LE LUCI E LA STRADA

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le luci e la strada Traffico di minori e prostituzione

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Traffico di minori e prostituzione

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le luci e la stradaTraffico di minori e prostituzione

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LE LUCI E LA STRADAtraffico di minori e prostituzione

Conoscere un bisogno e trovare una risposta, realizzare un Servizio e valutarne i risultati, cercare di innovare modelli tradizionali e trovare nuove soluzioni. Uscire allo scoperto, avvalorando pubblicamente le proprie esperienze gestionali ed i propri modelli. Promuovere il patrimonio di conoscenze acquisito in questi ultimi anni, laddove Società Dolce si è resa sempre più protagonista nel fornire risposte concrete sul campo dei Servizi Sociali rivolti a minori in difficoltà.Prova ne sia la realizzazione, in supporto al Comune di Bologna, della prima Comunità di Pronta Accoglienza Femminile per Minori sul territorio cittadino.E’ con questo spirito che la Cooperativa ha presentato alla cittadinanza un convegno, di cui oggi pubblichiamo gli atti, dedicato a un tema delicato quale quello relativo alla tratta delle minorenni. Con lo spirito di chi è consapevole, da “produttore di Servizi”, di essere al contempo “produttore di Pensieri”. Cos’è infatti il lavoro sociale se non un continuo pensare e ripensare ogni giorno, rispetto al presente, al passato ed al futuro? Cos’è se non ricercare il pensiero dei destinatari, degli operatori sociali, di tutti i soggetti che concorrono alla realizzazione dei Servizi? Cos’è se non essere consapevoli di come solo nel confronto fra sguardi ed approcci differenti si possa cercare di cogliere la complessità multidimensionaledei fenomeni? Servizi alla persona e Pensieri: ci piace questo Maiuscolo accostamento.Sia gli uni che gli altri ci appaiono infatti come oggetti immateriali: non si toccano con le mani e non si mangiano a colazione, ma hanno un peso enorme nella vita delle persone. E’ a questo peso che abbiamo voluto dare merito nella realizzazione del convegno: “Le Luci e La Strada”.

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Atti convegno “Le luci e la strada: traffico di minori e prostituzione”.Cooperativa Sociale Società Dolce soc. coop.20 aprile 2007 - Centro Congressi c/o Savoia Hotel Country House, via San Donato 161, Bologna

Pubblicazione atti: settembre 2007

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SALUTO DELLE AUTORITÀ E APERTURA DEI LAVORI

Introduzione 7Michele Porru Responsabile Area Integrazione Sociale, Cooperativa Sociale

Pietro Segata 8Presidente Cooperativa Sociale Società Dolce

Adriana Scaramuzzino 9Vicesindaco Comune di Bologna

Alberto Alberani 11Cooperazione Sociale

1. ANALISI DEL FENOMENO

Presiede e conduce 15Bruno RiccioAntropologo - Università di Bologna

Immigrazione irregolare, traffico e tratta di persone 17Giuseppe SciortinoSociologo - Università di Trento

I minori stranieri e lo sfruttamento sessuale 20Francesco CarchediSociologo - Associazione PARSEC

La prostituzione invisibile. L’attuale scenario indoor e in strada nelle sue 22connessioni con il traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessualeClaudio DonadelEsperto - Progetto WEST

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2. SPAZIO DOMANDE E DIBATTITO

Spazio domande 29

Dibattito 30

3. TAVOLA ROTONDA: ESPERIENZE E STILI DI ACCOGLIENZA A CONFRONTO

Presiede e conduce 35Michele PorruResponsabile Area Integrazione Sociale, Cooperativa Sociale Società Dolce

Interventi 36Emma CollinaResponsabile Pronto Intervento Minori, Comune di Bologna Servizio Minori e Famiglie

Maria Roberta Guizzardi 39Coordinatrice Responsabile Servizi rivolti ai Minori, Cooperativa Sociale Società Dolce

Nicole De Leo 51Operatrice Unità di Strada, Progetto Artemide

Don Domenico Malmusi 54Presidente Associazione Marta e Maria

Conclusioni 56Annalisa FacciniResponsabile Servizio Minori e Famiglie, Comune di Bologna

4. GALLERIA FOTOGRAFICA

I relatori 60

Testimonianze fotografiche convegno 62

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SALUTO DELLE AUTORITÀ E APERTURADEI LAVORI

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SALUTO DELLE AUTORITÀ E APERTURADEI LAVORI

IntroduzioneMichele PorruResponsabile Area Integrazione Sociale, Cooperativa Sociale Società Dolce

Il Convegno “Le Luci e La strada” viene realizzato nell’ambito di un preciso impegno assunto dalla Coopera-tiva in questi ultimi anni: promuovere concreti interventi di aiuto verso i minori in difficoltà, una delle fascepiù deboli del nostro sistema sociale.

Prima di progettare l’evento, abbiamo ragionato su come le possibilità di sfruttamento ed abuso dei minorisi mostrassero significativamente correlate al livello di protezione che le istituzioni pubbliche e private era-no in grado di garantire ad ogni minore presente sul territorio, soffermandoci con attenzione e preoccupa-zione su un dato: il 70% dei minori trafficati era costituito da bambine e ragazze, particolarmente vulnerabi-li e necessitanti di protezione sociale.

Il convegno ha pertanto voluto rappresentare un’occasione per interrogarsi su questo delicato tema e per pro-porre indicazioni, se non risolutive, almeno illuminanti. L’evento, peraltro, rientrava nel progetto “ Stai con Eva “,una campagna di raccolta fondi promossa da società Dolce a favore di bambine, ragazze e donne in difficoltà.

La struttura del seminario si è disposta in modo molto semplice: prima un’analisi fenomenologica da partedi esperti del settore e poi un confronto dinamico fra le esperienze attive. Nella prima parte sono stati forni-ti significativi contributi in merito alle peculiarità del fenomeno ed all’aggiornamento delle occorrenze (im-migrazione irregolare, scenari indoor ed in strada relativi alla prostituzione, tratta di persone, sfruttamentosessuale dei minori stranieri); la seconda parte è stata invece caratterizzata dagli interventi dei rappresen-tanti del Pubblico e del Privato Sociale impegnati nella lotta al fenomeno della tratta a scopo di sfruttamen-to sessuale, i quali hanno raccontato le loro esperienze, dando vita ad un dibattito stimolante. L’incomben-za di tracciare le considerazioni conclusive dei lavori è stata affidata ad Annalisa Faccini, Responsabile delServizio Minori e Famiglie del Comune di Bologna.

I contenuti espressi ed il riscontro ottenuto, riferiti a “Le Luci e la Strada”, testimoniano che il convegno hadato un contributo serio e qualificato a quell’azione sinergica fra pensieri, soggetti sociali ed istituzioni lo-cali, che può e deve fare da traino nella lotta a fenomeni quali quello della tratta a scopo di sfruttamentosessuale nei confronti dei minori.

Gli atti che pubblichiamo sono lì a dimostrarlo.

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Pietro SegataPresidente Cooperativa Sociale Società Dolce

Ringrazio tutti di essere presenti a questa giornata di seminario promossa dalla nostra Cooperativa. Ringrazio,non solo gli operatori e le persone interessate residenti a Bologna, ma anche quelle provenienti dalle zonedella Lombardia. Essendo il programma della giornata piuttosto serrato, il mio vuole essere un semplice salu-to, unito ad un ringraziamento verso tutti coloro che hanno accettato di partecipare ai lavori di questo semi-nario. Società Dolce, da ormai vent’anni, opera nell’ambito dei servizi sociali, in particolare a sostegno dellepolitiche che le Istituzioni portano avanti e degli indirizzi che se ne determinano.

Negli ultimi anni abbiamo particolarmente investito ed approfondito i temi legati alle politiche di acco-glienza e sostegno alle donne minori, arrivando all’apertura della Pronta Accoglienza femminile, meglio co-nosciuta come “La Ginestra”. In particolare, con l’aiuto del mio collega Michele e con la collaborazione ditutto il movimento cooperativo rappresentato in questa sede da Alberto Alberani, abbiamo realizzato unprimo lavoro sul quale, con la giornata di oggi, vorremmo fare una riflessione e, per certi aspetti, anche unprimo bilancio delle nostre attività.

Saluto il Vicesindaco, col quale in parte abbiamo condiviso quest’ultima tappa dell’avvio della Pronta Acco-glienza delle minori in città e che, da subito, ha creduto nel nostro progetto, sostenendolo con forza. In que-sto percorso abbiamo successivamente ricercato e trovato altri sostegni da parte di Emilbanca e Fondazio-ne Vodafone, in una ricerca di risorse che non fossero solo pubbliche, in quanto il privato sociale a nostroavviso deve sì svolgere servizi in modo professionale per l’amministrazione comunale, ma anche contribui-re fattivamente alla raccolta di risorse affinché tali servizi possano decollare.

Oggi la Pronta Accoglienza femminile è un servizio comunale a tutti gli effetti al quale l’amministrazionecomunale, con il prossimo bando, darà grande continuità, tornando ad impegnare risorse.

Vi ringrazio ancora e cedo la parola alla Vicesindaco Adriana Scaramuzzino.

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Adriana ScaramuzzinoVicesindaco Comune di Bologna

Bologna è certamente una città con grandi differenze nella tipologia di persone: quelle che hanno fatto uninvestimento di vita per giungere e rimanere qui, e quelle che si trovano qui di passaggio. Sono i settori piùfragili quelli che, per la delega che ho alle Politiche Sociali, mi hanno colpito maggiormente e su cui ho pen-sato fosse necessaria una riflessione nuova e diversa che ponesse in discussione l’accoglienza così comeveniva realizzata in città. Bologna è sicuramente una città di grosse tradizioni per quello che riguarda la ca-pacità di assorbire determinate realtà. Quello che però mancava, a mio avviso, era un occhio più “dedicato” adeterminati fenomeni che presentano caratteristiche nuove. Probabilmente si sono sviluppati fenomeniche caratterizzano aree metropolitane più estese e che, però, necessitano di soluzioni.

Certamente il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati è una realtà che dalla fine degli anni ‘90 èesplosa in maniera significativa nella nostra città, basti pensare che oggi il 20% di minori stranieri non ac-compagnati della Regione Emilia Romagna vive a Bologna. Questo significa che c’è bisogno di un investi-mento e di una sensibilità maggiori rispetto a questi temi. Eppure, Bologna è dotata di strutture di acco-glienza, sia per i minori che vengono trovati per strada che per quelli che vengono dimessi dall’Istituto delPratello. Ma non basta una generica accoglienza in una struttura indifferenziata per la tipologia di ospiti.

Ciò che mancava finora era la considerazione che sui minori non accompagnati esiste uno sfruttamentonotevole e che quindi il fenomeno contiguo alla presenza di minori nel nostro territorio si chiama tratta.Questo fenomeno ci parla dell’esistenza di chi, oltre a sfruttare i ragazzi e le ragazze facendoli prostituiresulla strada, da inizio ad un percorso negativo che comincia già nei paesi di origine e che avrà ripercussioniper tutta la vita. I ragazzi inseriti in un circuito ai limiti della illegalità vengono manovrati in funzione degliinteressi di coloro che li hanno accompagnati sul nostro territorio.

Per questo motivo abbiamo cercato di lavorare tenendo conto di questa specificità. La struttura che è statafortemente voluta dall’Amministrazione per accogliere ragazze straniere sole a Bologna era in realtà giàpronta, ma ovviamente non aveva questa connotazione specifica, perchè pensata per la prima accoglienzada strada ma non necessariamente di genere. La drammaticità di alcune situazioni che si verificavano perònelle strutture più tradizionali ci ha portato a concepire una struttura che tenesse conto di un percorso par-ticolare, perché accogliere nella maniera sbagliata talvolta può significare respingere.

Accogliere significa anche tenere in considerazione da dove viene una persona, quale tipo di educazioneprimaria ha ricevuto, significa individuare i punti di riferimento per stabilire un contatto che sia vero, con-creto e reale. Ma accogliere significa anche tenere conto delle prospettive future sulla base delle aspettativedi queste ragazze. Oggi possiamo dire di essere passati, attraverso accordi ancora da perfezionare, da situa-zioni tragiche di retate di polizia fatte in maniera pressoché indiscriminata sul nostro territorio, ad un siste-ma di accoglienza che cerca di tenere in considerazione le aspettative di queste ragazze.

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Certamente non per tutte vi è una risposta e ancor meno la risposta arriva in tempi brevi.

Il titolo del Convegno di oggi non necessariamente deve essere inteso come un rimando all’immaginedella prostituzione di strada: le luci rappresentano il futuro e la strada il tragitto, seppur difficile da percor-rere, e che noi siamo disponibili a far sostenere a queste ragazze riconoscendone lo stato di fragilità maanche le potenzialità per il futuro. Credo che sia questo lo spirito con cui dobbiamo lavorare in un percorsoche, nonostante le perenni difficoltà economiche in cui ci troviamo, è possibile in quanto ne condividiamogli obiettivi.

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Alberto AlberaniCooperazione Sociale

Intervengo come rappresentante di Legacoop Bologna, ma anche della cooperazione sociale in generale,nel senso che ormai sulla provincia di Bologna ci rappresentiamo unitariamente. Il mondo della coopera-zione sociale conta a Bologna una presenza di 130 cooperative in cui lavorano circa 7000 persone. Si trattadi una realtà sicuramente molto dinamica e particolare in quanto, di fatto, siamo il distretto di cooperazionesociale forse più importante in Italia.

