LE NUOVE FRONTIERE DEL SESSO · del dato sociale e ad un chiarimento che faccio soprattutto a ....

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ALESSANDRO GRANIERI GALILEI IL BUGIANDRO

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ALESSANDRO

GRANIERI GALILEI

IL BUGIANDRO

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Alessandro Granieri Galilei

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Gennaio 2016 in Catania

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I L BUGIANDRO

Introduzione

In un’Epoca contraddistinta da enormi e rapidi mutamenti

sociali, si ritiene di donare al mondo, sotto forma di poesia

narrativo-saggistica, quello che io chiamo “punto della

situazione” nelle relazioni ad oggi.

Ormai da un decennio e oltre, a cagione del mio percorso di

vita, mi sono dedicato allo studio delle dinamiche

relazionali, ritenendo che, se le scienze classiche studiano

l’individuo nella sua sfera personale e nel rapporto con se

stesso, si impone l’esigenza ulteriore di indagare al meglio

come questi interagisca coi propri consimili, e in particolare

nei rapporti affettivi e di coppia.

Ora, la materia è talmente vasta che ci si potrebbe perdere a

tal punto da non riuscire più a districarsene per quanto sono

fitte le sue maglie.

Si ritiene pertanto in questa sede di restringere il campo a

ciò che sono le impostazioni tipiche della dinamica

relazionale classica, per ciò che concerne in particolare la

gestione dei reciproci bisogni, con particolare riferimento a

ciò che Maslow chiamava “bisogno di varietà”.

Sosteneva infatti lo studioso che l’uomo avesse bisogno, sia

di sicurezza e dunque di immedesimazione ontologica

nell’altro, che di insicurezza, ovverosia di emozioni forti,

adrenaliniche, passionali, non routinarie.

Purtroppo sono a constatare che oggi, né l’uno né l’altro dei

due bisogni viene soddisfatto in nessun modo, se non tra

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pochissimi eletti, che però spesso se eccellono in uno dei

due aspetti, sono del tutto carenti nell’altro.

Per altro verso, diceva un mio caro amico che “la vita è fatta

su binari, e se deragli sbatti”. Io, per quanto possa sforzarmi

da una vita intera di condividere un siffatto pensiero,

tuttavia devo constatare che una vita sui binari appare molto

triste, limitante e riduttiva. Con ciò non voglio dire che

sbandare sia meglio, anzi. Intendo solo esprimere il pensiero

secondo cui non è dato stare in gabbia, ad un uccello che

per sua definizione è nato per volare.

Pertanto cercherò, nella redazione di questo lavoro, in cui

mi cimento ormai più per il precipuo diletto di parlare con

me stesso, di giungere a chiarire prima di tutto a me stesso e

poscia a qualche altro raro lettore dello stesso, come dare

ordine a una vita di relazione attuale assai distorta,

farraginosa, confusionaria e soprattutto insoddisfacente per

ambo i sessi.

Cercherò di capire, per quanto a me umilmente possibile, se

vi sia la possibilità di vivere in questa società all’insegna

della bellezza, della piacevolezza, del sentimento e del sano

divertimento, ovvero, soprattutto in una Sicilia arretrata,

contorta ed isolata dal resto del mondo, sia necessario

continuare a vivere all’insegna della follia collettiva che la

contraddistingue da tempo e dunque della confusione, della

finalizzazione, delle strategie in amore, dell’ignoranza,

dello spreco del tempo e del malessere generale.

Né si intende in questa sede far riferimento al discorso

secondo cui questo stato di cose sia stato indotto dal potere,

volutamente, per soggiogare le masse. Questo punto è già

stato chiarito da molti altri prima di me.

Si ritiene tuttavia che, per come ho avuto modo di

sperimentare, questo lavoro si limiterà ad una mera analisi

del dato sociale e ad un chiarimento che faccio soprattutto a

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me stesso per comprendere che non è possibile fare, se non

con pochissimi eletti, né più, né meno di quanto fanno tutti,

cioè il niente.

Per quei pochi che, per contro, si dovessero elevare al di

sopra di se stessi e trovare una congiuntura con il proprio

essere più autentico, nella propria natura, questo lavora

vorrà essere invece un dolce ritrovarsi, magari un rivedersi,

forse un ulteriore spunto d’interpretazione della vita.

Vi lascio adesso con voi stessi e, sperando che possiate

rivedervi nelle traversie del personaggio che sto per

introdurvi di qui a poco, possiate intendere quanto tempo

preziosissimo abbiamo sprecato nella nostra già breve vita

per razionalizzare e vivere del nulla, quando invece ci

saremmo potuti donare al mondo con maggior semplicità,

amorevolezza generale e spontanea genuinità.

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Racconto I

Un uomo prorompente

in una tribù preistorica

V’era un tempo un uomo assai ben fascinoso e prorompente

Ch’era nato tuttavia in una terra di perduta gente

Egli avea percaepto in dono gran talenti, e propensioni e

avea compiuto gran scoperte

Che s’era elevato ormai di gran ben lungo da le sue coperte

L’uomo s’affliggeva giornalmente nel veder la gente in

incartarsi per il niente

E si struggiva dentro per l’assistere assai triste d’un’umanità

svilente

Egli aveva già capito come si potesse vivere all’insegna

della vita, dell’amore, del piacere

Ma purtroppo si compenetrava giornalmente con mattine

ch’eran sempre uguali ad ogni sere

Così un bel dì parti alla volta de lo mondo e ne scoprì

preziose meraviglie

Ma poi fu a decidere, per una serie alchè perversa di distorte

contingenze, di lasciar radici in dove aveva ricevuto biglie

Tuttavia costui, essendosi del tutto liberato da le generali

contorsioni d’un portato culturale volto ne l’insegna del vil

culto della croce

Fù a soffire giornalmente d’una verità che gli appariva

ormai impossibile da condividere in una terra atroce

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Nelle more si chiudeva sempre più in se stesso, e si suoleva

accompagnare ormai a pochissimi consimili che ne sapevan

percepire il punto

Mentre in tutto ciò che riguardava alterità comuni, come

sempre accade a quele poche menti illustri, non era più

capace di restarne unto

Il divario tra le masse e l’intellettuale, ordunque, s’acuiva

sempre più, e ormai a tal punto da destar reciproci fastidi

enormi

E ciò in particolare quando s’iniziavano a toccare

discussioni tanto semplici, per dirittura da lasciare sbigottite

masse informi

Così quell’uomo si chiudeva sempre più in se stesso, e man

mano che suoleva farlo il gap se ne acuiva sommamente

Che perfino ogni più misera conversazione, se egli non

aveva la capacità di evitar del tutto ogni contraddittorio,

diveniva lite veemente

Così quel povero ominide, che s’avea eseguito un gran

lavoro in volta di liberazione da le tante gabbie create

attorno a lui

Si doveva dimenare, ogni qual volta era in contatto con

qualcuno, in evitare di restare preso ne le gabbie dei colaltri,

che peraltro erano luoghi ancor più bui

Ecco spiegato perché accade di per sempre che ci siano

taluni uomini che, giunti ad un livello enorme di coscienza,

non riescono più a deprecarsi de l’altrui inessenza

Fino al punto da decidere del tutto, infine, di alienarsi da

ogni malvolenza d’una società compulsa e deprecabile, per

dare sfogo a propria gran possenza

Ed ecco pur perché cotesti uomini si vanno a rifugiare in

cima agli eremi più alti e pur sperduti de le vette estreme

acchè il loro pensiero sia a volare alto senza essere

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interrotto

Ecco perché il restare ingarbugliati in le persone che

circondanci in un mare d’incoscienza, o per lo meno di

quanto a questi uomini vien percepito tale, ne cagiona il

botto

Ci staremo insieme allor in quelle che saran le successive

pagine di questo enorme sforzo d’attenuar sue sofferenze in

una dimensione intrisa d’immondizie d’ogni sorta

E ci arrovelleremo in raccontarci quanto accade, ormai non

più perché si voglia più incontrare soluzione che purtroppo

mai avverrà del tutto, ma solo per gustar meglio ogni torta

E se pertanto m’è arrivato il tempo d’introdurvi l’uomo che

sarà a tenervi compagnia in questo lavoro d’immersione

nella collettiva ode alla pazzia

V’abbandono da questo momento in poi con il Bugiandro:

l’uomo che divenne di necesso, pur essendo estremamente

vero, abitando un mondo falso, emblema esasperato di

bugia

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RACCONTO 2

VITTIME DEL BUGIARDONE

S’era sempre dimandato lo Bugiandro, l’uomo vero che abitava

un mondo falso

Sul perché si per giungesse a lite insieme, ogniqualvolta

s’innescasse lo possesso insalso

E fu a scoprire che di fondo non v’è volontà nessuna di

comprendersi reciproci

Ma solamente desiderio d’esser satisfacti da lo prossimo in

necessitar precìpoci

Ed è per questo che ci si arrovella in le pretese vicendevoli

infantili che si trattano d’egoico

E non si è capaci in compiere, a riguardo de l’amati, alcuno

gesto eroico

Che se invece ci si rispondesse in melius in cercare di capire li

bisogni d’altri si sarebbe poi a ricever contraccambio naturale in

donativo

Siccome, ove fosse dato infine d’affidarsi a chi ne le materie

d’amoroso fosse competente, porterebbeci in amore in rivo

Posto quanto appena s’ebbe a ritenere ordunque, ammesso ch’il

lettore, pur medesimo, intendesse il senso

S’appropinqui a meditar su quanto supra appare alquanto di

tremore intenso

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E ci si inizi a immaginar come si sia arrivati a tanta superficie

che c’elide lo proposito d’amare

E soprattutto come possasi disinstallar siffatta impudicizia, pria

che vita si possa gettare

Né si pensi che quanto s’appar ermetico in codesta sede non

s’avverta ne li cuori nel profondo, se s’impegni in comprensione

Come non si venga a trascurar ch’una lettura insolita, magari ci

potrebbe diradare nebulose che frattanto sian tensione

Il Bugiandrino infatti, vi racconteremo a breve, pose i primi

passi in feio mondo immerso in povertà di sentimenti

Ed iniziò a sperimentare a proprie spese come li mortali non

riuscissero a sedare con l’amor propri lamenti

Anzi essi medesimi son soliti inasprirsi insieme maggiormente

che solinghi

E si contorcono in ragionamenti razionali e sentimenti putridi

egoistici che ne elidon binghi

Si ricorda a exemplo il Bugiandrino che, perfin da piccolo,

assisteva a drammi esistenziali tragici tra i propri amati genitori

Sì che ad oggi intese, in quanto adulto, che cotali meccanismi

ripetevansi d’infuori

Ed ebbe a ritener, dopo cotanta strenua osservazione, che il

problema non si fosse solo un sentimento divenuto omai carente

Ma più che altro una caterba di emozioni cui non fu donata

giammai lente

Ognuno infatti si pernasce in cotali contorsioni della mente

Che diviene assai complesso renderlo giammeno intransigente

I popoli, pertanto, esasperati da natura matrixiana, coartati da

cultura monca, e resi ignari da un potere d’egoismo

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Si son sempre fatti in guerra, come accade a ogni tribù in cui

non sia a vantarsi tradizioni solide e si insinui sillogismo

Ed oggi più che mai, con diffusione di un sapere che ramifica

l’interazioni di cotante forme in un enorme calderon

d’eterogenee informazioni

Stiam vivendo un clima esasperato in prova, ch’abbisogna a un

certo punto d’arrivare a ben più degne conclusioni

Il Bugiandrino allora, volto nel proposito di regalare a se

medesimo ed ai pochi simili che l’accompagnino, un’ordinata

via

Comincia ad oggi il viaggio ultràn che condurravvi, ove sarete in

grado di seguirlo, verso consapevolizzazione intanto per i più

d’inevitabile bugia

Che se perfine vi saranno qualche animi che, senza ch’egli sia a

sponsorizzare alnulla, avranno beneficio superiore intenderne il

progetto

Riceveranno in merito l’illuminatio che li porterà per liberarsi da

elucubrazioni e volgere a la vita in modo consapevole e d’effetto

Che per tutti quei, per contro, che intendessero di proseguir il

viaggio per inerzia o malintesi senza ch’il Bugiandro

l’accompagni

S’augura non arrivare mai a le conclusioni ch’egli sta per

regalare al mondo per l’eterno, in quanto poi sarebbe tardi in

cagni

S’apran bene gl’occhi, l’anima ed il cor, codesti ben pochi lettori

che nei seculi s’ammireranno in crescita per via d’isto lavoro,

destinato a rimaner incognito nel tempo

Ch’è per essi pochi destinato, e non al mondo intero, dunque

esortansi nel detenerlo avido in grembo

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Ma poiché m’è già dato sapere che nessuno o quasi, e forse

nianche autor medesimo, potrà comprendere perfondo quanto

s’ha per predicare di qui a breve

Vi rilascio in meditar su come alcun cavallo che s’abbassi il

capo, non potendo esimersi, per stagno beve

E se dunque ci troviam costretti a vivere congiunti fino a che

non giungerà illuminazion di dedicar a noi medesimi soltanto

ogni attenzione

Vi lascio nelle mani del Bugiandro, acchè possiate intender

come stiamo relegando nostre vite, tosto che a magie di verità,

alle strategie del “Bugiardone”

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RACCONTO 3

LE BUGIE A SE STESSI

Forse, anzi per certo, pressocchè nisciuno sa ch’esiste un mostro

tam pericoloso che minaccia ogni rapporto

Ed è per questo che si rende necessario per ciascuno di approdar,

per sua salvezza, in porto

Che ogni qualvolta si proponga la necessitate di dover interagir

col prossimo occorre sempre o quasi usar grandi cautele

Ed è pertanto necessario esser magistri in maneggiare con

sagacia e gran delicatezza l’altrui sfere

Ciò pur tuttavia, atteso il generale tendimento a esser

suscettibili, ci impone di dovere sempre modellare ogni pensiero

acchè si attagli a li interlocutori

E dunque rende indispensabile utilizzare le menzogne per captar

benevolenza ovvero ricalmare gli animi, o non produrre estremi

fori

Sicchè ci trasformiamo tutti in menzogneri inevitabili, acchè se

ne congiunga il verso nelle interazioni

Al punto per il quale addirittura, chi risulta esser veritiero

d’immediato viene addirittura ad essere tacciato in dabbenoni

Il mostro cui si fa riferimento ordunque, non è affatto la bugia in

se stessa che ci rende necessario farne usi atteso che null’altri ci

capiscono perfondo

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Bensì, tuttavia quel’Ignoranza e Inconsistenza generale di una

società viziata di menzogne culturali, l’hanno ridotta in

schiavitù, per quanto sondo

E il Bugiardone allora appare essere l’eroe che salva li rapporti e

li mantiene in vita, pur se in flebo

Ovverosia l’insieme di fandonie che ogni giorno ci troviam

costretti a raccontare onde restar a sopravvivere in placebo

C’è pertanto chi si sveglia la mattina ritrovandosi in suo accanto

un partner cui è costretto di dover convincersi che l’ama

Come chi è portato a raccontarsi che si svolga un’arte o

professione d’avvincente trama

E c’è chi sta a contar, in se medesimo, d’esser felice per aver

raggiunto tutto ciò di cui ogni uomo medio possasi fregiare

Ma v’è pure chi si rende esattamente conto d’essere rimasto

sperso, suo malgrado, in alto mare

E anche per coloro i quali si quamgiunga ad esser consapevoli

ch’il proprio sopravvivere non è altro che mediocre incombere

carente

Si è sostretti a raccontarsi che comunque, quanto s’abbia, appaia

sempre meglio de lo niente

Si come per quei che hanno raggiunto enormi vette ne la vita,

ma soggiacciono comunque a la caducità di gran partita

Si risolve infine pianto ancor più grande infine, in non voler

abbandonare strada che fu sempre colorita

Siamo destinati allora tutti a dannazione a vita, anzi, meglio ad

existencia, perché mai sarem definitivi o rigogliosi fino in fondo

E cercheremo sempre di concludere quadrato in forma algebrica

che purtroppo è solo un tondo

Né si pensi che riuscir in raccontarci che possiamo vivere ore di

felicità ci possa mai esser soluzione

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‘Chè qualunque cosa ci si voglia raccontare c’è soltanto magra e

