Le milizie del Gna sono pronte a riprendere Sirte Il Papa vicino alle … · 2020. 6. 8. · Anno...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 130 (48.454) Città del Vaticano lunedì-martedì 8-9 giugno 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!]!z!;! NOSTRE INFORMAZIONI All’Angelus il pensiero alle vittime della pandemia, ai malati e a quanti se ne prendono cura Il Papa vicino alle popolazioni che ancora soffrono per il virus Il Pontefice è vicino alle popolazioni dei Paesi dove il coronavirus «sta fa- cendo ancora tante vittime» e invita a pregare in particolare per i malati, per i loro familiari e per «tutti colo- ro che se ne prendono cura». Al ter- mine dell’Angelus del 7 giugno — re- citato, come domenica scorsa, dalla finestra del Palazzo apostolico vati- cano alla presenza di numerosi fedeli riuniti in piazza San Pietro nel rigo- roso rispetto delle distanze di sicu- rezza imposte a causa della pande- mia — Papa Francesco ha voluto ri- volgere un pensiero particolare alle nazioni del mondo nelle quali il contagio da covid-19 è ancora nella fase acuta, raccomandando di non far mancare loro il sostegno spiritua- le della preghiera. Riferendosi proprio alla presenza dei fedeli in piazza, il Pontefice ha anche fatto notare che «in Italia la fase acuta dell’epidemia è superata», ma ha esortato a «non cantare vitto- ria troppo presto» e a «seguire con cura le norme vigenti» imposte dalle autorità. Perché, ha spiegato, «sono norme che ci aiutano a evitare che il virus vada avanti». In precedenza Francesco aveva commentato il brano evangelico di Giovanni (3, 16-18) scelto per la li- turgia della solennità della Santissi- ma Trinità, sottolineando che il mondo creato da Dio è «buono, bel- lo», ma «dopo il peccato... è segna- to dal male e dalla corruzione». Ep- pure, ha affermato il Papa, «Dio ama ciascuno di noi anche quando sbagliamo e ci allontaniamo da Lui. Dio Padre ama talmente il mondo che, per salvarlo, dona ciò che ha di più prezioso: il suo Figlio unigenito, il quale dà la sua vita per gli uomi- ni, risorge, torna al Padre e insieme a Lui manda lo Spirito Santo». La Trinità dunque è «Amore, tutta al servizio del mondo, che vuole salva- re e ricreare». Al termine della preghiera maria- na, dopo aver parlato della pande- mia, il Pontefice ha ricordato che il mese di giugno è dedicato in parti- colare alla devozione al Cuore di Cristo: «Una devozione — ha detto che accomuna i grandi maestri spirituali e la gente semplice del po- polo di Dio». Da qui l’invito alla meditazione della Parola, all’adora- zione eucaristica e alla preghiera. In questo modo, ha assicurato, «anche il nostro cuore, a poco a poco, di- venterà più paziente, più generoso, più misericordioso, a imitazione del Cuore di Gesù». PAGINA 8 Le milizie del Gna sono pronte a riprendere Sirte Tripoli respinge la tregua proposta dal Cairo TRIPOLI, 8. Il tanto sperato cessate il fuoco in Libia e la ripresa del dialogo per il momento dovranno attendere: sul campo non si arre- stano le ostilità. Il Governo di ac- cordo nazionale libico (Lna) di Fa- yez al-Serraj ha respinto la propo- sta di tregua del Cairo lanciata sa- bato scorso dal presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, che prevede- va un cessate il fuoco a partire da oggi, 8 giugno. La proposta era già stata accettata dal leader dell’auto- proclamato Esercito nazionale libi- co (Lna), Khalifa Haftar. Le forze di al-Serraj, a seguito di una serie di vittorie militari degli ultimi giorni nell’ovest, hanno pun- tato su Sirte — città petrolifera stra- tegica controllata da Haftar, non- ché ultimo grande insediamento prima della Cirenaica — e sulla ba- se aerea di al Jufra, a sud. Gli uo- mini del generale avrebbero subito lanciato una controffensiva. «L’esercito andrà avanti per espellere le bande criminali e mer- cenarie venuti in Libia da tutte le parti del mondo», ha dichiarato al- Serraj durante una telefonata con il capo della sala operativa di al Ju- fra, Ibrahim Bait el Mal, riportata sulla pagina facebook dell’opera- zione “Vulcano di rabbia”. «Non abbiamo iniziato questa guerra, ma ne vedremo la data e il luogo della fine» ha affermato il portavoce mi- litare, Mohammed Gununu. La dichiarazione del Cairo stabi- lisce, oltre a un cessate il fuoco, lo smantellamento delle milizie, la consegna delle loro armi all’Lna e l’espulsione dei mercenari stranieri, sulla base di quanto stabilito dal vertice di Berlino di gennaio e dal Comitato militare congiunto 5+5 sotto l’egida dell’Onu. Pare che proprio il punto della consegna delle armi alle forze di Haftar sia risultato particolarmente controver- so. Intanto la Compagnia petrolifera libica (Noc), che ha annunciato la ripresa della produzione nel giaci- mento di Sharara, nel Fezzan, nel sud. L’ente nazionale ha affermato che sono state necessarie «lunghe trattative per riaprire la valvola di Hamada, che era stata illegalmente chiusa lo scorso gennaio», quando «una milizia armata impedì un in- tervento delle squadre di manuten- zione della compagnia». Nel frattempo, sulla crisi in Li- bia si è espressa la Tunisia, riba- dendo la sua posizione a sostegno del popolo libico. Lo ha affermato il ministro degli Esteri di Tunisi, Noureddine Erray, in seguito ai colloqui telefonici con i suoi omo- loghi di Libia, Algeria, Marocco ed Egitto sullo sviluppo della situazio- ne nella regione, in particolare in relazione alla crisi libica. In migliaia manifestano a Washington, New York e in altre città per ricordare la morte di Floyd L’America dice no al razzismo A 150 anni dalla morte di Charles Dickens ANNALISA TEGGI E GABRIELE NICOLÒ A PAGINA 5 #CantiereGiovani PER COSTRUIRE E ALIMENTARE UNALLEANZA TRA LE GENERAZIONI Nel documentario di Nicolas Philibert Il percorso per diventare infermieri ED OARD O ZACCAGNINI A PAGINA 4 LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA La raccolta di saggi «Dalle finestre di casa. Sguardi sapienziali in tempo di pandemia» Sentieri di speranza ANTONIO ANGELUCCI A PAGINA 3 L’ultimo romanzo di Jan Brokken Come dimostrare che si tratta di una storia vera? NICLA BETTAZZI A PAGINA 4 VatiVision, la nuova piattaforma digitale di streming a tema cristiano Per condividere il bene e il bello PAGINA 5 Fra cattolici e luterani Un dialogo rodato AUGUSTINUS SANDER A PAGINA 6 Lettera del presidente dell’episcopato francese a Macron La lezione dell’epidemia CHARLES DE PECHPEYROU A PAGINA 7 ALLINTERNO Il Santo Padre ha ricevuto que- sta mattina in udienza: gli Eminentissimi Cardinali: Luis Francisco Ladaria Ferrer, Prefetto della Congre- gazione per la Dottrina della Fede; — Angelo Comastri, Arcipre- te della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano; Vicario Ge- nerale di Sua Santità per la Città del Vaticano; le Loro Eccellenze i Monsi- gnori: Andrea Bellandi, Arcive- scovo di Salerno-Campagna- Acerno (Italia); — Ignazio Sanna, Arcivesco- vo emerito di Oristano; Presi- dente della Pontificia Accade- mia di Teologia. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza il Dottor Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunica- zione. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Astorga (Spagna) Sua Eccellenza Monsignor Je- sús Fernández González, finora Vescovo titolare di Rotdon e Ausiliare di Santiago de Com- postela. Abdel Fattah al-Sisi, Khalifa Haftar e Aguila Saleh in conferenza stampa al Cairo (Afp) WASHINGTON, 8. Migliaia di mani- festanti sono scesi in strada ieri a New York, Washington e in molte altre città statunitensi per protestare contro l’uccisione dell’afroamericano George Floyd da parte di un agente bianco a Minneapolis. Intanto, la città di Minneapolis ha deciso di ta- gliare i fondi alle forze dell’ordine e smantellare il suo dipartimento di polizia. Stessa scelta anche da parte del sindaco di New York Bill de Blasio. Il candidato democratico al- la presidenza, Joe Biden, incontrerà la famiglia di Floyd. In tutta l’America decine di mi- gliaia di persone sono scese in stra- da per marciare contro il razzismo e la violenza della polizia. Ovunque, grandi metropoli e piccole città, è andato in scena il rito di inginoc- chiarsi per 8 minuti e 46 secondi, esattamente il tempo durante il qua- le il poliziotto di Minneapolis ha te- nuto il suo ginocchio premuto sul collo di Floyd, provocandone la morte. La marcia più attesa era quella di Washington, dove la pro- testa più che in ogni altra città è stata sentita anche come una sfida al presidente Donald Trump. I ma- nifestanti, raramente così tanti nella capitale federale, hanno sfilato in corteo dopo essersi radunati davanti all’iconico Lincoln Memorial e a Capitol Hill, sede del Congresso. Tutti hanno marciato pacificamente verso l’area di Lafayette Plaza, di fronte a una Casa Bianca blindatis- sima. In migliaia anche per le strade di New York, dove un corteo ha at- traversato il ponte di Brooklyn per dirigersi a Manhattan verso City Hall, la sede del comune dove si trovano gli uffici del sindaco Bill de Blasio. Mentre un altro corteo è partito dallo storico punto di raccol- ta di Union Square. Una folla enorme anche a Chica- go, Philadelphia, Atlanta, Miami, Los Angeles, Seattle, Denver, Min- neapolis. In migliaia in strada a Buffalo e Tacoma, le due città teatro degli ultimi due video shock delle violenze da parte della polizia Dopo la grande marcia a Washin- gton, il presidente Trump ha ordi- nato agli uomini della Guardia Na- zionale di ritirarsi dalla capitale, de- finendo la situazione «perfettamente sotto controllo». «Tornano a casa — ha twittato il presidente americano — ma possono velocemente ritornare se necessario». Lunedì scorso stando a fonti di stampa — durante una drammatica riunione alla Casa Bianca, il presidente si era spinto a chiedere con forza la mobilitazione di almeno 10.000 soldati per spe- gnere le proteste. A stoppare le in- tenzioni del presidente sono stati il segretario alla difesa Mark Esper e il capo di stato maggiore delle forze armate, il generale Mark Milley. Esper, dopo un duro confronto, alla fine ha messo a disposizione circa 1.600 militari nella regione di Wa- shington, pronti a supportare in ca- so di necessità i 5.000 uomini della Guarda nazionale già mobilitati. Manifestazioni molto simili si so- no svolte anche in Europa. A Parigi hanno sfilato in corteo 23.300 perso- ne di cui 5.500 a Parigi. Lo riferisce il Ministero dell’Interno. Stesse sce- na a Bordeaux, Lione, Lille, Rennes e Marsiglia. A Londra sono stati re- gistrati anche scontri. Le violenze sono scoppiate dopo che molti atti- visti si erano radunati fuori da Do- wning Street, al culmine della mani- festazione nella Piazza del Parla- mento e di una marcia nel centro di Londra. Intanto, come detto la maggio- ranza del consiglio comunale di Minneapolis, la città in cui è morto Floyd, ha votato ieri per avviare un processo che dovrà portare a un ta- glio dei fondi alle forze dell’ordine e allo smantellamento dipartimento di polizia. «L’obiettivo è quello di ri- formarlo e di ricostruire insieme a tutta la nostra comunità un nuovo modello di sicurezza pubblica che davvero garantisca la sicurezza di tutti» si legge in una nota. Oggi, nel frattempo, l’ex vicepre- sidente Joe Biden sarà a Houston, in Texas, per incontrare privatamen- te la famiglia di Floyd. Lo conferma l’entourage dell’ex vicepresidente Usa. Il candidato democratico alla Casa Bianca registrerà anche un vi- deomessaggio che sarà trasmesso domani durante la cerimonia fune- bre nella città d’origine di Floyd. Biden non parteciperà in persona alla cerimonia. Nelle ultime ore l’ex vice presidente ha attaccato dura- mente Trump: «Le sue politiche fo- mentano rabbia e divisioni e non sono la risposta che serve al Paese in questo momento di eccezionali difficoltà» ha dichiarato. Biden ha raggiunto la soglia dei 1.991 delegati necessari per vincere la nomination democratica grazie ai risultati dell’ultima tornata di elezioni pri- marie. E sempre sulle elezioni del prossimo novembre, si segnala l’al- larme di Google, secondo cui hac- ker cinesi e russi avrebbero preso di mira account di Gmail degli staff di Biden e Trump.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 130 (48.454) Città del Vaticano lunedì-martedì 8-9 giugno 2020

.

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NOSTRE INFORMAZIONI

All’Angelus il pensiero alle vittime della pandemia, ai malati e a quanti se ne prendono cura

Il Papa vicino alle popolazioniche ancora soffrono per il virus

Il Pontefice è vicino alle popolazionidei Paesi dove il coronavirus «sta fa-cendo ancora tante vittime» e invitaa pregare in particolare per i malati,per i loro familiari e per «tutti colo-ro che se ne prendono cura». Al ter-mine dell’Angelus del 7 giugno — re -citato, come domenica scorsa, dallafinestra del Palazzo apostolico vati-cano alla presenza di numerosi fedeli

riuniti in piazza San Pietro nel rigo-roso rispetto delle distanze di sicu-rezza imposte a causa della pande-mia — Papa Francesco ha voluto ri-volgere un pensiero particolare allenazioni del mondo nelle quali ilcontagio da covid-19 è ancora nellafase acuta, raccomandando di nonfar mancare loro il sostegno spiritua-le della preghiera.

Riferendosi proprio alla presenzadei fedeli in piazza, il Pontefice haanche fatto notare che «in Italia lafase acuta dell’epidemia è superata»,ma ha esortato a «non cantare vitto-ria troppo presto» e a «seguire concura le norme vigenti» imposte dalleautorità. Perché, ha spiegato, «sononorme che ci aiutano a evitare che ilvirus vada avanti».

In precedenza Francesco avevacommentato il brano evangelico diGiovanni (3, 16-18) scelto per la li-turgia della solennità della Santissi-ma Trinità, sottolineando che ilmondo creato da Dio è «buono, bel-lo», ma «dopo il peccato... è segna-to dal male e dalla corruzione». Ep-pure, ha affermato il Papa, «Dioama ciascuno di noi anche quandosbagliamo e ci allontaniamo da Lui.Dio Padre ama talmente il mondoche, per salvarlo, dona ciò che ha dipiù prezioso: il suo Figlio unigenito,il quale dà la sua vita per gli uomi-ni, risorge, torna al Padre e insiemea Lui manda lo Spirito Santo». LaTrinità dunque è «Amore, tutta alservizio del mondo, che vuole salva-re e ricreare».

Al termine della preghiera maria-na, dopo aver parlato della pande-mia, il Pontefice ha ricordato che ilmese di giugno è dedicato in parti-colare alla devozione al Cuore diCristo: «Una devozione — ha detto— che accomuna i grandi maestrispirituali e la gente semplice del po-polo di Dio». Da qui l’invito allameditazione della Parola, all’adora-zione eucaristica e alla preghiera. Inquesto modo, ha assicurato, «ancheil nostro cuore, a poco a poco, di-venterà più paziente, più generoso,più misericordioso, a imitazione delCuore di Gesù».

PAGINA 8

Le milizie del Gna sono pronte a riprendere Sirte

Tripoli respinge la treguaproposta dal Cairo

TRIPOLI, 8. Il tanto sperato cessateil fuoco in Libia e la ripresa deldialogo per il momento dovrannoattendere: sul campo non si arre-stano le ostilità. Il Governo di ac-cordo nazionale libico (Lna) di Fa-yez al-Serraj ha respinto la propo-sta di tregua del Cairo lanciata sa-bato scorso dal presidente egiziano,Abdel Fattah Al Sisi, che prevede-va un cessate il fuoco a partire daoggi, 8 giugno. La proposta era giàstata accettata dal leader dell’auto-proclamato Esercito nazionale libi-co (Lna), Khalifa Haftar.

Le forze di al-Serraj, a seguito diuna serie di vittorie militari degliultimi giorni nell’ovest, hanno pun-

tato su Sirte — città petrolifera stra-tegica controllata da Haftar, non-ché ultimo grande insediamentoprima della Cirenaica — e sulla ba-se aerea di al Jufra, a sud. Gli uo-mini del generale avrebbero subitolanciato una controffensiva.

«L’esercito andrà avanti perespellere le bande criminali e mer-cenarie venuti in Libia da tutte leparti del mondo», ha dichiarato al-Serraj durante una telefonata con ilcapo della sala operativa di al Ju-fra, Ibrahim Bait el Mal, riportatasulla pagina facebook dell’op era-zione “Vulcano di rabbia”. «Nonabbiamo iniziato questa guerra, mane vedremo la data e il luogo dellafine» ha affermato il portavoce mi-litare, Mohammed Gununu.

La dichiarazione del Cairo stabi-lisce, oltre a un cessate il fuoco, losmantellamento delle milizie, laconsegna delle loro armi all’Lna el’espulsione dei mercenari stranieri,sulla base di quanto stabilito dalvertice di Berlino di gennaio e dalComitato militare congiunto 5+5sotto l’egida dell’Onu. Pare cheproprio il punto della consegnadelle armi alle forze di Haftar siarisultato particolarmente controver-so.

Intanto la Compagnia petroliferalibica (Noc), che ha annunciato laripresa della produzione nel giaci-mento di Sharara, nel Fezzan, nelsud. L’ente nazionale ha affermatoche sono state necessarie «lunghetrattative per riaprire la valvola diHamada, che era stata illegalmentechiusa lo scorso gennaio», quando«una milizia armata impedì un in-tervento delle squadre di manuten-zione della compagnia».

Nel frattempo, sulla crisi in Li-bia si è espressa la Tunisia, riba-dendo la sua posizione a sostegnodel popolo libico. Lo ha affermatoil ministro degli Esteri di Tunisi,Noureddine Erray, in seguito aicolloqui telefonici con i suoi omo-loghi di Libia, Algeria, Marocco edEgitto sullo sviluppo della situazio-ne nella regione, in particolare inrelazione alla crisi libica.

In migliaia manifestano a Washington, New York e in altre città per ricordare la morte di Floyd

L’America dice no al razzismo

A 150 anni dalla mortedi Charles Dickens

ANNALISA TEGGI E GABRIELE NICOLÒ A PA G I N A 5

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R EUN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

Nel documentario di Nicolas Philibert

Il percorso perdiventare infermieri

ED OARD O ZACCAGNINI A PA G I N A 4

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

La raccolta di saggi «Dalle finestredi casa. Sguardi sapienzialiin tempo di pandemia»

Sentieri di speranzaANTONIO ANGELUCCI A PA G I N A 3

L’ultimo romanzo di Jan Brokken

Come dimostrareche si trattadi una storia vera?