Una prima riflessione riguarda, quindi, il fatto che la cooperazione sociale dimostra di aver fatto un salto diqualità che non la vede più, come molti ancora vorrebbero, un’ agenzia di lavoro interinale che affitta ma-nodopera alla pubblica amministrazione. Anche l’iniziativa di oggi è segno di una capacità innovativa e diuna dimensione progettuale che esistono nella cooperazione sociale da ormai trent’anni a questa parte. Ol-tre a questo progetto vorrei ricordare Equal Palms, un progetto nazionale attraverso cui speriamo di aprireun laboratorio protetto di transizione di minori, per sottolineare un’attenzione sempre più evidente e quin-di una grande dinamicità.

Pertanto, cooperazione sociale, ASP (vecchie IPAB), Fondazioni bancarie e Comune di Bologna devono ave-re il coraggio di pensare forme alternative di rapporto, basate su un incontro societario pubblico/privato alfine di progettare e gestire insieme sul modello di altri settori produttivi (come ad esempio Aeroporto eFiera di Bologna). Solo in questo modo si potrà dare risposta ai nuovi bisogni emergenti della società. Ri-spetto a tali nuovi bisogni vorrei fare una seconda e ultima riflessione. La cooperazione sociale nasce sicu-ramente attorno al tema dei minori e degli anziani, sviluppandosi poi ulteriormente sui bisogni e le proble-matiche legate all’handicap e alla psichiatria.

Ma se questi sono stati gli “albori”, oggi il panorama è cambiato anche perché fortunatamente sono statiraggiunti obiettivi importanti e ottenuti diritti fondamentali (inserimento scolastico dei bambini, struttureresidenziali e semiresidenziali).

E’ evidente che emerge con sempre più forza il tema dell’esclusione sociale e dell’accoglienza dei minori.Tuttavia, per affrontare questa nuova sfida è necessario trovare nuove metodologie e nuove strumentazio-ni per poter intervenire e al tempo stesso dare una risposta che sia innovativa e professionale al contempo.

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1. ANALISI DEL FENOMENO

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1. ANALISI DEL FENOMENO

Presiede e conduceBruno RiccioAntropologo, Università di Bologna

Mi chiamo Bruno Riccio, mi occupo di “Antropologia dei processi migratori” presso l’Università di Bologna esono chiamato a coordinare questa prima sessione di “analisi del fenomeno”.

Il tema affrontato, il traffico di minori e la prostituzione, evoca molteplici immagini che i media veicolanonella nostra quotidianità. Tuttavia, l’analisi di un fenomeno sociale complesso richiede una salutare cautelanei confronti sia di visioni minimizzanti che di rappresentazioni drammatiche ed allarmanti.

Per esempio, siamo abituati a vedere i migranti provenire dalle fragili imbarcazioni che attraversano il medi-terraneo e conseguentemente immaginare che questa sia la tipica modalità di ingresso irregolare nel no-stro paese, ma gli studi più approfonditi ci informano che spesso l’irregolarità è prodotta dalla scadenza delpermesso di soggiorno e che molti migranti entrano via terra dal nord est, ma anche dal nord ovest.

Quando guidiamo, gettiamo uno sguardo di passaggio verso giovani prostitute che percorrono le nostrestrade di notte, ma è difficile cogliere le diverse sfaccettature del fenomeno e distinguere in modo categori-co le dimensioni di consenso e condivisione da quelle di coercizione, sfruttamento e neo-schiavismo. Seb-bene sotto il profilo giuridico il termine “minore non accompagnato” sia corretto, è opportuno tener pre-sente che dal punto di vista della morfologia sociale alcuni minori sono invece particolarmente accompa-gnati, ovvero inseriti in reti sociali molto spesso informali e a volte con sviluppi drammatici.

Questo insieme di riflessioni ci obbliga a provare a disaggregare processi sociali che spesso vengono pre-sentati in modo monolitico e semplicistico dai media contemporanei e nelle retoriche pubbliche. In questosforzo ci avvaliamo oggi dell’aiuto di ricercatori che da tempo si occupano dell’analisi di questo fenomenosul nostro territorio.

Abbiamo pensato di organizzare i contributi “ad imbuto”, partendo dalla dimensione transnazionale focaliz-zando l’attenzione sul traffico di esseri umani, per poi concentrarsi sullo sfruttamento della prostituzione e,per finire, considerare nuove tendenze organizzative nella prostituzione “indoor”.

Il primo relatore, Giuseppe Sciortino dell’Università di Trento, è uno dei massimi esperti sulle politiche mi-gratorie in Italia ed in Europa e cercherà di illuminarci sui diversi processi di passaggio illegale delle frontie-re di cui la tratta è solo una categoria e non quella dominante.

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Andremo poi al centro della questione con la relazione di Francesco Carchedi, Presidente del PARSEC, con-sulente del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio e coordinatoredi diverse ricerche sull’immigrazione e sulla prostituzione. Infine l’ultimo relatore, Claudio Donadel, respon-sabile di diversi progetti di ricerca-azione sul tema della prostituzione e del Progetto WEST per la RegioneEmilia Romagna, ci presenterà una questione poco conosciuta come la prostituzione più invisibile, quellache non riusciamo a scorgere neanche occasionalmente attraversando le nostre città.

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IMMIGRAZIONE IRREGOLARE, TRAFFICO ETRATTA DI PERSONE

Giuseppe SciortinoSociologo, Università di Trento

Vi sono chiaramente delle relazioni tra immigrazione irregolare e sfruttamento di donne e minori stranieri,sebbene come vedremo sia sbagliato identificare in maniera troppo rigida lo sfruttamento sessuale conl’immigrazione irregolare. Questo infatti significherebbe tagliar fuori dall’analisi una fetta consistente divittime, dal momento che esiste una componente, seppur piccola, di donne sfruttate, tanto italiane quantostraniere, con regolare permesso di soggiorno.

L’immigrazione irregolare è un fenomeno di massa, soprattutto in Italia. Basti pensare che dei 2.200.000 per-messi di soggiorno in vigore, circa il 60% è stato conseguito in seguito ad una sanatoria, quindi dopo un pe-riodo più o meno lungo di presenza irregolare sul territorio.

Se guardiamo al segmento di migranti irregolari presenti in Italia, attualmente stimato intorno ai 300.000individui, possiamo osservare alcuni dati importanti:

• vi è una sostanziale parità numerica tra migranti irregolari donne e uomini, in altre parole non vi è una so-vrarappresentazione di donne;

• i minori sono fortemente sottorappresentati tra i migranti irregolari;• la stragrande maggioranza delle migranti irregolari è inserita nel settore del lavoro domestico (badanti,

pulizie, etc.) e nei servizi al consumatore.

Sottolineo questi punti per riflettere sul fatto che, nell’ambito della migrazione irregolare, il lavoro per cosìdire sessuale è un fenomeno statisticamente minoritario.

All’interno del gruppo dei migranti irregolari, un grosso numero è arrivato con mezzi propri, o tramite vistoturistico o reti parentali, qualche volta illegalmente violando i sistemi di controllo delle frontiere, ma piùspesso attraversandole individualmente con un regolare visto turistico.

Pertanto, il grosso dell’immigrazione irregolare, paradossalmente, non è stato né trafficato né trattato. Esistepoi un segmento di persone che sono arrivate nel nostro paese attraverso l’assistenza di un qualche fornitoredi servizio specializzato. Il classico esempio è lo scafista, o chi guida le persone attraverso un sentiero di confi-ne, ma in questo caso è opportuno parlare di favoreggiamento di immigrazione clandestina o contrabbandodi persone più che di traffico, visto che il rapporto col favoreggiatore si esaurisce in molti casi con l’arrivo.Nel favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, non tutto è fatto a scopo di profitto. Bisogna aver presenteche ci sono anche reti di persone che forniscono informazioni e risorse ai futuri migranti irregolari senza sco-

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po di profitto, perché legati da vincoli solidaristici o perché coinvolti in una sorta di sapere migratorio diffuso.Anche nel caso del favoreggiamento commerciale, occorre tenere presente che l’ingresso clandestino veroe proprio è staticamente un fenomeno minoritario, dal quale il favoreggiatore non trae i compensi favolosiche spesso vengono denunciati. Certo, è un’attività redditizia, ma se il costo dell’ingresso clandestino saleoltre una certa soglia, comprare un visto turistico diventa un’opzione conveniente. E, infatti, sappiamo chein tutti i paesi di origine esistono decine di agenzie che procurano visti.

Un ultimo elemento che va considerato è che raramente il favoreggiatore dell’ingresso clandestino è anchelo sfruttatore del migrante. Pertanto, il favoreggiamento molto spesso non ha nulla a che fare con lo sfrutta-mento sessuale, e l’eventuale rapporto tra sfruttatore e favoreggiatore è di tipo commerciale/contrattuale.In altre parole, il favoreggiatore non è altro che un operatore di un’agenzia illegale il cui scopo è guadagna-re sul trasporto delle persone, ma la sua attività si esaurisce una volta raggiunto il confine.

Talvolta questo rapporto è anche conflittuale, perché colui che trasporta la donna ha intenzione di pagareil meno possibile, mentre il trasportatore vuole ricavare il massimo profitto possibile (e proprio questo con-flitto spesso va a scapito della donna trafficata).

La tratta in senso legale (quella che in inglese si chiama trafficking) non è fatta da chi favoreggia l’ingressonel paese di immigrati irregolari, ma da coloro che fanno entrare le persone in un paese terzo allo scopo disfruttarle successivamente.

La tratta vera e propria richiede qualcuno che recluti nel paese di origine sulla base di promesse più o me-no false, dopo di che trasporta e sfrutta nel paese di destinazione, quindi per così dire realizza l’intero cicloreclutamento – trasporto - sfruttamento. In realtà, dato che è molto rischioso fare tutto questo – ed è mol-to difficile avere le competenze necessarie in tutti questi passaggi - è molto più semplice subappaltare par-ti di questo processo ad altri.

Quindi, in genere, la maggior parte dei trafficanti opera attraverso reti di subappalto o di scambio tra opera-tori diversi. Questo ovviamente rende difficile provare il reato di tratta e perseguire penalmente i trafficanti.

Lo sfruttamento in Italia non è necessariamente legato alla condizione di immigrato, anche se statistica-mente una persona immigrata ha più probabilità di essere sfruttata in quanto all’immigrazione si accompa-gnano forme di debolezza sociale molto più marcate che portano più facilmente ad un circuito di sfrutta-mento. Sono senz’altro elementi di debolezza il non parlare la lingua del paese, non conoscere i servizi delterritorio, non avere fiducia, essere irregolare (rischio di espulsione se si denuncia), la mancanza di reti so-ciali o parentali sul territorio. Ma l’elemento che soprattutto lega l’immigrazione irregolare allo sfruttamen-to è il costo dell’immigrazione, una cifra enorme in termini di reddito prodotto nei paesi di origine. Questoè sostanzialmente l’elemento del debito, che diventa un obbligo per la vita successiva nel paese di arrivo.Noi parliamo di riduzione in schiavitù ma più tecnicamente si tratta della contrazione di un debito da ripa-gare secondo le modalità di colui che ti ha dato il credito. Il problema ovviamente colpisce quella quota diimmigrati che non hanno capitali propri con cui potersi pagare il viaggio. Buona parte dei viaggi clandesti-

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ni non è pagata dagli immigrati stessi ma dalle famiglie già presenti in un altro paese.Chi non può contare su questo deve prendere denaro a prestito ed è qui che entrano in gioco elementi diviolenza, inganno e ricatto che portano allo sfruttamento (anche se l’esistenza di questo debito che andràripagato è conosciuto dal migrante sin dall’inizio).

Quindi, in conclusione, il problema vero è quello delle condizioni di rischio e debolezza sociale e tutto ciòche esse innescano, perché non è che esista una fattispecie migratoria specifica, quanto il fatto che in de-terminate condizioni alcune variabili si combinano in modo tale da rendere un segmento molto piccolo diquesti flussi particolarmente esposto a rischi di sfruttamento sistematico.

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I MINORI STRANIERI E LO SFRUTTAMENTOSESSUALE

Francesco CarchediSociologo, Associazione PARSEC

Vorrei fare una piccola premessa rispetto ad alcuni termini su cui tutto il nostro ragionamento si impianta eche molto spesso sono più evocativi che non carichi di significato e peso reali. Quando consideriamo latratta e la schiavitù in genere pensiamo a quella “classica” che abbiamo studiato a scuola. Oggi usare questitermini è un po’ azzardato, tant’è che io e i miei colleghi preferiamo parlare di paraschiavismo piuttosto chedi schiavitù, di nuova tratta anziché di tratta, perché indubbiamente le condizioni storiche, culturali e giuri-diche sono oggi estremamente diverse.

La schiavitù classica era legittimata e giustificata da un sistema formalizzato e da leggi specifiche volte agarantire un modo di produzione, quello delle piantagioni e dei prodotti coloniali destinati alla madrepatria,basato sull’impiego di manodopera di massa di tipo schiavistico.

L’abolizionismo, iniziato nella seconda metà del ‘700 e rafforzatosi nel corso dell’‘800, ha interrotto la tratta ela riduzione in schiavitù proprio perché, cambiando il modo di produzione attraverso l’industrializzazione, hacambiato radicalmente il sistema delle relazioni di lavoro.