fetida consolazione

Venga avanti allora il Grande Bugiardone, ch’è lo padre de lo

Bugiardone, e rappresenta lo complesso di bugie che

raccontiamo, prima ancor che agli altri, a noi medesimi

Le bugie che siam costretti a dirci ogni mattina per potere

equilibrar i nostri umori e renegar che siamo solo intrappolati in

degli acerrimi incantesimi

E procuriamo, fino a che non fossimo a esser abili in ridere

pervero de li nostri drammi esistenziali, contentarci di saper

mentir sagaciamente a li noi stessi

Che se, per contro, non riuscissimo nemmeno ad ingannarci

onde poterci rabbonire, non potremmo mai relazionarci agli altri,

tantomeno agli altri sessi

Si dia inizio per il dunque al raccontarci le bugie più fantasiose

per poterci carezzare d’un’umanità distorta ch’è la nostra per

dapprima

E si componga poi nel trasferirci verso l’ambito relazionale,

onde continuar in lo convincerci che siam felici, oggi più di

prima

Sì che quanto prima si cominci scientemente a raccontar teatri

agli alteri acchè il dramma di comunicatio possa divenire cabaret

E finalmente si cominci a esistere, per quanto è dato intendere e

gioire, ‘sì ponendo fine al dimandarci l’ìntroppi perché

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Racconto 4

Conseguenze di Bugie su

li noi stessi e gl’altri

Lo Bugiandro sta passando la sua vita in lo comprender sempre

più ogni profonda verità che lo caratterizzi

E sta per conseguenza in meditare giornalmente in come

modellare ogni sua dimensione acchè lama non gli infilzi

Tuttavia si rende conto di percome un suo trascorso burrascoso

l’abbia reso assai diverso da li tanti

E di come il suo esistere beffardo sia ad essere compreso a mala

pena da li santi

Lo Bugiandro infatti si decide, a un certo punto di sua vita, di

cessar di raccontarsi le menzogne ignave ch’hanno a definire

l’uomo medio

E non potendosi per nulla omologare a questi in forza

d’esperienze e qualità, ritende sempre a rifuggir dal tedio

Che se tuttavia si fosse omologato a un volgo rozzo e inesplicato

Si sarebbe serenato in una dimensione d’esistenza lieve di

gonato

Ecco allor che lo Bugiandro s’entra in meditare spesso in su li

paradossi de la vita

Che nemmeno hai cominciato a intenderne alcun punto, e già è

finita

Per tal via s’appresta in coglierne quanto di più soave e tenero

v’è in suo cotal incombere

E in tal malversazione dello spirto finalmente riesce a evolvere

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Le tre attività maggiori de lo uomo vengano pertanto ad esser

monumento e legge irreversibile dell’essere moderno

E tutto il resto vada ad esser funzionale a ciò che sta per

accaderci, il lungo Inverno

Quia, giacchè possiam fregiarci d’isto sole caldo in giovinezza,

possiam godere quanto più di gran calore

E ritenerci fortunati perché abbiamo possibilio d’elevar

massimamente ogni candore

Il Bugiandro allora, giunto omai a un punto di maturazione del

pensiero personale alquanto indentro al suo fluire

Predispone ogni suo corso acchè possa donargli quantomeno un

tenue e ben dicevole appassire

Ciò affinchè, se non fu al dì possibile concedere a le masse

l’elisir di lunga vita in quanto non pertiene a tutti, o meglio

gl’altri han ulteriori drammi che li rende in cecità

Quanto meno, in se medesimo ed in quei pochi che gli stan

attorno, possa ottenebrarsi in via definitiva ogni viltà

Lo Bugiandro s’userà pertanto lo pensiero autentico per poche

volte e con ben pochi eletti, che al suo pari van chiudendosi in la

remissiva solitarietà

E continuerà a cercare fino all’ultimo de li suoi lustri come

modellare al meglio per se stesso ogni sua più vivida realtà

Che per tutti quelli che, per contro, e sono pressocchè l’unanimi

consessi, diverrà sempre più astuto in raccontar quanto da loro

sia auspicato

Nella coscienza molto triste per cui ormai egli parla d’un

linguaggio che nessuno o quasi, soprattutto in terre involte,

abbia mai nianche imaginato

La solutio, dunque, un’altra volta, ad evitare quantomeno

impazzimento conseguente a le altrui follie

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Resta l’isolarsi, e continuare a non parlare o raccontare in suoi

pochi discorsi a tutti quanti ogni bugie

Ciò poiché, per come storia ebbe a insegnarci, son talmente

pochi quelli in grado de l’amare, che non fan statistica nessuna

E già incontrarne, a seguito di enorme impegno, 4 o 5 in una vita

intera, è già frutto d’insperabile fortuna

Anzi, in quanto poi a poter anche lontanamente immaginare che,

tra questi illuminati, vi sia pure una persona che si corrisponda

in tante cose a noi, da diventarci amata in relazione

E’ cosa tanto ardita, che perrendesi necesso strutturarsi intanto

in solitaria soluzione

In tale dimensione, ordunque, non sarà pernulla più tristezza,

anzi grande libertà, restare soli con se stessi, o al più con chi per

la divina sorte sappia somigliarci

Che il discendere in relazionarsi ai “poveri di vita” non verrà più

neanche preso in considerazione, anzi diverrà tanto sgradito da

aborrirci

Così il Bugiandro v’ebbe a dir perché divenne artista in lo

manipolar o sottacer ogni sua verità a un mondo non affato in

grado di capirne l’aureo punto

E fu a creare un teatrare quotidiano, ove non fu solingo, che

percome lo sipario s’alza e scende in poco tempo, ogni profondo

rende espunto

Sol così il Bugiandro, rifugandosi in se stesso e queli pochi

animi ampi, si potè infine salvare

Da quella mentalità perversa d’abneganti nefandezze limbiche,

che li semplici non sapevano neanche interpretare

E, dacchè volle comunque amarli tutti, e in gran carezza, ma non

gli era dato più poter comunicare

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Si cimentò, per quelle sempre più sporadiche cointeressenze in

superficie, in carezzare, senza che mai più, tendenzialmente, si

potè mostrare

Ecco perché accadde che il Bugiandro, a cagion di constatare

che non v’era alcun sistema in conversar con altri nianche de lo

nulla quia incompreso in ogni cosa

Smise in circondarsi di sostanze e genti che, piuttosto che

riempirlo o ser colmate dal suo enorme amore, ne elidevano ogni

posa

E in quella sempre più profonda dimensione solitaria, che lo rese

infino avulso da la sua familia, ch’era omai la prima in non

capire

Si rivolse in ritrovar sua pace, ne l’attesa che exitus sereno si

sarebbe rivoltato in sovvenire

Mentre a quelli che conobbero quell’uomo, che se solo apriva

bocca in verità, cagionava allarme di coscienze generale

Fu a guardare pressocchè passivamente, conoscendo in fondo

che a nessuno, come in fondo ad esso stesso, avrebbe eliso il

male

Proseguì pertanto in sviscerar l’in sé di quell’enigma

imponderabile ch’è vita per ciascun vivente, ch’è un suo mondo

a parte

Ed abbracciò ogni sventurato incontro con gli scempi altrui,

continuando, come sempre, a mescolare le sue carte

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RACCONTO 5

‘SÌ DIVENNE

IL VERITANDRO VEEMENTE

Lo Bugiandro, immerso sempre nel suo meditare magno e fausto

Si rendeva assai più conto giornalmente di per come fosse a

incombere negli animi olocausto

E non si rassegnava mai all’idea che quantomeno chi sapesse

stargli intorno si potesse ravvedere

E avere accesso, pur se in grande laborìo, a le proprie stesse

sfere

Così, ben stanco di restare chiuso in solitarie notti, e

consultandosi pernuovo coi suoi mentori in ampiezza

Egli prese nuovamente a progettar d’avvicinar di nuovo chi

poteva amarsi in potenziale a propria trezza

Che se già sapea che queste avrebbero perposto strenue

opposizioni a proprio stesso maturare

Sapendo già che ciò non sarebbe mai accaduto in tutto,

essendone malate, volle in ogni caso riscommettersi in amare

Predispose allor nuove venture, ed occasioni e incontri, che

adempivano primariamente al sommo scopo di crear bellezza

E, pure se dovette escogitare strategie d’accoglimento, tentò

ancora carezzare chi restava con la testa immersa in terra come

struzza

Così come, volendosi il Bugiandro cominciare a liberar di nuovo

di menzogna, che per lui avette sempre forma transitoria

Alessandro Granieri Galilei

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Si decise nuovamente a raccontar, seppur nei modi più opportuni

questa volta, la sua istoria

E radunò di nuovo i suoi coeguali acchè potessero aiutarlo in tal

eroica missione in terra di nessuno

Cominciò di nuovo a divulgare quel pensiero che per gli animi

più semplici e intasati, per sfortuna, è immuno

C’era in tutto ciò di nuovo che smettea di relegarsi, in affezioni

claudicanti, con oggette ben smarrite, che volea ormai solo

collocar in propria sede

‘Sì beneficiando degli insegnamenti che lo guru dell’amore

aveva ne’ passati tempi suggerito liberar chi non li vede

E se il suo essere ampio, generoso e solutivo anche per chi

d’inizio gli era doloroso naufragare

Divenne poi il motivo prevalente che lo rese un uomo che non

era mai possibile ad alcuno non amare

Così egli attrasse da quell’attimo ogni essere in suo alveo, e ne

divenne natural giaciglio

Fino a che decise che perfine si trovava pronto, di lì a poco, a

dare vita a un proprio figlio

La mentira, allora, andava ad essere rimossa nuovamente dal suo

modus operandi

Egli sapeva già che ogni suo sforzo, in una terra Talebana, non

avrebbe che posto rimandi

Tuttavia s’era ben certo di volere rimaner in proprio scoglio

perché ciò gli conferiva affectio e sicurezze

E che in frattanto si sarebbe deputato in vivere del pieno in altri

luoghi di elevate e ben migliori più Fattezze

Si risegga ordunque lo lettore dei suoi numerosi assai

componimenti letterari ed oggi perlopiù per prosa e in rima

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Che ha pernuovo inizio un’epoca di gran scoperte, d’apertura e

veritate più di prima

Che se già s’ebbe a delineare sommamente perversione di

menzogne in lungo termine, ch’avran perciò soltanto dimensione

transeunte

Lo Bugiandro assumerà la nuova veste, da crisaide a gran

farfalla multiforme, de lo Veritandro Veemente

Si racconterà perciò da questo punto in poi come il pensiero di

quest’uomo, assai purpureo e sano, s’ebbe a ribellar a lo se

stesso

Che da grande menzognero, essendo vivido d’eccessi ben

ridanti, s’ebbe a rivoltar del tutto in divenir autentico e verdace

in gran consesso

E per tutti quei che di qui a perpoi avranno la ventura di capir

ch’il Veritandro è l’unica solutio contro il male che ci afflige

Si rivolge l’augurio di riuscire a definir con grande slancio

propria effige

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RACCONTO 6

DURO’ UN GIORNO IL VERITANDRO

Lo suo slancio enfatico di ritornare a vivere all’insegna delle

verità più naturali esistenziali

Era durato a mala pena un giorno, avendo constatato

nuovamente e per d’ennesimo che non si possano far cose

normali

‘Chè se quanto viene ritenuto d’ordinario in società è in tutto e

per lo tutto totalmente e assai fuorviante

E naturale corollario che se venga in luce un uomo vero, retto e

saggio, venga crocifisso in quam lungimirante

L’unica frattaglia che potesse compiersi pertanto in uno stato de

le cose generale deprivante di bellezza alcuna

Era comunque e sempre di rinchiudersi in silenzio in una delle

solite extrafasi di silenzio e rimirar la luna

Ciò poiché ogni vox clamans in diserto non è udita de nessuno o

quasi e dunque è meglio conservarne il fiato onde non

disidratare

E se di morte certa di lì a poco siamo destinati in lo soccombere,

è meglio rassegnarsi a veder spegnersi ogni ben più alto fare

Si struggisce lo Bugiandro pel non esser mai compreso in delle

idee che sono ormai tanto scontate da apparirgli ovvie

‘Chè se quanto praticato non funziona, ma perché vi si continua

mai a sbattere la testa rimanendo in droghe oppie?

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Il Bugiandro

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Ed ecco che pertanto lo Bugiandro si ritorna in solitudine

parvente e si continua a raccontare ancor per la futur memoria

Pur sapendo che giammai l’alcuno o quasi intenderà, o leggerà

nemmeno, la sua storia

Anzi, vi sarà ogni giorno chi l’avrà ignorato in tutto non sapendo

ch’egli avrebbe ben potuto solver il suo punto

E chi, ancor peggio, avrà incrociato lo Bugiandro in suo

cammino e non l’ha riconosciuto nianche in sunto

Come vi sarà chi avrà persino avuto modo di restargli accanto ed

essere baciato da la sorte d’esser luminato

E avrà sprecato assai vilmente una cotal portunità, da rimaner

collato al proprio triste e limitante dato

Ed ora v’è perfino chi lo legge in tante righe che, a malpena,

potevan essere comprese sol da lui nel tutto

Che perfino la memoria, quia transeunte, ne sarebbe cagionata

del profondo senso il lutto

Ma per quei che avranno, ne li secoli a venire, a leggere le righe

che il Bugiandro volle tramandar a’posteri in speranza

Ci si augura che tutto questo enorme laborio possa un giorno

sovvenir in grande ausilio per uscir da propria stanza

Che anche se l’autore del Bugiandro, che per come essere

umano, rimarrà schiacciato inesorabilmente da lo tempo atroce

Resterà del suo pensiero al massimo il barlume di un ricordo di

quell’uomo che da sempre visse in croce

S’auspica soltanto che un cotale sacrificio di speranze, gioia e di

commozione in pectore un bel dì sarà capito

E verrà data l’adeguata sorte quanto meno al suo pensiero acchè

si sparga all’infinito

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

31

Siamo tutti un po Bugiandri allora, e chi non lo sa esser non può

nianche rivoltarsi in Veritandri perché il mondo lo impedisce

alquanto

Così anche l’animo più nobile è costretto a vivere nella bugia di

se medesimo e anche degli altri in la tristeza del suo pianto

Ma perché per dunque non levarci un palmo al giorno in sopra di

noi stessi e man a mano fonderci in quell’unico pensiero che ci

tenga insieme?

Come fate a non capire che se un albero si trova solo in la

tempesta muore, mentre se sta circondato da foresta cresce il

proprio seme?

