LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei...

21
DIFESA E SICUREZZA 168 DSC 05 E Originale: inglese Traduzione italiana non ufficiale Assemblea parlamentare della NATO LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO PROGETTO DI RELAZIONE GENERALE JULIO MIRANDA-CALHA (PORTOGALLO) RELATORE GENERALE* Segretariato internazionale 12 ottobre 2005 * Fino all’approvazione della Commissione Difesa e Sicurezza, il presente documento esprime unicamente le opinioni del relatore. I documenti dell’Assemblea sono disponibili all’indirizzo: http://www.nato-pa.int

Transcript of LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei...

Page 1: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

DIFESA E SICUREZZA

168 DSC 05 E Originale: inglese Traduzione italiana non ufficiale

Assemblea parlamentare del la NATO

LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO

PROGETTO DI RELAZIONE GENERALE

JULIO MIRANDA-CALHA (PORTOGALLO) RELATORE GENERALE*

Segretariato internazionale 12 ottobre 2005 * Fino all’approvazione della Commissione Difesa e Sicurezza, il presente documento esprime

unicamente le opinioni del relatore.

I documenti dell’Assemblea sono disponibili all’indirizzo: http://www.nato-pa.int

Page 2: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

i056 DSC 05 E i

Indice I. INTRODUZIONE........................................................................................................1 II. EVENTI CHE HANNO CONDOTTO ALL’ATTUALE RUOLO DELLA NATO IN

AFGHANISTAN ........................................................................................................2 III. L’ISAF SOTTO IL COMANDO NATO .......................................................................3 IV. PROGRESSI NELLE AREE PROBLEMATICHE......................................................5 A. La produzione di stupefacenti.................................................................................................. 5 B. I progressi nella costruzione dello stato afgano ...................................................................... 8 C. I signori della guerra locali ..................................................................................................... 10 D. L’esercito e la polizia nazionali afgani ................................................................................... 11 V. LA NATO IN IRAQ ..................................................................................................12 VI. OPERAZIONI FUTURE?.........................................................................................15

Page 3: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 1

I. INTRODUZIONE 1. Nel 2003 la NATO ha avviato la sua prima vera operazione fuori area in Afghanistan. Un anno dopo ha assunto un’ulteriore missione fuori area per l’addestramento delle forze irachene in Iraq e in altri paesi della regione. Queste missioni sollevano importanti problemi che influiscono sull’evoluzione futura dell’Alleanza e sul suo ruolo quale garante della stabilità al di fuori dei confini degli stati membri. 2. La missione in Afghanistan, in particolare, rappresenta un importante banco di prova per l’Alleanza e per le sue capacità. Se riuscirà a contribuire in modo significativo alla stabilizzazione di questo paese lontano e dilaniato dalla guerra, allora è probabile che non esistano limiti geografici a sue possibili iniziative. Ma quanto è efficace la missione? Quali sono i suoi successi e quali i punti su cui è necessario migliorare? Questa relazione cercherà di affrontare alcune di queste domande. 3. Il presente documento si basa in buona misura sulla relazione della Commissione del 2004 relativa alla missione in Afghanistan, e valuta la situazione attuale sulla base dei progressi compiuti rispetto ai problemi specifici allora evidenziati. La relazione precedente citava timori circa il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato” in cui il potere politico è controllato dai produttori e dai trafficanti di droga. Tali problematiche sono strettamente collegate fra loro: i signori della guerra locali spesso traggono dal traffico di droga gran parte delle risorse di cui hanno bisogno per controllare la propria area ed esercito privato. Se le elezioni parlamentari porteranno al potere un numero significativo di questi individui, legittimandoli, allora il pericolo che l’Afghanistan diventi ostaggio dei produttori di eroina aumenterà in misura significativa. 4. Benché la relazione verta principalmente sull’Afghanistan, esamineremo anche il ruolo della NATO nella stabilizzazione dell’Iraq. Tale operazione è di dimensioni molto inferiori, ma non manca di sollevare questioni importanti: è giusto che il ruolo della NATO si accresca a misura che la sfida passa dall’offerta di sicurezza alla formazione di forze irachene in grado di assicurare la sicurezza nell’ambito di una nuova democrazia? O ancora: è auspicabile che la NATO valuti la possibilità di svolgere un ruolo quale garante di un eventuale accordo di pace arabo-israeliano? Cercheremo di trarre alcuni insegnamenti dalle attuali operazioni fuori area che siano generalizzabili anche a possibili missioni future. 5. In senso più ampio, le attuali operazioni fuori area e il futuro uso potenziale della forza di reazione rapida della NATO (NRF) ci dimostrano che dobbiamo ripensare in modo fondamentale le modalità di organizzazione e finanziamento delle operazioni future. L’attuale sistema di finanziamento si basa sul principio del “cost lie where they fall”, ovvero il paese che fornisce le forze finanzia i costi per il loro invio delle forze nell’area di operazione e per il loro sostentamento durante l’operazione. Tale formula ha funzionato in passato, ma risulterà meno attuabile in futuro in virtù della natura della forza di reazione rapida. La NRF è composta da contingenti inviati dai diversi paesi membri su base rotativa, ma sarà dispiegata sulla base di una decisione assunta da tutti i 26 alleati. Nel sistema attuale, i costi di tale decisione collettiva ricadrebbero quasi interamente sui paesi al momento impegnati nella NRF e ciò non sarebbe equo, oltre a costituire un possibile disincentivo alla partecipazione. Un sistema migliore sarebbe di costituire una qualche forma di finanziamento comune in modo che i costi delle operazioni siano condivisi tra tutti i 26 membri dell’alleanza, e non solo tra quelli che forniscono le forze per l’operazione in questione. 6. Inoltre, dovremmo anche concentrarci sul problema dei “caveat nazionali” (restrizioni imposte al contingente nazionale che partecipa a un’operazione NATO), dato che anche questo sta avendo un effetto debilitante sulle operazioni attuali dell’Alleanza. I caveat espliciti spesso costituiscono un problema minore dato che non impediscono ai comandanti sul campo di operare. Il problema

Page 4: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 2

proviene invece principalmente dai caveat impliciti, di cui il comandante viene a conoscenza soltanto nel momento in cui assegna un incarico al contingente nazionale e scopre che questo non può essere svolto. Tali restrizioni non verranno eliminate, ma è comunque importante valutare in che modo possono essere ridotte al minimo e rese più trasparenti, affinché i comandanti sul campo conoscano fin dall’inizio le capacità e limiti delle forze a loro disposizione. 7. Pertanto, l’autore della presente relazione invita a valutare queste questioni ampie durante la lettura di questo documento. Dobbiamo farlo per il futuro dell’Alleanza. Anche se non crediamo che una relazione possa risolvere questioni tanto spinose, è giusto cominciare a discutere il problema in seno all’Assemblea per poi estendere il dibattito ai nostri parlamenti nazionali. II. EVENTI CHE HANNO CONDOTTO ALL’ATTUALE RUOLO DELLA NATO IN

AFGHANISTAN 8. L’idea di inviare una forza militare multinazionale autorizzata dalle Nazioni Unite in Afghanistan è nata alla Conferenza di Bonn del dicembre 2001 che ha riunito tutte le fazioni etniche e politiche afgane. La conferenza è stata organizzata all’indomani dell’intervento statunitense che ha rovesciato il regime talebano in Afghanistan (colpevole di offrire sostegno e protezione ad Osama bin Laden, l’artefice degli attentati dell’11 settembre 2001) ed ha posto le fondamenta per la collaborazione tra Nazioni Unite, l’autorità di transizione afgana e la Forza internazionale di assistenza e sicurezza in Afghanistan (ISAF). 9. La prima missione ISAF è stata autorizzata con risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per sostenere l’autorità di transizione afgana e assicurare la sicurezza attorno a Kabul. La missione ISAF I era guidata dalla Gran Bretagna (dicembre 2001- giugno 2002) ma includeva forze da 18 paesi, 14 dei quali membri NATO (Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Romania, Spagna e Turchia). Nel secondo semestre di attività, ISAF II era guidata dalla Turchia (giugno 2002- febbraio 2003), mentre ISAF III era guidata da Germania e Paesi Bassi (febbraio 2003- agosto 2003). Le dimensioni della forza sono progressivamente aumentate sia per numero di unità che di paesi partecipanti. Il Canada ha svolto un ruolo importante offrendo il più elevato numero di uomini per molti dei turni di comando che sono seguiti. 10. La missione ISAF ha successivamente assunto una struttura tripartita: il quartier generale ISAF, la forza di intervento dell’aeroporto internazionale di Kabul, la Brigata multinazionale. ISAF ha rapidamente instaurato legami con l’operazione Enduring Freedom guidata dagli Stati Uniti e il Comando centrale statunitense (CENTCOM). Ciò ha permesso alle due missioni, ISAF e Enduring Freedom, di coordinare la logistica e i voli da e verso la regione pur mantenendo identità e missioni separate. 11. Il ruolo della NATO all’interno dell’ISAF è cresciuto progressivamente nei primi 18 mesi dell’operazione. La NATO ha fornito assistenza organizzativa a Germania e Paesi Bassi nel 2002, oltre a contribuire validamente alla generazione della forza, comunicazioni e intelligence. Ufficiali del quartier generale SHAPE sono stati inviati presso il comando tedesco, mentre i quartieri generali ISAF hanno avuto accesso all’intelligence NATO e ai suoi sistemi di comunicazione. Questo coinvolgimento ha creato una stretta relazione di lavoro tra NATO e la cellula europea di coordinamento del trasporto aereo (EACC) a Eindhoven (Paesi Bassi) al fine di rispondere alle necessità in termini di ponti aerei dell’ISAF. 12. Mentre la NATO forniva la propria preziosa assistenza all’ISAF, gli stessi partecipanti alla missione si sono resi conto che il sistema di guida a rotazione aveva pesanti costi in termini di efficacia e di credibilità dell’operazione quale garante di un minimo di stabilità in Afghanistan. Di conseguenza, nell’aprile 2003 il Consiglio atlantico ha deciso di rilevare il comando e