Questo è un nodo estremamente importante per capire come è avvenuto il cambiamento ed avere unacorretta prospettiva lungo cui collocare il fenomeno del cosiddetto paraschiavismo.Siamo di fronte ad un fenomeno molto sommerso dove è difficile avere delle stime.

Un punto piuttosto attendibile è rappresentato dall’universo dei minori non accompagnati, anche sel’equazione minore non accompagnato = minore sfruttato è fortemente sbagliata per due ragioni principali:

• i minori non accompagnati sono giovani migranti che però, secondo la cultura dei loro paesi di origine,sono già degli adulti che partono all’interno di strategie di immigrazione come un qualsiasi adulto. E’solo una volta arrivati nel nostro paese che vengono considerati minori, in quanto nella nostra culturavi è una considerazione particolare verso il giovane. Esiste pertanto una distonia percettiva del minorestraniero e uno scoglio di tipo normativo non indifferente che pone un problema: se questi giovanivengono qui per lavorare, il loro inserimento lavorativo avviene in ambito illegale dove lo sfruttamentoè all’ordine del giorno.

• in conseguenza di ciò, i minori non accompagnati lavorano in settori produttivi dove le richieste dicontratto, negoziazione, sindacalizzazione delle relazioni lavorative sono molto deboli se non addirit-tura inesistenti. Parliamo soprattutto delle piccole ditte del comparto edilizio che lavorano su catene

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di subappalti, oppure nella raccolta agricola dove il lavoro intensivo può durare 20-30 giorni e tutta lacontrattualizzazione è debolissima e l’impiego di minori può essere problematico.

Quando parliamo di sfruttamento di minori dobbiamo quindi fare delle grosse distinzioni. Molti, ad esem-pio, fanno confusione tra il minore che chiede l’elemosina per la sua sussistenza e quello che invece lo fa al-l’interno di una dinamica familiare che gli impone questa modalità, o ancora quello costretto da terzi nonfamiliari che gli impongono una relazione asimettrica adulto/minore. Queste tre condizioni diverse deter-minano altrettanti tipi di lavoro sociale che ritroviamo anche nel lavoro paraschiavistico degli adulti.

Questa sorta di tripartizione è importante perché dobbiamo aver chiaro che può esserci una situazione didevianza che non necessariamente significa riduzione in schiavitù.Anche all’interno del lavoro sommerso esistono due diverse configurazioni che è importante analizzare. Illavoro sommerso può essere formato da relazioni di lavoro cosiddette consenzienti, secondo quella che glieconomisti chiamano “teoria della convenienza”. E’ una forma di contrattazione molto in voga nel nostropaese, in base alla quale il datore di lavoro non stipula un contratto e corrisponde gli oneri retributivi a par-te, e conviene al lavoratore straniero perché guadagna un po’ di più, non capendo in fondo l’importanzadella contribuzione.

Ci sono poi relazioni di tipo asimmetrico dove il datore di lavoro impone al lavoratore straniero un lavoro“prendere o lasciare”, ed è in quest’ambito che possiamo avere vere e proprie forme di sfruttamento. Oggi sistimano circa 400 casi di concessioni dell’art. 18 per lavoro di tipo paraschiavistico, pochi se si consideranole situazioni di sfruttamento lavorativo che si verificano nel nostro paese.

Bisogna capire che siamo davanti a forme di sfruttamento che mostrano gradazioni diverse, in cui quellacentrale si configura come consenziente e quindi difficile da intercettare, così come è difficile farne capire alminore straniero la condizione di rischio. Questa sorta di contiguità tra situazioni più o meno accettate otollerate dalla nostra società e condizioni di paraschiavismo, rende assai difficile stabilire lo spartiacque traquesti due segmenti, ma combattere il lavoro nero nelle sue configurazioni significa prosciugare quelle si-tuazioni dove si può verificare un lavoro di tipo paraschiavistico.

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LA PROSTITUZIONE INVISIBILE L’attuale scenario indoor e in strada nelle sueconnessioni con il traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale

Claudio DonadelEsperto Progetto WEST

Buongiorno a tutte/i, provo ad argomentare la tematica approfondendo alcune considerazioni che in partesono state affrontate anche negli interventi precedenti. La prima considerazione da cui intendo partire ri-guarda la differenziazione fra tratta e prostituzione, questi sono due fenomeni differenti che non vanno so-vrapposti né tantomeno identificati o confusi tra loro.

Quando si parla di tratta intendiamo un traffico di esseri umani finalizzato ad uno sfruttamento afferente avarie tipologie. La prostituzione nella sua relazione con il traffico di esseri umani a scopo di sfruttamentorappresenta uno degli ambiti possibili di sfruttamento. In questi ultimi anni, in Italia, la prostituzione ha rap-presentato l’ambito sicuramente più visibile e rilevante per il numero delle persone coinvolte, ma non l’uni-co ed esclusivo. Fino al 2000, infatti, si pensava che il traffico di persone a fini di sfruttamento fosse legatoesclusivamente al fenomeno della prostituzione di strada e in particolare alle soggettività coinvolte nellaprostituzione migrante. Oggi, le conoscenze acquisite sul campo, dimostrano che la tratta si manifesta an-che in altri ambiti, come ad esempio il lavoro forzato, l’ambito delle economie illegali e dell’accattonaggio,oppure all’interno del mercato delle adozioni illegali.

La seconda considerazione riguarda più nello specifico il fenomeno della prostituzione. Più che di “prostituzio-ne”sarebbe corretto parlare di “prostituzioni”, in quanto esiste una pluralità di differenziazioni relative ai mercatidel sesso a pagamento, alle soggettività coinvolte, alle differenti e diverse condizioni di esercizio e modalità dieventuale sfruttamento. Se diamo centralità alle soggettività coinvolte, queste le possiamo collocare e distribui-re all’interno di due polarità dove da una parte troviamo persone totalmente assoggettate fino alla vera e pro-pria riduzione in schiavitù, dall’altra persone totalmente libere ed autodeterminate. Tra questi due poli è possi-bile identificare una serie infinita di posizioni intermedie. Questa sottolineatura risulta fondamentale al fine del-l’implementazione di strategie di intervento corrette, in quanto consente di evitare di pensare che tutte le per-sone che si prostituiscono siano in condizioni di sfruttamento. Riallacciandomi alla contestualizzazione storicafatta in precedenza, direi che la tratta a scopo di sfruttamento sessuale dagli anni 2000 ha sicuramente perso omodificato alcune caratteristiche come ad esempio il reclutamento forzato e coercitivo. Infatti, In quest’ultimoperiodo i reclutamenti per le persone provenienti dai paesi dell’estEuropa, avvengono principalmente a frontedi un’attivazione della persona stessa, spesso attraverso contratti con le reti di sfruttamento che fin dall’inizioprevedono il coinvolgimento della potenziale persona trafficata in attività prostitutive. Infine, laddove c’è un

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contesto familiare non si rileva più una rottura tra questo e la persona trafficata, bensì una complicità, fon-data su un non detto più o meno esplicito rispetto all’esercizio della prostituzione, e sulla priorità da partedel contesto famigliare di poter contare su una persona che, dall’estero, contribuisca al mantenimento eco-nomico dello stesso o, qualora esistano, dei figli e di chi se ne occupa in patria.

Da sottolineare che, anche precedentemente al periodo menzionato, il reclutamento violento e coercitivo,come ad esempio il rapimento, pur non essendo raro, non ha mai rappresentato la modalità principale direclutamento delle persone per lo sfruttamento a fini sessuali. Questo era sovente indotto e promosso daparenti, amici o, come per il target albanese, da fidanzati che attraverso inganni, ricatti e successive violenzecreavano, da una parte, una rottura tra le potenziali vittime e il loro contesto socio culturale affettivo d’ap-partenenza, dall’altra, dipendenze dalle reti di sfruttamento.

Tutto questo implica grandi difficoltà soprattutto per chi sul fronte repressivo ha il compito di reperire ele-menti oggettivi al fine di provare che tali persone siano state realmente trafficate per poi agire sul frontepenale nei confronti degli appartenenti alle reti criminali.

Altro dato importante relativo all’attuale storicizzazione della tratta nel nostro paese riguarda la rottura diquel binomio, fino a prima inscindibile, tra la prostituzione migrante straniera proveniente dall’est Europa ela condizione di clandestinità di quante si prostituiscono in situazioni di sfruttamento. Questo cambiamen-to ha coinciso con il processo di allargamento dell’Unione Europea verso i paesi dell’est Europa. Infatti, l’in-gresso di nuovi paesi dell’est Europa nella comunità europea, come Ungheria, Polonia, Romania, Repubbli-ca Ceca, Bulgaria, caratterizzati dall’essere paesi di reclutamento per il mercato della prostituzione di stradae non dei paesi comunitari, ha consentito a molte donne trafficate provenienti da questi paesi ingressi re-golari prima, attraverso i visti per turismo, dal 27 marzo 2007 senza più nemmeno quelli.

Una distinzione va fatta per le persone che provengono dall’Africa subsahariana. Mi riferisco in particolarealla Nigeria che rappresenta un caso a sé, soprattutto perché la comunità femminile presente in Italia si au-tosostiene attraverso questo mercato detenendone il potere dello sfruttamento, per cui verosimilmente laNigeria in quanto paese extracomunitario continuerà ad essere un paese dal quale le persone trafficatecontinueranno ad arrivare assoggettate a condizioni di clandestinità ancora per molti anni.

Focalizziamoci ora sul traffico di minori per fini di sfruttamento sessuale. I minori trafficati sono presenti inentrambi i segmenti del mercato del sesso a pagamento: quello visibile, il mercato della prostituzione distrada, e quello invisibile, il mercato indoor (prostituzione in appartamenti o in locali). Nel primo ambito ab-biamo minori provenienti dall’Est Europa, ma anche dalla Nigeria, nell’indoor i minori provengono quasiesclusivamente dai paesi dell’est Europa.

Rispetto alla prostituzione di strada dai dati rilevabili dalle unità di strada possiamo sostenere che in questiultimi 2 anni, anche se in modo disomogeneo e con temporalità differenti a seconda delle aree territoriali,la componente minorile è aumentata (dal 5% al 10%), in maniera poi esponenziale se si considerano alcunitarget specifici come quello rumeno (30%). Questo dato è senz’altro conseguenza della maggiore facilità di

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movimento delle persone tra quel paese e il nostro, ma non solo. In Romania, ad esempio, le minori possonoavere un passaporto personale a 16 anni d’età, mentre è ormai consolidato e dilagante il cosiddetto businessdella compravendita delle “procure” genitoriali documento necessario qualora il minore esca dalla Romaniaaccompagnato da persona diversa dai propri genitori. Il reclutamento dei minori in Romania avviene su piùfronti, non solo all’interno delle famiglie con contesti socio economici deprivati, esso viene organizzato an-che all’interno degli orfanotrofi o presso i minori di recente “de-istituzionalizzazione”, nonché presso i gruppidi minori che vivono autonomamente e auto-organizzati nelle principali città della Romania.

Se per il target romeno le cause principali dell’aumento delle presenze minorili si possono imputare allecondizioni socio economiche di quel paese e alla condizione di vita dei minori e in particolare del generefemminile, per il target nigeriano possiamo leggere questo fatto come un processo di adattamento da par-te di questo ai bisogni della domanda.

Infatti, se nel 1995 le donne nigeriane presenti in strada avevano un'età media che si attestava sui 25-26 an-ni, in questo momento il target nigeriano si attesta su un’età media tra i 19 – 21 anni e rappresenta - assie-me a quello rumeno - quello nel quale è maggiormente presente la componente minorile.In pochi anni, il target nigeriano, per vincere la concorrenza e rispondere alle difficoltà di un mercato della

prostituzione di strada sempre più caratterizzato da un’offerta superiore alla domanda, ha adottato strate-gie di mercato quali l’abbassamento dell’età e la colonizzazione di territori periferici a basso rendimentoeconomico.

Pertanto, le reti di sfruttamento nigeriane, dal 2000, per aumentare i proventi della prostituzione sono inter-venute sull’offerta definendola sui desideri della domanda, dei clienti che, senza tirare in ballo le più retrivee banali considerazioni in materia, come la perversione di tali persone, storicamente ritengono che le mino-ri abbiano meno capacità di contrattazione, nonché proprio in virtù della minore età, siano più sane e in mi-nore misura veicolo di malattie rispetto ad una persona che si prostituisce da anni.

Esiste inoltre un altro aspetto da tenere in considerazione quando ci riferiamo al target nigeriano, ed è il fe-nomeno delle cosiddette minimadames. Esso identifica un fenomeno fondato su un rapporto di sfruttamen-to individualizzato dove la mini madame contrae un debito volto a reclutare, comprare, sostenere le spesedel viaggio di persone appartenenti al proprio gruppo di relazioni parentali o assimilabili tali che, per i siste-mi di controllo e di sottomissione all’autorità della minimadame, devono essere di età inferiore alle già gio-vani minimadames.