E dacchè non è più dato affatto rimaner in cogitare se il

Bugiandro sia solutio o il Veritandro sia utopia

Rimaniamo tutti inchiusi nella nostra insopprimibile follia

Che seppur potessimo levarci in aere per iniziare il grande volo

che ci renderebbe enormi

Preferiamo rimaner ben ancorati ai nostri scogli pur se informi

Vi rivolge lo Bugiandro allora il proprio gesto de l’ironico saluto

in basco che racchiude ogni pensiero

E se ne va, perfino per quei pochi ch’eran stati a percepir

lontanamente che volesse dire essere vero

Porterà con se soltanto quei pochissimi che furon ad intender

diligenti quelle poche cose che voleva dire o fare

Mentre tutto il resto andrà man mano a spegnersi, perfino nel

ricordo, nonostante egli si sia struggito fortemente in

rimembrare

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

32

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

33

RACCONTO 7

L’AMBIGUANDRO

Che per come gli fu suggerito da colei ch’ebbe a ritenerlo assai

semplicemente ambiguo

Egli fu a rendersi conto che l’aveva tramutato il tempo in tal

prerogativa in quanto iniquo

E se da un lato egli fu costretto a lo doversi ritagliar il ruolo

teatrale ch’ogni astante gli rendeva necessario

Ebbe a vestire, in base a chi trovavasi dinnanzi, vesti de lo

delinquente oppur di commissario

Tuttavia, seppure ciò sia solo metaforico fluire, chi era allor

davvero e nel profondo l’Ambiguandro?

Era forse lo Bugiandro che provò diletto in inventare sempre

storie nuove onde evitar il tedio in Veritandro?

O forse in veritate era perfino voce autentica di libertà de lo

pensiero, molte volte ritagliata ad evitar l’isolamento

Ovvero ancor solo un incender naturale che, per quanto si

sforzasse di nascondersi, era solo gran lamento?

Tante le opinioni al suo riguardo che potrebbero avanzarsi

Né il pensare che il Bugiandro fosse nel profondo mentiroso ne

porrìa vantarsi

Così come lo Veritandro non potè ai più, o quasi, esprimersi del

tutto, pel valore soggettivo de la sua oggettività

Come anche l’Ambiguandro diventò, per sua fortuna, chi lo mise

in salvo dalla solitarietà

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

34

Allora l’Ambiguandro continuò per molto tempo in modellarsi a

chi egli s’incontrava

E, pur se normalmente non poteva che vestire gli abiti di chi la

gente s’aspettava

Nel profondo diveniva sempre più spirituale, al punto da iniziar

a leggere de l’anima e di coltivarne il seme

Che seppur s’allontanò man mano da ogni aspetto materiale,

s’occupò comunque di placar lamento d’ogni anima che geme

Così quell’Ambiguandro si rivolse man a mano in divenir

sempre più ampio di chi fosse già mai stato

E ogni consimile che s’incontrò, di lì a quel poco, fu sempre più

dolcemente assecondato

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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RACCONTO 8

L’ANDRO

Tale era la volontà de la compenetrazione generale del

“Tantandro” con il mondo circostante

Che cercava quell’allineamento superiore che potesse elevarsi

tra l’amata ed il suo amante

Dunque era caduto varie volte ne l’oblio de l’animi inquieti et

errabondi

Che per essere tra quei pochi de lo secolo ch’avevan intuito, era

sempre relegato ai margini dai tanti vagabondi

Così egli, che man mano s’assumeva sempre vesti più

d’eterogeneo rimaneva spesso solo

Perché si rendeva conto sempre più di come il mondo esterno

de’ suoi luoghi, ormai più non gli era molo

E non lo comprendeva in nulla, anzi lo fagocitava lentamente

fino a soffocarlo

Tanto ch’una notte, risvegliatosi alle 5 del mattino, sognò di

esser stato divorato da radice enorme finchè la sua amata ebbe a

salvarlo

Ed egli allor rimase veramente solo, né assumeva più valor

risolutivo che vi fosse alcuna compagnia d’intorno, pure se

profonda

L’Andro, ch’omai assumeva tutte quele vesti che lo caso gli

imponeva giornalmente, aveva a soli 40 anni percepito il nulla

ch’in quel tempo lo circonda

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Un nulla fatto di natura assai crudele, di persone inconsapevoli ,

d’una società votata all’egoismi

Una vita in cui man mano si andavano perdendo i pezzi

dissolvendosi, d’affettivate in tutto andate, d’un lavoro vano, de

la fine d’edonismo

Capì allora che doveva presto toglier mano in tutto

‘chè s’avesse continuato a star immerso in acquitrino generale,

di lì a poco avrebbe cagionato il proprio lutto

Che ogni volta che oramai egli riceveva anche solo un segno pur

lontano in disapprovazione

Si struggiva, essendo l’animo ben più sensibile del tempo,

d’esser travisato, da principe a barbone

Così l’Andro, senza alcuna presunzione, anzi ritenendo sempre

più d’esser stato deminuito, conoscendosi

Iniziava il suo cammino ascetico supremo, che lo proteggeva dal

torpore nascondendosi

E se qualche volta avesse avuto pessima trovata di

compenetrarsi agli altri, che di lui avevan percepito solo opposto

Si sarebbe assai ben presto ritirato in immediata fechadura, onde

evitar di esser come sempre presupposto

E in quel cammino di contemplazione quotidiana de le

aberrazioni di una indegna condizione generale

Stava in equilibrio, pur se instabile, evitando immergersi nella

follia della compagine sociale

Così ebbe a legger dei percorsi d’anima che lo tolsero in

frattempo dal pericolo d’esser divorato da lo niente

E si protese, dopo avere sublimato ogni difetto in caritate e

amore, verso il divenire sempre più imponente

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

37

L’Andro allora, che da Confusandro diveniva in logica sequela

Riflessandro e rimaneva impermeabile al fetore

Decideva ancora un’altra volta di restare chiuso in se medesimo,

o al più fuggir assai lontano, divenendo lo suo stesso salvatore

‘Chè, sentiva, se così egli non si fosse adoperato ad evitare

d’esser da ogni stolto al dì fagocitato

Si sarebbe irrimediabilmente compromesso l’anima, la mente, la

salute, e ne sarìa stato schiacciato

Fu pertanto scelta dolorosa assai allontanarsi da ognicchè aveva

sempre costituito il fulcro d’ogni suo pensiero

Egli sentiva aver prosecuzione quel percorso di liberazione da le

cose e le persone, ch’eran state ambìto siero

Aveva inteso ormai che, pur se ogni suo istinto gli imponesse di

relazionarsi al vuoto ch’era fuori da sua prosa

Il suo intelletto, che da sempre s’era stato assai sottile, avrebbe

dovuto cagionar salvezza di sua anima sontuosa

Che se avesse ancor somministrato inquinamento al suo

quotidianare ne sarebbe a breve uscito certamente morto

Dunque gli era d’uopo cominciare ad esquecire ogni persona

amata del passato, e alchè finanche madre, e rimaner in orto

Ciò perché, seppur una tal scelta gli appariva tanto dolorosa da

renderlo comunque già cadavere

Quantomeno avrebbegli evitato il soffrimento de l’accanimento

terapetutico fittizio a latere

Essendo ognuno tra di noi, pertanto, morto sin da quando nasce

Si delinea mano a mano la ragione per la quale si ritorna al nulla

precedente il ser in fasce

Che se ogni essere mediano culmina il cammino esattamente da

quel nulla da cui nacque

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

38

Egli s’apprestò a rivolgersi verso la fine, in animo di chi

finalmente, dopo aver tanto parlato, tacque

Così egli proseguì sua produzione solitaria, ed ogni tanto la donò

silente e senza alcun pretesa al mondo indegno

Nella speranza residuale, l’unica permai, ch’un dì, anche molto

tempo dopo lui, alcuno avrìa compreso quel suo immenso pegno

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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RACCONTO 9

IL LIBERTANDRO

Scorrevano li giorni e quele notti d’Andro in solitaria

abnegazione da lo spazio circostante

Ogni persona che gli stesse intorno, o quasi, s’era rivelata di

profondo infante

E se da un lato egli voleva ancora bene a ognuno ch’in passato

fosse stato in fianco a lui, malgrado le diverse discrasie

Prospettò l’idea, omai sempre più concreta, di volare

d’oltreoceano a lo scopo di ascoltare quantomeno altre più

vivide bugie

Se pertanto seguitò in curare corpo, mente, anima ed affetti

residuali, nonché cose, case e le passioni e fonti di guadagno

D’altro lato si perpose in volta di ricominciar a vivere nei cieli e

uscire finalmente un’altra volta da suo stagno

D’ergo seguitò ne l’indagar se fosse meglio rimaner in loco e

relegarsi a flebo onde vividere le poche ultime cose

ch’ancoravan territorio

Ovvero allentarne un po’ la morsa per tornare a usufruir di quel

valore alto, ch’è la libertà, pure rischiando di porre in periculo

(e, s’era tal, alea non v’era), l’amor altissimo ch’aveva costruito

in offertorio

Fu a decidere così di far un viaggio alquanto prossimo, e ben

prima e dopo dedicarsi a la sua amata pienamente

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

40

Anzi addirittura di trovar intanto il modo in ricrearla, onde

lasciarla poi più soddisfatta in mentre egli volava lungi da la

gente

Si determinò pertanto dedicarsi nuovamente ad esplorar il

mondo, fino a che un bel dì sarebbesi acquietato in miglior

luogo, fosse anche sua città

E reiniziare a far la spola tra l’affetti, le persone e cose amate, e

d’altro lato meraviglie di creato, in voluttà

Si confuse allora in primi tempi onde trovar il modo in

distaccarsi da quanto era stato costruito in gran lavoro in queli

anni

E ricominciò a svestirsi di borghese finalmente, e ricostruire

strenuamente i suoi più connaturali panni

Anzi, non volendo rinunciare più a le meraviglie del creato, per

il solo fatto d’esser pigro e spaventato

Si convinse finalmente in liberarsi da le sue fittizie et affettive

compulsioni, per tornar alchè ampliato

Per il cui si liberò man mano da l’ogni zavorra, e s’intraprese

nuovamente quel cammino che lo ricondusse in vita

Rimembrando d’altresì come ogni sua esperienza in terra propria

avesse cagionatogli la decisione ch’al momento lì fosse finita

E certo che sarebbe ritornato in terra propria più gaudiente,

colorito e motivato in ritornar a fare quanto avrebbeli sospeso

Si condusse lentamente a spiccare nuovamente un altro volo,

pria ch’il tempo inesorabile l’avesse arreso

Nel frattempo seguitò in comporre versi e strofe il Libertandro, e

lo fece in scopo di lasciar al mondo il dono d’un pensiero

estroso

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

41

Che servisse in monito, per chi lo avrebbe un dì scoperto, acchè

quel suo pensiero si venisse approfondito, e dunque ne valesse a

suo ritroso

Che se volle intanto vivere, goder la vita, imperdersi nel limbo

di comuni cose e volgersi a una fine sazia e ben soddisfacente

Nel frattempo fece sì che tanto suo travaglio rimanesse

immortalato in carta e in etere, per il futuro uso dirimente de la

gente

Fu ad assestar definitivo intanto il modo quotidiano di

trasmettere ogni sua sfaccettatura verso gli altri acchè potessero

giovarne

E, mentre egli donava al mondo l’ogni cosa che s’avesse appreso

sotto forme varie e ad arricchirsi ulteriormente in terre sante,

ogni nuovo incontro fu ad amarne

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

42

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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RACCONTO 10

IL VUANDRO

Il quadro successivo gli appariva assai sempre più chiaro

Poiché nulla o quasi v’era in far per quela gente, cominciò a

sfogliare calendario

Che se per un verso avea d’accanto quella musa assai

meravigliosa ch’era la migliore in mondo

D’atro lato, egli sentiva, non poteva più restare relegato

d’esclusivo in la palude ch’avea a spingerlo nel fondo

Così, avendo ben capito che missione tanto impavida, ch’era di

creare nele genti ignare conspevoltà, non potesse essere

raggiunta

Volle dedicarsi un’altra volta, sì per come era previsto in nuce, a

ritornar per frequentare queli posti che rendevano sua vita sunta

Né quei palliativi che ogni dì sperimentava per evadere da un

tedio soffocante eran bastanti

Come pure i tentativi di restar legato a propri paradigmi d’ogni

tipo eran oramai abbondanti

Così come nippure amici, o familiari, o tradizioni gli donavan

alcun palpito di stimolo

Che avvertiva fortemente ch’era giunta l’ora, sistemata ogni

pendenza, de l‘ascendere in velivolo

Torna allora più possente e magno, oh Gran Vuandro, che li cieli

tornano a esser tuoi dopo cotanta assenza

E se questo periodo t’è servito in sistemar alcuni materiali per

futura quiete, ora puoi anche starne un poco senza

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

44

Dunque ancor un poco resterai a curar residuali attimi di biechi

involvere, che fuori di tua musa ti saran restivi

Ed abbracciandola e tenendola sempre con te, ritorna a

proiettarti al mondo, che pertanto quivi sono tutti sempre e solo

schivi

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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RACCONTO 11

