LE ORIGINI DELLA FAMIGLIA BORTOLAN - giaarcix.it · da Monsignor Gino Bortolan di Venezia,...

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www.giaarcix.it - © Giacomo Arcidiaco LE ORIGINI DELLA FAMIGLIA BORTOLAN Molte notizie sulla famiglia di Anna Bortolan, nonna paterna della mia bisnonna Rita Cattaruzzi, sono state raccolte da Peter Bortolan di South Windsor (CT, USA), discendente di uno dei fratelli di Anna. Altre preziose informazioni che hanno permesso di ricostruire la genealogia della famiglia sono state fornite da Monsignor Gino Bortolan di Venezia, contattato da Peter, il quale ha fornito un albero genealogico molto dettagliato. Quest’albero, che pone come capostipite di questa famiglia il bisnonno del bisnonno di Anna, Sebastiano Bortolan (1608 circa-1675), fu minuziosamente realizzato negli anni settanta (del Novecento) da Giuseppe Mondani Bortolan, discendente di un prozio di Anna. Quella che segue è una trascrizione non completa di quell’albero, che pone particolare attenzione al ramo da cui discesero i suoi antenati: Sebastiano Bortolan ~1608-1675 sposa Giovanna ~1624-1691 Maria 1665-1682 Bernardo 1657-1711 Nicolo1661-1684 Santo Gaspare 1717 Giov. Batt. 1659-1681 moglie: Caterina Renaldini 1694 sposa Faustina Renaldini sposa Caterina Felici sposa Paolina Silvestrin Anna ~1639 moglie: ignota Antonio ~1647 Maddalena 1687-1689 Giovanni Battista 1685-1759 Pietro 1788 Giovanna 1678Sebastiano 1679-1740 Antonio 1696-1719 sposa Caterina 1739 sposa Francesca Zampieri sposa Prudenza Zambon Lorenzo 1755 Alvise 1702-1742 Caterina 1709-1732 Da questo ramo discesero: Giovannetta 1713-1718 Gian Maria 1722-1757 Antonio 1737-1740 Giovanni Giovanni 1768-1843 Giovanni 1719sposa Caterina Milani 1793 Antonio 1743-1840 NOBILE DELL’IMPERO Francesco 1732-1763 Giovanni Battista (Giobatta) D’AUSTRIA Giovanna 1766 e Domenico 1728-1777 Giacomo (Jacopo) 1784-1842 FONDATORE DELLA FONDERIA DI SANTA MARIA DEL ROVERE Bernardo 1779 Giovanni Antonio ~1750 Giuseppe 1749-1759 Da questo ramo discese: prima moglie: Santa Albanese sposa Elisabetta Scatolin 1762 Anna Augusta Rosa 1817-1892 seconda moglie: Elisabetta Schiavinato Laura 1771 PITTRICE Giuseppe 1784~1850 Santina 1782 Pietro 1805-1870 Gian Maria 1780 sposa Lucia Rossi Santa 1783sposa Angela Martignon Francesco 1790-1843 Cecilia 1786Marianna 1782 Regina 1784 Gaetano 1786 Teresa ~1788-1854 Anna 1831-1894 Maddalena 1799 Da questo ramo discese sposa Giovanni Battista Cattaruzzi Giuseppe Mondani Bortolan Lo stesso Giuseppe Mondani Bortolan, nato nel 1927 e morto a Bologna nel 2011, ha infine fornito le trascrizioni dei documenti parrocchiali e notarili relativi alla famiglia Bortolan da lui trovati durante le sue ricerche. w w w . g i a a r c i x . i t

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LE ORIGINI DELLA FAMIGLIA BORTOLAN

Molte notizie sulla famiglia di Anna Bortolan, nonna paterna della mia bisnonna Rita Cattaruzzi, sono state

raccolte da Peter Bortolan di South Windsor (CT, USA), discendente di uno dei fratelli di Anna.

Altre preziose informazioni che hanno permesso di ricostruire la genealogia della famiglia sono state fornite

da Monsignor Gino Bortolan di Venezia, contattato da Peter, il quale ha fornito un albero genealogico molto

dettagliato.

Quest’albero, che pone come capostipite di questa famiglia il bisnonno del bisnonno di Anna, Sebastiano

Bortolan (1608 circa-1675), fu minuziosamente realizzato negli anni settanta (del Novecento) da Giuseppe

Mondani Bortolan, discendente di un prozio di Anna.

Quella che segue è una trascrizione non completa di quell’albero, che pone particolare attenzione al ramo da

cui discesero i suoi antenati:

Sebastiano Bortolan ~1608-1675

sposa Giovanna ~1624-1691

Maria 1665-1682 Bernardo 1657-1711 Nicolo’ 1661-1684 Santo Gaspare †1717

Giov. Batt. 1659-1681 1° moglie: Caterina Renaldini †1694 sposa Faustina Renaldini sposa Caterina Felici sposa Paolina Silvestrin

Anna ~1639 2° moglie: ignota

Antonio ~1647

Maddalena 1687-1689 Giovanni Battista 1685-1759 Pietro †1788 Giovanna 1678† Sebastiano 1679-1740

Antonio 1696-1719 sposa Caterina †1739 sposa Francesca Zampieri sposa Prudenza Zambon

Lorenzo †1755 Alvise 1702-1742

Caterina 1709-1732

Da questo ramo discesero: Giovannetta 1713-1718 Gian Maria 1722-1757 Antonio 1737-1740 Giovanni Giovanni 1768-1843

Giovanni 1719† sposa Caterina Milani †1793 Antonio 1743-1840 NOBILE DELL’IMPERO

Francesco 1732-1763 Giovanni Battista (Giobatta) D’AUSTRIA

Giovanna †1766 e Domenico 1728-1777 Giacomo (Jacopo) 1784-1842

FONDATORE DELLA FONDERIA

DI SANTA MARIA DEL ROVERE

Bernardo †1779 Giovanni Antonio ~1750 Giuseppe 1749-1759 Da questo ramo discese: prima moglie: Santa Albanese sposa Elisabetta Scatolin 1762 Anna Augusta Rosa 1817-1892

seconda moglie: Elisabetta Schiavinato Laura †1771 PITTRICE

Giuseppe 1784~1850 Santina 1782 Pietro 1805-1870 Gian Maria 1780

sposa Lucia Rossi Santa 1783† sposa Angela Martignon Francesco 1790-1843

Cecilia 1786† Marianna 1782 Regina 1784 Gaetano 1786 Teresa ~1788-1854

Anna 1831-1894 Maddalena 1799 Da questo ramo discese sposa Giovanni Battista Cattaruzzi

Giuseppe Mondani Bortolan

Lo stesso Giuseppe Mondani Bortolan, nato nel 1927 e morto a Bologna nel 2011, ha infine fornito le

trascrizioni dei documenti parrocchiali e notarili relativi alla famiglia Bortolan da lui trovati durante le sue

ricerche.

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Altre informazioni (non tutte verificate) su questa famiglia sono le seguenti:

BORTOLAN: a Finale Emilia si chiamavano Bortolani e così a Ferrara, dove passarono nel secolo XVII.

Colà avevano nell’arma della loro casa l’aquila nera in fondo d’oro marcato da tre monti accostati di

verde, caricati da uno scaglione di rosa. I Bortolan compaiono a Montebelluna, a Treviso ed a Vicenza. In

questa città sono stati creati nobili negli inizi del secolo scorso. Nello stemma di questo ramo, tra gli altri

segni araldici, torna a far capolino l’aquila nera.

Nella famiglia del Bortolan uscirono uomini di valore. Tra essi ricordiamo Giacomo possidente e deputato

di Treviso, Giovanni presidente della Camera di Commercio nel 1827, Valentino, magistrato a Palma e a

Feltre, Domenico scrittore nella Curia di Portogruaro nel 1866.

Nel Settecento i Bortolan erano certamente, se non nobili, almeno economicamente benestanti: il capostipite

della famiglia, Sebastiano Bortolan, ed in seguito i suoi discendenti, avevano infatti sviluppato un

commercio piuttosto rilevante di ferro e rame, costruendo tra l’altro, raccontano, campane per la provincia di

Brescia, e lamine per le navi reali di Napoli. Molti documenti conservati negli archivi notarili di Treviso lo

testimoniano.

Giuseppe Bortolan, Dottore in

Giurisprudenza, Primo Presidente di

Corte D’Appello, Procuratore Generale

on. Della Corte di Cassazione, Cavaliere

di Gran Croce dell’Ordine della Corona

D’Italia, Grand’Ufficiale dell’Ordine dei

SS. Maurizio e Lazzaro

- nipote di Giuseppe Bortolan (1784 –

1850 circa) cugino di Pietro Bortolan -

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Sebastiano Bortolan, di professione “battirame”, proveniva secondo alcune ipotesi da Ferrara. Secondo altre,

invece, era più probabilmente nato nel paese di Montebelluna (TV), dove nel Cinquecento e nel Seicento si

trovano molti altri Bortolan.

Fatto sta, però, che verso la metà del Seicento si era trasferito a Carbonera (TV) e che qui era morto il 17

maggio 1675:

SEBASTIAN BORTOLAN ESSENDO DI ANNI 67 IN CIRCA RICEVUTI LI SS.MI SACRAMENTI

ECCETO QUELLO DELL’EUCARESTIA PER IMPEDIMENTO DI CATTARO PASSÒ DA QUESTA A

MIGLIOR VITA ET FU SEPOLTO IN QUESTO CEM.O .

Alla sua morte la moglie Giovanna si trasferì con i figli a Fontane (TV), poco lontano da Carbonera, dove

morì il 28 giugno 1691. Fu sepolta a Carbonera:

JOANNA R.TA [relicta N.d.R.] Q.M

[quondam N.d.R.] SEBASTIANI PORTULANI, MUNITA SACR.

AETATIS SUE ANNOR. 68, ET EIUS CADAVER TRANSLATUM EST IN CEMET. DE CARBONERIA.

Sebastiano e Giovanna avevano avuto sei figli maschi e due femmine: i documenti indicano che almeno tre

di questi, Gaspare, Nicolò, e Bernardo (o Bernardino), continuarono l’attività del padre ampliandone i

guadagni. Tra questi, Bernardo Bortolan era il nonno del bisnonno di Anna Bortolan.

Sui discendenti di Gaspare Bortolan, che appartenevano a quello che nell’Ottocento sarebbe stato il ramo più

ricco della famiglia, troviamo per esempio il seguente atto notarile, datato 1790.