Page 5: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 3

l’organizzazione dell’ISAF a partire dall’11 agosto. Nell’ottobre 2003, le Nazioni Unite hanno approvato l’ampliamento della missione e autorizzato lo spiegamento fuori Kabul e nell’area nelle immediate vicinanze della città. III. L’ISAF SOTTO IL COMANDO NATO 13. La missione ISAF rientra nelle responsabilità del Comando delle forze alleate del nord Europa (JFC NORTH) a Brunssum. Sebbene la NATO e il comando JFC NORTH abbiano l’autorità complessiva, il comando sul campo a Kabul continua a ruotare tra nazioni. Gli Eurocorps hanno rilevato la guida dal Canada nell’agosto 2004, seguiti dalla Turchia e, più di recente, dall’Italia. 14. L’assunzione del comando da parte della NATO ha aperto la strada al dibattito sul possibile ampliamento del ruolo dell’ISAF, cui sarebbero favorevoli tanto le Nazioni Unite che il Governo afgano. Nell’ottobre 2003 la NATO ha appoggiato un piano per aumentare ISAF a 10.000 unità ed estendere il controllo ad altre città oltre Kabul, decisione appoggiata anche dalle Nazioni Unite. 15. L’assunzione del controllo su ISAF è un importante passo in avanti per l’Alleanza, ma apre la strada a nuovi interrogativi cui è necessario dare risposta se si desidera garantire il successo delle missioni. La prima domanda, più critica, riguarda la fornitura di unità e mezzi da parte dei paesi membri dell’Alleanza. Tali paesi hanno assunto numerosi impegni al riguardo, ma poi si sono dimostrati molto lenti a rispettarli. Solo dopo l’intervento, nel dicembre 2003, del Segretario generale della NATO presso i ministri della Difesa nazionali, la NATO ha ricevuto tre elicotteri dalla Turchia e tre dai Paesi Bassi. Sono stati necessari ulteriori diversi mesi di discussione affinché gli elicotteri da trasporto giungessero in Afghanistan. Anche il Comandante supremo alleato per l’Europa (SACEUR), Jones si è espresso circa la necessità che gli alleati facciano fronte ai propri impegni in termini di personale e mezzi in Afghanistan. La Force Generation Conference, tenutasi nel marzo 2004 presso il Quartiere generale NATO, sembra aver migliorato la situazione. La conferenza è stata indetta per generare forze per le squadre di ricostruzione provinciale (PRT) di Kunduz, di Feyzabad e di Maimana. Il problema degli elicotteri è stato risolto grazie ai Paesi Bassi, che hanno fornito sei elicotteri da combattimento, e alla Turchia, che ha fornito tre elicotteri da trasporto. La costante attenzione accordata al problema dal Segretario generale, dai comandi militari e dall’Assemblea parlamentare della NATO ha contribuito a risolvere i problemi di trasporto anche se rimangono diverse carenze che devono essere affrontate. 16. Un altro problema riguarda i rapporti tra le varie operazioni in Afghanistan. ISAF e Enduring Freedom sono operazioni separate, anche se stanno gradualmente fondendosi in un’unica operazione a comando NATO. Si tratta di operazioni dinamiche, capaci di adattarsi a un contesto mutevole, anche se entrambe mirano in qualche modo ad assicurare una maggiore stabilità nel paese e ad accrescere la capacità dell’Afghanistan di provvedere alla propria sicurezza. 17. La missione ISAF è principalmente concepita per rispondere alle esigenze fondamentali di sicurezza, facilitare le attività delle Organizzazioni non governative (ONG) e aiutare il governo centrale afgano ad accrescere il proprio potere sul paese. ISAF si compone di circa 10.000 unità ed era costretta per dimensioni e capacità a limitare la propria azione all’area intorno Kabul e alcune aree più a nord dell’Afghanistan, dove gestisce le squadre di ricostruzione provinciale (PRT). Attualmente ISAF sta aumentando il numero di PRT nella zona occidentale del paese. Una squadra italiana ha rilevato la PRT di Herat all’inizio del 2005. 18. Tale operazione di espansione ha reso permanente la presenza ISAF mediante quattro squadre di ricostruzione provinciale (PRT) e una base avanzata di supporto (Forward support base, FSB). Due PRT esistenti e a guida statunitense, a Herat e Farah nell’ovest dell’Afghanistan, sono passate sotto il comando NATO quest’anno, mentre due nuove PRT sono state affidate alla guida della Lituania a Chaghcharan, capitale della provincia di Ghor, e della Spagna a Qal’eh-ye,

Page 6: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 4

ora capitale della provincia di Baghdis. L’Italia e la Spagna forniscono una base avanzata di supporto (un centro logistico a Herat) con un contributo sostanziale di altri paesi. La missione ISAF così estesa provvederà a garantire la sicurezza sul 50% del territorio afgano. L’estensione dell’ISAF la porterà ad occuparsi delle province meridionali del paese nella prima metà del 2006.

19. L’operazione Enduring Freedom è guidata dagli Stati Uniti che, insieme a una parte dei paesi della coalizione, operano principalmente nell’est dell’Afghanistan e lungo i confini con il Pakistan. All’operazione, diretta dal comando centrale americano (CENTCOM), partecipano circa 20.000 uomini (per di più statunitensi). Enduring Freedom mira ad eliminare le ultime sacche di resistenza dei talebani e di Al-Qaida e a creare condizioni di stabilità in Afghanistan. Il concetto di PRT è nato nel contesto della missione Enduring Freedom e la maggioranza dei PRT sono sotto il commando statunitense. 20. Secondo alcuni esponenti della NATO e dei governi nazionali, sarebbe normale che la NATO assumesse in ultima analisi il controllo di tutte le operazioni in Afghanistan. Tale centralizzazione delle operazioni contribuirebbe a ridurre la sovrapposizione fra autorità e operazioni in Afghanistan. Gli operatori sul posto ritengono che il coordinamento tra i comandi militari sia ottimo, ma che un’ulteriore centralizzazione avrebbe certamente effetti benefici generali. Nella sua qualità di primaria organizzazione militare internazionale, la NATO sarebbe il candidato più naturale a coprire tale ruolo centralizzazione. 21. Durante la visita a Washington in gennaio della Commissione difesa e sicurezza , diversi funzionari statunitensi hanno osservato che era giunto il momento di riconsiderare questa opzione. Alcuni alleati avevano in passato espresso delle perplessità a causa del maggior orientamento militare dell‘operazione Enduring Freedom e temevano che una fusione fra le due potesse rendere ancora più confusa la distinzione tra forze di combattimento e forze di ricostruzione e sviluppo. Nel febbraio 2005, i ministri della Difesa NATO hanno concordato sulla fusione delle due operazioni nel prossimo futuro. Non è stata fissata nessuna data, ma le obiezioni di Francia e Germania - che avevano chiuso il dibattito solo nell’ottobre 2004 – sono apparse superate grazie alla migliorata situazione di sicurezza. Tuttavia, durante la riunione dei ministri della Difesa in settembre diversi rappresentanti nazionali hanno insistito perché le missioni restino separate, con catene di comando distinte, e che le forze della NATO non siano coinvolte in missioni antiterroristiche. Tale sviluppo getta alcuni dubbi sulla possibilità di una fusione in futuro, anche se la contiguità fra le due operazioni non cessa di aumentare. 22. Il problema dei caveat nazionali ha influito sui rapporti fra le due operazioni. Alcuni membri della NATO hanno limitato la loro partecipazione alle operazioni escludendo che le proprie forze possano assumere ruoli di combattimento. Ma come è apparso chiaro negli ultimi mesi, le condizioni di sicurezza restano ancora molto fluide in diverse parti del paese. Nonostante molti miglioramenti, continuano a verificarsi esplosioni periodiche di violenza e le forze sul territorio devono essere pronte ad adattarsi alle situazioni contingenti e ad assolvere ruoli diversi. Anche le unità assegnate alle PRT con un ruolo principalmente umanitario potranno essere occasionalmente costrette ad assumere un ruolo militare più tradizionale. La definizione di limiti alla partecipazione di un contingente nazionale con l’esclusione dei ruoli di combattimento potrà far sì che tale contingente venga assegnato ad aree relativamente sicure del paese, ma non rappresenta di per sé la garanzia che esso possa evitare situazioni di combattimento. Di fatto, è addirittura possibile che tale caveat aumenti la probabilità di confronti armati, nella misura in cui la relativa impreparazione a situazioni di combattimento di alcune unità diventa nota alle frange estremiste afgane. 23. In settembre i parlamentari dell’Assemblea si sono incontrati con alcuni funzionari militari e civili NATO di stanza a Kabul, i quali hanno descritto con molta franchezza le difficoltà causate dai caveat nazionali. Fra gli esempi citati figura quello di alcune truppe stazionate all’areroporto internazionale di Kabul che hanno disposizioni di non lasciare mai l’aeroporto. Un altro contingente nazionale che ha il comando di una PRT non ha l’autorizzazione a restare fuori dalla