L’OPTANDRO

I lustri, nel frattempo, avvicendavansi sempre più limbici

E i tempi per decidere se rimaner in terra indegna ovvero

esprimersi nel mondo divenian sempre più biblici

Man mano che passava il tempo il suo inteligere s’intersecava in

tra lo rimanere nello scoglio onde evitar il burrascoso mare

Ovvero finalmente far che le onde lo portassero laddove egli

poteva meglio amare

Si prefigurava sempre, ne l’amore, intanto, il trivio se

interromper ogni ampiezza in core

Oppur perseverare in faccendarsi e coltivare il gran colore

Ovvero ancora dedicarsi a lo viaggiare, e dunque misurarlo

altrove

Oppure, meglio ancor, seguir istinto del momento, atteso che

ragione, ogni suo errore muove

Decise quindi, dopo adeguata introspezione, che si sarebbe dato

a ognuno di quegli ambiti perché sentiva farlo

Imparando quindi in come amare, ch’era cosa assai spinosa e

decisiva, dalla sola che sapea provarlo

Nel frattempo, essendo d’uopo starle accanto e non potendo ella

viaggiare, in mentre stava in porto si dovea ascoltare

E pur se dunque alcun o quasi lo potea capire, si doveva

cimentar per quel minimo confronto necessario che potea

bastare

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

46

Tuttavia, ei s’intendeva, in quanto non gli era possibile mai

amare e ser amato, se non con l’unica sua donna superiore

Si disciplinava in regalare solo alcune perle di saggezza sotto

mera forma di interrogazione

Che se ogni dì gli avessero chiesto se potesse lor trasmettere

quanto s’avesse appreso in una vita

Avria risposto che vi avrebbe provveduto in ogni giorno,

evitando esse facessero autogoal in tale misera partita

Così, l’Optandro, fu in realizzare lo proposito di contribuir al

mondo divulgando quanto più possibil ciò che avesse appreso

E poiché, di lì a ben poco, sia pe la senilità, che per propensione

allo spirituale pur fittizio, e per emigrazione infine, si sarebbe

arreso

Progettò ch’un dì sarebbesi mostrato al mondo esattamente

nell’incomprensibil meraviglia ch’era diventato

E dunque avrebbe rivelato ogni sua più ammirevole scoperta in

le sue opere, pur sapendo che sarebbe stato da li più insultato

Ma se da un lato quele masse ignare ed improbabili a erudire

avrebbero sferrato contro lui ogni coltello

D’altro lato Optandro s’era reso tanto forte in evitar i colpi, che

anzi li schivava, evitando infine ch’aggressori si ferissero di lor

stesso fardello

Per cui, divenendo ormai ogni giorno ben più ampio di se stesso,

e avendo sublimato ogni carenza atavica in successo

Si protese in vivere con propria donna un’epoca che fosse

quanto più sentimental, serena e priva d’ogni eccesso

Così ebbe a dedicarsi a proprie cose, si mantenne vivo e ne

l’interagir con altri fu ad accomodarsi a mera compagnia

Che se si fosse reso giornalmente inevitabile elargir saggezza

onde tener a bada la sociale prole, non sarebbe andato via

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

47

Ciò finchè però gli ignavi si sarebbero voluti accomodar in

stargli accanto, nelle more che trovassero altri pari

Nel qual caso si sarebbe prodigato in suggerire loro, sempre se

richiesto, come trattener rapporti in propri cari

Gli era d’uopo tuttavia smettere d’affezionarsi a quei pezzi di

pietra di sembianze umane

‘Che purtroppo, anche se egli fosse un dì riuscito a far amare,

nel frattempo avrebbero sottratto pane

Così Optandro scelse di restare concentrato intanto in la sua

amata, e nel frattempo carezzar in breve il volgo per inevitabile

missione

Mentre, valutando d’indagar alteri ambiti più degni, preparavasi

in staccar biglietto in sua ventura esplorazione

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

48

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Racconto 12

Il Deprimandro

Passavano i giorni, l’umore ia precipitando in un profondo

baratro d’enorme sconforto e indefettibil solitudine

Lei era sempre lì, fedelissima, amabile e possente, e tutto il resto

era caduto in grande turpitudine

Li suoi affetti più importanti andavan scomparendo sempre più,

e quanto ne restava diveniva al dì più deprimente

Nulla aveva più il colore d’una volta, né quanto ne residuava

rimaneva tra la gente

Il Deprimandro, così, passava ormai ogni sua giornata assai ben

triste

Quella gioia di vivere, quel suo sorriso, la sua verve ormai erano

ridotti a mera ciste

E il pianto era divenuto omai la sua ragione d’esistenza

ricorrente

Come il condannato, che d’ogni sua misfatta, infin si pente

Tuttavia è tutto divenuto ormai ritardo

Né si può sperar minimamente che ritorni leopardo

Gli rimane solo la coscienza che sua strada era già stata scritta

nell’origine del tempo suio

E che, per quanto avesse lui voluto liberarsene, come da lì era

provenuto, ritornava man a mano in buio

Si delineava indi sempre più come sarebbe stata l’esistenza di

quell’uomo di siffatta consistenza

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

50

Che s’avea scalato mari, monti e avea compiuto gesta immani,

alla fine, come tutti, era rimasto senza

Si dimanda ordunque quale senso avesse tanto laborìo, se poi

alla fine a ognun diventi vano

Così come s’avvenne pe li grandi de la storia, così anche come a

ogni profano

Che quel ciclo della vita, che a ciascun mortale si pertiene e si

vanifica nel nulla

Ci riporta nella stessa posizione che avevamo in culla

E si ritorna dentro il grembo di quella sua stessa madre che in

vecchiaia infine, poi ebbe abbandonarlo come padre in tempo

pure fece

E si ritrova adesso totalmente solo, come un pellicano che

perisce in mezzo a un mar pieno di pece

E così non v’è più vita, né emozioni, né piacere

V’è soltanto la lembranza di che un dì gli fu chimere

E tutti quei profumi, quegl’incontri e quegli amori ch’eran stati

in la sua vita scena colossale

Si perdettero in un mare d’ignoranza e di persone che li ebbero a

tradir per il normale

E tutte quelle anime che s’erano incontrate insieme, e s’eran

pure amate, e subito perdute

Ormai s’eran portate in esser divenute anch’esse mal dirute

Mentre quelle che per contro s’erano salvate dalla dannazione

eterna

Avevano vissuto inferno in terra, esorbitando da sua grande

perna

Così, alla fine, tutto quello che poteva essere magia allo stato

puro, e possibilio di condurre ad una vita in su le righe

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Diventò per contro sua bugia, sottrazione di beltade ed irruzione

di quadrighe

Che ne flagellarono del tutto ogni pensiero, lo ridussero a uno

strazio immane e lo condussero in burrone

Da cui non riuscì alla fine a uscire, nonostante fosse stato il

Granierone

Tutti andarono per salutarlo a volte, e gli gettarono del cibo in

sostenerlo

Mentre un mondo indegno, ch’avrebbe potuto avere tanto da

costui, ebbe alla fine a sotterrarlo

Così l’Andro proseguì su terra in residuale spirto errante e

sconsolato

Mentre tutti quei che s’eran persi, ancora un’altra volta, pure

dopo morto, ebbero rinnegato

E il suo silenzio, da quel punto, non fu neanche notato

Perchè sua muta voce, in vita, nessuno, eccetto lei, ebbe mai

ascoltato

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Racconto 13

L’Incomprensandro

S’eran vicendate troppe alterne dispute in se stesso

In ogni ambito più che nel sesso

E quello gli era stato solo un modo per fuggire da le tante cose

ignare d’una vita indegna

Che gl’era omai soltanto divenuto suo rifugio in fregna

Ma di lì a ben poco, anche quel ciò gli era venuto meno

Isso perché non vi erano neanche più le condizioni per il

praticarlo almeno

Anzi s’era il che risolto in lo tedioso incedere di quel tessuto

ch’è sociale inappropriato

Per il quale, anche andar in la ricerca de lo minimo d’esistere,

gli si era tramutato

Così, l’Incompresandro, in ogni sua più ampia manifestazione

Essendo stato omai deluso in tutto da familie, lavorar, amici,

l’arte e pure da passione

S’ebbe a rivolgere al trascendentale, acchè potesse culminargli

alcun patema

Ed essendo ciò che non presupponeva fare alcuno, si rivolse a

più non fare nulla in alcun tema

Per il ciò, malgrado gli altri continuassero in accumular

ricchezze, poscia spese in materiali ed edonistiche pulsioni

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Egli, che per contro aveva in dono l’arte de l’amare, ma non era

in condizioni de l’esprimersi, diedesi a canzoni

Così, ogni giorno, ritrovandosi ne l’arte, che gli avrebbe

cagionato quelo stato di quiete di cui abbisognava

Pur avendola finalizzata a se medesima permai, per

sfiancamento, il mero amarla gli bastava

Perciò non ebbe più nemmeno a dimandare l’attenzione de

l’alcuno

Per i primi tempi fù anzi a rendere visibili nel mar de l’etere i

poemi, in esser letti da nessuno

E se la sua speranza, ultima scintilla che tenea il motore ancor in

moto, era ch’un dì, per caso, alcuno avrebbe inteso

Lasciò tutta la sua produzione in la bottiglia, in vivida certezza

che anche doppo morte egli sarebbe stato vilipeso

Gli giungeva tuttavia per mente se egli fossesi mai un giorno

ritrovato in condizioni di volere preferire

Più che al rischio d’essere frainteso, quello di non esser mai

nianche conosciuto in divenire

Che se l’uno, più probabilmente, gli si avrebbe cagionato forse

alcun problema d’un certo portato

Quantomeno il non esprimersi neppure più, oltre che in

risparmiargli il tempo, almeno se l’avrebbe tutelato

Volle quindi correre quel rischio d’affrontare quel minor

problema de lo pubblicare intanto il minimo bastante in non

esporsi

E quando avrebbe inteso che nessuno, per gli effetti, vi sarebbe

mai approdato sine spinta, valutò persino di sferrare ultimi morsi

Che se in un primo momento fu a volersi tutelare in pubblicare

solo ciò che non poteva fargli molto male

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Poscia avrebbe reso al mondo tutto ciò ch’avea prodotto, in

consapevolezza ch’era già comunque stato celebrato in vita lo

suo funerale

E poiché egli era già morto in ogni cosa avesse fatto, poco o

nulla gli restava ormai da perdere se non sua libertà

Ch’era libertà del suo pensiero, l’essere più vero, l’essersi

elevato sopra di ricchezze materiali e d’ogni voluttà

E a tutti quei che continuarono a desiderare

Volse carità e calore, per restare persi in mare

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Racconto 14

L’Eremitandro

Continuar a esistere in cotale dimensione amena

Massacravagli ogni giorno il suo evoluir ch’era patema

E se in cotali luoghi si sarebbe lui dovuto escondere, per poi

riuscire d’altresì a soccombere

Si sarebbe lui dovuto consigliar d’involver solitario, per poi

potere riposar in grande ossario

Per il quanto allora, stanco e in speranzoso infine di riuscir ad

arrivar a l’antica gaiezza

Si rivolse in serenar fatico per sua nefandezza

Così si chiuse nuovamente al mondo esterno, e ritornò eremita

E quella strada gli divenne piana, dopo essergli stata sempre in

gran salita

E suo quotidianare Eremitandro altro percorso non avrà

Se non di meditare e musicare, lungi da ogni effimera beltà

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Racconto 15

Il Sofandro

Nel frattempo s’assisteva all’era delle astensioni collettive

L’era in cui ciascuno, ad evitare confusione, si chiudeva in

essere del tutto schive

E ciò venia subito anche dai cotali, che purtroppo non potevano

che prender atto de la tanta general chiusura

E dimenarsi in solitare pure, o al massimo, per non impazzire, a

fare quadrato in stesso sesso oppur clausura

Il mondo, s’avvertiva lo Sofandro, era precipitato ormai nell’era

dell’abnegazione massima ch’avesse mai potuto immaginare

E quel contesto ch’abitava ormai di sofferente non riusciva più a

volare

Né l’inutil tentativo quotidiano di spiegar a le formiche quanto

fosse omai importante amare

S’era dato frutti, quanto meno in passionare

Nulla di quel ciò, perfatti, s’avveniva ormai

V’erano soltanto strenue immagini passate, e all’orizzonte solo

guai

Così il Sofandro, stanco e derelitto ormai de lo suo piè sconfitto

Volse radicale in astenersi onde non impazzire, ed allinearsi

finalmente anch’egli all’uomo che si riteneva dritto

Tutto ciò, sapeva l’egli tuttavia

Altro non era che l’ennesima bugia

Che stavolta egli compiva nei riguardi di se stesso

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

60

Nel momento in cui gettava via la spugna di quel ciò chiamato

sesso

E pur se egli sapeva che sarebbe stato triste senza più potersi

immergere in le grazie di marie

Tuttavia avea compreso che lo continuar in farlo era l’unico

modo in cui sarebbe stato trattenuto in le materne discrasie

Che malgrado avesse in mente che sarebbe ricucito atavico

rapporto con la vittima ch’aveva stato in partorirlo

Non sarebbe mai vissuto idillio affatto, anzi si sarebbe relegato

sempre in faticoso incedere, cui sarebbe stato cimentato nel

gestirlo

Per il ciò, il Sofandro, stanco di parlare al vento e scriver sulla

spiaggia, s’ebbe nuovamente a chiuder verso chi purtroppo non

aveva gli strumenti minimi essenziali per capire

E ritornò pian piano, disperato, a ricercar le forze,

nell’eremitaggio più totale, qualche volta, per uscire

Che se egli non smise mai in provare quel barlume d’utopistica

speranza che qualcuna, in tanto mattatoio, si potea salvare

Si rivolse a lo passato con rimorso, a lo futuro in grande

angoscia, e a lo presente come chi nouta in alto mare

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

61

Racconto 16

Il Riprandro

Aveva ormai toccato il fondo l’Andro dopo aver subito

distruzione maternale, professale, artica e female

Così con grande slancio ebbe a risalire in alto, onde ciascuna

vece volger in tornar normale

Fu a decidere pertanto in sorellale ausilio, e in sempre amoreo

inevitabile consilium,di riporre in pristino ogni coccio

E smetterla di comportarsi come fosse sol bamboccio

Fu pertanto a planeggiar in ogni cosa la ripresa con dovizia

Ed iniziò ad agire contro anaffettivo, stasi ed avarizia

Così prese a sistemare psico-fisica salute

E in arte, nel travaglio e ne l’amore fu a vestire nuova cute

Che se fu da un lato che si volle riassestare nella psiche

Si curò, per come sempre, di dar senso ad ogni sue fatiche

Ed ivi si riprese in nuovo slancio di possenza

Mentre in risalir la china ritornava sua veemenza

Si doveva fare forza e risalire, prima che l’ossigeno emotivo lo

lasciasse ne l’abisso

Così come era necesso pel Riprandro abbandonare nell’oceano il

crocifisso

E liberarsi finalmente di quelle pulsioni sofferenti ch’elidevano

la mente

Fino a porre nuovamente in pristino i tasselli che mancavan

nella gente

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

62

Avrebbe rispiegato quindi come fossimo cotutti l’uno contro

l’altro per stoltezza

E avrebbe ancor tentato sensibilizzare ognuni, di come esistesse

meramente in pezza

Così come avrebbe dato doni d’incondizionato amore a

chiunque se ne fosse presentato, sine tuttavia chinarsi

E avrebbe posto sol consigli, non pretese, su per come, proprio

ad altre si sarebbe fatto giovamento tal innamorarsi

Che se altrove avessero trovato dimensione assai mediana, e

normalare in tutto e al tutto

In la sua meraviglia si sarebbero potute omai affrancare da lo

divenir prossimo rutto

E quia la posta in gioco s’appariva assai ben alta, e maggiore

n’era il rendimento quanto il rischio

Prese nuovamente a sparger il suo seme delizioso, ma stavolta in

mero fischio

Ogni cosa ch’ebbe a fare dunque in quel momento divenì

evoluire di progetto definito

E a chi fosse presuntuosamente in lo vantar esser maestra,

ancora un’altra volta mostrò il dito ad indicare l’infinito

E per quelle che s’avrebber continuato a percepire il dito, tosto

che quel cielo alto ch’egli ne vorrìa indicare avria temporeggiato

Mentre a chi s’avrebbe percepito la grandezza de l’amore senza

condizioni, accanto a se, con grande erudizione, avrìa portato

E il suo passare altra funzione più non ebbe a rivestire

Ch’allietar le genti, per quanto possibile, ed un giorno ricucire

Come, in non voler più esagerare ad evitare traumi disastrosi

Si rivolse in evitare tutto quanto ebbe sospetto un tempo uccise

li mimosi

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

63

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

64

Racconto 17

Una storia già finita

Ed oggi, una storia d’amore consumata, ch’ebbe lasciato l’aria

polluida et inquinata

“Mia carissima ed amata Curina

Sto passando un periodo veramente molto brutto, anche se cerco

di mascherarlo tutti i giorni. Ho crisi di panico e di pianto

quotidiani.

Dopo avere provocato il crollo di tutta la mia vita a causa del

conflitto non risolto con mia madre e dell’abbandono paterno

subito, oggi ho perso anche te e mi sto rifugiando molto nella

meditazione e nella scrittura.

Essendo andato molto sotto stress, vieppiù, ho litigato anche con

i miei e ora sto a fatica rimettendo a posto questa situazione.

Il bilancio di questi 40 anni è che mi sono divorato tutto ciò che

avevo in gran fatica costruito, e ne avverto il peso

Per quanto riguarda poi specificamente te, ti confesso che tuttora

ti sogno tutte le notti o quasi.

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

65

So di averti ferita molto e mi dispiace, non stavo ragionando in

quel periodo. E comunque non ho saputo trattenerti accanto

all’uomo che, ritengo, sia stato fino ad oggi il più importante

della tua vita.

Eravamo felicissimi noi due insieme: Si rideva, si scherzava, e

stavamo costruendo molto. E credo che, sedati gli animi, alla

fine, avremmo avuto la relazione migliore ipotizzabile mai al

mondo. Quello era, pur sbagliando, il mio proposito finale.

Purtroppo però la mia insoddisfazione cronica, che mi ha portato

a esagerare, ha rovinato l’idillio che avevamo a gran fatica

costruito e di cui sempre serberò grande memoria. Se a ciò

aggiungi pure il fatto che io mi sono fato influenzare dai miei

amici che, essendo tra l’altro più grandi di me, mi inducevano a

sperimentare frontiere della relazione inesplorate, e che tu ti sei

forse incartata di conseguenza nella disaggregazione fomentata

da persone che ti hanno suggerito di lasciarmi e trovar un bravo

ragazzo, come se io non lo fossi, siamo scoppiati

Perdonami dunque se ho provocato tutto questo, se potrai, un

giorno. E pensare che fin dall’inizio sono sempre stato

profondamente sincero con te, e tu mi hai capito fin a quando

non ho davvero esagerato nel mio tentativo di lasciar entrambi

più felici. Mi pento solo di aver pensato che saresti ritornata tu e

di aver perso troppo tempo nel riavvicinarci.