Con questo documento, Giuseppe Bortolan (figlio di un pronipote di Gaspare) diede in gestione a due fratelli

di Venezia una fabbrica situata in San Bugole (l’attuale quartiere di Selvana a Treviso).

I due fratelli si impegnavano a pagargli, oltre a 280 ducati all’anno, sei “pani” di zucchero e due prosciutti di

ottima qualità ad ogni rinnovo del contratto1:

Il S.r Vendremino Princivalli, come procuratore dei N. N. H. H. Ecclem. Nicolò e Gio. Batt.a fratelli

Contarini da Venezia, concede in livello perpetuo, con l’obbligo di pagare ad ogni rinnovazione di

investitura 6 pani di zucchero del peso di etti 2 e due persciutti di ottima qualità al S.r Gius.e Bortolan

q.m Giac.o Maggior in Villa di Carbonera: tre corpi di fabbriche con muri di stroppo, murazzi sopra e

sotto acqua con costivi e terra arativa in Villa di S. Bugole, Colmello alla Parrocchia di S. Tomaso;

né non l’edifizio di Battirame con tutti gli magli, opere, utensili ivi esistenti; e finalmente l’investitura

di detta acqua con l’uso della medesima nelli modi e forme usate e sin’ora praticate per l’andamento

di detto edifizio; il tutto per l’annuo livello di ducati 280.

Pochi anni dopo2 questo stesso Giuseppe Bortolan e la sua prozia Elena Loschi, in qualità di coproprietari di

un edificio “ad uso di battirame” posto nel comune di Retorgole, istituirono come proprio procuratore

Giovanni Antonio Bortolan di Vicenza, rispettivamente prozio e cognato di Giuseppe ed Elena.

Negli atti notarili di Treviso si trovano informazioni anche sui discendenti degli altri figli del capostipite

Sebastiano: di un figlio di Nicolò Bortolan si legge infatti che, originario di San Bugole, era di professione

“battirame” nel paese di Visnadello (TV), pochi chilometri a Nord di Treviso3.

Per quanto riguarda il mio avo Bernardo Bortolan, tra i libri dei battesimi di Carbonera si trova, in data 8

aprile 1657, il suo atto di battesimo:

BERNARDINO FIGLIOLO DI SER SEBASTIAN BORTOLAN MAIER ET ZUANA SUA CONSORTE

NATO H. 11. PADRINO SER GIULIAN OLTRA DA PORDENON.

Bernardo, commerciante e fabbro come il padre, sposò il 9 febbraio 1682 Caterina Renaldini di Visnadello,

figlia di Giovanni; due anni dopo, il 27 aprile 1684, suo fratello Nicolò sposò Faustina Renaldini, sorella di

Caterina. Tra gli atti di questa parrocchia si trova:

BERNARDO FIGLIO DEL Q.M SEBASTIAN BORTOLAN, DA CARBONERA, E CATTARINA FIGLIA DI

D.NO ZUANNE RENALDINI DI QUESTA CURA. TESTIMONI GIROLAMO GENOESE E GIROLAMO

BARBISAN.

1 Notaio Lorenzo Casellati, Treviso, 1° marzo 1790 2 Notaio Lorenzo Casellati, Treviso, 13 agosto 1792 3 Notaio Ferdinando Grosso, Treviso, 6 gennaio 1731

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Faustina Renaldini morì a Treviso il 26 ottobre del 1717, a 67 anni. Sua sorella Caterina Renaldini morì

invece all’età di soli 30 anni il 23 marzo 1694 a Fontane, e fu sepolta a Carbonera:

CATHARINA UXOR BERNARDI PORTULANI ETATIS SUE ANNORUM 30 MUNITA SACR. ECCL.

OBIIT ET EIUS CADAVER SEPULTUM EST IN COEMETERIO DE CARBONARIA APUD MORTUOS

SUOS.

Da Caterina, Bernardo ebbe due figli, Giovanni Battista e Maddalena (morta a due anni nel 1689).

Risposatisi con una donna della quale per il momento è ignoto il nome, ebbe altri cinque figli: Antonio,

Lorenzo, Alvise, Pietro e Caterina. Quest’ultima morì nel 1741 a soli trentadue anni: il suo atto di morte,

conservato nella parrocchia di San Tommaso, indica che “era scema di giudizio”.

Bernardo visse gli ultimi anni della sua vita nel quartiere di San Bugole a Treviso, e morì il 22 maggio 1711,

lasciando in eredità ai figli, alcuni dei quali ancora molto giovani, un probabilmente cospicuo patrimonio.

Fu sepolto nella parrocchia di San Tommaso di Treviso, dove si trova anche il suo atto di morte:

BERNARDUS PORTULANUS DE VILLA SAMBUGOLI AETATIS SUE 60 ANNORUM CIRCIBUS

SACR. ROB. HERI MANE OBIIT IN D.NO ET HODIE SUUM CADAVER SEP. FUIT IN HAC MEA

ECCLESIA PERACTO FUNERE A ME SUPRADICTO RECTORE.

Tutti i suoi cinque figli maschi, pare, continuarono la sua attività e solo due di essi si sposarono.

Il più giovane di questi, Pietro, nato dalla seconda moglie, sposò nel 1734 Francesca Zampieri e visse a

Treviso nella parrocchia di Santa Maria del Rovere.

A quell’epoca i Bortolan, a Santa Maria del Rovere, si erano ritagliati un ruolo e una rispettabile posizione

sociale, non disgiunta dalla sostanziale agiatezza con la loro attività di calderai e di commercio del rame, i

cui profitti trovavano chiara visibilità in beni stabili4:

Pietro Bortolan, calderaio e mercante nel solco della tradizione familiare, non sembra

profondere soverchie energie in transazioni immobiliari: gli atti notarili che lo riguardano

danno notizia della riscossione di un credito tacitato con un paio di buoi, della concessione

di una campagna a livello a Trevignano, dell’acquisto di due case in città negli anni ottanta.

Non bisogna dimenticare che la gestione finanziaria e la vitalità degli affari condotti nel

corso delle ultime tre generazioni avevano propiziato una certa agiatezza familiare e che in

virtù del matrimonio, Francesca Zampieri nel 1734 gli aveva portato in dote la discreta

somma di 2800 ducati.

Più intraprendenti si riveleranno i figli che da soli o in società incrementeranno la già solida

base economica.

Antonio (1797) rileva da Girolamo Spineda il Palazzo dominicale di Venegazzù e circa 600

campi con fabbriche coloniche in diversi distretti per 145.000 ducati; sempre un’altra

Spineda, Felicita, lo ricorda nei suoi lasciti con 100 oncie di argento lavorato. Il loro

commercio di rami si estendeva al Cadore, naturale riserva di artigiani e calderai, non

certamente di poco conto se una delle parti – i fratelli Mazzoni- gli erano debitori di 2348

ducati in quattro anni.

I miglioramenti promessi da Pietro Bortolan trovano immediata e pratica attuazione,

ristrutturazioni e finiture promuovono l’edificio nel novero dei casini dominicali.

Nel 1791 i figli di Pietro, Giovanni, Antonio e Giobatta, avevano definito con Francesco

Giustiniani Lolin la vendita del casino e barchessa per 2536 ducati ma, l’acclusa

documentazione monca e imprecisa destò le perplessità del nobile Veneto non tutelato nei

suoi interessi. La vana attesa o la conferma dei propri dubbi indussero il Giustinian Lolin

dopo qualche anno a rinunciare definitivamente al complesso dominicale. Nel 1796 nuovi ed

urgenti lavori si imposero per rimettere in sesto la casa che presentava segni evidenti di

decadedenza: il soffitto pericolante ed il terrazzo macchiato dalla pioggia, sopra la sala del

belveder mancava una finestra di lastre, erano da rifare parte degli scuri, i catenacci

mancavano di quasi tutte le chiavi.

4 Cfr. Dattiloscritto sulla Villa Franchi-Lanza di Pino …. 2006.

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Alla definizione del catasto napoleonico la villa al Maglio era intestata a Giovanni Battista

Bortolan, già in possesso di una casa in faccia al Monastero di Santa Maria Nova e di una

casa in Barberia.

Con la frequentazione dei limitrofi fondi Corner fin dal 1807 (beni che Andrea Corner aveva

affittato per un decennio) Giuseppe Berti disponeva di conoscenze dirette della zona facente

capo a S. Maria del Rovere e S. Artemio, meditando a lungo la possibilità di acquisto.

Così, nel 1813, concluse la trattativa per la villa e le relative adiacenze con i fratelli

Bortolan al prezzo di 7613:60 lire.

Parlando ancora di Antonio Bortolan, figlio di Pietro, sappiamo che morì a Santa Maria del Rovere il 14

febbraio 1840, celibe, pensionato, alla bella età di 96 anni. Su di lui si trovano dati interessanti tra gli atti

notarili della città di Treviso, che danno un’idea delle ottime condizioni economiche della sua famiglia in

quel periodo5:

30 aprile 1771 – Antonio di Pietro Bortolan, compra di un appartamento in Venezia – N. 112, Atti

Notaio Francesco Viviani L. 5143-5171 – Essendo il Nob. Sr. Federigo Monigo debitore di £. 1387,

verso il S.r Antonio Bortolan del S.r Pietro, entrambi di Treviso, gli cede un appartamento in Venezia

pervenutogli per eredità dalla q.m Nob. S.ra Giulia Millani Monigo di lui Madre. Testimoniano Sig. r

Vincenzo Millani q.m S.r Bortolo.

Descrizione dell’appartamento: in Venezia, contrada S.ta Appolinare; scala scoperta dalla corte,

portico, due camere, tinello e cucina; dalla parte del Rio un pergolo con balconi a volta sopra due

colonne a volta con capitelli; nel Portico fra li balconi un camino alla francese antico, altri camini

nelle camere.

26 novembre 1797 – Antonio Bortolan compera beni da Giacomo Spineda. Atti Notaio Lorenzo

Casellati – Il citt.o Giac.o Spineda q.m Marc’Antonio vende al Citt.o Antonio Bortolan q.m Pietro di

questa città: il Palazzo Dominicale a Venegazù; possessione di campi 52 a Maserada; possessione di

campi 73 a Rovere; chiesura di campi 8 a Carbonera; casa per osteria a Breda; pezza di Campi 47 a

Musestre; possessione di campi 30 a Selvana; casino dominicale a Selvana, chiesura di campi 8 a S.

Pellaggio; possessione di campi 19 a Martignago; possessione di campi 33 a Martignago; casino

dominicale ex duodo a Martignago; possessione di campi 15 a Martignago; chiesura di campi 6 a

Martignago; due caselle a Volpago; casa per osteria a Giavera; possessione di campi 46 a

Cusignana; possessione di campi 80 a Camalò; possessione di campi 69 a Camalò; possessione di

campi 16 a Volpago; per un totale di campi 592, con i rispettivi fabbricati colonici e pertinenze; per il

prezzo di £. 145.000.