Page 7: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 5

base durante la notte. Tale restrizione comporta l’impossibilità di allontanarsi di oltre 80 chilometri dalla base, limitando la presenza del contingente ad una piccola parte della provincia in cui è situato. 24. I funzionari che hanno incontrato la delegazione hanno espresso timori particolari per quanto riguarda i caveat relativi alle operazioni antiterrorismo, sottolineando come tali operazioni rappresentino una parte fondamentale della missione e siano destinate a diventare sempre più cruciali a misura che la NATO assume il controllo delle province in cui i terroristi sono più attivi. Alcune restrizioni nazionali, quale il divieto di partecipare a operazioni di pattugliamento notturne, rischiano di ostacolare gravemente la capacità della NATO di garantire la sicurezza in tali regioni. 25. Una fusione delle due operazioni richiederà inoltre una maggiore comunione di intenti per quanto riguarda la missione in Afghanistan e il ruolo delle PRT. La missione è complessa e richiede alle forze armate di svolgere ruoli diversi. Chiaramente, non tutti i membri dell’Alleanza sono a proprio agio con questa situazione. Tuttavia in Afghanistan non è sempre possibile distinguere in modo chiaro gli aspetti umanitari da quelli militari della missione. Tali aspetti sono infatti profondamente collegati tra loro: per avviare le attività umanitarie è necessario garantire la sicurezza e ciò potrà implicare l’uso della forza su quanti intendono rovinare i progressi compiuti finora o impedire progressi futuri. 26. Gli alleati devono inoltre raggiungere una migliore comprensione comune di quelle che devono essere le operazioni in Afghanistan. Tale comprensione comune è di importanza fondamentale nel momento in cui l’ISAF rileva le operazioni nelle regioni meridionali e orientali nel paese, in cui sono concentrati i terroristi. Tale punto è stato presentato con vigore dal Segretario generale delle Nazioni Uniti che, nel suo rapporto al Consiglio di Sicurezza del 12 agosto, afferma: "la progressiva estensione dell’ISAF richiede ai paesi della NATO partecipanti l’adozione di regole di ingaggio solide e comuni, che rendano possibile un uso ottimale delle risorse e rafforzino la capacità di rispondere alle situazioni cui siamo di volta in volta confrontati. Tale capacità è vitale." 23. È altresì importante, tuttavia, capire l’entità effettiva dei progressi compiuti negli ultimi anni e se essi sono sufficienti ad avviare il paese sulla strada dell’autonomia. L’obiettivo di questo intero esercizio è di creare uno stato afgano funzionante, in grado di non soccombere alle divisioni interne. Pertanto la sezione seguente valuterà il progresso nelle specifiche aree problematiche individuate dalla Relazione generale della Commissione sicurezza e difesa nel 2004 [(158 DSC 04 E) Operations in Afghanistan and the Expanding NATO Role, Pierre Lellouche]. IV. PROGRESSI IN AREE PROBLEMATICHE SPECIFICHE 28. La Relazione generale di questa Commissione nel 2004 ha evidenziato diverse questioni collegate che considera particolarmente preoccupanti. La prima riguarda la produzione e il traffico di stupefacenti e i suoi effetti sullo sviluppo politico ed economico in Afghanistan. La seconda concerne il potere dei signori della guerra e la capacità del governo centrale di spezzare il loro potere prima delle elezioni nel settembre 2005. La terza è lo sviluppo dell’esercito nazionale afgano e le sue capacità in relazione a tali signori della guerra. 29. Ricapitoleremo brevemente le conclusioni della precedente relazione in ognuna di queste aree per poi giudicare il progresso in base alle recenti relazioni e conclusioni delle delegazioni dell’Assemblea parlamentare della NATO che si sono recate in Afghanistan nel marzo e settembre 2005. A. LA PRODUZIONE DI STUPEFACENTI

Page 8: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 6

30. Nella sua relazione del 2004, la Commissione rilevava come la produzione di narcotici in Afghanistan sia un problema sempre più grave. Il presidente Hamid Karzai ha sottolineato in numerose occasioni la necessità di affrontare il problema ed è giunto persino, nel suo discorso di investitura del dicembre 2004, ad esortare i propri concittadini a lanciare una guerra santa contro i produttori e trafficanti di narcotici. Lo stesso mese si è impegnato a distruggere i centri di produzione di oppio nel paese entro la fine del 2006. 31. La relazione rilevava inoltre il sostanziale fallimento delle attività per contrastare la produzione del papavero da oppio, condotte a oggi dalle autorità nazionali e dalle Nazioni Unite in cooperazione con il governo afgano . Di fatto alcune iniziative hanno avuto un effetto contrario a quello ricercato. Nel 2002 il tentativo di contrastare la trasformazione dei semi di papavero in eroina mediante l’acquisto dei raccolti ha indotto i produttori ad aumentare la produzione per l’anno successivo. Anche gli sforzi per distruggere le colture di papavero non hanno avuto successo. Solo una minima parte del raccolto è stato distrutto ed è stato difficile trovare le forze per portare a termine le operazioni di distruzione. La polizia e i funzionari locali non disponevano di fondi sufficienti ed erano quindi facilmente corrompibili, mentre le forze internazionali hanno ricevuto l’indicazione specifica di non occuparsi del problema o sono comunque riluttanti a farlo. 32. Il problema risultava chiaramente in via di peggioramento. Come rilevato dall’ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe e il crimine (UNODC) nel novembre 2004, il raccolto di oppio nel 2004 è aumentato del 17% rispetto al 2003. 131.000 ettari di terreno sono stati destinati alla produzione di oppio contro solo 80.000 ettari nel 2003. 33. Per il 2005 tuttavia ci sono indicazioni di una marcata riduzione della produzione di oppio. Uno studio di valutazione compiuto dall’ONU nel marzo 2005 rivela un calo significativo della produzione. La relazione indica che molti agricoltori che nell’anno precedente coltivavano il papavero da oppio, sono ora passati al frumento. Nelle tre province in cui era coltivata la metà della produzione afgana di oppio (Nangahar, Helmand e Badakhshan), la produzione sembra essere scesa addirittura del 70%. È invece aumentata in cinque province, ma tale incremento è più che compensato dal calo nel resto del paese. Tale tendenza è confermata da una relazione UNODC pubblicata in settembre. 34. Durante la sua visita a Kabul per le elezioni parlamentari in settembre, la delegazione dell’Assemblea ha incontrato alcuni esperti dell’ambasciata del Regno Unito per discutere il piano antinarcotici (il Regno Unito è la nazione guida in questo ambito in Afghanistan). In generale la tendenza continua ad essere lievemente positiva. La superficie delle coltivazioni di papavero nel paese si è ridotta del 20% rispetto all’anno scorso, a fronte tuttavia di un calo della produzione del solo 2%. Le forti precipitazioni e le buone condizioni di coltivazione hanno infatti consentito raccolti record in tutte le colture afgane, facendo salire la produzione per ettaro rispetto al passato. Alcune province quali Nangahar evidenziano un calo molto netto della produzione, principalmente riconducibile al protrarsi degli sforzi dei governi locali per sradicare tale coltura. Altre aree, e in particolare la provincia di Helmand, fanno registrare un incremento. Al riguardo è stato avviato uno studio volto a capire meglio le ragioni del successo o fallimento delle attività di contrasto alla produzione e traffico di stupefacenti nelle diverse province e ad utilizzare tale analisi per ridefinire il programma nazionale. 35. Un nuovo piano antinarcotici è stato concordato da tutti i ministri afgani nel febbraio 2005, ed è in via di definizione un programma che agisca su più fronti. Il Regno Unito ha assunto il ruolo guida nel settore istituzionale. Dopo un esordio negativo con il ministero antinarcotici, molte cose sono migliorate negli ultimi sei mesi. Il presidente Karzai è impegnato personalmente in questa sfida e stanno aumentando i finanziamenti internazionali. Diverse squadre specializzate della polizia afgana sono state addestrate in questi compiti e operano in tutto il paese, colpendo laboratori, riserve di eroina e trafficanti. Più significativamente, l’attuale programma è concentrato

