LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie...

425
Mario Appelius Le isole del Raggio Verde www.liberliber.it Mario Appelius Le isole del Raggio Verde www.liberliber.it

Transcript of LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie...

Page 1: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Mario AppeliusLe isole del Raggio Verde

www.liberliber.it

Mario AppeliusLe isole del Raggio Verde

www.liberliber.it

Page 2: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Questo e-book è stato realizzato anche grazie alsostegno di:

E-textEditoria, Web design, Multimedia

http://www.e-text.it/

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Le isole del Raggio VerdeAUTORE: Appelius, MarioTRADUTTORE: CURATORE: NOTE:

CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/libri/licenze/

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Le isole del Raggio Verde : Cuba,Giamaica, Haiti, Portorico e Piccole Antille / MarioAppelius ; con 64 illustrazioni in rotogravure -Milano : Alpes, 1929 - 414 p., 64 p. di tav. : ill.,1 c. geogr. ; 20 cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 19 settembre 2017

INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa

2

Questo e-book è stato realizzato anche grazie alsostegno di:

E-textEditoria, Web design, Multimedia

http://www.e-text.it/

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Le isole del Raggio VerdeAUTORE: Appelius, MarioTRADUTTORE: CURATORE: NOTE:

CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/libri/licenze/

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Le isole del Raggio Verde : Cuba,Giamaica, Haiti, Portorico e Piccole Antille / MarioAppelius ; con 64 illustrazioni in rotogravure -Milano : Alpes, 1929 - 414 p., 64 p. di tav. : ill.,1 c. geogr. ; 20 cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 19 settembre 2017

INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa

2

Page 3: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO:TRV007000 VIAGGI / Indie Caraibiche e Occidentali

DIGITALIZZAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

REVISIONE:Catia Righi, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected] Righi, [email protected]

PUBBLICATO DA:Catia Righi, [email protected]

Informazioni sul "progetto Manuzio"Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associa-zione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque vo-glia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio-ne e la diffusione gratuita di opere letterarie informato elettronico. Ulteriori informazioni sono di-sponibili sul sito Internet:http://www.liberliber.it/

Aiuta anche tu il "progetto Manuzio"Se questo "libro elettronico" è stato di tuogradimento, o se condividi le finalità del "progettoManuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuosostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente lanostra biblioteca. Qui le istruzioni:http://www.liberliber.it/sostieni/

3

1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO:TRV007000 VIAGGI / Indie Caraibiche e Occidentali

DIGITALIZZAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

REVISIONE:Catia Righi, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected] Righi, [email protected]

PUBBLICATO DA:Catia Righi, [email protected]

Informazioni sul "progetto Manuzio"Il "progetto Manuzio" è una iniziativa dell'associa-zione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque vo-glia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio-ne e la diffusione gratuita di opere letterarie informato elettronico. Ulteriori informazioni sono di-sponibili sul sito Internet:http://www.liberliber.it/

Aiuta anche tu il "progetto Manuzio"Se questo "libro elettronico" è stato di tuogradimento, o se condividi le finalità del "progettoManuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuosostegno ci aiuterà a far crescere ulteriormente lanostra biblioteca. Qui le istruzioni:http://www.liberliber.it/sostieni/

3

Page 4: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

MARIO APPELIUS

LE ISOLEDEL RAGGIO VERDE

(CUBA, GIAMAICA, HAITI, PORTORICO EPICCOLE ANTILLE)

CON 64 ILLUSTRAZIONI IN ROTOGRAVURE

4

MARIO APPELIUS

LE ISOLEDEL RAGGIO VERDE

(CUBA, GIAMAICA, HAITI, PORTORICO EPICCOLE ANTILLE)

CON 64 ILLUSTRAZIONI IN ROTOGRAVURE

4

Page 5: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Indice generaleTRA CIELO E MARE......................................................................................10LA REGINA DELLE ANTILLE......................................................................24L'ISOLA DELLO ZUCCHERO.......................................................................35LE NOZZE D'ARGENTO DI UNA REPUBBLICA.......................................49«ROUGE ET NOIR»........................................................................................58COL GENERALE MACHADO.......................................................................68LE DONNE CHE SI DONDOLANO...............................................................77LA PIAZZA DELLE FRITTELLE...................................................................88TRA CIABATTINI ED OREFICI....................................................................99QUATTRO PROFILI D'EMIGRANTI...........................................................110LA LOCANDA DELLA MORTE..................................................................122IL CASTELLO DELLE SCIMMIE................................................................136IL SOGNO DI UN GIARDINO TROPICALE..............................................146ROMA ED IL PAN-LATINISMO..................................................................156L'ARRIVO DELL'IMPERATORE DELLE AMERICHE..............................169LA SESTA CONFERENZA PAN-AMERICANA.........................................178BILANCIO FALLIMENTARE......................................................................190NICARAGUA, PROBLEMA D'AMERICA..................................................202IL VII CONGRESSO DELLA STAMPA LATINA........................................211LA STAZIONE FERROVIARIA DI RUSPOLI.............................................223ISOLA DI CUBANACAN.............................................................................232I QUATTRO SALOTTI DELL'ATLANTICO...............................................242DA SANTIAGO ALL'ISOLA AZZURRA.....................................................252I «LORDS» E LE «LADIES» DI CIOCCOLATTO.......................................265GIAMAICA, PARADISO DEI TROPICI......................................................276LO ZAFFIRO DEL MARE............................................................................289IL «QUATTRO ALBERI» DEL COMMODORO.........................................302LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE................................................................317IL NIDO DEI CICLONI.................................................................................328LA REPUBBLICA NERA DI HAITI.............................................................337IN MEZZO AGLI ITALIANI DI PORT-AU-PRINCE..................................350LA CITTADELLA DEL RE NERO...............................................................359DA HAITI A SANTO DOMINGO.................................................................369DINANZI ALLE CENERI DI COLOMBO...................................................378L'ALCÁZAR DI SANTO DOMINGO...........................................................387I DIAMANTI NERI DELL'ISOLA DI TRINIDAD.......................................397UNA TAVERNA A PORTORICO..................................................................405IL MEDITERRANEO D'AMERICA.............................................................415INDICE...........................................................................................................424

5

Indice generaleTRA CIELO E MARE......................................................................................10LA REGINA DELLE ANTILLE......................................................................24L'ISOLA DELLO ZUCCHERO.......................................................................35LE NOZZE D'ARGENTO DI UNA REPUBBLICA.......................................49«ROUGE ET NOIR»........................................................................................58COL GENERALE MACHADO.......................................................................68LE DONNE CHE SI DONDOLANO...............................................................77LA PIAZZA DELLE FRITTELLE...................................................................88TRA CIABATTINI ED OREFICI....................................................................99QUATTRO PROFILI D'EMIGRANTI...........................................................110LA LOCANDA DELLA MORTE..................................................................122IL CASTELLO DELLE SCIMMIE................................................................136IL SOGNO DI UN GIARDINO TROPICALE..............................................146ROMA ED IL PAN-LATINISMO..................................................................156L'ARRIVO DELL'IMPERATORE DELLE AMERICHE..............................169LA SESTA CONFERENZA PAN-AMERICANA.........................................178BILANCIO FALLIMENTARE......................................................................190NICARAGUA, PROBLEMA D'AMERICA..................................................202IL VII CONGRESSO DELLA STAMPA LATINA........................................211LA STAZIONE FERROVIARIA DI RUSPOLI.............................................223ISOLA DI CUBANACAN.............................................................................232I QUATTRO SALOTTI DELL'ATLANTICO...............................................242DA SANTIAGO ALL'ISOLA AZZURRA.....................................................252I «LORDS» E LE «LADIES» DI CIOCCOLATTO.......................................265GIAMAICA, PARADISO DEI TROPICI......................................................276LO ZAFFIRO DEL MARE............................................................................289IL «QUATTRO ALBERI» DEL COMMODORO.........................................302LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE................................................................317IL NIDO DEI CICLONI.................................................................................328LA REPUBBLICA NERA DI HAITI.............................................................337IN MEZZO AGLI ITALIANI DI PORT-AU-PRINCE..................................350LA CITTADELLA DEL RE NERO...............................................................359DA HAITI A SANTO DOMINGO.................................................................369DINANZI ALLE CENERI DI COLOMBO...................................................378L'ALCÁZAR DI SANTO DOMINGO...........................................................387I DIAMANTI NERI DELL'ISOLA DI TRINIDAD.......................................397UNA TAVERNA A PORTORICO..................................................................405IL MEDITERRANEO D'AMERICA.............................................................415INDICE...........................................................................................................424

5

Page 6: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

66

Page 7: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

7

TAVOLA I

L’isola di Cuba vista dal canale delle Bahamas

7

TAVOLA I

L’isola di Cuba vista dal canale delle Bahamas

Page 8: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

8

TAVOLA II

Cuba – Sulla strada di Santiago8

TAVOLA II

Cuba – Sulla strada di Santiago

Page 9: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

A MIO PADRE

9

A MIO PADRE

9

Page 10: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

TRA CIELO E MARE

I grandi volatori transoceanici che con uno o due saltiformidabili balzano da un continente all'altro stannorimpicciolendo terribilmente i viaggi «vecchio stile» permare. Chi ha l'abitudine di scrivere per il pubblico leproprie impressioni di viaggiatore ha quasi voglia di sal-tare la pagina oceanica che un tempo costituiva uno de-gli elementi interessanti d'ogni gironzolata per il mondo.La descrizione del «palazzo galleggiante»? La vita ed ipettegolezzi di bordo? La festa per il passaggiodell'Equatore? Gli emigranti che cantano nella quietedei crepuscoli le canzoni della loro patria? L'ufficialettodi belle speranze che fa la corte alla passeggera maturadi prima o alla passeggera acerba di seconda? Sì, franca-mente, riconosco che tutto ciò è diventato «vieux jeu»nel secolo di Lindbergh e di De Pinedo. Può interessarelo spettatore diretto il quale non avendo altro da fare du-rante gli ozii di bordo vi prende magari gusto, ma gli al-tri che sono lontani e che ogni giorno leggono sui gior-nali i voli tra Europa ed Asia, tra Africa ed America,come possono dare retta ad una banale traversata intransatlantico? È come suonare sulla chitarra una canzo-netta napoletana tra una sinfonia di Beethoven ed unatempesta orchestrale di Wagner!

Eppure io penso che anche fra quarant'anni, quandocioè le trasvolate aeree saranno diventate il pane quoti-

10

TRA CIELO E MARE

I grandi volatori transoceanici che con uno o due saltiformidabili balzano da un continente all'altro stannorimpicciolendo terribilmente i viaggi «vecchio stile» permare. Chi ha l'abitudine di scrivere per il pubblico leproprie impressioni di viaggiatore ha quasi voglia di sal-tare la pagina oceanica che un tempo costituiva uno de-gli elementi interessanti d'ogni gironzolata per il mondo.La descrizione del «palazzo galleggiante»? La vita ed ipettegolezzi di bordo? La festa per il passaggiodell'Equatore? Gli emigranti che cantano nella quietedei crepuscoli le canzoni della loro patria? L'ufficialettodi belle speranze che fa la corte alla passeggera maturadi prima o alla passeggera acerba di seconda? Sì, franca-mente, riconosco che tutto ciò è diventato «vieux jeu»nel secolo di Lindbergh e di De Pinedo. Può interessarelo spettatore diretto il quale non avendo altro da fare du-rante gli ozii di bordo vi prende magari gusto, ma gli al-tri che sono lontani e che ogni giorno leggono sui gior-nali i voli tra Europa ed Asia, tra Africa ed America,come possono dare retta ad una banale traversata intransatlantico? È come suonare sulla chitarra una canzo-netta napoletana tra una sinfonia di Beethoven ed unatempesta orchestrale di Wagner!

Eppure io penso che anche fra quarant'anni, quandocioè le trasvolate aeree saranno diventate il pane quoti-

10

Page 11: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

diano d'ogni uomo normale, che anche fra cento anni,quando forse la navigazione marittima sarà addiritturascomparsa, perchè troppo costosa, anche allora vi saran-no sempre gli innamorati del viaggio in piroscafo, quelliche ameranno vedere le terre del passato allontanarsipian piano e svanire nell'incertezza degli orizzonti; espuntare, dopo un grande intermezzo azzurro che ècome una parentesi della vita, altre che via via ingrandi-scono e che parlano all'anima il linguaggio dolce del do-mani e della speranza.

M'è capitato di veder partire De Pinedo a Dakar quan-do il bel Santa Maria ha spiccato il volo dall'Africa alBrasile e più tardi all'Avana, quando con un solo saltos'è divorato il Tropico americano ed il mare dei Caraibi.Ho visto scattare il brasiliano Barros dalle Canarie alleisole di Capo Verde, lo spagnuolo Loriga dalla Maurita-nia a Fernando Pó, i francesi del raid del Madagascar esempre ho avuto l'impressione di un proiettile che sislancia, s'innalza, sparisce. In quegli istanti la mia animavibrava di entusiasmo, invidiava gli eroi che dominava-no le distanze, era come rapita in alto nel vortice diquelle ali superbe! Avrei voluto essere al posto di quegliuomini! Per un momento tutto quel che avevo fatto mipareva straordinariamente piccino, straordinariamenteinsignificante, quasi buffo! Ma poi, passato l'istante diesaltazione, mi dicevo: quando il volare non avrà piùnulla di eroico, quando sarà diventata la faccenduola ditutti i giorni e di tutti i pizzicagnoli, quando il pilota nonsarà più un De Pinedo che anticipa la storia e porta in

11

diano d'ogni uomo normale, che anche fra cento anni,quando forse la navigazione marittima sarà addiritturascomparsa, perchè troppo costosa, anche allora vi saran-no sempre gli innamorati del viaggio in piroscafo, quelliche ameranno vedere le terre del passato allontanarsipian piano e svanire nell'incertezza degli orizzonti; espuntare, dopo un grande intermezzo azzurro che ècome una parentesi della vita, altre che via via ingrandi-scono e che parlano all'anima il linguaggio dolce del do-mani e della speranza.

M'è capitato di veder partire De Pinedo a Dakar quan-do il bel Santa Maria ha spiccato il volo dall'Africa alBrasile e più tardi all'Avana, quando con un solo saltos'è divorato il Tropico americano ed il mare dei Caraibi.Ho visto scattare il brasiliano Barros dalle Canarie alleisole di Capo Verde, lo spagnuolo Loriga dalla Maurita-nia a Fernando Pó, i francesi del raid del Madagascar esempre ho avuto l'impressione di un proiettile che sislancia, s'innalza, sparisce. In quegli istanti la mia animavibrava di entusiasmo, invidiava gli eroi che dominava-no le distanze, era come rapita in alto nel vortice diquelle ali superbe! Avrei voluto essere al posto di quegliuomini! Per un momento tutto quel che avevo fatto mipareva straordinariamente piccino, straordinariamenteinsignificante, quasi buffo! Ma poi, passato l'istante diesaltazione, mi dicevo: quando il volare non avrà piùnulla di eroico, quando sarà diventata la faccenduola ditutti i giorni e di tutti i pizzicagnoli, quando il pilota nonsarà più un De Pinedo che anticipa la storia e porta in

11

Page 12: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

giro la bandiera di un popolo in un alone di gloria, masarà un semplice watchman delle tramvie aeree a tantoal mese, con l'indennità combustibile, quel giorno quan-to sarà stupido viaggiare!

Si partirà con la velocità del lampo da un paese nelquale si è magari vissuti venti o trent'anni, che può esse-re anche la patria che non si vedrà mai più; lo si lascierànello spazio di un baleno senza che gli occhi ne vedanogli ultimi contorni, senza che la memoria s'arricchiscadel loro profilo, senza ascoltare i rintocchi delle ultimecampane, senza sentire il profumo degli ultimi fiori,senza l'estremo colloquio, il grande colloquio muto fral'anima di un uomo e l'anima di una terra. E s'arriverànel paese nuovo in brevissimo tempo, senza avere avutoil tempo di desiderarlo e di amarlo per lo spasimo mede-simo del desiderio, senza vederlo uscire pian piano dalgrande mistero dell'ignoto nella rosata dolcezza di unaaurora piena di promesse, senza poter interrogare i pic-chi, i colli, le spiaggie, le case e chiedere loro: «Checosa mi riservate? che cosa mi darete? che gioie, che fe-licità, che illusioni mi offrite?»

Ed allora lasciate che io vi descriva il mio viaggiotransoceanico «vieux jeu», senza eroismi, senza tempe-ste, senza naufragi, senza novità, senza il piccolo incen-dio a bordo, senza neppure un avvelenamento collettivo,un banalissimo viaggio insomma dell'anno di grazia1927, in un transatlantico di mezzo lusso, in una cabinabianca con le tendine di velluto verde, in una cuccetta

12

giro la bandiera di un popolo in un alone di gloria, masarà un semplice watchman delle tramvie aeree a tantoal mese, con l'indennità combustibile, quel giorno quan-to sarà stupido viaggiare!

Si partirà con la velocità del lampo da un paese nelquale si è magari vissuti venti o trent'anni, che può esse-re anche la patria che non si vedrà mai più; lo si lascierànello spazio di un baleno senza che gli occhi ne vedanogli ultimi contorni, senza che la memoria s'arricchiscadel loro profilo, senza ascoltare i rintocchi delle ultimecampane, senza sentire il profumo degli ultimi fiori,senza l'estremo colloquio, il grande colloquio muto fral'anima di un uomo e l'anima di una terra. E s'arriverànel paese nuovo in brevissimo tempo, senza avere avutoil tempo di desiderarlo e di amarlo per lo spasimo mede-simo del desiderio, senza vederlo uscire pian piano dalgrande mistero dell'ignoto nella rosata dolcezza di unaaurora piena di promesse, senza poter interrogare i pic-chi, i colli, le spiaggie, le case e chiedere loro: «Checosa mi riservate? che cosa mi darete? che gioie, che fe-licità, che illusioni mi offrite?»

Ed allora lasciate che io vi descriva il mio viaggiotransoceanico «vieux jeu», senza eroismi, senza tempe-ste, senza naufragi, senza novità, senza il piccolo incen-dio a bordo, senza neppure un avvelenamento collettivo,un banalissimo viaggio insomma dell'anno di grazia1927, in un transatlantico di mezzo lusso, in una cabinabianca con le tendine di velluto verde, in una cuccetta

12

Page 13: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

larga sessanta centimetri con un materassino che ne hasolo quaranta e che bistratta maledettamente le costole.

La traversata dell'Atlantico, dall'Africa (Dakar)all'America Centrale (Avana), è stata per me una speciedi rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzodi una farsa. Atto primo: partenza dal continente nero;atto secondo: arrivo al Nuovo Mondo; farsa: la vita dibordo.

Se vi interessa, eccovi la rappresentazione.

Atto primo. Africa! Un continente che ha esercitato sudi me fin dall'infanzia una suggestione irresistibile, chemi ha dato le sensazioni più forti della mia esistenza,che si è assorbito diversi anni della mia vita senza che iopossa dolermene, tanto furono movimentati ed intensi,che mi ha dato le gioie più dolci, gli amori più veementie più profondi, le legnate più poderose, le malattie piùcrudeli, le illusioni più rosee, le delusioni più dure, cheinfine ha riempito col suo bello e col suo brutto, col suodolce e col suo amaro, col suo oro e con la sua miseria,la maggior parte della mia gioventù. Africa! Il continen-te nel quale sono sbarcato ancora quasi fanciullo, senzanulla sapere della vita e degli uomini, del bene e delmale, dell'amore e dell'odio, come un uccello che ab-bandona il nido per il primo volo e che mi ha fattouomo, ora dandomi una carezza, ora appioppandomiuna frustata, ora una bacca selvatica piena di assenzio,ora aprendomi grandi strade luminose che davano lavertigine, ora sbarrandomi improvvisamente il camminocon ostacoli insormontabili perchè vi picchiassi il capo

13

larga sessanta centimetri con un materassino che ne hasolo quaranta e che bistratta maledettamente le costole.

La traversata dell'Atlantico, dall'Africa (Dakar)all'America Centrale (Avana), è stata per me una speciedi rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzodi una farsa. Atto primo: partenza dal continente nero;atto secondo: arrivo al Nuovo Mondo; farsa: la vita dibordo.

Se vi interessa, eccovi la rappresentazione.

Atto primo. Africa! Un continente che ha esercitato sudi me fin dall'infanzia una suggestione irresistibile, chemi ha dato le sensazioni più forti della mia esistenza,che si è assorbito diversi anni della mia vita senza che iopossa dolermene, tanto furono movimentati ed intensi,che mi ha dato le gioie più dolci, gli amori più veementie più profondi, le legnate più poderose, le malattie piùcrudeli, le illusioni più rosee, le delusioni più dure, cheinfine ha riempito col suo bello e col suo brutto, col suodolce e col suo amaro, col suo oro e con la sua miseria,la maggior parte della mia gioventù. Africa! Il continen-te nel quale sono sbarcato ancora quasi fanciullo, senzanulla sapere della vita e degli uomini, del bene e delmale, dell'amore e dell'odio, come un uccello che ab-bandona il nido per il primo volo e che mi ha fattouomo, ora dandomi una carezza, ora appioppandomiuna frustata, ora una bacca selvatica piena di assenzio,ora aprendomi grandi strade luminose che davano lavertigine, ora sbarrandomi improvvisamente il camminocon ostacoli insormontabili perchè vi picchiassi il capo

13

Page 14: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ed imparassi a mie spese che la vita è giuoco ed è batta-glia. E nei momenti più penosi m'ha insegnato a sorride-re, e nei più felici a non far castelli in aria, ad amare lavita col suo buono e col suo cattivo, con i suoi alti ed isuoi bassi, con gli inevitabili inciampi, con gli inevitabi-li sdruccioloni, avendo sempre speranza nel domani,sempre fede in me stesso e nella fortuna. Soprattutto miha insegnato a cercare il conforto delle immancabili de-lusioni nelle semplici cose che sono a disposizione ditutti: nella bellezza delle albe e dei tramonti, nella quietedegli angoli solitarii in riva al mare ed ai fiumi, nellosguardo di una donna che ama... Africa! Il continentenel quale ho venduto cartoline illustrate ai turisti di Cai-ro, dove ho servito pranzi e colazioni in un albergo diKartum, portato il cofano del muratore sulla ferrovia diDar-es-Salam, insegnato la dottrina cristiana ai negrettidel Tanganika; il continente nel quale sono stato impie-gato di un mercante ebreo, direttore di un negoziante le-vantino, socio di un industriale greco, poi fabbricante iostesso di doghe e di botti e più tardi grande importatored'olio di palma, per tornare ad essere portiere di un edi-fizio, risalire ai fastigi di amministratore di una pianta-gione coloniale, ricadere ancora e risalire ancora. Chealtalena! che esperienza! che divertimento! che beglianni freschi! carichi, intensi, interessanti! Africa! Afri-ca! Laghi grandi come mari, fiumi immensi, deserti infi-niti, foreste vergini cariche d'ombra e di mistero, minie-re di sale e di diamanti, palme, risaie, coccheti, il Niger,il Nilo ed il Congo, il Marocco ed il Madagascar, il

14

ed imparassi a mie spese che la vita è giuoco ed è batta-glia. E nei momenti più penosi m'ha insegnato a sorride-re, e nei più felici a non far castelli in aria, ad amare lavita col suo buono e col suo cattivo, con i suoi alti ed isuoi bassi, con gli inevitabili inciampi, con gli inevitabi-li sdruccioloni, avendo sempre speranza nel domani,sempre fede in me stesso e nella fortuna. Soprattutto miha insegnato a cercare il conforto delle immancabili de-lusioni nelle semplici cose che sono a disposizione ditutti: nella bellezza delle albe e dei tramonti, nella quietedegli angoli solitarii in riva al mare ed ai fiumi, nellosguardo di una donna che ama... Africa! Il continentenel quale ho venduto cartoline illustrate ai turisti di Cai-ro, dove ho servito pranzi e colazioni in un albergo diKartum, portato il cofano del muratore sulla ferrovia diDar-es-Salam, insegnato la dottrina cristiana ai negrettidel Tanganika; il continente nel quale sono stato impie-gato di un mercante ebreo, direttore di un negoziante le-vantino, socio di un industriale greco, poi fabbricante iostesso di doghe e di botti e più tardi grande importatored'olio di palma, per tornare ad essere portiere di un edi-fizio, risalire ai fastigi di amministratore di una pianta-gione coloniale, ricadere ancora e risalire ancora. Chealtalena! che esperienza! che divertimento! che beglianni freschi! carichi, intensi, interessanti! Africa! Afri-ca! Laghi grandi come mari, fiumi immensi, deserti infi-niti, foreste vergini cariche d'ombra e di mistero, minie-re di sale e di diamanti, palme, risaie, coccheti, il Niger,il Nilo ed il Congo, il Marocco ed il Madagascar, il

14

Page 15: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Transwaal e l'Uganda, l'Eritrea e la Nigeria, felicità e tri-stezza, orgia e fame, baci e pugni, anche qualche erroredi gioventù, anche un po' di agonia in un ospedale mise-rabile... Africa!

Ecco, se ne va, sparisce. Il porto di Dakar è già lonta-no. Già non vedo più l'amico Bagnasco ed i buoni italia-ni del Senegal. La nave passa rasente all'isoletta di Go-rea, che era un tempo il grande emporio dello schiavi-smo e che ora ospita pochi mulatti anemici e tanti tantitopi; sfiora Capo Verde; rotea intorno alla penisola; poiquando è arrivata in un punto dal quale si vede un pano-rama grandioso di sabbie e di palme, la massa grigiadella città imperiale, cocuzzoli dei vecchi forti ed i duepinnacoli del Palazzo del Governatore Generale, lagrande macchia verde del giardino di Hann ed il bloccofantastico degli scogli del serpente, la nave gira su sestessa, dà la poppa all'Africa e s'avvia veloce verso ilsuo nuovo destino.

La costa s'allontana, impiccolisce, sfuma... È solo unastriscia giallo-rosata; meno ancora; solo un pulviscolod'ocra; meno ancora: solo un'ombra... Più nulla. L'Africanon si vede più.

La rappresentazione è durata circa tre ore durante lequali io ho rivissuto tutta la mia vita, ho ricordato tantevicende lontane, ho rivisto tanta gente, ho rigoduto e ri-sofferto, ho riso e tremato, ho sentito punture di vecchiecicatrici, sapore di lontane vittorie, amaro di antiche di-sfatte. Vorrei continuare a vivere ancora un po' il miosogno d'Africa, nonostante sia già caduto il telone sul

15

Transwaal e l'Uganda, l'Eritrea e la Nigeria, felicità e tri-stezza, orgia e fame, baci e pugni, anche qualche erroredi gioventù, anche un po' di agonia in un ospedale mise-rabile... Africa!

Ecco, se ne va, sparisce. Il porto di Dakar è già lonta-no. Già non vedo più l'amico Bagnasco ed i buoni italia-ni del Senegal. La nave passa rasente all'isoletta di Go-rea, che era un tempo il grande emporio dello schiavi-smo e che ora ospita pochi mulatti anemici e tanti tantitopi; sfiora Capo Verde; rotea intorno alla penisola; poiquando è arrivata in un punto dal quale si vede un pano-rama grandioso di sabbie e di palme, la massa grigiadella città imperiale, cocuzzoli dei vecchi forti ed i duepinnacoli del Palazzo del Governatore Generale, lagrande macchia verde del giardino di Hann ed il bloccofantastico degli scogli del serpente, la nave gira su sestessa, dà la poppa all'Africa e s'avvia veloce verso ilsuo nuovo destino.

La costa s'allontana, impiccolisce, sfuma... È solo unastriscia giallo-rosata; meno ancora; solo un pulviscolod'ocra; meno ancora: solo un'ombra... Più nulla. L'Africanon si vede più.

La rappresentazione è durata circa tre ore durante lequali io ho rivissuto tutta la mia vita, ho ricordato tantevicende lontane, ho rivisto tanta gente, ho rigoduto e ri-sofferto, ho riso e tremato, ho sentito punture di vecchiecicatrici, sapore di lontane vittorie, amaro di antiche di-sfatte. Vorrei continuare a vivere ancora un po' il miosogno d'Africa, nonostante sia già caduto il telone sul

15

Page 16: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

panorama di Dakar, così come quando in un teatro, dopoil primo atto di un'opera, ci si apparta in un angolo oscu-ro e tranquillo per restare nella vibrazione musicale cheha squassato l'anima, ma qui non è possibile. Non c'è in-termezzo. Incomincia subito la farsa. Ecco il primo per-sonaggio che già entra in scena.

Dan, Dan! Dan, Dan! La «table d'hôte» è servita.Quattordici giorni dura la farsa, ora briosa come uno

scherzo settecentesco, ora bonaria e paesana come unapastorale della vecchia Arcadia, ora scollacciata comeun vaudeville del teatro parigino. Monsieur, madame etl'ami de madame! Qualche volta, dai ponti di terza vienesu una ondata di canti nostalgici delle Canarie e delleAsturie, che ha l'aria di un grande coro tragico, ma iljazz-band del salone dei concerti interrompe prontamen-te l'effetto scenico ed il charleston col mal di mare di-strae l'orecchio che prestava ascolto ad un pianto dellaterra.

La farsa è un po' lunga, ma i personaggi sono molti.Nientemeno che settecento. C'è un po' di tutto. Nonmancano nè il tenore raffreddato, nè la soprano-dilettan-te, nè il prestigiatore in smoking che non avendo rime-diato nessuna partita di poker si limita a divertire le si-gnore. Pulcinella, Colombina, Don Pasquale, Gianduia,la sora Menica, l'ammalato immaginario, l'arlecchinofinto principe, il granduca russo, il generale centro-ame-ricano, il fuoruscito antifascista, il perito in democrazia,la colonnellessa dell'esercito della Salute, il genio in-compreso, la bella donna che vuol farsi rimborsare il bi-

16

panorama di Dakar, così come quando in un teatro, dopoil primo atto di un'opera, ci si apparta in un angolo oscu-ro e tranquillo per restare nella vibrazione musicale cheha squassato l'anima, ma qui non è possibile. Non c'è in-termezzo. Incomincia subito la farsa. Ecco il primo per-sonaggio che già entra in scena.

Dan, Dan! Dan, Dan! La «table d'hôte» è servita.Quattordici giorni dura la farsa, ora briosa come uno

scherzo settecentesco, ora bonaria e paesana come unapastorale della vecchia Arcadia, ora scollacciata comeun vaudeville del teatro parigino. Monsieur, madame etl'ami de madame! Qualche volta, dai ponti di terza vienesu una ondata di canti nostalgici delle Canarie e delleAsturie, che ha l'aria di un grande coro tragico, ma iljazz-band del salone dei concerti interrompe prontamen-te l'effetto scenico ed il charleston col mal di mare di-strae l'orecchio che prestava ascolto ad un pianto dellaterra.

La farsa è un po' lunga, ma i personaggi sono molti.Nientemeno che settecento. C'è un po' di tutto. Nonmancano nè il tenore raffreddato, nè la soprano-dilettan-te, nè il prestigiatore in smoking che non avendo rime-diato nessuna partita di poker si limita a divertire le si-gnore. Pulcinella, Colombina, Don Pasquale, Gianduia,la sora Menica, l'ammalato immaginario, l'arlecchinofinto principe, il granduca russo, il generale centro-ame-ricano, il fuoruscito antifascista, il perito in democrazia,la colonnellessa dell'esercito della Salute, il genio in-compreso, la bella donna che vuol farsi rimborsare il bi-

16

Page 17: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

glietto, tutte le maschere antiche e moderne dell'umanitàsono rappresentate nel piccolo mondo del transatlanticoed ognuna recita con serietà e bravura la sua piccolaparte, ora scegliendo come scenario un angolo del pontecol chiaro di luna, ora il bar coi lampioncini cinesi, orala cabina del terzo ufficiale, ora il salottino riservatodella vecchia milionaria in viaggio di vedovanza.

Le ragazze cercano marito, i mariti insidiano la mo-glie degli altri, i camerieri vanno a caccia di mancie, lesignore di complimenti, il dottore di malate giovani, lecameriere di viaggiatori galanti. Si balla, si mangia, sisbadiglia, si fornica, si sparla del prossimo, si ascoltanoe si dicono scempiaggini. Non si sa bene se il Coman-dante sia un lupo di mare o un albergatore; se il maîtred'hôtel sia il capo dei camerieri o un diplomatico in in-cognito. Due poltrone e un divano sono per la dittatura,due divani e una poltrona per la democrazia liberale.Mussolini è ormai una salsa che non manca in nessundiscorso. Quando tace la pianola, entra in campo il fo-nografo e quando tutti e due fanno silenzio i bimbis'incaricano dell'orchestra. Siccome gli attori sono anchepubblico, il successo è sicuro. Se tu ridi alla mia barzel-letta, io rido alla tua, se tu mi dici che sono simpatico, ioti dico che sei bella, se tu mi offri un vermuth, io ti pagoun rosolio. E siccome l'elica lavora si arriva al quattordi-cesimo giorno. La farsa è finita. Con l'apparizione delNuovo Mondo ricomincia il dramma.

Atto secondo. Il piroscafo è arrivato troppo tardi perpotere entrare in porto e buttar l'ancora a duecento metri

17

glietto, tutte le maschere antiche e moderne dell'umanitàsono rappresentate nel piccolo mondo del transatlanticoed ognuna recita con serietà e bravura la sua piccolaparte, ora scegliendo come scenario un angolo del pontecol chiaro di luna, ora il bar coi lampioncini cinesi, orala cabina del terzo ufficiale, ora il salottino riservatodella vecchia milionaria in viaggio di vedovanza.

Le ragazze cercano marito, i mariti insidiano la mo-glie degli altri, i camerieri vanno a caccia di mancie, lesignore di complimenti, il dottore di malate giovani, lecameriere di viaggiatori galanti. Si balla, si mangia, sisbadiglia, si fornica, si sparla del prossimo, si ascoltanoe si dicono scempiaggini. Non si sa bene se il Coman-dante sia un lupo di mare o un albergatore; se il maîtred'hôtel sia il capo dei camerieri o un diplomatico in in-cognito. Due poltrone e un divano sono per la dittatura,due divani e una poltrona per la democrazia liberale.Mussolini è ormai una salsa che non manca in nessundiscorso. Quando tace la pianola, entra in campo il fo-nografo e quando tutti e due fanno silenzio i bimbis'incaricano dell'orchestra. Siccome gli attori sono anchepubblico, il successo è sicuro. Se tu ridi alla mia barzel-letta, io rido alla tua, se tu mi dici che sono simpatico, ioti dico che sei bella, se tu mi offri un vermuth, io ti pagoun rosolio. E siccome l'elica lavora si arriva al quattordi-cesimo giorno. La farsa è finita. Con l'apparizione delNuovo Mondo ricomincia il dramma.

Atto secondo. Il piroscafo è arrivato troppo tardi perpotere entrare in porto e buttar l'ancora a duecento metri

17

Page 18: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

dalla gettata di fronte all'arco splendente della città.Sono le due di notte. La capitale s'offre a chi arrivacome una grande massa grigio-viola, avvolta in un gial-lo alone luminoso che la distacca dal resto dell'ombra,tutta punteggiata di lumi e lumicini che si confondonosui limiti dell'orizzonte con i brividi delle stelle e che lafanno somigliare a un antico diadema di famiglia nobile,un po' pesante, un po' troppo carico di cesellature e dipietrine.

La passeggiata litoranea è una sfilata di palazzi e digrattacieli sulla quale è buttato come un vezzo un gran-de arco di pomposi globi elettrici. È l'America! Inco-mincia l'atto secondo della rappresentazione. Altri pas-seggeri hanno come me lasciato le loro cuccette per as-sistere all'inizio dello spettacolo. Erano fino ad ieri per-sonaggi della farsa di bordo, ma in questo momentol'atmosfera del dramma li assorbe nella sua vastità. Han-no lasciato in cabina i costumi e le truccature della far-sa, gli sparati bianchi, gli alti solini, i monocoli, le toi-lettes, le mantiglie, gli scialli, le calze di seta, il rossettodi Coty. Sono in pigiama od in veste da camera, qualcu-no in mutande con addosso un vecchio cappottaccio.Sono più sinceri in questo momento. Più nobili e più de-gni di rispetto. Ognun d'essi contemplando i lumi, inter-roga le cose, conversa con l'ignoto e con se stesso. Nes-suno recita più.

L'America! Chissà che cosa rappresenterà per questimiei compagni di veglia il Nuovo Mondo? Il passato?L'avvenire? Una realtà dolorosa? Una speranza sorri-

18

dalla gettata di fronte all'arco splendente della città.Sono le due di notte. La capitale s'offre a chi arrivacome una grande massa grigio-viola, avvolta in un gial-lo alone luminoso che la distacca dal resto dell'ombra,tutta punteggiata di lumi e lumicini che si confondonosui limiti dell'orizzonte con i brividi delle stelle e che lafanno somigliare a un antico diadema di famiglia nobile,un po' pesante, un po' troppo carico di cesellature e dipietrine.

La passeggiata litoranea è una sfilata di palazzi e digrattacieli sulla quale è buttato come un vezzo un gran-de arco di pomposi globi elettrici. È l'America! Inco-mincia l'atto secondo della rappresentazione. Altri pas-seggeri hanno come me lasciato le loro cuccette per as-sistere all'inizio dello spettacolo. Erano fino ad ieri per-sonaggi della farsa di bordo, ma in questo momentol'atmosfera del dramma li assorbe nella sua vastità. Han-no lasciato in cabina i costumi e le truccature della far-sa, gli sparati bianchi, gli alti solini, i monocoli, le toi-lettes, le mantiglie, gli scialli, le calze di seta, il rossettodi Coty. Sono in pigiama od in veste da camera, qualcu-no in mutande con addosso un vecchio cappottaccio.Sono più sinceri in questo momento. Più nobili e più de-gni di rispetto. Ognun d'essi contemplando i lumi, inter-roga le cose, conversa con l'ignoto e con se stesso. Nes-suno recita più.

L'America! Chissà che cosa rappresenterà per questimiei compagni di veglia il Nuovo Mondo? Il passato?L'avvenire? Una realtà dolorosa? Una speranza sorri-

18

Page 19: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

dente? Il realizzarsi di un sogno? Il dileguarsi di un so-gno? Per me, spensierato bohémien contento della pro-pria sorte, senza famiglia, senza affari, senza program-mi, senza meta, l'America è solamente l'unica parte delmondo che ancora non conosco e che ho lasciato per ul-tima perchè meno delle altre seduceva la mia anima. Po-che volte ho desiderato l'America, però ora che sonoqui, che mancano poche ore perchè vi scenda per viver-vi, si rinnova in me il fenomeno che caratterizza ognimio primo incontro con una terra sconosciuta. Sento ilfascino dell'ignoto che mi aspetta e che è lì a pochi pas-si. Sento una forza che mi attira; nell'anima un po' ditremore, uguale a quello che si prova quando si va alprimo appuntamento di una donna e non si sa ancoraquanto posto essa occuperà nella vostra vita; nel cuoreuna specie di contentezza puerile per il fatto che sto peraggiungere anche l'America alle altre terre che ho vedu-to e nel medesimo tempo una sensazione indefinibileche ha l'aria di allargare a dismisura il mio orizzonte.

Mi trovo nel centro del continente americano, nelcentro dell'immenso golfo storico nel quale le grandi ele piccole Antille possono essere i piloni del ponte idea-le che unirà le due parti del continente, come possonoessere le barriere insormontabili che renderanno impos-sibile la creazione di quel gran ponte sognato da Bolí-var. Lì, verso destra, c'è New-York con tutta la potenza el'orgoglio degli Stati Uniti; lì, verso sinistra, stal'immensità del Brasile ancora coperto di foreste verginie più giù i paesi così pieni di italiani: Uruguai ed Argen-

19

dente? Il realizzarsi di un sogno? Il dileguarsi di un so-gno? Per me, spensierato bohémien contento della pro-pria sorte, senza famiglia, senza affari, senza program-mi, senza meta, l'America è solamente l'unica parte delmondo che ancora non conosco e che ho lasciato per ul-tima perchè meno delle altre seduceva la mia anima. Po-che volte ho desiderato l'America, però ora che sonoqui, che mancano poche ore perchè vi scenda per viver-vi, si rinnova in me il fenomeno che caratterizza ognimio primo incontro con una terra sconosciuta. Sento ilfascino dell'ignoto che mi aspetta e che è lì a pochi pas-si. Sento una forza che mi attira; nell'anima un po' ditremore, uguale a quello che si prova quando si va alprimo appuntamento di una donna e non si sa ancoraquanto posto essa occuperà nella vostra vita; nel cuoreuna specie di contentezza puerile per il fatto che sto peraggiungere anche l'America alle altre terre che ho vedu-to e nel medesimo tempo una sensazione indefinibileche ha l'aria di allargare a dismisura il mio orizzonte.

Mi trovo nel centro del continente americano, nelcentro dell'immenso golfo storico nel quale le grandi ele piccole Antille possono essere i piloni del ponte idea-le che unirà le due parti del continente, come possonoessere le barriere insormontabili che renderanno impos-sibile la creazione di quel gran ponte sognato da Bolí-var. Lì, verso destra, c'è New-York con tutta la potenza el'orgoglio degli Stati Uniti; lì, verso sinistra, stal'immensità del Brasile ancora coperto di foreste verginie più giù i paesi così pieni di italiani: Uruguai ed Argen-

19

Page 20: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

tina. Dinanzi a me, Cuba. Zucchero e tabacco. Spagna eStati Uniti. Neri e mulatti. Ed al di là dell'isola, il Messi-co, Costarica, il canale di Panama, Nicaragua... miniere,rivoluzioni, intrighi, colpi di Stato, convulsioni di re-pubbliche, Calles, Obregón, Porfirio Diaz, drammidell'imperialismo economico, drammi della latinità,drammi di un mondo umano in formazione, tango, char-leston, proibizionismo...

Sento il fascino della grande terra che mi è dinanzi.Vorrei pensare all'Africa che ho lasciato ma non possopiù. È lontana, lontana assai. Ormai l'America mi hapreso nel suo soffio. Non so se l'amerò, ma sento il suorespiro tiepido di creola tropicale che mi sta inebriandocon la soavità di una notte dei Caraibi. Nel silenzio delponte si svolge tra me ed il continente sconosciuto undialogo infantile che forse tacerei, per timore del criticoaustero ed occhialuto, se non avessi l'abitudine di consi-derare il lettore un altro me stesso e di non pensare che alui.

E la terra ha l'aria di dirmi: «Hai fatto bene a venirqui, a non scegliere per il primo incontro la metropolidei dollari e dei grattacieli, tu che vieni dall'Africa delleforeste misteriose che commuovono l'anima, che vienidall'Asia delle grandi religioni mistiche che disprezzanola ricchezza. Senti com'è dolce la mia aria? Senti com'ètiepida la mia notte?»

Ed il mio spirito risponde: «Sì, vengo da te, senza,pregiudizi, senza programmi, senza idee fatte. Per cono-scerti e descriverti ai miei amici come ti sentirò. Solo ti

20

tina. Dinanzi a me, Cuba. Zucchero e tabacco. Spagna eStati Uniti. Neri e mulatti. Ed al di là dell'isola, il Messi-co, Costarica, il canale di Panama, Nicaragua... miniere,rivoluzioni, intrighi, colpi di Stato, convulsioni di re-pubbliche, Calles, Obregón, Porfirio Diaz, drammidell'imperialismo economico, drammi della latinità,drammi di un mondo umano in formazione, tango, char-leston, proibizionismo...

Sento il fascino della grande terra che mi è dinanzi.Vorrei pensare all'Africa che ho lasciato ma non possopiù. È lontana, lontana assai. Ormai l'America mi hapreso nel suo soffio. Non so se l'amerò, ma sento il suorespiro tiepido di creola tropicale che mi sta inebriandocon la soavità di una notte dei Caraibi. Nel silenzio delponte si svolge tra me ed il continente sconosciuto undialogo infantile che forse tacerei, per timore del criticoaustero ed occhialuto, se non avessi l'abitudine di consi-derare il lettore un altro me stesso e di non pensare che alui.

E la terra ha l'aria di dirmi: «Hai fatto bene a venirqui, a non scegliere per il primo incontro la metropolidei dollari e dei grattacieli, tu che vieni dall'Africa delleforeste misteriose che commuovono l'anima, che vienidall'Asia delle grandi religioni mistiche che disprezzanola ricchezza. Senti com'è dolce la mia aria? Senti com'ètiepida la mia notte?»

Ed il mio spirito risponde: «Sì, vengo da te, senza,pregiudizi, senza programmi, senza idee fatte. Per cono-scerti e descriverti ai miei amici come ti sentirò. Solo ti

20

Page 21: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

21

TAVOLA III

Cuba – Un angolo di borgata dell’epoca coloniale21

TAVOLA III

Cuba – Un angolo di borgata dell’epoca coloniale

Page 22: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

22

TAVOLA IV

Paesaggio cubano22

TAVOLA IV

Paesaggio cubano

Page 23: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

prevengo che non sono un tuo innamorato. No, europeo,latino, italiano, sono fiero del mio vecchio continenteglorioso e dovrai essere molto bella, molto grande, mol-to fine, molto buona, per piacermi. So che hai dollari,petrolio e grattacieli, ma cercherò anche il resto.»

I globi elettrici del lungo mare proiettano sull'acqua ilriflesso delle loro luci. Globi potenti di città plutocrati-ca. I lunghi riverberi bianchi arrivano fino alla nave esul tremolìo del mare formano, nella notte deliziosa, unaspecie di grande arpa sulla quale l'America suona perme la sua prima serenata.

L'ascolto con l'anima tesa, perchè può essere anche lasua più bella canzone. Quella che nasce dal mio sogno.

23

prevengo che non sono un tuo innamorato. No, europeo,latino, italiano, sono fiero del mio vecchio continenteglorioso e dovrai essere molto bella, molto grande, mol-to fine, molto buona, per piacermi. So che hai dollari,petrolio e grattacieli, ma cercherò anche il resto.»

I globi elettrici del lungo mare proiettano sull'acqua ilriflesso delle loro luci. Globi potenti di città plutocrati-ca. I lunghi riverberi bianchi arrivano fino alla nave esul tremolìo del mare formano, nella notte deliziosa, unaspecie di grande arpa sulla quale l'America suona perme la sua prima serenata.

L'ascolto con l'anima tesa, perchè può essere anche lasua più bella canzone. Quella che nasce dal mio sogno.

23

Page 24: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LA REGINA DELLE ANTILLE

Non so che impressione possa fare l'Avana ad unoche arrivi per esempio da Londra, da Parigi, da Roma,da New-York. Immagino possa essere diversa da quellache ho avuto io che arrivo fresco fresco dall'Africa Oc-cidentale e che durante sei mesi ho avuto sempre sottogli occhi foreste vergini, grandiose solitudini selvaggie,piccoli centri coloniali oppure città tipo Dakar, Lagos,Accra che, nonostante la loro importanza, non sono cer-to monumentali; e che, soprattutto, ero abituato a vederuna umanità nera, nuda o quasi, semplice, poverella, in-fantile.

Potrei con uno sforzo d'immaginazione mettermi neipanni d'un londinese, d'un parigino, d'un romano, d'uncittadino di Nuova York; sedermi dinanzi ad una bilan-cia, porre in un piattello l'Avana, nell'altro piattello Pic-cadilly Street, la Torre Eiffel, piazza San Pietro e la Fif-ty Avenue; poi trovare il punto di equilibrio ed offrire ailettori una descrizione farmaceutica dell'Avana, ben do-sata, adatta a tutti gli ambienti come una salsa interna-zionale. Contenterei forse in questo modo coloro cheamano i «chiaroscuri». A me piacciono invece le istan-tanee, nette, crude, magari violente, com'escono fuoridall'obiettivo di una macchina fotografica che ha il dia-framma al punto giusto. Dichiarata quindi, per rispettoad Einstein, la mia provenienza sospetta dal regno delle

24

LA REGINA DELLE ANTILLE

Non so che impressione possa fare l'Avana ad unoche arrivi per esempio da Londra, da Parigi, da Roma,da New-York. Immagino possa essere diversa da quellache ho avuto io che arrivo fresco fresco dall'Africa Oc-cidentale e che durante sei mesi ho avuto sempre sottogli occhi foreste vergini, grandiose solitudini selvaggie,piccoli centri coloniali oppure città tipo Dakar, Lagos,Accra che, nonostante la loro importanza, non sono cer-to monumentali; e che, soprattutto, ero abituato a vederuna umanità nera, nuda o quasi, semplice, poverella, in-fantile.

Potrei con uno sforzo d'immaginazione mettermi neipanni d'un londinese, d'un parigino, d'un romano, d'uncittadino di Nuova York; sedermi dinanzi ad una bilan-cia, porre in un piattello l'Avana, nell'altro piattello Pic-cadilly Street, la Torre Eiffel, piazza San Pietro e la Fif-ty Avenue; poi trovare il punto di equilibrio ed offrire ailettori una descrizione farmaceutica dell'Avana, ben do-sata, adatta a tutti gli ambienti come una salsa interna-zionale. Contenterei forse in questo modo coloro cheamano i «chiaroscuri». A me piacciono invece le istan-tanee, nette, crude, magari violente, com'escono fuoridall'obiettivo di una macchina fotografica che ha il dia-framma al punto giusto. Dichiarata quindi, per rispettoad Einstein, la mia provenienza sospetta dal regno delle

24

Page 25: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

foreste vergini, eccovi l'istantanea della regina delle An-tille.

Sole e sole. Un cielo azzurro a baleni d'oro. Un maredi colore incerto tra lo zaffiro e lo smeraldo, venato dariflessi metallici. Ho l'automobile ad ora ed è senza tas-sametro. Incomincio dal porto.

La passeggiata lungo mare – striscione acciecante dicemento – ed il vecchio castello del Morro – massa se-vera e geometrica – formano l'imboccatura strozzata delporto nella quale passano le navi che pare si possanotoccare con mano. Poi il porto s'allarga in una grandebaia ovoidale, gremita di vapori e di velieri, sezionatada moli e da banchine, fasciata di Magazzini Generali edi palazzi, con qua e là un edificio tipo grattacielo, conuna moltitudine di caseggiati irregolari nei quali prevalela tinta bianca, il tutto pieno di sole, stracarico di sole,naufragato nel sole.

In mezzo a questo scenario di calcina l'acqua del por-to, immobile come quella di un lago quando non c'è unasbavatura di vento, è una grande macchia verde-azzurra,oleografica e caramellata. In certe ore del giorno la for-midabile riverberazione solare la trasforma in una lastradi cristallo azzurrino nella quale si specchiano i quartieridel porto, i grattacieli, i campanili, i vapori, la mole gi-gantesca del Morro, le pareti sfaccettate della fortezzadella Cabagna, le nuvolette erranti per il cielo. Allora iriflessi delle due rive empiono il porto con un'altra cittàcapovolta, nitida, luminosa e chi guarda, per poco che silasci suggestionare dallo spettacolo, finisce per confon-

25

foreste vergini, eccovi l'istantanea della regina delle An-tille.

Sole e sole. Un cielo azzurro a baleni d'oro. Un maredi colore incerto tra lo zaffiro e lo smeraldo, venato dariflessi metallici. Ho l'automobile ad ora ed è senza tas-sametro. Incomincio dal porto.

La passeggiata lungo mare – striscione acciecante dicemento – ed il vecchio castello del Morro – massa se-vera e geometrica – formano l'imboccatura strozzata delporto nella quale passano le navi che pare si possanotoccare con mano. Poi il porto s'allarga in una grandebaia ovoidale, gremita di vapori e di velieri, sezionatada moli e da banchine, fasciata di Magazzini Generali edi palazzi, con qua e là un edificio tipo grattacielo, conuna moltitudine di caseggiati irregolari nei quali prevalela tinta bianca, il tutto pieno di sole, stracarico di sole,naufragato nel sole.

In mezzo a questo scenario di calcina l'acqua del por-to, immobile come quella di un lago quando non c'è unasbavatura di vento, è una grande macchia verde-azzurra,oleografica e caramellata. In certe ore del giorno la for-midabile riverberazione solare la trasforma in una lastradi cristallo azzurrino nella quale si specchiano i quartieridel porto, i grattacieli, i campanili, i vapori, la mole gi-gantesca del Morro, le pareti sfaccettate della fortezzadella Cabagna, le nuvolette erranti per il cielo. Allora iriflessi delle due rive empiono il porto con un'altra cittàcapovolta, nitida, luminosa e chi guarda, per poco che silasci suggestionare dallo spettacolo, finisce per confon-

25

Page 26: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

dere le due città, quella di pietra e quella che galleggiasull'acqua e non ritorna in sè che quando vede passareun vapore sulla guglia di un campanile od una vela slit-tare sui balconi di un terzo piano.

Accanto al porto ed alle dogane c'è la vecchia Avanacoloniale degli spagnuoli, ripulita e messa in fronzolidalla smania modernista della Repubblica e dai dollaridegli Stati Uniti, ma rimasta in fondo la medesima, conle strade strette e tortuose nelle quali il tram passa conun rombo d'uragano e le automobili s'imbottigliano ognicinque minuti. È, questo, il quartiere commerciale, quin-di gremito di una folla che trabocca dalle strade troppostrette e che sembra anche più numerosa di quanto nonsia in realtà, perchè è una folla tropicale tutta vestita dibianco, che parla forte, che gesticola molto, che s'abban-dona sui marciapiedi ad effusioni napoletane, che si fer-ma ogni momento per entrare in un bar a dissetarsi consciroppi di cocco, di ananas, di guayabo.

A volte l'automobile scantona in certe strade lateralimeno popolose nelle quali sonnecchiano vecchie casedell'epoca spagnuola, dalle mura di pietra e dagli andro-ni solenni; allora si ha improvvisamente l'impressione diessere trasportato a Cadice od in una veneranda cittàdella Galizia. Ma l'automobile svolta e rientra nel bruli-chio della gente e dei negozi.

In calle Obispo, in calle O' Relly, in calle Margallhanno il loro quartiere generale i grandi magazzini dilusso. Tiranneggiati dal poco spazio e dal desiderio diesporre il meglio che posseggono, hanno finito col ri-

26

dere le due città, quella di pietra e quella che galleggiasull'acqua e non ritorna in sè che quando vede passareun vapore sulla guglia di un campanile od una vela slit-tare sui balconi di un terzo piano.

Accanto al porto ed alle dogane c'è la vecchia Avanacoloniale degli spagnuoli, ripulita e messa in fronzolidalla smania modernista della Repubblica e dai dollaridegli Stati Uniti, ma rimasta in fondo la medesima, conle strade strette e tortuose nelle quali il tram passa conun rombo d'uragano e le automobili s'imbottigliano ognicinque minuti. È, questo, il quartiere commerciale, quin-di gremito di una folla che trabocca dalle strade troppostrette e che sembra anche più numerosa di quanto nonsia in realtà, perchè è una folla tropicale tutta vestita dibianco, che parla forte, che gesticola molto, che s'abban-dona sui marciapiedi ad effusioni napoletane, che si fer-ma ogni momento per entrare in un bar a dissetarsi consciroppi di cocco, di ananas, di guayabo.

A volte l'automobile scantona in certe strade lateralimeno popolose nelle quali sonnecchiano vecchie casedell'epoca spagnuola, dalle mura di pietra e dagli andro-ni solenni; allora si ha improvvisamente l'impressione diessere trasportato a Cadice od in una veneranda cittàdella Galizia. Ma l'automobile svolta e rientra nel bruli-chio della gente e dei negozi.

In calle Obispo, in calle O' Relly, in calle Margallhanno il loro quartiere generale i grandi magazzini dilusso. Tiranneggiati dal poco spazio e dal desiderio diesporre il meglio che posseggono, hanno finito col ri-

26

Page 27: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

durre la muratura al minimo e col fare della stradaun'unica vetrina sgargiante che abbaglia gli occhi e met-te lo spirito di buon umore come se tutti i giorni fosserogiorni di carnevale. Sui minuscoli marciapiedi non pas-sano più di due persone per volta e sull'asfalto non c'èposto che per una sola automobile. La gente si pigia e simescola pittorescamente e le automobili si susseguonoin fila indiana, quasi a passo d'uomo, come un eternocorteo. Ogni negozio ha la sua brava tenda a rigoni poli-cromi per difendersi dal sole e siccome le tende si tocca-no da una parte e dall'altra, succede che la strada intera ècoperta da una specie di velario che ricorda quelli dellacalle de las Sierpes di Siviglia e della calle San Fernan-do di Barcellona, ma con un non so che di americanoche fa pensare ad una spagnuola in vestito da tennis, conla mantiglia ed il pettine di Andalusia.

Finalmente la macchina sbocca sul Prado, lascia lavecchia città coloniale ed infila i quartieri moderni crea-ti dalla Repubblica. Le strade s'allargano, perdono laloro aria di famiglia, diventano paseos ed avenidas, sigonfiano, s'imbellettano, danno l'impressione d'essersimesse in smoking; ma è uno smoking coloniale coi pan-taloni di tela bianca. Pare che una volta ci fossero deigrandi alberi che aggraziavano le strade col loro verde,ma il ciclone dello scorso ottobre li ha abbattuti tutti. Fuuna vera ecatombe di alberi. Ora il Municipio li ha so-stituiti con celerità americana, ma sono ancora piccolinie le grandi avenidas acciecano chi passa col riverberobianco delle facciate di cemento, col riverbero bianco

27

durre la muratura al minimo e col fare della stradaun'unica vetrina sgargiante che abbaglia gli occhi e met-te lo spirito di buon umore come se tutti i giorni fosserogiorni di carnevale. Sui minuscoli marciapiedi non pas-sano più di due persone per volta e sull'asfalto non c'èposto che per una sola automobile. La gente si pigia e simescola pittorescamente e le automobili si susseguonoin fila indiana, quasi a passo d'uomo, come un eternocorteo. Ogni negozio ha la sua brava tenda a rigoni poli-cromi per difendersi dal sole e siccome le tende si tocca-no da una parte e dall'altra, succede che la strada intera ècoperta da una specie di velario che ricorda quelli dellacalle de las Sierpes di Siviglia e della calle San Fernan-do di Barcellona, ma con un non so che di americanoche fa pensare ad una spagnuola in vestito da tennis, conla mantiglia ed il pettine di Andalusia.

Finalmente la macchina sbocca sul Prado, lascia lavecchia città coloniale ed infila i quartieri moderni crea-ti dalla Repubblica. Le strade s'allargano, perdono laloro aria di famiglia, diventano paseos ed avenidas, sigonfiano, s'imbellettano, danno l'impressione d'essersimesse in smoking; ma è uno smoking coloniale coi pan-taloni di tela bianca. Pare che una volta ci fossero deigrandi alberi che aggraziavano le strade col loro verde,ma il ciclone dello scorso ottobre li ha abbattuti tutti. Fuuna vera ecatombe di alberi. Ora il Municipio li ha so-stituiti con celerità americana, ma sono ancora piccolinie le grandi avenidas acciecano chi passa col riverberobianco delle facciate di cemento, col riverbero bianco

27

Page 28: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

dei monumenti di marmo, col riverbero bianco degliasfalti lucidissimi sui quali il sole del tropico proiettacon furore la sua incandescenza.

Ecco il lungo mare! Il Malecón! L'Avenida de Wa-shington! Grandi, larghissime strade, costruite senzaeconomia da un Municipio pieno di dollari durante glianni della guerra europea, quando lo zucchero di Cubaattirava nell'isola centinaia e centinaia di milioni. Ampimarciapiedi, profusione di lampadari, vaste piazze, mo-numenti, chioschi, colonnati. Se tutti i palazzi fosserograttacieli l'Avana avrebbe sul mare uno di quei profilimonumentali di caserma che mandano in solluchero inord-americani, ma gli edifici a grattacielo sono ancorasolo una diecina ed il resto delle costruzioni si componedi palazzetti coloniali pieni di verande e di balconi ches'armonizzano meglio con il dolce smeraldo del mare ecol fiammeggiante oro del sole. In mezzo ad essi i grat-tacieli sono come i brutti sogni di una indigestione!

— Hombre! Fermati un momento, che voglio anch'iobermi uno di questi sciroppi di cocco!

Lo chauffeur soddisfa sorridendo il mio capriccio e lamacchina riparte dopo pochi minuti. Traversa la grandepiazza di Maceo, dominata dall'ardito monumento delgenerale liberatore – il più bel monumento dell'Avana,opera dello scultore italiano Boni – ed imbocca poi ilcaratteristico quartiere del Vedado, cioè la grande Avanamoderna. La Repubblica venticinquenne, mentre si sfor-za di abbellire la vecchia città coloniale, ha sfondatol'antico cerchio urbano ed ha rovesciato al di là come un

28

dei monumenti di marmo, col riverbero bianco degliasfalti lucidissimi sui quali il sole del tropico proiettacon furore la sua incandescenza.

Ecco il lungo mare! Il Malecón! L'Avenida de Wa-shington! Grandi, larghissime strade, costruite senzaeconomia da un Municipio pieno di dollari durante glianni della guerra europea, quando lo zucchero di Cubaattirava nell'isola centinaia e centinaia di milioni. Ampimarciapiedi, profusione di lampadari, vaste piazze, mo-numenti, chioschi, colonnati. Se tutti i palazzi fosserograttacieli l'Avana avrebbe sul mare uno di quei profilimonumentali di caserma che mandano in solluchero inord-americani, ma gli edifici a grattacielo sono ancorasolo una diecina ed il resto delle costruzioni si componedi palazzetti coloniali pieni di verande e di balconi ches'armonizzano meglio con il dolce smeraldo del mare ecol fiammeggiante oro del sole. In mezzo ad essi i grat-tacieli sono come i brutti sogni di una indigestione!

— Hombre! Fermati un momento, che voglio anch'iobermi uno di questi sciroppi di cocco!

Lo chauffeur soddisfa sorridendo il mio capriccio e lamacchina riparte dopo pochi minuti. Traversa la grandepiazza di Maceo, dominata dall'ardito monumento delgenerale liberatore – il più bel monumento dell'Avana,opera dello scultore italiano Boni – ed imbocca poi ilcaratteristico quartiere del Vedado, cioè la grande Avanamoderna. La Repubblica venticinquenne, mentre si sfor-za di abbellire la vecchia città coloniale, ha sfondatol'antico cerchio urbano ed ha rovesciato al di là come un

28

Page 29: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

torrente una nuova città tipica, concepita con larghezzae con regolarità americana, ma avvedutamente mantenu-ta nei limiti ragionevoli di una metropoli coloniale. Cin-que grandi strade, lunghe diversi chilometri, hanno co-stituito l'ossatura del Vedado e coll'andar degli anni loscheletro si è riempito di quarantadue altre strade paral-lele e di un centinaio di strade trasversali, formando unanuova città, nella quale però non vi sono palazzi nè ne-gozi ma solo ville e villette, tutte bianche, tutte capric-ciose, tutte accuratamente pitturate a colla o ad olio, tut-te a pian terreno o ad un sol piano, ognuna col suo giar-dino, col suo cancello, con le sue palme, coi suoi fiori,col suo vestibolo a colonne, con la sua veranda a colon-ne, con la sua gradinata a colonne; con statue, statuine,balconi, poggiuoli, anfore, balaustre, bussole, vetrate,marchesine di ferro battuto, torricelle, cupolette, campa-nilini. È una fantasia architettonica, un giuoco di busso-lotti immaginato da ingegneri e da geometri di buonavolontà, una sceneggiatura edilizia di effetto coreografi-co che stordisce e che in fondo si accorda col troppo az-zurro del cielo, col troppo oro del sole, con la colorazio-ne violenta della flora tropicale, con la opulenza decora-tiva delle palme-cocco che costituiscono l'ornamentopredominante dei giardini.

L'automobile libera da intoppi aumenta la sua veloci-tà e l'occhio riesce appena ad afferrare questa cinemato-grafia di villette bianche, linde e civettuole, che hannol'aria di essere state stirate all'amido, che a volte ricorda-no gli spumoni e le cassate alla siciliana, che non evoca-

29

torrente una nuova città tipica, concepita con larghezzae con regolarità americana, ma avvedutamente mantenu-ta nei limiti ragionevoli di una metropoli coloniale. Cin-que grandi strade, lunghe diversi chilometri, hanno co-stituito l'ossatura del Vedado e coll'andar degli anni loscheletro si è riempito di quarantadue altre strade paral-lele e di un centinaio di strade trasversali, formando unanuova città, nella quale però non vi sono palazzi nè ne-gozi ma solo ville e villette, tutte bianche, tutte capric-ciose, tutte accuratamente pitturate a colla o ad olio, tut-te a pian terreno o ad un sol piano, ognuna col suo giar-dino, col suo cancello, con le sue palme, coi suoi fiori,col suo vestibolo a colonne, con la sua veranda a colon-ne, con la sua gradinata a colonne; con statue, statuine,balconi, poggiuoli, anfore, balaustre, bussole, vetrate,marchesine di ferro battuto, torricelle, cupolette, campa-nilini. È una fantasia architettonica, un giuoco di busso-lotti immaginato da ingegneri e da geometri di buonavolontà, una sceneggiatura edilizia di effetto coreografi-co che stordisce e che in fondo si accorda col troppo az-zurro del cielo, col troppo oro del sole, con la colorazio-ne violenta della flora tropicale, con la opulenza decora-tiva delle palme-cocco che costituiscono l'ornamentopredominante dei giardini.

L'automobile libera da intoppi aumenta la sua veloci-tà e l'occhio riesce appena ad afferrare questa cinemato-grafia di villette bianche, linde e civettuole, che hannol'aria di essere state stirate all'amido, che a volte ricorda-no gli spumoni e le cassate alla siciliana, che non evoca-

29

Page 30: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

no l'immagine di nessuna altra città perchè nessuna altracittà rassomiglia all'Avana. L'impressione del primo col-po d'occhio è indefinibile e varia probabilmente da per-sona a persona. Se io dovessi precisare la mia non sapreifarlo ma evocherei una caotica esposizione di giuocatto-li, di smalti, di pitture fini, di bungalows coloniali, digabbie dorate, di bomboniere, di litografie, di cartolineillustrate, ecc., ecc. Non è che verso la fine che ho pen-sato a Pompei. Arte ed... automobili a parte, l'anticaPompei doveva essere un po' così quando i romani lapopolavano col loro lusso nella magnificenza solare delgolfo partenopeo.

Un fiume magrolino, fatto ancora più miserello da ungran ponte di ferro, è il limite del Vedado. Al di là delVedado la giovane Repubblica ha avuto un sussulto disuperbia ed ha abbozzato il disegno planimetrico diun'altra grande città da costruirsi (Almendares, Mirama-re, Marianao) della quale esistono solamente per ora glistradoni centrali, tracciati con una mentalità da sindacodi Chicago, costruiti con uno sfarzo insolente di vaschee di monumenti, di lampadarii e di giardini, mentremancano le case e gli abitanti, tanto che vien fatto di do-mandarsi se la potenzialità demografica di Cuba sia ingrado di corrispondere alle ambiziose speranze di chi havisto così in grande la sua capitale.

La visione cinematografica dell'Avana finisce in ungrande parco con reminiscenze del Bois de Boulogne ese il termine della lunga corsa in automobile coincidecon un tramonto cubano d'oro e di lapislazzuli, c'è da ri-

30

no l'immagine di nessuna altra città perchè nessuna altracittà rassomiglia all'Avana. L'impressione del primo col-po d'occhio è indefinibile e varia probabilmente da per-sona a persona. Se io dovessi precisare la mia non sapreifarlo ma evocherei una caotica esposizione di giuocatto-li, di smalti, di pitture fini, di bungalows coloniali, digabbie dorate, di bomboniere, di litografie, di cartolineillustrate, ecc., ecc. Non è che verso la fine che ho pen-sato a Pompei. Arte ed... automobili a parte, l'anticaPompei doveva essere un po' così quando i romani lapopolavano col loro lusso nella magnificenza solare delgolfo partenopeo.

Un fiume magrolino, fatto ancora più miserello da ungran ponte di ferro, è il limite del Vedado. Al di là delVedado la giovane Repubblica ha avuto un sussulto disuperbia ed ha abbozzato il disegno planimetrico diun'altra grande città da costruirsi (Almendares, Mirama-re, Marianao) della quale esistono solamente per ora glistradoni centrali, tracciati con una mentalità da sindacodi Chicago, costruiti con uno sfarzo insolente di vaschee di monumenti, di lampadarii e di giardini, mentremancano le case e gli abitanti, tanto che vien fatto di do-mandarsi se la potenzialità demografica di Cuba sia ingrado di corrispondere alle ambiziose speranze di chi havisto così in grande la sua capitale.

La visione cinematografica dell'Avana finisce in ungrande parco con reminiscenze del Bois de Boulogne ese il termine della lunga corsa in automobile coincidecon un tramonto cubano d'oro e di lapislazzuli, c'è da ri-

30

Page 31: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

manere incantati a contemplare la bellezza di un cieloche non ha nulla da invidiare ai cieli di Napoli e di Co-stantinopoli.

L'Avana bisogna vederla così: automobilisticamente:porto-Miramare e ritorno, in una giornata di sole!

Guai a camminare a piedi! Guai a bighellonare per lestrade ed in mezzo alle ville! Guai a far funzionare ilproprio senso critico d'europeo o, peggio ancora, d'ita-liano abituato alle nostre città artistiche nelle quali ilparticolare è più importante del quadro generale! Allorasi scoprono tutti gli innumerevoli difetti di questa gran-de città costruita in fretta da zuccherieri e tabaccai arric-chiti, che hanno pensato più a far grande e lucido che afar bello; ci si accorge della mascherata di stili del Ve-dado al quale è mancato un architetto, si constata il pa-radosso di certe ville che hanno mezza facciata in unostile e mezza in un altro, oppure il pian terreno pom-peiano ed il primo piano gotico o barocco; ci s'accorgeche c'è meno marmo di quanto pareva e più stucco escagliola; si vedono certe fontane impossibili che sem-brano una grande tazza da caffè con la sua brava sotto-coppa, certi colonnati piantati in un giardino senza unaragione al mondo, che pare stiano lì aspettando di esseretrasferiti da un momento all'altro in cima ad un palazzomonumentale, certi gruppi statuari che paiono eserciziscolastici e che sanno lontano un miglio di scalpellino,certe piazze che sono troppo grandi per il formato dellecase che le circondano e che hanno nel mezzo una co-succia di marmo che quasi non si vede oppure un sem-

31

manere incantati a contemplare la bellezza di un cieloche non ha nulla da invidiare ai cieli di Napoli e di Co-stantinopoli.

L'Avana bisogna vederla così: automobilisticamente:porto-Miramare e ritorno, in una giornata di sole!

Guai a camminare a piedi! Guai a bighellonare per lestrade ed in mezzo alle ville! Guai a far funzionare ilproprio senso critico d'europeo o, peggio ancora, d'ita-liano abituato alle nostre città artistiche nelle quali ilparticolare è più importante del quadro generale! Allorasi scoprono tutti gli innumerevoli difetti di questa gran-de città costruita in fretta da zuccherieri e tabaccai arric-chiti, che hanno pensato più a far grande e lucido che afar bello; ci si accorge della mascherata di stili del Ve-dado al quale è mancato un architetto, si constata il pa-radosso di certe ville che hanno mezza facciata in unostile e mezza in un altro, oppure il pian terreno pom-peiano ed il primo piano gotico o barocco; ci s'accorgeche c'è meno marmo di quanto pareva e più stucco escagliola; si vedono certe fontane impossibili che sem-brano una grande tazza da caffè con la sua brava sotto-coppa, certi colonnati piantati in un giardino senza unaragione al mondo, che pare stiano lì aspettando di esseretrasferiti da un momento all'altro in cima ad un palazzomonumentale, certi gruppi statuari che paiono eserciziscolastici e che sanno lontano un miglio di scalpellino,certe piazze che sono troppo grandi per il formato dellecase che le circondano e che hanno nel mezzo una co-succia di marmo che quasi non si vede oppure un sem-

31

Page 32: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

32

TAVOLA V

Cuba – Tipico venditore ambulante

32

TAVOLA V

Cuba – Tipico venditore ambulante

Page 33: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

33

TAVOLA VI

Avana – Sotto un cielo ciclonico e con un mare immobilizzatonella pesante calma tropicale

33

TAVOLA VI

Avana – Sotto un cielo ciclonico e con un mare immobilizzatonella pesante calma tropicale

Page 34: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

plice vassoio di cemento che non si sa che cosa sia e checosa voglia essere.

Un turista americano, di quelli che vengono quid'inverno a migliaia, non s'accorge di questi delitti capi-tali contro l'arte, il buon gusto e lo stesso buon senso,ma un italiano che è nato con l'arte negli occhi, che èabituato da piccolo alla severa armonia delle sue città dimarmo e di travertino, nelle quali le generazioni hannocondensato la raffinatezza del popolo più artistico delmondo, un italiano non può fare a meno di rilevare que-sto difetto organico di costituzione dell'Avana e dopoaver ricevuto quattordicimila pugni negli occhi finiscecol tornare nella vecchia città coloniale spagnuola percercarvi in qualche antico casone, già minacciatodall'americanesimo, qualche linea e qualche tinta ripo-sante.

La regina delle Antille bisogna contemplarla daun'automobile in terza velocità, tra uno sciroppo di coc-co che inzucchera l'anima ed un sorbetto di ananas chedolcifica il sistema nervoso. Il cielo del Tropico ed ilmare dei Caraibi forniscono allo scenario un boccascenameraviglioso entro il quale Avana-la-bianca apparecome una di quelle belle donne che guadagnano quandonon vengono guardate troppo minuziosamente. Racco-mando soprattutto di non usare come fanno i turistiamericani gli occhiali affumicati. Togliere all'Avanal'ornamento del suo sole è come togliere ad una regina ildiadema e le gioie della Corona.

34

plice vassoio di cemento che non si sa che cosa sia e checosa voglia essere.

Un turista americano, di quelli che vengono quid'inverno a migliaia, non s'accorge di questi delitti capi-tali contro l'arte, il buon gusto e lo stesso buon senso,ma un italiano che è nato con l'arte negli occhi, che èabituato da piccolo alla severa armonia delle sue città dimarmo e di travertino, nelle quali le generazioni hannocondensato la raffinatezza del popolo più artistico delmondo, un italiano non può fare a meno di rilevare que-sto difetto organico di costituzione dell'Avana e dopoaver ricevuto quattordicimila pugni negli occhi finiscecol tornare nella vecchia città coloniale spagnuola percercarvi in qualche antico casone, già minacciatodall'americanesimo, qualche linea e qualche tinta ripo-sante.

La regina delle Antille bisogna contemplarla daun'automobile in terza velocità, tra uno sciroppo di coc-co che inzucchera l'anima ed un sorbetto di ananas chedolcifica il sistema nervoso. Il cielo del Tropico ed ilmare dei Caraibi forniscono allo scenario un boccascenameraviglioso entro il quale Avana-la-bianca apparecome una di quelle belle donne che guadagnano quandonon vengono guardate troppo minuziosamente. Racco-mando soprattutto di non usare come fanno i turistiamericani gli occhiali affumicati. Togliere all'Avanal'ornamento del suo sole è come togliere ad una regina ildiadema e le gioie della Corona.

34

Page 35: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

L'ISOLA DELLO ZUCCHERO

Avana ha un po' di Napoli ed un po' di Madrid; dellaNapoli di Santa Lucia e della Madrid di Puerta del Sol;appartiene cioè a quel tipo di città che possono esserepiù o meno belle ed avere un numero maggiore o mino-re di difetti ma finiscono per cattivarsi la simpatia dellostraniero. Avana è simpatica. I suoi cittadini sono per-suasi che essa è la più bella città del mondo. VedereAvana e poi morire, insomma! Esagerano, come tutti ifigliuoli quando parlano della madre e, siccome siamosotto il Tropico, l'esagerazione è in proporzione con latemperatura, però l'entusiasmo dei cubani non è la sde-gnosa sicumera dei parigini pei quali all'infuori di Parisnon ci sono che città di provincia. No, il cubano è cosìbuon ragazzo nel suo delirio per l'Avana, che non vienenemmeno in mente di contraddirlo; si avrebbe l'impres-sione di commettere una cattiva azione.

Città tropicale, quindi sempre piena d'un sole che em-pie gli occhi d'oro luminoso, spiegata quasi per interosulla riva del mare con un arco pieno di grazia parteno-pea, con strade e quartieri di lussuosa apparenza che nonfanno pensare alle viuzze dei rioni popolari, sfogata quae là in grandi piazze che allargano i polmoni e scaccianoi cattivi pensieri, adornata da monumenti e monumentiniche, senza essere capolavori, son pur sempre ninnoli ur-bani d'un certo effettaccio, l'Avana è come quelle perso-

35

L'ISOLA DELLO ZUCCHERO

Avana ha un po' di Napoli ed un po' di Madrid; dellaNapoli di Santa Lucia e della Madrid di Puerta del Sol;appartiene cioè a quel tipo di città che possono esserepiù o meno belle ed avere un numero maggiore o mino-re di difetti ma finiscono per cattivarsi la simpatia dellostraniero. Avana è simpatica. I suoi cittadini sono per-suasi che essa è la più bella città del mondo. VedereAvana e poi morire, insomma! Esagerano, come tutti ifigliuoli quando parlano della madre e, siccome siamosotto il Tropico, l'esagerazione è in proporzione con latemperatura, però l'entusiasmo dei cubani non è la sde-gnosa sicumera dei parigini pei quali all'infuori di Parisnon ci sono che città di provincia. No, il cubano è cosìbuon ragazzo nel suo delirio per l'Avana, che non vienenemmeno in mente di contraddirlo; si avrebbe l'impres-sione di commettere una cattiva azione.

Città tropicale, quindi sempre piena d'un sole che em-pie gli occhi d'oro luminoso, spiegata quasi per interosulla riva del mare con un arco pieno di grazia parteno-pea, con strade e quartieri di lussuosa apparenza che nonfanno pensare alle viuzze dei rioni popolari, sfogata quae là in grandi piazze che allargano i polmoni e scaccianoi cattivi pensieri, adornata da monumenti e monumentiniche, senza essere capolavori, son pur sempre ninnoli ur-bani d'un certo effettaccio, l'Avana è come quelle perso-

35

Page 36: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ne che si presentano bene e che predispongono favore-volmente in loro favore, le quali, se hanno anche un belsorriso, gesti simpatici ed una conversazione pittoresca,di solito vi conquistano per intero. L'Avana ha il sorrisocostante del suo cielo sempre azzurro che ogni sera simette in ghingheri per offrirvi un bel tramonto ed il sor-riso del suo mare porcellanato che cambia colore ognimezz'ora per non darvi tempo di sentire la noia.

Sono due grandi sorrisi che bastano a sedurre chi con-cepisce le città alla mediterranea; cioè come luoghi fattisì, per lavorare, pagare le tasse e tirare la carrettella quo-tidiana, ma anche per passeggiare e per godersi un tanti-no l'esistenza; senza l'eterno grigiore e gli eterni tetti atriangolo del Nord che pesano come un incubo addossoalla collettività, senza tutte quelle cupole stilizzate dellecittà slave che hanno l'aria di ricordarvi ogni momento iforuncoli e la dilatazione di stomaco, senza quei gratta-cieli di Nuova York che vi schiacciano inesorabilmentedall'alto della loro maestà e vi fanno pensare perpetua-mente al meschino contenuto del vostro portafoglio.

A questi due sorrisi l'Avana aggiunge il riso allegrodella sua folla gaudente, chiassosa, gesticolante, buon-tempona, ottimista, che si contenta di poco per esseregaia e non nasconde ipocritamente il suo buon umore,ma anzi ci tiene a farvi sapere che è contenta di se stes-sa, che ha venduto bene il suo zucchero, che ha fattouna buona colazione, che è andata a teatro e si è diverti-ta. Popolo latino, tropicale, cioè due volte meridionale,giovane, favorito finora dalla sorte, il cubano prende la

36

ne che si presentano bene e che predispongono favore-volmente in loro favore, le quali, se hanno anche un belsorriso, gesti simpatici ed una conversazione pittoresca,di solito vi conquistano per intero. L'Avana ha il sorrisocostante del suo cielo sempre azzurro che ogni sera simette in ghingheri per offrirvi un bel tramonto ed il sor-riso del suo mare porcellanato che cambia colore ognimezz'ora per non darvi tempo di sentire la noia.

Sono due grandi sorrisi che bastano a sedurre chi con-cepisce le città alla mediterranea; cioè come luoghi fattisì, per lavorare, pagare le tasse e tirare la carrettella quo-tidiana, ma anche per passeggiare e per godersi un tanti-no l'esistenza; senza l'eterno grigiore e gli eterni tetti atriangolo del Nord che pesano come un incubo addossoalla collettività, senza tutte quelle cupole stilizzate dellecittà slave che hanno l'aria di ricordarvi ogni momento iforuncoli e la dilatazione di stomaco, senza quei gratta-cieli di Nuova York che vi schiacciano inesorabilmentedall'alto della loro maestà e vi fanno pensare perpetua-mente al meschino contenuto del vostro portafoglio.

A questi due sorrisi l'Avana aggiunge il riso allegrodella sua folla gaudente, chiassosa, gesticolante, buon-tempona, ottimista, che si contenta di poco per esseregaia e non nasconde ipocritamente il suo buon umore,ma anzi ci tiene a farvi sapere che è contenta di se stes-sa, che ha venduto bene il suo zucchero, che ha fattouna buona colazione, che è andata a teatro e si è diverti-ta. Popolo latino, tropicale, cioè due volte meridionale,giovane, favorito finora dalla sorte, il cubano prende la

36

Page 37: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

vita gaiamente come si prende una bibita inzuccherata ese a volte il fondo del bicchiere gli ricorda i guai chesono retaggio d'ogni povero cristo, tira fuori dal taschi-no uno di quei sigari monumentali che negli altri paesivengono fumati solamente dai milionari e sbuffa inso-lentemente in faccia al Destino la sua fiducia nel doma-ni.

Sono venticinque anni che l'isola è indipendente. Du-rante i primi cinque anni è vissuta nell'estasi della liber-tà raggiunta, poi quando sarebbero incominciati i guaid'ogni self-governement è comparso sulla scena lo zuc-chero a fabbricar milioni come una rotativa e quando lozucchero ebbe l'aria di non voler far più le spese dellafesta cubana, è scoppiata la guerra europea che ha addi-rittura indorato l'intero paese. Denaro a torrenti! Adessoquesto benedetto zucchero incomincia a dare nuove pre-occupazioni per la concorrenza americana, giavanese,filippina, ecc., ma il cubano, pure pensandoci su, confi-da nella sua buona stella. Qualche santo aiuterà! Tutte levolte che è arrivato il periodo delle vacche magre è sem-pre capitato un avvenimento, magari un guaio degli al-tri, a togliere Cuba d'impiccio. Non si parla ora di un su-per-esplosivo a base di zucchero? Non per nulla i cubanihanno battezzato la loro patria la isla de corcho (l'isoladi sughero), perchè galleggia con qualsiasi tempesta!

Nei periodi di grande ricchezza Cuba non ha pensatoalla famosa calza di lana dei francesi, ma ha speso pro-digalmente i suoi milioni a farsi bella. L'Yacht Club diAvana, il Country Club, il Reparto Almendares, il Casi-

37

vita gaiamente come si prende una bibita inzuccherata ese a volte il fondo del bicchiere gli ricorda i guai chesono retaggio d'ogni povero cristo, tira fuori dal taschi-no uno di quei sigari monumentali che negli altri paesivengono fumati solamente dai milionari e sbuffa inso-lentemente in faccia al Destino la sua fiducia nel doma-ni.

Sono venticinque anni che l'isola è indipendente. Du-rante i primi cinque anni è vissuta nell'estasi della liber-tà raggiunta, poi quando sarebbero incominciati i guaid'ogni self-governement è comparso sulla scena lo zuc-chero a fabbricar milioni come una rotativa e quando lozucchero ebbe l'aria di non voler far più le spese dellafesta cubana, è scoppiata la guerra europea che ha addi-rittura indorato l'intero paese. Denaro a torrenti! Adessoquesto benedetto zucchero incomincia a dare nuove pre-occupazioni per la concorrenza americana, giavanese,filippina, ecc., ma il cubano, pure pensandoci su, confi-da nella sua buona stella. Qualche santo aiuterà! Tutte levolte che è arrivato il periodo delle vacche magre è sem-pre capitato un avvenimento, magari un guaio degli al-tri, a togliere Cuba d'impiccio. Non si parla ora di un su-per-esplosivo a base di zucchero? Non per nulla i cubanihanno battezzato la loro patria la isla de corcho (l'isoladi sughero), perchè galleggia con qualsiasi tempesta!

Nei periodi di grande ricchezza Cuba non ha pensatoalla famosa calza di lana dei francesi, ma ha speso pro-digalmente i suoi milioni a farsi bella. L'Yacht Club diAvana, il Country Club, il Reparto Almendares, il Casi-

37

Page 38: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

no Invernale, il Casino Spagnuolo, il Centro Asturianosono degni di qualsiasi capitale e sono fabbricati con unlusso spagnolesco il quale ricorda allo straniero cheCuba produce un quinto del raccolto mondiale dellozucchero. L'Yacht Club per esempio ha costruito addirit-tura un porto speciale per i suoi soci; il Country Club haun campo di golf a praterie scozzesi che migliore non lohanno molte grandi città britanniche, con una piscinapompeiana a mattonelle smaltate che è uno sfarzo di na-babbi. Lo Stato si è costruito una Residenza presiden-ziale di grande mole, di fronte alla quale la Casa Biancadel povero Coolidge è una coserella da niente, ed ora stacostruendo per il Legislativo un monumentale Capitoliocon sei dozzine di colonne e non so quante centinaia ditonnellate di marmo di Carrara.

I cittadini hanno sempre avuto lo stesso sistema divita, proiettato dinamicamente in avanti, verso la stelladella buona sorte e durante gli anni grassi chi ha potutos'è costruito senza economia ville e palazzi. Ci sonoall'Avana residenze private che costano più d'un milionedi dollari. Vi sono zuccherieri e sigarai che hanno smal-tato d'oro-zecchino i loro soffitti o hanno adoperato per iloro pavimenti mattonelle di madreperla. La gente dicondizione ha camminato pressapoco con lo stesso pas-so, per cui la vita cubana ha esteriormente un ritmo digrande stile, che è reso più tangibile da una pronunciataostentazione, la quale fa parte del temperamento nazio-nale. Quella mania del buon mercato che caratterizzatante città europee – per esempio Barcellona – e che co-

38

no Invernale, il Casino Spagnuolo, il Centro Asturianosono degni di qualsiasi capitale e sono fabbricati con unlusso spagnolesco il quale ricorda allo straniero cheCuba produce un quinto del raccolto mondiale dellozucchero. L'Yacht Club per esempio ha costruito addirit-tura un porto speciale per i suoi soci; il Country Club haun campo di golf a praterie scozzesi che migliore non lohanno molte grandi città britanniche, con una piscinapompeiana a mattonelle smaltate che è uno sfarzo di na-babbi. Lo Stato si è costruito una Residenza presiden-ziale di grande mole, di fronte alla quale la Casa Biancadel povero Coolidge è una coserella da niente, ed ora stacostruendo per il Legislativo un monumentale Capitoliocon sei dozzine di colonne e non so quante centinaia ditonnellate di marmo di Carrara.

I cittadini hanno sempre avuto lo stesso sistema divita, proiettato dinamicamente in avanti, verso la stelladella buona sorte e durante gli anni grassi chi ha potutos'è costruito senza economia ville e palazzi. Ci sonoall'Avana residenze private che costano più d'un milionedi dollari. Vi sono zuccherieri e sigarai che hanno smal-tato d'oro-zecchino i loro soffitti o hanno adoperato per iloro pavimenti mattonelle di madreperla. La gente dicondizione ha camminato pressapoco con lo stesso pas-so, per cui la vita cubana ha esteriormente un ritmo digrande stile, che è reso più tangibile da una pronunciataostentazione, la quale fa parte del temperamento nazio-nale. Quella mania del buon mercato che caratterizzatante città europee – per esempio Barcellona – e che co-

38

Page 39: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

stituisce lì l'elemento fondamentale di tutta la pubblicitàcommerciale, è qui sostituito dalla smania invece delrico, del bonito, del muy raro, del muy precioso. Le ve-trine espongono oggetti di grandissimo conto che dopoun po' di tempo sono venduti ad un tizio il quale, in se-guito ad un affare qualsiasi si è trovato padrone di diver-se migliaia di dollari e non si è peritato di spenderlenell'acquisto di quel tale oggetto, nonostante la spesanon fosse assolutamente proporzionata alla sua reale si-tuazione finanziaria. I commercianti di automobili ven-dono di preferenza le macchine di lusso e di gran lusso.E v'è una moda abbastanza capricciosa che mette fuoriuso auto ancora nuovissime, così come v'è una moda deimobili che obbliga ogni tanto gli elegantissimi a cam-biare insieme con la cravatta anche i mobili di casa. Ibottegai che non fanno credito debbono cambiare paese,perchè a Cuba qualsiasi famiglia di impiegato è sempreallo scoperto d'almeno tre mesi di stipendio. Il sistemadelle vendite a rate crea dei bilanci familiari buffissimi,nei quali il reddito domestico è come una fragile impal-catura che sostiene l'edifizio gigantesco del credito. Sot-to questo aspetto la società cubana è un motore sempread alta pressione. Gli scoppi in genere sono rari e quan-do avvengono fanno poco rumore. Povero oggi, riccodomani!

Il tassametro ha fatto fiasco in questo paese nel qualel'auto pubblica è una macchina di lusso che nasconde ilcartellino del si loca appena il cliente sale in vettura.Ognuno tiene a far vedere che è hombre de dinero anche

39

stituisce lì l'elemento fondamentale di tutta la pubblicitàcommerciale, è qui sostituito dalla smania invece delrico, del bonito, del muy raro, del muy precioso. Le ve-trine espongono oggetti di grandissimo conto che dopoun po' di tempo sono venduti ad un tizio il quale, in se-guito ad un affare qualsiasi si è trovato padrone di diver-se migliaia di dollari e non si è peritato di spenderlenell'acquisto di quel tale oggetto, nonostante la spesanon fosse assolutamente proporzionata alla sua reale si-tuazione finanziaria. I commercianti di automobili ven-dono di preferenza le macchine di lusso e di gran lusso.E v'è una moda abbastanza capricciosa che mette fuoriuso auto ancora nuovissime, così come v'è una moda deimobili che obbliga ogni tanto gli elegantissimi a cam-biare insieme con la cravatta anche i mobili di casa. Ibottegai che non fanno credito debbono cambiare paese,perchè a Cuba qualsiasi famiglia di impiegato è sempreallo scoperto d'almeno tre mesi di stipendio. Il sistemadelle vendite a rate crea dei bilanci familiari buffissimi,nei quali il reddito domestico è come una fragile impal-catura che sostiene l'edifizio gigantesco del credito. Sot-to questo aspetto la società cubana è un motore sempread alta pressione. Gli scoppi in genere sono rari e quan-do avvengono fanno poco rumore. Povero oggi, riccodomani!

Il tassametro ha fatto fiasco in questo paese nel qualel'auto pubblica è una macchina di lusso che nasconde ilcartellino del si loca appena il cliente sale in vettura.Ognuno tiene a far vedere che è hombre de dinero anche

39

Page 40: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

se sbarca appena il lunario. Il vestito di tela bianca,uguale per i poveri e per i ricchi, livella i ranghi sociali.Se uno ha in tasca un solo dollaro e gli capita di offrireuna bibita, non tentenna un minuto a fare il gesto. Voinon sapete mai se parlate con uno che ha dei sacchi didollari in tutte le banche o con uno che non ha pagato enon sa a qual santo votarsi per pagare l'affitto di casa.

Lo scenario dell'Avana è quindi uno scenario di pom-pa e di eleganza, in mezzo al quale principi ed arlecchi-ni gareggiano a chi fa bella figura. In fondo i soli cheveramente economizzano sono i cinesi e per questo sonopoco ben visti in paese. Naturalmente non manca anchequi come in ogni luogo la miseria nera, ma essa o è na-scosta nelle campagne e nei quartieri eccentrici della ca-pitale o sparisce nel fastoso turbinio della vita cittadina.

Le quinte di seta e questa messa in scena da Rivista digran lusso non basterebbero a fare di Avana una cittàsimpatica se i personaggi non fossero tali. Ma il cubanoè in genere simpaticone. Prendete un napoletano di me-dia cultura, di quelli che hanno il gesto largo e la frasecortese, fatelo vivere due anni a Siviglia fra il patio de-gli aranci ed i caffè dei toreros perchè si spagnolizzi unpo', trapiantatelo poi un altro paio d'anni a Nuova Yorkperchè si abitui a comprendere all'americana tante cosecome i dollari, lo sport, la politica, i giornali, i cinema-tografi; vestitelo ora di tela bianca lustrata all'amido(molto amido, mi raccomando), mettetegli in bocca unsigaro Henry Clay, abituatelo a bersi tre litri di sciroppighiacciati al giorno ed a barattare gli spaghetti alle von-

40

se sbarca appena il lunario. Il vestito di tela bianca,uguale per i poveri e per i ricchi, livella i ranghi sociali.Se uno ha in tasca un solo dollaro e gli capita di offrireuna bibita, non tentenna un minuto a fare il gesto. Voinon sapete mai se parlate con uno che ha dei sacchi didollari in tutte le banche o con uno che non ha pagato enon sa a qual santo votarsi per pagare l'affitto di casa.

Lo scenario dell'Avana è quindi uno scenario di pom-pa e di eleganza, in mezzo al quale principi ed arlecchi-ni gareggiano a chi fa bella figura. In fondo i soli cheveramente economizzano sono i cinesi e per questo sonopoco ben visti in paese. Naturalmente non manca anchequi come in ogni luogo la miseria nera, ma essa o è na-scosta nelle campagne e nei quartieri eccentrici della ca-pitale o sparisce nel fastoso turbinio della vita cittadina.

Le quinte di seta e questa messa in scena da Rivista digran lusso non basterebbero a fare di Avana una cittàsimpatica se i personaggi non fossero tali. Ma il cubanoè in genere simpaticone. Prendete un napoletano di me-dia cultura, di quelli che hanno il gesto largo e la frasecortese, fatelo vivere due anni a Siviglia fra il patio de-gli aranci ed i caffè dei toreros perchè si spagnolizzi unpo', trapiantatelo poi un altro paio d'anni a Nuova Yorkperchè si abitui a comprendere all'americana tante cosecome i dollari, lo sport, la politica, i giornali, i cinema-tografi; vestitelo ora di tela bianca lustrata all'amido(molto amido, mi raccomando), mettetegli in bocca unsigaro Henry Clay, abituatelo a bersi tre litri di sciroppighiacciati al giorno ed a barattare gli spaghetti alle von-

40

Page 41: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

gole col riso alle banane fritte e, novantacinque volte sucento, vi troverete di fronte il tipo caratteristico del cu-bano della media e buona borghesia, l'uomo della Aveni-da Maceo e della Calle Obispo.

Ho scelto un napoletano perchè è il tipo secondo mepiù vicino al cubano nelle sue qualità e nei suoi difettiesteriori, ma v'è una indiscutibile rassomiglianza fra ilcubano di pura razza bianca e l'italiano dell'Italia centra-le e meridionale, più che fra un cubano ed uno spagnuo-lo, che ha sempre un fondo mistico-attaccabrighe, o fraun cubano ed un qualsiasi altro europeo. Questa affinitàche mi ha colpito fino dal primo momento, mi è statapoi confermata da autorevoli cubani che hanno viaggia-to molto ed hanno soggiornato nel nostro paese. Il cuba-no ha infatti nelle sue vene diverse di quelle particole disangue iberico ed arabo che non mancano nel nostromeridionale. Qui come lì, il temperamento individualeha subìto l'influenza della Natura soleggiata e benigna,della terra verdeggiante, dell'alimentazione prevalente-mente vegetale, della dedizione completa volta più allepersone che incarnano un'idea che all'idea medesima.Tanto il napoletano che il cubano hanno una intelligenzapronta e vulcanica, naturale inclinazione per l'eloquen-za, eccesso di slancio e difetto di self-control, entrambisono facili alla collera ed al sorriso, pittoreschi nella fra-se, eleganti nel gesto, attaccati alla famiglia, passionali egelosi in amore, inclini alla generosità, rispettosi per gliascendenti ed un po' sultaniali nell'autorità con i discen-denti. Manca al cubano quel senso artistico che è così

41

gole col riso alle banane fritte e, novantacinque volte sucento, vi troverete di fronte il tipo caratteristico del cu-bano della media e buona borghesia, l'uomo della Aveni-da Maceo e della Calle Obispo.

Ho scelto un napoletano perchè è il tipo secondo mepiù vicino al cubano nelle sue qualità e nei suoi difettiesteriori, ma v'è una indiscutibile rassomiglianza fra ilcubano di pura razza bianca e l'italiano dell'Italia centra-le e meridionale, più che fra un cubano ed uno spagnuo-lo, che ha sempre un fondo mistico-attaccabrighe, o fraun cubano ed un qualsiasi altro europeo. Questa affinitàche mi ha colpito fino dal primo momento, mi è statapoi confermata da autorevoli cubani che hanno viaggia-to molto ed hanno soggiornato nel nostro paese. Il cuba-no ha infatti nelle sue vene diverse di quelle particole disangue iberico ed arabo che non mancano nel nostromeridionale. Qui come lì, il temperamento individualeha subìto l'influenza della Natura soleggiata e benigna,della terra verdeggiante, dell'alimentazione prevalente-mente vegetale, della dedizione completa volta più allepersone che incarnano un'idea che all'idea medesima.Tanto il napoletano che il cubano hanno una intelligenzapronta e vulcanica, naturale inclinazione per l'eloquen-za, eccesso di slancio e difetto di self-control, entrambisono facili alla collera ed al sorriso, pittoreschi nella fra-se, eleganti nel gesto, attaccati alla famiglia, passionali egelosi in amore, inclini alla generosità, rispettosi per gliascendenti ed un po' sultaniali nell'autorità con i discen-denti. Manca al cubano quel senso artistico che è così

41

Page 42: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

profondo nel napoletano, ma sente però viva attrazioneper la musica, specialmente per quella di colore locale ed'ispirazione popolare.

Numerosi altri punti di contatto esistono fra le duegenti: l'amore per il grandioso, la suscettibilità, il senti-mento dell'amicizia che arriva fino all'omertà, il deboleper i bei discorsi ed i buoni banchetti, la consuetudinedella clientela politica, il gesto eroico, la passioncelladel lotto, la sensibilità davanti alle bellezze della natura,il potere d'adattamento alle condizioni ed ai lavori piùdiversi, la dignità nella disgrazia e l'affabilità nella for-tuna.

Ho dovuto ricorrere all'aiuto di Napoli e dei napoleta-ni (una città ed un popolo che mi sono simpaticissimi)per far sentire al lettore l'Avana, i suoi abitanti, le suestrade, i suoi caffè, la sua vita colorita, artificiale, effer-vescente, romantica, semplice e complicatissima nelmedesimo tempo, nella quale non bisogna lasciarsi ip-notizzare da un lato solo del prisma ma abbracciar tuttol'insieme poliedrico. Avana è una Napoli tropicale conmolto più sole e con molta meno storia, con più larghestrade e meno ricchi musei, con Santa Lucia e Porta Ca-puana, con i suonatori di chitarra di Posillipo e gli indu-striali di Bahia e dei Bagnoli, con molti dottori, moltiavvocati, molti candidati alla laurea ed alla politica.L'una e l'altra hanno fruttivendoli a profusione, banca-relli che vendono sorbetti e frittelle, gelatieri ambulanti,organetti di Barberia, scugnizzi che v'inchiodano conuna barzelletta, rivenduglioli che decantano a squarcia-

42

profondo nel napoletano, ma sente però viva attrazioneper la musica, specialmente per quella di colore locale ed'ispirazione popolare.

Numerosi altri punti di contatto esistono fra le duegenti: l'amore per il grandioso, la suscettibilità, il senti-mento dell'amicizia che arriva fino all'omertà, il deboleper i bei discorsi ed i buoni banchetti, la consuetudinedella clientela politica, il gesto eroico, la passioncelladel lotto, la sensibilità davanti alle bellezze della natura,il potere d'adattamento alle condizioni ed ai lavori piùdiversi, la dignità nella disgrazia e l'affabilità nella for-tuna.

Ho dovuto ricorrere all'aiuto di Napoli e dei napoleta-ni (una città ed un popolo che mi sono simpaticissimi)per far sentire al lettore l'Avana, i suoi abitanti, le suestrade, i suoi caffè, la sua vita colorita, artificiale, effer-vescente, romantica, semplice e complicatissima nelmedesimo tempo, nella quale non bisogna lasciarsi ip-notizzare da un lato solo del prisma ma abbracciar tuttol'insieme poliedrico. Avana è una Napoli tropicale conmolto più sole e con molta meno storia, con più larghestrade e meno ricchi musei, con Santa Lucia e Porta Ca-puana, con i suonatori di chitarra di Posillipo e gli indu-striali di Bahia e dei Bagnoli, con molti dottori, moltiavvocati, molti candidati alla laurea ed alla politica.L'una e l'altra hanno fruttivendoli a profusione, banca-relli che vendono sorbetti e frittelle, gelatieri ambulanti,organetti di Barberia, scugnizzi che v'inchiodano conuna barzelletta, rivenduglioli che decantano a squarcia-

42

Page 43: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

gola i loro prodotti, commessi di negozio che paiono di-plomatici a riposo, gentiluomini che danno dei punti aigrandi di Spagna, belle donne prosperose che v'assassi-nano con un'occhiata promettendovi tutto il paradiso esono invece eccellenti madri di famiglia d'onestà incor-ruttibile, belle ragazze dagli occhi di lava che si com-muovono alla serenata romantica, papà che danno mari-to alle loro figliole che si lasciano sposare come vuolepapà, ganimedi che si fanno lucidare le scarpe tre volteal giorno e maneggioni che aguzzano l'ingegno per farvenire fuori i soldi da un bicchiere d'acqua; insommauna quantità di lati affini che creano una forte simiglian-za fra i due tipi di esistenza, pur rimanendo in fondo ledue genti diversissime, cosa questa che appare solo chesi scruti un po' più in profondità.

Qualche napoletano che mi legge dirà: «Ma a Napolisi lavora!» Anche a Cuba si lavora. Perchè una piccolaisola come questa abbia un commercio di dodici miliar-di di lire italiane ed una esportazione pari a quella delBrasile bisogna farne del lavoro, ma è un lavoro fatto al-legramente, pittorescamente, quasi direi poeticamente,senza ciglia aggrottate e senza visi di funerale. Sottoquesto aspetto Napoli ed Avana non saranno mai anglo-sassoni!

Pigliate ora questa mia Napoli tropicale, sostituite allepesche ed ai fichi di Partenope gli ananas ed i guayabodel Tropico, vestite tutto il sesso maschile di bianco (lepagliette ci sono anche a Napoli), moltiplicate le auto-mobili, sopprimete il Vesuvio e venite con me in calle

43

gola i loro prodotti, commessi di negozio che paiono di-plomatici a riposo, gentiluomini che danno dei punti aigrandi di Spagna, belle donne prosperose che v'assassi-nano con un'occhiata promettendovi tutto il paradiso esono invece eccellenti madri di famiglia d'onestà incor-ruttibile, belle ragazze dagli occhi di lava che si com-muovono alla serenata romantica, papà che danno mari-to alle loro figliole che si lasciano sposare come vuolepapà, ganimedi che si fanno lucidare le scarpe tre volteal giorno e maneggioni che aguzzano l'ingegno per farvenire fuori i soldi da un bicchiere d'acqua; insommauna quantità di lati affini che creano una forte simiglian-za fra i due tipi di esistenza, pur rimanendo in fondo ledue genti diversissime, cosa questa che appare solo chesi scruti un po' più in profondità.

Qualche napoletano che mi legge dirà: «Ma a Napolisi lavora!» Anche a Cuba si lavora. Perchè una piccolaisola come questa abbia un commercio di dodici miliar-di di lire italiane ed una esportazione pari a quella delBrasile bisogna farne del lavoro, ma è un lavoro fatto al-legramente, pittorescamente, quasi direi poeticamente,senza ciglia aggrottate e senza visi di funerale. Sottoquesto aspetto Napoli ed Avana non saranno mai anglo-sassoni!

Pigliate ora questa mia Napoli tropicale, sostituite allepesche ed ai fichi di Partenope gli ananas ed i guayabodel Tropico, vestite tutto il sesso maschile di bianco (lepagliette ci sono anche a Napoli), moltiplicate le auto-mobili, sopprimete il Vesuvio e venite con me in calle

43

Page 44: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Obispo. In certi momenti avrete la perfetta illusione diessere in via Toledo.

Ecco qui uno dei mille chioschi di bibite ghiacciatedella città. Potete scegliere: cocco, mango, toronja, op-pure un gelato: tamarindo, guayabo, guanabana. Viconsiglio il guanabana. Il saporino dolce-acidulo dellospumone, qualche cosa fra il cetriolo in insalata el'essenza di mille-fiori, vi aiuterà ad addomesticarvi conla gente e con la strada. Sentite come urlano gli strillo-ni? I venditori di lotterie vi stuzzicano a non perdere labuona occasione, l'unica, quella che non torna più nellavita! Passano belle donne inguainate dall'ultima moda egli uomini le seguono con occhi che vorrebbero esserespregiudicati e sono invece amorosi. Qualcuno si curvaa pronunziare un complimento: «Bella! Simpaticona!Guapa! Riquísima!». Sigari in tutte le labbra. Anelli intutti i mignoli. Grandi fazzoletti di seta svolazzanti daitaschini. Amici che s'incontrano, che si chiamano ad altavoce, che si raccontano da un marciapiede all'altro i loroaffari, che si battono le mani sulla spalla, che quasi siabbracciano come non si fossero visti da due anni e sisono lasciati un quarto d'ora prima in calle O' Relly.

Incontrate ogni venti passi un negozio di barbiere,splendente di specchi e di dorature, con garzoni biancovestiti che vi parlano d'arte e di politica, con clienti cheper farsi radere si tolgono la cravatta, il colletto e quasisi scamiciano. Entrate. Ascoltate i loro discorsi. Parlanodi donne? Sono tutti conquistatori, usciti freschi freschida una avventura galante. Parlano di politica? Sono tutti

44

Obispo. In certi momenti avrete la perfetta illusione diessere in via Toledo.

Ecco qui uno dei mille chioschi di bibite ghiacciatedella città. Potete scegliere: cocco, mango, toronja, op-pure un gelato: tamarindo, guayabo, guanabana. Viconsiglio il guanabana. Il saporino dolce-acidulo dellospumone, qualche cosa fra il cetriolo in insalata el'essenza di mille-fiori, vi aiuterà ad addomesticarvi conla gente e con la strada. Sentite come urlano gli strillo-ni? I venditori di lotterie vi stuzzicano a non perdere labuona occasione, l'unica, quella che non torna più nellavita! Passano belle donne inguainate dall'ultima moda egli uomini le seguono con occhi che vorrebbero esserespregiudicati e sono invece amorosi. Qualcuno si curvaa pronunziare un complimento: «Bella! Simpaticona!Guapa! Riquísima!». Sigari in tutte le labbra. Anelli intutti i mignoli. Grandi fazzoletti di seta svolazzanti daitaschini. Amici che s'incontrano, che si chiamano ad altavoce, che si raccontano da un marciapiede all'altro i loroaffari, che si battono le mani sulla spalla, che quasi siabbracciano come non si fossero visti da due anni e sisono lasciati un quarto d'ora prima in calle O' Relly.

Incontrate ogni venti passi un negozio di barbiere,splendente di specchi e di dorature, con garzoni biancovestiti che vi parlano d'arte e di politica, con clienti cheper farsi radere si tolgono la cravatta, il colletto e quasisi scamiciano. Entrate. Ascoltate i loro discorsi. Parlanodi donne? Sono tutti conquistatori, usciti freschi freschida una avventura galante. Parlano di politica? Sono tutti

44

Page 45: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ministri degli Esteri, capaci di salvare la patria solo cherestino una settimana al governo. Parlano di casa loro?Sono tutti príncipi e multimilionari. Lo sapete che stan-no raccontando delle fandonie, ma le dicono così beneche quasi ci credete. Basta che guardiate uno negli occhiperchè attacchi discorso e per poco che gli diate ragionevi piglia a braccetto e vi invita a bere il vermuth.

Usciamo dal barbiere. Dove volete andare? Andiamosul Malecón a bere l'oro del sole ed a sentire la carezzadel mare. La strada non è altro che un corteo di macchi-ne di lusso in giro dalle cinque alle sette per la quotidia-na esposizione dei loro proprietari. Se non conoscetenessuno, scappellate due o tre: vi risponderanno la pri-ma volta con un gran volteggio di paglietta, la secondacon un amichevole cenno di mano. Avete ancora sete?Ecco un chioschetto che in piena strada vende ananassbucciati e sorbetti di frutta. Le Packard, le Fiat, le Lin-coln, le Isotta-Fraschini, le Roll-Royce si fermano de-mocraticamente dinanzi al bancarello del gelatiere e fan-no circolo, mentre le dita ingemmate delle dame si deli-ziano al contatto del gelato popolare contenuto fra dueostie.

Per due ore, per tre ore, per quattro ore, tutto il lungomare non è altro che un viavai di macchine di lusso (chesono magari di affitto) e che vanno su e giù per docu-mentare urbi et orbi la perfetta salute e la solidità finan-ziaria della persona che vi sta sopra, la quale, messacome un figurino, non avrà forse molti dollari in tascama quei pochi che ha se li gode da gran signore.

45

ministri degli Esteri, capaci di salvare la patria solo cherestino una settimana al governo. Parlano di casa loro?Sono tutti príncipi e multimilionari. Lo sapete che stan-no raccontando delle fandonie, ma le dicono così beneche quasi ci credete. Basta che guardiate uno negli occhiperchè attacchi discorso e per poco che gli diate ragionevi piglia a braccetto e vi invita a bere il vermuth.

Usciamo dal barbiere. Dove volete andare? Andiamosul Malecón a bere l'oro del sole ed a sentire la carezzadel mare. La strada non è altro che un corteo di macchi-ne di lusso in giro dalle cinque alle sette per la quotidia-na esposizione dei loro proprietari. Se non conoscetenessuno, scappellate due o tre: vi risponderanno la pri-ma volta con un gran volteggio di paglietta, la secondacon un amichevole cenno di mano. Avete ancora sete?Ecco un chioschetto che in piena strada vende ananassbucciati e sorbetti di frutta. Le Packard, le Fiat, le Lin-coln, le Isotta-Fraschini, le Roll-Royce si fermano de-mocraticamente dinanzi al bancarello del gelatiere e fan-no circolo, mentre le dita ingemmate delle dame si deli-ziano al contatto del gelato popolare contenuto fra dueostie.

Per due ore, per tre ore, per quattro ore, tutto il lungomare non è altro che un viavai di macchine di lusso (chesono magari di affitto) e che vanno su e giù per docu-mentare urbi et orbi la perfetta salute e la solidità finan-ziaria della persona che vi sta sopra, la quale, messacome un figurino, non avrà forse molti dollari in tascama quei pochi che ha se li gode da gran signore.

45

Page 46: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

46

TAVOLA VII

Cuba – Un campanile coloniale in una notte di luna delle Antille46

TAVOLA VII

Cuba – Un campanile coloniale in una notte di luna delle Antille

Page 47: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

47

TAVOLA VIII

Paesaggio cubano – Sulla linea ferroviaria di Santiago47

TAVOLA VIII

Paesaggio cubano – Sulla linea ferroviaria di Santiago

Page 48: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

La natura partecipa alla festa con tramonti di porporache pavesano il cielo, che addobbano il mare, che indo-rano la città, che fanno scintillare come diamanti i gio-ielli falsi delle signore. L'aria è dolce! Viva la vita e chila sa prendere! Nelle campagne le canne di zuccherocrescono da sole e, finchè vi saranno buongustai al mon-do, vi saranno sempre compratori di sigari Avana.

E quando è l'ora della cena se volete la pizza io nonve la posso dare perchè Napoli è lontana assai, ma vifaccio seguire le automobili che filano misteriosamentesui vialoni di Almendares e vi conduco in uno dei luoghipiù frequentati dell'Avana notturna, proprio dinanziall'Yacht Club, dove troverete centinaia di baracche illu-minate a giorno che vendono zippole all'olio e frittelleall'aglio, delizia delle belle señoras e degli eleganti ca-balleros della capitale dello zucchero.

Lì le automobili fanno sosta, in mezzo ai pianofortimeccanici, agli organetti di Barberia, ai razzi, ai morta-retti, alle chitarre, alle fanfare afro-cubane. Non è Posil-lipo ma vi si balla e vi si canta fino a tarda notte sottogli stellati immacolati del Tropico, tra l'incessante sven-tagliare delle palme ed il perpetuo rinnovarsi delle can-zoni. Le persone con le quali farete conoscenza, milio-nari o pezzenti, vi daranno l'indirizzo del loro domiciliodicendovi cavallerescamente: «In via tale, numero tale,lei ha casa sua!» Io ho già più di trecento case mieall'Avana.

48

La natura partecipa alla festa con tramonti di porporache pavesano il cielo, che addobbano il mare, che indo-rano la città, che fanno scintillare come diamanti i gio-ielli falsi delle signore. L'aria è dolce! Viva la vita e chila sa prendere! Nelle campagne le canne di zuccherocrescono da sole e, finchè vi saranno buongustai al mon-do, vi saranno sempre compratori di sigari Avana.

E quando è l'ora della cena se volete la pizza io nonve la posso dare perchè Napoli è lontana assai, ma vifaccio seguire le automobili che filano misteriosamentesui vialoni di Almendares e vi conduco in uno dei luoghipiù frequentati dell'Avana notturna, proprio dinanziall'Yacht Club, dove troverete centinaia di baracche illu-minate a giorno che vendono zippole all'olio e frittelleall'aglio, delizia delle belle señoras e degli eleganti ca-balleros della capitale dello zucchero.

Lì le automobili fanno sosta, in mezzo ai pianofortimeccanici, agli organetti di Barberia, ai razzi, ai morta-retti, alle chitarre, alle fanfare afro-cubane. Non è Posil-lipo ma vi si balla e vi si canta fino a tarda notte sottogli stellati immacolati del Tropico, tra l'incessante sven-tagliare delle palme ed il perpetuo rinnovarsi delle can-zoni. Le persone con le quali farete conoscenza, milio-nari o pezzenti, vi daranno l'indirizzo del loro domiciliodicendovi cavallerescamente: «In via tale, numero tale,lei ha casa sua!» Io ho già più di trecento case mieall'Avana.

48

Page 49: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LE NOZZE D'ARGENTO DI UNAREPUBBLICA

Cuba ha celebrato nel 1927 le sue nozze d'argentocon l'indipendenza. Sono infatti venticinque anni che labandiera con la stella sventola sulla storica fortaleza delMorro, già roccaforte della potenza coloniale spagnuola.Per un curioso scherzo del Destino il grande imperospagnuolo d'Ultramar è finito proprio a Cuba, cioè inquel mare dei Caraibi nel quale aveva avuto inizio.Dopo l'isoletta di San Salvador, Cuba fu la prima terradel nuevo mundo che Cristoforo Colombo diò a Castillay a León, com'è scritto sull'epitaffio del grande Genove-se. L'ironia del Destino è spesso feroce, ma la nuovaSpagna che sorge può rendere la pariglia al Destino so-stituendo all'antica dominazione – fatalmente caducacome tutti i domini politici – l'imperio spirituale più du-raturo della maternità etnica.

Benchè sull'indipendenza cubana gravi l'ombradell'imperialismo degli Stati Uniti e vi sia di fatto l'ipo-teca giuridico-diplomatica dell'Enmienda Platt, la Re-pubblica ha festeggiato gioiosamente il primo venticin-quennio di libertà ed ha rinfrancato la sua fedenell'avvenire col ricordo delle lotte e delle miserie diieri. Storia fresca della quale vivono ancora i protagoni-sti. Non pochi degli uomini maggiori della Repubblicahanno sui loro corpi le cicatrici di quelle drammatiche

49

LE NOZZE D'ARGENTO DI UNAREPUBBLICA

Cuba ha celebrato nel 1927 le sue nozze d'argentocon l'indipendenza. Sono infatti venticinque anni che labandiera con la stella sventola sulla storica fortaleza delMorro, già roccaforte della potenza coloniale spagnuola.Per un curioso scherzo del Destino il grande imperospagnuolo d'Ultramar è finito proprio a Cuba, cioè inquel mare dei Caraibi nel quale aveva avuto inizio.Dopo l'isoletta di San Salvador, Cuba fu la prima terradel nuevo mundo che Cristoforo Colombo diò a Castillay a León, com'è scritto sull'epitaffio del grande Genove-se. L'ironia del Destino è spesso feroce, ma la nuovaSpagna che sorge può rendere la pariglia al Destino so-stituendo all'antica dominazione – fatalmente caducacome tutti i domini politici – l'imperio spirituale più du-raturo della maternità etnica.

Benchè sull'indipendenza cubana gravi l'ombradell'imperialismo degli Stati Uniti e vi sia di fatto l'ipo-teca giuridico-diplomatica dell'Enmienda Platt, la Re-pubblica ha festeggiato gioiosamente il primo venticin-quennio di libertà ed ha rinfrancato la sua fedenell'avvenire col ricordo delle lotte e delle miserie diieri. Storia fresca della quale vivono ancora i protagoni-sti. Non pochi degli uomini maggiori della Repubblicahanno sui loro corpi le cicatrici di quelle drammatiche

49

Page 50: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

giornate. Perciò la celebrazione ha avuto il fresco saporedelle albe nazionali ed un fervore garibaldino che in cer-ti momenti evocava nello spettatore italiano le ore dicommozione del Risorgimento, illustrate dai nostri vec-chi nelle veglie domestiche.