Giovanni Battista Bortolan, il figlio primogenito di Bernardo e Caterina Renaldini, fratellastro di Pietro,

aveva invece sposato verso il 1710 una donna di nome Caterina, dalla quale ebbe quattro figli maschi, Gian

Maria, Giovanni, Francesco e Domenico, e due femmine, Giovannetta e Giovanna.

In quel periodo e negli anni seguenti i commerci di questo ramo della famiglia Bortolan fiorirono ed il lavoro

aumentò assieme alle preoccupazioni e ai guadagni.

Già negli anni ’40 tra Giovanni Battista e uno dei suoi fratelli, Lorenzo, erano in effetti nate delle

incomprensioni, tanto che nel 1748 Giovanni Battista aveva dovuto nominare un “giudice confidenziale per

sopire le vertenze col fratello”6.

Gian Maria Bortolan, il primo figlio di Giovanni Battista, era quello che più di tutti aveva preso le redini

dell’attività paterna e, nel 1748, aveva sposato una donna appartenente all’alta borghesia trevigiana, Caterina

Milani. Si ritrova il loro atto di matrimonio nell’archivio della chiesa di San Tommaso di Treviso, in data 28

aprile 1748:

FATTE LE TRE SOLITE PUBBLICAZIONI LI 21,25,27 CAD. DE APRILE, COLLA PERMISSIONE DI

MONSIGNOR VICARIO GENERALE, COME DA MANDATO IN FILZA, 2 DE DÌ 17 APRILE, COLLA

DISPENSA ANCOR DEL TRIDUO E NON SCOPERTOSI IMPEDIMENTO ALCUNO HO CONGIUNTO IN

SANTO MATRIMONIO IL SIG. GIO. MARIA BORTOLAN DI GIO. BATTISTA COLLA SIG.RA

CATTERINA DEL SIG.R ISEPPO MILANI AMBIDUE DI QUESTA CURA E CIÒ SEGNI NELLA CHIESA

CAMPESTRE DELL’ILL. SIG.R QUARENGO IN SELVANA ALLA PRESENZA DEL MOLTO R.DO

SIG.

5 Notaio Francesco Viviani, Treviso, 30 aprile 1771, e Notaio Lorenzo Casellati, Treviso, 26 novembre 1797 6 Notaio Antonio Morelli, Treviso, 18 aprile 1748

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D. PAULO BEVILACQUA E ANTONIO POLONI Q. DOM.CO NONZOLO ET TESTIMONIS. IO

GIACOMO VIDETTO P.O.

Gian Maria morì molto giovane dopo soli nove anni di matrimonio, nel 1757, forse, come si legge nell’atto

di morte, per una peritonite. Lasciava la moglie Caterina e cinque figli: Bernardo, Giuseppe. Anna Augusta,

Laura e Giovanni Antonio.

Nella parrocchia di San Tommaso si ritrova il suo atto di morte (31 luglio 1757):

SIG.R GIA. MA. FIGLIO DI GIO. BATTA BORTOLAN D’ANNI 35 CIRCA DOPPO GIORNI 15 DI

MALE ACCUTO CON DOLORI ACCERBISSIMI NELL’INTESTINI Q.TA MATTINA VERSO L’ORA

TERZADECIMA MUNITO PERÒ DI TUTTI LI SACRAMENTI, PASSÒ A MIGLIOR VITA, E DOVERÀ

ESSER SEPOLTO IN Q.TA CHIESA.

Un’idea delle condizioni economiche della sua famiglia verso la metà del secolo è data dal seguente atto

notarile, rogato in Treviso nel 1769.

Dieci anni dopo la morte di Gian Maria, suo fratello Domenico restituiva alla cognata Caterina Milani £.

3195.5, corrispondenti alla somma che questa aveva portato in dote all’epoca del suo matrimonio, ventuno

anni prima7:

La Signora Catterina figlia del q.m S.r Iseppo Millani, r.ta del q.m [relicta del quondam N.d.R.] Gio.

M.a Bortolan, creditrice della facoltà tanto dal S.r Dom.co Bortolan di lei cognato quanto dal d.o q.m

[dal detto quondam N.d.R.] Gio. Maria di lei marito di £. 3196,5 di sua dotte apparente dalla stima

fatta nell’anno 1748, 25 ap.le da stimador, e desiderando la stessa essere soddisfatta di detto suo

credito e volendo detto Dom.co Bortolan di lei cognato secondarla e liberarsi nel tempo stesso di detto

debito, le restituisce mobili per £.2205,8 e £.989,12 in contanti.

Inventario - 1769, 11 ap. le, villa di S. Bugole sotto la Parochia di S. Tomaso.

Inventario e stima di efetti mobili che consegna il S.r Dom. co Bortolan in paggamento e restituzione

di dotte alla S.ra Catt.a Millani fu moglie del q.m S.r Gio. Maria Bortolan suo fratello quali tutti

infrascritti mobili saranno stimati da noi qui sot.ti periti eletti dalle parti come segue: Cinque camise

£.19 – sei fonzioli 5 – tre trameze 4,10 – cinque para calze setta [di seta N.d.R.], diversi merli 6,10 –

[?] pesa libre 13,4 – fraceza mezo fazoleto e para calze setta 9,10 – una vesta di setta lattesina 70 –

quattro pessi robba di setta 31 – un paro maniche una pettina e coperta da busto con fiori 24 – una

vesta di rué da finir 22 – una veste di camelotto 31 – altra vesta di panno 36 – vesta di bombasina 12

– gabanela e cotolo di bombasina 9 – una vesta a righe 10 – vesta di saglia verde 24 – una polacha e

cotolo di camelotto 16 – cotolo e polacha di bombasina 12 – cotolo di poresin 14 – cotolo di tramina

e cedra 50 – gabanela e cotola picola di pacco sfusa 5 - gabanela e cotola picola di bombasina 9 –

cotola e certi stracio 4 – tre trameze d’indiana 13 – un busto picolo 14 – una cotola di tel straza un

paro grandi e una maniza 5 – cinque capeli parte di paglia, una maniza di penna quatro fazoleti parte

rosi 10 – un letto con sue tavole, cavaleti, testiera, due stramazi, uno con lana altro con pelume,

capezal, due cuscini, coltre imbotita, 7 lenzuoli, due mei 84 – un armieron, scabelo [sgabello],

comoda, cassa e sei careghe [sedie N.d.R.] tutto noghiera, una caseta [cassetta N.d.R.], un careghin

di bulgaro, una morigna e altra cassetina piccola di noghiera 62 – un scasedello una buscà però da

sei preico d’otton due sechielli d’acqua santa 7 – una tiovera con buzzatelle entrovi una cassetina un

spechio quatordeci quadri grandi e picoli di più sorte, tre piedestalli e crosetta con rimesso 42 – due

cogome da caffé una zuccariera sei chiacare con suoi piatelli quatro taze et altri cui due buone

gracial e portein con suo ferro 13 – una madassa [matassa N.d.R.] di perle da 7 filli pesa con la tarra

[tara N.d.R.] 107, 390 – altra madassa di perle minute di n° 9 filli pesa con la tara 67,88 – un

paro rechini [un paio di orecchini N.d.R.] con perle e diamanti 106 – un paro detti d’oro con perle 66

– un paro manini d’oro con cudon pieni pesa 267 a soldi 25 al caratto [carato N.d.R.] 333,15 – un

paro detti rossi pesa n°138 151,16 – un paso detto pesa K.ti 118 141,12 – un cristetto attaccato a

cordon tutto d’oro 56 – tre para riccetti oro uno de quali con perle pesa K.ti 35 38 – un anello con

diamanti 66 – anello oro con santin 11 – una scatola, paro finbe, reliquiario, cristo, diversi aghi et

altri pezetti tutto arg.to [argento N.d.R.] pesa tutto di battuta da tarra 6 64 – un sechielo de otton

pesa 3 6 – una cadina picola e due candelieri de otton 7 – un cadinetto di rame 2,15 – somma

£2205,8.

7 Notaio Francesco Giustinian, Treviso, 17 aprile 1769

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Due anni dopo la morte di Gian Maria morì anche suo padre Giovani Battista e fu sepolto nella stessa

parrocchia (31 marzo 1759):

FACCIO FEDDE GIURATO IO SOTTOSCRITTO QUALMENTE IL SIG.R GIAMBATTA BORTOLAN

D’ANNI 74 IN CIRCA DOPPO GIORNI 5 DI MALE DI PETTO MUNITO DE SS.MI SACRAMENTI

QUESTA MATTINA ALL’ORE UNDECI, PASSÒ A MIGLIOR VITTA. IL MEDICO FU L’ECC.TE

SIG.R

DR. GEROLIMO ISTRANA, E DOVERÀ ESSER POSTO IN QUESTA NOSTRA CHIESA, ETC.

Alla morte di Giovanni Battista Bortolan, l’eredità fu spartita tra i suoi eredi: Giovanni Battista lasciava tre

figli maschi viventi, Giovanni, Francesco e Domenico, e tre nipoti maschi, figli di Gian Maria, l’unico dei

figli che si era sposato. Di questi ultimi, però, ne rimasero presto solo due cui affidare l’eredità: Bernardo e

Giovanni Antonio, essendo l’altro figlio Giuseppe morto a vent’anni pochi mesi dopo il nonno Giovanni

Battista.

La Famiglia Bortolan-Mengotti: seduti in centro Giobatta Mengotti ed Angela Bortolan (1810-1879, figlia di Giuseppe

Bortolan e Lucia Rossi e nipote di Bernardo Bortolan) con ai lati due donne sconosciute,

dietro in piedi i figli Leonardo Caterino, Antonio ed una sorella (Lucia o Maria Maddalena).

Una nota: Antonio Mengotti sposò Laura Busato, figlia del pittore vicentino Giovanni Busato.

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A quanto pare tuttavia l’industria familiare fu gestita malamente dagli eredi, e gran parte delle fortune della

famiglia andarono perse negli anni che seguirono.

Giovanni Antonio (o Giannantonio) Bortolan, uno dei figli di Gian Maria, sposò a Carbonera, il 30 gennaio

1780, Elisabetta Scattolin, figlia di Gaetano e di Giulia Zanata, e per circa una decina d’anni rimase a

Carbonera per poi trasferirsi a Treviso.

Uno dei suoi figli, Pietro, nato nel 1805, fu il padre di Anna.