NICLA BE T TA Z Z I A PA G I N A 4

VatiVision, la nuova piattaformadigitale di streming a tema cristiano

Per condividereil bene e il bello

PAGINA 5

Fra cattolici e luterani

Un dialogo rodato

AUGUSTINUS SANDER A PA G I N A 6

Lettera del presidente dell’episcopatofrancese a Macron

La lezione dell’epidemia

CHARLES DE PECHPEYROU A PA G I N A 7

ALL’INTERNO

Il Santo Padre ha ricevuto que-sta mattina in udienza:

gli Eminentissimi Cardinali:— Luis Francisco Ladaria

Ferrer, Prefetto della Congre-gazione per la Dottrina dellaFe d e ;

— Angelo Comastri, Arcipre-te della Basilica Papale di SanPietro in Vaticano; Vicario Ge-nerale di Sua Santità per laCittà del Vaticano;

le Loro Eccellenze i Monsi-gnori:

— Andrea Bellandi, Arcive-scovo di Salerno-Campagna-Acerno (Italia);

— Ignazio Sanna, Arcivesco-vo emerito di Oristano; Presi-

dente della Pontificia Accade-mia di Teologia.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza ilDottor Paolo Ruffini, Prefettodel Dicastero per la Comunica-zione.

P ro v v i s t adi Chiesa

Il Santo Padre ha nominatoVescovo di Astorga (Spagna)Sua Eccellenza Monsignor Je-sús Fernández González, finoraVescovo titolare di Rotdon eAusiliare di Santiago de Com-p ostela.

Abdel Fattah al-Sisi, Khalifa Haftar e Aguila Saleh in conferenza stampa al Cairo (Afp)

WASHINGTON, 8. Migliaia di mani-festanti sono scesi in strada ieri aNew York, Washington e in moltealtre città statunitensi per protestarecontro l’uccisione dell’a f ro a m e r i c a n oGeorge Floyd da parte di un agentebianco a Minneapolis. Intanto, lacittà di Minneapolis ha deciso di ta-gliare i fondi alle forze dell’ordine esmantellare il suo dipartimento dipolizia. Stessa scelta anche da partedel sindaco di New York Bill deBlasio. Il candidato democratico al-la presidenza, Joe Biden, incontreràla famiglia di Floyd.

In tutta l’America decine di mi-gliaia di persone sono scese in stra-da per marciare contro il razzismo ela violenza della polizia. Ovunque,grandi metropoli e piccole città, èandato in scena il rito di inginoc-chiarsi per 8 minuti e 46 secondi,esattamente il tempo durante il qua-le il poliziotto di Minneapolis ha te-nuto il suo ginocchio premuto sulcollo di Floyd, provocandone la

morte. La marcia più attesa eraquella di Washington, dove la pro-testa più che in ogni altra città èstata sentita anche come una sfidaal presidente Donald Trump. I ma-nifestanti, raramente così tanti nellacapitale federale, hanno sfilato incorteo dopo essersi radunati davantiall’iconico Lincoln Memorial e aCapitol Hill, sede del Congresso.Tutti hanno marciato pacificamenteverso l’area di Lafayette Plaza, difronte a una Casa Bianca blindatis-sima. In migliaia anche per le stradedi New York, dove un corteo ha at-traversato il ponte di Brooklyn perdirigersi a Manhattan verso CityHall, la sede del comune dove sitrovano gli uffici del sindaco Bill deBlasio. Mentre un altro corteo èpartito dallo storico punto di raccol-ta di Union Square.

Una folla enorme anche a Chica-go, Philadelphia, Atlanta, Miami,Los Angeles, Seattle, Denver, Min-neapolis. In migliaia in strada a

Buffalo e Tacoma, le due città teatrodegli ultimi due video shock delleviolenze da parte della polizia

Dopo la grande marcia a Washin-gton, il presidente Trump ha ordi-nato agli uomini della Guardia Na-zionale di ritirarsi dalla capitale, de-finendo la situazione «perfettamentesotto controllo». «Tornano a casa —ha twittato il presidente americano— ma possono velocemente ritornarese necessario». Lunedì scorso —stando a fonti di stampa — duranteuna drammatica riunione alla CasaBianca, il presidente si era spinto achiedere con forza la mobilitazionedi almeno 10.000 soldati per spe-gnere le proteste. A stoppare le in-tenzioni del presidente sono stati ilsegretario alla difesa Mark Esper eil capo di stato maggiore delle forzearmate, il generale Mark Milley.Esper, dopo un duro confronto, allafine ha messo a disposizione circa1.600 militari nella regione di Wa-shington, pronti a supportare in ca-so di necessità i 5.000 uomini dellaGuarda nazionale già mobilitati.

Manifestazioni molto simili si so-no svolte anche in Europa. A Parigihanno sfilato in corteo 23.300 perso-ne di cui 5.500 a Parigi. Lo riferisceil Ministero dell’Interno. Stesse sce-na a Bordeaux, Lione, Lille, Rennese Marsiglia. A Londra sono stati re-gistrati anche scontri. Le violenzesono scoppiate dopo che molti atti-visti si erano radunati fuori da Do-wning Street, al culmine della mani-festazione nella Piazza del Parla-mento e di una marcia nel centro diLondra.

Intanto, come detto la maggio-ranza del consiglio comunale diMinneapolis, la città in cui è mortoFloyd, ha votato ieri per avviare unprocesso che dovrà portare a un ta-glio dei fondi alle forze dell’ordine eallo smantellamento dipartimento dipolizia. «L’obiettivo è quello di ri-formarlo e di ricostruire insieme atutta la nostra comunità un nuovomodello di sicurezza pubblica chedavvero garantisca la sicurezza ditutti» si legge in una nota.

Oggi, nel frattempo, l’ex vicepre-sidente Joe Biden sarà a Houston,in Texas, per incontrare privatamen-

te la famiglia di Floyd. Lo confermal’entourage dell’ex vicepresidenteUsa. Il candidato democratico allaCasa Bianca registrerà anche un vi-deomessaggio che sarà trasmessodomani durante la cerimonia fune-bre nella città d’origine di Floyd.Biden non parteciperà in personaalla cerimonia. Nelle ultime ore l’exvice presidente ha attaccato dura-mente Trump: «Le sue politiche fo-mentano rabbia e divisioni e nonsono la risposta che serve al Paesein questo momento di eccezionalidifficoltà» ha dichiarato. Biden haraggiunto la soglia dei 1.991 delegatinecessari per vincere la nominationdemocratica grazie ai risultatidell’ultima tornata di elezioni pri-marie. E sempre sulle elezioni delprossimo novembre, si segnala l’al-larme di Google, secondo cui hac-ker cinesi e russi avrebbero preso dimira account di Gmail degli staff diBiden e Trump.

Page 2: Le milizie del Gna sono pronte a riprendere Sirte Il Papa vicino alle … · 2020. 6. 8. · Anno CLX n. 130 (48.454) Città del Vaticano lunedì-martedì 8-9 giugno 2020. y(7HA3J1*QSSKKM(

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Bolsonaro decide di posticipare il bollettino quotidiano sulla pandemia

Forti criticità nelle strutture sanitariedei Paesi latinoamericani

Posizioni europee ancora molto lontane

Lunghe trattativeper il Recovery fund

BRASÍLIA, 8. Escalation di contagi dicoronavirus in America Latina e si-stemi sanitari di alcuni Paesi o disingole città della regione pratica-mente al collasso. L’emergenza è le-gata in primis alla scarsa disponibili-tà di ricoveri in terapia intensiva eall’esaurimento delle forniture di os-sigeno. Quanto fortemente temutodai funzionari dell’O rganizzazionemondiale della sanità (Oms) si stamaterializzando giorno dopo giornocon criticità sempre più evidenti. Inattesa della fase di picco prevista perluglio, quasi tutti i Paesi fanno regi-strare comunque un deciso aumentodei casi.

I contagi della pandemia di coro-navirus hanno subito un marcato au-mento in America Latina, con 82.526nuovi casi nelle ultime 24 ore, por-tando il totale degli infetti nella re-gione a 1.320.823 unità. Il numero divittime è arrivato a oltre 65.000. InCile, nelle ultime 24 ore, sono statiinseriti nel conteggio delle vittimeanche 653 decessi finora considerati«associabili al covid-19».

In particolare continua a destarepreoccupazione la situazione in Bra-sile, il focolaio della pandemia inAmerica Latina, che fa registrare mi-gliaia di nuovi casi al giorno e chenella scorsa settimana per tre voltedi seguito ha battuto il record gior-naliero di morti. Il nuovo coronavi-rus, presente da poco più di centogiorni nel Paese, secondo i calcolidella Johns Hopkins University, hacontagiato ormai praticamente sette-centomila persone, 691.758 per l’esat-tezza, e provocato 36.455 decessi.Sulla base di questi numeri il Brasilesi colloca al secondo posto nella gra-duatoria mondiale dei casi di covid-19, solo dietro agli Stati Uniti, e alterzo posto in quella relativa alle vit-time per cause riconducibili al virus,preceduto sempre dagli Usa e, pro-babilmente non per molto tempoancora, dalla Gran Bretagna.

Proprio sui dati relativi alle mortinel Paese si è verificata nelle ultimeore l’ultima controversa mossa delpresidente Jair Bolsonaro che nelweekend ha dato indicazioni al mini-stero della Salute, di posticipare dialcune ore il bollettino quotidianosu nuovi contagi, morti e guariti,espressione diretta dei dati delle se-greterie sanitarie dei 27 Stati delPaese. Nelle intenzioni di Bolsanarosi vorrebbe fare in modo che i datinon abbiano forte rilievo sui media,in particolare sui canali televisivi.

Il presidente ha fatto esplicito ri-ferimento al telegiornale Globo, ilpiù visto nel Paese. In precedenza,infatti, il capo di Stato brasiliano

aveva mostrato fastidio per la coper-tura che la stampa in generale e que-sto canale in particolare stavano fa-cendo della pandemia, definendola«TV funeraria».

Negli ultimi giorni, i bollettini uf-ficiali sono stati rilasciati dopo le 22.I principali telegiornali del paesehanno criticato questo ritardo ingiu-stificato, avvertendo inoltre la man-canza di trasparenza da parte delgoverno centrale in quanto d'ora inpoi verranno divulgati i dati resi di-sponibili dai segretariati statali, sen-za attendere i riscontri del ministero.La mossa del capo di Stato ha solle-vato nuove polemiche, ed è stata de-finita da più parti un tentativo auto-ritario, insensibile, disumano e antie-tico di rendere invisibili i morti dicovid-19. Ieri a San Paolo è stataun’altra giornata caratterizzata damanifestazioni pro e contro il gover-no Bolsonaro, fortunatamente senzascontri tra le due fazioni come suc-cesso la domenica precedente. Lamobilitazione contro il presidentebrasiliano, come riporta il quotidia-no «O Globo», è stata dispersa dal-la polizia militare, che ha fatto usodi gas lacrimogeni.

In Guatemala l’intero esecutivo,guidato dal presidente AlejandroGiammattei, adotterà il telelavorodopo che 18 membri del suo staffsono risultati positivi al coronavirus.Reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Santa Casa di Belo Horizonte, Brasile (Afp)

BRUXELLES, 8. C’è ancora moltastrada da fare prima che le trattati-ve per il Recovery fund europeosiano concluse. Lo ha dichiarato ie-ri il ministro degli Esteri tedesco,Heiko Maas, aggiungendo che ilGoverno di Berlino ha intenzionedi comportarsi come «un onestomediatore» durante il periodo dipresidenza di turno dell’Unione

europea, che inizierà il prossimoprimo luglio.

«Le posizioni sono ancora lonta-ne, il diavolo sta nei dettagli», haprecisato Maas alla televisione te-desca Zdf. «Avremo bisogno anco-ra di alcune settimane e dovremonegoziare», ha aggiunto. «Voglia-mo uscire più forti dalla crisi epossiamo farlo solamente operandoinsieme e in solidarietà» ha detto.

Il negoziato, quindi, prosegue arilento, anche perchè sono sempredi più i Paesi contrari al Recoveryfund, il piano della CommissioneUe da 750 miliardi di euro per aiu-tare l’economia dei paesi maggior-mente colpiti dalla crisi. Dopo Au-stria, Paesi Bassi, Danimarca e Sve-zia — da sempre contrari al piano— nelle scorse settimane si sono in-fatti aggiunti Ungheria, Repubbli-ca Ceca e Finlandia.

I malumori spaziano dalle di-mensioni totali dello stesso fondo,giudicate troppo ampie; alla quotadi sovvenzioni, da rivedere; passan-do per le condizionalità legate allostato di diritto, tema sensibilissimoper i Paesi dell’Est; e i tempi dirimborso dei prestiti, che moltivorrebbero accorciare.

Il commissario europeo all’Eco-nomia, Paolo Gentiloni, si èc0munque detto certo che alla finel’accordo si farà.

Stamane, però, alcuni diplomati-ci di Paesi Bassi, Danimarca, Au-stria e Ungheria — ma anche diBelgio, Irlanda e Lituania — hannodenunciato che «la ripartizione del-le risorse» tra Stati membri previ-sta dal Recovery fund «ha scarsaconnessione diretta con la pande-mia» da covid-19. Lo riporta ilquotidiano economico «TheFinancial Times».

I diplomatici hanno definito«obsoleta» la metodologia di Bru-xelles per l’allocazione delle risorsepreviste nel Recovery fund.

Tra gli esempi di squilibrio, il«Financial Times» cita la Polonia,che dovrebbe avere la recessionemeno grave nell’Ue, ma sarebbe laterza beneficiaria del Recovery, e ilBelgio, che ha il più alto tasso dimortalità pro capite nel Continen-te, ma riceverebbe tra gli importipiù bassi del fondo.

Nessun nuovo casodi covid-19in Tunisia

per il quarto giorno

TUNISI, 8. Mentre i contagi da coro-navirus accelerano nel mondo — so-prattutto in Sud America, Mediooriente e Africa — la Tunisia per ilquarto giorno consecutivo non regi-stra alcun nuovo caso di covid-19.Rimane stabile a 1087 il totale deicontagi confermati nel Paese norda-fricano. Lo rende noto il ministerodella Sanità, precisando che i decessirestano stabili a 49, mentre il nume-ro dei guariti sale da 977 a 982, con56 persone attualmente positive enessun ricoverato. La Tunisia si av-via così verso la normalità, annun-ciando la riapertura delle propriefrontiere terrestri, marittime ed aereeper il 27 giugno prossimo. Alberghi,ristoranti, musei e moschee, hannogià riaperto, seppur con una capaci-tà di accoglienza limitata al 50%.

Nel continente, intanto, è salito a190.017 il numero complessivo deicasi registrati in tutti i 54 Paesi. Aessere maggiormente colpito è ilNord Africa, con circa 51.300 casi e2.200 morti.

Timore per il rischio di facili contagi durante le manifestazioni in corso in ogni angolo del Paese per la morte di George Floyd

Nuova prova di resilienza per New York

New York

Sbarcati a Malta 425 migrantidopo quasi 40 giorni in mare

Mattarella ricordal’importanza delle Regioni

NEW YORK, 8. Finalmente anche lacittà di New York riparte. NellaGrande Mela e in alcune zonedell’omonimo Stato, finora rimastein quarantena — era il 22 marzoquando scattò il lockdown —, è pre-vista per oggi la riapertura delle at-tività, inaugurando la “Fase 1” deldopo pandemia. Dopo essere statal’epicentro del covid-19 negli States,pagando un tributo gravoso con 211mila casi e 21 mila morti, la metro-poli tenta così di tornare ad unapseudo-normalità. Da giorni conti-nuativamente fa registrare dati cherientrano nei parametri giusti perpermettere la corretta ripartenza, intermini di morti, nuovi infetti e di-sponibilità nelle strutture ospedalie-re. Da questo punto di vista c’è sta-ta grande attenzione sia da partedel sindaco di New York, Bill deBlasio, che del governatoredell’omonimo Stato, Andrew Cuo-mo. Quest’ultimo ieri, in conferen-za stampa, si è mostrato visibilmen-te orgoglioso dei risultati ottenuti eha confermato che la città soddisfatutti gli indicatori sanitari richiesti.«Abbiamo fatto molta strada nellalotta contro il covid-19 e molte per-sone hanno sofferto, ma ciò che ab-biamo fatto insieme è stato straor-dinario» ha detto Cuomo.

In questa prima fase si prevedeche fino a 400.000 lavoratori torni-no nei loro uffici rispettando unaserie significativa di misure precau-zionali per evitare una nuova diffu-sione del virus. I newyorkesi si tro-

vano ad affrontare una situazionesenza precedenti che ha portato ilnumero di persone senza lavoro incittà a 900.000, passando da untasso della disoccupazione del 3,4per cento registrato a febbraio al14,6 per cento in aprile.

Per New York si tratta della terzagrande sfida, in meno di 20 anni,in termini di resilienza. La città, in-fatti, dopo aver superato il traumadegli attacchi dell’11 settembre e laforte crisi economica del 2008, conWall Street in briciole, da oggi do-

vrà dimostrare, in primis a se stessae poi al resto del mondo, di saperripartire con coraggio lasciando alleproprie spalle il dolore e la paura.Ieri i luoghi più emblematici dellacittà erano illuminati in segno di ri-conoscenza e omaggio ai newyorke-si che hanno perso la vita per il co-vid e a quelli che si sono impegnatinella lotta al virus. I grattacieli delOne World Trade Center e delRockefeller Center, il Grand Cen-tral Station Bridge e varie sedi del-la pubblica amministrazione, eranoilluminati di blu e di oro e su di es-si sono state proiettate le parole«New York Tough», un motto chesi riferisce alla reputazione di resi-lienza della città e dei suoi abitanti.

Su 7 milioni di contagi nel mon-do due sono stati registrati negliUsa. In questo momento, in cuipraticamente ogni Stato del Paeseha avviato procedure di allentamen-to del lockdown e di ripresa delleattività produttive, il timore princi-pale degli operatori sanitari è lega-to al rischio di una nuova ondata,con forte preoccupazione per il ri-schio di facili contagi durante gliassembramenti e le manifestazioniin corso in ogni angolo del Paeseper la morte di George Floyd. I de-cessi per cause riconducibili al nuo-vo coronavirus registrati dalla JohnsHopkins University nelle ultime 24ore sono stati 691, portando il datocomplessivo delle vittime negli StatiUniti a 110.482. Il numero totale dicasi positivi è arrivato a 1.938.842.