Le cerimonie militari, scolastiche e burocratiche sonostate di schietto stampo americano e come tali hanno avolte meravigliato l'europeo, abituato alle feste più so-lenni, più gerarchiche, quasi direi più classiche dei no-stri antichi paesi i quali anche in fatto di commemora-zioni hanno una tradizione secolare, un cerimoniale sto-rico e la necessità di appagare le esigenze estetiche dellemoltitudini.

Tanto per dirne una, un italiano non può concepireche in una rivista militare un bel battaglione di cavalle-ria con tanto di drappella del reggimento sfili dinanzialla folla ed alle più alte autorità dello Stato al suonodi... Valencia, perchè il nostro senso musicale e la nostrastessa sensibilità affinata dalla lima dei secoli, non cipermettono di mescolare l'esercito che esprime le gloriee le tragedie della nazione con un ritmo di dancing cheevoca gambe più o meno ben tornite di ballerine e botti-glie più o meno autentiche di champagne! Ma l'Americabisogna prenderla com'è dopo aver lasciato nella cabinadel transatlantico tutte le nostre delicatezze e raffinatez-ze di Europa, pronti, s'intende, a riprendere questo pre-ziosissimo bagaglio appena si risalga sul transatlanticodi ritorno.

50

giornate. Perciò la celebrazione ha avuto il fresco saporedelle albe nazionali ed un fervore garibaldino che in cer-ti momenti evocava nello spettatore italiano le ore dicommozione del Risorgimento, illustrate dai nostri vec-chi nelle veglie domestiche.

Le cerimonie militari, scolastiche e burocratiche sonostate di schietto stampo americano e come tali hanno avolte meravigliato l'europeo, abituato alle feste più so-lenni, più gerarchiche, quasi direi più classiche dei no-stri antichi paesi i quali anche in fatto di commemora-zioni hanno una tradizione secolare, un cerimoniale sto-rico e la necessità di appagare le esigenze estetiche dellemoltitudini.

Tanto per dirne una, un italiano non può concepireche in una rivista militare un bel battaglione di cavalle-ria con tanto di drappella del reggimento sfili dinanzialla folla ed alle più alte autorità dello Stato al suonodi... Valencia, perchè il nostro senso musicale e la nostrastessa sensibilità affinata dalla lima dei secoli, non cipermettono di mescolare l'esercito che esprime le gloriee le tragedie della nazione con un ritmo di dancing cheevoca gambe più o meno ben tornite di ballerine e botti-glie più o meno autentiche di champagne! Ma l'Americabisogna prenderla com'è dopo aver lasciato nella cabinadel transatlantico tutte le nostre delicatezze e raffinatez-ze di Europa, pronti, s'intende, a riprendere questo pre-ziosissimo bagaglio appena si risalga sul transatlanticodi ritorno.

50

Page 51: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

La folla partecipava con entusiasmo puerile e simpa-tico alle cerimonie, le ravvivava col suo ardore tropicaleed in certi momenti riusciva a contagiare anche lo stra-niero indifferente con la sua festosità spontanea, con lasua esultanza comunicativa, con la sua nobile ebbrezzaper la più grande delle libertà, quella della Patria.

Cuba è un piccolo paese – uno dei più piccoli paesi dirazza bianca del mondo perchè non conta che tre milionie mezzo di abitanti – però merita da parte degli italianiil più affettuoso interessamento, non solo perchè il suopopolo appartiene alla nostra grande famiglia etnica,non solo perchè la sua civiltà è tutta imbevuta di roma-nesimo, non solo perchè il nostro paese gode le simpatieincondizionate dei cubani come terra madre dell'Arte edel genio latino, ma anche perchè Cuba è una sentinellaavanzata di quella latinità americana alla cui prosperitàed alla cui grandezza sono indirettamente legate la pro-sperità e la grandezza di Roma. Mentre tutte le altre An-tille hanno prevalentemente popolazioni di colore, più omeno sottomesse al prepotere anglo-sassone, Cuba hauna popolazione prevalentemente bianca, caratteristica-mente latina, generosa, combattiva, piena di slancio, ca-pace domani anche di una Termopili per difendere con-tro l'invadenza nord-americana le caratteristiche pecu-liari della razza. Nei rispetti della latinità Cuba ha unposto d'onore e di pericolo. Tutto fa credere che questoposto sia occupato da un buon figlio di Roma, di quelliche non abbassano le armi al primo colpo di cannone odalla prima stretta della tenaglia economica, ma che san-

51

La folla partecipava con entusiasmo puerile e simpa-tico alle cerimonie, le ravvivava col suo ardore tropicaleed in certi momenti riusciva a contagiare anche lo stra-niero indifferente con la sua festosità spontanea, con lasua esultanza comunicativa, con la sua nobile ebbrezzaper la più grande delle libertà, quella della Patria.

Cuba è un piccolo paese – uno dei più piccoli paesi dirazza bianca del mondo perchè non conta che tre milionie mezzo di abitanti – però merita da parte degli italianiil più affettuoso interessamento, non solo perchè il suopopolo appartiene alla nostra grande famiglia etnica,non solo perchè la sua civiltà è tutta imbevuta di roma-nesimo, non solo perchè il nostro paese gode le simpatieincondizionate dei cubani come terra madre dell'Arte edel genio latino, ma anche perchè Cuba è una sentinellaavanzata di quella latinità americana alla cui prosperitàed alla cui grandezza sono indirettamente legate la pro-sperità e la grandezza di Roma. Mentre tutte le altre An-tille hanno prevalentemente popolazioni di colore, più omeno sottomesse al prepotere anglo-sassone, Cuba hauna popolazione prevalentemente bianca, caratteristica-mente latina, generosa, combattiva, piena di slancio, ca-pace domani anche di una Termopili per difendere con-tro l'invadenza nord-americana le caratteristiche pecu-liari della razza. Nei rispetti della latinità Cuba ha unposto d'onore e di pericolo. Tutto fa credere che questoposto sia occupato da un buon figlio di Roma, di quelliche non abbassano le armi al primo colpo di cannone odalla prima stretta della tenaglia economica, ma che san-

51

Page 52: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

no difendere con bravura il patrimonio spirituale eredi-tato dai loro padri spagnuoli e dai loro grandi avi roma-ni. Cuba è latina. Di razza, di temperamento, di aspira-zione. E vuole rimanere tale nonostante il miraggio deidollari nord-americani. Un popolo che ha questi senti-menti è senza dubbio caro alla nuova Italia che risorgecon l'anima volta alla grandezza storica di Roma.

In molti paesi la parola «Cuba» suscita solo visioni dimontagne di zucchero e di scatole di sigari. Pochi sannoche la piccola Cuba occupa come movimento commer-ciale di esportazioni e di importazioni il secondo postofra gli Stati del Centro e del Sud-America, subito dopol'Argentina e prima dello stesso Brasile, con una cifra ditraffici di ben settecento milioni di dollari, che è quantodire circa dodici miliardi di lire italiane al cambio attua-le.

Grazie allo zucchero! Indubbiamente lo zuccheroc'entra e per parecchio. C'entrano anche la guerra euro-pea ed il miliardo e mezzo di dollari investito dagli StatiUniti nell'isola, però buona parte del merito spetta al po-polo cubano il quale ha saputo rapidamente trasformarsida colonia di piantagione in un paese moderno, senzaimpastoiarsi in quelle competizioni partigiane nelle qua-li diversi paesi americani consumano sterilmente le loromirabili energie. Le nozze d'argento della Repubblicacoincidono con la presidenza del generale Machado,uomo di governo audace ed energico che è assai discus-so dai suoi avversari e che magari può essere anche cri-ticato da un punto di vista teoretico, ma è indubbiamen-

52

no difendere con bravura il patrimonio spirituale eredi-tato dai loro padri spagnuoli e dai loro grandi avi roma-ni. Cuba è latina. Di razza, di temperamento, di aspira-zione. E vuole rimanere tale nonostante il miraggio deidollari nord-americani. Un popolo che ha questi senti-menti è senza dubbio caro alla nuova Italia che risorgecon l'anima volta alla grandezza storica di Roma.

In molti paesi la parola «Cuba» suscita solo visioni dimontagne di zucchero e di scatole di sigari. Pochi sannoche la piccola Cuba occupa come movimento commer-ciale di esportazioni e di importazioni il secondo postofra gli Stati del Centro e del Sud-America, subito dopol'Argentina e prima dello stesso Brasile, con una cifra ditraffici di ben settecento milioni di dollari, che è quantodire circa dodici miliardi di lire italiane al cambio attua-le.

Grazie allo zucchero! Indubbiamente lo zuccheroc'entra e per parecchio. C'entrano anche la guerra euro-pea ed il miliardo e mezzo di dollari investito dagli StatiUniti nell'isola, però buona parte del merito spetta al po-polo cubano il quale ha saputo rapidamente trasformarsida colonia di piantagione in un paese moderno, senzaimpastoiarsi in quelle competizioni partigiane nelle qua-li diversi paesi americani consumano sterilmente le loromirabili energie. Le nozze d'argento della Repubblicacoincidono con la presidenza del generale Machado,uomo di governo audace ed energico che è assai discus-so dai suoi avversari e che magari può essere anche cri-ticato da un punto di vista teoretico, ma è indubbiamen-

52

Page 53: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

te il capo che ci vuole in un paese tropico-americano inquesto periodo speciale di evoluzione dell'America Cen-trale. In un momento nel quale le lotte partigiane potreb-bero compromettere lo «statu quo» diplomatico delica-tissimo di Cuba, in un momento nel quale il grande mer-cato zuccheriero nord-americano tiene l'isola nella suamorsa e si affacciano problemi economici di non indif-ferente portata, il generale Machado ha creato lo Statoed ha fatto sentire alla nazione cubana che essa non puòpermettersi certi lussi dottrinari perchè ha nel golfo delMessico una funzione storica. L'uomo, sorto nelle gior-nate tempestose della Rivoluzione, ha un suo profilo chelo distacca nettamente dalla maggioranza dei governanticentro-americani e ne fa un tipo interessante di Capo.

Le nozze d'argento sono state favorite dalla Naturacon belle giornate di sereno tropicale durante le qualil'isola intera si è vestita a festa, dalla lussuosa capitalealla romantica Santiago, dalla tranquilla Mattanza allavecchia e suggestiva Trinidad. Per tre giorni gli inge-nios hanno smesso il loro incessante lavorìo di zuccheroe di melasse e l'isola si è abbandonata alla frenesia deidanzones nazionali. Gli industriosi cinesi hanno rove-sciato nei mercati delle città tutto il prodotto dei loroorti lavorati con la tradizionale pazienza dei figli delCielo. Gli hacenderos spagnuoli hanno dimenticato lastoria per smaltire in onore della libertà cubana tutti ifondi di bottega. I vapori nord-americani hanno scarica-to all'Avana centinaia di turisti ai quali non pareva verodi trascorrere mezza settimana di festa in un paese umi-

53

te il capo che ci vuole in un paese tropico-americano inquesto periodo speciale di evoluzione dell'America Cen-trale. In un momento nel quale le lotte partigiane potreb-bero compromettere lo «statu quo» diplomatico delica-tissimo di Cuba, in un momento nel quale il grande mer-cato zuccheriero nord-americano tiene l'isola nella suamorsa e si affacciano problemi economici di non indif-ferente portata, il generale Machado ha creato lo Statoed ha fatto sentire alla nazione cubana che essa non puòpermettersi certi lussi dottrinari perchè ha nel golfo delMessico una funzione storica. L'uomo, sorto nelle gior-nate tempestose della Rivoluzione, ha un suo profilo chelo distacca nettamente dalla maggioranza dei governanticentro-americani e ne fa un tipo interessante di Capo.

Le nozze d'argento sono state favorite dalla Naturacon belle giornate di sereno tropicale durante le qualil'isola intera si è vestita a festa, dalla lussuosa capitalealla romantica Santiago, dalla tranquilla Mattanza allavecchia e suggestiva Trinidad. Per tre giorni gli inge-nios hanno smesso il loro incessante lavorìo di zuccheroe di melasse e l'isola si è abbandonata alla frenesia deidanzones nazionali. Gli industriosi cinesi hanno rove-sciato nei mercati delle città tutto il prodotto dei loroorti lavorati con la tradizionale pazienza dei figli delCielo. Gli hacenderos spagnuoli hanno dimenticato lastoria per smaltire in onore della libertà cubana tutti ifondi di bottega. I vapori nord-americani hanno scarica-to all'Avana centinaia di turisti ai quali non pareva verodi trascorrere mezza settimana di festa in un paese umi-

53

Page 54: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

do. I caratteristici fruttivendoli cubani (non ho mai vistotanti fruttivendoli come in questo paese) hanno decoratole strade di ananas, di manghi, di papaje, di toronjas, dimami, di cocchi, di acauát, di guayabas, di guanaba-nas, d'innumerevoli altri frutti tropicali dai colori vivaci,dal sapore strano, dal profumo violento. Tutti i negozihanno esposto in vetrina una bella Repubblica, grassoc-cia e ben piantata, qui col berretto frigio, lì con l'elmoromano o col casco alla prussiana o con una capigliaturaalla Ninon. Il Presidente ha partecipato di persona od inspirito a centinaia di banchetti (è una mania cubana) du-rante i quali sono stati pronunziati migliaia di discorsi(un'altra mania) e si sono consumate tonnellate e tonnel-late del nazionale arroz con pollo.

Fuochi d'artifizio, ludi sportivi, giuochi floreali, balliaristocratici e danze popolari hanno dato a tutti la sensa-zione di essere in baldoria. Ma i giorni di festa hannopermesso anche ai cubani di contemplare il lavoro com-piuto durante questo primo venticinquennio di indipen-denza e di esserne giustamente fieri. Lo straniero devericonoscere che questo paese possiede oltre a grandi ri-sorse materiali, notevoli attitudini. E se questo stranieroè un italiano non può che provarne piacere, perchè Cubaè un virgulto latino che prospera nel sole del Tropico.

Venticinque anni fa Cuba era un paese triste e malsa-no, infestato dal paludismo, dalla febbre gialla, dalledissenterie e da altri morbi tropicali che decimavano lepopolazioni. Non aveva quasi strade e poche ferrovie.L'Avana era una città coloniale sporchetta e sonnacchio-

54

do. I caratteristici fruttivendoli cubani (non ho mai vistotanti fruttivendoli come in questo paese) hanno decoratole strade di ananas, di manghi, di papaje, di toronjas, dimami, di cocchi, di acauát, di guayabas, di guanaba-nas, d'innumerevoli altri frutti tropicali dai colori vivaci,dal sapore strano, dal profumo violento. Tutti i negozihanno esposto in vetrina una bella Repubblica, grassoc-cia e ben piantata, qui col berretto frigio, lì con l'elmoromano o col casco alla prussiana o con una capigliaturaalla Ninon. Il Presidente ha partecipato di persona od inspirito a centinaia di banchetti (è una mania cubana) du-rante i quali sono stati pronunziati migliaia di discorsi(un'altra mania) e si sono consumate tonnellate e tonnel-late del nazionale arroz con pollo.

Fuochi d'artifizio, ludi sportivi, giuochi floreali, balliaristocratici e danze popolari hanno dato a tutti la sensa-zione di essere in baldoria. Ma i giorni di festa hannopermesso anche ai cubani di contemplare il lavoro com-piuto durante questo primo venticinquennio di indipen-denza e di esserne giustamente fieri. Lo straniero devericonoscere che questo paese possiede oltre a grandi ri-sorse materiali, notevoli attitudini. E se questo stranieroè un italiano non può che provarne piacere, perchè Cubaè un virgulto latino che prospera nel sole del Tropico.

Venticinque anni fa Cuba era un paese triste e malsa-no, infestato dal paludismo, dalla febbre gialla, dalledissenterie e da altri morbi tropicali che decimavano lepopolazioni. Non aveva quasi strade e poche ferrovie.L'Avana era una città coloniale sporchetta e sonnacchio-

54

Page 55: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

sa. Il commercio vegetava all'antica nei fondachi dellecittà e nelle patriarcali viviendas dell'interno. Un colpodi bacchetta magica ha trasformato l'isola. Oggi l'Avananon è solo la perla delle Antille ma è una delle più lus-suose città tropicali del mondo. La popolazione dell'iso-la è passata da un milione e mezzo di abitanti a tre mi-lioni e mezzo. Le ferrovie che erano 1500 chilometrisono diventate cinquemila. Nella sola Avana circolanodiecimila automobili. La produzione dello zucchero èaumentata del mille per cento, passando da 350.000 ton-nellate a quattro milioni e mezzo. I trecento chilometridi strade carrozzabili esistenti al tempo degli spagnuolisono diventati duemila e cinquecento e la Repubblica hafesteggiato le sue nozze d'argento iniziando una nuovastrada di duemila chilometri che attraverserà da nord asud l'isola intera aprendo alla agricoltura ed al commer-cio nuove regioni.

L'anno scorso, il 20 di ottobre, uno di quei formidabi-li cicloni, che sono la triste specialità del golfo del Mes-sico, s'abbattè con straordinaria violenza sull'Avana fal-ciando duecento vittime, distruggendo quindicimila abi-tazioni e causando danni per cinquanta milioni di dolla-ri. In quell'occasione il popolo cubano ha già dato provadi un'attività ricostruttrice alla quale hanno reso omag-gio gli stessi nord-americani, sempre poco teneri versole razze latine. Sei mesi dopo la catastrofe il turista dipassaggio non trovava più un sasso fuori posto. Solo lavegetazione ornamentale delle strade e dei parchi con-serva le traccie della furia devastatrice per l'inevitabile

55

sa. Il commercio vegetava all'antica nei fondachi dellecittà e nelle patriarcali viviendas dell'interno. Un colpodi bacchetta magica ha trasformato l'isola. Oggi l'Avananon è solo la perla delle Antille ma è una delle più lus-suose città tropicali del mondo. La popolazione dell'iso-la è passata da un milione e mezzo di abitanti a tre mi-lioni e mezzo. Le ferrovie che erano 1500 chilometrisono diventate cinquemila. Nella sola Avana circolanodiecimila automobili. La produzione dello zucchero èaumentata del mille per cento, passando da 350.000 ton-nellate a quattro milioni e mezzo. I trecento chilometridi strade carrozzabili esistenti al tempo degli spagnuolisono diventati duemila e cinquecento e la Repubblica hafesteggiato le sue nozze d'argento iniziando una nuovastrada di duemila chilometri che attraverserà da nord asud l'isola intera aprendo alla agricoltura ed al commer-cio nuove regioni.

L'anno scorso, il 20 di ottobre, uno di quei formidabi-li cicloni, che sono la triste specialità del golfo del Mes-sico, s'abbattè con straordinaria violenza sull'Avana fal-ciando duecento vittime, distruggendo quindicimila abi-tazioni e causando danni per cinquanta milioni di dolla-ri. In quell'occasione il popolo cubano ha già dato provadi un'attività ricostruttrice alla quale hanno reso omag-gio gli stessi nord-americani, sempre poco teneri versole razze latine. Sei mesi dopo la catastrofe il turista dipassaggio non trovava più un sasso fuori posto. Solo lavegetazione ornamentale delle strade e dei parchi con-serva le traccie della furia devastatrice per l'inevitabile

55

Page 56: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

lentezza della Natura, ma anche in questo la città ha vo-luto fare un gesto di volontà chiamando dall'Europa unospecialista di ornamentazione urbana, per ricostruire alpiù presto il superbo patrimonio vegetale del quale la re-gina dei Caraibi era giustamente orgogliosa e che incor-niciava pittorescamente la sua grazia di bella creola.

In questo momento in cui la nuova splendente prima-vera italiana rinverdisce gli augusti allori di Roma e laCittà Eterna riprende, grazie alla perenne giovinezza delpopolo dalle mille vite, la sua tradizionale missione dimaestra del mondo latino, il nostro paese segue con af-fetto e con interesse lo sviluppo di quelle terre d'Ameri-ca che non sono più considerate dagli italiani comesbocchi di emigrazione, ma come gemme del grandetronco romano che perpetuano e ingrandiscono la mille-naria fioritura del ceppo glorioso.

Nel giardino dell'America latina la piccola Cuba nonè solamente un bel fiore profumato che sboccia rigoglio-so e che orna con la sua magnificenza tropicale lo sce-nario del Centro-America; non è solamente una secondaNizza a portata dei dollari nord-americani con il sole ecol pittoresco delle terre meridionali; è anche unbell'esempio di vitalità latina, il quale dimostra che dovele condizioni economiche siano favorevoli anche la no-stra razza sa creare sveltamente il lusso e la ricchezza.Cuba è soprattutto una prova del formidabile potere diadattamento delle razze scaturite dalla matrice romana.Mentre le altre Antille, inglesi, olandesi e nord-america-ne – compresi gli stessi possedimenti francesi della

56

lentezza della Natura, ma anche in questo la città ha vo-luto fare un gesto di volontà chiamando dall'Europa unospecialista di ornamentazione urbana, per ricostruire alpiù presto il superbo patrimonio vegetale del quale la re-gina dei Caraibi era giustamente orgogliosa e che incor-niciava pittorescamente la sua grazia di bella creola.

In questo momento in cui la nuova splendente prima-vera italiana rinverdisce gli augusti allori di Roma e laCittà Eterna riprende, grazie alla perenne giovinezza delpopolo dalle mille vite, la sua tradizionale missione dimaestra del mondo latino, il nostro paese segue con af-fetto e con interesse lo sviluppo di quelle terre d'Ameri-ca che non sono più considerate dagli italiani comesbocchi di emigrazione, ma come gemme del grandetronco romano che perpetuano e ingrandiscono la mille-naria fioritura del ceppo glorioso.

Nel giardino dell'America latina la piccola Cuba nonè solamente un bel fiore profumato che sboccia rigoglio-so e che orna con la sua magnificenza tropicale lo sce-nario del Centro-America; non è solamente una secondaNizza a portata dei dollari nord-americani con il sole ecol pittoresco delle terre meridionali; è anche unbell'esempio di vitalità latina, il quale dimostra che dovele condizioni economiche siano favorevoli anche la no-stra razza sa creare sveltamente il lusso e la ricchezza.Cuba è soprattutto una prova del formidabile potere diadattamento delle razze scaturite dalla matrice romana.Mentre le altre Antille, inglesi, olandesi e nord-america-ne – compresi gli stessi possedimenti francesi della

56

Page 57: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Guadalupa e di Martinica – vegetano più o meno allostato di piantagioni coloniali per la scarsa potenzialitàdelle razze bianche che le hanno sottomesse e le domi-nano, il popolo cubano, nel quale la maggior parte delsangue è squisitamente latino (cioè italico ed iberico),ha saputo creare una razza nuova ed adattarla alle parti-colari condizioni climatiche del Tropico.

Paese verso il quale l'emigrazione italiana non si èmai orientata in grandi masse, Cuba è soprattutto popo-lata da genti di origine spagnuola, però molte migliaia diitaliani hanno mescolato il loro sangue nel crogiuolo cu-bano, molti sono i cognomi di puro calco italico e parec-chi italiani hanno partecipato in prima fila alla lotta perl'indipendenza dell'isola. Nel solo biennio 1923-1925quattromila italiani di sesso maschile sono venuti ad in-grossare l'elemento bianco della giovane Repubblica.Del resto le statistiche hanno un valore relativo di frontealla genuina latinità del popolo cubano che da Roma haavuto, sia attraverso la Spagna, sia direttamente, sia peltramite del Cattolicesimo, quel sacro fuoco nel quale leantiche Vestali simboleggiavano l'indistruttibile spiritodell'Urbe.

La strapotenza anglo-sassone non è riuscita finora adestinguerlo in nessuno dei luoghi nei quali fu acceso dalsoffio dell'Eternità.

57

Guadalupa e di Martinica – vegetano più o meno allostato di piantagioni coloniali per la scarsa potenzialitàdelle razze bianche che le hanno sottomesse e le domi-nano, il popolo cubano, nel quale la maggior parte delsangue è squisitamente latino (cioè italico ed iberico),ha saputo creare una razza nuova ed adattarla alle parti-colari condizioni climatiche del Tropico.

Paese verso il quale l'emigrazione italiana non si èmai orientata in grandi masse, Cuba è soprattutto popo-lata da genti di origine spagnuola, però molte migliaia diitaliani hanno mescolato il loro sangue nel crogiuolo cu-bano, molti sono i cognomi di puro calco italico e parec-chi italiani hanno partecipato in prima fila alla lotta perl'indipendenza dell'isola. Nel solo biennio 1923-1925quattromila italiani di sesso maschile sono venuti ad in-grossare l'elemento bianco della giovane Repubblica.Del resto le statistiche hanno un valore relativo di frontealla genuina latinità del popolo cubano che da Roma haavuto, sia attraverso la Spagna, sia direttamente, sia peltramite del Cattolicesimo, quel sacro fuoco nel quale leantiche Vestali simboleggiavano l'indistruttibile spiritodell'Urbe.

La strapotenza anglo-sassone non è riuscita finora adestinguerlo in nessuno dei luoghi nei quali fu acceso dalsoffio dell'Eternità.

57

Page 58: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

«ROUGE ET NOIR»

La Repubblica di Cuba ha dedicato all'Italia una dellemigliori strade della capitale nel centro degli affari.L'aristocratica calle San Raffaele che taglia l'Avenida deItalia forma con essa un quadrivio il quale è uno deipunti più frequentati d'Avana, dove ostentano le loro ve-trine sempre in festa i maggiori negozi della città.

Negozi di mode! È quindi un punto strategico nelquale ogni giorno si dà convegno il mondo femminiledella capitale per le sue piccole e grandi compere, per isuoi flirts e vagabondaggi, per gli appuntamenti, lechiacchiere, le maldicenze, i peccati di gola e di deside-rio, la visita alla sarta, la sosta dinanzi ai figurini, la pe-sca degli scampoli, la scelta del nastrino, del campione,del fiocchetto, della bagatella quotidiana. Vi passano eripassano. A piedi ed in automobile, in tram ed in auto-bus. Accigliate o sorridenti, melanconiche o gaie, furio-se o felici.

Il sesso forte dell'Avana il quale ha per le gonnelleun'adorazione tropico-mediterranea, approfitta di tutti isuoi momenti perduti per piantarsi nel quadrivio strate-gico, così che le nozze di San Raffaele con l'Avenida deItalia offrono perennemente allo straniero di passaggioun quadro pittoresco della vita cubana, anzi più che unquadro una vera rappresentazione cinematografica nella

58

«ROUGE ET NOIR»

La Repubblica di Cuba ha dedicato all'Italia una dellemigliori strade della capitale nel centro degli affari.L'aristocratica calle San Raffaele che taglia l'Avenida deItalia forma con essa un quadrivio il quale è uno deipunti più frequentati d'Avana, dove ostentano le loro ve-trine sempre in festa i maggiori negozi della città.

Negozi di mode! È quindi un punto strategico nelquale ogni giorno si dà convegno il mondo femminiledella capitale per le sue piccole e grandi compere, per isuoi flirts e vagabondaggi, per gli appuntamenti, lechiacchiere, le maldicenze, i peccati di gola e di deside-rio, la visita alla sarta, la sosta dinanzi ai figurini, la pe-sca degli scampoli, la scelta del nastrino, del campione,del fiocchetto, della bagatella quotidiana. Vi passano eripassano. A piedi ed in automobile, in tram ed in auto-bus. Accigliate o sorridenti, melanconiche o gaie, furio-se o felici.

Il sesso forte dell'Avana il quale ha per le gonnelleun'adorazione tropico-mediterranea, approfitta di tutti isuoi momenti perduti per piantarsi nel quadrivio strate-gico, così che le nozze di San Raffaele con l'Avenida deItalia offrono perennemente allo straniero di passaggioun quadro pittoresco della vita cubana, anzi più che unquadro una vera rappresentazione cinematografica nella

58

Page 59: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

quale le stelle sono innumerevoli e tutti i personaggisono Rodolfo Valentino!

Il segreto non l'ho scoperto da me. È stato un cono-scente spagnuolo a rivelarmelo, un tipo che è diventatomilionario di dollari facendo l'impresario di matches difootball, di boxe, di lotta greco-romana, di lotta canaria,di pelota basca, di haialaj, di base ball, ecc. e che è per-ciò addentro nella psicologia del pubblico. Gli avevochiesto che m'indicasse i quartieri più caratteristicidell'Avana, quelli aristocratici, quelli popolari, quelliteppistici, quelli frequentati dai creoli, quelli abitati daimeticci, dai neri, dai cinesi.

M'ha risposto: – È inutile che andiate ad arrostirvi alsole al Vedado od alla Víbora, alla Marina o a San Fran-cesco. Piantatevi tra San Raffaele e l'Avenida de Italia,dalle tre alle sei, accanto al policeman che fa scattare isegnali colorati della circolazione. Troverete lì, oltre adabbondanti esemplari della bellezza femminile tropico-americana e ad ancora più abbondanti campioni dellastupidità mascolina, – il mio impresario ha dei motivi dirancore verso le donne, forse perchè non frequentanoabbastanza gli spettacoli sportivi – troverete lì riuniticome in una insalatiera, con pepe, olio, sale ed aceto,tutti gli ingredienti etnici della grande insalata cubana:lattuga, cicoria, indivia, banane, ananas, crisantemi...Divertitevi e portatevi un ventaglio. Occhio agli uominiperchè hanno tutti il temperamento di Otello e non vi fi-date delle donne che fingono d'essere più civette diquanto non siano!

59

quale le stelle sono innumerevoli e tutti i personaggisono Rodolfo Valentino!

Il segreto non l'ho scoperto da me. È stato un cono-scente spagnuolo a rivelarmelo, un tipo che è diventatomilionario di dollari facendo l'impresario di matches difootball, di boxe, di lotta greco-romana, di lotta canaria,di pelota basca, di haialaj, di base ball, ecc. e che è per-ciò addentro nella psicologia del pubblico. Gli avevochiesto che m'indicasse i quartieri più caratteristicidell'Avana, quelli aristocratici, quelli popolari, quelliteppistici, quelli frequentati dai creoli, quelli abitati daimeticci, dai neri, dai cinesi.

M'ha risposto: – È inutile che andiate ad arrostirvi alsole al Vedado od alla Víbora, alla Marina o a San Fran-cesco. Piantatevi tra San Raffaele e l'Avenida de Italia,dalle tre alle sei, accanto al policeman che fa scattare isegnali colorati della circolazione. Troverete lì, oltre adabbondanti esemplari della bellezza femminile tropico-americana e ad ancora più abbondanti campioni dellastupidità mascolina, – il mio impresario ha dei motivi dirancore verso le donne, forse perchè non frequentanoabbastanza gli spettacoli sportivi – troverete lì riuniticome in una insalatiera, con pepe, olio, sale ed aceto,tutti gli ingredienti etnici della grande insalata cubana:lattuga, cicoria, indivia, banane, ananas, crisantemi...Divertitevi e portatevi un ventaglio. Occhio agli uominiperchè hanno tutti il temperamento di Otello e non vi fi-date delle donne che fingono d'essere più civette diquanto non siano!

59

Page 60: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Dopo un primo esperimento ho preso anch'io gusto afare il palo sul crocicchio strategico ed ho ormai fattoconoscenza con una buona dozzina di quei policemen iquali giuocano per tre ore consecutive al rouge et noir,senza guadagnare che la loro modesta paga quotidiana.

Rosso! Trams ed automobili si fermano. Passano lesignore, di corsa, mezza corsa o adagino, a seconda deitemperamenti. Gli uomini tossiscono, si scappellano,vezzeggiano.

Nero! Le signore di tutte le età e di tutti i formati sifermano. Passano i trams e le automobili. Gli uominisaettano occhiate d'inferno.

Poche città al mondo posseggono un miscuglio di raz-ze che possa stare a pari con quello dell'Avana. Non so-lamente formicolano in questa città tutte le razze scatu-rite dalla Torre di Babele, la bianca, la nera, la gialla, larossa; non solamente ognuna di queste razze è rappre-sentata da numerose specie e sottospecie; ma il clima el'amore si sono divertiti a mescolarle fantasticamente fraloro durante lo spazio di diverse generazioni, creandotutta una gamma di meticci e di mulatti che alla lorovolta si sono fusi con altri meticci e mulatti o sono ritor-nati alle origini o sono passati capricciosamente dal neroal giallo; e poi al rosso; e poi al bianco; e poi hanno ri-voltato la frittata ed aggiunto un torlo d'uovo o un pizzi-co di carbone o una spruzzata di zafferano o un bricco dilatte; per cui certe volte vi trovate dinanzi una tizia dicolore imprecisabile che non sapete in che casellariometterla, oppure un sempronio che ha la tinta di una raz-

60

Dopo un primo esperimento ho preso anch'io gusto afare il palo sul crocicchio strategico ed ho ormai fattoconoscenza con una buona dozzina di quei policemen iquali giuocano per tre ore consecutive al rouge et noir,senza guadagnare che la loro modesta paga quotidiana.

Rosso! Trams ed automobili si fermano. Passano lesignore, di corsa, mezza corsa o adagino, a seconda deitemperamenti. Gli uomini tossiscono, si scappellano,vezzeggiano.

Nero! Le signore di tutte le età e di tutti i formati sifermano. Passano i trams e le automobili. Gli uominisaettano occhiate d'inferno.

Poche città al mondo posseggono un miscuglio di raz-ze che possa stare a pari con quello dell'Avana. Non so-lamente formicolano in questa città tutte le razze scatu-rite dalla Torre di Babele, la bianca, la nera, la gialla, larossa; non solamente ognuna di queste razze è rappre-sentata da numerose specie e sottospecie; ma il clima el'amore si sono divertiti a mescolarle fantasticamente fraloro durante lo spazio di diverse generazioni, creandotutta una gamma di meticci e di mulatti che alla lorovolta si sono fusi con altri meticci e mulatti o sono ritor-nati alle origini o sono passati capricciosamente dal neroal giallo; e poi al rosso; e poi al bianco; e poi hanno ri-voltato la frittata ed aggiunto un torlo d'uovo o un pizzi-co di carbone o una spruzzata di zafferano o un bricco dilatte; per cui certe volte vi trovate dinanzi una tizia dicolore imprecisabile che non sapete in che casellariometterla, oppure un sempronio che ha la tinta di una raz-

60

Page 61: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

za, i lineamenti di un'altra, i capelli di una terza e gli oc-chi di una quarta.

L'insalata cubana è tanto più pasticciata in quanto ibianchi sono latini, slavi, anglo-sassoni, orientali, bion-di, bruni, baltici mediterranei, dolicocefali, brachicefali;ed i neri sono cubani, giamaichini, haitiani, californiani,nord-americani, con le rappresentanze di tutte le fami-glie africane del Niger, del Senegal e del Congo che imercanti di carne umana si sono divertiti a trapiantare inillo tempore nelle Antille; ed i gialli sono cinesi delNord e del Sud, dell'Est e dell'Ovest, giapponesi, formo-sini, malesi, filippini, australiani; ed i rossi provengonoda tutte le grandi famiglie aborigene d'America; ed imeticci sono tanti e così diversi, le colorazioni dei mu-latti tante e così sfumate, i cocktails delle alcove così in-trugliati e pazzeschi che, dopo un po', finite per perderetotalmente il vostro latino e col dare ragione al messica-no Vasconcellos il quale, come sapete, ha scoperto unaquinta razza: la razza cosmica. Probabilmente Vascon-cellos è stato parecchio tempo a Cuba, dove frequenta-va, dalle tre alle sei, il quadrivio strategico dell'Avenidade Italia.

Aggiungete a tutto questo po' po' di roba i creoli delleAntille i quali sono i discendenti di bianchi nati quaggiùma non sono più caucasici nel senso che hanno subìto digenerazione in generazione gli effetti del clima tropica-le, dei cibi e delle bevande tropicali, del sistema di vitatropicale, magari del latte delle balie negre e mulatte edhanno finito per formare una razza a parte, un po' molle,

61

za, i lineamenti di un'altra, i capelli di una terza e gli oc-chi di una quarta.

L'insalata cubana è tanto più pasticciata in quanto ibianchi sono latini, slavi, anglo-sassoni, orientali, bion-di, bruni, baltici mediterranei, dolicocefali, brachicefali;ed i neri sono cubani, giamaichini, haitiani, californiani,nord-americani, con le rappresentanze di tutte le fami-glie africane del Niger, del Senegal e del Congo che imercanti di carne umana si sono divertiti a trapiantare inillo tempore nelle Antille; ed i gialli sono cinesi delNord e del Sud, dell'Est e dell'Ovest, giapponesi, formo-sini, malesi, filippini, australiani; ed i rossi provengonoda tutte le grandi famiglie aborigene d'America; ed imeticci sono tanti e così diversi, le colorazioni dei mu-latti tante e così sfumate, i cocktails delle alcove così in-trugliati e pazzeschi che, dopo un po', finite per perderetotalmente il vostro latino e col dare ragione al messica-no Vasconcellos il quale, come sapete, ha scoperto unaquinta razza: la razza cosmica. Probabilmente Vascon-cellos è stato parecchio tempo a Cuba, dove frequenta-va, dalle tre alle sei, il quadrivio strategico dell'Avenidade Italia.

Aggiungete a tutto questo po' po' di roba i creoli delleAntille i quali sono i discendenti di bianchi nati quaggiùma non sono più caucasici nel senso che hanno subìto digenerazione in generazione gli effetti del clima tropica-le, dei cibi e delle bevande tropicali, del sistema di vitatropicale, magari del latte delle balie negre e mulatte edhanno finito per formare una razza a parte, un po' molle,

61

Page 62: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

un po' svenevole, semi orientale, la quale è più vicina allevantino che all'europeo e potrebbe essere battezzataafro-antillano-andalusa. Trovate come nel Levante car-nagioni d'albicocca, grandi occhi neri, più grandi ciglia,visi regolari e somigliantissimi fra loro, giovinezze pre-coci che sbocciano sui quindici anni in una donna per-fetta e poi tendono ad arrotondarsi in una pinguedinelatte e miele che trabocca con facilità nella grassezzaflaccida. In mezzo agli uomini abbondano tre o quattrocategorie di tipi che paiono prodotti a serie e che fisica-mente corrispondono pressapoco alla figura classica delparroco di campagna, del notaio di provincia, del barito-no celebre e del maggiordomo di famiglia patrizia.

Ma volete due foglioline d'insalata anche voi? Acco-modatevi ed attenzione al policeman. Rosso! Automobi-li e tramvia, educati dalle multe al rispetto dell'autoritàcostituita, cedono galantemente il passo al flotto umanoche rigurgita sui bordi dei marciapiedi troppo stretti eche straripa in una ondata di sete e di carni variopinte.

Le prime a varcare il Rubicone son due nordamerica-ne, riconoscibili dal corpo allampanato, ai piedi abbon-danti della razza, agli occhiali a stanghetta cerchiati ditartaruga e alla maniera soldatesca di mandare le gambeavanti ed indietro come compassi automatici. Quelloche le accompagna è un cugino di Lindbergh, bel fac-ciotto di bambolone yankee sopra un corpo di sportman.

Avanzano poi in fila trasversale sette cubanelle gras-sotte e belloccie di puro sangue criollo che, grazie allamoda di Parigi, paiono quasi in costume da bagno.

62

un po' svenevole, semi orientale, la quale è più vicina allevantino che all'europeo e potrebbe essere battezzataafro-antillano-andalusa. Trovate come nel Levante car-nagioni d'albicocca, grandi occhi neri, più grandi ciglia,visi regolari e somigliantissimi fra loro, giovinezze pre-coci che sbocciano sui quindici anni in una donna per-fetta e poi tendono ad arrotondarsi in una pinguedinelatte e miele che trabocca con facilità nella grassezzaflaccida. In mezzo agli uomini abbondano tre o quattrocategorie di tipi che paiono prodotti a serie e che fisica-mente corrispondono pressapoco alla figura classica delparroco di campagna, del notaio di provincia, del barito-no celebre e del maggiordomo di famiglia patrizia.

Ma volete due foglioline d'insalata anche voi? Acco-modatevi ed attenzione al policeman. Rosso! Automobi-li e tramvia, educati dalle multe al rispetto dell'autoritàcostituita, cedono galantemente il passo al flotto umanoche rigurgita sui bordi dei marciapiedi troppo stretti eche straripa in una ondata di sete e di carni variopinte.

Le prime a varcare il Rubicone son due nordamerica-ne, riconoscibili dal corpo allampanato, ai piedi abbon-danti della razza, agli occhiali a stanghetta cerchiati ditartaruga e alla maniera soldatesca di mandare le gambeavanti ed indietro come compassi automatici. Quelloche le accompagna è un cugino di Lindbergh, bel fac-ciotto di bambolone yankee sopra un corpo di sportman.

Avanzano poi in fila trasversale sette cubanelle gras-sotte e belloccie di puro sangue criollo che, grazie allamoda di Parigi, paiono quasi in costume da bagno.

62

Page 63: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Quella che sta in mezzo avrebbe specialmente bisognodi almeno un paio di metri di stoffa di più e di un tessutomeno trasparente. Questi vestitini succinti di foglia dicipolla, possono andare bene sopra una figuretta delboulevard, tipo ultra-moderno, seni infantili, dorso spia-nato, gomiti cubisti, corpicciuolo di monella, ma addos-so a queste cubane prosperose e traboccanti di grazia diDio, ci vorrebbe qualche cosa di più solido!

Ah! guardate quella lì isolata. Contemplatela! È unfiore delle Antille, uno di quei fiori nati chissà quandoin un giardino di Granata od in un roseto di Siviglia cheil caso ha trapiantato in terra tropicale fecondandolo congli umori di questo paese pingue e ardente nel quale laluce del sole è come una pioggia perpetua d'oro liquido.Il fiore si è riprodotto sempre più bello durante lo spaziodi uno o due secoli, una volta un po' troppo spampanato,un'altra volta un po' troppo colorito o troppo lungo distelo, finchè questa volta è sbocciato il capolavoro per-fetto e meraviglioso per lo stupore degli uomini. Cheovale! Che occhi! Che flessuosità di membra, che ele-ganza d'incesso! Vedete che tumulto in mezzo al bloccodei Don Giovanni? Anche il policeman s'incanta dietrola visione... Ma la sagoma di una foca interrompe il mi-raggio. È una egregia dama mulatta che avanza per lesue faccende e che riceve, imperturbabile ed inconsape-vole, i mille moccoli di tutti quanti erano rapiti nellacontemplazione estatica della Venere dei Caraibi e sonobrutalmente disturbati dall'isolante della nuova soprag-giunta.

63

Quella che sta in mezzo avrebbe specialmente bisognodi almeno un paio di metri di stoffa di più e di un tessutomeno trasparente. Questi vestitini succinti di foglia dicipolla, possono andare bene sopra una figuretta delboulevard, tipo ultra-moderno, seni infantili, dorso spia-nato, gomiti cubisti, corpicciuolo di monella, ma addos-so a queste cubane prosperose e traboccanti di grazia diDio, ci vorrebbe qualche cosa di più solido!

Ah! guardate quella lì isolata. Contemplatela! È unfiore delle Antille, uno di quei fiori nati chissà quandoin un giardino di Granata od in un roseto di Siviglia cheil caso ha trapiantato in terra tropicale fecondandolo congli umori di questo paese pingue e ardente nel quale laluce del sole è come una pioggia perpetua d'oro liquido.Il fiore si è riprodotto sempre più bello durante lo spaziodi uno o due secoli, una volta un po' troppo spampanato,un'altra volta un po' troppo colorito o troppo lungo distelo, finchè questa volta è sbocciato il capolavoro per-fetto e meraviglioso per lo stupore degli uomini. Cheovale! Che occhi! Che flessuosità di membra, che ele-ganza d'incesso! Vedete che tumulto in mezzo al bloccodei Don Giovanni? Anche il policeman s'incanta dietrola visione... Ma la sagoma di una foca interrompe il mi-raggio. È una egregia dama mulatta che avanza per lesue faccende e che riceve, imperturbabile ed inconsape-vole, i mille moccoli di tutti quanti erano rapiti nellacontemplazione estatica della Venere dei Caraibi e sonobrutalmente disturbati dall'isolante della nuova soprag-giunta.

63

Page 64: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Povera mulatta! S'è scelta un cappellino-cuffia chedovrebbe ringiovanirla di vent'anni e che le dà inveceun'aria di suocera mascherata da colleggiale. Ha impri-gionato in un busto simile alla corazza di un paladinoantico l'autunnale maturità della sua carne gelatinosa. Ipoveri tacchi che debbono reggere quel po' po' di peso sisono buttati uno di qua ed uno di là per far maggiore re-sistenza. Il sudore ombreggia di violaceo i dintorni delleascelle. Dalle fibbie trabocca l'esuberanza delle cavigliesulle quali s'elevano le colonne d'Ercole che sostengonoil fardello d'Atlante.

Dietro scutrèttolano due nerette in ghingheri, una in-guainata in un satin giallo-limone che allega i denti,l'altra infagottata in un broccato fragoroso a fiorami dimora. Le riconosco. Sono sorelle germane delle loroconsanguinee d'Africa che vedevo mesi fa nude o semi-nude nelle foreste del Gabon e nei mercati del Camerun.Hanno lo stesso viso di scimmietta rasata, con le grosselabbra carnose simili ai margini di una coltellata fresca;hanno il medesimo taglio di corpo, plastico, falcato, ser-pentino, coi seni oblunghi e divaricati, il ventre un po'gonfio, le curve scolpite alla brava, senza tante preoccu-pazioni. Qui si vestono alla... parigina, ma chi ne ha vi-ste migliaia e migliaia abbigliate secondo la moda dimamma Eva, sulle rive del Niger e dell'Ogoué, le denu-da involontariamente. So che roba siete, mascherine!Coty vi ha almeno liberato dall'odore?

Ecco un'altra ondata di nere coi pomelli invermigliatidal rossetto, la bocca impicciolita dal cinabro, il bronzo

64

Povera mulatta! S'è scelta un cappellino-cuffia chedovrebbe ringiovanirla di vent'anni e che le dà inveceun'aria di suocera mascherata da colleggiale. Ha impri-gionato in un busto simile alla corazza di un paladinoantico l'autunnale maturità della sua carne gelatinosa. Ipoveri tacchi che debbono reggere quel po' po' di peso sisono buttati uno di qua ed uno di là per far maggiore re-sistenza. Il sudore ombreggia di violaceo i dintorni delleascelle. Dalle fibbie trabocca l'esuberanza delle cavigliesulle quali s'elevano le colonne d'Ercole che sostengonoil fardello d'Atlante.

Dietro scutrèttolano due nerette in ghingheri, una in-guainata in un satin giallo-limone che allega i denti,l'altra infagottata in un broccato fragoroso a fiorami dimora. Le riconosco. Sono sorelle germane delle loroconsanguinee d'Africa che vedevo mesi fa nude o semi-nude nelle foreste del Gabon e nei mercati del Camerun.Hanno lo stesso viso di scimmietta rasata, con le grosselabbra carnose simili ai margini di una coltellata fresca;hanno il medesimo taglio di corpo, plastico, falcato, ser-pentino, coi seni oblunghi e divaricati, il ventre un po'gonfio, le curve scolpite alla brava, senza tante preoccu-pazioni. Qui si vestono alla... parigina, ma chi ne ha vi-ste migliaia e migliaia abbigliate secondo la moda dimamma Eva, sulle rive del Niger e dell'Ogoué, le denu-da involontariamente. So che roba siete, mascherine!Coty vi ha almeno liberato dall'odore?

Ecco un'altra ondata di nere coi pomelli invermigliatidal rossetto, la bocca impicciolita dal cinabro, il bronzo

64

Page 65: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

delle spalle impolverato dalla cipria come nelle statuedei musei mal tenuti. Una ha fatto di più: ha chiestoall'ossigeno d'indorare la sua zazzera di montone saha-riano, ma l'ossigeno non ha potuto darle che un giallinodi stoppa del quale del resto è fierissima. È la prima vol-ta che vedo delle nere pitturate e mi fa un certo effetto.Povera Africa! Sarà questa la tua fine?

Una cinesina tagliata da sangue negro, come si fa colvino troppo leggero di certi vigneti, vuol passare anchelei ma i suoi piedini che, nella loro piccolezza, conser-vano il ricordo degli strumenti di tortura adoperati dallebisavole, non fanno in tempo a saltar giù dal marciapie-de. Ferma, ferma, piccola afro-asiatica. Il braccio delpoliceman ha girato il disco nero dando il via ad un ma-stodontico camion carico di casse e di bauli. Il condu-cente non ti vedrebbe forse nemmeno, tanto sei piccola,o cinesina d'Africa.

Chissà quant'altra gente è passata nel frattempo senzach'io abbia avuto il tempo di notarla. Ma il flotto umanosi riforma sui margini del marciapiede, fra le vetrinescintillanti di ninnoli e la barriera degli uomini vestiti ditela candida e fiammante.

Rosso! Questa volta è tutta una marea che travasa, diuomini, di donne, di bimbi, di vecchi, di gambe affuso-late che brillano nelle guaine di seta, di pantaloni ma-schili rigidi come cilindri di cartone oppure svolazzantinell'ampiezza della nuova moda come zampe chiomatedi cavalli australiani. L'occhio sale ai volti per indivi-duare i personaggi, ma sono tanti e passano così in fretta

65

delle spalle impolverato dalla cipria come nelle statuedei musei mal tenuti. Una ha fatto di più: ha chiestoall'ossigeno d'indorare la sua zazzera di montone saha-riano, ma l'ossigeno non ha potuto darle che un giallinodi stoppa del quale del resto è fierissima. È la prima vol-ta che vedo delle nere pitturate e mi fa un certo effetto.Povera Africa! Sarà questa la tua fine?

Una cinesina tagliata da sangue negro, come si fa colvino troppo leggero di certi vigneti, vuol passare anchelei ma i suoi piedini che, nella loro piccolezza, conser-vano il ricordo degli strumenti di tortura adoperati dallebisavole, non fanno in tempo a saltar giù dal marciapie-de. Ferma, ferma, piccola afro-asiatica. Il braccio delpoliceman ha girato il disco nero dando il via ad un ma-stodontico camion carico di casse e di bauli. Il condu-cente non ti vedrebbe forse nemmeno, tanto sei piccola,o cinesina d'Africa.

Chissà quant'altra gente è passata nel frattempo senzach'io abbia avuto il tempo di notarla. Ma il flotto umanosi riforma sui margini del marciapiede, fra le vetrinescintillanti di ninnoli e la barriera degli uomini vestiti ditela candida e fiammante.

Rosso! Questa volta è tutta una marea che travasa, diuomini, di donne, di bimbi, di vecchi, di gambe affuso-late che brillano nelle guaine di seta, di pantaloni ma-schili rigidi come cilindri di cartone oppure svolazzantinell'ampiezza della nuova moda come zampe chiomatedi cavalli australiani. L'occhio sale ai volti per indivi-duare i personaggi, ma sono tanti e passano così in fretta

65

Page 66: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

che lo sguardo si sofferma su ciascuno solo lo spazio diun baleno, giusto il tempo per vedere e non vedere,come in una cinematografia troppo veloce, ora un voltoiberico, ulivigno e scarnito, tragico e nasuto, che pareuscito fuori da una pittura del Greco, ora il faccione ro-tondo e serafico di un creolo sbarbato all'americana chefa pensare ad un canonico scappato dagli stalli di unatranquilla cattedrale tra vespro e compieta, ora un mu-latto coi baffetti alla Chaplin, ora un nero sputato cheevoca confusamente Darwin, Woronoff ed il vecchio pa-dre gorilla.

Sul petto monumentale di una domestica d'ebano,dalle braccia elefantesche e dalle gambe ippopotamiche,ride un amore d'angioletto dai riccioli d'oro e dagli occhicilestri. Ma il film è velocissimo, e il cherubino cede ilposto ad una zitella che ha concentrato nella ristretta su-perficie di una faccia umana tutti triangoli della geome-tria. Si snocciolano poi, come scatole di sigari in manoad un commesso, sei o sette sfumature di mulatti chevanno dal quasi nero del Toscano al giallo-paglierinodel Virginia, attraverso le sfumature dei Minghetti, deiQuintino Sella, dei trabucos e del trinciato nazionale.L'ultimo sigaro finisce in un bel Buddha di Canton e poilo sguardo s'annega in una massa di dorsi che s'accalcacome una mandria contro il marciapiede opposto.L'occhio sceglie nel gruppo una figura snella e piacente.Ecco, si volta. Vedete due pupille, un sorriso, una colla-na. Troppo tardi. Il radiatore di un'automobile vi taglia

66

che lo sguardo si sofferma su ciascuno solo lo spazio diun baleno, giusto il tempo per vedere e non vedere,come in una cinematografia troppo veloce, ora un voltoiberico, ulivigno e scarnito, tragico e nasuto, che pareuscito fuori da una pittura del Greco, ora il faccione ro-tondo e serafico di un creolo sbarbato all'americana chefa pensare ad un canonico scappato dagli stalli di unatranquilla cattedrale tra vespro e compieta, ora un mu-latto coi baffetti alla Chaplin, ora un nero sputato cheevoca confusamente Darwin, Woronoff ed il vecchio pa-dre gorilla.

Sul petto monumentale di una domestica d'ebano,dalle braccia elefantesche e dalle gambe ippopotamiche,ride un amore d'angioletto dai riccioli d'oro e dagli occhicilestri. Ma il film è velocissimo, e il cherubino cede ilposto ad una zitella che ha concentrato nella ristretta su-perficie di una faccia umana tutti triangoli della geome-tria. Si snocciolano poi, come scatole di sigari in manoad un commesso, sei o sette sfumature di mulatti chevanno dal quasi nero del Toscano al giallo-paglierinodel Virginia, attraverso le sfumature dei Minghetti, deiQuintino Sella, dei trabucos e del trinciato nazionale.L'ultimo sigaro finisce in un bel Buddha di Canton e poilo sguardo s'annega in una massa di dorsi che s'accalcacome una mandria contro il marciapiede opposto.L'occhio sceglie nel gruppo una figura snella e piacente.Ecco, si volta. Vedete due pupille, un sorriso, una colla-na. Troppo tardi. Il radiatore di un'automobile vi taglia

66

Page 67: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

la proiezione. Il policeman ha giuocato un'altra volta sulnero.

Così il pomeriggio passa senza che il caldo ed il su-dore vi diano troppo noia e se il caso vi favorisce poteteincontrare uno di quei visi meticci nei quali la vecchiaCina delle bambole di porcellana si è sposata con la vec-chia Europa del Mediterraneo lasciando, in un momentodi distrazione, che anche l'Africa prendesse parte alla fe-sta. Avete allora dinanzi a voi una delle bellezze piùsuggestive di Eva e se sapete guardare senza parlare,perchè queste meticcie sono di una stupidità inesorabile,potete anche sognare, il che fa sempre piacere, soprat-tutto dopo una indigestione d'insalata russa, conditaall'olio di palma e con peperoni delle Antille.

67

la proiezione. Il policeman ha giuocato un'altra volta sulnero.

Così il pomeriggio passa senza che il caldo ed il su-dore vi diano troppo noia e se il caso vi favorisce poteteincontrare uno di quei visi meticci nei quali la vecchiaCina delle bambole di porcellana si è sposata con la vec-chia Europa del Mediterraneo lasciando, in un momentodi distrazione, che anche l'Africa prendesse parte alla fe-sta. Avete allora dinanzi a voi una delle bellezze piùsuggestive di Eva e se sapete guardare senza parlare,perchè queste meticcie sono di una stupidità inesorabile,potete anche sognare, il che fa sempre piacere, soprat-tutto dopo una indigestione d'insalata russa, conditaall'olio di palma e con peperoni delle Antille.

67

Page 68: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

COL GENERALE MACHADO

Grazie ai buoni offici del nostro ministro in Avana,Guglielmo Vivaldi, diplomatico distinto ed avveduto,sono stato ricevuto in udienza particolare dal Presidentedella Repubblica generale Gerardo Machado.

Il generale Machado si distacca dal tipo consueto delgovernante centro-americano e come tale è uno degliuomini politici più interessanti dell'America latina.Chiamato a reggere i destini di un paese che per la suaposizione politico-geografica e per la sua straordinariaefficienza economica ha una funzione tutt'altro che in-differente nel quadro del continente americano, il gene-rale Machado non ha portato al governo la mentalità tra-dizionale del Caudillo nè il concetto puramente ammini-strativo del funzionario-presidente, ma ha impugnato iltimone dello Stato con la nobile ambizione di scrivereuna pagina storica nel libro di Cuba. In un paese nelquale la politica è in fondo un vero e proprio mestiere,che aveva finito per creare una serie di professionisti in-capaci di fare altro, una caterva di conventicole e con-sorterie e tutto un esercito di parassiti, l'attuale Presiden-te ha concretato una vigorosa azione personale di carat-tere riformatore e restauratore che costituisce un esperi-mento di grande interesse.

Si può dire che Machado stia instaurando nel CentroAmerica un tipo nuovo di azione governativa che so-

68

COL GENERALE MACHADO

Grazie ai buoni offici del nostro ministro in Avana,Guglielmo Vivaldi, diplomatico distinto ed avveduto,sono stato ricevuto in udienza particolare dal Presidentedella Repubblica generale Gerardo Machado.

Il generale Machado si distacca dal tipo consueto delgovernante centro-americano e come tale è uno degliuomini politici più interessanti dell'America latina.Chiamato a reggere i destini di un paese che per la suaposizione politico-geografica e per la sua straordinariaefficienza economica ha una funzione tutt'altro che in-differente nel quadro del continente americano, il gene-rale Machado non ha portato al governo la mentalità tra-dizionale del Caudillo nè il concetto puramente ammini-strativo del funzionario-presidente, ma ha impugnato iltimone dello Stato con la nobile ambizione di scrivereuna pagina storica nel libro di Cuba. In un paese nelquale la politica è in fondo un vero e proprio mestiere,che aveva finito per creare una serie di professionisti in-capaci di fare altro, una caterva di conventicole e con-sorterie e tutto un esercito di parassiti, l'attuale Presiden-te ha concretato una vigorosa azione personale di carat-tere riformatore e restauratore che costituisce un esperi-mento di grande interesse.

Si può dire che Machado stia instaurando nel CentroAmerica un tipo nuovo di azione governativa che so-

68

Page 69: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

vrappone agli interessi degli individui e dei partiti larealtà politica dello Stato e la realtà giuridica della Leg-ge, così che lo Stato e la Legge, collocati su due alti pie-distalli, abbiano in avvenire a restare al di sopra ed al difuori delle lotte partigiane. Basta avere una nozione an-che superficiale dei mali endemici che travagliano i pae-si del Centro America per apprezzare l'importanzadell'opera politica di Machado la quale, concretandosi informa definitiva, non solamente assicurerebbe a Cubaun avvenire più solido, ma offrirebbe a tutti gli altri pae-si dell'America Centrale un esempio capace di influen-zare in senso favorevole l'evoluzione storica di questaparte del continente americano.

È ancora troppo presto per formulare un giudizio de-finitivo, ma il Generale Machado ha già al suo attivouna amministrazione integra che contrasta con la ba-raonda delle amministrazioni presidenziali precedenti;la soppressione quasi totale del parassitismo che vivevain margine dello Stato; la moralizzazione della vita so-ciale e politica; un notevole sviluppo dell'attrezzaturatecnica nazionale; un vasto programma di lavori pubbli-ci che non resta sulla carta ma si realizza nei cantieri;una politica economica che mentre difende la grandericchezza del paese – lo zucchero – cerca di svilupparealtre fonti agricole ed industriali di benessere destinate arendere l'economia cubana più agile e più indipendente.

L'uomo ha quindi un profilo personale di notevole ri-lievo che lo distacca dallo sfondo centro-americano, siaper quello che fa, sia per quello che la sua opera rappre-

69

vrappone agli interessi degli individui e dei partiti larealtà politica dello Stato e la realtà giuridica della Leg-ge, così che lo Stato e la Legge, collocati su due alti pie-distalli, abbiano in avvenire a restare al di sopra ed al difuori delle lotte partigiane. Basta avere una nozione an-che superficiale dei mali endemici che travagliano i pae-si del Centro America per apprezzare l'importanzadell'opera politica di Machado la quale, concretandosi informa definitiva, non solamente assicurerebbe a Cubaun avvenire più solido, ma offrirebbe a tutti gli altri pae-si dell'America Centrale un esempio capace di influen-zare in senso favorevole l'evoluzione storica di questaparte del continente americano.

È ancora troppo presto per formulare un giudizio de-finitivo, ma il Generale Machado ha già al suo attivouna amministrazione integra che contrasta con la ba-raonda delle amministrazioni presidenziali precedenti;la soppressione quasi totale del parassitismo che vivevain margine dello Stato; la moralizzazione della vita so-ciale e politica; un notevole sviluppo dell'attrezzaturatecnica nazionale; un vasto programma di lavori pubbli-ci che non resta sulla carta ma si realizza nei cantieri;una politica economica che mentre difende la grandericchezza del paese – lo zucchero – cerca di svilupparealtre fonti agricole ed industriali di benessere destinate arendere l'economia cubana più agile e più indipendente.

L'uomo ha quindi un profilo personale di notevole ri-lievo che lo distacca dallo sfondo centro-americano, siaper quello che fa, sia per quello che la sua opera rappre-

69

Page 70: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

senta e può rappresentare nella evoluzione di tutti i pae-si latini che sono affacciati sul golfo del Messico – Me-diterraneo d'America – e sul canale di Panamá.

Il Presidente mi ha ricevuto in Palazzo nella sala delConsiglio dei ministri. Nel salone d'aspetto s'agita tuttauna folla pittoresca di personaggi bianco vestiti cheaspettano d'essere introdotti dinanzi al capo dello Stato:gente di Camagüey, di Santa Clara, di Santiago, di Isoladei Pini: grandi zuccherieri, grandi piantatori di tabacco,uomini politici delle Provincie che hanno nel colore del-la carne l'impronta formidabile del sole tropicale: capelliricciuti e talvolta crespi, occhi nerissimi, profili arabo-andalusi, gesti larghi ed espressivi, eloquenze vulcani-che, grande espansione di strette di mano, di abbracci, diinteriezioni fraterne. Un usciere color cioccolatto, stiliz-zato in una uniforme candida a bottoni d'oro, m'introdu-ce nella sala del Consiglio. Machado è un bell'uomo ro-busto, aitante, brizzolato, che mi viene incontro e mistringe la mano con calore quasi affettuoso. Il ghiaccio èsubito rotto ed ho la sensazione del fascino simpatizza-tore del Presidente.

Chiacchieriamo per qualche minuto del più e delmeno, delle bellezze naturali di Cuba, delle qualità dina-miche del suo popolo, del raccolto dello zucchero, degliimmigranti di nazionalità italiana per i quali Machadoha parole di vivo elogio, poi il dialogo diventa più serra-to ed assume la forma concreta dell'intervista vera e pro-pria. Quando una frase mi colpisce la stenografo rapida-mente.

70

senta e può rappresentare nella evoluzione di tutti i pae-si latini che sono affacciati sul golfo del Messico – Me-diterraneo d'America – e sul canale di Panamá.

Il Presidente mi ha ricevuto in Palazzo nella sala delConsiglio dei ministri. Nel salone d'aspetto s'agita tuttauna folla pittoresca di personaggi bianco vestiti cheaspettano d'essere introdotti dinanzi al capo dello Stato:gente di Camagüey, di Santa Clara, di Santiago, di Isoladei Pini: grandi zuccherieri, grandi piantatori di tabacco,uomini politici delle Provincie che hanno nel colore del-la carne l'impronta formidabile del sole tropicale: capelliricciuti e talvolta crespi, occhi nerissimi, profili arabo-andalusi, gesti larghi ed espressivi, eloquenze vulcani-che, grande espansione di strette di mano, di abbracci, diinteriezioni fraterne. Un usciere color cioccolatto, stiliz-zato in una uniforme candida a bottoni d'oro, m'introdu-ce nella sala del Consiglio. Machado è un bell'uomo ro-busto, aitante, brizzolato, che mi viene incontro e mistringe la mano con calore quasi affettuoso. Il ghiaccio èsubito rotto ed ho la sensazione del fascino simpatizza-tore del Presidente.

Chiacchieriamo per qualche minuto del più e delmeno, delle bellezze naturali di Cuba, delle qualità dina-miche del suo popolo, del raccolto dello zucchero, degliimmigranti di nazionalità italiana per i quali Machadoha parole di vivo elogio, poi il dialogo diventa più serra-to ed assume la forma concreta dell'intervista vera e pro-pria. Quando una frase mi colpisce la stenografo rapida-mente.

70

Page 71: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

71

TAVOLA IX

Uno degli immensi campi di canna da zucchero dellaRepubblica di Cuba

71

TAVOLA IX

Uno degli immensi campi di canna da zucchero dellaRepubblica di Cuba

Page 72: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

72

TAVOLA X

Una strada della vecchia città di Santiago (Cuba)

72

TAVOLA X

Una strada della vecchia città di Santiago (Cuba)

Page 73: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— Qual'è, signor Presidente, la funzione della Repub-blica di Cuba nel quadro politico del continente ameri-cano?

— Paese latino, vicinissimo agli Stati Uniti ed unitoagli Stati Uniti da intense relazioni politiche ed econo-miche, il nostro paese è un crogiuolo etnico nel qualel'America anglo-sassone e l'America latina hanno ognigiorno occasione di dimostrare praticamente quella reci-proca comprensione alla quale è legato l'avveniredell'America. La posizione geografica dell'isola,l'importanza della sua economia, il grande slancio delsuo popolo, il veloce incremento della popolazione, as-sicurano a Cuba una funzione importante che andrà viavia aumentando con lo sviluppo del paese. Avete potutoconstatare che siamo in ogni campo all'ordine del giornoe che i cittadini sono animati da una grande volontà diperfezionamento. La scelta della nostra città a sede dellaConferenza pan-americana e della Conferenza mondialedell'emigrazione caratterizza egregiamente la funzionedi Cuba. Nel campo delle relazioni internazionali, Cubaaspira ad essere l'affettuosa sorella di tutte le nazioniamericane ed a questo fine è disposta – come lo dimo-strò a Ginevra – non solamente a fare tutto il possibilema anche a sacrificarsi nell'interesse superiore del conti-nente americano perchè la figura dell'America sia cir-condata dalla stima e dall'affetto di tutti i popoli liberidell'universo.

— Come sono, Eccellenza, le relazioni di Cuba conl'Italia?

73

— Qual'è, signor Presidente, la funzione della Repub-blica di Cuba nel quadro politico del continente ameri-cano?

— Paese latino, vicinissimo agli Stati Uniti ed unitoagli Stati Uniti da intense relazioni politiche ed econo-miche, il nostro paese è un crogiuolo etnico nel qualel'America anglo-sassone e l'America latina hanno ognigiorno occasione di dimostrare praticamente quella reci-proca comprensione alla quale è legato l'avveniredell'America. La posizione geografica dell'isola,l'importanza della sua economia, il grande slancio delsuo popolo, il veloce incremento della popolazione, as-sicurano a Cuba una funzione importante che andrà viavia aumentando con lo sviluppo del paese. Avete potutoconstatare che siamo in ogni campo all'ordine del giornoe che i cittadini sono animati da una grande volontà diperfezionamento. La scelta della nostra città a sede dellaConferenza pan-americana e della Conferenza mondialedell'emigrazione caratterizza egregiamente la funzionedi Cuba. Nel campo delle relazioni internazionali, Cubaaspira ad essere l'affettuosa sorella di tutte le nazioniamericane ed a questo fine è disposta – come lo dimo-strò a Ginevra – non solamente a fare tutto il possibilema anche a sacrificarsi nell'interesse superiore del conti-nente americano perchè la figura dell'America sia cir-condata dalla stima e dall'affetto di tutti i popoli liberidell'universo.

— Come sono, Eccellenza, le relazioni di Cuba conl'Italia?

73

Page 74: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— Cordialissime ed estremamente amichevoli. Ra-gioni di ordine sentimentale danno il tono ai nostri rap-porti con la nobile e grande nazione italiana.

— M'hanno detto, Eccellenza, che lei ha personal-mente molta simpatia per l'Italia.

— Io sono un ammiratore appassionato dell'Italia,madre delle Arti, culla dello spirito latino, creatrice ine-sausta di correnti universali. Noi cubani non dimenti-chiamo che, nel periodo più aspro della nostra lotta perl'indipendenza, il popolo italiano ci ha fatto sentire lasua solidarietà. Molti italiani si trovavano nelle file dellanostra rivoluzione ed hanno dato generosamente il lorosangue per Cuba. Nelle foreste dell'isola, dove lottava-mo per la libertà della nostra patria, sentivamo la grandevoce incoraggiatrice del popolo italiano il quale, uscitoda poco dalla sua lotta epica per l'indipendenza, com-prendeva le aspirazioni degli altri popoli che ancoracombattevano per la loro. Diversi italiani hanno parteci-pato prima alle nostre battaglie, poi al lavoro di costru-zione della Repubblica. Fra gli altri ricordo con partico-lare affetto il Petriccione e soprattutto il nostro attualeambasciatore a Washington, Oreste Ferrara, uomo digrandissimo ingegno, che Cuba intera considera unadelle sue glorie nazionali. Voi sapete che egli non hamai dimenticato la sua terra natale e che divide il suocuore fra Cuba e l'Italia.

— Qual'è la vostra opinione, Eccellenza, sul presented'Italia e sul suo avvenire?

74

— Cordialissime ed estremamente amichevoli. Ra-gioni di ordine sentimentale danno il tono ai nostri rap-porti con la nobile e grande nazione italiana.

— M'hanno detto, Eccellenza, che lei ha personal-mente molta simpatia per l'Italia.

— Io sono un ammiratore appassionato dell'Italia,madre delle Arti, culla dello spirito latino, creatrice ine-sausta di correnti universali. Noi cubani non dimenti-chiamo che, nel periodo più aspro della nostra lotta perl'indipendenza, il popolo italiano ci ha fatto sentire lasua solidarietà. Molti italiani si trovavano nelle file dellanostra rivoluzione ed hanno dato generosamente il lorosangue per Cuba. Nelle foreste dell'isola, dove lottava-mo per la libertà della nostra patria, sentivamo la grandevoce incoraggiatrice del popolo italiano il quale, uscitoda poco dalla sua lotta epica per l'indipendenza, com-prendeva le aspirazioni degli altri popoli che ancoracombattevano per la loro. Diversi italiani hanno parteci-pato prima alle nostre battaglie, poi al lavoro di costru-zione della Repubblica. Fra gli altri ricordo con partico-lare affetto il Petriccione e soprattutto il nostro attualeambasciatore a Washington, Oreste Ferrara, uomo digrandissimo ingegno, che Cuba intera considera unadelle sue glorie nazionali. Voi sapete che egli non hamai dimenticato la sua terra natale e che divide il suocuore fra Cuba e l'Italia.

— Qual'è la vostra opinione, Eccellenza, sul presented'Italia e sul suo avvenire?

74

Page 75: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— La situazione presente dell'Italia è sintetizzata dauna parola sola: magnifica! Quanto al suo avvenire iosono profondamente convinto che l'attende un avveniregrandioso. Come latino ne sono fiero. L'opera di BenitoMussolini è di importanza eccezionale. Egli guida l'Ita-lia per le strade del progresso in tutti i campi della vitadi una nazione e la conduce verso una grandezza radiosache è anche una fortunata realtà. Io sono un vivo ammi-ratore del vostro Presidente. È un cuore! È un'anima!Personalità completa e multiforme, ha il sigillo del Ge-nio.

— Sapete, signor Presidente, che durante l'ultimo vo-stro viaggio trionfale attraverso l'isola ho sentito in mol-te stazioni la folla gridare entusiasticamente sul vostropassaggio: Viva il grande Presidente! Viva Mussolini!

Il generale ride affabilmente, poi, diventato subito se-rio, mi dice:

— Io cerco semplicemente di non attraversare questoPalazzo presidenziale come un'ombra, ma di lasciaretraccia del mio passaggio in opere legislative, sociali edeconomiche, utili per la mia patria che amo più di mestesso.

Nello scendere lo scalone del Palazzo presidenziale lamia anima italiana evocava istintivamente quella scriva-nia di Palazzo Chigi accanto alla quale lavora, fino anotte tarda, l'Uomo formidabile che empie della sua per-sonalità mondiale tutti i paesi dell'orbe civile. E pareva ame italiano di sentirmi più forte e quasi di andare nellaluce della sua grande gloria che si confonde con la

75

— La situazione presente dell'Italia è sintetizzata dauna parola sola: magnifica! Quanto al suo avvenire iosono profondamente convinto che l'attende un avveniregrandioso. Come latino ne sono fiero. L'opera di BenitoMussolini è di importanza eccezionale. Egli guida l'Ita-lia per le strade del progresso in tutti i campi della vitadi una nazione e la conduce verso una grandezza radiosache è anche una fortunata realtà. Io sono un vivo ammi-ratore del vostro Presidente. È un cuore! È un'anima!Personalità completa e multiforme, ha il sigillo del Ge-nio.

— Sapete, signor Presidente, che durante l'ultimo vo-stro viaggio trionfale attraverso l'isola ho sentito in mol-te stazioni la folla gridare entusiasticamente sul vostropassaggio: Viva il grande Presidente! Viva Mussolini!

Il generale ride affabilmente, poi, diventato subito se-rio, mi dice:

— Io cerco semplicemente di non attraversare questoPalazzo presidenziale come un'ombra, ma di lasciaretraccia del mio passaggio in opere legislative, sociali edeconomiche, utili per la mia patria che amo più di mestesso.

Nello scendere lo scalone del Palazzo presidenziale lamia anima italiana evocava istintivamente quella scriva-nia di Palazzo Chigi accanto alla quale lavora, fino anotte tarda, l'Uomo formidabile che empie della sua per-sonalità mondiale tutti i paesi dell'orbe civile. E pareva ame italiano di sentirmi più forte e quasi di andare nellaluce della sua grande gloria che si confonde con la

75

Page 76: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

splendente luce della nuova Italia, illuminando il cam-mino di tutti i suoi figli.

76

splendente luce della nuova Italia, illuminando il cam-mino di tutti i suoi figli.

76

Page 77: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LE DONNE CHE SI DONDOLANO

Il viaggiatore che arriva a Cuba evoca istintivamentele romanzesche storie dei pirati delle Antille lette nellasua giovinezza; poi grandi montagne di zucchero in pol-vere ed a quadretti, magari cristallizzati; poi alte pile discatole di sigari, di quei bei sigaroni alla Clay ed allaBenito Suárez che paiono fabbricati apposta per stare tral'indice ed il medio di una mano grassoccia di banchiereadorna di un brillante sul mignolo peloso; poi visi dicreole color ambra, illuminati da grandi occhioni di vel-luto, con l'ombra di lunghe ciglia ed il cerchiolino malvao lilla della voluttà...

Questa cinematografia interna (pirati, zucchero, sigarie belle donne) più o meno luminosa a seconda della sen-sibilità e della fantasia d'ognuno finisce col procurareuna certa delusione quando, arrivati all'Avana, si sbarcain una grande città moderna irta di grattacieli, nella qua-le vien fatto di riconoscere un po' di Napoli ed un po' diBarcellona, un po' di Boston ed un po' di Buenos Aires,insomma tutto quello che volete, meno quella maga del-le Antille che ci si aspettava e che s'era immaginatacome una gitana con la chitarra da un lato e la bottigliadi rhum dall'altra, una sigaretta nelle labbra dipinte ed ilpugnale infilato nella giarrettiera!

Il viaggiatore che si ferma un giorno e prosegue colpiroscafo pel Messico o per il canale di Panamá, è ob-

77

LE DONNE CHE SI DONDOLANO

Il viaggiatore che arriva a Cuba evoca istintivamentele romanzesche storie dei pirati delle Antille lette nellasua giovinezza; poi grandi montagne di zucchero in pol-vere ed a quadretti, magari cristallizzati; poi alte pile discatole di sigari, di quei bei sigaroni alla Clay ed allaBenito Suárez che paiono fabbricati apposta per stare tral'indice ed il medio di una mano grassoccia di banchiereadorna di un brillante sul mignolo peloso; poi visi dicreole color ambra, illuminati da grandi occhioni di vel-luto, con l'ombra di lunghe ciglia ed il cerchiolino malvao lilla della voluttà...

Questa cinematografia interna (pirati, zucchero, sigarie belle donne) più o meno luminosa a seconda della sen-sibilità e della fantasia d'ognuno finisce col procurareuna certa delusione quando, arrivati all'Avana, si sbarcain una grande città moderna irta di grattacieli, nella qua-le vien fatto di riconoscere un po' di Napoli ed un po' diBarcellona, un po' di Boston ed un po' di Buenos Aires,insomma tutto quello che volete, meno quella maga del-le Antille che ci si aspettava e che s'era immaginatacome una gitana con la chitarra da un lato e la bottigliadi rhum dall'altra, una sigaretta nelle labbra dipinte ed ilpugnale infilato nella giarrettiera!

Il viaggiatore che si ferma un giorno e prosegue colpiroscafo pel Messico o per il canale di Panamá, è ob-

77

Page 78: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

bligato a modificare il suo modo di vedere ed a colloca-re l'Avana nel casellario delle città americane, toglien-dola dal quadro di quelle Antille del suo sogno che nonha trovato. Il viaggiatore invece che si ferma e che dopola prima settimana di orientamento – imparati gli itine-rari dei trams e le tariffe delle automobili – parte corag-giosamente alla... ricerca delle Antille, finisce per tro-varle anche in Avana.

Proprio le Antille? Proprio! Con le creole dai grandiocchi di velluto? Con le creole! Con l'atmosfera di zuc-chero diffuso e di tabacco respirato? Precisamente! Conle canzoni indo-andaluse, con gli hidalgos discendentida Pizarro, con le señoritas, le chitarre, le serenate, imortaretti, ecc. ecc.? Con tutte queste cose.

Ed allora perchè mai il viaggiatore non se n'accorgefin dal primo momento? Perchè c'è un segreto e bisognasaperlo scoprire.

L'Avana, dopo essere stata per diversi secoli la perladelle Antille, s'è creata adesso nuove ambizioni le qualiper una parte dei cittadini consistono nel fare della lorocittà la Parigi dell'America Centrale e per l'altra partenel farne la New-York dell'America Centrale. I primis'affannano ad aprire cabarets, a fabbricare garçonnes, amettere su negozi di mode e riviste teatrali di nudo; i se-condi ad innalzare grattacieli e moltiplicare le Corpora-tions; gli uni e gli altri hanno dichiarato guerra ad ol-tranza a tutto ciò che è colore e tradizione locale, risolu-ti ad essere boulevardiers fino al nodo della cravatta ebusinessmen della Fifty Avenue fino alla maniera di

78

bligato a modificare il suo modo di vedere ed a colloca-re l'Avana nel casellario delle città americane, toglien-dola dal quadro di quelle Antille del suo sogno che nonha trovato. Il viaggiatore invece che si ferma e che dopola prima settimana di orientamento – imparati gli itine-rari dei trams e le tariffe delle automobili – parte corag-giosamente alla... ricerca delle Antille, finisce per tro-varle anche in Avana.

Proprio le Antille? Proprio! Con le creole dai grandiocchi di velluto? Con le creole! Con l'atmosfera di zuc-chero diffuso e di tabacco respirato? Precisamente! Conle canzoni indo-andaluse, con gli hidalgos discendentida Pizarro, con le señoritas, le chitarre, le serenate, imortaretti, ecc. ecc.? Con tutte queste cose.

Ed allora perchè mai il viaggiatore non se n'accorgefin dal primo momento? Perchè c'è un segreto e bisognasaperlo scoprire.

L'Avana, dopo essere stata per diversi secoli la perladelle Antille, s'è creata adesso nuove ambizioni le qualiper una parte dei cittadini consistono nel fare della lorocittà la Parigi dell'America Centrale e per l'altra partenel farne la New-York dell'America Centrale. I primis'affannano ad aprire cabarets, a fabbricare garçonnes, amettere su negozi di mode e riviste teatrali di nudo; i se-condi ad innalzare grattacieli e moltiplicare le Corpora-tions; gli uni e gli altri hanno dichiarato guerra ad ol-tranza a tutto ciò che è colore e tradizione locale, risolu-ti ad essere boulevardiers fino al nodo della cravatta ebusinessmen della Fifty Avenue fino alla maniera di

78

Page 79: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

stringere la mano. In sostanza restano però degli eccel-lenti criollos, anzi creolissimi, mi si perdoni il superlati-vo. Scoperto il segreto, trovate subito le Antille.

Basta infatti che vi allontaniate dalle piazze del cen-tro, dai caffè e dai cinematografi del centro, dai lustra-scarpe e dai milionari del centro e che ve n'andiate azonzo pei quartieri periferici, nelle ore in cui la gente hasmesso di lavorare all'americana e di civettare alla pari-gina e fa quello che in italiano si chiama il proprio co-modaccio, perchè immediatamente New-York e Parigidiventino due lontanissime metropoli che appartengonoad un altro emisfero. Vi resta allora dinanzi agli occhiquella cotal gitana che cercavate, con gli occhioni assas-sini e la bocca di sciroppo, che canta una Habanera,pizzica la chitarra, sgranocchia noccioline americane,dice la buona fortuna e passa la giornata a dondolarsicon la sigaretta fra le labbra!

Scegliamo un'ora simpatica: le otto di sera per esem-pio. Il grande sole dei Tropici, dopo aver regalato allacittà un tramonto di quelli che contentano anche il turi-sta più difficile, se n'è andato ad arrostire altri disgrazia-ti, ma ha lasciato un codazzo di cementi arroventati, diasfalti scottanti, di terrazzi che bruciano, di tetti chesembrano radiatori, tutta una atmosfera da stireria che sadi strinato e che le brave palme cercano di eliminaresventagliando sulle case e sulle genti il venticello delmare.

La gente spalanca a grandi battenti tutte le porte e lefinestre delle abitazioni, quelle dei salotti e quelle delle

79

stringere la mano. In sostanza restano però degli eccel-lenti criollos, anzi creolissimi, mi si perdoni il superlati-vo. Scoperto il segreto, trovate subito le Antille.

Basta infatti che vi allontaniate dalle piazze del cen-tro, dai caffè e dai cinematografi del centro, dai lustra-scarpe e dai milionari del centro e che ve n'andiate azonzo pei quartieri periferici, nelle ore in cui la gente hasmesso di lavorare all'americana e di civettare alla pari-gina e fa quello che in italiano si chiama il proprio co-modaccio, perchè immediatamente New-York e Parigidiventino due lontanissime metropoli che appartengonoad un altro emisfero. Vi resta allora dinanzi agli occhiquella cotal gitana che cercavate, con gli occhioni assas-sini e la bocca di sciroppo, che canta una Habanera,pizzica la chitarra, sgranocchia noccioline americane,dice la buona fortuna e passa la giornata a dondolarsicon la sigaretta fra le labbra!

Scegliamo un'ora simpatica: le otto di sera per esem-pio. Il grande sole dei Tropici, dopo aver regalato allacittà un tramonto di quelli che contentano anche il turi-sta più difficile, se n'è andato ad arrostire altri disgrazia-ti, ma ha lasciato un codazzo di cementi arroventati, diasfalti scottanti, di terrazzi che bruciano, di tetti chesembrano radiatori, tutta una atmosfera da stireria che sadi strinato e che le brave palme cercano di eliminaresventagliando sulle case e sulle genti il venticello delmare.

La gente spalanca a grandi battenti tutte le porte e lefinestre delle abitazioni, quelle dei salotti e quelle delle

79

Page 80: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

cucine, quelle delle camere da letto e quelle dei bagni edaccende tutte le lampade dei domicili per quel bisognodi luce che è istintivo nelle popolazioni tropicali, inmodo che la città diventa ad un tratto trasparentissima esnocciola sotto il naso del passante tutto il suo ben diDio. Ricchi e poveri ci tengono a far entrare in casa ilfrescolino della sera, che a volte è proprio una bavetta divento, sottile sottile come il respiro di un lattante. E sic-come non vogliono fare cattiva figura coi vicini e congli abbiatici, hanno mobiliato gli ambienti con la preoc-cupazione di chi sta in istrada a guardar dentro. I letti,per esempio, sono disposti in maniera che se ne vedanodal di fuori le spalliere, le coperte di pizzo, i pomoli diottone ed il quadro della Madonna. I sei pezzi dei salottistandard sono stati disposti tutti ad arco verso la fine-stra. I padroni di casa hanno costruito gli appartamenticon le stanze in fila, una dopo l'altra, in modo che,dall'ingresso alla cucina, tutto sia visibile. La maggiorparte delle case sono a pian terreno ed hanno un anti-vestibolo che è la parte più importante dell'abitazione.Lì le famiglie trascorrono la serata coram populo, sdra-iate nelle sedie a dondolo, lasciandosi cullare da una al-talena. Vi sono case di poveri diavoli che non hanno co-modini e magari neppure un armadio, ma non v'è casacubana che non abbia tante sedie a dondolo quanti sonoi membri della famiglia.

Il dondolarsi è una istituzione nazionale. Dalle settedi sera alle undici l'Avana ha mezzo milione di sedie chedondolano. Il movimento necessario per imprimere alla

80

cucine, quelle delle camere da letto e quelle dei bagni edaccende tutte le lampade dei domicili per quel bisognodi luce che è istintivo nelle popolazioni tropicali, inmodo che la città diventa ad un tratto trasparentissima esnocciola sotto il naso del passante tutto il suo ben diDio. Ricchi e poveri ci tengono a far entrare in casa ilfrescolino della sera, che a volte è proprio una bavetta divento, sottile sottile come il respiro di un lattante. E sic-come non vogliono fare cattiva figura coi vicini e congli abbiatici, hanno mobiliato gli ambienti con la preoc-cupazione di chi sta in istrada a guardar dentro. I letti,per esempio, sono disposti in maniera che se ne vedanodal di fuori le spalliere, le coperte di pizzo, i pomoli diottone ed il quadro della Madonna. I sei pezzi dei salottistandard sono stati disposti tutti ad arco verso la fine-stra. I padroni di casa hanno costruito gli appartamenticon le stanze in fila, una dopo l'altra, in modo che,dall'ingresso alla cucina, tutto sia visibile. La maggiorparte delle case sono a pian terreno ed hanno un anti-vestibolo che è la parte più importante dell'abitazione.Lì le famiglie trascorrono la serata coram populo, sdra-iate nelle sedie a dondolo, lasciandosi cullare da una al-talena. Vi sono case di poveri diavoli che non hanno co-modini e magari neppure un armadio, ma non v'è casacubana che non abbia tante sedie a dondolo quanti sonoi membri della famiglia.

Il dondolarsi è una istituzione nazionale. Dalle settedi sera alle undici l'Avana ha mezzo milione di sedie chedondolano. Il movimento necessario per imprimere alla

80

Page 81: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

81

TAVOLA XI

Cuba – Una chiesa ed un convento dell’epoca coloniale81

TAVOLA XI

Cuba – Una chiesa ed un convento dell’epoca coloniale

Page 82: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

sedia il ritmo della ninna-nanna è così spontaneo edistintivo, che i cubani si dondolano senza renderseneconto. Pare che in origine questa del dondolarsi fosseuna trovata dei primi colonizzatori bianchi, per disturba-re il lavorio delle zanzare, ma ormai la consuetudine siperde nella notte dei tempi. Un insigne ostetrico cubanomi assicura che i neonati dell'isola, appena messi in cul-la, iniziano un impercettibile movimento di dondolio.

Vi sono nel mondo altri paesi che sono grandi produt-tori di zucchero e di sigari, per cui fra le possibilitàumane vi è anche quella che Cuba possa essere un gior-no detronizzata come fornitrice di questi due prodotti,ma il dondolarsi rimarrà sempre la caratteristica tipicadell'isola. Il fatto che la gente vive di sera sugli usci oaddirittura fuori degli usci, dà a questo dondolio univer-sale e permanente un carattere così decisivo che non sipuò evocare Cuba senza immediatamente vedere il rit-mico va e vieni di centomila sedie che si sposa col rit-mico andar su e giù di centomila palme.

Gli uomini occupati durante la giornata nei loro uffi-ci, riservano l'operazione del dondolio alla breve paren-tesi della sera, ma la donna cubana che è meno affaccen-data trascorre tre quarti della giornata a dondolarsi. Ciòspiega l'enorme numero di domestiche di questo paesenel quale le contadinotte della Galizia e delle Canariehanno la loro California, e la facilità con cui la cubana siarrotonda ed annega in una esuberanza tenerella la snel-lezza del suo corpo di antilope tropicale.

82

sedia il ritmo della ninna-nanna è così spontaneo edistintivo, che i cubani si dondolano senza renderseneconto. Pare che in origine questa del dondolarsi fosseuna trovata dei primi colonizzatori bianchi, per disturba-re il lavorio delle zanzare, ma ormai la consuetudine siperde nella notte dei tempi. Un insigne ostetrico cubanomi assicura che i neonati dell'isola, appena messi in cul-la, iniziano un impercettibile movimento di dondolio.

Vi sono nel mondo altri paesi che sono grandi produt-tori di zucchero e di sigari, per cui fra le possibilitàumane vi è anche quella che Cuba possa essere un gior-no detronizzata come fornitrice di questi due prodotti,ma il dondolarsi rimarrà sempre la caratteristica tipicadell'isola. Il fatto che la gente vive di sera sugli usci oaddirittura fuori degli usci, dà a questo dondolio univer-sale e permanente un carattere così decisivo che non sipuò evocare Cuba senza immediatamente vedere il rit-mico va e vieni di centomila sedie che si sposa col rit-mico andar su e giù di centomila palme.

Gli uomini occupati durante la giornata nei loro uffi-ci, riservano l'operazione del dondolio alla breve paren-tesi della sera, ma la donna cubana che è meno affaccen-data trascorre tre quarti della giornata a dondolarsi. Ciòspiega l'enorme numero di domestiche di questo paesenel quale le contadinotte della Galizia e delle Canariehanno la loro California, e la facilità con cui la cubana siarrotonda ed annega in una esuberanza tenerella la snel-lezza del suo corpo di antilope tropicale.

82

Page 83: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

83

TAVOLA XII

Cuba – Sorriso di mare e di cielo nei Caraibi83

TAVOLA XII

Cuba – Sorriso di mare e di cielo nei Caraibi

Page 84: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Si dondolano le creole, si dondolano le meticcie, sidondolano le nere: le madri e le figlie, le suocere e lenuore, le padrone e le serve. Nessun innamorato cubanopuò evocare l'immagine della sua bella senza accompa-gnarla immediatamente alla sagoma di una sedia che vasu e giù. Se la sedia non c'è, la fidanzata è una girl degliStati Uniti. Questo perenne dondolio influisce conside-revolmente sul temperamento della razza la quale, abi-tuata ad andare di pari passo col pendolo, finiscecoll'entrare in confidenza coi minuti e con le ore e nondà al tempo che un valore relativo. La gente vi dà un ap-puntamento per domani, che vuol dire dopodomani,come una settimana dopo! Le giornate non sono forsetutte eguali? Non sono tutte un eterno dondolio fra ildolce e l'amaro, l'angustia e la gioia? Non si può com-prendere il carattere cubano in tutto ciò che esso ha dibuono e di cattivo, di positivo e di negativo, se non sitiene conto della perpetua altalena con la quale la razzaculla la sua esistenza e che finisce col creare una atmo-sfera sui generis, fatta d'indolenza, d'incertezza, di otti-mismo, di sogni, di vezzo musicale, di abbandono ro-mantico.

L'isola delle donne che si dondolano è anche l'isoladelle donne che sanno amare, perchè hanno tempo dipensare all'amore; sognare, perchè hanno modod'immergersi con facilità nel gran mondo dei sogni edelle fantasie; essere fedeli, perchè la serena comoditàdell'altalena casalinga non invita ad uscire in istrada atentare l'ignoto.

84

Si dondolano le creole, si dondolano le meticcie, sidondolano le nere: le madri e le figlie, le suocere e lenuore, le padrone e le serve. Nessun innamorato cubanopuò evocare l'immagine della sua bella senza accompa-gnarla immediatamente alla sagoma di una sedia che vasu e giù. Se la sedia non c'è, la fidanzata è una girl degliStati Uniti. Questo perenne dondolio influisce conside-revolmente sul temperamento della razza la quale, abi-tuata ad andare di pari passo col pendolo, finiscecoll'entrare in confidenza coi minuti e con le ore e nondà al tempo che un valore relativo. La gente vi dà un ap-puntamento per domani, che vuol dire dopodomani,come una settimana dopo! Le giornate non sono forsetutte eguali? Non sono tutte un eterno dondolio fra ildolce e l'amaro, l'angustia e la gioia? Non si può com-prendere il carattere cubano in tutto ciò che esso ha dibuono e di cattivo, di positivo e di negativo, se non sitiene conto della perpetua altalena con la quale la razzaculla la sua esistenza e che finisce col creare una atmo-sfera sui generis, fatta d'indolenza, d'incertezza, di otti-mismo, di sogni, di vezzo musicale, di abbandono ro-mantico.

L'isola delle donne che si dondolano è anche l'isoladelle donne che sanno amare, perchè hanno tempo dipensare all'amore; sognare, perchè hanno modod'immergersi con facilità nel gran mondo dei sogni edelle fantasie; essere fedeli, perchè la serena comoditàdell'altalena casalinga non invita ad uscire in istrada atentare l'ignoto.

84

Page 85: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

La donna cubana è in genere bella, più bella forsecome media delle donne degli altri paesi, senza per que-sto giungere ai tipi della bellezza sublime o a quelli del-la bellezza fatale, ma quasi sempre piacevole, soprattut-to come viso. Buona sposa e buona madre, lascia sullasoglia del matrimonio i suoi capricci ed aneliti di fan-ciulla, sceglie la sua brava sedia e vi si dondola per tuttala vita. Le ragazze smaniano per essere tutte il derniercri di Parigi; gli uomini con slancio tropicale vorrebberofare e disfare il mondo, magari in seno alla Società delleNazioni: la donna – sposa e madre – resta cubana, e colsuo eterno dondolio ristabilisce un equilibrio che è piùin armonia con la natura del clima, con l'indole dellarazza, forse anche col destino del paese.

Dopo una giornata umida e rovente la sera sbocciacon la dolcezza di un bacio d'amore. Il mare adagia lasua calma in una sonnolenza piena di torpore. Il chiarodi luna staglia nell'acqua l'ombra delle palme. Gli uomi-ni tornano fradici dalle fatiche e dalle chiacchiere delgiorno. I dollari sono duri a guadagnare e sono tondi.Cioè si spendono con facilità. Un sordo malcontentocova nei maschi che hanno bisogno di emozioni e dibattaglie e che si sentono tutti in petto un cuore da presi-dente di Repubblica. La donna li riceve nelle case conun sorriso pieno di mollezza che pare uno sciroppo dimore, li fa mettere in maniche di camicia, li fa sedere inuna bella sedia, comoda comoda, dà loro da bere una bi-bita fresca e dolcigna che può essere anche acqua dicocco e dice loro: – Dondolati! Goditi pian piano i mi-

85

La donna cubana è in genere bella, più bella forsecome media delle donne degli altri paesi, senza per que-sto giungere ai tipi della bellezza sublime o a quelli del-la bellezza fatale, ma quasi sempre piacevole, soprattut-to come viso. Buona sposa e buona madre, lascia sullasoglia del matrimonio i suoi capricci ed aneliti di fan-ciulla, sceglie la sua brava sedia e vi si dondola per tuttala vita. Le ragazze smaniano per essere tutte il derniercri di Parigi; gli uomini con slancio tropicale vorrebberofare e disfare il mondo, magari in seno alla Società delleNazioni: la donna – sposa e madre – resta cubana, e colsuo eterno dondolio ristabilisce un equilibrio che è piùin armonia con la natura del clima, con l'indole dellarazza, forse anche col destino del paese.

Dopo una giornata umida e rovente la sera sbocciacon la dolcezza di un bacio d'amore. Il mare adagia lasua calma in una sonnolenza piena di torpore. Il chiarodi luna staglia nell'acqua l'ombra delle palme. Gli uomi-ni tornano fradici dalle fatiche e dalle chiacchiere delgiorno. I dollari sono duri a guadagnare e sono tondi.Cioè si spendono con facilità. Un sordo malcontentocova nei maschi che hanno bisogno di emozioni e dibattaglie e che si sentono tutti in petto un cuore da presi-dente di Repubblica. La donna li riceve nelle case conun sorriso pieno di mollezza che pare uno sciroppo dimore, li fa mettere in maniche di camicia, li fa sedere inuna bella sedia, comoda comoda, dà loro da bere una bi-bita fresca e dolcigna che può essere anche acqua dicocco e dice loro: – Dondolati! Goditi pian piano i mi-

85

Page 86: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

nuti che passano e che non tornano più. Senti il venticel-lo che viene dal mare? Senti come frusciano le palme?Ti ho preparato un bel piatto di banane fritte con unospiaccicato di aguacat che va giù da solo senza bisognodi masticare. Dondolati, cocco, e non pensare ai guai.La canna cresce da sola nei campi di Cuba. A tagliarla cipensano i giamaichini e vi sono al mondo milioni di uo-mini che lavorano per poter fumare i nostri bei sigari!

Quando il viaggiatore ha scoperto il segreto delledonne che si dondolano, se ne va ogni sera a fare un ba-gno di Antille nelle strade dell'Avana. Più le strade sonstrette meglio si capisce Cuba, perchè si può abbracciarecon una sola occhiata l'intimità di parecchie case, dallusso del salottino al disordine poetico delle camere daletto; si sente l'odore delle fritture e degli intingoli; sivede la serva gagliega che rimescola le stoviglie cantan-do «Marquita! Marquita!» e la padrona criolla che si favento col ventaglione andaluso mentre a cavalcioni deimuriccioli i giovincelli pizzicano la serenata sulle chi-tarre. Tutte le donne sono in vestaglia, tutti gli uomini inpigiama od in maniche di camicia. Si ha l'impressioned'essere uno della famiglia, di essere l'amico intimo ditutte le case, l'ospite di tutte le tavole, il terzo personag-gio di tutti i ménages, il padrino di battesimo di tutti i fi-glioli che giuocano nei vani delle porte, il compared'anello di tutti i fidanzati che tubano sui muretti o nellecornici delle finestre.

La vita vi pare una cosa dolce, dolce ed un po' stuc-chevole, come sugo di melassa. La vedete avvolta in

86

nuti che passano e che non tornano più. Senti il venticel-lo che viene dal mare? Senti come frusciano le palme?Ti ho preparato un bel piatto di banane fritte con unospiaccicato di aguacat che va giù da solo senza bisognodi masticare. Dondolati, cocco, e non pensare ai guai.La canna cresce da sola nei campi di Cuba. A tagliarla cipensano i giamaichini e vi sono al mondo milioni di uo-mini che lavorano per poter fumare i nostri bei sigari!

Quando il viaggiatore ha scoperto il segreto delledonne che si dondolano, se ne va ogni sera a fare un ba-gno di Antille nelle strade dell'Avana. Più le strade sonstrette meglio si capisce Cuba, perchè si può abbracciarecon una sola occhiata l'intimità di parecchie case, dallusso del salottino al disordine poetico delle camere daletto; si sente l'odore delle fritture e degli intingoli; sivede la serva gagliega che rimescola le stoviglie cantan-do «Marquita! Marquita!» e la padrona criolla che si favento col ventaglione andaluso mentre a cavalcioni deimuriccioli i giovincelli pizzicano la serenata sulle chi-tarre. Tutte le donne sono in vestaglia, tutti gli uomini inpigiama od in maniche di camicia. Si ha l'impressioned'essere uno della famiglia, di essere l'amico intimo ditutte le case, l'ospite di tutte le tavole, il terzo personag-gio di tutti i ménages, il padrino di battesimo di tutti i fi-glioli che giuocano nei vani delle porte, il compared'anello di tutti i fidanzati che tubano sui muretti o nellecornici delle finestre.

La vita vi pare una cosa dolce, dolce ed un po' stuc-chevole, come sugo di melassa. La vedete avvolta in

86

Page 87: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

una nebbiolina color ambra, come attraverso il fumoaromatico di un buon sigaro Avana. Gli uomini scami-ciati, bruni, espressivi, pieni di gesti, vi ricordano i pira-ti del Salgari ed i corsari di Surcouf. Pirati a riposo.Corsari in posizione ausiliaria. E se avete la fortunad'incontrare di quando in quando un bel viso di creolache v'abbandona per un istante i suoi occhioni di vellu-to, se pigliate per voi uno di quei sorrisi di frutto canditoche errano sotto le palme in mezzo alle azalee in fiore,se avete insomma quel tanto di fantasia che è necessarioper infiorare e colorare la vita... ritrovate quelle Antilledel sogno che non hanno mai cessato di esistere perchèsono figlie del Tropico, ma che bisogna saper cercare;con quell'occhio di artista e con quell'anima di poetasenza i quali tutto il mondo è paese!

87

una nebbiolina color ambra, come attraverso il fumoaromatico di un buon sigaro Avana. Gli uomini scami-ciati, bruni, espressivi, pieni di gesti, vi ricordano i pira-ti del Salgari ed i corsari di Surcouf. Pirati a riposo.Corsari in posizione ausiliaria. E se avete la fortunad'incontrare di quando in quando un bel viso di creolache v'abbandona per un istante i suoi occhioni di vellu-to, se pigliate per voi uno di quei sorrisi di frutto canditoche errano sotto le palme in mezzo alle azalee in fiore,se avete insomma quel tanto di fantasia che è necessarioper infiorare e colorare la vita... ritrovate quelle Antilledel sogno che non hanno mai cessato di esistere perchèsono figlie del Tropico, ma che bisogna saper cercare;con quell'occhio di artista e con quell'anima di poetasenza i quali tutto il mondo è paese!

87

Page 88: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LA PIAZZA DELLE FRITTELLE

Esco da una festa del Casino Spagnuolo, una festa pa-rigino-andalusa, nella quale le bellezze creole dell'altasocietà ispano-cubana, svestite dalla moda di Parigi,s'ammantavano in pesanti scialli di Manila carichi difiori e ricchi di sogno. Le ginnastiche danze nord-ameri-cane s'alternavano coi lenti tango del Rio de la Plata ecol sensuale danzón delle Antille.

Mentre i miei occhi seguivano quella carne muliebre,florida e profumata, ambrata dal sole, smaltata dalle ci-prie e dai rossetti, che ardeva languidamente nel flirttropicale, le mie orecchie ascoltavano i discorsi degliuomini che stilizzati negli smokings bianchi impastava-no politica a piene mani, mescolando microscopici inte-ressi locali con grandi princípi di filosofia e di umanità.

L'atmosfera delle sale aveva la fragranza indefinibiledi certi cocktails nei quali potenti rhums e formidabilicognacs sono mescolati con rosoli caramellati e dolcis-simi in una strana mistura cui si aggiunge poi una goc-cia di aceto o un pizzico di senapa. Camerieri sudatifino all'indecenza, circolavano continuamente con gran-di vassoi carichi di gelati multicolori e di complicate be-vande cubane dalla tinta sgargiante e dal sapore volut-tuoso.

Accanto a me un giornalista antillano mi snocciolavai peccati delle più belle signore e dei più ricchi finanzie-

88

LA PIAZZA DELLE FRITTELLE

Esco da una festa del Casino Spagnuolo, una festa pa-rigino-andalusa, nella quale le bellezze creole dell'altasocietà ispano-cubana, svestite dalla moda di Parigi,s'ammantavano in pesanti scialli di Manila carichi difiori e ricchi di sogno. Le ginnastiche danze nord-ameri-cane s'alternavano coi lenti tango del Rio de la Plata ecol sensuale danzón delle Antille.

Mentre i miei occhi seguivano quella carne muliebre,florida e profumata, ambrata dal sole, smaltata dalle ci-prie e dai rossetti, che ardeva languidamente nel flirttropicale, le mie orecchie ascoltavano i discorsi degliuomini che stilizzati negli smokings bianchi impastava-no politica a piene mani, mescolando microscopici inte-ressi locali con grandi princípi di filosofia e di umanità.

L'atmosfera delle sale aveva la fragranza indefinibiledi certi cocktails nei quali potenti rhums e formidabilicognacs sono mescolati con rosoli caramellati e dolcis-simi in una strana mistura cui si aggiunge poi una goc-cia di aceto o un pizzico di senapa. Camerieri sudatifino all'indecenza, circolavano continuamente con gran-di vassoi carichi di gelati multicolori e di complicate be-vande cubane dalla tinta sgargiante e dal sapore volut-tuoso.

Accanto a me un giornalista antillano mi snocciolavai peccati delle più belle signore e dei più ricchi finanzie-

88

Page 89: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ri che dominavano la festa con la loro grazia e la loroopulenza. Con snervante lentezza sgranava scandali suscandali che illuminavano d'un lampo l'uomo o la donnache passava e l'avvolgevano in un alone di fantasmago-ria. Le parole denudavano le donne, svestivano gli uo-mini, inchiodavano alla gogna un potente dell'isola, ri-chiamavano improvvisamente intorno al volto grave diun politico o di un banchiere spettrali fantasmi di mortie rovine o l'ombra tragica del capestro. I gelati dai coloriviolenti si liquefacevano nei vassoi blasonati con le armidi Spagna e di Cuba. Grossi colaticci verdi od amarantorigavano i calici di cristallo, scintillavano sotto la lucedei doppieri come fantastiche liquidezze di gemme, poifinivano sui fondi d'argento in una broda incolore nellaquale si maceravano avanzi di paste e mozziconi di si-gari.

Ad un tratto ho sentito il bisogno fisico e spirituale diuscire da quella tiepida serra di piante umane e mi sonotrovato in istrada dinanzi al grande arco del golfo.

La notte è calda e senza luna. Grandi nubi velano lestelle. Non un alito di vento sommuove l'atmosfera pe-sante, carica di elettricità, satura di umido, faticosa al re-spiro ma soave alla pelle come una permanente carezza.Il mare è una grande distesa nera, senza forma, senza ru-more, senza confini. La luce del faro scorrazza su questaimmensità buia senza estrarne nè una barca nè uno sco-glio. L'orecchio si tende per percepire i brivididell'acqua ma la calma tropicale non ha un soffio.L'organismo è invaso da una grande stanchezza interiore

89

ri che dominavano la festa con la loro grazia e la loroopulenza. Con snervante lentezza sgranava scandali suscandali che illuminavano d'un lampo l'uomo o la donnache passava e l'avvolgevano in un alone di fantasmago-ria. Le parole denudavano le donne, svestivano gli uo-mini, inchiodavano alla gogna un potente dell'isola, ri-chiamavano improvvisamente intorno al volto grave diun politico o di un banchiere spettrali fantasmi di mortie rovine o l'ombra tragica del capestro. I gelati dai coloriviolenti si liquefacevano nei vassoi blasonati con le armidi Spagna e di Cuba. Grossi colaticci verdi od amarantorigavano i calici di cristallo, scintillavano sotto la lucedei doppieri come fantastiche liquidezze di gemme, poifinivano sui fondi d'argento in una broda incolore nellaquale si maceravano avanzi di paste e mozziconi di si-gari.

Ad un tratto ho sentito il bisogno fisico e spirituale diuscire da quella tiepida serra di piante umane e mi sonotrovato in istrada dinanzi al grande arco del golfo.

La notte è calda e senza luna. Grandi nubi velano lestelle. Non un alito di vento sommuove l'atmosfera pe-sante, carica di elettricità, satura di umido, faticosa al re-spiro ma soave alla pelle come una permanente carezza.Il mare è una grande distesa nera, senza forma, senza ru-more, senza confini. La luce del faro scorrazza su questaimmensità buia senza estrarne nè una barca nè uno sco-glio. L'orecchio si tende per percepire i brivididell'acqua ma la calma tropicale non ha un soffio.L'organismo è invaso da una grande stanchezza interiore

89

Page 90: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

che anestetizza la volontà e dà all'indolenza una dolcez-za straordinaria. La strada è una lunghissima sfilata diglobi elettrici che sprofonda nelle lontananze rettilineedel Vedado e che inghiotte perennemente automobili. Lagente che non ha coraggio d'andare a dormire con que-sto caldo si riversa su migliaia di macchine verso i quar-tieri extra-urbani nell'illusione di trovarvi una bava divento. Intorno ad ogni lampada elettrica impazzano mu-linelli di farfalle, di zanzare e d'insetti.

Anch'io mi lascio sedurre dal grande corridoio lumi-noso: un'automobile mi trasporta velocemente tra le vil-le addormentate e le palme immobili, verso Miramare.Sento d'essere in istato di grazia, di trovarmi cioè in unodi quei momenti fisico-spirituali che permettono d'entra-re in comunicazione diretta con un paese ed i suoi abi-tanti, attraverso una misteriosa corrispondenza di naturaindefinibile, nella quale i suoni e gli odori, il chiasso edil silenzio parlano all'anima, così che essa sente magica-mente la poesia di una terra e delle sue genti dopo aver-la invano cercata per settimane e per mesi nelle piazze enelle biblioteche, negli sfoghi dei poveri e nelle intervi-ste con gli uomini illustri.

La mia automobile si ferma come tutte le altre a Mi-ramare, in una specie di grande spiazzo irregolare e di-sadorno nel quale muoiono gli aristocratici vialoni dellepasseggiate. Qui la gente di Avana ha creato un luogo diriunione notturna e lo ha voluto lontano dalla città perfarsela di proprio gusto, senza preoccupazioni di civiltà,senza smanie di modernismo nè pudori di noblesse obli-

90

che anestetizza la volontà e dà all'indolenza una dolcez-za straordinaria. La strada è una lunghissima sfilata diglobi elettrici che sprofonda nelle lontananze rettilineedel Vedado e che inghiotte perennemente automobili. Lagente che non ha coraggio d'andare a dormire con que-sto caldo si riversa su migliaia di macchine verso i quar-tieri extra-urbani nell'illusione di trovarvi una bava divento. Intorno ad ogni lampada elettrica impazzano mu-linelli di farfalle, di zanzare e d'insetti.

Anch'io mi lascio sedurre dal grande corridoio lumi-noso: un'automobile mi trasporta velocemente tra le vil-le addormentate e le palme immobili, verso Miramare.Sento d'essere in istato di grazia, di trovarmi cioè in unodi quei momenti fisico-spirituali che permettono d'entra-re in comunicazione diretta con un paese ed i suoi abi-tanti, attraverso una misteriosa corrispondenza di naturaindefinibile, nella quale i suoni e gli odori, il chiasso edil silenzio parlano all'anima, così che essa sente magica-mente la poesia di una terra e delle sue genti dopo aver-la invano cercata per settimane e per mesi nelle piazze enelle biblioteche, negli sfoghi dei poveri e nelle intervi-ste con gli uomini illustri.

La mia automobile si ferma come tutte le altre a Mi-ramare, in una specie di grande spiazzo irregolare e di-sadorno nel quale muoiono gli aristocratici vialoni dellepasseggiate. Qui la gente di Avana ha creato un luogo diriunione notturna e lo ha voluto lontano dalla città perfarsela di proprio gusto, senza preoccupazioni di civiltà,senza smanie di modernismo nè pudori di noblesse obli-

90

Page 91: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ge. Cento baracche di legno, fiammeggianti di luce,danno alla piazza l'aspetto di una fiera provinciale du-rante la festa del patrono. A quest'ora i caffè del centrohanno chiuso le porte per mancanza di clienti ed i caba-rets pariginissimi della città s'alimentano magramentecon qualche coppia di turisti americani. Qui invece lagrande piazza campestre rigurgita ogni notte di una follache l'empie della sua gioia e del suo formicolio.

Migliaia di automobili vi trasportano l'aristocraziapolitica e finanziaria di San Cristóbal, la quale dimenti-ca per qualche ora Parigi e Nuova York per essere sola-mente cubana ed un po' andalusa, mentre i trams e le po-polari gaguá riversano a torrenti la gente minuta dellaVibora e di San Giovanni, i mulatti, i neri, i cinesi, i gar-zoni, le serve, i facchini, i teppisti. Tutte le classi e tuttele razze dell'Avana sono rappresentate tra le baraccheluminose di Miramare. Qui i signori ed i pezzenti trova-no le vivande tipiche dell'isola; quelle che gli antenaticonquistatori portarono dalla Spagna ispano-moresca diIsabella la Cattolica o che appresero dagli indios e daiSaboives contemporanei di Colombo; quelle che glischiavi del golfo di Guinea e del Senegal recaronodall'Africa originaria o che i pirati internazionali delleAntille rapirono insieme con le donne dai più lontanipaesi del mondo.

Le grandi padelle d'olio bollente friggono polpette dimais tritato, condite con spezie tropicali, indorate dallozafferano, rese piccanti dal pepe di Caienna. Ogni ba-racca urla a squarciagola la bontà del suo prodotto caldo

91

ge. Cento baracche di legno, fiammeggianti di luce,danno alla piazza l'aspetto di una fiera provinciale du-rante la festa del patrono. A quest'ora i caffè del centrohanno chiuso le porte per mancanza di clienti ed i caba-rets pariginissimi della città s'alimentano magramentecon qualche coppia di turisti americani. Qui invece lagrande piazza campestre rigurgita ogni notte di una follache l'empie della sua gioia e del suo formicolio.

Migliaia di automobili vi trasportano l'aristocraziapolitica e finanziaria di San Cristóbal, la quale dimenti-ca per qualche ora Parigi e Nuova York per essere sola-mente cubana ed un po' andalusa, mentre i trams e le po-polari gaguá riversano a torrenti la gente minuta dellaVibora e di San Giovanni, i mulatti, i neri, i cinesi, i gar-zoni, le serve, i facchini, i teppisti. Tutte le classi e tuttele razze dell'Avana sono rappresentate tra le baraccheluminose di Miramare. Qui i signori ed i pezzenti trova-no le vivande tipiche dell'isola; quelle che gli antenaticonquistatori portarono dalla Spagna ispano-moresca diIsabella la Cattolica o che appresero dagli indios e daiSaboives contemporanei di Colombo; quelle che glischiavi del golfo di Guinea e del Senegal recaronodall'Africa originaria o che i pirati internazionali delleAntille rapirono insieme con le donne dai più lontanipaesi del mondo.

Le grandi padelle d'olio bollente friggono polpette dimais tritato, condite con spezie tropicali, indorate dallozafferano, rese piccanti dal pepe di Caienna. Ogni ba-racca urla a squarciagola la bontà del suo prodotto caldo

91

Page 92: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

bruciante che cuochi neri e mulatti preparano coram po-pulo e che i garzoni servono dentro le automobili e sugliimperiali dei trams. Gridano i padroni, gridano i servi,grida la claque. Ogni tanto un cuoco, colto da un im-provviso attacco di epilessia, inizia con la padella unesercizio d'acrobazia che consiste nel far saltare le pol-pette più in alto che sia possibile e nell'accompagnare ilgiuoco con grida da sala da scherma sempre più forti.L'attacco si propaga agli altri cuochi. I padroni delle ba-racche rapiti nell'entusiasmo martellano coi pugni i ban-coni. Gli inservienti suonano la carica sui vassoi. I mo-nelli gridano a perfidiato. Le orchestre attaccano alla di-sperata il danzón e la habanera. Il pubblico applaude,ordina piatti di polpette, «giri» di rhum e ripetizioni dibirra.

— Brucia! Brucia! – urlano gli strilloni presentandodentro le limousines piramidi di polpette piccantissimeche sembrano fatte con gas lacrimogeni. Le dame ele-ganti dalle dita inanellate si deliziano a sgranocchiarfrittelle. Ed il politicastro che sbraitava al circolo controla dittatura del Presidente o la demagogia dell'avversarioprovinciale dimentica teorie ed ambizioni per occuparsidell'odorante frittura nazionale che l'invita a più sempli-ci e riempitive occupazioni.

Riconosco le piccole falaffie care ai fellah del Sudane la magà-magò di cui sono tanto ghiotte le nerette delGabon. In altre padelle cigolano le banane fritte, quellegialle e quelle verdi, tagliate o pestate: in altre ancora iboniatos e le patate dolci dell'Africa: tutta una serie di

92

bruciante che cuochi neri e mulatti preparano coram po-pulo e che i garzoni servono dentro le automobili e sugliimperiali dei trams. Gridano i padroni, gridano i servi,grida la claque. Ogni tanto un cuoco, colto da un im-provviso attacco di epilessia, inizia con la padella unesercizio d'acrobazia che consiste nel far saltare le pol-pette più in alto che sia possibile e nell'accompagnare ilgiuoco con grida da sala da scherma sempre più forti.L'attacco si propaga agli altri cuochi. I padroni delle ba-racche rapiti nell'entusiasmo martellano coi pugni i ban-coni. Gli inservienti suonano la carica sui vassoi. I mo-nelli gridano a perfidiato. Le orchestre attaccano alla di-sperata il danzón e la habanera. Il pubblico applaude,ordina piatti di polpette, «giri» di rhum e ripetizioni dibirra.

— Brucia! Brucia! – urlano gli strilloni presentandodentro le limousines piramidi di polpette piccantissimeche sembrano fatte con gas lacrimogeni. Le dame ele-ganti dalle dita inanellate si deliziano a sgranocchiarfrittelle. Ed il politicastro che sbraitava al circolo controla dittatura del Presidente o la demagogia dell'avversarioprovinciale dimentica teorie ed ambizioni per occuparsidell'odorante frittura nazionale che l'invita a più sempli-ci e riempitive occupazioni.

Riconosco le piccole falaffie care ai fellah del Sudane la magà-magò di cui sono tanto ghiotte le nerette delGabon. In altre padelle cigolano le banane fritte, quellegialle e quelle verdi, tagliate o pestate: in altre ancora iboniatos e le patate dolci dell'Africa: tutta una serie di

92

Page 93: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

fritture grasse e dolcigne che empiono lo stomaco, im-piastrano le gengive, ungono le mani, mettono la sete ingola e l'allegria in cuore. Molti amori nascono nell'ardo-re di una polpetta pepata e con la complicità delle ditabisunte si stringono nodi che durano tutta la vita.