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

66

Sono stato un pazzo, un egoista e uno sconsiderato. E per questo

ti prego di perdonarmi amore mio.

Oggi so che ti stai rifacendo una vita con un avvocato Gelese

che, a quanto sembrerebbe, ti sta dando ciò di cui probabilmente

avrai bisogno, ossia serenità. Ti auguro che possiate amarvi

ancor di più di quanto ci siamo amati noi, anche se temo che

quanto vissuto insieme da noi due non si ripeterà mai più con

nessun’altro/a.

Mi spiace solo non essere riuscito io a sistemare le cose tra di

noi, e di avere provocato la rottura traumatica fino alla fine.

Oggi tuttavia,il saperti affidata a un brav uomo che ti vuole

bene, da un lato, anche se tu non lo amassi che per ciò ch’egli

può darti, mi conforta. Peccato solo se lo spettacolare percorso

che abbiamo fatto insieme, e che sarebbe divenuto con certezza

sempre più bello se solo avessimo appianato quei conflitti,

amandoci da sempre nel profondo,non venisse indirizzato nella

giusta direzione anche da parte tua.

Spero un giorno di conoscere anche il tuo nuovo fidanzato, se

sarà lui il vero grande amor della tua vita, che amerò siccome ho

amato te, e di poterti risentire non appena avrai smaltito l’odio

maturato al mio riguardo.

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

67

Nel frattempo ti invio il link di una canzone del 1994 che

ascoltavo quand’ero adolescente, che racconta proprio di noi

due, semmai vorrai ascoltarla, e sempre che tu sia riuscita a

legger questa lettera fino alla fine.

S’intitola “UNA STORIA GIA’ FINITA”. Ascoltala, ti prego.

Farà bene anche a te, pur proseguendo nel tuo amor con lui,

rimuovere un po di odio al mio riguardo. Non farci ciò che ci

hanno fatto i miei pur sempre amati genitori, è terribile e

straziante.

Mi solleverebbe molto dalla mia grave situazione di salute

psicologica attuale, e devo dirti purtroppo non solo, ricevere

anche un tuo mero cenno di un pur minimo riscontro. Sarebbe

quanto meno un gesto umano che ti si apprezzerebbe a

prescindere da me. Purtuttavia sentiti libera, finchè non ti

sentirai pronta a farlo, fosse anche tra 50 anni, ma fallo ti prego,

anche per te. Io nel frattempo mi dedicherò all'affettività a

tempo pieno nella mia vita. Ti prego in ogni caso di mandare un

forte abbraccio ai tuoi, che adoro tanto quanto te.

Ti amo, sempre, nel profondo, in pianto quotidiano, come il

primo giorno in cuì ti battè il cuore innanzi al mio camino.

Sempre tuo perdutamente, sconsideratamente ed autenticamente

innamorato…. Ninno”.

https://www.youtube.com/watch?v=SXGcIRRl3XQ

A monito, suggerimento e a futura memoria

Per tutti quei pensano di abbandonar la propria storia

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

68

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

69

Racconto 18

Depredandro, il vaso infranto

e l’agognata “liberalazione”

Uno soltanto de li suoi più grandi ispiratori s’avea preso briga di

rispondergli in fornir consilio circa il merito de la missiva

Era l’Eccelso, che si pronunciava in guisa da impedir, purtroppo

tardi, d’inviarla ritenendo sorda la destinataria ed anche schiva

Ed in effetti l’acconsilio si mostrava alquanto ben riposto

Se si riteneva che abitudine a lo depredar fosse costante

presupposto

Il Depredandro, allora, si sentiva sempre più vituperato e

vilipeso nel suo intimo e più orgoglio di persona, pria ch’artista

Era come se si ritenesse uno tra i tanti di quel ciò ch’era la loro

lista

Che malgrado avesse in ogni forza lui cercato di riporre proprio

novero con gran fatica a scarsi risultati

Tuttavia colaltre facevan ogni dì snobboso atto di rifiuto di

preghiere dei cotali soggiogati

Non vi erano pertanto più, o forse non vi erano mai stati, i

presupposti per il continuar interagir col sesso divenuto forte

Era suggeribile, per ogni fronte, l’interrompervi i rapporti

quantomeno in sede, e ciò sia con le già note, che con nuove

porte

Ciò perché era ormai stato spremuto tutto il succo de l’agrume

succedaneo ch’è universo feminino

Dunque bisognava, omai sentiva, smettere di praticarne, almeno

ne la sede dei perversi, ogni cammino

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

70

Ciò poiché, se si tratava in serietate, v’era assai lavoro in

acquisire, come pure nel gestire e poi nel trattenere

In ogni caso ciò significava rimanere lì ancorato in praticar il

risultato del materno non risolto e succo alacre bere

Che s’avrebbe riprovato in trar satisfactione in la scrittura, come

prevalente ambito in cimento, senza più pretesa esterna alcuna

Si sarebbe compiaciuto in obiettivo egli medesimo di come si

potesse at ivi esprimer in fortuna

Allor, finchè egli non avrebbe maturato fortemente il diso di

bastarsi e ritenersi meramente altero ai colaltri senza più

rimproverarli

Si sarebbe, egli si prometteva, omai astenuto quanto più da le

follie delle col’oro che mangiavan i cervelli onde poi vomitarli

Ed a quele poche, quasi alcuna, che per contro avessero mostrato

di capire quel messaggio che man mano si volesse lor

trasmettere

Si sarebbe dedicato, in armonioso evolvere, ove all’incedere

sereno si sarebbe compendiato addirittura lo convergere

Che se pertanto le cotali menti illuminate e libere da ogni

giudizio si sarebbero trovate insieme ed avrebbero cercato di

ampliar chi lo volesse

Si sarebbero tenuti quei convivi che sarebbero serviti a dare

slancio, l’allegria e financo rifornito alcun commesse

Ciò per quanto ormai lo Depredandro sentiva che

quell’esperienza di famiglia più ampliata fosse per realtà quasi

esaurita, e mai iniziabile alle masse

Ma era tuttavia l’unico modo per restar ivi ancorati al proprio

scoglio, pria ch’il mare trasportasse a riva lor carcasse

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

71

Nel frattempo si faceva sempre più la strada idea di dedicarsi ad

altro, sempre ne l’attesa eventual che la soddisfazione gli

attenuasse irrisolvibile conflitto

Che pertanto, non volendo né potendo egli dedicarsi ad elargire

a mercenari, e ritenendo di sintetizzare le esperienze, avea

soltanto unica via in deviar lo dritto

Dunque la sua strada, ‘sì per come era prevedibile ad inizio,

s’assumeva già segnata e ritenevasi d’imprescindibile da vizio

Che per quanto si volesse tormentar in lo cercar ripristinare in

mater e travaglio, tuttavia s’acuiva quotidiano suo supplizio

E in quanto vita non avea neppure cominciato, e già s’era finita,

per il cui non v’era tempo più per ricercare di sanare le frattura

originarie

Si ritenne ancora dedicarsi a dar bellezza di cinese al vaso ch’era

stato infranto e reincollato varie volte, ed apprezzar le falle varie

In tale guisa si sarebbe ancor di più apprezzato, pur se a pochi,

quel vissuto affascinante ch’era inimitabile e gaudiente a

intenditori

E gli si sarebbe cagionata anzi sempre nuova spacca, nuovi

incollamenti e nuovi fori

Il vaso infranto allora avrebbesi prestato in essere riempito

questa volta de lo succo dei consimili, che gli avrebbero evitato

emigrazione

E ciò perché comunque, anche l’esperienza del viaggiare,

ritenevasi di fondo esaurita e rimaneva solo mera tentazione

Così, siccome le pulzelle s’eran controverse, l’amplietude s’era

tedio, i viaggi perigosi e amore collettivo d’utopia

Necessitava adesso, ‘sì com’egli fece in studi, averi e musiche,

pallearsi in le poesie

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

72

E per quell’atavico ed insopprimibile fremore, che gli aveva

caratterizzato plurigenerazionali decontestuali soffrimenti in

perdizione

Egli sentiva ch’era, in tutto, poco o nulla inconciliabile con

l’ambito borghese che voleva relegare tutti in cassettone

Così, ben conscio ormai che sarebbesi alla fine dichiarato in

tutta la sua sofferenza, acchè servisse agli altri a monito per non

sbagliare a monte

S’apprestò perfine ad esplorar quel nuovo ambito che si sarebbe

delineato come sempre fascinoso ne l’origine a la fonte

E che, se da un buon lato gli sarebbe invalso sine dubio

l’ignominia generale dei bigotti, che però oramai ben poco o

nulla gli erano rimasti a cuore

D’altro lato avrebbe resistito in vita e conservato il poco ch’era

stato appreso, senza in più creare altrove quanto ancora più

velocemente muore

Quindi, ben sapendo che man mano ch’elevavasi lo spirto, le

fratture d’una vita andassero curate in olio de l’erotico supremo

Non potendosi più confrontar del tutto in ogni vecchio ambiente,

l’indomani si decise ad iniziare a frequentare fonte de li scettri

de li nemo

E nell’intenzione de l’aggiungervi financo tale opzione infine,

onde meglio equilibrare quel fluire divenuto grigio in

sfiancamento, volle rimanere quanto più discreto

Poiché, almeno nell’origine, se fosse nel frattempo riassestatosi

il sociale aspetto, si sarebbe fatto indietro senza meto

Che se pure non gli fosse infine più piaciuto, o gli sarebbe stato

solo mera aggiunta a quanto scientemente praticando ormai,

sarebbesi ritratto in fare pubblica menzione

Dunque rimaneva sol d’approfondire l’esperienza in solitudine,

e alla fine valutare poi qual rotta destinare a salvazione

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

73

Quela nuova epoca di donazione letteraria, che s’aveva delineato

quindi, riceveva lo suo spunto d’interesse pratico ch’avrebbe

colorato il nuovo mondo

E nelle more si sarebbe mantenuto intanto tutto ciò che fu

ottenuto con fatica, ed eventuale si sarebbe rivoltato un’altra

volta il mondo

Così tutte le sue esperienze si riunivano, ogni giorno sempre più,

nel gran mosaico che s’andava in “liberalazione” delineando in

completezza

Acchè potesse essere scacciata da sua mente, e da chi l’avrebbe

letto in vita e doppo, ogni più tremenda e depressiva nefandezza

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

74

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

75

Racconto 19

L’Amandro

Avea passato quela notte totalmente insonne in quel periodo di

grande confusione generale

Dopo aver veduto genti negative varie, e quela lontana

conoscente che s’era perduta in tutto il familiare

S’era rinforzato in lui il proposito che, per come egli non fu

saputo amare

Non sapesse in alcun modo come fare

Ad evitar pertanto compromettere del tutto lo suo istato di salute

Doveva rimediare quanto prima, e darsi un ordine mentale ad

evitar dirute

Così doveva intanto equilibrarsi in le faccende quotidiane

elementari e mettersi di nuovo in cura de la sua persona

Così come non potea non dedicarsi al corpo, all’anima ed ai suoi

veri affetti e farne cona

Tuttavia, sapeva, pochissimi o forse soltanto alcuni erano in

grado di restargli positivamente accanto

Avvertiva che soltanto quella donna che lo accompagnava

sempre fedelissima poteva affievolirgli il pianto

Non riusciva ancor del tutto a stabilire se colei, non esercitando

alcuna strategia, gli fosse bene perché lo accudisse dolcemente

in redenzione

Ovvero, assecondandolo del tutto, gli facesse ancor più male,

abituandolo del tutto a far esplodere passione

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

76

Riteneva tuttavia che, per quanto donna, e dunque reincarnando

la figura della madre assai malata, non avesse alcun potere

coattivo

Dunque, se mai una donna avessegli dovuto star vicino, ella era

l’unica che potesse piano piano, e forse, renderlo più sivo

E per quanto riguarda poi la sua tendenza in affidarsi a queli

amici che gli davano conforto avrebbe lui dovuto d’evitarne

l’ingerenza estrema

E dunque non lasciarsi trasportare in loro misfatte, e tutt’al più

sperimentare in solo e per sua scelta, di concerto alla sua amata,

il tema

Che se pure fosse un dì arrivato a conclusioni estreme gli

sarebbe invalso in ascoltare sol se stesso per lo più

L’unico davvero disinteressato e minimamente competente per

cacciarlo via da l’ivi in giù

Dato dunque che sua mente gli mentiva come a tutti, e dunque

non doveva ch’affidarsi al cuore

Si doveva far appello a le sue sensazioni più profonde, e

rimanere avulso da la farneticazione

E avrebbe continuato a scrivere di getto onde sfogare ogni

pensiero e ricondursi al serenare

Come avrebbe poi smaltito sua energia in uscire fuori da sue

mura, a volgere il suo corpo in respirare

Per il ciò s’assunse riposare, e per ciò fare meditare e prima

ancora evaporare

Che se lui si fosse accompagnato a lo se stesso, e non si fosse

fatto più inquinare

Si sarebbe poi purificato di necesso, e avrebbe ricomposto i suoi

pezzetti frantumati in nuova veste

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

77

Che per quanto gli sarebbe stata agli altri, come sempre,

inadeguata, quantomeno avrebbegli evitato peste

V’era dunque solo da decidere se ritornar in sua famiglia, e

come e quando riabbracciar le fonti dei suoi mali in fondo

Ovvero per questo momento rimanere in protezione in casa, e

poscia eventualmente lui determinarsi a far insorgere per loro

l’impeto catapultarsi nel suo mondo

Ebbe a decidere pertanto d’attirare l’attenzione su di se, questa

vota nel peggiore de li modi onde ripristinar maltolto

Ma subito dopo ebbe a capacitarsi che forse era meglio rimanere

neutrale, ed aspettare che costoro s’intendessero d’aver agito

nello stolto

Per il ciò fu a rimandare per intanto l’escursione dolorosa

E si rimase chiuso in le sue poche cose onde evitar peggiore

posa

Che così si rese diligente in lo studiare come amare, e si rivolse

alla migliore, e lesse e meditò parecchio

Defocalizzandosi così, per quanto a lui possibile, da ciò

ch’avrebbe poi dovuto affievolire sempre più per quanto vecchio

Allora, in merito a quegli ambiti di distrazione, ch’erano lì in

loco ovvero aliunde, avrebbe preso il tutto alla leggera

Per poi andare in praticarli nella calma ponderata, prima

ch’arrivasse ultima sera

Così l’Amandro ritornò a studiare come divenire, anch’egli

come i tanti, un po’ più equilibrato nell’amare

Ed aspettò i momenti più propizi, finalmente, per potersi da sue

stesse fitte maglie, liberare

Smise nei propositi pertanto di narrare più alcuna bugia

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

78

E, pur sapendo d’esser incompreso e peggio ancor schernito, in

quele poche interazioni ad altri, espresse solo sua poesia

Che per quelli che per contro non intesero capirne egli s’ebbe ad

astenere, onde evitar i soliti tormenti

E continuò a donare solo a se medesimo, e a quei pochi che

l’intesero, le scoperte poste in fondo ai suoi lamenti

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

79

Racconto 20

Spiritandro

Dopo un lungo giorno in solitar eremitaggio terapeutico, ed aver

trascorso notte più serena essendo stato avulso da le genti

Si svegliò in buon’ora e fece sua manutenzione, indi imprese

nuovamente in divenire realizzato di se stesso, silentando ogni

tormenti

Apprese in la lettura del mattino come si dovesse intendere la

vita, e che il non si mostrar né dimandare fosse il segno

Mentre ogni richiesta d’esser approvato, siccome ogni parola

spesa a chi ne fosse pari o superiore, lo facesse ancora indegno

Avrebbe allor dovuto usar il verbo sol in dispensar buoni

consigli al volgo, e mai più in confrontarsi con chi fosse guida

S’era giunto finalmente, egli sentiva, in ritener che fossesi

elevato pur in sopra di se stesso, dunque in inazione abeva sua

corrida

Che se non v’era più niente da fare, né problema si potesse

presentare, a cosa avria giovato usare di parola

Se non in scopo di tradurre ai prossimi, per vita e doppo, quanto

audacemente appreso in la più grande escola?