ROMA, 8. «Il principio di autono-mia, delle Regioni e degli enti lo-cali, è alle fondamenta della co-struzione democratica, perché ap-partiene al campo indivisibile dellelibertà e costituisce un regolatoredell’equilibrio costituzionale». Co-sì il presidente della Repubblicaitaliana Sergio Mattarella ha ricor-dato ieri i 50 anni della nascitadelle regioni a statuto ordinario,sottolineando che «la libertà deiterritori e l’autonomia delle comu-nità sono un contributo all’unitànazionale, nel quadro di una leale

collaborazione tra i diversi livelliistituzionali». Un lungo messag-gio apprezzato dai governatori eda chi, come il ministro delle Au-tonomie Francesco Boccia, ha rap-porti quotidiani con le regioni: «Ilpresidente, che ringraziamo ancoraper la sua costante attenzione alrapporto tra i diversi livelli istitu-zionali, ci esorta a proseguire sullastrada dell’attuazione rigorosa del-la Costituzione nel rispetto deiprincipi di sussidiarietà e autono-mia dei territori» ha detto Boccia.

LA VA L L E T TA , 8. Il Governo diMalta ha permesso la notte scorsalo sbarco nel Paese ai 425 migranti,che da quasi quaranta giorni eranobloccati a bordo di imbarcazionituristiche fuori dalle acque territo-riali nazionali, dopo che erano statiintercettati . Lo ha annunciato lostesso Governo in un comunicato.

I 425 migranti erano fuggiti dal-la Libia ed erano stati intercettatidalle autorità costiere nel corso divarie operazioni di salvataggio.

Il Governo maltese, tramite ilpremier, Robert Abela, ha dichiara-

to di essere stato «costretto» allosbarco a causa di presunte minaccedei profughi all’equipaggio di unadelle navi di soccorso. Secondo Abe-la, i migranti avrebbero occupato lacucina armati di coltelli, minaccian-do di fare esplodere la nave.

«Ci avevano dato mezz'ora peragire o avrebbero sequestrato l’equi-paggio», ha detto Abela a OneNews, ricordando che fino a ierimattina il Governo non aveva alcunaintenzione di farli sbarcare, ancheperché — ha sottolineato — Maltaaveva fornito loro tutta l’assistenza

necessaria alla sopravvivenza in ma-re. Tensione anche a Lampedusa,dove ieri notte due incendi hannocarbonizzato una cinquantina di bar-coni in legno usati per le traversatenello Stretto di Sicilia, che erano ac-catastati in due zone dell’isola. LaProcura di Agrigento ha apertoun’inchiesta al momento a carico diignoti. «Lo Stato non si lascia inti-midire da questi gesti, la magistratu-ra assicurerà i colpevoli alla giusti-zia», ha detto il ministro per il Sud,Peppe Provenzano, in visita nell’iso-la.

Page 3: Le milizie del Gna sono pronte a riprendere Sirte Il Papa vicino alle … · 2020. 6. 8. · Anno CLX n. 130 (48.454) Città del Vaticano lunedì-martedì 8-9 giugno 2020. y(7HA3J1*QSSKKM(

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 8-9 giugno 2020 pagina 3

Migliaia in piazza a Tel Aviv contro il governo Netanyahu

Proteste in Israele per il pianodi annessione dei Territori

Dodici mortiin un raid

nell’estdella Siria

DA M A S C O, 8. La Siria continuaad essere teatro di scontri. Alme-no 12 membri di una milizia sonorimasti uccisi ieri in un attaccocontro una base militare di Mizi-la, nella regione orientale di DeirEzzor. Lo ha riferito l’O sservato-rio siriano per i diritti umani,l’ufficio informazioni che dallasua sede di Coventry documental'abuso dei diritti umani nellamartoriata Siria.

Secondo la fonte, le postazionidella milizia sono state colpitecon otto attacchi. Tra i morti —secondo i media locali — ci sonoafghani e iracheni. L’O sservato-rio non ha specificato chi sial’autore degli attacchi, ma in pas-sato questi sono stati attribuiti aIsraele, che finora non ha fornitoalcun commento.

Continua invece anche sul ter-ritorio siriano una vasta operazio-ne contro i jihadisti dell’Is, lan-ciata in questi giorni in Iraq. LeForze democratiche siriane, co-munemente dette Sfd, hanno an-nunciato l’inizio di una nuovacampagna contro lo stato islami-co, in collaborazione con la coa-lizione internazionale anti-Isis aguida statunitense e con le forzeirachene al confine. Nell’ambitodell’operazione Inherent Resolve,nell’est del Paese sono stati cattu-rati almeno quaranta milizianidel sedicente stato islamico (Is).Le manovre “deterring terrorism”hanno visto già diverse perquisi-zioni e raid nei villaggi. Nell’a re adi Tayeeb al Faal sono stati cat-turati una ventina di terroristidell’Is e altri 21 (tra cui alcunistranieri) al confine con l’Iraq.Di fatto, l’operazione contro lostato islamico, almeno al momen-to, si muove lungo i due versantidel fiume Khabur.

Probabilmente, indicano glistrateghi, arriverà a Busayrah e sisposterà poi attraverso la Shad-dadi road verso Shahil e Dhiban.L’obiettivo è stanare le cellule deijihadisti e distruggere le loro retilogistiche e di supporto. Secondofonti locali, è impiegato il piùgrande schieramento di forze cur-de dalla caduta di Baghuz: l’ulti-ma roccaforte dell’Is in tutto ilquadrante orientale siriano.

TEL AV I V, 8. Migliaia di israeliani,ebrei ed arabi, hanno partecipato ie-ri nella Piazza Rabin di Tel Aviv adun raduno, indetto da diverse orga-nizzazioni, per protestare contro ilprogetto di annessione dei Territoripalestinesi presentato dal governodel premier Benjamin Netanyahu, inlinea con il piano dell’amministra-zione Usa, e che scatterà a partiredall’inizio di luglio.

La manifestazione è sfociata an-che in episodi di violenza e scontri.La polizia israeliana ha arrestato 12persone che, secondo la versione uf-ficiale, avevano «intralciato il traffi-co». Fra gli arrestati anche TomerAppelbaum, un fotografo del quoti-diano «Haaretz» che stava ripren-dendo il comportamento degli agen-ti. Su Twitter, Appelbaum ha poiscritto di essere stato percosso du-rante l’arresto malgrado — ha assicu-rato — egli non avesse opposto alcu-na resistenza perché impegnato aproteggere i propri apparecchi foto-grafici. La manifestazione, nellaquale sventolano bandiere israelianee palestinesi, è stata indetta dal par-tito di sinistra Meretz e da Hadash,fazione comunista della Lista ArabaUnita, insieme ad altri gruppi di si-nistra di diritti civili.

La tensione è alta in tutti i Terri-tori palestinesi. Almeno sei manife-stanti palestinesi sono stati feriti ealtri intossicati in varie località, inscontri con l’esercito israeliano du-rante proteste per i progetti di an-nessione da parte di Israele e nel 53°anniversario della Guerra dei 6 gior-ni del 1967. Secondo l’agenzia pale-stinese Wafa, a Tubas nel nord estdei Territori dozzine di dimostrantihanno marciato, «in segno di con-danna della programmata mossaisraeliana», verso il villaggio diAtouf, dove sono avvenuti gli inci-denti. Lo stesso è avvenuto nel di-stretto di Qalqilia dove una manife-

stazione si è svolta nel villaggio diKafr Qaddum. A Nablus, nel norddei Territori, molti palestinesi — hariferito la stessa fonte — hanno svol-to le preghiere fuori del villaggio diQusin in segno di protesta. Protestesimili si sono svolte in altre aree, tracui Hebron. In questa zona fontidegli insediamenti ebraici localihanno denunciato «atti vandalici aicampi agricoli e ai pascoli» da partepalestinese.

Sul piano diplomatico, è di pochigiorni fa la notizia che la Russia stacercando di organizzare nelle prossi-me settimane un incontro fra diri-genti palestinesi e statunitensi, e altempo stesso si offre anche di ope-rare per un incontro fra il presidentepalestinese Mahmoud Abbas e ilpremier israeliano Netanyahu.L’obiettivo dell’incontro fra i diri-genti palestinesi e statunitensi — se-condo informazioni diffuse dal por-tale Ynet e rilanciate dalla stampainternazionale — sarebbe quello difornire ai palestinesi l’occasione diproporre modifiche al piano Trump.Il sito menziona una video-confe-renza tenutasi fra imprecisati funzio-nari del Quartetto (Usa, Ue, Russiae Onu). Finora di questa iniziativanon c'è però conferma. Diversi com-mentatori ritengono che resti totalela opposizione di Mahmoud Abbasad ogni iniziativa che includa riferi-menti al piano Trump. Anche a pos-sibili sue modifiche.

Oltre 40 persone ferite

Manifestazioni antigovernativee tensioni

inter comunitarie a Beirut

L’Onu chiede un impegno globale per proteggere i mari

La Giornata mondiale degli oceani

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è:

come me la cavo eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere

la vita della generazione che viene» (D. Bonhoeffer)

La raccolta di saggi «Dalle finestre di casa. Sguardi sapienziali in tempo di pandemia»

Sentieri di speranzadi ANTONIO ANGELUCCI

“Epoca di cambiamento”,“cambiamento d’ep o ca”.Per lungo tempo, il cardi-

nale Angelo Scola ha insistito suconcetti che, ora, appaiono profeti-ci. Erano, in verità, concetti cheScola utilizzava per riflettere in pri-mo luogo sulle conseguenze del“meticciato”, provocato principal-mente dalle nuove migrazioni; pen-savamo che, tutto sommato, il cam-biamento si riducesse al “meticcia-to”. Con la pandemia stiamo, inve-ce, scoprendo altre dimensioni diquesto “cambiamento d’ep o ca” e ilvolumetto, in formato ebook, chequi si recensisce, ci guida in qualchemodo ad orientare lo sguardo perscoprire tali dimensioni (il libro èedito da Queriniana ed è messo gra-tuitamente a disposizione di chi lovoglia scaricare dal sito dell’editriceall’indirizzo https://www.querinia-na.it/p df/FCO7874-D allefinestredica-sa.pdf). Si intitola appunto «Dallefinestre di casa. Sguardi sapienzialiin tempo di pandemia» e raccogliecontributi di più autori che sonostorici, teologi e sociologi di notiistituti universitari: Vittorio Berti,Enzo Biemmi, Alessandro Cortesi,Marco Pietro Giovannoni, AndreaGrillo, Fabrizio Mandreoli, GiorgioMarcello, Simone Morandini, Sere-na Noceti e Riccardo Saccenti. Iltaglio del testo non è, però, accade-mico e pertanto può costituire unvalido strumento di lavoro in ambi-to ecclesiale: in altri termini, perscelta degli stessi autori, si tratta diun testo adatto a tutti per il fine cheha di aiutare il lettore a riflettere inquesto (e su questo) tempo epocale,utilizzando l’inedita prospettiva del-le finestre di casa per nuovi sguardidi sapienza, quindi di fede, di spe-ranza e di carità. In tal senso, è an-che significativa la scelta dell’edito-re, un sito che prende il titolo dallameditazione di Papa Francesco del27 marzo 2020: tutti “insieme sullastessa barca”, nella tempesta, riassu-me «il senso di condivisione di unacomune condizione di fragilità el’interrelazione dell’umanità (…) neltempo della pandemia» (p. 6), «untempo che mette in discussione cer-tezze e obbliga a ripensare ciò chedà valore e qualità alla nostra vita»(p. 7). “Insieme sulla stessa barca”è, poi, anche il titolo della “lettera”che segue l’introduzione al libro eche costituisce una “aiuto alla lettu-ra” da parte degli autori (p. 11),mentre, alla fine del libro, Cortesidà una “lettura d’insieme” che costi-tuisce, al contempo, un buon suntoe una sorta d’editoriale (p. 87).

Detto ciò, il libro appare come unpassaggio da una finestra all’altra diuna casa alla ricerca di nuove vedu-te, ma con un orizzonte chiaro:quello, centrale per il fedele cristia-no, del Triduo pasquale. Le paginesi sviluppano mentre si susseguono“s g u a rd i ” su alcuni temi: Corpi, Tem-po sospeso e spazio vuoto, Prossimità,Com/partecipare, Autorità, Terra cielo

soffrono, in opposizione alla narra-zione a cui eravamo abituali e cheimponeva «una totale esclusione deldolore e della morte dal discorsopubblico» (p. 20); corpi che subi-scono un necessario distanziamentofisico; corpi a cui è ora imposto an-che un distanziamento sociale, estre-mizzazione, invero, di una tendenzagià in atto da anni prima dell’appa-rire del virus; corpi che vivono, infin dei conti, volenti o nolenti,l’esperienza, più o meno diretta, piùo meno dolorosa, del Triduo pa-squale.

Enzo Biemmi, nel suo contributoTempo sospeso e spazio vuoto, si inter-roga sull’esperienza del «sabato daabitare» e della prova a cui siamochiamati come l’apostolo Giovanni,che corse al sepolcro vuoto e «speri-mentò una presenza accettando l’as -senza della vicinanza fisica» (p. 26).Il contributo si (s)chiude con un’af -fermazione e una domanda: «Da unsecondo ascolto potrà nascere un se-condo annuncio. Perché non siamo ipadroni della fede, ma i collaboratoridella grazia. Ce la faremo?» (p. 30).

Vittorio Berti, in P ro s s i m i t à , rileg-ge il tema cristiano del “farsi prossi-mo” in un contesto di poli estremi:c’è chi è costretto in una «stanza»(di ospedale, di casa, ecc.) ad unaprossimità talvolta, purtroppo, an-che violenta e c’è chi vive l’infernodella «distanza» (p. 31).

Serena Noceti, nella sua riflessio-ne su come oggi si possa Com/parte-c i p a re , riprende alcuni hashtag —#iorestoacasa-#iorestoinrete, #ioce-lebro-#noicelebriamo, #noisiamo-chiesa — in prospettiva (sorprenden-temente) teologica: «tutto è inter-connesso, come dice Laudato si’. Lanostra “soggettività” è sempre “in-ter-soggettività”; le relazioni ci costi-tuiscono» perché «Dio volle salvarcinon individualmente ma facendo dinoi un popolo (LG 9)» (pp. 42-3).

Andrea Grillo, rivede il tema clas-sico dell’Autorità come «capacità epotere di far crescere», senza di-menticare certe (nuove?) «formesorprendenti di autorità», alcunesue “devianze” e i suoi limiti, con-nessi all’«esercizio dei “diritti di li-b ertà”» (pp. 46-7).

Simone Morandini, nel suo con-tributo Terra cielo (domande e proces-si), pone il tema della conversionein tempo di “crisi”, collegandolo al-la domanda: «a quale normalitàvorremmo davvero tornare?» (p.56). E ci parla di una conversione(anche) ecologica che viene declina-ta come «prenderci cura delle perso-ne, prenderci cura del vivere sociale,prenderci cura della Terra» (p. 57),non dimenticando che il nostro è un«vangelo della creazione» (p. 58).

Riccardo Saccenti interviene, an-cora, con un secondo saggio dal ti-tolo: Saperi. L’autore, da un lato,stigmatizza la c.d. “cultura dell’in-comp etenza” di chi mette in peren-ne discussione il «valore culturale esociale della scienza» (p. 59);dall’altro, insiste sul «riconoscimen-to politico del ruolo dei saperi, co-me parte dell’esperienza della cittàdegli uomini, del suo essere rete direlazioni in rapporto con l’ambien-te» e ci ricorda come, purtroppo, lapolitica (in particolare, quella uni-versitaria) abbia dimenticato quasicompletamente i saperi dell’umane-simo che, invece, davvero, possonorestituire «un senso di integralitàche sta al di sotto delle diversità di-sciplinari», permettendo di «leggereil [e nel] legame delle cose» (pp.62-3).

Giorgio Marcello e Fabrizio Man-dreoli, nelle pagine su C e n t ro / p e r i f e -ria, pongono l’accento sulla respon-sabilità della politica che, in un con-testo di disgregazione sociale, devetornare a promuovere “capabilities”per consentire alla libertà di ognunodi esprimersi «pienamente attraver-so l’impegno orientato a promuove-re la libertà altrui di realizzarsi co-me persona e di partecipare com-piutamente alla vita della città» (p.68). La Chiesa, dal suo canto, con«capillarità» (p. 69) deve muovereverso le «periferie esistenziali» chela crisi, susseguente alla pandemia,non farà che accentuare.

Marco Giovannoni si avvia achiudere il libro con una riflessionesul Pubblico, da un lato interrogan-dosi sulle conseguenze della suacontrapposizione al «privato»;dall’altro, contestandone la declina-zione di «interesse nazionale» perrecuperarne la valenza di «comunebene universale della Terra» (pp.74-6).

Alessandro Cortesi, infine, si in-terroga sul Futuro di un «mondo infrantumi» crepato da un «sistema diiniquità» (p. 82), di fronte alle qualioccorre «sostare e interrogarsi» per(ri)costruire una casa comune ospi-tale che abbia al centro il lavoro el’edificazione di un «“noi” solidale»;condicio sine qua non per un futuroinedito di pace (pp. 84-6).

In conclusione, la sfida che pro-pone il libro è «quella di capire co-me vivere questo tempo» (p. 15) inparticolare in tre ambiti: nella vitadella Chiesa, nella realtà socio-am-bientale, nella ricerca della pace co-me consapevolezza della «dimensio-ne planetaria della nostra esistenza»(p.16). Il lettore, accettando questatriplice sfida, deve, tuttavia esserecosciente di non trovare esaustive ri-sposte, quanto, piuttosto, alcunisentieri di speranza che, nell’inten-zione degli autori, non si esaurisco-no in poche pagine ma che rappre-sentano, invece, una traccia affinchéaltri — i lettori — prendano la parolae continuino da protagonisti adoperare nei tre ambiti indicati. Benvengano, allora, queste sfide cherendono gli uomini di buona volon-tà soggetti attivi del presente che vi-viamo.

«Wind from Sea», Andrew Wyeth, 1947, National Gallery of Art, Washington

BE I R U T, 8. Un’ondata di discordiasettaria e politica è soffiata sulle ma-nifestazioni antigovernative pro-grammate per sabato a Beirut. Do-po i mesi di confinamento a causadella pandemia da covid 19, la pri-ma grande manifestazione antigo-vernativa è degenerata in tensioniconfessionali e settarie che hannocoinvolto sciiti, sunniti e cristiani,rievocando il clima della guerra civi-le. I manifestanti si sono riversatinelle strade per denunciare il crollodell’economia e la situazione socio-politica. Poi, la richiesta da parte dialcuni del disarmo di Hezbollah, inbase alle Risoluzioni del Consigliodi Sicurezza, ha fatto scoppiare gliscontri tra sostenitori e oppositoridel gruppo sciita Hezbollah.

Le violenze sono esplose anchetra i manifestanti e le forze di sicu-rezza, che hanno sparato gas lacri-mogeni. Undici delle 48 persone ri-maste ferite sono state ricoverate inosp edale.