Page 9: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 7

maggiormente sulla collaborazione con i governatori di ciascuna provincia e sull’offerta di sostegno alle loro attività di contrasto alla produzione di stupefacenti. 36. Tuttavia ci sono anche altri fattori, che potrebbero avere un effetto più a lungo termine. Il presidente Karzai e altri funzionari hanno fatto appello ai valori afgani tradizionali nella speranza che ciò possa offrire un deterrente più duraturo alla produzione di droga. I capi religiosi e tribali hanno risposto all’appello di Karzai e predicano che la produzione di oppio è contraria ai valori islamici. In una società tradizionalista e conservatrice come quella afgana queste dichiarazioni delle autorità locali possono avere un peso considerevole. Di fatto, gli agricoltori afgani hanno indicato tale motivazione come una delle principali ragioni che li hanno indotti a interrompere la produzione di papavero nel 2005 nei colloqui con il personale ONU che ha condotto il rapporto di valutazione più recente. 37. Un altro fattore che dà adito all’ottimismo è che la coltivazione del papavero da oppio non è fortemente radicata nella società e i trafficanti di droga sono ancora disorganizzati. La produzione di oppio è un fenomeno relativamente recente in Afghanistan che risale ai soli anni ’80, parallelamente all’avvio della produzione in altri paesi vicini. Sebbene il commercio di droga sia estremamente redditizio, fonti delle Nazioni Unite indicano che i trafficanti di droga non si sarebbero ancora organizzati in cartelli e sindacati criminali e molti ritengono che siamo ancora in tempo per risolvere il problema. 38. È probabile che per risolvere il problema sarà necessario assumere una serie di iniziative diverse. Il richiamo ai valori tradizionali è importante, ma deve essere sostenuto da una politica del bastone e della carota. Il bastone potrà essere rappresentato da un piano aggressivo che preveda l’arresto dei trafficanti di eroina e la distruzione dei raccolti di papavero, con la partecipazione attiva della polizia afgana e dei funzionari governativi, piuttosto che dei loro consulenti internazionali. I funzionari britannici e statunitensi incaricati di collaborare con il governo afgano sull’argomento sono perfettamente coscienti di questa esigenza e riconoscono il bisogno di un volto afgano nello sforzo contro i narcotrafficanti. La carota implica invece un aiuto agli agricoltori per migliorare la loro capacità di coltivare quantità adeguate di prodotti leciti e portarli sul mercato. 39. Anche se l’evoluzione è positiva, sia i funzionari del governo afgano che gli esperti internazionali sottolineano come il problema chiave sia di garantire agli agricoltori l’accesso a mezzi di sostentamento alternativi, quali le colture di prodotti leciti. Ciò richiede l’approvvigionamento di semi e fertilizzanti, l’accesso al credito agricolo o a altre forme di finanziamento. Richiede anche il ripristino delle infrastrutture di irrigazione e viarie. Decenni di guerra hanno distrutto il sistema di irrigazione, facendo del papavero l’unico raccolto utilizzabile perché può crescere in ambienti aridi. Riparare il sistema di irrigazione e le strade che consentiranno agli agricoltori di portare i loro prodotti sui mercati è un elemento fondamentale di questo programma. C’è inoltre bisogno di ulteriore attenzione e sostegno finanziario per assicurare che la riduzione della produzione del papavero ora in atto possa continuare. 40. Nonostante la strada da compiere sia ancora lunga, vanno comunque riconosciuti gli importanti contributi di molti membri NATO in quest’area. Il Regno Unito, che svolge il ruolo di paese guida nell’assistenza antinarcotici, è stato molto attivo su più fronti. Gli Stati Uniti e altri paesi hanno fornito un’assistenza preziosa. Nel 2005 gli Stati Uniti hanno offerto un contributo aggiuntivo di quasi 1 miliardo di dollari. L’Italia ha svolto un ruolo significativo nella formazione di giudici e pubblici ministeri e la Germania ha offerto il proprio contributo prezioso alla lotta al narcotraffico partecipando alla formazione delle forze della Polizia nazionale afgana. 41. In sintesi, il governo afgano e i suoi partner internazionali sembrano avere individuato gli elementi fondamentali su cui basare una politica di ampio respiro, anche se il problema dell’attuazione resta di fondamentale importanza. Tale politica dovrà essere di lungo periodo e

Page 10: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 8

promuovere la capacità del governo afgano di gestire autonomamente la situazione, in modo da non ripetere esperienze passate di ingerenza estera. La prova della sua efficacia proverrà dall’andamento della coltivazione dell’oppio negli anni a venire. Attualmente, gli sviluppi in questo campo sono positivi, ma affinché restino tali sarà necessario uno sforzo duraturo e una strategia di ampio respiro, sostenuta da finanziamenti commisurati. 42. Infine, nell’analisi del problema narcotici, è utile fare un rapido riferimento al problema della domanda. Gran parte dell’eroina consumata in Europa proviene dai campi di papaveri afgani. Come indicato dal presidente Karzai, è la domanda in Europa che alimenta la produzione; un drastico calo dei consumi ridurrebbe l’attrattiva della coltura del papavero per gli agricoltori afgani. Un programma serio per la riduzione della produzione di papavero da oppio dovrà prevedere un rinnovato impegno alla riduzione dei consumi di eroina in Europa. Oltre a comportare chiari vantaggi per le nostre società, tale sviluppo porterà anche a ridurre l’incentivo a produrre il papavero da oppio. B. I PROGRESSI NELLA COSTRUZIONE DELLO STATO AFGANO 43. L’Afghanistan ha difficoltà a diventare uno stato funzionante. Il paese non ha ancora un sistema tributario in grado di far più che riscuotere i dazi doganali. Metà della spesa pubblica è finanziata da contributi internazionali e tutte le aree della pubblica amministrazione mancano di personale qualificato e altre risorse. Il paese ha un governo composto da ministri e ministeri, ma manca del personale qualificato con cui far funzionare tali ministeri. 44. Gli effetti pervasivi della produzione di oppio sono avvertiti in tutta la struttura di governo. Diversi individui, dalla polizia locale ai funzionari dei ministeri, sono sospettati di far parte del problema, piuttosto che della soluzione. Oltre a indebolire il programma antinarcotici del governo centrale, tali persone promuovono una cultura della corruzione e della criminalità all’interno della struttura fondamentale del governo. 45. Alcuni progressi sono stati compiuti nel campo delle strutture di governo fondamentali. La costituzione afgana redatta nel 2003 definisce la forma dell’emergente governo afgano, che sarà caratterizzato da un presidente forte, con facoltà di nominare un terzo della camera alta del parlamento. Sono previsti anche dei controlli sul potere presidenziale: il parlamento può infatti mettere sotto accusa il presidente il quale non ha il potere di sciogliere le camere. 46. Il parlamento bicamerale si divide in una camera bassa (Wolesi Jirga o camera del popolo) e una camera alta (Meshrano Jirga o camera degli anziani). La camera bassa di 249 seggi sarà eletta dal popolo, mentre i membri della camera alta saranno nominati dalle autorità provinciali, dai consigli distrettuali e dal presidente. Entrambe le camere prevedono misure per assicurare la partecipazione delle donne. La metà dei membri della camera alta designati dal presidente saranno donne e la costituzione prevede che almeno 2 rappresentanti di ciascuna delle 34 province afgane devono essere donne. 47. La costituzione prevede delle disposizioni per la protezione delle donne e delle minoranze e riconosce l’uguaglianza delle donne quali cittadine dell’Afghanistan. Le lingue uzbeka e turkmena sono riconosciute ufficialmente e possono essere utilizzate come lingue ufficiali nelle regioni in cui sono concentrate tali minoranze. 48. La costituzione tenta anche di bilanciare in modo efficace il moderno costituzionalismo e la cultura tradizionale afgana. È possibile creare dei partiti politici a condizione che non siano in contrasto con i “principi dell’Islam” e le leggi approvate dal governo non devono contraddire il credo e i dettami islamici.

Page 11: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 9

49. Il più importante evento recente nel paese è l’elezione del presidente nell’ottobre 2004. Nonostante fossero previsti atti di violenza da parte delle forze talebane e antidemocratiche, i disordini sono stati molto contenuti. La frequenza alle urne è stata elevata, con una considerevole partecipazione dell’elettorato femminile. Alcuni candidati hanno contestato la validità delle operazioni di voto perché in alcuni seggi gli scrutatori avevano adoperato l’inchiostro sbagliato per contrassegnare i pollici dei votanti (una misura adottata per impedire irregolarità). La contestazione si è tuttavia esaurita in poco tempo e in pochi giorni tutti i candidati hanno concordato che le operazioni di voto, sebbene imperfette, sono state comunque eque. 50. In linea con le attese, Hamid Karzai è stato il più votato; ha ricevuto il 55% dei voti, ovvero ben oltre il 50% necessario ad evitare un ballottaggio. Yunus Qanooni, il secondo candidato più votato, ha ricevuto il 16% dei voti. 51. In breve, lo svolgimento delle elezioni è stato un successo. L’elevata frequenza alle urne e l'attiva partecipazione della popolazione hanno dimostrato la sua legittimità e gli osservatori internazionali ne hanno certificato la correttezza. L’assenza di atti di violenza sembra indicare che le forze antidemocratiche sono intimorite dalla presenza delle forze militari internazionali o che mancano del sostegno popolare, o entrambe le cose. Ma la cosa più importante è che le elezioni hanno legittimato il presidente, che fino a quel momento aveva operato senza il suffragio popolare. Adesso Karzai, in quanto leader eletto dal popolo, avrà maggiore libertà politica per attuare le riforme. 52. La sfida successiva ha riguardato l’estensione della legittimità democratica del governo alla camera bassa del parlamento con l’organizzazione di elezioni parlamentari in settembre. I mesi precedenti tale appuntamento elettorale sono stati caratterizzati da una recrudescenza della violenza e delle attività talebane, soprattutto lungo i confini con il Pakistan e nella regione Kandahar, patria tradizionale dei talebani. Se non è opportuno considerare tali episodi di violenza come “l’ultimo segnale di vita” dei talebani, va anche evitato l’eccesso contrario, ossia di interpretarli come un segnale di una prossima ripresa della violenza nel resto del paese o di diffusa insoddisfazione popolare per la gestione politica dell’Afghanistan. Dobbiamo invece riconoscere che la presenza talebana è ancora attiva, anche se incapace di raccogliere un sostegno sufficiente (in termini di forze umane e fondi) per costituire una minaccia al governo del paese. 53. L’aumento della violenza è in buona parte attribuibile alla nuova strategia della coalizione, diventata più diffusa e proattiva. Le forze della coalizione che operano nella regione hanno aumentato il ricorso a operazioni di infanteria di minori dimensioni, che consentono l’esplorazione di parti più remote del paese. Ciò ha condotto a un maggior numero di ingaggi con alcune forze di resistenza talebana che avevano cercato rifugio in alcune delle valli e montagne più inaccessibili del paese. 54. Cinque membri dell’Assemblea parlamentare della NATO si sono recati in Afghanistan per partecipare alla missione internazionale di osservazione durante le elezioni parlamentari di settembre. In generale la delegazione ha rilevato che le operazioni elettorali sono state ben gestite. I funzionari dei seggi afgani erano ben preparati e competenti sulle regole delle procedure di voto e i membri della delegazione non hanno osservato alcuna irregolarità. Alcuni problemi verificatisi durante le elezioni presidenziali dell’anno scorso non si sono ripetuti nei seggi elettorali visitati dalla delegazione. 55. Più significativamente, i membri della delegazione sono rimasti colpiti dalla partecipazione degli afgani di tutte le etnie ed età. Anche le donne hanno partecipato in forza alle elezioni sia in qualità di lettrici che di partecipanti alle commissioni elettorali, seppure con minore frequenza rispetto agli uomini. L’affluenza alle urne è apparsa inferiore a quella osservata nelle elezioni presidenziali dell’anno scorso, forse a causa delle difficoltà poste dal numero di candidati (nell’area di Kabul la scheda di voto era composta da diverse pagine).