Il proliferare di questo fenomeno mette in evidenza come, da una parte, la prostituzione di strada rimangala principale forma di economia delle comunità femminili nigeriane presenti in Italia, dall’altra, grazie ai for-ti condizionamenti psicologici affettivi e culturali a cui sono soggette le persone sfruttate, come questa siavissuta e agita come un destino ineluttabile e, per coloro che sono soggette a sfruttamento, questo potràtrovare soluzione solo dopo aver estinto il debito contratto dalla propria mini madame. A questo punto, co-me in un rito di passaggio all’interno di un moto perpetuo, la persona trafficata sarà “libera” dallo sfrutta-mento, ma nello stesso tempo, per le condizioni di clandestinità e le modalità di riproduzione dei rapporti

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sociali tra la comunità femminile nigeriana presente in Italia, sarà destinata a diventare una nuova mini ma-dame che, a sua volta, contrarrà un debito per comprarsi una persona che si prostituirà per lei.

In questi ultimi anni risulta interessante il possibile intreccio tra il fenomeno dello sfruttamento della prosti-tuzione e il proliferare dei gruppi religiosi, appartenenti alle chiese evangeliche operanti sia in Nigeria, sia inItalia. Le chiese, spesso, si prestano alla raccolta di denaro, pertanto è possibile che queste diventino stru-menti per l’erogazione di prestiti per i propri aderenti. Infatti, in più testimonianze, le donne vittime di trattaevidenziano come le chiese si finanziano anche attraverso i proventi della prostituzione, in alcuni casi, glistessi pastori sono stati coinvolti direttamente nello sfruttamento.

Questa connessione tra sfruttamento della prostituzione e chiese introduce due novità: il coinvolgimentodella componente maschile nel sistema dello sfruttamento della prostituzione nigeriana fino a poco tempofa era pressoché inesistente, mentre il debito contratto dalle minimadames è portatore di forme di violenzafino a poco tempo fa inusuali presso questo target.

Concludo con un’ultima riflessione sul mercato indoor. Il mercato invisibile della prostituzione in apparta-mento è il segmento del mercato del sesso a pagamento indoor con il maggiore coinvolgimento di presen-ze minorili con la possibilità di potersi strutturare e rivolgersi ad un target di clienti a domanda specializza-ta (minori, bondage, sado maso ecc).

I mercati della prostituzione al chiuso e della strada, prima separati, oggi sono sinergici e in alcuni casi sussi-diari tra loro. Essi tendono ad essere parti di un unico sistema, soprattutto relativamente alla mobilità dellesoggettività coinvolte nella prostituzione migrante provenienti dall’est Europa e alle reti criminali dedite al-lo sfruttamento e al traffico di esseri umani. La prostituzione di strada, ad esempio, a volte è sussidiaria delmercato della prostituzione indoor diventando ambito di sfruttamento per le persone espulse dai locali,mentre la strada è sempre più luogo di contatto, costruzione di portafogli clienti, per un successivo consu-mo in appartamento.

I mercati della prostituzione al chiuso rendono più invisibili e irraggiungibili le persone coinvolte dal fenome-no della prostituzione migrante e in particolare quelle assoggettate a condizioni di sfruttamento. Locali ad in-trattenimento a sfondo sessuale, priveé, lap dance, disco, ecc possono essere luoghi di consumo più o menomascherato o luoghi di contatto per la prostituzione in appartamento. Internet e giornali sono strumento dicommercializzazione di prostituzione in appartamento visibile, ma possono essere primo contatto per un al-tro mercato invisibile e specializzato, mentre i centri massaggi spesso mascherano prestazioni sessuali.

Queste relazioni mettono in luce come, all’interno di questi ambiti, possono integrarsi mercati fino a primaseparati (strada e indoor) o svilupparsi (mercato indoor) doppi mercati, uno visibile e uno invisibile con seg-menti di mercato specializzati che, per molte persone straniere che si prostituiscono, potrebbero tradursinel peggioramento delle condizioni di sfruttamento, oppure, potrebbero favorire lo sfruttamento sessualedi minori dei quali i Paesi dell’est Europa attualmente sono i principali fornitori per i nostri mercati.Infatti, sempre più spesso, nella prostituzione indoor di appartamento si riscontra la presenza di minori ro-

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mene. In molte delle recenti operazioni di polizia sono emerse persone sfruttate dall’est Europa, due sonole principali tipologie di vittime: minori romene o donne, sempre romene, sopra i 30 anni. I minori coinvoltiin questo circuito vengono intercettati quasi esclusivamente dalle Forze dell’Ordine, quasi sempre per caso,mai da investigazioni relative alla presenza di minori nel mercato indoor. L’azione sociale in questo ambitoè assente, non è in grado né di osservare né di far emergere questo fenomeno nella sua complessità. Gli in-terventi sociali, infatti, sono presenti solo sul mercato visibile della prostituzione di strada ma non in quelloindoor, su questo specifico aspetto, l’azione sociale, qualora intenda restare al passo delle continue trasfor-mazioni che la prostituzione nella sua connessione con la tratta evidenzia, dovrà aprire una profonda rifles-sione.

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2. SPAZIO DOMANDE E DIBATTITO

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SPAZIO DOMANDE

Caterina Segata – Società DolceSono rimasta molto colpita dall’immagine dei minori che, per trovare lavoro, partono dal contesto di partenzacome adulti e, una volta arrivati in Italia, vengono classificati come minori. Volevo sapere se questo caratterizzaanche le donne minori che partono e se ci sono dei suggerimenti su come, a livello di Politiche Sociali, l’Italia pos-sa trovare delle risposte.

Francesco Ferrari – Associazione fiori di stradaSono Presidente di un’Associazione che lavora attraverso unità di strada a Bologna.Mi ha colpito molto il rapporto che le nigeriane hanno con la chiesa: da una parte hanno un legame molto stret-to e terribile con il loro sfruttatore, dall’altra però hanno anche un legame fortissimo con la loro chiesa. Ogni vol-ta che noi troviamo una ragazza che vuole essere prelevata per entrare in un programma di prevenzione (ciòche noi chiamiamo “la fuga”), questa non lo fa senza il permesso della propria chiesa, che quasi puntualmentenon arriva. Questo rapporto ci è totalmente sconosciuto e volevo capire se ne sappiamo qualcosa di più.

Luciano Serio – Società DolceNon lavoro in maniera specifica nell’ambito trattato oggi. Siccome quando si parla di prostituzione difficilmentesi parla di clienti, mi piacerebbe capire che cosa, e se si riesce a fare qualche cosa, rispetto alla domanda che misembra il vero problema della questione.

Volontaria - in un’unità di stradaLa prostituzione indoor rende le persone sfruttate molto più ricattabili e vulnerabili, essendo precluso ogni con-tatto con l’esterno. Questo fa riflettere, soprattutto quando si sente parlare della regolamentazione della prosti-tuzione attuata in altri paesi europei come risposta allo schiavismo, alla violenza e al racket. Personalmente nonsono favorevole dato il fallimento di questa soluzione all’estero.

Danila Indirli – MagistratoFaccio il magistrato e per dieci anni come pubblico ministero ho coordinato le indagini in materia di sfruttamen-to, abuso e maltrattamento di donne e minori. Mi ha colpito molto l’aspetto di un reclutamento non necessaria-mente forzato. Molte donne scelgono di venire qui attratte dalla possibilità di guadagni facili e mi è capitatomolte volte di vedere situazioni in cui le donne sfruttate si rivolgevano alle forze di polizia più per ricontrattare lecondizioni dello sfruttamento che per uscire da questo meccanismo di violenza. Questo è un punto centrale perconfigurare delle modalità di intervento tanto sotto il profilo processuale come delle politiche sociali.Mi piacerebbe avere una ricognizione sulle strutture e sulle modalità per accogliere minori vittime di tratta.

Giorgio Di Mascio – Società DolceVolevo sapere quanto i mutamenti delle società odierne abbiano in un certo senso abbassato lo stigma anche ri-spetto ai fenomeni della prostituzione.

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DIBATTITO

Claudio Donadel Esperto Progetto WEST

Rispetto alla questione delle chiese pentecostali, l’elemento spirituale è senz’altro una componente fondamen-tale per il target nigeriano. Le donne nigeriane, anche una volta inserite in un programma di protezione speciale,richiedono di poter seguire un percorso spirituale. Sentono fortemente questa esigenza che, per i nostri stereotipiculturali, in teoria confligge con il fenomeno della prostituzione, ma per loro non vi è contraddizione.Non sono così convinto che ci sia il bisogno dell’autorizzazione della chiesa o dei suoi rappresentanti per eserci-tare lo sfruttamento, ritengo piuttosto che le chiese facciano parte di un sistema di riproduzione sociale (We-stern Union, chiese, prostituzione) nel quale interagiscono tutti i soggetti della comunità nigeriana presente inItalia. Se così non fosse sarebbe difficile spiegare perché ad esempio il debito continua ad essere pagato ancheuna volta che una donna recide il legame con la propria sfruttatrice e la denuncia.

Sulla questione della prostituzione indoor, se è vero che tale mercato rende più invisibili e irraggiungibili le perso-ne sfruttate, d’altra parte bisogna abbandonare lo stereotipo secondo cui regolarizzare la prostituzione significaeliminare quella di strada, come qualche anno fa si proponeva di fare la proposta di legge Bossi-Fini-Prestigiacomo.Oggi la prostituzione in appartamento e nei locali rappresenta uno degli ambiti dell’industria del divertimento,ovvero un distretto del piacere che unendo mercati si alimenta e diffonde tra il popolo della notte e non attraver-so un trittico composto da:

• la prostituzione straniera, che nel mercato della prostituzione ha abbattuto i costi, reso trasversale la domandaa tutte le età e ha introdotto l’“esotismo” sul nostro mercato;

• le droghe sintetiche, che nel mercato delle sostanze hanno abbattuto costi ed eliminato la percezione della pe-ricolosità;

• il gioco d’azzardo, che le slot machine hanno proletarizzato e reso a portata di tutti grazie alla loro diffusionenei locali.

All’interno di questo scenario la prostituzione di strada e successivamente quella indoor, pur continuando a rap-presentare segmenti di mercati distinti, sono ormai diventate un mercato unico per molte delle soggettività coin-volte e per molte reti criminali dedite allo sfruttamento.

Francesco CarchediSociologo, Associazione PARSEC

Una lettura che mi ha aiutato molto a capire il rapporto tra la comunità nigeriana e la componente spirituale so-no i libri di De Martino, che propone un’analogia affascinante tra il tarantismo e il woodoo. In ambito nigerianoesiste poi un fenomeno, che è stato messo in evidenza da un lavoro della Questura di Torino, che ha scoperto l’esi-stenza di gruppi maschili particolarmente violenti, parte di un fenomeno che viene definito “cultista” (da “culto”).

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Si tratta di piccolissime sette che producono un’ideologia molto violenta e aggressiva che, a volte, affianca il la-voro delle maman, ma a volte entra in conflitto con il sistema tradizionale di sfruttamento delle nigeriane attua-to dalle stesse maman.

Circa la questione dei minori che partono adulti e arrivano giovani, bisogna tenere presente che le società deipaesi di origine hanno strutture demografiche capovolte rispetto alla nostra. Mentre il nostro paese presenta untasso di invecchiamento altissimo dal momento che ci sono più anziani che minori, in queste società il rapportoè inverso (in Romania i giovani che hanno meno di 30-35 anni sono quasi il 70% della popolazione).

Un altro elemento importante è la de-istituzionalizzazione degli orfanotrofi che è stata avviata in Romania nel2002-2003, poiché era una delle condizioni per entrare nell’Unione Europea. Delle migliaia di minori che vi vive-vano, una parte si è reinserita ma un’altra è finita per strada e molti di loro sono proprio quelli che vengono inItalia.

Il punto importante è che la fascia di minori espatriati, in base ai dati che abbiamo sui minori non accompagna-ti, è fortemente focalizzata in un 70-80% di minori che hanno 17-18 anni. Quindi la categoria “minori non ac-compagnati” non deve essere considerata statica o astratta, bensì una categoria di transizione. Quando i nostriservizi li intercettano, questi minori sono quasi sempre diciassettenni, e prima che si attivino procedure di inter-vento specializzato il ragazzo diventa maggiorenne per cui si innescano altre problematiche.

Bisogna poi tener presente che molti scappano subito; nei centri di prima accoglienza c’è un turn over enormeperché questi ragazzi non si concepiscono come minori. Da una parte è un punto di forza, in quanto ci tranquil-lizza sapere che in un certo senso sanno come muoversi, dall’altra però è un punto di debolezza perché la nostranormativa prevede forme di protezione sociale di particolare rilievo per il minore d’età.

La scuola dell’obbligo, in un’ipotetica riforma, potrebbe prevedere una sorta di forma congiunta di studio-lavoropagato per rispondere a un’esigenza di reddito e di formazione, anche se mi rendo conto che è un’utopia allostato puro.

Una cosa che in un certo senso può tranquillizzarci è che la Romania, ora che è entrata nell’Unione Europea eche presenta un tasso di sviluppo altissimo, possa rafforzare le politiche di protezione sociale a tutela dei minorie, stando alle prospettive degli studiosi di migrazioni internazionali, invertire il trend diventando un paese di im-migrazione.