Questa è la trascrizione dell’atto di matrimonio di Giovanni Antonio Bortolan e di Elisabetta Scattolin:

GIANNANTONIO BORTOLAN Q.M GIAMMARIA DELLA PARROCCHIA DI S. TOMASO DI TREVISO

ED ORA ABITANTE IN CARBONERA, SPOSA ELISABETTA SCATTOLIN DI GAETANO.

Il 17 novembre 1793 morì Caterina Milani, madre di Giannantonio e moglie di Gian Maria Bortolan, e fu

sepolta nella parrocchia di San Tommaso a Treviso dov’erano sepolti il marito ed il figlio:

LA SIG.RA CATERINA FU MOGLIE DEL Q.M

S.R GIO. MARIA BORTOLAN DI QUESTA

PARROCCHIA IN ETTÀ DI ANNI 64 CIRCA DOPPO OTTO GIORNI DI MALE, CONFESSATA E

COMUNICATA PASSÒ ALL’ALTRA VITA E FU SEPOLTA IN QUESTA CHIESA ALLA PRESENZA DI

ME PARROCO.

Mentre tutte le ricchezze di questo ramo della famiglia andarono perse verso la fine del XVIII secolo, quelle

appartenenti al ramo che discendeva da Gaspare Bortolan, un’altro dei figli del capostipite Sebastiano,

continuarono invece ad essere ampliate.

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Il “Palazzo Bortolan” a Treviso, un tempo appartenuto a Jacopo o Giacomo Bortolan (1784-1842) oggi sede universitaria

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GIACOMO BORTOLAN (Carbonera, 22 ottobre 1784 – Treviso, 29 luglio 1842)

Nella storia di Treviso è rimasta memoria della figura di Giacomo (o Jacopo) Bortolan, che nei primi anni

dell’Ottocento fondò a Santa Maria del Rovere una fonderia meccanica ed altre fortunate attività industriali.

Questo Giacomo era figlio di Giuseppe (1759-1817) Bortolan e di Elisabetta Chilesotti e nipote di Giacomo

Bortolan (1736-1766). Il bisnonno di quest’ultimo Giacomo era Gaspare Bortolan, figlio del capostipite della

famiglia, Sebastiano. Nato a Carbonera, Giacomo fu battezzato il 26 ottobre 1784 da Don Giovanni Battista

Rossi, Cancelliere Vescovile di Treviso (cfr. archivio parrocchiale di Carbonera).

Nell’antica chiesa di Carbonera si trovano ancora le tracce di alcuni Bortolan appartenenti al suo ramo della

famiglia: nel mezzo del pavimento, la lapide che chiude la loro arca gentilizia porta la sola data, MDCCLXVI

(1766), ma sulla facciata della stessa chiesa, a sinistra della porta maggiore, esistevano le seguenti lapidi,

riferite ad alcuni di loro:

La prima di queste lapidi si riferiva al padre di Giacomo Bortolan, Giuseppe. La seconda ricordava invece la

moglie di Giacomo, Teresa Zaccagna, e la terza si riferiva proprio a Giacomo.

La quarta invece è dedicata ad un nipote di Giacomo, figlio di suo fratello Gaspare, che portava il suo stesso

nome ed era morto a soli vent’anni nel 1854.

L’industria fondata da Giacomo Bortolan, “Meccanica Bortolan”, fu attiva a Santa Maria del Rovere dal

1814 ed ebbe massimo sviluppo nel 1842 con cinque stabilimenti (tre ramifici, una fonderia di ghisa ed una

ferriera).

JOSEPHO·BORTOLANO·JACOBI·F

RELIGIONE·INTEGRITATE

REBUSQUE·IN·ASPERIS·PATIENTIA

PROBATISSIMO

QVI·IN·AERE·CONFLANDO·ET·DVUCENDO·INTENTUS

MACHINIS·INSTITVIS·OPEROSIORIBUS

REM·AVXIT·ARTEM·PERFECIT

FILII·PARENTI·SVAVISSIMO

MOERENTES

P.

OB. IV·MAI· M D CCC XVII

VIX. AN. LVIII·M·II·D·V

TERESA ZACCAGNA

SPECCHIO DI CONIUGALE TENEREZZA

DI MATERNO AMORE

DI DOMESTICA DILIGENZA

SOFFERTA CON CRISTIANA RASSEGNAZIONE LUNGA E

PENOSA MALATTIA

PASSO’ A SANTITA’ A XV NOVEMBRE DEL MDCCCXXXIV

DI ANNI XLV

L’INCONSOLABILE MARITO

IACOPO BORTOLAN

QUESTO MONVUMENTO DI LAGRIME

POSE

DOVE STA SEPOLTO IL SUO CUORE

A JACOPO DI GIUSEPPE BORTOLAN

CITTADINO TREVIGIANO

BENEMERITO

CHE VISSE ANNI LVIII

PER INGEGNO E VIRTU’

PER GRANDI IMPRENDIMENTI E SOVRANI ONORI

CLARISSIMO

CONSACRAVANO QVESTO INFELICE TRIBUTO

DI DESIDERI E DI LAGRIME

I FRATELLI VALENTINO E GASPARE

COLLA FIGLIA ISABELLA

A XXIX LUGLIO MDCCCXLII

VALE IN PACE

A JACOPO

DILETTISSIMO VNICO FIGLIO

DI SVEGLIATO INGEGNO E DI INDOLE EGREGIA

DI COSTVME INTEGERRIMO

RAPITO ALLE PIV’ CARE SPERANZE DELLA FAMIGLIA

DI ANNI XX

NEL SECONDO CORSO DE MATEMATICI STVUDI

FECERO INCONSOLABILI

I GENITORI GASPARE E GIUSEPPINA BORTOLAN

LASCIATI AL CORDOGLIO E ALLE LAGRIME

XI AGOSTO MDCCCLIV

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All’archivio di Stato di Treviso si trova un interessante atto notarile del 18078:

Scrittura d’appalto della Prefettura del Dipartimento di Tagliamento con gli eredi Gaspare Bortolan.

Nello stabile n° 34 Parrocchia di S. Lorenzo che serve d’ufficio a questa R.a Prefettura, costituiti il

Sig.r K r Giuseppe Casalli Prefetto del Dipartimento di Tagliamento ed il Sig.r Giacomo Bortolan del

S.r Giuseppe per la sua dite Gaspare Bortolan.

In forza dell’autorizzazione avuta da S. E. Il Sig.r Ministro delle Finanze con dispaccio 1 dicembre

1806 (4247/840) e dal Sig.r K r Isimbardi Direttore Generale delle Zecche 12 gennaio 1807 n° 37

viene stipulato quanto segue:

- 1° L’amministrazione Generale del Regno fornisce al Bortolan rame puro franco di ogni spesa.

- 2° Campioni, consegna e verbali relativi;

- 3° Il Bortolan restituisce eguale peso di rame in tondini per le monete;

- 4° Il Bortolan presenterà cauzione per la somma di £. 50.000 di Milano, che sono italiane £.

38.375,93;

- 5° Con il rame saranno fabbricati i tondini per le monete da cinque centesimi, tre centesimi, e

centesimo;

- 6° Campioni delle misure delle tre monete che verranno consegnati al Bortolan saranno

conservati presso l’Amministrazione Generale delle Zecche;

- 7° Peso dei tondini;

- 8° Difetti di fabbricazione;

- 9° Gli scarti saranno considerati come rame nuovo;

- 10° Proporzione di quantitativi fra le varie sorte di monete;

- 11° Quantitativo giornaliero del peso di cinquecento libre da onze 12 milanesi;

- 12° Obbligo di iniziare subito la fabbricazione;

- 13° Somministrazione del rame non vincolata a termini di tempo;

- 14° Trasporto a carico dell’Amministrazione Generale delle Zecche e eccezioni;

- 15° Pagamenti;

- 16° Luquidazione dei conti ad ogni rimessa;

- 17° L’Amministrazione Generale delle Zecche assicura che la manifattura non sarà minore di

800.000 lire della nuova moneta del Regno.

- 18° Validità della convenzione immediatamente dopo la sanzione di S.E. il Sig.r Ministro delle

Finanze, spese dell’atto non escluse quelle di registro a carico del Bortolan;

- 19° Dilazione riguardante la prima consegna.

Firmati: Giac.o Bortolan, G. Casatti Prof., testimoni, notaro.

Il palazzo in cui abitava Giacomo Bortolan a Treviso, oggi detto Casa Bortolan, è ancora esistente e merita

un approfondimento. Segue pertanto la trascrizione di un articolo di Natalina Botter:

Serpeggiando lentamente, il fiume Sile abbandona la campagna ed entra in città a far parte dell'arredo urbano.

Non più verdi sponde di giardini e parchi, bensì rive in pietra d'Istria e fondamenta di nobili palazzi che

ostentano la loro bellezza specchiandosi nelle verdi acque di quello che potremmo ben definire il nostro

"Canal Grande". Con la guerra tanti edifici lungo il fiume andarono perduti ma, grazie a sapienti restauri, la

riviera rimane ancora un percorso suggestivo della nostra città.

Il quartiere universitario recentemente instaurato comprende, oltre all'Ospedale dei Battuti e all'ex Distretto

Militare, anche il Palazzo Bortolan. Questo edificio, in origine di struttura cinquecentesca, fu acquistato nel

1806 dall'industriale Jacopo Bortolan, noto tra l'altro perché creò la Fonderia a Santa Maria del Rovere dove

si lavorava soprattutto il rame. In quell'occasione il palazzo fu trasformato radicalmente secondo il gusto

ottocentesco e la facciata fu realizzata, pare, dall'architetto Andrea Bon, o forse dallo Jappelli. Prima dei

recenti restauri voluti dalla Fondazione Cassamarca l'edificio ospitava la Farmacia dell'Ospedale a pianoterra

e ai piani superiori l'Amministrazione Generale dell'Istituto. Durante il Lombardo-Veneto aveva sede l'Ufficio

delle Pubbliche Costruzioni. La lineare facciata bianca neoclassica presenta un poggiolo in pietra d'Istria

accessibile da una trifora e interessanti decorazioni in terracotta dell'artista Zandomeneghi.

All'ingresso dell'edificio si nota subito una ricercatezza nell'armonizzare l'antico con il moderno.

Superato un atrio con il soffitto "alla Sansovino", cioè con travi a vista dipinte ancora nel Cinquecento e

rimesse in opera nel radicale restauro dell'Ottocento, si resta colpiti dalla presenza di una scala modernissima

che unisce tutti i piani: è come un grande albero costruito con lastre di ferro. Dal fascio centrale che sopporta

tutto il peso, si innalzano a ventaglio i rami che sostengono i gradini in marmo rosso di Verona. L'opera

realizzata dall'impresa Carron non si appoggia alle pareti e dà l'idea di estrema leggerezza.

