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P A R O L E Le della C O M U N I C A Z IO N E

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PAROLELedella

COMUNICAZIONE

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DEFINIZIONE E MODELLIDI COMUNICAZIONE

Ormai da lungo tempo gli studiosi della comunicazione hanno rinuncia-to al tentativo di dare alla parola “comunicazione” una definizione, inquanto tali tentativi si sono risolti con una serie di risultati insoddisfacen-ti. Ciò, però, non deve scoraggiare quanti volessero avvicinarsi al mondodella comunicazione di massa, ovvero, volessero assumere, per la loroassociazione di volontariato, il ruolo dell’addetto stampa.Infatti, compresi i meccanismi che regolano la comunicazione interper-sonale, ci si può mettere alla prova come addetti alla comunicazione,non pretendendo, certo, di muoversi nel mondo della comunicazione dimassa con la stessa agilità di un professionista con anni di studio e di la-voro alle spalle, ma affrontando la materia con la tenacia tipica delvolontario.Gli studiosi dei fenomeni che regolano la comunicazione sono stati indot-ti – nel corso dei millenni, a partire dalla retorica greco-latina – ad elabo-rare dei “modelli” (sintetizzabili anche a livello grafico) che potessero facil-itare la comprensione proprio dei fenomeni che studiavano. È bene ricor-dare quelli più famosi, ai quali ancora oggi si fa riferimento.Nel modello retorico, le parti che regolavano la inventio, ovvero l’analisidella realtà al fine di procedere con la dispositio (l’organizzazione e lastesura del discorso) e la locutio (l’elocuzione del discorso davanti alpubblico), erano riassunte mnemonicamente con una serie di domandeche il retore doveva porsi durante la sua analisi: chi? che cosa? perché?dove? quando?Gli interrogativi del modello retorico, confluirono nella “formula diLasswell” del 1948: “un modo conveniente di descrivere un atto di co-municazione è rispondere alle seguenti domande: chi, che cosa dice, at-traverso quale canale, a chi, con quale effetto. Lo studio scientifico delprocesso comunicativo tende a concentrarsi sull’uno o sull’altro di questiinterrogativi.”Graficamente, la formula è traducibile come segue:

Chi

Studi sulcontrollo

Dice cosa

Analisi delcontenuto

Con che canale

Analisi deimedia

A chi

Analisidell’audience

Con quale effetto

Analisidegli effetti

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Anche gli studi di matematica si concentrarono sui meccanismi che re-golano la comunicazione, al fine di migliorare quella dei circuiti tecno-logici. Nel 1948 il matematico Shannon traccia uno schema che diverràfamoso e che influenza gli studi successivi sia della cibernetica, sia dellacommunication research in genere:

Ma se, finora, si è visto come, graficamente, le formule evidenzino un an-damento lineare del processo comunicativo, è bene sottolineare come,invece, la comunicazione abbia perlomeno un procedere circolare inquanto i due attori della comunicazione umana non hanno una funzionefissa, ma sono ambedue, di volta in volta, mittenti e destinatari di mes-saggi che devono codificare e decodificare se vogliono che la loro co-municazione proceda. Graficamente, il modello circolare proposto daSchramm e Osgood si presenta come segue:

Fontedell’informazione Trasmettitore DestinazioneRicevitore

Fontedel rumore

messaggio segnale segnale ricevuto messaggio

Messaggio

codifica

Interprete

decodifica

Messaggio

codifica

Interprete

decodifica

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È bene tenere presente, però, che la comunicazione più che circolare èelicoidale, in quanto il flusso di informazioni che i due interpreti si scam-biano hanno il potere di modificare gli interpreti medesimi e la loro vi-sione della realtà, con la conseguente formulazione di nuovi e diversimessaggi.Ultimo modello che si presenta – al fine, come quelli precedenti, di snel-lire la trattazione seguente – è quello elaborato, nel 1958, da Jakobson:“Il mittente invia un messaggio al destinatario. Per essere operante il mes-saggio richiede in primo luogo il riferimento a un contesto […] che pos-sa essere afferrato dal destinatario […]; in secondo luogo esige un codiceinteramente, o almeno parzialmente, comune a mittente e destinatario[…]; infine un contatto, un canale fisico e una connessione psicologicatra mittente e destinatario […] che consenta loro di stabilire e di man-tenere la comunicazione.”

A tali modelli, vanno aggiunti i cinque assiomi della comunicazione:

a. Non si può non comunicare: bastano due o più persone che condivi-dano lo stesso spazio nello stesso tempo ed abbiano la possibilità diosservarsi, per far scattare il processo comunicativo.

b. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione:se il “contenuto” è ciò che si comunica, la “relazione” è veicolata siada come ci si esprime, sia da come entrambi gli interlocutori voglionoche si consideri la relazione che si sta istaurando, se stessi e l’altro in-terlocutore.

c. La comunicazione è un processo circolare.

d. Gli esseri umani comunicano sia utilizzando un linguaggio verbale, siausandone uno non-verbale: si comunica, infatti, sia con le parole, siacon la postura del corpo, la posizione dei corpi nello spazio, l’inton-azione data alla frase, la grafica adottata in uno scritto ecc. ecc. Tramitei segni non-verbali gli attori della comunicazione interpretano sia ilcontenuto, sia la relazione in atto tra loro. Anche i segni non-verbaliconcorrono a creare il contesto nel quale la comunicazione avviene.

e. Gli scambi comunicativi possono essere sia simmetrici, sia comple-mentari: la relazione, infatti, non è statica ed immutabile, bensì di-namica e mutevole. Essa si dice “simmetrica”, quando i due attori in-tendono calibrarla sull’uguaglianza; “complementare”, quando, in-

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vece, intendono calibrarla sulla disuguaglianza. Spesso una stessa re-lazione passa dalla simmetria alla complementarietà e viceversa.

Se - come si è detto - non è possibile dare una definizione di comuni-cazione, è, invece, possibile definire le diverse “voci” che concorrono al-la creazione e al mantenimento di un atto comunicativo.

Le parole della comunicazione

Il mittente è colui che invia un messaggio al destinatario. Egli deve: indi-viduare il destinatario a cui rivolgersi; scegliere - tra quelli che sa esserea disposizione anche del destinatario - il mezzo di trasmissione attraver-so il quale comunicare; compilare il messaggio, usando un codice che saessere conosciuto anche dal destinatario; assicurarsi che il rumore noninterferisca sul processo comunicativo al punto da renderlo nullo.Il messaggio è l’informazione che il mittente vuole far giungere al desti-natario. Esso è sempre il risultato dell’unione di una forma e di un con-tenuto.Il destinatario è colui che riceve - grazie ad un mezzo di ricezione - unmessaggio dal mittente e lo decodifica.Il codice deve essere noto sia al mittente sia al destinatario ed è il comp-lesso delle regole di combinazione di un insieme di segnali. Tali segnalipossono essere di tipo linguistico, iconico, sonoro, gestuale, luminosoecc. Vari codici diversi possono concorrere alla creazione di un solo mes-saggio, ad esempio, nella comunicazione gestita con il sistema semafori-co, nella quale ai segnali iconici (gli omini disegnati) sono abbinati seg-nali luminosi (le lampade di diverso colore) e, a volte, segnali sonori.Il contesto può essere sia l’insieme delle circostanze storiche, psico-logiche, culturali ecc. nelle quali viene codificato o decodificato un mes-saggio (in questo caso si può parlare di contesto esterno), sia l’insiemedelle “circostanze” (contesto interno) nelle quali si inserisce una partespecifica del messaggio, come può essere una frase in un paragrafo o unparagrafo in un capitolo.Il mezzo di trasmissione è lo strumento usato dal mittente per inviare ilmessaggio. Esso deve essere posseduto sia dal mittente (che lo sceglie traquelli disponibili), sia dal destinatario che se ne serve come mezzo diricezione.Il canale è la via che percorre il messaggio, una volta che ha lasciato il mez-zo di trasmissione, per raggiungere il mezzo di ricezione. Tra i canali ditrasmissione più comuni ci sono le onde acustiche e le linee telefoniche.

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Il “rumore” o “interferenza” è un elemento di disturbo che può agire suogni aspetto della comunicazione compromettendo, in parte o completa-mente, il processo comunicativo.