— Fresca! Fresca! – gridano i garzoni che saettanofra le auto con le guantiere colme di birra e di aranciate.Accanto al curiosissimo pane dell'isola – un pane pienod'aria che si sbriciola in bocca e, quasi si direbbe, si vo-latilizza in una sbuffata – ogni baracca sfoggia inbell'ordine i salumi grassi e pepati di Spagna, le salsic-cie rosse e nerognole di Andalusia, il chorizo, il tajado etutti gli altri embutidos di Asturia e Catalogna a base dilardo e peperoni. I forti rhums delle Antille sono rappre-sentati da eserciti di bottiglie che ostentano le armi diSantiago, di Haiti, di Giamaica, di Santo Domingo, dellaMartinica. Bibite e gelati, sorbetti e granite, insalate diaucat e di ananas, pasticci agro-dolci di anón e di gua-yabo offrono allo straniero in vena di emozioni saltimortali nel gran mondo dei gusti e dei sapori dell'uma-nità. Bimbetti mulatti che paiono Pinocchini meccanicidi terracotta s'intrufolano in tutti i buchi per offrire cor-netti ripieni di noccioline americane tostate. Calde ebuone! Calde e buone!

Suonatori ambulanti s'offrono ai pedoni ed alle auto-mobili per accompagnare con un pizzico di chitarra econ un dito di canzone la polpetta ed il refresco. Sono ingenere poeti estemporanei, a corto di voce e di orecchio,che complimentano la bellezza della dama e la generosi-

93

fritture grasse e dolcigne che empiono lo stomaco, im-piastrano le gengive, ungono le mani, mettono la sete ingola e l'allegria in cuore. Molti amori nascono nell'ardo-re di una polpetta pepata e con la complicità delle ditabisunte si stringono nodi che durano tutta la vita.

— Fresca! Fresca! – gridano i garzoni che saettanofra le auto con le guantiere colme di birra e di aranciate.Accanto al curiosissimo pane dell'isola – un pane pienod'aria che si sbriciola in bocca e, quasi si direbbe, si vo-latilizza in una sbuffata – ogni baracca sfoggia inbell'ordine i salumi grassi e pepati di Spagna, le salsic-cie rosse e nerognole di Andalusia, il chorizo, il tajado etutti gli altri embutidos di Asturia e Catalogna a base dilardo e peperoni. I forti rhums delle Antille sono rappre-sentati da eserciti di bottiglie che ostentano le armi diSantiago, di Haiti, di Giamaica, di Santo Domingo, dellaMartinica. Bibite e gelati, sorbetti e granite, insalate diaucat e di ananas, pasticci agro-dolci di anón e di gua-yabo offrono allo straniero in vena di emozioni saltimortali nel gran mondo dei gusti e dei sapori dell'uma-nità. Bimbetti mulatti che paiono Pinocchini meccanicidi terracotta s'intrufolano in tutti i buchi per offrire cor-netti ripieni di noccioline americane tostate. Calde ebuone! Calde e buone!

Suonatori ambulanti s'offrono ai pedoni ed alle auto-mobili per accompagnare con un pizzico di chitarra econ un dito di canzone la polpetta ed il refresco. Sono ingenere poeti estemporanei, a corto di voce e di orecchio,che complimentano la bellezza della dama e la generosi-

93

Page 94: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

tà del caballero. Hanno canzoni uniformi ed un po' tristiche evocano visioni lontane di moschee e di tam-tam.Sono vecchie canzoni di schiavi, nate nelle piantagionicoloniali di canna, che arrivano direttamente all'animadei neri e dei meticci e ricordano ai creoli i ritmi lontanicon cui le balie cullavano i bimbi dei conquistatori e ledonne addolcivano le sieste dei negrieri.

In questi suoni e in questi odori il viaggiatore ritrovale Antille del sogno che la grande città di cemento ma-schera dietro grattacieli nord-americani e paraventi pari-gini. Orchestre nere appollaiate sui tetti delle baracchein una specie di teatrino, oppure accomodate alla meglioa ridosso delle gentole, empiono la piazza di strepiti e dicanti, nei quali i tam-tam dell'Africa sono mescolati conle follie delle Canarie, con le saette di Triana e di Sivi-glia, con le chicas degli indios in una babele musicaleche stordisce chi non abbia viaggiato abbastanza per ri-conoscere i ritmi caratteristici delle terre che fascianol'Atlantico e delle loro genti che costituiscono il fondoetnico del popolo cubano.

Accanto alla chitarra ed al violino ogni orchestra ha itamburri e le zucche sonore delle tribù africane, i silofo-ni e balofoni delle foreste vergini, i flauti di canna a cin-que buchi degli uomini velati del Sahara, la marimbadel Niger, il guiro del Congo. Tutti parlano, cantano eridono. Risate grasse che gargarizzano lungamente e chesi comunicano per contagio in mezzo al frastuono delleorchestre che scaricano tutte le musiche e le danze tipi-che delle Antille, la criolla, la habanera, la rumba, il

94

tà del caballero. Hanno canzoni uniformi ed un po' tristiche evocano visioni lontane di moschee e di tam-tam.Sono vecchie canzoni di schiavi, nate nelle piantagionicoloniali di canna, che arrivano direttamente all'animadei neri e dei meticci e ricordano ai creoli i ritmi lontanicon cui le balie cullavano i bimbi dei conquistatori e ledonne addolcivano le sieste dei negrieri.

In questi suoni e in questi odori il viaggiatore ritrovale Antille del sogno che la grande città di cemento ma-schera dietro grattacieli nord-americani e paraventi pari-gini. Orchestre nere appollaiate sui tetti delle baracchein una specie di teatrino, oppure accomodate alla meglioa ridosso delle gentole, empiono la piazza di strepiti e dicanti, nei quali i tam-tam dell'Africa sono mescolati conle follie delle Canarie, con le saette di Triana e di Sivi-glia, con le chicas degli indios in una babele musicaleche stordisce chi non abbia viaggiato abbastanza per ri-conoscere i ritmi caratteristici delle terre che fascianol'Atlantico e delle loro genti che costituiscono il fondoetnico del popolo cubano.

Accanto alla chitarra ed al violino ogni orchestra ha itamburri e le zucche sonore delle tribù africane, i silofo-ni e balofoni delle foreste vergini, i flauti di canna a cin-que buchi degli uomini velati del Sahara, la marimbadel Niger, il guiro del Congo. Tutti parlano, cantano eridono. Risate grasse che gargarizzano lungamente e chesi comunicano per contagio in mezzo al frastuono delleorchestre che scaricano tutte le musiche e le danze tipi-che delle Antille, la criolla, la habanera, la rumba, il

94

Page 95: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

bembè, il guaranco, destinate un giorno o l'altro a varca-re l'Atlantico ed a diventare i ritmi ed i balli dell'Europa,con la complicità di una qualsiasi Giuseppina Baker piùo meno mulatta o di un qualsiasi ballerino che piaccia aMistinguette.

La gente dell'Avana si gode così l'esistenza, inun'allegria sempliciona e primitiva ma schietta e saporo-sa, che mescola un tantino di romanticismo studentescocon una buona dose di sensualità orientale ed indora tut-to di ottimismo, di fatalismo, di fiducia nel domani, difilosofia spicciola che invita a gustare l'attimo fuggentesenza pensare al poi.

È questo l'unico luogo in tutta l'Avana nel quale la po-polazione si spoglia della sua preoccupazione di popoloche vuol parere ultra-moderno ed ultra-civile per mo-strarsi al passante così com'è, più andaluso che yankee epiù orientale che andaluso, buon figliolo sensuale ed im-pulsivo che ama soprattutto la buona tavola e la bellafemmina, che vuole guadagnare molto per poter spendermolto, che considera la politica una merce e gli uominipolitici commessi di negozio, che in moltissime coseguarda più all'apparenza che alla sostanza, che prediligele parole roboanti, le vivande grasse, le donne ben pa-sciute, i dolci smielati, le teorie universali, le musichestrepitose, tutto ciò che luccica, che fa chiasso e chesplende.

Io che finora ho inutilmente cercato di entrare in con-tatto con l'anima di questo paese cercandola nelle ceri-monie pubbliche e nelle confidenze dei personaggi, nel-

95

bembè, il guaranco, destinate un giorno o l'altro a varca-re l'Atlantico ed a diventare i ritmi ed i balli dell'Europa,con la complicità di una qualsiasi Giuseppina Baker piùo meno mulatta o di un qualsiasi ballerino che piaccia aMistinguette.

La gente dell'Avana si gode così l'esistenza, inun'allegria sempliciona e primitiva ma schietta e saporo-sa, che mescola un tantino di romanticismo studentescocon una buona dose di sensualità orientale ed indora tut-to di ottimismo, di fatalismo, di fiducia nel domani, difilosofia spicciola che invita a gustare l'attimo fuggentesenza pensare al poi.

È questo l'unico luogo in tutta l'Avana nel quale la po-polazione si spoglia della sua preoccupazione di popoloche vuol parere ultra-moderno ed ultra-civile per mo-strarsi al passante così com'è, più andaluso che yankee epiù orientale che andaluso, buon figliolo sensuale ed im-pulsivo che ama soprattutto la buona tavola e la bellafemmina, che vuole guadagnare molto per poter spendermolto, che considera la politica una merce e gli uominipolitici commessi di negozio, che in moltissime coseguarda più all'apparenza che alla sostanza, che prediligele parole roboanti, le vivande grasse, le donne ben pa-sciute, i dolci smielati, le teorie universali, le musichestrepitose, tutto ciò che luccica, che fa chiasso e chesplende.

Io che finora ho inutilmente cercato di entrare in con-tatto con l'anima di questo paese cercandola nelle ceri-monie pubbliche e nelle confidenze dei personaggi, nel-

95

Page 96: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

le aspirazioni politiche e nelle vicende economiche, neltratto abituale dei suoi scrittori e pensatori, sento im-provvisamente stasera nella malia di questa notte afosadei tropici, dolce e pesante nel medesimo tempo – inmezzo alle esalazioni delle padelle, alla penetrante fra-granza dei rhums, alla baraonda africana delle orchestreed alla melanconia andalusa dei canti isolati, tra leespressioni tartarinesche degli uomini ed il languore le-vantino delle donne, tra la carne bianca e quella nera, traquella mulatta e quella meticcia, in mezzo al gran profu-mo stordente degli ananas e delle toronjas, dei mango edei guayabo – e sento finalmente la poesia di questa ter-ra delle Antille che ha commosso nei secoli tanti poeti efatto vibrare tanti cantori, che ha sedotto tanti naviganti,che ha effeminato tanti pirati, che ha smorzato negli in-croci tanti uomini d'arme e di conquista.

Poesia dolce e sottile. Fascino voluttuoso ed un po'torbido. Amore della famiglia. Amore della donna.Amore della vita. E su questo triplice sfondo d'amore,guizzano tante fiammelle di ambizione e d'odio che rap-presentano il retaggio lasciato nei cuori e nelle pupilledai grandi conquistatori che avevano l'anima di Pizarro,dai Capitani generali ed ammiragli delle Indie, dai for-midabili pirati delle Antille che trafficavano la carneumana e si battevano per le bandiere dei monarchi e del-le religioni di Europa, dai preti fanatici dell'Inquisizio-ne, dagli innumerevoli Don Chisciotti e Baiardidell'indipendenza cubana.

96

le aspirazioni politiche e nelle vicende economiche, neltratto abituale dei suoi scrittori e pensatori, sento im-provvisamente stasera nella malia di questa notte afosadei tropici, dolce e pesante nel medesimo tempo – inmezzo alle esalazioni delle padelle, alla penetrante fra-granza dei rhums, alla baraonda africana delle orchestreed alla melanconia andalusa dei canti isolati, tra leespressioni tartarinesche degli uomini ed il languore le-vantino delle donne, tra la carne bianca e quella nera, traquella mulatta e quella meticcia, in mezzo al gran profu-mo stordente degli ananas e delle toronjas, dei mango edei guayabo – e sento finalmente la poesia di questa ter-ra delle Antille che ha commosso nei secoli tanti poeti efatto vibrare tanti cantori, che ha sedotto tanti naviganti,che ha effeminato tanti pirati, che ha smorzato negli in-croci tanti uomini d'arme e di conquista.

Poesia dolce e sottile. Fascino voluttuoso ed un po'torbido. Amore della famiglia. Amore della donna.Amore della vita. E su questo triplice sfondo d'amore,guizzano tante fiammelle di ambizione e d'odio che rap-presentano il retaggio lasciato nei cuori e nelle pupilledai grandi conquistatori che avevano l'anima di Pizarro,dai Capitani generali ed ammiragli delle Indie, dai for-midabili pirati delle Antille che trafficavano la carneumana e si battevano per le bandiere dei monarchi e del-le religioni di Europa, dai preti fanatici dell'Inquisizio-ne, dagli innumerevoli Don Chisciotti e Baiardidell'indipendenza cubana.

96

Page 97: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Il ritmo della marimba sposato con le note mediterra-nee della chitarra di Valencia e con lo strambo toc tocdei tamburi caraibici, esprime squisitamente l'anima me-ticcia di questa terra tropicale nella quale il destino hafuso latini, africani ed indios, perchè formino la nuovarazza bianca della zona torrida.

Nella piazza delle frittelle di Miramare c'è un po' diMediterraneo, un po' d'Africa nera, un po' dell'India sto-rica alla quale approdò la caravella del Grande Almiran-te.

97

Il ritmo della marimba sposato con le note mediterra-nee della chitarra di Valencia e con lo strambo toc tocdei tamburi caraibici, esprime squisitamente l'anima me-ticcia di questa terra tropicale nella quale il destino hafuso latini, africani ed indios, perchè formino la nuovarazza bianca della zona torrida.

Nella piazza delle frittelle di Miramare c'è un po' diMediterraneo, un po' d'Africa nera, un po' dell'India sto-rica alla quale approdò la caravella del Grande Almiran-te.

97

Page 98: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

98

TAVOLA XIII

Piccole Antille – Al largo delle isole Bahamas

98

TAVOLA XIII

Piccole Antille – Al largo delle isole Bahamas

Page 99: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

TRA CIABATTINI ED OREFICI

— Scarpe! Chi ha scarpe! Scarpeeee!Ogni mattina quando esco dalla mia casa del Vedado

per gironzolare un po' tra le villette e le palme dell'ari-stocratico quartiere, incontro immancabilmente qualcu-no con un paio di scarpe in mano e un sacco sulle spalleche fa la medesima mia strada punteggiando il suo an-dare con la cantilena:

— Scarpe! Chi ha scarpe! Scarpeeee!Mi sono così abituato a quest'incontro che quando per

caso una mattina il mio uomo non c'è, mi pare che mimanchi qualche cosa. Fa parte del paesaggio. Ma, menola domenica, l'uomo c'è sempre e, quando meno mel'aspetto, sento il suo ritornello che sveglia i silenzi deigiardini pieni di sole e lo vedo spuntare da una via tra-versa o escire da un cancello accompagnato da una ser-vetta.

— Allora dopodomani! – dice la servetta.— Dopodomani! – risponde l'uomo. Caccia giù nel

suo sacco un paio di scarpette femminili o di scarponimaschili e riprende la sua strada.

A quell'ora le strade del Vedado sono quasi deserte.Le palme cocco stagliano sui marciapiedi assolati i lorofusti e l'ombra raccorciata dei loro ventagli. Qualche au-tomobile aspetta dinanzi al cancello di una villa. Qual-che giardiniere nero inaffia le aiuole di un giardino.Qualche serva mulatta sprimaccia col battipanni un ma-terasso fuori da un balcone. Il sole formidabile di Cuba

99

TRA CIABATTINI ED OREFICI

— Scarpe! Chi ha scarpe! Scarpeeee!Ogni mattina quando esco dalla mia casa del Vedado

per gironzolare un po' tra le villette e le palme dell'ari-stocratico quartiere, incontro immancabilmente qualcu-no con un paio di scarpe in mano e un sacco sulle spalleche fa la medesima mia strada punteggiando il suo an-dare con la cantilena:

— Scarpe! Chi ha scarpe! Scarpeeee!Mi sono così abituato a quest'incontro che quando per

caso una mattina il mio uomo non c'è, mi pare che mimanchi qualche cosa. Fa parte del paesaggio. Ma, menola domenica, l'uomo c'è sempre e, quando meno mel'aspetto, sento il suo ritornello che sveglia i silenzi deigiardini pieni di sole e lo vedo spuntare da una via tra-versa o escire da un cancello accompagnato da una ser-vetta.

— Allora dopodomani! – dice la servetta.— Dopodomani! – risponde l'uomo. Caccia giù nel

suo sacco un paio di scarpette femminili o di scarponimaschili e riprende la sua strada.

A quell'ora le strade del Vedado sono quasi deserte.Le palme cocco stagliano sui marciapiedi assolati i lorofusti e l'ombra raccorciata dei loro ventagli. Qualche au-tomobile aspetta dinanzi al cancello di una villa. Qual-che giardiniere nero inaffia le aiuole di un giardino.Qualche serva mulatta sprimaccia col battipanni un ma-terasso fuori da un balcone. Il sole formidabile di Cuba

99

Page 100: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

imprigiona la gente nelle case e i soli passanti sono i ci-nesini col loro carretto da fruttivendolo che si fermanodi porta in porta a vendere banane ed ananas od il ca-mion del ghiaccio che scarica enormi parallelepipedi dicristallo dinanzi agli usci e per un momento empie gliocchi del viandante di lucentezze polari che fanno piùopprimente la canicola cubana.

L'uomo delle scarpe non è sempre lo stesso. Cambiaanzi spesso, ma è sempre un bel tipo di uomo giovane,bruno, bassotto, con gli occhi neri e la pelle ulivigna, unpo' rustico, ma simpatico, con un non so che d'arabo neltaglio degli occhi e nella linea della bocca. Una mattinache m'ero seduto sopra una panca a veder passare il fu-nerale di un prelato cubano, ho domandato ad un cono-scente occasionale chi fosse l'uomo delle scarpe. Un ri-gattiere ambulante? Un raccoglitore di scarpacce?

— No, mi ha risposto, è il ciabattino che va in giro araccogliere le scarpe rotte e le riporta dopo uno o duegiorni risolate e messe a nuovo.

Mi sono detto dentro di me che i cubani sono propriogente comoda. Non solamente hanno il fornaio, il latta-io, il macellaio, il pizzicagnolo, l'acquaiolo, il giornala-io, lo stiratore, il lavandaio, il farmacista che li servonoa domicilio, senza che le fantesche di questo paese deb-bano pensare al mercato ed alle altre commissioni do-mestiche, ma hanno perfino il ciabattino che va di casain casa a ritirare le suole sberciate. Due giorni dopo lemie scarpe di giramondo perdettero un tacco in una ro-taia tramviaria – un tacco asiatico, rimbullettato in Afri-

100

imprigiona la gente nelle case e i soli passanti sono i ci-nesini col loro carretto da fruttivendolo che si fermanodi porta in porta a vendere banane ed ananas od il ca-mion del ghiaccio che scarica enormi parallelepipedi dicristallo dinanzi agli usci e per un momento empie gliocchi del viandante di lucentezze polari che fanno piùopprimente la canicola cubana.

L'uomo delle scarpe non è sempre lo stesso. Cambiaanzi spesso, ma è sempre un bel tipo di uomo giovane,bruno, bassotto, con gli occhi neri e la pelle ulivigna, unpo' rustico, ma simpatico, con un non so che d'arabo neltaglio degli occhi e nella linea della bocca. Una mattinache m'ero seduto sopra una panca a veder passare il fu-nerale di un prelato cubano, ho domandato ad un cono-scente occasionale chi fosse l'uomo delle scarpe. Un ri-gattiere ambulante? Un raccoglitore di scarpacce?

— No, mi ha risposto, è il ciabattino che va in giro araccogliere le scarpe rotte e le riporta dopo uno o duegiorni risolate e messe a nuovo.

Mi sono detto dentro di me che i cubani sono propriogente comoda. Non solamente hanno il fornaio, il latta-io, il macellaio, il pizzicagnolo, l'acquaiolo, il giornala-io, lo stiratore, il lavandaio, il farmacista che li servonoa domicilio, senza che le fantesche di questo paese deb-bano pensare al mercato ed alle altre commissioni do-mestiche, ma hanno perfino il ciabattino che va di casain casa a ritirare le suole sberciate. Due giorni dopo lemie scarpe di giramondo perdettero un tacco in una ro-taia tramviaria – un tacco asiatico, rimbullettato in Afri-

100

Page 101: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ca e finito ingloriosamente in America! Quasi quasin'ebbi piacere per il mio ciabattino. Feci il mio bravo in-volto ed al mattino seguente aspettai l'uomo.

— Scarpe! Chi ha scarpe! Scarpeeee!— Eccogliene un paio, hombre, che hanno bisogno

della clinica.Sciolse l'involto, esaminò con occhio conoscitore la

bacatura:— Ottanta centavos! – fu la diagnosi.— Quando saranno pronte?— Dopodomani.— Non me le potrebbe dare domani sera?— Bisognerebbe che venisse a prendersele in Amar-

gura 17.Fu così che feci conoscenza con la nobile corporazio-

ne dei ciabattini italiani di Cuba.

Il numero 17 in Amargura è una bottega di apparenzarigidamente nord-americana con una scritta cubitale «AlPresidente Wilson» tra le fascie e le stelle della bandierafederale. Le pareti sono tappezzate con grosse pubblicitàdi lucidi da scarpe i quali si contendono il favore delpubblico a colpi di soli fiammeggianti, di lune, mezzelu-ne, stelle, comete ed altre meteore. In una scansia sonoin mostra le pile delle scatolette, bianche, nere, giallo ta-bacco, nocciuola, caffè, in mezzo alle quali qualche bot-tiglia di lucido liquido sta come un individuo dell'aristo-crazia tra la plebe. Uno scaffaletto è riservato ai callicìdied alle specialità ortopediche per piedi dolci. Tre matas-soni di lacci per scarpe, uno bianco, uno nero ed uno

101

ca e finito ingloriosamente in America! Quasi quasin'ebbi piacere per il mio ciabattino. Feci il mio bravo in-volto ed al mattino seguente aspettai l'uomo.

— Scarpe! Chi ha scarpe! Scarpeeee!— Eccogliene un paio, hombre, che hanno bisogno

della clinica.Sciolse l'involto, esaminò con occhio conoscitore la

bacatura:— Ottanta centavos! – fu la diagnosi.— Quando saranno pronte?— Dopodomani.— Non me le potrebbe dare domani sera?— Bisognerebbe che venisse a prendersele in Amar-

gura 17.Fu così che feci conoscenza con la nobile corporazio-

ne dei ciabattini italiani di Cuba.

Il numero 17 in Amargura è una bottega di apparenzarigidamente nord-americana con una scritta cubitale «AlPresidente Wilson» tra le fascie e le stelle della bandierafederale. Le pareti sono tappezzate con grosse pubblicitàdi lucidi da scarpe i quali si contendono il favore delpubblico a colpi di soli fiammeggianti, di lune, mezzelu-ne, stelle, comete ed altre meteore. In una scansia sonoin mostra le pile delle scatolette, bianche, nere, giallo ta-bacco, nocciuola, caffè, in mezzo alle quali qualche bot-tiglia di lucido liquido sta come un individuo dell'aristo-crazia tra la plebe. Uno scaffaletto è riservato ai callicìdied alle specialità ortopediche per piedi dolci. Tre matas-soni di lacci per scarpe, uno bianco, uno nero ed uno

101

Page 102: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

giallo, formano un triangolo simbolico contro un altroscaffalone, zeppo questo di scarpe, scarpini, scarponi,stivali e stivaletti, ognuno col suo bravo cartellino cheindica nome, cognome e domicilio del relativo proprie-tario, nonché il numero di centavos che deve snocciola-re per rientrare in possesso della propria calzatura.

Nel locale c'era un giovanotto bruno nel quale mi par-ve di riconoscere uno dei miei amici canterini del Veda-do. Una parete a vetri divideva la bottega dal retrobotte-ga nel quale una ventina di ciabattini era occupata a la-vorare, quattro per deschetto, intorno ad una lampadinaelettrica col paralume verde. Uno pestava, l'altro imbul-lettava; uno impeciava, l'altro tirava la lesina; uno batte-va, l'altro trinciava. Grossi rotoli di cuoio erano appog-giati alle pareti. Una tomaia marciva in una catinella.L'ambiente aveva quel caratteristico odore di suola ba-gnata, di cera e di vernice che è proprio delle cappelle diSan Crispino.

Il mio famoso tacco era ancora sul banco operatorio el'attesa mi ha valso una interessante conversazione colgiovane della bottega, dal quale ho saputo che non solotutti i lavoranti erano italiani ma che tutti i ciabattinid'Avana sono per tradizione italiani.

— I ciabattini per bene! – ha precisato il mio interlo-cutore. – Siamo trecentocinquanta. Tutti italiani, anzitutti calabresi, anzi tutti di un sol paese delle Calabrie,di Castrovillari.

— Tutti di Castrovillari?

102

giallo, formano un triangolo simbolico contro un altroscaffalone, zeppo questo di scarpe, scarpini, scarponi,stivali e stivaletti, ognuno col suo bravo cartellino cheindica nome, cognome e domicilio del relativo proprie-tario, nonché il numero di centavos che deve snocciola-re per rientrare in possesso della propria calzatura.

Nel locale c'era un giovanotto bruno nel quale mi par-ve di riconoscere uno dei miei amici canterini del Veda-do. Una parete a vetri divideva la bottega dal retrobotte-ga nel quale una ventina di ciabattini era occupata a la-vorare, quattro per deschetto, intorno ad una lampadinaelettrica col paralume verde. Uno pestava, l'altro imbul-lettava; uno impeciava, l'altro tirava la lesina; uno batte-va, l'altro trinciava. Grossi rotoli di cuoio erano appog-giati alle pareti. Una tomaia marciva in una catinella.L'ambiente aveva quel caratteristico odore di suola ba-gnata, di cera e di vernice che è proprio delle cappelle diSan Crispino.

Il mio famoso tacco era ancora sul banco operatorio el'attesa mi ha valso una interessante conversazione colgiovane della bottega, dal quale ho saputo che non solotutti i lavoranti erano italiani ma che tutti i ciabattinid'Avana sono per tradizione italiani.

— I ciabattini per bene! – ha precisato il mio interlo-cutore. – Siamo trecentocinquanta. Tutti italiani, anzitutti calabresi, anzi tutti di un sol paese delle Calabrie,di Castrovillari.

— Tutti di Castrovillari?

102

Page 103: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

103

TAVOLA XIV

Barracoa – Una vecchia strada dell’epoca spagnola

103

TAVOLA XIV

Barracoa – Una vecchia strada dell’epoca spagnola

Page 104: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— Tutti. Si viene quaggiù di padre in figlio, dopo ilservizio militare; ci si sta in media dai cinque ai seianni; poi si torna al paese e ci si sposa. E vien giù un al-tro, un fratello minore, un cugino od un altro parente.Con le economie che ognuno realizza durante la suapermanenza a Cuba mette su casa e contribuisce anchead un fondo di previdenza.

— Ma ci sono molti calzolai a Castrovillari?— Veramente noi a Castrovillari non siamo in genere

calzolai ma contadini e quando si torna al paese si ritor-na alla terra. Questa delle suole è una parentesi cubana.Una tradizione! Incominciò col venir giù uno di Castro-villari e fece il ciabattino. Mise su bottega e fece buoniaffari. Lo chiamavano «l'italiano». Dopo di lui ne ven-nero altri e poi altri ancora ed ora siamo in media daitrecento ai quattrocento, secondo le annate.

— Già quando l'annata è buona venite in più.— Al contrario quando l'annata dello zucchero è buo-

na veniamo in meno perchè la gente butta via con mag-gior facilità le scarpe rotte. Quando l'annata dello zuc-chero è cattiva, è buona invece per noi.

— E quanto riuscite ad economizzare in questi cinqueo sei anni?

— Dipende! Ma un quattro o cinquemila dollari siraccapezzano. E sono sufficienti per un tocchetto di ter-ra al paese. Pian pianino sgretoliamo così il latifondodel circondario.

— E nessuno resta qui?

104

— Tutti. Si viene quaggiù di padre in figlio, dopo ilservizio militare; ci si sta in media dai cinque ai seianni; poi si torna al paese e ci si sposa. E vien giù un al-tro, un fratello minore, un cugino od un altro parente.Con le economie che ognuno realizza durante la suapermanenza a Cuba mette su casa e contribuisce anchead un fondo di previdenza.

— Ma ci sono molti calzolai a Castrovillari?— Veramente noi a Castrovillari non siamo in genere

calzolai ma contadini e quando si torna al paese si ritor-na alla terra. Questa delle suole è una parentesi cubana.Una tradizione! Incominciò col venir giù uno di Castro-villari e fece il ciabattino. Mise su bottega e fece buoniaffari. Lo chiamavano «l'italiano». Dopo di lui ne ven-nero altri e poi altri ancora ed ora siamo in media daitrecento ai quattrocento, secondo le annate.

— Già quando l'annata è buona venite in più.— Al contrario quando l'annata dello zucchero è buo-

na veniamo in meno perchè la gente butta via con mag-gior facilità le scarpe rotte. Quando l'annata dello zuc-chero è cattiva, è buona invece per noi.

— E quanto riuscite ad economizzare in questi cinqueo sei anni?

— Dipende! Ma un quattro o cinquemila dollari siraccapezzano. E sono sufficienti per un tocchetto di ter-ra al paese. Pian pianino sgretoliamo così il latifondodel circondario.

— E nessuno resta qui?

104

Page 105: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— Nessuno. Abbiamo una specie di regolamento.Dopo sei anni tocca ad un altro. E guai a chi non si portabene! Lo rimbarchiamo subito. Abbiamo un nome e celo vogliamo conservare. Lavoro accurato e consegnapuntuale. Soprattutto onestà. La gente ci dà le sue scar-pe senza conoscerci e senza ricevuta perchè da venticin-que anni riceve regolarmente indietro le scarpe accomo-date senza un caso di mancanza. Gli anziani controllanoi più giovani e questi debbono obbedienza a quelli. Vi-viamo decorosamente nel quartiere Pavoloni. Ogni dieciuna casetta. Uno per turno fa la cucina per i compagni.La sera a letto presto. Il sabato sera cinematografo ed unpo' di chitarra. A Natale ed a San Bruno una festicciuo-la. Ognuno ha la fidanzata ed i genitori che lo aspettanoal paese e cerca di non far avere a Castrovillari cattivenotizie sulla sua condotta.

I bravi ciabattini mi hanno invitato a visitare una do-menica una delle loro casette e mi hanno anzi offertouna colazione calabrese in piena regola. Ho riassaggiatocosì dopo molti anni il pecorino col pepe di Cosenza, hofatto onore ad un cestello di fichi secchi di Cotrone coisemini di finocchio ed abbiamo brindato alla patria lon-tana con un autentico «rosso di Sant'Eufemia», generosocome un cavallo da corsa.

Modesti ciabattini erano i miei compagni di tavola,ma la fraternità italiana non ha differenza di professionee alla tavola di questi laboriosi e bravi ragazzi delle Ca-labrie io mi sentivo in mezzo a buoni italiani che hannole sane qualità fondamentali della razza ed hanno co-

105

— Nessuno. Abbiamo una specie di regolamento.Dopo sei anni tocca ad un altro. E guai a chi non si portabene! Lo rimbarchiamo subito. Abbiamo un nome e celo vogliamo conservare. Lavoro accurato e consegnapuntuale. Soprattutto onestà. La gente ci dà le sue scar-pe senza conoscerci e senza ricevuta perchè da venticin-que anni riceve regolarmente indietro le scarpe accomo-date senza un caso di mancanza. Gli anziani controllanoi più giovani e questi debbono obbedienza a quelli. Vi-viamo decorosamente nel quartiere Pavoloni. Ogni dieciuna casetta. Uno per turno fa la cucina per i compagni.La sera a letto presto. Il sabato sera cinematografo ed unpo' di chitarra. A Natale ed a San Bruno una festicciuo-la. Ognuno ha la fidanzata ed i genitori che lo aspettanoal paese e cerca di non far avere a Castrovillari cattivenotizie sulla sua condotta.

I bravi ciabattini mi hanno invitato a visitare una do-menica una delle loro casette e mi hanno anzi offertouna colazione calabrese in piena regola. Ho riassaggiatocosì dopo molti anni il pecorino col pepe di Cosenza, hofatto onore ad un cestello di fichi secchi di Cotrone coisemini di finocchio ed abbiamo brindato alla patria lon-tana con un autentico «rosso di Sant'Eufemia», generosocome un cavallo da corsa.

Modesti ciabattini erano i miei compagni di tavola,ma la fraternità italiana non ha differenza di professionee alla tavola di questi laboriosi e bravi ragazzi delle Ca-labrie io mi sentivo in mezzo a buoni italiani che hannole sane qualità fondamentali della razza ed hanno co-

105

Page 106: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

stantemente in cuore l'immagine della patria. La mode-sta economia di cinque o seicento dollari che ognuno diessi realizza in capo ad un anno, estesa a trecento cin-quanta persone, si traduce ogni anno in alcuni milioniche entrano in Italia, senza che questo ingresso di dena-ro comporti una perdita di linfe per la razza, perchè ibravi ciabattini tornano regolarmente a Castrovillari afar famiglia ed a fabbricar altri piccoli italiani, i qualinon è detto siano destinati anch'essi a risuolare le scarpedei cubani, soprattutto ora che l'Italia fascista ha affron-tato con abbondanza di mezzi e fermezza di propositi lavalorizzazione economica della forte e fedele Calabria.

I ciabattini mi hanno fatto conoscere un'altra tipicacategoria di emigranti nostri: i venditori ambulanti digioielleria ed oreficeria. Si tratta di un'altra istituzione!Questi in numero di circa trecento sono anch'essi tutti diun sol paese, di Padula, in provincia di Salerno. Vengo-no qui di padre in figlio per un certo numero di anni e sisono specializzati nella vendita a rate di orologi e gioiel-li ai contadini dell'interno, specialmente ai coltivatori dicanna da zucchero, ai piccoli produttori di tabacco, aibottegai dei villaggi.

Si tratta di un lavoro di fiducia che è basato sopra ol-tre un trentennio di onesta attività commerciale ed è unlavoro che richiede anche qualità non comuni, special-mente coraggio per avventurarsi con un carico preziosoin mezzo alle campagne dell'isola, avvedutezza nelloscegliere con chi si ha da fare e una certa abilità per vin-

106

stantemente in cuore l'immagine della patria. La mode-sta economia di cinque o seicento dollari che ognuno diessi realizza in capo ad un anno, estesa a trecento cin-quanta persone, si traduce ogni anno in alcuni milioniche entrano in Italia, senza che questo ingresso di dena-ro comporti una perdita di linfe per la razza, perchè ibravi ciabattini tornano regolarmente a Castrovillari afar famiglia ed a fabbricar altri piccoli italiani, i qualinon è detto siano destinati anch'essi a risuolare le scarpedei cubani, soprattutto ora che l'Italia fascista ha affron-tato con abbondanza di mezzi e fermezza di propositi lavalorizzazione economica della forte e fedele Calabria.

I ciabattini mi hanno fatto conoscere un'altra tipicacategoria di emigranti nostri: i venditori ambulanti digioielleria ed oreficeria. Si tratta di un'altra istituzione!Questi in numero di circa trecento sono anch'essi tutti diun sol paese, di Padula, in provincia di Salerno. Vengo-no qui di padre in figlio per un certo numero di anni e sisono specializzati nella vendita a rate di orologi e gioiel-li ai contadini dell'interno, specialmente ai coltivatori dicanna da zucchero, ai piccoli produttori di tabacco, aibottegai dei villaggi.

Si tratta di un lavoro di fiducia che è basato sopra ol-tre un trentennio di onesta attività commerciale ed è unlavoro che richiede anche qualità non comuni, special-mente coraggio per avventurarsi con un carico preziosoin mezzo alle campagne dell'isola, avvedutezza nelloscegliere con chi si ha da fare e una certa abilità per vin-

106

Page 107: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

cere la naturale taccagneria del contadino. Gran partedella merce che vendono è importata dall'Italia.

Ho conosciuto uno di questi girovaghi salernitani nel-le campagne del Camagüey, in una zona lontana dalleferrovie. M'ero fermato in una taverna criolla a far duedita di colazione e trovai il mio uomo dinanzi ad un ri-spettabile piatto di riso alla cubana, infiorato di bananefritte e di peperoni arrosto: una vera leccornia locale! Ilmio orefice ambulante ha un cognome quasi storico. Sichiama infatti Nicòtera. Un bel tipo di meridionale,v'assicuro, ben piantato, baffi alla Caruso, cinque anel-loni fiammeggianti ai due mignoli. Chiacchierava e pon-tificava che si sarebbe detto un pezzo grosso del luogo.L'oste ed i garzoni stavano a sentire l'oracolo a boccaaperta. Parlava di donne, di politica, di arte, di zucchero,di tabacco, di terreni, di speculazioni fondiarie. E tra unboccone e l'altro di riso trinciava giù sentenze, mentrecon la forchetta ingemmata dal mignolo inanellato face-va saltare destramente nel piatto le banane fritte ed i pe-peroncini arrosto, in modo che ad ogni boccone di risocorrispondesse un toccherello di banana ed un quarto dipeperoncino.

Quando fu al corrente della mia nazionalità piantòl'oste ed i garzoni per raccontarmi gli affari suoi, di Ava-na e di Padula. Si vedeva dalla sua maniera di parlareche era tutt'altro che un imbecille ed io pensavo dentrodi me che le belle contadinotte del Camagüey debbonoresistere con difficoltà alla parlantina affascinante delsalernitano quando egli tenta la vanità della rustica Eva

107

cere la naturale taccagneria del contadino. Gran partedella merce che vendono è importata dall'Italia.

Ho conosciuto uno di questi girovaghi salernitani nel-le campagne del Camagüey, in una zona lontana dalleferrovie. M'ero fermato in una taverna criolla a far duedita di colazione e trovai il mio uomo dinanzi ad un ri-spettabile piatto di riso alla cubana, infiorato di bananefritte e di peperoni arrosto: una vera leccornia locale! Ilmio orefice ambulante ha un cognome quasi storico. Sichiama infatti Nicòtera. Un bel tipo di meridionale,v'assicuro, ben piantato, baffi alla Caruso, cinque anel-loni fiammeggianti ai due mignoli. Chiacchierava e pon-tificava che si sarebbe detto un pezzo grosso del luogo.L'oste ed i garzoni stavano a sentire l'oracolo a boccaaperta. Parlava di donne, di politica, di arte, di zucchero,di tabacco, di terreni, di speculazioni fondiarie. E tra unboccone e l'altro di riso trinciava giù sentenze, mentrecon la forchetta ingemmata dal mignolo inanellato face-va saltare destramente nel piatto le banane fritte ed i pe-peroncini arrosto, in modo che ad ogni boccone di risocorrispondesse un toccherello di banana ed un quarto dipeperoncino.

Quando fu al corrente della mia nazionalità piantòl'oste ed i garzoni per raccontarmi gli affari suoi, di Ava-na e di Padula. Si vedeva dalla sua maniera di parlareche era tutt'altro che un imbecille ed io pensavo dentrodi me che le belle contadinotte del Camagüey debbonoresistere con difficoltà alla parlantina affascinante delsalernitano quando egli tenta la vanità della rustica Eva

107

Page 108: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

con un bel paio di orecchini d'oro filogranato, pagabili aun tanto al mese.

— In fondo, – mi diceva, – io sono un benefattoredella provincia! Molti di questi bifolchi che si rosolanoal sole tutto il giorno in mezzo alle canne ed alle fogliedi tabacco debbono al sor Nicòtera se la sera tornando acasa sono accolti con dolci moine ed affettuose carezzedalle loro legittime consorti le quali hanno da strapparecon le buone maniere il consenso maritale per l'acquistodi una catena col medaglione della Virgen del Cabro.Non le pare? Ognuno di noi ha la sua clientela ed è alcorrente di tutto il movimento della provincia: nascite,battesimi, fidanzamenti, matrimoni, eredità, vincite allalotteria, vendite, compere, buoni raccolti. Sappiamo chiha soldi e chi non ne ha, chi vuole e non può, chi può enon vuole, chi ha l'amante e chi sta per farsela. Bisognasaper fare, saper parlare, sapere con chi si pratica, in-somma conoscere i polli ed i pollai ed anche tenerd'occhio la faina.

Chiacchierammo del più e del meno, poi il Nicòteraguardò l'orologio.

— Debbo essere alle cinque in una finca che è abba-stanza lontana. A ben rivederla, signor giornalista, inqualche strada di Cuba od a Padula. Domandi di Nicotè-ra, il cubano! Mi conoscono anche i cani.

S'alzò, distribuì generosamente una dozzina di strettedi mano con la signorile liberalità di un feudatario, rac-comandò all'oste un rhum di Haiti – il migliore del mon-do – ed a uno dei garzoni un orologio da polso – la mi-

108

con un bel paio di orecchini d'oro filogranato, pagabili aun tanto al mese.

— In fondo, – mi diceva, – io sono un benefattoredella provincia! Molti di questi bifolchi che si rosolanoal sole tutto il giorno in mezzo alle canne ed alle fogliedi tabacco debbono al sor Nicòtera se la sera tornando acasa sono accolti con dolci moine ed affettuose carezzedalle loro legittime consorti le quali hanno da strapparecon le buone maniere il consenso maritale per l'acquistodi una catena col medaglione della Virgen del Cabro.Non le pare? Ognuno di noi ha la sua clientela ed è alcorrente di tutto il movimento della provincia: nascite,battesimi, fidanzamenti, matrimoni, eredità, vincite allalotteria, vendite, compere, buoni raccolti. Sappiamo chiha soldi e chi non ne ha, chi vuole e non può, chi può enon vuole, chi ha l'amante e chi sta per farsela. Bisognasaper fare, saper parlare, sapere con chi si pratica, in-somma conoscere i polli ed i pollai ed anche tenerd'occhio la faina.

Chiacchierammo del più e del meno, poi il Nicòteraguardò l'orologio.

— Debbo essere alle cinque in una finca che è abba-stanza lontana. A ben rivederla, signor giornalista, inqualche strada di Cuba od a Padula. Domandi di Nicotè-ra, il cubano! Mi conoscono anche i cani.

S'alzò, distribuì generosamente una dozzina di strettedi mano con la signorile liberalità di un feudatario, rac-comandò all'oste un rhum di Haiti – il migliore del mon-do – ed a uno dei garzoni un orologio da polso – la mi-

108

Page 109: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

gliore fabbrica del mondo – sciolse la mula, montò insella e s'allontanò per lo stradone polveroso canterellan-do «la donna è mobile...».

Quando lui fu partito la taverna sprofondò in un silen-zio sonnacchioso.

109

gliore fabbrica del mondo – sciolse la mula, montò insella e s'allontanò per lo stradone polveroso canterellan-do «la donna è mobile...».

Quando lui fu partito la taverna sprofondò in un silen-zio sonnacchioso.

109

Page 110: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

QUATTRO PROFILI D'EMIGRANTI

Emigranti? Sì, qualunque italiano che, nel fiore dellagiovinezza, ha lasciato la patria per cercare fortuna nelvasto mondo è un emigrante, sia che abbia fatto il suoprimo viaggio come passeggero di classe o come pas-seggero di coperta o magari come ospite clandestino na-scosto nelle carbonaie. Sempre egli è stato spinto fuoridelle frontiere dalla ristrettezza della sua patria ed haobbedito ad una voce misteriosa che lo chiamava versoorizzonti più ampi e strade meno ingombre.

Emigrante! Titolo di nobiltà che prima dell'avventodel Fascismo non era quotato nell'araldica della nazione,ma che oggi è riconosciuto dalla nuova Italia la qualesente la grande tragedia della stirpe e mentre apprezzaquelli che hanno saputo farsi largo in mezzo alle folledel mondo non misconosce gli altri che, meno fortunatio meno abili, sono rimasti schiacciati sotto il peso delloro triste destino d'emigrante.

Emigranti! Fratelli che son partiti per l'oltre mare nelfiore della vita col semplice patrimonio del loro corag-gio e della loro speranza; che hanno sofferto la pena deldistacco dalla casa e dalla mamma; che si sono strappatia tutte quelle cose care e dolci che formano il tiepidonido d'ogni essere che nasce; che hanno patito le torturelente ed atroci della nostalgia; che si sono sentiti soli edabbandonati a sè stessi in mezzo a gente straniera di cui

110

QUATTRO PROFILI D'EMIGRANTI

Emigranti? Sì, qualunque italiano che, nel fiore dellagiovinezza, ha lasciato la patria per cercare fortuna nelvasto mondo è un emigrante, sia che abbia fatto il suoprimo viaggio come passeggero di classe o come pas-seggero di coperta o magari come ospite clandestino na-scosto nelle carbonaie. Sempre egli è stato spinto fuoridelle frontiere dalla ristrettezza della sua patria ed haobbedito ad una voce misteriosa che lo chiamava versoorizzonti più ampi e strade meno ingombre.

Emigrante! Titolo di nobiltà che prima dell'avventodel Fascismo non era quotato nell'araldica della nazione,ma che oggi è riconosciuto dalla nuova Italia la qualesente la grande tragedia della stirpe e mentre apprezzaquelli che hanno saputo farsi largo in mezzo alle folledel mondo non misconosce gli altri che, meno fortunatio meno abili, sono rimasti schiacciati sotto il peso delloro triste destino d'emigrante.

Emigranti! Fratelli che son partiti per l'oltre mare nelfiore della vita col semplice patrimonio del loro corag-gio e della loro speranza; che hanno sofferto la pena deldistacco dalla casa e dalla mamma; che si sono strappatia tutte quelle cose care e dolci che formano il tiepidonido d'ogni essere che nasce; che hanno patito le torturelente ed atroci della nostalgia; che si sono sentiti soli edabbandonati a sè stessi in mezzo a gente straniera di cui

110

Page 111: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

111

TAVOLA XV

Avana – Le vecchie fortificazioni del tempo spagnolo

111

TAVOLA XV

Avana – Le vecchie fortificazioni del tempo spagnolo

Page 112: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

non parlavano la lingua e di cui sovente non concepiva-no neppure le abitudini; che hanno incominciato in ge-nere l'esistenza dagli ultimi gradini, in una atmosfera didramma, tra difficoltà e sacrifizi, tra ostilità ed indiffe-renze, incalzati dalla necessità, malmenati dalla concor-renza, ostacolati dal favoritismo, spesso insultati per laloro stessa nobile miseria, quasi sempre sfruttati per laloro condizione di stranieri bisognosi di pane e di lavo-ro.

Erano i figli senza madre. 1 bastardi dell'internaziona-lismo. I cavalieri della Miseria. I Krumiri del proletaria-to. I cinesi della razza bianca.

La patria li lasciava andar via. Se a volte la nazionepalpitava per la loro sorte, si trattava dell'emozione diun istante. Il flotto continuava a travasare ogni anno edil paese pareva abituato a lasciarsi svenare. S'aveva qua-si l'impressione che l'Italia ignorasse questa sua formi-dabile piaga. La Madre vedeva andar via i suoi figli adocchi asciutti. La letteratura che spulciava le tende deisalotti, non cercava i personaggi dei suoi romanzi e deisuoi drammi in mezzo ai cenci dell'emigrazione, quasiche quegli stracci non facessero parte dello scenario del-la nazione. La politica che rifuggiva dai problemi formi-dabili ignorava questa massa che espatriandosi non pe-sava nei ludi elettorali. Gli emigranti italiani non eranosolo i paria dell'Argentina, del Brasile, dell'Australia,degli Stati Uniti. Erano i paria dell'Italia medesima. Solol'Italia fascista ha sentito la tragedia ed ha detto: Basta!

112

non parlavano la lingua e di cui sovente non concepiva-no neppure le abitudini; che hanno incominciato in ge-nere l'esistenza dagli ultimi gradini, in una atmosfera didramma, tra difficoltà e sacrifizi, tra ostilità ed indiffe-renze, incalzati dalla necessità, malmenati dalla concor-renza, ostacolati dal favoritismo, spesso insultati per laloro stessa nobile miseria, quasi sempre sfruttati per laloro condizione di stranieri bisognosi di pane e di lavo-ro.

Erano i figli senza madre. 1 bastardi dell'internaziona-lismo. I cavalieri della Miseria. I Krumiri del proletaria-to. I cinesi della razza bianca.

La patria li lasciava andar via. Se a volte la nazionepalpitava per la loro sorte, si trattava dell'emozione diun istante. Il flotto continuava a travasare ogni anno edil paese pareva abituato a lasciarsi svenare. S'aveva qua-si l'impressione che l'Italia ignorasse questa sua formi-dabile piaga. La Madre vedeva andar via i suoi figli adocchi asciutti. La letteratura che spulciava le tende deisalotti, non cercava i personaggi dei suoi romanzi e deisuoi drammi in mezzo ai cenci dell'emigrazione, quasiche quegli stracci non facessero parte dello scenario del-la nazione. La politica che rifuggiva dai problemi formi-dabili ignorava questa massa che espatriandosi non pe-sava nei ludi elettorali. Gli emigranti italiani non eranosolo i paria dell'Argentina, del Brasile, dell'Australia,degli Stati Uniti. Erano i paria dell'Italia medesima. Solol'Italia fascista ha sentito la tragedia ed ha detto: Basta!

112

Page 113: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

113

TAVOLA XVI

Una nave da carico entra nel porto dell’Avana

113

TAVOLA XVI

Una nave da carico entra nel porto dell’Avana

Page 114: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

E gli emigranti non si sono dimenticati della patrialontana! Ed hanno continuato ad amarla! Ed hanno par-tecipato con dolore alle sue pene, con gioia alle sue for-tune! Ed hanno risposto col sangue dei loro figli e conl'oro dei loro risparmi al richiamo della Madre! Emi-grante! Nobile e santa figura d'italiano alla quale la pa-tria erige un grande altare nel cuore delle nuove genera-zioni. Oggi l'emigrazione italiana si è costituita in Ame-rica e negli altri paesi una piattaforma di patrimoni e diinteressi che assicura alla massa degli emigranti una di-gnità sociale ed un valore economico d'importanza con-siderevole, ma venticinque, trent'anni fa gli emigrantiitaliani erano solo un gregge che andava per le vie delmondo. In mezzo a questo gregge d'allora scelgo quattroprofili che hanno per sfondo la regina delle Antille.

Oreste Ferrara. È uno dei tanti emigranti d'Italia. Fre-quentava l'università di Napoli in quell'epoca nella qualela gioventù borghese della vecchia capitale partenopeaaffollava le aule universitarie per ambizione di un titoloaccademico che schiudesse le porte dell'avvenire. Erauna generazione piena di intelligenza vulcanica per laquale il respiro politico-economico della patria da pococostituita e governata da piccoli uomini di provincia eratroppo angusto. Non c'era posto per tutti. E la forza rigo-gliosa della natalità aumentava i concorrenti. Le sirened'oltremare invitavano i più animosi. Oreste Ferrara fufra quelli.

Era una sirena rivoluzionaria che chiamava a raccoltai giovani d'ardimento sui campi di battaglia dell'indipen-

114

E gli emigranti non si sono dimenticati della patrialontana! Ed hanno continuato ad amarla! Ed hanno par-tecipato con dolore alle sue pene, con gioia alle sue for-tune! Ed hanno risposto col sangue dei loro figli e conl'oro dei loro risparmi al richiamo della Madre! Emi-grante! Nobile e santa figura d'italiano alla quale la pa-tria erige un grande altare nel cuore delle nuove genera-zioni. Oggi l'emigrazione italiana si è costituita in Ame-rica e negli altri paesi una piattaforma di patrimoni e diinteressi che assicura alla massa degli emigranti una di-gnità sociale ed un valore economico d'importanza con-siderevole, ma venticinque, trent'anni fa gli emigrantiitaliani erano solo un gregge che andava per le vie delmondo. In mezzo a questo gregge d'allora scelgo quattroprofili che hanno per sfondo la regina delle Antille.

Oreste Ferrara. È uno dei tanti emigranti d'Italia. Fre-quentava l'università di Napoli in quell'epoca nella qualela gioventù borghese della vecchia capitale partenopeaaffollava le aule universitarie per ambizione di un titoloaccademico che schiudesse le porte dell'avvenire. Erauna generazione piena di intelligenza vulcanica per laquale il respiro politico-economico della patria da pococostituita e governata da piccoli uomini di provincia eratroppo angusto. Non c'era posto per tutti. E la forza rigo-gliosa della natalità aumentava i concorrenti. Le sirened'oltremare invitavano i più animosi. Oreste Ferrara fufra quelli.

Era una sirena rivoluzionaria che chiamava a raccoltai giovani d'ardimento sui campi di battaglia dell'indipen-

114

Page 115: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

denza greca. Il giovane avvocato napoletano iniziò lasua carriera come garibaldino dell'insurrezione di Can-dia. Poi, deposto il moschetto del volontario, partì perNuova York che offriva allora ai contadini d'Europa lepraterie del Far West e le miniere della California. Il neoavvocato poteva partire come tanti altri per le zone an-cora incolte degli Stati Uniti, dove avrebbe potuto trova-re la morte per inedia o diventare magari grande fabbri-cante di carne in scatola. La causa di Cuba che lottavaallora per la sua indipendenza lo attrasse. Fu ancora unavolta garibaldino. Sbarcato con pochi compagni nelleforeste della grande Antilla si distinse per intrepidità nelpericolo, impeto nei combattimenti, resistenza fisica allafatica, soprattutto per il fascino che esercitava sugli altrie per l'intelligenza con cui conduceva a termine le mis-sioni più difficili.

Uno dei capi della rivoluzione cubana, il Gómez, lovolle presso di sè e dopo il trionfo della rivoluzione gliaffidò un incarico di fiducia nella provincia di SantaClara. Si sviluppò così la carriera romanzesca di questonapoletano. Deputato al parlamento cubano, sovrastatutti i colleghi per grandezza d'ingegno, splendore d'elo-quenza, solidità di cultura, fermezza di carattere, slancioed abilità nel dominare la lotta politica. Eletto presiden-te della Camera ne dirige i lavori per dodici anni conse-cutivi acquistando nel paese tale popolarità che avrebbepotuto essere eletto per acclamazione di popolo Presi-dente della Repubblica se l'essere nato a Napoli non gli

115

denza greca. Il giovane avvocato napoletano iniziò lasua carriera come garibaldino dell'insurrezione di Can-dia. Poi, deposto il moschetto del volontario, partì perNuova York che offriva allora ai contadini d'Europa lepraterie del Far West e le miniere della California. Il neoavvocato poteva partire come tanti altri per le zone an-cora incolte degli Stati Uniti, dove avrebbe potuto trova-re la morte per inedia o diventare magari grande fabbri-cante di carne in scatola. La causa di Cuba che lottavaallora per la sua indipendenza lo attrasse. Fu ancora unavolta garibaldino. Sbarcato con pochi compagni nelleforeste della grande Antilla si distinse per intrepidità nelpericolo, impeto nei combattimenti, resistenza fisica allafatica, soprattutto per il fascino che esercitava sugli altrie per l'intelligenza con cui conduceva a termine le mis-sioni più difficili.

Uno dei capi della rivoluzione cubana, il Gómez, lovolle presso di sè e dopo il trionfo della rivoluzione gliaffidò un incarico di fiducia nella provincia di SantaClara. Si sviluppò così la carriera romanzesca di questonapoletano. Deputato al parlamento cubano, sovrastatutti i colleghi per grandezza d'ingegno, splendore d'elo-quenza, solidità di cultura, fermezza di carattere, slancioed abilità nel dominare la lotta politica. Eletto presiden-te della Camera ne dirige i lavori per dodici anni conse-cutivi acquistando nel paese tale popolarità che avrebbepotuto essere eletto per acclamazione di popolo Presi-dente della Repubblica se l'essere nato a Napoli non gli

115

Page 116: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

interdicesse, per un articolo della Costituzione, la supre-ma magistratura.

Avvocato principe, grande finanziere, professore uni-versitario di diritto pubblico, giornalista, scrittore, tribu-no, rappresentante della Repubblica all'Aia ed a Gine-vra, possessore di una fortuna personale valutata in di-versi milioni di dollari sulla quale anche gli avversaripolitici non hanno nulla da dire, Oreste Ferrara occupaoggi uno dei posti più delicati della politica cubana,quello di ambasciatore a Washington, cioè di rappresen-tante e difensore della sovranità di Cuba presso la gran-de Repubblica che minaccia col suo imperialismo tutti ipaesi del Centro America e che ha già sull'isola una ipo-teca diplomatico-economica di notevole gravità.

Oreste Ferrara non è fascista e non si può fargliene unaggravio, trattandosi di un uomo politico e di un amba-sciatore di Stato straniero. Beneficiario di una legge chericonosce la nazionalità cubana ai rivoluzionari dellaguerra d'indipendenza, Oreste Ferrara non ha mai rinun-ziato ufficialmente alla nazionalità italiana. Qualsiasiiniziativa italiana lo ha trovato sempre pronto a rispon-dere con animo generoso. Innumerevoli italiani sonostati aiutati da lui. Massone della massoneria americana,liberale del liberalismo americano, leader anzi per lungotempo del partito liberale cubano, egli non ha rinunziatoa tutto il suo passato dottrinario e politico, però non hamai voluto entrare nelle schiere antifasciste che hannopiù volte sollecitato il suo appoggio. Ufficialmente eglidichiara di considerare il governo fascista il governo le-

116

interdicesse, per un articolo della Costituzione, la supre-ma magistratura.

Avvocato principe, grande finanziere, professore uni-versitario di diritto pubblico, giornalista, scrittore, tribu-no, rappresentante della Repubblica all'Aia ed a Gine-vra, possessore di una fortuna personale valutata in di-versi milioni di dollari sulla quale anche gli avversaripolitici non hanno nulla da dire, Oreste Ferrara occupaoggi uno dei posti più delicati della politica cubana,quello di ambasciatore a Washington, cioè di rappresen-tante e difensore della sovranità di Cuba presso la gran-de Repubblica che minaccia col suo imperialismo tutti ipaesi del Centro America e che ha già sull'isola una ipo-teca diplomatico-economica di notevole gravità.

Oreste Ferrara non è fascista e non si può fargliene unaggravio, trattandosi di un uomo politico e di un amba-sciatore di Stato straniero. Beneficiario di una legge chericonosce la nazionalità cubana ai rivoluzionari dellaguerra d'indipendenza, Oreste Ferrara non ha mai rinun-ziato ufficialmente alla nazionalità italiana. Qualsiasiiniziativa italiana lo ha trovato sempre pronto a rispon-dere con animo generoso. Innumerevoli italiani sonostati aiutati da lui. Massone della massoneria americana,liberale del liberalismo americano, leader anzi per lungotempo del partito liberale cubano, egli non ha rinunziatoa tutto il suo passato dottrinario e politico, però non hamai voluto entrare nelle schiere antifasciste che hannopiù volte sollecitato il suo appoggio. Ufficialmente eglidichiara di considerare il governo fascista il governo le-

116

Page 117: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

gale dell'Italia, accettato dalla nazione, ratificato dalleCamere, prescelto dalla Corona ed a questo concettoispira la sua condotta. Di fatto egli ha troppa sensibilitàe troppo ingegno per non rendere omaggio all'Uomo edalla dottrina che hanno salvato l'Italia dal baratro el'hanno avviata verso la grandezza. Il magistrale discor-so che questo principe dell'eloquenza pronunziò a bordodella nave Italia, alla presenza dell'ambasciatore fascistaS. E. Giuriati, fu un gran grido d'italianità che commos-se quanti l'ascoltarono. L'eco non ne è ancora svanitanel cielo luminoso di Cuba.

La situazione di Oreste Ferrara di fronte all'Italia èquella di un buon italiano che è fiero della sua patria edonora all'estero la sua razza. I vari Salvemini non sonoriusciti a rimorchiare quest'uomo di grande ingegno sulquale Nitti aveva fondato chissà quante speranze!

Aldo Baroni. Emiliano. Studente universitario anchelui partecipò alle lotte politiche dell'Emilia contro i so-cialisti dell'onorevole Berenini. Implicato in vicende disapore squadrista e soffocato dalla concorrenza profes-sionale nel Parmense, emigrò nel Venezuela, poi a Cubae per ultimo nel Messico dove, entrato nel giornalismo,si distinse ben presto fra i polemisti più battaglieri. Larivoluzione di Carranza lo trova capo di Stato Maggioredell'esercito rivoluzionario, ma gli orrori della lotta poli-tica disgustano la sua anima italiana che anche nellacontesa di parte vuole un certo stile ed il rispetto delleleggi elementari di umanità.

117

gale dell'Italia, accettato dalla nazione, ratificato dalleCamere, prescelto dalla Corona ed a questo concettoispira la sua condotta. Di fatto egli ha troppa sensibilitàe troppo ingegno per non rendere omaggio all'Uomo edalla dottrina che hanno salvato l'Italia dal baratro el'hanno avviata verso la grandezza. Il magistrale discor-so che questo principe dell'eloquenza pronunziò a bordodella nave Italia, alla presenza dell'ambasciatore fascistaS. E. Giuriati, fu un gran grido d'italianità che commos-se quanti l'ascoltarono. L'eco non ne è ancora svanitanel cielo luminoso di Cuba.

La situazione di Oreste Ferrara di fronte all'Italia èquella di un buon italiano che è fiero della sua patria edonora all'estero la sua razza. I vari Salvemini non sonoriusciti a rimorchiare quest'uomo di grande ingegno sulquale Nitti aveva fondato chissà quante speranze!

Aldo Baroni. Emiliano. Studente universitario anchelui partecipò alle lotte politiche dell'Emilia contro i so-cialisti dell'onorevole Berenini. Implicato in vicende disapore squadrista e soffocato dalla concorrenza profes-sionale nel Parmense, emigrò nel Venezuela, poi a Cubae per ultimo nel Messico dove, entrato nel giornalismo,si distinse ben presto fra i polemisti più battaglieri. Larivoluzione di Carranza lo trova capo di Stato Maggioredell'esercito rivoluzionario, ma gli orrori della lotta poli-tica disgustano la sua anima italiana che anche nellacontesa di parte vuole un certo stile ed il rispetto delleleggi elementari di umanità.

117

Page 118: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Ritornato a Cuba si getta a capofitto nella battagliagiornalistica. Espulso dall'Isola per una campagna vio-lentissima contro la corruzione della vita amministrati-va, ritorna in Avana dopo la caduta del governo avversa-rio e vi si afferma giornalista di raro valore. Dopo averfondato l'Heraldo dirige oggi uno dei più grandi quoti-diani della Repubblica, El Pais.

Fascista e ricco d'italianità, Aldo Baroni contribuiscenotevolmente con la sua opera quotidiana a controbatte-re la propaganda antifascista della stampa radicale ed arendere sempre più amichevoli i rapporti italo-cubani.Rappresenta degnamente in Avana la nostra gente.

La lotta che questo connazionale – cresciuto ed edu-cato in Italia – deve aver sostenuto non solamente perfarsi strada in un paese straniero ma anche per acquista-re una tale padronanza della lingua spagnuola da diven-tare una delle penne più brillanti e più mordaci del gior-nalismo centro-americano, questa lotta drammatica eglisi compiace di riassumerla in qualche battuta di spirito.Ma chi lo ascolta la immagina. E stringe con vigore lamano del self made man che s'è fatto strada in terra stra-niera senza dimenticare la sua patria.

Ettore Avignone. Milanese. Frequentava la facoltà dimedicina quando un amico residente a Buenos Aires loinvitò ad abbandonare il Naviglio per il Rio de la Plata.Erano quelli i tempi dell'emigrazione torrenziale versol'Argentina. Lo studente Avignone riceve tra capo e col-lo una piccola eredità – sì e no quindicimila lire – cheegli converte in chinino, cotone idrofilo ed altri medici-

118

Ritornato a Cuba si getta a capofitto nella battagliagiornalistica. Espulso dall'Isola per una campagna vio-lentissima contro la corruzione della vita amministrati-va, ritorna in Avana dopo la caduta del governo avversa-rio e vi si afferma giornalista di raro valore. Dopo averfondato l'Heraldo dirige oggi uno dei più grandi quoti-diani della Repubblica, El Pais.

Fascista e ricco d'italianità, Aldo Baroni contribuiscenotevolmente con la sua opera quotidiana a controbatte-re la propaganda antifascista della stampa radicale ed arendere sempre più amichevoli i rapporti italo-cubani.Rappresenta degnamente in Avana la nostra gente.

La lotta che questo connazionale – cresciuto ed edu-cato in Italia – deve aver sostenuto non solamente perfarsi strada in un paese straniero ma anche per acquista-re una tale padronanza della lingua spagnuola da diven-tare una delle penne più brillanti e più mordaci del gior-nalismo centro-americano, questa lotta drammatica eglisi compiace di riassumerla in qualche battuta di spirito.Ma chi lo ascolta la immagina. E stringe con vigore lamano del self made man che s'è fatto strada in terra stra-niera senza dimenticare la sua patria.

Ettore Avignone. Milanese. Frequentava la facoltà dimedicina quando un amico residente a Buenos Aires loinvitò ad abbandonare il Naviglio per il Rio de la Plata.Erano quelli i tempi dell'emigrazione torrenziale versol'Argentina. Lo studente Avignone riceve tra capo e col-lo una piccola eredità – sì e no quindicimila lire – cheegli converte in chinino, cotone idrofilo ed altri medici-

118

Page 119: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

nali e parte per l'Argentina. Durante otto anni batte lepampas come fornitore di prodotti farmaceutici e rag-granella così una piccola fortuna con la quale ritorna avedere el Domm.

Ma ormai l'oltremare ha sedotto l'ex studente e dopoun anno di soggiorno in Italia riparte per l'America. Siferma questa volta alla Avana. Vi vive ormai da qua-rant'anni, durante i quali ha creato una forte Casa dicommercio che è circondata dal rispetto generale per lasua serietà e correttezza. Possessore di una grossa fortu-na, console onorario d'Italia da oltre dieci anni, uomocolto, distinto, stimatissimo in tutti i ceti sociali, l'Avi-gnone è oggi un bel tipo di vecchio signore sull'ottantinama ancora saldo in gamba che ostenta una testa fotoge-nica di senatore romano.

Eccellente italiano, egli incarna il tipo del vecchiolombardo laborioso che sa essere buon cittadino, buoncommerciante, buon padre di famiglia.

Salvatore Peruso. Contadino siciliano partì da Cataniacinquant'anni fa con un sacchetto sulle spalle ed un col-tello in tasca. Era analfabeta. Oggi legge e scrive l'italia-no, l'inglese e lo spagnuolo. Manovale in Tunisia, racco-glitore di gomma in Bolivia, cercatore di pozzi di petro-lio nel Messico e cercatore d'oro in Alaska, il Peruso co-nosce i campi petroliferi messicani come la sua casa. Sache cosa vuol dire dormire sulla nuda terra all'aria aper-ta, vagare per mesi e mesi in mezzo alle petraie sotto unsole ardente, in lotta perpetua contro gli indios ostili econtro i bandoleros bianchi più traditori e feroci degli

119

nali e parte per l'Argentina. Durante otto anni batte lepampas come fornitore di prodotti farmaceutici e rag-granella così una piccola fortuna con la quale ritorna avedere el Domm.

Ma ormai l'oltremare ha sedotto l'ex studente e dopoun anno di soggiorno in Italia riparte per l'America. Siferma questa volta alla Avana. Vi vive ormai da qua-rant'anni, durante i quali ha creato una forte Casa dicommercio che è circondata dal rispetto generale per lasua serietà e correttezza. Possessore di una grossa fortu-na, console onorario d'Italia da oltre dieci anni, uomocolto, distinto, stimatissimo in tutti i ceti sociali, l'Avi-gnone è oggi un bel tipo di vecchio signore sull'ottantinama ancora saldo in gamba che ostenta una testa fotoge-nica di senatore romano.

Eccellente italiano, egli incarna il tipo del vecchiolombardo laborioso che sa essere buon cittadino, buoncommerciante, buon padre di famiglia.

Salvatore Peruso. Contadino siciliano partì da Cataniacinquant'anni fa con un sacchetto sulle spalle ed un col-tello in tasca. Era analfabeta. Oggi legge e scrive l'italia-no, l'inglese e lo spagnuolo. Manovale in Tunisia, racco-glitore di gomma in Bolivia, cercatore di pozzi di petro-lio nel Messico e cercatore d'oro in Alaska, il Peruso co-nosce i campi petroliferi messicani come la sua casa. Sache cosa vuol dire dormire sulla nuda terra all'aria aper-ta, vagare per mesi e mesi in mezzo alle petraie sotto unsole ardente, in lotta perpetua contro gli indios ostili econtro i bandoleros bianchi più traditori e feroci degli

119

Page 120: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

indigeni. Sa il lungo tormento della fame in mezzo asterminate solitudini e l'orrore della malattia quando si èsoli sotto una tenda a migliaia di chilometri dalla patria.E la Morte sembra più terribile. Diverse Compagnie sisono arricchite coi pozzi che egli ha individuato. Il sici-liano ha dovuto contentarsi delle briciole.

Le economie raggranellate durante venti anni di Mes-sico gli hanno permesso di comperare sulla costa cubanauna piccola piantagione che egli ha poi ingrandito. Vivelì patriarcalmente in mezzo ad un esercito di palme, in-sieme con la compagna della sua vita, una messinese fi-glia di un minatore morto per una esplosione di petrolio.Fervido fascista ha nell'atrio della sua casa un ritrattomonumentale del Duce che deve essere il risultato dinon so quanti ingrandimenti.

— Nel 1934, – m'ha detto testualmente il Peruso,mentre la vecchia moglie annuiva col capo – venderemotutto e ci ritireremo in Italia.

— Perchè proprio nel 1934? – ho chiesto.— Non ha detto il Duce che fra il 35 ed il 40 sarà un

periodo di grandi avvenimenti? Mussolini non si sbagliamai! Vogliamo essere per quell'epoca in patria.

E la buona moglie confermava col capo canuto le pa-role del compagno. Le sue mani rugose e tormentateavevano il blasone di un lungo lavoro.

— Non avete figli?— Ne avevamo uno, ma è rimasto laggiù...— Nel Messico.— No, sul Carso.

120

indigeni. Sa il lungo tormento della fame in mezzo asterminate solitudini e l'orrore della malattia quando si èsoli sotto una tenda a migliaia di chilometri dalla patria.E la Morte sembra più terribile. Diverse Compagnie sisono arricchite coi pozzi che egli ha individuato. Il sici-liano ha dovuto contentarsi delle briciole.

Le economie raggranellate durante venti anni di Mes-sico gli hanno permesso di comperare sulla costa cubanauna piccola piantagione che egli ha poi ingrandito. Vivelì patriarcalmente in mezzo ad un esercito di palme, in-sieme con la compagna della sua vita, una messinese fi-glia di un minatore morto per una esplosione di petrolio.Fervido fascista ha nell'atrio della sua casa un ritrattomonumentale del Duce che deve essere il risultato dinon so quanti ingrandimenti.

— Nel 1934, – m'ha detto testualmente il Peruso,mentre la vecchia moglie annuiva col capo – venderemotutto e ci ritireremo in Italia.

— Perchè proprio nel 1934? – ho chiesto.— Non ha detto il Duce che fra il 35 ed il 40 sarà un

periodo di grandi avvenimenti? Mussolini non si sbagliamai! Vogliamo essere per quell'epoca in patria.

E la buona moglie confermava col capo canuto le pa-role del compagno. Le sue mani rugose e tormentateavevano il blasone di un lungo lavoro.

— Non avete figli?— Ne avevamo uno, ma è rimasto laggiù...— Nel Messico.— No, sul Carso.

120

Page 121: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Le pupille della vecchia madre italiana si stemperanoimprovvisamente in un tremor di lagrime.

— Abbiamo dato all'Italia ciò che avevamo di piùcaro, nostro figlio – aggiunse il vecchio – e se non c'eraLui il nostro sacrifizio sarebbe stato inutile.

Istintivamente guardai anch'io l'effigie pensosa delDuce che dominava la piccola casa dinanzi al grande az-zurro del Mar dei Caraibi. E mi parve che una luceastrale illuminasse il volto dell'Uomo straordinario alquale milioni di italiani hanno eretto un altare nel lorocuore.

Le palme delle Antille sventagliavano la solennitàdella sera.

121

Le pupille della vecchia madre italiana si stemperanoimprovvisamente in un tremor di lagrime.

— Abbiamo dato all'Italia ciò che avevamo di piùcaro, nostro figlio – aggiunse il vecchio – e se non c'eraLui il nostro sacrifizio sarebbe stato inutile.

Istintivamente guardai anch'io l'effigie pensosa delDuce che dominava la piccola casa dinanzi al grande az-zurro del Mar dei Caraibi. E mi parve che una luceastrale illuminasse il volto dell'Uomo straordinario alquale milioni di italiani hanno eretto un altare nel lorocuore.

Le palme delle Antille sventagliavano la solennitàdella sera.

121

Page 122: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LA LOCANDA DELLA MORTE

In quel punto del porto di Avana dove il quartiere del-la Borsa, delle grandi Compagnie di Navigazione e dellebanchine adibite al servizio passeggeri, cede il posto adun altro quartiere meno elegante che fronteggia le calatedei velieri ed i moli dei vapori commerciali, le stradecittadine hanno conservato l'aspetto sordido dell'epocacoloniale. Grandi casoni di pietra, quasi tutti provvisti dicorte interna, serrano nella loro ombra le viuzze strettedai marciapiedi microscopici sui quali innumerevolibotteguccie di rivenduglioli e di rigattieri snocciolano leloro povere vetrine rifornite dalla Miseria.

Ogni tanto sei o sette aperture sono occupate da ununico magazzeno spagnuolo che è rimasto fedele ai si-stemi commerciali del tempo antico. In mezzo a centi-naia di barili oleosi, di casse bisunte, di balle incatrama-te, di cestoni impagliati e di damigiane che odorano for-temente di vino grosso, si vede la scrivania preistoricadel padrone del fondaco – un gallego od un catalano –che sbriga la sua contabilità rudimentale su scartafaccilerci ed annosi. Enormi ragnatele penzolano dai soffitti.Grossi topi di chiavica fanno capolino negli interstizidelle casse o saettano rapidi verso il portone opposto.Giovanotti delle Canarie e delle Asturie, immigrati difresco, con i torsi nudi e sudati, sfacchinano dalla matti-na alla sera in quei fondaci di un altro secolo, aspettan-

122

LA LOCANDA DELLA MORTE

In quel punto del porto di Avana dove il quartiere del-la Borsa, delle grandi Compagnie di Navigazione e dellebanchine adibite al servizio passeggeri, cede il posto adun altro quartiere meno elegante che fronteggia le calatedei velieri ed i moli dei vapori commerciali, le stradecittadine hanno conservato l'aspetto sordido dell'epocacoloniale. Grandi casoni di pietra, quasi tutti provvisti dicorte interna, serrano nella loro ombra le viuzze strettedai marciapiedi microscopici sui quali innumerevolibotteguccie di rivenduglioli e di rigattieri snocciolano leloro povere vetrine rifornite dalla Miseria.

Ogni tanto sei o sette aperture sono occupate da ununico magazzeno spagnuolo che è rimasto fedele ai si-stemi commerciali del tempo antico. In mezzo a centi-naia di barili oleosi, di casse bisunte, di balle incatrama-te, di cestoni impagliati e di damigiane che odorano for-temente di vino grosso, si vede la scrivania preistoricadel padrone del fondaco – un gallego od un catalano –che sbriga la sua contabilità rudimentale su scartafaccilerci ed annosi. Enormi ragnatele penzolano dai soffitti.Grossi topi di chiavica fanno capolino negli interstizidelle casse o saettano rapidi verso il portone opposto.Giovanotti delle Canarie e delle Asturie, immigrati difresco, con i torsi nudi e sudati, sfacchinano dalla matti-na alla sera in quei fondaci di un altro secolo, aspettan-

122

Page 123: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

do il tramonto per far l'amore sotto le acacie della Plazadel Ayutamiento con la serva compaesana ed evocare,fra un pizzico ed una carezza, l'agreste poesia del pue-blo natale. Solidi carri tirati da muli potenti empionotutto il giorno di fragore le viuzze, caricando e scarican-do dinanzi ai magazzeni. Di quando in quando una vec-chia chiesa od un antico convento rompono con un'arca-ta di pietra o con una teoria di grate il pullulare dellebotteghe. Chi passa non sa se quella parentesi d'ombra edi silenzio lo conforti o lo addiacci!

Poi il quartiere fa un gomito seguendo l'andatura delporto e le vie diventano ancora più strette, le botteghepiù piccole, più numerose e più lercie. Le finestre bassedei mezzanini lasciano vedere suppellettili miserabili,lettucci di ferro, brocche arrugginite, vecchi scamiciati,donnette discinte, pallide ragazze dagli immensi occhidi mulatta. Lì gli ebrei russi e polacchi hanno i loro biz-zarri negozi di robivecchi nei quali s'ammassano glistracci degli emigranti e dei marinai; lì i cinesi trovanomodo di avere uno dei loro incredibili buchetti di frutti-vendolo o d'ortolano che non di rado mascherano il piùlucroso commercio dell'oppio, la propaganda politicadel Kuo-Ming-Tang ed il favoreggiamento dell'immi-grazione clandestina gialla; lì spesseggiano le bettole, letaverne, le distillerie illegali, certi negozi di barbiere chesono il ricettacolo di tutta la teppa del porto e delle navie hanno la loro sede indefinibili alberghi per emigranti, iquali sono nel medesimo tempo locanda, trattoria, uffi-

123

do il tramonto per far l'amore sotto le acacie della Plazadel Ayutamiento con la serva compaesana ed evocare,fra un pizzico ed una carezza, l'agreste poesia del pue-blo natale. Solidi carri tirati da muli potenti empionotutto il giorno di fragore le viuzze, caricando e scarican-do dinanzi ai magazzeni. Di quando in quando una vec-chia chiesa od un antico convento rompono con un'arca-ta di pietra o con una teoria di grate il pullulare dellebotteghe. Chi passa non sa se quella parentesi d'ombra edi silenzio lo conforti o lo addiacci!

Poi il quartiere fa un gomito seguendo l'andatura delporto e le vie diventano ancora più strette, le botteghepiù piccole, più numerose e più lercie. Le finestre bassedei mezzanini lasciano vedere suppellettili miserabili,lettucci di ferro, brocche arrugginite, vecchi scamiciati,donnette discinte, pallide ragazze dagli immensi occhidi mulatta. Lì gli ebrei russi e polacchi hanno i loro biz-zarri negozi di robivecchi nei quali s'ammassano glistracci degli emigranti e dei marinai; lì i cinesi trovanomodo di avere uno dei loro incredibili buchetti di frutti-vendolo o d'ortolano che non di rado mascherano il piùlucroso commercio dell'oppio, la propaganda politicadel Kuo-Ming-Tang ed il favoreggiamento dell'immi-grazione clandestina gialla; lì spesseggiano le bettole, letaverne, le distillerie illegali, certi negozi di barbiere chesono il ricettacolo di tutta la teppa del porto e delle navie hanno la loro sede indefinibili alberghi per emigranti, iquali sono nel medesimo tempo locanda, trattoria, uffi-

123

Page 124: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

cio di collocamento, fornitori di postriboli, antro di ri-cettatori, nascondiglio di pregiudicati.

È precisamente in una di queste fondas che chiamere-mo la Fonda de la Muerte che ho preso l'abitudine diandare ogni giorno con la scusa di un rinfresco tropica-le, per osservare da vicino questo bizzarro mondo diosti, di maneggioni, di banditi, di emigranti, nel quale ilcaso mescola caoticamente onesti campagnoli d'ognipaese d'Europa con tipi pittoreschi d'infingardi profes-sionali, con sinistri sfruttatori delle miserie altrui, conlestofanti d'ogni risma e colore, con autentici criminalicapaci per poco denaro dei più mostruosi delitti. Io houna certa predilezione per queste locande di suburra co-smopolita, nelle quali quasi fanciullo portai in girol'ingenuità sedicenne nutrita di poesia nei primissimianni del mio vagabondaggio per il mondo, quando ave-vo la fortuna di sfiorare da vicino il vizio senza accor-germi della sua presenza e di rischiare una coltellatasenza rendermi conto che fosse vicina. A volte scorgo inquesti antri un ragazzo nel quale mi pare di riconoscer-mi e se posso gli dò una mano perchè esca in tempo dal-la trappola.

La Locanda della Morte ha un ingresso quasi decenteche comunica da una parte con una trattoria ispano-cine-se frequentata specialmente dai marinai dei velieri antil-lani di cabotaggio e dall'altra immette in un vasto cortilepieno di carri, di botti vuote, di casse vecchie e di millecianfrusaglie fra le quali l'occhio distingue uno scheletrodi automobile, un'ancora arrugginita ed una bombola

124

cio di collocamento, fornitori di postriboli, antro di ri-cettatori, nascondiglio di pregiudicati.

È precisamente in una di queste fondas che chiamere-mo la Fonda de la Muerte che ho preso l'abitudine diandare ogni giorno con la scusa di un rinfresco tropica-le, per osservare da vicino questo bizzarro mondo diosti, di maneggioni, di banditi, di emigranti, nel quale ilcaso mescola caoticamente onesti campagnoli d'ognipaese d'Europa con tipi pittoreschi d'infingardi profes-sionali, con sinistri sfruttatori delle miserie altrui, conlestofanti d'ogni risma e colore, con autentici criminalicapaci per poco denaro dei più mostruosi delitti. Io houna certa predilezione per queste locande di suburra co-smopolita, nelle quali quasi fanciullo portai in girol'ingenuità sedicenne nutrita di poesia nei primissimianni del mio vagabondaggio per il mondo, quando ave-vo la fortuna di sfiorare da vicino il vizio senza accor-germi della sua presenza e di rischiare una coltellatasenza rendermi conto che fosse vicina. A volte scorgo inquesti antri un ragazzo nel quale mi pare di riconoscer-mi e se posso gli dò una mano perchè esca in tempo dal-la trappola.

La Locanda della Morte ha un ingresso quasi decenteche comunica da una parte con una trattoria ispano-cine-se frequentata specialmente dai marinai dei velieri antil-lani di cabotaggio e dall'altra immette in un vasto cortilepieno di carri, di botti vuote, di casse vecchie e di millecianfrusaglie fra le quali l'occhio distingue uno scheletrodi automobile, un'ancora arrugginita ed una bombola

124

Page 125: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

senza tappo di acido cloridrico. Nel mezzo del cortileuna magnifica palma di Cristo erge il suo fusto smilzo elevigato e poi apre all'altezza del primo piano il suo ra-dioso ventaglio verde, opulento, teatrale; è questa l'uni-ca ricchezza della bolgia.

Una scaletta di legno, aggraziata dagli sbrindelli inco-lori di un ex tappeto rosso, conduce al primo piano dovesono situate le stanze dell'albergo, una trentina di topaiecon le finestre sul cortile. Un altro blocco di stanzette sitrova sul terrazzo, riservate queste agli ospiti più pez-zenti o più bisognosi di star nascosti. In caso di necessi-tà i tetti vicini offrono numerose vie di scampo.

Lì ho fatto conoscenza con due italiani, i quali, dopoaver pagato a Genova diecimila lire per imbarcarsi clan-destinamente verso l'America, via Marsiglia, si trovanoda ben cinque mesi all'Avana in attesa di ripartire per gliStati Uniti sopra una delle barche a vela che fanno ilcontrabbando d'emigranti tra Cuba e la Florida. Questidue connazionali sono contadini del Friuli, un po' rozzie sempliciotti, ma basta guardarli in faccia per accorger-si che si tratta di brava gente, onesta, laboriosa, econo-ma, la quale si è lasciata abbindolare da quelle autenti-che arpie che sono i favoreggiatori dell'emigrazioneclandestina, veri vampiri umani che succhiano il sanguedei disgraziati campagnuoli e montanari, sfruttando laloro credulità e frodandoli delle loro sudate economieper lanciarli allo sbaraglio verso la miseria, l'ospedale enon di rado la morte.

125

senza tappo di acido cloridrico. Nel mezzo del cortileuna magnifica palma di Cristo erge il suo fusto smilzo elevigato e poi apre all'altezza del primo piano il suo ra-dioso ventaglio verde, opulento, teatrale; è questa l'uni-ca ricchezza della bolgia.

Una scaletta di legno, aggraziata dagli sbrindelli inco-lori di un ex tappeto rosso, conduce al primo piano dovesono situate le stanze dell'albergo, una trentina di topaiecon le finestre sul cortile. Un altro blocco di stanzette sitrova sul terrazzo, riservate queste agli ospiti più pez-zenti o più bisognosi di star nascosti. In caso di necessi-tà i tetti vicini offrono numerose vie di scampo.

Lì ho fatto conoscenza con due italiani, i quali, dopoaver pagato a Genova diecimila lire per imbarcarsi clan-destinamente verso l'America, via Marsiglia, si trovanoda ben cinque mesi all'Avana in attesa di ripartire per gliStati Uniti sopra una delle barche a vela che fanno ilcontrabbando d'emigranti tra Cuba e la Florida. Questidue connazionali sono contadini del Friuli, un po' rozzie sempliciotti, ma basta guardarli in faccia per accorger-si che si tratta di brava gente, onesta, laboriosa, econo-ma, la quale si è lasciata abbindolare da quelle autenti-che arpie che sono i favoreggiatori dell'emigrazioneclandestina, veri vampiri umani che succhiano il sanguedei disgraziati campagnuoli e montanari, sfruttando laloro credulità e frodandoli delle loro sudate economieper lanciarli allo sbaraglio verso la miseria, l'ospedale enon di rado la morte.

125

Page 126: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

126

TAVOLA XVII

Avana – Caratteristica casa in stile spagnolo della colonia

126

TAVOLA XVII

Avana – Caratteristica casa in stile spagnolo della colonia

Page 127: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

127

TAVOLA XVIII

Avana – L’ingresso del porto con lo storico forte del Morro

127

TAVOLA XVIII

Avana – L’ingresso del porto con lo storico forte del Morro

Page 128: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Questi due poveri friulani hanno ora incaricato i loropadroni di vendere il pezzetto di terra che avevano la-sciato alla loro vecchia madre in quel di Cividale, peravere il denaro necessario al ritorno. Per cinque mesihanno vissuto nella Fonda de la Muerte consumandodollaro a dollaro il loro modesto peculio nell'aspettativadel loro turno d'imbarco, turno che non arrivava maiperchè i traghettatori clandestini ed i padroni delle lo-cande formano un'unica associazione di delinquenti laquale non si preoccupa d'altro che di assorbire in unamaniera o nella altra il denaro degli emigranti. Una vol-ta che l'emigrante a forza di aspettare dall'oggi al doma-ni ha intaccato il costo del passaggio clandestino è ine-sorabilmente condannato a lasciare nella locanda finoall'ultimo centesimo e quando non può più pagare, èbuttato in strada oppure è assoldato dai negrieri per in-gannare altri disgraziati.

Migliaia di poveri diavoli sono così turlupinati tragi-camente in Avana da quando questo porto è diventato,in seguito alla chiusura degli Stati Uniti, uno dei centristrategici dell'emigrazione clandestina. La maggioranzadelle vittime sono spagnuoli e polacchi, ma anche nonpochi italiani finiscono negli artigli dei negrieri moder-ni.

Gli sfruttatori battono le campagne nelle annate dicattivo raccolto preferendo i luoghi più incolti e più lon-tani dal centro, dove l'umanità è meno smaliziata e sce-gliendo quei paesotti un abitante dei quali sia riuscito apenetrare negli Stati Uniti per la via di Cuba. Forti di

128

Questi due poveri friulani hanno ora incaricato i loropadroni di vendere il pezzetto di terra che avevano la-sciato alla loro vecchia madre in quel di Cividale, peravere il denaro necessario al ritorno. Per cinque mesihanno vissuto nella Fonda de la Muerte consumandodollaro a dollaro il loro modesto peculio nell'aspettativadel loro turno d'imbarco, turno che non arrivava maiperchè i traghettatori clandestini ed i padroni delle lo-cande formano un'unica associazione di delinquenti laquale non si preoccupa d'altro che di assorbire in unamaniera o nella altra il denaro degli emigranti. Una vol-ta che l'emigrante a forza di aspettare dall'oggi al doma-ni ha intaccato il costo del passaggio clandestino è ine-sorabilmente condannato a lasciare nella locanda finoall'ultimo centesimo e quando non può più pagare, èbuttato in strada oppure è assoldato dai negrieri per in-gannare altri disgraziati.

Migliaia di poveri diavoli sono così turlupinati tragi-camente in Avana da quando questo porto è diventato,in seguito alla chiusura degli Stati Uniti, uno dei centristrategici dell'emigrazione clandestina. La maggioranzadelle vittime sono spagnuoli e polacchi, ma anche nonpochi italiani finiscono negli artigli dei negrieri moder-ni.

Gli sfruttatori battono le campagne nelle annate dicattivo raccolto preferendo i luoghi più incolti e più lon-tani dal centro, dove l'umanità è meno smaliziata e sce-gliendo quei paesotti un abitante dei quali sia riuscito apenetrare negli Stati Uniti per la via di Cuba. Forti di

128

Page 129: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

questo precedente, essi ingannano l'emigrante assicuran-dogli che l'ingresso a Cuba è libero il che è vero e cheda Cuba si può partire liberamente per gli Stati Uniti ilche è anche vero, ma solamente per i cubani che hannoil passaporto cubano in perfetta regola. Non per gli stra-nieri. Gli sfruttatori aggiungono che in caso di difficoltàimprevedibili la stessa Cuba offre mille possibilità dicollocamento, il che è falso, perchè la mano d'operaagricola è limitata al taglio della canna da zucchero ed èmonopolizzata dai neri di Giamaica e di Haiti i quali la-vorano come bestie per pochi centavos al giorno in con-dizioni assolutamente insopportabili per un bianco.

E quando l'emigrante tentenna, il mercante di carneumana tira subito fuori la sua brava carta geografica emostra al disgraziato il brevissimo spazio di mare chesepara la costa di Cuba dalla Florida.

— Una notte di mare! Vi sono mille barche a vela chepossono portarvici! Ogni notte dieci, venti velieri fannoil tragitto per sbarcare gli emigranti in un angolo desertodegli Stati Uniti donde potete andare dove volete!

La verità è ben diversa. Non solamente bisogna fare iconti con la polizia cubana che sorveglia le partenze econ la polizia nord-americana che controlla minuziosa-mente la costa rimandando inesorabilmente indietro gliemigranti dopo un soggiorno più o meno lungo in carce-re; non solamente bisogna contare con gli innumerevolipericoli di una navigazione sopra una fragile barca in unmare insidiosissimo qual'è il canale di Florida, costante-mente battuto dai venti e dai cicloni e giustamente con-

129

questo precedente, essi ingannano l'emigrante assicuran-dogli che l'ingresso a Cuba è libero il che è vero e cheda Cuba si può partire liberamente per gli Stati Uniti ilche è anche vero, ma solamente per i cubani che hannoil passaporto cubano in perfetta regola. Non per gli stra-nieri. Gli sfruttatori aggiungono che in caso di difficoltàimprevedibili la stessa Cuba offre mille possibilità dicollocamento, il che è falso, perchè la mano d'operaagricola è limitata al taglio della canna da zucchero ed èmonopolizzata dai neri di Giamaica e di Haiti i quali la-vorano come bestie per pochi centavos al giorno in con-dizioni assolutamente insopportabili per un bianco.

E quando l'emigrante tentenna, il mercante di carneumana tira subito fuori la sua brava carta geografica emostra al disgraziato il brevissimo spazio di mare chesepara la costa di Cuba dalla Florida.

— Una notte di mare! Vi sono mille barche a vela chepossono portarvici! Ogni notte dieci, venti velieri fannoil tragitto per sbarcare gli emigranti in un angolo desertodegli Stati Uniti donde potete andare dove volete!

La verità è ben diversa. Non solamente bisogna fare iconti con la polizia cubana che sorveglia le partenze econ la polizia nord-americana che controlla minuziosa-mente la costa rimandando inesorabilmente indietro gliemigranti dopo un soggiorno più o meno lungo in carce-re; non solamente bisogna contare con gli innumerevolipericoli di una navigazione sopra una fragile barca in unmare insidiosissimo qual'è il canale di Florida, costante-mente battuto dai venti e dai cicloni e giustamente con-

129

Page 130: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

siderato pericoloso anche per la navigazione a vapore;ma bisogna soprattutto fare i conti con i banditi che di-simpegnano questo servizio clandestino i quali esigonosomme fantastiche – da cinquecento a mille dollari – perla traversata del canale e sovente, dopo avere intascatola somma, fingono di essere stati scoperti e di dover tor-nare indietro, oppure abbandonano l'emigrante sopra unisolotto deserto dei Caraibi, di quelli che scompaionocon l'alta marea e quando sanno o suppongono che ilpasseggero abbia altro denaro addosso lo sopprimonosenz'altro in alto mare e ne buttano il cadavere ai pesci-cani che infestano il litorale di Cuba.

Quanti partono così e di loro non si sa più nulla;quanti scompaiono così senza lasciare nessuna tracciadel loro imbarco per la stessa natura clandestinadell'impresa!

La polizia cubana combatte vigorosamente l'idra deifavoreggiatori clandestini, ma l'idra ha troppe teste peressere distrutta totalmente. I moderni mercanti di carneumana sono peggiori degli antichi negrieri che traffica-vano nelle Antille l'ebano vivente. La loro audacia èeguagliata solo dalla loro ferocia. Stroncano una vitagiovane per cento dollari ed anche meno! Gli abissi delgolfo del Messico, i banchi del canale di Florida e lescogliere spugnose dell'isola conservano il segreto diraccapricianti tragedie delle quali furono testimoni solole paurose solitudini di mare. Una pugnalata a tradimen-to, un grido che si perde nella notte ed è finito...

130

siderato pericoloso anche per la navigazione a vapore;ma bisogna soprattutto fare i conti con i banditi che di-simpegnano questo servizio clandestino i quali esigonosomme fantastiche – da cinquecento a mille dollari – perla traversata del canale e sovente, dopo avere intascatola somma, fingono di essere stati scoperti e di dover tor-nare indietro, oppure abbandonano l'emigrante sopra unisolotto deserto dei Caraibi, di quelli che scompaionocon l'alta marea e quando sanno o suppongono che ilpasseggero abbia altro denaro addosso lo sopprimonosenz'altro in alto mare e ne buttano il cadavere ai pesci-cani che infestano il litorale di Cuba.

Quanti partono così e di loro non si sa più nulla;quanti scompaiono così senza lasciare nessuna tracciadel loro imbarco per la stessa natura clandestinadell'impresa!

La polizia cubana combatte vigorosamente l'idra deifavoreggiatori clandestini, ma l'idra ha troppe teste peressere distrutta totalmente. I moderni mercanti di carneumana sono peggiori degli antichi negrieri che traffica-vano nelle Antille l'ebano vivente. La loro audacia èeguagliata solo dalla loro ferocia. Stroncano una vitagiovane per cento dollari ed anche meno! Gli abissi delgolfo del Messico, i banchi del canale di Florida e lescogliere spugnose dell'isola conservano il segreto diraccapricianti tragedie delle quali furono testimoni solole paurose solitudini di mare. Una pugnalata a tradimen-to, un grido che si perde nella notte ed è finito...

130

Page 131: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Proprio ieri, mentre mi trovavo alla Locanda dellaMorte, la polizia cubana ha arrestato un tal Sarnedo, pa-drone di barca a vela e filibustiere professionale, accu-sato d'aver imbarcato clandestinamente quattro personele quali da cinque mesi non danno più notizia della loroesistenza; costoro non sono più tornati a Cuba, non sonomai arrivati negli Stati Uniti dove erano attesi dai lorofamiliari. Sono scomparsi nell'ombra di un piccolo ve-liero, nel gran silenzio di una notte delle Antille.

Fu una scena drammatica. Sullo sfondo romanzescodella Fonda de la Muerte, in mezzo al fuggi fuggi deinumerosi inquilini che non vogliono avere a che farecon la polizia, in mezzo allo sgomento dei poveri emi-granti fra i quali ve n'erano cui toccava il turno d'imbar-co quella stessa notte, i parenti delle vittime – uoministravolti, donne scapigliate e piangenti – hanno investitoil negriero che nel volto feroce e negli occhi sinistri ri-velava la bassezza della sua anima criminale. In un di-sperato tentativo di fuga il brigante s'aggrappò alla pal-ma squassandola violentemente e la frenetica agitazionedelle foglie interpretò teatralmente l'orrore della scena.Veramente mi parve in quel momento di rivivere un epi-sodio di altri tempi, quando la carne umana era una mer-ce volgare a disposizione del trafficante più astuto e piùcrudele.

La notte del 2 Agosto altri otto italiani s'erano imbar-cati così a bordo di una lancia a benzina appartenente atal Frank Middleton per raggiungere la costa della Flori-da. A mezzo percorso il motore esplose. Quattro italiani

131

Proprio ieri, mentre mi trovavo alla Locanda dellaMorte, la polizia cubana ha arrestato un tal Sarnedo, pa-drone di barca a vela e filibustiere professionale, accu-sato d'aver imbarcato clandestinamente quattro personele quali da cinque mesi non danno più notizia della loroesistenza; costoro non sono più tornati a Cuba, non sonomai arrivati negli Stati Uniti dove erano attesi dai lorofamiliari. Sono scomparsi nell'ombra di un piccolo ve-liero, nel gran silenzio di una notte delle Antille.

Fu una scena drammatica. Sullo sfondo romanzescodella Fonda de la Muerte, in mezzo al fuggi fuggi deinumerosi inquilini che non vogliono avere a che farecon la polizia, in mezzo allo sgomento dei poveri emi-granti fra i quali ve n'erano cui toccava il turno d'imbar-co quella stessa notte, i parenti delle vittime – uoministravolti, donne scapigliate e piangenti – hanno investitoil negriero che nel volto feroce e negli occhi sinistri ri-velava la bassezza della sua anima criminale. In un di-sperato tentativo di fuga il brigante s'aggrappò alla pal-ma squassandola violentemente e la frenetica agitazionedelle foglie interpretò teatralmente l'orrore della scena.Veramente mi parve in quel momento di rivivere un epi-sodio di altri tempi, quando la carne umana era una mer-ce volgare a disposizione del trafficante più astuto e piùcrudele.

La notte del 2 Agosto altri otto italiani s'erano imbar-cati così a bordo di una lancia a benzina appartenente atal Frank Middleton per raggiungere la costa della Flori-da. A mezzo percorso il motore esplose. Quattro italiani

131

Page 132: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

sparirono in pezzi nei gorghi del canale. Gli altri quat-tro, riusciti miracolosamente ad aggrapparsi ad una delleboe luminose del canale, furono raccolti il giorno dopodal piroscafo Cuba. I superstiti non hanno potuto nem-meno dare i nomi dei loro disgraziati compagni perchèin questo piccolo mondo degli emigranti clandestini sivive in stato di perenne diffidenza come in una muta dilupi.

Le carte di uno degli scomparsi dicono che egli era dibuona famiglia, bravo soldato in guerra, bravo cittadinoin pace, diplomato in licenza liceale. Il miraggiodell'America lo ha fatto cadere nelle panie dell'emigra-zione clandestina. Lascia la moglie e due bimbi. Quantoagli altri tre hanno portato il loro pietoso segreto nelprofondo degli abissi. Le loro disgraziate famiglie liaspetteranno chissà per quanto tempo!

Ventiquattro ore dopo la sorpresa della polizia, laFonda de la Muerte ha ripreso il suo aspetto abituale ditranquillo ed onesto albergo per gente povera. Qualcheemigrante ammaestrato dal caso Sarnedo è andato via ri-nunziando al passaggio del canale. Altri sono arrivatistamane coi corrieri di Vigo e di Bordeaux. Il padrone èin giro pei suoi loschi affari di emigrazione clandestinae di contrabbando e la padrona – una meticcia grassa ematronale – ha ripreso il suo posto consueto di can diguardia sul portone d'ingresso. Sprofondata in una enor-me sedia a dondolo passa così l'intera giornata con gliocchi socchiusi ed il corpo abbandonato. Pare che dor-ma in permanenza ma il suo sguardo di gatta cova tra le

132

sparirono in pezzi nei gorghi del canale. Gli altri quat-tro, riusciti miracolosamente ad aggrapparsi ad una delleboe luminose del canale, furono raccolti il giorno dopodal piroscafo Cuba. I superstiti non hanno potuto nem-meno dare i nomi dei loro disgraziati compagni perchèin questo piccolo mondo degli emigranti clandestini sivive in stato di perenne diffidenza come in una muta dilupi.

Le carte di uno degli scomparsi dicono che egli era dibuona famiglia, bravo soldato in guerra, bravo cittadinoin pace, diplomato in licenza liceale. Il miraggiodell'America lo ha fatto cadere nelle panie dell'emigra-zione clandestina. Lascia la moglie e due bimbi. Quantoagli altri tre hanno portato il loro pietoso segreto nelprofondo degli abissi. Le loro disgraziate famiglie liaspetteranno chissà per quanto tempo!

Ventiquattro ore dopo la sorpresa della polizia, laFonda de la Muerte ha ripreso il suo aspetto abituale ditranquillo ed onesto albergo per gente povera. Qualcheemigrante ammaestrato dal caso Sarnedo è andato via ri-nunziando al passaggio del canale. Altri sono arrivatistamane coi corrieri di Vigo e di Bordeaux. Il padrone èin giro pei suoi loschi affari di emigrazione clandestinae di contrabbando e la padrona – una meticcia grassa ematronale – ha ripreso il suo posto consueto di can diguardia sul portone d'ingresso. Sprofondata in una enor-me sedia a dondolo passa così l'intera giornata con gliocchi socchiusi ed il corpo abbandonato. Pare che dor-ma in permanenza ma il suo sguardo di gatta cova tra le

132

Page 133: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ciglia gli andirivieni della porta, della trattoria e del cor-tile. Il volto cinquantenne conserva le traccie di una bel-lezza che non dovette essere disprezzabile, bellezza dimeticcia solida e prosperosa, tostata dal sole del Tropiconei campi di canna. Ormai l'adipe sommerge nel volto lelinee antiche ed il corpo tradisce sotto la veste il disastrodi una frolla pinguedine.

Di tanto in tanto la figlia fa capolino sulla soglia di unuscio, sudicia, spettinata, discinta, ma con due occhi dizingara carichi di tutto il fascino atavico dell'Andalusiae dell'Africa. Si direbbe che il suo corpo felino serpen-teggi dentro la stoffa, e le gambe scalze hanno il colorbruno-dorato delle prugne di Provenza quando stannoper maturare. Manolita sbriga nella locanda una quantitàdi faccende: serve, spia, corrompe, cucina, tiene i conti,rammenda il bucato, legge l'avvenire nelle carte e neifondi di caffè: ora sorridente come una ingenua, ora tor-va come una furia, ora monella, ora svenevole, ora in-diavolata come una gitana, a seconda del momento edella parte che rappresenta. Spesso suo padre la picchiaed essa si vendica schiaffeggiando sua madre la quale,troppo grassa e troppo pigra per ribattere, invoca sulcapo della ragazza tutte le maledizioni dei santi e le col-lere dell'inferno. Diversi filibustieri che frequentano lacasa sono pazzi per Manolita e nelle notti ardenti delleAntille essa si dà ora all'uno ora all'altro negli angoli delcortile nero e silenzioso, sulle casse dure, sullo stramedelle rimesse, contro una parete o lo spigolo di un mu-retto. A volte gli aspiranti si contendono a coltellate i

133

ciglia gli andirivieni della porta, della trattoria e del cor-tile. Il volto cinquantenne conserva le traccie di una bel-lezza che non dovette essere disprezzabile, bellezza dimeticcia solida e prosperosa, tostata dal sole del Tropiconei campi di canna. Ormai l'adipe sommerge nel volto lelinee antiche ed il corpo tradisce sotto la veste il disastrodi una frolla pinguedine.

Di tanto in tanto la figlia fa capolino sulla soglia di unuscio, sudicia, spettinata, discinta, ma con due occhi dizingara carichi di tutto il fascino atavico dell'Andalusiae dell'Africa. Si direbbe che il suo corpo felino serpen-teggi dentro la stoffa, e le gambe scalze hanno il colorbruno-dorato delle prugne di Provenza quando stannoper maturare. Manolita sbriga nella locanda una quantitàdi faccende: serve, spia, corrompe, cucina, tiene i conti,rammenda il bucato, legge l'avvenire nelle carte e neifondi di caffè: ora sorridente come una ingenua, ora tor-va come una furia, ora monella, ora svenevole, ora in-diavolata come una gitana, a seconda del momento edella parte che rappresenta. Spesso suo padre la picchiaed essa si vendica schiaffeggiando sua madre la quale,troppo grassa e troppo pigra per ribattere, invoca sulcapo della ragazza tutte le maledizioni dei santi e le col-lere dell'inferno. Diversi filibustieri che frequentano lacasa sono pazzi per Manolita e nelle notti ardenti delleAntille essa si dà ora all'uno ora all'altro negli angoli delcortile nero e silenzioso, sulle casse dure, sullo stramedelle rimesse, contro una parete o lo spigolo di un mu-retto. A volte gli aspiranti si contendono a coltellate i

133

Page 134: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

suoi baci, ma il fatto di sangue non esce dalla locanda.Non di rado un giovane emigrante che s'annoia aspettan-do il suo turno, tra la nostalgia del paese natale ancorafresco nella memoria ed i castelli in aria della terra pro-messa che lo aspetta, sente due nocche che bussanoall'uscio nel silenzio della notte. È Manolita che ha uncapriccio per i colori accesi di un montanaro o per gliocchi a mandorla di un pescatorello siculo di passaggio.Altre volte il capriccio non c'è, ma c'è il portafoglio diun ospite danaroso e romantico che il padre desidera sivuoti nella locanda.

Un sardo, che per sette mesi ha vissuto nella Fondade la Muerte, riuscì a piegare la meticcia al suo domi-nio. Oggi egli ha messo su bottega d'orologiaio nellaprovincia di Camagüey, ha preso moglie ed ha un amordi bimbetto che si chiama Italo. Ma non ha dimenticatola meticcia tropicale dagli occhi di zingara che, tradendosuo padre e la sua azienda, lo scongiurò una notte tra ibaci e le lagrime di non partire all'indomani per la Flori-da sulla barca La Sevillana.

Il disgraziato che partì al suo posto non è mai arrivatoagli Stati Uniti e non è più tornato a Cuba!

— E la polizia non può chiudere questa taverna? – hochiesto una sera al sardo.

— Si tratta di una organizzazione di prim'ordine –m'ha risposto – che salva perfettamente le apparenze enon lascia traccie delle malefatte. Eppoi...! Ora il presi-dente Machado ed il ministro Zayas Bazán hanno messoordine in cento cose, ma prima queste locande avevano i

134

suoi baci, ma il fatto di sangue non esce dalla locanda.Non di rado un giovane emigrante che s'annoia aspettan-do il suo turno, tra la nostalgia del paese natale ancorafresco nella memoria ed i castelli in aria della terra pro-messa che lo aspetta, sente due nocche che bussanoall'uscio nel silenzio della notte. È Manolita che ha uncapriccio per i colori accesi di un montanaro o per gliocchi a mandorla di un pescatorello siculo di passaggio.Altre volte il capriccio non c'è, ma c'è il portafoglio diun ospite danaroso e romantico che il padre desidera sivuoti nella locanda.

Un sardo, che per sette mesi ha vissuto nella Fondade la Muerte, riuscì a piegare la meticcia al suo domi-nio. Oggi egli ha messo su bottega d'orologiaio nellaprovincia di Camagüey, ha preso moglie ed ha un amordi bimbetto che si chiama Italo. Ma non ha dimenticatola meticcia tropicale dagli occhi di zingara che, tradendosuo padre e la sua azienda, lo scongiurò una notte tra ibaci e le lagrime di non partire all'indomani per la Flori-da sulla barca La Sevillana.

Il disgraziato che partì al suo posto non è mai arrivatoagli Stati Uniti e non è più tornato a Cuba!

— E la polizia non può chiudere questa taverna? – hochiesto una sera al sardo.

— Si tratta di una organizzazione di prim'ordine –m'ha risposto – che salva perfettamente le apparenze enon lascia traccie delle malefatte. Eppoi...! Ora il presi-dente Machado ed il ministro Zayas Bazán hanno messoordine in cento cose, ma prima queste locande avevano i

134

Page 135: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

loro uomini in mezzo agli stessi poliziotti. Il padre diManuelita era un grande elettore del quartiere e benefi-ziava di potenti appoggi all'ombra dei quali le inchiestepiù gravi finivano in un «non luogo a procedere»! Ognivolta che io mi fermo ad uno dei tavolini della trattoriaispano-cinese, in quelle ore canicolari del pomeriggionelle quali i pochi clienti s'addormentano sulle seggiolee nel silenzio generale s'ode solo la stormire della gran-de palma che sventaglia le mosche nel cortile deserto,ogni volta ascolto con sgomento il fruscio di quelle fo-glie che conoscono i segreti delle stanze e delle scale, diManuelita e dei suoi ganzi, il segreto di tanti e tanti po-veri diavoli che sono passati di qui e che ora non si sadove siano... Perpetuamente le foglie raccontano al ven-to della baia ciò che hanno visto ed udito... Drammi diieri, tragedie d'oggi... Ma l'uomo non capisce il linguag-gio delle foglie...

Ogni vapore porta nuovi emigranti. In mezzo ad essiManuelita sceglie i suoi favoriti di un'ora ed il canaledella Florida le sue vittime per l'eternità.

135

loro uomini in mezzo agli stessi poliziotti. Il padre diManuelita era un grande elettore del quartiere e benefi-ziava di potenti appoggi all'ombra dei quali le inchiestepiù gravi finivano in un «non luogo a procedere»! Ognivolta che io mi fermo ad uno dei tavolini della trattoriaispano-cinese, in quelle ore canicolari del pomeriggionelle quali i pochi clienti s'addormentano sulle seggiolee nel silenzio generale s'ode solo la stormire della gran-de palma che sventaglia le mosche nel cortile deserto,ogni volta ascolto con sgomento il fruscio di quelle fo-glie che conoscono i segreti delle stanze e delle scale, diManuelita e dei suoi ganzi, il segreto di tanti e tanti po-veri diavoli che sono passati di qui e che ora non si sadove siano... Perpetuamente le foglie raccontano al ven-to della baia ciò che hanno visto ed udito... Drammi diieri, tragedie d'oggi... Ma l'uomo non capisce il linguag-gio delle foglie...

Ogni vapore porta nuovi emigranti. In mezzo ad essiManuelita sceglie i suoi favoriti di un'ora ed il canaledella Florida le sue vittime per l'eternità.

135

Page 136: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

IL CASTELLO DELLE SCIMMIE

Due chilometri fuori d'Avana, dopo il sobborgo Cer-ro, alla fine di un lungo viale di palme, la strada fa ungomito brusco e proprio nella piegatura v'è un'alta can-cellata di ferro che ostenta un enorme chiavistello. Laporta è chiusa. Per farsi aprire bisogna attaccarsi ad unamaniglia arrugginita che si smuove con difficoltà; sisente allora trillare una campanella lontana. È un suonod'altri tempi e d'altri luoghi che fa pensare ad un con-vento di clausura. Il trillo erra pigramente nel giardino.Si direbbe che svolazzi e che accompagni le farfalle neiloro vagabondaggi di cespuglio in cespuglio. Poi unvecchio sbuca da un viale con una corserella che dàpena a chi guarda e quando è arrivato mi domanda conaria quasi brusca:

— Ustéd desea?— Vengo a visitare il castello. Dite alla signora che

sono la persona di cui le ha parlato il marchese Soler.L'uomo attenua il suo cipiglio ma mi lascia fuori

mentre dalla vicina portineria telefona al castello. Dilaggiù debbono averlo autorizzato a lasciarmi passare,perchè diventa subito sorridente e servizievole – lo si di-rebbe un cane – e con un gran mazzo di chiavi apre fati-cosamente le numerose serrature che sbarrano l'ingres-so.

— Passi! Passi! Caballero!136

IL CASTELLO DELLE SCIMMIE

Due chilometri fuori d'Avana, dopo il sobborgo Cer-ro, alla fine di un lungo viale di palme, la strada fa ungomito brusco e proprio nella piegatura v'è un'alta can-cellata di ferro che ostenta un enorme chiavistello. Laporta è chiusa. Per farsi aprire bisogna attaccarsi ad unamaniglia arrugginita che si smuove con difficoltà; sisente allora trillare una campanella lontana. È un suonod'altri tempi e d'altri luoghi che fa pensare ad un con-vento di clausura. Il trillo erra pigramente nel giardino.Si direbbe che svolazzi e che accompagni le farfalle neiloro vagabondaggi di cespuglio in cespuglio. Poi unvecchio sbuca da un viale con una corserella che dàpena a chi guarda e quando è arrivato mi domanda conaria quasi brusca:

— Ustéd desea?— Vengo a visitare il castello. Dite alla signora che

sono la persona di cui le ha parlato il marchese Soler.L'uomo attenua il suo cipiglio ma mi lascia fuori

mentre dalla vicina portineria telefona al castello. Dilaggiù debbono averlo autorizzato a lasciarmi passare,perchè diventa subito sorridente e servizievole – lo si di-rebbe un cane – e con un gran mazzo di chiavi apre fati-cosamente le numerose serrature che sbarrano l'ingres-so.

— Passi! Passi! Caballero!136

Page 137: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

L'uomo va innanzi, un po' curvo, agitando quel gros-so mazzo di chiavi che fa inclinare da un lato il suo cor-po miserabile. Via via che avanziamo il gran giardinotropicale spiega il suo scenario di palme, di cedri e dibambù. È un vecchio parco signorile, un po' abbandona-to, un po' troppo arso dal sole, ma ancora bello, anzi piùbello così perchè il suo aspetto stanco ed impolveratos'armonizza con l'ardore della canicola tropicale, colpolverone delle strade, con l'arsiccio della campagnacircostante, col personaggio umano, infine, che abita illuogo.

Il vecchio disdegna i piccoli viali ombrosi e segue ilvialone d'onore che è rutilante di sole; forse crede cosìdi rendermi omaggio; forse vuole farmi ammirare unagrande statua di centauro che sgroppona in mezzo aduna mareggiata di bambù od un gruppo di trampolierirosa che fanno gli equilibristi sopra una sola zampa di-nanzi alla specchiera di una vasca.

Giunti ad una specie di spianata uno squittìo di scim-mie e di pappagalli saluta il visitatore ed il castello pre-senta la sua massa bizzarra. È un castello moderno chenon ha avuto ancora tempo d'invecchiare. Da una parteha proprio l'aria di un maniero, non di quelli che ergonole torri paurose sui fianchi di un monte, ma di quelli piùmansueti e romantici che gli scenografi dipingono per ilterzo atto di un'opera drammatica. Ci sono le torri ed imerli. C'è il poggiuolo classico col balconcello per la se-renata d'amore. Salve dimora casta e pura! Dov'è Mar-gherita? Dalla parte opposta invece i merli e le torri

137

L'uomo va innanzi, un po' curvo, agitando quel gros-so mazzo di chiavi che fa inclinare da un lato il suo cor-po miserabile. Via via che avanziamo il gran giardinotropicale spiega il suo scenario di palme, di cedri e dibambù. È un vecchio parco signorile, un po' abbandona-to, un po' troppo arso dal sole, ma ancora bello, anzi piùbello così perchè il suo aspetto stanco ed impolveratos'armonizza con l'ardore della canicola tropicale, colpolverone delle strade, con l'arsiccio della campagnacircostante, col personaggio umano, infine, che abita illuogo.

Il vecchio disdegna i piccoli viali ombrosi e segue ilvialone d'onore che è rutilante di sole; forse crede cosìdi rendermi omaggio; forse vuole farmi ammirare unagrande statua di centauro che sgroppona in mezzo aduna mareggiata di bambù od un gruppo di trampolierirosa che fanno gli equilibristi sopra una sola zampa di-nanzi alla specchiera di una vasca.

Giunti ad una specie di spianata uno squittìo di scim-mie e di pappagalli saluta il visitatore ed il castello pre-senta la sua massa bizzarra. È un castello moderno chenon ha avuto ancora tempo d'invecchiare. Da una parteha proprio l'aria di un maniero, non di quelli che ergonole torri paurose sui fianchi di un monte, ma di quelli piùmansueti e romantici che gli scenografi dipingono per ilterzo atto di un'opera drammatica. Ci sono le torri ed imerli. C'è il poggiuolo classico col balconcello per la se-renata d'amore. Salve dimora casta e pura! Dov'è Mar-gherita? Dalla parte opposta invece i merli e le torri

137

Page 138: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

muoiono in una grande terrazza invasa dai rampicanti el'edilizia medievale si trasforma nell'architettura tipicadella casa coloniale spagnuola, come ce n'erano tante aCuba, come ce ne sono ancora tante a Fernando Pó.

Il capriccio della castellana ha voluto creare lì ungrande giardino a gradinate, mezzo italico e mezzo fran-cese, con vasche e statuette, con cornici di muratura elontane reminiscenze del Lussemburgo, ma la vegeta-zione del Tropico è troppo abbondante e troppo grassaper questo tipo di giardino e le linee classiche si stempe-rano in un molle e vago disordine di foglie che evoca lasvenevole e dolciastra bellezza delle meticcie.

Il vecchio mi lascia in un vasto salone.— La signora verrà fra qualche minuto!Il salone occupa tutto il pian terreno del castello. Non

è un salone solo: sono cinque grandi sale, delle qualiuna serve da stanza da pranzo ed un'altra da biblioteca,ma secondo l'usanza tropicale gli ambienti non sono se-parati da muri. Solo qualche pianta e qualche spunto ditenda accennano le divisioni, in modo che nessun osta-colo si oppone alla brezza da qualunque parte essa soffi.Di qua e di là venti e più porte s'aprono sul giardino. Fo-glie e fiori sono i tendaggi del luogo. Le libellule scam-biano per veri i fiori finti delle tappezzerie e prillanolungamente tra i quadri ed i lampadari prima di decider-si a tornare in mezzo al verde.

Osservo i muri, i soffitti ed i mobili. I muri sono co-perti da affreschi pagani nei quali nudi rosati bamboleg-giano in mezzo a trionfi di palme e di azalee, ma quei

138

muoiono in una grande terrazza invasa dai rampicanti el'edilizia medievale si trasforma nell'architettura tipicadella casa coloniale spagnuola, come ce n'erano tante aCuba, come ce ne sono ancora tante a Fernando Pó.