8 Notaio Domenico Grigis, Treviso, 16 febbraio 1807

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Al primo piano gli affreschi delle piccole sale si rifanno a scene del repertorio classico e mitologico:

l'uccisione di Cesare e la partenza di Attilio Regolo alle pareti e sul soffitto Venere, Adone e Cupido; sopra le

porte decorazioni monocrome con scene di battaglie. Anche per questi ambienti non è ben definito il nome

degli artisti. Il Coletti accenna a Bernardino Bison mentre durante il recente restauro si è fatto il nome di

Pietro Moro. Eleganti ghirlande a stucco appese a borchie dorate scendono dalle pareti e tra i lisci marmorini

del soffitto si inseriscono gentili decorazioni di faretre, cornucopie, fiaccole. Tre grandi bassorilievi in stucco

danno il nome ad un'altra stanza dalle pareti a finti marmi grigi e bianchi. Il soggetto di "Amore-Morte" di

coppie infelici di innamorati è ripreso dall'antichità classica: Ettore e Andromaca; da Dante con Paolo e

Francesca al cospetto del d'angolo tra la Riviera e vicolo Bortolan spiccano dal muro due spesse cornici in

gesso; una sola però racchiude la decorazione ad olio su intonaco dove Diana si incontra con Pan in un

suggestivo paesaggio romantico con laghetti e salici piangenti.

Al secondo piano si apre la luminosa stanza dei paesaggi che si intravedono attraverso un baldacchino

"trompe l'oeil" sostenuto da esili colonnine di gusto pompeiano. Si tratta di vedute campestri con pastori,

pescatori, cascate e torri di carattere bucolico. Ancora un ultimo ambiente ricorda il fasto dell'ottocentesca

casa Bortolan: il salone delle feste che non si affaccia sul Sile, ma si allunga parallelo alla facciata all'interno

del palazzo. È una giostra di colori sul vasto soffitto tra comici in rilievo, cerchi, ottagoni, quadrati che

racchiudono affreschi con putti in piedi, seduti o distesi e con la grande rappresentazione di Giunone, Venere

e le tre Grazie.

Il Palazzo è oggi adibito a Centro Internazionale di Alti Studi Universitari e ad Iniziative Culturali con la

nuova denominazione di Palazzo dell'Umanesimo Latino.

Nel 1853 la "Meccanica Bortolan" divenne una società per azioni presieduta da Angelo Giacomelli, e nel

1857 la proprietà passò alla famiglia di quest’ultimo.

Nel 1856 ricevette la medaglia d'oro come rilevasi da "Atti dell'Imp. Reg. Istituto veneto di scienze, lettere

ed arti dal novembre 1855 all'ottobre 1856" edito in Venezia presso la segreteria dell'Istituto nel Palazzo

Ducale, 1855-1856, nel priv. Stabil. Antonelli Ed., pag. 661 e 662:

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Negli anni sessanta dell’Ottocento gli stabilimenti si ridussero a due e nel 1870 gli operai da 350 divennero

109.

Nel 1871 fu rilevata dalla Società Veneta Costruzioni Meccaniche (SVCM) e divenne la più grossa fabbrica

di Treviso. Fu il primo stabilimento in Italia nel quale si costruissero macchine a vapore con distribuzione a

scatto tipo Corliss.

***

Questo ramo della famiglia, che mantenne più degli

altri la sua condizione benestante, poteva vantare

anche un titolo nobiliare, dato dalle autorità austriache

che a quel tempo dominavano il Lombardo-Veneto a

Giovanni Bortolan (1768-1843), cugino del nonno di

Giacomo.

Un passo riferito a Giovanni Bortolan si trova nel

libro di Adriano Navarotto (Vicenza 1865-1946)

“Ottocento Vicentino - Memorie di un protagonista”9.

In questo passo, Vincenzo Gonzati, “il più diligente

raccoglitore degli scrittori vicentini e delle patrie

memorie che sia mai nato a Vicenza” come scrisse il

Magrini, commenta con una certa invidia il titolo

concesso a Giovanni Bortolan.

Le sue parole furono certo espressione del livore di

aver visto dato a Giovanni Bortolan, che tra l’altro non

aveva avanzato alcuna richiesta, quanto a lui era stato

negato.

Vincenzo Gonzati non era infatti nobile né Marchese,

come qualcuno ha scritto, nonostante avesse chiesto a

Vienna conferma di queste qualità, che gli furono

negate:

“…Quando Giovanni Bortolan, acquistato e

ristaurato il palazzo Palladiano che fu dei Caldogno al Pozzo Rosso, e messo a gran treno si

beccò anche la nobiltà, il nostro marchese [Vincenzo Gonzati N.d.R.] si domandò in che

mondo vivesse: un Bortolan, arricchitosi col vil commercio delle ferramenta, nobile!

E nel segreto dei suoi quaderni così si sfoga: “replicherò qui…. Vanitas vanitatum et omnia

vanitas, ed il signor Bortolan, ridotto ormai all’età settuagenaria, senza posterità masculina,

piuttosto che prender pensieri di nobiltà, meglio avrebbe potuto repplicare con Giobbe:

solum mihi superest sepulcrum”.

Ma il Bortolan aveva in Cecilia la posterità…. Femminina, e questa venne adocchiata

horribile dictu da Andrea Piovene - un conte autentico! - che nel settembre 1847 celebra le

sue nozze colla neo-nobile.

Il nostro diarista si affretta a registrare che sul portone di casa Piovene si iscrisse questo

verso: «genius et species regina pecunia donat».”

C’è da dire poi che non tutti i Bortolan di Vicenza risultano appartenere al nostro albero genealogico, ma che

anzi, molti di essi discendano da un ramo omonimo separato dal nostro, e forse originario, a quanto dicono,

di Lisiera (VI).

9 Vol. 1, pag. 56, ristampa: Stocchiero Editrice, Vicenza

Stemma della famiglia di Giovanni Bortolan

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PIETRO BORTOLAN (Santa Maria del Rovere, 1° agosto 1805 – Treviso,7 aprile 1870)

Pietro Bortolan, padre di Anna Bortolan e bisnonno della mia bisnonna Rita Cattaruzzi, era l’ultimo figlio di

Giovanni Antonio Bortolan e di Elisabetta Scattolin (o Scatolin).

I suoi genitori ebbero tra il 1780 ed il 1805 otto figli, in parte nati a Carbonera ed in parte a Treviso, dove la

famiglia si era trasferita verso il 1788. Questo è il loro albero genealogico discendente:

Giovanni Antonio Bortolan ~1750

sposa Elisabetta Scattolin 1762

Gian Maria 1780 Francesco 1790-1843 Pietro 1805-1870 Marianna 1782

sposa Anna Berti sposa Caterina Bortolan sposa Angela Martignon 1811 Regina 1784 TREVISO Gaetano 1786

Teresa ~1788-1854 Maddalena 1799

Antonio 1802 Gaetano 1814 Regina 1818 Antonio 1823 Maria 1826

Anna 1831-1894 Luigi 1830 Giuseppe 1847 Napoleone 1853 Antonio 1840 Filomena 1836† sposa Giovanni Battista sposa Vincenza "fonditore in ghisa" sposa Avalina "fonditore in ghisa" Domenico 1838

Cattaruzzi Cadorin sposa nel 1872 Regina Visentin Bariani sposa Domenica Vallino Bortolo †1842 S. MARIA DEL ROVERE (TV) MESTRE MONDOVI’ POZZUOLI e Orsola Maria Fittabile Silvestro 1844

TORINO / MONDOVI’ Santa 1845†

Maria Luigia1 1834

Elisabetta2 1850 Vincenzo Alessandro Pietro 1853 Giovanni Pietro 1878-1952 Giovanni 1872

Giovanni Eugenio 1854 Bortolo sposa Silvia Auletta Sebastiano Fortunato 1874 Alessandro Luigi Pietro 1856 Isidoro STATI UNITI Giovanna Angela 1877

Pietro 1858† Pietro 1879 Lidia 1894† Domenico Pietro 1859 Angela 1882 Rosa Giuseppina Andrea 1888 Pietro 1875

Andrea 1875†

Celestina 1885

(1) Sposa Sante Povezzano di Capozzolo e si trasferisce a Paderno di Ponzano Veneto (TV).

(2) Sposa Francesco Brunetta e si trasferisce a Villorba (TV) nel 1872.

Dei figli di Giovanni Antonio Bortolan ed Elisabetta Scattolin si hanno queste informazioni: Gian Maria, il

primogenito, che portava il nome del nonno paterno, nacque a Carbonera il 19 dicembre 1780 e sposò Anna

Berti. Sia lui che sua moglie morirono giovani, prima del 1823, lasciando un figlio di nome Antonio come il

nonno, nato nel 1802.

Il 30 dicembre 1782 a Carbonera nacque la seconda figlia di Giovanni Antonio Bortolan ed Elisabetta

Scattolin, Marianna Teresa. Il 9 agosto 1784 nacque Regina, ed il 22 luglio 1786 Gaetano, che portava il

nome del nonno materno.

Dopo la nascita di Gaetano la famiglia si trasferì a Treviso, dove la famiglia si allargò con l’arrivo di altri

quattro figli.

La prima di questi fu Teresa, nata verso il 1788, che sposò poi un tal Albanese e morì a Fontane all’età di 66

anni il 22 aprile 1854 di tisi. Il 2 agosto 1790 nacque poi Francesco, che si sposò con un’altra Bortolan di

nome Caterina e morì a Santa Maria del Rovere a 53 anni di bronchite l’8 aprile 1843.

Il 21 aprile 1799 nacque Maddalena, che si sposò a Santa Maria del Rovere il 2 dicembre 1818 con un tal

Antonio Battaglia. Il 1° agosto 1805 nacque infine l’ultimo figlio di Giovanni Antonio Bortolan e di

Elisabetta Scattolin, Pietro.

Il fatto che nei primi dell’Ottocento la sua famiglia non fosse ricca (lui stesso, per esempio era analfabeta) ci

dimostra che alla sua nascita i soldi dell’industria familiare dovevano essere già andati persi.

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La famiglia di Giuseppe Bortolan (figlio di Giovanni e Rosa Renaldin).