Il messaggio personalizzato e il destinatario-mediatore

Si comunica quando si sente la necessità di trasmettere un’informazionead un’altra persona. Da tale persona ci si aspetta una risposta. Per rag-giungere tale obiettivo, è opportuno conoscere il destinatario cui ci si riv-olge, al fine di personalizzare il messaggio che si intende comunicargli.Tenendo per fermo il Il messaggio personalizzato e il destinatario-media-tore fatto che personalizzare il messaggio non dovrebbe mai significareartefare la verità dei fatti narrati nel messaggio stesso, la personaliz-zazione del messaggio può andare verso la direzione di una maggiorecomprensibilità, ma può anche trattarsi dell’adozione di una forma ingrado di catturare l’attenzione del destinatario, ecc.Nello specifico della comunicazione verso gli operatori della comuni-cazione di massa, l’obiettivo finale (la “risposta”) che l’ufficio stampavuole raggiungere è quello che il proprio messaggio venga pubblicato,ossia che venga diffuso presso un numero quanto più possibile elevato didestinatari-finali. Per raggiungere il pubblico, però, bisogna passare attra-verso un destinatario-mediatore (un giornalista, un redattore ecc.) cheaccolga il messaggio inviatogli, lo rielabori/personalizzi e lo indirizzi alproprio pubblico (lettori, telespettatori, navigatori internet ecc.). È al des-tinatario-mediatore, quindi, che l’Ufficio Stampa dovrà comunicare ilproprio messaggio personalizzato (sarà, poi, il destinatario-mediatore apersonalizzare, a sua volta, il messaggio per comunicare con il propriopubblico). Scopo di questa pubblicazione è quello di definire il tipo dicomunicazione da attuare nei confronti del “destinatario-mediatore”.Il “destinatario mediatore” è, infatti, un tipo di destinatario del tutto par-ticolare, in quanto soggetto alle regole del giornalismo che gli impon-gono di trasmettere, al suo destinatario-pubblico, una notizia. Soloquando nel messaggio ricevuto “c’è la notizia” il destinatariomediatoreprodurrà, a sua volta, un messaggio che renderà pubblico attraverso ilmedium di cui si serve.

Le Relazioni Pubbliche

Una delle occupazioni nelle quali, per solito, è impegnato l’ufficio stam-

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pa è quella delle Relazioni Pubbliche. Comunemente, con tale espres-sione si intendono quelle attività messe in atto al fine di ottenere un’im-magine favorevole che induca il pubblico a dare all’associazione stima,consenso e collaborazione. Attualmente, si tende sempre meno a carat-terizzare le Relazioni Pubbliche come un’attività volta alla creazione delconsenso, di un’immagine favorevole troppo spesso non corrispondentealla reale attività dell’associazione.Piuttosto, si guarda alle Relazioni Pubbliche come ad un’attività utile siaall’associazione, sia al pubblico verso il quale è rivolta. Questo significache, piuttosto che puntare all’immagine, si deve puntare alla visibilità et-ica dell’associazione. Una relazione con il pubblico basata sul rispetto ela trasparenza, infatti, dà dei ritorni sicuramente più duraturi e positivi diuna relazione alla cui base ci sia l’inganno del pubblico. Ciò vale, a mag-gior ragione, quando la relazione coinvolge l’addetto stampa dell’orga-nizzazione e il destinatario-mediatore: se, infatti, si vuole diventare unafonte attendibile di notizie, è necessario basare la relazione con il desti-natario-mediatore sulla fiducia, il rispetto e la trasparenza. In gioco cisono sia la credibilità del mittente-origine sia quella del destinatario-me-diatore, al quale si affida il messaggio perché gode di credibilità presso ilpubblico.

Il metodo R.A.C.E.

Per essere vincenti, o anche soltanto controllabili da chi le esercita, leRelazioni Pubbliche vanno strutturate e organizzate secondo il cosiddet-to metodo R.A.C.E. ( Research - Action - Communication - Evaluation ).Research: è la fase della ricognizione dei bisogni comunicativi. Una fasedi ascolto, di ricerca, di raccolta dei dati, di valutazione della “situazionedi opinione pubblica” in cui si trova l’associazione e le ragioni per lequali si è creata tale situazione.Action: è la fase dell’elaborazione dei dati raccolti, al fine di trarne utiliindicazioni alla costruzione della strategia comunicativa da mettere inatto. Tale fase può caratterizzarsi come quella che genera un conflittomaggiore all’interno dell’associazione, quando, ad esempio, la strate-gia di comunicazione da attuare necessita di preventivi cambiamentimentali e/o organizzativi, anche profondi, all’interno della strutturastessa. Dunque, prima di rivolgersi all’“esterno”, vanno affrontati e sci-olti i nodi all’“interno” dell’associazione. Quando, infine, si è prontiper rivolgersi all’esterno (la qual cosa vuol anche dire avere a dispo-sizione un budget per coprire le spese), andrà elaborata una strategia

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abbastanza elastica da poter essere, se necessario, modificata.Communication: è la fase di attuazione degli interventi precedentementeprogettati. È, tra tutte, la fase di maggiore visibilità, perché rivolta al pub-blico esterno all’associazione e dovrà prevedere la biunivocità: ovvero,la comunicazione dovrà andare dall’associazione verso il pubblico e daquesto verso l’associazione.Evaluation: è l’ultima fase del processo, quella nella quale si valutano irisultati al fine di migliorarli, confermando le strategie comunicative at-tuate, o modificandole in parte o completamente. Solo attraverso il feed-back (letteralmente “rifornimento all’indietro”), ovvero la “lettura” dell’-effetto prodotto con l’azione di comunicazione, si potrà valutare se l’obi-ettivo, il bersaglio (il cosiddetto target) che ci si era prefissati di raggiun-gere è stato o meno centrato. In caso negativo è necessario migliorare ilmessaggio, sia il modo di comunicarlo.Il metodo R.A.C.E. deve essere controllato dall’addetto alle RelazioniPubbliche che sappia delegare alcune funzioni ad altri appartenenti al-l’associazione, ma che coordini la comunicazione verso l’esterno,badando a che i vari messaggi indirizzati ai diversi destinatari non sianoin contraddizione tra loro o, peggio, non coerenti alla strategia comu-nicativa che si sta mettendo in atto.

È abbastanza assurdo, anche se molto comune, pensare alla comuni-cazione verso l’esterno, ma non avere meccanismi certi e rodati dicomunicazione interna. Invece, il poter comunicare con tutti gli ap-partenenti all’associazione di volontariato è necessario per chiunquevi appartenga e, a maggior ragione, per chi si occupa di RelazioniPubbliche. Il mittente deve essere in grado di esprimere lo stesso con-cetto con il maggior numero di mezzi di trasmissione diversi. È, però,importante ricordare che il mezzo usato condiziona la forma stessada dare al messaggio. Ad esempio, un comunicato telefonico ha delleregole completamente diverse da un’e-mail.Bisogna stare attenti ad evitare fenomeni di over-exposition, ovvero il“sommergere” il destinatario con messaggi riguardanti tutti la medes-ima iniziativa. Si hanno fenomeni di over-exposition anche quandoun soggetto si trova costantemente al centro dell’attenzione: alla lun-ga, il pubblico avrà meccanismi di rigetto nei confronti del soggettostesso. È opportuno, quindi, che l’addetto stampa sappia valutarequando è o meno il caso di attuare la comunicazione verso l’esterno.

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Le regole per scrivere semplice

Gli attori coinvolti in una comunicazione verbale condividono la stessadimensione temporale. Ciò rende più semplice apportare delle modi-fiche, in tempo reale, alla relazione in atto tra loro. Diversa è la relazionein atto tra un mittente che scrive ed un destinatario che legge: essi noncondividono una medesima dimensione spazio-temporale.Si può, infatti, leggere un qualsiasi scritto ad anni di distanza dal mo-mento della sua redazione e lontani migliaia di chilometri dal luogo doveè stato redatto. Tale situazione fa sì che la relazione in atto tra il mittenteche scrive e il destinatario che legge non possa essere suscettibile dimiglioramenti, ovvero essa o prosegue o viene interrotta (definitivamenteo solo momentaneamente). Il mittente, allora, se vuole che il propriomessaggio sia fruito per intero dal destinatario, deve fare in modo diprevedere le eventuali reazioni del lettore, per far leva su quelle che, pre-sumibilmente, inducono il lettore a portare a termine la lettura dello scrit-to. Per prevedere le reazioni del lettore è necessario sapere usare con-sapevolmente le competenze linguistiche, relazionali e strategiche, oltrea quelle extratestuali.Ovviamente, esistono diversi tipi di scrittura: si va dalla scrittura creativa,alla scrittura funzionale. Nelle Relazioni Pubbliche si utilizzano le regoledella scrittura funzionale, una scrittura che ha la funzione di comunicareun’informazione o, meglio, una notizia. Saper scrivere è fondamentaleper quanti si occupano di Relazioni Pubbliche, in quanto il messaggioscritto è quello più usato per comunicare con il destinatario-mediatore.Una scrittura efficace e vincente, come dicono nei paesi anglosassoni,regno delle Relazioni Pubbliche, è short and simple (breve e semplice).Un ufficio stampa deve, quindi, avere la capacità di rendere comprensi-bili argomenti, a volte, assai ostici, con il numero minore di parole che,dunque, devono essere al contempo parole comuni ma appropriate.Inoltre le parole non servono per nascondere, ma per rivelare. Dunque,è ottima cosa usare un linguaggio piano, nel quale le espressioni gergali,tecniche o le sigle siano ridotte al minimo o, se usate (perché assoluta-mente necessarie), siano spiegate al lettore (il quale, se non è un espertodel settore, non è tenuto a conoscerle).Infine, va ricordato che le parole non sono proprietarie assolute di signi-ficati, ma il loro senso muta a seconda del contesto in cui sono inserite. Èil contesto nel quale ogni frase è inserita che dà significato alla frase stes-sa. È bene, poi, che una stessa espressione mantenga lo stesso significatodurante tutta la durata della comunicazione e non ne assuma un altro. Daevitare, quindi, l’uso dei sinonimi che possono generare confusione.