Giuseppe SciortinoSociologo, Università di Trento

Personalmente non trovo molto sorprendente la crescita dei minori dopo il 2000 nel mercato della prostituzione,considerando che a partire da quell’anno la repressione della prostituzione in strada è cresciuta. In questo modo,la minore età in Italia è diventata tecnicamente uno strumento di protezione dall’espulsione, quindi verosimil-

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mente è destinata a crescere tutte le volte che l’efficacia dello strumento dell’espulsione aumenta.Questa considerazione solleva un altro problema spinoso: accoglienza vuol dire attrazione. Qualunque strumen-to efficace di inserimento del minore non accompagnato probabilmente innesca ulteriori arrivi, dando luogo aun meccanismo che è insostenibile sul lungo periodo (basti pensare che nelle città del nord Italia c’è un numerodi minori accompagnati ben superiore alla media europea).Per questo motivo non vedo altre alternative a politiche di rimpatrio assistito piuttosto sistematiche e ferme, pursapendo quanto siano difficili e costose.

Non so se la prostituzione straniera abbia aumentato la diffusione del fenomeno stesso della prostituzione, èpossibile che ne abbia semplicemente aumentato la visibilità. Oppure che abbia spinto, attraverso l’abbassa-mento dei prezzi, alcuni a fare un maggiore uso di questo servizio.Penso che il vero problema italiano sia quello di non aver scelto un modello di intervento. Essendo il mercato del-la prostituzione un mercato illegale, le opzioni percorribili in genere sono due:• repressione: ma in questo caso i clienti devono essere sanzionati e le prostitute espulse• regolamentazione: legalizzazione e trasformazione del mercato in un mercato regolare a tutti gli effetti - inclusala possibilità per gli imprenditori di organizzare il servizio in forme professionaliIndipendentemente da quale delle due misure sia più giusta, la cosa peggiore è continuare a barcamenarsi nelnon scegliere. In Italia non si fa che parlare di riduzione del danno ma, di fatto, c’è un congelamento delle posi-zioni che è ancora più controproducente perché cumula i difetti delle due scelte politiche.

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3. TAVOLA ROTONDA: ESPERIENZE E STILI DIACCOGLIENZA A CONFRONTO

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3. TAVOLA ROTONDA: ESPERIENZE E STILI DIACCOGLIENZA A CONFRONTO

Presiede e conduceMichele PorruResponsabile Area Integrazione Sociale, Cooperativa Sociale Società Dolce

Il preludio di questa seconda parte di seminario è stato sicuramente molto interessante, sotto il profilo del-le relazioni e delle sollecitazioni che ci sono giunte e che sono entrate nel cuore del cuore del problema.Dopo un’analisi del fenomeno così autorevole, ci addentriamo ora nel quadro reale del sistema servizi terri-toriale, mettendo a specchio diverse esperienze significative.Che accade adesso? A questo secondo blocco partecipano significativi rappresentanti dell’Amministrazio-ne Pubblica (Comune di Bologna) e del Privato Sociale, impegnati in attività di Pronto Intervento sui Minorie nella Lotta al Fenomeno della Tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Sarà la loro voce diretta a raccon-tarci di esperienze diverse ma, come vedremo, non certo isolate fra loro. Abbiamo fiducia di dare anche noivita ad un confronto stimolante e costruttivo. Nella scelta dei relatori Società Dolce si è mossa cercando diportare a questo tavolo un ventaglio di esperienze sufficientemente rappresentativo del sistema/servizi at-tualmente agìto in Emilia relativamente ai fenomeni di cui oggi parliamo.

Per ragioni di capienza e di tempi non abbiamo potuto inserire tutte le esperienze e ci scusiamo se qualcu-no si sentirà, o si è sentito, in qualche modo lasciato da parte. Noi abbiamo cercato, in assoluta buona fede,di delineare un quadro quanto più possibile esaustivo. Avevamo in programma l’intervento della dott.ssaLolli dell’ Ufficio Attività Sociali di Prevenzione del Comune di Bologna, Settore Politiche per la Sicurezza, inrappresentanza di un una rete composta da altre importantissime realtà che da ormai molti anni lavoranoegregiamente sul territorio nella lotta alla prostituzione. Purtroppo la dott.sa Lolli, per impegni sopraggiun-ti, non ha potuto raggiungerci. Mi auguro vi sia presto un’altra buona occasione per arricchire ulteriormen-te questo confronto. Il tempo è comunque aggressivo, come si suol dire. Lascio quindi la parola ai relatori,partendo da una piccola presentazione del primo intervento, con il quale daremo voce al Servizio Minori eFamiglie – Pronto Intervento Minori, Comune di Bologna, alla sua esperienza in termini di tutela di minoriche si trovano in stato di abbandono e di minorenni vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Sen-tiremo dalla relazione della dott.ssa Collina di come sia complesso accogliere e tutelare laddove una pro-blematica come lo sfruttamento sessuale viene vissuta in età adolescenziale. Vedremo quali sono le siner-gie attive sul territorio bolognese, rileveremo le collaborazioni in essere. Entreremo nel dettaglio dei pro-getti attuati e constateremo le criticità.

Lascio quindi la parola ad Emma Collina, che è Responsabile del Servizio Pronto Intervento Minori.

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INTERVENTI

Emma CollinaResponsabile Pronto Intervento Minori, Comune di Bologna Servizio Minori e Famiglie

Ringrazio Società Dolce e i relatori che ci hanno preceduto per gli spunti e le riflessioni interessanti. Vorreiinizialmente puntualizzare due cose in relazione al trattamento dei minori stranieri non accompagnati. Nel-la città di Bologna il fenomeno è molto rilevante, anche se fortunatamente il numero di ragazzi che aderi-scono a progetti di accoglienza è in aumento (attualmente stimato attorno al 20%). Dai 120 ragazzi accoltinel 2001 in pronta accoglienza, siamo passati a 500 nel 2006. Questi ragazzi provengono dall’Albania, dalMarocco e dalla Romania, ma nel loro paese di origine non vivono in strada, altrimenti non avrebbero le ri-sorse materiali per venire qui. A partire dagli anni 2005-2006 sono comparsi anche ragazzi provenienti dal-l’Afghanistan. Generalmente richiedono asilo e presentano un trascorso di traumi e situazioni particolar-mente delicate, talvolta anche problemi psichiatrici. L’offerta dei progetti di accoglienza, sebbene non com-petitiva, prevede che i ragazzi possano svolgere un’attività lavorativa nonostante la minore età.

Un ulteriore aspetto importante è che è difficilissimo proporre a questi ragazzi progetti di rimpatrio. Sonoragazzi che contraggono un debito e sentono fortissimo, nei confronti della famiglia, l’impegno di estin-guerlo per tutto il periodo di permanenza.

Tengo a sottolineare il fatto che stiamo parlando di minori, ma soprattutto di adolescenti femmine vittime ditratta da sfruttamento.Tale precisazione è importante perché l’evento traumatico appare in un momento cru-ciale della vita, un momento di costruzione dell’identità in cui un adolescente dovrebbe avere un punto di ri-ferimento adulto, da criticare o provocare, ma pur sempre un riferimento. Questo comporta il rischio di identi-ficare il protettore con questo ruolo, nei confronti del quale spesso le ragazze si legano sentimentalmente; op-pure esiste il rischio che le ragazze si isolino, mostrandosi reticenti verso l’esterno sfiduciate verso gli altri.

Nel corso degli anni il fenomeno della tratta si è molto modificato.Tra il 2000 e il 2004 la maggior parte delleragazze sono arrivate al servizio attraverso una stretta collaborazione con le Forze dell’Ordine, in particolarecon la squadra mobile della Questura di Bologna e coi Carabinieri. Nella maggior parte dei casi le ragazzeavevano già fatto la scelta di denunciare o avevano già sporto denuncia. Si trattava soprattutto di minoriprovenienti dalla Nigeria e dall’Albania, ma c’erano già le prime presenze dalla Romania. Nei casi trattati leragazze si sono sentite protette e rassicurate proprio dalla presenza della polizia, cui hanno continuato a fareriferimento soprattutto nel primo periodo di inserimento in struttura. Erano ragazze tra i 16-17 anni, partitedal loro paese di origine con il desiderio di migliorare le proprie condizioni economiche e quelle della fami-glia, violentate e abusate dagli sfruttatori, vendute anche per più di una volta. A volte hanno visto sfumare lapossibilità di forti guadagni a fronte di inattesi livelli di sfruttamento, oppure si sono fermate perché in gravi-danza (anche se spesso si prostituiscono lo stesso) o perché hanno avuto gravi problemi ginecologici.

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Il fenomeno si è modificato, anche numericamente. Si è passati da 19 accoglienze nel 2001 (pronta acco-glienza non ancora dedicata alle ragazze), a 38 nel 2002, 89 nel 2003 e, in crescendo, 416 nel 2005, corri-spondenti a 204 ingressi in pronta accoglienza (alcune ragazze venivano portate più di una volta). Nel 2006ci sono stati 508 ingressi, corrispondenti a 233 ragazze. Nel corso degli ultimi due anni le ragazze transitatenella pronta accoglienza provengono per lo più dalla Romania e dalla Moldavia. Nel 2003 è stata importan-tissima la collaborazione con il Ceis di Modena, l’associazione Marta e Maria e il Comune di Modena, perl’attivazione di progetti di inserimento e protezione sociale o anche di rimpatrio assistito. In alcuni casi ab-biamo dovuto predisporre progetti di tutela anche in altre città. Nel 2004 il Comune di Bologna ha deciso diaccogliere minori vittime della tratta in una comunità educativa gestita dal Ceis di Modena e successiva-mente, nel marzo 2006, il Comune ha attivato una Convenzione con Società Dolce per la gestione di unapronta accoglienza femminile, funzione che fino a quel momento era stata svolta dalla comunità “Il ponte”,che però accoglieva sia ragazze che ragazzi.

La Ginestra non accoglie solo ragazze vittime di tratta da sfruttamento sessuale, ma anche minorenni stra-niere non accompagnate, ragazze rom sorprese a compiere piccoli reati o anche a prostituirsi, ragazze chesi allontanano da casa o che scappano da Comunità, o infine ragazze che si trovano sul territorio bologneseprive di riferimenti genitoriali. La pronta accoglienza è un’esperienza fortissima che necessita ancora di ag-giustamenti e di una stretta collaborazione tra enti locali, magistratura ordinaria e minorile, la Questura e ilprivato sociale. Molto importante in questo periodo è stata la collaborazione con gli ospedali cittadini, chesegnalano la presenza di donne gravide o neomamme vittime della tratta.

Nel 2006 abbiamo avviato una trentina di progetti di protezione di ragazze minorenni (20 per ragazze pro-venienti dalla Romania, 3 dalla Nigeria, le restanti da Albania, Ghana, etc.) e 16 progetti di rimpatrio in Ro-mania, Albania e Ghana. Per quanto riguarda il rimpatrio assistito ci siamo avvalsi della collaborazione conl’OIM di Roma in quanto è necessaria una preparazione e una conoscenza il più possibile accurata del con-testo di provenienza delle ragazze, per dare garanzie di reale aiuto e credibilità agli occhi delle ragazze, an-che sotto il profilo della sicurezza.

Cito brevemente le azioni che il servizio mette in campo in collaborazione con le comunità di accoglienza,che sono l’aggancio e la pronta accoglienza:

• percorso di protezione sociale e tutela in sede legale• percorso di accompagnamento nella regolarizzazione amministrativa• tutela e prevenzione sanitaria• sostegno psicologico e psichiatrico• progettazione educativa• accompagnamento alla maggiore età

Alcuni di questi punti presentano delle criticità.

Per quel che riguarda la progettazione educativa, è di fondamentale importanza che la ragazza comprendainnanzitutto i propri diritti e le opportunità che il percorso di protezione sociale offre. In seguito si predi-

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spone una relazione informativa all’autorità giudiziaria e la richiesta di apertura di tutela.E’ evidente come l’offerta del servizio non sia competitiva: una borsa lavoro a fronte di centinaia di euro al gior-no, un posto in una comunità con le sue regole a fronte di una libertà seppur relativa, la promessa di un per-messo di soggiorno a fronte della consapevolezza di non poter essere espulse, chiaramente non è allettante.Per quanto riguarda tutela e prevenzione sanitaria, sostegno psicologico e psichiatrico, stiamo lavorandocon il Centro Donne Straniere, lo spazio giovani e con l’equipe di neuropsichiatria dell’età evolutiva dell’O-spedale Maggiore nella cura e prevenzione di malattie sessualmente trasmesse, controlli ginecologici, con-trolli in gravidanza. Ci sono collaborazioni in corso, quindi, ma c’è sempre molto da fare.

Per il minore è difficile il rilascio del permesso di soggiorno, sebbene esista un certo margine di discreziona-lità da parte delle Questure. Un’interpretazione restrittiva della norma e i lunghi tempi di rilascio non age-volano il lavoro e vanno a ledere la motivazione della minore.

Mi vorrei soffermare sul passaggio alla maggiore età che rappresenta indubbiamente un elemento di gran-de criticità: le ragazze hanno un forte bisogno di non essere abbandonate a loro stesse e di poter contaresu un accompagnamento successivo. Chiaramente è difficile il reperimento di risorse rivolte a ragazze inambito cittadino. L’offerta rivolta ai ragazzi è invece un po’ più ampia.

C’è poi un altro punto difficile da trattare che è quello della prostituzione maschile minorile. Facciamo an-cora fatica a capire come funziona il fenomeno, vengono fatte ancora poche riflessioni ma sappiamo dall’u-nità di strada che ci sono minori che si prostituiscono in alcune zone della città. Probabilmente non siamoin presenza di sfruttamento, ma sono solo delle ipotesi, in realtà non lo sappiamo.