Il Patriarca maronita Bechara Rai,ha deplorato il fatto che i credi reli-giosi siano stati utilizzati nelle divi-sioni politiche e come mezzo per loscontro armato, dopo le tensioni di

sabato notte. Il Patriarca ha anchedenunciato il fatto che le richiestedella protesta, che ha mobilitato mi-gliaia di persone, sono state sop-presse e che si sono trasformate daespressione democratica in scontricon il lancio di pietre, danni allaproprietà e attacchi contro l’e s e rc i t oe le forze di sicurezza.

All’interno del Rapporto annuale

Pubblicato dallo Ior il bilancio 2019

(domande e proces-si), Saperi, Cen-tro/periferia, Pub-blico, Futuro;“s g u a rd i ” che so-no illuminati inmodo diverso dalsolito a motivodel gioco di lucie di ombre che lapandemia e lasperanza del “do-p o” proiettano siadentro sia fuoridi noi.

Riccardo Sac-centi, nel saggioC o rp i , ci ricorda ildramma visibiledella pandemia,altrimenti invisi-bile: corpi che

È aumentato di oltre il doppio l’utile nettodell’Istituto per le opere di religione (Ior), chedai 17,5 milioni di euro del 2018 è passato ai 38milioni del 2019. Il dato emerge dal bilancioche l’Istituto pubblica, per l’ottavo anno conse-cutivo, all’interno del Rapporto annuale.

Sottoposto a revisione contabile dalla societàdi revisione internazionale Mazars, il bilanciodell’esercizio 2019 — rende noto un comunicatodiffuso lunedì 8 giugno — è stato approvatoall’unanimità lo scorso 28 aprile dal Consigliodi Sovrintendenza, che, come da Statuto, hatrasmesso il documento alla Commissione car-dinalizia evidenziando la solidità e l’elevataqualità dei dati finanziari dell’Istituto (livello dipatrimonio e di liquidità) e la sua conformità aipiù elevati standard internazionali. In linea conle indicazioni di Papa Francesco, anche que-st’anno la Commissione cardinalizia ha delibe-rato la distribuzione integrale degli utili.

Nel 2019 lo Ior ha continuato, con rigore eprudenza, a fornire servizi finanziari allo Statodella Città del Vaticano e alla Chiesa cattolicapresente in tutto il mondo. Inoltre, ha prosegui-to nel suo massimo impegno di assicurare pienae continua adesione ai principi e alla dottrina

sociale della Chiesa in tutte le attività operativee in particolare, come priorità, nei processi digestione e nelle politiche di investimento delpatrimonio proprio e di quello della clientela.

Dai dati finanziari chiave del 2019 emergeuna sostanziale stabilità rispetto al 2018 dellaraccolta dai clienti, passata da 5 a 5,1 miliardi,di cui 3,4 miliardi relativi al risparmio gestito ealla custodia titoli.

L’utile netto più che raddoppiato — si leggenella nota — è il risultato del processo di inve-stimento risk-based e coerente con l’etica cattoli-ca applicato alla gestione dei propri attivi.

Al 31 dicembre dello scorso anno, al nettodella distribuzione degli utili, il patrimoniodell’Istituto ammontava a 630,3 milioni di euro.In aggiunta, lo Ior mantiene un alto livello diliquidità, con un coefficiente di copertura dellaliquidità LCR pari a 443% e un coefficiente di fi-nanziamento stabile NSFR di 1008%.

Durante il 2019, l’Istituto ha continuato arafforzare la “squadra” dei dirigenti e ha incre-mentato gli investimenti I T, inclusi quelli relativiall’ingresso nel sistema europeo dei pagamentiSEPA .

ROMA, 8. Surriscaldati dal cambiamentoclimatico, sovrasfruttati da una pesca ec-cessiva e soffocati da tonnellate di plastica.Gli oceani che ricoprono i due terzi delnostro pianeta hanno bisogno di essereprotetti: per sensibilizzare l’opinione pub-blica su questo tema, l’Onu ha istituito ilWorld Oceans Day, la Giornata mondialedegli oceani, che si celebra ogni anno intutto il mondo l’8 giugno.

Creata nel 1992 e resa ufficiale dalle Na-zioni Unite nel 2009, la giornata ha il du-plice scopo di valorizzare l’importanza vi-tale del mare come ecosistema fondamen-tale e di promuovere iniziative per preser-vare i suoi delicati ecosistemi.

Il tema scelto per la giornata di que-st’anno è «Together We Can Protect OurHome» (“Proteggiamo insieme la nostracasa”), con l’obiettivo di chiedere ai leadermondiali di proteggere il 30 per cento deimari entro il 2030.

Gli oceani coprono tre quarti del nostroPianeta, garantendo la sopravvivenza di 3miliardi di persone e generando, in terminidi risorse e industrie, il 5 per cento del pil

mondiale. Secondo alcuni dati, nel 2050gli oceani conterranno più plastica che pe-sci: la produzione di plastica mondiale èaumentata di venti volte dal 1964, raggiun-gendo le 314.000 tonnellate nel 2014.

Questi numeri sono destinati a duplicarenei prossimi vent’anni e a quadruplicareentro il 2050. Nonostante le Nazioni Unitee i Governi premano per la realizzazionedi efficienti sistemi di riciclaggio, solo il 5per cento della plastica viene riciclata inmodo corretto, mentre il 40 finisce nellediscariche e un terzo negli ecosistemi fragi-li, come gli oceani.

Il World Oceans Day nasce nel 1992 al«Summit della Terra» svoltosi a Rio de Ja-neiro, con la volontà di consacrare unagiornata alla celebrazione del legame cheunisce l’umanità intera all’O ceano.

Un legame che va protetto partendoproprio dalla sensibilizzazione e dalla pro-mozione di azioni che mirino a preservar-lo. Poi, nel 2009, l’Assemblea generale del-le Nazioni Unite ha designato l’8 giugnocome la Giornata mondiale degli oceani.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì-martedì 8-9 giugno 2020

di NICLA BE T TA Z Z I

«P are che a un cer-to punto a To-kyo il ministrodegli interni ab-bia convocato il

rettore della Yeshivah di Mir. Assisti-to da un interprete e in compagniadel suo staff al gran completo, il mi-nistro chiese al rabbino “Mi dica unp o’, perché i tedeschi vi odiano tan-to?”. Senza fare una piega il rabbinorispose “Perché siamo asiatici”. Alche tutti intorno al tavolo annuiro-no».

Così racconta il sopravvissuto po-lacco Marcel Wejland, allora tredi-cenne, poi architetto a Sidney e tra-duttore del Pan Tadeusz, in una delleoltre seicento pagine che compongo-no l’ultimo romanzo di Jan Brokken,I giusti (Milano, Iperborea 2020, pa-gine 636, euro 19,50, traduzione diClaudia Cozzi).

Ma l’aneddoto, pervaso dell’artetalmudica dell’ironia e del parados-so, è uno dei pochi accenti lievi diuna vicenda che non soltanto eraignota ai più, ma con aspetti a voltecosì inverosimili che l’autore fa svol-gere alle foto, numerose e straordi-narie, un ruolo magistrale. «Dovevodimostrare che si trattava di una sto-ria vera, che tutto ciò era accadutorealmente. Compresi i massacri com-messi dal Fronte Attivista Lituano a

nemmeno si conoscono, creano lasalvezza. La creano con la mente ecol cuore, riuscendo ad abbattere iconfini, a salvare migliaia di viteumane. Sono due diplomatici di

nese in Lituania, console a Kaunasdal 1939.

In Lituania si trovano molti ebrei;oltre ai nativi, ci sono gli studentidelle locali prestigiose scuole rabbi-niche, poi a frotte arrivano da Polo-nia, Germania, Olanda, Cecoslovac-chia in cerca di una via di scampo.Ma anche nel Paese baltico la situa-zione precipita di giorno in giorno,in un crescendo di inaudita violenza.

Una foto ritrae un giovane lituanobiondo dall'aria soddisfatta in unpiazzale pieno di cadaveri. Da soloha massacrato sessantotto ebrei conuna spranga di ferro, incitato da unafolla inferocita dove i padri tengonoi bambini sulle spalle per farli assi-stere alla mattanza. Il colonnello te-desco Lothar von Bischoffshaursenlo avrebbe definito «l’episodio piùorribile cui aveva assistito in dueguerre mondiali».

I primi profughi a rivolgersi aZwartendjik sono Pessla Sternheim,polacca naturalizzata olandese, a suotempo studentessa nella medesimauniversità berlinese di Hanna Arendte il marito, il rabbino Isaac Lewin.

È il 22 luglio 1940, «quando è an-cora possibile fare molte cose». Pri-ma di tutto si deve lasciare l’E u ro p a .Ecco allora un geniale escamotage: ilneoconsole onorario Zwartendjikscrive sui loro passaporti che per an-dare in Suriname, a Curaçao e negli

giapponesi con pennino e inchiostronero. Mi chiamò diverse volte inpreda al panico, chiedendomi di nonlavorare così in fretta perché lui nonce la faceva a tenere il passo col suopennino. La strada era piena di gen-te in attesa».

cità della società occidentale di fron-te alla tragedia che si sta compien-do. L’Olanda stessa adotta misurerestrittive fin dal 1934, gli Stati Unitichiudono le frontiere dal 1939 e im-pediscono lo sbarco alla Saint Louis,proveniente da Amburgo, pur sapen-do a quale sorte andranno incontroin Europa i 907 passeggeri ebrei ab ordo.

«In fondo lui non fece altro checercare di riparare in un modo al-quanto fantasioso, alla chiusura deiconfini». Zwartendjik non si consi-derò mai un eroe, ai suoi figli dissesoltanto che aveva fatto quello chedoveva fare. Non era mosso da unafede politica o religiosa, ma esclusi-vamente dalla sua coscienza.

I suoi pseudo visti percorrono unavia legale e rivolgendosi a MosesBeckelman, rappresentante dell’Ame-rican Distribution Committee aKaunas, il console trova addiritturail modo per finanziare, almeno inparte, l’esodo. La sua iniziativa ra-zionale, silenziosa e ordinata è l’esat-to contrario «del caos che contrasse-gna oggi l’odissea di chi dall'Africacerca salvezza in Europa».

Con passione, rigore e rispettoBrokken intreccia magistralmente lenarrazioni umane e storiche, ricer-candone motivazioni e originidell’agire, frammenti di vite, luoghi,tempi, piccole dosi fruibili per in-tuirne la dimensione epica.

Hiroko Yamagata, la futura poe-tessa, fa la prima elementare quandocentinaia di ebrei vestiti di nero co-minciano a vagare per la sua città.«Un giorno vidi quel ragazzino consuo padre. Aveva infilato la mano si-nistra sotto al braccio destro del pa-dre e di tanto in tanto affondava lafaccia nel suo cappotto. Sentii unafitta di gelosia. Non mi sarebbe maistato possibile avere quell’intimitàcon mio padre. Invidiai quel ragaz-zino. Invidiai il modo naturale concui poteva esprimere i suoi senti-menti».

Due eroi silenziosi al centro dell’ultimo romanzo di Jan Brokken

Come dimostrare che si trattadi una storia vera?

L’olandese Zwartendjik e il giapponese Sugihara salvarono migliaia di ebrei lituani

mativo, professionale e inevitabilmente uma-no, fatto di memorizzazione delle nozioni,di apprendistato tecnico prima con simula-zioni e poi con esperienze sul campo (attra-verso tirocini) ma anche di allenamentoemotivo per reggere un’esperienza tanto for-te, per imparare a dosare bene quella sensi-

Il percorso per diventare infermieri nell’ultimo documentario del francese Nicolas Philibert

L’umanità al centro del lavoro

È il 22 luglio 1940«quando è ancora possibile fare molte cose»e in tanti cercano di lasciare l’E u ro p aEcco allora un geniale escamotageD’accordo con il primo rappresentate diplomaticogiapponese in Lituaniail neoconsole onorario Zwartendjikscrive sui passaporti che non serve alcun vistoper andare nei territori olandesi in America

Particolare dalla copertina del libroedito da Iperborea

Una scena da «In ogni istante» di Nicolas Philibert

di ED OARD O ZACCAGNINI

Parla del meglio che possiamo pro-durre, l’ultimo documentario delfrancese Nicolas Philibert, l’auto-re di Nel paese dei sordi (1992) e diEssere e avere (2002). Si intitola In

ogni istante e racconta la parte più nobile dinoi, che è l’amore per il prossimo.

Quella fertile sostanza umana che possia-mo esprimere attraverso un mestiere fonda-

carno nel 2018. Più precisamente, questofilm disponibile dal 1° giugno scorso sullapiattaforma digitale «Wanted Zone», èl’ascolto di tante giovani vite, soprattuttodonne, che hanno deciso di incamminarsi suquesta difficile strada professionale e hannoiniziato a impegnarsi quotidianamente perfarla diventare la loro vita.

È l’osservazione asciutta, essenziale, pa-ziente, senza aggiunta di interviste, senzasottolineature musicali, del loro percorso for-

bilità che può essere risorsa ma anche vulne-rabilità.

I tanti ragazzi di questo documentario di-viso in tre parti — teoria, pratica e resoconto— ognuna introdotta da un verso del poetaYves Bonnefoy, imparano a fare un’iniezio-ne, a sollevare un paziente, a gestire varieemergenze e a lavare perfettamente le mani,operazione che può sembrare banale, ma chetestimonia, invece, l’attenzione massima damettere in ogni piccolo gesto, in ogni minu-scolo dettaglio di questo delicato mestiere.Soprattutto memorizzano la lezione, il valo-re che tutti noi dovremmo sempre fare no-stro, di porre al centro la persona: occuparsial meglio di lei a prescindere dalle sue origi-ni, dalla sua religione, dalla ricchezza o dal-la povertà, dalla condizione sociale, dall’etào dal sesso.

E apprendono, questi ragazzi di una lumi-nosa e incoraggiante Francia multiculturale,che «la qualità della cura» viene prima ditutto e che del loro mestiere fanno parte an-che concetti come relazione e conforto,espressi mediante un verbale e un non ver-bale da offrire al malato e ai suoi cari.

Per questo Philibert inquadra anche chivive la malattia accanto a chi di lui si prendecura, e lo fa con la sua telecamera discretache non pedina ma aspetta, guarda silenzio-sa e partecipe, con una capacità notevole dilasciar fiorire la verità sui tanti volti — dalcolore della pelle diverso — che respirano ecrescono dentro questo film interamente gi-

rato nell’Istituto Croix Saint Simon di Mon-treuil, a pochi chilometri da Parigi: un corodi giovani voci con le risate iniziali che si in-crespano poi di una serietà nuova, silenzio-sa, per l’impatto con un mondo del lavoroesigente e con le dure esperienze legate allaloro faticosa scelta professionale.

Alcuni di loro si abbandonano al pianto,quando, nella terza parte di In ogni istante,raccontano ai tutor quanto vissuto in repar-to durante lo stage: il passaggio dalle eserci-tazioni con i manichini al contatto coi pa-zienti veri, l’incontro con colleghi espertiesigenti, a volte impazienti, non sempre ac-coglienti, magari perché travolti loro stessida enormi carichi di lavoro, e poi l’impattocol dolore e soprattutto quello stordentecon la morte.

E il diverso, personale modo di affrontarela prova, di reagire a questa impegnativa pa-lestra, ci ricorda che dentro ogni professioni-sta, potenziale o affermato che sia, c’è sem-pre una persona con una sua capacità di rea-zione e una sua storia alle spalle, legata adaltre storie, in questo documentario che so-miglia a una canzone di speranza per il fu-turo, che toglie un po’ di cupezza all’imma-gine che il presente ci porta a costruire deldomani, dal piacere di mettere l’umanità alcentro del suo lavoro e di offrire un servizioenorme alla comunità, assecondando il desi-derio sano, prezioso, di sentirsi utile al pros-simo, senza la necessità di avere il viso illu-minato da riflettori.

«In ogni istante» raccontatante giovani vite, soprattutto femminiliche si sono incamminatesu questa difficile strada professionaleÈ l’osservazione asciutta, essenziale, pazientesenza aggiunta di intervistesenza sottolineature musicali

Vilijampole, di cui ho pubblicato leimmagini terribili».

Siamo nell’Europa del nazismo edella caccia agli ebrei, dove due uo-mini molto diversi fra loro, che

altri territori olandesi situati in Ame-rica non è necessario alcun visto, «leconsulat des Pays Bas à Kaunas de-clare par la presente que par l'admis-sion d'etranger au Suriname, au Cura-cao et autres possession neerlandaisesen Amerique un visa d'entree n’est pasre q i s ».

A sua volta il console Sugihara ri-lascia loro, vergandolo accuratamen-te in ideogrammi con un pennino,un permesso di transito per il Giap-p one.

All’epoca la Germania ha giàbloccato l’intera costa del mar Balti-co, pertanto è impossibile accedere aquei lontani possedimenti olandesiseguendo la rotta atlantica. Occorremunirsi di un biglietto ferroviarioper la transiberiana per arrivare Vla-divostok, imbarcarsi da lì per Kobeo Ykohama, poi cercare di ripartirealla volta dell’America, dell’Australiao della Palestina. Molti riparerannoanche a Shanghai. I due diplomati-ci, per quanto possa sembrare im-possibile, si parleranno solo alcunevolte al telefono senza mai incon-trarsi.

«L’unico ricordo buffo di quel pe-riodo buio lo devo al console giap-ponese. Doveva scrivere sui passa-porti il visto di transito in caratteri

Impossibile calcolare esattamentequante persone siano sopravvissutegrazie all’iniziativa di Zwartendjik,spesso con un solo visto viaggiavano interi nuclei famigliari.

L’incertezza sull’esito di tutta que-sta vicenda amareggerà profonda-mente l’ex console fino alla fine deisuoi giorni. Al rientro in patria na-sconde quanto è stato fatto essendo iPaesi Bassi a loro volta invasi dainazisti. Nel 1964 viene invitato alministero degli esteri, presieduto daJoseph Luns, esponente negli anniTrenta del partito nazionalsocialistalocale; «gli dissero che non avrebbedovuto fare ciò che aveva fatto inLituania, non aveva rispettato le re-gole (…) delle decorazioni non gliimportava nulla, ma considerava ilrimprovero umiliante».

Poche ore dopo la sua morte, av-venuta all’alba del 14 settembre 1976,viene recapitata una lettera dell’Ho-locaust Research Center «in base al-le cifre fornite da Kobe (…) si erapotuto stabilire che oltre il 95 percento dei rifugiati ebrei al quale ilconsole olandese di Kaunas aveva ri-lasciato un visto, erano sopravvissutialla guerra».