Page 12: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 10

56. La delegazione ha anche avuto colloqui informali con diversi membri della comunità internazionale critici nei confronti delle elezioni. Anche se le operazioni di voto si sono svolte correttamente, molti hanno espresso timori sul tipo di parlamento che ne risulterà e sul suo ruolo nel sistema politico. Alcuni hanno espresso il timore circa l’assenza di partiti politici, che potrebbe portare alla selezione dei parlamentari più su base etnica che ideologica o politica. Altri infine avrebbero preferito un sistema a rappresentanza proporzionale, piuttosto che il sistema maggioritario utilizzato per eleggere il parlamento. 57. Tuttavia molti altri osservatori hanno espresso maggior ottimismo e hanno evidenziato i vantaggi derivanti dalla creazione di un sistema politico che, con tutti i suoi difetti, attira gli ex combattenti nel processo politico, anziché escluderli e lasciare che essi continuino a rappresentare un potenziale rischio di destabilizzazione per il paese. Va inoltre considerato un altro fattore: le elezioni parlamentari erano già state rimandate una volta, lasciando il presidente Karzai quale unico rappresentante popolare eletto nel paese per oltre un anno; un altro ritardo avrebbe probabilmente scoraggiato i molti afgani che desiderano servire il proprio paese in parlamento o nei consigli provinciali. 58. Solo il tempo potrà dire se le elezioni porteranno alla nascita di un governo rappresentativo e di istituzioni democratiche durature. Le elezioni rappresentano solo un primo piccolo passo verso la costruzione di istituzioni democratiche sostenibili, un obiettivo che richiederà un impegno a lungo termine della NATO, dei singoli alleati e di altre organizzazioni internazionali. I colloqui hanno inoltre attirato l’attenzione sulla necessità di costruire istituzioni sostenibili che possano essere finanziate in buona parte, se non interamente, con i mezzi finanziari a disposizione del governo afgano. Le elezioni appena svolte sono costate 150 milioni di dollari alla comunità internazionale, quasi la metà delle entrate annue correnti del governo. Chiaramente è necessario trovare modi di contenere tale spesa, se si desidera che il paese possa andare a nuovi appuntamenti elettorali senza fare totalmente affidamento al sostegno finanziario della comunità internazionale. C. I SIGNORI DELLA GUERRA LOCALI 59. In decenni di guerra civile, il potere in Afghanistan è quasi interamente passato nelle mani dei leader regionali, in grado di controllare delle milizie, porsi al di fuori del controllo della giustizia e governare parti considerevoli del paese. Con la caduta del governo talebano e la creazione a Kabul di un governo democraticamente eletto e riconosciuto a livello internazionale, gli sforzi di nation building si sono rivolti soprattutto verso il rafforzamento del potere centrale e il contenimento di quello dei signori della guerra regionali. 60. Nella relazione del 2004, questa Commissione aveva già evidenziato la gravità del problema. La sfida principale riguarda la costruzione di un stato afgano, ma ciò non sarà possibile fin quando i singoli signori della guerra manterranno i propri feudi, sottraendo risorse e raccogliendo dazi come se fossero governanti sovrani. Il presidente Karzai ha riconosciuto nelle milizie la più grande minaccia alla sicurezza del paese e ha avvertito che “senza il loro disarmo lo stato afgano incontrerà serie difficoltà”. Sebbene il governo centrale stia lentamente estendendo il proprio controllo, i signori della guerra locali sono spesso molto potenti nei loro territori e hanno scarsi incentivi a cedere il proprio potere all’autorità centrale. 61. Diversi segnali indicano che il potere del presidente Karzai al riguardo sta aumentando, grazie a una strategia che combina confronto e cooptazione. Molti dei signori della guerra che comandavano le milizie lavorano all’interno del governo afgano. Ismail Khan è stato rimosso dalla sua posizione di governatore di Herat, ma è stato inserito nel governo come Ministro dell’acqua e dell’energia e ha permesso il disarmo della sua milizia. Nel nord del paese, il leader della milizia

Page 13: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 11

uzbeka Abdul Rachid Dostom mantiene un forte potere regionale, sebbene abbia di recente smobilitato le sue forze. In cambio il presidente Karzai lo ha nominato consigliere militare capo. Altre milizie appartenenti all’Alleanza del Nord hanno cominciato la smobilitazione nel gennaio 2005. Gli Stati Uniti e il governo afgano hanno esitato a esercitare troppe pressioni sull’Alleanza del Nord, dato il suo ruolo nella sconfitta dei talebani e il suo conseguente status speciale nella società afgana. L’offerta di incentivi, unita alla sensazione generale che ci sia più da guadagnare a fare parte del governo centrale piuttosto che a rimanerne fuori, sembra dare buoni risultati. 62. Anche il programma di disarmo, smobilitazione e reintegrazione (DDR) sembra essere stato un successo. Secondo quanto riferito alla delegazione che ha visitato Kabul in settembre da un alto funzionario civile della NATO, la totalità delle armi pesanti conosciute sono ora sotto il controllo del governo centrale e i miliziani sono stati disarmati. Il programma di disarmo delle Nazioni Unite si è chiuso ufficialmente nel giugno 2005 con la smobilitazione di oltre 63.000 miliziani e l’acquartieramento di 10.880 armi pesanti. Molti tra questi ex miliziani stanno aderendo al programma di riorientamento e riaddestramento delle Nazioni Unite (“New beginnings program”) e alcuni scelgono di essere addestrati per posizioni nell’esercito o nelle forze di polizia. La maggioranza, tuttavia, sceglie di essere formata per occupazioni civili. È interessante notare come l’ampia maggioranza degli ex miliziani abbia preferito non unirsi ai militari, ma riorientarsi verso l’agricoltura, il commercio o altre attività. Secondo le Nazioni Unite solo il 5% ha scelto di entrare nell’esercito o in polizia. 63. In breve, ci sono segnali che le milizie si sono sciolte e che le armi pesanti sono sotto il controllo del governo centrale. La tendenza generale è positiva, ma c’è bisogno di continuo sostegno alle politiche di disarmo, smobilitazione e reintegrazione in atto per garantire la futura stabilità in Afghanistan. 64. Sebbene le milizie più importanti si siano già disgregate, alcune unità più piccole di 20-200 uomini armati restano attive nel paese. Funzionari della NATO e del governo afgano stimano che tali gruppi siano ancora numerosi e comprendano un totale di 20.000 uomini. Questi gruppi armati illegali rappresentano una minaccia per lo sviluppo in Afghanistan, dato che sono spesso coinvolti nel traffico di stupefacenti. 65. Si tratta di un compito complesso. Alcuni di questi gruppi sono composti da banditi o gang di criminali e possono essere affrontati come tali, ma altri comprendono individui che hanno passato gran parte della propria vita a combattere l’occupazione sovietica e che, benché forse disponibili a cedere le armi e a reinserirsi nella vita civile, dovranno ricevere incentivi e programmi di riabilitazione prima di poter per diventare membri produttivi della società afgana. Per vincere tale sfida sarà probabilmente necessaria una strategia che combini il confronto militare con i gruppi armati illegali particolarmente pericolosi, e programmi di reinserimento e incentivazione per convincere gli altri a cedere le loro armi e reintegrarsi nella società. Il problema viene attualmente affrontato tramite il progetto di riforma del settore della sicurezza esistente. La struttura esistente comprende: attività antinarcotici (Gran Bretagna), riforma giudiziaria (Italia), disarmo, smobilitazione e reintegrazione (Giappone), sviluppo dell’esercito nazionale afgano (USA), e sviluppo della polizia nazionale afgana (Germania). Va notato tuttavia che il semplice fatto che piccoli gruppi armati siano ora considerati come una minaccia prioritaria rappresenta di per se un segnale di progresso. È solo perché le armi pesanti sono state messe in sicurezza e le milizie sciolte che la minaccia posta da piccoli gruppi di banditi è assurta al ruolo di importante minaccia alla sicurezza. D. L’ESERCITO E LA POLIZIA NAZIONALI AFGANI 66. Continuano i progressi per la creazione di un esercito nazionale afgano, che ha ora raggiunto quasi 23.000 unità. Ulteriori 5.000 unità sono attualmente in addestramento ed è probabile che l’obiettivo di forza desiderato venga conseguito nel settembre 2007. Il tasso di