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È essenziale, inoltre, organizzare il pensiero in modo chiaro: la fase in-iziale della comunicazione serve per introdurre l’argomento (ovvero, l’in-formazione va data nelle prime righe); a questa, segue la fase nella qualeil messaggio viene sviluppato in modo dettagliato; in ultimo la fase nellaquale il messaggio viene ribadito in forma sintetica (si riscrive l’infor-mazione con altre parole). Fondamentale, ovviamente, è che chi scriveabbia assolutamente ben chiara la materia di cui sta per scrivere: soloavendo capito ciò che si vuole comunicare, si può scrivere in modochiaro.Sia quando si scrive, sia quando si parla (specie in pubblico) è un’ottimaabitudine usare sempre periodi brevi perché sono più facilmente assimi-labili da chi legge o ascolta.Per facilitare ulteriormente la comprensione, è bene utilizzare la formaattiva al posto di quella passiva ed evitare la nominalizzazione della frase(ovvero la trasformazione di un verbo in un sostantivo), preferendo l’usodei verbi. L’uso della forma attiva ha il doppio merito di rendere piùchiaro il discorso e di dare una parvenza di dinamismo al soggetto. Stessafunzione dinamica la rivestono i verbi: “Dialoghiamo” al posto di“Apriamo un dialogo”.Buona pratica, quando si deve articolare un discorso, è l’uso deglielenchi puntati o numerati che si palesano con la grafica quando siscrive, o, quando si parla in pubblico con il ricorso ad espressioni come“al primo posto…”.Infine, vanno usate le regole della punteggiatura (che serve a governarela respirazione del lettore): una virgola corrisponde a un respiro breve; unpunto e virgola ad una pausa un po’ più prolungata; e un punto ad unapausa lunga. Una volta terminata la redazione dello scritto, bisogna fareuna pausa e, poi, rileggere quanto si è scritto, per vedere se si sonocommessi errori, se la punteggiatura è adeguata, se il senso del messag-gio è quello che si aveva intenzione di dare… La rilettura, dunque, è unaverifica.Oltre all’attenzione alla componente semantica, a quella socio-pragmat-ica e a quella linguistica, chi scrive deve porre attenzione anche allacomponente extra-testuale che contribuisce in modo determinante alladecodifica del messaggio, essendo essa, tra l’altro, la prima delle compo-nenti dalle quali l’attenzione del destinatario viene attratta. Componenteextra-testuale principale è la grafica che dà al messaggio (già costituito dauna forma e da un contenuto) anche un formato, il quale, facendo ricor-so ad altri canali espressivi, aiuta il lettore ad interpretare il messaggiostesso. L’uso del corsivo, del grassetto, del maiuscoletto, o del colore, deidisegni, delle immagini, aiutano, infatti, il lettore a capire il tono usato

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dal mittente, le parole o le frasi da leggere con maggiore attenzione, lagiusta interpretazione da dare ad un concetto.

Le regole del giornalismo

Per poter meglio personalizzare il messaggio da trasmettere al desti-natario-mediatore, è bene conoscere, anche solo sommariamente, le re-gole del giornalismo alle quali egli, professionalmente, deve assoggettar-si. Si è detto, infatti, che un messaggio, per essere rielaborato da un des-tinatario-mediatore deve essere suscettibile di diventare una notizia.La notizia è il resoconto, la comunicazione di un avvenimento. Essarisponde alle regole delle 5 W: who (chi), what (che cosa), where (dove),when (quando), why (perché). Tali sono gli interrogativi a cui un fatto deverispondere per trasformarsi in notizia. Vari sono i motivi per i quali un fat-to si classifica come notizia: per la sua caratteristica di novità; per l’ec-cezionalità rispetto all’ordinario; per il numero di persone che coinvolge;per le sue conseguenze sulla comunità o sulla società civile; per la sua es-clusività; per il suo potenziale sviluppo ma anche per la sua emotività.Redigere un articolo significa “articolare” una notizia: presentarla com-pletandola di elementi critici, esponendo le varie posizioni dei soggetticoinvolti nell’argomento ecc. Oltre alla comunicazione di un fatto, ilservizio può proporre al lettore/spettatore un commento, un’analisi, unavalutazione. Lo sviluppo ulteriore di un servizio è l’inchiesta che è for-mata da una serie di servizi che sviluppano in modo ampio e articolato ivari aspetti di un argomento. L’inchiesta è uno dei punti qualificanti diuna testata e presuppone indagini solitamente esclusive su situazioni, fat-ti o problemi fino ad allora non conosciuti o comunque poco analizzati.Stampato in prima pagina o nella prima dopo la copertina (nel caso deiperiodici) il fondo o editoriale è l’articolo firmato dal direttore o da uncollaboratore autorevole e contiene la posizione del giornale su un argo-mento che in quel momento risulta essere quello prioritario o di maggiorerilevanza rispetto alle altre questioni o temi. Il corsivo, invece, collocatoin un posizione rilevante, è un articolo che contiene posizioni diverse daquelle sostenute dalla linea editoriale di un giornale e spesso anchepolemiche rispetto le stesse.Non solo quando ci si occupa di argomenti complessi, ma anche quandoci si occupa di argomenti che per più giorni occupano le pagine dei gior-nali, è necessario fare il punto sulla situazione: riassumere sinteticamentela questione di cui ci si sta occupando.In ogni giornale articoli, servizi e via dicendo hanno sempre un titolo

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principale che serve a richiamare con poche parole l’oggetto di cui si par-la nello scritto. Il titolo quasi sempre è accompagnato da elementi ag-giuntivi (occhiello, catenaccio, sommario) che contengono le infor-mazioni principali, di maggior novità contenute nell’articolo, come ilcontesto in cui si colloca la notizia stessa. Generalmente, l’occhiello èscritto sopra il titolo ed è utilizzato per le informazioni introduttive. Ilcatenaccio o sommario è scritto sotto il titolo e in genere serve ad ag-giungere un’informazione a quanto enunciato nel titolo.Gli elementi grafici sono ovviamente un ottimo supporto per dare risaltoai vari pezzi nella pagina. La colonna è l’unità di base in altezza elarghezza di una pagina del giornale. Ci sono poi i grafici, i diversi corpidei titoli (le dimensioni), i caratteri che vengono utilizzati, i colori stessidelle pagine.Una notizia sarà selezionata al posto di un’altra anche in relazione al tipodi medium che dovrà pubblicarla e alla sua periodicità. Una notizia chepuò andare bene per un quotidiano, spesso non “entra” nelle pagine diun settimanale e viceversa. Bisogna, quindi, stare bene attenti alla peri-odicità di un medium che condiziona i tempi di lavorazione dellaredazione.Ogni giornale è diviso per aree tematiche che raggruppano in sé articolicon il medesimo argomento. Ciò avviene sia per una divisione del lavoroall’interno della redazione, sia per facilitare il lettore nella ricerca dellenotizie. Nel fare una comunicazione a un giornale, si starà quindi beneattenti a indirizzare il proprio messaggio a quei destinatarimediatori chesi occupano degli argomenti oggetto della nostra comunicazione.Ricapitolando, un fatto interessante per l’associazione può trasformarsi inmateriale pubblicabile da un giornale quando c’è: novità e singolaritàrispetto al pubblico cui il giornale si rivolge; quando vi sono conseguen-ze sulla vita e sul vissuto quotidiano delle persone; quando si riscontra lapossibilità di far leva sulle emozioni; quando c’è il possibile sviluppo diun avvenimento oppure l’esclusiva. Viceversa, un fatto viene ritenuto nonpubblicabile quando: c’è mancanza di spazio; si tratta di storie già se-lezionate, di cui già si è scritto; quando si palesa una mancanza di inter-esse giornalistico; quando si verifica una scarsa chiarezza nella scritturae quando mancano elementi di controllo.