Seguitò pertanto in letterar e musicar, e ciò nel solo scopo di

riporre in giusti loci i contenuti di quell’anima che strabordava

di sentori

E s’augurava pure che vi fossero rimasti in tanti ad ascoltare li

massacri che gli avean prodotto li suoi errori

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

80

Si che, essendosi del tutto - o quasi ancora - liberato da ogni

dipendenza umana, fisica e sociale finalmente si potea posare

E rimanere lì a godere di quell’aura di pace e riflessione fino a

che sarebbe emerso il desiderio di viaggiare

Che se un tempo praticasse luoghi in cui lo materiale avesse

l’esito sull’anima e, per quanto lindo, cagionava grandi mali

Volle rimaner in sede intanto e dimandarsi se non fosse più

opportuno visitare templi che fornìsserògli le ali

Per il quale, tuttavia sapendo che la sua natura non poteva ancor

prescinder da la carne, anzi pur tuttavia era forte l’impeto

‘steròneo

Avrebbe ben potuto visitar un luogo in cui vi fossero d’ambo le

cose, e perciò scansar il tedio erroneo

Per il ciò, restando per lo più nella meditazione e in tramandar il

suo passare, se ad alcuno avesse avuto mai lettura, si ripose in

cerca

Per trovar quei luoghi sacri in cui pur tuttavia non difettasse

necessaria merca

E se non fossesi trovato luogo conveniente per andare, onde

evitar ripetere esperienze e ser più conoscente infine

Si sarebbe ritornato a rafforzare ciò che gli era stato, sol in

doppia triade passata, culla in ludica purificatio incline

‘Sì s’accese nuovamente, eliminato il materiale, alla ricerca del

contatto più profondo con le sue attuali essenze

E preparòsi in ritornar a vivere, per se e per gli altri, di nuove e

più bastevoli esperienze

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

81

Racconto 21

Il Figliandro

Grandissime eran le scoperte ch’egli aveva fatto in queli ultimi

giorni di sua tetrida existentia

Aveva inteso invero come toda umanitade sviluppassesi in ben

fetida presentia

Né l’aver compreso ch’ogni male divenisse da le malattie di

propria stirpe, dunque s’era troppo radicata

Avea fornito altra soluzione, se non quella d’interrompere, per

come pur costretto, tal sugellazion sbandata

Ecco perché, s’aveva percepito, non potesse ‘compagnarsi a

genti che chiedevano l’amor e ch’egli definì amatorie

Ciò perché anche quelle erano state, come lui, vittime innocenti

de le loro stesse storie

Così, pur se pensava di continuo a tutte quele perdite ch’avea

subito in affettivi surrogati de la madre ed in particolar Curina

S’istudava, così come pure l’ebbe fatto questa, in come

eliminarla da la propria brina

Per il ciò il Figliandro, ch’è colui che soffre per aver avuto mae

castrante, imposesi di smetter di provar a fare cose che non gli

eran care

E cioè insister, ad esempio, in voler fare ciò che peggio gli

riusciva, ovvero amare

Per il che s’ebbe affidarsi a le preziose cure di colei che diedegli

ventura di trovar lo massimo amorevole esistente in terra

E si lasciò pian piano germogliare nuovamente da costei come

se fosse fiore di bocciolo in serra

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

82

Ne rimase dunque fermamente accanto, e ringraziò la vita per

avergliela proposta in immolato donativo immeritato

Così come s’ebbe lui a fregiare sempre più pubblicamente per

aver, un tal meraviglioso, in buona sorte attenzionato

Così, da quel momento, lo Figliandro, non potendo più risolver

il conflitto maternale essendo entrambi divenuti vecchi e

soprattutto stanchi

Ricercò compensazione in quela donna, per la perdita subita in

via suprema, e non poteva esser altrimenti, in grandi ammanchi

Si tornò pertanto un uomo molto saggio, cauto, pacato e

riflessivo

E poco gli importava se era divenuto molto serio e silenzioso,

quia di schizofrenico dovria esser privo

Che perquando in ogni caso gli si fosse presentata l’occasione

armonica di venir fuori al naturale, in ogni artistica esplosione

Si sarebbe ancora meglio riproposto agli alteri, con grande

slancio e accumulata sensazione

Per il questo, ordumquae, lo Figliandro, che divenne l’uomo che

si liberò da attaccamento a due figure deprivanti, ascese

Proprio in quel momento in cui a la propria triste condizione di

mortal s’arrese

Né fu più ad esiger esser ascoltato da quantumquae, se non fosse

al mero scopo residual di trasferir agli altri il suo sofferto acchè

facessero tesoro

Pur se presto o tardi, si ritiene, si sarebbe accorto che nessuno o

quasi avrebbero apprezzato nianche da lontano tanto suo infin

fuorviante coro

Per il chè, pensando tuttavia che vita doppo lui sarebbe evoltasi

in eterno

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

83

E dunque, come presumeva, il suo portato gli potesse

sopravvivere oltre inferno

Volle assumere quell’unica missione che gli avrebbe conferito

un senso a quela vita ch’era sempre più depriva in ciò

Ovvero di lasciar ad altri il modo di capire a cosa si sarebbe

riportato il non saper amare in grande zoo

Liberatosi così de le sue vesti familiari et affettive, omai ben

sudicie de li sapori più sgradevoli e infino unte de li grassi

disamorei

Si rinchiuse nel suo pensatoio, onde poter ogni mattino

ricondurre lo suo istato deprimente inevitabile a risultato di

stenti corporei

Che se tuttavia non trovò mai alcuna pace per cagione di ser

stato mal piantato, per lo più in terreno sofferente, e ricresciuto

stolto

Fu a tenersi saldo a quela fune che gli eliminava lo pericolo di

rovinar completamente al suolo quia sconvolto

E, pur se si divenne arvore malato, in buone cure s’ebbe a

completar suo ciclo vitae e diede pure buoni frutti

Ma si dovette mantener in tutta la sua historia ben legato a

quell’unico appiglio, onde evitar morire in rutti

Per il ciò il Figliandro, divenuto presto Solitandro, si adagiò a

tutela generale in quella sua quasi morente condizione

claudicante

Ed ogni volta che congiunse alcun monsone tutti ebbero a

pregar, acchè la sua fragilità non l’uccidesse per sua altura, pur

se rimanuto infante

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

84

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

85

Racconto 22

Socialità del Solitandro

Tutte le persone, o quasi, che gli stavano d’intorno

cagionavangli un istato di disagio e melanconica tristezza

Era come se ciascuno gli emanasse un’energia che sottraevagli

ogni ebbrezza

Se non si sentiva inadeguato verso gli altri, allor se ne sentiva

superiore e mai alla pari

Che così s’allontanò da le sue amate, da li amici, da famiglia ed

ogni cari

Sapeva già, pur tuttavia, che si sarebbe ritenuto solo

E che ivi avrebbe reso alchè parziale il suo lenzuolo

Ma si realizzò comunque in profondire quell’istato profundente

superiore

Pur se cominciò a sentire la mancanza dell’interazione in suo

torpore

Così come li monaci pertanto s’ebbero per storia a dimandare

sposa, e si affrancarono da la fittizia beatitudine solinga

Allo stesso modo anch’egli prese nuovamente in esodare da

cotal prigione auto prodotta, acchè la sua famigerata verve

intinga

Si decise dunque, nonostante il freddo inmite, a riaprirsi al

mondo con franchezza, e pur se fosseci pulvisco

Ma si organizzò affinchè in quelle occasioni fossero i colaltri

nel’addivenire a lo suo disco

In tal directio ordunque attese che in famiglia si sanasse ogni

conflitto naturale non appena gli sarìa stato proposto

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

86

E, se pure ciò non fosse mai accaduto, avrebbe atteso che gli si

allocasse tutto in lo suo posto

Che se spesso intestardisci in ottenere algo che s’appare sempre

più lontano in perseguire

Ti ritrovi ad essere arrivato d’eccessivamente ad inseguire

Parimenti, in laborar et investire, conscio di quel’esperienza ben

maggiore, s’ebbe ad aspettare finalmente ch’accadesse qualche

cosa

Mentre dedicòsi a ben cuidare di suo corpo, meditar in

pensatoio, scrivere e produrre suoni e condividerli ne l’etere

d’intanto, e rivolgersi alla rosa

‘Sì, pur scongiurando approfondire ogni contesto, onde evitar di

sottrarre tempo e forze agli altri, e pure nell’amore far lo stesso

in conta

Ritornò ad uscir da la sua tana pur se in protectione generale, e a

ridonare a ch’incontrasse quanto appreso, fuor ch’ad ogni tonta

Che per queli che, per contra, non potevano capire perché ottusi

da lo sterco millenario e presuntuosi pure, o peggio in la paura

Non espresse più alcun segno che fosse diverso da l’invito ad

erudirsi per il tramite d’ogni suo scritto, musica e parola, pur

quanto dura

Ivi allora ognuno fu rimesso in condizioni di sapere

E solo chi volle rialzarsi, smise di cadere

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

87

Racconto 23

Distruttandro

Ormai non gli passava più una notte che non fosse insonne e

piena d’incubi in gran sorta

Nonostante rimanesse in pressocchè totale isolamento, non

riusciva più ad aprire quella porta

Dopo aver subìto infatti traumi in vita tutta che mostravano ogni

giorno le sue orribili ferite in ogni campo

S’era chiuso in protezione da lo mondo intero, ma peggio ancor

il suo passato non gli dava scampo

Che il distrarsi aveva cagionatogli fratture ancor più grandi,

avendogli smarrito per infino ogni equilibrio di residuo

E ormai girava attorno a la sua psiche, senza mai capir definitivo

come rivoltar suo campo irriguo

Stanco e affranto dunque da nottate insonni e giorni nel

tormento

Distruttandro non riusciva più a sedar dentro se stesso ciò che gli

era omai lamento

Si svegliava infatti sempre nel ricordo di quella sua amata ch’era

statagli vicina per ben quasi 5 anni e avea distrutto

E il non poterla più raggiungere perch’ella s’era costruita nuova

vita non sedava gli più il lutto

S’era giunto dunque lo momento di riuscire a sublimare tutto

quanto avesse appreso in quegli ultimi anni a distacco in lo

proposito d’amore

E, non solo in quello, ma finanche aavrìa dovuto rendere

spirituale per infino l’astensione dal lavoro quale bene superiore

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

88

Ma purtroppo ogni essere umano, sembrerebbe, s’abbisogna

avere riconoscimenti e alche soddisfazione pure, specie se è un

artista

E lui pur tuttavia, in ogni aspetto più profondo della vita, si

sentiva solo aver collezionati fallimenti in grande lista

Per il ciò occorreva comprendesse in quelo punto, se il male

minore fosse rimanere chiuso in casa a elucubrar poesie che

forse nianche lui avrebbe più letto

Ovvero ritornar esser attivo ne l’amar, e/o ne l’arte o peggio in

trabaliar o in investire sul mattone pur se inretto

E la risposta che sapeva darsi era soltanto che in nessuno di

cotali mal settori avesse più riscosso alcun successo

Dunque cosa fare? Rimanere chiuso in gran tristezza e per

tormento d’apicale, ovvero ritornar commesso?

E quand’anche fossesi lui cimentato in qualche attività, gli era

suggeribile lo continuar introspezione onde sanare nel profondo

ogni conflitto

O forse gli sarebbe stato meglio di sedarlo ed ingannarlo

distraendosi del tutto con un laborar, viaggiare ovvero amare

sdritto?

Riteneva ordunque che restar in pensatoio, se gli fosse stato solo

parte di giornata trascurabile, gli avrebbe dato in tempo

l’occasione di affrancarsi

Ma in frattempo avrebbe lui dovuto uscire da la sua prigione che

gli stava soffocando l’anima, e a qualunque costo avria agito per

distrarsi

Che così, qualora si sarebbero risolti li problemi esistenziali

avrebbe fatto il giusto per almeno attenuare i danni

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

89

E parimenti, per il caso che non fosse mai tornato ad equilibrio

alcuno, almeno l’ogni attività gli avrebbe dato, a non pensar, gli

affanni

Avendo inteso dunque ch’era l’immobilità totale che lo

rimaneva triste

Così come lo restar impantanato in un amore incorrisposto lo

struggiva, nonostante liste

E avendo percepito che li suoi problemi, per il quanto

d’affettivo, di satisfactione, integrazione, s’erano mutati privi in

soluzione

Si voltò per fare quell’unica cosa che gli avrebbe mai potuto dar

responso, o quanto meno attenuazione

Ch’era, gli sembrò purtroppo, per l’intanto andarsi a resettare in

territorio ben lontano alla ricerca di se stesso, onde peraltro

avere conferito un senso a quel’assunta libertà

E al ritorno, dopo la meditazione in luogo molto caldo,

sconosciuto ed accogliente, si chiedeva se si fosse mai sedato

cum serenità

Che ivi, conoscendosi, sarebbesi protetto in esplorando, in

rilassarsi in parte al sole e farsi accomodar da docili donzelle

Cose che, restando in sede, non poteva avere, non essendoci né

sole, ne più tanto d’esplorar, né dolci ancelle

Anzi v’era sol grigiume, freddo; disadattamento, fallimento, mal

ricordi e scoramento

Né quell’unica creatura superiore che gli stava dolcemente

accanto, e ch’egli costringeva d’indiretto in ascoltar suo pianto,

ne sapea colmar il sentimento

Che anche in suo confronto si sforzava come sempre fatto

spesso ne l’amare

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

90

Pur se non avendolo saputo fare, gli venìa maldestro pure quel

semplice fare

E se lei, pur tuttavia, restavasi ben fuori casa tutto il giorno, e lui

poteva interagirle sol in sera e il fine settimana, ch’era cosa

buona ad evitar collanza

Quelo mero suo conforto ‘n eragli bastevole per nulla in gli

poter colmare il grande vuoto esistenziale che una vita nel

disordine totalele aveva espresso in sua mostranza

Dunque, in sintesi, lo Distruttandro aveva omai toccato il fondo

già da un pezzo sostanzioso

Ciò poiche, da li natali a la maturitade, s’era vilipeso e reso pure

ignominioso

Né si cimentava più nell’alcunchè malgrado fosse vigoroso,

abile e capace

Soprattutto per cagione di quei guru che l’avevano convinto di

quant’era meglio rimaner in ogni attività fallace

Si decise dunque a ricercar se stesso, non più meramente in la

chiusura perché stava omai cadendo ne l’oblio

Ma riaprendosi a quel mondo ch’era stato un tempo da scenario

a suo disìo

E mettendosi in cercare la combinazione giusta per tornar

avventuroso, pur se ciò gli avrebbe cagionato rischi immani

Volle mettere sul piatto li suoi affetti, sue radici ed i suoi averi,

perché in contra avrebbe perso la sua vita tra le mani

Nel frattempo avrebbe continuato in fare ogni sua attività, e se

fosse migrato pur se temporaneamente in fuori, si sarebbe pure

ivi cimentato

Per il poi tornar in sede con aspetto rinnovato, e ritrovar magari

forze per ricominciare, e questa volta non in più in piede

sbagliato

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

91

Fece dunque la manutenzione generale, laborò nell’arte in gran

monile

Si mantenne in soldo e si concesse pure qualche sfogo ancora

giovanile

Che così recuperò la sua brillanza

E stando attento questa volta a non narrar menzogne, anzi

dimostrarsi in sua raggianza

Fece solo quelle cose che apparivangli serene et armoniose fino

dall’inizio

Mentre in quelle che per contro divenivano complesse e poco

naturali, smise coltivarne ogni precipuo vizio

Si riaprì pertanto il distruttandro, dopo aver toccato il fondo, nei

confronti della vita

E ritornò ad amare tutte quelle cose, ma stavolta con più scienza,

che fino a quel punto gliel’avevan resa colorita

Ma il suo raggiare mascherò per sempre una tristezza d’infinito,

ch’ogni animo sensibile si percepiva d’immediato

Mentre tutti quelli ch’incontrò di maggiormente in suo

cammino, gli passarono davanti e non s’accorsero nemmeno di

chi avessero incrociato

Che perciò esistenza continuò per volta de l’effimero apparente

E non dovendosi forzar natura alcuna, che per salvazione de la

vita in medicina dirimente

Distruttandro, rimessato il fondo, diede un forte balzo verso

acclive e risalì in la superficie finalmente

Ed ivi cominciò a cercare nuovamente, ciò che gli sarebbe

divenuto salvagente… in mezzo al tetrido morire de la gente

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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RACCONTO 24