Da sinistra in piedi: Pierina, Elda, Linda, Luigi e Pietro Bortolan

Seduti Elisabetta Cattarin, Giuseppina Bortolan e Giuseppe Bortolan

Treviso, 1925 circa

In effetti verso l’inizio degli anni ’20 dell’Ottocento, morto sia il marito Giovanni Antonio Bortolan che il

primo figlio Gian Maria, Elisabetta Scattolin si trasferì con il figlio più piccolo Pietro ed il nipote Antonio,

figlio di Gian Maria, a casa del figlio Francesco al numero 185 del quartiere di Selvana.

Quello che segue è l’albero genealogico discendente di Francesco Bortolan, fratello di Pietro, i cui

discendenti vivono ancora oggi a Treviso: Francesco Bortolan 1790 sposa Caterina Bortolan 1791 Antonio 1812† Regina 1818 Antonio 1823 Maria 1826 Gaetano 1814-1885 Regina 1813† sposa Maria Brunello Gian Maria 1820† Elisabetta 1821† Anna Rosa 1836 Giovanni Francesco 1842-1885 Domenico 1845 Luigia 1848 Filomena 1852

Giovanni Francesco 1840† sposa Rosa Renaldin Regina 1850† Giovanni Pietro† Anna Rosa 1866† Antonia 1869 Adamo Gaetano 1871 Regina Maria 1875 Luigi Niccolo’ 1878 Giuseppe Matteo 1880

Giovanni 1867† sposa Elisabetta Cattarin

Francesco, che faceva il magliere di

professione, era l’unico della casa a lavorare

ed era un fabbro, o comunque lavorava il

ferro come avevano fatto suo padre e suo

nonno, e come facevano ancora anche quasi

tutti gli altri Bortolan, che in quegli anni

vivevano a Santa Maria del Rovere o a San

Bugole (l’attuale quartiere di Selvana in

Treviso).

Qualche anno più tardi la sua famiglia si era

allargata con la nascita di quattro figli e

Pietro ed Antonio si erano trasferiti, mentre

Elisabetta Scattolin era rimasta con loro.

Nel 1829 Pietro, che prese a lavorare come

magliere come il fratello Francesco e come

gli altri Bortolan, sposò a Santa Maria del

Rovere una lavandaia di nome Angela, figlia

di un altro magliere, Domenico Martignon,

che probabilmente lavorava con lui, e si

trasferì presto al numero 247 di quel

quartiere, nella stessa casa in cui aveva

vissuto (e forse viveva ancora) la famiglia di

Angela.

Pietro e Angela Martignon ebbero almeno

tredici figli, dei quali tre morirono in tenera

età: Filomena Bortolan morì nel 1837 all’età

di un anno, Santa Elisabetta Bortolan, morì

nel 1849 a quattro anni per un’orticaria, e

Bortolo morì di vaiolo nel 1842.

Anna sposò nel 1852 Giovanni Battista

Cattaruzzi, originario di Udine e rimase per

alcuni anni a Treviso per trasferirsi poi a

Santa Maria del Rovere verso la fine degli

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anni sessanta, a Villorba nel 1875, e, qualche anno più tardi, di nuovo a Santa Maria del Rovere, dove morì

nel 189410.

A differenza di Anna, quasi tutti gli altri figli e figlie di Pietro e Angela Martignon si trasferirono fuori da

Treviso, verso Padova, Mestre, Cuneo, Napoli e addirittura verso il Brasile.

Un particolare nei ricordi di mio nonno Mario era di un anziano Bortolan che nei primi anni Trenta viveva

con la moglie e due figlie, maestre di professione, al lido di Venezia, e che doveva essere, forse, uno dei figli

di Luigi Bortolan, fratello della nostra Anna.

Luigi era nato a Santa Maria del Rovere il 26 febbraio 1830 e, sposatosi il 7 novembre 1852 nella chiesa di

S. Andrea a Treviso con Vincenza figlia di Alessandro Cadorin, si trasferì a Mestre11.

I documenti della Parrocchia di Santa Maria del Rovere indicano che Luigi e Vincenza ebbero almeno

cinque figli, tutti nati e battezzati a Treviso: Vincenzo Alessandro (n. 1853), Giovanni Eugenio (n. 1854),

Alessandro Luigi Pietro (n. 1856), Pietro (n. 1858, morto lo stesso anno) e Domenico (n. 1859).

Nei ricordi di mio nonno Mario, l’anziano Bortolan ormai in pensione era solito giocare alle bocce, e proprio

su una pista da bocce, insieme a lui, mio nonno conobbe ed ebbe modo di parlare con un marconista di nome

Biagi, che fu una delle persone che, pochi anni prima, avevano partecipato alla famosa e sfortunata

spedizione scientifica per raggiungere l’Artide a bordo del dirigibile “Italia”, al comando di Umberto Nobile.

Sempre a proposito di Luigi Bortolan si trovano altri particolari tracciando la genealogia di una attuale

famiglia Bortolan a partire da un altro Luigi, nato a Venezia il 20 settembre 1904, emigrato a Milano

nell’aprile 1931 e morto nel 1976.

Questo Luigi Bortolan era figlio di Federico Bortolan (nato a Venezia il 20 dicembre 1866 e morto di

spagnola l’11 giugno 1918) e di Stella Gallo (Marano, 9 aprile 1870 – 20 novembre 1968).

Un pronipote di quest’ultimo racconta che, in famiglia, Federico era detto essere figlio illegittimo di una

contessa Vendramin e di un qualche “principe austriaco” (discutendo della paternità ma con buone

presunzioni per l'ascendenza Vendramin). Si narra in particolare che Federico fu affidato ad un Bortolan di

Mestre, “direttore dell'Arsenale di Venezia”, da cui prese il cognome, e che da bambino non gli fosse mai

mancato niente perché qualcuno forniva regolarmente vestiti e soldi ai Bortolan affinché lui ricevesse

un'istruzione privata.

Un censimento del 1870 (Registri del Comune di Venezia - Archivio storico della Celestia – Venezia) indica

come suo padre proprio Luigi Bortolan, molto probabilmente il fratello di Anna.

Si racconta che, da ragazzo, Federico frequentava il Conservatorio di Venezia, ma che forse abitasse ancora

coi genitori a Mestre. Conobbe verso il 1887 Stella, allora diciassettenne, che lavorava come inserviente in

casa Bortolan e scappò insieme a lei. La prima figlia, Ada, nata nel 1890, morì in tenera età. In quei primi

anni 1890 Federico e Stella partirono per il Sud America, dove nacque Margherita (Tina) il 15 maggio 1892.

Già nel 1894, però, quando nacque Luigia, i due erano tornati a Venezia, dove nacquero anche Angelina

(1897), Vito (1898, morto due anni dopo), la seconda Ada (1900), Antonio (1902), Luigi (1904), Amedeo

(1906), Maria (1908), e Domenico (1910).

***

Di un altro fratello di Anna, di nome Giuseppe, nato il 22 giugno 1847 a Treviso, sappiamo che sposò a

Santa Maria del Rovere nel 1872 Regina Visentin (Archivio della Parrocchia di Santa Maria del Rovere ed

Anagrafe di Treviso), e che emigrò a Mondovì (Cuneo) nel 1874 (cfr. Stato di Famiglia di suo padre Pietro

Bortolan). Un’ipotesi indica che si trasferì in Brasile, dove morì e dove ancora vivono alcuni dei suoi

discendenti.

Altri interessanti documenti rinvenuti all’Ufficio Anagrafe del Comune di Treviso indicano che Angela

Martignon, rimasta vedova nel 1870, all'epoca del matrimonio del figlio Giuseppe nel 1872 vivesse con lui, e

che si trasferì insieme a lui a Cuneo dove visse dal 1874 al 1875. Poi tornò in Veneto per andare a vivere con

la figlia Anna a Villorba dal 1875, ed infine a Pozzuoli con il figlio Napoleone a partire dal 1896.

10 Tra gli atti dell’Archivio Municipale di Montebelluna, nella sezione “Polizia”, si trova un riferimento ad una Anna Bortolan: “Bortolan Anna il 12

aprile 1848 sopra il Mercato venne offesa nel proprio onore da Callegher Francesco detto Tasan coi nomi di porca,vacca etc. più e più volte

proferiti”. Non è noto se si tratti della nostra Anna o di una sua omonima. In ogni caso era certamente una parente dei nostri Bortolan. 11 Cfr. il documento “situazione di famiglia” di Pietro Bortolan avuto dall’Ufficio Anagrafe del Comune di Treviso

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Atto di battesimo di Giuseppe Romualdo Bortolan, padre dell’industriale Jacopo Bortolan

- Carbonera, 7 febbraio 1759 -

Atto di battesimo di Giammaria Antonio Bortolan, zio di Anna Bortolan

- Carbonera, 19 dicembre 1780 -

Certificato di lavoro di

Napoleone Bortolan,

fratello di Anna:

“Certifichiamo noi sottoscritti che

Bortolan Napoleone prestò l’opera

sua in questo stabilimento in

qualità di fabbro tornitore dal 29

aprile 1872 al 17 aprile a.c. dando

saggi di capacità ed attività e che

abbandonò spontaneamente lo

stabilimento. Treviso, 10 giugno

1873.

Società Veneta di Costruzioni

Miccheniche e Fonderia in Treviso. w w

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ROSA BORTOLAN (Carbonera, 29 settembre 1817 - Treviso, 15 gennaio 1892)

Una Bortolan rimasta nella memoria

storica della città di Treviso si

chiamava Rosa ed era poco più

giovane di Pietro Bortolan, col quale

era imparentata alla lontana: il

bisnonno di Rosa era un fratello di

Giovanni Battista Bortolan,

bisnonno di Pietro.

Rosa Bortolan, nata a Carbonera nel

1817, si rivelò un’artista

indiscutibilmente dotata e molto

apprezzata dai suoi contemporanei.

Il padre Luigi Bortolan (1789-1877)

fu segretario municipale presso il

Comune di Treviso. Di lui sappiamo

che in vecchiaia diventò cieco e che

nel 1866, rimasto fedele al governo

austriaco, lasciò l’ufficio comunale.

La madre Elisabetta Zuccareda

(1793-1857) apparteneva invece a

una nobile e ricca famiglia

trevigiana.

A fianco è riportato parte dell’albero

genealogico discendente di Luigi

Bortolan, padre di Rosa (la quale si

trova sulla seconda riga dall’alto a

sinistra).

Rosa frequentò a Venezia l’Accademia delle Belle Arti, dal 1842 al 1846, e sempre a Venezia aprì un suo

studio di pittura.

Nel 1847 iniziò la sua produzione di grandi tele a olio, per massima parte a carattere religioso, destinate a

località del trevigiano. Nella pinacoteca di Treviso sono conservati pale e quadri che le assegnano un posto

rimarchevole nella storia dell'arte contemporanea.