Organizzare l’Ufficio Stampa

Ogni qualvolta si vuole proporre un fatto all’opinione pubblica si devepuntare a ottenere la maggiore copertura mediatica. A seconda dei fatti,

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degli eventi che si cercherà di “piazzare”, si elaborerà - si è visto - unprogetto di comunicazione più o meno strutturato. Si è anche detto chele testate risponderanno alle sollecitazioni proporzionalmente all’inter-esse che la notizia suscita in rapporto al loro pubblico di riferimento, al-la loro struttura editoriale, ma anche alla tempistica con cui la notiziasarà proposta.L’ufficio stampa è la struttura che si occupa di gestire i rapporti con i me-dia e di organizzare le informazioni da e per i media. È suo compito dareinformazioni sull’associazione per cui lavora e si preoccupa di fare datramite tra questa e i destinatari-mediatori. Tra i suoi compiti c’è quello diselezionare le informazioni provenienti dall’associazione e tradurle innotizie interessanti per i destinatari-mediatori, nonché di valorizzare l’in-formazione interna. Compito specifico dell’ufficio stampa è, poi, quellodi stabilire a chi può interessare una certa informazione e quale è ilmiglior modo per veicolarne il messaggio.È importante essere consci sin dall’inizio, quando si struttura un ufficiostampa da zero, che i rapporti con la stampa sono un investimento amedio e lungo termine. E va messo bene in conto che chi si occupa dellerelazioni con i media deve coltivare rapporti con i destinatarimediatoriche devono essere basati sulla fiducia e sulla trasparenza. Al di là dei co-municati, acquisisce valore la capacità e la volontà di trasmettere concontinuità una visione trasparente e credibile dell’organizzazione e deisuoi prodotti. È importante, infine, che il referente dei rapporti con i me-dia sia sempre la stessa persona che, se è il caso, possa anche avere unostaff di assistenti.Per organizzare l’ufficio stampa è bene essere posizionati fisicamente al-l’interno della sede dell’associazione. Si dovrà avere una scrivania, uncomputer, una linea telefonica, un fax, una fotocopiatrice, uno scanner.Lo sviluppo della tecnologia informatica consente oggi di gestire conmaggiore facilità e velocità il lavoro dell’ufficio stampa. È utile però avereancora a disposizione la vecchia strumentazione, come il fax, perché al-cuni giornalisti preferiscono ancora il supporto cartaceo (una richiestache pian piano va esaurendosi). Ci sono poi alcuni supporti utili e indis-pensabili nel gestire la comunicazione: la carta intestata, i depliant del-l’associazione, un archivio inerente il campo in cui si svolge la propria at-tività di volontariato, un database o mailing list, la rassegna stampa, ma-teriale fotografico o video. L’ufficio stampa, infine, si occupa anche dellanewsletter e dell’house organ.A seconda dell’ambito di lavoro dell’ufficio stampa, si individuerannoquelle testate che possono essere interessate a selezionare le comuni-cazioni che si invieranno loro e si instaureranno delle relazioni tali da

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venire incontro alle loro esigenze. Si deve, insomma, costruire una rete dirapporti coltivando ovviamente quelli che si considerano più funzionali,più utili. Su supporto cartaceo o informatico si creeranno dei databasedove si schederanno nomi, indirizzo, telefoni, fax, indirizzi di posta elet-tronica e siti internet, come anche altri elementi utili (eventuali altre col-laborazioni, interessi dei destinatari-mediatori), di tutti coloro con i qualisi sono avviate delle relazioni. Tale database va costantemente aggiornato.

Scrivere il comunicato stampa

Il comunicato stampa è lo strumento più utilizzato per trasmettere infor-mazioni ai destinatari-mediatori. Esso andrà sempre scritto su carta intes-tata dell’associazione e dattiloscritto usando un tipo di formattazione ilpiù possibile chiara e semplice. In testa alla pagina andrà il nome del des-tinatario del comunicato che sarà individuato in base all’area tematica cuila nostra notizia appartiene. Più il destinatario è mirato, maggiore sarà laprobabilità di raggiungere l’obiettivo: la pubblicazione. È bene che si diaun “oggetto” al comunicato che assomigli a un titolo di giornale: in talmodo si dà al destinatario-mediatore l’opportunità di conoscere subitol’argomento di cui si parla. La notizia che si vuole trasmettere è importanteche si trovi nelle prime 5 righe del comunicato vero e proprio (cioè di ciòche compare subito dopo “l’oggetto”). È essenziale che nulla sia dato perscontato: per esempio, non si scriverà il nome del presidente dell’associ-azione evitando di aggiungere, appunto, che ne è il presidente. A maggiorragione si sarà chiari su tutto quanto sia materia specifica del comunicatostesso che, in linea di massima, dovrebbe essere redatto usando la terzapersona e non essere più lungo di una cartella. Terminato il comunicato,non lo si firma, ma si mette in evidenza il nome di chi lo ha scritto e dicome contattarlo: è a lui che il giornalista si rivolgerà per avere maggioriinformazioni e, magari, programmare interviste o invii di ulteriore materi-ale come, ad esempio, le immagini a corredo della notizia. In ultimo lo siinvia (per fax o posta elettronica), in tempo utile per entrare nell’“agendadella giornata”. Solo dopo aver dato il tempo al giornalista di “assimilare”il comunicato, si può (non si deve) attuare una forma di “controllo” chia-mandolo in redazione, per chiedergli solo la conferma di ricezione.Generalmente di un comunicato non si dovrebbe fare una sola versione:andrebbero redatte più versioni in funzione del mezzo a cui lo si invia.Infatti le televisioni, le radio, i siti internet, le agenzie sintetizzano al mas-simo la notizia e quindi si può pensare di costruire un comunicato perloro che contenga solo gli elementi essenziali.

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Viceversa, si redigerà un comunicato più articolato, con la notizia com-pleta corredata da dichiarazioni dei soggetti protagonisti o commenti suun argomento su cui si interviene o si prende posizione, per i quotidianie i periodici che possono essere interessati ad ulteriori approfondimenti.

Organizzare la conferenza stampa

La conferenza stampa è un incontro con la stampa finalizzato a divulgareuna notizia di una certa rilevanza, durante il quale gli invitati possonoporre domande di approfondimento. Per la conferenza stampa, si dovràpredisporre una cartella stampa con la documentazione inerente all’ar-gomento trattato: un comunicato stampa, eventuali dati e statistiche, ma-teriali fotografici o video. Le cartelle dovranno essere confezionate in nu-mero sufficiente e consegnate ai giornalisti intervenuti, o inviate, imme-diatamente dopo la conferenza stampa, a chi non era presente. L’orariomigliore per convocare una conferenza stampa è la mattina, tra le ore10.30 e le ore 12 per dar modo ai destinatari-mediatori di scrivere nelpomeriggio e di variare la scaletta della giornata in base all’interesse chel’oggetto della conferenza stampa ha suscitato.Gli inviti alla conferenza stampa vanno fatti alla redazione, al ca-poservizio e al giornalista di riferimento del settore. L’invito va fatto per-venire (via e-mail o fax) ai quotidiani, alle tv, alle radio e alle agenzie dueo tre giorni prima della data da noi fissata. I periodici, che hanno un’or-ganizzazione del lavoro più difficile, possono essere avvisati telefonica-mente dell’arrivo dell’invito qualche giorno prima. Nel tardo pomeriggiodel giorno precedente la conferenza stampa va fatto un recall (un “richi-amo”) alla segreteria di redazione per verificare che il giornale abbia“agendato” correttamente l’appuntamento.Nel caso non sia stato fatto, bisogna procedere a rinviare l’invito e con-tattare direttamente il caposervizio per spiegargli l’oggetto della con-ferenza stampa.Sulla base del numero dei relatori e di quello dei destinatari-mediatoriche si prevede possano venire, ci si preoccuperà di affittare, o avere a dis-posizione una sala nella nostra associazione, dove realizzare la con-ferenza stampa. Tale sala dovrà essere arredata con eventuali locandine/manifesti/immagini/grafici relativi all’oggetto che vogliamo comunicare.La conferenza stampa non deve durare più di 30/45 minuti. Durante taletempo va previsto anche uno spazio per domande e chiarimenti. Quindi,va contingentato il numero dei relatori. Tre potrebbe essere il numeromassimo e ciascuno dei relatori dovrà affrontare e approfondire un as-

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petto della notizia, evitando, così, doppioni e inutili sovrapposizioni.Bisogna poi assolutamente evitare di dire cose che poi si chiede ai gior-nalisti di non pubblicare.Oltre ai comunicati e alle conferenze stampa, uno degli strumenti con cuisi può acquisire visibilità è quello delle interviste che possono essererichieste o che si possono sollecitare. Compito dell’ufficio stampa saràquello di fornire all’intervistato materiale, documentazione inerente al-l’argomento oggetto dell’intervista e prepararlo a possibili domande sco-mode. Materiali e dati saranno forniti anche all’intervistatore. L’intervistapresuppone, in genere, anche la fotografia di colui che viene intervistato.