I pochi contatti avuti con i ragazzi mostrano una forte reticenza ad affrontare l’argomento, noi stessi nonsappiamo se affrontarlo in ambito prostituzione e/o omosessualità. In genere i ragazzi dichiarano di potersmettere quando vogliono e che lo fanno esclusivamente per mandare soldi a casa. Una possibile strategiadi intervento sarebbe poter usufruire di interventi sia di prevenzione che di riduzione del danno.

Il lavoro con gli adolescenti è un lavoro durante il quale è importante non perdersi mai d’animo, perchéquando tutto sembra funzionare è il momento in cui tutto crolla. I numerosi abbandoni potrebbero sem-brare sconfitte professionali, ma sappiamo quanto sia importante per la ragazze sapere che esiste un luogoper loro, anche attraverso il passaparola. Il tema della tutela e della protezione è fondamentale, ma è ancheattraverso interventi di prossimità che si possono raggiungere obiettivi più definiti.

38

Page 40: LE LUCI E LA STRADA

Maria Roberta GuizzardiCoordinatrice Responsabile Servizi rivolti ai Minori, Cooperativa Sociale Società Dolce

Introduzione di Michele PorruRingrazio Emma per il prezioso contributo e procediamo passando ora dal Pubblico al Privato Sociale. La prossi-ma relazione mi sta particolarmente a cuore perché rappresenta la nostra esperienza diretta raffigurata dallagestione della Pronta Accoglienza femminile cui abbiamo accennato in precedenza. La mia collega, RobertaGuizzardi, che è la Coordinatrice Responsabile dei Servizi rivolti ai minori in difficoltà, illustrerà per la prima voltai dati raccolti nel corso del primo anno di gestione.Per noi è stata un’esperienza significativa, difficile e, per certi versi, anche traumatica perché su questo versanteeravamo un po’ neofiti. La Ginestra ha risposto e risponde ad un bisogno reale ed urgente, offrendo accoglienzaa ragazze che senza di lei non avrebbero potuto essere che collocate in prima battuta presso la PA maschile. Ve-dremo che tale Servizio, nativamente integrato con il Comune di Bologna Servizio Minori e Famiglie, vuole ri-spondere professionalmente agli aspetti multidimensionali dei bisogni che riguardano le ospiti accolte, e deside-ra contribuire a contrastare concretamente i fenomeni di cui oggi parliamo in forme sempre più integrate contutta la rete di attori coinvolti.

Saluto i presenti e ringrazio per l’adesione all’iniziativa. Il mio intervento si colloca nella parte relativa alladescrizione della esperienza di pronta accoglienza di minori di sesso femminile svolta nella città di Bolognaattraverso la gestione della Comunità di Pronta Accoglienza “La Ginestra” avviata il 15 marzo 2006 da Socie-tà Dolce su mandato del Comune di Bologna Servizi minori e famiglie. Sono qui per contribuire ad alimen-tare spunti e suggestioni attraverso quello che potremo definire un piccolo osservatorio privilegiato.

Abbiamo preparato alcune slide, che vi mostriamo.

39

PRONTA ACCOGLIENZA “LA GINESTRA”

Chi accoglie

Ragazze minorenni:

• coinvolte in meccanismi di tratta

• colte in flagranza di reato non imputabili per età

• non accompagnate fermate per identificazione

• con grave disagio familiare

Page 41: LE LUCI E LA STRADA

PRONTA ACCOGLIENZA “LA GINESTRA”

Azioni ed attività

• Garantire ospitalità residenziale protetta 24 ore su 24

• Garantire l’accoglienza

• Svolgere interventi di tipo educativo, assistenziale di base e di cura alla persona

• Effettuare azioni di orientamento e prevenzione sanitaria

• Effettuare azioni di orientamento formativo e di affiancamento nell’apprendimento della

lingua italiana

• Svolgere azioni di mediazione culturale

• Agire in raccordo costante con il Comune di Bologna e gli Enti/Istituzioni coinvolti

Figure professionali impiegate

• Coordinatrice

• Educatrici

• Mediatrice socio-culturale

• Alfabetizzatrici

• Operatrice socio-assistenziale

• Supervisore

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Finalità

• dare immediata e tutelata accoglienza all’emergenza sociale

• rispondere in tempo reale alle emergenze con azione educativa ed osservativa qualificata

• avere cura della persona per il tempo di permanenza

• garantire protezione sociale per ogni ospite

• garantire assistenza tutelare diurna e notturna qualificata

• affiancare gli eventuali percorsi formativi/lavorativi e di tempo libero

• garantire raccordo costante con il Servizio Referente e le altre Istituzioni coinvolte

Page 42: LE LUCI E LA STRADA

Tempi di realizzazione PEI

I tempi specifici dell’intervento educativo variano in funzione alle peculiarità di ogni singolo

caso e vengono definiti di volta in volta in sede di riunione congiunta con l’Ente Committente.

Altre risorse umane impiegate

• Volontari civili

Società Dolce accreditata come Ente per Servizio Civile Nazionale.

Anno 2006/2007 n° 7 progetti e n° 20 volontari accolti di cui una alla Ginestra

• Tirocinanti

Società Dolce attiva tirocini in convenzione con Università, Scuole, Enti di Formazione.

Anno 2006 n° 60 tirocinanti ospitati

41

PRONTA ACCOGLIENZA “LA GINESTRA”

Enti coinvolti

• Comune di Bologna

• AUSL

• Forze dell’Ordine

• Procura della Repubblica

• Tribunale per i minorenni

• Enti Formativi

• Privato Sociale

DATI QUANTITATIVI RELATIVI ALL’ACCOGLIENZA

Periodo campionato 15 marzo 2006 – 31 dicembre 2006

PRESENZE E FLUSSI

PRESENZE EFFETTIVE N. TOTALE FLUSSO190 428

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42

0

20

40

60

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100

120

140

160

180

200

ACCOGLIENZA PER NAZIONALITÀ

Romania

114

Ex-Jugoslavia

45

Moldavia

20

Italia

6

Polonia

2

Albania

1

Russia

1

Cina

1

TOT

190

• Totale presenza: 190 ragazze

• Forte presenza di ragazze provenienti dall’Europa dell’Est

• Dato significativo di ragazze provenienti dalla Romania

RAPPORTO TRA NAZIONALITÀ E MOTIVO DI INGRESSO

E’ utile rilevarlo per:

• Strutturare e costruire nel tempo un intervento educativo sempre più idoneo

• Osservare in una prospettiva temporale i cambiamenti

• Approfondire le origini del fenomeno di tratta di esseri umani

MOTIVO DELL’INGRESSO

N° ragazze

• Tratta a scopo di sfruttamento sessuale 103

• Furto o tentato furto 44

• Accompagnamento a seguito di identificazione 36

• Grave disagio familiare 6

• Fuga da altra comunità 1

Totale 190

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43

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Rapporto tra nazionalità e motivo di ingresso

TRATTA A SCOPO DI SFRUTTAMENTO SESSUALE

• Tutte ragazze provenienti dall’Europa dell’Est

• Dato significativo di ragazze rumene

Polonia

2

Albania

1

Russia

1

Cina

0

Moldavia

18

Italia

0

Ex-Jugoslavia

1

Romania

80

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

Rapporto tra nazionalità e motivo di ingressoGRAVE DISAGIO FAMILIARE

• Prevalgono ragazze di origine slava

• Presenza di ragazze di origine italiana

• Presenza di ragazza di origine cinese

Polonia Albania Russia

0 0 0

Cina

1

Moldavia Italia

2

0

Ex-Jugoslavia

3

Romania

0

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44

0

0,1

0,2

0,3

0,4

0,6

0,5

1

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0,8

0,7

Rapporto tra nazionalità e motivo di ingresso

FUGA DA COMUNITÀ EDUCATIVA

• N° 1 Ingresso di ragazza di origine italiana

Polonia Albania Russia

0 0 0 0 0 0 0

Cina Moldavia Italia

1

Ex-Jugoslavia Romania

0

2

4

6

8

12

10

18

16

14

Rapporto tra nazionalità e motivo di ingresso

ACCOMPAGNAMENTO A SEGUITO DI IDENTIFICAZIONE

• Prevalgono ragazze provenienti dall’Europa dell’Est di origine ROM: Romania ed Ex-Yugoslvia

Polonia Albania Russia

0 0 0 0

Cina Moldavia Italia

32

Ex-Jugoslavia

13

18

Romania

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45

0

5

10

15

20

25

30

Rapporto tra nazionalità e motivo di ingresso

FURTO O TENTATO FURTO

• Ragazze dell’Europa dell’Est: Ex-Jugoslavia e Romania

• Ragazze di origine ROM

Polonia Albania Russia

0 0 0 0 0 0

Cina Moldavia Italia Ex-Jugoslavia

28

16

Romania

FASCE DI ETÀ

Minori da 6 a 11 anni

Minori da 12 a 14 anni

Minori da 15 a 17 anni

Maggiorenni

3

3

12

31

137

4

Italiane Straniere

2% Maggiorenni 6% Minori da 6 a 11 anni

17% Minori da 12 a 14 anni

75% Minori da 15 a 17 anni

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46

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

Rapporto tra motivo di ingresso ed età

FURTO O TENTATO FURTO

Anni 17

7

Anni 16

6

Anni 15

5

Anni 14

4

Anni 13

11

Anni 12

2

Anni 10

6

Anni 8

3

TOT

44

• Presenza di bambine di 8/10 anni

• Molte ragazze in fase di pre adolescenza

0

20

40

60

80

100

120

Rapporto tra motivo di ingresso ed età

TRATTA A SCOPO DI SFRUTTAMENTO SESSUALE

Anni 18

4

Anni 17

78

Anni 16

16

Anni 15

3

Anni 14

2

TOT

103

• Il maggior numero di ragazze dichiara di avere 17 anni

• Qualche caso di ragazze tra i 14 e 15 anni

RAPPORTO TRA MOTIVO DI INGRESSO ED ETÀ

E’ utile rilevarlo per:• Indirizzare l’intervento educativo nel miglior modo possibile tenendo sempre presente la

differenza di età delle ospiti

• Capire la dimensione, anche anagrafica, dei fenomeni per poi elaborare un’analisi esaustiva

della realtà al fine di conoscerla nella sua grande complessità

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47

0

0,1

0,2

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

0,9

1

Rapporto tra motivo di ingresso ed età

FUGA DA ALTRA COMUNITÀ

Anni 17

1

Anni 16 Anni 15 Anni 14 Anni 13 Anni 12 Anni 11 Anni 10

000000 0 0

Anni 8

• N° 1 ragazza in età adolescenziale

0

5

10

15

20

25

30

35

40

Rapporto tra motivo di ingresso ed età

ACCOMPAGNAMENTO A SEGUITO DI IDENTIFICAZIONE

Anni 17

12

Anni 16

6

Anni 15

5

Anni 14

7

Anni 13

2

Anni 12

1

Anni 11

1

Anni 10

1

Anni 8

1

TOT

36

• Prevalenza di ragazze adolescenti

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48

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

CHI CONDUCE LE RAGAZZE IN STRUTTURA

Questura

224

Carabinieri

113

Polfer

24

PoliziaMunicipale

22

ServiziSociali

13

Autonomi (si presentain autonomia)

32

TOT

428

• Il maggior numero di accompagnamenti è effettuato dalla Questura di Bologna

• Ingressi autonomi: N°4 (N°3 per tratta e N°1 per grave disagio familiare) ragazze rientrate in P.A. per chiedere

aiuto a seguito di un primo accompagnamento delle F.O. e N°28 ingressi di minori già ospiti della struttura

allontanatesi impropriamente

0

1

2

3

4

5

6

Rapporto tra motivo di ingresso ed età

GRAVE DISAGIO FAMILIARE

Anni 16

1

Anni 15

1

Anni 14

3

Anni 13

1

TOT

6

• Maggiore presenza di ragazze in età pre adolescenziale

Page 50: LE LUCI E LA STRADA

49

Al di là degli aspetti formali sopra riportati e quindi del compito istituzionale che la “Ginestra” si pone, è im-portante ora invece capire in concreto quali sono le reali difficoltà operative o comunque quali sono le di-namiche educative, ma direi ancor meglio emotive, che quotidianamente l’operatore si trova ad affrontare.Il primo ragionamento è relativo all’aspetto educativo che viene agìto nei confronti di queste ragazze. Infondo è innegabile che nel nostro intervento si nasconde una forte valenza morale, nel senso che anchenon volendo partiamo dal presupposto che ciò che fanno queste ragazze sia sbagliato. Questo non deveovviamente, ed è qui la prima difficoltà, trasformare l’educatore in soggetto giudicante e moralizzatore,portatore quindi di una verità morale sociale che cerca di trasmettere a chi non ce l’ha. Un primo interventodeve invece mirare ad una riattivazione del sistema di valori interno, e quindi psicologico, di queste ragazzeche le porti il più possibile a distinguere e scegliere cosa è per loro giusto o sbagliato.