Il capriccio della castellana ha voluto creare lì ungrande giardino a gradinate, mezzo italico e mezzo fran-cese, con vasche e statuette, con cornici di muratura elontane reminiscenze del Lussemburgo, ma la vegeta-zione del Tropico è troppo abbondante e troppo grassaper questo tipo di giardino e le linee classiche si stempe-rano in un molle e vago disordine di foglie che evoca lasvenevole e dolciastra bellezza delle meticcie.

Il vecchio mi lascia in un vasto salone.— La signora verrà fra qualche minuto!Il salone occupa tutto il pian terreno del castello. Non

è un salone solo: sono cinque grandi sale, delle qualiuna serve da stanza da pranzo ed un'altra da biblioteca,ma secondo l'usanza tropicale gli ambienti non sono se-parati da muri. Solo qualche pianta e qualche spunto ditenda accennano le divisioni, in modo che nessun osta-colo si oppone alla brezza da qualunque parte essa soffi.Di qua e di là venti e più porte s'aprono sul giardino. Fo-glie e fiori sono i tendaggi del luogo. Le libellule scam-biano per veri i fiori finti delle tappezzerie e prillanolungamente tra i quadri ed i lampadari prima di decider-si a tornare in mezzo al verde.

Osservo i muri, i soffitti ed i mobili. I muri sono co-perti da affreschi pagani nei quali nudi rosati bamboleg-giano in mezzo a trionfi di palme e di azalee, ma quei

138

Page 139: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

nudi femminili sono troppo teneri e troppo biondi perquelle foglie tropicali e per quei fiori della zona torridafatti per incorniciare bellezze ambrate e moresche, piùcarnali e meno serafiche. I soffitti sono copie in stucco,in legno dorato del cielo raso spagnuolo, a cassoni pocofondi. Debbono essere costati un patrimonio e attestanoil pio sentimento di chi ha voluto trapiantare nell'arcipe-lago dei Caraibi un po' della vecchia e lontana Castiglia,donde vennero i padri.

Colpiscono soprattutto i mobili per la mescolanza divetuste e massiccie suppelletili intagliate in legni dicaoba e di ebano con frivoli mobilucci moderni di fattu-ra parigina; gli uni e gli altri piuttosto vecchi, trascurati,scoloriti, con i damaschi stinti, le dorature sbocconcella-te o addirittura zoppi e monchi di un pezzo.

Nel centro del salone s'erge una specie di chiosco cu-biforme, tappezzato con portiere d'India. Non si sa checosa sia; vien fatto di pensare al palcoscenico di un tea-trino, però a ficcare il naso dentro l'unica porticina siscopre un amore di salottino turco. Preziosi tappeti edartistiche lampade di rame battuto fanno corona adun'ampia ottomana, piena di cuscini di cuoio e di vellutoche evocano l'Oriente dei deserti e l'Oriente dei mara-già. La luce che filtra dall'alto attraverso i piccoli vetrirossi e violetti, mantiene il locale in una penombra dimoschea. Uno non si meraviglierebbe di vedere sbucareimprovvisamente una odalisca ed accenderebbe con na-turalezza un po' di incenso nei bruciaprofumi che orna-no gli angoli e che pare anelino da tanti anni il profumo

139

nudi femminili sono troppo teneri e troppo biondi perquelle foglie tropicali e per quei fiori della zona torridafatti per incorniciare bellezze ambrate e moresche, piùcarnali e meno serafiche. I soffitti sono copie in stucco,in legno dorato del cielo raso spagnuolo, a cassoni pocofondi. Debbono essere costati un patrimonio e attestanoil pio sentimento di chi ha voluto trapiantare nell'arcipe-lago dei Caraibi un po' della vecchia e lontana Castiglia,donde vennero i padri.

Colpiscono soprattutto i mobili per la mescolanza divetuste e massiccie suppelletili intagliate in legni dicaoba e di ebano con frivoli mobilucci moderni di fattu-ra parigina; gli uni e gli altri piuttosto vecchi, trascurati,scoloriti, con i damaschi stinti, le dorature sbocconcella-te o addirittura zoppi e monchi di un pezzo.

Nel centro del salone s'erge una specie di chiosco cu-biforme, tappezzato con portiere d'India. Non si sa checosa sia; vien fatto di pensare al palcoscenico di un tea-trino, però a ficcare il naso dentro l'unica porticina siscopre un amore di salottino turco. Preziosi tappeti edartistiche lampade di rame battuto fanno corona adun'ampia ottomana, piena di cuscini di cuoio e di vellutoche evocano l'Oriente dei deserti e l'Oriente dei mara-già. La luce che filtra dall'alto attraverso i piccoli vetrirossi e violetti, mantiene il locale in una penombra dimoschea. Uno non si meraviglierebbe di vedere sbucareimprovvisamente una odalisca ed accenderebbe con na-turalezza un po' di incenso nei bruciaprofumi che orna-no gli angoli e che pare anelino da tanti anni il profumo

139

Page 140: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

delle resine che nel lontano Levante accompagnano etalvolta sostituiscono l'amore.

La proprietaria del castello è una ricchissima signoracubana, multimilionaria di dollari, che fu assai bella edamò la vita. Parigi e Nizza l'ebbero per venti anni fra leloro elegantissime. Montecarlo la vide fra le sue gioca-trici più disinvolte e Capri l'ospitò lungamente in unasua villa a mare che echeggiava la notte di suoni e dicanti e turbava i pescatori delle paranze. Cento storie siraccontano sulla sua bellezza ed è difficile in mezzo allecento sapere quali siano le vere. Difficile ed inutile. Unpittore ha fissato in un affresco le grazie giovanili delladonna che allora aveva il viso suggestivo delle creole egli occhioni vellutati del Tropico. Ormai è rimasto solol'affresco che adorna il chiosco turco, dov'è la grande ot-tomana coi vecchi cuscini.

La signora del luogo s'occupò di politica e fu rivolu-zionaria, quando essere rivoluzionari significava a Cubarischiare la forca. Maceo, Gómez e Martí l'ebbero ami-ca. Teodoro Roosewelt ed il generale Wood trovarononella sua intelligenza una consigliera accorta e genialedurante e dopo la guerra ispano-americana. Fra i tantisuoi braccialetti ha avuto anche le manette ed ha assapo-rato l'angoscia degli interrogatori sui quali grava l'ombradel Tribunale Eccezionale di guerra. L'atrio del castelloè occupato da un grande affresco nel quale centinaia dicavalli al galoppo accompagnano una bandiera che oggisventola sul palazzo del Presidente della Repubblica diCuba e che venticinque anni fa era inseguita nelle forre

140

delle resine che nel lontano Levante accompagnano etalvolta sostituiscono l'amore.

La proprietaria del castello è una ricchissima signoracubana, multimilionaria di dollari, che fu assai bella edamò la vita. Parigi e Nizza l'ebbero per venti anni fra leloro elegantissime. Montecarlo la vide fra le sue gioca-trici più disinvolte e Capri l'ospitò lungamente in unasua villa a mare che echeggiava la notte di suoni e dicanti e turbava i pescatori delle paranze. Cento storie siraccontano sulla sua bellezza ed è difficile in mezzo allecento sapere quali siano le vere. Difficile ed inutile. Unpittore ha fissato in un affresco le grazie giovanili delladonna che allora aveva il viso suggestivo delle creole egli occhioni vellutati del Tropico. Ormai è rimasto solol'affresco che adorna il chiosco turco, dov'è la grande ot-tomana coi vecchi cuscini.

La signora del luogo s'occupò di politica e fu rivolu-zionaria, quando essere rivoluzionari significava a Cubarischiare la forca. Maceo, Gómez e Martí l'ebbero ami-ca. Teodoro Roosewelt ed il generale Wood trovarononella sua intelligenza una consigliera accorta e genialedurante e dopo la guerra ispano-americana. Fra i tantisuoi braccialetti ha avuto anche le manette ed ha assapo-rato l'angoscia degli interrogatori sui quali grava l'ombradel Tribunale Eccezionale di guerra. L'atrio del castelloè occupato da un grande affresco nel quale centinaia dicavalli al galoppo accompagnano una bandiera che oggisventola sul palazzo del Presidente della Repubblica diCuba e che venticinque anni fa era inseguita nelle forre

140

Page 141: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

e nelle macchie dell'isola come insegna di ladroni e dibriganti.

Grande viaggiatrice ha percorso il mondo intero,compresa la Patagonia e la Groenlandia, il Tibet e le iso-le Marchesi e d'ogni paese conserva in una vetrina unoggetto: uno solo: ma è un gioiello.

Difficilmente parla del suo passato, ma se il suo inter-locutore imbrocca la mattinata di buon umore, puòascoltare la cronaca vissuta dalla Pietroburgo mondanadegli Zar, l'ospitalità principesca del maragià di Odey-pure od il sogno di una notte d'autunno a Bagdad, inmezzo agli aiutanti di campo ed alle uri di Soliman Ibra-him pascià.

Il suo libro prediletto è la Vita di Cristo di Papini...Una scaletta scricchiola. La castellana viene a ricevere ilsuo ospite di un'ora.

Donna Marta è oggi una donnetta mezzo grigia, mez-zo bianca alla quale potete dare cinquantacinque comesettant'anni: scarna, malvestita, mal calzata, mal pettina-ta. Della bellezza dell'affresco e di tutto ciò che esso sot-tintende di eleganza e di vanità non è rimasto nulla. Ditutte le relazioni mondane e le amicizie illustri con cuiquesta donna bella, intelligente e ricchissima ha infiora-to la sua vita non è rimasto nulla. Una cartolina ognitanto, ma sempre più raramente. Donna Marta divideora il suo tempo fra cento venti scimmie, quattordicicani, sette pappagalli ed un orso! C'erano delle tigri edegli elefanti ma sono morti. Molti criticano la sua corteodierna di scimpanzè e di macacchi. Pochi debbono

141

e nelle macchie dell'isola come insegna di ladroni e dibriganti.

Grande viaggiatrice ha percorso il mondo intero,compresa la Patagonia e la Groenlandia, il Tibet e le iso-le Marchesi e d'ogni paese conserva in una vetrina unoggetto: uno solo: ma è un gioiello.

Difficilmente parla del suo passato, ma se il suo inter-locutore imbrocca la mattinata di buon umore, puòascoltare la cronaca vissuta dalla Pietroburgo mondanadegli Zar, l'ospitalità principesca del maragià di Odey-pure od il sogno di una notte d'autunno a Bagdad, inmezzo agli aiutanti di campo ed alle uri di Soliman Ibra-him pascià.

Il suo libro prediletto è la Vita di Cristo di Papini...Una scaletta scricchiola. La castellana viene a ricevere ilsuo ospite di un'ora.

Donna Marta è oggi una donnetta mezzo grigia, mez-zo bianca alla quale potete dare cinquantacinque comesettant'anni: scarna, malvestita, mal calzata, mal pettina-ta. Della bellezza dell'affresco e di tutto ciò che esso sot-tintende di eleganza e di vanità non è rimasto nulla. Ditutte le relazioni mondane e le amicizie illustri con cuiquesta donna bella, intelligente e ricchissima ha infiora-to la sua vita non è rimasto nulla. Una cartolina ognitanto, ma sempre più raramente. Donna Marta divideora il suo tempo fra cento venti scimmie, quattordicicani, sette pappagalli ed un orso! C'erano delle tigri edegli elefanti ma sono morti. Molti criticano la sua corteodierna di scimpanzè e di macacchi. Pochi debbono

141

Page 142: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

comprendere il dramma psicologico di questa donna cheha bevuto a tutte le coppe della vita ed ha conosciuto ilmondo in tutti i suoi cieli e che, giunta ad un punto dellasua esistenza, nella quale tante altre donne della suacondizione si tingono i capelli e magari si pagano unbell'Alfonso o si trasformano in legnose patronesse diuna Opera Pia per continuare a primeggiare tra i poverie gli amministratori, ha voluto invece ritirarsi, ancorbella, dal mondo, prima che la sua femminilità sentisseil peso della vecchiaia che non perdona.

Dotata di sufficiente esperienza per conoscere la ve-nalità degli uomini, forse ammaestrata in corpore vili,s'è chiusa nella clausura laica di questa gran villa tropi-cale piena di ricordi, dalla quale non esce mai e nellaquale non entrano visitatori salvo casi rarissimi. Pienoancora il cuore di tesori affettivi li ha riversati sulle be-stie e fra le bestie ha scelto quelle che all'uomo sono piùvicine: le scimmie.

Fa un certo senso questa scelta. Rimpianto? Insulto?Non esiste al mondo nessuna collezione privata di

scimmie che possa gareggiare per numero e per rarità diesemplari con questa di Donna Marta, nella quale dalgorilla e dallo scimpanzè si arriva fino a scimmiette mi-croscopiche che paion miniature di capi pellirosse ed acerte scimmiuccie notturne che hanno quasi della notto-la. Cinque uomini s'incaricano delle scimmie sotto la di-rezione di un giovane granatiere che ho poi saputo esse-re italiano. Dove non si trova un italiano? Illustri profes-sori tedeschi ed americani sono venuti appositamente a

142

comprendere il dramma psicologico di questa donna cheha bevuto a tutte le coppe della vita ed ha conosciuto ilmondo in tutti i suoi cieli e che, giunta ad un punto dellasua esistenza, nella quale tante altre donne della suacondizione si tingono i capelli e magari si pagano unbell'Alfonso o si trasformano in legnose patronesse diuna Opera Pia per continuare a primeggiare tra i poverie gli amministratori, ha voluto invece ritirarsi, ancorbella, dal mondo, prima che la sua femminilità sentisseil peso della vecchiaia che non perdona.

Dotata di sufficiente esperienza per conoscere la ve-nalità degli uomini, forse ammaestrata in corpore vili,s'è chiusa nella clausura laica di questa gran villa tropi-cale piena di ricordi, dalla quale non esce mai e nellaquale non entrano visitatori salvo casi rarissimi. Pienoancora il cuore di tesori affettivi li ha riversati sulle be-stie e fra le bestie ha scelto quelle che all'uomo sono piùvicine: le scimmie.

Fa un certo senso questa scelta. Rimpianto? Insulto?Non esiste al mondo nessuna collezione privata di

scimmie che possa gareggiare per numero e per rarità diesemplari con questa di Donna Marta, nella quale dalgorilla e dallo scimpanzè si arriva fino a scimmiette mi-croscopiche che paion miniature di capi pellirosse ed acerte scimmiuccie notturne che hanno quasi della notto-la. Cinque uomini s'incaricano delle scimmie sotto la di-rezione di un giovane granatiere che ho poi saputo esse-re italiano. Dove non si trova un italiano? Illustri profes-sori tedeschi ed americani sono venuti appositamente a

142

Page 143: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Cuba per studiare il castello delle scimmie ed i suoi abi-tanti. Da venti anni Donna Marta vive coi suoi macacchied in questo periodo ha raccolto sulla vita della specieun materiale di osservazioni dirette che per gli studiosidella materia rappresenta senza dubbio un tesoro.

I cani dei dintorni che sanno la larga ospitalità del ca-stello fanno di tutto per penetrarvi. Sono già quattordiciquelli entrati di straforo a far parte della famiglia. I gattigirovaghi hanno ogni giorno un pasto di trippe e di ossain un angolo della tenuta. Ogni mattina sulle terrazzedelle due torri sono fatte grandi distribuzioni di pane edi miglio per gli uccelli. Un accurato ufficio di anagrafeprecisa la data di nascita d'ogni bestia, le linee della suadiscendenza, le malattie a cui è stata soggetta, le caratte-ristiche del suo temperamento.

Trecento bambini mantenuti ed educati dalla miliona-ria in un apposito collegio tolgono a quest'amore per glianimali l'unico lato antipatico che potrebbe avere.

Donna Marta ama i suoi macacchi, e gli scimmiotti laripagano con eguale affezione. Quando la castellanaesce sulla spianata del castello, una gazzarra indiavolatasi scatena in tutte le gabbie. Ognuna delle scimmie re-clama la padrona con urla terribili che sconcertano equasi impauriscono il visitatore occasionale. Gli chim-panzè scuotono freneticamente i cancelli delle gabbiementre le scimmie minori si contentano di urlare a per-difiato. I cani ed i pappagalli fanno coro. Solo i gatti as-sistono sdegnosamente al putiferio, chiusi nel loro sus-siego professionale.

143

Cuba per studiare il castello delle scimmie ed i suoi abi-tanti. Da venti anni Donna Marta vive coi suoi macacchied in questo periodo ha raccolto sulla vita della specieun materiale di osservazioni dirette che per gli studiosidella materia rappresenta senza dubbio un tesoro.

I cani dei dintorni che sanno la larga ospitalità del ca-stello fanno di tutto per penetrarvi. Sono già quattordiciquelli entrati di straforo a far parte della famiglia. I gattigirovaghi hanno ogni giorno un pasto di trippe e di ossain un angolo della tenuta. Ogni mattina sulle terrazzedelle due torri sono fatte grandi distribuzioni di pane edi miglio per gli uccelli. Un accurato ufficio di anagrafeprecisa la data di nascita d'ogni bestia, le linee della suadiscendenza, le malattie a cui è stata soggetta, le caratte-ristiche del suo temperamento.

Trecento bambini mantenuti ed educati dalla miliona-ria in un apposito collegio tolgono a quest'amore per glianimali l'unico lato antipatico che potrebbe avere.

Donna Marta ama i suoi macacchi, e gli scimmiotti laripagano con eguale affezione. Quando la castellanaesce sulla spianata del castello, una gazzarra indiavolatasi scatena in tutte le gabbie. Ognuna delle scimmie re-clama la padrona con urla terribili che sconcertano equasi impauriscono il visitatore occasionale. Gli chim-panzè scuotono freneticamente i cancelli delle gabbiementre le scimmie minori si contentano di urlare a per-difiato. I cani ed i pappagalli fanno coro. Solo i gatti as-sistono sdegnosamente al putiferio, chiusi nel loro sus-siego professionale.

143

Page 144: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Appena la castellana si avvicina ad una gabbia ognu-na delle scimmie fa quel che può e quel che sa per di-mostrare la sua contentezza, senza desiderare altro com-penso che una stretta di mano. Una batte il passo di cari-ca su un secchio, l'altra infila una volata di capriole; unaballa il charleston, l'altra si attacca ai manubri e si slan-cia nelle più ardite acrobazie. Conchita lava un suostraccetto; Manuelita offre il suo piccolo dal visettostraordinariamente umano; Musmè si schiaffeggia; Tonysaluta militarmente. Il tutto è grottesco, se volete, maanche un po' impressionante.

In onore dell'ospite i capocomici della compagniasono invitati a dar prova all'aria aperta della loro bravu-ra. Vedo così Bubù fumare gravemente la sua pipa: Raulinforcare gli occhiali che gli danno una straordinariarassomiglianza con l'ex Presidente Taft; Samuel giron-zolare in bicicletta pel giardino con la maestria di uncampionissimo. Colei che fu la bella e corteggiatissimaDonna Marta stringe la mano ai suoi amici pelosi, si faabbracciare dagli orang-utang più entusiasti, si fa bacia-re sulle guancie dagli enormi chimpanzè che paiono bo-schimani della foresta vergine.

V'è del tragico e del comico, del grazioso e del ribut-tante in questa scena, non priva di una certa tristezza edi una buona dose di filosofia.

Donna Marta m'accompagna a visitare la cappella, unpiccolo gioiello gotico sperduto in mezzo alle palme.Grandi vetrate raccolgono il sole sfolgorante del Tropi-co e lo spezzettano in mille lampi nelle tuniche azzurre

144

Appena la castellana si avvicina ad una gabbia ognu-na delle scimmie fa quel che può e quel che sa per di-mostrare la sua contentezza, senza desiderare altro com-penso che una stretta di mano. Una batte il passo di cari-ca su un secchio, l'altra infila una volata di capriole; unaballa il charleston, l'altra si attacca ai manubri e si slan-cia nelle più ardite acrobazie. Conchita lava un suostraccetto; Manuelita offre il suo piccolo dal visettostraordinariamente umano; Musmè si schiaffeggia; Tonysaluta militarmente. Il tutto è grottesco, se volete, maanche un po' impressionante.

In onore dell'ospite i capocomici della compagniasono invitati a dar prova all'aria aperta della loro bravu-ra. Vedo così Bubù fumare gravemente la sua pipa: Raulinforcare gli occhiali che gli danno una straordinariarassomiglianza con l'ex Presidente Taft; Samuel giron-zolare in bicicletta pel giardino con la maestria di uncampionissimo. Colei che fu la bella e corteggiatissimaDonna Marta stringe la mano ai suoi amici pelosi, si faabbracciare dagli orang-utang più entusiasti, si fa bacia-re sulle guancie dagli enormi chimpanzè che paiono bo-schimani della foresta vergine.

V'è del tragico e del comico, del grazioso e del ribut-tante in questa scena, non priva di una certa tristezza edi una buona dose di filosofia.

Donna Marta m'accompagna a visitare la cappella, unpiccolo gioiello gotico sperduto in mezzo alle palme.Grandi vetrate raccolgono il sole sfolgorante del Tropi-co e lo spezzettano in mille lampi nelle tuniche azzurre

144

Page 145: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

delle Vergini e nelle carni piagate dei Cristi. Ci accom-pagnano Samuel, il ciclista, e Bubù, il fumatore.

In fondo alla minuscola cappella una Madonninabianca sorride celestialmente. La vecchia dama si coprecon un velo nero che la fa ancora più insignificante e sigenuflette. È ora una povera cosa reclinata, quasi senzavita. Samuel che ha lasciato fuori del tempio la biciclettas'inginocchia e congiunge le mani come la sua padrona.Bubù, più scimmia, s'accovaccia dopo essersi tolta dibocca la pipa.

Io non so se debbo ridere o star serio. Nel tempiettoche le vetrate empiono di mistiche profondità luminose,il gruppo della donna reclinata e delle due scimmie pen-sose è di una teatralità tragico-burlesca che mi fa correreun brivido pel filo della schiena.

145

delle Vergini e nelle carni piagate dei Cristi. Ci accom-pagnano Samuel, il ciclista, e Bubù, il fumatore.

In fondo alla minuscola cappella una Madonninabianca sorride celestialmente. La vecchia dama si coprecon un velo nero che la fa ancora più insignificante e sigenuflette. È ora una povera cosa reclinata, quasi senzavita. Samuel che ha lasciato fuori del tempio la biciclettas'inginocchia e congiunge le mani come la sua padrona.Bubù, più scimmia, s'accovaccia dopo essersi tolta dibocca la pipa.

Io non so se debbo ridere o star serio. Nel tempiettoche le vetrate empiono di mistiche profondità luminose,il gruppo della donna reclinata e delle due scimmie pen-sose è di una teatralità tragico-burlesca che mi fa correreun brivido pel filo della schiena.

145

Page 146: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

IL SOGNO DI UN GIARDINO TROPICALE

In Camagüey, città dell'isola di Cuba, alle dieci delmattino, per uno di quei capricci di scrittore che poil'uomo si rimprovera, avevo voluto assistere all'esecu-zione di un bandito; un disgraziato che ne aveva fatte dicotte e di crude su per la montagna e che, trovato da dueguardie in un cespuglio con una gamba rotta, era statopietosamente curato all'ospedale, rimesso in condizionedi camminare, rinvigorito con latte e tuorli d'uovo, poiprocessato secondo le norme della procedura giudizia-ria, condannato alla pena di morte secondo le prescrizio-ni del Codice, infine strozzato legalmente col garrotespagnuolo nella cella mortuaria delle carceri provinciali.

Tutto s'era svolto regolarmente ed io avevo ricevutotra cuore e coscienza quel tal scossone violento che ave-vo cercato. Avevo visto gli occhi di quell'infelice dilatatidall'orrore della morte cercare selvaggiamente e pueril-mente una impossibile via di scampo; avevo veduto lastretta dello strumento giustiziatore tra gola e collottola;il gran convulso dei corpi che muoiono prima della loroora; per ultimo l'estrema immobilità nella quale tutti icadaveri diventano uguali.

Finito lo spettacolo ero uscito nel cortile della carceree mai il sole m'era parso tanto tiepido e tanto bello.

146

IL SOGNO DI UN GIARDINO TROPICALE

In Camagüey, città dell'isola di Cuba, alle dieci delmattino, per uno di quei capricci di scrittore che poil'uomo si rimprovera, avevo voluto assistere all'esecu-zione di un bandito; un disgraziato che ne aveva fatte dicotte e di crude su per la montagna e che, trovato da dueguardie in un cespuglio con una gamba rotta, era statopietosamente curato all'ospedale, rimesso in condizionedi camminare, rinvigorito con latte e tuorli d'uovo, poiprocessato secondo le norme della procedura giudizia-ria, condannato alla pena di morte secondo le prescrizio-ni del Codice, infine strozzato legalmente col garrotespagnuolo nella cella mortuaria delle carceri provinciali.

Tutto s'era svolto regolarmente ed io avevo ricevutotra cuore e coscienza quel tal scossone violento che ave-vo cercato. Avevo visto gli occhi di quell'infelice dilatatidall'orrore della morte cercare selvaggiamente e pueril-mente una impossibile via di scampo; avevo veduto lastretta dello strumento giustiziatore tra gola e collottola;il gran convulso dei corpi che muoiono prima della loroora; per ultimo l'estrema immobilità nella quale tutti icadaveri diventano uguali.

Finito lo spettacolo ero uscito nel cortile della carceree mai il sole m'era parso tanto tiepido e tanto bello.

146

Page 147: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

147

TAVOLA XIX

Il presidente Calvin Coolidge ed il presidente di Cubagen. Machado

147

TAVOLA XIX

Il presidente Calvin Coolidge ed il presidente di Cubagen. Machado

Page 148: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

148

TAVOLA XX

Avana – La tipica «calle» Obispo

148

TAVOLA XX

Avana – La tipica «calle» Obispo

Page 149: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

A mezzo giorno m'ero seduto ad un tavolinodell'albergo di Camagüey per la colazione. Mi sentivosoprattutto fiacco. Pare che veder morire un altro stan-chi! Chissà perchè?

L'albergo non aveva che cucina creola. La colazioneincominciò quindi con una specie di gelato di frutta alquale fece seguito un pesce, cucinato curiosamente inun brodetto di peperoni. Chiuse il pasto uno di quei dol-ci estremamente mielati delle Antille che sciolgono inbocca una essenza di mille fiori. Tre piatti che non si pa-gano e che sono come da noi il pane avevano tenutocompagnia al pesce: banane fritte col sale; patate frittecon lo zucchero; un cedro del paese condito in insalata.Mangiai tutto e ci bevvi su un vinello spagnuolo chebruciava lo stomaco ma che a forza di aggiungervighiaccio si trasformava in una miscela polare ed equato-riale deliziosissima.

M'offersero un sigaro, un avana autentico che facevofatica a tenerlo fra le labbra tanto era lungo e grosso. Percentellinarlo con comodo scesi nel giardino e scelsi trauna spalliera di azalee rosse ed una palma-cocco una se-dia cubana a sdraio e a dondolo.

Faceva quel caldo dei Caraibi, senza un briciolo divento, che dà all'organismo umano la sensazione esattadella candela di cera in liquefazione. Nel grande ardoredel sole il giardino tropicale era meraviglioso! Faceva«sentire» il Tropico. L'essere era penetrato dal caldodella terra, dal grasso delle piante, dalla fragranza deifiori, dalle resine dei tronchi, dal formidabile fermento

149

A mezzo giorno m'ero seduto ad un tavolinodell'albergo di Camagüey per la colazione. Mi sentivosoprattutto fiacco. Pare che veder morire un altro stan-chi! Chissà perchè?

L'albergo non aveva che cucina creola. La colazioneincominciò quindi con una specie di gelato di frutta alquale fece seguito un pesce, cucinato curiosamente inun brodetto di peperoni. Chiuse il pasto uno di quei dol-ci estremamente mielati delle Antille che sciolgono inbocca una essenza di mille fiori. Tre piatti che non si pa-gano e che sono come da noi il pane avevano tenutocompagnia al pesce: banane fritte col sale; patate frittecon lo zucchero; un cedro del paese condito in insalata.Mangiai tutto e ci bevvi su un vinello spagnuolo chebruciava lo stomaco ma che a forza di aggiungervighiaccio si trasformava in una miscela polare ed equato-riale deliziosissima.

M'offersero un sigaro, un avana autentico che facevofatica a tenerlo fra le labbra tanto era lungo e grosso. Percentellinarlo con comodo scesi nel giardino e scelsi trauna spalliera di azalee rosse ed una palma-cocco una se-dia cubana a sdraio e a dondolo.

Faceva quel caldo dei Caraibi, senza un briciolo divento, che dà all'organismo umano la sensazione esattadella candela di cera in liquefazione. Nel grande ardoredel sole il giardino tropicale era meraviglioso! Faceva«sentire» il Tropico. L'essere era penetrato dal caldodella terra, dal grasso delle piante, dalla fragranza deifiori, dalle resine dei tronchi, dal formidabile fermento

149

Page 150: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

delle cose. Le essenze diffuse nell'aria davano all'atmo-sfera una pesantezza quasi gommosa. Avevo tutto il tor-pore del meriggio nella mia carne, nelle mie vene e nel-la mia anima, quasi che io fossi terra, pianta, resina efermento.

Gli occhi si chiudevano lentissimamente sotto il pesodi una sonnolenza che progrediva a strati e che via viaconfondeva il mio spirito con la grande anima del giar-dino. In mezzo alle canne di zucchero un nero cantava...In qualche luogo lontano suonavano una chitarra... Innu-merevoli farfalle vagavano tra i fiori. Vicinissimo a me,sopra una corolla scarlatta e spampanata che stillavamiele, un farfallone giallo apriva e chiudeva con volut-tuosa lentezza le sue ali di zafferano.

M'addormentai? Non saprei dirlo!Ad un tratto la sinfonia verde-oro del giardino diven-

tò ancora più verde e più dorata, d'un verde che evocavail brivido degli smeraldi, d'un oro che aveva il caldo ba-gliore del sole. Ed in mezzo a tanta bellezza vidi venireverso di me cinque uomini vestiti da giudici, due di quae due di là, con in mezzo il Presidente il quale aveva lafaccia del bandito che avevano giustiziato al mattino.Vennero poi carabinieri italiani, gendarmi francesi,guardie nazionali spagnuole, poliziotti cubani e police-men inglesi, insomma tutto un imponente spiegamentodi forza pubblica ed assistetti ad un processo in piena re-gola, nel quale l'imputato ero io, accusato di avere ucci-so il bandito del mattino, mentre il bandito del mattinoera lo stesso Presidente che mi giudicava.

150

delle cose. Le essenze diffuse nell'aria davano all'atmo-sfera una pesantezza quasi gommosa. Avevo tutto il tor-pore del meriggio nella mia carne, nelle mie vene e nel-la mia anima, quasi che io fossi terra, pianta, resina efermento.

Gli occhi si chiudevano lentissimamente sotto il pesodi una sonnolenza che progrediva a strati e che via viaconfondeva il mio spirito con la grande anima del giar-dino. In mezzo alle canne di zucchero un nero cantava...In qualche luogo lontano suonavano una chitarra... Innu-merevoli farfalle vagavano tra i fiori. Vicinissimo a me,sopra una corolla scarlatta e spampanata che stillavamiele, un farfallone giallo apriva e chiudeva con volut-tuosa lentezza le sue ali di zafferano.

M'addormentai? Non saprei dirlo!Ad un tratto la sinfonia verde-oro del giardino diven-

tò ancora più verde e più dorata, d'un verde che evocavail brivido degli smeraldi, d'un oro che aveva il caldo ba-gliore del sole. Ed in mezzo a tanta bellezza vidi venireverso di me cinque uomini vestiti da giudici, due di quae due di là, con in mezzo il Presidente il quale aveva lafaccia del bandito che avevano giustiziato al mattino.Vennero poi carabinieri italiani, gendarmi francesi,guardie nazionali spagnuole, poliziotti cubani e police-men inglesi, insomma tutto un imponente spiegamentodi forza pubblica ed assistetti ad un processo in piena re-gola, nel quale l'imputato ero io, accusato di avere ucci-so il bandito del mattino, mentre il bandito del mattinoera lo stesso Presidente che mi giudicava.

150

Page 151: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Infine fui condannato a morte per strozzamento colgarrote. La sentenza doveva essere eseguita a Cama-güey, nel giardino dell'albergo, il sabato alle dieci.

Il processo non mi meravigliò e la condanna non miscompose, tanto che ordinai al cameriere di offrire unbicchierino ai giudici ed ai gendarmi i quali furono cosìgentili di accettare.

Poi incominciò il dramma e fu terribile.Il giardino dava su una strada e su quella strada inco-

minciarono a passare a piedi ed in bicicletta, in tram edin automobile, tutti i miei amici più cari, i quali col piùsimpatico dei sorrisi e con le più cordiali strette di manovenivano ad assicurarmi che non avrebbero mancato diessere alle dieci di sabato alla cerimonia.

— A sabato allora!— Sabato, siamo intesi. Non mancherò!— Alle dieci. Verrà anche mia moglie!— Allora è per sabato?— Sarò lì! Saremo lì! Puoi contarci! A qualunque co-

sto! Alle dieci precise! Dì, si viene in marsino od ingiacchetta?

E chi mi stringeva la mano e chi mi dava affettuosicolpetti sulla spalla e chi mi stringeva confidenzialmen-te il ganascino; tutti allegri, contenti come pasque, cor-diali, affettuosissimi. Ce n'erano di quelli che non si fer-mavano, ma si sporgevano fuori dei trams e delle auto-mobili col giornale in mano che annunziava a lettere cu-bitali la mia prossima esecuzione, e salutandomi gaia-mente col cappello mi urlavano:

151

Infine fui condannato a morte per strozzamento colgarrote. La sentenza doveva essere eseguita a Cama-güey, nel giardino dell'albergo, il sabato alle dieci.

Il processo non mi meravigliò e la condanna non miscompose, tanto che ordinai al cameriere di offrire unbicchierino ai giudici ed ai gendarmi i quali furono cosìgentili di accettare.

Poi incominciò il dramma e fu terribile.Il giardino dava su una strada e su quella strada inco-

minciarono a passare a piedi ed in bicicletta, in tram edin automobile, tutti i miei amici più cari, i quali col piùsimpatico dei sorrisi e con le più cordiali strette di manovenivano ad assicurarmi che non avrebbero mancato diessere alle dieci di sabato alla cerimonia.

— A sabato allora!— Sabato, siamo intesi. Non mancherò!— Alle dieci. Verrà anche mia moglie!— Allora è per sabato?— Sarò lì! Saremo lì! Puoi contarci! A qualunque co-

sto! Alle dieci precise! Dì, si viene in marsino od ingiacchetta?

E chi mi stringeva la mano e chi mi dava affettuosicolpetti sulla spalla e chi mi stringeva confidenzialmen-te il ganascino; tutti allegri, contenti come pasque, cor-diali, affettuosissimi. Ce n'erano di quelli che non si fer-mavano, ma si sporgevano fuori dei trams e delle auto-mobili col giornale in mano che annunziava a lettere cu-bitali la mia prossima esecuzione, e salutandomi gaia-mente col cappello mi urlavano:

151

Page 152: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— A sabato! Alle dieci! Complimenti!Riconoscevo amici di ieri e di ieri l'altro, compagni di

scuola, compagni di guerra, compagni di baldoria e dilavoro. Di tutti coloro ai quali volevo bene od avevo vo-luto bene non mancava nessuno. C'erano tutti. Menouno! Il più caro, quello col quale avevo condiviso ilpane della povertà ed il pianto dell'amarezza. Ma vennedopo un po' anche lui. M'abbracciò forte forte con tene-rezza di fratello.

— Sono con te – mi disse – come sempre! Lascia farea me. Penserò a tutto. Ai fiori, all'olio per il meccani-smo, alla mancia per il boia, al seppellimento. – E se-guitava ad abbracciarmi.

Poi sbucarono da un viale le mie sorelle, vestite diprimavera, esuberanti di giovanile gaiezza, tutte felicitàe sorriso. Mi si misero intorno per farmi festa, a raccon-tarmi cose graziose, a vezzeggiarmi con mille moine.

— Veniamo dalla sarta, – mi diceva una che è biondacome la spiga del grano. – Vedrai sabato come saremochic! Io in celeste e lei in rosa. Con un gran fiocco dabambola sopra un fianco. Ti faremo fare bella figura.Tutti ci guarderanno e ci diranno: ecco lì le sorelle delgiustiziato! Chissà che non sia proprio quello il giornodel nostro prince charmant!

— E poi siamo state – mi diceva l'altra che è brunacome un frutto di mora – dal pasticciere. Le amiche vo-gliono assolutamente essere con noi quel giorno dopol'esecuzione. Si farà un po' di musica. Magari quattrosalti. Abbiamo ordinato un gran gelato di panna montata

152

— A sabato! Alle dieci! Complimenti!Riconoscevo amici di ieri e di ieri l'altro, compagni di

scuola, compagni di guerra, compagni di baldoria e dilavoro. Di tutti coloro ai quali volevo bene od avevo vo-luto bene non mancava nessuno. C'erano tutti. Menouno! Il più caro, quello col quale avevo condiviso ilpane della povertà ed il pianto dell'amarezza. Ma vennedopo un po' anche lui. M'abbracciò forte forte con tene-rezza di fratello.

— Sono con te – mi disse – come sempre! Lascia farea me. Penserò a tutto. Ai fiori, all'olio per il meccani-smo, alla mancia per il boia, al seppellimento. – E se-guitava ad abbracciarmi.

Poi sbucarono da un viale le mie sorelle, vestite diprimavera, esuberanti di giovanile gaiezza, tutte felicitàe sorriso. Mi si misero intorno per farmi festa, a raccon-tarmi cose graziose, a vezzeggiarmi con mille moine.

— Veniamo dalla sarta, – mi diceva una che è biondacome la spiga del grano. – Vedrai sabato come saremochic! Io in celeste e lei in rosa. Con un gran fiocco dabambola sopra un fianco. Ti faremo fare bella figura.Tutti ci guarderanno e ci diranno: ecco lì le sorelle delgiustiziato! Chissà che non sia proprio quello il giornodel nostro prince charmant!

— E poi siamo state – mi diceva l'altra che è brunacome un frutto di mora – dal pasticciere. Le amiche vo-gliono assolutamente essere con noi quel giorno dopol'esecuzione. Si farà un po' di musica. Magari quattrosalti. Abbiamo ordinato un gran gelato di panna montata

152

Page 153: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

con cialdoni... e paste... e cioccolattini... qualche botti-glia di champagne...

Ognuna delle loro parole mi faceva male, male inprofondità, ma esse continuavano a sorridere ed a bam-bineggiare, a ricordarmi ogni cinque minuti quelle fatalidieci del sabato.

La Teresa – vecchia domestica di casa che m'ha vistonascere – scomodò due guardie per venire ad assicurar-mi che m'avrebbe preparato per sabato una delle miglio-ri camicie, col colletto stirato. Poi fu la volta di mio pa-dre che col suo consueto impeccabile abito scuro, si fecelargo fra gli astanti e mi sedette vicino.

— Ho letto che è per sabato. Verranno tutti i colleghidel Consiglio di Amministrazione. Sarà una cosa a mo-dino. La decapitazione sarebbe stata più coreografica,però hanno deciso lo strozzamento ed ormai non si puòcambiare. Preparerò domani il piccolo avvisetto di par-tecipazione e lo darò ai giornali perchè sia pubblicato ilgiorno stesso dell'esecuzione.

Con un fru-fru di seta ed un vaporoso irradiar di pro-fumo – del suo profumo – arrivò la donna del mio amo-re.

— Hai saputo l'ora? – mi disse in un bacio.— Le dieci.— È un po' prestino le dieci, ma andrò dal parruc-

chiere il venerdì sera. Amore mio! Amore mio! Pensareche non siamo che a mercoledì! Ti ricordi quel bel pizzonero che comprammo nel Belgio? Come non ti ricordi?Quell'occasione che trovammo a Bruges in piazza del

153

con cialdoni... e paste... e cioccolattini... qualche botti-glia di champagne...

Ognuna delle loro parole mi faceva male, male inprofondità, ma esse continuavano a sorridere ed a bam-bineggiare, a ricordarmi ogni cinque minuti quelle fatalidieci del sabato.

La Teresa – vecchia domestica di casa che m'ha vistonascere – scomodò due guardie per venire ad assicurar-mi che m'avrebbe preparato per sabato una delle miglio-ri camicie, col colletto stirato. Poi fu la volta di mio pa-dre che col suo consueto impeccabile abito scuro, si fecelargo fra gli astanti e mi sedette vicino.

— Ho letto che è per sabato. Verranno tutti i colleghidel Consiglio di Amministrazione. Sarà una cosa a mo-dino. La decapitazione sarebbe stata più coreografica,però hanno deciso lo strozzamento ed ormai non si puòcambiare. Preparerò domani il piccolo avvisetto di par-tecipazione e lo darò ai giornali perchè sia pubblicato ilgiorno stesso dell'esecuzione.

Con un fru-fru di seta ed un vaporoso irradiar di pro-fumo – del suo profumo – arrivò la donna del mio amo-re.

— Hai saputo l'ora? – mi disse in un bacio.— Le dieci.— È un po' prestino le dieci, ma andrò dal parruc-

chiere il venerdì sera. Amore mio! Amore mio! Pensareche non siamo che a mercoledì! Ti ricordi quel bel pizzonero che comprammo nel Belgio? Come non ti ricordi?Quell'occasione che trovammo a Bruges in piazza del

153

Page 154: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Municipio? Da quella vecchietta con la cuffia bianca?Sì, sì, proprio quello! È arrivato finalmente il momentodi adoperarlo. Lo darò alla modista perchè mi facciaqualche cosa di carino che sia soprattutto intonato allacircostanza. Ci saranno certamente i fotografi! E quanticuriosi! Voglio farmi tutta bella per te...

Mi baciò in bocca. Avrei voluto morderla, avvelenar-la, ucciderla e la vidi andare via, agile e leggiera, segui-ta dagli occhi e dai desideri degli uomini che il sabatodopo, suonate le dieci, non avrebbero più avuto l'imba-razzo della mia presenza.

Sentii un dolore atroce che mi attanagliava l'anima emi scavava il cuore. Avevo in bocca l'asprezza del tossi-co e del fiele. Ed intorno a me non v'erano che sorrisi.

In quel momento vidi comparire mia madre, col suoviso buono e bello, e nascosi nelle sue braccia il mio po-vero capo per sciogliere nella sua tenerezza la mia im-mensa ambascia.

— Figliuolo, figliuol mio – mi diceva la mamma conla sua voce dolce e carezzevole – ti ho portato la sciar-pa. Mettitela al collo. Che non abbi a prendere il tuo so-lito mal di gola prima di sabato!.... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Aprii gli occhi.Non c'era più nessuno.— Sono andati via? – dissi fra me e me.Per un minuto soffrii da sveglio tutta l'angoscia patita

da chissà quanto tempo durante il sogno.

154

Municipio? Da quella vecchietta con la cuffia bianca?Sì, sì, proprio quello! È arrivato finalmente il momentodi adoperarlo. Lo darò alla modista perchè mi facciaqualche cosa di carino che sia soprattutto intonato allacircostanza. Ci saranno certamente i fotografi! E quanticuriosi! Voglio farmi tutta bella per te...

Mi baciò in bocca. Avrei voluto morderla, avvelenar-la, ucciderla e la vidi andare via, agile e leggiera, segui-ta dagli occhi e dai desideri degli uomini che il sabatodopo, suonate le dieci, non avrebbero più avuto l'imba-razzo della mia presenza.

Sentii un dolore atroce che mi attanagliava l'anima emi scavava il cuore. Avevo in bocca l'asprezza del tossi-co e del fiele. Ed intorno a me non v'erano che sorrisi.

In quel momento vidi comparire mia madre, col suoviso buono e bello, e nascosi nelle sue braccia il mio po-vero capo per sciogliere nella sua tenerezza la mia im-mensa ambascia.

— Figliuolo, figliuol mio – mi diceva la mamma conla sua voce dolce e carezzevole – ti ho portato la sciar-pa. Mettitela al collo. Che non abbi a prendere il tuo so-lito mal di gola prima di sabato!.... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Aprii gli occhi.Non c'era più nessuno.— Sono andati via? – dissi fra me e me.Per un minuto soffrii da sveglio tutta l'angoscia patita

da chissà quanto tempo durante il sogno.

154

Page 155: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Un piccolo rumore mi fece trasalire. Era il farfallonegiallo che, spaventato dal mio risveglio, abbandonavabruscamente il fiore scarlatto. La corolla spampanata sidisfece in una pioggia di petali. Un po' di profumo vagònell'aria. E tutto finì.

155

Un piccolo rumore mi fece trasalire. Era il farfallonegiallo che, spaventato dal mio risveglio, abbandonavabruscamente il fiore scarlatto. La corolla spampanata sidisfece in una pioggia di petali. Un po' di profumo vagònell'aria. E tutto finì.

155

Page 156: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ROMA ED IL PAN-LATINISMO

I paesi del Centro e Sud-America costituiscono unimponente blocco di popoli giovani e dinamici in pienoprocesso di sviluppo i quali, oltre a tutto il resto, hannoanche al loro attivo sterminate possibilità economiche. Èquindi logico che poderose forze internazionali cerchinod'influenzare a proprio vantaggio questa grande riservadell'umanità che è ora nella primavera della sua esisten-za e che già profila la sua importanza futura con la soli-da ossatura di Stati quali il Brasile, l'Argentina, il Cile,ecc.

Sono sorti così il pan-americanismo, l'ispano-ameri-canismo, il pan-iberismo ed il pan-latinismo, i qualimantengono giornali, ispirano scrittori, convocano con-gressi, patrocinano uomini e situazioni politiche, dannouna apparenza idealista a grossi affari di Banca e dicommercio, spendono e spandono nell'interesse dellaloro causa. Siccome ognuno d'essi tira l'acqua al suomulino mascherando il proprio interesse egoistico sottole forme più svariate, è facile che lo spettatore sia trattoin inganno dalle apparenze o magari rintronato dalla ro-boante fraseologia di prammatica. È bene mettere inchiaro questa faccenda con semplicità e franchezza ita-liana.

156

ROMA ED IL PAN-LATINISMO

I paesi del Centro e Sud-America costituiscono unimponente blocco di popoli giovani e dinamici in pienoprocesso di sviluppo i quali, oltre a tutto il resto, hannoanche al loro attivo sterminate possibilità economiche. Èquindi logico che poderose forze internazionali cerchinod'influenzare a proprio vantaggio questa grande riservadell'umanità che è ora nella primavera della sua esisten-za e che già profila la sua importanza futura con la soli-da ossatura di Stati quali il Brasile, l'Argentina, il Cile,ecc.

Sono sorti così il pan-americanismo, l'ispano-ameri-canismo, il pan-iberismo ed il pan-latinismo, i qualimantengono giornali, ispirano scrittori, convocano con-gressi, patrocinano uomini e situazioni politiche, dannouna apparenza idealista a grossi affari di Banca e dicommercio, spendono e spandono nell'interesse dellaloro causa. Siccome ognuno d'essi tira l'acqua al suomulino mascherando il proprio interesse egoistico sottole forme più svariate, è facile che lo spettatore sia trattoin inganno dalle apparenze o magari rintronato dalla ro-boante fraseologia di prammatica. È bene mettere inchiaro questa faccenda con semplicità e franchezza ita-liana.

156

Page 157: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

157

TAVOLA XXI

Avana – La vecchia cattedrale

157

TAVOLA XXI

Avana – La vecchia cattedrale

Page 158: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

158

TAVOLA XXII

Il bungalow dei Ruspoli nella stazione di Ruspoli (Cuba)

158

TAVOLA XXII

Il bungalow dei Ruspoli nella stazione di Ruspoli (Cuba)

Page 159: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Il più grosso degli «ismi» è il pan-americanismo, pro-dotto fabbricato a serie negli Stati Uniti colla marca difabbrica di Monroe, lanciato sul mercato con grandepreparazione reclamistica da Teodoro Roosewelt, perfe-zionato dall'alta banca di New York, ma compromessoin questi ultimi tempi per eccesso di zelo dagli azionistiyankee del petrolio messicano, dello zucchero cubano,del canale di Panama, del costruendo canale di Nicara-gua, ecc. ecc. Il pan-americanismo strombazza la for-mula: «L'America agli Americani», che nasconde la suavera etichetta la quale è: L'America per i Nord-america-ni.

Il motore dinamico del pan-americanismo è la poten-za degli Stati Uniti. La leva maggiore di cui si serve peragire sull'America latina è il dollaro, però il pan-ameri-canismo possiede diversi altri meccanismi supplementa-ri, quali l'intrigo politico, l'interferenza economica, lapropaganda giornalistica e sportiva, l'attività diplomati-ca, il bluff del primato della civiltà nord-americana ecerte bizzarre ideologie che mescolano l'istruzione pub-blica coi sistemi di fabbricazione Ford. In realtà il pan-americanismo è l'ideologia sotto la quale si nasconde lavolontà degli Stati Uniti di dominare economicamente edi controllare politicamente l'America latina.

Aggiungiamo che i popoli latini d'America vedonoormai chiaro nell'argomento, dopo essersi lasciati sedur-re per qualche tempo dalla fata morgana dei grattacieli.Il Congresso pan-americano del Lavoro e la protesta delSenato argentino per gli avvenimenti di Nicaragua, han-

159

Il più grosso degli «ismi» è il pan-americanismo, pro-dotto fabbricato a serie negli Stati Uniti colla marca difabbrica di Monroe, lanciato sul mercato con grandepreparazione reclamistica da Teodoro Roosewelt, perfe-zionato dall'alta banca di New York, ma compromessoin questi ultimi tempi per eccesso di zelo dagli azionistiyankee del petrolio messicano, dello zucchero cubano,del canale di Panama, del costruendo canale di Nicara-gua, ecc. ecc. Il pan-americanismo strombazza la for-mula: «L'America agli Americani», che nasconde la suavera etichetta la quale è: L'America per i Nord-america-ni.

Il motore dinamico del pan-americanismo è la poten-za degli Stati Uniti. La leva maggiore di cui si serve peragire sull'America latina è il dollaro, però il pan-ameri-canismo possiede diversi altri meccanismi supplementa-ri, quali l'intrigo politico, l'interferenza economica, lapropaganda giornalistica e sportiva, l'attività diplomati-ca, il bluff del primato della civiltà nord-americana ecerte bizzarre ideologie che mescolano l'istruzione pub-blica coi sistemi di fabbricazione Ford. In realtà il pan-americanismo è l'ideologia sotto la quale si nasconde lavolontà degli Stati Uniti di dominare economicamente edi controllare politicamente l'America latina.

Aggiungiamo che i popoli latini d'America vedonoormai chiaro nell'argomento, dopo essersi lasciati sedur-re per qualche tempo dalla fata morgana dei grattacieli.Il Congresso pan-americano del Lavoro e la protesta delSenato argentino per gli avvenimenti di Nicaragua, han-

159

Page 160: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

no dimostrato che il pan-americanismo deve ormai farei conti con la chiaroveggenza e col buon senso della lati-nità.

L'ispano-americanismo od ispanismo, è invece l'ideacon la quale la Spagna cerca di sostituire al tramontatodominio politico una influenza spirituale, basata sullacomunità delle origini e sulla comunità dell'idioma. An-che l'ispano-americanismo ha un suo substrato di inte-ressi materiali – interessi più che altro commerciali convaghe intelaiature diplomatiche —; però, di fronte allabrutale materialità del pan-americanismo, l'ispanismoha un contenuto spirituale che lo mantiene in più altesfere. Esso fa più che altro appello al sentimento di fa-miglia dei popoli che parlano la lingua spagnuola. Permolto tempo l'ispanismo è stato solamente una formulagiornalistica, ma da qualche anno a questa parte – e piùprecisamente dal colpo di Stato del generale De Rivera– la Spagna è scesa sul terreno delle realizzazioni prati-che e le più recenti manifestazioni di questo programmasono lo sviluppo della marina transatlantica spagnuola,il porto aereo di Siviglia, la vendita all'Argentina di duenavi da guerra, i prestiti all'Argentina ed all'Uruguay, lariforma consolare, il Trattato di commercio con Cuba especialmente la esposizione di Siviglia che nel pensierospagnuolo è destinata ad essere una battaglia campaledell'ispanismo.

L'ispano-americanismo ha al suo attivo tre forze gi-gantesche; la comunità delle origini storiche, il vincololinguistico e la massa degli spagnuoli residenti

160

no dimostrato che il pan-americanismo deve ormai farei conti con la chiaroveggenza e col buon senso della lati-nità.

L'ispano-americanismo od ispanismo, è invece l'ideacon la quale la Spagna cerca di sostituire al tramontatodominio politico una influenza spirituale, basata sullacomunità delle origini e sulla comunità dell'idioma. An-che l'ispano-americanismo ha un suo substrato di inte-ressi materiali – interessi più che altro commerciali convaghe intelaiature diplomatiche —; però, di fronte allabrutale materialità del pan-americanismo, l'ispanismoha un contenuto spirituale che lo mantiene in più altesfere. Esso fa più che altro appello al sentimento di fa-miglia dei popoli che parlano la lingua spagnuola. Permolto tempo l'ispanismo è stato solamente una formulagiornalistica, ma da qualche anno a questa parte – e piùprecisamente dal colpo di Stato del generale De Rivera– la Spagna è scesa sul terreno delle realizzazioni prati-che e le più recenti manifestazioni di questo programmasono lo sviluppo della marina transatlantica spagnuola,il porto aereo di Siviglia, la vendita all'Argentina di duenavi da guerra, i prestiti all'Argentina ed all'Uruguay, lariforma consolare, il Trattato di commercio con Cuba especialmente la esposizione di Siviglia che nel pensierospagnuolo è destinata ad essere una battaglia campaledell'ispanismo.

L'ispano-americanismo ha al suo attivo tre forze gi-gantesche; la comunità delle origini storiche, il vincololinguistico e la massa degli spagnuoli residenti

160

Page 161: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

nell'America latina. La passività è soprattutto rappresen-tata dal ricordo non eccessivamente simpatico del domi-nio coloniale e dallo scarso dinamismo della Spagnamoderna. Comunque l'ispanismo ha in se stesso unagrande forza intrinseca, la quale s'avvantaggia automati-camente di tutte le gaffes del pan-americanismo, cosìche si può dire che più il dollaro fa sentire ai latino-americani il suo peso, più lo spirito dell'America latinasi rivolge verso la Spagna madre come verso una sor-gente naturale, anzi, quasi tradizionale di resistenza.

È indiscutibile che se la Spagna avesse in Europamaggiore irradiazione politica e spirituale riuscirebbecon maggiore facilità a dare all'ispanismo quel peso de-terminante che è nelle speranze di Madrid. Noi che sia-mo convinti delle possibilità della nuova Spagna, siamologicamente indotti anche a far credito all'ispano-ameri-canismo, però questo ideale spagnuolo ha una debolezzacongenita nel carattere artificiale della formula la qualeparte dalla premessa sbagliata che la mentalità latino-americana sia prettamente ed esclusivamente spagnuola,mentre in realtà si tratta di una mentalità essenzialmentelatina, la quale, anzi, in un determinato momento, si ri-bellò contro la Spagna appunto perchè si verificò unacontraddizione insostenibile fra la larghezza di vedutetipicamente latina dei popoli d'Ultramar e la ristrettezzadi vedute tipicamente madrilena della Metropoli. Quellacontraddizione si è in seguito appesantita per l'enormeafflusso di sangue non spagnuolo e prevalentemente ita-liano nei paesi del Sud-America. All'atto pratico l'ispa-

161

nell'America latina. La passività è soprattutto rappresen-tata dal ricordo non eccessivamente simpatico del domi-nio coloniale e dallo scarso dinamismo della Spagnamoderna. Comunque l'ispanismo ha in se stesso unagrande forza intrinseca, la quale s'avvantaggia automati-camente di tutte le gaffes del pan-americanismo, cosìche si può dire che più il dollaro fa sentire ai latino-americani il suo peso, più lo spirito dell'America latinasi rivolge verso la Spagna madre come verso una sor-gente naturale, anzi, quasi tradizionale di resistenza.

È indiscutibile che se la Spagna avesse in Europamaggiore irradiazione politica e spirituale riuscirebbecon maggiore facilità a dare all'ispanismo quel peso de-terminante che è nelle speranze di Madrid. Noi che sia-mo convinti delle possibilità della nuova Spagna, siamologicamente indotti anche a far credito all'ispano-ameri-canismo, però questo ideale spagnuolo ha una debolezzacongenita nel carattere artificiale della formula la qualeparte dalla premessa sbagliata che la mentalità latino-americana sia prettamente ed esclusivamente spagnuola,mentre in realtà si tratta di una mentalità essenzialmentelatina, la quale, anzi, in un determinato momento, si ri-bellò contro la Spagna appunto perchè si verificò unacontraddizione insostenibile fra la larghezza di vedutetipicamente latina dei popoli d'Ultramar e la ristrettezzadi vedute tipicamente madrilena della Metropoli. Quellacontraddizione si è in seguito appesantita per l'enormeafflusso di sangue non spagnuolo e prevalentemente ita-liano nei paesi del Sud-America. All'atto pratico l'ispa-

161

Page 162: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

nismo non offre ai popoli del Centro e Sud-America tut-to quel patrimonio spirituale al quale aspirano e che nonpuò essere contenuto nella semplice formula Madrid,perchè vi è un'altra parola molto più vasta e più lumino-sa ancora che comprende anche Madrid: Roma!

Appunto perchè in Spagna molti uomini di pensiero sirendono conto di questa debolezza costituzionaledell'ispanismo è sorto il terzo «ismo», cioè il pan-iberi-smo, fatto nascere artificialmente in una incubatrice di-plomatica per fare entrare nel girone anche il piccoloPortogallo ed il grande Brasile. Però vi è una tale spro-porzione di forza tra Lisbona e Rio Janeiro ed è cosìgrande la funzione potenziale del Brasile nel Sud-Ame-rica, che il nuovo piedistallo non ha la solidità necessa-ria per sostenere il peso di un così grande emblema.

L'ultimo degli «ismi» è il pan-latinismo, il quale, peressere basato sull'assoluta comunità del grande ceppooriginario e sulla natura fondamentalmente latinadell'anima centro e sud-americana, ha un potere irra-diante e fascinatore più forte dell'ispanismo e dell'iberi-smo, non solo, ma offre ai latino-americani, senza nes-sun penoso ricordo storico, senza nessuna restrizionementale, senza nessuno sforzo della coscienza, il natura-le antidoto di cui sentono bisogno contro l'invadenza delpan-americanismo yankee. L'argentino come il brasilia-no, il cileno come il creolo delle Antille, si sentono pro-fondamente latini, qualunque sia la loro origine etnica ela loro formazione mentale, mentre non tutti si sentono

162

nismo non offre ai popoli del Centro e Sud-America tut-to quel patrimonio spirituale al quale aspirano e che nonpuò essere contenuto nella semplice formula Madrid,perchè vi è un'altra parola molto più vasta e più lumino-sa ancora che comprende anche Madrid: Roma!

Appunto perchè in Spagna molti uomini di pensiero sirendono conto di questa debolezza costituzionaledell'ispanismo è sorto il terzo «ismo», cioè il pan-iberi-smo, fatto nascere artificialmente in una incubatrice di-plomatica per fare entrare nel girone anche il piccoloPortogallo ed il grande Brasile. Però vi è una tale spro-porzione di forza tra Lisbona e Rio Janeiro ed è cosìgrande la funzione potenziale del Brasile nel Sud-Ame-rica, che il nuovo piedistallo non ha la solidità necessa-ria per sostenere il peso di un così grande emblema.

L'ultimo degli «ismi» è il pan-latinismo, il quale, peressere basato sull'assoluta comunità del grande ceppooriginario e sulla natura fondamentalmente latinadell'anima centro e sud-americana, ha un potere irra-diante e fascinatore più forte dell'ispanismo e dell'iberi-smo, non solo, ma offre ai latino-americani, senza nes-sun penoso ricordo storico, senza nessuna restrizionementale, senza nessuno sforzo della coscienza, il natura-le antidoto di cui sentono bisogno contro l'invadenza delpan-americanismo yankee. L'argentino come il brasilia-no, il cileno come il creolo delle Antille, si sentono pro-fondamente latini, qualunque sia la loro origine etnica ela loro formazione mentale, mentre non tutti si sentono

162

Page 163: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

unicamente spagnuoli od iberici, anzi molti hanno unariluttanza istintiva contro lo scenario troppo ristrettodell'ispanismo nel quale non si sentono a loro agio.

Disgraziatamente il paladino che fa sventolare la ban-diera del pan-latinismo non ha l'elmo dei padri romani,ma indossa la corazza di Giovanna d'Arco, con i capellitagliati alla Ninon e la gonnella corta del boulevard. LaFrancia ha monopolizzato infatti il pan-latinismo ed hala sede del suo Stato Maggiore un po' nelle aule dellaSorbonne, un po' nelle numerose imprese editoriali diParigi, molte delle quali forniscono perfino i libri di te-sto in lingua spagnuola per le scuole ed i collegidell'America latina. Per un lungo periodo di tempo Pari-gi ha abbagliato i sud-americani con la sua figura diconformazione romana, aureolata dalle fiamme rivolu-zionarie della Bastiglia e dagli splendori della gloria na-poleonica. In quel periodo la Francia era il faro della la-tinità e verso questo faro si volgevano gli spiritidell'America, paghi di vedere quello splendore e di sa-perlo latino, senza guardare troppo per il sottile, tantosentivano bisogno di una torcia che illuminasse e riscal-dasse le loro anime assiderate dal materialismo norda-mericano.

Poi però hanno incominciato a guardare meglio ed iloro occhi, abituatisi al fulgore di quel faro, hanno sco-perto che esso non poggia sullo zoccolo marmoreo diuna millenaria colonna romana, ma sullo scheletro diferro della Torre Eiffel, la quale, nella sua linea geome-trica, ricorda più la precisione dei celti che la grandiosi-

163

unicamente spagnuoli od iberici, anzi molti hanno unariluttanza istintiva contro lo scenario troppo ristrettodell'ispanismo nel quale non si sentono a loro agio.

Disgraziatamente il paladino che fa sventolare la ban-diera del pan-latinismo non ha l'elmo dei padri romani,ma indossa la corazza di Giovanna d'Arco, con i capellitagliati alla Ninon e la gonnella corta del boulevard. LaFrancia ha monopolizzato infatti il pan-latinismo ed hala sede del suo Stato Maggiore un po' nelle aule dellaSorbonne, un po' nelle numerose imprese editoriali diParigi, molte delle quali forniscono perfino i libri di te-sto in lingua spagnuola per le scuole ed i collegidell'America latina. Per un lungo periodo di tempo Pari-gi ha abbagliato i sud-americani con la sua figura diconformazione romana, aureolata dalle fiamme rivolu-zionarie della Bastiglia e dagli splendori della gloria na-poleonica. In quel periodo la Francia era il faro della la-tinità e verso questo faro si volgevano gli spiritidell'America, paghi di vedere quello splendore e di sa-perlo latino, senza guardare troppo per il sottile, tantosentivano bisogno di una torcia che illuminasse e riscal-dasse le loro anime assiderate dal materialismo norda-mericano.

Poi però hanno incominciato a guardare meglio ed iloro occhi, abituatisi al fulgore di quel faro, hanno sco-perto che esso non poggia sullo zoccolo marmoreo diuna millenaria colonna romana, ma sullo scheletro diferro della Torre Eiffel, la quale, nella sua linea geome-trica, ricorda più la precisione dei celti che la grandiosi-

163

Page 164: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

tà dei romani. Ed hanno veduto ai fianchi di questa torrefigure nelle quali essi non si riconoscono: un Combes,per esempio, che esclude dallo spirito latino una dellemassime espressioni della latinità, la religione cattolicaapostolica romana; tipi di donne genere Vie Parisienne,che sono nettamente agli antipodi della donna sud-ame-ricana; ménages senza figli che sono un controsenso peigiovani paesi dell'America latina bisognosi di famiglieprolifiche che popolino i loro vasti territori. La letteratu-ra francese s'è evoluta verso generi tipicamente parigini,nei quali l'anima sud-americana non vede più riflesso ilsuo temperamento latino; la musica che viene dall'Ile deFrance è troppo cerebrale per scuotere le folle del SudAmerica che ancora debbono combattere la rude batta-glia contro la terra di cui devono domare gagliardemen-te la resistenza, in mezzo ai vasti scenari della Natura.Tutto lo spirito della moderna civiltà francese haun'impronta locale maculata di esotismo che obbliga ilatino-americani ad uno sforzo su loro stessi per conti-nuare ad accettarlo. Quanto al regime politico, lungidall'esercitare una qualsiasi influenza, è anzi il prototipodei sistemi minati dalla decadenza.

Finito ormai il periodo nel quale la Francia era l'unicaespressione politica della latinità europea; tramontato iltempo nel quale il volto della Francia era irraggiato da-gli immortali princípi che sono stati definitivamente su-perati dall'incessante evoluzione umana; minacciata or-mai seriamente la stessa latinità della Franciadall'annuale innesto di migliaia e migliaia di polacchi, di

164

tà dei romani. Ed hanno veduto ai fianchi di questa torrefigure nelle quali essi non si riconoscono: un Combes,per esempio, che esclude dallo spirito latino una dellemassime espressioni della latinità, la religione cattolicaapostolica romana; tipi di donne genere Vie Parisienne,che sono nettamente agli antipodi della donna sud-ame-ricana; ménages senza figli che sono un controsenso peigiovani paesi dell'America latina bisognosi di famiglieprolifiche che popolino i loro vasti territori. La letteratu-ra francese s'è evoluta verso generi tipicamente parigini,nei quali l'anima sud-americana non vede più riflesso ilsuo temperamento latino; la musica che viene dall'Ile deFrance è troppo cerebrale per scuotere le folle del SudAmerica che ancora debbono combattere la rude batta-glia contro la terra di cui devono domare gagliardemen-te la resistenza, in mezzo ai vasti scenari della Natura.Tutto lo spirito della moderna civiltà francese haun'impronta locale maculata di esotismo che obbliga ilatino-americani ad uno sforzo su loro stessi per conti-nuare ad accettarlo. Quanto al regime politico, lungidall'esercitare una qualsiasi influenza, è anzi il prototipodei sistemi minati dalla decadenza.

Finito ormai il periodo nel quale la Francia era l'unicaespressione politica della latinità europea; tramontato iltempo nel quale il volto della Francia era irraggiato da-gli immortali princípi che sono stati definitivamente su-perati dall'incessante evoluzione umana; minacciata or-mai seriamente la stessa latinità della Franciadall'annuale innesto di migliaia e migliaia di polacchi, di

164

Page 165: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

slavi e di orientali che entrano a far parte della famigliaetnica francese e che pian piano finiranno col risovra-porre alla Gallia di Cesare la Gallia preromana; Pariginon ha più la forza morale di ieri ed il pan-latinismo ri-sente la incongruenza di non essere rappresentato dallanaturale capitale del mondo latino: Roma!

Roma risorge ormai con le sue assise universali di ca-pitale della latinità e di centro del Cattolicesimo. Un po-polo di più di quaranta milioni di abitanti, in pieno fer-vore di opere ed in pieno dinamismo di crescenza, cir-conda nuovamente l'Urbe e si batte gagliardamente perallargare il respiro della Città Eterna. Questo popolo èrappresentato direttamente in seno all'America latina damilioni e milioni di italiani e figli di italiani i quali han-no lasciato la vecchia patria romana per partecipare allosviluppo dei popoli che Roma ha trapiantato al di là de-gli oceani, dopo aver incaricato uno dei suoi figli – ilGigante di Genova – di scoprire le terre nelle quali que-sti popoli sarebbero cresciuti.

Fatalmente Roma avrebbe finito per diritto di madrecoll'offuscare Parigi, perchè Parigi vuol dire solamente«Francia» mentre Roma non vuol dire solamente «Ita-lia», ma simboleggia anche le due massime forze spiri-tuali dell'Occidente: la Latinità ed il Cattolicesimo! IlFascismo aggiungendo a queste due forze il prestigiomorale e politico della nuova Italia ha accelerato la ri-surrezione di Roma più di quanto i calcoli umani aves-sero preveduto, così che il grande mondo latino ritornaoggi a guardare istintivamente verso i Sette Colli, dov'è

165

slavi e di orientali che entrano a far parte della famigliaetnica francese e che pian piano finiranno col risovra-porre alla Gallia di Cesare la Gallia preromana; Pariginon ha più la forza morale di ieri ed il pan-latinismo ri-sente la incongruenza di non essere rappresentato dallanaturale capitale del mondo latino: Roma!

Roma risorge ormai con le sue assise universali di ca-pitale della latinità e di centro del Cattolicesimo. Un po-polo di più di quaranta milioni di abitanti, in pieno fer-vore di opere ed in pieno dinamismo di crescenza, cir-conda nuovamente l'Urbe e si batte gagliardamente perallargare il respiro della Città Eterna. Questo popolo èrappresentato direttamente in seno all'America latina damilioni e milioni di italiani e figli di italiani i quali han-no lasciato la vecchia patria romana per partecipare allosviluppo dei popoli che Roma ha trapiantato al di là de-gli oceani, dopo aver incaricato uno dei suoi figli – ilGigante di Genova – di scoprire le terre nelle quali que-sti popoli sarebbero cresciuti.

Fatalmente Roma avrebbe finito per diritto di madrecoll'offuscare Parigi, perchè Parigi vuol dire solamente«Francia» mentre Roma non vuol dire solamente «Ita-lia», ma simboleggia anche le due massime forze spiri-tuali dell'Occidente: la Latinità ed il Cattolicesimo! IlFascismo aggiungendo a queste due forze il prestigiomorale e politico della nuova Italia ha accelerato la ri-surrezione di Roma più di quanto i calcoli umani aves-sero preveduto, così che il grande mondo latino ritornaoggi a guardare istintivamente verso i Sette Colli, dov'è

165

Page 166: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

la vera culla della latinità e dove periodicamente si rin-nova il miracolo del ringiovanimento del ceppo secola-re.

Roma risorge! I latini d'America la rivedono quale sela figurava la loro anima filiale: coi ruderi della passatagrandezza inquadrata negli allori immortali e nei cipres-si votivi, con le cupole fiammeggianti delle Basilichecristiane e la Croce di Costantino ristabilita nel Colos-seo che ricorda alla progenie: In hoc signo vinces! E rio-dono la sua voce antica che pareva morta. Essa riprendeil suo millenario magistero. Non possono non riconosce-re questa voce perchè essa pronunzia le stesse paroleche per il passato: disciplina, gerarchia, maestà dellalegge, imperio, potenza, volontà, tenacia. I fatti sono lì atestimoniare che la Città Eterna ha ripreso il suo compi-to storico. Come nel passato Roma impegnò sempre afondo l'Impero, il Cattolicesimo e le grandi Repubblichemarinare, ogni qualvolta le ondate barbariche minaccia-vano di spegnere il grande fuoco dello spirito romanoche ha alimentato e vivificato nei secoli la Civiltàd'Occidente, così oggi, rinnovate miracolosamente lesue energie nell'inesausto crogiuolo della razza italica espiegate le antiche insegne – Aquile e Fasci —, essa hasbarrato il passo alla marea slava che minacciava disommergere insieme con le leggi di Roma la più com-pleta delle Civiltà che abbia mai illuminato il sole. Edetta alle genti la legge nuova che deve rispondere ainuovi tempi.

166

la vera culla della latinità e dove periodicamente si rin-nova il miracolo del ringiovanimento del ceppo secola-re.

Roma risorge! I latini d'America la rivedono quale sela figurava la loro anima filiale: coi ruderi della passatagrandezza inquadrata negli allori immortali e nei cipres-si votivi, con le cupole fiammeggianti delle Basilichecristiane e la Croce di Costantino ristabilita nel Colos-seo che ricorda alla progenie: In hoc signo vinces! E rio-dono la sua voce antica che pareva morta. Essa riprendeil suo millenario magistero. Non possono non riconosce-re questa voce perchè essa pronunzia le stesse paroleche per il passato: disciplina, gerarchia, maestà dellalegge, imperio, potenza, volontà, tenacia. I fatti sono lì atestimoniare che la Città Eterna ha ripreso il suo compi-to storico. Come nel passato Roma impegnò sempre afondo l'Impero, il Cattolicesimo e le grandi Repubblichemarinare, ogni qualvolta le ondate barbariche minaccia-vano di spegnere il grande fuoco dello spirito romanoche ha alimentato e vivificato nei secoli la Civiltàd'Occidente, così oggi, rinnovate miracolosamente lesue energie nell'inesausto crogiuolo della razza italica espiegate le antiche insegne – Aquile e Fasci —, essa hasbarrato il passo alla marea slava che minacciava disommergere insieme con le leggi di Roma la più com-pleta delle Civiltà che abbia mai illuminato il sole. Edetta alle genti la legge nuova che deve rispondere ainuovi tempi.

166

Page 167: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

L'attrazione che la dottrina fascista esercita sui latino-americani è già evidente, benchè si tratti solo dei primilieviti, nè questo fenomeno che ha recentemente ispiratodiverse fra le più interessanti produzioni del pensieroamericano, può meravigliare, perchè si tratta di una dot-trina di pura essenza romana, nella quale gli elementiideali si fondono in una classica maestà che ha l'ampiez-za universale delle leggi del vecchio Lazio. Era del restoimpossibile che popoli nettamente latini come i centro-americani ed i sud-americani non sentissero la bellezzadi una Legge che è pura espressione dello spirito dellastirpe e che il popolo italiano ha adattato alle particolaricontingenze dell'ambiente nazionale, così come i popolid'America sono chiamati ad uniformarla agli ambientidelle loro patrie.

Anche in questo campo dell'influenza spirituale sulmondo latino d'America, la Francia tenterà il possibile el'impossibile per resistere al primato dell'Urbe, ma an-che in questo campo la sua sorte è scritta sul libro glo-rioso del destino di Roma. Milioni e milioni di italiani efigli di italiani lavorano in America per Roma, la qualenon ha bisogno di dare al suo pan-latinismo nessun in-centivo interessato, perchè la grandezza e la prosperitàdei popoli latini d'America è il più alto compenso alquale possa aspirare il suo cuore di Madre. Ogni gran-dezza e gloria del Sud-America sarà per riflesso unagrandezza ed una gloria di Roma. Dal canto suo il popo-lo italiano lavora con tutta la gagliardia di cui è capacela razza per essere all'altezza della cattedra.

167

L'attrazione che la dottrina fascista esercita sui latino-americani è già evidente, benchè si tratti solo dei primilieviti, nè questo fenomeno che ha recentemente ispiratodiverse fra le più interessanti produzioni del pensieroamericano, può meravigliare, perchè si tratta di una dot-trina di pura essenza romana, nella quale gli elementiideali si fondono in una classica maestà che ha l'ampiez-za universale delle leggi del vecchio Lazio. Era del restoimpossibile che popoli nettamente latini come i centro-americani ed i sud-americani non sentissero la bellezzadi una Legge che è pura espressione dello spirito dellastirpe e che il popolo italiano ha adattato alle particolaricontingenze dell'ambiente nazionale, così come i popolid'America sono chiamati ad uniformarla agli ambientidelle loro patrie.

Anche in questo campo dell'influenza spirituale sulmondo latino d'America, la Francia tenterà il possibile el'impossibile per resistere al primato dell'Urbe, ma an-che in questo campo la sua sorte è scritta sul libro glo-rioso del destino di Roma. Milioni e milioni di italiani efigli di italiani lavorano in America per Roma, la qualenon ha bisogno di dare al suo pan-latinismo nessun in-centivo interessato, perchè la grandezza e la prosperitàdei popoli latini d'America è il più alto compenso alquale possa aspirare il suo cuore di Madre. Ogni gran-dezza e gloria del Sud-America sarà per riflesso unagrandezza ed una gloria di Roma. Dal canto suo il popo-lo italiano lavora con tutta la gagliardia di cui è capacela razza per essere all'altezza della cattedra.

167

Page 168: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Forse s'avvicina il giorno in cui il governo dell'ItaliaFascista dirà – per bocca del suo Duce – anche in questoargomento la parola chiarificatrice che è necessaria per-chè il prestigio della Città Eterna non serva agli interessidegli altri e perchè sia precisata rispetto ai latini d'Ame-rica la stretta fraternità dell'Italia e l'alta maternità diRoma.

168

Forse s'avvicina il giorno in cui il governo dell'ItaliaFascista dirà – per bocca del suo Duce – anche in questoargomento la parola chiarificatrice che è necessaria per-chè il prestigio della Città Eterna non serva agli interessidegli altri e perchè sia precisata rispetto ai latini d'Ame-rica la stretta fraternità dell'Italia e l'alta maternità diRoma.

168

Page 169: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

L'ARRIVO DELL'IMPERATORE DELLEAMERICHE

Il sole tropicale che aveva sfavillato durante l'interamattinata s'è spento sulle tre del pomeriggio in un corteodi nuvole grigie venienti dal Nord. E l'Avana ha assuntol'uniforme di acciaio delle sue giornate piovose. Però ditratto in tratto il sole fa capolino tra due nubi ed alloracielo e mare s'empiono di un sorriso che comunicanoalle pietre, alle case, alle faccie degli uomini.

Trecentomila persone fasciano la marina con la loromassa irrequieta, riempiono le piazze e le strade, strari-pano dai parapetti dei frangi-onde sugli scogli e le sab-bie, popolano i balconi, i tetti e le terrazze. L'entusiasmolatino e meridionale per gli spettacoli teatrali fornisceagli imbastitori di politica l'elemento fondamentale delsuccesso: la moltitudine. Migliaia e migliaia di personesono adunate in istrada come in un teatro, per vedere efarsi vedere, ma i corrispondenti dei giornali nord-ame-ricani possono credere in buona fede che la popolazioneintera dell'Avana sia andata incontro a Coolidge! Nonsaranno certo i governi di Cuba e di Washington asmentirli. Un visibilio di bandiere multicolori freme sul-la mole della città: bandiere d'Argentina e di Bolivia, delBrasile e del Cile, di San Domingo e del Nicaragua, diHaiti e del Panamá, dell'Uruguay e del Messico. Quelledegli Stati Uniti sono più numerose. Si vedono sventola-

169

L'ARRIVO DELL'IMPERATORE DELLEAMERICHE

Il sole tropicale che aveva sfavillato durante l'interamattinata s'è spento sulle tre del pomeriggio in un corteodi nuvole grigie venienti dal Nord. E l'Avana ha assuntol'uniforme di acciaio delle sue giornate piovose. Però ditratto in tratto il sole fa capolino tra due nubi ed alloracielo e mare s'empiono di un sorriso che comunicanoalle pietre, alle case, alle faccie degli uomini.

Trecentomila persone fasciano la marina con la loromassa irrequieta, riempiono le piazze e le strade, strari-pano dai parapetti dei frangi-onde sugli scogli e le sab-bie, popolano i balconi, i tetti e le terrazze. L'entusiasmolatino e meridionale per gli spettacoli teatrali fornisceagli imbastitori di politica l'elemento fondamentale delsuccesso: la moltitudine. Migliaia e migliaia di personesono adunate in istrada come in un teatro, per vedere efarsi vedere, ma i corrispondenti dei giornali nord-ame-ricani possono credere in buona fede che la popolazioneintera dell'Avana sia andata incontro a Coolidge! Nonsaranno certo i governi di Cuba e di Washington asmentirli. Un visibilio di bandiere multicolori freme sul-la mole della città: bandiere d'Argentina e di Bolivia, delBrasile e del Cile, di San Domingo e del Nicaragua, diHaiti e del Panamá, dell'Uruguay e del Messico. Quelledegli Stati Uniti sono più numerose. Si vedono sventola-

169

Page 170: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

re, grandi e superbe, in cima agli edifizi ed alle Banchea giustificare il miliardo e mezzo di dollari investito dal-la finanza nord-americana nello zucchero e nelle ferro-vie di Cuba.

La femminilità tropicale mostra per l'occasione i fioripiù pregiati delle sue serre: bellezze creole che paionofatte di miele e zabaione; bellezze mulatte che irradianotorbidi brividi di voluttà; bellezze nere che ostentanosotto i veli ed i rasi una statuaria di bronzo; bellezze me-ticcie che evocano lontanissimi idoli di templi e di pa-gode. Gli innumerevoli cappelli di paglia tracciano sullafolla un complicato groviglio di piste bianchiccie, inmezzo alle quali gli abiti delle donne formano aiuolepolicrome in continua metamorfosi. Musiche civili e mi-litari sminuzzano per le strade briciole di sinfonie, fran-tumi di marcie, spruzzi di ballabili.

L'Avana ha tenuto a mostrarsi bella ai rappresentantidel gigante del Nord e delle repubbliche sorelle. Ha pit-turato le sue case e verniciato le sue porte, ha curato ilvaiuolo dei suoi asfalti e la calvizie dei suoi giardini, hagallonato i suoi uscieri e vestito a nuovo i suoi soldati.

Sulla spianata del porto centocinquanta personaggi incilindro che rappresentano le venti repubblichedell'America latina, duecento giornalisti internazionali,stormi di fotografi e di operatori cinematografici, il Se-nato, la Camera, l'esercito, la marina, la magistratura,l'Università ed il presidente della Repubblica attendonoil... monarca. Aeroplani cubani e nord-americani caprio-leggiano nel cielo per far parere meno lunga l'attesa alla

170

re, grandi e superbe, in cima agli edifizi ed alle Banchea giustificare il miliardo e mezzo di dollari investito dal-la finanza nord-americana nello zucchero e nelle ferro-vie di Cuba.

La femminilità tropicale mostra per l'occasione i fioripiù pregiati delle sue serre: bellezze creole che paionofatte di miele e zabaione; bellezze mulatte che irradianotorbidi brividi di voluttà; bellezze nere che ostentanosotto i veli ed i rasi una statuaria di bronzo; bellezze me-ticcie che evocano lontanissimi idoli di templi e di pa-gode. Gli innumerevoli cappelli di paglia tracciano sullafolla un complicato groviglio di piste bianchiccie, inmezzo alle quali gli abiti delle donne formano aiuolepolicrome in continua metamorfosi. Musiche civili e mi-litari sminuzzano per le strade briciole di sinfonie, fran-tumi di marcie, spruzzi di ballabili.

L'Avana ha tenuto a mostrarsi bella ai rappresentantidel gigante del Nord e delle repubbliche sorelle. Ha pit-turato le sue case e verniciato le sue porte, ha curato ilvaiuolo dei suoi asfalti e la calvizie dei suoi giardini, hagallonato i suoi uscieri e vestito a nuovo i suoi soldati.

Sulla spianata del porto centocinquanta personaggi incilindro che rappresentano le venti repubblichedell'America latina, duecento giornalisti internazionali,stormi di fotografi e di operatori cinematografici, il Se-nato, la Camera, l'esercito, la marina, la magistratura,l'Università ed il presidente della Repubblica attendonoil... monarca. Aeroplani cubani e nord-americani caprio-leggiano nel cielo per far parere meno lunga l'attesa alla

170

Page 171: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

moltitudine. Sono gli acrobati ed i Clowns della rappre-sentazione. Il vecchio Morro di Carlo V contempla dallesue pietre secolari la festa della città e gli scherzi dellastoria.

Alle quattro e venti l'imperatore delle Americhe, Cal-vin Coolidge, presidente degli Stati Uniti, entra in scenasulla tolda del «Texas», superdread-nought di 32.000tonnellate. Ottanta colpi di cannone empiono lo scenariodi tuoni, di lampi e di fumo. Colti da una specie di fre-nesia gli aeroplani e gli idroplani salgono, scendono, ro-teano, slittano sulle ali, si capovolgono, s'imbizzarrisco-no, saettano, tessono intorno al colosso navale una me-ravigliosa ragnatela di cerchi e di guizzi che fa pensarealla festa dei cani quando vanno incontro al padrone,alla gioia dei bimbi quando vedono un bel giuocattolo,alla terribilità del giuoco se fosse fatto sul serio. Diecicannoni da 365 allungano le loro gole intorno alla torrebinata che ha sul vertice la bandiera dalle quarantaduestelle ed al guidone l'insegna del Presidente degli StatiUniti. Un minuscolo idroplano è agganciato tra i due al-beri come il campione di una fabbrica.

Un incrociatore e sei cacciatorpediniere di alto marescortano il Texas: in tutto 86 cannoni, 32 tubi lanciasilu-ri, 145 ufficiali, 2397 marinai. Accompagnano Coolid-ge, il Segretario di Stato Kellogg, l'ex Segretario di Sta-to Hughes, il Ministro della Marina ed il Comandante incapo delle flotte degli Stati Uniti. Poche miglia più lon-tano, in acque cubane, c'è la Divisione dell'Atlantico,

171

moltitudine. Sono gli acrobati ed i Clowns della rappre-sentazione. Il vecchio Morro di Carlo V contempla dallesue pietre secolari la festa della città e gli scherzi dellastoria.

Alle quattro e venti l'imperatore delle Americhe, Cal-vin Coolidge, presidente degli Stati Uniti, entra in scenasulla tolda del «Texas», superdread-nought di 32.000tonnellate. Ottanta colpi di cannone empiono lo scenariodi tuoni, di lampi e di fumo. Colti da una specie di fre-nesia gli aeroplani e gli idroplani salgono, scendono, ro-teano, slittano sulle ali, si capovolgono, s'imbizzarrisco-no, saettano, tessono intorno al colosso navale una me-ravigliosa ragnatela di cerchi e di guizzi che fa pensarealla festa dei cani quando vanno incontro al padrone,alla gioia dei bimbi quando vedono un bel giuocattolo,alla terribilità del giuoco se fosse fatto sul serio. Diecicannoni da 365 allungano le loro gole intorno alla torrebinata che ha sul vertice la bandiera dalle quarantaduestelle ed al guidone l'insegna del Presidente degli StatiUniti. Un minuscolo idroplano è agganciato tra i due al-beri come il campione di una fabbrica.

Un incrociatore e sei cacciatorpediniere di alto marescortano il Texas: in tutto 86 cannoni, 32 tubi lanciasilu-ri, 145 ufficiali, 2397 marinai. Accompagnano Coolid-ge, il Segretario di Stato Kellogg, l'ex Segretario di Sta-to Hughes, il Ministro della Marina ed il Comandante incapo delle flotte degli Stati Uniti. Poche miglia più lon-tano, in acque cubane, c'è la Divisione dell'Atlantico,

171

Page 172: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

con quattordici incrociatori. Un'altra squadra manovratra Cuba ed Haiti.

L'imperatore è sceso a terra, non in divisa di ammira-glio o di generale, ma sotto le spoglie d'un ometto liscia-to e sorridente che sembra il direttore d'un grande nego-zio della Rinascente. Non ha il manto d'ermellinodell'imperatore d'Inghilterra, ma un modesto abito grigiopiombo con una cravatta da tre dollari. Non ha i baffialla Kaiser ma un semplice paio di occhiali a stanghettacoi cerchi di tartaruga. È stato mandato qui dal popolo edal Congresso degli Stati Uniti per distribuire strette dimano e sorrisi ai latini d'America e fin dal primo mo-mento eseguisce ammirevolmente il suo mandato rifiu-tando che siano allontanati i fotografi.

«Lasciate, lasciate – dice – che questi bravi ragazzifacciano il loro lavoro! Aspetterò finchè l'ultimo foto-grafo abbia finito!».

Scroscianti applausi.Durante tutto il percorso dal porto al Palazzo Presi-

denziale, Calvin Coolidge non interrompe un istante ilsuo sorriso. Lo spezzetta a destra ed a sinistra. Salutacon la mano la gente dei balconi, su, su, fino ai terrazzi,perchè tutta la folla abbia un pizzico del suo sorrisoevangelico dopo aver assistito alla sfilata dei cannoninavali ed al rombante lampeggiamento delle artiglierie.

Egli viene all'Avana a mostrare ai rappresentanti edalla stampa di venti Repubbliche latine di America laforza e la bontà degli Stati Uniti, fuse in un cocktail di-plomatico di finissima fattura che è stato preparato ap-

172

con quattordici incrociatori. Un'altra squadra manovratra Cuba ed Haiti.

L'imperatore è sceso a terra, non in divisa di ammira-glio o di generale, ma sotto le spoglie d'un ometto liscia-to e sorridente che sembra il direttore d'un grande nego-zio della Rinascente. Non ha il manto d'ermellinodell'imperatore d'Inghilterra, ma un modesto abito grigiopiombo con una cravatta da tre dollari. Non ha i baffialla Kaiser ma un semplice paio di occhiali a stanghettacoi cerchi di tartaruga. È stato mandato qui dal popolo edal Congresso degli Stati Uniti per distribuire strette dimano e sorrisi ai latini d'America e fin dal primo mo-mento eseguisce ammirevolmente il suo mandato rifiu-tando che siano allontanati i fotografi.

«Lasciate, lasciate – dice – che questi bravi ragazzifacciano il loro lavoro! Aspetterò finchè l'ultimo foto-grafo abbia finito!».

Scroscianti applausi.Durante tutto il percorso dal porto al Palazzo Presi-

denziale, Calvin Coolidge non interrompe un istante ilsuo sorriso. Lo spezzetta a destra ed a sinistra. Salutacon la mano la gente dei balconi, su, su, fino ai terrazzi,perchè tutta la folla abbia un pizzico del suo sorrisoevangelico dopo aver assistito alla sfilata dei cannoninavali ed al rombante lampeggiamento delle artiglierie.

Egli viene all'Avana a mostrare ai rappresentanti edalla stampa di venti Repubbliche latine di America laforza e la bontà degli Stati Uniti, fuse in un cocktail di-plomatico di finissima fattura che è stato preparato ap-

172

Page 173: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

posta per la VI Conferenza inter-americana e che è de-stinato ad essere la bibita d'ordinanza di tutte le sedute.

Il lato comico di questa cosa seria è la nazionalità eu-ropea del chimico che ha trovato la formula del cock-tail: l'ambasciatore cubano Oreste Ferrara, nato a Napolie battezzato a Chiaia

Non si deve confondere questa VI Conferenza Inter-nazionale di America con le altre cinque che l'hannopreceduta e che furono piuttosto inconcludenti. Può dar-si che anche questa rassomigli in fatto di conclusionialle altre, tuttavia essa è diversa – storicamente diversa– dalle precedenti perchè è basata sopra una situazionenuova. Situazione spirituale che non è ancora politica,ma che già determina mosse e risoluzioni politiche.

I due fattori fondamentali che definiscono il caratteree l'importanza di questa riunione americana meritano diessere attentamente studiati da tutti i grandi paesi di Eu-ropa, in modo speciale dall'Inghilterra per ragionid'ordine economico, spirituale e perciò anche politico.Essi sono:

1) La crescente diffidenza delle venti Repubbliche la-tine di America nei riguardi dell'imperialismo politicoed economico degli Stati Uniti; diffidenza inasprita dalleultime vicende del Nicaragua, di Haiti, di San Domingoe del Messico; diffidenza aggravata dal fatto che ha lesue radici nell'istinto di conservazione delle moltitudinie che già costituisce per molti governi un problema dipolitica interna.

173

posta per la VI Conferenza inter-americana e che è de-stinato ad essere la bibita d'ordinanza di tutte le sedute.

Il lato comico di questa cosa seria è la nazionalità eu-ropea del chimico che ha trovato la formula del cock-tail: l'ambasciatore cubano Oreste Ferrara, nato a Napolie battezzato a Chiaia

Non si deve confondere questa VI Conferenza Inter-nazionale di America con le altre cinque che l'hannopreceduta e che furono piuttosto inconcludenti. Può dar-si che anche questa rassomigli in fatto di conclusionialle altre, tuttavia essa è diversa – storicamente diversa– dalle precedenti perchè è basata sopra una situazionenuova. Situazione spirituale che non è ancora politica,ma che già determina mosse e risoluzioni politiche.

I due fattori fondamentali che definiscono il caratteree l'importanza di questa riunione americana meritano diessere attentamente studiati da tutti i grandi paesi di Eu-ropa, in modo speciale dall'Inghilterra per ragionid'ordine economico, spirituale e perciò anche politico.Essi sono:

1) La crescente diffidenza delle venti Repubbliche la-tine di America nei riguardi dell'imperialismo politicoed economico degli Stati Uniti; diffidenza inasprita dalleultime vicende del Nicaragua, di Haiti, di San Domingoe del Messico; diffidenza aggravata dal fatto che ha lesue radici nell'istinto di conservazione delle moltitudinie che già costituisce per molti governi un problema dipolitica interna.

173

Page 174: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

2) La sensazione d'isolamento che hanno avuto inquesti ultimi tempi gli Stati Uniti di fronte alle vicendedell'Europa, dell'Asia e dell'America latina, al fallimen-to della Conferenza Navale tripartita, alla tendenza deitraffici mondiali di riprendere le correnti di ante guerra,alle difficoltà degli investimenti finanziari. Questa sen-sazione d'isolamento, gravida di possibilità politiche e diconseguenze economiche, ha indotto gli Stati Uniti amodificare la loro politica in generale verso l'Americalatina, in maniera da armonizzare i loro interessi strate-gici e commerciali con la necessità di mantenere ami-chevoli rapporti coi paesi e coi mercati dell'America La-tina, cioè col resto del continente americano, che è ilvero e forse l'unico campo di azione aperto alle ambi-zioni ed alle necessità degli Stati Uniti. L'obiettivo fina-le è la creazione di una solidarietà inter-americana asfondo politico ed economico contro il pan-latinismo,l'ispano-americanismo e l'attività dell'Inghilterra. Si trat-ta quindi di una modificazione della politica americanadi Washington che ha l'aria di voler essere sostanziale. Ifatti dimostreranno se essa è possibile.

In ogni modo è bene che i popoli latini prendano notache Calvin Coolidge, in nome degli Stati Uniti, ha presola bandiera del pan-americanismo che era finora il ves-sillo di una idea e l'ha consegnata ufficialmente al go-verno di Washington perchè d'ora innanzi stia espostanegli uffici di tutti i dirigenti della politica, della finan-za, della diplomazia, della religione e dell'espansionedella Repubblica.

174

2) La sensazione d'isolamento che hanno avuto inquesti ultimi tempi gli Stati Uniti di fronte alle vicendedell'Europa, dell'Asia e dell'America latina, al fallimen-to della Conferenza Navale tripartita, alla tendenza deitraffici mondiali di riprendere le correnti di ante guerra,alle difficoltà degli investimenti finanziari. Questa sen-sazione d'isolamento, gravida di possibilità politiche e diconseguenze economiche, ha indotto gli Stati Uniti amodificare la loro politica in generale verso l'Americalatina, in maniera da armonizzare i loro interessi strate-gici e commerciali con la necessità di mantenere ami-chevoli rapporti coi paesi e coi mercati dell'America La-tina, cioè col resto del continente americano, che è ilvero e forse l'unico campo di azione aperto alle ambi-zioni ed alle necessità degli Stati Uniti. L'obiettivo fina-le è la creazione di una solidarietà inter-americana asfondo politico ed economico contro il pan-latinismo,l'ispano-americanismo e l'attività dell'Inghilterra. Si trat-ta quindi di una modificazione della politica americanadi Washington che ha l'aria di voler essere sostanziale. Ifatti dimostreranno se essa è possibile.

In ogni modo è bene che i popoli latini prendano notache Calvin Coolidge, in nome degli Stati Uniti, ha presola bandiera del pan-americanismo che era finora il ves-sillo di una idea e l'ha consegnata ufficialmente al go-verno di Washington perchè d'ora innanzi stia espostanegli uffici di tutti i dirigenti della politica, della finan-za, della diplomazia, della religione e dell'espansionedella Repubblica.

174

Page 175: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Ecco la cronaca spicciola della seduta inaugurale del-la VI Conferenza Internazionale d'America, non comeappare dai resoconti ma come l'ha vista un testimonioeuropeo, italiano e latino, che in quel momento ha di-menticato di essere italiano ed europeo per essere sola-mente latino.

Il locale prescelto è il massimo teatro dell'Avana, nelquale fino ad ieri sera trionfavano i nudi delle LegfeldFolies di Nuova York e domani inizierà i suoi spettacoliuna Compagnia d'opera italiana.

Il teatro è gremito di signore in abito di cerimonia edi signori in tait. Molte aigrettes profumate solleticano icranii calvi del sesso forte. Lo sfondo del proscenio èadornato con le ventun bandiere dei paesi di America,disposte in ordine alfabetico, per cui la potente bandieradegli Stati Uniti si trova fra quelle dell'Equatore e delGuatemala. Molti occhi guardano i colori del Nicaragua.I centottanta delegati, i duecento giornalisti accreditatialla Conferenza ed il corpo diplomatico occupano laplatea. Consoli e viceconsoli cubani fanno gli onori del-la sala. Fuori c'è la folla. Quattro apparecchi radiofoniciultrapotenti permettono al volgo di udire la parola diCalvin Coolidge e la trasmettono istantaneamente aNuova York, Chicago, Filadelfia, Baltimora, Pittsburg.

Nessun applauso saluta l'entrata delle singole Delega-zioni latine. Passano inosservati anche il Brasile el'Argentina. Un grande applauso saluta il Presidente del-la Delegazione nord-americana Hughes, l'ambasciatoreFerrara – il chimico del cocktail – ed il ministro cubano

175

Ecco la cronaca spicciola della seduta inaugurale del-la VI Conferenza Internazionale d'America, non comeappare dai resoconti ma come l'ha vista un testimonioeuropeo, italiano e latino, che in quel momento ha di-menticato di essere italiano ed europeo per essere sola-mente latino.

Il locale prescelto è il massimo teatro dell'Avana, nelquale fino ad ieri sera trionfavano i nudi delle LegfeldFolies di Nuova York e domani inizierà i suoi spettacoliuna Compagnia d'opera italiana.

Il teatro è gremito di signore in abito di cerimonia edi signori in tait. Molte aigrettes profumate solleticano icranii calvi del sesso forte. Lo sfondo del proscenio èadornato con le ventun bandiere dei paesi di America,disposte in ordine alfabetico, per cui la potente bandieradegli Stati Uniti si trova fra quelle dell'Equatore e delGuatemala. Molti occhi guardano i colori del Nicaragua.I centottanta delegati, i duecento giornalisti accreditatialla Conferenza ed il corpo diplomatico occupano laplatea. Consoli e viceconsoli cubani fanno gli onori del-la sala. Fuori c'è la folla. Quattro apparecchi radiofoniciultrapotenti permettono al volgo di udire la parola diCalvin Coolidge e la trasmettono istantaneamente aNuova York, Chicago, Filadelfia, Baltimora, Pittsburg.

Nessun applauso saluta l'entrata delle singole Delega-zioni latine. Passano inosservati anche il Brasile el'Argentina. Un grande applauso saluta il Presidente del-la Delegazione nord-americana Hughes, l'ambasciatoreFerrara – il chimico del cocktail – ed il ministro cubano

175

Page 176: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

dei Lavori Pubblici, candidato alla Presidenza della Re-pubblica, il che dimostra che per la folla i piccoli inte-ressi locali non spariscono di fronte ai grandi interessimondiali, così come le necessità fisiche del corpo so-pravvivono alle più grandi preoccupazioni dello spirito.

Gli alti personaggi nord-americani sono allineati sulpalcoscenico dietro i seggi dei presidenti degli StatiUniti e di Cuba. La disposizione generale della sala dàl'impressione di una scolaresca latina riunita per ascolta-re la lezione di un professore anglo-sassone.

I colletti dei diplomatici e dei delegati tradisconol'ubicazione tropicale della Repubblica di Cuba.

Naturalmente l'entrata dei due Presidenti suscita unaovazione, alla quale partecipano in modo speciale le si-gnore ed in modo specialissimo le signore giovani chesono contente della mattinata.

La cronaca registra due discorsi, uno breve pronun-ziato in lingua spagnuola dal Presidente della Repubbli-ca di Cuba generale Machado, l'altro discretamente lun-go detto in inglese dal Presidente degli Stati Uniti.

Il Presidente Machado, latino di origine spagnola,parla senza un gesto. Sembra un anglo-sassone. Il Presi-dente Coolidge, autentico anglo-sassone, agita con fre-quenza le mani e le braccia.

Uguaglianza, giustizia internazionale, libertà, sovra-nità dei piccoli Stati, fratellanza americana, trionfo delDiritto, ecc. ecc. sono parole e frasi che spesseggianonei due testi, come spesseggiavano nei discorsi di Cle-menceau, Lloyd George, Balfour, Wilson, ecc, durante

176

dei Lavori Pubblici, candidato alla Presidenza della Re-pubblica, il che dimostra che per la folla i piccoli inte-ressi locali non spariscono di fronte ai grandi interessimondiali, così come le necessità fisiche del corpo so-pravvivono alle più grandi preoccupazioni dello spirito.

Gli alti personaggi nord-americani sono allineati sulpalcoscenico dietro i seggi dei presidenti degli StatiUniti e di Cuba. La disposizione generale della sala dàl'impressione di una scolaresca latina riunita per ascolta-re la lezione di un professore anglo-sassone.

I colletti dei diplomatici e dei delegati tradisconol'ubicazione tropicale della Repubblica di Cuba.

Naturalmente l'entrata dei due Presidenti suscita unaovazione, alla quale partecipano in modo speciale le si-gnore ed in modo specialissimo le signore giovani chesono contente della mattinata.

La cronaca registra due discorsi, uno breve pronun-ziato in lingua spagnuola dal Presidente della Repubbli-ca di Cuba generale Machado, l'altro discretamente lun-go detto in inglese dal Presidente degli Stati Uniti.

Il Presidente Machado, latino di origine spagnola,parla senza un gesto. Sembra un anglo-sassone. Il Presi-dente Coolidge, autentico anglo-sassone, agita con fre-quenza le mani e le braccia.

Uguaglianza, giustizia internazionale, libertà, sovra-nità dei piccoli Stati, fratellanza americana, trionfo delDiritto, ecc. ecc. sono parole e frasi che spesseggianonei due testi, come spesseggiavano nei discorsi di Cle-menceau, Lloyd George, Balfour, Wilson, ecc, durante

176

Page 177: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

la grande guerra. Entrambi i discorsi sono il prodotto la-borioso dell'alchimia diplomatica, però un orecchio eu-ropeo avverte nel discorso del Presidente latino la pre-occupazione – malgrado tutto – di non deludere in pienole folle latine di America e nel discorso del Presidenteanglo-sassone la preoccupazione di servire – malgradotutto – il salmì in salsa agro-dolce. In due punti il dolcesorpassa l'agro e le venti Repubbliche latine prorompo-no in ovazioni interminabili che hanno il loro bravo si-gnificato. Al mio fianco una vecchia signora addormen-tata dalla voce monotona di Coolidge, si sveglia di so-prassalto e balza in piedi esterrefatta gridando:

— Viva! Viva!— Viva chi, signora?Poi l'esposizione del Presidente Coolidge continua,

burocratica, paterna, accademica, pastorale, evangelica.Nessun sorriso altera la serietà rigida dell'uomo che sadi rappresentare in questo momento il popolo strapoten-te e ricchissimo degli Stati Uniti nell'esercizio del suomagistero americano, che sa di essere arrivato a Cubacon la pompa di un Imperatore, che inavvertitamente as-sume nel parlare il tono solenne del Pontefice Massimo.

Nell'uscire sulla piazza piena di sole penso alla forzadel Dollaro ed all'aureola dei banchieri.

177

la grande guerra. Entrambi i discorsi sono il prodotto la-borioso dell'alchimia diplomatica, però un orecchio eu-ropeo avverte nel discorso del Presidente latino la pre-occupazione – malgrado tutto – di non deludere in pienole folle latine di America e nel discorso del Presidenteanglo-sassone la preoccupazione di servire – malgradotutto – il salmì in salsa agro-dolce. In due punti il dolcesorpassa l'agro e le venti Repubbliche latine prorompo-no in ovazioni interminabili che hanno il loro bravo si-gnificato. Al mio fianco una vecchia signora addormen-tata dalla voce monotona di Coolidge, si sveglia di so-prassalto e balza in piedi esterrefatta gridando:

— Viva! Viva!— Viva chi, signora?Poi l'esposizione del Presidente Coolidge continua,

burocratica, paterna, accademica, pastorale, evangelica.Nessun sorriso altera la serietà rigida dell'uomo che sadi rappresentare in questo momento il popolo strapoten-te e ricchissimo degli Stati Uniti nell'esercizio del suomagistero americano, che sa di essere arrivato a Cubacon la pompa di un Imperatore, che inavvertitamente as-sume nel parlare il tono solenne del Pontefice Massimo.

Nell'uscire sulla piazza piena di sole penso alla forzadel Dollaro ed all'aureola dei banchieri.

177

Page 178: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LA SESTA CONFERENZAPAN-AMERICANA

Il 15 gennaio 1928 all'Avana si è riunita la VI Confe-renza inter-americana, la quale è comunemente chiama-ta VI Conferenza pan-americana, in omaggio al pan-americanismo che è il principio informatore e propulso-re della grande riunione. Per la prima volta tutti gli Statidell'America hanno partecipato alla Conferenza: ventu-no Stati: cioè Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colom-bia, Costarica, Cuba, Equador, Dominicana, Guatemala,Honduras, Haiti, Messico, Nicaragua, Panamá, Para-guay, Perù, Salvador, Stati Uniti, Uruguay, Venezuela.Nelle passate Conferenze inter-americane (Washington1888; Messico 1900; Rio Janeiro 1906; Buenos Aires1910; Santiago del Cile 1923) diversi Stati furono as-senti o per indifferenza o per ragioni politiche o per su-scettibilità diplomatiche. Questa volta, no. La famigliaamericana era completa. I vari paesi erano rappresentatida ottanta delegati politici e da settanta delegati tecnici,oltre alcune centinaia di segretari. La sola Delegazionemessicana constava di sessanta persone. Circa duecentogiornalisti rappresentavano la stampa e fra essi figurava-no grossi nomi come Lord Rothermere, direttore-pro-prietario del Times e del gruppo di giornali Northcliff;Silva-Valdosola, direttore del centenario Mercurio deldel Cile; Mitre, direttore della Nación di Buenos Aires;

178

LA SESTA CONFERENZAPAN-AMERICANA

Il 15 gennaio 1928 all'Avana si è riunita la VI Confe-renza inter-americana, la quale è comunemente chiama-ta VI Conferenza pan-americana, in omaggio al pan-americanismo che è il principio informatore e propulso-re della grande riunione. Per la prima volta tutti gli Statidell'America hanno partecipato alla Conferenza: ventu-no Stati: cioè Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colom-bia, Costarica, Cuba, Equador, Dominicana, Guatemala,Honduras, Haiti, Messico, Nicaragua, Panamá, Para-guay, Perù, Salvador, Stati Uniti, Uruguay, Venezuela.Nelle passate Conferenze inter-americane (Washington1888; Messico 1900; Rio Janeiro 1906; Buenos Aires1910; Santiago del Cile 1923) diversi Stati furono as-senti o per indifferenza o per ragioni politiche o per su-scettibilità diplomatiche. Questa volta, no. La famigliaamericana era completa. I vari paesi erano rappresentatida ottanta delegati politici e da settanta delegati tecnici,oltre alcune centinaia di segretari. La sola Delegazionemessicana constava di sessanta persone. Circa duecentogiornalisti rappresentavano la stampa e fra essi figurava-no grossi nomi come Lord Rothermere, direttore-pro-prietario del Times e del gruppo di giornali Northcliff;Silva-Valdosola, direttore del centenario Mercurio deldel Cile; Mitre, direttore della Nación di Buenos Aires;

178

Page 179: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

il direttore dell'Universal del Messico, ecc. ecc. Lastampa francese era rappresentata da un inviato specialedel Matin, l'italiana dal Popolo d'Italia, la spagnuola dalSol e dall'ABC, i soli giornali europei (all'infuori dei nu-merosi inglesi) che hanno sentito la necessità di non ba-sarsi esclusivamente in questa questione sui telegrammidell'United Press.

La Repubblica di Cuba ha offerto alla Conferenza ilquadro delizioso della sua capitale, il mite tepore delsuo inverno tropicale, l'opportuna elasticità di un paeselegato da vincoli etnici e linguistici alla famiglia latinaed economici e politici alla potente Repubblica degliStati Uniti.

Detto questo per mettere in debita luce lo scenariodella VI Conferenza, entriamo senza tanti preamboli nelnocciolo della questione. È innegabile che questa sestariunione inter-americana è stata più importante dellecinque Conferenze precedenti. Assai più importante. Perla prima volta infatti la situazione diplomatica, econo-mica e spirituale delle tre Americhe ha indotto tutte eventi le Repubbliche latine a partecipare alla riunione eda farsi rappresentare da numerosi Delegati, scelti fra gliuomini maggiori d'ogni singolo paese. E per la primavolta il governo di Washington ha sentito la necessità dinon scegliere a casaccio i suoi rappresentanti, ma di for-mare accuratamente una Delegazione di primissimo or-dine, della quale facevano parte personalità come l'exSegretario di Stato Hughes, l'ambasciatore a Roma Flet-cher, Oscar Underwood, Morgan Brien, Morrow, Brow-

179

il direttore dell'Universal del Messico, ecc. ecc. Lastampa francese era rappresentata da un inviato specialedel Matin, l'italiana dal Popolo d'Italia, la spagnuola dalSol e dall'ABC, i soli giornali europei (all'infuori dei nu-merosi inglesi) che hanno sentito la necessità di non ba-sarsi esclusivamente in questa questione sui telegrammidell'United Press.

La Repubblica di Cuba ha offerto alla Conferenza ilquadro delizioso della sua capitale, il mite tepore delsuo inverno tropicale, l'opportuna elasticità di un paeselegato da vincoli etnici e linguistici alla famiglia latinaed economici e politici alla potente Repubblica degliStati Uniti.

Detto questo per mettere in debita luce lo scenariodella VI Conferenza, entriamo senza tanti preamboli nelnocciolo della questione. È innegabile che questa sestariunione inter-americana è stata più importante dellecinque Conferenze precedenti. Assai più importante. Perla prima volta infatti la situazione diplomatica, econo-mica e spirituale delle tre Americhe ha indotto tutte eventi le Repubbliche latine a partecipare alla riunione eda farsi rappresentare da numerosi Delegati, scelti fra gliuomini maggiori d'ogni singolo paese. E per la primavolta il governo di Washington ha sentito la necessità dinon scegliere a casaccio i suoi rappresentanti, ma di for-mare accuratamente una Delegazione di primissimo or-dine, della quale facevano parte personalità come l'exSegretario di Stato Hughes, l'ambasciatore a Roma Flet-cher, Oscar Underwood, Morgan Brien, Morrow, Brow-

179

Page 180: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Scott, Lyman Wilbur ed il grande manipolatore pan-americano Leo Row. Non solamente questi nomi corri-spondono ad autentici grossi calibri della diplomazia,della finanza, dell'amministrazione e del pensiero degliStati Uniti, ma ognuno di essi ha un passato filo-latinoche lo rende persona grata ai latini di America. Nè ba-sta. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti, Calvin Coo-lidge, debitamente autorizzato dal Congresso, è andatoall'Avana per inaugurare personalmente la Conferenza,scortato da una brillante flotta e dalle ali gloriose diLindbergh! C'è ancora di più. Per quattro mesi una gran-de ondata di filo-latinismo ha invaso improvvisamentegli Stati Uniti. Il governo nord-americano ha fatto pre-cedere questa Conferenza da un gigantesco lavoro di-plomatico di grande stile che ha abbracciato tutte le ca-pitali dell'America latina ed ha perfino cambiato allaquasi immediata vigilia della Conferenza i suoi amba-sciatori del Messico ed a Cuba, sostituendoli con duericchissimi e simpatici signori che hanno il gesto gran-dioso, la parola affabile, il sorriso affascinante. Quantoalla Delegazione nord-americana essa è stata la più fortee rappresentativa che gli Stati Uniti abbiano mai manda-to all'estero, dopo quella famosa di Wilson alla Confe-renza della Pace.

Perchè questo?Il fatto di essere vissuto in Avana durante alcuni mesi

prima della Conferenza in buona armonia e costante di-mestichezza con gli uomini politici cubani che sonooggi i cuochi della Conferenza, la favorevole circostan-

180

Scott, Lyman Wilbur ed il grande manipolatore pan-americano Leo Row. Non solamente questi nomi corri-spondono ad autentici grossi calibri della diplomazia,della finanza, dell'amministrazione e del pensiero degliStati Uniti, ma ognuno di essi ha un passato filo-latinoche lo rende persona grata ai latini di America. Nè ba-sta. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti, Calvin Coo-lidge, debitamente autorizzato dal Congresso, è andatoall'Avana per inaugurare personalmente la Conferenza,scortato da una brillante flotta e dalle ali gloriose diLindbergh! C'è ancora di più. Per quattro mesi una gran-de ondata di filo-latinismo ha invaso improvvisamentegli Stati Uniti. Il governo nord-americano ha fatto pre-cedere questa Conferenza da un gigantesco lavoro di-plomatico di grande stile che ha abbracciato tutte le ca-pitali dell'America latina ed ha perfino cambiato allaquasi immediata vigilia della Conferenza i suoi amba-sciatori del Messico ed a Cuba, sostituendoli con duericchissimi e simpatici signori che hanno il gesto gran-dioso, la parola affabile, il sorriso affascinante. Quantoalla Delegazione nord-americana essa è stata la più fortee rappresentativa che gli Stati Uniti abbiano mai manda-to all'estero, dopo quella famosa di Wilson alla Confe-renza della Pace.

Perchè questo?Il fatto di essere vissuto in Avana durante alcuni mesi

prima della Conferenza in buona armonia e costante di-mestichezza con gli uomini politici cubani che sonooggi i cuochi della Conferenza, la favorevole circostan-

180

Page 181: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

za di conoscere personalmente diversi delegatidell'America Centrale e di avere amichevoli relazionimondane con alcuni fra gli uomini maggiori della Con-ferenza (i cosidetti pontefici massimi, latini ed anglo-sassoni), il largo aiuto che il ministro d'Italia in Avanami ha dato per conoscere uomini ed ambienti, la praticadella lingua e del modo di fare latino-americano, tuttoquesto favorevole insieme di cose mi ha permesso distudiare la VI Conferenza in profondità e mi permette ditrascurare la colossale zavorra oratoria, burocratica, di-plomatica e scenografica della Conferenza per estrarnesolamente i due elementi fondamentali che determinanola reale importanza della riunione, ne precisano l'essen-za, ne rilevano la netta e decisa differenza dalle prece-denti riunioni inter-americane.

Credo che dal punto di vista italiano, latino ed euro-peo, siano questi due elementi fondamentali quelli checontano di più.

Il primo elemento riguarda i latini di America; il se-condo gli Stati Uniti.

In questi ultimi anni i latini di America hanno sentitoil peso dell'imperialismo politico ed economico degliStati Uniti. In passato lo avevano solo avvertito saltua-riamente e localmente. Ora qui ora lì. Senza ripercussio-ni d'ordine generale. Senza interferenze d'ordine politicointerno. Da qualche anno il peso è diventato più grave epiù universale. Sotto la pressione degli Stati Uniti,l'America Centrale ha scricchiolato a più riprese: a SanDomingo, in Haiti, nel Panamá, nel Nicaragua, nel Mes-

181

za di conoscere personalmente diversi delegatidell'America Centrale e di avere amichevoli relazionimondane con alcuni fra gli uomini maggiori della Con-ferenza (i cosidetti pontefici massimi, latini ed anglo-sassoni), il largo aiuto che il ministro d'Italia in Avanami ha dato per conoscere uomini ed ambienti, la praticadella lingua e del modo di fare latino-americano, tuttoquesto favorevole insieme di cose mi ha permesso distudiare la VI Conferenza in profondità e mi permette ditrascurare la colossale zavorra oratoria, burocratica, di-plomatica e scenografica della Conferenza per estrarnesolamente i due elementi fondamentali che determinanola reale importanza della riunione, ne precisano l'essen-za, ne rilevano la netta e decisa differenza dalle prece-denti riunioni inter-americane.

Credo che dal punto di vista italiano, latino ed euro-peo, siano questi due elementi fondamentali quelli checontano di più.

Il primo elemento riguarda i latini di America; il se-condo gli Stati Uniti.