L’immagine integrata

L’immagine integrata: non solo le parole ma anche gli aspetti grafici fan-no parte della comunicazione ed è importante che da una stessa associ-azione escano messaggi coordinati dal punto di vista dell’immagine. Ilpubblico esterno non deve faticare a riconoscere da dove arriva un mes-saggio. Per questo sarà necessario che l’ufficio stampa avvii una collabo-razione con un grafico al fine di studiare la realizzazione di una carta dalettera dell’associazione che riporti il marchio dell’associazione, l’indi-rizzo postale ed e-mail, i numeri di riferimento per eventuali contatti.

La pubblicità

Quando ci si relaziona con la presenza della pubblicità all’interno deimedia vanno considerati vari aspetti:

• La pubblicità come rafforzativo: la comunicazione di un evento puòessere amplificata anche acquistando degli spazi pubblicitari.Investire, tramite la pubblicità, nella testata, farà sì che la stessa abbiaun occhio di riguardo nei confronti dell’associazione.

• La pubblicità come ostacolo: sarà difficile ottenere ampio spazio peruna notizia su una testata se essa intacca, fa ombra o crea dubbi susoggetti che investono in termini pubblicitari su quella stessa testata.

• Quando si pianifica una campagna anche pubblicitaria, per dare visi-bilità a un evento, ci si ricordi sempre di rispettare i tempi: far partirela campagna pubblicitaria sempre dopo quella di comunicazionetradizionale.

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La rassegna stampa

È buona norma che chi si occupa dell’ufficio stampa abbia a disposizionequei testi, quelle ricerche, quei documenti inerenti al proprio campo diattività. Di ogni campagna di comunicazione va tenuta la memoria stori-ca (la rassegna stampa) che consiste anche nel conservare gli articoli chei giornali hanno pubblicato su quegli argomenti.

Newsletter, volantino e house organ

Esistono due strumenti che, generalmente, sono realizzati dall’associ-azione per comunicare con il proprio pubblico interno, i propri dipen-denti, i propri associati: essi sono la newsletter e il giornale istituzionaleo house organ. Con questi strumenti l’associazione si rivolge a un pub-blico preciso, il suo, e racconta di sé, dei propri prodotti, delle propriecampagne, degli obiettivi futuri, dei problemi del settore, delle eventualimodifiche, delle sedi aperte, di quelle nuove e così via.La newsletter è un tipo di comunicazione molto usata perché nonrichiede grandi studi grafici; ha un formato standard (pagina corrispon-dente al formato della carta A4) e poche facciate (2 o 4). È uno strumen-to di comunicazione diretta infatti si rivolge ai soci delle associazioni econtiene informazioni di immediata utilità. Di solito esce una volta almese, ma eventi eccezionali possono far sì che sia pubblicata in un tem-po diverso, con cadenza quindicinale o settimanale.A differenza di quanto avviene per la newsletter, per realizzare la rivistaistituzionale o House organ è opportuno organizzare una struttura edito-riale definita che preveda un nucleo di redattori stabili cui affiancare col-laboratori esterni, in grado di garantire un prodotto serio, accattivante,utile e che rispetti la periodicità. Questo non vuol dire che le risorse eco-nomiche riservate all’house organ debbano per forza crescere esponen-zialmente: un’associazione di volontariato vive grazie ai volontari…Due sono i “pubblici” cui si rivolge l’house organ: quello “interno” deivolontari dell’associazione, dei dipendenti e dei soci, e quello “esterno”degli operatori della comunicazione, di possibili soci, di biblioteche,delle “personalità”. Non essendoci alcun motivo particolare perchéun’associazione di volontariato crei due house organ distinti (uno per ilpubblico interno e l’altro per quello esterno, così come fanno i gruppi in-dustriali e gli istituti di credito), è importante che il periodico realizzatoda un’associazione tenga conto di questi due tipi distinti di lettori.Tramite l’house organ l’associazione dovrebbe

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• mirare a migliorare la percezione che di sé hanno coloro che rientra-no sia tra il pubblico interno sia tra quello esterno;

• informare correttamente sugli eventi che coinvolgono l’associazioneo che possano essere di interesse per i lettori;

• ampliare la cultura dei lettori sul tema specifico del periodico (ovverosulle tematiche di cui si occupa l’associazione);

• chiedere contributi economici di sostegno alle attività dell’associ-azione (al di là del prezzo dell’abbonamento al periodico stesso,qualora fosse contemplato).

In più, gli articoli redatti devono essere pensati per essere utili al lettore:meno “propaganda” e più notizie di servizio danno un’immaginemigliore del prodotto editoriale e, di conseguenza, dell’associazione.Infine, è bene che l’house organ abbia un carattere pluralistico: tuttidovrebbero potere scrivere, volendolo, sul periodico che, quindi,dovrebbe essere percepito come un mezzo a disposizione di tutti e nonsolo dei vertici dell’associazione. Tra l’altro, non sarebbe male che i col-laboratori fissi avessero una e-mail pubblicabile sul periodico, in modoche il lettore che volesse dialogare con loro, potesse farlo con facilità.Sempre a proposito di indirizzi, oltre a quello della redazione del period-ico (con numeri di telefono, fax e, possibilmente, e-mail), è bene specifi-care anche quello della sede dell’associazione (o delle sedi territoriali)con i relativi orari di sportello.Quando necessario, al di là della periodicità usuale dell’house organ, sipuò decidere di pubblicare dei numeri speciali monografici dedicati adargomenti specifici di stringente attualità.Da tenere, infine, assolutamente ben presente è la veste grafica dellarivista: un aspetto “mosso”, “leggero”, aiuta ed invoglia la lettura. Unaserie di testi infilati uno dietro l’altro, invece, scoraggia il lettore. Spessole associazioni fanno comunicazione anche attraverso il volantino che,di fatto, si presenta come uno strumento di informazione a metà stradatra un comunicato stampa e un manifesto pubblicitario. Il volantino,però, diversamente da quanto avviene sovente, non dovrebbe mai es-sere usato al posto del comunicato stampa, perché non contiene tuttiquegli elementi utili al destinatario-mediatore per permettergli di elab-orare una notizia.Oltre al testo, il volantino si caratterizza per l’utilizzo di vari elementigrafici.

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La comunicazione via Internet

Internet è un mondo parallelo a quello reale e ha regole “di etichetta”precise (la così detta “netiquette”) che è bene rispettare per non entrare inconflitto con gli altri navigatori. Comunicare tramite Internet, sostanzial-mente, vuol dire due cose: o usare il Web, oppure l’e-mail (posta elet-tronica). Per entrambi i mezzi, il modo di organizzare la comunicazioneè simile: la scrittura è visiva (fatta di testi, impaginazione e grafica) e ilmessaggio è breve e preciso. Scrivere visivamente significa, anche,aiutare il lettore, tramite semplici accorgimenti grafici, a comprendereimmediatamente quali sono le parti fondamentali del messaggio. Per farciò, è bene tenere presente che una “schermata” di un computer è cosadifferente da una pagina cartacea.È buona norma, inoltre, fare un uso limitato della grafica nelle e-mail, las-ciando l’aspetto creativo al sito Web, meno “invasivo” dell’e-mail che, in-vece, viene recapitata al destinatario. Se è vero che l’e-mail è il mezzo dicomunicazione più veloce ed economico, è altrettanto vero che ciò è siaun gran vantaggio, sia uno svantaggio. L’aspetto positivo è lampante; quel-lo negativo sta nel pericolo dell’abuso: si rischia di inviarne troppe (avolte, poi, la “vecchia” telefonata o la lettera cartacea ottengono maggiorieffetti). Per non indurre il destinatario del nostro messaggio a cestinare l’e-mail che gli abbiamo inviato (magari chiedendogli un contributo eco-nomico per la nostra associazione), vanno adottati due semplici accorgi-menti: specificare in modo inequivocabile il mittente (nel campo “Da” in-serire il nome dell’associazione, non quello di chi invia l’e-mail che spes-so è “muto” per il destinatario) e dare al messaggio un “oggetto” chiaro eaccattivante (come i titoli dei giornali). Inoltre, la “notizia” vera e propriache vogliamo comunicare va scritta nelle prime righe del “corpo del mes-saggio” (lo spazio bianco nel quale scrivere), entrando nei dettagli nellerighe successive. Insomma, è il caso di dare al destinatario la possibilità dicomprendere in 5 o 6 secondi di cosa gli si vuole parlare, in modo chepossa decidere se proseguire nella lettura mentre è ancora online (ovveroconnesso al suo provider), oppure farlo una volta scollegatosi. È, poi,buona norma inserire nel testo uno o due link (collegamenti ipertestuali),ad esempio al sito dell’associazione o a una parte corrispondente di esso.I link, negli “editor” di posta elettronica più comuni, sono generati in mo-do automatico nel momento stesso in cui si digita “www.” seguito dal-l’indirizzo e/o si introduce il simbolo “@” tra due parole. Il messaggio va,infine, firmato e vanno inseriti gli usuali recapiti dell’associazione, per darmodo al destinatario di potere contattarla come meglio crede. Gli “alle-gati”, quando non se ne può fare a meno, devono essere “leggeri” (quindi

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non oltre i 200KB). Se lo stesso messaggio è inviato a più destinatari con-temporaneamente, è bene nasconderne gli indirizzi e-mail usando il cam-po “Ccn” (copia di cortesia nascosta). Si tenga presente, a tale riguardo,che alcuni provider non recapitano messaggi con più di 300 indirizzi in-seriti nei vari campi destinatario (“A”, “Cn” e “Ccn”).