Le situazioni di violenza psicologica e fisica a cui queste ragazze sono soggette, la deprivazione culturale edaffettiva da cui spesso provengono, hanno di fatto bloccato il loro sviluppo emotivo-affettivo, fra l’altro an-cora in evoluzione vista la loro giovane età, portandole ad una difficoltà nel comprendere gli aspetti deva-stanti di una tale condotta di vita.Tali difficoltà derivano in parte da una possibile dicotomia interna, tra gli aspetti emotivi affettivi e quellicomportamentali sociali. La frase che più spesso ci si sente infatti dire da loro al primo colloquio è:“ma per-ché dovrei smettere? In fondo è un lavoro come un altro e che mi fa guadagnare ben più di altri lavori, così potròavere molti soldi quando mi sposerò con il mio ragazzo e avrò la mia famiglia” (che poi spesso noi sappiamoessere proprio quello che le sfrutta!!).

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

DESTINAZIONE DI USCITA DELLE MINORI

Consegna aifamiliari

13

Sconosciuta

159

Rimpatrio assisitito

1

Trasferito c/oaltre comunità

16

TOT

190

• N° 159 destinazione sconosciuta: autoabbandono• N° 30 ragazze con progetto educativo portato a termine: 13 consegna ai familiari: a seguito di opportuni accertamenti e controlli dei Servizi Sociali competenti 16 trasferimenti in comunità educativa, 1 rimpatrio assistito• N° 1 presenza in comunità

Page 51: LE LUCI E LA STRADA

Di fatto, quotidianamente ci si trova quindi ad offrire un aiuto a chi questo aiuto non lo sta chiedendo e cheanzi, salvo rarissime eccezioni, nemmeno comprende a livello conscio perché dovrebbe essere aiutato.Affrontare il problema quindi su un piano esclusivamente sociale offrendo ad esempio un altro lavoro social-mente più accettato, o un alloggio, è a nostro avviso insufficiente. Perché? Perché, sempre in base alla nostraesperienza, ci pare più efficace, in prima istanza, operare a livello emotivo-affettivo, attraverso la riattivazionedi emozioni dimenticate (o forse mai provate), quali la tenerezza, la gentilezza, l’accudimento, anche attraver-so interventi di vero e proprio “maternage” (e quindi attraverso emozioni primarie di tipo materno).

Crediamo che operando in tal senso si potrà forse riuscire ad incidere all’interno della loro struttura piùprofonda per far sì che siano loro stesse a sentire il desiderio di cambiare stile di vita, a risvegliare al loro in-terno i propri valori, la propria affettività, non mantenendola così disgiunta dalla propria condotta di vita edal proprio corpo. Ci pare necessario lavorare per riuscire a spaccare quella devastante dicotomia fra affet-tività/corpo; affettività/ condotta di vita.

Quando questo primo intervento psico-educativo avrà in qualche modo messo radici, diverrà allora più uti-le un intervento anche a livello sociale (attraverso appunto la protezione, la tutela, l’aiuto socio-assistenzia-le in genere). Certo la protezione in termini di sicurezza e l’assistenza vanno garantite fin dall’inizio, ma nontanto perché siano da stimolo al cambiamento, quanto piuttosto perché rappresentano un necessario sup-porto a chi ha l’opportunità di usufruire di questo servizio. In tal senso vorrei sottolineare l’importanza, peruna buona riuscita del servizio, dell’esistenza di un definito raccordo con le forze dell’ordine e di un lavorosinergico costante e continuo anche con i servizi sanitari.

Una volta implementato l’approccio relazionale sopra indicato, l’intervento educativo deve fare i conti an-che con i brevissimi tempi di permanenza in comunità dovuti all’auto-abbandono, di molte ragazze accoltee quindi con lo scarso spazio temporale educativo a disposizione delle figure operative.Crediamo che questi ostacoli non debbano però indurre a demordere perché a volte anche un solo brevis-simo intervento di questo tipo può attivare un processo di cambiamento forse non consapevole ma inarre-stabile che potrebbe portare in un secondo momento le ragazze a decidere di chiedere aiuto. E questo loabbiamo già osservato in alcune minori rientrate autonomamente o più volte presso la nostra Comunità.Ciò ci permette di percepire un margine di cambiamento possibile che rafforza la convinzione che ci haguidati sin dall’avviamento della struttura.

Da tutto ciò se ne evince l’importanza di avere in equipe operatori che, seppur impiegati in un una struttu-ra a bassissima soglia e a non elevata gratificazione in termini di risultati immediati, dovranno paradossal-mente possedere una grandissima competenza educativa unita a buone abilità psicorelazionali per potercosì fare fronte ad una complessità educativa di altissimo livello.

Concludo dicendo che la nostra esperienza presso la Ginestra ci porta a dire che quello che noi dobbiamoprevalentemente “curare”, nel senso proprio di “aver cura”, in un primo momento dell’accoglienza non è tan-to l’aspetto socio - normativo, quanto piuttosto la sfera emozionale di tutte le ragazze con cui entriamo acontatto quotidianamente.

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Page 52: LE LUCI E LA STRADA

Nicole De LeoOperatrice Unità di Strada, Progetto Artemide

Introduzione di Michele PorruE’ la volta ora di un ‘altra esperienza ineludibile e degna di assoluto interesse: quella che fa riferimento alle azionidel Progetto Artemide, portatore di un’intensa e qualificata attività di strada svolta da un’equipe operativa cheverifica e percepisce quotidianamente l’andamento del fenomeno attraverso azioni concrete volte alla riduzionedel danno nel mondo della prostituzione.Sarà proprio un’operatrice di questo progetto, Nicole De Leo, che saluto, a raccontarci di questa esperienza, dellesue caratteristiche, della sua valenza territoriale, educativa e sociale.Dico solo che il progetto Artemide rientra nelle attività del MIT, il Movimento per l’Identità Transessuale nato nel1979 che offre svariati servizi volti alla difesa di diritti in vari campi sociali.Ne approfitto per segnalare l’iniziativa “I luoghi della prostituzione…la prostituzione nei luoghi” che si svolgerà aZola Predosa, c/o il Comune, il giorno 28 aprile alle 17 e 30.Iniziativa che vedrà la presenza di Francesco Carchedi e che si concluderà con uno spettacolo teatrale dal titoloquantomeno invogliante: Sex Machine.

Io faccio parte del Progetto Artemide, che a sua volta forma parte di un progetto regionale più ampio chia-mato “Oltre la strada”. Il Progetto Artemide consta di tre mediatrici culturali (una nigeriana, una moldava euna albanese) e una coordinatrice. Oltre a queste, io svolgo il ruolo di operatrice alla pari, dal momento checonosco bene il fenomeno della prostituzione avendolo vissuto in prima persona.

La finalità del Progetto Artemide è la riduzione del danno, un obiettivo che attraversa l’intero campo delle“prostituzioni”, per riallacciarmi al termine introdotto da Donadel questa mattina. In particolare, nel nostrolavoro riduzione del danno significa prevenzione sanitaria e mediazione tra la cittadinanza e il target che siprostituisce.

Il fenomeno della prostituzione si evolve e cambia molto facilmente, per cui anziché prevenirlo è necessarioseguirlo e studiarlo per capire come intervenire.

Come unità di strada abbiamo cercato di fare una specie di mappatura rispetto alla prostituzione sommersaper capire questo fenomeno. In un primo momento abbiamo analizzato gli annunci pubblicati su diversigiornali e riviste, focalizzando l’attenzione su “Il Resto del Carlino” dove gli annunci riguardano la zona di Bo-logna e quelle limitrofe (altre province e riviera adriatica).

In seguito, abbiamo elaborato una griglia identificando tutto ciò che in un annuncio potesse risultare signi-ficativo: nome, città, telefono, etc., arrivando a inserire più di settemila annunci.

E’ stato un lavoro svolto giornalmente ed abbastanza faticoso in quanto non ha dato subito risultati. In unaseconda fase abbiamo contattato direttamente le persone, anche per capire se quello che c’era scritto nel

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Page 53: LE LUCI E LA STRADA

giornale corrispondesse alla realtà. Dico questo per ribadire che non è possibile realizzare un intervento fis-so e assoluto, ma di volta in volta si attuano strategie che vanno cambiate in una ricerca che è continua.

La mia condizione di operatrice mi ha messo in una posizione non giudicante rispetto a quello che stavo fa-cendo, e questo è estremamente importante perché apre mille strade. La fase di strada e di contatto è moltodelicata perché può precludere molte cose a seconda di come viene realizzata.

Nel contatto di strada, infatti, la persona che si prostituisce percepisce come noi ci poniamo nei suoi confron-ti. Si tratta, quindi, di un lavoro estremamente delicato in quanto il rapporto di fiducia che si instaura con lepersone in strada serve anche per risalire a certi dati sensibili che spesso è difficile rilevare, come ad esempiola componente minorile.

E’ poi importante entrare in un rapporto di fiducia anche con chi circonda la persona che si prostituisce, dalmomento che spesso le minori sono protette da ragazze più grandi le quali appena vedono il nostro inter-vento arrivano e intervengono. Noi di solito ci presentiamo e spieghiamo cosa facciamo, informando in me-rito ai servizi che la nostra struttura mette a disposizione (l’unità di strada e la rete di servizi sanitari e di ac-coglienza).

Il nostro progetto è focalizzato sulla città di Bologna e sui comuni limitrofi (Castelmaggiore, Calderara, Zola,Anzola, San Lazzaro, etc.). Su tutto l’hinterland bolognese abbiamo stimato 180 presenze per sera, rilevan-do un 15% di minori (basandoci sempre su ipotesi osservative), parlando ovviamente di prostituzione visi-bile. Poi ci sono altre componenti, i transessuali e gli uomini, ma in misura nettamente minore.

Apro una parentesi sulla prostituzione maschile, fenomeno assai poco conosciuto. Il target, nel senso di ge-nere, di persone che vi si rivolge è sempre maschile, ciò che cambia è l’orientamento e le dinamiche di rap-porto. Noi come MIT collaboriamo con il Cassero e con altre Associazioni di omosessuali, sappiamo abba-stanza come funziona questo fenomeno. In genere i minori coinvolti non sono solo rumeni ma anchemaghrebini.

Per quanto riguarda la prostituzione femminile, i gruppi numericamente più consistenti sono quello rume-no e nigeriano, seguiti dalla Moldavia, dalla ex-Yugoslavia e dall’Albania. Il gruppo che in questo momentorichiama più l’attenzione è quello rumeno, dove tra l’altro esiste il maggior numero di ragazze che hannomeno di diciotto anni. Chiaramente è un dato ben difficile da rilevare, in quanto ci possiamo basare solo sulnostro lavoro e la nostra attenzione.

Negli ultimi mesi, da quando la Romania è diventato paese comunitario, il fenomeno ha avuto una sorta dieffetto “Tsunami”. Se a gennaio, infatti, sembrava che il fenomeno si fosse estremamente ridimensionato, ab-biamo visto che in realtà c’è stata una specie di riorganizzazione unita ad una nuova incredibile ondata, alpunto che in alcune zone (es: Borgo Panigale), il fenomeno si è talmente intensificato da diventare solo ru-meno, portando la cittadinanza stessa a rivolgersi alle istituzioni preposte per porre rimedio a questa situa-zione. Noi abbiamo cercato di intervenire per tamponare questo fenomeno, anche se la nostra azione non è

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Page 54: LE LUCI E LA STRADA

più efficace come prima.Tra questo target è molto difficile stabilire chi sia minorenne.Ci sono ragazze che sembrano avere 15 anni. Ripeto però che ci basiamo sulla nostra osservazione. Il feno-meno si evolve anche in base alla richiesta del mercato. Non dobbiamo dimenticare che il mercato deiclienti è molto esigente, le minori ovviamente fruttano molto di più delle donne più mature. E’ fondamen-tale, quando si parla di prostituzione, fare riferimento non solo alle persone che si prostituiscono, ma an-che a chi richiede questo servizio, perché a un certo punto diventa proprio un servizio. Se per strada il rap-porto è sempre più fugace, con la prostituzione al chiuso cambiano le modalità di questo servizio, le esi-genze del cliente che si sente più tutelato e cambiano anche la relazione e le dinamiche tra cliente e pro-stituta.

E’ importante sottolineare che è mutata anche la tipologia delle ragazzine. Se prima erano più ingenue,spaesate e docili, ora sono molto più sicure ed aggressive.Questo è successo perché è venuta meno la paura dell’espulsione, e ciò ha a sua volta comportato maggio-re sicurezza e un atteggiamento sotterraneo delle minori che pensano “non ho più bisogno, non sono piùclandestina”.

Di conseguenza, è diventato più problematico il lavoro tra noi e le persone che si prostituiscono, poichémolte rifiutano il nostro intervento perché non vogliono stare a perdere tempo (e quindi possibili clienti).Il nostro intervento e le nostre azioni sono dirette alla prostituzione di strada, ma stiamo cercando di map-pare e monitorare la prostituzione al chiuso, che è quella parte oscura del fenomeno, meno raggiungibile econtrollabile, e forse per questo quella che fa più gola alle reti criminali.

Dal monitoraggio che abbiamo fatto finora del fenomeno indoor, i dati ci rilevano che il numero delle per-sone che si prostituiscono in appartamento è sostanzialmente uguale a quello delle persone che lo fannoin strada.

Crediamo che un’azione verso i minori possa essere veramente efficace attraverso la sinergia ed un lavorodi rete che veda impegnati insieme i servizi e i progetti del territorio. In campo operativo tutti gli attori de-vono essere presenti e fare la propria parte, perché basta che un pezzo della rete non funzioni o sia assenteper far sì che tutto l’intervento venga vanificato. In questi dieci anni di esperienza abbiamo visto che le mi-gliori buone pratiche sono quelle che hanno continuità e supporto di rete.