In questi ultimi anni i latini di America hanno sentitoil peso dell'imperialismo politico ed economico degliStati Uniti. In passato lo avevano solo avvertito saltua-riamente e localmente. Ora qui ora lì. Senza ripercussio-ni d'ordine generale. Senza interferenze d'ordine politicointerno. Da qualche anno il peso è diventato più grave epiù universale. Sotto la pressione degli Stati Uniti,l'America Centrale ha scricchiolato a più riprese: a SanDomingo, in Haiti, nel Panamá, nel Nicaragua, nel Mes-

181

Page 182: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

182

TAVOLA XXIII

Don Manuel Ruspoli di Candriano

182

TAVOLA XXIII

Don Manuel Ruspoli di Candriano

Page 183: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

sico. I popoli del Sud America non solamente hanno in-teso questo scricchiolio, ma se ne sono allarmati. Lastampa ha gridato. I Parlamenti hanno brontolato. I go-verni hanno acuito la loro attenzione. Le moltitudinihanno espresso la loro emozione in numerose circostan-ze che non consentono dubbi. Benchè uno scrittore otti-mista e superficiale possa affermare che nessuna nubeha turbato in questi anni il sereno del cielo interamerica-no, la verità è che si è determinato nei popoli americanidi razza e civiltà latina uno stato di apprensione colletti-va e si è venuto delineando un movimento istintivo disolidarietà tra i suddetti popoli contro la minacciadell'imperialismo nordamericano. Di fronte alla Real-Politik di Washington, di fronte alla convinzione nord-americana di rappresentare una razza superiore incarica-ta di controllare il resto del Nuovo Mondo, di fronteall'invadenza del capitale nord-americano nei centri mo-tori dell'economia latino-americana, di fronte alla ten-denza yankee di modificare artificialmente i mercati e iconsumi di diverse Repubbliche del Centro e del SudAmerica, i popoli ed i governi hanno avuto la sensazio-ne di un pericolo latente. Diverse mosse – non precisema grandiose nella loro pur vaga consistenza – hanno ri-velato l'esistenza di uno stato d'allarme che già cerca imezzi di resistenza e di difesa. Uno ad uno quasi tutti iParlamenti dei paesi più importanti dell'America latinasi sono pronunciati contro la manomissione della liberasovranità degli Stati di America, pur limitandosi ad or-dini del giorno teorici e generici che non precisano nes-

183

sico. I popoli del Sud America non solamente hanno in-teso questo scricchiolio, ma se ne sono allarmati. Lastampa ha gridato. I Parlamenti hanno brontolato. I go-verni hanno acuito la loro attenzione. Le moltitudinihanno espresso la loro emozione in numerose circostan-ze che non consentono dubbi. Benchè uno scrittore otti-mista e superficiale possa affermare che nessuna nubeha turbato in questi anni il sereno del cielo interamerica-no, la verità è che si è determinato nei popoli americanidi razza e civiltà latina uno stato di apprensione colletti-va e si è venuto delineando un movimento istintivo disolidarietà tra i suddetti popoli contro la minacciadell'imperialismo nordamericano. Di fronte alla Real-Politik di Washington, di fronte alla convinzione nord-americana di rappresentare una razza superiore incarica-ta di controllare il resto del Nuovo Mondo, di fronteall'invadenza del capitale nord-americano nei centri mo-tori dell'economia latino-americana, di fronte alla ten-denza yankee di modificare artificialmente i mercati e iconsumi di diverse Repubbliche del Centro e del SudAmerica, i popoli ed i governi hanno avuto la sensazio-ne di un pericolo latente. Diverse mosse – non precisema grandiose nella loro pur vaga consistenza – hanno ri-velato l'esistenza di uno stato d'allarme che già cerca imezzi di resistenza e di difesa. Uno ad uno quasi tutti iParlamenti dei paesi più importanti dell'America latinasi sono pronunciati contro la manomissione della liberasovranità degli Stati di America, pur limitandosi ad or-dini del giorno teorici e generici che non precisano nes-

183

Page 184: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

184

TAVOLA XXIV

Santo Domingo – Un angolo della costa vicino alla capitale

184

TAVOLA XXIV

Santo Domingo – Un angolo della costa vicino alla capitale

Page 185: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

sun fatto concreto dell'invadenza nord-americana. Ladottrina di Monroe è crollata dal suo alto piedistallo mo-numentale, donde spaziava, come un mito, nei CampiElisi dell'ideale. Occhi investigatori di latini l'hannoguardata più da vicino al lume della cronaca spicciola,dei fatti positivi, delle imprese finanziarie e delle stati-stiche commerciali.

Il lavorio diplomatico degli Stati Uniti, la potenza delDollaro (strapotente nell'America Centrale) e la giustifi-cata prudenza dei vari governi, hanno impedito che leDelegazioni dell'America latina assistessero alla Confe-renza come interpreti e rappresentanti del sentimentopubblico dei singoli paesi, però questo sentimento pub-blico di diffidenza contro gli Stati Uniti esiste ormai inmodo innegabile e palese, dai Caraibi al Rio de la Plata,dalla vecchia chiesa colombiana di San Domingo alpomposo palazzo presidenziale di Rio Janeiro. Esistenel patriottismo pensoso di innumerevoli intellettuali,nella preoccupazione di molteplici governanti, nel baga-glio spirituale di quasi tutte le agglomerazioni studente-sche, nel cuore di vaste masse di folla. È una realtàdell'oggi americano!

Questo è uno dei due elementi fondamentali. Esso hacostituito la piattaforma spirituale della Conferenza perle venti Delegazioni latine di America e per i popoli chefanno loro di sfondo.

L'altro elemento fondamentale della Conferenza è in-vece rappresentato dallo stato d'animo ufficiale e popo-lare degli Stati Uniti. Chilometri di carta stampata illu-

185

sun fatto concreto dell'invadenza nord-americana. Ladottrina di Monroe è crollata dal suo alto piedistallo mo-numentale, donde spaziava, come un mito, nei CampiElisi dell'ideale. Occhi investigatori di latini l'hannoguardata più da vicino al lume della cronaca spicciola,dei fatti positivi, delle imprese finanziarie e delle stati-stiche commerciali.

Il lavorio diplomatico degli Stati Uniti, la potenza delDollaro (strapotente nell'America Centrale) e la giustifi-cata prudenza dei vari governi, hanno impedito che leDelegazioni dell'America latina assistessero alla Confe-renza come interpreti e rappresentanti del sentimentopubblico dei singoli paesi, però questo sentimento pub-blico di diffidenza contro gli Stati Uniti esiste ormai inmodo innegabile e palese, dai Caraibi al Rio de la Plata,dalla vecchia chiesa colombiana di San Domingo alpomposo palazzo presidenziale di Rio Janeiro. Esistenel patriottismo pensoso di innumerevoli intellettuali,nella preoccupazione di molteplici governanti, nel baga-glio spirituale di quasi tutte le agglomerazioni studente-sche, nel cuore di vaste masse di folla. È una realtàdell'oggi americano!

Questo è uno dei due elementi fondamentali. Esso hacostituito la piattaforma spirituale della Conferenza perle venti Delegazioni latine di America e per i popoli chefanno loro di sfondo.

L'altro elemento fondamentale della Conferenza è in-vece rappresentato dallo stato d'animo ufficiale e popo-lare degli Stati Uniti. Chilometri di carta stampata illu-

185

Page 186: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

strano e spiegano, ufficialmente ed ufficiosamente, ilpensiero del governo americano di fronte alla Conferen-za, ma si tratta di un enorme materiale di propagandagiornalistica che snatura i fatti, tace le situazioni ed in-garbuglia le tendenze, per disorientare le moltitudini edingannare lo studioso. La realtà è diversa. Gli Stati Unitisi sono sentiti soli! Soli di fronte all'Europa che si ricon-solida e si rinsangua abbastanza rapidamente dalla pro-strazione della guerra; soli di fronte all'Inghilterra edall'impero britannico che non hanno nessuna intenzionedi lasciarsi detronizzare sui mari e nei commerci; soli difronte al formidabile pasticcio asiatico che non seduceeccessivamente nè il capitale nord-americano nè la mag-gioranza dei pacifici e soddisfatti cittadini degli StatiUniti.

A questa sensazione di solitudine politica si deve ag-giungere una certa apprensione degli uomini d'affari perla crescente difficoltà di trovare ancora buoni investi-menti di capitali in Europa, per l'alea degli investimentiin Asia e per gli insuccessi dei tentativi fatti in Africa;donde la duplice necessità politica ed economica di evi-tare un accrescimento della diffidenza dell'AmericaCentrale e Meridionale contro gli Stati Uniti, diffidenzache da una parte aggraverebbe l'isolamento politico edall'altra influenzerebbe in senso sfavorevole anche queimercati latino-americani che sono finora aperti al capi-tale nord-americano e dominati od almeno controllatidal commercio nord-americano. Di questi mercati gliStati Uniti hanno già bisogno e maggior bisogno ne

186

strano e spiegano, ufficialmente ed ufficiosamente, ilpensiero del governo americano di fronte alla Conferen-za, ma si tratta di un enorme materiale di propagandagiornalistica che snatura i fatti, tace le situazioni ed in-garbuglia le tendenze, per disorientare le moltitudini edingannare lo studioso. La realtà è diversa. Gli Stati Unitisi sono sentiti soli! Soli di fronte all'Europa che si ricon-solida e si rinsangua abbastanza rapidamente dalla pro-strazione della guerra; soli di fronte all'Inghilterra edall'impero britannico che non hanno nessuna intenzionedi lasciarsi detronizzare sui mari e nei commerci; soli difronte al formidabile pasticcio asiatico che non seduceeccessivamente nè il capitale nord-americano nè la mag-gioranza dei pacifici e soddisfatti cittadini degli StatiUniti.

A questa sensazione di solitudine politica si deve ag-giungere una certa apprensione degli uomini d'affari perla crescente difficoltà di trovare ancora buoni investi-menti di capitali in Europa, per l'alea degli investimentiin Asia e per gli insuccessi dei tentativi fatti in Africa;donde la duplice necessità politica ed economica di evi-tare un accrescimento della diffidenza dell'AmericaCentrale e Meridionale contro gli Stati Uniti, diffidenzache da una parte aggraverebbe l'isolamento politico edall'altra influenzerebbe in senso sfavorevole anche queimercati latino-americani che sono finora aperti al capi-tale nord-americano e dominati od almeno controllatidal commercio nord-americano. Di questi mercati gliStati Uniti hanno già bisogno e maggior bisogno ne

186

Page 187: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

avranno domani per collocare i loro prodotti, i loro ma-nufatti ed i loro capitali.

È del 7 gennaio 1928 la dichiarazione pubblica fattada Wallace Thompson all'Associazione di Politica Este-ra di New-York: «Credo di dire una verità assicurandoche oggi non abbiamo nessuna nazione amica nella inte-ra America latina!».

Gli Stati Uniti sono andati alla VI Conferenza Pan-americana appunto col programma di rimediare a questostato di cose; hanno riconosciuto la necessità di rapportipiù amichevoli con la parte latina dell'America; hannoammesso il principio di una maggiore collaborazionecoi latino-americani; hanno riconosciuto l'opportunità dimodificare i propri metodi politici e i propri sistemi eco-nomici in maniera da non urtare più la suscettibilità deilatini. Per chi conosce l'alto disprezzo che l'yankee pro-fessa nel suo «io» per i latini ed i meticci di America,per chi sa quale indifferenza abbia ostentato finora il go-verno di Washington nei riguardi dell'opinione pubblicasud e centro-americana, per chi sa quanto secco ed auto-ritario fosse finora il linguaggio degli Stati Uniti, questonuovo modo di agire e di pensare dei nord-americani èaddirittura una piccola rivoluzione.

La VI Conferenza inter-americana è stata caratteriz-zata precisamente da questi due nuovi elementi spiritua-li: 1) Diffidenza dei latini di America e tendenza a soli-darizzare contro gli Stati Uniti; 2) Allarme degli StatiUniti e tendenza a mutare la loro politica generale sulcontinente per non inimicarsi i latini di America.

187

avranno domani per collocare i loro prodotti, i loro ma-nufatti ed i loro capitali.

È del 7 gennaio 1928 la dichiarazione pubblica fattada Wallace Thompson all'Associazione di Politica Este-ra di New-York: «Credo di dire una verità assicurandoche oggi non abbiamo nessuna nazione amica nella inte-ra America latina!».

Gli Stati Uniti sono andati alla VI Conferenza Pan-americana appunto col programma di rimediare a questostato di cose; hanno riconosciuto la necessità di rapportipiù amichevoli con la parte latina dell'America; hannoammesso il principio di una maggiore collaborazionecoi latino-americani; hanno riconosciuto l'opportunità dimodificare i propri metodi politici e i propri sistemi eco-nomici in maniera da non urtare più la suscettibilità deilatini. Per chi conosce l'alto disprezzo che l'yankee pro-fessa nel suo «io» per i latini ed i meticci di America,per chi sa quale indifferenza abbia ostentato finora il go-verno di Washington nei riguardi dell'opinione pubblicasud e centro-americana, per chi sa quanto secco ed auto-ritario fosse finora il linguaggio degli Stati Uniti, questonuovo modo di agire e di pensare dei nord-americani èaddirittura una piccola rivoluzione.

La VI Conferenza inter-americana è stata caratteriz-zata precisamente da questi due nuovi elementi spiritua-li: 1) Diffidenza dei latini di America e tendenza a soli-darizzare contro gli Stati Uniti; 2) Allarme degli StatiUniti e tendenza a mutare la loro politica generale sulcontinente per non inimicarsi i latini di America.

187

Page 188: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Nè la dottrina di Monroe, nè cento altre trovate più omeno artificiali del pan-americanismo potranno evitareil fatale dualismo fra Stati Uniti e latinità in America.Dualismo che può non diventare antagonismo in omag-gio alla solidarietà inter-americana, ma che è e sarà ine-vitabilmente il contrasto di due Civiltà non eguali, didue temperamenti umani dissimili, di due raggruppa-menti etnici distinti, di due modi diversi di concepiremolti aspetti dell'esistenza.

L'Italia, buona amica degli Stati Uniti, orientata anzidinamicamente verso una concezione modernissima equindi americana della vita economica e sociale, è peròlegata ai popoli latini di America da un vincolo strettis-simo che non è solamente etnico e culturale, ma più inti-mo, più profondo e più immediato, dal vincolo cioè del-la Civiltà che tutti i popoli latini rappresentano nel mon-do. Un passato, un presente ed un avvenire. Una eredità,un patrimonio, un ideale. Vincolo di famiglia che ha lesue radici antiche nel ceppo originario di Roma madre,che ha le sue radici d'oggi in quella cosa indistruttibileche è l'anima latina, che ha le sue radici di domani intutte le possibilità ed in tutte le mete del grande mondolatino.

Come la latinità dei sud-americani e dei centro-ameri-cani non può essere distrutta da nessuna forza materialeo morale perchè nessuna forza è capace di distruggerel'indistruttibile, così i vincoli che uniscono gli italiani ailatini di America appartengono alla categoria dei legamiirrompibili ed immarcescibili. Per questo l'Italia, diplo-

188

Nè la dottrina di Monroe, nè cento altre trovate più omeno artificiali del pan-americanismo potranno evitareil fatale dualismo fra Stati Uniti e latinità in America.Dualismo che può non diventare antagonismo in omag-gio alla solidarietà inter-americana, ma che è e sarà ine-vitabilmente il contrasto di due Civiltà non eguali, didue temperamenti umani dissimili, di due raggruppa-menti etnici distinti, di due modi diversi di concepiremolti aspetti dell'esistenza.

L'Italia, buona amica degli Stati Uniti, orientata anzidinamicamente verso una concezione modernissima equindi americana della vita economica e sociale, è peròlegata ai popoli latini di America da un vincolo strettis-simo che non è solamente etnico e culturale, ma più inti-mo, più profondo e più immediato, dal vincolo cioè del-la Civiltà che tutti i popoli latini rappresentano nel mon-do. Un passato, un presente ed un avvenire. Una eredità,un patrimonio, un ideale. Vincolo di famiglia che ha lesue radici antiche nel ceppo originario di Roma madre,che ha le sue radici d'oggi in quella cosa indistruttibileche è l'anima latina, che ha le sue radici di domani intutte le possibilità ed in tutte le mete del grande mondolatino.

Come la latinità dei sud-americani e dei centro-ameri-cani non può essere distrutta da nessuna forza materialeo morale perchè nessuna forza è capace di distruggerel'indistruttibile, così i vincoli che uniscono gli italiani ailatini di America appartengono alla categoria dei legamiirrompibili ed immarcescibili. Per questo l'Italia, diplo-

188

Page 189: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

maticamente assente dalla Conferenza come paese euro-peo, è stata spiritualmente presente alla Conferenzacome paese latino e come piedistallo di Roma. La parte-cipazione spirituale dell'Italia alle gioie ed ai dolori, allebattaglie ed alle vittorie, alle difficoltà ed alle speranzedei latini di America è un fenomeno che sfugge al con-trollo degli uomini. È fenomeno di natura arcana. Noiitaliani lo sentiamo ancora più oggi che l'Italia ha il suoemblema nel Littorio di Roma, la sua ragion di vita nel-la conservazione della Civiltà latina, la base del suogrande divenire nella grandezza e nella prosperitàdell'intero mondo latino.

Ovunque i latini lottano per difendere la propria per-sonalità, là sempre Roma è presente col suo spirito mil-lenario, là sempre l'Italia è presente con l'eredità dellasua storia, con la forza dei suoi istinti, con tutta l'ardentepassione della sua anima, con tutta la fervida tenerezzadel suo cuore.

189

maticamente assente dalla Conferenza come paese euro-peo, è stata spiritualmente presente alla Conferenzacome paese latino e come piedistallo di Roma. La parte-cipazione spirituale dell'Italia alle gioie ed ai dolori, allebattaglie ed alle vittorie, alle difficoltà ed alle speranzedei latini di America è un fenomeno che sfugge al con-trollo degli uomini. È fenomeno di natura arcana. Noiitaliani lo sentiamo ancora più oggi che l'Italia ha il suoemblema nel Littorio di Roma, la sua ragion di vita nel-la conservazione della Civiltà latina, la base del suogrande divenire nella grandezza e nella prosperitàdell'intero mondo latino.

Ovunque i latini lottano per difendere la propria per-sonalità, là sempre Roma è presente col suo spirito mil-lenario, là sempre l'Italia è presente con l'eredità dellasua storia, con la forza dei suoi istinti, con tutta l'ardentepassione della sua anima, con tutta la fervida tenerezzadel suo cuore.

189

Page 190: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

BILANCIO FALLIMENTARE

LA VI Conferenza internazionale di America, inco-minciata col sermone di Coolidge fra ramoscelli d'olivoe svolazzi di colombe pasquali, è terminata con la fin denon recevoir di Hughes e colle invettive anti-latine dellaDelegazione peruviana interrotte sul più brutto dallascampanellata del Presidente.

Il bilancio ci interessa come latini, come europei,come cittadini del mondo.

Bilancio positivo? Bilancio negativo? Bilancio nullo?No. Bilancio fallimentare! Bancarotta in pieno!Se qualche dubbio poteva sussistere nell'animo di

qualcuno, nonostante la seduta del 4 febbraio nella qua-le diciasette Delegazioni furono obbligate dalle circo-stanze a pronunziarsi contro la politica dell'interventoseguita dagli Stati Uniti, nonostante la seduta del 17 feb-braio nella quale la Commissione di Diritto pubblico de-cise di rinunziare a tre quarti del suo programma perl'impossibilità di mettersi d'accordo, ogni dubbio edogni scrupolo di coscienza sono stati cancellati dalla se-duta plenaria del 18 febbraio con la quale la VI Confe-renza pan-americana, inaugurata da Calvin Coolidge peristaurare una nuova era di amore nei rapporti inter-ame-ricani, terminò con la rottura della grande pentola: cioècon la dichiarazione categorica di Hughes sul diritto de-gli Stati Uniti di difendere la vita e gli averi dei sudditi

190

BILANCIO FALLIMENTARE

LA VI Conferenza internazionale di America, inco-minciata col sermone di Coolidge fra ramoscelli d'olivoe svolazzi di colombe pasquali, è terminata con la fin denon recevoir di Hughes e colle invettive anti-latine dellaDelegazione peruviana interrotte sul più brutto dallascampanellata del Presidente.

Il bilancio ci interessa come latini, come europei,come cittadini del mondo.

Bilancio positivo? Bilancio negativo? Bilancio nullo?No. Bilancio fallimentare! Bancarotta in pieno!Se qualche dubbio poteva sussistere nell'animo di

qualcuno, nonostante la seduta del 4 febbraio nella qua-le diciasette Delegazioni furono obbligate dalle circo-stanze a pronunziarsi contro la politica dell'interventoseguita dagli Stati Uniti, nonostante la seduta del 17 feb-braio nella quale la Commissione di Diritto pubblico de-cise di rinunziare a tre quarti del suo programma perl'impossibilità di mettersi d'accordo, ogni dubbio edogni scrupolo di coscienza sono stati cancellati dalla se-duta plenaria del 18 febbraio con la quale la VI Confe-renza pan-americana, inaugurata da Calvin Coolidge peristaurare una nuova era di amore nei rapporti inter-ame-ricani, terminò con la rottura della grande pentola: cioècon la dichiarazione categorica di Hughes sul diritto de-gli Stati Uniti di difendere la vita e gli averi dei sudditi

190

Page 191: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

nord-americani ogni qualvolta sono minacciati dalle ri-voluzioni o dai disordini del Centro America; col gridodi angoscia del Salvador, del Guatemala, del Messico,dell'Honduras che hanno appassionatamente proclamatoil diritto dei deboli di essere protetti dalla Legge contro icannoni e le flotte dei forti; con le invettive dei delegatiperuviani Maurtua e Denegri contro i latini dell'Americacentrale rei di non essere altrettanto docili dei peruvianialla volontà onnipotente di Washington; con la nobiledichiarazione anti-intervenzionista dell'Argentina laquale, meno cauta del Brasile e più autonoma del Vene-zuela, ha spezzato una lancia garibaldina a favore dei di-sgraziati paesi dei Caraibi e del golfo del Messico.

Il fallimento della Conferenza è determinato in ma-niera chiarissima che non consente equivoci precisa-mente dal fatto che, convocata per un'opera di armoniainter-americana e per la convenienza politico-economicadegli Stati Uniti di migliorare i loro rapporti con l'Ame-rica latina, è terminata invece con un'affermazione di di-saccordo e una dichiarazione del Delegato degli StatiUniti perfettamente opposta a quella che avrebbe volutofare.

La realtà si può attenuare, svisare o nascondere. Ma ilrisultato della Conferenza – il vero – è esattamente que-sto!

Tra il discorso inaugurale di Coolidge ed il discorsofinale di Charles Hughes c'è un abisso che è colmato daiprocessi verbali scritti delle Commissioni e dai processiverbali non scritti dei Sottocomitati segreti. Nel fondo

191

nord-americani ogni qualvolta sono minacciati dalle ri-voluzioni o dai disordini del Centro America; col gridodi angoscia del Salvador, del Guatemala, del Messico,dell'Honduras che hanno appassionatamente proclamatoil diritto dei deboli di essere protetti dalla Legge contro icannoni e le flotte dei forti; con le invettive dei delegatiperuviani Maurtua e Denegri contro i latini dell'Americacentrale rei di non essere altrettanto docili dei peruvianialla volontà onnipotente di Washington; con la nobiledichiarazione anti-intervenzionista dell'Argentina laquale, meno cauta del Brasile e più autonoma del Vene-zuela, ha spezzato una lancia garibaldina a favore dei di-sgraziati paesi dei Caraibi e del golfo del Messico.

Il fallimento della Conferenza è determinato in ma-niera chiarissima che non consente equivoci precisa-mente dal fatto che, convocata per un'opera di armoniainter-americana e per la convenienza politico-economicadegli Stati Uniti di migliorare i loro rapporti con l'Ame-rica latina, è terminata invece con un'affermazione di di-saccordo e una dichiarazione del Delegato degli StatiUniti perfettamente opposta a quella che avrebbe volutofare.

La realtà si può attenuare, svisare o nascondere. Ma ilrisultato della Conferenza – il vero – è esattamente que-sto!

Tra il discorso inaugurale di Coolidge ed il discorsofinale di Charles Hughes c'è un abisso che è colmato daiprocessi verbali scritti delle Commissioni e dai processiverbali non scritti dei Sottocomitati segreti. Nel fondo

191

Page 192: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

stanno due cadaveri: uno, che dato per putrefatto, è risu-scitato a mezza conferenza, quello di Sandino; l'altroche fu buttato inutilmente alle ortiche all'ultimo momen-to come fanno i palloni sgonfi con la zavorra, ed è quel-lo del Presidente della Delegazione argentina Puerrey-don.

Ma v'è un ferito grave che non è denunciato: il pan-americanismo. Venuto all'Avana assai malato per entrarein convalescenza si è aggravato ed è mancato un pelo –proprio un pelo – che decedesse!

C'è chi dà la colpa del fallimento della VI Conferenzaad Hughes; chi la dà a Puerreydon; chi a Guerreo delSalvador; chi a Maurtua del Perù; chi infine al caldo diCuba che ha incendiato improvvisamente il febbraio tro-picale, urtando il sistema nervoso degli eccellentissimisignori delegati. In realtà nessuno di questi signori è ilcolpevole. Lo stesso caldo rinfrescò con un temporaloneproprio l'ultima giornata, la peggiore.

Gli Stati Uniti non potevano trovare un rappresentan-te migliore di Charles Hugues che alle sue benemerenzepan-americane (tipo evacuazione di San Domingo) ag-giunge alto ingegno, presenza signorile, faccia simpati-ca, parola calda e senza punte, sorriso affabile e paterno,una calma olimpica, una pazienza certosina, una genti-lezza impeccabile, una abilità indiscutibile. Durantel'intera conferenza ho ammirato quest'uomo che rappre-sentava la strapotente Repubblica delle Stelle e che nonha mai alzato la voce più del necessario, che non ha maipronunziato una frase più forte del dovuto, che ha sem-

192

stanno due cadaveri: uno, che dato per putrefatto, è risu-scitato a mezza conferenza, quello di Sandino; l'altroche fu buttato inutilmente alle ortiche all'ultimo momen-to come fanno i palloni sgonfi con la zavorra, ed è quel-lo del Presidente della Delegazione argentina Puerrey-don.

Ma v'è un ferito grave che non è denunciato: il pan-americanismo. Venuto all'Avana assai malato per entrarein convalescenza si è aggravato ed è mancato un pelo –proprio un pelo – che decedesse!

C'è chi dà la colpa del fallimento della VI Conferenzaad Hughes; chi la dà a Puerreydon; chi a Guerreo delSalvador; chi a Maurtua del Perù; chi infine al caldo diCuba che ha incendiato improvvisamente il febbraio tro-picale, urtando il sistema nervoso degli eccellentissimisignori delegati. In realtà nessuno di questi signori è ilcolpevole. Lo stesso caldo rinfrescò con un temporaloneproprio l'ultima giornata, la peggiore.

Gli Stati Uniti non potevano trovare un rappresentan-te migliore di Charles Hugues che alle sue benemerenzepan-americane (tipo evacuazione di San Domingo) ag-giunge alto ingegno, presenza signorile, faccia simpati-ca, parola calda e senza punte, sorriso affabile e paterno,una calma olimpica, una pazienza certosina, una genti-lezza impeccabile, una abilità indiscutibile. Durantel'intera conferenza ho ammirato quest'uomo che rappre-sentava la strapotente Repubblica delle Stelle e che nonha mai alzato la voce più del necessario, che non ha maipronunziato una frase più forte del dovuto, che ha sem-

192

Page 193: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

pre chiesto disciplinatamente la parola per farsi ascolta-re, che ha perennemente detto cose giuste e sensate, an-che quando la Bolivia discuteva gli interessi strategici enavali degli Stati Uniti o l'Honduras proponeva un di-vieto giuridico di affitto contro il canale di Nicaragua.

Hughes, ben compenetrato del compito specialissimoche incombeva questa volta al delegato degli Stati Uniti,ha fatto il possibile e l'impossibile per condurre in portola gran galeazza del Pan-americanismo, attraverso gliscogli ed i risucchi della VI Conferenza, valendosi delleDelegazioni vassalle o tributarie per muovere le pedinepiù arrischiate, valendosi delle Delegazioni coassociateod amiche per influenzare opportunamente le discussio-ni o sviarle. Tutte le Delegazioni hanno reso omaggioalla personalità interessantissima di Hughes che s'impo-neva non solo per la enorme forza del paese che rappre-sentava ma anche per l'eccellenza delle sue qualità per-sonali. Lo stesso osservatore europeo gli perdona qual-che pennellata catastrofica dell'Europa, riconoscendonel'opportunità per il corso del dibattito. I meriti di Hughessono innegabili. Però anche il fiasco è innegabile. L'ulti-mo discorso di Hughes, precisamente quello che mise ilsigillo al fiasco della Conferenza, fu magistrale, degnodi un grande uomo di Stato; logico, opportuno, necessa-rio. Tutto quello che Hughes disse doveva essere detto edetto come lo disse, ma ogni parola consacrava il falli-mento. Lo scandiva. Lo aggravava. Era una cifra del de-ficit.

193

pre chiesto disciplinatamente la parola per farsi ascolta-re, che ha perennemente detto cose giuste e sensate, an-che quando la Bolivia discuteva gli interessi strategici enavali degli Stati Uniti o l'Honduras proponeva un di-vieto giuridico di affitto contro il canale di Nicaragua.

Hughes, ben compenetrato del compito specialissimoche incombeva questa volta al delegato degli Stati Uniti,ha fatto il possibile e l'impossibile per condurre in portola gran galeazza del Pan-americanismo, attraverso gliscogli ed i risucchi della VI Conferenza, valendosi delleDelegazioni vassalle o tributarie per muovere le pedinepiù arrischiate, valendosi delle Delegazioni coassociateod amiche per influenzare opportunamente le discussio-ni o sviarle. Tutte le Delegazioni hanno reso omaggioalla personalità interessantissima di Hughes che s'impo-neva non solo per la enorme forza del paese che rappre-sentava ma anche per l'eccellenza delle sue qualità per-sonali. Lo stesso osservatore europeo gli perdona qual-che pennellata catastrofica dell'Europa, riconoscendonel'opportunità per il corso del dibattito. I meriti di Hughessono innegabili. Però anche il fiasco è innegabile. L'ulti-mo discorso di Hughes, precisamente quello che mise ilsigillo al fiasco della Conferenza, fu magistrale, degnodi un grande uomo di Stato; logico, opportuno, necessa-rio. Tutto quello che Hughes disse doveva essere detto edetto come lo disse, ma ogni parola consacrava il falli-mento. Lo scandiva. Lo aggravava. Era una cifra del de-ficit.

193

Page 194: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Puerreydon? Rappresentante di un paese esportatorecome l'Argentina, che ha nell'esportazione la sua vitalitàeconomica e la sua tranquillità sociale, Puerreydon hachiesto semplicemente che il Pan-americanismo inco-minciasse fraternamente col non erigere troppo alte bar-riere doganali contro i prodotti dei paesi fratelli. Rap-presentante di una nazione splendidamente latina, dellapiù latina delle nazioni di America, che è anche quellapiù autonoma – economicamente parlando nei riguardidella finanza di New York, – Puerreydon ha preso posi-zione per i fratelli minori dell'America Centrale nellaquestione dell'intervento, collaborando in tutto il restocordialmente con la Delegazione degli Stati Uniti eschierandosi sovente dalla loro parte contro talune pro-poste troppo decisive del Messico o del Salvador.

In coscienza non si può attribuire all'Argentina la re-sponsabilità del fallimento della VI Conferenza pan-americana senza commettere una ingiustizia palese esenza dire una cosa perfettamente contraria alla verità.

Anzi l'Argentina è stata così cauta nei suoi movimentiche ha rinunziato all'ultimo momento alla stessa que-stione delle tariffe doganali per non disturbare la bellafesta pan-americana ed ha sacrificato il Presidente dellasua Delegazione ed ambasciatore a Washington il qualenon voleva – ed a ragione – firmare la Convenzionedopo aver dichiarato in nome del suo paese che nonl'avrebbe firmata senza la clausola delle tariffe.

Guerrero, ministro degli Esteri del Salvador, è stato sì– grazie a Dio – il paladino della latinità americana ed il

194

Puerreydon? Rappresentante di un paese esportatorecome l'Argentina, che ha nell'esportazione la sua vitalitàeconomica e la sua tranquillità sociale, Puerreydon hachiesto semplicemente che il Pan-americanismo inco-minciasse fraternamente col non erigere troppo alte bar-riere doganali contro i prodotti dei paesi fratelli. Rap-presentante di una nazione splendidamente latina, dellapiù latina delle nazioni di America, che è anche quellapiù autonoma – economicamente parlando nei riguardidella finanza di New York, – Puerreydon ha preso posi-zione per i fratelli minori dell'America Centrale nellaquestione dell'intervento, collaborando in tutto il restocordialmente con la Delegazione degli Stati Uniti eschierandosi sovente dalla loro parte contro talune pro-poste troppo decisive del Messico o del Salvador.

In coscienza non si può attribuire all'Argentina la re-sponsabilità del fallimento della VI Conferenza pan-americana senza commettere una ingiustizia palese esenza dire una cosa perfettamente contraria alla verità.

Anzi l'Argentina è stata così cauta nei suoi movimentiche ha rinunziato all'ultimo momento alla stessa que-stione delle tariffe doganali per non disturbare la bellafesta pan-americana ed ha sacrificato il Presidente dellasua Delegazione ed ambasciatore a Washington il qualenon voleva – ed a ragione – firmare la Convenzionedopo aver dichiarato in nome del suo paese che nonl'avrebbe firmata senza la clausola delle tariffe.

Guerrero, ministro degli Esteri del Salvador, è stato sì– grazie a Dio – il paladino della latinità americana ed il

194

Page 195: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

grande combattente della formula del non intervento,ma tutte le soluzioni conciliative, tutte le transazioniprotocollari, tutti i rinvii, i silenzi ed i sottintesi via viaproposti per salvare la barca che faceva acqua lo hannotrovato sempre pronto a non creare l'irrimediabile, sem-pre arrendevole nell'evitare incidenti, disposto a conten-tarsi del minimo, cioè di non fare del male ai latini ed aipopoli deboli dell'America Centrale senza esigere a qua-lunque costo il loro trionfo nè la loro salvezza.

Se il presidente della Delegazione del Salvador aves-se voluto, avrebbe avuto non una ma dieci occasioni didare un colpo mancino ad Hughes ed ai suoi soci, men-tre tutto pieno di alto senso di responsabilità ha sempreaccettato e spesso trovato la formula che girava l'ostaco-lo o che rinviava sine die il problema troppo difficile oche lasciava sospesa la decisione non ancora matura.

Resta Maurtua! Il giurista e delegato peruviano si è li-mitato in fondo a servire gli interessi del suo paese ed afare il suo mestiere di tecnico. In apparenza egli è re-sponsabile di avere scatenato le burrasche del 4 febbraioe del 18 febbraio, così come l'assassino di Serajevo èapparentemente responsabile di avere scatenato la guer-ra europea; in realtà, come l'uomo di Serajevo, egli èstato uno strumento in mano della fatalità, e nessunopuò mettere in dubbio nè la sua buona fede nè il suo at-taccamento al pan-americanismo, cioè all'armonia edalla concordia dei popoli di America.

Ed allora? Perchè la Conferenza è fallita?

195

grande combattente della formula del non intervento,ma tutte le soluzioni conciliative, tutte le transazioniprotocollari, tutti i rinvii, i silenzi ed i sottintesi via viaproposti per salvare la barca che faceva acqua lo hannotrovato sempre pronto a non creare l'irrimediabile, sem-pre arrendevole nell'evitare incidenti, disposto a conten-tarsi del minimo, cioè di non fare del male ai latini ed aipopoli deboli dell'America Centrale senza esigere a qua-lunque costo il loro trionfo nè la loro salvezza.

Se il presidente della Delegazione del Salvador aves-se voluto, avrebbe avuto non una ma dieci occasioni didare un colpo mancino ad Hughes ed ai suoi soci, men-tre tutto pieno di alto senso di responsabilità ha sempreaccettato e spesso trovato la formula che girava l'ostaco-lo o che rinviava sine die il problema troppo difficile oche lasciava sospesa la decisione non ancora matura.

Resta Maurtua! Il giurista e delegato peruviano si è li-mitato in fondo a servire gli interessi del suo paese ed afare il suo mestiere di tecnico. In apparenza egli è re-sponsabile di avere scatenato le burrasche del 4 febbraioe del 18 febbraio, così come l'assassino di Serajevo èapparentemente responsabile di avere scatenato la guer-ra europea; in realtà, come l'uomo di Serajevo, egli èstato uno strumento in mano della fatalità, e nessunopuò mettere in dubbio nè la sua buona fede nè il suo at-taccamento al pan-americanismo, cioè all'armonia edalla concordia dei popoli di America.

Ed allora? Perchè la Conferenza è fallita?

195

Page 196: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

La colpa del fallimento della VI Conferenza Pan-americana non risale a questo o a quell'uomo, a questo oa quel governo. Il fallimento è semplicemente la conse-guenza logica di un paradosso: quello che vorrebbe ar-monizzare le imperiose necessità politiche ed economi-che degli Stati Uniti con la sovranità ed il libero arbitriodell'America centrale; che vorrebbe fondere gli impera-tivi categorici del canale di Panamá, del costruendo ca-nale di Nicaragua, dell'antagonismo navale anglo-ameri-cano, dell'incoercibile espansionismo finanziario ed eco-nomico degli Stati Uniti con il libero capriccio dei mes-sicani, dei nicaraguesi, dei salvadoregni, degli haitiani,dei dominicani, ecc. di vivere come loro aggrada e difare in casa propria il proprio comodo.

Se gli Stati Uniti avessero deciso di sacrificaresull'altare del Pan-americanismo i loro interessi econo-mici, industriali, commerciali, bancari, petrolieri, zuc-cherieri, strategici, aerei, ecc., avrebbero potuto trasfor-mare con facilità la VI Conferenza in una apoteosi delPan-americanismo e la Conferenza si sarebbe scioltacon un commovente abbraccio generale, magari aggra-ziato da qualche sghignazzata all'indirizzo della perfidaAlbione e della bellicosa Europa! Ma gli Stati Unitihanno voluto la botte piena e la moglie ubbriaca, l'amo-re ed i pugni, la serenata romantica a Giulietta e la sere-nata tragica a Sandino. Hanno cercato di ubbriacare leDelegazioni latine con un cocktail di imperialismo e dipacifismo. C'è chi ha bevuto perchè non ha sentito ladroga o perchè era venuto con l'ordine di bere qualsiasi

196

La colpa del fallimento della VI Conferenza Pan-americana non risale a questo o a quell'uomo, a questo oa quel governo. Il fallimento è semplicemente la conse-guenza logica di un paradosso: quello che vorrebbe ar-monizzare le imperiose necessità politiche ed economi-che degli Stati Uniti con la sovranità ed il libero arbitriodell'America centrale; che vorrebbe fondere gli impera-tivi categorici del canale di Panamá, del costruendo ca-nale di Nicaragua, dell'antagonismo navale anglo-ameri-cano, dell'incoercibile espansionismo finanziario ed eco-nomico degli Stati Uniti con il libero capriccio dei mes-sicani, dei nicaraguesi, dei salvadoregni, degli haitiani,dei dominicani, ecc. di vivere come loro aggrada e difare in casa propria il proprio comodo.

Se gli Stati Uniti avessero deciso di sacrificaresull'altare del Pan-americanismo i loro interessi econo-mici, industriali, commerciali, bancari, petrolieri, zuc-cherieri, strategici, aerei, ecc., avrebbero potuto trasfor-mare con facilità la VI Conferenza in una apoteosi delPan-americanismo e la Conferenza si sarebbe scioltacon un commovente abbraccio generale, magari aggra-ziato da qualche sghignazzata all'indirizzo della perfidaAlbione e della bellicosa Europa! Ma gli Stati Unitihanno voluto la botte piena e la moglie ubbriaca, l'amo-re ed i pugni, la serenata romantica a Giulietta e la sere-nata tragica a Sandino. Hanno cercato di ubbriacare leDelegazioni latine con un cocktail di imperialismo e dipacifismo. C'è chi ha bevuto perchè non ha sentito ladroga o perchè era venuto con l'ordine di bere qualsiasi

196

Page 197: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

197

TAVOLA XXV

Santo Domingo – Sui margini d’un campo cinquemila bananeaspettano d’essere trasportate al mercato della capitale

197

TAVOLA XXV

Santo Domingo – Sui margini d’un campo cinquemila bananeaspettano d’essere trasportate al mercato della capitale

Page 198: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

intruglio. Ma Guerrero ha detto: «Non bevo!» L'Argen-tina ha dichiarato: «Non mi piace la bibita» Il Messicoha precisato di essere astemio! L'Equatore ha optato peruna bevanda più innocua!

Durante tutta la Conferenza si è verificato costante-mente questo curioso fenomeno: che Hughes ha semprebattuto il record degli applausi, che tutte le Delegazionihanno fatto a gara per sorridere agli Stati Uniti, ma ogniqualvolta una questione fondamentale – arbitrato, inter-vento, sovranità, indipendenza, solidarietà economica –sgattaiolava di straforo fra le scuciture della conversa-zione diplomatica sul tappeto della Conferenza, in ma-niera da poter essere veduta dai popoli e dai parlamenti,in maniera cioè da mettere le Delegazioni di fronte alsentimento delle moltitudini americane, immediatamen-te tutte le Delegazioni (quelle dei paesi bianchi comequelle dei paesi meticci e dei paesi neri, dei paesi liberie di quelli asserviti, dei compromessi e dei non compro-messi) tutte erano costrette a sciorinare, una dietrol'altra, come dischi di fonografi, la loro brava dichiara-zione di principio che non era certo una dichiarazione diamore per Washington.

Costrette da chi?Ecco la chiave della VI Conferenza Pan-americana!Dai Parlamenti? Dalle folle ascoltanti? Dall'onore?

Dall'istinto di conservazione? Dallo spauracchio eletto-rale? Dall'allettamento di una possibile elezione presi-denziale o dal timore di un possibile capitombolo presi-denziale?

198

intruglio. Ma Guerrero ha detto: «Non bevo!» L'Argen-tina ha dichiarato: «Non mi piace la bibita» Il Messicoha precisato di essere astemio! L'Equatore ha optato peruna bevanda più innocua!

Durante tutta la Conferenza si è verificato costante-mente questo curioso fenomeno: che Hughes ha semprebattuto il record degli applausi, che tutte le Delegazionihanno fatto a gara per sorridere agli Stati Uniti, ma ogniqualvolta una questione fondamentale – arbitrato, inter-vento, sovranità, indipendenza, solidarietà economica –sgattaiolava di straforo fra le scuciture della conversa-zione diplomatica sul tappeto della Conferenza, in ma-niera da poter essere veduta dai popoli e dai parlamenti,in maniera cioè da mettere le Delegazioni di fronte alsentimento delle moltitudini americane, immediatamen-te tutte le Delegazioni (quelle dei paesi bianchi comequelle dei paesi meticci e dei paesi neri, dei paesi liberie di quelli asserviti, dei compromessi e dei non compro-messi) tutte erano costrette a sciorinare, una dietrol'altra, come dischi di fonografi, la loro brava dichiara-zione di principio che non era certo una dichiarazione diamore per Washington.

Costrette da chi?Ecco la chiave della VI Conferenza Pan-americana!Dai Parlamenti? Dalle folle ascoltanti? Dall'onore?

Dall'istinto di conservazione? Dallo spauracchio eletto-rale? Dall'allettamento di una possibile elezione presi-denziale o dal timore di un possibile capitombolo presi-denziale?

198

Page 199: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

199

TAVOLA XXVI

Santo Domingo – Il tronco pietrificato dell’albero al qualeColombo legò i canapi della caravella «Santa Maria» (6

dicembre 1492)199

TAVOLA XXVI

Santo Domingo – Il tronco pietrificato dell’albero al qualeColombo legò i canapi della caravella «Santa Maria» (6

dicembre 1492)

Page 200: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Sì, ora da questa ora da quella considerazione, ma tut-te – le dichiarazioni nobili come quelle volgari – tutteavevano il loro punto di partenza in un luogo imprecisoche è sospeso nel gran regno di quelle forze impondera-bili che determinano il corso della storia umana.

In questo luogo impreciso fanno capo i cordoni om-belicali di tutte le grandi e piccole nazioni dell'Americanon anglo-sassone, che si affacciano alla porta della vitaed alla finestra della storia. Questo luogo può chiamarsiLibertà come Latinità. Come si chiami non conta. Peròesiste e la sua esistenza non permette che lo sviluppodell'America sia falsato dalla costruzione artificiale delPan-americanismo il quale poggia sopra una prevenzio-ne politica che è ormai superata dalla storia (la dottrinadi Monroe), sopra un'unicità continentale che è smentitadalle formazioni etniche economiche e spirituali delcontinente americano, infine sopra una tesi diplomaticache è quotidianamente e sistematicamente distrutta dallapratica spicciola della vita americana.

Chi ha vinto alla VI Conferenza? Nessuno. Chi haperso? Il Pan-americanismo. E siccome gli alfieri diquesto pan-americanismo erano i nordamericani che lohanno fatto a loro uso e consumo e che hanno mandatoall'Avana lo stesso Coolidge a sventolare questa bandie-ra adottata dai politici, dai banchieri e dagli ammiraglidegli Stati Uniti come il vessillo più intonato al presenteed all'immediato futuro internazionale, non sono nel tor-to coloro che credono – come me – che i perdenti dellaVI Conferenza sono gli Stati Uniti.

200

Sì, ora da questa ora da quella considerazione, ma tut-te – le dichiarazioni nobili come quelle volgari – tutteavevano il loro punto di partenza in un luogo imprecisoche è sospeso nel gran regno di quelle forze impondera-bili che determinano il corso della storia umana.

In questo luogo impreciso fanno capo i cordoni om-belicali di tutte le grandi e piccole nazioni dell'Americanon anglo-sassone, che si affacciano alla porta della vitaed alla finestra della storia. Questo luogo può chiamarsiLibertà come Latinità. Come si chiami non conta. Peròesiste e la sua esistenza non permette che lo sviluppodell'America sia falsato dalla costruzione artificiale delPan-americanismo il quale poggia sopra una prevenzio-ne politica che è ormai superata dalla storia (la dottrinadi Monroe), sopra un'unicità continentale che è smentitadalle formazioni etniche economiche e spirituali delcontinente americano, infine sopra una tesi diplomaticache è quotidianamente e sistematicamente distrutta dallapratica spicciola della vita americana.

Chi ha vinto alla VI Conferenza? Nessuno. Chi haperso? Il Pan-americanismo. E siccome gli alfieri diquesto pan-americanismo erano i nordamericani che lohanno fatto a loro uso e consumo e che hanno mandatoall'Avana lo stesso Coolidge a sventolare questa bandie-ra adottata dai politici, dai banchieri e dagli ammiraglidegli Stati Uniti come il vessillo più intonato al presenteed all'immediato futuro internazionale, non sono nel tor-to coloro che credono – come me – che i perdenti dellaVI Conferenza sono gli Stati Uniti.

200

Page 201: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Senza che, per questo, abbiano vinto i latini.

201

Senza che, per questo, abbiano vinto i latini.

201

Page 202: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

NICARAGUA, PROBLEMA D'AMERICA

Dei ventuno Stati americani rappresentati alla Confe-renza dell'Avana uno solo aveva due Delegazioni: il Ni-caragua.

Alla testa della prima Delegazione v'era il ministrodegli Affari Esteri della Repubblica, Carlo Cuadra-Pazos, buon amico degli Stati Uniti, uomo di fiducia delpresidente Díaz e candidato alla successione presiden-ziale. Era questa la Delegazione ufficiale, debitamenteaccreditata presso la VI Conferenza. Durante le seduteessa ha fatto ciò che giudicava fosse il suo dovere, bril-lando nel fare il giuoco degli Stati Uniti. L'unico rim-provero che un osservatore imparziale, può muovere aS. E. Cuadra-Pazos è di avere un tono troppo forte, trop-po oratorio, troppo sonante, che urtava un po' l'orecchiodegli ascoltanti, specialmente nelle giornate storiche del4 e del 18 febbraio quando – unico su venti rappresen-tanti latini – si dichiarò favorevole alla politica nord-americana dell'intervento, senza avere nè la scusante diCuba nè il pudico riserbo del Perù.

La seconda Delegazione del Nicaragua, non accredi-tata presso la VI Conferenza, era formata da una solapersona: il generale o brigante Sandino.

L'uomo non si vedeva ed era anzi lontano assaidall'Avana, occupato a non farsi prendere in trappola daisoldati e dagli avieri degli Stati Uniti. Però la sua pre-

202

NICARAGUA, PROBLEMA D'AMERICA

Dei ventuno Stati americani rappresentati alla Confe-renza dell'Avana uno solo aveva due Delegazioni: il Ni-caragua.

Alla testa della prima Delegazione v'era il ministrodegli Affari Esteri della Repubblica, Carlo Cuadra-Pazos, buon amico degli Stati Uniti, uomo di fiducia delpresidente Díaz e candidato alla successione presiden-ziale. Era questa la Delegazione ufficiale, debitamenteaccreditata presso la VI Conferenza. Durante le seduteessa ha fatto ciò che giudicava fosse il suo dovere, bril-lando nel fare il giuoco degli Stati Uniti. L'unico rim-provero che un osservatore imparziale, può muovere aS. E. Cuadra-Pazos è di avere un tono troppo forte, trop-po oratorio, troppo sonante, che urtava un po' l'orecchiodegli ascoltanti, specialmente nelle giornate storiche del4 e del 18 febbraio quando – unico su venti rappresen-tanti latini – si dichiarò favorevole alla politica nord-americana dell'intervento, senza avere nè la scusante diCuba nè il pudico riserbo del Perù.

La seconda Delegazione del Nicaragua, non accredi-tata presso la VI Conferenza, era formata da una solapersona: il generale o brigante Sandino.

L'uomo non si vedeva ed era anzi lontano assaidall'Avana, occupato a non farsi prendere in trappola daisoldati e dagli avieri degli Stati Uniti. Però la sua pre-

202

Page 203: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

senza era immanente nell'Assemblea. Il generale-brigan-te assisteva a tutte le sedute e s'imponeva a tutte le Dele-gazioni: a quelle che lo giudicano un valoroso che di-fende la sua patria contro lo straniero come a quelle chelo considerano un bandito in rotta con la morale e con lalegge.

Dato per morto a metà Conferenza continuò ad assi-stere alle sedute ed a partecipare ai lavori: disdegnandole Commissioni latte e miele della Cooperazione Intel-lettuale e dell'Organizzazione sociale, riserbò rudementela sua presenza alle Commissioni dell'Unione Pan-ame-ricana e del Diritto Internazionale Pubblico, incaricate laprima di stabilire la Magna Carta del Pan-americani-smo, la seconda di codificare i diritti ed i doveri degliStati d'America. Il suo nome non fu mai pronunziato,ma quasi tutti i Delegati parlarono parecchie volte insuo favore o contro di lui. Fu a volte la personificazionedel Mito che travolge le folle e la storia, a volte la pietradello scandalo, a volte un ingombro, a volte solo un rot-tame. Innominato empì del suo nome i lavori della VIConferenza.

Noi non vogliamo stabilire se egli appartenga alla ca-tegoria degli eroi od a quella dei malfattori. La sua per-sona non ci interessa. Constatiamo unicamente il fattoche Sandino ha battuto all'Avana Coolidge ed Hughes,in match pubblico, ed ai punti. Sandino è stato il tallonedi Achille del Pan-americanismo. La constatazionedeve essere fatta per comprendere la storia d'oggi e didomani dell'America.

203

senza era immanente nell'Assemblea. Il generale-brigan-te assisteva a tutte le sedute e s'imponeva a tutte le Dele-gazioni: a quelle che lo giudicano un valoroso che di-fende la sua patria contro lo straniero come a quelle chelo considerano un bandito in rotta con la morale e con lalegge.

Dato per morto a metà Conferenza continuò ad assi-stere alle sedute ed a partecipare ai lavori: disdegnandole Commissioni latte e miele della Cooperazione Intel-lettuale e dell'Organizzazione sociale, riserbò rudementela sua presenza alle Commissioni dell'Unione Pan-ame-ricana e del Diritto Internazionale Pubblico, incaricate laprima di stabilire la Magna Carta del Pan-americani-smo, la seconda di codificare i diritti ed i doveri degliStati d'America. Il suo nome non fu mai pronunziato,ma quasi tutti i Delegati parlarono parecchie volte insuo favore o contro di lui. Fu a volte la personificazionedel Mito che travolge le folle e la storia, a volte la pietradello scandalo, a volte un ingombro, a volte solo un rot-tame. Innominato empì del suo nome i lavori della VIConferenza.

Noi non vogliamo stabilire se egli appartenga alla ca-tegoria degli eroi od a quella dei malfattori. La sua per-sona non ci interessa. Constatiamo unicamente il fattoche Sandino ha battuto all'Avana Coolidge ed Hughes,in match pubblico, ed ai punti. Sandino è stato il tallonedi Achille del Pan-americanismo. La constatazionedeve essere fatta per comprendere la storia d'oggi e didomani dell'America.

203

Page 204: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Essa simbolizza una situazione di fatto e di tendenza,contro la quale si sono pronunziate diciassette su ventu-na delle libere Repubbliche di America. Dal canto lorogli Stati Uniti, per bocca del loro rappresentante ufficia-le Charles Ewans Hughes, non solamente hanno ricono-sciuto l'esistenza di questa situazione di fatto, ma hannodichiarato che non ammettono critiche in proposito con-siderandole ingiuste e non intendono tornare indietroperchè l'onore e gli interessi della Repubblica non loconsentono (seduta del 18 febbraio).

Come Repubblica dell'America Centrale, il Nicaraguaè una delle pedine della scacchiera politica degli StatiUniti. Il giuocatore avversario può essere l'America lati-na come l'Europa, può essere l'Inghilterra come il Giap-pone. La specifica del giucatore non ha importanza.Quella che conta è la scacchiera.

Gli interessi strategici, politici ed economici degliStati Uniti esigono che la scacchiera dell'America Cen-trale sia dominata in pieno. Economicamente, militar-mente, politicamente. Il giuocatore di Washington deveessere sicuro di tutte le sue pedine, della pedina Costari-ca come della pedina Honduras, della pedina Santo Do-mingo come della pedina Guatemala. Le torri dellascacchiera sono Cuba ed Haiti. Il re è il canale di Pana-má. Dare scacco matto al re significa battere gli StatiUniti ed è logico che gli Stati Uniti facciano di tutto perrendere l'operazione pressochè impossibile.

Finora il Nicaragua era solamente una delle tante pe-dine della scacchiera ma gli ultimi avvenimenti e, so-

204

Essa simbolizza una situazione di fatto e di tendenza,contro la quale si sono pronunziate diciassette su ventu-na delle libere Repubbliche di America. Dal canto lorogli Stati Uniti, per bocca del loro rappresentante ufficia-le Charles Ewans Hughes, non solamente hanno ricono-sciuto l'esistenza di questa situazione di fatto, ma hannodichiarato che non ammettono critiche in proposito con-siderandole ingiuste e non intendono tornare indietroperchè l'onore e gli interessi della Repubblica non loconsentono (seduta del 18 febbraio).

Come Repubblica dell'America Centrale, il Nicaraguaè una delle pedine della scacchiera politica degli StatiUniti. Il giuocatore avversario può essere l'America lati-na come l'Europa, può essere l'Inghilterra come il Giap-pone. La specifica del giucatore non ha importanza.Quella che conta è la scacchiera.

Gli interessi strategici, politici ed economici degliStati Uniti esigono che la scacchiera dell'America Cen-trale sia dominata in pieno. Economicamente, militar-mente, politicamente. Il giuocatore di Washington deveessere sicuro di tutte le sue pedine, della pedina Costari-ca come della pedina Honduras, della pedina Santo Do-mingo come della pedina Guatemala. Le torri dellascacchiera sono Cuba ed Haiti. Il re è il canale di Pana-má. Dare scacco matto al re significa battere gli StatiUniti ed è logico che gli Stati Uniti facciano di tutto perrendere l'operazione pressochè impossibile.

Finora il Nicaragua era solamente una delle tante pe-dine della scacchiera ma gli ultimi avvenimenti e, so-

204

Page 205: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

prattutto, i progressi dell'aviazione hanno dimostratoagli Stati Uniti l'inconveniente di basare tutto il lorogiuoco solamente sul Re e l'opportunità di dividere ladifesa tra questo e la Regina. Si è concretato così il pro-getto di aggiungere al canale di Panamá il canale di Ni-caragua, il quale, raddoppiando il passaggio transocea-nico, raddoppia la sicurezza strategica e la rapidità dimanovra degli Stati Uniti. Il giorno in cui i canali saran-no due, il giuocatore di Washington avrà la partita piùfacile e lo spirito più tranquillo. È facile capire che uncanale destinato ad avere l'importanza capitale del cana-le di Nicaragua non si costruisca alla svelta, mettendosid'accordo con qualche municipio, ma esiga una corniceterritoriale e politica per fabbricar la quale bisogna potercontare sopra un governo, sopra una Camera e sopra unpaese che siano d'accordo. La questione del Nicaraguapur essendo complessa è straordinariamente semplice,giacchè gli Stati Uniti cercano in questo momento i trestrumenti necessari alla fabbricazione della Cornice delcanale di Nicaragua. Una volta che siano creati il gover-no amico, la Camera favorevole ed il paese consenzien-te, sarà facile tracciare la zona del canale di Nicaraguacopiando la zona del canale di Panamá. Poi i tecnici ed ifinanzieri faranno il resto che non presenta difficoltà.

Quando gli Stati Uniti imposero alla Colombia il sa-crifizio del Panamá il mondo intero non si commossegran che alle proteste di Bogotá. Si trattava di facilitarel'apertura di una grande via transoceanica e transconti-nentale. L'interesse collettivo dell'umanità soffocava la

205

prattutto, i progressi dell'aviazione hanno dimostratoagli Stati Uniti l'inconveniente di basare tutto il lorogiuoco solamente sul Re e l'opportunità di dividere ladifesa tra questo e la Regina. Si è concretato così il pro-getto di aggiungere al canale di Panamá il canale di Ni-caragua, il quale, raddoppiando il passaggio transocea-nico, raddoppia la sicurezza strategica e la rapidità dimanovra degli Stati Uniti. Il giorno in cui i canali saran-no due, il giuocatore di Washington avrà la partita piùfacile e lo spirito più tranquillo. È facile capire che uncanale destinato ad avere l'importanza capitale del cana-le di Nicaragua non si costruisca alla svelta, mettendosid'accordo con qualche municipio, ma esiga una corniceterritoriale e politica per fabbricar la quale bisogna potercontare sopra un governo, sopra una Camera e sopra unpaese che siano d'accordo. La questione del Nicaraguapur essendo complessa è straordinariamente semplice,giacchè gli Stati Uniti cercano in questo momento i trestrumenti necessari alla fabbricazione della Cornice delcanale di Nicaragua. Una volta che siano creati il gover-no amico, la Camera favorevole ed il paese consenzien-te, sarà facile tracciare la zona del canale di Nicaraguacopiando la zona del canale di Panamá. Poi i tecnici ed ifinanzieri faranno il resto che non presenta difficoltà.

Quando gli Stati Uniti imposero alla Colombia il sa-crifizio del Panamá il mondo intero non si commossegran che alle proteste di Bogotá. Si trattava di facilitarel'apertura di una grande via transoceanica e transconti-nentale. L'interesse collettivo dell'umanità soffocava la

205

Page 206: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

protesta locale. Oggi la situazione è invece differente,perchè il canale di Nicaragua interessa in fondo solo gliStati Uniti. Anzi in realtà interessa unicamente l'Ammi-ragliato degli Stati Uniti.

Nonostante la natura delicata delle sue opere tecni-che, il canale di Panamá risponde largamente per il pre-sente e per il prossimo futuro ai bisogni commerciali de-gli Stati Uniti, dell'America e del mondo. Su ciò tutti itecnici sono d'accordo. Il costruendo canale di Nicara-gua non obbedisce quindi ad una necessità economicamondiale che nasconda e magari legalizzi la coercizioneimposta alla piccola Repubblica, ma obbedisce esclusi-vamente ad una opportunità militare degli Stati Unitiche è patrocinata da un certo numero di uomini politici edi ammiragli nord-americani.

Si tratta, dunque, d'una questione particolare degliStati Uniti. Come tale e solo come tale essa è stata pre-sentata alla VI Conferenza Pan-americana. Non fu mes-sa sul tappeto e fu solo impostata all'ultimo momentoperchè non se ne poteva fare a meno, ma in realtà tuttala Conferenza era imperniata sul Nicaragua e fallì ap-punto perchè il pernio non era in grado di mantenere inequilibrio il pan-americanismo.

Il Messico ed i paesi dell'America centrale vedononella situazione del Nicaragua lo specchio del loro pas-sato, del loro disgraziato presente e del loro pauroso av-venire. Contro il diritto sostenuto dagli Stati Uniti di di-fendere la loro grande patria sopra linee strategiche chesono al di fuori dei confini della Confederazione (Pana-

206

protesta locale. Oggi la situazione è invece differente,perchè il canale di Nicaragua interessa in fondo solo gliStati Uniti. Anzi in realtà interessa unicamente l'Ammi-ragliato degli Stati Uniti.

Nonostante la natura delicata delle sue opere tecni-che, il canale di Panamá risponde largamente per il pre-sente e per il prossimo futuro ai bisogni commerciali de-gli Stati Uniti, dell'America e del mondo. Su ciò tutti itecnici sono d'accordo. Il costruendo canale di Nicara-gua non obbedisce quindi ad una necessità economicamondiale che nasconda e magari legalizzi la coercizioneimposta alla piccola Repubblica, ma obbedisce esclusi-vamente ad una opportunità militare degli Stati Unitiche è patrocinata da un certo numero di uomini politici edi ammiragli nord-americani.

Si tratta, dunque, d'una questione particolare degliStati Uniti. Come tale e solo come tale essa è stata pre-sentata alla VI Conferenza Pan-americana. Non fu mes-sa sul tappeto e fu solo impostata all'ultimo momentoperchè non se ne poteva fare a meno, ma in realtà tuttala Conferenza era imperniata sul Nicaragua e fallì ap-punto perchè il pernio non era in grado di mantenere inequilibrio il pan-americanismo.

Il Messico ed i paesi dell'America centrale vedononella situazione del Nicaragua lo specchio del loro pas-sato, del loro disgraziato presente e del loro pauroso av-venire. Contro il diritto sostenuto dagli Stati Uniti di di-fendere la loro grande patria sopra linee strategiche chesono al di fuori dei confini della Confederazione (Pana-

206

Page 207: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

má, Nicaragua, Cuba, Haiti, Santo Domingo) i paesi delCentro America proclamano il diritto più semplice e piùnaturale di vivere liberi e sovrani senza essere i giuocat-toli di Washington.

La battaglia diplomatica rimarrebbe circoscritta fra ilcolosso ed i pigmei con matematica certezza del risulta-to finale se non vi fosse l'America meridionale la qualesi sente minacciata da questa politica degli Stati Unitinella sua sicurezza territoriale, nella sua autonomia eco-nomica e nella sua latinità. Infatti l'America centralerappresenta per gli americani del Sud parecchie cose: 1)un insieme di paesi-cuscinetto che separa gli Stati informazione dell'America meridionale dal colosso giàformato del Nord; 2) un insieme di mercati tropicali esub-tropicali, suscettibili di essere domani clienti e for-nitori delle industrie del Sud-America; 3) un blocco dipaesi latini o latinizzati che fa parte intrinseca dellamassa latina d'America.

Ragioni politiche, economiche, linguistiche, etniche,sentimentali, religiose e militari determinano l'interessedell'America meridionale per le vicende dell'Americacentrale; coartano la libertà d'azione dei governi; leganole mani ai diplomatici più amici di Washington; trasfor-mano il problema locale del Nicaragua in un grandeproblema americano. Un problema-base. Un problema-simbolo.

Tanto capitale è questo problema, che quando i go-verni del Sud-America chiudono gli occhi sul Nicaraguaper ragioni contingenti di opportunità politica o di con-

207

má, Nicaragua, Cuba, Haiti, Santo Domingo) i paesi delCentro America proclamano il diritto più semplice e piùnaturale di vivere liberi e sovrani senza essere i giuocat-toli di Washington.

La battaglia diplomatica rimarrebbe circoscritta fra ilcolosso ed i pigmei con matematica certezza del risulta-to finale se non vi fosse l'America meridionale la qualesi sente minacciata da questa politica degli Stati Unitinella sua sicurezza territoriale, nella sua autonomia eco-nomica e nella sua latinità. Infatti l'America centralerappresenta per gli americani del Sud parecchie cose: 1)un insieme di paesi-cuscinetto che separa gli Stati informazione dell'America meridionale dal colosso giàformato del Nord; 2) un insieme di mercati tropicali esub-tropicali, suscettibili di essere domani clienti e for-nitori delle industrie del Sud-America; 3) un blocco dipaesi latini o latinizzati che fa parte intrinseca dellamassa latina d'America.

Ragioni politiche, economiche, linguistiche, etniche,sentimentali, religiose e militari determinano l'interessedell'America meridionale per le vicende dell'Americacentrale; coartano la libertà d'azione dei governi; leganole mani ai diplomatici più amici di Washington; trasfor-mano il problema locale del Nicaragua in un grandeproblema americano. Un problema-base. Un problema-simbolo.

Tanto capitale è questo problema, che quando i go-verni del Sud-America chiudono gli occhi sul Nicaraguaper ragioni contingenti di opportunità politica o di con-

207

Page 208: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

venienza finanziaria, i rispettivi popoli li obbligano adaprirli. Ed i popoli sono guidati in queste questioni fon-damentali da istinti misteriosi e potenti che mai non fal-lano e che scavalcano i piccoli interessi transitori pervedere solo le grandi necessità dell'avvenire.

Sarebbe facile dimostrare per quali ragioni il pro-blema-simbolo del Nicaragua sia anche un grande pro-blema generale della Latinità e sia nello stesso tempo unproblema mondiale che tocca da vicino l'impero britan-nico e l'equilibrio stesso del mondo, ma l'argomento citrarrebbe fuori dal terreno continentale dell'America nelvasto campo delle interferenze di razza, d'economia e distoria. L'essenza della questione è prevalentemente ame-ricana e deve essere risolta dalle tre Americhe.

Nonostante le simpatie di molti governi americaniverso gli Stati Uniti, nonostante l'esistenza di formidabi-li interessi economici e di non meno formidabili pressio-ni diplomatiche, nonostante il notorio asservimento dialcuni uomini politici centro-americani ed anche diqualche Presidente alla Segreteria di Stato di Washing-ton, nonostante il giuoco di mille forze ed il peso di mil-le bassezze, nonostante un certo numero di buone ragio-ni che militano anche a favore della tesi degli Stati Uni-ti, il governo della Repubblica delle stelle si è trovatosolo all'Avana di fronte a Sandino, unicamente affianca-to dall'eccellente ministro Cuadra-Pazos il quale non havoce in capitolo.

Cuba ed il Perù hanno fatto un miracolo di acrobaziaper non scostarsi da Washington, ma hanno sentito tutta-

208

venienza finanziaria, i rispettivi popoli li obbligano adaprirli. Ed i popoli sono guidati in queste questioni fon-damentali da istinti misteriosi e potenti che mai non fal-lano e che scavalcano i piccoli interessi transitori pervedere solo le grandi necessità dell'avvenire.

Sarebbe facile dimostrare per quali ragioni il pro-blema-simbolo del Nicaragua sia anche un grande pro-blema generale della Latinità e sia nello stesso tempo unproblema mondiale che tocca da vicino l'impero britan-nico e l'equilibrio stesso del mondo, ma l'argomento citrarrebbe fuori dal terreno continentale dell'America nelvasto campo delle interferenze di razza, d'economia e distoria. L'essenza della questione è prevalentemente ame-ricana e deve essere risolta dalle tre Americhe.

Nonostante le simpatie di molti governi americaniverso gli Stati Uniti, nonostante l'esistenza di formidabi-li interessi economici e di non meno formidabili pressio-ni diplomatiche, nonostante il notorio asservimento dialcuni uomini politici centro-americani ed anche diqualche Presidente alla Segreteria di Stato di Washing-ton, nonostante il giuoco di mille forze ed il peso di mil-le bassezze, nonostante un certo numero di buone ragio-ni che militano anche a favore della tesi degli Stati Uni-ti, il governo della Repubblica delle stelle si è trovatosolo all'Avana di fronte a Sandino, unicamente affianca-to dall'eccellente ministro Cuadra-Pazos il quale non havoce in capitolo.

Cuba ed il Perù hanno fatto un miracolo di acrobaziaper non scostarsi da Washington, ma hanno sentito tutta-

208

Page 209: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

via il bisogno di fare un passo indietro. Anzi il Perù neha fatti tre. Ed il Brasile che si era imposto il compitodell'eterno neutro è stato obbligato per la circostanza aduscire dalla sua neutralità.

Per cui si può proclamare, senza tema di incorrerenella taccia d'esagerazione, che la questione del Nicara-gua è uscita dalla VI Conferenza trasformata in un gran-de problema americano, sia rispetto alla situazione spe-cifica della Repubblica del Nicaragua, sia rispetto a tuttele altre situazioni (analoghe, affini o simiglianti)dell'America centrale e dei Caraibi.

La dichiarazione esplicita di Hughes relativa al dirittodi intervento o di... interposizione, indica che gli StatiUniti hanno in proposito una linea di condotta stabilitache non intendono abbandonare per il momento. Nondiscutiamo se questo punto di vista sia giusto od ingiu-sto, giacchè siamo convinti che la parola giustizia subi-sca nel dizionario della politica internazionale una seriedi trasformazioni così radicali che ne cambiano i conno-tati fino a renderla irriconoscibile. Perciò esiste forse unDiritto Internazionale Pubblico moderno, incaricato dicristallizzare e di codificare le varie metamorfosi dellaGiustizia.

Il generale o brigante Sandino ha il merito od il de-merito di incarnare la volontà di resistenza dei latinid'America contro la linea di condotta che si sono trac-ciati gli Stati Uniti.

Nella Commissione dell'Unione Pan-americana, San-dino ha sostenuto che il pan-americanismo è in antitesi

209

via il bisogno di fare un passo indietro. Anzi il Perù neha fatti tre. Ed il Brasile che si era imposto il compitodell'eterno neutro è stato obbligato per la circostanza aduscire dalla sua neutralità.

Per cui si può proclamare, senza tema di incorrerenella taccia d'esagerazione, che la questione del Nicara-gua è uscita dalla VI Conferenza trasformata in un gran-de problema americano, sia rispetto alla situazione spe-cifica della Repubblica del Nicaragua, sia rispetto a tuttele altre situazioni (analoghe, affini o simiglianti)dell'America centrale e dei Caraibi.

La dichiarazione esplicita di Hughes relativa al dirittodi intervento o di... interposizione, indica che gli StatiUniti hanno in proposito una linea di condotta stabilitache non intendono abbandonare per il momento. Nondiscutiamo se questo punto di vista sia giusto od ingiu-sto, giacchè siamo convinti che la parola giustizia subi-sca nel dizionario della politica internazionale una seriedi trasformazioni così radicali che ne cambiano i conno-tati fino a renderla irriconoscibile. Perciò esiste forse unDiritto Internazionale Pubblico moderno, incaricato dicristallizzare e di codificare le varie metamorfosi dellaGiustizia.

Il generale o brigante Sandino ha il merito od il de-merito di incarnare la volontà di resistenza dei latinid'America contro la linea di condotta che si sono trac-ciati gli Stati Uniti.

Nella Commissione dell'Unione Pan-americana, San-dino ha sostenuto che il pan-americanismo è in antitesi

209

Page 210: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

con la funzione di regina che la Segreteria di Stato diWashington ha assegnato obbligatoriamente al Nicara-gua sulla scacchiera centro-americana.

Nella Commissione di Diritto pubblico Sandino hadichiarato che il Nicaragua declina l'onore di questa in-coronazione scacchistica, per sè e per tutti i paesidell'America Centrale.

Nella seduta plenaria del 18 febbraio Sandino ha fattodi più. È comparso addirittura nell'aula, vestito da bri-gante, con il fucilaccio del masnadiero in una mano enell'altra la corona d'oro e di spine offerta da Stimson alpopolo di Nicaragua. Ed ha gettato la corona sul tavolodi Hughes!

Tutti lo hanno visto. Tutti lo hanno riconosciuto. Eralui che parlava. Erano per lui le acclamazioni delle tri-bune. Otto Stati d'America lo hanno applaudito. Altriotto lo hanno salutato con rispetto. Due sole repubblichedi America hanno finto di non vederlo per non essereobbligate a fare altrettanto da una forza che è più impe-riosa di qualsiasi diplomazia. Ma tutti hanno sentito chein quel momento l'ambasciatore Ferrara ed il senatoreSalazar non rappresentavano i loro popoli.

210

con la funzione di regina che la Segreteria di Stato diWashington ha assegnato obbligatoriamente al Nicara-gua sulla scacchiera centro-americana.

Nella Commissione di Diritto pubblico Sandino hadichiarato che il Nicaragua declina l'onore di questa in-coronazione scacchistica, per sè e per tutti i paesidell'America Centrale.

Nella seduta plenaria del 18 febbraio Sandino ha fattodi più. È comparso addirittura nell'aula, vestito da bri-gante, con il fucilaccio del masnadiero in una mano enell'altra la corona d'oro e di spine offerta da Stimson alpopolo di Nicaragua. Ed ha gettato la corona sul tavolodi Hughes!

Tutti lo hanno visto. Tutti lo hanno riconosciuto. Eralui che parlava. Erano per lui le acclamazioni delle tri-bune. Otto Stati d'America lo hanno applaudito. Altriotto lo hanno salutato con rispetto. Due sole repubblichedi America hanno finto di non vederlo per non essereobbligate a fare altrettanto da una forza che è più impe-riosa di qualsiasi diplomazia. Ma tutti hanno sentito chein quel momento l'ambasciatore Ferrara ed il senatoreSalazar non rappresentavano i loro popoli.

210

Page 211: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

IL VII CONGRESSO DELLA STAMPALATINA

Guidata dal nuovo Petronio, Maurice De Waleffe –che ha approfittato dell'occasione per far varcare l'Ocea-no ai suoi pantaloni corti – la carovana dei sessantagiornalisti latini di Europa si è incontrata all'Avana conla carovana dei sessanta giornalisti latini di America e ledue carovane hanno chiassosamente messo in piediquella escursione Cook che è chiamata VII Congressodella Stampa Latina.

Nuovo a questo genere di Congressi vi ho preso partecon l'ingenua buona volontà dei neofiti che credono neipastori perchè hanno fede nel Verbo. Dopo l'Italia nonho personalmente altro ideale che la Latinità, per cuicredevo che un Congresso il quale ostenta la rappresen-tanza latina del mondo fosse una cosa seria. Ed oggi an-cora, dopo aver constatato tutto il vuoto del Congresso,domando sinceramente a me stesso se questi Congressidella Stampa Latina non siano nonostante tutto una cosaseria, assai seria, terribilmente seria, precisamente perl'esistenza di questo enorme colossale vuoto dietro il pa-ravento splendente della Latinità!

Esistono a Parigi un cassetto ed un uomo. Il cassettocontiene gli scartafacci di sette Congressi. L'uomo pos-siede la direzione di un servizio di turismo giornalistico.

211

IL VII CONGRESSO DELLA STAMPALATINA

Guidata dal nuovo Petronio, Maurice De Waleffe –che ha approfittato dell'occasione per far varcare l'Ocea-no ai suoi pantaloni corti – la carovana dei sessantagiornalisti latini di Europa si è incontrata all'Avana conla carovana dei sessanta giornalisti latini di America e ledue carovane hanno chiassosamente messo in piediquella escursione Cook che è chiamata VII Congressodella Stampa Latina.

Nuovo a questo genere di Congressi vi ho preso partecon l'ingenua buona volontà dei neofiti che credono neipastori perchè hanno fede nel Verbo. Dopo l'Italia nonho personalmente altro ideale che la Latinità, per cuicredevo che un Congresso il quale ostenta la rappresen-tanza latina del mondo fosse una cosa seria. Ed oggi an-cora, dopo aver constatato tutto il vuoto del Congresso,domando sinceramente a me stesso se questi Congressidella Stampa Latina non siano nonostante tutto una cosaseria, assai seria, terribilmente seria, precisamente perl'esistenza di questo enorme colossale vuoto dietro il pa-ravento splendente della Latinità!

Esistono a Parigi un cassetto ed un uomo. Il cassettocontiene gli scartafacci di sette Congressi. L'uomo pos-siede la direzione di un servizio di turismo giornalistico.

211

Page 212: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

212

TAVOLA XXVII

Santo Domingo – I ruderi della prima chiesa d’America,San Nicola di Bari

212

TAVOLA XXVII

Santo Domingo – I ruderi della prima chiesa d’America,San Nicola di Bari

Page 213: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

213

TAVOLA XXVIII

Santo Domingo – I resti del Palazzo dei Colombo

213

TAVOLA XXVIII

Santo Domingo – I resti del Palazzo dei Colombo

Page 214: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Il cassetto pieno di carte e l'uomo Cook formano la «As-sociation de la Presse Latine». Il Journal che ha l'uomoal suo stipendio non fa pagare affitto al cassetto, per cuiil Journal è benemerito della Latinità.

Quando la «Association de la Presse Latine» trova ungoverno mecenate disposto a pagare le spese di un Con-gresso, lo organizza e lo annunzia al mondo latino. Ilmondo latino crede ad una concentrazione delle sue mi-gliori forze giornalistiche, cioè ad una sagra della latini-tà ed immagina chissà quale fervore di preparazione,chissà quale blocco di buone volontà, chissà quale lavo-ro di propaganda e di realizzazione! Il Congresso si riu-nisce in mezzo ad uno sfarfallìo di bandiere. Banchettalungamente. Chiacchiera ancora di più. Consuma tempoe denaro. Fa lavorare i telegrafi ed i cavi sottomarini.Poi si scioglie. L'uomo di Cook ritorna alla sua Parigi.Le scartoffie del Congresso passano in posizione ausi-liaria nel famoso cassetto. I banchetti sono finiti. Il Con-gresso è morto. Un nuovo mecenate è ricercato negli av-visi economici della Latinità.

L'unico – assolutamente unico – risultato pratico diquesti Congressi è rappresentato dagli articoli che iCongressisti scrivono (se non altro per gratitudine dellostomaco) a favore del paese che li ha fatti banchettare eche i direttori dei giornali pubblicano se credono di do-verlo fare, o se non hanno altro di meglio da pubblicare.

Io non discuto l'iniziativa di De Waleffe che ha il me-rito di provocare una serie di articoli latini sui giornalilatini intorno ora a questo ora a quel paese della latinità,

214

Il cassetto pieno di carte e l'uomo Cook formano la «As-sociation de la Presse Latine». Il Journal che ha l'uomoal suo stipendio non fa pagare affitto al cassetto, per cuiil Journal è benemerito della Latinità.

Quando la «Association de la Presse Latine» trova ungoverno mecenate disposto a pagare le spese di un Con-gresso, lo organizza e lo annunzia al mondo latino. Ilmondo latino crede ad una concentrazione delle sue mi-gliori forze giornalistiche, cioè ad una sagra della latini-tà ed immagina chissà quale fervore di preparazione,chissà quale blocco di buone volontà, chissà quale lavo-ro di propaganda e di realizzazione! Il Congresso si riu-nisce in mezzo ad uno sfarfallìo di bandiere. Banchettalungamente. Chiacchiera ancora di più. Consuma tempoe denaro. Fa lavorare i telegrafi ed i cavi sottomarini.Poi si scioglie. L'uomo di Cook ritorna alla sua Parigi.Le scartoffie del Congresso passano in posizione ausi-liaria nel famoso cassetto. I banchetti sono finiti. Il Con-gresso è morto. Un nuovo mecenate è ricercato negli av-visi economici della Latinità.

L'unico – assolutamente unico – risultato pratico diquesti Congressi è rappresentato dagli articoli che iCongressisti scrivono (se non altro per gratitudine dellostomaco) a favore del paese che li ha fatti banchettare eche i direttori dei giornali pubblicano se credono di do-verlo fare, o se non hanno altro di meglio da pubblicare.

Io non discuto l'iniziativa di De Waleffe che ha il me-rito di provocare una serie di articoli latini sui giornalilatini intorno ora a questo ora a quel paese della latinità,

214

Page 215: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ma mi domando perchè si debba battezzare «Associa-tion de la Presse Latine» ciò che altro non è se non un«Bureau touristique du journalisme franco-latin»? Per-chè far credere alla Latinità che esiste una solenne orga-nizzazione della stampa latina del mondo, quando inrealtà non v'è neppur l'ombra di tale organizzazione chesarebbe pur tanto utile ed è forse necessaria?

Carovana turistica di giornalisti europei in viaggioalla... scoperta di Cuba, il VII Congresso della StampaLatina è giunto in Avana sul piroscafo Espagne battentebandiera francese e ne è ripartito dieci giorni dopo colmedesimo vapore. Il Congresso è stato un vero tour deforce di pranzi, colazioni, cerimonie, tè danzanti, gite,escursioni scarrozzate, discorsi (molti discorsi), ban-chetti (molti banchetti), chiacchiere (molte chiacchiere).Quanto ai lavori del Congresso essi furono solamentenominali. Incorniciate fra una agape succulenta ed unballo brillante le disgraziate Commissioni incomincia-vano tardissimo e finivano rapidamente per esaurimentodi quorum, quando non erano interrotte d'ufficio per vi-sitare una fabbrica di sigari o per deporre una corona aipiedi di questo o quel monumento. Di risultati praticinon è neppure il caso di parlare!

È inutile d'altra parte chiedere a questi cosidetti Con-gressi della stampa latina più di quello che possonodare. Se invece del pomposo nome di VII Congresso lochiamassero VII Gita della stampa latina, tutto sarebbein regola. Anche la morale! Non è difficile racimolarecento giornalisti che abbiano voglia di fare un bel viag-

215

ma mi domando perchè si debba battezzare «Associa-tion de la Presse Latine» ciò che altro non è se non un«Bureau touristique du journalisme franco-latin»? Per-chè far credere alla Latinità che esiste una solenne orga-nizzazione della stampa latina del mondo, quando inrealtà non v'è neppur l'ombra di tale organizzazione chesarebbe pur tanto utile ed è forse necessaria?

Carovana turistica di giornalisti europei in viaggioalla... scoperta di Cuba, il VII Congresso della StampaLatina è giunto in Avana sul piroscafo Espagne battentebandiera francese e ne è ripartito dieci giorni dopo colmedesimo vapore. Il Congresso è stato un vero tour deforce di pranzi, colazioni, cerimonie, tè danzanti, gite,escursioni scarrozzate, discorsi (molti discorsi), ban-chetti (molti banchetti), chiacchiere (molte chiacchiere).Quanto ai lavori del Congresso essi furono solamentenominali. Incorniciate fra una agape succulenta ed unballo brillante le disgraziate Commissioni incomincia-vano tardissimo e finivano rapidamente per esaurimentodi quorum, quando non erano interrotte d'ufficio per vi-sitare una fabbrica di sigari o per deporre una corona aipiedi di questo o quel monumento. Di risultati praticinon è neppure il caso di parlare!

È inutile d'altra parte chiedere a questi cosidetti Con-gressi della stampa latina più di quello che possonodare. Se invece del pomposo nome di VII Congresso lochiamassero VII Gita della stampa latina, tutto sarebbein regola. Anche la morale! Non è difficile racimolarecento giornalisti che abbiano voglia di fare un bel viag-

215

Page 216: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

gio, soprattutto quando si trova un tizio che paga le spe-se e quando il programma è una vera collezione di fe-steggiamenti. Nel caso di questo VII Congresso c'era inpiù l'attrattiva di una traversata oceanica in piena regolache, coi prezzi odierni delle Compagnie di Navigazione,non è un regalo da poco. E v'era il piccante esotico delleAntille che era come lo zafferano sopra un buon risotto.

La carovana s'è imbarcata con grande entusiasmo aSt. Nazare. Tutti amiconi a bordo, qualunque fosse lanazionalità, il colore politico del rispettivo giornale ed ilfunzionamento della propria vescichetta biliare. Primatappa la Spagna. Entusiasmo. Lirismi. Nessuna corrida.Poi l'Espagne puntò verso il Centro America. Lungoviaggio, senza soste e senza diversivi, cullato da lungheonde di mare morto. Nacquero i crocchi ed i gruppetti.La maldicenza fece capolino fra una sedia a sdraio eduna cabina socchiusa. Germogliarono i pettegolezzi...Sessanta giornalisti a spasso cercavano il fatto di crona-ca e lo trovavano. Lo trovavano e lo ricamavano. Il maldi mare solleticava gli stomaci ed i nervi. La lentezzadel vapore che sfiatava da una elica aggravava il tediodei gitanti. I poeti facevano crocchio da soli, i romanzie-ri, i critici e gli innamorati altrettanto. Il fratello Tha-raud frugava nelle cabine e nelle caldaie in cerca d'unnuovo ebreo da descrivere, ma nessun figlio di Gerusa-lemme aveva scelto l'Espagne, nome che non alletta larazza. Jean Louis Voudoyer preparava in ispirito LesDélices de Cuba, mentre Paul Reboux, socialista-gastro-nomo, vedeva arrivare con tristezza l'ora dei déjeuners e

216

gio, soprattutto quando si trova un tizio che paga le spe-se e quando il programma è una vera collezione di fe-steggiamenti. Nel caso di questo VII Congresso c'era inpiù l'attrattiva di una traversata oceanica in piena regolache, coi prezzi odierni delle Compagnie di Navigazione,non è un regalo da poco. E v'era il piccante esotico delleAntille che era come lo zafferano sopra un buon risotto.

La carovana s'è imbarcata con grande entusiasmo aSt. Nazare. Tutti amiconi a bordo, qualunque fosse lanazionalità, il colore politico del rispettivo giornale ed ilfunzionamento della propria vescichetta biliare. Primatappa la Spagna. Entusiasmo. Lirismi. Nessuna corrida.Poi l'Espagne puntò verso il Centro America. Lungoviaggio, senza soste e senza diversivi, cullato da lungheonde di mare morto. Nacquero i crocchi ed i gruppetti.La maldicenza fece capolino fra una sedia a sdraio eduna cabina socchiusa. Germogliarono i pettegolezzi...Sessanta giornalisti a spasso cercavano il fatto di crona-ca e lo trovavano. Lo trovavano e lo ricamavano. Il maldi mare solleticava gli stomaci ed i nervi. La lentezzadel vapore che sfiatava da una elica aggravava il tediodei gitanti. I poeti facevano crocchio da soli, i romanzie-ri, i critici e gli innamorati altrettanto. Il fratello Tha-raud frugava nelle cabine e nelle caldaie in cerca d'unnuovo ebreo da descrivere, ma nessun figlio di Gerusa-lemme aveva scelto l'Espagne, nome che non alletta larazza. Jean Louis Voudoyer preparava in ispirito LesDélices de Cuba, mentre Paul Reboux, socialista-gastro-nomo, vedeva arrivare con tristezza l'ora dei déjeuners e

216

Page 217: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

dei diners. I calzoni corti di Maurice De Waleffe eranolo spasso dei mozzi e dei nostromi. Chauvelot, genero diLéon Daudet, cercava camelots du Roi fra i fuochisti edi giovanotti di carbonaia.

Quando già i francesi incominciavano da buoni fran-cesi a rimpiangere «notre Paris» e le «mouches» dellaSenna, quando già il poeta cubista Asturias aveva esau-rito gli argomenti di tutte le sue ballate, quando già letoilettes di Teresa La Parra e di madame Reboux princi-piavano ad urtare il sistema nervoso delle altre signore,Cuba offrì alla carovana assetata di terra ferma il mirag-gio di Tombuctù, sullo sfondo di un'alba tropicale irro-rata di miele e screziata di zucchero cotto. Oh! Les An-tilles! Le Antille! Las Antillas! Chi può indovinare ipensieri ed i sentimenti di un poeta come Gregh che toc-ca per la prima volta i paesi di sogno di Pierre Loti e diClaude Farrère? Chi può immaginare i castelli in aria, lefrenetiche fantasie di un «inviato speciale» che dinanziad una terra sconosciuta punteggiata di palme-coccosente ribollirsi in petto tutta la zolfatara della celebrità?

Il vapore, aspettato alle due del pomeriggio, arrivò in-vece all'alba, per cui la banda municipale che doveva ri-cevere trionfalmente gli araldi latini dormiva ancora equel che è peggio dormivano ancora i turisti nord-ameri-cani che occupavano le camere destinate agli ambascia-tori della latinità. Inde irae!

Latinità?! Vi sono due modi di comprendere la latini-tà: come etichetta e come ideale. Come etichetta essaera incollata sui bauli e le valigie dei congressisti. Come

217

dei diners. I calzoni corti di Maurice De Waleffe eranolo spasso dei mozzi e dei nostromi. Chauvelot, genero diLéon Daudet, cercava camelots du Roi fra i fuochisti edi giovanotti di carbonaia.

Quando già i francesi incominciavano da buoni fran-cesi a rimpiangere «notre Paris» e le «mouches» dellaSenna, quando già il poeta cubista Asturias aveva esau-rito gli argomenti di tutte le sue ballate, quando già letoilettes di Teresa La Parra e di madame Reboux princi-piavano ad urtare il sistema nervoso delle altre signore,Cuba offrì alla carovana assetata di terra ferma il mirag-gio di Tombuctù, sullo sfondo di un'alba tropicale irro-rata di miele e screziata di zucchero cotto. Oh! Les An-tilles! Le Antille! Las Antillas! Chi può indovinare ipensieri ed i sentimenti di un poeta come Gregh che toc-ca per la prima volta i paesi di sogno di Pierre Loti e diClaude Farrère? Chi può immaginare i castelli in aria, lefrenetiche fantasie di un «inviato speciale» che dinanziad una terra sconosciuta punteggiata di palme-coccosente ribollirsi in petto tutta la zolfatara della celebrità?

Il vapore, aspettato alle due del pomeriggio, arrivò in-vece all'alba, per cui la banda municipale che doveva ri-cevere trionfalmente gli araldi latini dormiva ancora equel che è peggio dormivano ancora i turisti nord-ameri-cani che occupavano le camere destinate agli ambascia-tori della latinità. Inde irae!

Latinità?! Vi sono due modi di comprendere la latini-tà: come etichetta e come ideale. Come etichetta essaera incollata sui bauli e le valigie dei congressisti. Come

217

Page 218: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ideale doveva trovarsi nell'anima di ognuno dei gitanti.Se veramente vi fosse nessuno può dirlo! Posso però ga-rantire che i bauli erano in regola col padre Romolo.

L'inaugurazione del Congresso ebbe luogo nel salonemedesimo nel quale Coolidge aveva inaugurata la VIConferenza Pan-americana di buona memoria. C'era an-che questa volta il presidente della Repubblica di Cubama non v'era il presidente degli Stati Uniti. Il suo postoera occupato dal franco-belga-latino Maurice De Walef-fe che sfoggiava per l'occasione pantaloni corti di setanera e calze trasparenti made in Paris. Gli olimpici pal-chi che un mese prima avevano ascoltato il sermone ni-caraguense di Calvin Coolidge ricevettero senza scom-porsi le odi pindariche dei latini. Invece dei due discorsidella Pan-americana ne avemmo cinque, in omaggio allafecondità latina ed invece delle ventun bandiere delpan-americanismo brillavano i ventun vessilli del pan-latinismo. Non si parlò di America, ma di latinità, cioèdi Parigi. E di scoperta del Nuovo Mondo, cioè di Ma-drid. Ma un italiano gridò forte, fuori programma, in lin-gua italiana, il grande nome di Roma ed i latino-ameri-cani applaudirono ed applaudirono, più di quanto nonavessero acclamato la Torre Eiffel ed il Manzanares.Quel giorno come i giorni successivi Roma, madre au-gusta di tutte le genti latine, dominò il Congresso con lasua maternità e la sua gloria, nonostante non avesse in-viato grandi ambascerie. Ogni qualvolta una voce qual-siasi inneggiava alla Latinità, era sempre il grande voltodi Roma che si vedeva. Di Roma Eterna, che ha dato ai

218

ideale doveva trovarsi nell'anima di ognuno dei gitanti.Se veramente vi fosse nessuno può dirlo! Posso però ga-rantire che i bauli erano in regola col padre Romolo.

L'inaugurazione del Congresso ebbe luogo nel salonemedesimo nel quale Coolidge aveva inaugurata la VIConferenza Pan-americana di buona memoria. C'era an-che questa volta il presidente della Repubblica di Cubama non v'era il presidente degli Stati Uniti. Il suo postoera occupato dal franco-belga-latino Maurice De Walef-fe che sfoggiava per l'occasione pantaloni corti di setanera e calze trasparenti made in Paris. Gli olimpici pal-chi che un mese prima avevano ascoltato il sermone ni-caraguense di Calvin Coolidge ricevettero senza scom-porsi le odi pindariche dei latini. Invece dei due discorsidella Pan-americana ne avemmo cinque, in omaggio allafecondità latina ed invece delle ventun bandiere delpan-americanismo brillavano i ventun vessilli del pan-latinismo. Non si parlò di America, ma di latinità, cioèdi Parigi. E di scoperta del Nuovo Mondo, cioè di Ma-drid. Ma un italiano gridò forte, fuori programma, in lin-gua italiana, il grande nome di Roma ed i latino-ameri-cani applaudirono ed applaudirono, più di quanto nonavessero acclamato la Torre Eiffel ed il Manzanares.Quel giorno come i giorni successivi Roma, madre au-gusta di tutte le genti latine, dominò il Congresso con lasua maternità e la sua gloria, nonostante non avesse in-viato grandi ambascerie. Ogni qualvolta una voce qual-siasi inneggiava alla Latinità, era sempre il grande voltodi Roma che si vedeva. Di Roma Eterna, che ha dato ai

218

Page 219: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Latini i Fori ed i Cristi, le Aquile ed i Fasci. Glorie diieri. Realtà d'oggi. Speranze di domani.

Cuba, tutta fresca ancora del bagno pan-americano, siè tuffata con giovanile baldanza nella vasca pan-latina.S'è mostrata bella, sorridente, affettuosa, pazzerellona,fiera di presentare agli argonauti di Europa la sua Avanamonumentale, il suo zucchero, i suoi sigari, le sue creo-le, i suoi fiori ed i suoi ananas. La tradizionale ospitalitàcubana è stata per i pan-latini altrettanto generosa cheper i pan-americani; ma, senza volerlo, Cuba ha apertomaggiormente ai primi le sue case ed il suo cuore. Se aipan-americani ha fatto vedere soprattutto i suoi ministe-ri, i suoi asfalti, i suoi pompieri, il suo comfort modernoed i suoi servizi aerei, ha tenuto a mostrare ai pan-latinipiuttosto le sue danze, i suoi giardini, le sue donne, ilsuo cielo, il suo mare, il suo sorriso. Coloro i quali nonvedono al mondo altro che «Paris» hanno forse arriccia-to il naso di fronte a certe ingenuità esotiche. Noi italia-ni, più latini, più mediterranei e più universali, abbiamotrovato che anche Cuba ha le sue grazie e le sue bellez-ze, che anche a Cuba v'è come dappertutto qualche cosada imparare, che anche la vita cubana ha lati interessantie simpatici come la vita di ogni gente e di ogni terra.

Il Presidente della Repubblica ha aperto ai congressi-sti le porte della sua casa di campagna e li ha ricevuticome vecchi amici coi quali non si fanno cerimonie.Cincinnato d'America ha tenuto a mostrare loro i suoicampi ben concimati, le sue vacche da latte grasse comemaiali ed i suoi maiali decorati da cinquanta esposizio-

219

Latini i Fori ed i Cristi, le Aquile ed i Fasci. Glorie diieri. Realtà d'oggi. Speranze di domani.

Cuba, tutta fresca ancora del bagno pan-americano, siè tuffata con giovanile baldanza nella vasca pan-latina.S'è mostrata bella, sorridente, affettuosa, pazzerellona,fiera di presentare agli argonauti di Europa la sua Avanamonumentale, il suo zucchero, i suoi sigari, le sue creo-le, i suoi fiori ed i suoi ananas. La tradizionale ospitalitàcubana è stata per i pan-latini altrettanto generosa cheper i pan-americani; ma, senza volerlo, Cuba ha apertomaggiormente ai primi le sue case ed il suo cuore. Se aipan-americani ha fatto vedere soprattutto i suoi ministe-ri, i suoi asfalti, i suoi pompieri, il suo comfort modernoed i suoi servizi aerei, ha tenuto a mostrare ai pan-latinipiuttosto le sue danze, i suoi giardini, le sue donne, ilsuo cielo, il suo mare, il suo sorriso. Coloro i quali nonvedono al mondo altro che «Paris» hanno forse arriccia-to il naso di fronte a certe ingenuità esotiche. Noi italia-ni, più latini, più mediterranei e più universali, abbiamotrovato che anche Cuba ha le sue grazie e le sue bellez-ze, che anche a Cuba v'è come dappertutto qualche cosada imparare, che anche la vita cubana ha lati interessantie simpatici come la vita di ogni gente e di ogni terra.

Il Presidente della Repubblica ha aperto ai congressi-sti le porte della sua casa di campagna e li ha ricevuticome vecchi amici coi quali non si fanno cerimonie.Cincinnato d'America ha tenuto a mostrare loro i suoicampi ben concimati, le sue vacche da latte grasse comemaiali ed i suoi maiali decorati da cinquanta esposizio-

219

Page 220: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ni. Poi in una capanna di perfetto stile creolo, sotto unatettoia deliziosa di foglie secche simile alle mille e milletettoie che i congressisti vedevano nella campagna cu-bana, ha mostrato loro l'ospitalità fastosa e nello stessotempo bonacciona dei grandi signori tropicali. Tutte leleccornie della cucina creola erano imbandite sopra unaimmensa tavola patriarcale. Re Davide doveva riceverecosì i suoi ambasciatori di Egitto e di Fenicia! Ed i con-gressisti, molti dei quali non avevano mai messo il nasofuori del Bois de Boulogne e della Borboule, si sono tro-vati magicamente dinanzi ad un bel quadro del Tropicoamericano: quadro appetitoso ed odorante che solletica-va la curiosità e stuzzicava l'appetito. V'erano i punchesghiacciati delle Antille, fatti di rhum e di ananas, dirhum e di arancio, di rhum e di cedro, di rhum e di limo-ne, profumati alla menta selvaggia ed alle spezie, noncombinati da un alchimista dei bar coi prodotti indu-striali di dieci bottiglie, ma trovati nel silenzio delle sie-ste dagli antichi conquistadores e negrieri dinanzi aicocchi, ai cedri ed ai campi di canna e da loro tramanda-ti ai nipoti e discendenti per la gioia dello stomaco e peril profumo della vita. V'erano uova ripiene di caviale,sedani cristallizzati nel fegato di tacchino, fritture dolcie insalate di banane, insalate di foglie di palma alla ma-ionese, mandorle abbrustolite nel sale e nel pepe, dolcidi guanabana che empiono le vene di fragranze, canditidi guayabo che inzuccherano il palato e nello stessotempo mordono le gengive. Ognuno ha potuto credersiper un momento un Pizarro od un Surcouf! Le chitarre

220

ni. Poi in una capanna di perfetto stile creolo, sotto unatettoia deliziosa di foglie secche simile alle mille e milletettoie che i congressisti vedevano nella campagna cu-bana, ha mostrato loro l'ospitalità fastosa e nello stessotempo bonacciona dei grandi signori tropicali. Tutte leleccornie della cucina creola erano imbandite sopra unaimmensa tavola patriarcale. Re Davide doveva riceverecosì i suoi ambasciatori di Egitto e di Fenicia! Ed i con-gressisti, molti dei quali non avevano mai messo il nasofuori del Bois de Boulogne e della Borboule, si sono tro-vati magicamente dinanzi ad un bel quadro del Tropicoamericano: quadro appetitoso ed odorante che solletica-va la curiosità e stuzzicava l'appetito. V'erano i punchesghiacciati delle Antille, fatti di rhum e di ananas, dirhum e di arancio, di rhum e di cedro, di rhum e di limo-ne, profumati alla menta selvaggia ed alle spezie, noncombinati da un alchimista dei bar coi prodotti indu-striali di dieci bottiglie, ma trovati nel silenzio delle sie-ste dagli antichi conquistadores e negrieri dinanzi aicocchi, ai cedri ed ai campi di canna e da loro tramanda-ti ai nipoti e discendenti per la gioia dello stomaco e peril profumo della vita. V'erano uova ripiene di caviale,sedani cristallizzati nel fegato di tacchino, fritture dolcie insalate di banane, insalate di foglie di palma alla ma-ionese, mandorle abbrustolite nel sale e nel pepe, dolcidi guanabana che empiono le vene di fragranze, canditidi guayabo che inzuccherano il palato e nello stessotempo mordono le gengive. Ognuno ha potuto credersiper un momento un Pizarro od un Surcouf! Le chitarre

220

Page 221: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

suonavano il danzón e la marimba. Voci smorzated'uomo e di donna modulavano i ritmi mezzo andalusimezzo africani delle Antille. Sotto la tettoia di fogliec'era un'ombra riposante che ricordava i chioschi moridell'Alcázar. La campagna alitava i suoi soffi tiepidi. Pa-revano invisibili mani che carezzassero e carezzassero...Cento fiori e cento colori splendevano all'intorno. Esvolazzavano le farfalle. E si sfarinavano i rami di bu-chenviglia. E ridevano le bocche ardenti delle creole. Efiammeggiavano i loro occhi. Le palpebre andavano evenivano sulle guancie accese dai punches e dai cock-tails del Presidente...

Al gran banchetto di cento coperti offerto dal ministrod'Italia ai congressisti latino-americani, il rappresentantedel nostro paese ha sceneggiato con mano maestra la fa-miglia latina ed il posto che in essa occupa l'Italia: l'Ita-lia imperiale dei Cesari, l'Italia universale dei Papi, l'Ita-lia dinamica delle Camicie Nere. Uguali nei diritti, pri-mi nei doveri! Così il diplomatico ha precisato il postodegli italiani di fronte alla Latinità. Vogliamo grandel'Italia perchè deve essere grande il mondo latino! Tuttihanno sentito che la voce italiana scaturiva dalla piùprofonda sincerità della stirpe. Quando il ministro d'Ita-lia ha definito la civiltà latino-americana un prodotto«romano-iberico-cattolico» i parigini hanno nicchiato,ma i latini di America hanno applaudito. Quando il mi-nistro italiano ha presentato il Fascismo come un feno-meno storico di linea romana ed ha tratteggiato conquattro colpi di scalpello la figura romana del Duce, un

221

suonavano il danzón e la marimba. Voci smorzated'uomo e di donna modulavano i ritmi mezzo andalusimezzo africani delle Antille. Sotto la tettoia di fogliec'era un'ombra riposante che ricordava i chioschi moridell'Alcázar. La campagna alitava i suoi soffi tiepidi. Pa-revano invisibili mani che carezzassero e carezzassero...Cento fiori e cento colori splendevano all'intorno. Esvolazzavano le farfalle. E si sfarinavano i rami di bu-chenviglia. E ridevano le bocche ardenti delle creole. Efiammeggiavano i loro occhi. Le palpebre andavano evenivano sulle guancie accese dai punches e dai cock-tails del Presidente...

Al gran banchetto di cento coperti offerto dal ministrod'Italia ai congressisti latino-americani, il rappresentantedel nostro paese ha sceneggiato con mano maestra la fa-miglia latina ed il posto che in essa occupa l'Italia: l'Ita-lia imperiale dei Cesari, l'Italia universale dei Papi, l'Ita-lia dinamica delle Camicie Nere. Uguali nei diritti, pri-mi nei doveri! Così il diplomatico ha precisato il postodegli italiani di fronte alla Latinità. Vogliamo grandel'Italia perchè deve essere grande il mondo latino! Tuttihanno sentito che la voce italiana scaturiva dalla piùprofonda sincerità della stirpe. Quando il ministro d'Ita-lia ha definito la civiltà latino-americana un prodotto«romano-iberico-cattolico» i parigini hanno nicchiato,ma i latini di America hanno applaudito. Quando il mi-nistro italiano ha presentato il Fascismo come un feno-meno storico di linea romana ed ha tratteggiato conquattro colpi di scalpello la figura romana del Duce, un

221

Page 222: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

soffio di esaltazione si è impadronito della sala nellaquale erano rappresentati i giornali di ventotto paesi lati-ni. E veramente sembrò che nell'oscurità diamantata del-la notte tropicale trasvolasse un nembo di aquile!

— Non siamo stati invitati per ascoltare il panegiricodel Fascismo! commentava più tardi uno spagnuolo, ca-talanista ed anti-deriverista arrabbiato.

— Pourquoi? gli ha risposto il radico-socialista PaulReboux del Paris-Soir. Je suis venu exprès pour écouterun diplomate du Fascisme et j'ai admiré son style!

Ed i latino-americani telegrafarono a Benito Mussoli-ni «grande romano moderno». Ed a Gabriele D'Annun-zio «sommo poeta della latinità». Poi il Presidente delCongresso – un cubano – ha sciolto un inno alato aRoma ed al popolo italiano. E sulle chiacchiere e suipettegolezzi del VII Congresso della Stampa Latina,s'erse il profilo solenne della Città Eterna che alle gentilatine ha dato la Civiltà, la Religione, le Leggi. Ed almondo latino ha dato nel 1915 e nel 1920 lo scudo diquaranta milioni di italiani contro il pangermanismo edil bolscevismo. Ed oggi sta dando l'imperiale rinascitadell'Italia. Perchè il vecchio tronco millenario continui afiorire di sempre nuove primavere ed a coronarsi disempre nuove glorie! Perchè i nuovi lauri latini che na-scono nel Nuovo Mondo s'uniscano e si confondano coilauri sempre verdi del Mediterraneo ed i poeti possanocontinuare a cantare:

Salve, cara Deo, tellus sanctissima, salve!

222

soffio di esaltazione si è impadronito della sala nellaquale erano rappresentati i giornali di ventotto paesi lati-ni. E veramente sembrò che nell'oscurità diamantata del-la notte tropicale trasvolasse un nembo di aquile!

— Non siamo stati invitati per ascoltare il panegiricodel Fascismo! commentava più tardi uno spagnuolo, ca-talanista ed anti-deriverista arrabbiato.

— Pourquoi? gli ha risposto il radico-socialista PaulReboux del Paris-Soir. Je suis venu exprès pour écouterun diplomate du Fascisme et j'ai admiré son style!

Ed i latino-americani telegrafarono a Benito Mussoli-ni «grande romano moderno». Ed a Gabriele D'Annun-zio «sommo poeta della latinità». Poi il Presidente delCongresso – un cubano – ha sciolto un inno alato aRoma ed al popolo italiano. E sulle chiacchiere e suipettegolezzi del VII Congresso della Stampa Latina,s'erse il profilo solenne della Città Eterna che alle gentilatine ha dato la Civiltà, la Religione, le Leggi. Ed almondo latino ha dato nel 1915 e nel 1920 lo scudo diquaranta milioni di italiani contro il pangermanismo edil bolscevismo. Ed oggi sta dando l'imperiale rinascitadell'Italia. Perchè il vecchio tronco millenario continui afiorire di sempre nuove primavere ed a coronarsi disempre nuove glorie! Perchè i nuovi lauri latini che na-scono nel Nuovo Mondo s'uniscano e si confondano coilauri sempre verdi del Mediterraneo ed i poeti possanocontinuare a cantare:

Salve, cara Deo, tellus sanctissima, salve!

222

Page 223: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LA STAZIONE FERROVIARIA DI RUSPOLI

Chi a Ceballos, piccola stazione della linea Avana-Santiago, scende dal grande espresso d'Oriente e prendeuna linea secondaria che attraversa la provincia di Ca-magüey, incontra una stazione ferroviaria che si chiama«Ruspoli». Se il viaggiatore è italiano resta gradevol-mente sorpreso di trovare nel centro dell'isola di Cubaun nome così tipicamente italiano il quale evoca una no-bile casata della nostra terra e ricorda fra le altre cose unpioniere del colonialismo italiano, morto in Abissiniaall'avanguardia della nostra espansione africana. Sequest'italiano, tentato dal nome della stazione, scende afar quattro passi nella campagna, vedrà dopo pochi mi-nuti una grande bandiera, bianca, rossa e verde chesventola in cima ad un bel bungalow. Bussi ed avrà buo-na accoglienza!

Il principe Camillo Ruspoli di Candriano vi possiedeuna grande tenuta che fa onore allo spirito d'iniziativaed alla capacità tecnica degli italiani. Non si tratta di unfeudo tropicale posseduto nei lontani Caraibi da una ric-ca famiglia per l'automatico giuoco dell'eredità. No. Sitratta di una azienda agricola creata dagli attuali proprie-tari a forza di audacia, di costanza e di sacrifizi: compe-rata prima coraggiosamente, poi organizzata in mezzo adifficoltà d'ogni genere, sviluppata d'anno in anno, tra-sformata in una tenuta superba la quale, in una zona col-

223

LA STAZIONE FERROVIARIA DI RUSPOLI

Chi a Ceballos, piccola stazione della linea Avana-Santiago, scende dal grande espresso d'Oriente e prendeuna linea secondaria che attraversa la provincia di Ca-magüey, incontra una stazione ferroviaria che si chiama«Ruspoli». Se il viaggiatore è italiano resta gradevol-mente sorpreso di trovare nel centro dell'isola di Cubaun nome così tipicamente italiano il quale evoca una no-bile casata della nostra terra e ricorda fra le altre cose unpioniere del colonialismo italiano, morto in Abissiniaall'avanguardia della nostra espansione africana. Sequest'italiano, tentato dal nome della stazione, scende afar quattro passi nella campagna, vedrà dopo pochi mi-nuti una grande bandiera, bianca, rossa e verde chesventola in cima ad un bel bungalow. Bussi ed avrà buo-na accoglienza!

Il principe Camillo Ruspoli di Candriano vi possiedeuna grande tenuta che fa onore allo spirito d'iniziativaed alla capacità tecnica degli italiani. Non si tratta di unfeudo tropicale posseduto nei lontani Caraibi da una ric-ca famiglia per l'automatico giuoco dell'eredità. No. Sitratta di una azienda agricola creata dagli attuali proprie-tari a forza di audacia, di costanza e di sacrifizi: compe-rata prima coraggiosamente, poi organizzata in mezzo adifficoltà d'ogni genere, sviluppata d'anno in anno, tra-sformata in una tenuta superba la quale, in una zona col-

223

Page 224: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

tivata ad aranci, ha il vanto d'essere il più bell'arancetodell'isola di Cuba.

Quando il principe comprò questa estensione di terrale Compagnie nordamericane che si dedicano nella re-gione alla coltivazione dell'arancio pensarono al capric-cio di uno snob, ammalato di esotismo passeggiero. Unprincipe a Ceballos! E italiano! Poveri denari buttati alvento! Si aspettavano di vedere una limousine che ditanto in tanto recasse da Camagüey a Ceballos una co-mitiva di gitanti in pic-nic. Videro invece un uomo a ca-vallo, in stivaloni e cappello vaquero, che batteva i cam-pi dall'alba al tramonto e che a sera si ritirava in unamodesta casetta in mezzo all'azienda. Altre volte l'uomoera al volante di una macchina agricola che arava in pro-fondità le terre bruciate dal sole oppure dirigeva lunghie pazienti scavi che cercavano nelle viscere del suolol'acqua preziosa. Una gentildonna condivideva quellavita di lavoro e di sacrifizio e la si vedeva anche essa acavallo pei campi in mezzo al rimescolio dei solchi ed altravaglio delle semine.

Pian piano la tenuta cambiò aspetto. Era gialla e tri-ste. Diventò verde e prosperosa. L'acqua trovata a gran-de profondità, allagò i campi con la sua frescura. Mille emille alberi si empirono di foglie e di frutti. La terra ce-lebrava le sue nozze col sole con una immensa fiorita difior d'arancio. La casetta diventò un bungalow. Sorserocase coloniche, tettoie, scuderie, garages. Si formò unpiccolo paese e si dovette creare una stazione ferrovia-ria. Ruspoli è oggi un paese in formazione. Ed il tricolo-

224

tivata ad aranci, ha il vanto d'essere il più bell'arancetodell'isola di Cuba.

Quando il principe comprò questa estensione di terrale Compagnie nordamericane che si dedicano nella re-gione alla coltivazione dell'arancio pensarono al capric-cio di uno snob, ammalato di esotismo passeggiero. Unprincipe a Ceballos! E italiano! Poveri denari buttati alvento! Si aspettavano di vedere una limousine che ditanto in tanto recasse da Camagüey a Ceballos una co-mitiva di gitanti in pic-nic. Videro invece un uomo a ca-vallo, in stivaloni e cappello vaquero, che batteva i cam-pi dall'alba al tramonto e che a sera si ritirava in unamodesta casetta in mezzo all'azienda. Altre volte l'uomoera al volante di una macchina agricola che arava in pro-fondità le terre bruciate dal sole oppure dirigeva lunghie pazienti scavi che cercavano nelle viscere del suolol'acqua preziosa. Una gentildonna condivideva quellavita di lavoro e di sacrifizio e la si vedeva anche essa acavallo pei campi in mezzo al rimescolio dei solchi ed altravaglio delle semine.

Pian piano la tenuta cambiò aspetto. Era gialla e tri-ste. Diventò verde e prosperosa. L'acqua trovata a gran-de profondità, allagò i campi con la sua frescura. Mille emille alberi si empirono di foglie e di frutti. La terra ce-lebrava le sue nozze col sole con una immensa fiorita difior d'arancio. La casetta diventò un bungalow. Sorserocase coloniche, tettoie, scuderie, garages. Si formò unpiccolo paese e si dovette creare una stazione ferrovia-ria. Ruspoli è oggi un paese in formazione. Ed il tricolo-

224

Page 225: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

re che sventola sul pennone dice a quale razza apparten-gano i suoi fondatori.

In un grazioso salotto cinese a lacche nere e cinabri-ne, dopo una colazione tipicamente italiana a base di au-tentici spaghetti e di chianti genuino, ascolto DonnaMargherita Ruspoli di Candriano che mi racconta le vi-cende dell'aranceto.

— Mio marito desiderava da lungo tempo dedicare lasua attività ad una impresa d'oltre mare. Era perplessofra l'Africa e l'America. Siccome mia madre è cubana, cidecidemmo per Cuba. Incominciammo con un'aziendadi canna da zucchero, ma non fummo fortunati. Capi-tammo proprio nel momento del crak improvviso dellozucchero e l'impresa inghiottì il capitale. Non ci scorag-giammo e cercammo altro. Gli aranceti di Ceballos cisedussero, forse perchè l'arancio è un frutto tanto italia-no. Comprammo qui una tenuta abbandonata e ci met-temmo al lavoro. Non v'erano allora nè la stazione, nè ilpaese, nè il bungalow. I primi tempi furono assai duri.Le piante erano poche e malate. La terra, incattivita etrascurata, sembrava poco fertile. I sistemi agricoli ado-perati dagli altri non andavano. Mio marito trapiantò quiil sistema italiano, adattandolo alle esigenze del climatropicale ed alla natura del suolo. Il più grande problemaera l'acqua. Tutti assicuravano che non ve n'era. Miomarito la trovò. Egli stesso diresse la costruzione di unenorme pozzo artesiano di duecento metri di profondità,finchè l'acqua zampillò fresca ed abbondante. Tutti iproventi della fattoria furono coraggiosamente investiti

225

re che sventola sul pennone dice a quale razza apparten-gano i suoi fondatori.

In un grazioso salotto cinese a lacche nere e cinabri-ne, dopo una colazione tipicamente italiana a base di au-tentici spaghetti e di chianti genuino, ascolto DonnaMargherita Ruspoli di Candriano che mi racconta le vi-cende dell'aranceto.

— Mio marito desiderava da lungo tempo dedicare lasua attività ad una impresa d'oltre mare. Era perplessofra l'Africa e l'America. Siccome mia madre è cubana, cidecidemmo per Cuba. Incominciammo con un'aziendadi canna da zucchero, ma non fummo fortunati. Capi-tammo proprio nel momento del crak improvviso dellozucchero e l'impresa inghiottì il capitale. Non ci scorag-giammo e cercammo altro. Gli aranceti di Ceballos cisedussero, forse perchè l'arancio è un frutto tanto italia-no. Comprammo qui una tenuta abbandonata e ci met-temmo al lavoro. Non v'erano allora nè la stazione, nè ilpaese, nè il bungalow. I primi tempi furono assai duri.Le piante erano poche e malate. La terra, incattivita etrascurata, sembrava poco fertile. I sistemi agricoli ado-perati dagli altri non andavano. Mio marito trapiantò quiil sistema italiano, adattandolo alle esigenze del climatropicale ed alla natura del suolo. Il più grande problemaera l'acqua. Tutti assicuravano che non ve n'era. Miomarito la trovò. Egli stesso diresse la costruzione di unenorme pozzo artesiano di duecento metri di profondità,finchè l'acqua zampillò fresca ed abbondante. Tutti iproventi della fattoria furono coraggiosamente investiti

225

Page 226: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

in macchine agricole. Poi vennero le malattie delle pian-te e fu una lotta a coltello contro i vermi, la cocciniglia,la filossera degli agrumi. Si dovettero fare i vivai, crearenuovi aranceti, trovare il mercato del prodotto. La lottafu lunga ed aspra ma abbiamo vinto. Oggi il nostroaranceto è uno dei più grandi e dei più belli della repub-blica di Cuba. Ogni giorno uno o due vagoni di arancipartono regolarmente per l'Avana.

Don Camillo lascia parlare la principessa, forse un po'seccato di far sapere ad un giramondo i fatti suoi e nellostesso tempo contento di sentire evocare la sua battagliada colei che gli fu affettuosa compagna d'ogni giorno ed'ogni fatica.

Poi ce n'andiamo a cavallo per l'aranceto. Le pianteverdi sono piene di frutti d'oro. I fiori hanno brinato laterra ed empiono l'aria di fragranza. L'acqua scorre ab-bondante nei solchi e dilaga gioiosamente fra le piante.Uomini a cavallo sorvegliano il raccolto che empie d'orole ceste ed ed empie di ceste d'oro i camions. Ingrassatedall'acqua, dai concimi, dalla fecondità della terra edall'ardore del sole, le piante piegano sotto il peso dellefoglie e dei frutti. Ovunque lo sguardo si posa non vedeche aranci. L'immenso aranceto stende nelle lontananzela sua massa verde-cupo in mezzo alla quale vezzeggiail verde più tenero dei vivai. Il rombo della turbina arte-siana è il palpito di tutta questa vita vegetale che cantala gloria del lavoro. Muli potenti trainano in mezzo aisolchi grandi carri carichi di nitrati e di potassa. Le mac-chine agricole frugano in mezzo agli alberi coi loro getti

226

in macchine agricole. Poi vennero le malattie delle pian-te e fu una lotta a coltello contro i vermi, la cocciniglia,la filossera degli agrumi. Si dovettero fare i vivai, crearenuovi aranceti, trovare il mercato del prodotto. La lottafu lunga ed aspra ma abbiamo vinto. Oggi il nostroaranceto è uno dei più grandi e dei più belli della repub-blica di Cuba. Ogni giorno uno o due vagoni di arancipartono regolarmente per l'Avana.

Don Camillo lascia parlare la principessa, forse un po'seccato di far sapere ad un giramondo i fatti suoi e nellostesso tempo contento di sentire evocare la sua battagliada colei che gli fu affettuosa compagna d'ogni giorno ed'ogni fatica.