Per quanto riguarda il sito Web, va definito in anticipo se si vuole creareuna semplice “vetrina virtuale” (per la quale potrebbe anche bastare solola home page con gli indirizzi dell’associazione e una breve descrizionedelle attività) o dare dei servizi e interagire con il navigatore. Ad ognimodo, realizzare un sito vuol dire costruire (ovvero progettare, non scri-vere) degli ipertesti che consentano (tramite l’uso dei link) una lettura nonsequenziale (come quella dei libri, ossia dalla prima all’ultima pagina),ma “liberamente” scelta dal navigatore (e prevista dall’autore che, ap-punto, progetta i link); una lettura, cioè, “verticale” ed “anarchica”. Vatenuto ben presente che il navigatore, per solito, è un lettore impaziente(a causa dei costi di navigazione) ed è grato allo scrittore che abbia ildono della sintesi, ma sappia dargli le informazioni che cerca. Va, inoltre,come per l’e-mail, pensata una grafica accattivante ma non “pesante”.Fondamentale, infine, è l’interattività con il navigatore che si raggiungedandogli il modo di entrare in contatto con l’associazione (o altri utentidella stessa) o tramite l’email, o con la partecipazione ai forum di discus-sione, l’iscrizione a mailing list e/o a newsletter: la comunicazione, in-somma, dovrebbe essere bidirezionale, piuttosto che unidirezionale.Interessanti, a tale riguardo, l’uso di mailing list (ML) con argomentispecifici, alle quali ogni iscritto può inviare il proprio messaggio a tutti icomponenti della ML, semplicemente “postando” all’e-mail della ML.Ogni iscritto (mittente compreso), riceverà nella propria casella di postaelettronica, il messaggio inviato. Il vantaggio risiede nel fatto che, al pos-to di migliaia di indirizzi da scrivere di volta in volta, si scrive solo quel-lo della ML. Inoltre si crea una più ampia diffusione delle informazioniproprio perché ogni iscritto alla lista può partecipare liberamente alla dis-cussione. Se, invece, si vuole essere gli unici mittenti della lista, allora èpreferibile creare una newsletter elettronica alla quale l’utente si iscrive,sapendo di poter svolgere solo il ruolo di destinatario delle informazioni.La differenza sostanziale tra tali mezzi e il forum o il newsgroup sta nelfatto che con la mailing list e con la newsletter i messaggi sono recapitatidirettamente nella casella di posta degli iscritti, mentre per gli altri duemezzi di comunicazione è l’utente che decide quando e come interagire.Un’ultima questione che non dovrebbe essere trascurata è quella del “do-minio”, ovvero di ciò che consente ai navigatori di indirizzarsi verso un

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sito, piuttosto che verso un altro. Un dominio facile da digitare e memo-rizzare assicura un maggior numero di contatti di un altro più complica-to. Inoltre, il possesso di un dominio, dà anche la possibilità di avereun’e-mail che abbia come indirizzo proprio il dominio scelto, fatto vin-cente a livello di immagine e dai costi ridotti.

Note

1 Per assioma si intende un “Principio generale evidente e indimostrabile che può fare dapremessa a un ragionamento, una teoria e simili” (s.v. Assioma, in Nicola Zingarelli, LoZingarelli 2002, Zanichelli.

2 È quella relativa al contenuto del messaggio, all’informazione che si vuole trasmettere.3 È data dai fini che si intende realizzare, dalla “risposta” che si intende ottenere dal let-

tore.4 È l’attenzione alla forma linguistica, al lessico, alla sintassi e al periodare.5 Si intende per “cartella” una pagina in formato A4 30X60, ovvero dattiloscritta con 60

caratteri per riga per complessive 30 righe per pagina.6 Il marchio è l’unione di un logo e di un simbolo. Il logo è l’aspetto verbale che nomi-

nando l’azienda la definisce e la identifica; il simbolo è l’aspetto iconografico che es-prime i valori dell’ente in un forte messaggio visivo.

Bibliografia essenziale

Per approfondire i temi trattati si consiglia la lettura delle fonti di questo testo:• TATIANA DEBELLI E DANILO RUOCCO, Comunicare con i mass media, Roma, Icone

Edizioni, 2002.• EMANUELE INVERNIZZI A CURA DI, Relazioni Pubbliche. Le competenze, le tecniche

e i servizi di base, Milano, McGraw-Hill, 2001.• FRANCO LEVER, PIER CESARE RIVOLTELLA e ADRIANO ZANACCHI A CURA DI, La

comunicazione. Il dizionario di scienze e tecniche, Roma-Torino, Elledici, Rai-Eri, LAS,2002.

• CARLO MAJELLO, L’arte di comunicare, Novara-Milano, De Agostini Franco Angeli,1993.

• ANGELO MARCHESE, Dizionario di retorica e stilistica, Milano, Mondadori, n.e. 1991.• GIUSEPPE A. ROGGERO A CURA DI, Le Relazioni Pubbliche, Milano, Franco Angeli,

1997.

L’autore rivolge un ringraziamento particolare all’amica e collega Tatiana Debelli per gliutili suggerimenti.

DISPOSIZIONI SULLA STAMPA

1. DEFINIZIONE DI STAMPAO STAMPATOSono considerate stampe o stampati, aifini elettorali politiche. Quando il di-rettore sia di questa legge, tutte le ri-produzioni tipografiche o comunqueottenute con mezzi meccanici o fisico-chimici, in qualsiasi modo destinatealla pubblicazione.

2. INDICAZIONI OBBLIGATORIESUGLI STAMPATIOgni stampato deve indicare il luogo el’anno della pubblicazione, nonché ilnome e il domicilio dello stampatoree, se esiste, dell’editore. I giornali, lepubblicazioni delle agenzie d’infor-mazioni e i periodici di qualsiasi altrogenere devono recare la indicazione:• del luogo e della data della pubbli-

cazione;• del nome e del domicilio dello stam-

patore;• del nome del proprietario e del diret-

tore o vice direttore responsabile.All’identità delle indicazioni, obbliga-torie e non obbligatorie, che contras-segnano gli stampati, deve corrispon-dere identità di contenuto in tutti gliesemplari.

3. DIRETTORE RESPONSABILEOgni giornale o altro periodico deveavere un direttore responsabile. Il di-

rettore responsabile deve essere citta-dino italiano e possedere gli altri re-quisiti per l’iscrizione nelle liste eletto-rali politiche. Può essere direttore re-sponsabile anche l’italiano non appar-tenente alla Repubblica, se possiedegli altri requisiti per la iscrizione nelleliste elettorali politiche. Quando il di-rettore sia investito di mandato parla-mentare, deve essere nominato un vi-ce direttore, che assume la qualità diresponsabile. Le disposizioni dellapresente legge, concernenti il direttoreresponsabile, si applicano alla personache assume la responsabilità ai sensidel comma precedente (1) (2). (1) Vedi anche gli articoli 46 e 47 dellalegge 3 febbraio 1963 n. 69.(2) L’art. 9, L. 6 febbraio 1996, n. 52,riportata alla voce Comunità europee,ha equiparato i cittadini degli statimembri della Comunità europea ai cit-tadini italiani, agli effetti degli artt. 3 e4 della presente legge.