Page 14: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 12

diserzione, un problema significativo un anno fa, è sceso a livelli gestibili. L’esercito nazionale rappresenta oggi la forza dominante al di fuori della NATO per addestramento, dimensioni e equipaggiamento. Si tratta di una differenza significativa rispetto a due anni fa, quando l’esercito nazionale non riusciva a imporsi quale presenza militare seria in un paese dominato dalle milizie. La Germania ha il ruolo di guida nella costituzione delle forze di polizia. 67. L’esercito ha intrapreso la sua prima azione militare alla fine del 2002, quando è stato schierato accanto alle forze della coalizione, e sta ora conducendo operazioni più indipendenti nel sud dell’Afghanistan, contro la resistenza talebana. Svolge inoltre un importante ruolo di supporto ai governatori locali, smantellando i posti di blocco delle fazioni locali e confiscando armi nascoste. L’opinione generale è che l’esercito afgano si stia comportando bene e che goda dei favori della popolazione. Diverse unità permanenti sono ora dislocate ne, paese compresa Mazar e-Sharif al nord, Kandahar al sud, Gardez ad est e Herat ad ovest. 68. L’esercito sembra inoltre riuscire nel difficile compito di integrare diverse etnie al suo interno. Il precedente ministro della Difesa, il generale Mohammad Fahim, è stato inizialmente accusato di reclutare troppi tajiki nell’esercito, cosa che ha indotto molti pashtun a rifiutare incarichi o ad abbandonarli troppo in fretta. Gli sforzi per creare un esercito etnicamente equilibrato sono stati ostacolati anche dal rifiuto dei comandanti regionali Abdoul Rachid Dostom e Ismail Khan di contribuire al reclutamento. La situazione è migliorata con la nomina di un maggior numero di pashtun a incarichi nel ministero della Difesa e con la rimozione di Khan, quale parte dello sforzo generale di Karzai di assumere il controllo sui signori della guerra. A tal fine l’esercito si sta dotando di unità miste di pashtun, uzbeki, tajiki, e altri gruppi per assicurare che nessun battaglione possa essere considerato rappresentativo di un solo gruppo etnico e tribale. 69. L’aumento della retribuzione dei soldati sta contribuendo alla costruzione dell’apparato militare. La retribuzione mensile è stata aumentata a 70 dollari dai precedenti 30. Ciò ha portato a una costante riduzione del tasso di diserzione, da un picco del 10% nell’estate 2003 a meno del 2% nel maggio 2004. I responsabili dell’addestramento dell’esercito notano inoltre l’emergenza di uno spirito di corpo. Il morale delle truppe è “molto alto, tutti dimostrano un atteggiamento positivo verso il lavoro e la missione”, ha affermato il vice direttore per le operazioni di difesa dell’Ufficio per la cooperazione militare in Afghanistan, il ten. colonnello britannico Andy Fenton. 70. Il piano a lungo termine per la costituzione di un esercito comprende il ripristino dei centri di comando regionali e delle unità logistiche e di intelligence nei prossimi due anni. L’infrastruttura militare- così come la maggior parte delle altre infrastrutture in Afghanistan- è in pessimo stato e richiederà un considerevole investimento prima che l’esercito possa funzionare senza l’assistenza di ISAF o delle forze della coalizione. 71. Secondo il ministro degli Interni anche la forza di polizia nazionale si sta sviluppando velocemente. Le 38.000 unità di polizia che operano in Afghanistan diventeranno probabilmente 50.000 entro la fine del 2005. Anche la polizia dovrebbe conseguire l’obiettivo di 12.000 unità entro la fine dell’anno. La corruzione rimane un problema grave, ma il ministro dell’Interno ha di recente aumentato a 70 dollari la retribuzione mensile della maggior parte degli ufficiali, un salario considerevole in un paese dove il PIL pro capite annuo raggiunge al massimo qualche centinaia di dollari. V. LA NATO IN IRAQ 72. Un’altra importante missione dell’Alleanza riguarda l’assistenza alla creazione di forze di sicurezza irachene compatibili con le esigenze del governo democratico e del controllo civile sui militari. A prescindere dalle divisioni nate in seno all’Alleanza alla vigilia dell’intervento in Iraq, tutti

Page 15: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 13

gli alleati riconoscono ora che è loro interesse individuale e collettivo rendere l’Iraq sempre più stabile e autonomo in termini di sicurezza. 73. Ciò rappresenta un contributo fondamentale alla ricostruzione irachena. Un elemento costante nell’Iraq del dopo Saddam è la violenza perpetrata soprattutto dalla minoranza sunnita nei confronti della maggioranza sciita. Gli attacchi sono rivolti sempre meno verso le truppe della coalizione e sempre più contro i civili e le infrastrutture civili. Fintanto che la violenza continua sarà difficile riportare il paese verso una qualche vita politica ed economica normale. Le interruzioni continue dell’elettricità, la pericolosità delle strade e la generale mancanza di sicurezza frenano lo sviluppo economico e l’occupazione. Il primo passo per creare un Iraq indipendente e democratico consiste nella creazione di forze di sicurezza nazionali in grado di contenere la violenza, senza tuttavia ricadere nei metodi autoritari del passato. 74. Questa è una sfida difficile per un paese che è stato governato da una dittatura brutale, che ha utilizzato i militari come principale mezzo di repressione. L’esercito è stato usato per il massacro sistematico di 50.000 uomini, donne e bambini kurdi negli anni ’80 e per condurre operazioni contro le popolazioni a sud dell’Iraq, uccidendo o deportando oltre 200.000 persone, nei primi anni ‘90. Purtroppo, la popolazione irachena è abituata ad avere forze militari e di sicurezza controllate dalla minoranza sunnita e utilizzate per reprimere la minoranza kurda, la maggioranza sciita e qualsiasi dissenso nei diversi gruppi religiosi ed etnici. Rompere rispetto a tale passato e costruire forze militari e di sicurezza che godano della fiducia della popolazione è un obiettivo difficile e di lungo termine. 75. Al vertice di Istanbul del giugno 2004 tutti i membri della NATO hanno accettato di offrire il proprio sostegno al governo provvisorio iracheno e all’addestramento delle sue forze di sicurezza. Il Consiglio atlantico ha quindi valutato come attuare al meglio questa decisione e il 30 luglio ha deciso di istituire una missione di addestramento (Training implementation mission) sia all’interno dell’Iraq sia in altre zone nella regione o in Europa. Le prime truppe della missione sono state dislocate in agosto sotto il comando del generale Carel Hilderink dei Paesi Bassi, nominato vice comandante della missione. Il comando generale della missione è stato affidato al generale maggiore statunitense David Petraeus, che svolge il ruolo di comandante della missione d’addestramento e del Multi-National Security Transition Command in Iraq. 76. Nel settembre 2005 il Consiglio atlantico ha deciso di ampliare la missione in Iraq con l’aggiunta di un centro di addestramento nel paese. Nella loro riunione di dicembre, i ministri degli Esteri della NATO hanno autorizzato il SACEUR ad avviare la fase successiva della missione, aumentando la presenza NATO da circa 50 a 300 unità. La missione ha inoltre assunto una nuova denominazione, quale NATO Training Mission – Iraq e, nel febbraio 2005, il generale maggiore danese Agner Rokos ha assunto il ruolo di vice comandante. Diverse centinaia di ufficiali saranno addestrati entro la fine del 2005 e si prevede che tale numero salga a 900 nel 2006. 77. Durante una riunione dei capi di Stato e di governo dei paesi NATO, tenutasi il 22 febbraio presso il Quartier Generale della NATO, tutti gli Alleati hanno accettato di contribuire alla missione in Iraq. Uniti nel sostegno al governo neo eletto e conformemente alla risoluzione del Consiglio di sicurezza n. 1546, tutti e 26 gli Alleati offrono il loro contributo alla missione NATO per l’addestramento delle forze di sicurezza irachene. 78. Il nuovo centro NATO di formazione, addestramento e dottrina militare è stato aperto ad Al-Rustamia nel settembre 2005. Tale evento segnala un’intensificazione importante dell’impegno della NATO in Iraq, e prevede corsi per ufficiali di gradi diversi. Sono previste altre strutture e programmi di addestramento NATO fra cui il Baghdad College for National Defence Studies e il Basic Officer Training Course.

Page 16: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 14

79. Alcuni membri del personale iracheno stanno ricevendo l’addestramento all’estero. Membri scelti del personale di sicurezza frequentano il Joint Warfare Center della NATO a Stavanger in Norvegia e la scuola NATO di Obergammergau, in Germania. Inoltre, la Germania segue l’addestramento di personale iracheno negli Emirati Arabi Uniti, mentre la Francia partecipa a una missione bilaterale di formazione e dovrebbe avviare l’addestramento della polizia irachena in Qatar nel prossimo futuro. La Spagna ha annunciato la disponibilità ad addestrare i soldati iracheni per missioni di sminamento in una base vicino Madrid. 80. La NATO sta anche coordinando l’assistenza tecnica e di equipaggiamento alle autorità irachene attraverso il NATO Training and Equipment Coordination Group creato presso i quartieri generali NATO nell’ottobre 2004. Il gruppo contribuisce ad assicurare che gli aiuti bilaterali offerti dagli Alleati siano complementari fra loro e rispondano alle esigenze delle forze irachene. Diversi Alleati NATO, compresi Danimarca e Romania, hanno offerto considerevoli quantità di equipaggiamenti militari. I membri della NATO hanno contribuito con quasi 30.000 armi e milioni di munizioni. È inoltre attesa la consegna di 77 carriarmati dall’Ungheria. Grecia, Norvegia e Lussemburgo hanno contribuito con finanziamenti. 81. La partecipazione degli alleati varia considerevolmente e alcuni considerano le manifestazioni di unità come un semplice mezzo per riparare la frattura transatlantica. A settembre tredici Alleati avevano distaccato personale in Iraq per collaborare alla missione di addestramento. Gli Stati Uniti partecipano con circa 60 istruttori su 160, mentre Francia, Belgio e Germania hanno dichiarato che non invieranno personale in Iraq. La Francia ha accettato che solo uno solo dei suoi ufficiali presso i quartieri generali NATO partecipasse all’organizzazione della missione. 82. I cosiddetti “caveat nazionali”, restrizioni imposte sulle forze e sul personale assegnato alle missioni NATO, stanno causando difficoltà alla missione d’addestramento in Iraq. Questo non è un problema nuovo – tali caveat hanno già causato difficoltà nelle operazioni in Kossovo – ma il problema è di emerso nuovamente in un modo potenzialmente più dannoso nel corso delle attività in Iraq. Sebbene l’Alleanza abbia approvato la missione d’addestramento in Iraq, alcune nazioni non permettono al personale distaccato presso lo stato maggiore multinazionale NATO di partecipare a questa missione. Durante la visita della Commissione a Washington in gennaio, alcuni funzionari del dipartimento della Difesa statunitense hanno sottolineato come tale comportamento disturbi la missione in Iraq e, ancora più grave nel lungo termine, contraddica lo spirito di multinazionalità che sottende la struttura militare della NATO e il principio stesso del consenso. 83. Finora la missione d’addestramento in Iraq ha ricevuto un sostegno tangibile relativamente ridotto da molti degli Alleati. Ciò potrebbe essere un effetto residuo del disaccordo all’interno dell’Alleanza sull’intervento in Iraq nel 2003, ma anche riflettere le difficoltà connesse alla conciliazione di molteplici impegni in Afghanistan e altre missioni. Ad ogni modo, gli ostacoli alla partecipazione alla missione d’addestramento vanno superati, dato che dal suo successo o fallimento dipende in modo significativo il futuro dell’Iraq e della regione. 84. Le elezioni di gennaio hanno dimostrato che la rivolta gode di scarso sostegno popolare. Oltre otto milioni di iracheni hanno votato, nonostante i ribelli abbiano fatto il possibile per scoraggiare la partecipazione alle operazioni di voto. Gli attacchi dei ribelli si rivolgono ora sempre più contro obiettivi civili, in modo particolare le moschee sciite e zone frequentate dalla popolazione. Al momento in cui viene scritta questa relazione, la maggioranza sciita - che ha subito la maggior parte degli attacchi - ha evitato di rispondere con attacchi contro i sunniti. Tuttavia non vi è garanzia che questa tolleranza duri a lungo. Se i ribelli riusciranno a provocare la violenta reazione degli sciiti, il risultato potrebbe essere una guerra civile che spaccherebbe in due il paese.