Nel libro “Rosa Bortolan – Pittrice Trevigiana (1817-1892)” di Caterina Limentani Virdis, troviamo queste

informazioni:

Il Barrera così tratteggia la figuretta della giovane Rosa: “era bello il vedere questa signorina

trevisana, sempre con semplice eleganza a nero vestita, aggirarsi per le scuole e le sale dell’accademia,

tra i professori e la vivace schiera degli allievi con “baldanza umile ed innocenza accorta”.

Dunque la semplice eleganza dell’abito nero da scolara e la buona educazione provinciale avrebbero

dovuto porre la fanciulla al riparo dai rischi di un ambiente che solo da poco tempo si era aperto alla

frequenza delle fanciulle, come dimostra il caso della padovana Elisa Benato, iscritta dieci anni prima

grazie ad una pubblica sottoscrizione. Le stesse autorità austriache che le concedevano l’accesso,

infatti, indicarono in quel caso che l’evento doveva essere guardato “come semplice eccezione e d non

citarsi in esempio”.

In dieci anni le cose erano certamente cambiate, le presenze femminili in Accademia erano divenute

più frequenti, ma chi sa quali ricadute poteva avere sul buon nome di una fanciulla trevigiana un

periodo di studio affrontato da sola in una città grande e decisamente internazionale quale da sempre

era Venezia.

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Un comportamento schivo ed assennato, un regime

di rinunce e di obbedienza potevano forse in qualche

modo riscattare la reputazione di Rosa Bortolan

dalle piccole ombre che potevano averla oscurata.

Fu forse così che venne costruita pazientemente una

figura irreprensibile di figlia, la quale, per

cominciare, secondo le fonti coeve, alla morte della

madre abbandonò il suo studio veneziano per non

lasciare solo suo padre. Tale decisione avrebbe

avuto una sua logica se Rosa fosse stata figlia unica,

o la sola in età adulta, ma le cose non stavano così.

Un rapido sguardo all’albero genealogico della

famiglia, ci informa dell’esistenza di tre fratelli, tutti

residenti a Treviso: Giuseppe, morto nel 1877,

Giovanni, morto nel 1886, e Margherita, morta nel

1891.

Non sfugge il fatto che Rosa a quell’epoca è l’unica

della famiglia che si trova per motivi di lavoro fuori

di Treviso, dunque in apparenza la meno indicata ad

occuparsi del padre vedovo.

E Gentilomo Fortis Pavia, nel suo ritratto poetico del

1862, ci informa del fatto che nello stesso momento

in cui Rosa riparava a Treviso “in gramo del padre... a temprargli la cura acerba”, proprio allora,

guarda caso, “festivo al nuzial tripudio amor guidava la sorella”.

Era la seconda metà dell’anno 1857, perché il 21 maggio era morta Elisabetta Zuccareda, madre

dell’artista.

La nostra, nata nel 1817, aveva a quel tempo ormai quarant’anni e non poteva essere certo definita una

fanciulla, se mai, per la mentalità del tempo, una matura zitella, destinata, oltre tutto, a rimanere tale.

Se veramente si era trovata a Venezia fino a quella data, non è chiaro che cosa avesse fatto la pittrice

nel suo studio di rio Marin.

Luigia Codemo ci fa sapere che Rosa non navigava dell’oro: “si teneva indietro di tutto e campava

assai di magro” anche perché “rifiutava commissioni di signori stranieri quando la patria sotto di essi

sanguinava”. Certo, non è nota alcuna commissione nel capoluogo, né si sa di dipinti ivi eseguiti.

[...] A riprova della sua collocazione all’interno della cultura ufficiale del suo tempo sta il fatto che la

voce Bortolan Rosa compare già “nell’Albo degli artisti viventi, edito in Roma nel 1883”, un testo per

gran parte predisposto da Luigia Codemo, la quale non manca più tardi di lamentarsi di essere stata

fraintesa in qualche passo. Altra sortita ufficiale è sul “Dizionario Artistico” stampato a Roma nel

1882, su notizie fornite da Mosé Tonelli.

Anche altre personalità

cittadine di tutto risalto

culturale dedicarono più

volte la loro attenzione a

Rosa Bortolan. Spicca tra

gli altri Luigi Bailo, i cui

scritti, usciti sul Bollettino

del Museo Civico

Trevigiano e assai meno

encomiastici, sono ricci di

informazioni

documentarie e pertanto

forniscono importanti

notizie, come la presenza

di alcune opere dell’artista

all’Esposizione Storica

Trevigiana del

Risorgimento Nazionale,

La casa di Rosa Bortolan

in via Carlo Alberto a Treviso

Dipinto di Rosa Bortolan – L’incontro tra Napoleone ed Angelo Giustinian

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tenutasi a Treviso nel 1898. Altri

estimatori furono Carlo Barrera Pazzi,

Mosé Tonelli, e Tito Garzioni.

Il nome dell’artista compare inoltre

frequentemente su riviste e periodici

dell’epoca come il trevigiano “Archivio

Domestico”, fondato e diretto da Luigi

Bailo, o su “Coltura e Lavoro”, diretto

da Tito Garzioni, che fu anche

corrispondente della “Gazzetta di

Treviso”. Ma soprattutto gran parte della

notorietà della pittrice era affidata al

continuo riconoscimento dei suoi meriti

che correva, su può dire di bocca in

bocca, tant’è che ogni sua opera, appena

terminata ed esposta, veniva

puntualmente commentata, sulla stampa

e sulle riviste.

La Bortolan riceve incessantemente lodi

incondizionate per la sua produzione.

Dunque in genere i commentatori non

sembrano in genere fare troppa

distinzione fra opere di grande qualità,

come il dipinto storico rappresentante

l’incontro di Angelo Giustininan con

Napoleone Bonaparte, o il ritratto

dell’amica Luigia, o ancora il ritratto del

podestà Giacomelli e quadri devozionali

un po’ freddi e manierati a dispetto dell’esagerata esaltazione della loro generosità calda e sincera che

si legge negli scritti a loro dedicati.

Un esempio di questo atteggiamento è fornito dal frammento di un articolo di Mosé Tonelli scritto per

l’Archivio Domestico del 22 giugno 1873 a proposito del Transito di San Giuseppe dipinto da Rosa

Bortolan per la chiesa di Carpenedo di Mestre. L’autore tronca con queste parole il del resto

stucchevole commento dell’opera: “Non azzardiamo a farne la descrizione. La nostra povera penna

non varrebbe l’impressione mestamente gradevole che provasi nel contemplarla”.

Pochi giorni dopo la morte di Rosa Bortolan, avvenuta a Treviso il 15 gennaio 1892, su “Coltura e

Lavoro” compare un lungo articolo di Luigia Codemo tutto pervaso dalla pena per la perdita del suo

“buon angelo... madre d’amore, consiglio, aiuto” e nel quale, non di meno, quasi a volerne perpetuare

coerentemente la memoria, sono riassunte e riordinate numerose informazione riguardanti la vita e

l’arte dell’amica. Un mese dopo compare il necrologio di Carlo Barrera Pezzi.

A distanza di poco tempo, già nei primi decenni del Novecento soltanto qualche trevigiano continua a

scrivere su Rosa Bortolan; le notizie sono vaghe, frammentarie e con il passare del tempo sempre più

rare. Comanducci dedica nel 1934 qualche riga alla voce Bortolan rosa nel suo Dizionario dei pittori

italiani dell’Ottocento e più tardi, nel 1945, nel Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori ed incisori

italiani moderni e contemporanei.

In seguito alcune opere sono accolte positivamente dalla critica in occasione della loro comparsa in

esposizioni dedicate alla pittura veneta dell’Ottocento: nel 1923 il Ritratto di Madame Goujon viene

esposto a Venezia alla mostra sul Ritratto Veneziano dell’Ottocento e nel 1983 il dipinto storico oggi

alla Cassamarca è tra le opere della Mostra sull’Arte dell’Ottocento a Venezia.

Soltanto nel nostro decennio l’interesse nei confronti di questa artista sembra rinascere, accompagnato

dal tentativo di ricostruirne il percorso vi si dedicano Anna Lanaro, autrice della scheda su Rosa

Bortolan per il volume relativo all’Ottocento di “La Pittura in Italia” e soprattutto Eugenio Manzato,

che nello stesso studio inserisce il profilo della pittrice nella trattazione su Treviso ed analizza

accuratamente alcune sue opere. Infine nel 1996 compare nel volume “Tele Svelate” un intero capitolo

dedicato a Rosa Bortolan, scritto da Anna Lanaro e una scheda sul suo dipinto storico ora alla

Cassamarca è accolta dalla recente mostra Venezia: Immagini e Mito.

Amore Dormiente di Rosa Bortolan

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QUELL’ARTE CHE MI INNAMORAVA FINO DAI PRIMI MIEI ANNI

Nella biblioteca civica di Padova è custodita una lettera autografa che Rosa Bortolan scrisse il 1°

settembre 1842 all’abate Antonio Meneghelli, brillante professore di diritto dell’Università di Padova,

collezionista di opere d’arte, mecenate, promotore dell’attività artistica della sua città ed oltre. In essa

la giovane donna ringrazia l’abate Meneghelli per l’invio di un “librettino”; certamente si tratta di

“Ancora due parole sulle mie stanze”, viaggio guidato tra le opere d’arte di proprietà dell’Abate,

pubblicato nel 1842.

Ma perché Rosa riceveva quel dono? Perché l’abate, nella sua affettuosa benevolenza, fra le note di

quella preziosa operetta menzionava un disegno eseguito dalla nostra pittrice, raffigurante un “Amore

Dormiente” che è fedele copia di un’incisione di Mauro Gandolfi, pure appartenente al collezionista.

Tra gli artisti che il Meneghelli proteggeva vi erano due donne, Marianna Angeli Pascoli ed Elisa

Benato Beltrami, alla quale ultima l’Abate fu legato da affetto paterno. Anche la nostra pittrice, che

probabilmente lo conobbe tramite il cugino Jacopo (o Giacomo) Bortolan, corrispondente dell’abate,

come testimonia una lettera a lui indirizzata il 14 luglio 1831, ebbe il privilegio dell’attenzione di

questo importante personaggio.