Tutta l’operazione lanciata daZwartendjik fa emergere l’ottusa ce-

Con passione, rigore e rispettoBrokken intreccia magistralmentele narrazioni umane e storichericercandone motivazioni e origini dell’a g i reframmenti di vite, luoghi, tempipiccole dosi fruibili per intuirne la dimensione epica

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R E UN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

mentale, a volte involonta-riamente spinto nella pe-nombra da uno altrettantoprezioso: quello del medico,che per carità, è di immen-so, indiscutibile valore, mache mai deve far dimentica-re il rilievo, il peso, la gran-dezza della professione diinfermiere. Perché è dall’in-terazione tra queste due im-portanti competenze chematura il modo migliore dicurare i nostri corpi fragili eimperfetti, la nostra vitaquando vacilla, trema, rischia di spegnersinel doloroso attraversare il territorio dellamalattia.

È un documentario sugli infermieri, dun-que, In ogni istante, nato da un’esp erienzapersonale del regista (còlto nel 2016 daun’embolia polmonare) e presentato a Lo-

stanza a Kaunas. L’olandese, JanZwartendjik, direttore della filiale li-tuana della Philips, neo consoleonorario, e Chiune Sugihara, primorappresentate diplomatico giappo-

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 8-9 giugno 2020 pagina 5

Una mostra e un libro appena uscito in Gran Bretagna

Ritratto di signore(non sempre)

Una delle immagini esposteal Charles Dickens Museum di Londra

Quando lo sguardodà una gomitata al cuore

Uno scandaglio illuminato e illuminante nel mistero delle cose

Era un uomo dagli occhi voraci di umanitàCapace anche di far parlare il silenzioconferendogli il potere e l’autorità di cambiare— come accade in «Oliver Twist» — il corso della storiaLa sua narrativa è un giardino di relazionivive e sorprendenti e non, come direbbero i detrattori,una giungla contorta e lussureggiante

Phoebus Levin«Covent Garden Market» (1864)

A 150 anni dalla morte di Charles Dickens

VatiVision, la nuova piattaforma digitale di streaming a tema cristiano

Per condividere il bene e il bello

Si chiama VatiVision, ed è unapiattaforma dove sarà possibile vederein streaming film, documentari e serie

tv on demand che si ispirano al messaggiocristiano. L’iniziativa, online dall’8 giugno, èstata presentata giovedì scorso. «Siamo felicidi poter finalmente mettere a disposizionedegli utenti un servizio di valore, frutto dellasensibilità, della conoscenza e dell’esp erienzache Officina della Comunicazione e Vetryahanno maturato negli anni nei loro rispettivisettori — hanno dichiarato gli amministratoridelegati della società Nicola Salvi edElisabetta Sola —. Crediamo fortemente nelprogetto VatiVision e nella sua mission, cheè quella di offrire un servizio in grado dicontribuire tramite le nuove tecnologie dicui disponiamo a diffondere ulteriormente ilmessaggio cristiano con contenuti di grandevalore e spessore narrativo».«È bello che questo progetto nasca daprivati che hanno capito l’importanza di unaofferta di contenuti di qualità legati allatradizione e alla cultura cattolica — ha dettoil prefetto del dicastero per lacomunicazione, Paolo Ruffini —. Il Vaticanoguarda con favore a questa iniziativa che

non è istituzionale. Non è una cosa delVaticano o della Chiesa, ma di imprenditoriprivati». E condividere, ha aggiunto ilprefetto Ruffini, «è la parola chiave diquesto nostro tempo. Il problema è cosacondividiamo. Oggi più che mai sentiamo ilbisogno di trovare luoghi dove trovare econdividere il bene, il bello. Luoghi doveritrovarsi. Luoghi che sentiamo affini. Perquesto credo che progetti come quello diVatiVision siano importanti. Perché offronouna piattaforma di condivisione a chi cercaancora un senso, una prospettiva. E inquesto modo ridà valore alle cose, le farivivere; in questo caso riscatta i prodottimultimediali dal paradigma dell’usa e getta.Per questo penso che un progetto dipiattaforma di distribuzione multimedialecaratterizzato dalla verticalità di offertapossa senz’altro rispondere a un’esigenzamolto diffusa: quella di poter accedere acontenuti di qualità e di spessore valorialealtrimenti introvabili, dispersi, dimenticati.Sono felice per questo che VatiVisiondistribuirà anche alcuni prodotti realizzati incollaborazione con Vatican Media. Allostesso tempo a scanso di equivoci è bene

forse chiarire che il Vaticano non è né ilcensore né il detentore della lineaeditoriale». Da molti definita erroneamente“la Netflix del Vaticano”, VatiVision nascedall’unione di due realtà imprenditoriali:Officina della Comunicazione, società diproduzione cinematografica, ha incontratoVetrya, gruppo italiano che opera nellosviluppo di servizi, piattaforme e soluzionidigitali. Sponsor del progetto è Ubi Banca.Vincenzo Corrado, direttore dell’UfficioComunicazioni sociali della Conferenzaepiscopale italiana, si è soffermato sul nomedel progetto che svela l’obiettivo profondoche sta alla sua origine: «Vision rimanda allanatura profonda dell’iniziativa. Non è unasemplice osservazione, ma una convergenzadi sguardi che liberano l’orizzonte. Lavisione di audiovisivi, infatti, suscitainteressi, emozioni, liberando l’essenzadell’essere. Nell’uso della tecnologia emergeuna visione, appunto, di senso e diprospettiva capace di dare nuova linfa aprogetti locali e nazionali. Anche così sirafforza quel senso di comunità di cui, inquesto tempo di emergenza sanitaria,abbiamo sentito grande bisogno».

di ANNALISA TEGGI

Da molte settimane facciofatica a parlare e a scri-vere, mi pare di averesolo quelle sillabe stortee secche di Montale e

comunque sento un grande bisognodi silenzio. Non possiamo negare diessere stati profondamente scossi e dipatire, anche per chi non è stato di-rettamente colpito dal virus, un dolo-re sordo a cui è difficile dare un vol-to preciso, per piangere come si deve— al modo dei bambini — e poi ri-partire. Allora ho letto molto, cercan-do voci che fossero compagne since-re, in un silenzio vivo e riflessivo. Miritrovo a convenire con Elsa Morantesull’evidenza che un autore lo si cu-stodisce tra gli amici più cari quandofa qualcosa di opposto alla bombaatomica: anziché far esplodere il rea-le in frammenti impazziti, ce lo donapiù integro e vivido. «La ragionepropria dell’arte, la sua giustificazio-ne, il suo motivo di presenza e so-pravvivenza, o, se si preferisce, la suafunzione, è appunto questa: di impe-dire la disintegrazione della coscien-za umana, nel suo quotidiano, e lo-gorante, e alienante uso col mondo;di restituirle di continuo, nella con-fusione irreale, e frammentaria, eusata, dei rapporti esterni, l’integritàdel reale, o, in una parola, la realtà»(da Elsa Morante, Pro o contro labomba atomica).

Chi ti salva dall’avere un rapportologorato col mondo? Chi ti strappadall’essere un alienato del tuo quoti-diano? Se queste fossero le ipotesi sucui costruire un’antologia di amici-padri-madri scrittori, Charles Dic-kens sarebbe il mio capobanda. E loso che non è un termine letterario,ma io lo immagino a battere su untamburo o soffiare in una trombasquillante, e dietro a lui una schierainfinita di uomini e donne e bambini— tutti i suoi personaggi.

Il calendario ci segnala che il 9giugno ricorrono 150 anni dalla suamorte, il che ci fa subito scomodareuno dei suoi incipit migliori «Marleyera morto, tanto per cominciare. Nonc'era alcun dubbio» (Canto di Nata-le). Non c’è alcun dubbio che Char-les Dickens sia morto. Ma, proprioin quel racconto, il morto Marley hail compito di richiamare alla vita uncadavere vivente come Scrooge. Dan-te sarebbe il primo a ricordarci che imorti possono salvare noi che, purrespirando e camminando e parlan-do, siamo a un passo da uno spegni-mento peggiore del decesso fisico.

Perciò la voce di Dickens è traquelle che non si possono definiredefunte, perché è capace di ridestarein chi lo legge il tripudio scomposto,eccessivo e stupefacente dell’e s s e rc i .Non c’è eresia peggiore del dire chene abbiamo abbastanza degli uominie del mondo; ma è vero che ci sonoferite così grandi nel male e nel livo-re da farci sentire quel logoramentodi cui parla la Morante. Confessoche il mio rapporto col mondo pati-sce una fortissima diffidenza da sem-pre, sono molto timorosa e sonoscontenta per natura. La mia animain perenne retromarcia dalle relazionie dagli eventi ha subìto un vero la-vaggio del cervello tutte le volte cheha abitato tra le pagine di Dickens, esono ben lontana dal conoscerlo inmodo esauriente. Un esercizio rinvi-gorente che uso come integratore dienergie è leggere gli incipit delle suestorie. Un bravo letterato — forse c’èe io lo ignoro — dovrebbe renderegiustizia alla potenza degli esordi diD ickens.

Pensiamoci un attimo: rompere ilsilenzio per cominciare a dire qualco-sa è un atto di estrema fiducia nellaCreazione, nelle presenze, negli in-contri, nel valore di ciò che c’è.

Facciamo solo un esempio. «Il pri-mo raggio di luce che viene a rompe-re ed a fugare le tenebre nelle qualipareva involta l’apparizione dell’im-mortale Pickwick sull’orizzonte delmondo scientifico» (Il circolo Pick-wick): ecco un inizio che è davveroun inizio, la separazione delle tene-bre dalla luce. Ogni scrittore, consa-pevole o meno, vive un rapporto in-tenso con la Creazione di Dio; e seosa chiamare in causa un getto di lu-ce potente — al modo di Caravaggio— bisogna che sia intensamente pro-teso a conoscere ciò che viene alla lu-ce. Dickens ha sottratto al buio una

miriade di figure umane che sonofolgoranti anche se restano sulla sce-na il tempo di una battuta. Ciascunoha il suo guizzo di luce, nel bene onel male. E qualcosa di questa lumi-nosità accecante resta nella vista dell e t t o re .

Ammetto, ad esempio, che mi ri-trovo a indugiare moltissimo su tantefigure che compaiono e poi scom-paiono nella vita di tutti i giorni, un

do un operaio al lavoro, lo StephenBlackpool di Tempi difficili, D ickensci ha lasciato un memorandum com-movente: «Conosciamo fino all'ulti-ma unità quello che può fare unamacchina, ma neppure tutti i conta-bili della tesoreria nazionale, messiassieme, riusciranno mai a calcolarequale sia la capacità di agire nel beneo nel male, di amore o di odio, dipatriottismo o di scontento, la capa-

te, eccedente ed eccessiva. Era unuomo dagli occhi voraci di umanità,e non mi sento affatto di farglieneuna colpa. Dichiarò a John Forster,suo amico e poi biografo: «Le perso-ne che si credono a gran distanza leune dalle altre, si danno le gomitatetutti i giorni». Sento l’eco di questeparole quando mi trovo in mezzo al-la gente in queste settimane e, guar-dando tutti alle prese con il distan-ziamento sociale, mi chiedo che nesarà delle nostre relazioni già com-promesse dal veleno di una separa-zione profonda ben prima del covid-19. Certo non è il contatto che creala relazione, ma una comunicazionefeconda tra gli occhi e l’anima. Nonè una mascherina a tenerci lontani,non è l’idolo contemporaneo dellaconnessione ad avvicinarci. La rela-zione nasce quando lo sguardo dàuna gomitata al cuore. C’è un mo-mento in cui il tragico destino diOliver Twist dipende dalla firma diun giudice, tutto è già stato predi-sposto per andare in un certo modoe Oliver è zitto e il giudice è distanteda lui. Nessuna parola, nessun con-tatto tra i due; finché lo sguardo mu-to di un bambino disperato riesce adistogliere un annoiato esecutore del-la legge dal suo torpore. E le cosecambiano. Grazie, dunque, caroCharles di essere molto vivo, vivace evegetissimo nel tenere desta que-st’ipotesi semplicissima eppure rivo-luzionaria: cosa può accadere seguardiamo davvero chi ci è accanto?

gesto inconsueto o una smorfia me lerende interessanti e, quando accade,so a chi dire grazie (talvolta sussurropure «Tu, Charles, ci avresti fatto unromanzo con quella signora dai ca-pelli arruffati»). Il buio della dimen-ticanza e del torpore non è statosconfitto una volta per tutte, e ritor-niamo dunque lì: l’arte è tale quandosi adopera per accendere in noi unosguardo integro del reale. Non solo:ci dà anche la spinta a essere parteviva di quell’esperimento formidabileche è l’e s s e re .

Il signor Pickwick mi torna inmente tutte le volte che, ben al di làdi questioni sanitarie importanti, michiuderei in una quarantena disillusae borbottona. «La via Goswell sistendeva alla sua destra, la via Go-swell si sviluppava verso sinistra perquanto l'occhio portava, e di faccia alui si apriva appunto e si dilungavala via Goswell. “Tali sono — pensò ilsignor Pickwick — gli angusti criteridi quei filosofi i quali, tenendosi pa-ghi all’esame delle cose direttamentetangibili, non guardano alle veritàche vi si nascondono. Allo stessomodo, io potrei essere soddisfatto dicontemplare per sempre questa via,senza fare alcuno sforzo per penetra-re nelle misteriose regioni che daogni lato la circondano”. E così, datosfogo a questa bella riflessione, il si-gnor Pickwick procedette alla dupli-ce operazione di mettere la propriapersona nei vestiti e i suoi vestiti nel-la valigia». Possiamo sempre chiu-derci a guardare questo mondo cosìparadossale e imprevedibile dalla no-stra stanza, oppure possiamo essereparte viva della storia che misteriosa-mente si dipana da quando le tene-bre e la luce sono stati separati.

Non c’è espressione migliore diquella pronunciata da Mr Pickwick:penetrare il mistero. È questa la scel-ta radicale che compiamo tutte levolte che usciamo di casa. Entriamoa capofitto in un tessuto di relazioniche solo gli sciocchi possono illuder-si di classificare in griglie sociali,economiche, psicologiche. Osservan-

cità di corrompere la virtù in vizio odi esaltare il vizio in virtù, che si an-nida nell’animo di ciascuno di questischiavi mansueti, con i loro volticomposti e i gesti regolarmente scan-diti. Nessun mistero nella macchina;un insondabile mistero perfino nelpiù umile di loro — per sempre».

La narrativa di Dickens è un giar-dino, una scena rigogliosa di relazio-ni vive e sorprendenti. I suoi detrat-tori non stenterebbero a dire che siauna giungla contorta e lussureggian-

di GABRIELE NICOLÒ

Come non si era maivisto prima. A co-lori. Per celebrare i150 anni della mor-te di Charles Dic-

kens, il 9 giugno, il CharlesDickens Museum di Londra haorganizzato un’esposizione chepresenta immagini dello scritto-re “rito ccate” con l’aggiunta diuna dose, discreta ma significa-tiva, di colore. La mostra èpronta, ma ancora non può es-sere inaugurata a causadell’emergenza coronavirus. Siattende l’allentamento del loc-kdown. Il curatore dell’iniziati-va, Frankie Kubicki affermache queste immagini mirano adattirare il pubblico, soprattuttoquello giovane, verso Dickensle cui storie, così vivide di sa-lienti particolari e di discrezioniin rilievo, sono esse stesse “acolori”. Kubicki aggiunge cheDickens amava fare ogni gior-no lunghe passeggiate e questasalutare pratica faceva sì chequando brillava il sole lo scrit-tore finisse per avere una bellaabbronzatura. Il “rito cco” dellefotografie rende così giustizia aquesto elemento estetico. Alcontempo il curatore sottolineache sebbene siano numerose lefotografie d’epoca di Dickens,la maggior parte di esse non èdi buona fattura. Di conse-guenza l’esposizione vuole ri-scattare la figura di Dickens at-traverso il colore, utilizzato perrendere al meglio lineamenti,fattezze ed espressione, repli-cando, in un certo senso, quel-lo che lo scrittore stesso opera-

va nei riguardi dei personaggiche popolano i suoi romanzi.Personaggi i cui tratti, anche ipiù minuti, sono plasmati dauna penna che, in fatto di de-scrizione, non è seconda a nes-suna.

Dalla fotografia alla paginascritta. È uscito in questi giorniin Gran Bretagna il libro delloscrittore inglese Andrew Nor-man Wilson The Mistery ofCharles Dickens (Londra, Atlan-tic, 2020, pagine 358, sterline17.99) che sta già facendo di-scutere, poiché l’autore, dopoaver riconosciuto, unendosi aun coro unanime, il genio diDickens come scrittore, formulaun giudizio non certo elogiati-vo sulla sua figura come uomo.Wilson afferma che Dickensera caratterizzato da un egosmisurato che recava i segni diun vacuo compiacimento di sée di uno smodato spirito dicompetizione con gli altri scrit-tori dell’epoca: il tutto conditoda una dose non lieve di ipo-crisia. Al contempo Wilson get-ta più di un’ombra sulla fedeltàdi Dickens in quanto marito epadre di dieci figli, insinuandoil sospetto di scappatelle nonproprio innocenti. Si fa quindiriferimento al tentativo delloscrittore di internare in manico-mio la moglie Catherine. Nonriuscendo nello scopo, lo scrit-tore lasciò il focolare domesticoabbandonando la consorte,«spesso da lui maltrattata», el’estesa progenie.

Il libro di Wilson — sottoli-nea «The Times» che ha datonotizia di questa intrigante no-vità editoriale — è anche unadenuncia dei mali che affligge-vano la società vittoriana, vota-ta «più all’apparenza che allasostanza», incurante, al di làdei vuoti proclami, dello stri-dente contrasto tra ricchi e po-veri, nonché restia a promuove-re necessarie e mirate riformeatte a favorire un contesto civi-le aperto al nuovo e al progres-so. In quella fase storica si eravenuto a creare «un abisso» incui la società inglese andavagradualmente e supinamenteprecipitando. Fu merito di Dic-kens, evidenzia l’autore, quellodi aver avuto il coraggio — su-perando ogni forma di censura— di fissare quell’abisso per re-cuperare dalle sue remote e fo-sche profondità pregiudizi, ipo-crisie, perbenismo e corruzionee per poi trasfondere, con som-ma maestria, questo materialemagmatico nelle pagine deisuoi romanzi. «Il suo è statoun vero e proprio atto di ma-gia», sottolinea Wilson. Final-mente un complimento perD ickens.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì-martedì 8-9 giugno 2020

Un dialogo rodatoLe tappe dei rapporti fra cattolici e luterani

di AUGUSTINUS SANDER*

L’ecumenismo vive di incontri— incontri aperti, amichevo-li, dialogici. Questo vale an-

che per l’ecumenismo cattolico-lute-rano. Nei suoi sessant’anni di esi-stenza, il Pontificio Consiglio per lapromozione dell’unità dei cristiani siè sempre sforzato di creare le giustecondizioni nelle quali possano na-scere e crescere fecondi incontri ecu-menici.