4. PROPRIETARIO Per poter pubblicare un giornale o al-tro periodico, il proprietario, se cittadi-no italiano residente in Italia, devepossedere gli altri requisiti per l’iscri-zione nelle liste elettorali politiche. Seil proprietario è cittadino italiano resi-dente all’estero, deve possedere gli al-tri requisiti per l’iscrizione nelle listeelettorali politiche.Se si tratta di minore o di persona giu-

APPENDICE NORMATIVALegge sulla stampa 8 febbraio 1948, n. 47Gazzetta Ufficiale 20 febbraio 1948, n. 43

ridica, i requisiti indicati nei commaprecedenti devono essere possedutidal legale rappresentante.I requisiti medesimi devono essereposseduti anche dalla persona cheesercita l’impresa giornalistica, se essaè diversa dal proprietario (1).(1) L’art. 9, L. 6 febbraio 1996, n. 52,riportata alla voce Comunità europee,ha equiparato i cittadini degli statimembri della Comunità europea ai cit-tadini italiani, agli effetti degli artt. 3 e4 della presente legge.

5. REGISTRAZIONENessun giornale o periodico può esse-re pubblicato se non sia stato registra-to presso la cancelleria del tribunale,nella cui circoscrizione la pubblica-zione deve effettuarsi.Per la registrazione occorre che sianodepositati nella cancelleria:1) una dichiarazione, con le firme au-tenticate del proprietario e del diretto-re o vice direttore responsabile, dallaquale risultino il nome e il domicilio diessi e della persona che esercita l’im-presa giornalistica, se questa è diversadal proprietario, nonché il titolo e lanatura della pubblicazione;2) i documenti comprovanti il posses-so dei requisiti indicati negli artt. 3 e 4;3) un documento da cui risulti l’iscri-zione nell’albo dei giornalisti, nei casiin cui questa sia richiesta dalle leggisull’ordinamento professionale;4) copia dell’atto di costituzione o del-lo statuto, se proprietario è una perso-na giuridica. Il presidente del tribunaleo un giudice da lui delegato, verificatala regolarità dei documenti presentati,ordina, entro quindici giorni, l’iscrizio-ne del giornale o periodico in apposito

registro tenuto dalla cancelleria. Il re-gistro è pubblico.

6. DICHIARAZIONE DEI MUTAMENTIOgni mutamento che intervenga inuno degli elementi enunciati nella di-chiarazione prescritta dall’articolo 5,deve formare oggetto di nuova dichia-razione da depositarsi, nelle forme ivipreviste, entro quindici giorni dall’av-venuto mutamento, insieme con glieventuali documenti. L’annotazionedel mutamento è eseguita nei modi in-dicati nel terzo comma dell’art. 5.L’obbligo previsto nel presente articoloincombe sul proprietario o sulla perso-na che esercita l’impresa giornalistica,se diversa dal proprietario.

7. DECADENZA DELLAREGISTRAZIONEL’efficacia della registrazione cessaqualora, entro sei mesi dalla data di es-sa, il periodico non sia stato pubblica-to, ovvero si sia verificata nella pubbli-cazione una interruzione di oltre unanno.

8. RISPOSTE E RETTIFICHEIl direttore o, comunque, il responsabi-le è tenuto a fare inserire gratuitamen-te nel quotidiano o nel periodico onell’agenzia di stampa le dichiarazionio le rettifiche dei soggetti di cui sianostate pubblicate immagini od ai qualisiano stati attribuiti atti o pensieri o af-fermazioni da essi ritenuti lesivi dellaloro dignità o contrari a verità, purchéle dichiarazioni o le rettifiche non ab-biano contenuto suscettibile di incri-minazione penale. Per i quotidiani, ledichiarazioni o le rettifiche di cui alcomma precedente sono pubblicate,

non oltre due giorni da quello in cui èavvenuta la richiesta, in testa di paginae collocate nella stessa pagina delgiornale che ha riportato la notizia cuisi riferiscono.Per i periodici, le dichiarazioni o le ret-tifiche sono pubblicate, non oltre il se-condo numero successivo alla settima-na in cui è pervenuta la richiesta, nellastessa pagina che ha riportato la noti-zia cui si riferisce. Le rettifiche o di-chiarazioni devono fare riferimento al-lo scritto che le ha determinate e devo-no essere pubblicate nella loro interez-za, purché contenute entro il limite ditrenta righe, con le medesime caratte-ristiche tipografiche, per la parte che siriferisce direttamente alle affermazionicontestate. Qualora, trascorso il termine di cui alsecondo e terzo comma, la rettifica odichiarazione non sia stata pubblicatao lo sia stata in violazione di quantodisposto dal secondo, terzo e quartocomma, l’autore della richiesta di retti-fica, se non intende procedere a nor-ma del decimo comma dell’articolo21, può chiedere al pretore, ai sensidell’articolo 700 del codice di proce-dura civile, che sia ordinata la pubbli-cazione.La mancata o incompleta ottemperan-za all’obbligo di cui al presente artico-lo è punita con la sanzione ammini-strativa da lire 15.000.000 a lire25.000.000 (1).La sentenza di condanna deve esserepubblicata per estratto nel quotidianoo nel periodico o nell’agenzia. Essa,ove ne sia il caso, ordina che la pub-blicazione omessa sia effettuata (2).(1) La sanzione originaria della multa èstata sostituita con la sanzione ammi-

nistrativa dall’art. 32, L. 24 novembre1981, n. 689, riportata alla voceOrdinamento giudiziario, e così eleva-ta dall’art. 114, primo comma, dellacitata L. 24 novembre 1981, n. 689, inrelazione all’art. 113, secondo com-ma, della stessa legge.(2) Così sostituito dall’art. 42, L. 5 ago-sto 1981, n. 416.

9. PUBBLICAZIONE OBBLIGATORIADI SENTENZENel pronunciare condanne per reatocommesso mediante pubblicazione inun periodico, il giudice ordina in ognicaso la pubblicazione della sentenza,integralmente o per estratto, nel perio-dico stesso. Il direttore responsabile ètenuto a eseguire gratuitamente lapubblicazione a nome dell’art. 615,primo comma, del Codice di procedu-ra penale.

10. GIORNALI MURALIIl giornale murale, che abbia un titoloe una normale periodicità di pubblica-zione, anche se in parte manoscritto, èregolato dalle disposizioni della pre-sente legge. Nel caso di giornale mu-rale a copia unica, è sufficiente, aglieffetti della legge 2 febbraio 1939, n.374, che sia dato avviso della affissio-ne alla autorità di pubblica sicurezza.L’inosservanza di questa norma è pu-nita ai sensi dell’art. 650 del Codicepenale.I giornali murali sono esenti da ognigravame fiscale (1)(1) Vedi, anche, il D.P.R. 24 giugno1954, n. 342; art. 19 e All. B, n. 15.

11. RESPONSABILITÀ CIVILEPer i reati commessi col mezzo della

stampa sono civilmente responsabili,in solido con gli autori del reato e fradi loro, il proprietario della pubblica-zione e l’editore.

12. RIPARAZIONE PECUNIARIANel caso di diffamazione commessacol mezzo della stampa, la persona of-fesa può chiedere, oltre il risarcimentodei danni ai sensi dell’art. 185 delCodice penale, una somma a titolo diriparazione. La somma è determinatain relazione alla gravità dell’offesa edalla diffusione dello stampato.

13. PENE PER LA DIFFAMAZIONE Nel caso di diffamazione commessacol mezzo della stampa, consistentenell’attribuzione di un fatto determina-to, si applica la pena della reclusioneda uno a sei anni e quella della multanon inferiore a lire 500.000 (1) (2).(1) La misura della multa è stata cosìelevata dall’art. 113, secondo comma,L. 24 novembre 1981, n. 689, riporta-ta alla voce Ordinamento giudiziario.Per effetto dell’art. 24 c.p. l’entità dellasanzione non può essere inferiore a li-re 10.000. La sanzione è esclusa dalladepenalizzazione in virtù dell’art. 32,secondo comma, della citata L. 24 no-vembre 1981, n. 689. (2) Vedi, anche, art. 595 c.p. 1930.

14. PUBBLICAZIONI DESTINATEALL’INFANZIA O ALL’ADOLESCENZALe disposizioni dell’art. 528 delCodice penale si applicano anche allepubblicazioni destinate ai fanciulli edagli adolescenti, quando, per la sensi-bilità e impressionabilità ad essi pro-prie, siano comunque idonee a offen-dere il loro sentimento morale od a co-

stituire per essi incitamento alla corru-zione, al delitto o al suicidio.Le medesime disposizioni si applicanoa quei giornali e periodici destinati al-l’infanzia, nei quali la descrizione ol’illustrazione di vicende poliziesche edi avventure sia fatta, sistematicamen-te o ripetutamente, in modo da favori-re il disfrenarsi di istinti di violenza edi indisciplina sociale (1)(1) Vedi la L. 17 giugno 1975, n. 355.