Poi ce n'andiamo a cavallo per l'aranceto. Le pianteverdi sono piene di frutti d'oro. I fiori hanno brinato laterra ed empiono l'aria di fragranza. L'acqua scorre ab-bondante nei solchi e dilaga gioiosamente fra le piante.Uomini a cavallo sorvegliano il raccolto che empie d'orole ceste ed ed empie di ceste d'oro i camions. Ingrassatedall'acqua, dai concimi, dalla fecondità della terra edall'ardore del sole, le piante piegano sotto il peso dellefoglie e dei frutti. Ovunque lo sguardo si posa non vedeche aranci. L'immenso aranceto stende nelle lontananzela sua massa verde-cupo in mezzo alla quale vezzeggiail verde più tenero dei vivai. Il rombo della turbina arte-siana è il palpito di tutta questa vita vegetale che cantala gloria del lavoro. Muli potenti trainano in mezzo aisolchi grandi carri carichi di nitrati e di potassa. Le mac-chine agricole frugano in mezzo agli alberi coi loro getti

226

Page 227: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

antisettici che giorno per giorno distruggono i mille mi-croscopici roditori del Tropico. Lontano lontano un can-to negro si sperde per la pace della campagna.

— Per un po' mi sono occupato di politica, – mi diceil principe – poi ho pensato che di politica si occupanoanche troppi in Italia e che era più italianamente utiletentare all'estero qualche impresa agricola. I risultati fi-nanziari dell'azienda compensano oggi largamente ilmio capitale ed il mio lavoro, ma certo molti miei amicimi debbono aver giudicato matto il giorno in cui ho la-sciato il mio palazzo di Perugia per tentare la fortuna nelcentro dell'isola di Cuba. A parte l'utilità dell'affare, hola soddisfazione di aver creato qualche cosa dal nulla, diessere un uomo che lavora, che produce. Vede quel pic-colo aranceto al di là del muro di cinta della tenuta? Èper mio figlio Emanuele che attualmente fa il serviziomilitare a Pinerolo. Voglio che anche lui sia un lavorato-re ed un produttore, che sia cioè un italiano in armoniacon la nuova vita e con le nuove ambizioni della patria!

Nel cielo di smeraldo di Cuba il sole morente sceneg-gia un tramonto d'Italia. Ceballos, Pinerolo, Perugia...!L'ora è piena di dolcezza per i tre italiani che parlano eche evocano con tenerezza di figli la grande patria lon-tana!

Ricordo d'aver letto varie volte il nome dei Ruspoli diCandriano nelle cronache di Biarritz e di Deauville, delLido e di Villa d'Este ed ho certamente pensato allora aduna coppia ricca ed aristocratica che portasse a zonzo ilsuo lusso e la sua noia attraverso le stazioni climatiche

227

antisettici che giorno per giorno distruggono i mille mi-croscopici roditori del Tropico. Lontano lontano un can-to negro si sperde per la pace della campagna.

— Per un po' mi sono occupato di politica, – mi diceil principe – poi ho pensato che di politica si occupanoanche troppi in Italia e che era più italianamente utiletentare all'estero qualche impresa agricola. I risultati fi-nanziari dell'azienda compensano oggi largamente ilmio capitale ed il mio lavoro, ma certo molti miei amicimi debbono aver giudicato matto il giorno in cui ho la-sciato il mio palazzo di Perugia per tentare la fortuna nelcentro dell'isola di Cuba. A parte l'utilità dell'affare, hola soddisfazione di aver creato qualche cosa dal nulla, diessere un uomo che lavora, che produce. Vede quel pic-colo aranceto al di là del muro di cinta della tenuta? Èper mio figlio Emanuele che attualmente fa il serviziomilitare a Pinerolo. Voglio che anche lui sia un lavorato-re ed un produttore, che sia cioè un italiano in armoniacon la nuova vita e con le nuove ambizioni della patria!

Nel cielo di smeraldo di Cuba il sole morente sceneg-gia un tramonto d'Italia. Ceballos, Pinerolo, Perugia...!L'ora è piena di dolcezza per i tre italiani che parlano eche evocano con tenerezza di figli la grande patria lon-tana!

Ricordo d'aver letto varie volte il nome dei Ruspoli diCandriano nelle cronache di Biarritz e di Deauville, delLido e di Villa d'Este ed ho certamente pensato allora aduna coppia ricca ed aristocratica che portasse a zonzo ilsuo lusso e la sua noia attraverso le stazioni climatiche

227

Page 228: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

228

TAVOLA XXIX

Santo Domingo – La storica cattedrale (1504) dove sono i restidi Cristoforo Colombo

228

TAVOLA XXIX

Santo Domingo – La storica cattedrale (1504) dove sono i restidi Cristoforo Colombo

Page 229: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

d'Italia e le villes d'eau di Francia. Certo non immagina-vo che quella cronaca mondana fosse la parentesi festivadi due ottimi italiani, i quali ogni anno trascorrono seimesi nel centro dell'isola di Cuba, proprio nella stagionedei più forti calori tropicali, dediti ad un lavoro rude epenoso che nobilita chi lo compie ed è di esempio aquanti credono d'aver assolto il loro compito d'italianifrequentando «quegli atri dei grandi alberghi» che Beni-to Mussolini frustò in uno dei suoi memorabili discorsi.

Nel bungalow italiano della stazione di Ruspoli (isoladi Cuba) si parla dell'Italia e del suo avvenire con animoimperiale. Non potrebbe essere altrimenti! Ovunque visono italiani che affermano con la loro vita pratica le ca-pacità e le virtù del nostro popolo, là sempre, qualunquesia la condizione sociale degli abitanti, l'Italia è vistacon la corona imperiale di Roma. E come tale è amata!E come tale è servita!

Bisogna che i ricchi d'Italia vadano per il mondocome quelli d'Inghilterra a creare imprese industriali,minerarie ed agricole, perchè solamente in questo modoil capitale italiano potrà essere pian piano rafforzato edingrandito con linfe di provenienza straniera e raggiun-gere rapidamente quell'importanza dalla quale dipendein buona parte l'indipendenza economica del nostro pae-se. E sono coloro che al censo aggiungono un nome ari-stocratico che debbono dare l'esempio per giustificarecon la loro opera la selezione della loro nascita. Non v'èforse in Inghilterra un solo pari che non abbia in Africao nelle Antille, in Australia o nelle Indie, nel Canadà o

229

d'Italia e le villes d'eau di Francia. Certo non immagina-vo che quella cronaca mondana fosse la parentesi festivadi due ottimi italiani, i quali ogni anno trascorrono seimesi nel centro dell'isola di Cuba, proprio nella stagionedei più forti calori tropicali, dediti ad un lavoro rude epenoso che nobilita chi lo compie ed è di esempio aquanti credono d'aver assolto il loro compito d'italianifrequentando «quegli atri dei grandi alberghi» che Beni-to Mussolini frustò in uno dei suoi memorabili discorsi.

Nel bungalow italiano della stazione di Ruspoli (isoladi Cuba) si parla dell'Italia e del suo avvenire con animoimperiale. Non potrebbe essere altrimenti! Ovunque visono italiani che affermano con la loro vita pratica le ca-pacità e le virtù del nostro popolo, là sempre, qualunquesia la condizione sociale degli abitanti, l'Italia è vistacon la corona imperiale di Roma. E come tale è amata!E come tale è servita!

Bisogna che i ricchi d'Italia vadano per il mondocome quelli d'Inghilterra a creare imprese industriali,minerarie ed agricole, perchè solamente in questo modoil capitale italiano potrà essere pian piano rafforzato edingrandito con linfe di provenienza straniera e raggiun-gere rapidamente quell'importanza dalla quale dipendein buona parte l'indipendenza economica del nostro pae-se. E sono coloro che al censo aggiungono un nome ari-stocratico che debbono dare l'esempio per giustificarecon la loro opera la selezione della loro nascita. Non v'èforse in Inghilterra un solo pari che non abbia in Africao nelle Antille, in Australia o nelle Indie, nel Canadà o

229

Page 230: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

nel Messico, un forte interesse agricolo, industriale ominerario! Quanti sono le grandi casate d'Italia che pos-sono dire altrettanto?

Sono queste le semplici osservazioni di un giramondoil quale non ha il temperamento nè la voglia di fare ilmoralista ma che ha annotato il bungalow Ruspoli diCeballos nel suo taccuino di viaggiatore fra i luoghi neiquali la sua anima italiana e fascista si è sentita a casasua.

230

nel Messico, un forte interesse agricolo, industriale ominerario! Quanti sono le grandi casate d'Italia che pos-sono dire altrettanto?

Sono queste le semplici osservazioni di un giramondoil quale non ha il temperamento nè la voglia di fare ilmoralista ma che ha annotato il bungalow Ruspoli diCeballos nel suo taccuino di viaggiatore fra i luoghi neiquali la sua anima italiana e fascista si è sentita a casasua.

230

Page 231: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

231

TAVOLA XXX

Il Primate d’America monsignor Nael, Arcivescovo di SantoDomingo, nella sede del Fascio Italiano

231

TAVOLA XXX

Il Primate d’America monsignor Nael, Arcivescovo di SantoDomingo, nella sede del Fascio Italiano

Page 232: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ISOLA DI CUBANACAN

Nell'azzurro del cielo cubano l'alba sboccia come ungrande fiore mentre l'yacht presidenziale lascia il portodi Avana. Ospite del Presidente della Repubblica partoper un lungo giro di circumnavigazione della più grandedelle Antille: fantastico viaggio di sogno sul mar deiCaraibi, durante il quale andremo vagando in mezzo aimille isolotti coralliferi che formano una specie di vezzointorno alla perla del Tropico.

La nave si fermerà in luoghi dallo strano nome esoti-co che dormono in fondo a grandi baie e che sono rima-sti tali e quali erano tre secoli or sono, incapsulati entrole loro foreste di mogano e di cedro che la manodell'uomo non ha ancora abbattuto, cristallizzati nellaloro vita di colonie creole di altre epoche, veri angoli di-menticati che riservano al poeta e al pittore l'incanto deitempi che furono. Privi ancora di ferrovie ed alcuni si-nanche di strade, sono luoghi che gli stessi isolani appe-na conoscono. Su centomila cubani forse solo uno o duehanno avuto occasione di ammirare quel meravigliosogioiello della Natura che è la baia di Sagua de Tánamo,di vagabondeggiare in mezzo alle insenature ed agli iso-licchi della immensa baia di Nipes – una fra le più gran-di del mondo – o di fermarsi su quella costa di Baracoache nel 1492 offerse a Cristoforo Colombo il suo arcosuperbo di scogli e di faraglioni, cintato di montagne edi selve.

232

ISOLA DI CUBANACAN

Nell'azzurro del cielo cubano l'alba sboccia come ungrande fiore mentre l'yacht presidenziale lascia il portodi Avana. Ospite del Presidente della Repubblica partoper un lungo giro di circumnavigazione della più grandedelle Antille: fantastico viaggio di sogno sul mar deiCaraibi, durante il quale andremo vagando in mezzo aimille isolotti coralliferi che formano una specie di vezzointorno alla perla del Tropico.

La nave si fermerà in luoghi dallo strano nome esoti-co che dormono in fondo a grandi baie e che sono rima-sti tali e quali erano tre secoli or sono, incapsulati entrole loro foreste di mogano e di cedro che la manodell'uomo non ha ancora abbattuto, cristallizzati nellaloro vita di colonie creole di altre epoche, veri angoli di-menticati che riservano al poeta e al pittore l'incanto deitempi che furono. Privi ancora di ferrovie ed alcuni si-nanche di strade, sono luoghi che gli stessi isolani appe-na conoscono. Su centomila cubani forse solo uno o duehanno avuto occasione di ammirare quel meravigliosogioiello della Natura che è la baia di Sagua de Tánamo,di vagabondeggiare in mezzo alle insenature ed agli iso-licchi della immensa baia di Nipes – una fra le più gran-di del mondo – o di fermarsi su quella costa di Baracoache nel 1492 offerse a Cristoforo Colombo il suo arcosuperbo di scogli e di faraglioni, cintato di montagne edi selve.

232

Page 233: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

233

TAVOLA XXXI

Santo Domingo – Il fastoso Palazzo Presidenziale

233

TAVOLA XXXI

Santo Domingo – Il fastoso Palazzo Presidenziale

Page 234: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Ogni tanto il Presidente della Repubblica interrompele sue occupazioni di capo dello Stato per una crocieraintorno alle coste dell'isola. Il gran Dio dei viaggi chemi protegge già da parecchi anni, ha voluto che io fossidella partita e che potessi così aggiungere alla mia colle-zione anche questi angoli reconditi delle Antille che nonsono toccati dai vapori e che non hanno neppure vie ter-restri di accesso, a meno di non andarvi a dorso di muloattraverso la macchia.

L'alba sboccia come un immenso fiore e si spampanasoavemente in una pioggia di petali rosa che sfioccanonell'azzurro. I cannoni del forte e degli incrociatori chesalutano la nave presidenziale sconvolgono con le lorosalve la dolcissima soavità del mattino e chi guarda hal'impressione penosa di un barbaro che stia violentandouna tenue verginità di carne rosa e di capelli biondi.

Poi i cannoni tacciono. Gli incrociatori di scorta – ilCuba ed il Patria – prendono posto ai fianchi dellanave. I picchetti di onore si scompongono. La musicadella marina si acqueta. E mentre l'isola sgomitola lenta-mente il suo perimetro azzurrino, incomincia la grandemusica del mare e del vento, melodia sublime dell'Infi-nito!

Viaggiano a bordo del Guantánamo il Presidente ed ilvice-presidente della Repubblica, i presidenti del Senatoe della Camera, i leaders dei partiti politici, i capidell'esercito e della marina, ministri, sottosegretari, se-natori, deputati. È un interessantissimo insieme che mi

234

Ogni tanto il Presidente della Repubblica interrompele sue occupazioni di capo dello Stato per una crocieraintorno alle coste dell'isola. Il gran Dio dei viaggi chemi protegge già da parecchi anni, ha voluto che io fossidella partita e che potessi così aggiungere alla mia colle-zione anche questi angoli reconditi delle Antille che nonsono toccati dai vapori e che non hanno neppure vie ter-restri di accesso, a meno di non andarvi a dorso di muloattraverso la macchia.

L'alba sboccia come un immenso fiore e si spampanasoavemente in una pioggia di petali rosa che sfioccanonell'azzurro. I cannoni del forte e degli incrociatori chesalutano la nave presidenziale sconvolgono con le lorosalve la dolcissima soavità del mattino e chi guarda hal'impressione penosa di un barbaro che stia violentandouna tenue verginità di carne rosa e di capelli biondi.

Poi i cannoni tacciono. Gli incrociatori di scorta – ilCuba ed il Patria – prendono posto ai fianchi dellanave. I picchetti di onore si scompongono. La musicadella marina si acqueta. E mentre l'isola sgomitola lenta-mente il suo perimetro azzurrino, incomincia la grandemusica del mare e del vento, melodia sublime dell'Infi-nito!

Viaggiano a bordo del Guantánamo il Presidente ed ilvice-presidente della Repubblica, i presidenti del Senatoe della Camera, i leaders dei partiti politici, i capidell'esercito e della marina, ministri, sottosegretari, se-natori, deputati. È un interessantissimo insieme che mi

234

Page 235: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

permette di osservare da vicino un mondo politico delcentro America.

Due ore dopo la partenza ognuno ha lasciato nellapropria cabina insieme col colletto e con la giacca, ilsussiego della sua funzione. I pigiama tropicali, con ma-niche corte od addirittura senza maniche, semplificanol'aspetto esteriore degli uomini, però la consuetudine po-litica resta attaccata alla pelle. Le parole tradiscono lecariche. Ho dinanzi agli occhi una pellicola cinemato-grafica della democrazia e del parlamentarismo, con iloro sistemi e le loro macchiette, con gli strateghi, i ma-neggioni, i chimici della combinazione, i virtuosi del ri-catto, i pupazzi ed i burattinai del suffragio universale. Ilquadro è piccolo ma è anche vicinissimo. Non ho che daingrandire un po' gli uomini e le cose per immaginarmiun Guantánamo dell'Italia pre-fascista, in crociera sullecoste della Sardegna, con a bordo Giolitti ed i suoi cariPeano! Mi par di riconoscere Giuffrida, l'eccellente Fac-ta, il prefetto Lusignani ed il gran maestro delle Poste,duca di Cesarò!

In un angolo la Delegazione cubana reduce da Gine-vra giuoca a scacchi coi grandi paesi del mondo; in unaltro angolo gli elettori delle provincie fanno la ruota in-torno al Presidente delle Repubblica e si beccano cometacchini, sbirciando i giornalisti perchè raccolgano leloro parole. Penso che il generale-presidente deve avereuna nostalgia terribile della dittatura. Ogni tanto unoschiamazzo di voci e di applausi attira i gitanti verso unpunto del ponte. Che cosa è successo? Una pesca mira-

235

permette di osservare da vicino un mondo politico delcentro America.

Due ore dopo la partenza ognuno ha lasciato nellapropria cabina insieme col colletto e con la giacca, ilsussiego della sua funzione. I pigiama tropicali, con ma-niche corte od addirittura senza maniche, semplificanol'aspetto esteriore degli uomini, però la consuetudine po-litica resta attaccata alla pelle. Le parole tradiscono lecariche. Ho dinanzi agli occhi una pellicola cinemato-grafica della democrazia e del parlamentarismo, con iloro sistemi e le loro macchiette, con gli strateghi, i ma-neggioni, i chimici della combinazione, i virtuosi del ri-catto, i pupazzi ed i burattinai del suffragio universale. Ilquadro è piccolo ma è anche vicinissimo. Non ho che daingrandire un po' gli uomini e le cose per immaginarmiun Guantánamo dell'Italia pre-fascista, in crociera sullecoste della Sardegna, con a bordo Giolitti ed i suoi cariPeano! Mi par di riconoscere Giuffrida, l'eccellente Fac-ta, il prefetto Lusignani ed il gran maestro delle Poste,duca di Cesarò!

In un angolo la Delegazione cubana reduce da Gine-vra giuoca a scacchi coi grandi paesi del mondo; in unaltro angolo gli elettori delle provincie fanno la ruota in-torno al Presidente delle Repubblica e si beccano cometacchini, sbirciando i giornalisti perchè raccolgano leloro parole. Penso che il generale-presidente deve avereuna nostalgia terribile della dittatura. Ogni tanto unoschiamazzo di voci e di applausi attira i gitanti verso unpunto del ponte. Che cosa è successo? Una pesca mira-

235

Page 236: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

colosa? No, semplicemente un senatore o un deputato ilquale, dimenticando di essere in vacanza, si lascia tra-scinare dalla consuetudine oratoria a uno squarcio dieloquenza e provoca l'esplosione di innumerevoli altriCiceroni allo stato latente.

Dinanzi all'immensità del mare ed all'immensità delcielo tutti questi personaggi in cerca di autore sono diuna fatuità indescrivibile...

Nella solitudine del mare affiora una minuscola piat-taforma di roccia, lunga cento metri, larga cinquanta,elevata sull'acqua sì e no un metro. È come un terrazzi-no messo lì dalla natura: una cosina estremamente gran-de. Non è un'isola, non è uno scoglio, non è una secca.Semplicemente un balcone sull'oceano. Forse la tribunadi un poeta.

Quel vassoio di terra non ha senso. Ma gli uominiglielo hanno dato. L'Inghilterra, grande regina dei mari,vi ha eretto uno dei tanti monumenti della sua potenzamarittima. Un faro drizza in mezzo ai due infiniti delmare e del cielo il suo minareto a fascie nere e bianche.Accanto al faro c'è un pennone con la bandieradell'Impero.

Il Guantánamo passa quasi rasente a Scoglio Lupo.Tre casette lillipuziane, due antenne radiotelegrafiche ecinque palme tengono compagnia al faro ed ai suoiguardiani. Vien fatto di chiedersi se per caso quegli uo-mini – due o tre – che vivono soli sul terrazzinodell'oceano in perpetuo contatto con l'immensità siano

236

colosa? No, semplicemente un senatore o un deputato ilquale, dimenticando di essere in vacanza, si lascia tra-scinare dalla consuetudine oratoria a uno squarcio dieloquenza e provoca l'esplosione di innumerevoli altriCiceroni allo stato latente.

Dinanzi all'immensità del mare ed all'immensità delcielo tutti questi personaggi in cerca di autore sono diuna fatuità indescrivibile...

Nella solitudine del mare affiora una minuscola piat-taforma di roccia, lunga cento metri, larga cinquanta,elevata sull'acqua sì e no un metro. È come un terrazzi-no messo lì dalla natura: una cosina estremamente gran-de. Non è un'isola, non è uno scoglio, non è una secca.Semplicemente un balcone sull'oceano. Forse la tribunadi un poeta.

Quel vassoio di terra non ha senso. Ma gli uominiglielo hanno dato. L'Inghilterra, grande regina dei mari,vi ha eretto uno dei tanti monumenti della sua potenzamarittima. Un faro drizza in mezzo ai due infiniti delmare e del cielo il suo minareto a fascie nere e bianche.Accanto al faro c'è un pennone con la bandieradell'Impero.

Il Guantánamo passa quasi rasente a Scoglio Lupo.Tre casette lillipuziane, due antenne radiotelegrafiche ecinque palme tengono compagnia al faro ed ai suoiguardiani. Vien fatto di chiedersi se per caso quegli uo-mini – due o tre – che vivono soli sul terrazzinodell'oceano in perpetuo contatto con l'immensità siano

236

Page 237: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

più felici o più infelici degli altri; di noi che viviamo inmezzo a milioni di nostri simili?

Le secche delle isole Bahamas spingono quasi sullarotta del Guantánamo i loro banchi coralliferi che sonoun gran mondo sottomarino in formazione, destinato ademergere pian piano dall'acqua con millenaria lentezza.Le onde coprono ancora interamente le terre di domani,ma le secche ne tradiscono la presenza con grandi chiaz-ze verdose che spiccano nel turchino cupo degli abissi.

Nella formidabile luminosità del Tropico il mare èuno straordinario zaffiro, intarsiato di smeraldi chiari.Dove la terra già sfiora la superficie, guizzi di spuma in-crinano la lucentezza degli smeraldi e pare che fantasticirigurgiti di perle vengano su dalle voragini a frangersi alsole.

Ad oltre mille chilometri dall'Avana, nel vertice estre-mo dell'isola di Cuba, in quel punto dell'arcipelago ca-raibico nel quale la Natura si è divertita ad incastonareuna conca d'azzurro marino fra le quattro isole di Cuba,di Haiti, di Giamaica e di Inagua, Cristoforo Colombo,proveniente da San Salvador, attraverso uno stretto ca-nale conosciuto dalla Provvidenza, pose piede per la pri-ma volta in una grande terra d'America. Pochi anni doposorgeva in quei paraggi Baracoa che fu la prima capitaledi Cuba. Il destino ha voluto che più tardi i cubani di-menticassero Baracoa in mezzo alle sue montagne di ce-dro, lasciandola senza strade e senza ferrovie nel suo an-golo storico, così che chi oggi vi arriva ritrova a poche

237

più felici o più infelici degli altri; di noi che viviamo inmezzo a milioni di nostri simili?

Le secche delle isole Bahamas spingono quasi sullarotta del Guantánamo i loro banchi coralliferi che sonoun gran mondo sottomarino in formazione, destinato ademergere pian piano dall'acqua con millenaria lentezza.Le onde coprono ancora interamente le terre di domani,ma le secche ne tradiscono la presenza con grandi chiaz-ze verdose che spiccano nel turchino cupo degli abissi.

Nella formidabile luminosità del Tropico il mare èuno straordinario zaffiro, intarsiato di smeraldi chiari.Dove la terra già sfiora la superficie, guizzi di spuma in-crinano la lucentezza degli smeraldi e pare che fantasticirigurgiti di perle vengano su dalle voragini a frangersi alsole.

Ad oltre mille chilometri dall'Avana, nel vertice estre-mo dell'isola di Cuba, in quel punto dell'arcipelago ca-raibico nel quale la Natura si è divertita ad incastonareuna conca d'azzurro marino fra le quattro isole di Cuba,di Haiti, di Giamaica e di Inagua, Cristoforo Colombo,proveniente da San Salvador, attraverso uno stretto ca-nale conosciuto dalla Provvidenza, pose piede per la pri-ma volta in una grande terra d'America. Pochi anni doposorgeva in quei paraggi Baracoa che fu la prima capitaledi Cuba. Il destino ha voluto che più tardi i cubani di-menticassero Baracoa in mezzo alle sue montagne di ce-dro, lasciandola senza strade e senza ferrovie nel suo an-golo storico, così che chi oggi vi arriva ritrova a poche

237

Page 238: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

centinaia di metri dall'abitato quello stesso quadro di ac-que e di monti, di palme e di foreste, di grotte e di scogliche fece dire al Grande Ammiraglio: – Qui doveva esse-re il Paradiso terrestre!

I secoli e le guerre hanno distrutto interamente l'anti-ca città che le cronache della Historia de las Indias de-scrivono forte ed opulenta. Le antiche case sono statesostituite da costruzioni di legno che s'aprono su grandigiardini tropicali. Disgraziatamente in occasione dellavisita presidenziale ogni proprietario ha pitturato a nuo-vo la sua casetta, scegliendo il colore del gelato di suapreferenza e per colmo di iattura tutte le strade sono in-ghirlandate con bandieruole di pezza e con fronzoli dicarta. Grandi scritte di carattere elettorale contribuisco-no a rendere ancora più meschino lo scenario. Lo stra-niero che s'aspettava una città coloniale del 1600, non sisente compensato neppure dai sorrisi delle belle mulatteche sulle soglie degli usci salutano con grazia tropicaleil passante.

Ma basta arrampicarsi pochi metri sulla scarpata dellamontagna per ritrovare in un vecchio casermone di ca-valleria la storica Baracoa di Diego Colombo. La città dilegno scompare nella piega di due poggi. Restano solo imonti, il mare e le palme. Il cielo dolcissimo delle An-tille è una fantastica miscela di zaffiro e di oro. Nei vasticortili sono accampati i cavalli di un intero reggimentovenuto apposta per il viaggio del Presidente. Stallierineri e quasi nudi girano in mezzo ai quadrupedi, rastrel-lando le lettiere e governando le greppie. C'è un buon

238

centinaia di metri dall'abitato quello stesso quadro di ac-que e di monti, di palme e di foreste, di grotte e di scogliche fece dire al Grande Ammiraglio: – Qui doveva esse-re il Paradiso terrestre!

I secoli e le guerre hanno distrutto interamente l'anti-ca città che le cronache della Historia de las Indias de-scrivono forte ed opulenta. Le antiche case sono statesostituite da costruzioni di legno che s'aprono su grandigiardini tropicali. Disgraziatamente in occasione dellavisita presidenziale ogni proprietario ha pitturato a nuo-vo la sua casetta, scegliendo il colore del gelato di suapreferenza e per colmo di iattura tutte le strade sono in-ghirlandate con bandieruole di pezza e con fronzoli dicarta. Grandi scritte di carattere elettorale contribuisco-no a rendere ancora più meschino lo scenario. Lo stra-niero che s'aspettava una città coloniale del 1600, non sisente compensato neppure dai sorrisi delle belle mulatteche sulle soglie degli usci salutano con grazia tropicaleil passante.

Ma basta arrampicarsi pochi metri sulla scarpata dellamontagna per ritrovare in un vecchio casermone di ca-valleria la storica Baracoa di Diego Colombo. La città dilegno scompare nella piega di due poggi. Restano solo imonti, il mare e le palme. Il cielo dolcissimo delle An-tille è una fantastica miscela di zaffiro e di oro. Nei vasticortili sono accampati i cavalli di un intero reggimentovenuto apposta per il viaggio del Presidente. Stallierineri e quasi nudi girano in mezzo ai quadrupedi, rastrel-lando le lettiere e governando le greppie. C'è un buon

238

Page 239: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

239

TAVOLA XXXII

Portorico – Capanna indigena

239

TAVOLA XXXII

Portorico – Capanna indigena

Page 240: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

odore d'erba e di cavalli che pare un profumo di avven-tura. Vecchi mortai di bronzo restano al loro posto digloria, con le bocche inutili ed un po' cariate puntateverso quelle profondità marine donde un tempo veniva-no i corsari inglesi e francesi, scandinavi e batavi; versoquei monti boscosi dove un tempo s'annidavano le tribùdegli indios ribelli che facevano bestemmiare il fedeleservitore della Chiesa Don Diego de Velázquez.

Migliaia di palme mareggiano per ogni dove. In for-mazioni serrate si slanciano all'assalto dei cocuzzoli egiunte sulle cime vi ballano il girotondo per poi precipi-tarsi pazzamente lungo il versante opposto in direzionedel mare. Dovunque esse passano, la terra si veste displendore e di allegria. Campicelli di banane e di caffèinterrompono ogni tanto la distesa delle palme e si ve-dono affiorare sul verde i tipici tetti a punta della capan-na antillana: il guayro degli indios. Chi bussa ad una diquelle porte per chiedere una tazza di caffè criollo puòritrovare i resti dei Saboyesi di Cubanacán nei lineamen-ti di una donna o nel profilo di un vecchio.

Mentre un gran banchetto campestre riunisce le «for-ze vive» di Baracoa intorno al Presidente della Repub-blica e si accendono i fuochi di artifizio dell'oratoria tro-picale, io chiedo ad una capanna l'ospitalità della suaombra. Il sommesso tam-tam delle noci cocco che ciot-tolano al vento sotto gli ombrelli delle palme, accompa-gna le canzoni che per me creano le Antille. Due piccolemani meticcie mi fanno vento con un gran ventaglio difoglie. Una vecchia negra mi serve in un piatto di coccio

240

odore d'erba e di cavalli che pare un profumo di avven-tura. Vecchi mortai di bronzo restano al loro posto digloria, con le bocche inutili ed un po' cariate puntateverso quelle profondità marine donde un tempo veniva-no i corsari inglesi e francesi, scandinavi e batavi; versoquei monti boscosi dove un tempo s'annidavano le tribùdegli indios ribelli che facevano bestemmiare il fedeleservitore della Chiesa Don Diego de Velázquez.

Migliaia di palme mareggiano per ogni dove. In for-mazioni serrate si slanciano all'assalto dei cocuzzoli egiunte sulle cime vi ballano il girotondo per poi precipi-tarsi pazzamente lungo il versante opposto in direzionedel mare. Dovunque esse passano, la terra si veste displendore e di allegria. Campicelli di banane e di caffèinterrompono ogni tanto la distesa delle palme e si ve-dono affiorare sul verde i tipici tetti a punta della capan-na antillana: il guayro degli indios. Chi bussa ad una diquelle porte per chiedere una tazza di caffè criollo puòritrovare i resti dei Saboyesi di Cubanacán nei lineamen-ti di una donna o nel profilo di un vecchio.

Mentre un gran banchetto campestre riunisce le «for-ze vive» di Baracoa intorno al Presidente della Repub-blica e si accendono i fuochi di artifizio dell'oratoria tro-picale, io chiedo ad una capanna l'ospitalità della suaombra. Il sommesso tam-tam delle noci cocco che ciot-tolano al vento sotto gli ombrelli delle palme, accompa-gna le canzoni che per me creano le Antille. Due piccolemani meticcie mi fanno vento con un gran ventaglio difoglie. Una vecchia negra mi serve in un piatto di coccio

240

Page 241: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

il cucurucho di Baracoa, stranissimo dolce fatto con lapoltiglia della canna di zucchero, con la scorza del cedroe col bianco del cocco.

Il pomeriggio tropicale si liquefa in una beatitudinelenta e sonnacchiosa che permette tutte le fantasie. Traun boccone di cucurucho ed un sorso di caffè criollo, misorprendo a rievocare le pagine di un vecchio libricinoche descriveva le gesta di Colombo e che dava meravi-gliose vertigini alla mia anima di scolaretto elementare.E mi par di vedere quegli uomini nudi «dipinti a fiorelli-ni rossi e azzurri, che con un uccello in una mano eduna trombetta dorata nell'altra andarono incontro alloStraordinario Marinaio di Genova, facendo tintinnare iloro monili di pietruzze verdi e le loro collanette dighiande d'oro...».

Allora, come ora, migliaia di palme pavesavano a fe-sta le coste luminose dell'isola di Cubanacán... Ed affio-ravano sul verde i tetti a punta dei guayros degli in-dios... Ed il cielo era una meravigliosa miscela di zaffiroe d'oro... E le genti offrivano in piatti di coccio gli ali-menti dell'isola agli uomini bianchi venuti dal mare!

241

il cucurucho di Baracoa, stranissimo dolce fatto con lapoltiglia della canna di zucchero, con la scorza del cedroe col bianco del cocco.

Il pomeriggio tropicale si liquefa in una beatitudinelenta e sonnacchiosa che permette tutte le fantasie. Traun boccone di cucurucho ed un sorso di caffè criollo, misorprendo a rievocare le pagine di un vecchio libricinoche descriveva le gesta di Colombo e che dava meravi-gliose vertigini alla mia anima di scolaretto elementare.E mi par di vedere quegli uomini nudi «dipinti a fiorelli-ni rossi e azzurri, che con un uccello in una mano eduna trombetta dorata nell'altra andarono incontro alloStraordinario Marinaio di Genova, facendo tintinnare iloro monili di pietruzze verdi e le loro collanette dighiande d'oro...».

Allora, come ora, migliaia di palme pavesavano a fe-sta le coste luminose dell'isola di Cubanacán... Ed affio-ravano sul verde i tetti a punta dei guayros degli in-dios... Ed il cielo era una meravigliosa miscela di zaffiroe d'oro... E le genti offrivano in piatti di coccio gli ali-menti dell'isola agli uomini bianchi venuti dal mare!

241

Page 242: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

I QUATTRO SALOTTI DELL'ATLANTICO

L'yacht del Presidente della Repubblica di Cuba arri-va sullo sbiancar dell'alba dinanzi alla bocca della baiadi Sagua de Tánamo. La giornata è serena ma il mare unpoco grosso. Il Guantánamo ballonzola fanciullesca-mente come un ragazzone in vacanza che si prepara aduna scampagnata. Le settanta persone della comitivapresidenziale sono andate a letto presto la sera prima peressere in piedi col primo sole e non perdere lo spettaco-lo della baia la quale ha fama nei versi dei poeti di esse-re la più bella gemma dei Caraibi. Disgraziatamente èuna baia fuori mano, negletta dalle ferrovie e dai villag-gi, toccata solo qualche volta da un vaporetto di cabo-taggio che ha fretta d'andar via, quasi abbia timore di la-sciarsi stregare dalla maliarda e di venir meno al suo do-vere di tramwai marino. Pochissimi cubani e quasi nes-sun straniero la conoscono.

Vista dal ponte del Guantánamo l'isola di Cuba è inquesto punto un grande comizio di cocuzzoletti verdi edazzurri. La nebbia mattutina nasconde la pianura. Siscorgono solamente le cupolette delle cento colline cheincorniciano le quattro baie di Sagua, di Holguín, diNipe e di Banes. Nell'irreale luminosità dell'alba lo spet-tatore ha l'impressione di essere di fronte ad un arcipela-go; ad uno di quei magici arcipelaghi che la mente deifanciulli immagina quando le prime sirene dell'oltrema-

242

I QUATTRO SALOTTI DELL'ATLANTICO

L'yacht del Presidente della Repubblica di Cuba arri-va sullo sbiancar dell'alba dinanzi alla bocca della baiadi Sagua de Tánamo. La giornata è serena ma il mare unpoco grosso. Il Guantánamo ballonzola fanciullesca-mente come un ragazzone in vacanza che si prepara aduna scampagnata. Le settanta persone della comitivapresidenziale sono andate a letto presto la sera prima peressere in piedi col primo sole e non perdere lo spettaco-lo della baia la quale ha fama nei versi dei poeti di esse-re la più bella gemma dei Caraibi. Disgraziatamente èuna baia fuori mano, negletta dalle ferrovie e dai villag-gi, toccata solo qualche volta da un vaporetto di cabo-taggio che ha fretta d'andar via, quasi abbia timore di la-sciarsi stregare dalla maliarda e di venir meno al suo do-vere di tramwai marino. Pochissimi cubani e quasi nes-sun straniero la conoscono.

Vista dal ponte del Guantánamo l'isola di Cuba è inquesto punto un grande comizio di cocuzzoletti verdi edazzurri. La nebbia mattutina nasconde la pianura. Siscorgono solamente le cupolette delle cento colline cheincorniciano le quattro baie di Sagua, di Holguín, diNipe e di Banes. Nell'irreale luminosità dell'alba lo spet-tatore ha l'impressione di essere di fronte ad un arcipela-go; ad uno di quei magici arcipelaghi che la mente deifanciulli immagina quando le prime sirene dell'oltrema-

242

Page 243: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

re bussano dolcemente alla loro anima. Siccomel'imboccatura della baia è tutta seminata di scogli tradi-tori, il Guantánamo aspetta che la nebbia diradi primad'infilare la porta d'ingresso e la sua prudenza di vecchiotricheco delle Antille ci permette di assistere alla mira-bile trasformazione del nostro fantastico arcipelagonell'isola di Cuba.

Il primo sole straccia violentemente la nebbia. Maniinvisibili rastrellano rapidamente la bambagia mattutina,riunendola qua e là in mucchi di spume e di fiocchi chepoi sprofondano misteriosamente. Via via che il velo diperla si dissolve, l'arcipelago aumenta le dimensioni del-le sue isole e ne diminuisce il numero, finchè quello chepareva un mare di isolotti si riduce a cinque sole grandiisole, poi a tre, poi a due, separate da un fjord. Poi ancheil fjord diventa una valle e l'arcipelago cede definitiva-mente il posto al profilo collinoso della costa nord-orientale dell'isola di Cuba.

Le ultime trine che addobbano l'imboccatura si sfilac-ciano anch'esse, scoprendo la porta di Sagua de Tána-mo. Le onde del lago vi si riversano veloci ma appenagiunte sulla soglia subito si acquetano. Anche il Guan-tánamo smette immediatamente il suo valzer saltato edimentica di essere una nave con tanto di stantuffo e dicaldaie per diventare un cosa leggiera che scivola silen-ziosamente sopra una superficie di vetro sdrucciolevole.

È bene arrivare dinanzi a Sagua de Tánamo con unmare un po' mosso, per avere la sensazione fisica di la-sciare il regno delle tempeste e di entrare in un salotto

243

re bussano dolcemente alla loro anima. Siccomel'imboccatura della baia è tutta seminata di scogli tradi-tori, il Guantánamo aspetta che la nebbia diradi primad'infilare la porta d'ingresso e la sua prudenza di vecchiotricheco delle Antille ci permette di assistere alla mira-bile trasformazione del nostro fantastico arcipelagonell'isola di Cuba.

Il primo sole straccia violentemente la nebbia. Maniinvisibili rastrellano rapidamente la bambagia mattutina,riunendola qua e là in mucchi di spume e di fiocchi chepoi sprofondano misteriosamente. Via via che il velo diperla si dissolve, l'arcipelago aumenta le dimensioni del-le sue isole e ne diminuisce il numero, finchè quello chepareva un mare di isolotti si riduce a cinque sole grandiisole, poi a tre, poi a due, separate da un fjord. Poi ancheil fjord diventa una valle e l'arcipelago cede definitiva-mente il posto al profilo collinoso della costa nord-orientale dell'isola di Cuba.

Le ultime trine che addobbano l'imboccatura si sfilac-ciano anch'esse, scoprendo la porta di Sagua de Tána-mo. Le onde del lago vi si riversano veloci ma appenagiunte sulla soglia subito si acquetano. Anche il Guan-tánamo smette immediatamente il suo valzer saltato edimentica di essere una nave con tanto di stantuffo e dicaldaie per diventare un cosa leggiera che scivola silen-ziosamente sopra una superficie di vetro sdrucciolevole.

È bene arrivare dinanzi a Sagua de Tánamo con unmare un po' mosso, per avere la sensazione fisica di la-sciare il regno delle tempeste e di entrare in un salotto

243

Page 244: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

244

TAVOLA XXXIII

Santo Domingo – La casa di campagna del Presidente dellaRepubblica in puro stile creolo

244

TAVOLA XXXIII

Santo Domingo – La casa di campagna del Presidente dellaRepubblica in puro stile creolo

Page 245: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

riservato dell'Atlantico, nel quale il vecchio Nettuno èsolamente un galante cantore di madrigali. Proprio tral'isola di Cuba e l'arcipelago delle Bahamas, cioè in quelpunto del mare dei Caraibi nel quale l'Atlantico fa senti-re sovente agli uomini il peso formidabile della sua po-tenza e della sua collera, di fronte a quell'arcipelago del-le Bahamas che è tristemente celebre negli annali deinaufragi per le mille insidie invisibili che guatano lenavi, per gli improvvisi fortunali, per il vorticoso guaz-zabuglio delle correnti, per la facilità con cui le burra-sche si trasformano in cicloni e razzi di mare, proprio inquesto punto l'Atlantico incaricò – chissà quando – isuoi misteriosi artisti di costruire una serie di deliziosisalotti e di raccogliervi quanto i mari sanno fare di piùbello e di più fine, di più aggraziato e di più prezioso. Lìil vecchio Atlantico riceve tra una tempesta e l'altra isuoi ospiti. Lì l'oceano soffoca il suo respiro di giganteper ridurlo un lievissimo alito. Lì le bufere non entrano;nè le grandi nè le piccole. Il luogo è riservato alle ondi-ne cerulee che perpetuamente sorridono. Solo ogni tantoun ciclone è incaricato di spazzar via le case ed i villag-gi degli uomini che osano profanare coi loro tetti e coiloro zuccherifici il boudoir dell'Oceano. E quando il ci-clone ha scopato ciò che deve scopare, i salotti sono ria-perti ai sogni ed agli amori. Sono millenni che l'Oceanolavora ad abbellire il suo caravanseraglio incantato ed ilavori non sono ancora finiti. Tuttora le onde limano pa-zientemente capi e promontori, affinano punte, agemi-nano scogli, cesellano roccie, lavorano di bulino e di

245

riservato dell'Atlantico, nel quale il vecchio Nettuno èsolamente un galante cantore di madrigali. Proprio tral'isola di Cuba e l'arcipelago delle Bahamas, cioè in quelpunto del mare dei Caraibi nel quale l'Atlantico fa senti-re sovente agli uomini il peso formidabile della sua po-tenza e della sua collera, di fronte a quell'arcipelago del-le Bahamas che è tristemente celebre negli annali deinaufragi per le mille insidie invisibili che guatano lenavi, per gli improvvisi fortunali, per il vorticoso guaz-zabuglio delle correnti, per la facilità con cui le burra-sche si trasformano in cicloni e razzi di mare, proprio inquesto punto l'Atlantico incaricò – chissà quando – isuoi misteriosi artisti di costruire una serie di deliziosisalotti e di raccogliervi quanto i mari sanno fare di piùbello e di più fine, di più aggraziato e di più prezioso. Lìil vecchio Atlantico riceve tra una tempesta e l'altra isuoi ospiti. Lì l'oceano soffoca il suo respiro di giganteper ridurlo un lievissimo alito. Lì le bufere non entrano;nè le grandi nè le piccole. Il luogo è riservato alle ondi-ne cerulee che perpetuamente sorridono. Solo ogni tantoun ciclone è incaricato di spazzar via le case ed i villag-gi degli uomini che osano profanare coi loro tetti e coiloro zuccherifici il boudoir dell'Oceano. E quando il ci-clone ha scopato ciò che deve scopare, i salotti sono ria-perti ai sogni ed agli amori. Sono millenni che l'Oceanolavora ad abbellire il suo caravanseraglio incantato ed ilavori non sono ancora finiti. Tuttora le onde limano pa-zientemente capi e promontori, affinano punte, agemi-nano scogli, cesellano roccie, lavorano di bulino e di

245

Page 246: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

sbalzo sulle pietre e sulle spiaggie. Coralli e spugne ar-redano perennemente con magnificenza imperiale i ba-samenti sottomarini perchè diano ai riflessi dell'acqueed alle rifrangenze del sole colorazioni di tramonto eluci di aurora. Docili agli ordini del gran re dei cicloni edelle bufere, i venti seminano nel meraviglioso salottotutte le piante e tutti i fiori del Tropico facendone unaserra incantata di palme e di azalee, di cedri e di ibischi,di mogani e di aranci. Quattro vie d'acqua uniscono in-ternamente le baie, così che quando è festa grandel'immenso salone di Nipe – che è una fra le più grandibaie del mondo – ed i tre saloni minori di Sagua, di Hol-guín e di Banes, formano un'unica magnificenza. Però ilsalotto di Sagua è il più bello, tutto grazia e finezza, ma-gistralmente finito in ogni sua parte, pieno di angolettiraccolti nei quali i misteriosi artisti sono riusciti vera-mente a creare un riflesso dei paradisi che sovrastano icieli e dei profondissimi abissi nei quali l'Oceano ha lesue reggie.

Quando il Guantánamo entra nella baia e mette laprua su Cayo Mambí, gli uomini tacciono vinti dallabellezza che hanno negli occhi, vinti dall'emozione chehanno nell'anima.

Sagua de Tánamo! Forse solo i meravigliosi laghid'Italia che sono i salotti delle Alpi e dei ghiacciai, pos-sono eguagliare la tua bellezza, quando il cielo italianosi carica di tutto il suo azzurro e primavera veste lemontagne del suo verde più fresco. Ma gli abeti ed i fag-gi, i pini e gli olmi danno ai nostri laghi la signorilità di-

246

sbalzo sulle pietre e sulle spiaggie. Coralli e spugne ar-redano perennemente con magnificenza imperiale i ba-samenti sottomarini perchè diano ai riflessi dell'acqueed alle rifrangenze del sole colorazioni di tramonto eluci di aurora. Docili agli ordini del gran re dei cicloni edelle bufere, i venti seminano nel meraviglioso salottotutte le piante e tutti i fiori del Tropico facendone unaserra incantata di palme e di azalee, di cedri e di ibischi,di mogani e di aranci. Quattro vie d'acqua uniscono in-ternamente le baie, così che quando è festa grandel'immenso salone di Nipe – che è una fra le più grandibaie del mondo – ed i tre saloni minori di Sagua, di Hol-guín e di Banes, formano un'unica magnificenza. Però ilsalotto di Sagua è il più bello, tutto grazia e finezza, ma-gistralmente finito in ogni sua parte, pieno di angolettiraccolti nei quali i misteriosi artisti sono riusciti vera-mente a creare un riflesso dei paradisi che sovrastano icieli e dei profondissimi abissi nei quali l'Oceano ha lesue reggie.

Quando il Guantánamo entra nella baia e mette laprua su Cayo Mambí, gli uomini tacciono vinti dallabellezza che hanno negli occhi, vinti dall'emozione chehanno nell'anima.

Sagua de Tánamo! Forse solo i meravigliosi laghid'Italia che sono i salotti delle Alpi e dei ghiacciai, pos-sono eguagliare la tua bellezza, quando il cielo italianosi carica di tutto il suo azzurro e primavera veste lemontagne del suo verde più fresco. Ma gli abeti ed i fag-gi, i pini e gli olmi danno ai nostri laghi la signorilità di-

246

Page 247: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

screta e raffinata dei grandi palazzi d'Italia, mentre quigli eserciti sterminati delle palme tropicali, nelle lorovarietà innumerevoli, creano un teatrale e sgargiantescenario di Oriente, dal quale cento Bagdad e milleAlhambra specchiano nello smeraldo dell'acqua la loroopulenza che l'acqua riproduce nella sua immensa lastra.

Sagua de Tánamo! Io non so dire se le tue acque sia-no di opale o di madreperla, perchè mi pare che opali emadreperle siano povere cose di cui gli uomini debbonoservirsi per descrivere in qualche modo il tuo splendore!Io non so se sia d'oro o di diamante la luce del tuo soleche tutta ti imporpora e tutta ti fa ardere magnificamen-te, perchè mai ho visto l'oro splendere così luminosa-mente e mai diamante m'ha accecato come m'acceca iltuo fulgore! So solamente che ad un certo punto l'uomocessa di contemplare i tuoi cieli e le tue acque perchè lasua povera anima si smarrisce dinanzi al balenar dei tuoisfondi, aperti sopra un infinito di bellezza che non è fat-to per gli occhi degli uomini. Allora lo sguardo si abbas-sa sulla terra ferma e si riposa sulle bellezze meno verti-ginose delle sponde.

La cornice della baia gira intorno al Guantánamospiegando i suoi vezzi. Par di assistere ad una esposizio-ne di ventagli che si aprano e si chiudano continuamen-te, ora mostrando un angolo di sogno, ora una miniaturadi fate, l'amplesso di due palme, lo sciamar d'un cocche-to, lo sfarfallio di una grande spalliera fiorita che sisfiocca nel vento...

247

screta e raffinata dei grandi palazzi d'Italia, mentre quigli eserciti sterminati delle palme tropicali, nelle lorovarietà innumerevoli, creano un teatrale e sgargiantescenario di Oriente, dal quale cento Bagdad e milleAlhambra specchiano nello smeraldo dell'acqua la loroopulenza che l'acqua riproduce nella sua immensa lastra.

Sagua de Tánamo! Io non so dire se le tue acque sia-no di opale o di madreperla, perchè mi pare che opali emadreperle siano povere cose di cui gli uomini debbonoservirsi per descrivere in qualche modo il tuo splendore!Io non so se sia d'oro o di diamante la luce del tuo soleche tutta ti imporpora e tutta ti fa ardere magnificamen-te, perchè mai ho visto l'oro splendere così luminosa-mente e mai diamante m'ha accecato come m'acceca iltuo fulgore! So solamente che ad un certo punto l'uomocessa di contemplare i tuoi cieli e le tue acque perchè lasua povera anima si smarrisce dinanzi al balenar dei tuoisfondi, aperti sopra un infinito di bellezza che non è fat-to per gli occhi degli uomini. Allora lo sguardo si abbas-sa sulla terra ferma e si riposa sulle bellezze meno verti-ginose delle sponde.

La cornice della baia gira intorno al Guantánamospiegando i suoi vezzi. Par di assistere ad una esposizio-ne di ventagli che si aprano e si chiudano continuamen-te, ora mostrando un angolo di sogno, ora una miniaturadi fate, l'amplesso di due palme, lo sciamar d'un cocche-to, lo sfarfallio di una grande spalliera fiorita che sisfiocca nel vento...

247

Page 248: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

248

TAVOLA XXXIV

Port-au-PrinceLa grande piazza col monumento agli

eroi dell’indipendenza

248

TAVOLA XXXIV

Port-au-PrinceLa grande piazza col monumento agli

eroi dell’indipendenza

Page 249: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

La vegetazione staglia nettamente nell'acqua le sueforme e dietro lo schermo transitano le nuvole. Il cielo ela terra sono una cosa sola. Lo spirito umano abituato acerti limiti si sente sopraffatto da questa fantastica fusio-ne di tutte le immensità. Pare di essere fermi, in unmondo di fluidi e di cristalli e che le cose ci vengano in-contro. Le isolette s'avanzano silenziose; s'avvicinano;girano; hanno l'aria di far la riverenza a passo di minuet-to, sorridono, s'allontanano, spariscono. Non c'è musica,nè a bordo nè a terra, ma una gran sinfonia è in noi. Lasentiamo. Suona e canta. Nell'infinito silenzio.

È terribile e delizioso insieme! Si vorrebbe chel'incanto finisse e che continuasse. Si è felici di viverloed un po' tristi, perchè poi la vita parrà più grigia.L'acque e la terra debbono amarsi qui carnalmente. Illoro amplesso perenne è carico di tepore, carico di lasci-via. Brividi d'anima e fremiti di sensi empiono della loropresenza magnetica questo luogo di ebbrezza che evocaconfusamente nello spirito visioni di templi pagani e dialtari cristiani in sacrilego caos. Afrodite e Santa Teresa.Eliogabalo e San Francesco. Lo scenario può incornicia-re tutte le aberrazioni della carne e tutte le sublimità del-lo spirito. Solo le consuete banalità della vita sono fuoriposto...

Il Guantánamo attacca a terra a Cayo Mambí. C'è unozuccherificio americano nei dintorni della costa e fortu-natamente non si vede. C'è un trenino elettrico che con-duce allo zuccherificio ma è nascosto dietro un filare dipalme-cocco e fortunatamente non si vede. C'è una folla

249

La vegetazione staglia nettamente nell'acqua le sueforme e dietro lo schermo transitano le nuvole. Il cielo ela terra sono una cosa sola. Lo spirito umano abituato acerti limiti si sente sopraffatto da questa fantastica fusio-ne di tutte le immensità. Pare di essere fermi, in unmondo di fluidi e di cristalli e che le cose ci vengano in-contro. Le isolette s'avanzano silenziose; s'avvicinano;girano; hanno l'aria di far la riverenza a passo di minuet-to, sorridono, s'allontanano, spariscono. Non c'è musica,nè a bordo nè a terra, ma una gran sinfonia è in noi. Lasentiamo. Suona e canta. Nell'infinito silenzio.

È terribile e delizioso insieme! Si vorrebbe chel'incanto finisse e che continuasse. Si è felici di viverloed un po' tristi, perchè poi la vita parrà più grigia.L'acque e la terra debbono amarsi qui carnalmente. Illoro amplesso perenne è carico di tepore, carico di lasci-via. Brividi d'anima e fremiti di sensi empiono della loropresenza magnetica questo luogo di ebbrezza che evocaconfusamente nello spirito visioni di templi pagani e dialtari cristiani in sacrilego caos. Afrodite e Santa Teresa.Eliogabalo e San Francesco. Lo scenario può incornicia-re tutte le aberrazioni della carne e tutte le sublimità del-lo spirito. Solo le consuete banalità della vita sono fuoriposto...

Il Guantánamo attacca a terra a Cayo Mambí. C'è unozuccherificio americano nei dintorni della costa e fortu-natamente non si vede. C'è un trenino elettrico che con-duce allo zuccherificio ma è nascosto dietro un filare dipalme-cocco e fortunatamente non si vede. C'è una folla

249

Page 250: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

250

TAVOLA XXXV

Mura dell’epoca coloniale nellacampagna haitiana

250

TAVOLA XXXV

Mura dell’epoca coloniale nellacampagna haitiana

Page 251: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

di elettori iscritti al partito liberale che aspetta il Presi-dente della Repubblica per gridare «Viva il Partito», maè concentrata alla stazione di arrivo del trenino. Non lasi vede e non la si sente. A Cayo Mambí il comitato or-ganizzatore del ricevimento presidenziale si è limitatoad ammassare mille uomini a cavallo che sono allineatilungo la sponda a distanza di un metro l'uno dall'altro.Da buoni americani hanno preso questa decisione perevitare affollamenti sul piccolo pontile e sul trenino.Senza volerlo hanno rispettato la grazia e la maestà del-la Natura!

Lungo l'arco della sponda stanno i mille cavalieri,specie di butteri tropicali d'aspetto rude e di portamentoaltero, saldi in sella su muli e cavalli. Hanno selle dicuoio all'andalusa con ornamenti di rame e fibbioni dinikel che lampeggiano al sole. Vestono alla paesana, conla camicia aperta sui petti muscolosi. Un gran cappellac-cio da ranchero ombreggia i loro volti ossuti e dà lorol'aspetto di briganti messicani. Ve ne sono di bianchi,meticci, mulatti, neri. Ognuno ha l'ombrello di unapalma-cocco od il baldacchino di una palma reale. Quae là una palma di Cristo apre i suoi meravigliosi flabelli.Immobili nel sole i mille cavalieri-briganti paiono aspet-tare un Fernando Cortés che sbarchi dal Guantánamo eli conduca, attraverso orgie e battaglie, a rovesciare iltrono dei Montezuma.

251

di elettori iscritti al partito liberale che aspetta il Presi-dente della Repubblica per gridare «Viva il Partito», maè concentrata alla stazione di arrivo del trenino. Non lasi vede e non la si sente. A Cayo Mambí il comitato or-ganizzatore del ricevimento presidenziale si è limitatoad ammassare mille uomini a cavallo che sono allineatilungo la sponda a distanza di un metro l'uno dall'altro.Da buoni americani hanno preso questa decisione perevitare affollamenti sul piccolo pontile e sul trenino.Senza volerlo hanno rispettato la grazia e la maestà del-la Natura!

Lungo l'arco della sponda stanno i mille cavalieri,specie di butteri tropicali d'aspetto rude e di portamentoaltero, saldi in sella su muli e cavalli. Hanno selle dicuoio all'andalusa con ornamenti di rame e fibbioni dinikel che lampeggiano al sole. Vestono alla paesana, conla camicia aperta sui petti muscolosi. Un gran cappellac-cio da ranchero ombreggia i loro volti ossuti e dà lorol'aspetto di briganti messicani. Ve ne sono di bianchi,meticci, mulatti, neri. Ognuno ha l'ombrello di unapalma-cocco od il baldacchino di una palma reale. Quae là una palma di Cristo apre i suoi meravigliosi flabelli.Immobili nel sole i mille cavalieri-briganti paiono aspet-tare un Fernando Cortés che sbarchi dal Guantánamo eli conduca, attraverso orgie e battaglie, a rovesciare iltrono dei Montezuma.

251

Page 252: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

DA SANTIAGO ALL'ISOLA AZZURRA

Dopo una settimana di soggiorno a Santiago mi trovosul piroscafo nord-americano che mi deve trasportareall'isola azzurra. Manca poco per la partenza. Mancapoco per il tramonto. Già i passeggieri sono tutti a bor-do; non si aspettano che alcuni ufficiali, trattenuti a terradal grande amore che questi cittadini di un paese «sec-co» sentono per le città dei paesi «umidi».

Santiago spiega dinanzi ai miei occhi il suo profilo,incassato entro montagne boscose e severe che l'incorni-ciano da vicino e quasi l'imprigionano. Disseminata sutre colli, la vecchia città ha qualche cosa di mediterra-neo, d'orientale e di saraceno che parla alla mia animalatina. Antiche muraglie pongono qua e là una macchiaaustera nell'insieme delle casette bianche. Varie crocisovrastano i tetti ed i giardini. L'aspetto generale di San-tiago è monacale e guerriero. I suoi forti sono smantella-ti e la sua potenza politica è finita, ma essa conserval'impronta della sua antica armatura ed istintivamenteevoca in chi la guarda visioni di caserme e di conventi,di cavalieri avventurosi e di frati implacabili.

Nel punto più alto dell'abitato, la cattedrale alza le suedue torri bianche che finiscono Santiago e l'incoronano.Torri ovoidali, tozze e pesanti, che paiono cupole di for-tezza. Sembra che la città esista solamente per servire dazoccolo a questa cattedrale aerea, massiccia e militare-

252

DA SANTIAGO ALL'ISOLA AZZURRA

Dopo una settimana di soggiorno a Santiago mi trovosul piroscafo nord-americano che mi deve trasportareall'isola azzurra. Manca poco per la partenza. Mancapoco per il tramonto. Già i passeggieri sono tutti a bor-do; non si aspettano che alcuni ufficiali, trattenuti a terradal grande amore che questi cittadini di un paese «sec-co» sentono per le città dei paesi «umidi».

Santiago spiega dinanzi ai miei occhi il suo profilo,incassato entro montagne boscose e severe che l'incorni-ciano da vicino e quasi l'imprigionano. Disseminata sutre colli, la vecchia città ha qualche cosa di mediterra-neo, d'orientale e di saraceno che parla alla mia animalatina. Antiche muraglie pongono qua e là una macchiaaustera nell'insieme delle casette bianche. Varie crocisovrastano i tetti ed i giardini. L'aspetto generale di San-tiago è monacale e guerriero. I suoi forti sono smantella-ti e la sua potenza politica è finita, ma essa conserval'impronta della sua antica armatura ed istintivamenteevoca in chi la guarda visioni di caserme e di conventi,di cavalieri avventurosi e di frati implacabili.

Nel punto più alto dell'abitato, la cattedrale alza le suedue torri bianche che finiscono Santiago e l'incoronano.Torri ovoidali, tozze e pesanti, che paiono cupole di for-tezza. Sembra che la città esista solamente per servire dazoccolo a questa cattedrale aerea, massiccia e militare-

252

Page 253: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

253

TAVOLA XXXVI

Portorico – In una azienda di caffè

253

TAVOLA XXXVI

Portorico – In una azienda di caffè

Page 254: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

sca. Immense nuvole di rame si accendono sui monti.Qualche vetrata fiammeggia. Il sole colora metallica-mente i quartieri alti e la marina.

Girando i giorni scorsi per le stradine ripide e strettedi Santiago, non ero riuscito a capire il loro spirito, di-stratto com'ero da cento piccole cose moderne e banaliche m'impedivano di ascoltare il linguaggio delle pietre.La cattedrale stessa, curiosamente commercializzata dalvescovo italiano Guerra che l'ha fasciata con una cinturadi botteghe, m'aveva lasciato disorientato e freddo nono-stante le lapidi che ricordano le glorie della Spagna edella Croce. Solo di notte, quando le vie erano deserte ela scarsa illuminazione faceva più cupe le stradine,quando il mio passo solitario rimbombava sui selciati ele discussioni politiche di qualche nottambulo attardatoecheggiavano stranamente nel silenzio, solo allora ave-vo avuto una vaga sensazione di medioevo mediterraneoe di inquisizione spagnuola.

Ma ora che contemplo la città dal mare, ad un migliodalla costa, che ne abbraccio la struttura, che ne osservoil cipiglio di frate moschettiere, ora che più non si scor-gono le botteghe di monsignor Guerra e solo si vedonole due grandi torri della cattedrale librate nel vuoto, cheschiacciano la città con la loro pesantezza e nello stessotempo l'innalzano verso il mistero dell'Infinito, ora chele tinte del tramonto spennellano di ruggine e di limatu-ra di ferro i roccioni della costa e le gradinate dei quar-tieri, ora sento l'anima mistico-guerresca di Santiago chesopravvive ai secoli, alla storia ed alle nuove costruzioni

254

sca. Immense nuvole di rame si accendono sui monti.Qualche vetrata fiammeggia. Il sole colora metallica-mente i quartieri alti e la marina.

Girando i giorni scorsi per le stradine ripide e strettedi Santiago, non ero riuscito a capire il loro spirito, di-stratto com'ero da cento piccole cose moderne e banaliche m'impedivano di ascoltare il linguaggio delle pietre.La cattedrale stessa, curiosamente commercializzata dalvescovo italiano Guerra che l'ha fasciata con una cinturadi botteghe, m'aveva lasciato disorientato e freddo nono-stante le lapidi che ricordano le glorie della Spagna edella Croce. Solo di notte, quando le vie erano deserte ela scarsa illuminazione faceva più cupe le stradine,quando il mio passo solitario rimbombava sui selciati ele discussioni politiche di qualche nottambulo attardatoecheggiavano stranamente nel silenzio, solo allora ave-vo avuto una vaga sensazione di medioevo mediterraneoe di inquisizione spagnuola.

Ma ora che contemplo la città dal mare, ad un migliodalla costa, che ne abbraccio la struttura, che ne osservoil cipiglio di frate moschettiere, ora che più non si scor-gono le botteghe di monsignor Guerra e solo si vedonole due grandi torri della cattedrale librate nel vuoto, cheschiacciano la città con la loro pesantezza e nello stessotempo l'innalzano verso il mistero dell'Infinito, ora chele tinte del tramonto spennellano di ruggine e di limatu-ra di ferro i roccioni della costa e le gradinate dei quar-tieri, ora sento l'anima mistico-guerresca di Santiago chesopravvive ai secoli, alla storia ed alle nuove costruzioni

254

Page 255: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

americane. Nessun alcalde potrà cambiare la sua fisio-nomia. Nessun piano regolatore potrà mutare il suo pro-filo che è intimamente connesso con la stessa conforma-zione dei colli aguzzi sui quali i primi coloni costruiro-no la capitale, intimamente connesso con le sagome deimonti boscosi che la stringono entro le loro fiancate sel-vaggie e con la tozza cattedrale del Santo che dominaprepotentemente lo scenario.

Una lancia reca a bordo i ritardatari: il medico, un uf-ficialetto di coperta, il vice-commissario, un passeggeroyankee. Sono tutti e quattro brilli. Due ridono come ra-gazzi, dandosi grandi manate sulle spalle e simulandospunti di boxe alternati con passi di charleston. Hannol'alcool allegro. Gli altri due sono invece severi, acci-gliati, funerari. Hanno l'alcool cattivo. Alcuni neri scari-cano dietro i nuovi venuti diverse casse di birra.

Il medico diverte i presenti estraendo dalle tasche deisuoi pantaloni, della giacca, del panciotto, perfinodall'interno del cappello una serie veramente incredibiledi bottigline e bottigliette, tutte piatte e genialmente ta-scabili, ripiene di whisky, di rhum, di gin, di cognac.Sono recipienti fabbricati appositamente per il consuma-tore nord-americano che porta la fiala del whisky nel ta-schino del panciotto e per la consumatrice americanache nasconde la boccetta del gin insieme con lo scatoli-no della cipria nell'intimità della borsetta. Conto venti-quattro bottiglie: una media di quattro litri di alcool coiquali l'eccellente medico può affrontare allegramente la

255

americane. Nessun alcalde potrà cambiare la sua fisio-nomia. Nessun piano regolatore potrà mutare il suo pro-filo che è intimamente connesso con la stessa conforma-zione dei colli aguzzi sui quali i primi coloni costruiro-no la capitale, intimamente connesso con le sagome deimonti boscosi che la stringono entro le loro fiancate sel-vaggie e con la tozza cattedrale del Santo che dominaprepotentemente lo scenario.

Una lancia reca a bordo i ritardatari: il medico, un uf-ficialetto di coperta, il vice-commissario, un passeggeroyankee. Sono tutti e quattro brilli. Due ridono come ra-gazzi, dandosi grandi manate sulle spalle e simulandospunti di boxe alternati con passi di charleston. Hannol'alcool allegro. Gli altri due sono invece severi, acci-gliati, funerari. Hanno l'alcool cattivo. Alcuni neri scari-cano dietro i nuovi venuti diverse casse di birra.

Il medico diverte i presenti estraendo dalle tasche deisuoi pantaloni, della giacca, del panciotto, perfinodall'interno del cappello una serie veramente incredibiledi bottigline e bottigliette, tutte piatte e genialmente ta-scabili, ripiene di whisky, di rhum, di gin, di cognac.Sono recipienti fabbricati appositamente per il consuma-tore nord-americano che porta la fiala del whisky nel ta-schino del panciotto e per la consumatrice americanache nasconde la boccetta del gin insieme con lo scatoli-no della cipria nell'intimità della borsetta. Conto venti-quattro bottiglie: una media di quattro litri di alcool coiquali l'eccellente medico può affrontare allegramente la

255

Page 256: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

navigazione fino al canale di Panamá sopra un piroscafo«secco» degli Stati Uniti!

La nave alza l'ancora e s'allontana quetamente. E labaia di Santiago spiega dinanzi agli occhi dei viaggiatorila sua magnificenza, teatralizzata dagli sprazzi del tra-monto.

È una baia lunga diversi chilometri e stretta, come uncorridoio aperto dal mare in mezzo ai monti, in fondo alquale Santiago staglia la sua sagoma monumentale. Dimano in mano che la nave s'allontana, i monti che cir-condano la città hanno l'aria di diventare più alti e piùfoschi. Il sole morente li lascia nell'ombra, come quintetragiche, come panneggiamenti funebri di un colossalemortorio. La città si rattrappisce e si rannicchia. Il tra-monto l'arrossa, l'insanguina, la empie di piaghe e di ci-catrici. Le case s'uniscono e si confondono formandouna massa grigio-rossa senza forma che in certi punti hal'apparenza solamente di una roccia o di una cava. Lacattedrale invece ingigantisce con la distanza. Le suetorri paiono più grandi e più alte. Si direbbe che s'allun-gano e si gonfiano. Dominano il quadro e lo empiono.La città sparisce. La cattedrale è tutto. Il sole morentemitraglia la sua mole e la vecchia chiesa risponde fiera-mente all'attacco col barbaglio delle sue vetrate e colfulminio delle sue croci. È feroce ed immensa. Quattrosecoli e mezzo di storia coloniale sono condensati nelsuo fulgore vespertino.

«Santiago y cierra España!» era il grido di guerra colquale gli spagnuoli fondarono il loro impero d'America.

256

navigazione fino al canale di Panamá sopra un piroscafo«secco» degli Stati Uniti!

La nave alza l'ancora e s'allontana quetamente. E labaia di Santiago spiega dinanzi agli occhi dei viaggiatorila sua magnificenza, teatralizzata dagli sprazzi del tra-monto.

È una baia lunga diversi chilometri e stretta, come uncorridoio aperto dal mare in mezzo ai monti, in fondo alquale Santiago staglia la sua sagoma monumentale. Dimano in mano che la nave s'allontana, i monti che cir-condano la città hanno l'aria di diventare più alti e piùfoschi. Il sole morente li lascia nell'ombra, come quintetragiche, come panneggiamenti funebri di un colossalemortorio. La città si rattrappisce e si rannicchia. Il tra-monto l'arrossa, l'insanguina, la empie di piaghe e di ci-catrici. Le case s'uniscono e si confondono formandouna massa grigio-rossa senza forma che in certi punti hal'apparenza solamente di una roccia o di una cava. Lacattedrale invece ingigantisce con la distanza. Le suetorri paiono più grandi e più alte. Si direbbe che s'allun-gano e si gonfiano. Dominano il quadro e lo empiono.La città sparisce. La cattedrale è tutto. Il sole morentemitraglia la sua mole e la vecchia chiesa risponde fiera-mente all'attacco col barbaglio delle sue vetrate e colfulminio delle sue croci. È feroce ed immensa. Quattrosecoli e mezzo di storia coloniale sono condensati nelsuo fulgore vespertino.

«Santiago y cierra España!» era il grido di guerra colquale gli spagnuoli fondarono il loro impero d'America.

256

Page 257: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

257

TAVOLA XXXVII

Vagabondaggi nei canali del Rio Cobre

257

TAVOLA XXXVII

Vagabondaggi nei canali del Rio Cobre

Page 258: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Il grido di Don Diego Colombo, di Cortés, di Pizarro, diVelázquez, degli avventurosi capitani ed ammiragli cheaccanto alla bandiera di Castiglia ostentavano il vessillodel potente ordine militare di Santiago e che dettero ilnome di Santiago – patrono di Spagna – a numerose cit-tà del Nuovo Mondo perchè meglio d'ogni altro simbo-leggiava l'ardore dei monaci e degli hidalgos, dei fratiguerrieri e dei cavalieri mistici, dei vescovi strateghi edei conquistatori apostolici.

Qua e là un'isoletta verdeggiante od un punto civet-tuolo della costa trasformato dai cittadini in ritrovo bal-neare, tentano di mettere una nota di sorriso nello spet-tacolo, ma la baia è troppo aspra e severa per lasciarsivincere da simili frivolezze. È una baia di guerra, legataad imprese coloniali e militari nelle quali la spada e lacroce gareggiarono in eroismo ed in ferocia. Ogni tantole montagne s'aprono su sfondi foschi e selvaggi che pa-iono tane di pirati e rifugi di briganti. Il tramonto ferri-gno accentua l'aspetto rude dei luoghi. Il cielo non hanessuna dolcezza, nessuna sfumatura d'opale, nessunbrivido di madreperla: solo lampeggiamenti che paionobordate di vascelli e fiammate che sembrano riverberid'incendio. Nell'atmosfera è sospesa una ruggine roven-te che imbratta il cielo ed insanguina il mare. Le nuvolesono cariche di ferro, di rame, di zinco, di magnesio.Qualcuna arde pazzamente come un rogo di suppliziato.Altre sembrano paradossali scafi di vecchie navi ruggi-nose che si dissolvono nello spazio.

258

Il grido di Don Diego Colombo, di Cortés, di Pizarro, diVelázquez, degli avventurosi capitani ed ammiragli cheaccanto alla bandiera di Castiglia ostentavano il vessillodel potente ordine militare di Santiago e che dettero ilnome di Santiago – patrono di Spagna – a numerose cit-tà del Nuovo Mondo perchè meglio d'ogni altro simbo-leggiava l'ardore dei monaci e degli hidalgos, dei fratiguerrieri e dei cavalieri mistici, dei vescovi strateghi edei conquistatori apostolici.

Qua e là un'isoletta verdeggiante od un punto civet-tuolo della costa trasformato dai cittadini in ritrovo bal-neare, tentano di mettere una nota di sorriso nello spet-tacolo, ma la baia è troppo aspra e severa per lasciarsivincere da simili frivolezze. È una baia di guerra, legataad imprese coloniali e militari nelle quali la spada e lacroce gareggiarono in eroismo ed in ferocia. Ogni tantole montagne s'aprono su sfondi foschi e selvaggi che pa-iono tane di pirati e rifugi di briganti. Il tramonto ferri-gno accentua l'aspetto rude dei luoghi. Il cielo non hanessuna dolcezza, nessuna sfumatura d'opale, nessunbrivido di madreperla: solo lampeggiamenti che paionobordate di vascelli e fiammate che sembrano riverberid'incendio. Nell'atmosfera è sospesa una ruggine roven-te che imbratta il cielo ed insanguina il mare. Le nuvolesono cariche di ferro, di rame, di zinco, di magnesio.Qualcuna arde pazzamente come un rogo di suppliziato.Altre sembrano paradossali scafi di vecchie navi ruggi-nose che si dissolvono nello spazio.

258

Page 259: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

259

TAVOLA XXXVIII

Una tipica città creola: Matauzas

259

TAVOLA XXXVIII

Una tipica città creola: Matauzas

Page 260: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Dove la baia finisce, la sua imboccatura si stringe amorsa. Da una parte c'è un costone selvaggio di roccie edi alberi. Dall'altra s'erge il Morro, enorme castellacciospagnuolo assiso sopra un basamento di scogli e di casa-matte. Diversi ordini di muraglie merlate scalano lascarpata e terminano in alto con una torre mozza e bassache sembra un mastino.

Per oltre quattro secoli la bandiera di Isabella la Cat-tolica, di Carlo V e di Filippo II ha salutato dall'alto delMorro di Santiago le flotte di Spagna che partivano peravventure di guerra e di conquista o che tornavano dacrociere e battaglie. E dall'alto del Morro la vecchiabandiera salutò anche l'ultima flotta, quella non più «in-vincibile armata» che nel 1898 non volle lasciarsi cattu-rare dai nord-americani nella baia e preferì andare in-contro alla morte sicura con tutti i pavesi spiegati e tuttii vessilli sciolti al vento della sfortuna.

I cannoni di Washington colarono a picco, una aduna, le navi imbandierate che uscivano una ad unadall'imboccatura della baia. Ed una ad una sparirono ne-gli abissi, teatrali ed eroiche, grottesche e sublimi, sottogli spalti del Morro smantellato.

Pare che il tramonto tropicale voglia svegliare neglianimi il ricordo di quella tragedia spagnuola che fu an-che tragedia europea. La Spagna vi perdette gli ultimiresti della sua potenza coloniale: Cuba, Portorico, le Fi-lippine. L'Europa assistette con le braccia conserte e colsorriso incosciente alla diminuzione del suo prestigionel mondo. Gli occhi dei passeggieri yankee osservano

260

Dove la baia finisce, la sua imboccatura si stringe amorsa. Da una parte c'è un costone selvaggio di roccie edi alberi. Dall'altra s'erge il Morro, enorme castellacciospagnuolo assiso sopra un basamento di scogli e di casa-matte. Diversi ordini di muraglie merlate scalano lascarpata e terminano in alto con una torre mozza e bassache sembra un mastino.

Per oltre quattro secoli la bandiera di Isabella la Cat-tolica, di Carlo V e di Filippo II ha salutato dall'alto delMorro di Santiago le flotte di Spagna che partivano peravventure di guerra e di conquista o che tornavano dacrociere e battaglie. E dall'alto del Morro la vecchiabandiera salutò anche l'ultima flotta, quella non più «in-vincibile armata» che nel 1898 non volle lasciarsi cattu-rare dai nord-americani nella baia e preferì andare in-contro alla morte sicura con tutti i pavesi spiegati e tuttii vessilli sciolti al vento della sfortuna.

I cannoni di Washington colarono a picco, una aduna, le navi imbandierate che uscivano una ad unadall'imboccatura della baia. Ed una ad una sparirono ne-gli abissi, teatrali ed eroiche, grottesche e sublimi, sottogli spalti del Morro smantellato.

Pare che il tramonto tropicale voglia svegliare neglianimi il ricordo di quella tragedia spagnuola che fu an-che tragedia europea. La Spagna vi perdette gli ultimiresti della sua potenza coloniale: Cuba, Portorico, le Fi-lippine. L'Europa assistette con le braccia conserte e colsorriso incosciente alla diminuzione del suo prestigionel mondo. Gli occhi dei passeggieri yankee osservano

260

Page 261: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

con curiosità le vecchie pietre che la nave quasi sfioracoi suoi ponti. Forse essi ricordano il Maine e le facilivittorie di Wood. Due donne spagnuole dal profilo anda-luso ed un vecchio dal caratteristico naso castigliano – ilnaso dei caballeros del Greco – hanno anche essi i lorosguardi fissi sulla vecchia torre, ma senza curiosità. Unafiamma arde nelle loro pupille. Fiamma che brucia giùnel profondo dell'anima, nel profondo delle reminiscen-ze ereditarie. Io mi sento latinamente vicino alle duedonne andaluse ed all'uomo di Castiglia.

L'ultima visione che abbiamo di Santiago è il Morroche arde nel fuoco del tramonto, in alto alle roccie ester-ne dell'isola che sono tutte butterate di caverne. Il mareriflette nella sua trasparenza i falò degli scogli e l'incen-dio del castellaccio. I gialli ed i rossi del crepuscolo em-piono mare e cielo coi colori della Spagna!

Una sola notte di navigazione separa Santiago daKingston. Pranzo collegiale di nave nord-americana. Ipasseggieri hanno l'aria di tanti seminaristi dei due sessiin periodo di esercizi spirituali. Aranciate e limonate neibicchieri. Lessi e pappette nei piatti. Come mangia malequesta povera gente della Repubblica miliardaria! Unaspecie di camomilla che dovrebbe essere caffè chiude ilpasto del convitto galleggiante.

Un ufficiale mi fa cenno di seguirlo. Dinanzi ad unacabina trovo una diecina di persone in maniche di cami-cia che aspettano. Non abbiamo certificato fresco divaccinazione ed il regolamento prescrive che l'operazio-ne si faccia a bordo. Il medico brillo delle ventiquattro

261

con curiosità le vecchie pietre che la nave quasi sfioracoi suoi ponti. Forse essi ricordano il Maine e le facilivittorie di Wood. Due donne spagnuole dal profilo anda-luso ed un vecchio dal caratteristico naso castigliano – ilnaso dei caballeros del Greco – hanno anche essi i lorosguardi fissi sulla vecchia torre, ma senza curiosità. Unafiamma arde nelle loro pupille. Fiamma che brucia giùnel profondo dell'anima, nel profondo delle reminiscen-ze ereditarie. Io mi sento latinamente vicino alle duedonne andaluse ed all'uomo di Castiglia.

L'ultima visione che abbiamo di Santiago è il Morroche arde nel fuoco del tramonto, in alto alle roccie ester-ne dell'isola che sono tutte butterate di caverne. Il mareriflette nella sua trasparenza i falò degli scogli e l'incen-dio del castellaccio. I gialli ed i rossi del crepuscolo em-piono mare e cielo coi colori della Spagna!

Una sola notte di navigazione separa Santiago daKingston. Pranzo collegiale di nave nord-americana. Ipasseggieri hanno l'aria di tanti seminaristi dei due sessiin periodo di esercizi spirituali. Aranciate e limonate neibicchieri. Lessi e pappette nei piatti. Come mangia malequesta povera gente della Repubblica miliardaria! Unaspecie di camomilla che dovrebbe essere caffè chiude ilpasto del convitto galleggiante.

Un ufficiale mi fa cenno di seguirlo. Dinanzi ad unacabina trovo una diecina di persone in maniche di cami-cia che aspettano. Non abbiamo certificato fresco divaccinazione ed il regolamento prescrive che l'operazio-ne si faccia a bordo. Il medico brillo delle ventiquattro

261

Page 262: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

262

TAVOLA XXXIX

Giamaica – L’acqua folleggia sovrana fra i boschi

262

TAVOLA XXXIX

Giamaica – L’acqua folleggia sovrana fra i boschi

Page 263: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

bottigliette tascabili sbriga la faccenda come s'usa colmarchio dei montoni nelle farms. Quando è il mio turnorifiuto di farmi vaccinare dall'uomo del rhum e la miaindipendenza latina meraviglia il resto del gregge.

— Non potrete scendere a Kingston! – minaccial'ufficiale di servizio.

— All right!Io so che il medico inglese di Kingston ascolterà con

impassibilità britannica la ragione del mio rifiuto – lostato d'ubriacchezza del collega nordamericano – em'autorizzerà freddamente a scendere pregandomi dipassare in giornata al Dispensary.

E la sera racconterà agli amici inglesi il grazioso ca-setto.

Ai primi chiarori dell'alba siamo già nella baia diKingston. Dopo la visione tragica di Santiago l'isola az-zurra ci riceve in un salone incantato che ha una cupoladi turchese. Grandi venature azzurre striano lo smeraldosoavissimo della baia. Alte montagne seghettano con leloro creste l'immacolato sereno del cielo. L'aria è dolce,profumata, tiepida di sole, carica di effluvi. Mille palmesalutano dalle rive. La Giamaica ci offre il sorriso d'unodei suoi più soavi mattini.

La nave scivola con lentezza. Scivola lievemente sulvetro dell'acqua. I fondali trasparenti mostrano i vellutiscreziati delle arene. Due rotoli di cristallo sgaiano sulfilo della prua. Un frullo di vetrame iridescente si frangea poppa. Nel silenzio s'ode un gran fruscio di rasi strac-

263

bottigliette tascabili sbriga la faccenda come s'usa colmarchio dei montoni nelle farms. Quando è il mio turnorifiuto di farmi vaccinare dall'uomo del rhum e la miaindipendenza latina meraviglia il resto del gregge.

— Non potrete scendere a Kingston! – minaccial'ufficiale di servizio.

— All right!Io so che il medico inglese di Kingston ascolterà con

impassibilità britannica la ragione del mio rifiuto – lostato d'ubriacchezza del collega nordamericano – em'autorizzerà freddamente a scendere pregandomi dipassare in giornata al Dispensary.

E la sera racconterà agli amici inglesi il grazioso ca-setto.

Ai primi chiarori dell'alba siamo già nella baia diKingston. Dopo la visione tragica di Santiago l'isola az-zurra ci riceve in un salone incantato che ha una cupoladi turchese. Grandi venature azzurre striano lo smeraldosoavissimo della baia. Alte montagne seghettano con leloro creste l'immacolato sereno del cielo. L'aria è dolce,profumata, tiepida di sole, carica di effluvi. Mille palmesalutano dalle rive. La Giamaica ci offre il sorriso d'unodei suoi più soavi mattini.

La nave scivola con lentezza. Scivola lievemente sulvetro dell'acqua. I fondali trasparenti mostrano i vellutiscreziati delle arene. Due rotoli di cristallo sgaiano sulfilo della prua. Un frullo di vetrame iridescente si frangea poppa. Nel silenzio s'ode un gran fruscio di rasi strac-

263

Page 264: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ciati e di sete smosse. Dalle rive vicine giungono ondatedi canti, rintocchi di campane, echi di chitarre.

Un colle ci saluta con una fiumana di ibischi in fioreche precipita dalla cima a mare e continua in acqua conuna grande ombra piena di brividi e evanescenze. Nellameravigliosa lastra della baia si riflettono le linee sinuo-se delle sponde, gli ombrelli delle palme, i ventagli deibambù, i triangoli dei monti, le vele peschereccie chesciamano per ogni dove, i bungalow patrizi che fannocapolino fra i manghi e gli alberi del pane. Ride la terrae ride il cielo. Dai picchi turchini delle Blue Mountainsampie ondate di azzurro diradano nell'aria, scendono almare, penetrano nell'anima, empiono di sereno gli occhidegli uomini e di pace i loro spiriti. Il paradiso tropicaledi Giamaica prepara i viandanti alla grazia del suo eter-no giardino.

Fin quasi all'ultimo Kingston nasconde dietro un pro-montorio i suoi quartieri di legno e di mattoni, quasi ab-bia ritegno di guastare la visione di sogno che l'«isolaazzurra» serba ai suoi visitatori mattutini.

Arriva la lancia col dottore inglese.

264

ciati e di sete smosse. Dalle rive vicine giungono ondatedi canti, rintocchi di campane, echi di chitarre.

Un colle ci saluta con una fiumana di ibischi in fioreche precipita dalla cima a mare e continua in acqua conuna grande ombra piena di brividi e evanescenze. Nellameravigliosa lastra della baia si riflettono le linee sinuo-se delle sponde, gli ombrelli delle palme, i ventagli deibambù, i triangoli dei monti, le vele peschereccie chesciamano per ogni dove, i bungalow patrizi che fannocapolino fra i manghi e gli alberi del pane. Ride la terrae ride il cielo. Dai picchi turchini delle Blue Mountainsampie ondate di azzurro diradano nell'aria, scendono almare, penetrano nell'anima, empiono di sereno gli occhidegli uomini e di pace i loro spiriti. Il paradiso tropicaledi Giamaica prepara i viandanti alla grazia del suo eter-no giardino.

Fin quasi all'ultimo Kingston nasconde dietro un pro-montorio i suoi quartieri di legno e di mattoni, quasi ab-bia ritegno di guastare la visione di sogno che l'«isolaazzurra» serba ai suoi visitatori mattutini.

Arriva la lancia col dottore inglese.

264

Page 265: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

I «LORDS» E LE «LADIES» DICIOCCOLATTO

Dal 1665 – data dell'occupazione della Giamaica daparte di Cromwell – ad oggi gli inglesi hanno stilizzatol'isola in tutti i versi ed in tutti i modi, fino a far raggiun-gere ai giamaichini quel punto ideale che nel pensierobritannico è lo standard del perfetto suddito color cioc-colatto.

Col fiorire della potenza degli Stati Uniti e di tuttal'evoluzione delle Americhe gli inglesi si sono messi dipuntiglio per fare in Giamaica le cose a modino; non so-lamente per mostrare agli americani la bontà dei metodicivilizzatori britannici, ma anche per evitare che i gia-maichini sentissero invidia dei loro consanguinei che sifanno linciare negli Stati Uniti o di quelli delle vicinerepubbliche di Haiti e di Cuba che hanno l'illusione dicredersi indipendenti e perfettamente eguali agli uominidi razza bianca.

Benchè l'isola di Giamaica sia solo un piccolo angolodell'impero essa è un eccellente documento della menta-lità coloniale britannica e può esserne anzi consideratauna specie di campione. Infatti in Giamaica il coloniali-smo inglese ha avuto modo di applicare in pieno i suoisistemi. Ambiente isolato e chiuso che non risente in-fluenze esterne, che non ha dighe religiose, che non su-bisce affinità storiche nè etniche, la Giamaica è una pa-

265

I «LORDS» E LE «LADIES» DICIOCCOLATTO

Dal 1665 – data dell'occupazione della Giamaica daparte di Cromwell – ad oggi gli inglesi hanno stilizzatol'isola in tutti i versi ed in tutti i modi, fino a far raggiun-gere ai giamaichini quel punto ideale che nel pensierobritannico è lo standard del perfetto suddito color cioc-colatto.

Col fiorire della potenza degli Stati Uniti e di tuttal'evoluzione delle Americhe gli inglesi si sono messi dipuntiglio per fare in Giamaica le cose a modino; non so-lamente per mostrare agli americani la bontà dei metodicivilizzatori britannici, ma anche per evitare che i gia-maichini sentissero invidia dei loro consanguinei che sifanno linciare negli Stati Uniti o di quelli delle vicinerepubbliche di Haiti e di Cuba che hanno l'illusione dicredersi indipendenti e perfettamente eguali agli uominidi razza bianca.

Benchè l'isola di Giamaica sia solo un piccolo angolodell'impero essa è un eccellente documento della menta-lità coloniale britannica e può esserne anzi consideratauna specie di campione. Infatti in Giamaica il coloniali-smo inglese ha avuto modo di applicare in pieno i suoisistemi. Ambiente isolato e chiuso che non risente in-fluenze esterne, che non ha dighe religiose, che non su-bisce affinità storiche nè etniche, la Giamaica è una pa-

265

Page 266: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

sta cedevole nella quale l'Inghilterra ha modellatol'esemplare della perfetta colonia abitato dal prototipodel perfetto suddito di colore.

L'isola intera è lavata, pettinata, bellamente accomo-data all'inglese, con innumerevoli strade linde e carroz-zabili, con numerosi orti botanici e parchi pubblici, concomode ferrovie che rispettano gli orari e le distinzionidi colore, con cittadine ben messe ognuna delle quali hala sua brava stazione di pompieri ed il suo campo digolf, con villaggetti puliti nei quali non mancano poli-ziotti imponenti con l'uniforme nè chiesette gotiche conun biondo pastore dagli occhi cilestrini. Benchè la mag-gioranza dei neri siano cattolici – unica traccia della pri-mitiva dominazione spagnuola – tutte le chiese d'Inghil-terra sono rappresentate nell'isola, come in una esposi-zione, da un vescovo od almeno da un clergyman chenella peggiore delle ipotesi possiede una chiesetta, ungiardino, un campo di tennis ed un armonium.

Duecento cinquanta anni di dominazione inglese han-no trasformato l'antico schiavo delle piantagioni antilla-ne – originario del Senegal, del Dahomey e del Congo –in un essere amorfo che parla inglese, che mangia tarti-ne imburrate, che beve whisky an soda, niente soda emolto whisky), che giuoca il foot-ball, che osserva ilweek end, che si rasa quotidianamente, legge la Bibbia,idolatra il principe di Galles e si rovina per il Gran Der-by. E siccome i neri posseggono indubitatamente, comele scimmie, una grande capacità di imitazione, hanno fi-nito per copiare gli inglesi in tutti i loro gesti e le loro

266

sta cedevole nella quale l'Inghilterra ha modellatol'esemplare della perfetta colonia abitato dal prototipodel perfetto suddito di colore.

L'isola intera è lavata, pettinata, bellamente accomo-data all'inglese, con innumerevoli strade linde e carroz-zabili, con numerosi orti botanici e parchi pubblici, concomode ferrovie che rispettano gli orari e le distinzionidi colore, con cittadine ben messe ognuna delle quali hala sua brava stazione di pompieri ed il suo campo digolf, con villaggetti puliti nei quali non mancano poli-ziotti imponenti con l'uniforme nè chiesette gotiche conun biondo pastore dagli occhi cilestrini. Benchè la mag-gioranza dei neri siano cattolici – unica traccia della pri-mitiva dominazione spagnuola – tutte le chiese d'Inghil-terra sono rappresentate nell'isola, come in una esposi-zione, da un vescovo od almeno da un clergyman chenella peggiore delle ipotesi possiede una chiesetta, ungiardino, un campo di tennis ed un armonium.

Duecento cinquanta anni di dominazione inglese han-no trasformato l'antico schiavo delle piantagioni antilla-ne – originario del Senegal, del Dahomey e del Congo –in un essere amorfo che parla inglese, che mangia tarti-ne imburrate, che beve whisky an soda, niente soda emolto whisky), che giuoca il foot-ball, che osserva ilweek end, che si rasa quotidianamente, legge la Bibbia,idolatra il principe di Galles e si rovina per il Gran Der-by. E siccome i neri posseggono indubitatamente, comele scimmie, una grande capacità di imitazione, hanno fi-nito per copiare gli inglesi in tutti i loro gesti e le loro

266

Page 267: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

267

TAVOLA XL

Tipica casetta cubana con quattro fiori delle Antille

267

TAVOLA XL

Tipica casetta cubana con quattro fiori delle Antille

Page 268: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

smorfie, così che il vagabondaggio per le strade diKingston o di Sant'Antonio è uno dei più spassosi spet-tacoli che possa capitare sotto gli occhi di un giramondoe bisogna veramente avere una discreta dose di dispiace-ri e di grattacapi per non sentirsi irresistibilmente dibuon umore in questa isola di cercopitechi parlanti chesono più britannici del più britannico dei sudditi di reGiorgio!

Il fondo della gente resta irrimediabilmente africano,ma le generazioni hanno accumulato sul nocciolo origi-nario una serie di spessi strati di vernice – solide pittureinglesi all'olio di lino – che fanno rassomigliare ogniclasse giamaichina all'analoga classe inglese nelle sueforme esteriori di vita, nelle sue intransigenze, nei suoipregiudizi, nel suo rigido conservatorismo. A volte ave-te perfino l'impressione di trovarvi in un paesedell'Inghilterra, durante il periodo del Carnevale, in ungiorno in cui tutti i cittadini hanno deciso di mascherarsida zulù e cercano goffamente di imitare i selvaggidell'Africa, senza riuscire però a perdere quell'indefini-bile quid che è l'essenza delle razze civili di Europa! Edin questo modo potete spiegarvi come mai un tizio, cheha tutta l'aria di un clerk di banca o di un funzionario delPublic Service, dimentichi d'un tratto la sua buona edu-cazione per abbandonarsi ad una vigorosa grattata o aduna lunga esplorazione nei misteri delle fosse nasali.

Se è l'epoca del turismo – da ottobre ad aprile – i raribianchi che incontrate nelle strade e nei negozi, contri-buiscono alla vostra convinzione di essere in carnevale,

268

smorfie, così che il vagabondaggio per le strade diKingston o di Sant'Antonio è uno dei più spassosi spet-tacoli che possa capitare sotto gli occhi di un giramondoe bisogna veramente avere una discreta dose di dispiace-ri e di grattacapi per non sentirsi irresistibilmente dibuon umore in questa isola di cercopitechi parlanti chesono più britannici del più britannico dei sudditi di reGiorgio!

Il fondo della gente resta irrimediabilmente africano,ma le generazioni hanno accumulato sul nocciolo origi-nario una serie di spessi strati di vernice – solide pittureinglesi all'olio di lino – che fanno rassomigliare ogniclasse giamaichina all'analoga classe inglese nelle sueforme esteriori di vita, nelle sue intransigenze, nei suoipregiudizi, nel suo rigido conservatorismo. A volte ave-te perfino l'impressione di trovarvi in un paesedell'Inghilterra, durante il periodo del Carnevale, in ungiorno in cui tutti i cittadini hanno deciso di mascherarsida zulù e cercano goffamente di imitare i selvaggidell'Africa, senza riuscire però a perdere quell'indefini-bile quid che è l'essenza delle razze civili di Europa! Edin questo modo potete spiegarvi come mai un tizio, cheha tutta l'aria di un clerk di banca o di un funzionario delPublic Service, dimentichi d'un tratto la sua buona edu-cazione per abbandonarsi ad una vigorosa grattata o aduna lunga esplorazione nei misteri delle fosse nasali.

Se è l'epoca del turismo – da ottobre ad aprile – i raribianchi che incontrate nelle strade e nei negozi, contri-buiscono alla vostra convinzione di essere in carnevale,

268

Page 269: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

giacchè l'attività del Giamaica Turist Office snida dagliangoli più remoti del Canadà e delle isole britannicheuna torma di vecchie zitelle e di stagionati possidenti iquali sono rimasti fedeli alle gonne lunghe ed ai borset-toni ricamati delle nostre bisavole, ai fazzoletti a quadried ai pantaloni a righe dei nostri antenati.

Da questi esemplari, gli eccellenti neri copiano i lorovestiti d'etichetta e le loro toilettes da festa, così che so-vente una piazza è rallegrata dalla macchietta impagabi-le di un nero in tuba e stiffelius o dal graziosissimo in-sieme di una matrona d'ebano con la cintura all'altezzadelle mammelle e con tre penne di struzzo infilate in uncappellino del 1900.

Ragazze nere o color cioccolatto, oleograficamentevestite da missis, rinforzate dagli occhiali a stanghetta,impeccabilmente ammaestrate nelle Girl's Schooldell'isola, sbrigano nei negozi gli avventori con mecca-nica rigidità britannica, strascicando le cadenze degliyes, secondo il più smanierato dei vezzi londinesi e seper caso vi tradite per straniero, rischiate di esser trattatocon quel sussiego tra il freddo e lo sprezzante che ognibuon inglese riserva per le minestre ed i cittadini di unaltro paese.

Spesso nei trams l'eco di una conversazione vi fa vol-gere istintivamente il capo indietro, per guardare chi sia-no i due lords o le due ladies che condividono democra-ticamente con voi il pubblico carrozzone e che si rac-contano cerimoniosamente i pettegolezzi della vita mon-dana. E sentite quasi disappunto nel vedere due faccioni

269

giacchè l'attività del Giamaica Turist Office snida dagliangoli più remoti del Canadà e delle isole britannicheuna torma di vecchie zitelle e di stagionati possidenti iquali sono rimasti fedeli alle gonne lunghe ed ai borset-toni ricamati delle nostre bisavole, ai fazzoletti a quadried ai pantaloni a righe dei nostri antenati.

Da questi esemplari, gli eccellenti neri copiano i lorovestiti d'etichetta e le loro toilettes da festa, così che so-vente una piazza è rallegrata dalla macchietta impagabi-le di un nero in tuba e stiffelius o dal graziosissimo in-sieme di una matrona d'ebano con la cintura all'altezzadelle mammelle e con tre penne di struzzo infilate in uncappellino del 1900.

Ragazze nere o color cioccolatto, oleograficamentevestite da missis, rinforzate dagli occhiali a stanghetta,impeccabilmente ammaestrate nelle Girl's Schooldell'isola, sbrigano nei negozi gli avventori con mecca-nica rigidità britannica, strascicando le cadenze degliyes, secondo il più smanierato dei vezzi londinesi e seper caso vi tradite per straniero, rischiate di esser trattatocon quel sussiego tra il freddo e lo sprezzante che ognibuon inglese riserva per le minestre ed i cittadini di unaltro paese.

Spesso nei trams l'eco di una conversazione vi fa vol-gere istintivamente il capo indietro, per guardare chi sia-no i due lords o le due ladies che condividono democra-ticamente con voi il pubblico carrozzone e che si rac-contano cerimoniosamente i pettegolezzi della vita mon-dana. E sentite quasi disappunto nel vedere due faccioni

269

Page 270: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

270

TAVOLA XLI

La Giamaica – Visione di zaffiro e di smeraldo

270

TAVOLA XLI

La Giamaica – Visione di zaffiro e di smeraldo

Page 271: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

di gorilla coi denti d'oro e le orecchie a sventola o nelconstatare che le due aristocratiche dame sono solamen-te due enormi nere vestite di pizzi bianchi che rispondo-no al vostro sguardo con un largo sorriso delle lorogrosse labbra color melanzana.

Attraverso le finestre aperte delle caserelle di legnonon intravvedete che homes del più standardizzato stileinglese e sentite insieme all'odore dei puddings l'eco diun piano martellato britannicamente che accompagna unGood by, my dear!

A volte una gran fanfara di tamburi e di pifferi intor-no a cui s'accalca una torma di uomini e di donne vi fatirare un sospiro di sollievo! Finalmente! Ecco l'Africaoriginaria! Ecco un tam-tam dei boschi! Ma se vi avvi-cinate vi accorgete che si tratta solo di una suffragettache catechizza le sue consorelle al cromo o di una pro-pagandista dell'esercito della salute che legge con gli oc-chi spiritati un passo della Bibbia e tuona contro la per-dizione spirituale del secolo.

La smania imitatrice dei neri – una vera seconda na-tura – non si limita solo alle forme esteriori della vitama copia in profondità anche le più sottili sfumature delmodo di agire e di pensare degli inglesi. Col calar delsole e coll'accendersi dei globi elettrici, Kingston assu-me quell'aspetto fra il patriarcale e l'evangelico che èproprio delle borgate inglesi, ma se spingete la portasocchiusa di un bar o di una Pension House trovate ilords color cioccolatto ed i sirs di liquerizia che s'ubria-cano di rhum e di whisky dietro il paravento quacchero

271

di gorilla coi denti d'oro e le orecchie a sventola o nelconstatare che le due aristocratiche dame sono solamen-te due enormi nere vestite di pizzi bianchi che rispondo-no al vostro sguardo con un largo sorriso delle lorogrosse labbra color melanzana.

Attraverso le finestre aperte delle caserelle di legnonon intravvedete che homes del più standardizzato stileinglese e sentite insieme all'odore dei puddings l'eco diun piano martellato britannicamente che accompagna unGood by, my dear!

A volte una gran fanfara di tamburi e di pifferi intor-no a cui s'accalca una torma di uomini e di donne vi fatirare un sospiro di sollievo! Finalmente! Ecco l'Africaoriginaria! Ecco un tam-tam dei boschi! Ma se vi avvi-cinate vi accorgete che si tratta solo di una suffragettache catechizza le sue consorelle al cromo o di una pro-pagandista dell'esercito della salute che legge con gli oc-chi spiritati un passo della Bibbia e tuona contro la per-dizione spirituale del secolo.

La smania imitatrice dei neri – una vera seconda na-tura – non si limita solo alle forme esteriori della vitama copia in profondità anche le più sottili sfumature delmodo di agire e di pensare degli inglesi. Col calar delsole e coll'accendersi dei globi elettrici, Kingston assu-me quell'aspetto fra il patriarcale e l'evangelico che èproprio delle borgate inglesi, ma se spingete la portasocchiusa di un bar o di una Pension House trovate ilords color cioccolatto ed i sirs di liquerizia che s'ubria-cano di rhum e di whisky dietro il paravento quacchero

271

Page 272: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

del muro e lo schermo puritano della porta chiusa. Essisanno all'occasione rovesciare le tavole ed improvvisarecombattimenti di pugilato com'è buona buona usanzadei loro maestri e padroni quando l'alcool li priva delself control nazionale.

Via via che uno frequenta le classi più elevate vedefarsi più impressionante e più dispotica questa smaniaimitativa. I salotti v'offrono fior di missis alle quali ba-sterebbe sbiancare il nero dell'epidermide per dar loroun passaporto europeo. Ma è un nero terribile che resistea tutti i saponi. L'unica speranza dei giamaichini è cheun Voronoff provi l'innesto nei neri di una glandola dibianco. Ma come fare poi a trovare le glandole?

La questione del colore è il perno dell'alta vita socialegiamaichina, intorno al quale turbinano quotidianamentemigliaia di farse e si sbriciolano migliaia di piccolidrammi. L'opportunità politica e l'interesse commercialeconsentono certi piccoli strappi all'intransigenza deibianchi e queste cosuccie formano la suprema ambizio-ne di innumerevoli famiglie color caffè e caffelatte.L'invito ad un pranzo o ad un ballo può essere l'obietti-vo di una intera esistenza, la ragion d'essere di tutta unavita di controllo e di sacrifizio.

V'è una complessa araldica locale nella quale le parti-celle di nobiltà sono rappresentate dalle particole di san-gue bianco che scorrono nelle vene della tale o tal altrafamiglia, eredità magari di un marinaio ubbriaco o di unospite di un penitenziario della Guiana, ma che equivalein pratica al sangue di un Nothumberland o di un Torlo-

272

del muro e lo schermo puritano della porta chiusa. Essisanno all'occasione rovesciare le tavole ed improvvisarecombattimenti di pugilato com'è buona buona usanzadei loro maestri e padroni quando l'alcool li priva delself control nazionale.

Via via che uno frequenta le classi più elevate vedefarsi più impressionante e più dispotica questa smaniaimitativa. I salotti v'offrono fior di missis alle quali ba-sterebbe sbiancare il nero dell'epidermide per dar loroun passaporto europeo. Ma è un nero terribile che resistea tutti i saponi. L'unica speranza dei giamaichini è cheun Voronoff provi l'innesto nei neri di una glandola dibianco. Ma come fare poi a trovare le glandole?

La questione del colore è il perno dell'alta vita socialegiamaichina, intorno al quale turbinano quotidianamentemigliaia di farse e si sbriciolano migliaia di piccolidrammi. L'opportunità politica e l'interesse commercialeconsentono certi piccoli strappi all'intransigenza deibianchi e queste cosuccie formano la suprema ambizio-ne di innumerevoli famiglie color caffè e caffelatte.L'invito ad un pranzo o ad un ballo può essere l'obietti-vo di una intera esistenza, la ragion d'essere di tutta unavita di controllo e di sacrifizio.

V'è una complessa araldica locale nella quale le parti-celle di nobiltà sono rappresentate dalle particole di san-gue bianco che scorrono nelle vene della tale o tal altrafamiglia, eredità magari di un marinaio ubbriaco o di unospite di un penitenziario della Guiana, ma che equivalein pratica al sangue di un Nothumberland o di un Torlo-

272

Page 273: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

nia. Per avere un'idea della minuzia di questa araldica,basti dire che le particole di sangue bianco possono arri-vare in un incrocio ripetuto fino a 166 e che ad ognunadi queste cento sessantasei parti corrisponde un gradinodella scala sociale che separa il nero dal bianco. Ottosono le categorie fondamentali: il nero, il mulatto, ilquarto, il grifo, il quarterone, il mescolato, il creolo, ilbianco. Ed ognuno di questi casellari ha un blocco dischede suddivisorie. Eserciti di zii e di suocere dosanoattentamente i matrimoni per non indietreggiare d'unpelo nella terribile graduatoria, in cima alla quale sorri-de il bambolone latte e rosa della inesorabile razza bian-ca.

Solo i pacifici ed eccellenti neri della campagna si in-fischiano di queste quisquilie cittadine e pensano a farpupattoli di celluloide scura, a maggior gloria del Signo-re ed a maggior ricchezza dei piantatori britannici chespremono fior di milioni dal fertile grembo dell'isolameravigliosa.

La grande burattinaia Inghilterra può essere fiera del-la sua fabbrica di marionette della Giamaica. Non neesiste una migliore in nessuna parte del mondo.

Quanto al grosso problema delle anime l'Inghilterra loha risolto a priori, negando programmaticamente e net-tamente ai suoi sudditi colorati delle Antille qualsiasiparità col bianco e condannandoli ad una inferiorità per-petua che è più tassativa di un comandamento del Sinai.E questo rigido pregiudizio inglese contro l'uomo di co-lore – teoricamente discutibile ma praticamente esatto –

273

nia. Per avere un'idea della minuzia di questa araldica,basti dire che le particole di sangue bianco possono arri-vare in un incrocio ripetuto fino a 166 e che ad ognunadi queste cento sessantasei parti corrisponde un gradinodella scala sociale che separa il nero dal bianco. Ottosono le categorie fondamentali: il nero, il mulatto, ilquarto, il grifo, il quarterone, il mescolato, il creolo, ilbianco. Ed ognuno di questi casellari ha un blocco dischede suddivisorie. Eserciti di zii e di suocere dosanoattentamente i matrimoni per non indietreggiare d'unpelo nella terribile graduatoria, in cima alla quale sorri-de il bambolone latte e rosa della inesorabile razza bian-ca.

Solo i pacifici ed eccellenti neri della campagna si in-fischiano di queste quisquilie cittadine e pensano a farpupattoli di celluloide scura, a maggior gloria del Signo-re ed a maggior ricchezza dei piantatori britannici chespremono fior di milioni dal fertile grembo dell'isolameravigliosa.

La grande burattinaia Inghilterra può essere fiera del-la sua fabbrica di marionette della Giamaica. Non neesiste una migliore in nessuna parte del mondo.

Quanto al grosso problema delle anime l'Inghilterra loha risolto a priori, negando programmaticamente e net-tamente ai suoi sudditi colorati delle Antille qualsiasiparità col bianco e condannandoli ad una inferiorità per-petua che è più tassativa di un comandamento del Sinai.E questo rigido pregiudizio inglese contro l'uomo di co-lore – teoricamente discutibile ma praticamente esatto –

273

Page 274: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

274

TAVOLA XLII

La Giamaica – Piantagione di palme-cocco

274

TAVOLA XLII

La Giamaica – Piantagione di palme-cocco

Page 275: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ha assicurato alla Giamaica la tranquillità sociale e poli-tica in quanto ha polarizzato tutti i pensieri e tutte le am-bizioni degli isolani verso un solo scopo; quello di equi-pararsi più che sia possibile al bianco, distraendoli daogni altra preoccupazione e non facendo sentir loro nep-pure la loro dura miseria economica, giacchè in realtàl'isola intera con tutte le sue immense ricchezze appar-tiene ad una diecina di Limited.

Politicamente l'isola è amministrata dal Governatore,assistito nominalmente da un Consiglio che per metà ènominato dal governo e per metà è eletto da certe cate-gorie sociali. In fondo l'Inghilterra non ha concesso aisuoi sudditi della Giamaica nessun diritto sostanziale esi attiene in proposito alle più rigide tradizioni del Colo-nial Office. E se dopo tutto questo voi vi permettete diparlar male dell'ammiraglio Jellicoe o peggio ancoradella principessa Mary con un qualsiasi amico nero ocolor cappuccino incontrato in un teatro di Kingston odi Sant'Antonio, rischiate di buscarvi, oltre ad una scari-ca di pugni, il più sanguinoso degli improperi: Pigstranger! (porco straniero).

A Giamaica l'Inghilterra non si tocca. E la constata-zione è divertente per chi arriva dalla Guadalupa o dallaMartinica.

275

ha assicurato alla Giamaica la tranquillità sociale e poli-tica in quanto ha polarizzato tutti i pensieri e tutte le am-bizioni degli isolani verso un solo scopo; quello di equi-pararsi più che sia possibile al bianco, distraendoli daogni altra preoccupazione e non facendo sentir loro nep-pure la loro dura miseria economica, giacchè in realtàl'isola intera con tutte le sue immense ricchezze appar-tiene ad una diecina di Limited.

Politicamente l'isola è amministrata dal Governatore,assistito nominalmente da un Consiglio che per metà ènominato dal governo e per metà è eletto da certe cate-gorie sociali. In fondo l'Inghilterra non ha concesso aisuoi sudditi della Giamaica nessun diritto sostanziale esi attiene in proposito alle più rigide tradizioni del Colo-nial Office. E se dopo tutto questo voi vi permettete diparlar male dell'ammiraglio Jellicoe o peggio ancoradella principessa Mary con un qualsiasi amico nero ocolor cappuccino incontrato in un teatro di Kingston odi Sant'Antonio, rischiate di buscarvi, oltre ad una scari-ca di pugni, il più sanguinoso degli improperi: Pigstranger! (porco straniero).

A Giamaica l'Inghilterra non si tocca. E la constata-zione è divertente per chi arriva dalla Guadalupa o dallaMartinica.

275

Page 276: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

GIAMAICA, PARADISO DEI TROPICI

Dopo aver eseguito una inchiesta speciale presso ilConsolato d'Italia, il Comando della Polizia, il Segreta-rio del Governatore ed il vescovato cattolico, mi sonoconvinto che effettivamente in Giamaica non v'è nessunitaliano. Il console è un vecchietto inglese le cui cono-scenze della nostra lingua si limitano ad un comico«Buan giernu»! È la primissima volta da che giro perlungo e per largo il mondo che trovo un paese nel qualenon v'è neppure un italiano, perchè uno almeno l'ho pe-scato sempre, dappertutto, magari sotto le spoglie di unmissionario che pareva cinese, d'un uomo d'affari chesembrava il prototipo dei cittadini di New-York, d'unmerciaiuolo che passava per portoghese ed aveva unanidiata di bimbi mulatti. Vi sono, sì, in Giamaica deiGiannini, dei Sanguinetti e dei Vitiello, ma recatomi afar visita a questi connazionali ho dato di picchio nelprimo caso in un dentista californiano coi denti d'oroche m'ha mandato a spasso, nel secondo in un esportato-re di tartaruga con tanto di passaporto inglese e nel terzoin un nero autentico, laureato ad Oxford, che non socome abbia potuto ereditare un cognome tanto parteno-peo.

Messo finalmente il cuore in pace sull'inesistenza dicittadini italiani in Giamaica – una cosa che mi tormen-

276

GIAMAICA, PARADISO DEI TROPICI

Dopo aver eseguito una inchiesta speciale presso ilConsolato d'Italia, il Comando della Polizia, il Segreta-rio del Governatore ed il vescovato cattolico, mi sonoconvinto che effettivamente in Giamaica non v'è nessunitaliano. Il console è un vecchietto inglese le cui cono-scenze della nostra lingua si limitano ad un comico«Buan giernu»! È la primissima volta da che giro perlungo e per largo il mondo che trovo un paese nel qualenon v'è neppure un italiano, perchè uno almeno l'ho pe-scato sempre, dappertutto, magari sotto le spoglie di unmissionario che pareva cinese, d'un uomo d'affari chesembrava il prototipo dei cittadini di New-York, d'unmerciaiuolo che passava per portoghese ed aveva unanidiata di bimbi mulatti. Vi sono, sì, in Giamaica deiGiannini, dei Sanguinetti e dei Vitiello, ma recatomi afar visita a questi connazionali ho dato di picchio nelprimo caso in un dentista californiano coi denti d'oroche m'ha mandato a spasso, nel secondo in un esportato-re di tartaruga con tanto di passaporto inglese e nel terzoin un nero autentico, laureato ad Oxford, che non socome abbia potuto ereditare un cognome tanto parteno-peo.

Messo finalmente il cuore in pace sull'inesistenza dicittadini italiani in Giamaica – una cosa che mi tormen-

276

Page 277: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

tava da una settimana – ho deciso di lasciare gli eccel-lenti neri di Kingston e di andarmene per qualche giornonell'interno dell'isola verso Mandeville ed Ewarton, inattesa del vapore olandese che dovrà trasportarmi adHaiti.

Parto alle due del pomeriggio in un carrozzone di pri-ma classe il quale ha la simpatica novità di non averesedili. Vi sono invece delle comuni quanto comode pol-troncine di vimini che si trasportano di qua e di là, oraaccanto ad un finestrino ora accanto ad un altro e chepermettono, se si è in comitiva, di fare il proprio bravocrocchio e di credersi in casa propria.

Sono miei compagni di viaggio due mulatti occhialutidall'aspetto di dottori agronomi i quali si assorbono su-bito nella lettura del Jamaica Daily Mail; una miss bion-diccia d'età incerta che ha nel volto e negli abiti il mar-chio di fabbrica della turista inglese; infine una famigliadi benestanti negri che ritorna probabilmente alla casadegli avi dopo un soggiorno nella capitale. Lui è unuomo attempato, vestito all'inglese con tanto di barbettaalla Edoardo VII; lei, adiposa e pacioccona, infagottatain un abito di batista bianca inamidatissima, stracaricodi pizzi, ha l'aria di una balia di sultano in posizione au-siliaria; loro – tre ragazzone d'ebano scalettate sui di-ciotto-vent'anni – sfoggiano tre abiti di organdis sbuf-fante, rispettivamente color verde bandiera, color turchi-no Adriatico e color giallo quarantena. Docili alla modahanno le gonnelle al ginocchio e le calze di seta (qua-ranta fili made in Paris), ma i loro corpi prosperosi di

277

tava da una settimana – ho deciso di lasciare gli eccel-lenti neri di Kingston e di andarmene per qualche giornonell'interno dell'isola verso Mandeville ed Ewarton, inattesa del vapore olandese che dovrà trasportarmi adHaiti.

Parto alle due del pomeriggio in un carrozzone di pri-ma classe il quale ha la simpatica novità di non averesedili. Vi sono invece delle comuni quanto comode pol-troncine di vimini che si trasportano di qua e di là, oraaccanto ad un finestrino ora accanto ad un altro e chepermettono, se si è in comitiva, di fare il proprio bravocrocchio e di credersi in casa propria.

Sono miei compagni di viaggio due mulatti occhialutidall'aspetto di dottori agronomi i quali si assorbono su-bito nella lettura del Jamaica Daily Mail; una miss bion-diccia d'età incerta che ha nel volto e negli abiti il mar-chio di fabbrica della turista inglese; infine una famigliadi benestanti negri che ritorna probabilmente alla casadegli avi dopo un soggiorno nella capitale. Lui è unuomo attempato, vestito all'inglese con tanto di barbettaalla Edoardo VII; lei, adiposa e pacioccona, infagottatain un abito di batista bianca inamidatissima, stracaricodi pizzi, ha l'aria di una balia di sultano in posizione au-siliaria; loro – tre ragazzone d'ebano scalettate sui di-ciotto-vent'anni – sfoggiano tre abiti di organdis sbuf-fante, rispettivamente color verde bandiera, color turchi-no Adriatico e color giallo quarantena. Docili alla modahanno le gonnelle al ginocchio e le calze di seta (qua-ranta fili made in Paris), ma i loro corpi prosperosi di

277

Page 278: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

278

TAVOLA XLIII

La Giamaica – Un cantuccio incantevole dell’isola

278

TAVOLA XLIII

La Giamaica – Un cantuccio incantevole dell’isola

Page 279: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

solide femmine nere mal si adattano al misurino dellamoda europea. I seni scoppiano sotto il tessuto di velocon una violenza che ricorda l'esuberanza della grassaterra tropicale ed hanno una maniera di accavallare ma-schilmente le gambe che scopre tre dita d'ebano lucidotra l'orlo della sottana e la stretta delle giarrettiere.

Prevedo che se farà caldo sentirò il profumino dellepecore d'Africa!

Il treno parte in perfetto orario e dopo aver fatto perun po' la corte alle villette di Kingston, si slancia in unapianura di canna da zucchero che ondeggia pigramentecome un mare in bonaccia sotto un sole di fuoco ed uncielo di caramella.

Arriviamo così a Spanish Town, antica capitale, dovei due agronomi ci lasciano. La famiglia benestante fauna abbondante provvista di aranci, di banane e di ana-nas. La miss anglo-sassone, dopo aver consultato il suoBaedeker, arma attentamente una Kodak, segno ches'avvicinano novità.