Page 17: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 15

85. Ovviamente, il miglior modo per evitare questo scenario è di porre fine alla ribellione. Ciò rientra soprattutto nell’ambito dell’azione politica, benché anche i militari possano dare un contributo, soprattutto mediante le nascenti forze di sicurezza irachene. Per essere efficaci, tali forze dovranno essere multietniche, ben disciplinate ed addestrate, e rispettose dei diritti umani e civili. Non nasceranno da sole, da una società oppressa per decenni da un brutale regime, ma dovranno essere create e sostenute dagli eserciti occidentali, portatori dei valori della società democratica di cui sono al servizio. Il problema non è solo di addestramento tattico o di competenza tecnica. Alcuni ufficiali partecipanti alla missione di addestramento NATO hanno notato gli effetti negativi di tre decenni di regime totalitario militare, che ha sistematicamente represso lo spirito di iniziativa individuale. La passività che ne è risultata è debilitante per la società in generale, e pone sfide particolari per quanti cercano di costruire un moderno corpo ufficiali per il paese. Dovremo mirare ad assicurare che le nuove forze di sicurezza irachene stiano a stretto contatto con i militari occidentali, in modo da assorbire la cultura e i valori di un apparato militare sottoposto a leader democraticamente eletti. Si tratta di un processo a lungo termine, ma è assolutamente necessario costruire un sistema militare iracheno in grado di arrestare i disordini senza innescare un ciclo di violenze che dividerebbero il paese. VI. OPERAZIONI FUTURE? 86. La maggior parte dei sistemi militari degli Alleati sembra avere difficoltà a far fronte agli impegni correnti, al punto che è difficile pensare a nuove operazioni. Tuttavia, vale la pena di pensare in anticipo ai potenziali scenari futuri che potranno richiedere la partecipazione delle forze dei membri NATO, alla luce delle lezioni apprese nelle attuali operazioni. Al riguardo si sottolinea che quanto segue è del tutto ipotetico. 87. Alcuni esperti hanno sottolineato la possibilità di una partecipazione NATO alla soluzione del conflitto arabo-israeliano e la possibilità di contribuire all’attuazione di un trattato di pace, se e quando questo verrà raggiunto. Qualsiasi soluzione prevederà la creazione di nuovi confini internazionali tra il nuovo stato palestinese e Israele. Come organizzazione, la NATO avrebbe probabilmente maggiori possibilità di ottenere la fiducia di entrambe le parti, rispetto ad una forza dell’Unione europea o delle Nazioni Unite. Le forze NATO potranno collaborare con le forze di sicurezza palestinesi e aiutarle a creare un sistema militare in grado di contribuire alla stabilità della regione e alla difesa del territorio nazionale. Come nel caso dell’Iraq, tale addestramento dovrà andare oltre la semplice cooperazione tecnica, per includere contatti di lungo periodo tra il nascente apparato militare palestinese e quelli occidentali, per contribuire allo sviluppo di forze adeguate ad una democrazia nascente. 88. La NATO potrà anche essere coinvolta in altre future operazioni di stabilizzazione e ricostruzione. Attualmente ciò sembra improbabile, ma pochi nel 2001 avrebbero previsto un così profondo coinvolgimento nella stabilizzazione e ricostruzione dell’Afghanistan nel 2003. Anche se è difficile prevedere dove e come la NATO potrà essere coinvolta in tali operazioni, è utile riflettere su alcuni insegnamenti dell’attuale operazione in Afghanistan che possono essere applicati ad altre possibili operazioni. - L’impegno per la stabilizzazione è probabilmente a lungo termine. A prescindere dalla regione

o dalle circostanze, la durata di ognuna di queste operazioni si misurerà in anni e non in mesi. Questo è un fattore implicito nel tipo di missione. Non esiste un nemico ben definito da sconfiggere per poi dichiarare la missione conclusa. Le missioni di ricostruzione e stabilizzazione mirano a degli obiettivi che sono per definizione di lungo termine e mutevoli, a misura che si passa gradualmente da compiti militari a compiti di polizia e civili. Ciò appare chiaro nella missione in Bosnia, dove la NATO ha mantenuto una presenza significativa per un decennio prima di lasciare la missione all’Unione europea. Anche adesso, tuttavia, la presenza militare è necessaria per assicurare la stabilità e la normalizzazione della Bosnia. Anche la

Page 18: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 16

missione in Afghanistan sarà probabilmente una missione a lungo termine. È importante riconoscere la possibilità di missioni di lunga durata, poiché questo inciderà su molti aspetti dell’organizzazione e sulla generazione della forza. È anche importante che tutto questo sia comunicato all’opinione pubblica - non ci si potranno aspettare missioni e schieramenti veloci che riportino le truppe in patria in tempo per Natale, come viene spesso promesso.

- Le stesse forze potranno dover coprire l’intero arco delle operazioni militari. È probabile che

sarà sempre più difficile mantenere una netta distinzione tra forze di combattimento e di supporto. Come abbiamo osservato nelle recenti operazioni in Afghanistan, gli stessi uomini devono spesso eseguire missioni diverse quasi simultaneamente. Possono sostenere le autorità locali in un raid contro sospetti terroristi, perlustrare le strade e aiutare a scavare un pozzo in un breve tempo e nello stesso luogo. I nostri uomini dovranno essere addestrati in modo migliore per assolvere questi diversi compiti e spiegate in combinazioni che consentano la massima flessibilità.

- Le operazioni future prevedranno probabilmente una stretta collaborazione con altri attori

internazionali. Non è una novità per la NATO che ha operato in stretta collaborazione con le Nazioni Unite e l’Unione europea in altre operazioni. Tuttavia, va sottolineato che ciò potrà diventare una caratteristica distintiva delle operazioni future, e comprendere probabilmente anche la collaborazione con organizzazioni non governative (ONG) come i gruppi di assistenza umanitaria o altri operatori. La cooperazione con la UE potrà diventare particolarmente importante. Le operazioni future includeranno probabilmente molte delle funzioni di cui la UE sta cercando di dotarsi nell’ambito delle capacità di risposta alle crisi, un concetto che combina le forze di risposta militari e civili. La prevista Forza di polizia europea e lo spiegamento di esperti legali e giuridici in Georgia ne sono due esempi. Sono capacità che la NATO non possiede, ma che probabilmente rivestono un ruolo importante nelle missioni di stabilizzazione e ricostruzione.

- - È necessario valutare seriamente il finanziamento comune delle operazioni. Il principio

secondo cui solo i paesi che partecipano a una operazione contribuiscono ai costi non è un modello praticabile per il futuro. La Forza di risposta rapida della NATO comprenderà contingenti dei diversi paesi Alleati a rotazione, ma la decisione di usarla sarà assunta da tutti i 26 membri. Ciò significherebbe che mentre la decisione di intervenire nell’interesse di tutti è assunta da tutti i membri dell’Alleanza, il finanziamento dell’operazione ricadrebbe solo sui paesi che forniscono le forze. Il rafforzamento del fondo comune per le operazioni potrebbe eliminare questo problema e incoraggiare una maggiore partecipazione alla NRF. La sezione seguente riporta alcune riflessioni su come conseguire tale obiettivo

VII. FINANZIAMENTO COMUNE DELLE OPERAZIONI DI RISPOSTA ALLE CRISI 89. La NATO fa affidamento sulle capacità militari nazionali dei suoi membri, ma alcuni costi comuni sono ripartiti tra i paesi. Fra questi figurano il costo del mantenimento di personale internazionale presso il quartier generale NATO, i quartieri generali congiunti, oleodotti e altre infrastrutture, e il sistema AWACS (Airborne Early Warning and Control System) posseduto e gestito in comune. I costi relativi a queste voci comuni sono ripartiti fra tutti i membri secondo una formula decisa di comune accordo, che attribuisce una quota maggiore ai paesi membri più grandi e ricchi. Tre alleati (Germania, Regno Unito e Stati Uniti) si fanno carico della maggior parte delle spese comuni (circa il 60%), con il maggior contributo percentuale a carico degli Stati Uniti. 90. La NATO attua da tempo un sistema per il finanziamento comune di un ampia gamma di spese. La Commissione si è interrogata sull’eventualità che l’Alleanza modifichi tale sistema al fine di coprire alcune spese aggiuntive sostenute dai partecipanti alle operazioni di risposta alle crisi.