Dopo secoli di coesistenza, giunseil momento in cui si auspicò qualco-sa di più: al posto delle contrapposi-zioni tra cattolici e luterani, il conci-lio Vaticano II volle preparare il ter-reno a una nuova convivenza ecume-nica. L’invito esteso a osservatori uf-ficiali non cattolici e ad altri ospitirese possibili incontri precedente-mente impensabili, anche e soprat-tutto con luterani di diverse prove-nienze. Vennero a Roma rappresen-tanti della Federazione luteranamondiale e della Chiesa evangelicain Germania, come pure delegatidella Chiesa luterana del Missouri.Sempre più si sviluppò un’atmosferain cui divenne riconoscibile il realeinteresse reciproco. Gli osservatoridel concilio non rimasero spettatoripassivi, ma influirono indirettamentesugli eventi conciliari attraverso laloro presenza. Gli incontri, le assem-blee, i gruppi di lavoro, le visite or-ganizzati dall’allora Segretariato perla promozione dell’unità dei cristianidivennero occasioni di scambio cor-diale e franco tra cattolici e luterani.Il decreto del concilio sull’ecumeni-smo contiene chiare tracce di questoprocesso dialogico, come il cardinaleAugustin Bea, primo presidente delSegretariato, sottolineò in varie oc-casioni, a esempio durante la sua vi-

sita al Centro ecumenico di Ginevranel 1966.

Il concilio Vaticano II riconobbe eapprezzò il fatto che «tra gli elemen-ti o beni dal complesso dei quali lastessa Chiesa è edificata e vivificata,alcuni, anzi parecchi ed eccellenti,possono trovarsi fuori dei confini vi-sibili della Chiesa cattolica». Il con-cilio costatò inoltre che le «Chiese ecomunità separate», nonostante leloro carenze, «nel mistero della sal-vezza» non erano affatto «spoglie disignificato e di valore. Lo Spirito diCristo infatti non ricusa di servirsi diesse come di strumenti di salvezza»(Unitatis redintegratio, 3; cfr. anche

23). Edmund Schlink, osservatore te-desco e professore di teologia, giàdurante il periodo del concilio rias-sunse la sua impressione del decretoecumenico con parole significative:«È iniziato un nuovo dialogo [...]».I contatti cattolico-luterani che era-no sorti durante il concilio prosegui-rono, alla conclusione di questo, nel-la forma di un dialogo ufficiale trale Chiese. Fu proprio la Federazioneluterana mondiale la prima delle va-rie alleanze mondiali confessionaliad avviare un dialogo bilaterale conla Chiesa cattolica. Già nel 1967 eb-be luogo l’incontro ufficiale di unaCommissione di studio luterano-cat-

tolica composta da quattordici mem-bri, che poi nel 1972 pubblicò il co-siddetto Rapporto di Malta con il ti-tolo Il Vangelo e la Chiesa.

In seguito venne istituita la Com-missione mista cattolico-luterana,che contava su una partecipazioneancora più ampia e internazionale,annoverando tra i suoi membri pa-stori e alti rappresentanti ecclesialidi varie provenienze. Le questionigià affrontate dal Rapporto di Maltavennero ulteriormente approfonditedai dialoghi che seguirono: esse ri-guardavano l’eucaristia, l’episcopatoe il cammino di comunione tra cat-tolici e luterani.

Nel 1978, con il documento L’Eu-caristia, si ebbe il primo frutto visibi-le del dialogo appena iniziato, ilquale fu seguito, nel 1981, da Il mini-stero nella Chiesa. Significativa e tut-tora importante è l’inclusione delletestimonianze della liturgia cattolicae luterana nella riflessione ecumeni-ca su temi controversi. Il confrontotra le preghiere cattoliche eucaristi-che e di consacrazione e le formuleluterane di comunione e di ordina-zione mise in luce le differenze chepermangono, ma evidenziò anche leconvergenze che esistono nei nostririspettivi servizi liturgici.

La questione della giustificazionedel peccatore, che fu al centro dellecontroversie teologiche del XVI seco-lo, aveva in sé un forte potenziale didivisione. Eppure, in maniera sor-prendente, già il Rapporto di Maltapoté individuare, in merito agliaspetti teologici controversi dei seco-li passati, un «consenso di ampiaportata» nella «giustificazione comeespressione complessiva dell’eventosalvifico».

Passarono decenni prima che laFederazione luterana mondiale e laChiesa cattolica, nel 1999, furono ingrado di approfondire e di allargarela loro comunione in una D i c h i a ra -zione congiunta sulla dottrina dellagiustificazione. Un processo dialogicoa volte faticoso ma assiduo e perse-verante ha condotto a un consensodifferenziante in verità fondamentalidella dottrina della giustificazione,nel quale le divergenze rimanenti alivello di pensiero, di priorità e diespressione non hanno più alcun pe-so come potenziale fonte di divisio-ne nella Chiesa. La D i c h i a ra z i o n econgiunta sulla dottrina della giustifi-cazione è una “pietra miliare” sullavia della riconciliazione cattolico-lu-terana. Il fatto che metodisti, angli-cani e riformati, secondo le propriemodalità, abbiano aderito nel frat-tempo a questa dichiarazione e chesia stato possibile celebrare nel 2019il ventesimo anniversario del docu-mento “a cinque voci” mostra la for-za ecumenica trainante della dichia-razione.

Volgendo uno sguardo indietro,possiamo intanto prendere atto dicinque importanti fasi del dialogocattolico-luterano. Per quanto il dia-logo ecumenico presupponga l’atten-ta fondazione e la continua verificadelle sue basi storico-teologiche, essonon ha una natura meramente “acca-demica”. L’ecumenismo cattolico-lu-terano vive di incontri di vario gene-re. Inviti a occasioni e a eventi spe-ciali, partecipazione di rappresentan-ti del Pontificio Consiglio per lapromozione dell’unità dei cristianialle riunioni della Federazione lute-rana mondiale (sia plenarie che delconsiglio direttivo), incontri annualidello staff, visite a Roma di rappre-sentanti della Federazione luteranamondiale e udienze con il Papa, pre-parazione e realizzazione di serviziliturgici comuni, ospitalità: sono tut-te forme essenziali di incontro ecu-menico. Esse creano un’atmosfera difiducia in cui i tristi ricordi delle fe-rite confessionali del passato nondominano più, ma lasciano il postoall’esperienza di una riscoperta co-munione.

Il 31 ottobre del 2016 cattolici eluterani hanno fatto un’esp erienzaunica sulla via dal conflitto alla co-munione. Ciò che nessuno osava im-maginare neppure nei suoi sogni piùambiziosi all’inizio del dialogo catto-lico-luterano è diventato realtà: nelGiorno della Riforma, Papa France-sco ha celebrato una preghiera ecu-menica e un servizio della Parolanella cattedrale luterana di Lund, in-sieme ai massimi rappresentanti del-la Federazione luterana mondiale —il vescovo Munib Younan, presiden-te, e il reverendo Martin Junge, se-gretario generale — e al presidentedel Pontificio Consiglio per la pro-mozione dell’unità dei cristiani, car-dinale Kurt Koch, con la partecipa-

zione di una grande comunità di fe-deli. “Il miracolo di Lund” segneràormai indelebilmente la nostra me-moria ecumenica.

Sulla via ecumenica dal conflittoalla comunione occorrono perseve-ranza e resistenza. A volte sono ne-cessarie anche pause per riprendereil respiro e nuove forze. Dopo lacommemorazione della Riforma nel2017, ci aspetta la prossima tappa:nel 2030, la Confessione di Augustaavrà cinquecento anni. Tale confes-sione fu all’epoca l’ultimo tentativodi arrestare la divisione appena ini-ziata tra cattolici e luterani. Essaconserva tuttora un potenziale ecu-menico che vale la pena riscoprire erivalorizzare. Già nel 1980, in occa-sione del 450° anniversario, la Com-missione mista cattolico-luterana

aveva redatto una straordinaria di-chiarazione sulla Confessione di Au-gusta intitolata Tutto sotto un soloCristo.

Fino al 2030 ci occuperemo nuo-vamente dei temi relativi alla Chiesa,all’eucaristia e al ministero. Il fattoche, sulla base dell’esperienza ecu-menica degli ultimi decenni, nonpossiamo solo dire più di quantofosse possibile affermare nel passato,ma possiamo dirlo in modo più dif-ferenziato e forse più chiaro, questaè la speranza che ci farà entrare pre-sto nella prossima fase del dialogocattolico-luterano.

*Officiale della sezione occidentaledel Pontificio Consiglioper la promozionedell’unità dei cristiani

I lavori del comitato esecutivo del Wcc su lotta al razzismo e solidarietà attiva

Per la costruzione di una società nuova

Papa Francesco partecipa alla preghiera ecumenica comunenella cattedrale luterana di Lund (31 ottobre 2016)

Il vescovo Christian Krause e il cardinale Edward Idris Cassidy firmanola Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione (Augusta, 31 ottobre 1999)

L’accordo tra scienza e fede in Efrem il Siro

La cetra di Diodi RICCARD O BURIGANA

I cristiani sono chiamati a com-battere il razzismo: questo èstato uno degli impegni presi

dal Comitato esecutivo del Consi-glio ecumenico delle Chiese (Wcc),che si è riunito, in modalità virtua-le, dal 1° al 3 giugno. L’o rg a n i s m oha pubblicato una dichiarazionenella quale ha riaffermato la priori-tà che i cristiani devono attribuirealla lotta contro il razzismo in ognisua forma. Per il comitato l’omici-dio di George Floyd ha mostratoquanto ancora deve essere fatto perestirpare il razzismo, nonostante iprogetti e le iniziative ecumeniche(che hanno assunto spesso ancheuna dimensione interreligiosa) mes-si in campo negli ultimi anni in va-rie nazioni; negli Stati Uniti il Con-siglio delle Chiese cristiane ha fattodella lotta al razzismo uno dei suoiimpegni prioritari ma questo non èstato sufficiente.

Il World Council of Churches hainvitato a far conoscere le parole dicondanna che in questi giorni orga-nismi ecumenici e leader religiosihanno pronunciato per sconfessarequalunque giustificazione religiosa

del razzismo; al tempo stesso si de-vono identificare dei percorsi con iquali colpire le radici dell’odioso fe-nomeno in modo da rimuoverlodalla società. La condanna del-l’omicidio Floyd e un rinnovato im-pegno ecumenico per una culturadella pace sono stati fra i temi af-frontati dal Comitato esecutivo cheha discusso anche del ruolo delleChiese nel tempo di pandemia. Inuna dichiarazione, dedicata a que-sto tema, dopo aver preso in esamele conseguenze sociali ed economi-che del coronavirus, l’o rg a n i s m oecumenico ha ricordato a tutti che«la Chiesa è chiamata a essere laluce del mondo e il sale della ter-ra»: parole che devono sempre gui-dare la testimonianza ecumenica eassumono un significato nuovo neitempi presenti perché aiutano i cri-stiani a farsi portatori di una spe-ranza con la quale vincere paure etimori, favorendo una riflessioneper la costruzione di una societànuova.

Nel rinnovare la preoccupazioneper la circolazione di false notiziesulla pandemia — dalla teoria di uncomplotto mondiale a una letturafondamentalista — il Consiglio ecu-

menico delle Chiese ha rinnovatol’appello affinché tutti i cristianisiano testimoni di «una solidarietàattiva e condivisa secondo lo spiritodelle prime comunità cristiane».

Nel corso della riunione il comi-tato ha stabilito fra l’altro di rinvia-re l’assemblea generale del Wcc,inizialmente prevista nel settembre2021; questa decisione è stata presadopo una serie di valutazioni fattecon la Chiesa evangelica tedescache coordina il gruppo di Chiese eorganismi locali che stavano prepa-rando tutto quanto era necessarioper lo svolgimento dell’i n c o n t ro .L’assemblea prevede la partecipa-zione di oltre ottocento delegati inrappresentanza delle trecentocin-quanta Chiese membro. La decisio-ne è stata presa per la situazione diincertezza determinata dalla pande-mia ancora in atto; nel confermarela scelta di Karlsruhe e del tema,Christ’s love moves the world to recon-ciliation and unity, il comitato haipotizzato di svolgere l’assembleanella seconda metà del 2022 quan-do ci si augura che la situazione ge-nerale possa assicurare a tutti i de-legati di prenderne parte. PerAgnes Abuom, moderatrice delWorld Council of Churches, il rin-vio di un anno potrà consentire lapartecipazione di tutti coloro che«desiderano camminare, lavorare epregare insieme secondo quanto ilWcc è venuto costruendo negli ol-tre settant’anni della sua esistenza».In vista dell’evento i membri sonostati invitati a proseguire la rifles-sione ecumenica sull’impatto nellavita delle Chiese della drammaticasituazione globale causata dallapandemia, in modo che l’assembleapossa essere l’occasione per definireun cammino comune di assistenzadegli ultimi e di ripensamento delledinamiche economiche, rilanciandoun’attenzione particolare alla casacomune.

Al termine della riunione è stataannunciata la riconferma di padreIoan Sauca — membro della Chiesaortodossa romena, per anni docentee direttore dell’Istituto di studi ecu-menici di Bossey — a segretario ge-nerale ad interim (incarico che ave-va assunto a marzo, succedendo alpastore luterano norvegese OlavFyske Tveit), fino alla prossima riu-nione del Comitato centrale delWcc, che si terrà nel giugno 2021.

di LUCA GIRELLO

Una cetra va suonata, e lesue dolci note sanno rac-contare verità nascoste.

Efrem il Siro si definisce la “cetradi Dio” ed è conosciuto come “l’ar-pa dello Spirito”. Cantore della lo-de divina, teologo-poeta, fu apertoai segni dei “due libri” con cui Diosi rivela al mondo.

Galileo Galilei, come è noto, eb-be a parlare dei “due libri” il 21 di-cembre 1613: «La Scrittura sacra ela natura, quella come dettaturadello Spirito Santo, e questa comeosservantissima esecutrice degli or-dini di Dio, procedono di pari dalVerbo divino» (Lettera a BenedettoCastelli).

Pochissimi sanno che di queidue libri aveva già parlato ancheEfrem 1.300 anni prima. Efrem èinfatti piuttosto sconosciuto. Eppu-re fu importante nella Chiesa anti-ca perché impegnato nelle questio-ni del suo tempo, pur trovandosiin una zona marginale e martoria-ta. Visse in quella parte orientaledell’impero romano che stava sulconfine con i persiani sasanidi, concui Roma era in guerra da tempo,e che a metà IV secolo si sarebberisolta con una cessione del territo-rio agli invasori dell’est. Efrem —profondamente legato alla sua cittàdi Nisibi, poi esiliato a Edessa —visse per una settantina d’anni,proprio in pieno IV secolo.

A Nisibi, come nelle altre pro-vince dei dintorni, la fede in Gesùvantava una lunga storia: era pene-trata fin dal I secolo grazie a cre-denti giudaico-cristiani, che parla-vano il siriaco, un dialetto di origi-ne semitica, che si riconnetteva piùda vicino ai codici comunicatividella Bibbia. Efrem parlava e scri-veva in questa lingua, pur cono-scendo il greco.

La zona tuttavia era un “p ortodi mare”, un lembo di passaggio,in tutti i sensi: oltre che pagani egiudei, vi vivevano cristiani appar-tenenti a diversi gruppi ereticali incontrasto gli uni con gli altri, cia-scuno con la propria fede, diversada quella ufficiale (che in queglianni viveva le grandi discussionisulla Trinità). Per questo motivo laChiesa siriaca non godeva di unabuona reputazione, etichettata co-me instabile e periferica. Efrem de-cise di riscattare la sua comunità.

Volle impegnarsi in prima perso-na nella sua città, immergendosinella vita ecclesiale e accettandodal vescovo il ministero di diacono,con l’incarico di insegnare nelle as-semblee dei fratelli. Mise da parteogni riferimento troppo complicatoper le orecchie del popolo che loascoltava, e non cedette ai giochiterminologici della filosofia del suotempo, che volevano spiegare laTrinità ricorrendo a concetti com-plessi e incapaci di unire gli animi,anzi dividendoli ulteriormente.

Scrisse e predicò preferendo lapoesia alla prosa, utilizzando im-magini quotidiane, per raccontareverità supreme, come la cetra chesuona cose profonde e complesseintrecciando cinque semplici corde.

Perché per Efrem il mistero diDio non si può descrivere e spiega-re, lo si deve invece cantare, deveessere oggetto di lode, può esseresolamente intuito grazie alle imma-gini che il libro della natura e il li-bro delle Scritture sanno offrire:«Dovunque tu guardi, il simbolo[di Dio] è lì; dovunque tu leggi, tutrovi i suoi tipi. Poiché in lui tuttele creature sono state create e hacontrassegnato tutti i suoi possessicon i suoi segni, quando ha creatoil mondo» (Inno sulla verginità 20,12).

Efrem ritiene che Dio possa es-sere conosciuto tramite i “simb oli”(le immagini offerte dallo sguardosulla natura) e tramite i “tipi” (leimmagini custodite dalla letturadella Bibbia). Questo intreccio diimmagini, come una fitta vegeta-zione in una foresta, è capace didescrivere in qualche modo l’essen-za della Trinità.

L’Inno della fede n.73 è capace dafarci assaggiare l’esperienza diEfrem, con le sue stesse parole. Neleggiamo una parte.

Ecco le parabole: sole e Padre,splendore e Figlio, calore e SpiritoSanto, e mentre questo [il sole] èuno, la Trinità appare in esso. D i-stinto è il sole dal suo raggio eppu-re con esso è mescolato; poiché an-che il suo raggio è sole anch’esso.Nessuno dichiara poi due soli, seb-bene il suo raggio sia sole anch’es-so. Non sono mischiati e neppureconfusi, essi che sono distinti e me-scolati, legati e liberi. Una grandemeraviglia! Distingui per me il soledal suo raggio e il calore da ambe-due, se ne sei capace.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 8-9 giugno 2020 pagina 7

Lutto nell’episcopato

Monsignor Andrea Veggio, già ausi-liare della diocesi di Verona, in Ita-lia, è morto nelle prime ore di saba-to, 6 giugno, nella Casa sacerdoti diNegrar. Il compianto presule era na-to a Manerba del Garda (Brescia),in diocesi di Verona, il 28 agosto1923 e aveva ricevuto l’o rd i n a z i o n esacerdotale il 29 giugno 1947. Elettoalla Chiesa titolare di Velia e nomi-nato al contempo ausiliare di Vero-na il 1° agosto 1983, aveva ricevutol’ordinazione episcopale l’8 settem-bre successivo. L’8 settembre 2001aveva rinunciato all’ufficio di ausi-liare. Le esequie vengono celebratemartedì pomeriggio, 9 giugno, nellacattedrale di Verona, nella cui criptaverrà tumulato.