Il treno riparte. È un diretto, anzi il grande espresso diMandeville, ma si tratta sempre di un diretto da piccolaisola, che ha quindi una idea relativa di ciò che siano ve-locità e distanza. Una catena di montagne profila a nord-ovest la sua mole accidentata e selvosa. La locomotiva,dopo aver traversato un paio di ponti, sotto i quali scor-rono lente acque di smeraldo tra filari di bambù e ciuffidi papiri, punta in direzione dei monti. I pali del telegra-fo indicano dopo pochi minuti che incominciamo a sali-re. Le tre ragazze nere sbucciano con aristocratica ele-

279

solide femmine nere mal si adattano al misurino dellamoda europea. I seni scoppiano sotto il tessuto di velocon una violenza che ricorda l'esuberanza della grassaterra tropicale ed hanno una maniera di accavallare ma-schilmente le gambe che scopre tre dita d'ebano lucidotra l'orlo della sottana e la stretta delle giarrettiere.

Prevedo che se farà caldo sentirò il profumino dellepecore d'Africa!

Il treno parte in perfetto orario e dopo aver fatto perun po' la corte alle villette di Kingston, si slancia in unapianura di canna da zucchero che ondeggia pigramentecome un mare in bonaccia sotto un sole di fuoco ed uncielo di caramella.

Arriviamo così a Spanish Town, antica capitale, dovei due agronomi ci lasciano. La famiglia benestante fauna abbondante provvista di aranci, di banane e di ana-nas. La miss anglo-sassone, dopo aver consultato il suoBaedeker, arma attentamente una Kodak, segno ches'avvicinano novità.

Il treno riparte. È un diretto, anzi il grande espresso diMandeville, ma si tratta sempre di un diretto da piccolaisola, che ha quindi una idea relativa di ciò che siano ve-locità e distanza. Una catena di montagne profila a nord-ovest la sua mole accidentata e selvosa. La locomotiva,dopo aver traversato un paio di ponti, sotto i quali scor-rono lente acque di smeraldo tra filari di bambù e ciuffidi papiri, punta in direzione dei monti. I pali del telegra-fo indicano dopo pochi minuti che incominciamo a sali-re. Le tre ragazze nere sbucciano con aristocratica ele-

279

Page 280: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ganza tre arancie verdognole del Tropico e sbircianoogni tanto il biondo straniero non ancora tanto vecchioche è loro compagno di viaggio. Chi può indovinare isogni di una ragazza negra, educata in un collegio ingle-se, che torna alla casa degli antenati dopo un tuffo diqualche settimana nella mondanità di una capitale?

La presunta suocera non ha l'aria di preoccuparsi granche nè del possibile genero di pelle bianca, nè delle qui-squilie della civiltà. Sbuccia le arancie coi denti, con deimorsi vigorosi che scoprono in pieno la sua dentiera dianimale sano e potente, incastrata senza economie nellegengive rosso-ocra che sprizzano salute. Eliminate inpochi colpi le corteccie, affonda gli incisivi nelle polpesugose, le maciulla, le succhia e le distrugge, noncuran-te del sugo che le impiastriccia il naso e le guancie e checola abbondante entro i candidi merletti inamidati nelleoscure profondità del petto monumentale.

Brava la balia! Così si gusta un arancio! Incoraggiatadalla tacita simpatia con cui i miei occhi seguono il suopasto, addenta un ananas, poi un mango, poi una fetta dipopone, poi mezza dozzina di grosse banane giamaichi-ne. Tutto sparisce in quattro e quattr'otto nella sua ampiabocca, solida ed insaziabile, che ingoia filamenti e noc-cioli, senza tanti complimenti.

Ma il finestrino reclama la mia attenzione.

La meravigliosa isola di Giamaica – senza dubbio unadelle più belle del mondo – spiega dinanzi al mio sguar-do l'affascinante grazia delle sue valli e dei suoi montiche non conoscono inverno e che fermentano in una

280

ganza tre arancie verdognole del Tropico e sbircianoogni tanto il biondo straniero non ancora tanto vecchioche è loro compagno di viaggio. Chi può indovinare isogni di una ragazza negra, educata in un collegio ingle-se, che torna alla casa degli antenati dopo un tuffo diqualche settimana nella mondanità di una capitale?

La presunta suocera non ha l'aria di preoccuparsi granche nè del possibile genero di pelle bianca, nè delle qui-squilie della civiltà. Sbuccia le arancie coi denti, con deimorsi vigorosi che scoprono in pieno la sua dentiera dianimale sano e potente, incastrata senza economie nellegengive rosso-ocra che sprizzano salute. Eliminate inpochi colpi le corteccie, affonda gli incisivi nelle polpesugose, le maciulla, le succhia e le distrugge, noncuran-te del sugo che le impiastriccia il naso e le guancie e checola abbondante entro i candidi merletti inamidati nelleoscure profondità del petto monumentale.

Brava la balia! Così si gusta un arancio! Incoraggiatadalla tacita simpatia con cui i miei occhi seguono il suopasto, addenta un ananas, poi un mango, poi una fetta dipopone, poi mezza dozzina di grosse banane giamaichi-ne. Tutto sparisce in quattro e quattr'otto nella sua ampiabocca, solida ed insaziabile, che ingoia filamenti e noc-cioli, senza tanti complimenti.

Ma il finestrino reclama la mia attenzione.

La meravigliosa isola di Giamaica – senza dubbio unadelle più belle del mondo – spiega dinanzi al mio sguar-do l'affascinante grazia delle sue valli e dei suoi montiche non conoscono inverno e che fermentano in una

280

Page 281: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

281

TAVOLA XLIV

Giamaica – Una famiglia mulatta di fabbricanti di cappelli dipaglia

281

TAVOLA XLIV

Giamaica – Una famiglia mulatta di fabbricanti di cappelli dipaglia

Page 282: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

perpetua primavera. Di mano in mano che saliamo la-sciamo indietro i campi di canna ed affondiamo in unavegetazione più grassa e lussureggiante che nell'umiditàdelle alture trova una terra più ricca di lieviti.

Vasti bananeti ed immensi coccheti si contendono ilpossesso della campagna. Ora si mescolano violente-mente come per una battaglia, ora si spiegano alternati-vamente in ampie mareggiate come in seguito ad unavittoria. Dov'è il bananeto che vince, la campagna assu-me un aspetto fitto, turgido, pesante, con un non so ched'ordinato che ricorda la simmetria degli eserciti. Dovesono invece trionfano le palme, i campi assumono lagioiosa baraonda di un gran carnevale e l'occhio si perdein una immensità di ventagli, di pennacchi, di flabelli, dimille bellezze svolazzanti ed aeree.

Ovunque palme e banane lasciano libero uno spec-chio di terra, alberi giganteschi drizzano chiome solennie rami carichi di frutti. Il binario apre nella massa ver-deggiante uno striscione di terra scura, sul quale le rota-ie lampeggianti vorrebbero essere una cosa rigida e sini-stra. Ma da una parte e dall'altra delle parallele d'acciaiocento e cento fiori hanno tessuto il più sgargiante broc-cato che mente umana possa concepire: un broccatospesso e profondo di verdi policromi, con grossi ricamicolorati in rilievo che lasciano pendere un visibilio digrappoli, di frange, di fiocchi, di campanelli, di svolazzie di trine. A cento ed a cento aprono i loro parasoli certialberi strambi del Tropico che finiscono in ogni ramocon un ciuffo violento di foglie rosse, d'un bel rosso ra-

282

perpetua primavera. Di mano in mano che saliamo la-sciamo indietro i campi di canna ed affondiamo in unavegetazione più grassa e lussureggiante che nell'umiditàdelle alture trova una terra più ricca di lieviti.

Vasti bananeti ed immensi coccheti si contendono ilpossesso della campagna. Ora si mescolano violente-mente come per una battaglia, ora si spiegano alternati-vamente in ampie mareggiate come in seguito ad unavittoria. Dov'è il bananeto che vince, la campagna assu-me un aspetto fitto, turgido, pesante, con un non so ched'ordinato che ricorda la simmetria degli eserciti. Dovesono invece trionfano le palme, i campi assumono lagioiosa baraonda di un gran carnevale e l'occhio si perdein una immensità di ventagli, di pennacchi, di flabelli, dimille bellezze svolazzanti ed aeree.

Ovunque palme e banane lasciano libero uno spec-chio di terra, alberi giganteschi drizzano chiome solennie rami carichi di frutti. Il binario apre nella massa ver-deggiante uno striscione di terra scura, sul quale le rota-ie lampeggianti vorrebbero essere una cosa rigida e sini-stra. Ma da una parte e dall'altra delle parallele d'acciaiocento e cento fiori hanno tessuto il più sgargiante broc-cato che mente umana possa concepire: un broccatospesso e profondo di verdi policromi, con grossi ricamicolorati in rilievo che lasciano pendere un visibilio digrappoli, di frange, di fiocchi, di campanelli, di svolazzie di trine. A cento ed a cento aprono i loro parasoli certialberi strambi del Tropico che finiscono in ogni ramocon un ciuffo violento di foglie rosse, d'un bel rosso ra-

282

Page 283: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

mato o sanguigno. E su tutto la «bella messicana» – de-lizia delle Antille – spolverizza i suoi minuscoli grappo-li di fiorellini rosa, fini come foglie di capelvenere e tre-muli come brividi di seta.

Ad un tratto la linea diventa aspra e selvaggia, quasisia stanca di quell'orgia di colori e di fragranze. Aspricontrafforti di calcare e di bosco s'accavallano intorno albinario obbligandolo a girare violente scarpate e ad in-trufolarsi sotto frequentissimi trafori. Tra una galleria el'altra rombano impetuosi torrenti e si profilano sfondialpestri di graniti e di felci. L'aria rinfresca e le nari av-vertono l'odore tonico dei pini. Si sente l'alta montagna!Lo spirito si prepara a dire momentaneamente addio alleesuberanze del Tropico per gustare, a mille e più metridi altezza, un soffio corroborante della lontana Europa.

Una lunga galleria spegne tutti gli scenari. Nella pe-nombra del carrozzone i sei occhi delle tre ragazze ne-gre hanno la mansueta dolcezza di quelli dell'antilope ela felina fosforescenza di quelli delle pantere. La madrerumina beatamente il suo pasto vegetale. Un barlumeannuncia la fine della galleria ed il principio del miraco-lo. Si verifica infatti il miracolo, uno di quei miracolidella Bellezza che lo spirito più non dimentica e che ac-compagnano l'uomo pel resto della vita come una perpe-tua carezza.

Mentre l'animo è preparato a più rudi montagne ed apiù folte pinete, il tunnel sbocca in una vicenda di altevalli tropicali che le cime dell'isola incastonano entro illoro cerchio, proteggendole dai venti del mare e dai sof-

283

mato o sanguigno. E su tutto la «bella messicana» – de-lizia delle Antille – spolverizza i suoi minuscoli grappo-li di fiorellini rosa, fini come foglie di capelvenere e tre-muli come brividi di seta.

Ad un tratto la linea diventa aspra e selvaggia, quasisia stanca di quell'orgia di colori e di fragranze. Aspricontrafforti di calcare e di bosco s'accavallano intorno albinario obbligandolo a girare violente scarpate e ad in-trufolarsi sotto frequentissimi trafori. Tra una galleria el'altra rombano impetuosi torrenti e si profilano sfondialpestri di graniti e di felci. L'aria rinfresca e le nari av-vertono l'odore tonico dei pini. Si sente l'alta montagna!Lo spirito si prepara a dire momentaneamente addio alleesuberanze del Tropico per gustare, a mille e più metridi altezza, un soffio corroborante della lontana Europa.

Una lunga galleria spegne tutti gli scenari. Nella pe-nombra del carrozzone i sei occhi delle tre ragazze ne-gre hanno la mansueta dolcezza di quelli dell'antilope ela felina fosforescenza di quelli delle pantere. La madrerumina beatamente il suo pasto vegetale. Un barlumeannuncia la fine della galleria ed il principio del miraco-lo. Si verifica infatti il miracolo, uno di quei miracolidella Bellezza che lo spirito più non dimentica e che ac-compagnano l'uomo pel resto della vita come una perpe-tua carezza.

Mentre l'animo è preparato a più rudi montagne ed apiù folte pinete, il tunnel sbocca in una vicenda di altevalli tropicali che le cime dell'isola incastonano entro illoro cerchio, proteggendole dai venti del mare e dai sof-

283

Page 284: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

fi delle altezze. Ed il Tropico v'ha piantato un Eden in-cantato che strappa al viaggiatore un grido di meravi-glia.

Sono valli irrequiete che salgono e che scendono, ches'innalzano e che precipitano, che galoppano pazzamen-te di qua e di là, amoreggiando con cento gonfiori e conmille poggi. Solamente una frenesia vulcanica può avercreato questa burrasca pietrificata. Se la terra fosse brul-la e selvaggia lo spettacolo sarebbe grandioso. Se ulivied abeti vestissero questi luoghi, le alte vallate di Ewar-ton sarebbero una delle visioni più serene e più riposantidell'universo. Vi impazza invece con tutta la sua esube-ranza, con tutta l'orgia dei suoi profumi e dei suoi colori,con tutta la fantastica esagerazione delle sue forme edelle sue dimensioni, la strapotente e formidabile vege-tazione del grande Tropico e lo scenario assume unamagnificenza così spettacolosa che le parole non sannoesprimere nè la gioia degli occhi, nè il tumulto dei sensi,nè la stupefazione dello spirito.

Palmeti, bananeti, coccheti, campi di miglio e di caf-fè, piantagioni di cacao e di vaniglia, ombre di forestasecolare, serre di fiori, seminati di cotone e di ananas,grovigli di cactus e di sisal, ciuffi di manghi e di tama-rindi, blocchi di baobab, coorti di altissimi mogani,mausolei di alberi del pane e di fichi di Babilonia, tuttociò che la Natura può creare di più grande, di più opu-lento, di più odoroso e di più raro, tutto è riunito in que-sto saliscendi di valli, ammucchiato, affastellato, am-massato caoticamente. È una esplosione di potenza ve-

284

fi delle altezze. Ed il Tropico v'ha piantato un Eden in-cantato che strappa al viaggiatore un grido di meravi-glia.

Sono valli irrequiete che salgono e che scendono, ches'innalzano e che precipitano, che galoppano pazzamen-te di qua e di là, amoreggiando con cento gonfiori e conmille poggi. Solamente una frenesia vulcanica può avercreato questa burrasca pietrificata. Se la terra fosse brul-la e selvaggia lo spettacolo sarebbe grandioso. Se ulivied abeti vestissero questi luoghi, le alte vallate di Ewar-ton sarebbero una delle visioni più serene e più riposantidell'universo. Vi impazza invece con tutta la sua esube-ranza, con tutta l'orgia dei suoi profumi e dei suoi colori,con tutta la fantastica esagerazione delle sue forme edelle sue dimensioni, la strapotente e formidabile vege-tazione del grande Tropico e lo scenario assume unamagnificenza così spettacolosa che le parole non sannoesprimere nè la gioia degli occhi, nè il tumulto dei sensi,nè la stupefazione dello spirito.

Palmeti, bananeti, coccheti, campi di miglio e di caf-fè, piantagioni di cacao e di vaniglia, ombre di forestasecolare, serre di fiori, seminati di cotone e di ananas,grovigli di cactus e di sisal, ciuffi di manghi e di tama-rindi, blocchi di baobab, coorti di altissimi mogani,mausolei di alberi del pane e di fichi di Babilonia, tuttociò che la Natura può creare di più grande, di più opu-lento, di più odoroso e di più raro, tutto è riunito in que-sto saliscendi di valli, ammucchiato, affastellato, am-massato caoticamente. È una esplosione di potenza ve-

284

Page 285: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

getale che è forse senza eguali nel mondo, giacchè quila mano dell'uomo e la possanza della Natura si sonounite per creare un trionfo di foglie, di fiori e di frutti.

Le villette dei piantatori e le casuccie dei contadini ri-dono in mezzo al verde. Intorno ad ognuna di esse la ve-getazione vezzeggia con spalliere di fiori e con sceno-grafie di palmizi. Sfarzosi rampicanti impiallicciano itetti, coprono i muri, incorniciano porte e finestre, spie-gano sui mattoni e sulle pietre un fantastico tesoro di er-mellini, di porpore, di manti imperiali, di pallii cardina-lizi. Vacche, pecore, anitre, maiali, oche, tacchini, galli-ne faraone vivono liberamente in mezzo agli orti, aicampi ed ai giardini, tra branchi di monelli color gutta-perca e color zafferano che sciamano per ogni dove.L'acqua gorgoglia in tutti gli angoli, abbondante, frago-rosa, dominatrice. La lucentezza solare accende nei ru-scelli arcani riflessi di paradiso. Uccelli d'ogni sorta em-piono l'aria di canti, di trilli, di gorgheggi. Trampolierirosati ed azzurrini ornano di ninnoli meravigliosi i cavo-li ed i roseti.

Un profumo acuto di essenze e di resine, misto asbuffate calde di putredine vegetale, invade le narici, pe-netra nel sangue, turba il cervello, sveglia nelle vene in-finite prurigini. La fecondità della terra eccita i poterifecondatori della specie e li dissolve nell'atmosfera vi-gorosa, evocatrice di amplessi e di vagiti.

In certi punti la terra s'apre mollemente a conca e fiu-mane di palmizi fanno della piccola valle un meraviglio-so canestro. Nel mezzo un colle a pan di zucchero erge

285

getale che è forse senza eguali nel mondo, giacchè quila mano dell'uomo e la possanza della Natura si sonounite per creare un trionfo di foglie, di fiori e di frutti.

Le villette dei piantatori e le casuccie dei contadini ri-dono in mezzo al verde. Intorno ad ognuna di esse la ve-getazione vezzeggia con spalliere di fiori e con sceno-grafie di palmizi. Sfarzosi rampicanti impiallicciano itetti, coprono i muri, incorniciano porte e finestre, spie-gano sui mattoni e sulle pietre un fantastico tesoro di er-mellini, di porpore, di manti imperiali, di pallii cardina-lizi. Vacche, pecore, anitre, maiali, oche, tacchini, galli-ne faraone vivono liberamente in mezzo agli orti, aicampi ed ai giardini, tra branchi di monelli color gutta-perca e color zafferano che sciamano per ogni dove.L'acqua gorgoglia in tutti gli angoli, abbondante, frago-rosa, dominatrice. La lucentezza solare accende nei ru-scelli arcani riflessi di paradiso. Uccelli d'ogni sorta em-piono l'aria di canti, di trilli, di gorgheggi. Trampolierirosati ed azzurrini ornano di ninnoli meravigliosi i cavo-li ed i roseti.

Un profumo acuto di essenze e di resine, misto asbuffate calde di putredine vegetale, invade le narici, pe-netra nel sangue, turba il cervello, sveglia nelle vene in-finite prurigini. La fecondità della terra eccita i poterifecondatori della specie e li dissolve nell'atmosfera vi-gorosa, evocatrice di amplessi e di vagiti.

In certi punti la terra s'apre mollemente a conca e fiu-mane di palmizi fanno della piccola valle un meraviglio-so canestro. Nel mezzo un colle a pan di zucchero erge

285

Page 286: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

286

TAVOLA XLV

La vallata dei cocchi nei dintorni di Trinidad

286

TAVOLA XLV

La vallata dei cocchi nei dintorni di Trinidad

Page 287: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

la sua rotondità. Boschetti di banane ne affrescano lebasi. Campi di sorgo e di caffè s'arrampicano sulle pen-dici, inframmezzati d'alberi di papaia e di mango carichidi frutti. Due palme-cocco s'abbracciano in un angolotra mazzi di girasole e pergolati di buchenviglia. Unavena d'acqua sgattaiola dentro uno scrigno di papiri.Una ficaia occupa la cima, ficaia del Tropico, grassa,lattiginosa, confusionaria, spezzata da enormi moganiche svettano nel vuoto. In alto, sul vertice del colle, unalbero del pane centenario allarga le sue braccia monu-mentali a sorreggere una cupola di foglie ed una grandi-ne di poponi, turgidi come mammelle di vacca lattifera.

Quale portentoso scenografo crea questi quadri? Chicurva le palme con tanta arte? Chi sparpaglia i fiori, me-scola i colori, intreccia le foglie, accomoda con tantagrazia e sapienza le tinte dei verdi, dei gialli, degli scar-latti e dei turchini? Chi ha modellato gli avvallamenti ele alture perchè i fasti della vegetazione acquistino rilie-vo nella disposizione teatrale del suolo? Chi ha dissemi-nato le acque di smeraldo, i salti d'argento, i frullid'acciaio, le serpentine di cristallo? Chi ha raccolto in unangolo uno specchio d'acqua morta per slargarvi su unosmagliante tappeto di muffe verdi, punteggiato di fioridi porcellana e di globi soffiati di Murano?

L'anima non può fare a meno di rivolgere alle cose lagrande interrogazione. Attraverso gli occhi smagati on-date di bellezza entrano nell'essere... Una vena sottile dipoesia nasce nel cuore e vi canta... Vi canta divinamen-

287

la sua rotondità. Boschetti di banane ne affrescano lebasi. Campi di sorgo e di caffè s'arrampicano sulle pen-dici, inframmezzati d'alberi di papaia e di mango carichidi frutti. Due palme-cocco s'abbracciano in un angolotra mazzi di girasole e pergolati di buchenviglia. Unavena d'acqua sgattaiola dentro uno scrigno di papiri.Una ficaia occupa la cima, ficaia del Tropico, grassa,lattiginosa, confusionaria, spezzata da enormi moganiche svettano nel vuoto. In alto, sul vertice del colle, unalbero del pane centenario allarga le sue braccia monu-mentali a sorreggere una cupola di foglie ed una grandi-ne di poponi, turgidi come mammelle di vacca lattifera.

Quale portentoso scenografo crea questi quadri? Chicurva le palme con tanta arte? Chi sparpaglia i fiori, me-scola i colori, intreccia le foglie, accomoda con tantagrazia e sapienza le tinte dei verdi, dei gialli, degli scar-latti e dei turchini? Chi ha modellato gli avvallamenti ele alture perchè i fasti della vegetazione acquistino rilie-vo nella disposizione teatrale del suolo? Chi ha dissemi-nato le acque di smeraldo, i salti d'argento, i frullid'acciaio, le serpentine di cristallo? Chi ha raccolto in unangolo uno specchio d'acqua morta per slargarvi su unosmagliante tappeto di muffe verdi, punteggiato di fioridi porcellana e di globi soffiati di Murano?

L'anima non può fare a meno di rivolgere alle cose lagrande interrogazione. Attraverso gli occhi smagati on-date di bellezza entrano nell'essere... Una vena sottile dipoesia nasce nel cuore e vi canta... Vi canta divinamen-

287

Page 288: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

te... Oh! perchè questa canzone svanisce, come svani-scono i sogni?

La corsa del treno cambia ad ogni istante le forme edi colori della mirabile visione. L'occhio si sperde in unmare di Bellezza. L'anima si sperde in un mare di sensa-zioni. Ci si sente bimbi e si gioisce intensamente, comebimbi che vedano per la prima volta quanto è splendidala terra. Dalla venustà delle valli s'eleva un cantico gran-dioso, solenne, musicale, che col murmure di mille fo-glie e col gorgoglio di mille acque esalta la bellezza delCreato e la meraviglia della Vita.

L'occhio cerca invano all'intorno la cupola e le torri diuna Basilica che onori Dio nel trionfo della sua gloria.Poi lo spirito pensa che questa Basilica tropicale che haper cupola gli splendori del cielo e per base gli splendoridella terra è la più grande chiesa che possa onorare laSuprema Armonia dell'universo.

288

te... Oh! perchè questa canzone svanisce, come svani-scono i sogni?

La corsa del treno cambia ad ogni istante le forme edi colori della mirabile visione. L'occhio si sperde in unmare di Bellezza. L'anima si sperde in un mare di sensa-zioni. Ci si sente bimbi e si gioisce intensamente, comebimbi che vedano per la prima volta quanto è splendidala terra. Dalla venustà delle valli s'eleva un cantico gran-dioso, solenne, musicale, che col murmure di mille fo-glie e col gorgoglio di mille acque esalta la bellezza delCreato e la meraviglia della Vita.

L'occhio cerca invano all'intorno la cupola e le torri diuna Basilica che onori Dio nel trionfo della sua gloria.Poi lo spirito pensa che questa Basilica tropicale che haper cupola gli splendori del cielo e per base gli splendoridella terra è la più grande chiesa che possa onorare laSuprema Armonia dell'universo.

288

Page 289: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LO ZAFFIRO DEL MARE

Kingston! Città bianca di uomini neri, in mezzo amontagne che in ogni ora in ogni momento del giornotrovano la maniera di colorarsi d'azzurro, dinanzi ad unabaia di smeraldo che all'alba ed al tramonto si marezzapazzamente d'oro...

Strade polverose, fiancheggiate di bazar interminabi-li, gremite di neri civilizzati che portano cravatta e col-letto e di nere eleganti che inguainano in calze color fra-gola o pistacchio le loro gambe di bronzo! Tumulto dicarri e di facchini nei quartieri vicini al porto, di sacchie di camions, di argani e di vinchs. Caffè, cacao, co-prah, banani ed ananas per ogni dove. Atmosfera di car-bone. Sole e sole. Qua e là un gran tralcio di bughenvi-glia in fiore il quale, sporgendo paradossalmente dalcortile di una limited, irride col suo sorriso alla febbredei bianchi scamiciati che inseguono dollari e sterline eall'eccitazione dei neri marci di sudore che buscano loscellino da dare allo spaccio di whisky e di agua ardien-te.

Poi le strade si allontanano dal porto. Si calmano e sipuliscono. Terminano i bazar di cianfrusaglie ed i depo-siti di barili. Pian piano incomincia la campagna checanta la gloria di Dio e la soavità dell'amore. Palme epalme. Fiori e fiori. Ventagli verdi che sventagliano laterra. Frangipani che si sfarinano nell'aria. Noci di cocco

289

LO ZAFFIRO DEL MARE

Kingston! Città bianca di uomini neri, in mezzo amontagne che in ogni ora in ogni momento del giornotrovano la maniera di colorarsi d'azzurro, dinanzi ad unabaia di smeraldo che all'alba ed al tramonto si marezzapazzamente d'oro...

Strade polverose, fiancheggiate di bazar interminabi-li, gremite di neri civilizzati che portano cravatta e col-letto e di nere eleganti che inguainano in calze color fra-gola o pistacchio le loro gambe di bronzo! Tumulto dicarri e di facchini nei quartieri vicini al porto, di sacchie di camions, di argani e di vinchs. Caffè, cacao, co-prah, banani ed ananas per ogni dove. Atmosfera di car-bone. Sole e sole. Qua e là un gran tralcio di bughenvi-glia in fiore il quale, sporgendo paradossalmente dalcortile di una limited, irride col suo sorriso alla febbredei bianchi scamiciati che inseguono dollari e sterline eall'eccitazione dei neri marci di sudore che buscano loscellino da dare allo spaccio di whisky e di agua ardien-te.

Poi le strade si allontanano dal porto. Si calmano e sipuliscono. Terminano i bazar di cianfrusaglie ed i depo-siti di barili. Pian piano incomincia la campagna checanta la gloria di Dio e la soavità dell'amore. Palme epalme. Fiori e fiori. Ventagli verdi che sventagliano laterra. Frangipani che si sfarinano nell'aria. Noci di cocco

289

Page 290: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

290

TAVOLA XLVI

Un porto delle Antille

290

TAVOLA XLVI

Un porto delle Antille

Page 291: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

che suonano le castagnette al soffio del vento. Lungo lesiepi ridono mille fiori. Azzurri, rosa, carnicini, lilla,amaranto. Ogni capanna ed ogni casa è un gioiello inuno scrigno di corolle. Enormi oleandri spremononell'aria il loro profumo. Vaniglie e girasoli cintano icampi.

Se avete contemplato la campagna di Giamaica, nontornate più a Kingston! È orribile. E gli uomini sonocosì buffi. I bianchi ed i neri. Solo due occhi di mulattapotrebbero conciliarvi con la città. Due occhi di onice inun'acqua bianco-blu. Ma la mulatta giuoca il foot-ball,parla inglese e mastica chewing-gum. Novanta volte sucento è... sufragette. Nera, per giunta!

New-Castle! L'automobile sale la montagna, su perbelle strade levigate che fanno la réclame ai sistemi co-loniali dell'Inghilterra. A destra ed a sinistra campi dicacao e di caffè giuocano a giro tondo coi boschi dicampeggio. Fra un colle e l'altro, l'antica foresta vergineha lasciato un piccolo campionario di ciò che era l'isolaprima che Cristoforo Colombo scoprisse l'America.Mentre l'automobile sale, l'isola scende e si allarga. Vimostra la sua bellezza. V'apre le pieghe della sua gonnameravigliosa che arriva fino al mare, tonda e gonfiacome una crinolina. Nelle pieghe vezzeggiano i villaggi,ridono i fiumi, verdeggiano le foreste, folleggiano le ca-scate. Il mare è una grande distesa verde-azzurra nellaquale le baie paiono specchi messi lì per la vanità dellenuvole. Ogni tanto il bungalow di un colono – giocatto-

291

che suonano le castagnette al soffio del vento. Lungo lesiepi ridono mille fiori. Azzurri, rosa, carnicini, lilla,amaranto. Ogni capanna ed ogni casa è un gioiello inuno scrigno di corolle. Enormi oleandri spremononell'aria il loro profumo. Vaniglie e girasoli cintano icampi.

Se avete contemplato la campagna di Giamaica, nontornate più a Kingston! È orribile. E gli uomini sonocosì buffi. I bianchi ed i neri. Solo due occhi di mulattapotrebbero conciliarvi con la città. Due occhi di onice inun'acqua bianco-blu. Ma la mulatta giuoca il foot-ball,parla inglese e mastica chewing-gum. Novanta volte sucento è... sufragette. Nera, per giunta!

New-Castle! L'automobile sale la montagna, su perbelle strade levigate che fanno la réclame ai sistemi co-loniali dell'Inghilterra. A destra ed a sinistra campi dicacao e di caffè giuocano a giro tondo coi boschi dicampeggio. Fra un colle e l'altro, l'antica foresta vergineha lasciato un piccolo campionario di ciò che era l'isolaprima che Cristoforo Colombo scoprisse l'America.Mentre l'automobile sale, l'isola scende e si allarga. Vimostra la sua bellezza. V'apre le pieghe della sua gonnameravigliosa che arriva fino al mare, tonda e gonfiacome una crinolina. Nelle pieghe vezzeggiano i villaggi,ridono i fiumi, verdeggiano le foreste, folleggiano le ca-scate. Il mare è una grande distesa verde-azzurra nellaquale le baie paiono specchi messi lì per la vanità dellenuvole. Ogni tanto il bungalow di un colono – giocatto-

291

Page 292: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

292

TAVOLA XLVII

Il grande mercato del sabatoa Port-au-Prince

292

TAVOLA XLVII

Il grande mercato del sabatoa Port-au-Prince

Page 293: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

lo di legno in una serra – vi fa sentire la nostalgia degliassegni in bianco sul conto corrente della vita.

Quando arrivate a New-Castle, trovate una cittadinadi casette di legno coi tetti a punta che v'esuma dai ri-cordi della scuola il grafico del teorema di Talete: picco-la affermazione d'ordine in mezzo al gran disordine ra-dioso della Natura. Il conducente nero, fiero di esseresuddito dell'Inghilterra, vorrà portarvi a passeggio peiviali di ghiaia e mostrarvi quelle bellissime cose chesono una chiesetta evangelica coi tetti a punta che fa apugni col molle ondeggiare delle palme circostanti odun ospedale ultra-asettico che ha pitturato di calce anchei tronchi degli alberi del giardino.

Bucati soldateschi vezzeggiano nei cortili. Il ventodella Giamaica giuoca a rimpiattino con le mutande deisoldati di S. M. Britannica. Le bionde ed altere nursesche s'affacciano alle verande, guardano severamente lostraniero che passa. Chi turba i breakfast di New-Castle?

I volti sparuti dei malati vi dicono che il Tropico nonè adatto per le reni e le milze della razza bianca, soprat-tutto quando appartengono ai devoti del whisky e delgin. Certi visi gialli ed infossati vi fanno guardare conostilità gli ibischi che impazzano nei campi e nei giardi-ni. Ma trecento metri più in su dimenticherete tutto. Ilgran giardino tropicale di New-Castle vi stringerà nelsuo abbraccio incantato e vi soffierà in volto il suo alitodi malia. Tutti i frutti e tutti i fiori delle terre calde sonoriuniti in questo orgiastico Eden di verde e di colori che

293

lo di legno in una serra – vi fa sentire la nostalgia degliassegni in bianco sul conto corrente della vita.

Quando arrivate a New-Castle, trovate una cittadinadi casette di legno coi tetti a punta che v'esuma dai ri-cordi della scuola il grafico del teorema di Talete: picco-la affermazione d'ordine in mezzo al gran disordine ra-dioso della Natura. Il conducente nero, fiero di esseresuddito dell'Inghilterra, vorrà portarvi a passeggio peiviali di ghiaia e mostrarvi quelle bellissime cose chesono una chiesetta evangelica coi tetti a punta che fa apugni col molle ondeggiare delle palme circostanti odun ospedale ultra-asettico che ha pitturato di calce anchei tronchi degli alberi del giardino.

Bucati soldateschi vezzeggiano nei cortili. Il ventodella Giamaica giuoca a rimpiattino con le mutande deisoldati di S. M. Britannica. Le bionde ed altere nursesche s'affacciano alle verande, guardano severamente lostraniero che passa. Chi turba i breakfast di New-Castle?

I volti sparuti dei malati vi dicono che il Tropico nonè adatto per le reni e le milze della razza bianca, soprat-tutto quando appartengono ai devoti del whisky e delgin. Certi visi gialli ed infossati vi fanno guardare conostilità gli ibischi che impazzano nei campi e nei giardi-ni. Ma trecento metri più in su dimenticherete tutto. Ilgran giardino tropicale di New-Castle vi stringerà nelsuo abbraccio incantato e vi soffierà in volto il suo alitodi malia. Tutti i frutti e tutti i fiori delle terre calde sonoriuniti in questo orgiastico Eden di verde e di colori che

293

Page 294: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

l'Inghilterra ha creato noleggiando al servizio dell'Impe-rial College la potenza del Tropico e la feracità dellaGiamaica. Se sapete trovare in uno dei tanti viali unodei mille angoli di paradiso che vi abbondano – peresempio una panca circondata di bambù e di papiri, inmargine ad un corso d'acqua che mai non vede il sole,sotto una triplice tettoia di buchenviglia in fiore, di man-ghi carichi di frutti e di enormi fichi di Babilonia stra-colmi di nidi – e se avete la fortuna di non incontrarviuna nurse con la cuffia abbracciata ad un soldatino scoz-zese in gonnella, potete dimenticare, nella beatitudine diun'estasi impagabile, tutti i vostri guai, anche il contodell'automobile noleggiato ad ora che v'aspetta nellosquare della Regina.

Sant'Antonio! Sogno d'un mandarino di Canton dopouna pipa d'oppio! Strofa di un poeta, ebbro di vino e diamore! Fantasia di un maragià che ha fumato il narghilésulle terrazze di Odeypure!

Un esercito di palme precipita dalla montagna a mareper suicidarsi, ma... quand'è già chino sull'acqua, si fer-ma. L'acqua passa sotto l'arco dei suicidi che hanno avu-to paura e li irride con una gran risata di spuma e difrantumi di perle. V'è odor di miele nell'aria. Avete ilmiele nelle vene e nell'anima. La conca di Sant'Antonio– il famoso Blue Hole – è una lastra azzurra nella qualesi specchiano il celeste del cielo ed il turchino dei mon-ti, creando una colorazione indefinibile di zaffiro. Il co-lore della Giamaica, zaffiro dei Tropici. Perchè le mon-tagne paiono azzurre e l'acqua è cilestrina? Chi può dir-

294

l'Inghilterra ha creato noleggiando al servizio dell'Impe-rial College la potenza del Tropico e la feracità dellaGiamaica. Se sapete trovare in uno dei tanti viali unodei mille angoli di paradiso che vi abbondano – peresempio una panca circondata di bambù e di papiri, inmargine ad un corso d'acqua che mai non vede il sole,sotto una triplice tettoia di buchenviglia in fiore, di man-ghi carichi di frutti e di enormi fichi di Babilonia stra-colmi di nidi – e se avete la fortuna di non incontrarviuna nurse con la cuffia abbracciata ad un soldatino scoz-zese in gonnella, potete dimenticare, nella beatitudine diun'estasi impagabile, tutti i vostri guai, anche il contodell'automobile noleggiato ad ora che v'aspetta nellosquare della Regina.

Sant'Antonio! Sogno d'un mandarino di Canton dopouna pipa d'oppio! Strofa di un poeta, ebbro di vino e diamore! Fantasia di un maragià che ha fumato il narghilésulle terrazze di Odeypure!

Un esercito di palme precipita dalla montagna a mareper suicidarsi, ma... quand'è già chino sull'acqua, si fer-ma. L'acqua passa sotto l'arco dei suicidi che hanno avu-to paura e li irride con una gran risata di spuma e difrantumi di perle. V'è odor di miele nell'aria. Avete ilmiele nelle vene e nell'anima. La conca di Sant'Antonio– il famoso Blue Hole – è una lastra azzurra nella qualesi specchiano il celeste del cielo ed il turchino dei mon-ti, creando una colorazione indefinibile di zaffiro. Il co-lore della Giamaica, zaffiro dei Tropici. Perchè le mon-tagne paiono azzurre e l'acqua è cilestrina? Chi può dir-

294

Page 295: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

295

TAVOLA XLVIII

La Giamaica – La graziosa cittadina di Lucca

295

TAVOLA XLVIII

La Giamaica – La graziosa cittadina di Lucca

Page 296: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

lo? La costa si sporge, s'avanza, si flette, s'arcua, s'arro-tonda per cingere con grazia un punto della baia e creareil Blue Hole. Ogni insenatura è un angolo di bellezza.Ogni promontorio è un giardino incantato. Una lingua diterra sporge più delle altre. S'inoltra con civetteria nelmare. Tremola e smorfieggia. In un altro luogo del mon-do questa sporgenza sarebbe un nonnulla di verde e disabbia, oppure sarebbe scelta da un banchiere arricchitoper costruirvi un villino col tennis. Qui no. I banchierinon sono ancora arrivati. Vi sciamano invece le palme,sparpagliate con grazia e con parsimonia, in modo cheognuna di esse sia librata nel suolo come un ninnoloprezioso e possa specchiarsi intera nell'acqua con tutti isuoi brividi. Quattro famiglie nere hanno scelto questosito per costruirvi quelle loro indefinibili baracche di le-gno che sembrano fatte apposta per stare in mezzo aicocchi ed alle banane. Una canoa legata ad una palma sidondola sull'acqua. È il monile del quadro. Poi la linguadi terra finisce in una specie di ciuffo: un ciuffo d'alberiin fiore: accomodato come un mazzo di sposa.

Ed i merli metallici vi cantano le loro canzoni...

Rio Cobre! Fiume che trae il suo nome da una minie-ra di rame che gli indios rivelarono il 3 maggio 1494 aColombo. Fiume-poeta. Nasce nelle montagne azzurre.Conosce l'acre sapore dei boschi, il fragore delle cascateed il tormento di una tubatura idroelettrica. Giunto avalle, conforta le sue nostalgie e le sue sofferenze in ca-nali filosofici che vagabondeggiano pigramente peicampi e pei bananeti, ora fiancheggiati da filari di coc-

296

lo? La costa si sporge, s'avanza, si flette, s'arcua, s'arro-tonda per cingere con grazia un punto della baia e creareil Blue Hole. Ogni insenatura è un angolo di bellezza.Ogni promontorio è un giardino incantato. Una lingua diterra sporge più delle altre. S'inoltra con civetteria nelmare. Tremola e smorfieggia. In un altro luogo del mon-do questa sporgenza sarebbe un nonnulla di verde e disabbia, oppure sarebbe scelta da un banchiere arricchitoper costruirvi un villino col tennis. Qui no. I banchierinon sono ancora arrivati. Vi sciamano invece le palme,sparpagliate con grazia e con parsimonia, in modo cheognuna di esse sia librata nel suolo come un ninnoloprezioso e possa specchiarsi intera nell'acqua con tutti isuoi brividi. Quattro famiglie nere hanno scelto questosito per costruirvi quelle loro indefinibili baracche di le-gno che sembrano fatte apposta per stare in mezzo aicocchi ed alle banane. Una canoa legata ad una palma sidondola sull'acqua. È il monile del quadro. Poi la linguadi terra finisce in una specie di ciuffo: un ciuffo d'alberiin fiore: accomodato come un mazzo di sposa.

Ed i merli metallici vi cantano le loro canzoni...

Rio Cobre! Fiume che trae il suo nome da una minie-ra di rame che gli indios rivelarono il 3 maggio 1494 aColombo. Fiume-poeta. Nasce nelle montagne azzurre.Conosce l'acre sapore dei boschi, il fragore delle cascateed il tormento di una tubatura idroelettrica. Giunto avalle, conforta le sue nostalgie e le sue sofferenze in ca-nali filosofici che vagabondeggiano pigramente peicampi e pei bananeti, ora fiancheggiati da filari di coc-

296

Page 297: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

chi, ora nascosti nel sussurro dei bambù o cintati da fan-tastiche palizzate di papiri. È un fiume verde. Pare chele sue acque siano diventate verdi a forza di rifletteretanti alberi e tante foglie!

V'è sempre un nero pronto ad affittare al viandanteuna canoa che sa andare con lentezza sull'indolente girodei canali. E sono allora ore di sogno. Ore di musica.Ore di dolcezza che sciolgono l'anima in un nettared'Afrodite. La barca partecipa al fremito delle foglie.Sfiora bungalows e capanne. Sorprende amori di bestiee di uccelli, di biscie e di farfalle. Vi rivela intimità distanze tropicali che non sanno di essere vedute. A volteincontrate una nidiata di ragazze nere che si bagnano inacqua e che fuggono al vostro sopraggiungere con unvolo spaurito di ombre e di statue oscure. Spesso la bu-chenviglia – il fiore tipico della Giamaica – ha scelto unangolo del Rio Cobre per sfoggiare la sua fecondità e lasua bellezza. Allora è una cascata di velluti amarantoche precipita in acqua! I rami creano giuochi di grazia edi colore che sono un riflesso dell'infinito. Talvolta lafoga dei fiori è tale che attraversano in massa il canale evanno a slargarsi sull'altra sponda. Una diga di corollesbarra il canale. Chiude la strada della delizia. Il barca-iuolo apre con l'accetta un passaggio. Fa un arco. Labarca vi passa. S'empie di petali rossi e violetti. Si vedo-no i riflessi dell'amaranto nello smeraldo. Si sente il bri-vido dell'anima che trema per l'incanto...

Montego Bay! Due taverne si fronteggiano in unapiegatura della baia. Una vende rhum di Giamaica con

297

chi, ora nascosti nel sussurro dei bambù o cintati da fan-tastiche palizzate di papiri. È un fiume verde. Pare chele sue acque siano diventate verdi a forza di rifletteretanti alberi e tante foglie!

V'è sempre un nero pronto ad affittare al viandanteuna canoa che sa andare con lentezza sull'indolente girodei canali. E sono allora ore di sogno. Ore di musica.Ore di dolcezza che sciolgono l'anima in un nettared'Afrodite. La barca partecipa al fremito delle foglie.Sfiora bungalows e capanne. Sorprende amori di bestiee di uccelli, di biscie e di farfalle. Vi rivela intimità distanze tropicali che non sanno di essere vedute. A volteincontrate una nidiata di ragazze nere che si bagnano inacqua e che fuggono al vostro sopraggiungere con unvolo spaurito di ombre e di statue oscure. Spesso la bu-chenviglia – il fiore tipico della Giamaica – ha scelto unangolo del Rio Cobre per sfoggiare la sua fecondità e lasua bellezza. Allora è una cascata di velluti amarantoche precipita in acqua! I rami creano giuochi di grazia edi colore che sono un riflesso dell'infinito. Talvolta lafoga dei fiori è tale che attraversano in massa il canale evanno a slargarsi sull'altra sponda. Una diga di corollesbarra il canale. Chiude la strada della delizia. Il barca-iuolo apre con l'accetta un passaggio. Fa un arco. Labarca vi passa. S'empie di petali rossi e violetti. Si vedo-no i riflessi dell'amaranto nello smeraldo. Si sente il bri-vido dell'anima che trema per l'incanto...

Montego Bay! Due taverne si fronteggiano in unapiegatura della baia. Una vende rhum di Giamaica con

297

Page 298: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

soda d'Inghilterra ed è frequentata da neri civilizzati chesanno dov'è Oxford. L'altra fa ballare la marimba allecoppie nere e mulatte di Montego. Tra le due taverne c'èuna panca che dà le spalle ad un boschetto di vaniglia.Fa caldo e le due bettole sono aperte.

Nella prima tavolini ricoperti di tela incerata a scac-chi bianchi e rossi. Oleografie inglesi di cani e di cavallisui muri. Al banco un irlandese color rosso mattone inmaniche di camicia. La camicia aperta lascia vedere unoscapolare di madonna. La clientela è composta di clerkse di impiegati del governo che bevono sodo, che discu-tono di foot-ball, che fumano sigarette inglesi, che ognitanto perdono l'equilibrio e stramazzano ubbriachi marcifra le gambe dei tavolini. La civiltà bianca applicata allarazza nera ha nel Novelty Bar uno dei suoi templi gia-maichini. Fonografo e pianola si alternano per divertirela clientela. Gli avventori son ben quotati nell'ufficio dipolizia del distretto: gente che frequenta la chiesa evan-gelica e che rispetta il week end. Speranze del domanipolitico ed amministrativo di Giamaica.

Di fronte c'è invece la classica taverna indigena delleAntille, diretta da un cubano che ha fatto soldi in Haitiassoldando tagliatori di canna ed ora finisce d'arricchirsifacendo ballare le coppie nere e mulatte di Montego. Hapagato la licenza ed è in regola con la legge, anche se icortili del Marimbal non lo sono con la morale. L'educa-zione inglese esige che i neri ballino danze per bene: foxtrot, cioè, e two-steep. Ma ogni tanto ci scappa la ma-

298

soda d'Inghilterra ed è frequentata da neri civilizzati chesanno dov'è Oxford. L'altra fa ballare la marimba allecoppie nere e mulatte di Montego. Tra le due taverne c'èuna panca che dà le spalle ad un boschetto di vaniglia.Fa caldo e le due bettole sono aperte.

Nella prima tavolini ricoperti di tela incerata a scac-chi bianchi e rossi. Oleografie inglesi di cani e di cavallisui muri. Al banco un irlandese color rosso mattone inmaniche di camicia. La camicia aperta lascia vedere unoscapolare di madonna. La clientela è composta di clerkse di impiegati del governo che bevono sodo, che discu-tono di foot-ball, che fumano sigarette inglesi, che ognitanto perdono l'equilibrio e stramazzano ubbriachi marcifra le gambe dei tavolini. La civiltà bianca applicata allarazza nera ha nel Novelty Bar uno dei suoi templi gia-maichini. Fonografo e pianola si alternano per divertirela clientela. Gli avventori son ben quotati nell'ufficio dipolizia del distretto: gente che frequenta la chiesa evan-gelica e che rispetta il week end. Speranze del domanipolitico ed amministrativo di Giamaica.

Di fronte c'è invece la classica taverna indigena delleAntille, diretta da un cubano che ha fatto soldi in Haitiassoldando tagliatori di canna ed ora finisce d'arricchirsifacendo ballare le coppie nere e mulatte di Montego. Hapagato la licenza ed è in regola con la legge, anche se icortili del Marimbal non lo sono con la morale. L'educa-zione inglese esige che i neri ballino danze per bene: foxtrot, cioè, e two-steep. Ma ogni tanto ci scappa la ma-

298

Page 299: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

299

TAVOLA XLIX

La Giamaica – Alle sorgenti del Milk River

299

TAVOLA XLIX

La Giamaica – Alle sorgenti del Milk River

Page 300: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

300

TAVOLA L

Giamaica – Le foci dell’Edith River

300

TAVOLA L

Giamaica – Le foci dell’Edith River

Page 301: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

rimba ed allora sembra che danzino anche le palme e lestelle.

Marimba di Haiti! Marimba di Guatemala! Marimbadei neri d'Africa e degli indios Maya, fatta apposta perle genti e per le notti dei Tropici! Danza di terra caldaper gente nuda. Giuoco infantile che evoca la supremacarezza e fa dimenticare la magra cena composta di unasola banana.

Nella notte oscura, tempestata di solitari, satura diprofumi, piena di tepore, le zanzare sono l'unica realtàche disturba. Il ritmo della marimba e lo sciacquio delmare si cadenzano a vicenda. Alla luce dei globi d'aceti-lene, made in England, le coppie nere e mulatte, metic-cie e grifone, ballano la loro danza bambinesca e lascivache scherza con la vita e con la morte. Droga di capannaselvaggia che inganna ogni sera la miseria dell'esistenzacon la promessa di un attimo! Droga di una notte fattu-rata della Giamaica che culla i cocchi ed empie di sognii bananeti! Droga che entra pei pori della carne accalo-rata, nell'anima di chi danza e nell'anima di chi guarda!

Concentrata in elisir farebbe la fortuna di una Societàper azioni.

301

rimba ed allora sembra che danzino anche le palme e lestelle.

Marimba di Haiti! Marimba di Guatemala! Marimbadei neri d'Africa e degli indios Maya, fatta apposta perle genti e per le notti dei Tropici! Danza di terra caldaper gente nuda. Giuoco infantile che evoca la supremacarezza e fa dimenticare la magra cena composta di unasola banana.

Nella notte oscura, tempestata di solitari, satura diprofumi, piena di tepore, le zanzare sono l'unica realtàche disturba. Il ritmo della marimba e lo sciacquio delmare si cadenzano a vicenda. Alla luce dei globi d'aceti-lene, made in England, le coppie nere e mulatte, metic-cie e grifone, ballano la loro danza bambinesca e lascivache scherza con la vita e con la morte. Droga di capannaselvaggia che inganna ogni sera la miseria dell'esistenzacon la promessa di un attimo! Droga di una notte fattu-rata della Giamaica che culla i cocchi ed empie di sognii bananeti! Droga che entra pei pori della carne accalo-rata, nell'anima di chi danza e nell'anima di chi guarda!

Concentrata in elisir farebbe la fortuna di una Societàper azioni.

301

Page 302: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

IL «QUATTRO ALBERI» DEL COMMODORO

Stavo bighellonando sulle banchine di Kingston tra lebarche da pesca ed i velieri, curioso di osservare da vici-no questo mondo di pescatori d'Africa che il destino hatrapiantato in una terra d'America, più curioso ancora dificcare il naso nei velieri di cabotaggio delle Antille suiquali, per l'aspetto delle cose e per i tipi degli uomini, hal'aria di sopravvivere ancora la vecchia marina piratescadel secolo XVIII, quando l'alberatura di un «quattro al-beri» colpì la mia attenzione, così come certe volte si ècolpiti in mezzo ad una calca dalla fisionomia di unapersona conosciuta.

— Mi par di conoscere quella velatura! – dico fra mee me.

Accelero il passo in mezzo alle botti ed alle reti, aivenditori di fritture ed ai monelli mulatti. Di mano inmano che m'avvicino mi confermo nell'opinione di co-noscere quei quattro alberi smilzi, tagliati a triplice cro-ce dai larghi pennoni irti di cordame, ma non riesco a ri-cordarmi nè dove nè in quale circostanza abbia vedutoquelle sartie. Poi, d'un tratto, un nome attraversa il miocervello: Four Winds (quattro venti)! Possibile? Il com-modoro qui? Io, che lo credevo in Australia od a zonzoin mezzo alle sue predilette isole dell'Oceania! Due mi-nuti dopo ogni dubbio svaniva. Era proprio il FourWinds. Non solamente riconoscevo perfettamente la

302

IL «QUATTRO ALBERI» DEL COMMODORO

Stavo bighellonando sulle banchine di Kingston tra lebarche da pesca ed i velieri, curioso di osservare da vici-no questo mondo di pescatori d'Africa che il destino hatrapiantato in una terra d'America, più curioso ancora dificcare il naso nei velieri di cabotaggio delle Antille suiquali, per l'aspetto delle cose e per i tipi degli uomini, hal'aria di sopravvivere ancora la vecchia marina piratescadel secolo XVIII, quando l'alberatura di un «quattro al-beri» colpì la mia attenzione, così come certe volte si ècolpiti in mezzo ad una calca dalla fisionomia di unapersona conosciuta.

— Mi par di conoscere quella velatura! – dico fra mee me.

Accelero il passo in mezzo alle botti ed alle reti, aivenditori di fritture ed ai monelli mulatti. Di mano inmano che m'avvicino mi confermo nell'opinione di co-noscere quei quattro alberi smilzi, tagliati a triplice cro-ce dai larghi pennoni irti di cordame, ma non riesco a ri-cordarmi nè dove nè in quale circostanza abbia vedutoquelle sartie. Poi, d'un tratto, un nome attraversa il miocervello: Four Winds (quattro venti)! Possibile? Il com-modoro qui? Io, che lo credevo in Australia od a zonzoin mezzo alle sue predilette isole dell'Oceania! Due mi-nuti dopo ogni dubbio svaniva. Era proprio il FourWinds. Non solamente riconoscevo perfettamente la

302

Page 303: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

nave ma vedevo a mezzo d'una scotta Joè, la scimmiettamessicana di sir Guy Gant, considerata dall'ammiragliouna perfetta mascotte, temuta dall'equipaggio come unatiranna contro la quale non c'è nulla da fare, ricordataperfettamente da me per avermi rovesciato un barattolodi pece liquida sopra un paio di fiammanti pantaloni diflanella bianca, un mattino abbastanza lontano in queldelle isole Vancouver.

Oh! Joè! Joè!La scimmia mi risponde con una smorfia ed una grat-

tata, mentre un braccio pesante mi sconnette mezza cla-vicola e sento esplodermi in un orecchio una specie dibomba la quale non è altro che un tonante allow del se-condo di bordo che m'ha riconosciuto.

Ci stringiamo la mano e s'attacca a discorrere all'usomarino del più e del meno, come gente che si sia lascia-ta la sera prima al caffè, senza che nè all'uno nè all'altrovenga in mente di domandarsi come mai ci si incontrinel golfo del Messico quando ci si è lasciati tre anni pri-ma nel Pacifico. Nel salire a tribordo rivedo lo stessonostromo d'allora – un cinese di Shangai che s'è giubila-to nostromo a bordo del Four Winds dopo trent'anni dicrociere e di contrabbandi fra Canton e le Filippine – el'indimenticabile Ping-Ciao, barman di cartello e specia-lista patentato nella fabbricazione dei più bislacchi edindiavolati cocktails che siano mai saltati in mente agliiddii della vecchia Scozia, patria come si sa dei più im-maginosi ubbriaconi dei cinque continenti.

— Il commodoro è a bordo?

303

nave ma vedevo a mezzo d'una scotta Joè, la scimmiettamessicana di sir Guy Gant, considerata dall'ammiragliouna perfetta mascotte, temuta dall'equipaggio come unatiranna contro la quale non c'è nulla da fare, ricordataperfettamente da me per avermi rovesciato un barattolodi pece liquida sopra un paio di fiammanti pantaloni diflanella bianca, un mattino abbastanza lontano in queldelle isole Vancouver.

Oh! Joè! Joè!La scimmia mi risponde con una smorfia ed una grat-

tata, mentre un braccio pesante mi sconnette mezza cla-vicola e sento esplodermi in un orecchio una specie dibomba la quale non è altro che un tonante allow del se-condo di bordo che m'ha riconosciuto.

Ci stringiamo la mano e s'attacca a discorrere all'usomarino del più e del meno, come gente che si sia lascia-ta la sera prima al caffè, senza che nè all'uno nè all'altrovenga in mente di domandarsi come mai ci si incontrinel golfo del Messico quando ci si è lasciati tre anni pri-ma nel Pacifico. Nel salire a tribordo rivedo lo stessonostromo d'allora – un cinese di Shangai che s'è giubila-to nostromo a bordo del Four Winds dopo trent'anni dicrociere e di contrabbandi fra Canton e le Filippine – el'indimenticabile Ping-Ciao, barman di cartello e specia-lista patentato nella fabbricazione dei più bislacchi edindiavolati cocktails che siano mai saltati in mente agliiddii della vecchia Scozia, patria come si sa dei più im-maginosi ubbriaconi dei cinque continenti.

— Il commodoro è a bordo?

303

Page 304: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

304

TAVOLA LI

Giamaica – Verso Eltewerden

304

TAVOLA LI

Giamaica – Verso Eltewerden

Page 305: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

305

TAVOLA LII

Sant’Antonio di Giamaica

305

TAVOLA LII

Sant’Antonio di Giamaica

Page 306: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— No, è a colazione dal Governatore. Restate a tavo-la con noi. Tornerà verso le quattro ed avrà piacere divedervi.

Sir Guy Gant, proprietario e comandante del quattroalberi Four Winds, è uno di quei tipici gentlemen inglesidi famiglia patrizia che s'arruolano a diciassette anninella marina dell'impero attratti dal fascino del mare cheincanta la loro anima isolana, sedotti dallo spirito av-venturoso dell'oltremare che è una delle più interessanticaratteristiche dell'aristocrazia e della grande borghesiabritannica, spinti anche un po' dalla tradizione ereditariadella famiglia di dare sempre uno dei suoi ragazzi almare, sul quale la dominatrice degli oceani poggia lasua potenza politica ed economica. Come tanti altri boysdella sua razza il futuro ammiraglio entrò nella marinamercantile e, dopo un tirocinio di timone e di ramazza,passò nella marina da guerra percorrendo la rigida trafi-la dei quadri. Insegna nella campagna di Cina, ufficialeosservatore durante la guerra russo-giapponese, coman-dante durante la guerra europea d'un convoglio di tra-sporti transatlantici sulla nave Leviathan, fu promossonel 1918 commodoro di prima classe che corrispondepressapoco a vice ammiraglio.

Raggiunto dal limite di età, nominato sir e cavalieredell'Impero, avrebbe potuto ritirarsi nelle sue immensetenute d'Australia o nella sua aristocratica casa di Lon-dra o in un delizioso cottage che possiede sul canaled'Irlanda, ma figlio del mare ha voluto continuare a vi-vere pericolosamente e zingarescamente tra i fortunali e

306

— No, è a colazione dal Governatore. Restate a tavo-la con noi. Tornerà verso le quattro ed avrà piacere divedervi.

Sir Guy Gant, proprietario e comandante del quattroalberi Four Winds, è uno di quei tipici gentlemen inglesidi famiglia patrizia che s'arruolano a diciassette anninella marina dell'impero attratti dal fascino del mare cheincanta la loro anima isolana, sedotti dallo spirito av-venturoso dell'oltremare che è una delle più interessanticaratteristiche dell'aristocrazia e della grande borghesiabritannica, spinti anche un po' dalla tradizione ereditariadella famiglia di dare sempre uno dei suoi ragazzi almare, sul quale la dominatrice degli oceani poggia lasua potenza politica ed economica. Come tanti altri boysdella sua razza il futuro ammiraglio entrò nella marinamercantile e, dopo un tirocinio di timone e di ramazza,passò nella marina da guerra percorrendo la rigida trafi-la dei quadri. Insegna nella campagna di Cina, ufficialeosservatore durante la guerra russo-giapponese, coman-dante durante la guerra europea d'un convoglio di tra-sporti transatlantici sulla nave Leviathan, fu promossonel 1918 commodoro di prima classe che corrispondepressapoco a vice ammiraglio.

Raggiunto dal limite di età, nominato sir e cavalieredell'Impero, avrebbe potuto ritirarsi nelle sue immensetenute d'Australia o nella sua aristocratica casa di Lon-dra o in un delizioso cottage che possiede sul canaled'Irlanda, ma figlio del mare ha voluto continuare a vi-vere pericolosamente e zingarescamente tra i fortunali e

306

Page 307: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

le tempeste. La sua cospicua fortuna gli ha permesso dicomperare e di armare un grosso quattro alberi, sul qua-le vive ormai da otto anni e sul quale vivrà forse finoall'ultimo suo giorno; ora qui, ora lì; sempre in viaggioda un porto all'altro e da una isola all'altra; nell'Atlanticoe nel Pacifico, nell'Oceano Indiano e nei mari polari.

Imbarcato la prima volta a diciassette anni sopra untre alberi, ha voluto chiudere la sua vita sopra un basti-mento della stessa categoria per vivere in pieno, senzacaldaie e senza carbone, quella grande vita della naviga-zione a vela nella quale il marinaio di razza assapora lariposante pace delle bonaccie e la rude battaglia delletempeste e veramente ascolta tutte le voci del mare e nesente le carezze più dolci e ne affronta le collere più vio-lente.

Due motorini a petrolio facilitano al Four Windsl'entrata e l'uscita dai porti e permettono alla nave di ta-gliar corto alle calme troppo lunghe e troppo estenuanti,ma si tratta solo di macchinario accessorio. La vera ani-ma della nave è la sua enorme alberatura di corriere delvento. I transatlantici che incontrano al largo questo ma-gnifico uccellaccio marino quando, un po' incurvato dalmaestrale, fende le onde con tutte le vele alle scotte,debbono sentire in fondo alle loro caldaie un non so chedi biliosa invidiuzza, di fronte alla indomita gioia delpoeta che sprezza il denaro e vive felice coi suoi sogninella scia dell'ideale.

— Dov'eri, Ciao, il mese scorso?— Alla Guadalupa.

307

le tempeste. La sua cospicua fortuna gli ha permesso dicomperare e di armare un grosso quattro alberi, sul qua-le vive ormai da otto anni e sul quale vivrà forse finoall'ultimo suo giorno; ora qui, ora lì; sempre in viaggioda un porto all'altro e da una isola all'altra; nell'Atlanticoe nel Pacifico, nell'Oceano Indiano e nei mari polari.

Imbarcato la prima volta a diciassette anni sopra untre alberi, ha voluto chiudere la sua vita sopra un basti-mento della stessa categoria per vivere in pieno, senzacaldaie e senza carbone, quella grande vita della naviga-zione a vela nella quale il marinaio di razza assapora lariposante pace delle bonaccie e la rude battaglia delletempeste e veramente ascolta tutte le voci del mare e nesente le carezze più dolci e ne affronta le collere più vio-lente.

Due motorini a petrolio facilitano al Four Windsl'entrata e l'uscita dai porti e permettono alla nave di ta-gliar corto alle calme troppo lunghe e troppo estenuanti,ma si tratta solo di macchinario accessorio. La vera ani-ma della nave è la sua enorme alberatura di corriere delvento. I transatlantici che incontrano al largo questo ma-gnifico uccellaccio marino quando, un po' incurvato dalmaestrale, fende le onde con tutte le vele alle scotte,debbono sentire in fondo alle loro caldaie un non so chedi biliosa invidiuzza, di fronte alla indomita gioia delpoeta che sprezza il denaro e vive felice coi suoi sogninella scia dell'ideale.

— Dov'eri, Ciao, il mese scorso?— Alla Guadalupa.

307

Page 308: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

308

TAVOLA LIII

Sant’Antonio di Giamaica308

TAVOLA LIII

Sant’Antonio di Giamaica

Page 309: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— E l'anno scorso?— Al Zanzibar.— E due anni fa?— Nelle Caroline, nelle Marchesi, nelle Marchall...— E fai sempre cocktails?— Sempre!— Qual'è l'ultima novità, Ciao?— Il saimattham: sugo di ananas, acqua di cocco,

rhum di Giamaica, vermuth italiano, latte, sale, zucche-ro, limone, una goccia di angostura, un tantino di whi-sky: agitare fortemente e servire ghiacciatissimo conuna ciliegia sotto spirito ed una oliva verde.

— Preparami un saimattham, Ciao, mentre aspetto ilcommodoro.

La sera ci sorprende sul ponte del Four Winds. Nelcielo ardono i diamanti delle Antille. I lumi di Kingstontremano nell'acqua. Sir Guy Gant, stilizzato nel suo im-peccabile smoking di gentleman inglese, mi parla delcomune amico sir Cecil Armitage, governatore dellaGambia, messo recentemente a riposo per avere rag-giunto il limite di età e della tristissima vita che questovecchio coloniale mena a Londra, separato da quel mon-do nel quale ha trascorso l'intera esistenza ed al quale hadato insieme con la gioventù tutti i suoi affetti.

— Sono contento, – mi dice l'ammiraglio, – d'averscelto la flotta. Ciò mi permette di seguire la mia vitamatrimoniale col mare, anzi di poter entrare in certe di-mestichezze con le onde e coi venti che non mi sarebbe-ro state permesse coi vascelli di S. M.

309

— E l'anno scorso?— Al Zanzibar.— E due anni fa?— Nelle Caroline, nelle Marchesi, nelle Marchall...— E fai sempre cocktails?— Sempre!— Qual'è l'ultima novità, Ciao?— Il saimattham: sugo di ananas, acqua di cocco,

rhum di Giamaica, vermuth italiano, latte, sale, zucche-ro, limone, una goccia di angostura, un tantino di whi-sky: agitare fortemente e servire ghiacciatissimo conuna ciliegia sotto spirito ed una oliva verde.

— Preparami un saimattham, Ciao, mentre aspetto ilcommodoro.

La sera ci sorprende sul ponte del Four Winds. Nelcielo ardono i diamanti delle Antille. I lumi di Kingstontremano nell'acqua. Sir Guy Gant, stilizzato nel suo im-peccabile smoking di gentleman inglese, mi parla delcomune amico sir Cecil Armitage, governatore dellaGambia, messo recentemente a riposo per avere rag-giunto il limite di età e della tristissima vita che questovecchio coloniale mena a Londra, separato da quel mon-do nel quale ha trascorso l'intera esistenza ed al quale hadato insieme con la gioventù tutti i suoi affetti.

— Sono contento, – mi dice l'ammiraglio, – d'averscelto la flotta. Ciò mi permette di seguire la mia vitamatrimoniale col mare, anzi di poter entrare in certe di-mestichezze con le onde e coi venti che non mi sarebbe-ro state permesse coi vascelli di S. M.

309

Page 310: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— Sempre cinese l'equipaggio?— Sempre. Gli inglesi sono per me i primi marinai

del mondo, ma costano cari e bevono troppo. Coi cinesiho risolto il problema: marinai eccellenti, di poco costo,frugali, astemi ed obbedienti come macchine. Ho dueufficiali inglesi a bordo. Tutto il resto del personale dicoperta, di timone e di camera è cinese.

— Vi tratterrete molto ancora a Kingston?— Parto domani per Cuba. Conto vagabondeggiare

durante l'intero inverno negli arcipelaghi delle Bahamas,delle Leward, delle Virginia e delle Bermude, toccandoisola per isola tutti i luoghi e fermandomi negli angolipiù gradevoli.

— Non avete ancora intenzione di ritirarvi in Inghil-terra?

— A far che? Io amo profondamente l'Inghilterra, maLondra mi soffoca, Manchester mi asfissia ed Edimbur-go mi fa l'effetto di un carcere. Questa nave è del restoun pezzo d'Inghilterra. Tutti i mari sono un po'...l'Inghilterra!

V'è molto orgoglio in questa conclusione del commo-doro, ma noi italiani dell'epoca fascista siamo perfetta-mente in condizione di comprendere questo sentimentoche anche nella sua esagerazione è pieno di poesia.

— Non solo su questa nave mi sento in terra inglese,– aggiunge il commodoro, – ma mi sento nell'imperobritannico. Le mie numerose collezioni ed ogni oggettoche mi cade sotto gli occhi mi ricordano costantementeterre e città sulle quali sventola la bandiera del Commo-

310

— Sempre cinese l'equipaggio?— Sempre. Gli inglesi sono per me i primi marinai

del mondo, ma costano cari e bevono troppo. Coi cinesiho risolto il problema: marinai eccellenti, di poco costo,frugali, astemi ed obbedienti come macchine. Ho dueufficiali inglesi a bordo. Tutto il resto del personale dicoperta, di timone e di camera è cinese.

— Vi tratterrete molto ancora a Kingston?— Parto domani per Cuba. Conto vagabondeggiare

durante l'intero inverno negli arcipelaghi delle Bahamas,delle Leward, delle Virginia e delle Bermude, toccandoisola per isola tutti i luoghi e fermandomi negli angolipiù gradevoli.

— Non avete ancora intenzione di ritirarvi in Inghil-terra?

— A far che? Io amo profondamente l'Inghilterra, maLondra mi soffoca, Manchester mi asfissia ed Edimbur-go mi fa l'effetto di un carcere. Questa nave è del restoun pezzo d'Inghilterra. Tutti i mari sono un po'...l'Inghilterra!

V'è molto orgoglio in questa conclusione del commo-doro, ma noi italiani dell'epoca fascista siamo perfetta-mente in condizione di comprendere questo sentimentoche anche nella sua esagerazione è pieno di poesia.

— Non solo su questa nave mi sento in terra inglese,– aggiunge il commodoro, – ma mi sento nell'imperobritannico. Le mie numerose collezioni ed ogni oggettoche mi cade sotto gli occhi mi ricordano costantementeterre e città sulle quali sventola la bandiera del Commo-

310

Page 311: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

311

TAVOLA LIV

Port-au-PrinceUna strada

311

TAVOLA LIV

Port-au-PrinceUna strada

Page 312: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

312

TAVOLA LV

Isola di Haiti(Repubblica di S. Domingo)

Vecchie mura spagnuole, solitarienella campagna

312

TAVOLA LV

Isola di Haiti(Repubblica di S. Domingo)

Vecchie mura spagnuole, solitarienella campagna

Page 313: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

nwealt. Questi vasi sono dell'India, questo tavolo è diSingapore, quella scrivania è del Newfouland, questepoltrone sono di Londra, il giornale è d'Australia, il caf-fè di Giamaica, il portasigarette di Hongkong... Nonsono più in Britannia io, qui, sul mio veliero, che un cit-tadino di Londra nel suo home e nel suo club?

Per vedere alcuni trofei di caccie recenti – ricordi diun soggiorno in Nigeria – ed una serie di amuleti delDahomey scolpiti rozzamente dagli indigeni nel rame,attraversiamo i vari ambienti che formano lo sfarzosoappartamento del commodoro. In esso il vecchio uomodi mare ha raccolto le sue collezioni di oggetti rari edesotici (son proprio esotici per lui?) che egli ha via viacostituito durante la sua carriera di ufficiale ed i suoi va-gabondaggi di libero navigante. Vedo preziosissimi avo-ri d'Estremo Oriente, minuziosamente scolpiti e traforatidai pazienti artisti della Corea e della Cina; dolcissimegiade che paiono fatte d'acqua tinta e poi congelata; vec-chi tappeti del Levante che hanno le tinte soavi dei fioriappena vizzi; broccati e cashmir d'India ai quali pare siarimasto attaccato il profumo di sandalo delle donne cheli usarono; mobilucci del Belucistan e del Nepal chesono un unico intarsio di legni rari con venature di ma-dreperla e striature di argento; selle di maragiá e di emi-ri, parasoli di mandarini, mitre ed incensieri di pagode;cento oggetti diversi, ognuno dei quali ricorda un paese,rappresenta una civiltà, sintetizza un'arte, simboleggiauna pagina di grandezza o di decadenza umana. Qua e làil proprietario-comandante tradisce la sua nazionalità

313

nwealt. Questi vasi sono dell'India, questo tavolo è diSingapore, quella scrivania è del Newfouland, questepoltrone sono di Londra, il giornale è d'Australia, il caf-fè di Giamaica, il portasigarette di Hongkong... Nonsono più in Britannia io, qui, sul mio veliero, che un cit-tadino di Londra nel suo home e nel suo club?

Per vedere alcuni trofei di caccie recenti – ricordi diun soggiorno in Nigeria – ed una serie di amuleti delDahomey scolpiti rozzamente dagli indigeni nel rame,attraversiamo i vari ambienti che formano lo sfarzosoappartamento del commodoro. In esso il vecchio uomodi mare ha raccolto le sue collezioni di oggetti rari edesotici (son proprio esotici per lui?) che egli ha via viacostituito durante la sua carriera di ufficiale ed i suoi va-gabondaggi di libero navigante. Vedo preziosissimi avo-ri d'Estremo Oriente, minuziosamente scolpiti e traforatidai pazienti artisti della Corea e della Cina; dolcissimegiade che paiono fatte d'acqua tinta e poi congelata; vec-chi tappeti del Levante che hanno le tinte soavi dei fioriappena vizzi; broccati e cashmir d'India ai quali pare siarimasto attaccato il profumo di sandalo delle donne cheli usarono; mobilucci del Belucistan e del Nepal chesono un unico intarsio di legni rari con venature di ma-dreperla e striature di argento; selle di maragiá e di emi-ri, parasoli di mandarini, mitre ed incensieri di pagode;cento oggetti diversi, ognuno dei quali ricorda un paese,rappresenta una civiltà, sintetizza un'arte, simboleggiauna pagina di grandezza o di decadenza umana. Qua e làil proprietario-comandante tradisce la sua nazionalità

313

Page 314: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

314

TAVOLA LVI

Giamaica – Nell’interno d’un villaggio indigeno

314

TAVOLA LVI

Giamaica – Nell’interno d’un villaggio indigeno

Page 315: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

con una racchetta di tennis od uno sticht da golf, abban-donati accanto ad un paravento della Birmania o a unidolo del Madagascar.

Collezioni ed oggetti di lusso sono però tutti raccoltiesclusivamente nell'appartamento. Nulla tradisce l'yachtsu coperta o sui ponti, dove ogni cosa è semplice, rozza,regolamentare, rigidamente marinara. Accanto alla ruotadel timone o al mulinello dell'ancora il comandante puòcredersi assolutamente a bordo di un grande veliero innavigazione, di quelli che ancora traversano gli oceanitra il Mar del Nord ed il Rio de la Plata o fra il Cile e leisole Havai.

La fastosa opulenza dell'appartamento rispetta anchela camera da letto del commodoro nella quale egli hafatto riprodurre esattamente, nei più minuti particolari,la sua ultima cabina di ammiraglio delle flotte di S. M.Attaccato ad un gancio c'è il berretto di commodoro.Sulla scrivania v'è l'ultimo ordine di servizio, quello cheegli non potè firmare perchè dovette cedere posto e co-mando al suo successore.

Quando alla fine del giorno sir Guy Gant si ritira nel-la sua cabina, può ogni sera illudersi di essere ancora ilcommodoro della Quarta Squadra d'alto mare di S. M.Giorgio, imperatore e re. E così morrà un giorno, assisti-to dal suo primo e dal suo secondo col rude affetto degliuomini di mare, sopra una delle tante strade dell'oceano,con le vele della sua nave gonfiate da un maestrale tem-pestoso, in mezzo al canto sovrano delle onde, ai soffiformidabili del vento, agli immensi brividi dell'infinito.

315

con una racchetta di tennis od uno sticht da golf, abban-donati accanto ad un paravento della Birmania o a unidolo del Madagascar.

Collezioni ed oggetti di lusso sono però tutti raccoltiesclusivamente nell'appartamento. Nulla tradisce l'yachtsu coperta o sui ponti, dove ogni cosa è semplice, rozza,regolamentare, rigidamente marinara. Accanto alla ruotadel timone o al mulinello dell'ancora il comandante puòcredersi assolutamente a bordo di un grande veliero innavigazione, di quelli che ancora traversano gli oceanitra il Mar del Nord ed il Rio de la Plata o fra il Cile e leisole Havai.

La fastosa opulenza dell'appartamento rispetta anchela camera da letto del commodoro nella quale egli hafatto riprodurre esattamente, nei più minuti particolari,la sua ultima cabina di ammiraglio delle flotte di S. M.Attaccato ad un gancio c'è il berretto di commodoro.Sulla scrivania v'è l'ultimo ordine di servizio, quello cheegli non potè firmare perchè dovette cedere posto e co-mando al suo successore.

Quando alla fine del giorno sir Guy Gant si ritira nel-la sua cabina, può ogni sera illudersi di essere ancora ilcommodoro della Quarta Squadra d'alto mare di S. M.Giorgio, imperatore e re. E così morrà un giorno, assisti-to dal suo primo e dal suo secondo col rude affetto degliuomini di mare, sopra una delle tante strade dell'oceano,con le vele della sua nave gonfiate da un maestrale tem-pestoso, in mezzo al canto sovrano delle onde, ai soffiformidabili del vento, agli immensi brividi dell'infinito.

315

Page 316: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Gli uomini riuniti sul castelletto di babordo ne getteran-no il cadavere negli abissi, secondo le disposizioni tas-sative del suo testamento. Lo vedranno sdrucciolare sul-lo scivolo, fare un tonfo nell'acqua, gorgogliare un po',sparire. Poi il gabbiere tornerà sulla coffa ed il fischiodel nostromo ordinerà ai mozzi ed ai giovanotti di mol-lare i fiocchi di bompresso.

Ed il Four Winds farà allora vela per l'Inghilterra, conl'insegna ammiraglia a mezz'asta e andrà a mettersi a di-sposizione di qualche vecchio notaio.

316

Gli uomini riuniti sul castelletto di babordo ne getteran-no il cadavere negli abissi, secondo le disposizioni tas-sative del suo testamento. Lo vedranno sdrucciolare sul-lo scivolo, fare un tonfo nell'acqua, gorgogliare un po',sparire. Poi il gabbiere tornerà sulla coffa ed il fischiodel nostromo ordinerà ai mozzi ed ai giovanotti di mol-lare i fiocchi di bompresso.

Ed il Four Winds farà allora vela per l'Inghilterra, conl'insegna ammiraglia a mezz'asta e andrà a mettersi a di-sposizione di qualche vecchio notaio.

316

Page 317: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE

— È la sera dello smeraldo! È la sera dello smeraldo!La donna che ho trovato a bordo e con la quale vivo

per ventiquattr'ore il mio sogno delle Antille osservaogni tanto il cielo e poi ripete come un ritornello:

— È la sera dello smeraldo!La lascio dire. Non credo vi siano due smeraldi più

belli dei suoi occhi verdi di meticcia d'Haiti che splen-dono sotto le sopracciglia scure. Le lunghe ciglia fannocome uno scrigno d'ombra intorno alle due gemme. Ilviso è pallido, di quel pallore strano che hanno le metic-cie quando sono già alla quarta generazione e le ultimegoccie di sangue indio stanno trascolorando nelle vene.

Veste alla parigina, coi capelli corti e le labbra tinte.Abito e pettinatura non sono fatti per la sua bellezza difemmina tropicale che ha il marchio della sensualità nelcerchio degli occhi, nelle alette del naso, nella procacitàdelle forme, in tutte le movenze feline del corpo. Appe-na s'intravede in lei un barlume d'anima. La carne fio-rente trasuda dai pori giovani la sua gloria. Navighiamosul ventesimo parallelo, tra Giamaica ed Haiti sopra unvecchio vapore cubano che a forza di trasportare zuc-chero crudo e braccianti neri si è impregnato dei dueodori. È un rispettabile steamer tedesco che dopo averfatto il suo dovere per vari anni nel Mar del Nord fuvenduto ad una Compagnia d'Estremo Oriente per far la

317

LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE

— È la sera dello smeraldo! È la sera dello smeraldo!La donna che ho trovato a bordo e con la quale vivo

per ventiquattr'ore il mio sogno delle Antille osservaogni tanto il cielo e poi ripete come un ritornello:

— È la sera dello smeraldo!La lascio dire. Non credo vi siano due smeraldi più

belli dei suoi occhi verdi di meticcia d'Haiti che splen-dono sotto le sopracciglia scure. Le lunghe ciglia fannocome uno scrigno d'ombra intorno alle due gemme. Ilviso è pallido, di quel pallore strano che hanno le metic-cie quando sono già alla quarta generazione e le ultimegoccie di sangue indio stanno trascolorando nelle vene.

Veste alla parigina, coi capelli corti e le labbra tinte.Abito e pettinatura non sono fatti per la sua bellezza difemmina tropicale che ha il marchio della sensualità nelcerchio degli occhi, nelle alette del naso, nella procacitàdelle forme, in tutte le movenze feline del corpo. Appe-na s'intravede in lei un barlume d'anima. La carne fio-rente trasuda dai pori giovani la sua gloria. Navighiamosul ventesimo parallelo, tra Giamaica ed Haiti sopra unvecchio vapore cubano che a forza di trasportare zuc-chero crudo e braccianti neri si è impregnato dei dueodori. È un rispettabile steamer tedesco che dopo averfatto il suo dovere per vari anni nel Mar del Nord fuvenduto ad una Compagnia d'Estremo Oriente per far la

317

Page 318: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

318

TAVOLA LVII

Giamaica – Capanna nera

318

TAVOLA LVII

Giamaica – Capanna nera

Page 319: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

spola tra Manilla ed Hongkong. La guerra lo sorpresenelle Filippine e fu catturato dai nord-americani ai qualifu assegnato a Versailles. Ora ha cambiato il mar diCina per il mare dei Caraibi ed incomincia a gemere sot-to il peso degli anni e delle tempeste.

Oltre la meticcia vi sono a bordo tre nord-americani edue britannici. Uomini d'affari i primi che vanno a com-perar terre ad Haiti, approfittando della miseria del pae-se e delle buone disposizioni del presidente Borno; ban-chieri di Filadelfia, con faccie di pastore evangelico econ una sete perenne da cammelli: sete d'alcool s'inten-da. I due inglesi sono invece appaltatori di mano d'operanera per la campagna zuccheriera di Cuba, autentici ne-grieri moderni in regola con la legge scritta, ma al ban-do di quella morale. Nati nelle isole Bermude – anticaterra di corsari e di negrieri – hanno per questo generedi affari un fiuto straordinario che è il retaggio di diver-se generazioni,

I cinque cugini anglo-sassoni spengono il loro spleennella stessa bottiglia di whisky e sono regolarmente ub-briachi marci dalle quattro in poi del pomeriggio, con ladifferenza che gli yankees rotolano verso le dieci sultappeto bisunto del salone mentre i british si ritirano unquarto d'ora prima della catastrofe nelle loro cabine. Equel quarto d'ora di differenza caratterizza la diversitàdelle due razze.

Il comandante è un catalano nazionalizzato cubano, ilsecondo un ligure nazionalizzato cileno, il terzo un tede-sco che deve essere russo. I marinai sono meticci o ne-

319

spola tra Manilla ed Hongkong. La guerra lo sorpresenelle Filippine e fu catturato dai nord-americani ai qualifu assegnato a Versailles. Ora ha cambiato il mar diCina per il mare dei Caraibi ed incomincia a gemere sot-to il peso degli anni e delle tempeste.

Oltre la meticcia vi sono a bordo tre nord-americani edue britannici. Uomini d'affari i primi che vanno a com-perar terre ad Haiti, approfittando della miseria del pae-se e delle buone disposizioni del presidente Borno; ban-chieri di Filadelfia, con faccie di pastore evangelico econ una sete perenne da cammelli: sete d'alcool s'inten-da. I due inglesi sono invece appaltatori di mano d'operanera per la campagna zuccheriera di Cuba, autentici ne-grieri moderni in regola con la legge scritta, ma al ban-do di quella morale. Nati nelle isole Bermude – anticaterra di corsari e di negrieri – hanno per questo generedi affari un fiuto straordinario che è il retaggio di diver-se generazioni,

I cinque cugini anglo-sassoni spengono il loro spleennella stessa bottiglia di whisky e sono regolarmente ub-briachi marci dalle quattro in poi del pomeriggio, con ladifferenza che gli yankees rotolano verso le dieci sultappeto bisunto del salone mentre i british si ritirano unquarto d'ora prima della catastrofe nelle loro cabine. Equel quarto d'ora di differenza caratterizza la diversitàdelle due razze.

Il comandante è un catalano nazionalizzato cubano, ilsecondo un ligure nazionalizzato cileno, il terzo un tede-sco che deve essere russo. I marinai sono meticci o ne-

319

Page 320: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

gri, i camerieri cinesi, il cuoco e gli sguatteri indios delMessico. Nel secolo degli Olimpic e degli Augustus ilnostro vapore è, come nave e come equipaggio, una ra-rità da museo. I mari delle Antille hanno ancora qualcu-no di questi superstiti della metà del secolo decimono-no.

I due smeraldi della meticcia sono le uniche cose bel-le di bordo, ma nessuno ci fa caso all'infuori del ligure-cileno. E di me. Il ligure-cileno – calvo, rasposo, mezzozoppo e con tutti i denti d'oro – è un avversario senzapeso. Abbiamo in terza un carico di neri di San Domin-go che appartiene ad uno degli inglesi ed un carico dineri di Giamaica che appartiene al suo compagno. Ognitanto Giamaica e San Domingo si danno legnate da orbisui ponti di poppa. Allora la meticcia si raccomanda aSan Cristóbal de Palos od alla Purisima de la Macare-na. Si vede comparire sulla porta della cucina il cuocomessicano che ride e si gratta. I tre banchieri di Filadel-fia puntano un pugno di dollari sopra uno o l'altro deigruppi contendenti; i camerieri cinesi fanno altrettantocon una manciata di centavos; i due inglesi distribuisco-no multe che entrano nelle loro tasche. Terminata la bat-taglia, il comandante manda un mozzo con un secchio ela ramazza a lavare le macchie di sangue. Il mare è unindaco cupo, stracarico di blu di Prussia. Il cielo è un in-daco chiaro, marezzato di bambagine bianca. L'aria èumidissima e calda. Ogni due ore la meticcia alleggeri-sce la sua toilette. Il ligure-cileno mi assicura che laseñorita non adopera biancheria. Lo vedo infatti che

320

gri, i camerieri cinesi, il cuoco e gli sguatteri indios delMessico. Nel secolo degli Olimpic e degli Augustus ilnostro vapore è, come nave e come equipaggio, una ra-rità da museo. I mari delle Antille hanno ancora qualcu-no di questi superstiti della metà del secolo decimono-no.

I due smeraldi della meticcia sono le uniche cose bel-le di bordo, ma nessuno ci fa caso all'infuori del ligure-cileno. E di me. Il ligure-cileno – calvo, rasposo, mezzozoppo e con tutti i denti d'oro – è un avversario senzapeso. Abbiamo in terza un carico di neri di San Domin-go che appartiene ad uno degli inglesi ed un carico dineri di Giamaica che appartiene al suo compagno. Ognitanto Giamaica e San Domingo si danno legnate da orbisui ponti di poppa. Allora la meticcia si raccomanda aSan Cristóbal de Palos od alla Purisima de la Macare-na. Si vede comparire sulla porta della cucina il cuocomessicano che ride e si gratta. I tre banchieri di Filadel-fia puntano un pugno di dollari sopra uno o l'altro deigruppi contendenti; i camerieri cinesi fanno altrettantocon una manciata di centavos; i due inglesi distribuisco-no multe che entrano nelle loro tasche. Terminata la bat-taglia, il comandante manda un mozzo con un secchio ela ramazza a lavare le macchie di sangue. Il mare è unindaco cupo, stracarico di blu di Prussia. Il cielo è un in-daco chiaro, marezzato di bambagine bianca. L'aria èumidissima e calda. Ogni due ore la meticcia alleggeri-sce la sua toilette. Il ligure-cileno mi assicura che laseñorita non adopera biancheria. Lo vedo infatti che

320

Page 321: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

321

TAVOLA LVIII

Un angolo di sogno nella baia di Sagua de Tanamo

321

TAVOLA LVIII

Un angolo di sogno nella baia di Sagua de Tanamo

Page 322: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

spesso manovra strategicamente per sorprendere la don-na contro il sole, quando l'oro luminosissimo del Tropi-co vince la trasparenza della seta ed offre agli sguardiavidi il nudo statuario della femmina, appena velato daun diafano schermo. Un carico di tabacco sotto ventodiffonde sui ponti un sottile profumo di fumeria clande-stina. Il respiro asmatico della nave accompagna ognipasso dell'elica.

Attraversiamo uno specchio di mare che è famosonella storia per le terribili battaglie che v'hanno combat-tuto le flotte di Spagna, di Francia, d'Inghilterra e diOlanda. Innumerevoli avventurieri con stoffa di grandicapitani e di grandi briganti giacciono in fondo a questiabissi, sui quali il nostro Manzanillo porta a passeggiola sua tarlata carcassa di cimelio navale. Eroi foderati dicorsari e viceversa avevano negli arcipelaghi e nei cana-li delle Antille un superbo campo di azione nel quale illucro e la gloria, la rapina ed il valore, la grandezza e labassezza d'animo, bruciavano pazzamente in perennifiammate sullo sfondo mezzo storico e mezzo equivocodelle competizioni nazionali e delle gelosie dinastiche.

Proprio dove ora stiamo passando un avventurosouomo di Genova, nominato dallo Stato di San Domingogrande Ammiraglio, si rese celebre con un gesto d'auda-cia che tuttora si tramandano di padre in figlio i marinaidelle Antille ed i pescatori dei Caraibi. Haiti e San Do-mingo erano in guerra. La flotta di San Domingo eraschierata nella Playa de Caracoles. L'ammiraglio Cam-biaso – bel cognome ligure – doveva comunicare al Go-

322

spesso manovra strategicamente per sorprendere la don-na contro il sole, quando l'oro luminosissimo del Tropi-co vince la trasparenza della seta ed offre agli sguardiavidi il nudo statuario della femmina, appena velato daun diafano schermo. Un carico di tabacco sotto ventodiffonde sui ponti un sottile profumo di fumeria clande-stina. Il respiro asmatico della nave accompagna ognipasso dell'elica.

Attraversiamo uno specchio di mare che è famosonella storia per le terribili battaglie che v'hanno combat-tuto le flotte di Spagna, di Francia, d'Inghilterra e diOlanda. Innumerevoli avventurieri con stoffa di grandicapitani e di grandi briganti giacciono in fondo a questiabissi, sui quali il nostro Manzanillo porta a passeggiola sua tarlata carcassa di cimelio navale. Eroi foderati dicorsari e viceversa avevano negli arcipelaghi e nei cana-li delle Antille un superbo campo di azione nel quale illucro e la gloria, la rapina ed il valore, la grandezza e labassezza d'animo, bruciavano pazzamente in perennifiammate sullo sfondo mezzo storico e mezzo equivocodelle competizioni nazionali e delle gelosie dinastiche.

Proprio dove ora stiamo passando un avventurosouomo di Genova, nominato dallo Stato di San Domingogrande Ammiraglio, si rese celebre con un gesto d'auda-cia che tuttora si tramandano di padre in figlio i marinaidelle Antille ed i pescatori dei Caraibi. Haiti e San Do-mingo erano in guerra. La flotta di San Domingo eraschierata nella Playa de Caracoles. L'ammiraglio Cam-biaso – bel cognome ligure – doveva comunicare al Go-

322

Page 323: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

verno di San Domingo notizie d'estrema urgenza es'imbarcò audacemente sopra una barchetta da pesca perraggiungere la capitale senza che il nemico s'accorgessedella sua assenza. Al largo la barchetta incontrò unasquadra inglese di ventidue vascelli. Il genovese alzòsulla propria vela la sua insegna di ammiraglio. La squa-dra britannica proseguì la sua rotta senza far caso al tra-baccolo. Allora il Cambiaso tagliò la rotta al vascelloammiraglio e ripetè la manovra diverse volte, finchèl'ammiraglio inglese fece scendere in mare una scialup-pa e mandò un ufficiale a vedere chi fosse quel pazzo.

Quando l'ufficiale inglese fu accanto alla barca, ilCambiaso lo investì severamente: – Da quando in quauna flotta inglese non saluta un ammiraglio di Genova?Non vedete sul pennone la mia insegna? Dite al vostroammiraglio che se entro cinque minuti non mi rende ilsaluto dovuto al mio rango, avrò l'onore di colarmi afondo dinanzi alla squadra di S. M. Britannica!

Cinque minuti dopo il vascello ammiraglio britannicoinnalzava il gran pavese e l'ufficiale ritornava presso labarchetta:

— Il commodoro m'incarica di salutarvi e di dirvi chesiete l'unico ammiraglio del mondo che è stato capace difermare una squadra di S. M. obbligandola a salutarlo!

Altri tempi. Meno progrediti, ma non meno civili. Gliuomini avevano un sentimento altissimo dell'onore difronte al quale la vita non aveva prezzo ed avevano unavisione estetica dell'esistenza che faceva germogliarespontaneamente il bel gesto. San Domingo ha dedicato

323

verno di San Domingo notizie d'estrema urgenza es'imbarcò audacemente sopra una barchetta da pesca perraggiungere la capitale senza che il nemico s'accorgessedella sua assenza. Al largo la barchetta incontrò unasquadra inglese di ventidue vascelli. Il genovese alzòsulla propria vela la sua insegna di ammiraglio. La squa-dra britannica proseguì la sua rotta senza far caso al tra-baccolo. Allora il Cambiaso tagliò la rotta al vascelloammiraglio e ripetè la manovra diverse volte, finchèl'ammiraglio inglese fece scendere in mare una scialup-pa e mandò un ufficiale a vedere chi fosse quel pazzo.

Quando l'ufficiale inglese fu accanto alla barca, ilCambiaso lo investì severamente: – Da quando in quauna flotta inglese non saluta un ammiraglio di Genova?Non vedete sul pennone la mia insegna? Dite al vostroammiraglio che se entro cinque minuti non mi rende ilsaluto dovuto al mio rango, avrò l'onore di colarmi afondo dinanzi alla squadra di S. M. Britannica!

Cinque minuti dopo il vascello ammiraglio britannicoinnalzava il gran pavese e l'ufficiale ritornava presso labarchetta:

— Il commodoro m'incarica di salutarvi e di dirvi chesiete l'unico ammiraglio del mondo che è stato capace difermare una squadra di S. M. obbligandola a salutarlo!

Altri tempi. Meno progrediti, ma non meno civili. Gliuomini avevano un sentimento altissimo dell'onore difronte al quale la vita non aveva prezzo ed avevano unavisione estetica dell'esistenza che faceva germogliarespontaneamente il bel gesto. San Domingo ha dedicato

323

Page 324: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

una delle sue piazze all'uomo di Genova che con unabarca da pesca si fece salutare da sette vascelli! Qualun-que scugnizzo color cioccolatto della Repubblica vi saraccontare la storiella che ha scolpito il nome dell'uomonella memoria degli isolani.

Verso le cinque il cielo ed il mare sono colti da unaspecie di brivido che fa impallidire il turchino dell'acquae la turchese del cielo. La mia sensibilità d'innamoratodella Natura mi avverte che il giorno è entrato in agoniae che incomincia il quotidiano dolcissimo miracolo deltramonto. Nei Tropici la fine del giorno è sempre unavisione di incanto, ma nelle Antille ha una dolcezza spe-ciale; un po' torbida e quasi lasciva, che turba strana-mente oltre l'anima anche i sensi. In quell'ora le donnedi questi paesi acquistano, senza rendersene conto, unlanguore strano il quale dà alla loro bellezza un po' trop-po carnale un che di affaticato e di stanco che la rendepiù interessante.

Appoggiato alla battagliola della nave mi assorbo nel-la contemplazione del mare e del cielo per ascoltare lamusica dell'Infinito.

— Anche voi volete vedere lo smeraldo? – mi chiedela meticcia avvicinandosi.

— Quale smeraldo, señorita?— Lo smeraldo delle Antille. Stasera è cielo sereno e

si vedrà!Le Antille sono infatti il regno del famoso raggio ver-

de cantato dai poeti. Io però non l'ho mai veduto. Avanae Santiago mi hanno offerto tramonti magnifici, degni di

324

una delle sue piazze all'uomo di Genova che con unabarca da pesca si fece salutare da sette vascelli! Qualun-que scugnizzo color cioccolatto della Repubblica vi saraccontare la storiella che ha scolpito il nome dell'uomonella memoria degli isolani.

Verso le cinque il cielo ed il mare sono colti da unaspecie di brivido che fa impallidire il turchino dell'acquae la turchese del cielo. La mia sensibilità d'innamoratodella Natura mi avverte che il giorno è entrato in agoniae che incomincia il quotidiano dolcissimo miracolo deltramonto. Nei Tropici la fine del giorno è sempre unavisione di incanto, ma nelle Antille ha una dolcezza spe-ciale; un po' torbida e quasi lasciva, che turba strana-mente oltre l'anima anche i sensi. In quell'ora le donnedi questi paesi acquistano, senza rendersene conto, unlanguore strano il quale dà alla loro bellezza un po' trop-po carnale un che di affaticato e di stanco che la rendepiù interessante.

Appoggiato alla battagliola della nave mi assorbo nel-la contemplazione del mare e del cielo per ascoltare lamusica dell'Infinito.

— Anche voi volete vedere lo smeraldo? – mi chiedela meticcia avvicinandosi.

— Quale smeraldo, señorita?— Lo smeraldo delle Antille. Stasera è cielo sereno e

si vedrà!Le Antille sono infatti il regno del famoso raggio ver-

de cantato dai poeti. Io però non l'ho mai veduto. Avanae Santiago mi hanno offerto tramonti magnifici, degni di

324

Page 325: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Napoli, di Cairo, di Giava, ma niente raggio verde. Hofinito anzi per credere che si trattasse di una fantasia.

La donna s'è buttato sulle spalle uno scialle di Manilaa grandi fiori scarlatti che le incornicia il volto e le for-me dentro un roseto. Nella luce del tramonto il suo pal-lore ha i riflessi della vecchia ambra. Più grandi sembra-no i suoi occhi. Più grandi e più dolci. Un'ombra di fra-gilità attenua la floridezza della sua gioventù e la spiri-tualizza. Una profondità improvvisa è apparsa nei suoimeravigliosi smeraldi che sono attraversati anch'essi dalmedesimo brivido che ha soavizzato il mare ed il cielo.

Le bambagine bianche che caprioleggiavano sull'oriz-zonte si sono ritirate in un angolo e formano una speciedi grande cirro che ricorda quei fiocconi che le mammeappuntano al fianco o sul dorso delle loro bimbe. Làdove il sole sta abbassandosi il cielo è di una serenitàcosì assoluta che la linea di demarcazione fra l'atmosfe-ra ed il mare è precisata con straordinaria nettezza. Letinte del tramonto, che non hanno presa in nessuna neb-bia ed in nessun vapore, si stemperano squisitamentenell'aria, nel cielo e nell'acqua, dando ai tre elementi unacolorazione indefinita a fondo rosa e miele, nella qualeperò sono sospesi tutti gli altri colori che si vedono enon si vedono. Si direbbe che più che altro si sentono! Ilrisultato di questo fenomeno è un'atmosfera soavissimadi cammeo allo stato fluido. Bellezza e grazia sono dif-fuse nell'aria. Ed in mezzo a questa luminosità celestialel'ostia di fuoco s'abbassa con maestosa lentezza.

325

Napoli, di Cairo, di Giava, ma niente raggio verde. Hofinito anzi per credere che si trattasse di una fantasia.

La donna s'è buttato sulle spalle uno scialle di Manilaa grandi fiori scarlatti che le incornicia il volto e le for-me dentro un roseto. Nella luce del tramonto il suo pal-lore ha i riflessi della vecchia ambra. Più grandi sembra-no i suoi occhi. Più grandi e più dolci. Un'ombra di fra-gilità attenua la floridezza della sua gioventù e la spiri-tualizza. Una profondità improvvisa è apparsa nei suoimeravigliosi smeraldi che sono attraversati anch'essi dalmedesimo brivido che ha soavizzato il mare ed il cielo.

Le bambagine bianche che caprioleggiavano sull'oriz-zonte si sono ritirate in un angolo e formano una speciedi grande cirro che ricorda quei fiocconi che le mammeappuntano al fianco o sul dorso delle loro bimbe. Làdove il sole sta abbassandosi il cielo è di una serenitàcosì assoluta che la linea di demarcazione fra l'atmosfe-ra ed il mare è precisata con straordinaria nettezza. Letinte del tramonto, che non hanno presa in nessuna neb-bia ed in nessun vapore, si stemperano squisitamentenell'aria, nel cielo e nell'acqua, dando ai tre elementi unacolorazione indefinita a fondo rosa e miele, nella qualeperò sono sospesi tutti gli altri colori che si vedono enon si vedono. Si direbbe che più che altro si sentono! Ilrisultato di questo fenomeno è un'atmosfera soavissimadi cammeo allo stato fluido. Bellezza e grazia sono dif-fuse nell'aria. Ed in mezzo a questa luminosità celestialel'ostia di fuoco s'abbassa con maestosa lentezza.

325

Page 326: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Nessun vapore la ingrossa. Nessuna nebbia l'appanna.Fino all'ultimo momento il sole rimane il medesimoastro sfolgorante del giorno, il medesimo disco d'oro ar-dente, lo stesso formidabile sferoide incandescente.

Non è un tramonto teatrale e non è neppure un tra-monto pastoso di lacche e di mezze tinte. È un tramontocompletamente diverso da tutti gli altri che fa quasi pen-sare al paradossale capovolgimento di un'aurora.

Quando l'ostia lambisce la superficie dell'acqua ev'incunea il suo primo spicchio, un gran fiume d'oro siscioglie nel mare. Trasparenze di madreperla vetrificanoimmensi tratti dell'orizzonte e pare che al di là di essi visiano straordinari quadri di magnificenza che non sonfatti per gli occhi degli uomini.

Il disco diventa un arco che impicciolisce rapidamen-te. E quando nel cielo non v'è più che la solita ghiandet-ta di brace di tutti i tramonti, si compie il miracolo delleisole del raggio verde. La ghianda d'oro e di porpora –rubino dello spazio nel quale è concentrato il sangue de-gli astri – si trasforma fulmineamente in un enorme everdissimo smeraldo che dura solo pochi istanti, ma cheempie del suo baleno il mondo.

La volontà vorrebbe eternare quella meraviglia cheper un attimo dà all'uomo la sensazione di che cosa sa-rebbe il globo se il sole fosse verde. Ma l'attimo fugge.Inesorabilmente.

Se la giornata sarà serena lo smeraldo delle Antilleriapparirà per un altro istante domani; se no fra una set-timana, fra un mese, fra due...

326

Nessun vapore la ingrossa. Nessuna nebbia l'appanna.Fino all'ultimo momento il sole rimane il medesimoastro sfolgorante del giorno, il medesimo disco d'oro ar-dente, lo stesso formidabile sferoide incandescente.

Non è un tramonto teatrale e non è neppure un tra-monto pastoso di lacche e di mezze tinte. È un tramontocompletamente diverso da tutti gli altri che fa quasi pen-sare al paradossale capovolgimento di un'aurora.

Quando l'ostia lambisce la superficie dell'acqua ev'incunea il suo primo spicchio, un gran fiume d'oro siscioglie nel mare. Trasparenze di madreperla vetrificanoimmensi tratti dell'orizzonte e pare che al di là di essi visiano straordinari quadri di magnificenza che non sonfatti per gli occhi degli uomini.

Il disco diventa un arco che impicciolisce rapidamen-te. E quando nel cielo non v'è più che la solita ghiandet-ta di brace di tutti i tramonti, si compie il miracolo delleisole del raggio verde. La ghianda d'oro e di porpora –rubino dello spazio nel quale è concentrato il sangue de-gli astri – si trasforma fulmineamente in un enorme everdissimo smeraldo che dura solo pochi istanti, ma cheempie del suo baleno il mondo.

La volontà vorrebbe eternare quella meraviglia cheper un attimo dà all'uomo la sensazione di che cosa sa-rebbe il globo se il sole fosse verde. Ma l'attimo fugge.Inesorabilmente.

Se la giornata sarà serena lo smeraldo delle Antilleriapparirà per un altro istante domani; se no fra una set-timana, fra un mese, fra due...

326

Page 327: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Guardo gli occhi della bella meticcia. Ma i suoi sme-raldi mi sembrano due fredde pietre senza luce, ora cheho visto uno degli occhi di Dio.

327

Guardo gli occhi della bella meticcia. Ma i suoi sme-raldi mi sembrano due fredde pietre senza luce, ora cheho visto uno degli occhi di Dio.

327

Page 328: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

IL NIDO DEI CICLONI

Un vapore della Flotta Bianca, carico di banane diGiamaica e di cedri di Cuba per il mercato pantagrueli-co degli Stati Uniti, mi ha lasciato un mattino in quelchilometro quadrato di terra ferma che è l'isoletta diSwan ed ha proseguito il suo viaggio per l'Arcipelagodei coccodrilli, con la tacita promessa di ritornare aprendermi una settimana dopo.

Trovo nell'isola sette abitanti che fanno parte del per-sonale della Compagnia, non perchè vi sia nell'isola nul-la da comperare o da vendere, ma perchè la navigazionemarittima internazionale ha nella microscopica Swan unosservatorio strategico di primissimo ordine, incaricatodi vigilare per conto degli uomini i venti e le tempeste,di sorvegliare le collere del mare e delle nubi, di studia-re la formazione dei terribili cicloni del Golfo del Mes-sico che hanno qui uno dei loro ritrovi preferiti, di se-gnalarli alle stazioni metereologiche delle grandi isole edel continente.

Si tratta di un vero e proprio Comando di Stato Mag-giore che è permanentemente in campagna e che ha sta-bilito il suo quartier generale in questo punto avanzatodel fronte, in pieno territorio nemico. Lo stato di guerraè perpetuo, però vi sono due periodi dell'anno nei qualil'attività dell'avversario è più violenta: gli equinozi diprimavera e gli equinozi di autunno. Allora i Bollettini

328

IL NIDO DEI CICLONI

Un vapore della Flotta Bianca, carico di banane diGiamaica e di cedri di Cuba per il mercato pantagrueli-co degli Stati Uniti, mi ha lasciato un mattino in quelchilometro quadrato di terra ferma che è l'isoletta diSwan ed ha proseguito il suo viaggio per l'Arcipelagodei coccodrilli, con la tacita promessa di ritornare aprendermi una settimana dopo.

Trovo nell'isola sette abitanti che fanno parte del per-sonale della Compagnia, non perchè vi sia nell'isola nul-la da comperare o da vendere, ma perchè la navigazionemarittima internazionale ha nella microscopica Swan unosservatorio strategico di primissimo ordine, incaricatodi vigilare per conto degli uomini i venti e le tempeste,di sorvegliare le collere del mare e delle nubi, di studia-re la formazione dei terribili cicloni del Golfo del Mes-sico che hanno qui uno dei loro ritrovi preferiti, di se-gnalarli alle stazioni metereologiche delle grandi isole edel continente.

Si tratta di un vero e proprio Comando di Stato Mag-giore che è permanentemente in campagna e che ha sta-bilito il suo quartier generale in questo punto avanzatodel fronte, in pieno territorio nemico. Lo stato di guerraè perpetuo, però vi sono due periodi dell'anno nei qualil'attività dell'avversario è più violenta: gli equinozi diprimavera e gli equinozi di autunno. Allora i Bollettini

328

Page 329: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

del Comando di Swan seguono le operazioni di ora inora e sono radiotelegrafati incessantemente. In quellegiornate tutti i paesi del Golfo del Messico e del Mar deiCaraibi, tutte le isole e gli arcipelaghi dell'America Cen-trale, tutte le navi che traversano questi mari, aspettanoansiosamente l'oracolo di Swan. L'isoletta, che nessunoricorda durante il resto dell'anno, sperduta com'è inmezzo all'immensità del mare, lontana dalle rotte deitraffici trascontinentali e degli stessi servizi di cabotag-gio, cocuzzolo scoperto di una grande piramide sotto-marina, diventa per un giorno o per una settimana il for-midabile centro di una porzione del mondo.

La nave si è fermata a Swan venti minuti, giusto iltempo per scaricare due casse di viveri, tre sacchi di pa-tate, un barometro di precisione, una gabbia di gallineed il sottoscritto. Mezz'ora dopo la nave era sparitanell'infinito del mare ed io avevo fatto conoscenza con isette personaggi: un vecchio che è custode del faro e go-vernatore dell'isola; due metereologhi specializzati nellabalistica delle nubi; un ufficiale radiotelegrafista; un se-condo ufficiale radiotelegrafista che nei periodi di bo-naccia è incaricato della pesca all'aragosta; una signori-na che esercita la duplice funzione di dattilografa e di fi-danzata del telegrafista-pescatore; infine un nero che peressere nato a Cuba si dichiara latino e che è l'uomo piùoccupato della baracca essendo contemporaneamentespazzino, cuoco, lavandaio e primo attor comicodell'isola di Swan.

L'isolotto appartiene a S. M. Britannica.

329

del Comando di Swan seguono le operazioni di ora inora e sono radiotelegrafati incessantemente. In quellegiornate tutti i paesi del Golfo del Messico e del Mar deiCaraibi, tutte le isole e gli arcipelaghi dell'America Cen-trale, tutte le navi che traversano questi mari, aspettanoansiosamente l'oracolo di Swan. L'isoletta, che nessunoricorda durante il resto dell'anno, sperduta com'è inmezzo all'immensità del mare, lontana dalle rotte deitraffici trascontinentali e degli stessi servizi di cabotag-gio, cocuzzolo scoperto di una grande piramide sotto-marina, diventa per un giorno o per una settimana il for-midabile centro di una porzione del mondo.

La nave si è fermata a Swan venti minuti, giusto iltempo per scaricare due casse di viveri, tre sacchi di pa-tate, un barometro di precisione, una gabbia di gallineed il sottoscritto. Mezz'ora dopo la nave era sparitanell'infinito del mare ed io avevo fatto conoscenza con isette personaggi: un vecchio che è custode del faro e go-vernatore dell'isola; due metereologhi specializzati nellabalistica delle nubi; un ufficiale radiotelegrafista; un se-condo ufficiale radiotelegrafista che nei periodi di bo-naccia è incaricato della pesca all'aragosta; una signori-na che esercita la duplice funzione di dattilografa e di fi-danzata del telegrafista-pescatore; infine un nero che peressere nato a Cuba si dichiara latino e che è l'uomo piùoccupato della baracca essendo contemporaneamentespazzino, cuoco, lavandaio e primo attor comicodell'isola di Swan.

L'isolotto appartiene a S. M. Britannica.

329

Page 330: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Sono arrivato in una settimana interessante dell'equi-nozio di autunno, cioè in uno di quei periodi nei qualil'isola di Swan è alla moda. C'erano diversi cicloncini informazione tra il Banco dei Giardinetti e l'isola del Pic-colo Caimano, semplici monellate di venticelli irrequietiche giuocavano al mulinello. Ventiquattr'ore dopo unvento andò in bestia ed incominciò a fare sul serio. Su-bito diversi altri venti persero le staffe comunicando illoro malumore al mare ed alle nuvole. Sei ore bastaronoper creare una situazione pre-ciclonica che interessavamezzo golfo del Messico ed il mare dei Caraibi. La si-tuazione si aggravò seriamente durante la notte e diven-tò minacciosa quando il Comando metereologicodell'Honduras comunicò al Comando di Swan che anchequel punto del fronte era entrato in attività e che unaburrasca ciclonica si delineava tra il Banco di Serranillae l'isola di Barbareta.

Il guardiano-governatore dichiarò lo stato d'assedio, ilche significa la sospensione della pesca all'aragosta e lamobilitazione della dattilografa-fidanzata per i servizi diguerra. Io, come corrispondente al campo, diventai im-mediatamente un imbarazzo, e, tanto per fare qualchecosa, m'imboscai nei servizi di intendenza agli ordinidel cuoco-lavandaio Manuel Suegra y Bustamante.

Sorse così l'alba. Nonostante io sia un profano,m'accorsi subito che le cose andavano male. Il cielo eralivido e sinistro. Enormi nuvoloni bituminosi si accaval-lavano paurosamente intorno ad una grande nuvola apo-calittica che pareva avvolta in un alone di bile fosfore-

330

Sono arrivato in una settimana interessante dell'equi-nozio di autunno, cioè in uno di quei periodi nei qualil'isola di Swan è alla moda. C'erano diversi cicloncini informazione tra il Banco dei Giardinetti e l'isola del Pic-colo Caimano, semplici monellate di venticelli irrequietiche giuocavano al mulinello. Ventiquattr'ore dopo unvento andò in bestia ed incominciò a fare sul serio. Su-bito diversi altri venti persero le staffe comunicando illoro malumore al mare ed alle nuvole. Sei ore bastaronoper creare una situazione pre-ciclonica che interessavamezzo golfo del Messico ed il mare dei Caraibi. La si-tuazione si aggravò seriamente durante la notte e diven-tò minacciosa quando il Comando metereologicodell'Honduras comunicò al Comando di Swan che anchequel punto del fronte era entrato in attività e che unaburrasca ciclonica si delineava tra il Banco di Serranillae l'isola di Barbareta.

Il guardiano-governatore dichiarò lo stato d'assedio, ilche significa la sospensione della pesca all'aragosta e lamobilitazione della dattilografa-fidanzata per i servizi diguerra. Io, come corrispondente al campo, diventai im-mediatamente un imbarazzo, e, tanto per fare qualchecosa, m'imboscai nei servizi di intendenza agli ordinidel cuoco-lavandaio Manuel Suegra y Bustamante.

Sorse così l'alba. Nonostante io sia un profano,m'accorsi subito che le cose andavano male. Il cielo eralivido e sinistro. Enormi nuvoloni bituminosi si accaval-lavano paurosamente intorno ad una grande nuvola apo-calittica che pareva avvolta in un alone di bile fosfore-

330

Page 331: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

scente. Il mare, che di solito è in questi luoghi un sorrisodi verde e di celeste, era diventato un liquido torbido epecioso, marezzato di spuma sudicia. Soffiava un ven-taccio gagliardo che ogni tanto cambiava direzione ed avolte spariva per ritornare all'improvviso più fischiantee rabbioso. Le onde s'avventavano contro il parapettodell'isola e vi si frangevano turbinosamente con schianticiclopici.

Verso mezzogiorno, stanco di ascoltare le chiacchieredel latino color cioccolatto e di respirare l'odoredell'agliata che stava confezionando per la popolazionedell'isola, m'azzardai ad entrare nella sede del Comandodove ebbero la compiacenza di non mandarmi via. Ladattilografa-fidanzata martellava con velocità ciclonicasulla macchina da scrivere bollettini su bollettini chemediante un dispositivo meccanico salivano fulminea-mente alla stazione radiotelegrafica e di là partivano pergli Stati Uniti, per il Messico, per Cuba, per Giamaica,per Portorico, per il canale di Panamá, per l'arcipelagodelle Bermude.

Seria, accigliata, quasi collerica, la dattilografa-fidan-zata non era più la bionda ragazzona anglosassone dellegiornate di sole. Si sarebbe detto che il contenuto deibollettini si comunicasse al suo essere e che il fluidodelle tempeste penetrasse, attraverso i polpastrelli neisuoi nervi, nel suo sangue. Tirava fuori i fogli dal carrel-lo con la velocità del lampo e tempestava sulla tastieracon furia di temporale. Il vento che entrava per le fessu-re della costruzione spettinava a burrasca i suoi capelli

331

scente. Il mare, che di solito è in questi luoghi un sorrisodi verde e di celeste, era diventato un liquido torbido epecioso, marezzato di spuma sudicia. Soffiava un ven-taccio gagliardo che ogni tanto cambiava direzione ed avolte spariva per ritornare all'improvviso più fischiantee rabbioso. Le onde s'avventavano contro il parapettodell'isola e vi si frangevano turbinosamente con schianticiclopici.

Verso mezzogiorno, stanco di ascoltare le chiacchieredel latino color cioccolatto e di respirare l'odoredell'agliata che stava confezionando per la popolazionedell'isola, m'azzardai ad entrare nella sede del Comandodove ebbero la compiacenza di non mandarmi via. Ladattilografa-fidanzata martellava con velocità ciclonicasulla macchina da scrivere bollettini su bollettini chemediante un dispositivo meccanico salivano fulminea-mente alla stazione radiotelegrafica e di là partivano pergli Stati Uniti, per il Messico, per Cuba, per Giamaica,per Portorico, per il canale di Panamá, per l'arcipelagodelle Bermude.

Seria, accigliata, quasi collerica, la dattilografa-fidan-zata non era più la bionda ragazzona anglosassone dellegiornate di sole. Si sarebbe detto che il contenuto deibollettini si comunicasse al suo essere e che il fluidodelle tempeste penetrasse, attraverso i polpastrelli neisuoi nervi, nel suo sangue. Tirava fuori i fogli dal carrel-lo con la velocità del lampo e tempestava sulla tastieracon furia di temporale. Il vento che entrava per le fessu-re della costruzione spettinava a burrasca i suoi capelli

331

Page 332: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

di lino maturo. Una vetrata s'aprì di botto scatenandouna baraonda di fogli bianchi e di carta-carbone. Mi pre-cipitai a chiudere la finestra. Essa alzò il capo a guardar-mi e nell'incontrare i suoi occhi ebbi l'impressione di es-sere guardato dalle pupille di una bufera.

Incominciarono a brontolare lunghi tuoni che via viainfittivano e diventavano più cupi. Due campanelli elet-trici trillavano in permanenza e quel tintinnio metodicoe meccanico era un'oppressione in mezzo all'atmosferadi battaglia.

Tra l'isola del Gran Caimano e l'isola del Piccolo Cai-mano s'era formato un ciclone che impazzava in unostretto spazio di mare, senza riuscire a concretarsi e sen-za decidersi a mettersi in movimento, in modo chel'osservatorio era obbligato a dare l'allarme ad oriente ead occidente, a nord ed a sud, senza poter precisare ladirezione del movimento meteorico. Tutti i paesi delGolfo del Messico e tutte le navi in viaggio chiedevanoansiosamente notizie al Comando di Swan. I due radio-telegrafisti lavoravano in permanenza, uno a trasmette-re, l'altro a ricevere. I dispacci in arrivo giungevano pervia automatica alla signorina che li dattilografava e li fa-ceva proseguire per via automatica al metereologo diturno, il quale vergava le risposte che in senso inversoripassavano dalla signorina e salivano alla stazione ra-diotelegrafica.

Io ero lo spettatore della grande battaglia e mai batta-glia mi parve più grandiosa di questa che gli uominicombattevano a colpi di semplici telegrammi contro i ci-

332

di lino maturo. Una vetrata s'aprì di botto scatenandouna baraonda di fogli bianchi e di carta-carbone. Mi pre-cipitai a chiudere la finestra. Essa alzò il capo a guardar-mi e nell'incontrare i suoi occhi ebbi l'impressione di es-sere guardato dalle pupille di una bufera.

Incominciarono a brontolare lunghi tuoni che via viainfittivano e diventavano più cupi. Due campanelli elet-trici trillavano in permanenza e quel tintinnio metodicoe meccanico era un'oppressione in mezzo all'atmosferadi battaglia.

