuetudini popolari e nell'ambito di un calendario comportamentale comune, rappresenta quel percorso per tappe verso il Natale che iniziava in Santa Teresa il 15 ottobre, con l'esecuzione all'organo di questa nenia dolcissima, replicata poi con strumenti a corda per le vie della città alle vigilie di Santa Cecilia il 22 novembre, Sant'Andrea il 30 Novembre, Immacolata il 7 dicembre e Santa Lucia il 12 dicembre a cura di compagnie improvvisate di musicanti: da “Clatinoru” a “Sebastianu Campa” a “Mesciu Ninu Trumbetta” per ricordarne solo alcuni memorabili. Nei miei ricordi la pastorale in Sol e quella in Re, ma anche la bizzarra esecuzione trasfusa su 33 giri nella trascrizione del maestro Gino Metti eseguita dall’orchestra diretta dal maestro Febo Censori, diffusa su via Antonietta De Pace a metà degli anni '60 del '900 dal mitico negozio di Elisa Rossi. Pastorale di anonimo, si è sempre detto, risultando difficile affondare la memoria all'origine e all'autore di questa composizione, che così tanto aveva caratterizzato l’esperienza natalizia gallipolina. Enrico Tricarico con questa sua operazione affonda le riflessioni e le analisi tecniche su un gruzzolo di spartiti che per genere hanno un nesso con la nostra pastorale, fino ad inoltrarsi alla "Pastorella" di Vincenzo Alemanno, prolifico compositore e organista gallipolino del secolo XIX, facendo tesoro dei fondi musicali della Confraternita delle Anime e di quello raccolto da Ettore Vernole, oggi depositato presso la biblioteca comunale di Gallipoli. Alemanno compone due Pastorelle e “La vera pastorella”, tutte per orchestra, e quest’ultima composta in occasione del Santo Natale del 1861 per il Convento di Santa Chiara. Ed è singolare che poi la pastorale gallipolina fosse stata sempre replicata ad organo nel vicino convento di Santa Teresa, in cui vi trovarono ricovero le ultime clarisse dopo la soppressione del loro convento. In una di queste Pastorelle Enrico Tricarico ritrova la genesi della pastorale gallipolina per come poi fu strutturata nelle versioni successive e per come oggi è conosciuta ed eseguita. Analisi e riflessioni che rompono il velo del dubbio e dell'incertezza sull’attribuzione di questa musica tradizionale, legata comunque alla più generale tradizione gallipolina delle pastorali settecentesche.

Elio Pindinelli

Vicepresidente della Società storica di Terra d’Otranto.

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Indice

1. Pastorale in mib L 1/2 * ~ pag. 8

“Larghetto” ~ ”21 febbraio 1784” **

2. Pastorale in sol L 1/3 * ~ pag. 10

“Andante” **

3. Pastorale in sib L 1/4 * ~ pag. 12

Con “Tarantella pizzicata” di Enrico Tricarico

4. Pastorale in re L 1/5 * ~ pag. 16

”A' tempo” **

5. Pastorale in do L 1/6 * ~ pag. 19

“Si tenga C sol fa ut grave fisso sempre” **

6. Pastorale gallipolina dell’800 L 1/7 * ~ pag. 22

Di Vincenzo Alemanno

7. Pastorale gallipolina dell’800 L 1/7a ~ pag. 24

Con l’aggiunta di ritornelli popolari tramandati nel tempo dai suonatori

8. Tradizionale pastorale gallipolina L 1/7b ~ pag. 27

La tradizionale nenia natalizia gallipolina

* Numero del codice di conservazione nella biblioteca comunale di Gallipoli ** Indicazioni scritte sui manoscritti

____________________________________

____________________________________________________________________ D04.191018 Copyright © 2018 by STUDIOMUSICALICATA – Pachino (Sr) – Italy.

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Le revisioni apportate in questa edizione a stampa delle

pastorali conservate nel fondo Vernole della biblioteca civica di

Gallipoli riguardano le note, gli abbellimenti e i pedali indicati

tra parentesi che necessitavano di correzioni, omissioni e

aggiunte per via di parti indecifrabili dei manoscritti e sviste di

scrittura, l’agogica e il suggerimento delle velocità

metronomiche.

____________________________________

Si ringraziano:

_ L’Amministrazione comunale di Gallipoli e la dott.ssa Adele De Marini, responsabile della biblioteca

comunale di Gallipoli.

_ La Venerabile Arciconfraternita delle SS. Anime del Purgatorio di Gallipoli nella persona del priore

Concetta Di Summa.

_ Elio Pindinelli e Alessandro Magni.

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(q. = 56)

PASTORALE"A' tempo"

L 1/5 Ignoto gallipolino del XVIII sec.

Organ

*

4

(Ped.)

7

( )

( )

( )

10

( )

13

16

D04.191018Copyright © 2018 by STUDIOMUSICALICATA - Pachino (Sr) - Italy

Revisione e trascrizione di Enrico Tricarico

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(q. = 60)

PASTORALE"Si tenga C sol fa ut grave fisso sempre"

L 1/6 Ignoto gallipolino del XVIII sec.

Organ

4

( ) ( )

7

9

12

D04.191018Copyright © 2018 by STUDIOMUSICALICATA - Pachino (Sr) - Italy

Revisione e trascrizione di Enrico Tricarico

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Andante (e = 96)

PASTORALE GALLIPOLINA DELL'800L 1/7a

Vincenzo Alemanno (1827 - 1913?)Trascrizione di Enrico Tricarico

Introduzione

Piano

7

( )

13

18

23

29

Col segno si indicano ritornelli e varianti di tradizione, non esistenti nei manoscritti di Alemanno.Si può eseguire la pastorale omettendo o combinando i ritornelli ad libitum.

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Largo (e = 60)

TRADIZIONALE PASTORALE GALLIPOLINAL 1/7B

Tradizionale nenia natalizia gallipolinaVariante popolare di una pastorella di Vincenzo Alemanno

Piano

9

16

3'04.9"19.2.64Hit 01

*

Clarinetto

27

*

*

15 15

31

15 15 15 15

33

15 15 16 16

** Motivo ornamentale del clarinetto apportato dal prof. Salvatore Coppola* Ritornello apparso nella trascrizione del prof. Gino Metti, incisa a Roma dall'orchestra di Febo Censori nel 1960 ca.

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