LO PSICANDRO

Nel frattempo lo Psicandro s’era finalmente rideciso in affidarsi

a cure di chi già l’aveva rilanciato qualche tempo addietro

E se sovente in la sua vita gli si eraci rivolto, era perché

sentivasi ancor più fragile del vetro

Che tutte quelle cose che s’aveva fatto non gli si erano per

niente state solutorie ma soltanto palliativi immani

Ed oggi si trovava ancora più di prima in stare male come in la

città villani

Poco rimanevagli perciò da fare, se non di farsi lui guidare

E gli sarebbero servite altere guide in investir e lavorare

Che se poscia ne l’amore si sarebbe modulato ancora

nuovamente

Dunque, o si sarebbe lui rivolto a lei e avrebbe cessato con le

muse, ovvero si sarebbe sperso in continente

V’era dunque solo da capire se ripristinarsi in loco, ovvero avere

l’esodo da quel torpore e ritornare in gioco

V’era da comprendere se si dovesse modulare in sede, ed ivi se

dovesse ascender in spirituale e dunque lì scacciare il fuoco

Ovvero, in rimanervi, ritornar brillante in giro in eccellenza e al

web in medio, con qualunque cosa capitasse

Ovvero ancora, in lo viaggiare, aver uscita da torpore, affinchè

dunque rinnovato ludo rilanciasse

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

94

Per il cui, o sarebbe rimanuto in sede a meditar, artificar e

coltivare intelligente vizio

Ovvero, in complemento od alternanza, ritornar a viver fuòri da

lo quotidian supplizio

Di per certo allor decise d’iniziar equilibrare, per il poi di lì a

poco ripianare

E nel frattempo s’adeguò per preparare, tutto ciò che avrebbe

ripermessogli volare

Così intanto, a ciò ch’era di già mal funzionante l’affidò ai

coterzi per difficoltà occuparsene d’almeno

Mentre tutto ciò che prospettavasi volle iniziar trattarlo in

perentoria verità ed accompagnarvisi sereno

Che per contro, tutto ciò che risultasse in base ambiguo,

pretenzioso e perditempo elise non appena ebbe il sospetto

Mentre quanto egli riuscì ben subito a mettèr in quota, fu quanto

davvero gli donò presenza, fluidità ed eterno affetto

Né più avvalse interessante copular con quele ch’ostinassero

voler imprigionare l’uomo

Quia v’era pericolo d’innamorarsi in chi non si fosse, e dunque

dare vita a pervertito tomo

Che perciò ogni fluido interagire si rivolse in amicizia deliziosa

E appena mise nel trattar quele migliori in stregua di mediocri,

finalmente risbocciò sua rosa

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

95

RACCONTO 25

RITORNANDRO

Aveva appreso altre notizie nel frattempo il viaggiatore solitario

in loco

E per quanto si sforzasse d’ascoltare gli altri per trovar modelli

più bastevoli a quel gioco

Non aveva mai ventura di trovare soluzioni che non fossero

peggiori di quele trovate in sua persona

Anzi ogni qualvolta delineava altri modelli cagionava danni

ancor maggiori di quello ch’accade a Mona

Per il ciò, vedendosi spuntare il sole e decidendo di fluir

liberamente per tutela in sua serenità

Si rivolse a ritornar in volta di quanto gli dava il minimo de

l’equilibrio ch’elidesse la sua triste verità

Per il ciò, giovandosi dal punto d’ascoltare per lo più quant’egli

stesso suggerivasi in arbitrio superiore

Volle dedicarsi a mantenere il corpo e psiche in forma, mediante

la tenuta rinnovante di quant’era nuovo amore

Che sebbene non vi fosse alchè di funzionante in queli luoghi,

né lui stesso vi riusciva in ritrovarne stimolo d’alcuno

In mentre preparavasi a la fuga da mediocre, combatteva in

grande scherzo con quella cultura che poteva dirsi di nessuno

E poiché non gli era dato affatto di mutar le sorti d’un paese

totalmente sottomesso dal potere, sì da l’apparir addirittura retto

Si piegò a sorridere sempre e comunque d’ogni cosa che non

accedesse nonostante tutto andava a suo dispetto

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

96

Fu nella risata ordunque ch’egli, ritrovando il sole ed

alienandosi da ogni dispiacere che gli sovvenisse in sua carenza

di potere

Si trovò di nuovo accarezzando la spensieratezza e il riso che gli

suggerivano sue sere

Per il cui, smettendo finalmente di provare commozione e

isolamento per il tutto, o meglio il niente, che lo aveva disilluso

Si lanciò di nuovo aitante in la ricerca peregrina di tornar il più

possibile in materno grembo tramite il pertuso

Che poiché era abbisognevole d’esprimersi nell’arte ed ottener il

plauso e la gratificatio almeno più scontata

Non potendosi più far denaro in alcun modo, ove pure a

cimentarsi e perder quanto bisognava, per avere poi denari che

già aveva in abbondata

Ritornò per suo destino all’ora, gran disegno e medicina, a

dedicarsi a ritrovare in ogni giorno il grembo che l’abea tradito

infine

E pur mai più trovandolo, o seppur trovandolo ogni volta

distruggendolo non stando natural restarci, continuò mera

ricerca di sua madre fino a che, d’inesorabile anche lui giunse

alla fine

Di ciò sarebbe morto un giorno perché, come l’ape si decede per

natura inevitabil nell’impunger chi v’appaia

Anch’egli non potè mai più avere vita alcuna, se non divenendo

d’egli stesso sua predestinata, e bogotà misera cavia

Che perciò adottò quele dinamiche che sempre avevangli donato

gran trionfi, pur se poscia avvicendavansi tracolli

Procurando rimaner per sempre in pista e rinnovare di continuo,

inevitabilmente, sempre nuovi e più gustosi polli

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

97

Che la vita s’ebbe fine sol il giorno che non più riuscì a ottener

alcun consenso, né per doti, né per datio pecuniaria extrema

‘Sì che quela misera esistenza che l’avrebbe cagionato in

baratro, purtroppo, non poteva esser diversa, che se non a pena

anticipar sommo patema

Stette dunque immerso di definitivo in farsi consolar da tutto ciò

che gli potesse attenuar sommo dolore

E finalmente ritornò a vivìdere, siccome li suoi pari, ne la

meraviglia del suo unico ed inimitabile folklore

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

98

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

99

RACCONTO 26

RIEQUILIBRANDRO

S’annusava finalmente odore di sereno in pectore siccome in

obiettivi e quotidiano

S’acchetava lo Riequilibrandro in prendere contezza di

necessitati psicofisiche, d’artistico ed edonico man mano

Che, mettendo intanto in parte produttivitati, se non fosse solo in

mantener quanto esistente per demotivato incedere

Riteneva dare seguito, nel confortarsi de l‘insensatezza de la

vita, in ludiche emozioni eccedere

E se quand’anche fossesi trattato de l’eterno adolescente che

volevasi restare tal in evitar esser adulto

Qualora non si fosse ricondotto al produttor sua sponte, di

cotanto scempio di risorse avrebbe chiesto indulto

Per il tanto fu ad attendere sereno completar maturazione et

immersione ne lo spirto onde comprendere se darsi a carne,

produzione o a l’arte

Ed anche in tali casi, volle meditar su come modular il che,

finanche valutando in limine se e quando riveder uomo che parte

Nel frattanto i giorni s’apparivano ben miti per lo più, e

s’organizzavano man mano in modo lineare e parco in divenire

Che se fossesi ben suddiviso in tra li propri affari, si sarebbe

spinto ben più oltre in sovvenire

Volse dunque in adempiere ad ogni funzione psicofisica,

d’artistica e di letterario in mantenere ne l’attesa iscegliere su

cosa ancor riconcentrar precipuamente

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

100

E continuò man mano a far un passo avanti in ognicchè per non

restar sommerso da lo niente

Così il Riequilibrandro, ch’era in su la strada per trovar nuovo

contesto potenziante dedicosi a tutti gl’ambiti che volle

mantenere, ‘sì escludendo ancor quanto tangente

E nell’intempo stette in far girare ruota de la vita in guisa da

potere rotolare in modo conveniente

E diede ad ogni aspetto e decisione quotidiana quanto si

attagliasse meglio, in base pure a sorgere del sole

Che se fosse mite il tempo si sarebbe uscito ed in contrario si

sarebbe avulso in spole

‘Sì volgendo in fuori quando fosse ben fiorire de l’apollo, sine

per lo più incomodar de l’eolo

Rimanendo d’altresì a curar proprie faccende in tempio,

riposando d’oltre punto suo malleolo

Così il giorno apparve nuovamente ricco di satisfazioni, stimoli

ed azioni in direzione di bisogni primordiali

E quele sere, in base a che si presentasse, ancora per un tempo

furon ad esprimersi in suoi rantoli esaziali

Che, se si fosse addivenuti pur in giungere a platea per il suo

stesso vanto, si sarebbe dedicati ad erudire

Mentre se, come presagiva, si fosse rimasti in quasi mero

personal conforto d’arte, si sarebbe valso almeno aver tentato

non tradire

Per il che il Riequilibrandro saltò in balzo a la sua vita

nuovamente, e si trovò nuovo conforto

Progettando ergo se fosse ritornato in soldo, ovvero dato in

spirto, a l’arte o al solto mero s’approdar in porto

E suo incalzarsi, altro motivo n’ebbe più giammai d’eroi

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

101

Se non ascender ai livelli più elevati che la sua condicio avrìa

permesso d’ora in poi

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

102

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

103

RACCONTO 27

IL REINCONTRANDRO

Chi lo saprà mai perchè, nel mezzo di giornata qualcheduna

Reincontriamo chi si sperse sommamente in la reciproca

sfortuna

Che con propria successiva dimensione par adesso vive

nuova luce

Gianmentre oblio piu sommamente un eqiilibrio non affatto

stabile ci induce

E chi lo sa perchè, proprio colui che sempre avea brillato ed

affrontato l'ogni sfida, questa volta, si faceva indietro

Per come fu in apposentarsi da labor, investimenti, l' arte e

omai perfino in retro

Che seppure fu ad ebolvere quell'anima che s'era tanto

massacrata

Si riprese in comodarsi rinunciando di per sè l'ogni brigata

Egli sentiva tuttavia ch'avesse fatto il meglio

In non andar percuotere quanto gli fosse inveglio

Che pertanto volse in ritornar a far sue cose pur se in meno

Ed aspettò pian piano in pensatoio che ritormasse

arcobaleno

Allora scelse di tornar a vivere l'ogni emozione che provò

allorchè la sperse d'incapace

E rimirando li suoi scritti fu a serbar viva memoria per il

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

104

quanto avesse eli pagato essere mendace

Che se prima facie abeva cominciato in bene dichiarandole

di vero e l'ebbe conquistata

Non fu più capace di erudirla in tutto quanto le si fosse

impantanata

E fu proprio perché non c'era stato il tempo di capir che

l'ebbe irrimediabilmente forse persa

Fino a rendersi poi conto che comunque ela pure s'era

divenuta assai diversa

Così non poté fare altro ch'accettar pacifico che s'era omai

perduta nel frangente

E ritornare a compiere sua quotidiana lotta verso il niente

E altro bramore in lui permai alla fine gli giannacque

Perchè anche il suo desistere, d'infine, inesorabilmente

come tutti, tacque

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

105

RACCONTO 28

IL LEGGERANDRO

S’era omai capacitato l’Andro, de l’insensatezza de la vita se

considerata scevra da ogni religione e condizionamento

Che semmai fosse caduta pure in alcun credo che non era il

proprio autentico in creare, si sarebbe stata grande soffrimento

Ecco perch’egli non credette mai alcuna parola che non fosse la

sua stessa in armonica divulgazione graduale

Ecco perché volle circondarsi sempre d’ognicchè fosse ad

essergli caviale

Per il seme ordunque non fu più a cercare quale fosse il modo

per lo vivere, perché occorreva destinarsi al caso

E fu pertanto a star in equilibrio, rimuovendo d’altresì ogni

forma di condotta che gli fosse invaso

E se abbandonò il contesto materiale man a mano e si spostò

sempre di più verso l’artistico, in la perspectiva di sedare pure il

vizio

S’apprestò man mano in divenire il più comune degli uomini de

visu, tanto da elevarsi al punto da voler esser chiamato tizio

V’era dunque solo da gestire quel residuo di pazienza che gli

rimaneva in compendiarsi di persone inutili e insolenti

Che se non gli fosse stata la sventura d’averne bisogno

materiale, avrebbe già da tempo abbandonato i loro stupidi

lamenti

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

106

E come s’era infatti allontanato dai clienti e gli speculatori,

perché troppo insozze eran le lor anime, ‘sì da divenire

puzzolenti

Si risolse in rimaner serbato in dialogare prevalentemente con se

stesso, onde non inquinarsi e pur restare pe l’eterno in tra le

genti

Perdeva dunque alcun significato perfinanco lo viaggiare, così

come il danaro, i beni, il socialare e pur quanto restava

dell’amare

Che così come un anziano si propone saggio, mentre il giovine

si vive proprio perché ignar di verità, il Leggerandro cominciava

a esorbitare

Che quele scritture, che sarebbero rimaste a testimonio d’un

portato esistenziale tanto irto e frastagliato

Gli sarebbero sopravvissute sine dubbio, e magari gli sarebbero

portate in la memoria d’un futuro, anche per il quanto,

migliorato

Che così, pensava, mentre l’uomo medio si affastella in

perpetuarsi in prole perché è l’unico sistema che abbia acchè

possa restare

Il pensator, l’artista, l’uomo eccelso nutre avidità di rimaner post

mortem tra i superstiti per sugellare, oltre che per farli

sublimare

E allor altro pensiero egli, da quel momento, n’ebbe più

Se non di equlibrarsi in todo, e poi partire quanto prima, e

comunque - con lo spirto almeno - non tornare più

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

107

RACCONTO 29

IL RASSEGNANDRO

Tutti erano stati fatti i tentativi in ogni direzione in fare

funzionare qualcosa che non funzionasse in nuce e che si chiama

vita

Ogni sua speranza, esperimento, ogni altra opzione, ogni

tremore, erano stati immessi in una strada in prospettiva pur

anchè infinita

Non vi era tuttavia più nianche un ambito che gli si potesse

ritenere adatto, né persone che potessero restargli accanto

Anzi, s’accorgeva, era come se l’esterno si volgesse a lui come

stonato canto

Così il Rassegnandro continuava a star in solitaria produzione

per lo più, man mano abbandonando chi non gli era affatto

adatto

E pur se alcuni dei suoi mentori cercavano di far proselitismo di

recupero al riguardo, egli già sapeva che non v’era spazio per la

musica per vita de li sordi, affatto

Nonostante ciò, poiché sentiva non volersi abbandonare subito

all’emigrazione perché ivi s’annidavan alteri problemi alquanti

Volle continuar a rimanere concentrato in tutto quanto gli