15. PUBBLICAZIONI A CONTENUTO IMPRESSIONANTEO RACCAPRICCIANTE

Le disposizioni dell’art. 528 delCodice penale si applicano anche nelcaso di stampati i quali descrivano o il-lustrino, con particolari impressionantio raccapriccianti, avvenimenti real-mente verificatisi o anche soltanto im-maginari, in modo da poter turbare ilcomune sentimento della morale ol’ordine familiare o da poter provocareil diffondersi di suicidi o delitti (1) (2).(1) Vedi la L. 17 giugno 1975, n. 355V.(2) La Corte costituzionale, con sen-tenza 11-17 luglio 2000, n. 293 (Gazz.Uff. 26 luglio 2000, n. 31, serie spe-ciale), ha dichiato non fondata la que-stione di legittimità costituzionale del-l’art. 15, sollevata in riferimento agliartt. 3, 21, sesto comma, e 25 dellaCostituzione.

16. STAMPA CLANDESTINAChiunque intraprenda la pubblicazio-ne di un giornale o altro periodico sen-za che sia stata eseguita la registrazio-ne prescritta dall’art. 5, è punito con lareclusione fino a due anni o con lamulta fino a lire 500.000 (1). La stessa

pena si applica a chiunque pubblicauno stampato non periodico, dal qualenon risulti il nome dell’editore néquello dello stampatore o nel qualequesti siano indicati in modo non con-forme vero.(1) La misura della multa è stata cosìelevata dall’art. 113, secondo comma,L. 24 novembre 1981, n. 689, riporta-ta alla voce Ordinamento giudiziario.Per effetto dell’art. 24 c.p. l’entità dellasanzione non può essere inferiore a li-re 10.000. La sanzione è esclusa dalladepenalizzazione in virtù dell’art. 32,secondo comma, della citata L. 24 no-vembre 1981, n. 689.

17. OMISSIONE DELLEINDICAZIONI OBBLIGATORIESUGLI STAMPATISalvo quanto è disposto dall’articoloprecedente, qualunque altra omissio-ne o inesattezza nelle indicazioni pre-scritte dall’articolo 2 o la violazionedell’ultimo comma dello stesso artico-lo è punita con la sazione amministra-tiva sino a lire 100.000 (1).(1) La sanzione originaria dell’ammen-da è stata sostituita, da ultimo, con lasanzione amministrativa dall’art. 32, L.24 novembre 1981, n. 689, riportataalla voce Ordinamento giudiziario.L’importo della sanzione è stato cosìelevato dall’art. 114, primo comma,della citata L. 24 novembre 1981, n.689, in relazione all’art. 113, secondocomma, della stessa legge. Per effettodell’art. 26 c.p. l’entità della sanzionenon può essere inferiore a lire 4.000.

18. VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHISTABILITI DALL’ART. 6Chi non effettua la dichiarazione di

mutamento nel termine indicato nel-l’art. 6, o continua la pubblicazione diun giornale o altro periodico dopo chesia stata rifiutata l’annotazione del mu-tamento, è punito con la sanzione finoa lire 250.000 (1).(1) La sanzione originaria dell’ammen-da è stata sostituita, da ultimo, con lasanzione amministrativa dall’art. 32, L.24 novembre 1981, n. 689, riportataalla voce Ordinamento giudiziario.L’importo della sanzione è stato cosìelevato dall’art. 114, primo comma,della citata L. 24 novembre 1981, n.689, in relazione all’art. 113, secondocomma, della stessa legge. Per effettodell’art. 26 c.p. l’entità della sanzionenon può essere inferiore a lire 4.000.

19. FALSE DICHIARAZIONI NELLAREGISTRAZIONE DI PERIODICIChi nelle dichiarazioni prescritte dagliartt. 5 e 6 espone dati non conformi alvero è punito a norma del primo com-ma dell’art. 483 del Codice penale.

20. ASPORTAZIONE, DISTRUZIONEO DETERIORAMENTO DI STAMPATIChiunque asporta, distrugge o deterio-ra stampati per i quali siano state os-servate le prescrizioni di legge, alloscopo di impedirne la vendita, distri-buzione o diffusione, è punito, se il fat-to non costituisce reato più grave, conla reclusione da sei mesi a tre anni.Con la stessa pena è punito chiunquecon violenza o minaccia impedisce lastampa, pubblicazione o diffusione deiperiodici, per i quali siano state osser-vate le prescrizioni di legge.La pena è aumentata se il fatto è com-messo da più persone riunite o in luo-go pubblico, ovvero presso tipografie,

edicole, agenzie o altri locali destinatia pubblica vendita.Per i reati suddetti si procede per diret-tissima (1). (1) Vedi, anche, l’art. 8, L. 4 aprile 1956,n. 212, riportata alla voce Elezioni.

21. COMPETENZA E FORMEDEL GIUDIZIOLa cognizione dei reati commessi colmezzo della stampa appartiene al tri-bunale, salvo che non sia competentela Corte di assise.Non è consentita la rimessione delprocedimento al pretore.Ai giudizio si procede col rito direttis-simo. È fatto obbligo al giudice diemettere in ogni caso la sentenza neltermine massimo di un mese dalla da-ta di presentazione della querela o del-la denuncia.La competenza per i giudizi conse-guenti alle violazioni delle norme intema di rettifica, cui all’articolo 8 dellapresente legge, appartiene al pretore(1). Al giudizio si procede con il ritodirettissimo (1). È fatto obbligo:a) al pretore di depositare in ogni casola sentenza entro sessanta giorni dallapresentazione della denuncia;b) al giudice di appello di depositare lasentenza entro quarantacinque giornidalla scadenza del termine per la pre-sentazione dei motivi di appello;c) alla Corte di cassazione di deposita-re la sentenza entro sessanta giornidalla scadenza del termine per la pre-sentazione dei motivi del ricorso (1).I processi di cui al presente articolosono trattati anche nel periodo ferialeprevisto dall’articolo 91 dell’ordina-

mento giudiziario approvato conR.D. 30 gennaio 1941, n. 12 (1). Lacolpevole inosservanza dell’obbligoprevisto nel settimo comma costitui-sce infrazione disciplinare (1). Inogni caso, il richiedente la rettificapuò rivolgersi al pretore affinché, invia d’urgenza, anche ai sensi degli ar-ticoli 232 e 219 del codice di proce-dura penale, ordini al direttore la im-mediata pubblicazione o la trasmis-sione delle risposte, rettifiche o di-chiarazioni (1).(1) Comma aggiunto dall’art. 43, L. 5agosto 1981, n. 416.

22. PERIODICI GIÀ AUTORIZZATIPer i giornali e gli altri periodici auto-rizzati ai sensi delle leggi precedenti,la registrazione prescritta dall’articolo5 deve essere effettuata nel termine diquattro mesi dall’entrata in vigore del-la presente legge.

23. ABROGAZIONISono abrogati il R.D. legge 14 gennaio1944, n. 13 e ogni altra disposizionecontraria o incompatibile con quelledella presente legge.

24. NORME DI ATTUAZIONEIl Governo emanerà le norme per l’at-tuazione della presente legge (1)(1) Tali norme non sono state mai ema-nate.

25. ENTRATA IN VIGOREDELLA LEGGELa presente legge entra in vigore ilgiorno successivo a quello della suapubblicazione nella Gazzetta Ufficialedella Repubblica.

Nota1. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 2/1971, ha ritenuto lecita la pub-blicazione di “singoli stampati o numeri unici”.2. “Non si configura il reato di divulgazione di stampa clandestina nel caso di af-fissione di un manifesto che, pur mancando di indicazioni circa il luogo di stam-pa, consenta facilmente di evincere, dal suo contesto, anche in via indiretta, leindicazioni che permettono di risalire ai soggetti responsabili della stampa (nellaspecie, tali indicazioni erano ricavabili dal riferimento al settimanale «Umanitànova», regolarmente pubblicato e, quindi, noto da tempo)”.(Pret. Sestri Ponente, 3 dicembre 1988; Riviste: Foro It., 1990, II, 154; Rif. ai co-dici CP art. 663B; Rif. legislativi L. 8 febbraio1948 n. 47, art. 16).

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INDICE

Definizione e modelli di comunicazione pag. 5Le parole della comunicazione pag. 8Il messaggio personalizzato e il destinatario-mediatore pag. 9Le relazioni pubbliche pag. 9Il metodo R.A.C.E. pag. 10Le regole per scrivere semplice pag. 12Le regole del giornalismo pag. 14Organizzare l’Ufficio Stampa pag. 15Scrivere il comunicato stampa pag. 17Organizzare la conferenza stampa pag. 18L’immagine integrata pag. 19La pubblicità pag. 19La rassegna stampa pag. 20Newsletter, volantino e house organ pag. 20La comunicazione via Internet pag. 22Bibliografia esenziale pag. 24

Appendice normativa pag. 25

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Edizione: Gennaio 2005