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Page 55: LE LUCI E LA STRADA

Don Domenico MalmusiPresidente Associazione Marta e Maria

Introduzione di Michele PorruL’intervento conclusivo di questa tavola rotonda ci fa uscire dal territorio bolognese attraverso l’esperienza diun’Associazione di Modena che si chiama “Marta e Maria”, la quale offre diverse opportunità di aiuto a giovaniragazze e donne attraverso le proprie Comunità e il proprio Centro di ascolto.Passo quindi la parola a Don Domenico Malmusi.

Parto ringraziando Roberta per la bellissima analisi in quanto credo che dopo un anno di esperienza abbia-te fatto un buon lavoro di lettura del fenomeno e delle possibilità di intervento. Illustrerò brevemente lastoria della nostra Associazione poiché credo sia importante per capire quello che facciamo adesso.

L’Associazione è nata nel 1997, anche se già da qualche tempo avevamo cominciato a lavorare con unità distrada, attività che purtroppo da qualche anno abbiamo interrotto non avendo più le forze per portarlaavanti. L’esperienza di strada è importante perché rappresenta un modo molto autentico di incontrare lepersone laddove effettivamente si svolge il loro dramma. Una delle prime cose imparate in strada è stata laconsapevolezza che l’intervento e la condivisione erano insufficienti: era necessario e urgente ridare spe-ranza a queste persone attraverso un progetto di accoglienza.

L’Associazione Marta e Maria è nata da cinque persone, io e altre quattro ragazze di 24 anni, per cui all’epo-ca non avevamo nessuna risorsa personale per poter fare qualcosa. E’ stato grazie all’intervento del Vescovodi Modena che siamo riusciti ad avere un appartamento e ad iniziare l’esperienza dell’accoglienza. Questaesperienza è stata sin da subito significativa perché ci siamo accorti che la realtà della tratta era molto piùgrande e profonda di quanto immaginassimo.

Essere persone “trattate” o “trafficate” è infatti solo uno degli aspetti dei problemi che hanno queste persone,in quanto alle spalle esistono situazioni di disagio psichico e sociale, estrema povertà e violenze intrafamilia-ri. Abbiamo cercato di rispondere a tale complessità strutturando diverse comunità e iniziando la collabora-zione con il CEIS di Modena, in quanto avevamo bisogno di supporto ed esperienza. Attraverso il CEIS abbia-mo lavorato anche a Bologna nel servizio di pronta accoglienza, iniziando nella primavera del 2001 con ungrande sforzo di persone che si sono rese disponibili per ventiquattro ore al giorno. Ho fatto questa brevepremessa per spiegare che l’Associazione nasce per dare un segno di speranza alle ragazze vittime di tratta.

Oggi abbiamo diverse strutture che ospitano in forma stabile 40 persone, fra ragazze sfruttate, ragazze condisagio psichico, dipendenza da alcol, bambini piccoli. Nel campo delle minori le tipologie aumentano: oltrea ragazze sfruttate dal punto di vista sessuale ci sono quelle sfruttate per furto e accattonaggio, chi ha subi-to violenza e abusi intrafamiliari, o razze in fuga o cacciate dalle famiglie.L’esperienza della pronta accoglienza è molto difficile per una serie di motivi. Un primo problema è dato

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dal fatto che con le minori non si concorda l’ingresso ma vengono portate dalle Forze dell’Ordine, a volteconvenendo l’orario di ingresso, altre volte nel cuore della notte. Proprio per questo motivo è necessarioche gli operatori abbiano un’attenzione molto forte nel momento del primo incontro con le ragazze. Nonbisogna dimenticare che queste ragazze, dal loro punto di vista, sono delle adulte che pensano di non averbisogno di nessuno e di essere in grado di mantenersi da sole. Per loro è impensabile l’idea di venire affida-te ad una comunità, identificata con un luogo di reclusione anche per il fatto che vi vengono portate dalleForze dell’Ordine.

Pertanto, bisogna saper comunicare alle persone che sono libere e accolte da noi, ed è un aspetto fonda-mentale per poter avere la speranza di realizzare un progetto. Questo ovviamente vuol dire che molte di lo-ro se ne vanno, tuttavia diverse ragazze scappate tengono il numero di cellulare dell’operatrice che le hacontattate la prima volta e con una certa periodicità si fanno sentire.

Un secondo aspetto critico è che siamo di fronte a ragazze abbandonate che hanno avuto esperienze terri-bili in famiglia o sulla strada, e che sentono di non interessare a nessuno. Far comprendere che invece noi,in qualche modo, abbiamo interesse e vogliamo accoglierle è fondamentale. E’ un atteggiamento materno,che trasmette a queste ragazze non solo il nostro interesse, ma anche la sicurezza di un luogo affettivamen-te ricco. L’atteggiamento materno, tuttavia, non deve scadere in un atteggiamento maternale, che portacon sé solo gli aspetti peggiori del ruolo di madre ed esaspera l’accoglienza.

Se per paternale intendiamo un ruolo negativo di un padre che sgrida e da consigli non richiesti, per mater-nale possiamo riferirci a un ruolo meramente consolatorio della madre. Infatti, l’esperienza familiare di que-ste ragazze è spesso quella di una mamma che soffre e piange con loro, atteggiamento che però non fa cheaumentare la loro rabbia perché una madre dovrebbe difendere e non semplicemente consolare. Maternosignifica affettivamente ed effettivamente “ricco”, implica la capacità di non spersonalizzare le ragazze accolteavendo attenzione per la singola persona e i suoi problemi, per poi elaborare un progetto significativo.

Nella pronta accoglienza, un po’ per bisogno e un po’ per scelta, ci sono ragazze di tutti i tipi ma questa cre-do sia una ricchezza. In questo modo, infatti, è più facile comunicare alle ragazze che la comunità non è unghetto per qualcuno o per ex-prostitute. Al contempo, comunichiamo in questo modo che c’è un’attenzio-ne personale sulle persone misurata in base ai problemi e ai bisogni di ognuna (anche se di solito le ragaz-ze richiedono un trattamento uguale per tutte, ma è un’idea di giustizia falsa). Questo ci permette di co-struire un rapporto di fiducia su cui basare il progetto successivo, perché questo è lo scopo della pronta ac-coglienza.

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CONCLUSIONI

Annalisa FacciniResponsabile Servizio Minori e Famiglie, Comune di Bologna

Introduzione di Michele PorruBene, direi che il quadro è disegnato. Sento che i lavori del seminario stanno cominciando a produrre“pensiero”.Questa sensazione mi dà soddisfazione (Benigni direbbe soddisfazione fisica), poiché è proprio con questo spiritoche abbiamo organizzato “Le Luci e la strada”, il nostro primo seminario di approfondimento.Con lo spirito di chi è consapevole, da “produttore di servizi”, di essere al contempo “produttore di pensieri”.Cos’è infatti il lavoro sociale se non un continuo pensare e ripensare ogni giorno, rispetto al presente, al passatoed al futuro? Lavoro sociale significa prima di tutto ricercare il pensiero dei destinatari, degli operatori sociali, ditutti i soggetti che concorrono alla realizzazione dei servizi. Significa essere consapevoli di come ogni lettura diun fenomeno sociale sia, di per sé, parziale, e di come solo nel confronto di sguardi ed approcci differenti si possacercare di coglierne la complessità multidimensionale. Servizi alla persona e Pensieri: ci piace questo Maiuscoloaccostamento. Sia gli uni che gli altri ci appaiono infatti come oggetti immateriali: non si toccano con le mani enon si mangiano a colazione, ma hanno un peso enorme nella vita delle persone.E’ a questo peso che vogliamo dare sempre più merito, attraverso l’organizzazione di convegni quali quello chesta per concludersi. E’ con grande piacere che lascio adesso ad Annalisa Faccini, Responsabile del Servizio Minorie Famiglie del Comune di Bologna, l’ incombenza di tracciare le considerazioni conclusive dei lavori di oggi.

Mi associo ai ringraziamenti già rivolti nella giornata odierna a Società Dolce. Effettivamente credo che lagiornata di oggi sia stata un’occasione di pensiero importante sull’argomento proposto.

Mi occupo di minorenni vittime di tratta e coinvolte dalla prostituzione dal 2001 e considero molto soddi-sfacente che oggi sia stato possibile avere nella nostra città un momento di riflessione che abbia avuto unosguardo sui diversi aspetti di complessità elevatissima (minori migranti, soli, prostituzioni, tratta), ed è la pri-ma volta che capita l’occasione di ragionare sull’incrocio di tutte queste problematiche. Non tanto in viateorica ma partendo dall’esperienza che la città, attraverso i suoi Servizi ed il terzo settore, sta conducendo.

Ringrazio particolarmente anche l’Associazione Marta e Maria, da dove è partita un’esperienza che trovaoggi compimento nella pronta accoglienza “La Ginestra”.

Come Amministrazione abbiamo chiesto a Società Dolce di realizzare una pronta accoglienza rivolta adadolescenti femmine, quindi non solo a minori vittime di tratta.

Questa scelta è stata dettata da più logiche. Una logica economica in senso lato, in quanto non avremmo lapossibilità di dare sostenibilità economica a tanti servizi “dedicati”, con una specializzazione elevata. Ma la

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ragione prevalente, in realtà, è stata quella di pensare alle ragazze coinvolte dalla prostituzione, o trattate,prima di tutto come adolescenti che presentano le stesse problematiche delle altre. I percorsi di disagio e disfruttamento e di emarginazione non possono e non debbono mettere in secondo piano questa loro di-mensione. Inoltre il nostro mandato normativo è di offrire loro tutela in quanto minorenni e naturalmente èin considerazione della loro particolare fragilità che si rende necessario predisporre adeguate azioni di pro-tezione.

Le suggestioni di oggi sono state moltissime, sia sul versante dell’approfondimento della conoscenza deifenomeni connessi al tema della prostituzione minorile, sia sulle pratiche di intervento e sulla loro efficacia.

Credo valga la pena dare un seguito alla riflessione iniziata, anche mediante attività seminariali più ristrette,soprattutto perché risulta necessario promuovere azioni di confronto e di rielaborazione delle prassi che siattuano nell’ambito degli interventi a favore di minori che si presentano a noi in condizioni di bisogno cosìestremo. E che ci impegnano nella ricerca di strumenti e di modelli attraverso i quali agire nuovi e diversi.

Spero che questa giornata sia anche un segnale per la costituzione di una rete di collaborazioni che ha bi-sogno di essere ampliata rispetto alle presenze di oggi.

Quindi grazie ancora per l’ottima mattinata offerta.

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4. GALLERIA FOTOGRAFICA

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4. GALLERIA FOTOGRAFICA

I Relatori

Pietro SegataPresidente Cooperativa Sociale Società Dolce

Alberto AlberaniCooperazione Sociale

Giuseppe SciortinoSociologoUniversità di Trento

Adriana ScaramuzzinoVicesindacoComune di Bologna

Bruno RiccioAntropologoUniversità di Bologna

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Francesco CarchediSociologoAssociazione PARSEC

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Emma CollinaResponsabile Pronto Intervento MinoriComune di BolognaServizio Minori e Famiglie

Nicole De LeoOperatrice Unità di stradaProgetto Artemide

Annalisa FacciniResponsabile Servizio Minori e FamiglieComune di Bologna

Maria Roberta GuizzardiCoordinatrice ResponsabileServizi rivolti ai MinoriCooperativa SocialeSocietà Dolce

Don Domenico MalmusiPresidente Associazione Marta e Maria

Michele PorruResponsabile Area Integrazione SocialeCooperativa Sociale Società Dolce

Claudio DonadelEsperto Progetto WEST

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Testimonianze fotografiche convegno

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La presente pubblicazione è stata interamente realizzata nel rispetto della natura utilizzando carteecologiche, e più precisamente:

• Copertina: Carta Freelife Woodstock Arachide 280 gr.(Prodotta e distribuita in Italia da Fedrigoni)Carta di lunga durata non patinata ottenuta dall’impasto riciclato ecologico composto per l'80% da fibrepost-consumer di pura cellulosa deinchiostrata e da un 20% di pura cellulosa E.C.F. (elemental chlorine free),è completamente biodegradabile e ricilabile. Utilizza fibre provenienti da foreste a coltivazione integrata so-stenibile, in cui viene effettuata una politica di taglio controllato e riforestazione. É conforme alla direttivaC.E. 94/62 che stabilisce il livello massimo di metalli pesanti e si avvale di processi di produzione “Acid Free”.

• Interno: Carta Cyclus offset 100gr.(Prodotta in Danimarca da Dalum e distribuita in Italia da Polyedra)Cyclus è una carta realizzata impiegando interamente fibre riciclate post-consumer (100% Riciclato). Nulla diciò che viene utilizzato nel processo produttivo viene eliminato e, anche gli scarti provenienti dalla lavorazio-ne sono a loro volta riutilizzati per la combustione, la produzione di fertilizzanti e di materiali per l’edilizia.Cyclus è certificata Ecolabel.

La copertina non è stata volutamente plastificata per non invalidare la riciclabilità delle carte scelte.Il nostro è un piccolissimo sforzo per dimostrare che, se lo vogliamo, ognuno di noi nelle scelte quotidianepuò fare qualcosa per migliorare il nostro pianeta.

Finito di stampare nel mese di settembre 2007

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