Page 19: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 17

91. Durante l’intera vita dell’Alleanza, il principio alla base del finanziamento delle operazioni è stato di far ricadere sui partecipanti tutti costi relativi al trasporto e al mantenimento dei propri contingenti per tutta la durata dell’operazione, utilizzando i fondi comuni della NATO per sostenere alcune spese comuni, fra cui quelle relative ai quartieri generali. Tuttavia, il caso delle Forze di risposta rapida evidenzia la necessità di modificare l’equilibrio fra quelle che sono spese puramente nazionali e le spese idonee ad essere sostenute attingendo ai fondi comuni. Una possibilità sarebbe di estendere i criteri di idoneità in modo da ripartire i costi fra i 26 paesi dell’Alleanza, e non solo fra quanti forniscono le forze per l’operazione in questione. Oltre alle forze di risposta rapida (NRF), che esemplificano chiaramente i problemi inerenti ai meccanismi di finanziamento comune esistenti, la stessa logica potrà inoltre essere applicata ad altri tipi di forze di risposta alle crisi della NATO quali il comando schierabile di forza di intervento congiunta (Deployable Joint Task Force) o altre forze dispiegabili. 92. Ciò solleva diverse domande: quanto preventivare per le operazioni di risposta alle crisi? Quali costi potranno essere idonei al finanziamento comune? Come ripartire tali costi fra i diversi paesi dell’Alleanza? Attualmente i bilanci comuni sono relativamente ridotti rispetto alla spesa totale per la difesa dei singoli paesi NATO (pari a meno di 1,5 miliardi di dollari, rappresentano solo una frazione di punto percentuale della spesa complessiva per la difesa). Tuttavia un ampliamento dei criteri di idoneità per l’uso dei fondi comuni potrebbe far aumentare considerevolmente tale importo. Inoltre, i bilanci comuni sono composti da spese relativamente fisse, quali il costo del personale internazionale presso i quartieri generali NATO. I costi operativi, invece, possono variare considerevolmente da un anno all’altro, a seconda delle attività, e anche se è possibile stimare i costi di dispiegamento, questi potranno comunque variare a seconda della tipologia delle missioni. Le spese per munizioni, per esempio, potranno essere relativamente ridotte nel caso di una missione di peacekeeping, ma crescere considerevolmente per una missione di ristabilimento della pace (peace enforcement), anche in virtù dell’uso di munizioni a guida di precisione. 93. Chiaramente il finanziamento comune delle operazioni di risposta alle crisi potrà variare largamente a seconda della definizione delle spese così finanziabili. La stima che segue si basa sull’idea che il bilancio comune dovrà essere utilizzato per finanziare le spese aggiuntive sostenute dai membri che dispiegano proprie forze nel quadro di una missione NATO. Un candidato naturale al finanziamento comune sarebbero i costi di trasporto sostenuti nel quadro di una operazione di risposta a una crisi. 94. La missione statunitense in Afghanistan (Enduring Freedom) offre un buon modello, per almeno due motivi. Primo, la missione coinvolge circa 20.000 unità nell’area di teatro, a grandi linee la stessa dimensione che la NRF dovrebbe raggiungere a regime. Secondo, è ubicata in una posizione difficile e distante e quindi rappresenta probabilmente il limite superiore della gamma dei possibili costi di dispiegamento della NRF. 95. Il costo di Enduring Freedom è stato stimato dal Congressional Budget Office americano a circa 4,5 miliardi di dollari l’anno, ripartiti fra diverse categorie di spesa. Di questi, 0,9 miliardi l’anno sono spesi in trasporti e 2,6 miliardi in costi operativi e di mantenimento, combustibili, pezzi di ricambio, munizioni e i costi associati al comando, controllo e comunicazione. La parte restante è rappresentata da costi per il personale. 96. Assumendo che il finanziamento comune sia utilizzato per coprire i costi di trasporto dei membri che spiegano forze nel quadro di una operazione di risposta a una crisi, l’importo totale necessario potrebbe collocarsi intorno a 0,9 miliardi di dollari. Va notato, tuttavia, che questa è una stima massima, basata sull’ipotesi che l’intera forza di risposta sia spiegata per un anno in un’operazione comparabile alla missione in Afghanistan per distanza e difficoltà del territorio. Una missione di mantenimento della pace su un territorio meno difficile e remoto potrà ovviamente

Page 20: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 18

risultare molto meno costosa, così come una missione che non richiede lo spiegamento dell’intera NRF. 97. L’autore della presente relazione invita i membri della Commissione a valutare come assicurare i finanziamenti. Una possibilità sarebbe di creare un nuovo bilancio comune in cui i membri versano fondi con cadenza annuale. I fondi non utilizzati in qualsiasi periodo potrebbero essere messi a riserva per gli anni successivi. Ciò avrebbe l’effetto, tuttavia, di creare ingenti riserve in caso di mancato utilizzo dei fondi per alcuni anni. Una soluzione migliore sarebbe quindi di aumentare il bilancio militare comune esistente di una certa percentuale dei costi stimati per il trasporto, basandosi sull’ipotesi che non saranno usati in modo continuativo ogni anno. Una terza possibilità sarebbe di richiedere che ciascun membro riservi un dato importo del proprio bilancio della difesa annuo ogni anno da utilizzare in caso di necessità. 98. Ipotizzando una ripartizione grosso modo analoga a quella adottata per il bilancio comune esistente, i costi per ciascun membro saranno quelli indicati nella tabella in calce. L’opzione più elevata indica il costo per ciascun membro ipotizzando che gli alleati intendano aggiungere immediatamente 0,9 miliardi di dollari al bilancio comune esistente. Quella più bassa ipotizza che gli alleati decidano di accumulare tale importo su un periodo di quattro anni. 99. Nell’intenzione di chi scrive, queste stime non rappresentano niente di più di un’indicazione della gamma di costi possibili. Si auspica tuttavia che possano servire come spunto utile per un’analisi seria del problema e diano maggior sostanza a quello che altrimenti si ridurrebbe a un semplice esercizio accademico. 100. Nonostante i vantaggi di tale sistema di finanziamento, alcuni potranno considerarlo come un costo aggiuntivo e non giustificato per i membri dell’Alleanza. Di fatto, non si tratta esattamente di un costo aggiuntivo, quanto di un tentativo di ripartire i costi delle operazioni NATO nel tempo e fra stati, in un modo prevedibile e che faciliti la predisposizione dei bilanci nazionali. La maggior parte dei paesi NATO parteciperà, ad un momento o l’altro, alla NRF. Le probabilità che la NRF venga dispiegata in ciascun periodo dato sono uguali. Nel sistema di co-finanziamento in vigore, ciascun paese corre il rischio di pagare l’intero costo del dispiegamento, qualora la NFR venga utilizzata nel proprio periodo di rotazione. Ciò potrà rappresentare una significativa spesa una tantum, difficile da preventivare. Il finanziamento comune di almeno una parte di tali costi offre invece una sistema di coassicurazione contro tali shock di bilancio. Anziché farsi carico della totalità di un’operazione in una volta, ciascuno stato corrisponde un piccolo importo ogni anno. Forse l’analogia più utile è di considerare questo sistema di finanziamento come una forma di autoassicurazione che minimizza il rischio di spesa nel lungo termine. Tabella: Costo potenziale di un ampliamento del finanziamento comune delle

operazione di risposta alle crisi della NATO che comprenda i costi di trasporto (in milioni di dollari USA)

Paese

Percentuale media stimata dei bilanci

comuni

Opzione massima (costituzione del fondo

in 1 anno)

Opzione minima (costituzione del fondo in 4 anni)

Belgio 3,5 31,5 7,9Bulgaria 0,2 1,8 0,5Canada 4,6 41,4 10,4Repubblica Ceca 1,0 9,0 2,3Danimarca 2,5 22,5 5,6Estonia 0,2 1,8 0,5Francia 8,0 72,0 18,0Germania 18,5 166,5 41,6Grecia 0,7 6,3 1,6Ungheria 0,7 6,3 1,6

Page 21: LE OPERAZIONI FUORI AREA DELLA NATO P - senato.it · il traffico di narcotici, il potere dei signori della guerra locali rispetto al governo centrale e lo sviluppo di un “narco-stato”

056 DSC 05 E 19

Islanda 0,0 0,0 0,0Italia 7,4 66,6 16,7Lettonia 0,2 1,8 0,5Lituania 0,2 1,8 0,5Lussemburgo 0,1 0,9 0,2Paesi Bassi 3,7 33,3 8,3Norvegia 2,0 18,0 4,5Polonia 2,7 24,3 6,1Portogallo 0,5 4,5 1,1Romania 0,2 1,8 0,5Slovacchia 3,7 33,3 8,3Slovenia 0,2 1,8 0,5Spagna 0,2 1,8 0,5Turchia 1,4 12,6 3,2Regno Unito 13,8 124,2 31,1Stati Uniti 23,8 214,2 53,6