Lettera del presidente dell’episcopato francese a Emmanuel Macron

La lezionedell’epidemia

di CHARLES DE PECHPEYROU

«I l carattere universaledell’epidemia e della rea-zione che ha suscitato raf-

forza la necessità di guardare la no-stra umanità in quanto unità. Ognipopolo è stato in grado di lottarecontro l’epidemia perché tutti gli al-tri popoli hanno fatto lo stesso»: èquanto afferma monsignor Éric deMoulins-Beaufort, presidente dellaConferenza episcopale francese(Cef), in una lettera — il cui titolo«La mattina semina il tuo seme» èispirato da un passo dell’Ecclesiaste— per rispondere all’invito indirizza-to alcune settimane fa dal presiden-te della Repubblica francese ai lea-der religiosi di condividere le lororiflessioni sulla crisi sanitaria mon-diale dovuta alla pandemia di co-vid-19. In quel frangente EmmanuelMacron si era rivolto ai responsabilidi culto in Francia durante una con-ferenza svoltasi il 21 aprile tramitevideo, in piena fase di confinamen-to.

Il testo — lungo una sessantina dipagine e pubblicato anche sotto for-ma di libro — viene diviso in quattrocapitoli, che corrispondono ad al-trettante parole: memoria, corpo, li-bertà, ospitalità. La lettera segue unpreambolo nel quale l’arcivescovo diReims si rallegra che durante l’epi-demia «le nostre società siano rima-ste in pace e anche l’intera umanità.Forse si sta preparando una guerracommerciale ed economica, ma fino-ra nessuna società è caduta nellaviolenza e nessun paese ha approfit-tato del confinamento generale perimpossessarsi con la forza di unaparte di territorio. Sulla scala dellastoria dell’uomo una tale situazionenon è così frequente». Per tutti gliesseri umani «è un motivo di sollie-vo e di fierezza, e anche di fiducia»,per i credenti «è un motivo di azio-ne di grazie nei confronti di Dioche agisce nel cuore e nello spirito».In Francia, aggiunge il presule, ilmantenimento dell’unità è «partico-larmente significativo mentre la frat-tura sociale è ben presente e le ten-sioni sociali si sono rivelate conmolta forza in questi ultimi anni».

Nel capitolo dedicato all’ospitali-tà, il più ampio, l’arcivescovo diReims ricorda innanzitutto che perla Chiesa «tutti gli esseri umani,con la loro straordinaria diversità,attraverso il tempo e lo spazio, sonochiamati a vivere per sempre in co-munione». «Traggo da questa spe-ranza la certezza che ogni movimen-to sociale mirando ad una maggioreunità e comprensione tra gli esseriumani prepara ciò che avverrà persempre mentre ciò che divide e op-pone non avrà l’ultima parola dellastoria umana, qualunque siano isuccessi conseguiti».

«Sia a livello nazionale che suuna scala mondiale, il modello direlazioni umane non dovrebbe esse-re il conflitto o la competizione,neppure il commercio, ma l’ospitali-tà. Per questo è necessario cheognuno abiti la propria casa e abitise stesso», auspica il presule. «A li-vello individuale o collettivo — p ro -segue Moulins-Beaufort — il model-lo del progresso umano non può es-sere l’estensione infinita dei diritti.Dovrebbe essere invece la crescitatramite il dono di sé e il servizioall’altro, reso possibile dalla mutuaospitalità tra gli esseri umani e lacasa comune. Non si tratta diun’utopia, di un sogno che non haun luogo per avverarsi, ma di unasperanza che passa lungo il cammi-no interiore di ciascuno».

Inoltre, nota il presidente dellaCef, tutti i popoli sono stati colpitidall’epidemia o hanno corso il ri-schio di esserlo «senza che sia pos-sibile di accertare chi sia il primocolpevole». «La diffusione così ve-loce del virus non è stata dovuta al-la cattiveria di alcuni, ma alla varie-tà degli scambi tra individuidell’epoca attuale. Non è questauna pista di riflessione sul tema del-le migrazioni?», si interroga.

Nella lettera al presidente france-se, il presule richiama anche l’atten-zione «sull’esperienza inedita deltempo in queste ultime settimane».Un tempo «che ad alcuni è sembra-to vuoto e angosciante, ma che èstato anche un periodo interessante,meno frenetico, con un numero mi-nore di attività». La novità, rileva,«è stata quella di poter svolgerequeste attività senza avere in menteciò che era stato appena compiuto eciò che rimaneva da fare ma di ave-re la possibilità di prolungare, di

partecipare per davvero ad ogni atti-vità». Da qui l’interrogativo: «Men-tre da decenni i filosofi, i sociologi egli esponenti religiosi pongono l’at-tenzione sulla costante accelerazionedel tempo e ribadiscono senza gransuccesso la necessità per ognuno diassaporare il presente, come possia-mo tenere in mente ciò che abbiamoscop erto?».

Una parte del testo di monsignorde Moulins-Beaufort — dal tonomolto personale anche se il docu-mento è stato elaborato con il sup-porto del Consiglio permanente del-la Cef — è dedicata al tema dei pia-ni di emergenza sanitaria negliospedali francesi. L’arcivescovo diReims deplora che questi piani ab-biano incluso i cappellani tra il per-sonale “non indispensabile” in que-ste strutture. «Non solo tali provve-dimenti riducono lo statuto del pa-ziente come semplice destinatario dicure mediche — spiega — ma fannopesare il compito dell’accompagna-mento delle persone soltanto suimembri del personale ospedaliero,per definizione sommersi di lavoro

in tale situazione». Chiede dunque«solennemente che questi piani diemergenza siano riesaminati». Dalcanto suo, assicura il presidente del-la Cef, «la Chiesa è pronta a arric-chire sempre più la formazione deicappellani ospedalieri — sacerdoti elaici — perché siano più in grado diportare il loro aiuto sia alle personemalate che agli operatori sanitari».In particolare, nell’accompagnare lepersone verso la morte, «va privile-giato l’affetto, più della medicina».

Infine, l’arcivescovo di Reims au-spica la creazione virtuale di «unmemoriale dell’epidemia che non siané un museo né un’ulteriore giorna-ta di memoria ma che sia progettatoavviando una necessaria riflessionesull’alloggio e scegliendo gli investi-menti indispensabili perché ognunopossa avere una casa degna, instau-rando un vero riposo domenicaledelle persone, delle città, della ter-ra». In particolare, il presule sugge-risce che, una volta al mese, una do-menica sia “confinata” ovunque nelpaese.

Si apre l’assemblea plenariadella Conferenza episcopale

PARIGI, 8. Riuniti da oggi finoal 10 giugno in assemblea ple-naria in collegamento video, imembri della Conferenza epi-scopale francese (Cef) discute-ranno dell’attualità dell’epide-mia di coronavirus, del confina-mento e delle sue conseguenze,per poi proseguire la loro rifles-sione sul tema «Parrocchie eterritori». In programma ancheuno scambio di idee per quan-to riguarda la lotta contro lapedofilia. La plenaria si conclu-derà con il discorso di chiusuradel presidente, monsignor Éricde Moulins-Beaufort.

Anche in SvizzeraSoddisfazione della Caritas per l’avvio di un monitoraggio della povertà

di GI O VA N N I ZAVAT TA

Pensi alla Svizzera e la associautomaticamente alle banche,alla ricchezza, comunque al

benessere, ignorando che più di600.000 persone sono afflittedall’indigenza e altre 600.000 vivo-no in condizioni precarie, poco so-pra alla soglia di povertà. Comples-sivamente il 15 per cento della po-polazione, dunque, ha problemieconomici. Gli aiuti statali garanti-scono un minimo di protezione male difficoltà finanziarie comportanospesso per molte famiglie una sortadi isolamento sociale. E le conse-guenze della pandemia di coronavi-rus hanno ulteriormente aggravatola situazione. Per questo CaritasSvizzera ha salutato con soddisfa-zione la decisione, il 2 giugno, daparte del Consiglio nazionale di in-trodurre un monitoraggio periodico(quinquennale) della povertà nelpaese, «base importante per unaprevenzione e una lotta efficaci» alfenomeno, in tutte le sue dimensio-ni. Anni fa, nell’ambito di un pro-gramma ad hoc, confederazione,cantoni, città, comuni e organizza-zioni private avevano elaborato unpiano per rilevare l’indigenza a li-vello nazionale, ma nella primaveradel 2018 il Consiglio federale (l’or-gano esecutivo del governo) decisedi rinunciare a un monitoraggio pe-

riodico della povertà e di ridurredrasticamente il suo impegno finan-ziario. La Commissione della scien-za, dell’educazione e della culturadel Consiglio degli Stati (l’altro ra-mo del Parlamento elvetico), visteanche le cifre allarmanti diffuse ne-gli ultimi anni dall’Ufficio di stati-stica, ha ripreso la questione conuna mozione e invitato il Consigliofederale a istituire il sistema. La suaapprovazione in Consiglio nazionaletrasferisce definitivamente il manda-to al governo.

Il provvedimento — afferma laCaritas — permetterà di «fare affer-mazioni comprovate sulle cause del-la povertà, sui gruppi a rischio e su-gli effetti delle misure politicheadottate. Soprattutto in considera-zione della crisi attuale e del previ-sto aumento della povertà in Svizze-ra, l’introduzione di un monitorag-gio assume un’importanza ancoramaggiore». Per favorire l’integrazio-ne delle persone afflitte da indigen-za e prevenire l’isolamento sociale,la Caritas ha attivato da tempo«CartaCultura»: ne hanno diritto lefamiglie e gli individui soli che di-mostrano di percepire un redditonon superiore al minimo vitale defi-nito in base alle direttive della Con-ferenza svizzera delle istituzionidell’azione sociale. Circa 3.480 orga-nizzazioni pubbliche e private attivenei settori della cultura, dello sport

e della formazione accettano la«CartaCultura» e concedono, a ol-tre 103.000 detentori, sconti del 30-70 per cento senza ricevere alcuncompenso finanziario. Ma la Caritaschiede alle istituzioni ulteriori formedi sostegno: 1.000 franchi sul conto,asili nido gratis, indennità, sussidiassicurativi.

La mozione approvata dal Parla-mento (presentata da Yvonne Feri,del gruppo socialista) sottolinea chein Svizzera «non esiste una panora-mica sistematica e completa dellapovertà nei suoi vari aspetti, né del-le misure adottate per combatterla,e che, visti i cambiamenti sociali e ilrapido sviluppo strutturale dell’eco-nomia, dovrebbe essere attuato unmonitoraggio di questo tipo in mo-do tale che cantoni, comuni e confe-derazione dispongano dei dati ne-cessari per prevenire e combattere lapovertà». Padri, madri, persone soleche temono di perdere il posto dilavoro perché sono stati mandati acasa, altri, già senza impiego fisso,con poche speranze di trovareun’occupazione: le conseguenze delcovid-19, seppur in maniera minorerispetto ad altre nazioni, si fannosentire anche in Svizzera. Semprepiù famiglie chiedono aiuto per pa-gare la fattura del medico, per assi-stere pazienti affetti da coronaviruso parenti anziani non autosufficien-ti. «Proprio come le piccole aziendesi vedono confrontate con problemidi liquidità — osserva Hugo Fasel,direttore della Caritas — a molte fa-miglie indigenti mancano i soldi perpagare le fatture a fine mese. Loronon possono certo ricorrere a uncredito garantito dal dipartimentodelle finanze. Le famiglie e le perso-ne sole che dispongono di un picco-lo reddito e sono già costrette ad ar-rotondare entrano in crisi in brevetempo. I poveri sono i più colpiti».

Legato alla pandemia e alla po-vertà è anche l’appello che il 4 giu-gno una decina di organizzazioni disviluppo elvetiche, tra cui la fonda-zione cattolica Sacrificio quaresima-le, hanno lanciato alle banche sviz-zere affinché condonino i debiti chei paesi poveri hanno contratto conesse, evidenziando il grave impattoeconomico prodotto dall’e m e rg e n z asanitaria. I firmatari della letteraaperta osservano che tali negativisviluppi minacciano alcune nazionidella peggiore crisi finanziaria degliultimi quarant’anni. Pur riconoscen-do le risorse aggiuntive stanziate dalFondo monetario internazionale edalla Banca mondiale, nonché da al-cuni paesi come la Svizzera, nelquadro dell’aiuto umanitario e dellacooperazione allo sviluppo, le orga-nizzazioni affermano che tali misure«non bastano», esortando creditorie donatori a un gesto di pietà.

I vescovi russi alla comunità cattolica per la “fase 2”

Riscoprirsi in comunioneMOSCA, 8. «Mentre rendiamoomaggio agli enormi sforzi che gliscienziati stanno compiendo persuperare la pandemia sentiamo an-cor più fortemente la necessità diritornare alla vera religiosità, consa-pevoli che siamo creati per qualco-sa che sta oltre e che il primatonella storia e nella vita personale esociale deve essere restituito aDio». È il pensiero espresso dai ve-scovi della Conferenza episcopaledella Federazione russa in una let-tera rivolta ai fedeli delle quattrodiocesi del territorio nella quale, inoccasione dell’ammorbidimento dellockdown deciso dal 1° giugno perla pandemia di coronavirus, sonopreviste «una serie di indicazionipastorali specifiche» con la richie-sta di accoglierle «in spirito diamore e solidarietà». Questo in li-nea, si osserva nel documento, conle misure adottate nelle diocesi cat-toliche di altri Paesi colpiti dal co-vid-19, con un espresso divieto aisacerdoti con più di sessantacinque

anni di partecipare a celebrazioni ealle parrocchie di organizzare cam-pi e attività estivi.

«L’imprevedibilità è il motoredella storia — scrivono i presuli —ed è paradossale che qualcosa diinfinitamente piccolo, il virus, siastato in grado di cambiare il mododi vivere dell’intera popolazionedella Terra». Ma è un cambiamen-to, viene sottolineato, con risvoltianche positivi. La diffusione delcontagio, infatti, dimostrando inmaniera evidente quanto siano vul-nerabili e solitarie le persone, hafatto riscoprire a molti credenti lanecessità della comunicazione in fa-miglia e con il prossimo, noncreando solo ansie e diffidenze. Sisono così formate tante “chiese do-mestiche” dove riscoprire e speri-mentare gli insegnamenti evangelicie la fratellanza tra gli uomini. E co-sì, si evidenzia nel documento,«gruppi di credenti hanno trovatol'opportunità, da remoto, ma reali-sticamente, di essere vicini gli uni

agli altri con un amico, pregandoinsieme e testimoniando reciproca-mente la loro fede». Una provaconvincente, affermano i vescovi,della mai interrotta vitalità dellaChiesa.

Ognuno è chiamato pertanto, ri-conoscendo la propria debolezza efragilità, a non aver paura dell'al-tro, ricordando che «l’ultima eprincipale parola che definisce ilnostro atteggiamento verso ogni co-sa è “r i s u r re z i o n e ”. Una pandemiaci fa vedere e separare ciò che è ne-cessario da ciò che è secondario al-la nostra salvezza e benessere, ecercare attivamente ciò che ci uni-sce, ci rende più generosi, attentigli uni agli altri. Abbiamo un per-corso lungo e difficile da raggiun-gere» durante il quale è doveroso,puntualizza la lettera, mettere inpratica le parole pronunciate da Pa-pa Giovanni Paolo II: «L’eroico di-venta ordinario e l’ordinario diven-ta eroico».

Un pensiero anche alle vittimedel virus, agli operatori sanitari e atutti quelli che si sono prodigatinell’emergenza, accompagnato dal-l’auspicio di una preghiera semprecostante mentre il Paese entra nella“fase 2”, nella quale va testimoniata«una seria prova della nostra re-sponsabilità e cura sia verso noistessi sia verso i nostri cari e il benecomune». Un concetto, quest’ulti-mo, già espresso all’inizio del con-tagio, durante l'assemblea plenariadell’episcopato russo tenutasi loscorso marzo a Irkutsk, dove si èannunciato l’“Anno della BeataVergine Maria, madre della Paroladi Dio”, che la Chiesa cattolica lo-cale vivrà fino al 25 marzo 2021, edove si è lavorato per organizzarel’incontro nazionale delle famiglieprevisto a Mosca nel luglio 2020 epoi annullato.

Il documento si conclude invi-tando la comunità cattolica, sebbe-ne il contagio stia perdendo di in-tensità, a non indebolire la preghie-ra ma ad unirsi ancora di più perinvocare da Dio «la fine di questoflagello» e chiedergli di assistere gliscienziati, affinché siano in gradodi trovare «una terapia affidabile esviluppare metodi efficaci di pre-venzione» in stretta collaborazionecon le autorità statali, chiamate aloro volta «a usare modi ragionevo-li per prevenire la malattia» e ga-rantire a tutti i pazienti il diritto diaccesso alle cure. «In circostanzecome queste — ha dichiarato di re-cente l’arcivescovo della Madre diDio di Mosca, Paolo Pezzi — o c-corre non pensare a quando tuttofinirà ma a cosa ci permette di esse-re uomini, cristiani, cosa cioè cipermette di essere generosi e di fareemergere i nostri migliori sentimen-ti. Per questo è importante che ilperdono, la riconciliazione sianoposti in primo piano», non dimen-ticandosi mai, ha precisato, che lapresenza spirituale di Cristo accom-pagna sempre la nostra vita.

Il prossimo 15 giugno in Inghilterra

Riaprono le chiese per la preghiera personale

LONDRA, 8. Dal prossimo 15 giugno in Inghilterra iluoghi di culto — chiese, sinagoghe, moschee — saran-no nuovamente aperte ma solo per la preghiera indivi-duale. La decisione è stata accolta con favore dai re-sponsabili religiosi e, in particolare, dall’arcivescovo diWestminster e presidente della Conferenza episcopaledi Inghilterra e Galles, cardinale Vincent Gerard Ni-chols. Nei giorni scorsi, il porporato si chiedeva cherischio poteva rappresentare «una persona che si siededa sola a pregare, osservando la distanza sociale, inuna chiesa igienizzata?». Le porte delle chiese, che so-no rimaste chiuse dal 23 marzo, avrebbero dovuto ria-prire il 4 luglio. Un ritardo non ritenuto giustificatodalle confessioni religiose, considerato che la prossimasettimana riapriranno i negozi. La decisione del gover-no della riapertura anticipata è stata ben accolta an-che dal vescovo anglicano di Londra, Sarah Mullally.