donasse luce ed equilibrio pur se d’emozioni infanti

Scelse indunque quella strada del mutismo per lo più, e di non

interloquire con alcuno ritenendo il punto assai più inconfutabile

oramai

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

108

E pur se queli a lui vicini, in lor diletto, ritenevan che vi fossero

altri spazi per comunicar con gli animi più semplici, egli sapeva

in core che ciò gli era perlopiù fonte d’ulteriori guai

Che poiché comunque, in quella fase, volle s’abbracciare al

mondo pur in la sua inconsistenza più profonda, né potevasi più

infondere

Mise in atto una modalità d’ascolto rilassante che null’altro

scopo aveva, se non quello di percune pillole di verità

incomprese effondere

Da quel punto egli sedette in sotto l’albero, e di tanto in tanto fu

a sorridere di come quella sottospecie s’incartasse in se

medesima aspettando che tornasse a dimandar consiglio

Ed affidò, perpiù, chi gli si presentasse in fronte, a chi per contro

si gradiva d’arrogarsi l’onere d’offrire suo giaciglio

Il Rassegnandro ormai parlava per il tramite de li suoi scritti e di

canzoni e prose, acchè a futura memora qualcuno ne giovasse

impunto

E continuò così fin arrivare l’ultimo de li suoi giorni, pur

sapendo che ogni interazione con gli umani gli sarebbe stata

d’ironia gran spunto

Si sedette all’ora in sotto alla sua quercia ed aspettò che tutti

quegli che l’avevano schernito gli tornassero d’innanzi

E si rendessero, chi prima o tardi, conto finalmente d’essersi

gettati in quela vita a mò di avanzi

Per il ciò il suo esserci stato avrebbe avuto il senso di fornire

luce a chi sarebbegli sopravvenuto

E nel frattempo, in ludi, fasti e risa s’occupò di crogiolarsi in

tutto ciò che gli sarebbesi pudicamente più accaduto

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

109

RACCONTO 30

LO SPRECANDRO

I giorni erano tutti uguali o simili oramai da troppo tempo, e ciò

facevasi sentir non poco

In ognicchè gli si facesse, da saluti a laborar e infino ne l’amare,

tutto era ancor men che gioco

Non gli residuava nianch’un ambito tra queli che gli desse

satisfactio alcuna

Né il viaggiare gli pareva più neanche gran fortuna

Giunto, tra le altre cose, ormai a quel punto di quiescenza

prematuro assai, per come sempre gli era capitato in vita intera

Si accorgeva che non era neanche stata assaporata l’alba

d’esistenza, ch’era già soggiunta sera

Né ormai più nemmeno naturale adprehensio cagionavagli

quel’entusiasmo che d’un dì lo riteneva allegro

Poiché, d’altro lato, il suo essere sempre più ampio lo rendeva

come in apartheid un negro

Cosa poteva indunque fare lo Sprecandro, che così veniva detto

per il mero fatto di gettare via una tetrida esistenza in solitudine

sociale

Che poteva escogitar per dare un senso nuovo a quelle albe ‘sì

vetuste da desiderargli quasi, se non era per scrittura, funerale?

E che sarebbe stato ormai di lui quando s’avrebbe esaurito ogni

risorsa, se mai avesse avuto voglia d’impiegarla per lo più, e non

avrebbe più potuto fare nulla

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

110

Gli sarebbe divenuta condizione di equilibrio questa, ch’è la

dimensione d’hom che di continuo si trastulla?

Stevenson medesimo s’era lanciato in scrivere dell’ozio elogio,

ritenendo in summa che si fosse nobile contatto e interazione

con se stesso

E se questo era magari il punto, come si potrebbe trascurar che

forse questo è il modo per addirittura superar le gioie del sesso?

Che se comunque è necessario sempre confrontarsi con l’alterità,

non foss’altro che al proposito di non esser troppo soli

Si sarebbe dato sempre meno tempo a tutti quei che non

volevano nemmeno confortarsi tra lenzuoli

Perciò i giorni continuarono solinghi, litterari e colmi di

conversazioni con se stesso

Né più impegni, né folklori, né alcun fasto o viaggio furono a

stupirlo, come pure nianche il sesso

La sua vita era così voltata in un sorriso finto, ch’in realtà

dovevagli proteger da sconforto sommo che sentiva in ogni

punto

E li suoi lustri erano sol un modo di aspettar in fondo che

cambiasse qualche cosa, e da cotanto limbo fosse expunto

Ciò, malgrado egli sapesse tuttavia che giammai o perquasi si

sarebbe più ripresentata un’occasione alcuna de l’ascendersi

pervero

Così come sentiva grandemente che, quand’anche fossesi ridata,

non sarebbegli mutato più bianco dal profondo nero

Che pertanto lo Sprecando, cui disillusione giunse omai a lo

massimo probabilmente mai sentito prima da alcun uomo di

talento

S’ebbe a riposare ancora, nel frattempo s’avviando quelo spazio

che sarebbegli ne l’etere et in carta mai rimasto pro memento

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

111

Cosicchè, quando avrebbesi poi completato ispazio cibernetico e

raccolta cartolare d’ogni scritto e sua euterpica composizione

Sarebbe lui partito, forse, alla scoperta di come potere spendere

il denaro accumulato, prima che gli subentrasse irreversibil

depressione

Che perciò sarebbegli poi avuto un senso aver vissuto, costruito,

poi donato al mondo e fin a che possibile goduto

Nonostante la sua vita di gran personaggio, in malaugurio, il fato

non ebbegli mai più giaciuto

Ch’infine, riflettendo nel profondo, gli sarà anche stato forse un

bene s’essere rimasto anonimo pel privilegio enorme di potere

ser normale

E pur se lui non s’ ebbe mai a goder i fasti e i lustri più

immortali di chi invece s’appresenta al mondo giornalmente in

gran portale

Fu a raggiunger il contatto più profundo con se stesso e con chi

s’amava per davvero per come fosse divenuto

Mentre tutti quei che s’ebbero a lasciarlo andare, nonostante

addirittura il parental legame ed il dolore profondissimo

astensivo, ebbèrosi diruto

Che così, per come tutto s’era avuto inizio in gran scissione

familiare

Continuavasi, e sarebbesi concluso presto, in

quell’incomprensione che ogni giorno relega l’artista ed il

filosofo al non fare

Che così, malgrado lo Sprecandro avesse speso vita intera in

ricercar acclamazione quotidiana in sanatoria reiezione suoi

natali

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

112

Alla fine smise di cercarla gradualmente, come fece

Schopenhauer, non servendogli perpiù quel’apprezzar di

subcomuni esseri mortali

Né il suo incedere divino gli ripose più diletto in confrontarsi o

esprimersi con gli altri, che per il mero fine in non restare orso

Ed alla vita, a le sue origini, ai percorsi; a le sue cose, a le

persone, a quelle amate e non; ad ogni ludo e ad ogni

soffrimento…sferrò morso

La sua calma allor divenne a lui esemplar e gran quiete, pure se

fittizia in fondo

Conservandogli per sorte umana l’inquiete necessaria in

continuare nobile donar al mondo

E sue giornate, altro significato, non assunsero d’infine

Che sorrider a li popoli futuri, in prefazione esistenziale incline

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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RACCONTO 31

LO SFRUTTANDRO

S’erasi esaurita perfinanco quela solita esperienza dirimente

conclusiva de la fase ascetica astensiva di fallace verità agli

indegni

L’Andro si voleva confermar primariamente in se medesimo che

nulla v’era in fare in la cotale abnegazione generale, se non di

star lontano da ogni impegni

Dopo aver tenuto gran convivio di persone, che man mano

ch’avanzavan tempi divenia sempre più inadeguato e deprimente

S’era nuovamente rimembrato di per come fosse d’assoluto

controproducente anche il solo mero conversare con la gente

Che se un tempo, in la reciproca ignoranza, v’era l’alcunchè di

cui tener confronto onde capire come funzionasse vita

Oggi s’era di per contro maturata conoscenza generale tra le

masse di per come fosse assai improbabile giocare ogni partita

Tutte quele genti, allora, che cercavansi negli altri gli parevano

appalesi guizzi di follia, impreparazione, inconsapevolezza,

disaggregazione

E quei ben pochi amici, addirittura, si mostravano oramai per

ogni loro enorme debolezza, per loro egoismi, perfnanche in

cattiveria e finalizzazione

Finalmente egli capì perpunto d’esser divenuto lo Sfruttandro,

ovvero quello che da tutti, che perfino lo accusavano di ciò, era

a essere usato

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

114

E pure quelle poche genti che lo radunavano, alla fine, non

facevan altro che cercare di agguantarlo quanto più, e dopo

l’avrebbero gettato

Che, anzi, pur in rinnegarlo alquanto cimentavansi per non

subirne l’aura socialmente ritenuta negativa

E ciò solo perché nessuno o quasi s’era in grado di saperne

leggere la meraviglia generale ch’elargiva

L’unica sua possibilità d’esser capito da alcun altro, oltre che da

la sua amata e da se stesso

Era allora quella di volere pubblicare, o lasciar comunque ai

posteri d’iscritto, ogni suo messo

Ciò sebbene, egli sapeva già, non v’era mai speranza alcuna

d’arrivare al mondo, poiché il tempo in ogni caso avrebbe

cancellato ogni sua traccia

De la guisa per la quale, anche quel suo gran lavoro in redazione

avrebbe perso in ogni caso la sua faccia

Nonostante tutto lo Sfruttandro continuò a tenersi in equilibrio

psicofisico mediante allenamento e l’arte

E ciò non fu a servirgli affatto perlopiù per ottenere risultati,

ovvero presentare le sue carte

Tuttaffatto egli avvertiva ormai il bisogno di far ciò, per evitar

ch’i suoi pensieri, sempre più sconnessi dal sociale,

l’opprimessero

Così come faceva in modo che li suoi residuali passi in su la

terra di per sé lo confondessero

Mentre allora gli altri, e soprattutto chi s’aveva ricevuto in dono

la somma tranquillità, s’emergevano fra i tanti in silenziosa

evoluzione, pure se fittizia

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

115

Egli diveniva sempre più cosciente che nessuna era diversa omai

da l’altra e questa era la ragione per la quale prese a chiamare

ognuna Tizia

Che perciò, se in star salute in corpo e psiche fu a residuarsi ogni

suo impegno quotidiano, avendo ricevuto in dono l’opportunità

de lo poter prescindere da ogni bisogno materiale

Tutto il restante, indi lavori, investimenti e poi perfino il sesso,

furon divenire tanto indifferenti, che liberazione da li vizi rese

tutto marginale

Ci si chiede allor se s’adottò Sfruttandro all’astensione generale

sol perché non gli era più concesso aver il risultato che gli si

apprezzasse in alcun campo

Ovvero se si fosse finalmente liberato dalle schiavitù che

l’uomo, solo in tarda epoca, demoliva in sol mortale lampo

Che perciò restò affacciato alla finestra del suo grande

caseggiato, immerso in puzzo di quela sua ormai indegna

civitate

Godendo de li meri raggi de lo sole, cui l’unico elemento che

differenziasse in pieno tedio, era l’arte che si produceva a

proprio uso e consumo per pietate

I tempi, dunque, s’inseguivano senza più termine finale, né

scadenza alcuna omai l’aveva ad incalzare regalandogli la quiete

E l’essersi perfino liberato da ogni suo bramore, e man a mano

avrebbe fatto con l’amore, avrebbegli donato nuove mete

Che non eran più quelle del fare, dell’avere, del raggiungere o

dell’essere

Bensì quele del riposare, l’aspettare, nianche ridere oramai, e

dunque del pensare e sottoscrivere il suo dare

E nonostante omai nessuno si accedesse più ad ogni sua più

costruttiva iniziativa

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

116

Perfino li residuali ospiti, man mano, diradavansi per riva

Che se solitudo non gli fosse divenuta scelta ad evitar

confondersi con un’alterità malata nel profondo, o in ogni caso

alquanto triste et infelice

Gli sarebbe stata in ogni caso imposta da l’enorme baratro

creatosi d’insormontabile tra lui e tutti quegl’altri che non

fossero ben ampi e generosi come lui ch’indice

Non vi fu pertanto più per molto tempo, e forse più per nulla

ormai, alcun momento d’accoglienza, d’entusiasmo, di

confronto

E ciò solo perché era meglio rimanere al sole, o sotto le coperte

se piovesse, a star in salvazione, che rischiare divenire, per

contagio, ancor più tonto

S’era dunque giunti in annunciare ciò che si sarebbe divenuta

massima chiusura al mondo tutto, ad evitare prendere la

pestilenza generale

Come s’era addivenuti in conclusione che sarebbegli ben stato

meglio rimanere come i tanti assai normale

Che siccome questi non avevan visto alcuna luce, e pur se

l’abbian scorta, non si fossero abbronzati per inerzia

Lo Sfruttandro, invece, s’era disilluso di per tutto in dare seguito

a sciocchezze, ad esigenze; a iniziative mal fondate, a ogni

facezia

Ch’ad un certo punto un uomo deve maturar coscienza d’esser

ambizioso in quanto consapevole d’esser mediocre

E rassegnarsi, pur se è impresa assai ben ardua in divenire,

d’essere solo un mortale, e tra li tanti uno normale, pur se tutto

ciò contiene un retrogusto alquanto alacre

Si ritenga allora l’uomo medio, ed ivi si comprenda pure lo

ministro, il magistrato, l’avvocato, che siam solo ceneri mortali

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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E dunque ci si abitui a quel’inerzia ch’appartiene a chi non è mai

nato, come pure a chi abbia inteso propri involveri stanziali

Né si pensi più che confrontarsi ad altri sia la soluzione

Perché, al massimo, se li si scruti da lontano, si potrebbe

fischiettar solo nostalgica canzone

Ci si impegni indunque in astenersi da li tutti, e poi nel tutto si

ritrovi appiglio

E per fortuna, mi ripeto, che non ebbi l’occasion….. di

condannare a tutto ciò… mio figlio

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

118

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La realizzazione di un libro comporta per l’Autore e la

redazione un attento lavoro di revisione e controllo sulle

informazioni contenute nel testo, sull’iconografia e sul

rapporto che intercorre tra testo e immagine.

Nonostante il costante perfezionamento delle procedure

di controllo, sappiamo che è quasi impossibile pubblicare

un libro del tutto privo di errori o refusi.

Pertanto lo scrittore sarà grato ai più se vorranno

fornire il proprio commento, ovvero segnalare eventuali

imperfezioni di questo testo, allo scopo di renderlo

migliore.

Alessandro Granieri Galilei

Il Bugiandro

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Donato al mondo a partire dal 29.01.2016

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Il Bugiandro

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