Ma cerchiamo di ricostruire l’episodio. A dire il vero, nella lettera di Jacopo, Rosa non è minimamente

menzionata e anzi il gentiluomo è assai preoccupato di ringraziare Meneghelli dell’attenzione prestata,

su sua segnalazione, al giovane pittore bellunese Pietro Paoletti, autore di “una nuova cosa” posseduta

dall’abate. Di Paoletti tesse convinte lodi, giustificando persino “alcune scorrezioni innocue

all’insieme” perché “causate dall’impazienza dell’età” ed annunciando una sua visita per l’autunno

venturo.

Non essendo Rosa nominata, possiamo dedurne che Jacopo Bortolan non avesse alcuna intenzione di

introdurre presso l’abate la ragazzina di quattordici anni che era totalmente presa da “quell’arte che mi

innamorava fino da’ miei primi anni”, come lei stessa ebbe a dichiarare. Però in qualche momento tra

quel 1831 e il 1842, data della pubblicazione del libretto in cui il disegno di Rosa è menzionato, il

Bortolan, durante un visita al Meneghelli, forse cedendo alle insistenze della cuginetta, dovette

condurla con sé.

E fu questa per Rosa, non solo l’occasione di

conoscere l’abate, non solo di essere richiesta da

lui dell’esecuzione di un disegno, ma anche di

accedere all’importante collezione, alla quale lei

stessa accenna nella lettera.

Forse addirittura proprio quella volta o in un altro

momento successivo, Rosa poté conoscere la

pittrice Elisa Benato Beltrami, che era, come

abbiamo detto, una delle protette del religioso, con

le importanti conseguenze di cui diremo in seguito.

Jacopo Bortolan (1784-1842) era cugino di Rosa

da parte di padre, ed apparteneva al ramo più ricco

della famiglia. Proprio lui era stato il primo a

intraprendere una fortunata attività industriale nel

settore del ferro, aprendo a Santa Maria del Rovere

un fonderia meccanica che produceva macchinari

di ogni genere. Giacomo Bortolan era inoltre

proprietario di una grande casa in Riviera

Garibaldi, vicino all’ospedale. Personaggio di

spicco, dunque, sembrava avere tutte le carte in

regola per potere raccomandare a Meneghelli la

giovane pittrice esordiente.

La famiglia di Rosa, del resto, originaria di

Carbonera, a pochi chilometri da Treviso, già dal

XVII secolo stabilita in città con Sebastiano

Bortolan (1608-1675), ricopre nel primo Ottocento Ritratto di Luigia Codemo

di Rosa Bortolan

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Dipinto di Rosa Bortolan

Dipinto di Rosa Bortolan

un discreto ruolo sociale ed economico, come

dimostra l’acquisto di alcune proprietà. Dal “Registro

dei proprietari ed inquilini, degli esercenti arti e

mestieri, distribuiti nelle contrade e parrocchie del 30

agosto 1811 nella città di Treviso”, Giovanni

Bortolan, nonno della pittrice, risulta proprietario di

alcuni immobili situati in Contrada San Giovanni del

Tempio (nei pressi della chiesa di S. Maria Maggiore)

dove dopo il 1857 Rosa Bortolan aprirà il suo studio

al numero civico 225, a Piazza dei Signori, in

Contrada San Michele al numero civico 52 e in

contrada Barbaria al numero civico 1477.

Curiosamente Luigi Bortolan, padre della pittrice,

appare di condizioni più modeste e viene ricordato

solo come un onesto segretario municipale.

Nel 1816 sposa Elisabetta Zuccareda, proveniente da

una nobile e ricca famiglia trevigiana e proprietaria di

alcune tenute a Trebaseleghe, in provincia di Padova,

e Sant’Ambrogio di Grion.

La famiglia viveva nella casa situata accanto alla

chiesa di Santa Maria Maggiore, oggi via Carlo

Alberto, perché in quella parrocchia sono registrate le

nascite di Rosa, il 28 settembre 1817 e degli altri fratelli: Giovanni, il 18 agosto 1819, Giuseppe e

Margherita, il 25 maggio 1821.

Giovanni Bortolan è tra i fratelli della pittrice quelle che lascia di sé il maggior numero di notizie, in

relazione alle importanti cariche cittadine che ricoprì.

Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Padova, intraprese a Treviso la

carriera di magistrato, diventando Presidente del Tribunale cittadino e membro della Giunta

Municipale.

Fu personaggio rispettato e onorato e, come dimostra un documento dell’Archivio di Stato di Treviso

datato 16 gennaio 1886, il Municipio si fece carico delle spese del suo funerale.

Nel 1861 sposò Teresa Fontolan e da questa unione nacquero Luigia (1864) ed Elisabetta Bortolan.

GIOVANNI E LUIGIA BORTOLAN

In “A ricordo di un centenario” di Angelo Campagner (capitolo XIV) si trovano maggiori informazioni a

proposito di Giovanni Bortolan, fratello di Rosa, e di sua figlia Luigia.

“Il fratello Giovanni nacque a Treviso il 18 agosto 1819

e fu battezzato a Santa Maria Maggiore il giorno

seguente. Negli anni 1837-1840 frequentò il corso di

politica legale nell’Università di Padova, laureandosi in

giurisprudenza. Occupò importanti cariche nel foro

trevigliano, prima come giudice inquirente, nel 1868, in

seguito come presidente del Tribunale provinciale di

Treviso e consigliere della Corte d’Appello di Casale nel

1885.

Oltre che nella magistratura, prese parte attiva nella

Giunta Municipale cittadina, quale consigliere, per vari

anni. Che l’opera sua sia stata apprezzata, ne rende

testimonianza una mozione dell’8 maggio 1885, in cui gli

assessori del Municipio, all’unanimità, gli chiedono di

ritirare la rinuncia alla sua carica che aveva presentato,

ed abbia a continuare a dare il suo valido contributo in

quella amministrazione. Con decreto reale del 1°

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Luigia Bortolan (1864-1950)

nipote di Rosa Bortolan

febbraio 1874, Vittorio Emanuele II lo aveva nominato “Cavaliere della Corona d’Italia” per le sue

benemerenze civili12.

Nel 1861 sposò la signorina Teresa Fontolan, nata il 10

ottobre 1833 ed ebbe due figlie: Elisabetta, nata il 27

settembre 1861 che morì a 73 anni il 18 gennaio 1935, e

Luigia di cui stiamo narrando.

Giovanni Bortolan morì il 10 gennaio 1886; la sua sposa

morì il 1° maggio 1903.

Luigia nacque a Thiene (provincia e diocesi di Vicenza),

dove si erano portati i genitori, l’8 giugno 1864.

“E’ l’ultima di quella piccola schiera di creature le quali,

per un eminente spirito di carità, resero illustre Treviso

con invidiate opere, specie in favore della gioventù; don

Quirico Turazza, Carolina Polacco, don Iginio

Mazzarolo…”

Sembra che per essere nata a Thiene, Luigia Bortolan

abbia ereditato dal grande concittadino, San Gaetano

Thiene, “quel geniale spirito di carità per il quale

attraverso i secoli viene denominato il Santo della

Provvidenza”.13

Della sua infanzia e giovinezza molto poco sappiamo: non

amava parlarne e meno ancora desiderava apparire in

pubblico o in gruppi fotografici. Di comune accordo le

due sorelle, fin dalla loro prima gioventù, cominciarono a

frequentare il Patronato Polacco, anche se più di vent’anni

le separava dalla Carolina, e offrirono la loro opera di

aiuto e carità.

Luigia non si pose mai in primo piano se non quando fu

costretta a farlo per lo svolgersi degli eventi. Partita

profuga con la sorella, confusa fra le ragazze dell’Istituto,

fu a Siena il braccio destro e l’anima, umile e silenziosa,

dell’anziana e ammalata fondatrice e il consenso unanime

la designò

continuatrice

dell’opera sua, come risulta dalle lettere che abbiamo

riprodotto e da molti altri documenti giacenti nell’archivio

del Patronato, come si è visto in precedenza.

Di fatto era la più preparata a raccogliere questa eredità e

assumersi la responsabilità delle maestre e ragazze, che

conosceva da molti anni. Prese la direzione del Patronato,

possiamo dire, fin da quando la signora Polacco, per le

ragioni addotte, non potè svolgere alcuna attività e dimostrò

la sua intraprendenza subito dopo la sua morte, creando un

piccolo “calzaturificio”, oltre a dirigere la sartoria che già

funzionava.

Da una lettera del ricordato Don Antonio Poloni, del 4

marzo 1918 da Roma, veniamo a sapere qualcosa al

riguardo. Dice:

“…Come Le avevo promesso, ieri prima di partire, oggi

stesso ho scritto a Sua Eccellenza il nostro Vescovo per

l’affare che Le sta così a cuore. Ho visto l’amico Corazzin,

al quale ho rivolto la domanda che Ella mi incaricava di

fargli e sono lieto di poterLa assicurare che l’industria delle scarpe offre un utile… Se per qualche

12 Archivio Patronato Polacco, “Cenni biografici della famiglia Bortolan” 13 Raccolta Antonio Campagner: cartella “Luigia Bortolan”, notizie biografiche

Chiesa di Santa Maria Maggiore

San Giuseppe di Rosa Bortolan

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altra incombenza potessi esserLe utile, durante la mia permanenza a Roma, che non si protrarrà, a

quanto credo, oltre il giovedì prossimo, mi scriva pure con tutta libertà: così sarò ben lieto di poter

essere in qualsiasi modo utile a Lei e al Suo Patronato14.

Del “calzaturificio” troviamo notizie pure nelle “Memorie della Compagnia di Sant’Angela Merici di

Siena”: “Sospinta dagli eventi bellici, la Signorina Bortolan, direttrice del calzaturificio Polacco di

Treviso, insieme con le giovani alunne, si era rifugiata a Siena. Il calzaturificio trovò sistemazione in

una delle sale del palazzo Piccolomini (Via Ricasoli, 34)15”

Non ci risulta se tra Carolina Polacco e Luigia Bortolan ci sia stata in qualche momento l’intenzione di

affidare l’istituto a una Congregazione religiosa, o che ambedue, di comune accordo, avessero pensato

alle Figlie di Sant’Angela Merici. Il pensiero della Polacco al riguardo già lo conosciamo e lo abbiamo

esposto in un capitolo precedente, avendolo desunto dal suo “Giornale”: le avevamo suggerito di

istituire o di affidare alla Compagnia di Sant’Angela Merici a Treviso la sua opera caritativa perché

avesse maggior garanzia di continuità. Ciò avvenne nel lontano 1883.

14 Archivio Patronato Polacco, busta numero 1, cartella “Profugato dell’Istituto” 15 “Storia della Compagnia Senese di Sant’Angela Merici” capitolo “Gioia ed angoscia”, 1918-1919, a cura della stessa Compagnia, Siena, 1957

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