Page 8: Le milizie del Gna sono pronte a riprendere Sirte Il Papa vicino alle … · 2020. 6. 8. · Anno CLX n. 130 (48.454) Città del Vaticano lunedì-martedì 8-9 giugno 2020. y(7HA3J1*QSSKKM(

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì-martedì 8-9 giugno 2020

All’Angelus il pensiero del Papa alle vittime della pandemia, ai malati e a quanti se ne prendono cura

Vicino alle popolazioniche ancora soffrono per il virus

Il Papa è vicino alle popolazioni dei Paesi dove il coronavirus «sta facendoancora tante vittime» e invita a pregare in particolare per i malati, per i lorofamiliari e per «tutti coloro che se ne prendono cura». Al termine dell’Angelus del7 giugno — recitato, come domenica scorsa, dalla finestra del Palazzo apostolicoalla presenza di numerosi fedeli riuniti in piazza San Pietro nel rispetto delledistanze di sicurezza imposte a causa della pandemia — Francesco ha volutorivolgere un pensiero particolare alle nazioni nelle quali il contagio da covid-19 èancora nella fase acuta. In precedenza il Pontefice aveva commentato il branoevangelico di Giovanni (3, 16-18) della solennità della Santissima Trinità.

ni, risorge, torna al Padre e insiemea Lui manda lo Spirito Santo. LaTrinità è dunque Amore, tutta al ser-vizio del mondo, che vuole salvare ericreare. Oggi, pensando a Dio Pa-dre e Figlio e Spirito Santo, pensia-mo all’amore di Dio! E sarebbe bel-lo che noi ci sentissimo amati. “D iomi ama”: questo è il sentimento dioggi.

Quando Gesù afferma che il Pa-dre ha dato il suo Figlio unigenito,ci viene spontaneo pensare ad Abra-mo e alla sua offerta del figlio Isac-co, di cui parla il libro della Genesi(cfr. 22, 1-14): ecco la “misura senzamisura” dell’amore di Dio. E pensia-mo anche a come Dio si rivela aMosè: pieno di tenerezza, misericor-dioso, e pietoso, lento all’ira e riccodi grazia e di fedeltà (cfr. Es 34, 6).L’incontro con questo Dio ha inco-raggiato Mosè, il quale, come narrail libro dell’Esodo, non ebbe pauradi frapporsi tra il popolo e il Signo-re, dicendogli: «Sì, è un popolo didura cervice, ma tu perdona la no-stra colpa e il nostro peccato: fa’ di

noi la tua eredità» (v. 9). E così hafatto Dio inviando il suo Figlio. Noisiamo figli nel Figlio con la forzadello Spirito Santo! Noi siamo l’e re -dità di Dio!

Cari fratelli e sorelle, la festa dioggi ci invita a lasciarci nuovamenteaffascinare dalla bellezza di Dio;bellezza, bontà e verità inesauribile.Ma anche bellezza, bontà e veritàumile, vicina, che si è fatta carne perentrare nella nostra vita, nella nostrastoria, nella mia storia, nella storiadi ciascuno di noi, perché ogni uo-mo e donna possa incontrarla e ave-re la vita eterna. E questo è la fede:accogliere Dio-Amore, accoglierequesto Dio-Amore che si dona inCristo, che ci fa muovere nello Spiri-to Santo; lasciarsi incontrare da Luie confidare in Lui. Questa è la vitacristiana. Amare, incontrare Dio, cer-care Dio; e Lui ci cerca per primo,Lui ci incontra per primo.

La Vergine Maria, dimora dellaTrinità, ci aiuti ad accogliere concuore aperto l’amore di Dio, che ciriempie di gioia e dà senso al nostrocammino in questo mondo, orien-tandolo sempre alla meta che è ilCielo.

Al termine della preghiera mariana,dopo aver parlato della pandemia,il Papa ha ricordato che il mese di

giugno è dedicato in particolare alladevozione al Cuore di Cristo e hainvitato alla meditazione della Parola,all’adorazione eucaristicae alla preghiera.

Cari fratelli e sorelle,Saluto tutti voi, romani e pellegrini:i singoli fedeli, le famiglie, e le co-munità religiose. E anche la vostrapresenza in piazza è segno che inItalia la fase acuta dell’epidemia èsuperata, anche se rimane la necessi-tà — ma state attenti, non cantarevittoria prima, non cantare troppopresto vittoria! — di seguire con curale norme vigenti, perché sono normeche ci aiutano a evitare che il virusvada avanti. Grazie a Dio stiamouscendo dal centro più forte, masempre con le prescrizioni che cidanno le autorità. Ma purtroppo inaltri Paesi — penso ad alcuni — il vi-rus sta facendo ancora tante vittime.Venerdì scorso, in un Paese, è mortouno al minuto! Terribile. Desideroesprimere la mia vicinanza a quellepopolazioni, ai malati e ai loro fami-liari, e a tutti coloro che se ne pren-dono cura. Con la nostra preghieraavviciniamo ci.

Il mese di giugno è dedicato inmodo particolare al Cuore di Cristo,una devozione che accomuna i gran-di maestri spirituali e la gente sem-

plice del popolo di Dio. In effetti, ilCuore umano e divino di Gesù è lafonte dove sempre possiamo attinge-re la misericordia, il perdono, la te-nerezza di Dio. Possiamo farlo sof-fermandoci su un passo del Vangelo,sentendo che al centro di ogni gesto,di ogni parola di Gesù, al centro c’èl’amore, l’amore del Padre che ha in-viato il suo Figlio, l’amore dello Spi-rito Santo che è dentro di noi. Epossiamo farlo adorando l’Eucari-stia, dove questo amore è presentenel Sacramento. Allora anche il no-stro cuore, a poco a poco, diventeràpiù paziente, più generoso, più mise-ricordioso, a imitazione del Cuore diGesù. C’è un’antica preghiera — iol’ho imparata da mia nonna — chediceva così: “Gesù, fa’ che il miocuore assomigli al tuo”. È una bellapreghiera. “Fa ’ il mio cuore simile altuo”. Una bella preghiera, piccolina,per pregare in questo mese. La di-ciamo insieme adesso? “Gesù, che ilmio cuore assomigli al tuo”. Un’altravolta: “Gesù, che il mio cuore asso-migli al tuo”.

Auguro a tutti una buona dome-nica. Stavo per dire “una buona ecalda domenica”. Una buona dome-nica. Per favore, non dimenticatevidi pregare per me. Buon pranzo ea r r i v e d e rc i .

A colloquio con il ministro generale dei Trinitari a cento anni dalla beatificazione di Anna Maria Taigi

Una mistica al servizio dei poveridi ANTONIO TARALLO

Chi entra nella basilica romana di SanCrisogono, non può che rimanere su-bito colpito da quel suo ricco soffitto

a cassettoni in stile barocco che ospita addi-rittura la copia di un dipinto del Guercino,La gloria di san Crisogono. Come non passacerto inosservato lo splendido pavimento co-smatesco del 1100 circa. Ma, in questa basili-ca nel cuore di Trastevere — noto e caratteri-stico quartiere romano — c’è un “tesoro na-scosto” che rende importante e sacro il luo-go: la cappella dove riposa il corpo di AnnaMaria Taigi, laica trinitaria e mistica del1800, beatificata da Benedetto XV cento annifa, il 30 maggio 1920.

Anna Maria Taigi, nasce a Siena, il 29maggio 1769, ma la famiglia si trasferisce aRoma poco dopo. Si sposa con DomenicoTaigi, nel 1789. Semplice madre di famiglia edomestica della famiglia Chigi, riceve «sin-golari doni soprannaturali di sapienza, di-scernimento spirituale e di profezia, soprat-tutto sui gravi problemi religiosi e politicidel tempo», così scrive l’abate francese Jean-Baptiste Chautard (1858-1935) nel suo L’ani-ma di ogni apostolato (1907). Per questi donisoprannaturali, ricorsero a lei, vescovi, cardi-nali, Papi e uomini di Stato per ricevereconsigli. Anche Maria Luisa di Borbone diSpagna, affetta da crisi epilettiche, si rivolsea lei, e fu esaudita: le crisi scomparvero. Mala Taigi, nella sua vita, ha sperimentato unaltro particolare dono: quello della profezia.Si narra che una sera, all’inizio dell’anno1791, nel primo periodo della sua esperienzamistica, mentre si trovava da sola nella suacamera, vide risplendere davanti a sé unagrande luce, come un sole, appena velato dasottili nuvole. Una voce le disse: «È unospecchio, quello che ti mostro, che serve perfarti comprendere il bene e il male». La Tai-gi precisò che «nel disco, c’era una figuraseduta, di un’infinita dignità e maestà, la cuitesta era rivolta verso il cielo, come nell’im-mobilità dell’estasi; dalla sua fronte uscivanodue raggi luminosi verticali». Questa figuraera il simbolo della saggezza. Nel sole, videanche l’immagine di una corona di spine edi una croce: era l’incarnazione di Cristo. Insé, il sole simboleggiava il divino, la Trinità.«In questo sole scorrevano delle immagini,come se ne possono vedere in una lanternamagica», così spiegava la terziaria trinitaria.Durante mezzo secolo, Anna Maria Taigi vi-de svolgersi, in quel sole, gli avvenimenti so-ciali e politici di tutta l’Europa, in particola-re quelli che riguardavano le vicissitudinidella Chiesa.

A cento anni dalla sua beatificazione, in-contriamo il ministro generale dell’O rdinedella Santissima Trinità, padre Gino Buccar-rello, e con lui cerchiamo di comprenderemeglio questa bellissima figura di santità.Non potevamo che iniziare con il presente,con l’emergenza covid-19 che ha non pococompromesso le celebrazioni del centenarioche l’Ordine aveva in programma quest’an-no.

Come ha passato questo periodo di quarantena?

In questo periodo, segnato dall’e m e rg e n z asanitaria, ho cercato di far sentire la mia vi-cinanza a tutti i religiosi, religiose e laici siaattraverso l’invio di una lettera circolare, siaattraverso la condivisione tramite il serviziodi informazione della curia generalizia chia-mato Comunion di ogni iniziativa intrapresaper assicurare sostegno alle fasce più debolidella popolazione che sono quelle che paga-no il prezzo più alto di ogni crisi. Devo direche è stato messo in atto un notevole impe-gno da parte di tutto l’Ordine, grazie allenostre case di accoglienza per immigrati eper le persone diversamente abili; abbiamomesso in moto le mense e i centri ascoltoper i poveri, le Caritas parrocchiali. Prima ditutto per scongiurare il rischio del contagio,e poi per offrire sostegno e aiuto a questinostri fratelli che si sono trovati in condizio-ni di estremo disagio. Posso solo esprimereil mio ringraziamento a tutti i religiosi e icollaboratori laici per il grande sforzo e l’im-mensa disponibilità che hanno offerto. Devodire che è andata bene, oltre quanto si pote-va chiedere. Come trinitari siamo presenti in25 Paesi.

Dunque, l’Ordine trinitario davanti a questaemergenza, non si è fermato. Che ruolo hannoricoperto i nuovi strumenti di comunicazione intutto questo?

Dobbiamo a loro la possibilità di incon-trarci, seppure in modo virtuale. In questimomenti sperimentiamo la straordinaria effi-cacia della prossimità umana e della vicinan-za spirituale. Speriamo di poter tornarequanto prima a incontrarci realmente poichétutti gli strumenti della comunicazione, perquanto utili, non possono, certo, sostituire irapporti umani. Abbiamo bisogno di incon-trarci, di confrontarci, di sostenerci gli unicon gli altri. Questo virus ci ha fatto com-prendere il grande inganno che l’individuali-smo reca con sé.

Si è ritornati, finalmente, dopo due mesi, allacelebrazione eucaristica. Pensa che la serie ditrasmissioni live delle messe, avute nel periodo

di lockdown, possa considerarsi anche una sortadi “strumento” di avvicinamento a chi è lontanodalla fede?

Papa Francesco ci ha ricordato che nonpossiamo vivere la nostra fede virtualmente.In questo tempo abbiamo fatto di necessitàvirtù. Lo stesso Pontefice ci ha fatto il donodella sua preghiera e della sua parola che,attraverso la televisione e gli altri mezzi dicomunicazione, ha raggiunto milioni di fe-deli. Le sue parole sono state quella carezzae quell’abbraccio che tanto ci è mancato nel-la vita ordinaria. Hanno dato conforto so-prattutto alle persone sole, agli ammalati,agli anziani. Papa Francesco ci ha insegnatoche le malattie non si curano solo con i far-maci ma anche con l’amore, la premurosa vi-cinanza, la preghiera. Questa pandemia nonha aggredito solo i polmoni o altri organidel corpo, ma ha anche aggredito la serenitàe la speranza di tanti e ha prodotto nella so-cietà quella “carestia di speranza” per laquale invochiamo l’abbondante pioggia del-lo Spirito Santo perché “bagni ciò che è ari-do” e faccia rifiorire nella nostra vita la pacee la gioia vera.

E, ora, veniamo alla straordinaria figura diAnna Maria Taigi, terziaria trinitaria. Mistica,madre di famiglia, donna semplice.

Personalmente, quando rileggo la sua vitae medito sulla testimonianza di questa gran-de donna di fede, ciò che più mi colpisce èil contrasto che emerge tra la grandezza deidoni ricevuti e l’umiltà della sua figura, trala straordinarietà della sua esperienza misti-ca e l’ordinarietà delle difficoltà quotidianeche era chiamata ad affrontare nel prendersicura di una famiglia povera e numerosa.Nella sua vita la beata Anna Maria riuscivaa fare sintesi di ogni aspetto della fede senzanulla trascurare: si dedicava alla preghierasenza tralasciare i suoi impegni nella fami-glia. Raggiungeva le vette della contempla-zione e allo stesso tempo sapeva piegarsiverso i bisogni dei poveri, degli ammalati edegli esclusi. Abbiamo conosciuto la suastraordinaria esperienza mistica attraverso gliscritti di don Raffaele Natali (la beata nonsapeva scrivere), un sacerdote di Maceratache abitava in casa Taigi ed era per la beatacome un figlio al quale raccontava le sue vi-sioni. Bisogna ovviamente saperle leggere einterpretare. Purtroppo oggi vi è da parte ditanti una certa strumentalizzazione delle vi-sioni della beata, fino al punto da attribuirea lei la profezia di alcuni avvenimenti deinostri giorni di cui non vi è traccia negliscritti di don Natali. Così come molte voltesi interpretano le sue visioni in modo pessi-

mistico, come presagi di distruzione e noncome invito alla conversione e alla speranza.

Cosa ha da dire Anna Maria Taigi alle fami-glie di oggi?

La beata ha tanto da dire! Ha vissuto sul-la sua pelle le stesse difficoltà di tante fami-glie di oggi. Le ristrettezze economiche nonle hanno mai impedito, tuttavia, di esseregenerosa con i poveri che bussavano alla suaporta e che mai andavano via a mani vuote.Benedetto X V, in occasione della sua beatifi-cazione, affermava: «Benché la sua vita fossecosì soprannaturale e nascosta in Cristo tut-tavia non fu estranea al suo tempo ma giovòassai al prossimo e all’intera comunità citta-dina. Era povera, eppure cercava sempre diaiutare altri indigenti; anzi in varie calamitàpubbliche e private, ispirata dall’alto si offrìcome vittima alla divina giustizia e con ilsuo pregare senza fine si adoperò ad allonta-nare i castighi da chi li aveva meritati». Unagrande mistica protagonista delle vicendedel suo tempo e profondamente impegnatasu di un fronte sempre attuale: i poveri, isuoi preferiti. La famiglia è una scuola di vi-ta e di amore, di un amore che non restachiuso nelle mura domestiche. La beata ri-corda alle famiglie che la fedeltà non è unpezzo da museo, un valore di altri tempi,ma è la garanzia di un amore che non cono-sce ostacoli e che è più forte di ogni fragilitàumana.

E, proprio quest’anno, l’Ordine trinitario festeg-gia il centenario della sua beatificazione.

Una straordinaria opportunità per rilan-ciare la sua figura e farla conoscere sempredi più. Il suo esempio di vita e la sua santitàfaranno tanto bene a tante famiglie e a tanti

cristiani. Una donna, semplice, umile, pove-ra ma ricca di fede e di carità può essere unmodello per tutti noi e uno sprone per cam-minare anche noi sulla via della santità. In-tensifichiamo anche la nostra preghiera per-ché la Santissima Trinità ci conceda prestola grazia di poterla venerare come santa. Perpoter chiedere la sua canonizzazione è ne-cessario un miracolo come prova della suasantità. Noi possiamo solo pregare.

L’emergenza covid-19 ha purtroppo bloccato al-cune manifestazioni in programma per la cele-brazione del centenario. Quali iniziative, ora? Isocial faranno la loro parte?

Abbiamo già celebrato il 30 maggio l’an-niversario della sua beatificazione nella basi-lica di San Crisogono dove sono conservatele sue spoglie, ovviamente secondo le moda-lità consentite. Abbiamo in programma nu-merose iniziative, tra le quali un convegno aottobre a Roma al quale parteciperanno tut-te le fraternità laicali trinitarie d’Italia, e tan-te altre iniziative per farla conoscere sempredi più. Ovviamente, tutto per ora è sospeso.Ma siamo fiduciosi di poter concretizzare lediverse iniziative previste per celebrare que-sto centenario.

Nomina episcopalein Spagna

Jesús Fernández Gonzálezvescovo di Astorga

Nato a Selga de Ordás, in diocesi diLeón, il 15 settembre 1955, è stato ordina-to sacerdote il 29 giugno 1980, incardi-nandosi nella sua diocesi di origine. Haottenuto la licenza in Filosofia con spe-cializzazione in Psicologia, presso la Pon-tificia università di Salamanca. È statorettore e professore del seminario minoree anche formatore nel seminario maggio-re, parroco, vicario episcopale di pastoralee per il clero, e vicario generale della dio-cesi di León. Il 10 dicembre 2013 è statoeletto vescovo titolare di Rotdon e ausi-liare di Santiago de Compostela. Ha rice-vuto l’ordinazione episcopale l’8 febbraio2014. Nell’ambito della Conferenza epi-scopale è presidente della sotto-commis-sione di azione caritativa e sociale.

La beata Anna Maria Taigi raffiguratain una vetrata della chiesa romanadi San Tommaso in Formis

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Il Vangelo di oggi (cfr. Gv 3, 16-18),festa della Santissima Trinità, mostra— col linguaggio sintetico dell’ap o-stolo Giovanni — il misterodell’amore di Dio per il mondo, suacreazione. Nel breve dialogo con Ni-codemo, Gesù si presenta come Co-lui che porta a compimento il pianodi salvezza del Padre in favore delmondo. Egli afferma: «Dio ha tantoamato il mondo da dare il Figliounigenito» (v. 16). Queste parolestanno a indicare che l’azione delletre Persone divine — Padre, Figlio eSpirito Santo — è tutta un unico di-segno d’amore che salva l’umanità e

il mondo, è un disegno di salvezzaper noi.

Dio ha creato il mondo buono,bello, ma dopo il peccato il mondoè segnato dal male e dalla corruzio-ne. Noi uomini e donne siamo pec-catori, tutti, pertanto Dio potrebbeintervenire per giudicare il mondo,per distruggere il male e castigare ipeccatori. Invece, Egli ama il mon-do, nonostante i suoi peccati; Dioama ciascuno di noi anche quandosbagliamo e ci allontaniamo da Lui.Dio Padre ama talmente il mondoche, per salvarlo, dona ciò che ha dipiù prezioso: il suo Figlio unigenito,il quale dà la sua vita per gli uomi-