Tra l'isola del Gran Caimano e l'isola del Piccolo Cai-mano s'era formato un ciclone che impazzava in unostretto spazio di mare, senza riuscire a concretarsi e sen-za decidersi a mettersi in movimento, in modo chel'osservatorio era obbligato a dare l'allarme ad oriente ead occidente, a nord ed a sud, senza poter precisare ladirezione del movimento meteorico. Tutti i paesi delGolfo del Messico e tutte le navi in viaggio chiedevanoansiosamente notizie al Comando di Swan. I due radio-telegrafisti lavoravano in permanenza, uno a trasmette-re, l'altro a ricevere. I dispacci in arrivo giungevano pervia automatica alla signorina che li dattilografava e li fa-ceva proseguire per via automatica al metereologo diturno, il quale vergava le risposte che in senso inversoripassavano dalla signorina e salivano alla stazione ra-diotelegrafica.

Io ero lo spettatore della grande battaglia e mai batta-glia mi parve più grandiosa di questa che gli uominicombattevano a colpi di semplici telegrammi contro i ci-

332

Page 333: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

cloni e le burrasche, i venti e le tempeste, le nuvole ed ifulmini, i marosi e le correnti.

Era la battaglia dell'intelligenza umana contro le forzebrute della Natura!

Seguivo le vicende della titanica lotta attraverso lemezze frasi della signorina che monosillabava parte deidispacci.

— Cuba... direzione ciclonica...— Honduras... ciclone incamminatosi da isola Roatán

verso Pedro Bank.— Vera Cruz... canale Tampico mare grosso...— Piroscafo Lafayette chiede direzione tempesta...— Steamer Groenlandia comunica vento trentacinque

miglia passaggio di Windward.— Avana allarmata... avvisati tutti i fari... molte bar-

che da pesca al largo di isola dei Pini...— Vapore Timavo obbligato cambiare rotta...— Santiago... movimento accenna dirigersi Santa

Clara.— Georgetown, velocità quarantacinque miglia...— Kingstown... minaccia grave porzione orientale

Giamaica...— Veliero Camagüey chiede soccorso...Diluviava. Il barbaglio dei lampi era così frequente

che la sede del Comando era in una perenne alternativad'ombra e di fiammate. V'erano lampi rossicci che pare-vano sprazzi di forno, lampi bianchi come esplosioni dimagnesio, lampi giallo-lividi che evocavano paurose at-mosfere d'oltre tomba, lampi quasi violacei che faceva-

333

cloni e le burrasche, i venti e le tempeste, le nuvole ed ifulmini, i marosi e le correnti.

Era la battaglia dell'intelligenza umana contro le forzebrute della Natura!

Seguivo le vicende della titanica lotta attraverso lemezze frasi della signorina che monosillabava parte deidispacci.

— Cuba... direzione ciclonica...— Honduras... ciclone incamminatosi da isola Roatán

verso Pedro Bank.— Vera Cruz... canale Tampico mare grosso...— Piroscafo Lafayette chiede direzione tempesta...— Steamer Groenlandia comunica vento trentacinque

miglia passaggio di Windward.— Avana allarmata... avvisati tutti i fari... molte bar-

che da pesca al largo di isola dei Pini...— Vapore Timavo obbligato cambiare rotta...— Santiago... movimento accenna dirigersi Santa

Clara.— Georgetown, velocità quarantacinque miglia...— Kingstown... minaccia grave porzione orientale

Giamaica...— Veliero Camagüey chiede soccorso...Diluviava. Il barbaglio dei lampi era così frequente

che la sede del Comando era in una perenne alternativad'ombra e di fiammate. V'erano lampi rossicci che pare-vano sprazzi di forno, lampi bianchi come esplosioni dimagnesio, lampi giallo-lividi che evocavano paurose at-mosfere d'oltre tomba, lampi quasi violacei che faceva-

333

Page 334: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

no chiudere le palpebre e gelavano l'anima. Fulmini vi-cinissimi piombavano in mare con scariche di artiglierienavali. Il vento urlava, mugghiava, ruggiva. A volte eraun sibilo stridente che faceva pensare ad una colossalesegheria elettrica; a volte era una torma di lupi affamatiche latrava; a volte erano grida umane che invocavanodisperatamente soccorso; a volte era il rombo di turbefameliche incalzate da battaglioni e battaglioni di cosac-chi sciabolanti...

Di mano in mano che le ore passavano la tempestaaumentava d'intensità ed i personaggi della piccola torresi trasformavano nei magici giganti di una fantasticaepopea. La mia inutilità mi pesava come una condannama comprendevo che il meglio che potessi fare era ri-manere silenzioso ed immobile, per non turbare quelmagnifico movimento di orologeria col quale l'umanitàcombatteva i mostri del mare e del cielo.

Ogni telegramma in arrivo era un grido di paura o diaiuto. Ogni telegramma che partiva era una indicazionepreziosa che allontanava le navi dalle rotte minacciate;che faceva rifugiare i transatlantici nei porti e nelle baie;che ammoniva le città a prepararsi per non essere sor-prese dal turbine in mezzo alla spensieratezza di una do-menica festaiola; che dava l'allarme ai villaggi ed ai fari,alle barche da pesca ed agli stabilimenti balneari; cherinviava feste, gite, crociere, incontri sportivi; che af-frettava mietiture di raccolti; che faceva puntellare albe-ri, case e monumenti; che mobilitava l'intera AmericaCentrale contro il suo nemico più implacabile: i cicloni

334

no chiudere le palpebre e gelavano l'anima. Fulmini vi-cinissimi piombavano in mare con scariche di artiglierienavali. Il vento urlava, mugghiava, ruggiva. A volte eraun sibilo stridente che faceva pensare ad una colossalesegheria elettrica; a volte era una torma di lupi affamatiche latrava; a volte erano grida umane che invocavanodisperatamente soccorso; a volte era il rombo di turbefameliche incalzate da battaglioni e battaglioni di cosac-chi sciabolanti...

Di mano in mano che le ore passavano la tempestaaumentava d'intensità ed i personaggi della piccola torresi trasformavano nei magici giganti di una fantasticaepopea. La mia inutilità mi pesava come una condannama comprendevo che il meglio che potessi fare era ri-manere silenzioso ed immobile, per non turbare quelmagnifico movimento di orologeria col quale l'umanitàcombatteva i mostri del mare e del cielo.

Ogni telegramma in arrivo era un grido di paura o diaiuto. Ogni telegramma che partiva era una indicazionepreziosa che allontanava le navi dalle rotte minacciate;che faceva rifugiare i transatlantici nei porti e nelle baie;che ammoniva le città a prepararsi per non essere sor-prese dal turbine in mezzo alla spensieratezza di una do-menica festaiola; che dava l'allarme ai villaggi ed ai fari,alle barche da pesca ed agli stabilimenti balneari; cherinviava feste, gite, crociere, incontri sportivi; che af-frettava mietiture di raccolti; che faceva puntellare albe-ri, case e monumenti; che mobilitava l'intera AmericaCentrale contro il suo nemico più implacabile: i cicloni

334

Page 335: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

che ogni anno immancabilmente seminano la distruzio-ne e la morte, ora in questo ora in quello dei paesi ba-gnati dal Golfo del Messico e dal Mar dei Caraibi.

Ogni qualvolta un telegramma della torre di Swan ar-riva in una città, all'Avana, a Porto Principe, a VeraCruz, a Tampico, a Nuova Orleans, a Saint Louis, a Co-lón, a Tegugicalpa, a Caracas, a Bridge Town, alla Mar-tinica, alla Guadalupa, alla Trinidad, è immediatamentecomunicato al pubblico, trasmesso alle capitanerie edalle provincie, diramato ai distretti ed alle isole, concre-tato in misure di precauzione ed in provvedimenti difen-sivi. Swan, la microscopica Swan con sette abitanti fissied un avventizio, era la capitale di tutta una porzione delmondo, incoronata tale dalle forze del cielo e del mareche sono le forze stesse della Divinità onnipotente. Nuo-va York, l'Avana, Caracas obbedivano agli ordini diSwan. La bionda dattilografa-fidanzata era la regina ter-ribile di cento città. La grande tragedia e la grande farsadell'esistenza umana si vedevano da Swan in tutto il loroorrore, il loro grottesco e la loro pietà.

Alle undici della notte – in mezzo ad una buferad'acqua e di fulmini che pareva il finimondo – la reginadattilografa, ascoltato il parere dei suoi due Consiglieridi Stato che erano i metereologhi di Swan ed il parere didue informatori segreti che radiotelegrafavano dai pontidi comando di due navi attraversanti la zona della tem-pesta, pronunziò la grave sentenza definitiva control'isola di Giamaica e contro Vera Cruz del Messico, con-dannata la prima ad essere devastata da un ciclone alla

335

che ogni anno immancabilmente seminano la distruzio-ne e la morte, ora in questo ora in quello dei paesi ba-gnati dal Golfo del Messico e dal Mar dei Caraibi.

Ogni qualvolta un telegramma della torre di Swan ar-riva in una città, all'Avana, a Porto Principe, a VeraCruz, a Tampico, a Nuova Orleans, a Saint Louis, a Co-lón, a Tegugicalpa, a Caracas, a Bridge Town, alla Mar-tinica, alla Guadalupa, alla Trinidad, è immediatamentecomunicato al pubblico, trasmesso alle capitanerie edalle provincie, diramato ai distretti ed alle isole, concre-tato in misure di precauzione ed in provvedimenti difen-sivi. Swan, la microscopica Swan con sette abitanti fissied un avventizio, era la capitale di tutta una porzione delmondo, incoronata tale dalle forze del cielo e del mareche sono le forze stesse della Divinità onnipotente. Nuo-va York, l'Avana, Caracas obbedivano agli ordini diSwan. La bionda dattilografa-fidanzata era la regina ter-ribile di cento città. La grande tragedia e la grande farsadell'esistenza umana si vedevano da Swan in tutto il loroorrore, il loro grottesco e la loro pietà.

Alle undici della notte – in mezzo ad una buferad'acqua e di fulmini che pareva il finimondo – la reginadattilografa, ascoltato il parere dei suoi due Consiglieridi Stato che erano i metereologhi di Swan ed il parere didue informatori segreti che radiotelegrafavano dai pontidi comando di due navi attraversanti la zona della tem-pesta, pronunziò la grave sentenza definitiva control'isola di Giamaica e contro Vera Cruz del Messico, con-dannata la prima ad essere devastata da un ciclone alla

335

Page 336: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

velocità di 88 miglia, l'altra ad essere malmenata da unuragano prodotto dallo scontro di una depressione atmo-sferica contro una elevazione meteorica.

Giusto in quel momento Manuel Suegra y Bustaman-te entrava nel salone reale con un vassoio di sandwichsed un bricco di tè.

I venti squassavano la reggia miserabile con furia sa-tanica, quasi volessero punire i sette pigmei d'osarel'impossibile contro le forze degli spazi e degli oceani.Manuel Suegra y Bustamante servì il tè alla regina diSwan la quale mandò due panini gravidi di carne al tele-grafista delle aragoste.

A mezza strada il ciclone, tanto per far dispettoall'isola spiona, cambiò bruscamente rotta disdegnandoGiamaica e le sue banane per scorazzare a suo capriccioin mare aperto. Basta però il suo alito per distruggere ibananeti della regione occidentale dell'isola. Vera Cruzpagò invece regolarmente il suo tributo alla collera deglielementi.

Swan è sempre al suo posto. È stato tolto lo statod'assedio. La regina-dattilografa ha ripreso il suo flirtcol pescatore delle aragoste. Manuel Suegra y Busta-mante ha steso dinanzi al mare i bucati. Domani è attesoil vapore della Flotta Bianca che mi trasporterà ad Haiti.

336

velocità di 88 miglia, l'altra ad essere malmenata da unuragano prodotto dallo scontro di una depressione atmo-sferica contro una elevazione meteorica.

Giusto in quel momento Manuel Suegra y Bustaman-te entrava nel salone reale con un vassoio di sandwichsed un bricco di tè.

I venti squassavano la reggia miserabile con furia sa-tanica, quasi volessero punire i sette pigmei d'osarel'impossibile contro le forze degli spazi e degli oceani.Manuel Suegra y Bustamante servì il tè alla regina diSwan la quale mandò due panini gravidi di carne al tele-grafista delle aragoste.

A mezza strada il ciclone, tanto per far dispettoall'isola spiona, cambiò bruscamente rotta disdegnandoGiamaica e le sue banane per scorazzare a suo capriccioin mare aperto. Basta però il suo alito per distruggere ibananeti della regione occidentale dell'isola. Vera Cruzpagò invece regolarmente il suo tributo alla collera deglielementi.

Swan è sempre al suo posto. È stato tolto lo statod'assedio. La regina-dattilografa ha ripreso il suo flirtcol pescatore delle aragoste. Manuel Suegra y Busta-mante ha steso dinanzi al mare i bucati. Domani è attesoil vapore della Flotta Bianca che mi trasporterà ad Haiti.

336

Page 337: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LA REPUBBLICA NERA DI HAITI

È facile fare dello spirito sulla Repubblica nera diHaiti che offre il suo colore e la sua messa in scena aigiornalisti di passaggio, venienti dal nord, dal sud e dalcentro dell'America, bisognosi di un pezzo allegro perrompere la monotonia del troppo grande degli StatiUniti o del troppo lirico dell'America latina.

La potente Repubblica stellata tiene nella sua ombraCuba e Portorico: l'impero inglese protegge la Giamai-ca. Non vi sono di disponibili in tutte le Antille che SanDomingo ed Haiti: bianca quella, nera questa. Daglidunque ad Haiti!

Accade così che Haiti ha in genere cattiva stampa eserve da numero di varietà fra un articolo sulla strapo-tenza economica degli Stati Uniti, tutto irto di miliardi,ed un carme sui destini della latinità d'America. Anche imiei colleghi imbarcati sulla nave Italia che toccaronoanni fa Port-au-Prince non seppero resistere al pezzo dicolore sulla repubblica dei macacchi e forse nons'immaginano che ancora oggi gli haitiani rinfaccianoall'italiano che passa quella prosa poco benevola che liferì nel loro amor proprio dopo le festose accoglienzefatte a Giuriati ed al tricolore di Roma.

Anch'io ho cominciato col sorridere quando per fareentrare nella repubblica la mia fedele macchina da scri-vere – cara compagna di viaggi e di lavoro – ho dato di

337

LA REPUBBLICA NERA DI HAITI

È facile fare dello spirito sulla Repubblica nera diHaiti che offre il suo colore e la sua messa in scena aigiornalisti di passaggio, venienti dal nord, dal sud e dalcentro dell'America, bisognosi di un pezzo allegro perrompere la monotonia del troppo grande degli StatiUniti o del troppo lirico dell'America latina.

La potente Repubblica stellata tiene nella sua ombraCuba e Portorico: l'impero inglese protegge la Giamai-ca. Non vi sono di disponibili in tutte le Antille che SanDomingo ed Haiti: bianca quella, nera questa. Daglidunque ad Haiti!

Accade così che Haiti ha in genere cattiva stampa eserve da numero di varietà fra un articolo sulla strapo-tenza economica degli Stati Uniti, tutto irto di miliardi,ed un carme sui destini della latinità d'America. Anche imiei colleghi imbarcati sulla nave Italia che toccaronoanni fa Port-au-Prince non seppero resistere al pezzo dicolore sulla repubblica dei macacchi e forse nons'immaginano che ancora oggi gli haitiani rinfaccianoall'italiano che passa quella prosa poco benevola che liferì nel loro amor proprio dopo le festose accoglienzefatte a Giuriati ed al tricolore di Roma.

Anch'io ho cominciato col sorridere quando per fareentrare nella repubblica la mia fedele macchina da scri-vere – cara compagna di viaggi e di lavoro – ho dato di

337

Page 338: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

picchio contro la prosopopea d'un funzionario doganalecolor nero antracite, ingabbiato in un solino di celluloi-de, peggiorato da un paio d'occhiali alla Harold Lloyd,che fraseggiava in bello stile francese, mescolando arti-coli del regolamento doganale con citazioni di Bossuet econ frasi fatte di gazzetta provinciale. E risi addiritturanel salire le scricchiolanti scalette del pomposo Hôtel deFrance al quale m'aveva destinato con una magnilo-quente raccomandazione il console di Haiti in Giamaica.Diversi burattini neri rallegrarono coi loro lazzi la miaprima cena di Haiti, predisponendomi all'articolo bril-lante che è di prammatica su Porto Principe, come, perchi viaggi nel Nord-america, in Ispagna e in Italia, l'arti-colo sui grattacieli di Nuova York, sulle gitane pidoc-chiose di Siviglia e sui maccheronai di Napoli. La sera,nel rincasare verso le undici, l'albergo m'offrì il diver-tente spettacolo della servitù dei due sessi schierata indeshabillé notturno sul pavimento del corridoio, il qualeserve anche da dormitorio sbrigativo ai cuochi, aglisguatteri, ai camerieri, al portiere, al maître d'hôtel ed aifattorini!

Ho avuto però il merito di aspettare l'indomani ed an-cora qualche giorno prima di riassumere le mie impres-sioni. Ho visto la folla umile della città nelle sue stradee nel suo mercato, occupata a guadagnarsi miseramenteil pane come tutte le folle che hanno più fame che lavo-ro. E l'ho osservata con attenzione. Ho visto nei campigli uomini curvi intorno alla canna di zucchero ed al ca-cao, nelle aziende le donne sfiancate a stacciare e ad in-

338

picchio contro la prosopopea d'un funzionario doganalecolor nero antracite, ingabbiato in un solino di celluloi-de, peggiorato da un paio d'occhiali alla Harold Lloyd,che fraseggiava in bello stile francese, mescolando arti-coli del regolamento doganale con citazioni di Bossuet econ frasi fatte di gazzetta provinciale. E risi addiritturanel salire le scricchiolanti scalette del pomposo Hôtel deFrance al quale m'aveva destinato con una magnilo-quente raccomandazione il console di Haiti in Giamaica.Diversi burattini neri rallegrarono coi loro lazzi la miaprima cena di Haiti, predisponendomi all'articolo bril-lante che è di prammatica su Porto Principe, come, perchi viaggi nel Nord-america, in Ispagna e in Italia, l'arti-colo sui grattacieli di Nuova York, sulle gitane pidoc-chiose di Siviglia e sui maccheronai di Napoli. La sera,nel rincasare verso le undici, l'albergo m'offrì il diver-tente spettacolo della servitù dei due sessi schierata indeshabillé notturno sul pavimento del corridoio, il qualeserve anche da dormitorio sbrigativo ai cuochi, aglisguatteri, ai camerieri, al portiere, al maître d'hôtel ed aifattorini!

Ho avuto però il merito di aspettare l'indomani ed an-cora qualche giorno prima di riassumere le mie impres-sioni. Ho visto la folla umile della città nelle sue stradee nel suo mercato, occupata a guadagnarsi miseramenteil pane come tutte le folle che hanno più fame che lavo-ro. E l'ho osservata con attenzione. Ho visto nei campigli uomini curvi intorno alla canna di zucchero ed al ca-cao, nelle aziende le donne sfiancate a stacciare e ad in-

338

Page 339: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

saccare il caffè, nelle scuole i ragazzi piegati sulle gram-matiche ed i dizionari latini. Ho ascoltato gli italiani dalunghi anni residenti nel paese che conoscono l'indigenonelle sue qualità e nei suoi difetti. Ho parlato con la gen-te delle classi più colte e più fini che hanno fatto i lorostudi nelle università di Francia e che personificano lepossibilità della razza. Ho intuito le difficoltà di questopaese nero, isolato per il suo colore e per la sua linguadal resto dell'America, costretto per ragioni di vita adimprovvisare una vetrina di Stato occidentale, prima diavere compiuto la sua evoluzione interna, combattutofra il timore paradossale di non parere abbastanza neroai propri occhi e nello stesso tempo di sembrare tropponero agli occhi degli altri, schiavo di un destino impla-cabile che lo obbliga a percorrere con velocità affannosaquel cammino che altri popoli hanno percorso con len-tezza nel volgere dei secoli.

Poi ho visto i soldati degli Stati Uniti accampati nellecittà e nelle campagne, i funzionari degli Stati Unitiistallati nelle dogane e nei ministeri, il Commissario de-gli Stati Uniti spadroneggiante nel palazzo presidenzia-le.

La dignitosa povertà degli intellettuali rallegrata solodalle gioie della conversazione e della lettura, il tormen-to dei patriotti che sognano ingenuamente una grandepatria nera assisa alla mensa delle nazioni, i ripieghi tra-gicomici dei professionisti della politica che fanno gliacrobati fra il romanticismo ed i dollari, sopra uno sfon-do di bohême negra o mulatta sulla quale s'aprono con

339

saccare il caffè, nelle scuole i ragazzi piegati sulle gram-matiche ed i dizionari latini. Ho ascoltato gli italiani dalunghi anni residenti nel paese che conoscono l'indigenonelle sue qualità e nei suoi difetti. Ho parlato con la gen-te delle classi più colte e più fini che hanno fatto i lorostudi nelle università di Francia e che personificano lepossibilità della razza. Ho intuito le difficoltà di questopaese nero, isolato per il suo colore e per la sua linguadal resto dell'America, costretto per ragioni di vita adimprovvisare una vetrina di Stato occidentale, prima diavere compiuto la sua evoluzione interna, combattutofra il timore paradossale di non parere abbastanza neroai propri occhi e nello stesso tempo di sembrare tropponero agli occhi degli altri, schiavo di un destino impla-cabile che lo obbliga a percorrere con velocità affannosaquel cammino che altri popoli hanno percorso con len-tezza nel volgere dei secoli.

Poi ho visto i soldati degli Stati Uniti accampati nellecittà e nelle campagne, i funzionari degli Stati Unitiistallati nelle dogane e nei ministeri, il Commissario de-gli Stati Uniti spadroneggiante nel palazzo presidenzia-le.

La dignitosa povertà degli intellettuali rallegrata solodalle gioie della conversazione e della lettura, il tormen-to dei patriotti che sognano ingenuamente una grandepatria nera assisa alla mensa delle nazioni, i ripieghi tra-gicomici dei professionisti della politica che fanno gliacrobati fra il romanticismo ed i dollari, sopra uno sfon-do di bohême negra o mulatta sulla quale s'aprono con

339

Page 340: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

frequenza le porte della prigione, il contrasto fra i cena-coli che s'ispirano a Nietzsche od a Rousseau e le umilifeste africane nelle quali si danza la marimba al ritmodei tam-tam, la rassegnata felicità dell'ignorante che sicontenta della sua capanna d'Africa fra una palma eduna femmina e la rivolta impotente dell'uomo istruitoche ha respirato l'aria del Quartiere Latino e della Sor-bonne e che si sente soffocare nel cerchio troppo angu-sto di Jeremiah o di Limbé, le cene miserabili a base dibanane fritte e la frequenza con cui s'ostenta la redingo-te, le galline che razzolano fra i libri di scienza e gliscienziati che allevano galline per sbarcare il lunario,tutte le cose buffe e le cose tragiche che formano la vitahaitiana, m'hanno fatto intravedere il dramma del popo-lo e mi hanno fatto dimenticare la farsa dei coristi.

Italiano, appartenente cioè ad un popolo che non hapregiudizi nè di colore nè d'altro genere, per aver persotutti i pregiudizi nel corso della sua storia millenaria, hofinito per non vedere più nell'haitiano un nero che scim-miotta la vita occidentale, ma un essere umano che di-fende la propria personalità, la libertà del suo paese, ildiritto alla vita della sua razza.

Certi gesti e certe frasi che m'avrebbero fatto ridere aDakar mi hanno lasciato pensoso a Port-au-Prince!

Di tutti i neri dell'America centrale solamente questidi Haiti hanno rifiutato la servitù dorata del lacchè edhanno avuto il coraggio di presentare ai nipoti dei ne-grieri il conto dei loro antenati. Ora vogliono esserequalcuno. I mezzi di cui si servono sono a volte puerili,

340

frequenza le porte della prigione, il contrasto fra i cena-coli che s'ispirano a Nietzsche od a Rousseau e le umilifeste africane nelle quali si danza la marimba al ritmodei tam-tam, la rassegnata felicità dell'ignorante che sicontenta della sua capanna d'Africa fra una palma eduna femmina e la rivolta impotente dell'uomo istruitoche ha respirato l'aria del Quartiere Latino e della Sor-bonne e che si sente soffocare nel cerchio troppo angu-sto di Jeremiah o di Limbé, le cene miserabili a base dibanane fritte e la frequenza con cui s'ostenta la redingo-te, le galline che razzolano fra i libri di scienza e gliscienziati che allevano galline per sbarcare il lunario,tutte le cose buffe e le cose tragiche che formano la vitahaitiana, m'hanno fatto intravedere il dramma del popo-lo e mi hanno fatto dimenticare la farsa dei coristi.

Italiano, appartenente cioè ad un popolo che non hapregiudizi nè di colore nè d'altro genere, per aver persotutti i pregiudizi nel corso della sua storia millenaria, hofinito per non vedere più nell'haitiano un nero che scim-miotta la vita occidentale, ma un essere umano che di-fende la propria personalità, la libertà del suo paese, ildiritto alla vita della sua razza.

Certi gesti e certe frasi che m'avrebbero fatto ridere aDakar mi hanno lasciato pensoso a Port-au-Prince!

Di tutti i neri dell'America centrale solamente questidi Haiti hanno rifiutato la servitù dorata del lacchè edhanno avuto il coraggio di presentare ai nipoti dei ne-grieri il conto dei loro antenati. Ora vogliono esserequalcuno. I mezzi di cui si servono sono a volte puerili,

340

Page 341: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ma è forse colpa loro se i bianchi rispettano solamente ipopoli che ostentano un esecutivo in frac, un legislativocon la laurea di giurisprudenza, un ordinamento munici-pale ed un corpo di diplomatici?

Più che dal comico di certi individui e di certe situa-zioni, sono rimasto colpito ad Haiti dallo sforzo tragicodel popolo di cercare nelle esteriorità il rispetto al qualepretende aver diritto. Nelle strade di Port-au-Prince nonho pensato nè a Nuova York nè a Parigi, ma all'Africaoriginaria dei feticci e delle foreste vergini dalla qualequesti uomini sono venuti, legati agli anelli delle stivenegriere, condannati ad essere bestie da soma e da mer-cato. Il cammino che hanno percorso è innegabile. Se larazza non ha avuto il tempo materiale di evolvere in tuttii suoi strati sociali, ha già fatto suoi gli elementi fonda-mentali del vivere civile, possiede già una classe diri-gente che traduce Heine, che scrive romanzi, che pratical'avvocatura e la medicina, che sa applicare i metodidell'ingegneria e della scienza, che non farebbe cattivafigura in una qualsiasi assemblea parlamentare modernaa suffragio universale.

È ancora piccola questa élite, ma sta a dimostrare lafunzione potenziale del nero nel Tropico americano,dove trova lo stesso clima e la stessa vegetazionedell'Africa originaria. La cosidetta africanizzazione delTropico americano che è uno dei massimi problemi av-venire del Nuovo Mondo, può avere in Haiti il suo pic-colo Piemonte, il quale ha già tre milioni di abitanti esgretola le frontiere della vicina repubblica di Santo Do-

341

ma è forse colpa loro se i bianchi rispettano solamente ipopoli che ostentano un esecutivo in frac, un legislativocon la laurea di giurisprudenza, un ordinamento munici-pale ed un corpo di diplomatici?

Più che dal comico di certi individui e di certe situa-zioni, sono rimasto colpito ad Haiti dallo sforzo tragicodel popolo di cercare nelle esteriorità il rispetto al qualepretende aver diritto. Nelle strade di Port-au-Prince nonho pensato nè a Nuova York nè a Parigi, ma all'Africaoriginaria dei feticci e delle foreste vergini dalla qualequesti uomini sono venuti, legati agli anelli delle stivenegriere, condannati ad essere bestie da soma e da mer-cato. Il cammino che hanno percorso è innegabile. Se larazza non ha avuto il tempo materiale di evolvere in tuttii suoi strati sociali, ha già fatto suoi gli elementi fonda-mentali del vivere civile, possiede già una classe diri-gente che traduce Heine, che scrive romanzi, che pratical'avvocatura e la medicina, che sa applicare i metodidell'ingegneria e della scienza, che non farebbe cattivafigura in una qualsiasi assemblea parlamentare modernaa suffragio universale.

È ancora piccola questa élite, ma sta a dimostrare lafunzione potenziale del nero nel Tropico americano,dove trova lo stesso clima e la stessa vegetazionedell'Africa originaria. La cosidetta africanizzazione delTropico americano che è uno dei massimi problemi av-venire del Nuovo Mondo, può avere in Haiti il suo pic-colo Piemonte, il quale ha già tre milioni di abitanti esgretola le frontiere della vicina repubblica di Santo Do-

341

Page 342: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

mingo. A me pare che il problema sia troppo serio pervedere in Haiti solo uno spettacolo di operetta!

Presentato dal console d'Italia cav. De Matteis sonostato ricevuto in udienza dal Presidente della Repubbli-ca Louis Borno, uomo assai discusso dagli haitiani, con-siderato dagli uni un eccellente amministratore del pae-se, dagli altri uno strumento al servizio degli Stati Uniti.

È facile dimostrare che il presidente Borno è statoaiutato dai nord-americani a scalare la presidenza e cheobbedisce agli ordini dell'Alto Commissario Russel. Èaltrettanto facile dimostrare che qualsiasi altro Presiden-te avrebbe dovuto egualmente contare sull'appoggio de-gli americani e dovrebbe egualmente obbedire alla vo-lontà onnipotente del signor Russel. Come fare altri-menti?

La storia di Haiti non è che una delle tante edizionidella politica degli Stati Uniti nei Caraibi. Cambia laforma e mutano i personaggi, ma la sostanza è semprequella. Tutti i paesi dell'America centrale che interessa-no da vicino gli Stati Uniti per ragioni strategiche odeconomiche, sono immancabilmente colti da una crisi dirivoluzioni a getto continuo che sa di epilessia e che ter-mina miracolosamente appena sbarcano i famosi soldatidella fanteria di marina. Diventa allora Presidente unapersona grata, la qual cosa non esclude che egli possafare anche gli interessi del suo paese, nel limite dellesue possibilità. La dichiarazione fatta dalla Delegazionedi Haiti alla VI Conferenza Pan-americana contro la po-litica nord-americana dell'intervento – dichiarazione ca-

342

mingo. A me pare che il problema sia troppo serio pervedere in Haiti solo uno spettacolo di operetta!

Presentato dal console d'Italia cav. De Matteis sonostato ricevuto in udienza dal Presidente della Repubbli-ca Louis Borno, uomo assai discusso dagli haitiani, con-siderato dagli uni un eccellente amministratore del pae-se, dagli altri uno strumento al servizio degli Stati Uniti.

È facile dimostrare che il presidente Borno è statoaiutato dai nord-americani a scalare la presidenza e cheobbedisce agli ordini dell'Alto Commissario Russel. Èaltrettanto facile dimostrare che qualsiasi altro Presiden-te avrebbe dovuto egualmente contare sull'appoggio de-gli americani e dovrebbe egualmente obbedire alla vo-lontà onnipotente del signor Russel. Come fare altri-menti?

La storia di Haiti non è che una delle tante edizionidella politica degli Stati Uniti nei Caraibi. Cambia laforma e mutano i personaggi, ma la sostanza è semprequella. Tutti i paesi dell'America centrale che interessa-no da vicino gli Stati Uniti per ragioni strategiche odeconomiche, sono immancabilmente colti da una crisi dirivoluzioni a getto continuo che sa di epilessia e che ter-mina miracolosamente appena sbarcano i famosi soldatidella fanteria di marina. Diventa allora Presidente unapersona grata, la qual cosa non esclude che egli possafare anche gli interessi del suo paese, nel limite dellesue possibilità. La dichiarazione fatta dalla Delegazionedi Haiti alla VI Conferenza Pan-americana contro la po-litica nord-americana dell'intervento – dichiarazione ca-

342

Page 343: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

tegorica e ripetuta solennemente in tre sedute diversesenza riserve e senza tentennamenti – dimostra che ilservilismo del Presidente Borno non ha niente a che ve-dere con quello del Presidente Diaz del Nicaragua ed èin ogni modo assai meno assoluto di quanto vorrebberofar credere i suoi avversari.

Haiti è per i nord-americani il completamento diCuba. La piazzaforte di Guantánamo ha bisognodell'isola di Gonaive per essere perfetta. Le campagnehaitiane possono offrire dividendi non meno grassi dellecampagne cubane ai finanzieri di Nuova York. Nellaformidabile morsa di Washington la piccola Haiti è unacoserella di vetro che può andare come niente in frantu-mi. Fra coloro che vorrebbero una resistenza aperta, for-se inutile, e coloro che preferiscono una tattica di adatta-mento in attesa del momento favorevole, l'osservatorespassionato resta francamente perplesso.

Un uomo intelligente e fine, uno sguardo che orasfugge ed ora vi fissa, una parlantina frizzante, un faredisinvolto d'uomo abituato a Deauville ed a Montecarlo,un francese scorrevole e stilisticamente perfetto, un co-lore d'epidermide che tradisce l'incrocio col bianco:ecco l'impressione che ho avuto del presidente della Re-pubblica di Haiti!

Altri presidenti centro-americani di razza bianca dan-no forse al visitatore una impressione meno favorevole.

Delle molte cose interessanti che m'ha detto ricordosoprattutto un elogio vibrante della colonia italiana diHaiti che egli ha definito «la migliore colonia straniera

343

tegorica e ripetuta solennemente in tre sedute diversesenza riserve e senza tentennamenti – dimostra che ilservilismo del Presidente Borno non ha niente a che ve-dere con quello del Presidente Diaz del Nicaragua ed èin ogni modo assai meno assoluto di quanto vorrebberofar credere i suoi avversari.

Haiti è per i nord-americani il completamento diCuba. La piazzaforte di Guantánamo ha bisognodell'isola di Gonaive per essere perfetta. Le campagnehaitiane possono offrire dividendi non meno grassi dellecampagne cubane ai finanzieri di Nuova York. Nellaformidabile morsa di Washington la piccola Haiti è unacoserella di vetro che può andare come niente in frantu-mi. Fra coloro che vorrebbero una resistenza aperta, for-se inutile, e coloro che preferiscono una tattica di adatta-mento in attesa del momento favorevole, l'osservatorespassionato resta francamente perplesso.

Un uomo intelligente e fine, uno sguardo che orasfugge ed ora vi fissa, una parlantina frizzante, un faredisinvolto d'uomo abituato a Deauville ed a Montecarlo,un francese scorrevole e stilisticamente perfetto, un co-lore d'epidermide che tradisce l'incrocio col bianco:ecco l'impressione che ho avuto del presidente della Re-pubblica di Haiti!

Altri presidenti centro-americani di razza bianca dan-no forse al visitatore una impressione meno favorevole.

Delle molte cose interessanti che m'ha detto ricordosoprattutto un elogio vibrante della colonia italiana diHaiti che egli ha definito «la migliore colonia straniera

343

Page 344: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

344

TAVOLA LIX

Gonaive (Haiti) – Donne che spiumano il caffè

344

TAVOLA LIX

Gonaive (Haiti) – Donne che spiumano il caffè

Page 345: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

345

TAVOLA LX

Port-au-Prince – La cattedrale

345

TAVOLA LX

Port-au-Prince – La cattedrale

Page 346: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

della Repubblica, la più laboriosa e la più utile, l'unicache non ha mai dato grattacapi ai governi e che non si èmescolata mai agli intrighi politici dando esempio co-stante di serietà, d'onestà e di tenacia».

— Dobbiamo agli italiani – m'ha detto il Presidente –se molti haitiani hanno appreso un mestiere e se esisto-no oggi nel paese maestranze industriali. L'italiano fra-ternizza col benestante e col povero dando agli haitianil'impressione di non essere un semplice sfruttatore dipassaggio ma un prezioso collaboratore dello sviluppoeconomico e del miglioramento sociale del paese.

Il Presidente ha poi dichiarato di essere convinto chele relazioni commerciali fra l'Italia ed Haiti saranno as-sai avvantaggiate dal nuovo Trattato italo-haitiano. Ilnuovo Trattato, basato sui reciproci interessi dei duepaesi, facilita l'esportazione in Italia dei prodotti haitiani(caffè, cacao, cotone, campeggio, tartaruga, ecc.) e favo-risce l'importazione in Haiti dei prodotti italiani (cotona-te, tessuti, cappelli, vini, vermuth, gioielleria, scarpe,materiali da costruzione, ecc.).

Il mio distintivo fascista attrae l'attenzione del Presi-dente che chiede d'esaminarlo.

— Anch'io sono fascista – mi dice allora Borno – edaspetto anzi dal Fascio di Porto Principe la tessera diaderente. Non solamente vedo nel Fascismo un regimedi ordine, di disciplina, di pace sociale, di valorizzazio-ne intensiva delle risorse nazionali, ma lo considero ilprototipo di una nuova forma di governo che rispondealle esigenze universali del tempo attuale. Per quanto si

346

della Repubblica, la più laboriosa e la più utile, l'unicache non ha mai dato grattacapi ai governi e che non si èmescolata mai agli intrighi politici dando esempio co-stante di serietà, d'onestà e di tenacia».

— Dobbiamo agli italiani – m'ha detto il Presidente –se molti haitiani hanno appreso un mestiere e se esisto-no oggi nel paese maestranze industriali. L'italiano fra-ternizza col benestante e col povero dando agli haitianil'impressione di non essere un semplice sfruttatore dipassaggio ma un prezioso collaboratore dello sviluppoeconomico e del miglioramento sociale del paese.

Il Presidente ha poi dichiarato di essere convinto chele relazioni commerciali fra l'Italia ed Haiti saranno as-sai avvantaggiate dal nuovo Trattato italo-haitiano. Ilnuovo Trattato, basato sui reciproci interessi dei duepaesi, facilita l'esportazione in Italia dei prodotti haitiani(caffè, cacao, cotone, campeggio, tartaruga, ecc.) e favo-risce l'importazione in Haiti dei prodotti italiani (cotona-te, tessuti, cappelli, vini, vermuth, gioielleria, scarpe,materiali da costruzione, ecc.).

Il mio distintivo fascista attrae l'attenzione del Presi-dente che chiede d'esaminarlo.

— Anch'io sono fascista – mi dice allora Borno – edaspetto anzi dal Fascio di Porto Principe la tessera diaderente. Non solamente vedo nel Fascismo un regimedi ordine, di disciplina, di pace sociale, di valorizzazio-ne intensiva delle risorse nazionali, ma lo considero ilprototipo di una nuova forma di governo che rispondealle esigenze universali del tempo attuale. Per quanto si

346

Page 347: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

347

TAVOLA LXI

Isola Barbados – Il palazzo del Governo

347

TAVOLA LXI

Isola Barbados – Il palazzo del Governo

Page 348: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

348

TAVOLA LXII

Haiti – La tomba dell’imperatore di Haiti, Faustino I

348

TAVOLA LXII

Haiti – La tomba dell’imperatore di Haiti, Faustino I

Page 349: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

riferisce all'America centrale, l'adozione d'un regimetipo fascista sarebbe sotto tutti i punti di vista la salvez-za. Ho per Benito Mussolini l'ammirazione che merita ilpiù grande uomo di Stato contemporaneo. Ho sempreconsiderato l'Italia uno dei paesi d'Europa di più sicuroavvenire, ma oggi col Fascismo la mia opinione è diven-tata certezza. E ne sono lieto per due motivi: primo, perquanto vi ho detto sulla colonia italiana di Haiti; secon-do, perchè Haiti è un paese di coltura tipicamente latinache ha in Roma la sua grande madre storica così comeha in Parigi la sua madre spirituale.

— Che il soggiorno in Haiti vi sia gradito – m'ha det-to per ultimo il Presidente. – Andate nell'interno: entratenelle capanne degli umili e nelle case dei benestanti: in-terrogate, ascoltate, osservate: siate sincero nello scrive-re di Haiti, ma non siate severo perchè questo è un po-polo in formazione che deve combattere contro mille eduna difficoltà.

Appunto perchè sono andato nell'interno, perchè sonoentrato nelle capanne dei poveri e nei salotti dei ricchi,perchè ho ascoltato con attenzione professori e facchini,commercianti e giornalisti, bianchi e neri, mulatti equarteroni, bornisti ed antibornisti, rinunzio al capitolobrillante sulla repubblica nera di Haiti, preferendo unaparola di simpatia verso questo popolo che ha la fierez-za del suo colore e l'ambizione di mettersi alla pari conle altre genti civili della terra.

349

riferisce all'America centrale, l'adozione d'un regimetipo fascista sarebbe sotto tutti i punti di vista la salvez-za. Ho per Benito Mussolini l'ammirazione che merita ilpiù grande uomo di Stato contemporaneo. Ho sempreconsiderato l'Italia uno dei paesi d'Europa di più sicuroavvenire, ma oggi col Fascismo la mia opinione è diven-tata certezza. E ne sono lieto per due motivi: primo, perquanto vi ho detto sulla colonia italiana di Haiti; secon-do, perchè Haiti è un paese di coltura tipicamente latinache ha in Roma la sua grande madre storica così comeha in Parigi la sua madre spirituale.

— Che il soggiorno in Haiti vi sia gradito – m'ha det-to per ultimo il Presidente. – Andate nell'interno: entratenelle capanne degli umili e nelle case dei benestanti: in-terrogate, ascoltate, osservate: siate sincero nello scrive-re di Haiti, ma non siate severo perchè questo è un po-polo in formazione che deve combattere contro mille eduna difficoltà.

Appunto perchè sono andato nell'interno, perchè sonoentrato nelle capanne dei poveri e nei salotti dei ricchi,perchè ho ascoltato con attenzione professori e facchini,commercianti e giornalisti, bianchi e neri, mulatti equarteroni, bornisti ed antibornisti, rinunzio al capitolobrillante sulla repubblica nera di Haiti, preferendo unaparola di simpatia verso questo popolo che ha la fierez-za del suo colore e l'ambizione di mettersi alla pari conle altre genti civili della terra.

349

Page 350: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

IN MEZZO AGLI ITALIANIDI PORT-AU-PRINCE

Imbocco una strada della capitale della repubblica diHaiti, la più larga e la più bella della città. Case d'un solpiano, metà in legno e metà in muratura, tutte con la ca-ratteristica verandetta e col tipico portico tropicale, fian-cheggiano questa arteria cittadina sulla quale s'aprono imaggiori negozi di Port-au-Prince. Sono bazar provin-ciali con qualche tentativo di vetrina di lusso.

Grandi scritte indicano i nomi dei proprietari e la piùparte dei cognomi è così tipicamente italiana che si hal'impressione di essere precipitati di punto in bianco inuna borgata d'Italia, invasa magicamente da una popola-zione di eritrei o di somali.

Lo sguardo passa da un Vitiello a caratteri d'oro ad uncubitale De Matteis in letteroni rossi, da un Martino adun Salvera, da un Sepe ad un Cianciulli, da uno Scogna-miglio ad un Bertolini. Mi diverto a passare accanto ainegozi ed a guardare dentro i padroni ed i venditori rico-noscendo i tipi classici dei nostri meridionali. Impossi-bile sbagliarsi! Hanno il passaporto della Campania edella Basilicata sui volti bruni, nelle pose coreografiche,nei gesti espressivi, nel modo stesso fra l'interessato edil canzonatorio con cui squadrano questo biondo stranie-ro che invece di guardare la vetrine fissa gli occhi infaccia ai bottegai.

350

IN MEZZO AGLI ITALIANIDI PORT-AU-PRINCE

Imbocco una strada della capitale della repubblica diHaiti, la più larga e la più bella della città. Case d'un solpiano, metà in legno e metà in muratura, tutte con la ca-ratteristica verandetta e col tipico portico tropicale, fian-cheggiano questa arteria cittadina sulla quale s'aprono imaggiori negozi di Port-au-Prince. Sono bazar provin-ciali con qualche tentativo di vetrina di lusso.

Grandi scritte indicano i nomi dei proprietari e la piùparte dei cognomi è così tipicamente italiana che si hal'impressione di essere precipitati di punto in bianco inuna borgata d'Italia, invasa magicamente da una popola-zione di eritrei o di somali.

Lo sguardo passa da un Vitiello a caratteri d'oro ad uncubitale De Matteis in letteroni rossi, da un Martino adun Salvera, da un Sepe ad un Cianciulli, da uno Scogna-miglio ad un Bertolini. Mi diverto a passare accanto ainegozi ed a guardare dentro i padroni ed i venditori rico-noscendo i tipi classici dei nostri meridionali. Impossi-bile sbagliarsi! Hanno il passaporto della Campania edella Basilicata sui volti bruni, nelle pose coreografiche,nei gesti espressivi, nel modo stesso fra l'interessato edil canzonatorio con cui squadrano questo biondo stranie-ro che invece di guardare la vetrine fissa gli occhi infaccia ai bottegai.

350

Page 351: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

In un negozio di scarpe riconosco il sosia di innume-revoli altri maestri della calzatura che ornano le botte-ghe di Chiaia e di Toledo con le loro pancette ben por-tanti e le loro faccie rasate di canonici secolari. Dietroun bancone, fra due file di pezze di tessuti, un vecchiet-to con gli occhiali, che minaccia con un enorme paio diforbici un neretto apprendista, mi ricorda il sarto diquand'ero studente a Castellamare di Stabia, Don Pa-squale Mele, eminente nell'estrarre da un cappotto pater-no un completo for ever per l'erede.

Ho bisogno di rinnovare il mio cappello di paglia bru-ciato dal sole della Giamaica ed entro nel negozio di untal Marano a far l'acquisto. M'offre per quattro dollariuna paglia «autentica» di Firenze col nastro alla Lind-bergh, poi scopre dal mio accento che sono italiano,s'informa chi sono, indovina il mio nome ed il giornaleperchè pare che qui già mi aspettino, mi toglie di manola paglia «autentica» di Firenze e la sostituisce con unabella paglietta ariosa e simpatica che fu fabbricata damani italianissime in quel di Pisa e mi restituisce... undollaro e cinquanta. Evidentemente non vuole imbro-gliare un connazionale!

Saluti, stretta di mano affettuosa, due chiacchiere sul-la bella Italia, uno spruzzo di nostalgia, altra stretta dimano lunga, cordiale, fraterna, poi io riprendo il mio va-gabondaggio dinanzi alle vetrine di Port-au-Prince, mail divertimento dura poco. Da negozio Marano la notiziadel mio arrivo passa a negozio Vitiello, sgattaiola nellabottega di Don Pasquale, sguiscia nel magazzino di cal-

351

In un negozio di scarpe riconosco il sosia di innume-revoli altri maestri della calzatura che ornano le botte-ghe di Chiaia e di Toledo con le loro pancette ben por-tanti e le loro faccie rasate di canonici secolari. Dietroun bancone, fra due file di pezze di tessuti, un vecchiet-to con gli occhiali, che minaccia con un enorme paio diforbici un neretto apprendista, mi ricorda il sarto diquand'ero studente a Castellamare di Stabia, Don Pa-squale Mele, eminente nell'estrarre da un cappotto pater-no un completo for ever per l'erede.

Ho bisogno di rinnovare il mio cappello di paglia bru-ciato dal sole della Giamaica ed entro nel negozio di untal Marano a far l'acquisto. M'offre per quattro dollariuna paglia «autentica» di Firenze col nastro alla Lind-bergh, poi scopre dal mio accento che sono italiano,s'informa chi sono, indovina il mio nome ed il giornaleperchè pare che qui già mi aspettino, mi toglie di manola paglia «autentica» di Firenze e la sostituisce con unabella paglietta ariosa e simpatica che fu fabbricata damani italianissime in quel di Pisa e mi restituisce... undollaro e cinquanta. Evidentemente non vuole imbro-gliare un connazionale!

Saluti, stretta di mano affettuosa, due chiacchiere sul-la bella Italia, uno spruzzo di nostalgia, altra stretta dimano lunga, cordiale, fraterna, poi io riprendo il mio va-gabondaggio dinanzi alle vetrine di Port-au-Prince, mail divertimento dura poco. Da negozio Marano la notiziadel mio arrivo passa a negozio Vitiello, sgattaiola nellabottega di Don Pasquale, sguiscia nel magazzino di cal-

351

Page 352: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

zature del cav. Sepe, arriva nei magazzini generali delcomm. De Matteis. In un battibaleno gli italiani sonoalla ricerca del connazionale, lo individuano dinanzi aduna vetrina di cravatte, lo circondano, lo stringono, loabbracciano... Mi trovo improvvisamente fra le bracciapoderose del console De Matteis, mentre all'intornotrenta visi sorridenti parlano con gli occhi e trenta manicordiali cercano la mia. Ho per un istante la sensazionedei príncipi che viaggiano in incognito e che sono sco-perti, poi sento gorgogliarmi in cuore una commozioneprofonda che si scioglie dolcemente nell'espansione delfratello che ritrova i fratelli.

Stringo tutte le mani, sorrido a tutti i volti ed a tuttigli occhi, mi lascio trascinare e quasi ammanettare... Sì,lo so, fratelli buoni di Port-au-Prince, non per me chenon sono nulla, che sono solamente uno dei tanti italianiche vanno pel mondo, non per me sono tutte queste fe-ste e tutta questa gioia, ma pel fratello che canta l'onestoe faticoso lavoro dell'emigrante italiano, per il giornali-sta che ha la fortuna di affidare la sua povera prosa algrande giornale storico donde partì la scintilla della ri-surrezione. Lo so, lo so, grazie, grazie, non per me chenon c'entro, no, no, ma pel giornale grande e santo cheha organizzato e vinto la battaglia degli italiani per rida-re agli italiani, a tutti gli italiani la fierezza della propriapatria e la certezza del suo meraviglioso divenire...

Ritrovo la sera i connazionali nella bella sede del Fa-scio, illuminata dai due grandi occhi pensosi del Duce.Mi chiedono tante cose dell'Italia, di Mussolini, della

352

zature del cav. Sepe, arriva nei magazzini generali delcomm. De Matteis. In un battibaleno gli italiani sonoalla ricerca del connazionale, lo individuano dinanzi aduna vetrina di cravatte, lo circondano, lo stringono, loabbracciano... Mi trovo improvvisamente fra le bracciapoderose del console De Matteis, mentre all'intornotrenta visi sorridenti parlano con gli occhi e trenta manicordiali cercano la mia. Ho per un istante la sensazionedei príncipi che viaggiano in incognito e che sono sco-perti, poi sento gorgogliarmi in cuore una commozioneprofonda che si scioglie dolcemente nell'espansione delfratello che ritrova i fratelli.

Stringo tutte le mani, sorrido a tutti i volti ed a tuttigli occhi, mi lascio trascinare e quasi ammanettare... Sì,lo so, fratelli buoni di Port-au-Prince, non per me chenon sono nulla, che sono solamente uno dei tanti italianiche vanno pel mondo, non per me sono tutte queste fe-ste e tutta questa gioia, ma pel fratello che canta l'onestoe faticoso lavoro dell'emigrante italiano, per il giornali-sta che ha la fortuna di affidare la sua povera prosa algrande giornale storico donde partì la scintilla della ri-surrezione. Lo so, lo so, grazie, grazie, non per me chenon c'entro, no, no, ma pel giornale grande e santo cheha organizzato e vinto la battaglia degli italiani per rida-re agli italiani, a tutti gli italiani la fierezza della propriapatria e la certezza del suo meraviglioso divenire...

Ritrovo la sera i connazionali nella bella sede del Fa-scio, illuminata dai due grandi occhi pensosi del Duce.Mi chiedono tante cose dell'Italia, di Mussolini, della

352

Page 353: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

lira-oro, della Libia, della direttissima Roma-Napoli,della grande Genova, della risurrezione economica delMezzogiorno, dell'Albania, della battaglia del grano, diDe Pinedo, di Nobile, di De Bernardi. Sono al corrente.Si vede che leggono i giornali della patria e credo cheabbiano letto anche numeri più freschi e più recenti diquelli che ho potuto leggere io, ma vogliono sentir par-lare il fratello italiano che scrive sul «giornale di Mus-solini» immaginando magari che io ne sappia più diloro, mentre non so che quello che sanno loro, ma parlolo stesso, parlo lungamente, sentendo che faccio bene aspiegare, a confermare, ad illustrare, a precisare, ad ag-giungere il mio amore al loro immenso amore, a confon-dere la mia fede con la loro immensa fede, a scioglierela mia passione nella loro immensa passione italiana.Deliziose ore d'Italia in una terra fuori mano, tanto lon-tana dalla patria!

Sono quasi tutti di una sola provincia d'Italia, Avelli-no. Sono venuti qui negli anni della gran fiumana prole-taria, senza mezzi ed alcuni magari senza scarpe. Oggi,dopo venti o venticinque anni di onesto lavoro e di su-date economie, hanno tutti negozio e casa oltre a qua-ranta, cinquanta mila dollari in banca e non pochi hannoanche in quel di Avellino una villetta ed un campo che liaspettano. Il novanta per cento è iscritto al Fascio edhanno anche la loro brava Camera di Commercio. For-mano una bella e decorosa piccola colonia italiana cheha ritrovato nel Fascismo l'orgoglio della patria e che è

353

lira-oro, della Libia, della direttissima Roma-Napoli,della grande Genova, della risurrezione economica delMezzogiorno, dell'Albania, della battaglia del grano, diDe Pinedo, di Nobile, di De Bernardi. Sono al corrente.Si vede che leggono i giornali della patria e credo cheabbiano letto anche numeri più freschi e più recenti diquelli che ho potuto leggere io, ma vogliono sentir par-lare il fratello italiano che scrive sul «giornale di Mus-solini» immaginando magari che io ne sappia più diloro, mentre non so che quello che sanno loro, ma parlolo stesso, parlo lungamente, sentendo che faccio bene aspiegare, a confermare, ad illustrare, a precisare, ad ag-giungere il mio amore al loro immenso amore, a confon-dere la mia fede con la loro immensa fede, a scioglierela mia passione nella loro immensa passione italiana.Deliziose ore d'Italia in una terra fuori mano, tanto lon-tana dalla patria!

Sono quasi tutti di una sola provincia d'Italia, Avelli-no. Sono venuti qui negli anni della gran fiumana prole-taria, senza mezzi ed alcuni magari senza scarpe. Oggi,dopo venti o venticinque anni di onesto lavoro e di su-date economie, hanno tutti negozio e casa oltre a qua-ranta, cinquanta mila dollari in banca e non pochi hannoanche in quel di Avellino una villetta ed un campo che liaspettano. Il novanta per cento è iscritto al Fascio edhanno anche la loro brava Camera di Commercio. For-mano una bella e decorosa piccola colonia italiana cheha ritrovato nel Fascismo l'orgoglio della patria e che è

353

Page 354: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

354

TAVOLA LXIII

Il pittoresco mercato di Haiti

354

TAVOLA LXIII

Il pittoresco mercato di Haiti

Page 355: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

circondata nella repubblica dalla generale simpatia deglihaitiani e dalla considerazione del governo.

In mezzo a loro ho sentito, a tante migliaia di chilo-metri dalla terra natale, il dolce calore della casa italianache la mia anima cerca con crescente nostalgia, quasi in-cominci ad essere stanca d'andare sempre errando pelmondo. Ho sentito qui ad Haiti che il giornalista italianoall'estero non assolve il suo compito studiando i luoghi escrivendo articoli più o meno felici, ma che per forza dicose finisce per essere e per dover essere una specie dimissionario in visita pastorale. Non importa che il mis-sionario sia modesto, purchè sappia rispondere con slan-cio al trasporto dei fratelli e sappia loro gettare a larghemani la semenza ideale della quale essi hanno sete.

Quante case di italiani non ho visitato a Port-au-Prin-ce?! Linde e buone case nelle quali donne d'Italia vestitea festa mi ricevevano come fossi chissà chi e bei bimbid'Italia cantavano per lo straniero Giovinezza o recitava-no Si scopron le tombe... Ho stretto tante mani, bevuto atanti bicchieri, risposto a tante domande eguali e se gliitaliani di Port-au-Prince hanno creduto di tonificare illoro patriottismo al contatto della mia italianità, io misono temprato nella loro splendida fiamma. Reciprocovantaggio. Grande bene.

Gli italiani di Gonaive hanno voluto assolutamenteavermi una giornata con loro. M'hanno mandato a pren-dere in automobile e ricondotto a notte alta a Port-au-Prince come si fa con gli amici di famiglia. Viaggio in-cantevole in mezzo ai campi di caffè ed ai coccheti della

355

circondata nella repubblica dalla generale simpatia deglihaitiani e dalla considerazione del governo.

In mezzo a loro ho sentito, a tante migliaia di chilo-metri dalla terra natale, il dolce calore della casa italianache la mia anima cerca con crescente nostalgia, quasi in-cominci ad essere stanca d'andare sempre errando pelmondo. Ho sentito qui ad Haiti che il giornalista italianoall'estero non assolve il suo compito studiando i luoghi escrivendo articoli più o meno felici, ma che per forza dicose finisce per essere e per dover essere una specie dimissionario in visita pastorale. Non importa che il mis-sionario sia modesto, purchè sappia rispondere con slan-cio al trasporto dei fratelli e sappia loro gettare a larghemani la semenza ideale della quale essi hanno sete.

Quante case di italiani non ho visitato a Port-au-Prin-ce?! Linde e buone case nelle quali donne d'Italia vestitea festa mi ricevevano come fossi chissà chi e bei bimbid'Italia cantavano per lo straniero Giovinezza o recitava-no Si scopron le tombe... Ho stretto tante mani, bevuto atanti bicchieri, risposto a tante domande eguali e se gliitaliani di Port-au-Prince hanno creduto di tonificare illoro patriottismo al contatto della mia italianità, io misono temprato nella loro splendida fiamma. Reciprocovantaggio. Grande bene.

Gli italiani di Gonaive hanno voluto assolutamenteavermi una giornata con loro. M'hanno mandato a pren-dere in automobile e ricondotto a notte alta a Port-au-Prince come si fa con gli amici di famiglia. Viaggio in-cantevole in mezzo ai campi di caffè ed ai coccheti della

355

Page 356: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

campagna tropicale, tra villaggetti di paglia annidati neibanani e piccole baie di smeraldo naufragate nell'oro delsole.

Siamo in piena stagione di raccolto del caffè e PetitGonaive è in completo fermento. Vari vapori sono attac-cati al piccolo molo coi boccaporti aperti ed i vinch inmovimento. Per le strade è un viavai di neri seminudiche trasportano sacchi, di carrelli che vanno su e giù, dicarri e di camions che caricano e scaricano il preziosoprodotto. Chicchi di caffè sono sparpagliati dappertuttoed il vento si diverte a raccoglierli a mucchietti negli an-goli o contro i marciapiedi. Lo stridio rauco degli arganisi confonde col canto cadenzato dei facchini neri che la-vorano a catena. Qua e là un uomo pagato apposta ritmacantando il lavoro degli scaricatori. I portoni dei fonda-chi lasciano intravedere vasti cortili rigurgitanti di don-ne accoccolate che spiumano il caffè su tappetini di jutao che separano in grandi setacci le varie qualità. Variedonne hanno un poppante sul dorso, addormentato bea-tamente in una specie di sacco. Altre hanno intorno unanidiata di frugoletti neri che razzolano come galline inmezzo al caffè. La febbre delle banchine e l'animazionedei depositi contrastano stranamente con la flemma del-la gente disoccupata che prende il sole sulle soglie deinegozi e delle case. Sulle vaste dipendenze del conna-zionale Bombace sventola la bandiera della patria. I cor-tili hanno i muri interni pitturati in bianco rosso e verdecon nel centro lo scudo dei Savoia e il Littorio. Cose chein Italia farebbero forse sorridere qui commuovono!

356

campagna tropicale, tra villaggetti di paglia annidati neibanani e piccole baie di smeraldo naufragate nell'oro delsole.

Siamo in piena stagione di raccolto del caffè e PetitGonaive è in completo fermento. Vari vapori sono attac-cati al piccolo molo coi boccaporti aperti ed i vinch inmovimento. Per le strade è un viavai di neri seminudiche trasportano sacchi, di carrelli che vanno su e giù, dicarri e di camions che caricano e scaricano il preziosoprodotto. Chicchi di caffè sono sparpagliati dappertuttoed il vento si diverte a raccoglierli a mucchietti negli an-goli o contro i marciapiedi. Lo stridio rauco degli arganisi confonde col canto cadenzato dei facchini neri che la-vorano a catena. Qua e là un uomo pagato apposta ritmacantando il lavoro degli scaricatori. I portoni dei fonda-chi lasciano intravedere vasti cortili rigurgitanti di don-ne accoccolate che spiumano il caffè su tappetini di jutao che separano in grandi setacci le varie qualità. Variedonne hanno un poppante sul dorso, addormentato bea-tamente in una specie di sacco. Altre hanno intorno unanidiata di frugoletti neri che razzolano come galline inmezzo al caffè. La febbre delle banchine e l'animazionedei depositi contrastano stranamente con la flemma del-la gente disoccupata che prende il sole sulle soglie deinegozi e delle case. Sulle vaste dipendenze del conna-zionale Bombace sventola la bandiera della patria. I cor-tili hanno i muri interni pitturati in bianco rosso e verdecon nel centro lo scudo dei Savoia e il Littorio. Cose chein Italia farebbero forse sorridere qui commuovono!

356

Page 357: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Sono l'espressione di un amore e di una fede. Hanno ladelicata soavità della schiettezza infantile. Toccanol'anima come la voce della madre. In mezzo ai colori edagli stemmi d'Italia le donne haitiane cantano, lavorano,si grattano, sorridono.

Un gran banchetto ci riunisce alla vigilia della parten-za in una spianata all'aperto accanto al mare. È una nottestellata delle Antille che ammalia l'anima. La luna inon-da di platino fluido la baia di Port-au-Prince. Si sentonocantare i coccheti che fanno l'amore col mare nella pacedelle spiaggie. Tutta la stampa di Haiti è con noi. La co-lonia ha tenuto a rendere omaggio al giornale che sim-boleggia la nuova Italia e benchè i banchetti non faccia-no parte dello stile fascista, sento che questo ènell'ombra del Littorio, giacchè è una specie di grandepranzo di famiglia come le riunioni di pasqua e di nata-le.

Molti hanno preso la parola e tutti hanno cantato l'Ita-lia lontana. Ho visto occhi pieni di lagrime. Un vecchioche da trenta anni non vede la patria, piange silenziosa-mente nel piatto sulla sua parte di torta e mangia lenta-mente il dolce, condito con le sue lagrime. Io sentivod'avere il cuore completamente aperto, come un fioreche s'apre tutto alla carezza del sole ed al bacio del ven-to. Sentivo che il grande Spirito della Patria era in mez-zo a noi, con noi, dentro di noi. Le nostre anime, consa-pevoli della sua presenza, rabbrividivano ad ogni parola.Il pranzo italiano era mistico come una funzione religio-sa. Perchè non v'era in quell'istante fra noi uno di coloro

357

Sono l'espressione di un amore e di una fede. Hanno ladelicata soavità della schiettezza infantile. Toccanol'anima come la voce della madre. In mezzo ai colori edagli stemmi d'Italia le donne haitiane cantano, lavorano,si grattano, sorridono.

Un gran banchetto ci riunisce alla vigilia della parten-za in una spianata all'aperto accanto al mare. È una nottestellata delle Antille che ammalia l'anima. La luna inon-da di platino fluido la baia di Port-au-Prince. Si sentonocantare i coccheti che fanno l'amore col mare nella pacedelle spiaggie. Tutta la stampa di Haiti è con noi. La co-lonia ha tenuto a rendere omaggio al giornale che sim-boleggia la nuova Italia e benchè i banchetti non faccia-no parte dello stile fascista, sento che questo ènell'ombra del Littorio, giacchè è una specie di grandepranzo di famiglia come le riunioni di pasqua e di nata-le.

Molti hanno preso la parola e tutti hanno cantato l'Ita-lia lontana. Ho visto occhi pieni di lagrime. Un vecchioche da trenta anni non vede la patria, piange silenziosa-mente nel piatto sulla sua parte di torta e mangia lenta-mente il dolce, condito con le sue lagrime. Io sentivod'avere il cuore completamente aperto, come un fioreche s'apre tutto alla carezza del sole ed al bacio del ven-to. Sentivo che il grande Spirito della Patria era in mez-zo a noi, con noi, dentro di noi. Le nostre anime, consa-pevoli della sua presenza, rabbrividivano ad ogni parola.Il pranzo italiano era mistico come una funzione religio-sa. Perchè non v'era in quell'istante fra noi uno di coloro

357

Page 358: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

che negano la Patria? Perchè non ha ascoltato le paroledegli umili e non ha visto gli occhi rossi dei forti? Per-chè non ha udito il vecchio che s'alzò per parlare, chevoleva dire chissà che e poi – grottesco e sublime – conla coppa tremante nelle mani scarne ruppe in un gransinghiozzo e si sedette di colpo ripetendo più voltecome un sonnambulo: – Viva l'Italia! Viva Mussolini!Viva l'Italia! Viva Mussolini!

Io m'alzai da quella mensa come il sacerdote che hadetto la prima messa e che per la prima volta ha bevutoil sangue di Dio... Poche volte la patria mi ha mostratocosì da vicino il suo volto! La colonia italiana di Haitiha riempito di profumo la mia anima errante. Ed è unprofumo di quelli che non svaniscono che dopo lungo,lungo tempo.

358

che negano la Patria? Perchè non ha ascoltato le paroledegli umili e non ha visto gli occhi rossi dei forti? Per-chè non ha udito il vecchio che s'alzò per parlare, chevoleva dire chissà che e poi – grottesco e sublime – conla coppa tremante nelle mani scarne ruppe in un gransinghiozzo e si sedette di colpo ripetendo più voltecome un sonnambulo: – Viva l'Italia! Viva Mussolini!Viva l'Italia! Viva Mussolini!

Io m'alzai da quella mensa come il sacerdote che hadetto la prima messa e che per la prima volta ha bevutoil sangue di Dio... Poche volte la patria mi ha mostratocosì da vicino il suo volto! La colonia italiana di Haitiha riempito di profumo la mia anima errante. Ed è unprofumo di quelli che non svaniscono che dopo lungo,lungo tempo.

358

Page 359: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

LA CITTADELLA DEL RE NERO

La Cittadella reale sorge nelle vicinanze di Cap Haï-tien, in una regione impervia di montagne e di boschi.Ci si arriva a dorso di mulo venendo dal Capo. Consi-glio d'andarvici solo e di scegliere una di quelle giornatebigie nelle quali i boschi sembrano più tetri e le rupi piùoscure. Meglio ancora se è caduto nella notte un piova-sco che ha lavato gli alberi, le roccie e la terra e che dif-fonde nell'aria un forte sentore di marciume vegetale.

Da lontano, mentre il buon mulo haitiano ascende pi-gramente il costone, si vede apparire la mole bizzarrache domina i monti ed il mare: tozza, fosca, enorme:ammasso di petrame, di torri, di merli e di muraglie, sta-gliato in uno scenario di alberi e di valichi alpestri. Lavegetazione serra nella sua stretta ciclopica la fortezza,invade i cortili, s'annida nei crepacci, scala le casematte,fiorisce fra i merli e le garitte, ma non riesce ad ammor-bidire le linee brutali della costruzione.

Tutt'all'intorno è pace e silenzio. Non v'è anima viva.Non si vede una capanna. Non s'ode l'eco d'una voce.Unici abitanti del luogo sono grandi avvoltoi che ognitanto s'alzano dalle macerie e dalle rupi e percorrono colloro ampio volo silenzioso lo spazio.

È inutile cercare con gli occhi una linea qualsiasid'architettura. Non ve n'è. Nessun ingegnere e nessunarchitetto hanno studiato le proporzioni di questo ciclo-

359

LA CITTADELLA DEL RE NERO

La Cittadella reale sorge nelle vicinanze di Cap Haï-tien, in una regione impervia di montagne e di boschi.Ci si arriva a dorso di mulo venendo dal Capo. Consi-glio d'andarvici solo e di scegliere una di quelle giornatebigie nelle quali i boschi sembrano più tetri e le rupi piùoscure. Meglio ancora se è caduto nella notte un piova-sco che ha lavato gli alberi, le roccie e la terra e che dif-fonde nell'aria un forte sentore di marciume vegetale.

Da lontano, mentre il buon mulo haitiano ascende pi-gramente il costone, si vede apparire la mole bizzarrache domina i monti ed il mare: tozza, fosca, enorme:ammasso di petrame, di torri, di merli e di muraglie, sta-gliato in uno scenario di alberi e di valichi alpestri. Lavegetazione serra nella sua stretta ciclopica la fortezza,invade i cortili, s'annida nei crepacci, scala le casematte,fiorisce fra i merli e le garitte, ma non riesce ad ammor-bidire le linee brutali della costruzione.

Tutt'all'intorno è pace e silenzio. Non v'è anima viva.Non si vede una capanna. Non s'ode l'eco d'una voce.Unici abitanti del luogo sono grandi avvoltoi che ognitanto s'alzano dalle macerie e dalle rupi e percorrono colloro ampio volo silenzioso lo spazio.

È inutile cercare con gli occhi una linea qualsiasid'architettura. Non ve n'è. Nessun ingegnere e nessunarchitetto hanno studiato le proporzioni di questo ciclo-

359

Page 360: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

360

TAVOLA LXIV

Port-of-Spain (Isola di Trinidad) – Un viale con superbiesemplari di palma reale

360

TAVOLA LXIV

Port-of-Spain (Isola di Trinidad) – Un viale con superbiesemplari di palma reale

Page 361: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

pico ammasso di pietre che un cervello nero ha concepi-to in una notte di esaltazione per un gesto di potenza eche ha fatto eseguire da migliaia e migliaia di altri neri,adoperando i medesimi sistemi implacabili che i colo-nizzatori bianchi avevano usato coi suoi antenati. Letorri sono massiccie e le mura formidabili. Ogni cosa ètozza, pesante, immensa. Ci si domanda come mai esse-ri umani abbiano potuto erigere una costruzione cosìgrandiosa senza macchine, senza strade, senza tecnici,in mezzo a montagne brulle e selvaggie? Chi ha trasci-nato fin quassù le pietre enormi? E come? Lo spiritoevoca la folla miserabile che ha dovuto trasportare super i pendii, a forza di corde e di nerbate, sotto il soledei Tropici, questo ammasso di pietre! Ed immagina ilsorriso trionfale del re che vedeva sorgere pian piano ilpalazzo del suo sogno orgoglioso!

Quale lontano atavismo ha suggerito a questo nerol'opera gigantesca ed inutile che ora si sgretola lenta-mente nella solitudine dei monti? E chi era in realtà que-sto discendente di schiavi, nato nelle Antille? Da qualimisteriose eredità imperiali – Songhoi o magari egizie –traeva egli quella voluttà di palazzi e di fortezze, di cor-tei e di archi trionfali, che caratterizzò la sua romanze-sca figura di guerriero, d'uomo di Stato e di megaloma-ne?

Incominciata nel 1806, la cittadella Laferrière fu ter-minata nel 1822. Altri forti ed altri palazzi furono co-struiti un po' dappertutto da re Enrico e fra gli altri il fa-moso palazzo dell'Artibonite con 365 porte, una per

361

pico ammasso di pietre che un cervello nero ha concepi-to in una notte di esaltazione per un gesto di potenza eche ha fatto eseguire da migliaia e migliaia di altri neri,adoperando i medesimi sistemi implacabili che i colo-nizzatori bianchi avevano usato coi suoi antenati. Letorri sono massiccie e le mura formidabili. Ogni cosa ètozza, pesante, immensa. Ci si domanda come mai esse-ri umani abbiano potuto erigere una costruzione cosìgrandiosa senza macchine, senza strade, senza tecnici,in mezzo a montagne brulle e selvaggie? Chi ha trasci-nato fin quassù le pietre enormi? E come? Lo spiritoevoca la folla miserabile che ha dovuto trasportare super i pendii, a forza di corde e di nerbate, sotto il soledei Tropici, questo ammasso di pietre! Ed immagina ilsorriso trionfale del re che vedeva sorgere pian piano ilpalazzo del suo sogno orgoglioso!

Quale lontano atavismo ha suggerito a questo nerol'opera gigantesca ed inutile che ora si sgretola lenta-mente nella solitudine dei monti? E chi era in realtà que-sto discendente di schiavi, nato nelle Antille? Da qualimisteriose eredità imperiali – Songhoi o magari egizie –traeva egli quella voluttà di palazzi e di fortezze, di cor-tei e di archi trionfali, che caratterizzò la sua romanze-sca figura di guerriero, d'uomo di Stato e di megaloma-ne?

Incominciata nel 1806, la cittadella Laferrière fu ter-minata nel 1822. Altri forti ed altri palazzi furono co-struiti un po' dappertutto da re Enrico e fra gli altri il fa-moso palazzo dell'Artibonite con 365 porte, una per

361

Page 362: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ogni giorno dell'anno. Il tempo e le rivolte hanno di-strutto quasi interamente tutte queste costruzioni, menola Cittadella la quale perpetua ancora l'ambizione del renero che cercò di fondare nel Tropico americano unodegli effimeri imperi personali del Sahara e delle forestevergini.

Fino al 1789 i neri delle Antille subiscono più o menopassivamente la loro terribile sorte. Il fermento covavanelle capanne degli schiavi ma la frusta aveva abituatole schiene a star curve. Non era facile dare improvvisa-mente ai servi l'ardire degli uomini liberi. L'unica formacon la quale gli schiavi esternavano il loro malcontentoera il veleno che propinavano nei cibi e nelle bevandedei padroni. Ma nel 17891 una specie di brivido scuotela carne d'ebano dopo tre secoli di rassegnazione. Com-paiono sulla scena uomini audaci come lo schiavo gia-maichino Boukman, lo schiavo haitiano Jean François,Biassou, Jeannot, Dessalines. Ancora oggi gli abitanti diMorne-Rouge mostrano ai viaggiatori la spianata delCoccodrillo nella quale Boukman, prete della religionemisteriosa e feroce del Vaudou, riunì gli schiavi dei din-torni.

Era una notte di tempesta. I fulmini tropicali martella-vano la foresta. La danza terribile del Vaudou – danzamagnetica e spiritica che fino a pochi anni fa era prati-cata sulle frontiere tra San Domingo ed Haiti – trasfor-ma l'assemblea in una massa di suggestionati che obbe-

1 Nell'originale "1879". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]362

ogni giorno dell'anno. Il tempo e le rivolte hanno di-strutto quasi interamente tutte queste costruzioni, menola Cittadella la quale perpetua ancora l'ambizione del renero che cercò di fondare nel Tropico americano unodegli effimeri imperi personali del Sahara e delle forestevergini.

Fino al 1789 i neri delle Antille subiscono più o menopassivamente la loro terribile sorte. Il fermento covavanelle capanne degli schiavi ma la frusta aveva abituatole schiene a star curve. Non era facile dare improvvisa-mente ai servi l'ardire degli uomini liberi. L'unica formacon la quale gli schiavi esternavano il loro malcontentoera il veleno che propinavano nei cibi e nelle bevandedei padroni. Ma nel 17891 una specie di brivido scuotela carne d'ebano dopo tre secoli di rassegnazione. Com-paiono sulla scena uomini audaci come lo schiavo gia-maichino Boukman, lo schiavo haitiano Jean François,Biassou, Jeannot, Dessalines. Ancora oggi gli abitanti diMorne-Rouge mostrano ai viaggiatori la spianata delCoccodrillo nella quale Boukman, prete della religionemisteriosa e feroce del Vaudou, riunì gli schiavi dei din-torni.

Era una notte di tempesta. I fulmini tropicali martella-vano la foresta. La danza terribile del Vaudou – danzamagnetica e spiritica che fino a pochi anni fa era prati-cata sulle frontiere tra San Domingo ed Haiti – trasfor-ma l'assemblea in una massa di suggestionati che obbe-

1 Nell'originale "1879". [Nota per l'edizione elettronica Manuzio]362

Page 363: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

discono al loro medium: Boukman. Un maiale nero èucciso in mezzo allo schianto della bufera. Tutti bevonoil suo sangue caldo. Poi Boukman ordina la strage. Edincomincia la rivolta degli schiavi del Nord che mette aferro e a fuoco le fattorie coloniali confondendo nell'ine-sorabile vendetta ogni carne bianca, senza distinzioned'età e di sesso.

La rivolta del Nord si propagò istantaneamente aglischiavi del Sud e dell'Ovest. Ogni fattoria è uno scanna-toio. Folgora in questo periodo la figura feroce ed av-venturosa del siciliano Praloto, che argina coi bianchi lasommossa e muore assassinato a San Marco. La ribel-lione trionfa ad Haiti e si propaga in tutte le Antille finoalle lontane isole Bermude. Ovunque v'erano neri essiscuotono con violenza le catene della servitù e vendica-no sui bianchi il lungo martirio dei loro padri. È una lot-ta titanica frazionata in mille episodi che hanno persfondo il mistero delle montagne. Il segreto avvolge lamaggior parte di essi. L'uomo che uccideva era uccisoun istante dopo. Ogni casa era una fortezza nella qualesi combatteva fino alla morte. Ogni capanna era un am-mazzatoio che spariva tra le fiamme con le sue vittime.Furono quelli per Haiti anni terribili di rivolte feroci e direpressioni violente: pagine di sangue e di orrore che arileggerle fanno spavento.

In mezzo agli incendi, alle congiure, alle carneficine,alle battaglie ed ai tradimenti, appare la figura del futurore Enrico I, lo schiavo Cristoforo. Nel 1799 già generalecelebre, combatte a fianco dell'eroe dell'indipendenza

363

discono al loro medium: Boukman. Un maiale nero èucciso in mezzo allo schianto della bufera. Tutti bevonoil suo sangue caldo. Poi Boukman ordina la strage. Edincomincia la rivolta degli schiavi del Nord che mette aferro e a fuoco le fattorie coloniali confondendo nell'ine-sorabile vendetta ogni carne bianca, senza distinzioned'età e di sesso.

La rivolta del Nord si propagò istantaneamente aglischiavi del Sud e dell'Ovest. Ogni fattoria è uno scanna-toio. Folgora in questo periodo la figura feroce ed av-venturosa del siciliano Praloto, che argina coi bianchi lasommossa e muore assassinato a San Marco. La ribel-lione trionfa ad Haiti e si propaga in tutte le Antille finoalle lontane isole Bermude. Ovunque v'erano neri essiscuotono con violenza le catene della servitù e vendica-no sui bianchi il lungo martirio dei loro padri. È una lot-ta titanica frazionata in mille episodi che hanno persfondo il mistero delle montagne. Il segreto avvolge lamaggior parte di essi. L'uomo che uccideva era uccisoun istante dopo. Ogni casa era una fortezza nella qualesi combatteva fino alla morte. Ogni capanna era un am-mazzatoio che spariva tra le fiamme con le sue vittime.Furono quelli per Haiti anni terribili di rivolte feroci e direpressioni violente: pagine di sangue e di orrore che arileggerle fanno spavento.

In mezzo agli incendi, alle congiure, alle carneficine,alle battaglie ed ai tradimenti, appare la figura del futurore Enrico I, lo schiavo Cristoforo. Nel 1799 già generalecelebre, combatte a fianco dell'eroe dell'indipendenza

363

Page 364: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

haitiana Dessalines ed è nominato governatore delleprovincie del Nord, quando Dessalines si fa proclamareimperatore di Haiti.

Alla morte di Dessalines, l'ex schiavo Cristoforo aspi-ra al trono ma le rivalità degli altri governatori non gliconsentono di realizzare il suo sogno. Allora, mentre aPort-au-Prince si proclama la repubblica, egli si auto-proclama re del Nord. E diventa S. M. Enrico I. Loschiavo che aveva battuto il miglio nelle macine ha unregno. E sa fare il re.

La cerimonia dell'incoronazione evocò nei boschi diHaiti i fasti di Fontainbleau. Mancava la chiesa perl'incoronazione. Fu costruita in cinquantatrè giorni datutti gli uomini validi del regno. Ipnotizzato dalla figuradi Napoleone, re Cristoforo proclama la monarchia ere-ditaria, nomina quattro principi, otto duchi, ventidueconti, trentasette baroni, quattordici cavalieri, fondal'ordine equestre di San Enrico, batte moneta, si circon-da di cortigiani, di ministri e di cerimonieri. Haiti ha unpiccolo regno ricalcato sulle grandi corti di Europa. Cri-stoforo promulga un Codice Civile (il codice Enrico),un Codice Penale ed un Codice Rurale; istituisce quattroministeri: crea una flotta agli ordini degli ammiraglineri, duchi di Fort Royal e di... Piacenza.

Sorgono i fastosi palazzi reali del Capo, di Milot, diJean Rabel, di Fort Liberté, di Saint Marc. E sorge laCittadella, costruzione ciclopica e geniale, sogno di unanotte calda delle Antille, concretato nella pietra, col san-gue di mille e mille infelici!

364

haitiana Dessalines ed è nominato governatore delleprovincie del Nord, quando Dessalines si fa proclamareimperatore di Haiti.

Alla morte di Dessalines, l'ex schiavo Cristoforo aspi-ra al trono ma le rivalità degli altri governatori non gliconsentono di realizzare il suo sogno. Allora, mentre aPort-au-Prince si proclama la repubblica, egli si auto-proclama re del Nord. E diventa S. M. Enrico I. Loschiavo che aveva battuto il miglio nelle macine ha unregno. E sa fare il re.

La cerimonia dell'incoronazione evocò nei boschi diHaiti i fasti di Fontainbleau. Mancava la chiesa perl'incoronazione. Fu costruita in cinquantatrè giorni datutti gli uomini validi del regno. Ipnotizzato dalla figuradi Napoleone, re Cristoforo proclama la monarchia ere-ditaria, nomina quattro principi, otto duchi, ventidueconti, trentasette baroni, quattordici cavalieri, fondal'ordine equestre di San Enrico, batte moneta, si circon-da di cortigiani, di ministri e di cerimonieri. Haiti ha unpiccolo regno ricalcato sulle grandi corti di Europa. Cri-stoforo promulga un Codice Civile (il codice Enrico),un Codice Penale ed un Codice Rurale; istituisce quattroministeri: crea una flotta agli ordini degli ammiraglineri, duchi di Fort Royal e di... Piacenza.

Sorgono i fastosi palazzi reali del Capo, di Milot, diJean Rabel, di Fort Liberté, di Saint Marc. E sorge laCittadella, costruzione ciclopica e geniale, sogno di unanotte calda delle Antille, concretato nella pietra, col san-gue di mille e mille infelici!

364

Page 365: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Quando il sole incomincia a scendere dietro i montidel Capo, lo scenario della Laferrière, tutto seghettato diluci e di ombre, assume una teatralità che suggestiona lospirito. In mezzo alla selvaggia asprezza dei monti lamole della Cittadella è un monumento grandioso e bru-tale, potentemente barbarico. Vien fatto di pensare cheCristoforo lo abbia voluto così per mostrare ai bianchidelle Antille che i neri erano più capaci e più grandi diloro! Di fronte ai fortini ed alle torri che i bianchi posse-devano nell'isola, Cristoforo drizzò la Cittadella per glo-rificare la razza serva agli occhi dei padroni. La volleenorme e potente. Monumento di orgoglio e di rivolta,s'empie di significato nella penombra del crepuscolo. Edobbliga il bianco che passa e che magari comanda, a ri-flettere...

Per me la Cittadella Laferrière è il monumento chesimboleggia la tragedia dei neri di America. Se fossi unnero d'America considererei la Cittadella di Cristoforo iltempio della razza. Vi andrei a temprare il mio spiritod'uomo nero, nella contemplazione del passato, nella ri-flessione del presente, nella speranza dell'avvenire.

Un cervello nero ha concepito questa mole tra unabattaglia ed un tam-tam. Braccia di uomini neri lo hannoeseguito. Sangue nero ha cementato le pietre. Sudore elagrime di neri hanno indurito il terreno ed impastato ilpietrisco. Nere erano le donne che recavano l'acqua ailavoratori e che a notte li consolavano con le carezze.Neri erano gli aguzzini che frustavano gli indolenti e glistanchi. Il ritmo afro-antillano della marimba accompa-

365

Quando il sole incomincia a scendere dietro i montidel Capo, lo scenario della Laferrière, tutto seghettato diluci e di ombre, assume una teatralità che suggestiona lospirito. In mezzo alla selvaggia asprezza dei monti lamole della Cittadella è un monumento grandioso e bru-tale, potentemente barbarico. Vien fatto di pensare cheCristoforo lo abbia voluto così per mostrare ai bianchidelle Antille che i neri erano più capaci e più grandi diloro! Di fronte ai fortini ed alle torri che i bianchi posse-devano nell'isola, Cristoforo drizzò la Cittadella per glo-rificare la razza serva agli occhi dei padroni. La volleenorme e potente. Monumento di orgoglio e di rivolta,s'empie di significato nella penombra del crepuscolo. Edobbliga il bianco che passa e che magari comanda, a ri-flettere...

Per me la Cittadella Laferrière è il monumento chesimboleggia la tragedia dei neri di America. Se fossi unnero d'America considererei la Cittadella di Cristoforo iltempio della razza. Vi andrei a temprare il mio spiritod'uomo nero, nella contemplazione del passato, nella ri-flessione del presente, nella speranza dell'avvenire.

Un cervello nero ha concepito questa mole tra unabattaglia ed un tam-tam. Braccia di uomini neri lo hannoeseguito. Sangue nero ha cementato le pietre. Sudore elagrime di neri hanno indurito il terreno ed impastato ilpietrisco. Nere erano le donne che recavano l'acqua ailavoratori e che a notte li consolavano con le carezze.Neri erano gli aguzzini che frustavano gli indolenti e glistanchi. Il ritmo afro-antillano della marimba accompa-

365

Page 366: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

gnava il lento alzarsi delle torri e delle muraglie. Ed ineri dovevano, nonostante tutto, provare una vaga eb-brezza nel veder sorgere in mezzo alla solitudine deimonti una mole più grande di tutte le altre che afferma-vano nell'isola la potenza dei bianchi. Nell'animo di Cri-stoforo dovevano rivivere misteriosamente i canti deigris-gris dei villaggi d'Africa che celebravano nelle fe-ste delle tribù la potenza dei sultani Oloff e dei re delDahomey, degli imperatori Songhoi e dei monarchiBambarà.

Il lungo martirio dei neri d'America incominciato nel1501 e legalizzato nel 1521 dagli Uditori Reali di SantoDomingo, ha nella Cittadella di Cristoforo il suo mauso-leo. Durante tre secoli tutta l'Africa Occidentale, daCapo Bianco al Capo di Buona Speranza, è stata unaspecie di fantastico pozzo dal quale i colonizzatori in-glesi, francesi, spagnuoli, olandesi e danesi attingevanoa piene mani lagrime e sangue per concimare le terretropicali di America. Senegalesi, Oloff, Mandingo,Bambaras, Aradas, Apolloni, Ibos, Congolesi, Fullah,Peuhls hanno fornito ai solchi dell'America tropicale unconcime umano, grasso e fecondo, che si trasformava inzucchero, cacao, caffè, rhum, zafferano, vaniglia, oro esmeraldi.

È storia lontana ormai alla quale nessuno più pensa!Ma la Cittadella nera di Cristoforo ricorda al visitatoreche passa le carovane di schiavi che scendevanodall'interno dell'Africa alla costa, tragiche teorie di uo-mini e di donne con un forcone di mogano al collo od

366

gnava il lento alzarsi delle torri e delle muraglie. Ed ineri dovevano, nonostante tutto, provare una vaga eb-brezza nel veder sorgere in mezzo alla solitudine deimonti una mole più grande di tutte le altre che afferma-vano nell'isola la potenza dei bianchi. Nell'animo di Cri-stoforo dovevano rivivere misteriosamente i canti deigris-gris dei villaggi d'Africa che celebravano nelle fe-ste delle tribù la potenza dei sultani Oloff e dei re delDahomey, degli imperatori Songhoi e dei monarchiBambarà.

Il lungo martirio dei neri d'America incominciato nel1501 e legalizzato nel 1521 dagli Uditori Reali di SantoDomingo, ha nella Cittadella di Cristoforo il suo mauso-leo. Durante tre secoli tutta l'Africa Occidentale, daCapo Bianco al Capo di Buona Speranza, è stata unaspecie di fantastico pozzo dal quale i colonizzatori in-glesi, francesi, spagnuoli, olandesi e danesi attingevanoa piene mani lagrime e sangue per concimare le terretropicali di America. Senegalesi, Oloff, Mandingo,Bambaras, Aradas, Apolloni, Ibos, Congolesi, Fullah,Peuhls hanno fornito ai solchi dell'America tropicale unconcime umano, grasso e fecondo, che si trasformava inzucchero, cacao, caffè, rhum, zafferano, vaniglia, oro esmeraldi.

È storia lontana ormai alla quale nessuno più pensa!Ma la Cittadella nera di Cristoforo ricorda al visitatoreche passa le carovane di schiavi che scendevanodall'interno dell'Africa alla costa, tragiche teorie di uo-mini e di donne con un forcone di mogano al collo od

366

Page 367: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

una manetta dolorosa d'ebano ai polsi. Erano carovane ecarovane. Si fermavano sul litorale nei famosi Troncs, inattesa delle navi negriere che dovevano trasportare lamerce umana in America. Arrivavano i brigantini d'altavelatura, equipaggiati da uomini di sacco e di corda, co-mandati da capitani altrettanto crudeli che intrepidi. Glischiavi erano ammucchiati nelle stive, domati con lasferza, stremati dalla fame e dalla paura. Le carovane ar-rivavano a destinazione lasciando una scia di morti sullaterra ferma e sul mare.

Chi di noi non ha letto nella sua giovinezza le storietristi e terribili dei brigantini carichi d'ebano vivo? E ledescrizioni dei mercati immondi nei quali il prezzodell'uomo dipendeva, come pei cavalli, dallo stato deidenti e dalla muscolatura dei polpacci? E la spartizionedelle donne? E lo scempio delle fanciulle? Ed i tormentidella maschera, della scala, della brimballe, del formi-caio, del miele, dei quattro pali? E la marcatura a fuocodegli schiavi con la sigla dei padroni? E tutta la tragediaformidabile di quelle povere cose umane che non aveva-no diritto di amare, di volere, di dormire?

A mano a mano che il crepuscolo smuore, il luogo sifa più tetro e più selvaggio. Più consono al monumento.Più uguale al pensiero di Cristoforo. Gli avvoltoi spari-scono nell'ombra. La notte inghiotte il giallore delle tor-ri, delle muraglie, dei merli, dei cortili. Resta la massainforme. Scura e paurosa. Confusa con gli alberi e conle tenebre. I boschi d'intorno stormiscono al vento. Fi-schiano, urlano, singhiozzano. Fanno pensare ai singulti

367

una manetta dolorosa d'ebano ai polsi. Erano carovane ecarovane. Si fermavano sul litorale nei famosi Troncs, inattesa delle navi negriere che dovevano trasportare lamerce umana in America. Arrivavano i brigantini d'altavelatura, equipaggiati da uomini di sacco e di corda, co-mandati da capitani altrettanto crudeli che intrepidi. Glischiavi erano ammucchiati nelle stive, domati con lasferza, stremati dalla fame e dalla paura. Le carovane ar-rivavano a destinazione lasciando una scia di morti sullaterra ferma e sul mare.

Chi di noi non ha letto nella sua giovinezza le storietristi e terribili dei brigantini carichi d'ebano vivo? E ledescrizioni dei mercati immondi nei quali il prezzodell'uomo dipendeva, come pei cavalli, dallo stato deidenti e dalla muscolatura dei polpacci? E la spartizionedelle donne? E lo scempio delle fanciulle? Ed i tormentidella maschera, della scala, della brimballe, del formi-caio, del miele, dei quattro pali? E la marcatura a fuocodegli schiavi con la sigla dei padroni? E tutta la tragediaformidabile di quelle povere cose umane che non aveva-no diritto di amare, di volere, di dormire?

A mano a mano che il crepuscolo smuore, il luogo sifa più tetro e più selvaggio. Più consono al monumento.Più uguale al pensiero di Cristoforo. Gli avvoltoi spari-scono nell'ombra. La notte inghiotte il giallore delle tor-ri, delle muraglie, dei merli, dei cortili. Resta la massainforme. Scura e paurosa. Confusa con gli alberi e conle tenebre. I boschi d'intorno stormiscono al vento. Fi-schiano, urlano, singhiozzano. Fanno pensare ai singulti

367

Page 368: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ed ai sussurri di una invisibile moltitudine. Quanti cada-veri dormono sotto la Cittadella? Quanti spiritid'ammazzati abitano queste macerie? Che fa l'ombra diCristoforo, sepolto nel cavo di un bastione?

Il mulo che ha paura scalpita nervosamente...E s'ode l'eco di una marimba lontana che sperde per

le valli un suono d'Africa.

368

ed ai sussurri di una invisibile moltitudine. Quanti cada-veri dormono sotto la Cittadella? Quanti spiritid'ammazzati abitano queste macerie? Che fa l'ombra diCristoforo, sepolto nel cavo di un bastione?

Il mulo che ha paura scalpita nervosamente...E s'ode l'eco di una marimba lontana che sperde per

le valli un suono d'Africa.

368

Page 369: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

DA HAITI A SANTO DOMINGO

Parto alle quattro del mattino nella auto-corriera chefa il servizio postale tra la Repubblica di Haiti e la Re-pubblica di Santo Domingo. La corriera è una vecchiaautomobile tedesca, massiccia, tozza, alta di ruote, conun radiatore enorme che le dà una certa aria di autoblin-data. Sui predellini laterali sono collocati due specie digallinai che contengon la posta di Haiti per Santo Do-mingo. Dietro v'è una impalcatura di travi e di corde chesorregge un castelletto di bagagli, appartenenti ai signoripasseggieri.

I signori passeggieri sono due neri di Port-au-Prince,uno scalzo e probabilmente pidocchioso, l'altro calzatoed incollettato con tanto di redingote. Il primo parla ilcreolo di Haiti, il secondo professoreggia in francese ar-roventando la erre alla parigina. Vi sono poi due donne:una bisavola magrissima, infagottata in una povera la-netta nera che si sforza di dar corpo a quell'ombra mu-liebre ed un donnone formidabile vestito di rosso chesfoggia enormi nudità di bronzo ed un seno prosperosis-simo di mammifera. Il quintetto è completato da una ra-gazza mulatta che a forza di bianchetto s'è fatta un visoquasi caucasico il quale fa a pugni col bronzino cupodelle spalle e col color cioccolatto carico delle braccia.

Ogni passeggiero è accompagnato da buon numero difagotti e di cestini per cui l'interno della auto-corriera è

369

DA HAITI A SANTO DOMINGO

Parto alle quattro del mattino nella auto-corriera chefa il servizio postale tra la Repubblica di Haiti e la Re-pubblica di Santo Domingo. La corriera è una vecchiaautomobile tedesca, massiccia, tozza, alta di ruote, conun radiatore enorme che le dà una certa aria di autoblin-data. Sui predellini laterali sono collocati due specie digallinai che contengon la posta di Haiti per Santo Do-mingo. Dietro v'è una impalcatura di travi e di corde chesorregge un castelletto di bagagli, appartenenti ai signoripasseggieri.

I signori passeggieri sono due neri di Port-au-Prince,uno scalzo e probabilmente pidocchioso, l'altro calzatoed incollettato con tanto di redingote. Il primo parla ilcreolo di Haiti, il secondo professoreggia in francese ar-roventando la erre alla parigina. Vi sono poi due donne:una bisavola magrissima, infagottata in una povera la-netta nera che si sforza di dar corpo a quell'ombra mu-liebre ed un donnone formidabile vestito di rosso chesfoggia enormi nudità di bronzo ed un seno prosperosis-simo di mammifera. Il quintetto è completato da una ra-gazza mulatta che a forza di bianchetto s'è fatta un visoquasi caucasico il quale fa a pugni col bronzino cupodelle spalle e col color cioccolatto carico delle braccia.

Ogni passeggiero è accompagnato da buon numero difagotti e di cestini per cui l'interno della auto-corriera è

369

Page 370: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

un bazar in piena regola. Grazie ad alte protezioni localiio ho il posto vicino al conducente. È questi un neroscimmiesco ed accigliato che guarda dall'alto in basso isuoi sudditi, forse perchè possiede un enorme guantonesbrindellato ed una fantastica cravatta color pistacchio.Nonostante l'ora mattutina una ventina di connazionalisono venuti a salutare il giornalista che parte. Ognunos'è fatto un dovere di portargli qualche cosa: caffè caldoin thermos, acqua diaccia, limoni, una bottiglietta dirhum, una dozzina di aranci, un pollo arrosto, un barat-tolo di caramelle, un ramo di buchenviglia fiorita, ecc.ecc. Il poco posto libero fra il conducente e me è rapida-mente occupato da tutti questi involti che m'imprigiona-no letteralmente le braccia e le gambe; ma non ho fatto iconti col servizio postale di Haiti. All'ultimo momentoun alto funzionario in redingote consegna al conducenteil sacchetto delle assicurate che egli pone tranquillamen-te sui miei ginocchi strizzandomi l'occhio, come perdire:

— Fai attenzione! Ho fiducia in te!La partenza del locomobile tedesco-haitiano non è

priva di una certa solennità. I famigliari dei passeggieriformano una piccola folla che saluta con emozione ipartenti. Compare sull'uscio dell'albergo il proprietariocorso del cosidetto Grand Hôtel de France in pigiamamattinale e pantofole. Gli spazzini municipali che stan-no incensando la corriera, interrompono per un istante laloro funzione. Stringo per l'ultima volta la mano ai braviitaliani di Port-au-Prince. Gran saluto fascista. Sento in

370

un bazar in piena regola. Grazie ad alte protezioni localiio ho il posto vicino al conducente. È questi un neroscimmiesco ed accigliato che guarda dall'alto in basso isuoi sudditi, forse perchè possiede un enorme guantonesbrindellato ed una fantastica cravatta color pistacchio.Nonostante l'ora mattutina una ventina di connazionalisono venuti a salutare il giornalista che parte. Ognunos'è fatto un dovere di portargli qualche cosa: caffè caldoin thermos, acqua diaccia, limoni, una bottiglietta dirhum, una dozzina di aranci, un pollo arrosto, un barat-tolo di caramelle, un ramo di buchenviglia fiorita, ecc.ecc. Il poco posto libero fra il conducente e me è rapida-mente occupato da tutti questi involti che m'imprigiona-no letteralmente le braccia e le gambe; ma non ho fatto iconti col servizio postale di Haiti. All'ultimo momentoun alto funzionario in redingote consegna al conducenteil sacchetto delle assicurate che egli pone tranquillamen-te sui miei ginocchi strizzandomi l'occhio, come perdire:

— Fai attenzione! Ho fiducia in te!La partenza del locomobile tedesco-haitiano non è

priva di una certa solennità. I famigliari dei passeggieriformano una piccola folla che saluta con emozione ipartenti. Compare sull'uscio dell'albergo il proprietariocorso del cosidetto Grand Hôtel de France in pigiamamattinale e pantofole. Gli spazzini municipali che stan-no incensando la corriera, interrompono per un istante laloro funzione. Stringo per l'ultima volta la mano ai braviitaliani di Port-au-Prince. Gran saluto fascista. Sento in

370

Page 371: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

cuore qualche cosa che palpita con tristezza. Addio, carie buoni italiani di Haiti. Chissà se vi vedrò mai più!Chissà se tornerò da queste parti! Il conducente prendeposto. Il motore romba come un aeroplano transatlanti-co. Le cose tedesche fanno sempre troppo chiasso. Allefinestre vicine s'affacciano varie teste sonnacchiose. Fi-nalmente la corriera si mette in moto con uno scricchio-lio sinistro di ferramenta e di bauli. La ragazza mulattacolta di sorpresa casca nelle braccia dell'uomo pidoc-chioso. Diversi cani latrano. Bisogna acchiappare duesacchetti di posta che minacciano di scappar via. Si va.L'ultimo italiano che vedo è Vitiello che apre il suo ne-gozio di «scarpe confezionate d'Italia».

Venti ore di automobile, due pannes, tre fermate uffi-ciali, una visita doganale in piena campagna sulla fron-tiera di Santo Domingo (con apertura dei bauli nel pol-verone), la rottura della «guida» non seguita, fortunata-mente, da accidenti mortali, l'accomodatura del pezzocon... un metro di fil di ferro dolce, un doppio giro disbarra volante intorno ad un paracarro, costituiscono lacronaca di questo interessante viaggio automobilistico ilquale lascia per una settimana un caro ricordo muscola-re ed attesta l'alta misericordia di Dio. Lo consiglio sin-ceramente a chi mi vuol male!

È però un viaggio straordinariamente pittoresco, nelpieno cuore dell'isola, in mezzo a montagne selvaggieed a colli boscosi che salgono, scendono, sgropponano,s'accavallano senza fine. La strada è una pista che scalaarditamente le alture, che s'intrufola nelle gole, che sgat-

371

cuore qualche cosa che palpita con tristezza. Addio, carie buoni italiani di Haiti. Chissà se vi vedrò mai più!Chissà se tornerò da queste parti! Il conducente prendeposto. Il motore romba come un aeroplano transatlanti-co. Le cose tedesche fanno sempre troppo chiasso. Allefinestre vicine s'affacciano varie teste sonnacchiose. Fi-nalmente la corriera si mette in moto con uno scricchio-lio sinistro di ferramenta e di bauli. La ragazza mulattacolta di sorpresa casca nelle braccia dell'uomo pidoc-chioso. Diversi cani latrano. Bisogna acchiappare duesacchetti di posta che minacciano di scappar via. Si va.L'ultimo italiano che vedo è Vitiello che apre il suo ne-gozio di «scarpe confezionate d'Italia».

Venti ore di automobile, due pannes, tre fermate uffi-ciali, una visita doganale in piena campagna sulla fron-tiera di Santo Domingo (con apertura dei bauli nel pol-verone), la rottura della «guida» non seguita, fortunata-mente, da accidenti mortali, l'accomodatura del pezzocon... un metro di fil di ferro dolce, un doppio giro disbarra volante intorno ad un paracarro, costituiscono lacronaca di questo interessante viaggio automobilistico ilquale lascia per una settimana un caro ricordo muscola-re ed attesta l'alta misericordia di Dio. Lo consiglio sin-ceramente a chi mi vuol male!

È però un viaggio straordinariamente pittoresco, nelpieno cuore dell'isola, in mezzo a montagne selvaggieed a colli boscosi che salgono, scendono, sgropponano,s'accavallano senza fine. La strada è una pista che scalaarditamente le alture, che s'intrufola nelle gole, che sgat-

371

Page 372: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

taiola per le valli, che zigzaga allegramente fra i boschied i burroni, serpeggiando su per i pendii, tagliando leroccie, scavalcando ogni ostacolo, semplificando ognidifficoltà coll'andare sempre innanzi. Costruita per imuli è stata adattata con decreto presidenziale alle auto-mobili. Se a qualcuno non garba, faccia a meno di ser-virsene ed aspetti durante due settimane a Port-au-Prin-ce un vapore cubano od una nave da carico olandese.

Non vi sono ponti, ma in compenso diversi fiumi emoltissimi torrenti. L'automobile risolve il problema en-trando tranquillamente nell'acqua ed uscendone. Dovel'acqua è un po' profonda, i passeggeri sono rinfrescatida una doccia. Pelle, abiti ed oggetti, abbondantementecoperti di polvere, si coprono d'una pastetta impermea-bile. Il complesso dei guadi automobilistici mostra prati-camente ai viaggiatori quale sia il regime del grano neisetacci a sbalzo dei mulini.

S'incontrano pochi villaggi, due o tre paesotti ed ungrande accampamento del corpo di occupazione nord-americano. Per un po' seguo con gli occhi l'andare dellamacchina, poi penso che il viaggio è troppo lungo pertrascorrere venti ore di palpito continuo e preferiscocontemplare la fuga dei boschi ed il mareggiare dei pal-mizi, confidando nella mia buona stella e nella potenzaammortizzatrice dei gallinai postali.

Comprendo però che per il nostro conducente nonesistono che due punti: Port-au-Prince e Santo Domin-go. Partito da Port-au-Prince deve arrivare a Santo Do-mingo. In linea retta ed alla maggior velocità possibile.

372

taiola per le valli, che zigzaga allegramente fra i boschied i burroni, serpeggiando su per i pendii, tagliando leroccie, scavalcando ogni ostacolo, semplificando ognidifficoltà coll'andare sempre innanzi. Costruita per imuli è stata adattata con decreto presidenziale alle auto-mobili. Se a qualcuno non garba, faccia a meno di ser-virsene ed aspetti durante due settimane a Port-au-Prin-ce un vapore cubano od una nave da carico olandese.

Non vi sono ponti, ma in compenso diversi fiumi emoltissimi torrenti. L'automobile risolve il problema en-trando tranquillamente nell'acqua ed uscendone. Dovel'acqua è un po' profonda, i passeggeri sono rinfrescatida una doccia. Pelle, abiti ed oggetti, abbondantementecoperti di polvere, si coprono d'una pastetta impermea-bile. Il complesso dei guadi automobilistici mostra prati-camente ai viaggiatori quale sia il regime del grano neisetacci a sbalzo dei mulini.

S'incontrano pochi villaggi, due o tre paesotti ed ungrande accampamento del corpo di occupazione nord-americano. Per un po' seguo con gli occhi l'andare dellamacchina, poi penso che il viaggio è troppo lungo pertrascorrere venti ore di palpito continuo e preferiscocontemplare la fuga dei boschi ed il mareggiare dei pal-mizi, confidando nella mia buona stella e nella potenzaammortizzatrice dei gallinai postali.

Comprendo però che per il nostro conducente nonesistono che due punti: Port-au-Prince e Santo Domin-go. Partito da Port-au-Prince deve arrivare a Santo Do-mingo. In linea retta ed alla maggior velocità possibile.

372

Page 373: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Un porcello nero ed un bel gallinaccio marezzato esperi-mentano in corpore vili la teoria automobilistica del no-stro chauffeur. Quando l'esperimento invece che sopraun porcello si verifica sopra un paracarro, noi facciamodue giri di sbarra fissa e ci troviamo per terra. Il donno-ne rosso ci rimette un dente. Il nero col colletto lasciasotto una ruota le falde della redingote. Io me la cavocon una ammaccatura al baule. Sono le dieci. E siamo asettanta chilometri dalla frontiera domenicana in pienobosco!

All'una passa un camion carico di sassi che s'incaricad'avvertire il posto di polizia della frontiera il quale pos-siede un telefono. Alle tre arriva un'altra autoblindata te-desca che ricarica su uomini, bauli, cesti e sacchi posta-li. Il cambio del conducente non comporta un mutamen-to nel modo di andare. Evidentemente deve trattarsi diun sistema!

Un tiro di schioppo al di là della frontiera domenica-na incontriamo l'appaltatore del servizio automobilisti-co: un italiano.

È un piemontese che ha casa e figli qui, in mezzo aiboschi, in margine ad un paesucolo indigeno. Un beltipo avventuroso che conosce l'isola per lungo e per lar-go e che ha fatto fortuna diverse volte rimangiandoselapoi in imprese arrischiate. Ora ha l'appalto del servizioautomobilistico fra le due Repubbliche, fa il piantatoredi caffè e l'esportatore di campeggio, taglia mogano peimonti ed estrae le essenze dei legni tintoriali. Ha non sodove una miniera dalla quale aspetta miracoli.

373

Un porcello nero ed un bel gallinaccio marezzato esperi-mentano in corpore vili la teoria automobilistica del no-stro chauffeur. Quando l'esperimento invece che sopraun porcello si verifica sopra un paracarro, noi facciamodue giri di sbarra fissa e ci troviamo per terra. Il donno-ne rosso ci rimette un dente. Il nero col colletto lasciasotto una ruota le falde della redingote. Io me la cavocon una ammaccatura al baule. Sono le dieci. E siamo asettanta chilometri dalla frontiera domenicana in pienobosco!

All'una passa un camion carico di sassi che s'incaricad'avvertire il posto di polizia della frontiera il quale pos-siede un telefono. Alle tre arriva un'altra autoblindata te-desca che ricarica su uomini, bauli, cesti e sacchi posta-li. Il cambio del conducente non comporta un mutamen-to nel modo di andare. Evidentemente deve trattarsi diun sistema!

Un tiro di schioppo al di là della frontiera domenica-na incontriamo l'appaltatore del servizio automobilisti-co: un italiano.

È un piemontese che ha casa e figli qui, in mezzo aiboschi, in margine ad un paesucolo indigeno. Un beltipo avventuroso che conosce l'isola per lungo e per lar-go e che ha fatto fortuna diverse volte rimangiandoselapoi in imprese arrischiate. Ora ha l'appalto del servizioautomobilistico fra le due Repubbliche, fa il piantatoredi caffè e l'esportatore di campeggio, taglia mogano peimonti ed estrae le essenze dei legni tintoriali. Ha non sodove una miniera dalla quale aspetta miracoli.

373

Page 374: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Nella sua casa trovo un bel ragazzone, il figlio, che ètornato fresco fresco da fare il soldato in Italia e tre fi-gliuole dal profilo delle donne d'Italia ma con gli occhimaliosi delle Antille.

Breve sosta accanto ad una mensa italo-haitiana sullaquale si pavoneggia una autentica bottiglia di grappa to-rinese. Un pizzico di nostalgia condisce le polpette dibanana fritta. In una stanzetta bassa, sopra un letto dacampo, tra due vecchie armi indigene, vedo un ritrattodi Mussolini a cavallo che dice mille cose.

Venti chilometri più a monte incontriamo le stradedella Repubblica di Santo Domingo, eccellenti stradecamionabili le quali hanno solamente il difetto di essereinterrotte ogni momento da pontili di legno traballanti acavaliere di fiumi e di torrenti. Ogni volta che l'auto-blindata postale passa su quei giuocattoli di legname su-scita un terremoto in piena regola e si sentono le assiche urlano misericordia. È una delizia! I ponti sono cosìstretti che il pachiderma postale v'entra per miracolo. Iparapetti sono formati da quattro praticabili incrociati edinchiodati alla buona che al minimo urto schizzerebberovia. Ma il nostro nero ha un occhio straordinario. Il piùpiccolo sbaglio vorrebbe dire un salto nel vuoto!

A San Juan – grosso e ricco paesone della Repubblicadi Santo Domingo – altri connazionali aspettano il pri-mo giornalista italiano che attraversa l'interno della re-pubblica. Bisogna fermarsi e scendere. C'è tavola im-bandita, infiocchettata da fiaschetti di Chianti. Voglionoun discorso. Vogliono sentire parlare della patria e del

374

Nella sua casa trovo un bel ragazzone, il figlio, che ètornato fresco fresco da fare il soldato in Italia e tre fi-gliuole dal profilo delle donne d'Italia ma con gli occhimaliosi delle Antille.

Breve sosta accanto ad una mensa italo-haitiana sullaquale si pavoneggia una autentica bottiglia di grappa to-rinese. Un pizzico di nostalgia condisce le polpette dibanana fritta. In una stanzetta bassa, sopra un letto dacampo, tra due vecchie armi indigene, vedo un ritrattodi Mussolini a cavallo che dice mille cose.

Venti chilometri più a monte incontriamo le stradedella Repubblica di Santo Domingo, eccellenti stradecamionabili le quali hanno solamente il difetto di essereinterrotte ogni momento da pontili di legno traballanti acavaliere di fiumi e di torrenti. Ogni volta che l'auto-blindata postale passa su quei giuocattoli di legname su-scita un terremoto in piena regola e si sentono le assiche urlano misericordia. È una delizia! I ponti sono cosìstretti che il pachiderma postale v'entra per miracolo. Iparapetti sono formati da quattro praticabili incrociati edinchiodati alla buona che al minimo urto schizzerebberovia. Ma il nostro nero ha un occhio straordinario. Il piùpiccolo sbaglio vorrebbe dire un salto nel vuoto!

A San Juan – grosso e ricco paesone della Repubblicadi Santo Domingo – altri connazionali aspettano il pri-mo giornalista italiano che attraversa l'interno della re-pubblica. Bisogna fermarsi e scendere. C'è tavola im-bandita, infiocchettata da fiaschetti di Chianti. Voglionoun discorso. Vogliono sentire parlare della patria e del

374

Page 375: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Fascismo. Ho le ossa peste, mezzo chilo di polvere nellostomaco, gli stinchi rovinati, un polpaccio illividito dal-la sbarra volante del mattino, ma come si fa a dire di noad italiani che sprizzano Italia da tutti i pori e che grida-no Viva Mussolini! Arrivano telegrammi dagli italianidi Santiago de los Caballeros, di Moka, di San Pedro deMacoris, della Vega, esigono una visita. Vedrò tutti. Ab-braccerò tutti. Dimentico di essere un povero giornalistain viaggio per credermi un ambasciatore d'italianità ingiro pel mondo. Senza credenziali porto in giro il miocuore e la mia fede. Viva Mussolini! Sì, sì! Viva! Viva!Gridiamo evviva con tutta la forza dei polmoni e contutta la passione dell'anima. Evviva quest'uomo formi-dabile che ha ridato agli italiani all'estero la fierezza del-la loro Patria, che ha il suo ritratto in tutte le case degliitaliani delle Antille, il suo nome su tutte le labbra, lasua figura in tutti i cuori! Perchè fare della letteratura difronte a cose così semplici e così sublimi che debbonoessere descritte come sono, adoperando le parole piùmodeste e le frasi più correnti?

Lasciamo San Juan che annotta. Mancano cinquebuone ore per arrivare a Santo Domingo, cinque ore diautomobile per strade oscure, in mezzo a campi ed amontagne, a piantagioni di caffè ed a boschi selvaggi.Spesso la strada rasenta burroni e precipizi che paionopiù tetri nella notte oppure attraversa paesotti addor-mentati con tutte le porte e le finestre già chiuse. Qua elà una lampada arde sui muri dinanzi ai tabernacoli.

375

Fascismo. Ho le ossa peste, mezzo chilo di polvere nellostomaco, gli stinchi rovinati, un polpaccio illividito dal-la sbarra volante del mattino, ma come si fa a dire di noad italiani che sprizzano Italia da tutti i pori e che grida-no Viva Mussolini! Arrivano telegrammi dagli italianidi Santiago de los Caballeros, di Moka, di San Pedro deMacoris, della Vega, esigono una visita. Vedrò tutti. Ab-braccerò tutti. Dimentico di essere un povero giornalistain viaggio per credermi un ambasciatore d'italianità ingiro pel mondo. Senza credenziali porto in giro il miocuore e la mia fede. Viva Mussolini! Sì, sì! Viva! Viva!Gridiamo evviva con tutta la forza dei polmoni e contutta la passione dell'anima. Evviva quest'uomo formi-dabile che ha ridato agli italiani all'estero la fierezza del-la loro Patria, che ha il suo ritratto in tutte le case degliitaliani delle Antille, il suo nome su tutte le labbra, lasua figura in tutti i cuori! Perchè fare della letteratura difronte a cose così semplici e così sublimi che debbonoessere descritte come sono, adoperando le parole piùmodeste e le frasi più correnti?

Lasciamo San Juan che annotta. Mancano cinquebuone ore per arrivare a Santo Domingo, cinque ore diautomobile per strade oscure, in mezzo a campi ed amontagne, a piantagioni di caffè ed a boschi selvaggi.Spesso la strada rasenta burroni e precipizi che paionopiù tetri nella notte oppure attraversa paesotti addor-mentati con tutte le porte e le finestre già chiuse. Qua elà una lampada arde sui muri dinanzi ai tabernacoli.

375

Page 376: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Vecchie chiese ergono nell'oscurità le loro torri spa-gnuole, contemporanee della conquista.

Le strade di campagna sono abitate da una moltitudi-ne di vacche, di buoi, di asini, di muli, di cavalli e diporci che, secondo l'usanza locale, non hanno stalle epassano la notte poeticamente al chiarore delle stelle.Questi eccellenti animali hanno abitudini da nottambulie s'addormentano piuttosto tardi. Invece di trovar postofra le erbe si assembrano sulla strada e fanno crocchio.Talvolta fanno anche altro. Spesso si sdraiano addirittu-ra nel bel mezzo del cammino e le automobili debbonofare continuamente dei zig-zag per non disturbare il sa-lotto delle vacche e la chiacchierata dei somari. Quandol'automobile è la pesante corriera postale tedesco-haitia-na sono guai! La macchina non ha l'agilità di una antilo-pe. No davvero! E certi muli sono così testardi che nonc'è verso di farli smuovere. Toòf! Toòf! Toòf! Lo chauf-feur haitiano copre di vituperi le vacche di Santo Do-mingo, el país más malo del mundo!

Alla mezzanotte – dopo venti ore di viaggio – arrivia-mo in una piazza illuminata e rumorosa. È piazza Co-lombo a Santo Domingo. I domenicani festeggiano asuon di mortaretti e di rhum la visita del presidenteLouis Borno della vicina repubblica di Haiti. C'è folla inpiazza e ressa agli alberghi.

Haitiani e domenicani vanno poco d'accordo fra loroma il ricevimento ufficiale sposa i colori dei due paesisulle facciate di tutti gli edifici e nelle vetrine di tutti inegozi. Haiti, territorialmente piccola e con tre milioni

376

Vecchie chiese ergono nell'oscurità le loro torri spa-gnuole, contemporanee della conquista.

Le strade di campagna sono abitate da una moltitudi-ne di vacche, di buoi, di asini, di muli, di cavalli e diporci che, secondo l'usanza locale, non hanno stalle epassano la notte poeticamente al chiarore delle stelle.Questi eccellenti animali hanno abitudini da nottambulie s'addormentano piuttosto tardi. Invece di trovar postofra le erbe si assembrano sulla strada e fanno crocchio.Talvolta fanno anche altro. Spesso si sdraiano addirittu-ra nel bel mezzo del cammino e le automobili debbonofare continuamente dei zig-zag per non disturbare il sa-lotto delle vacche e la chiacchierata dei somari. Quandol'automobile è la pesante corriera postale tedesco-haitia-na sono guai! La macchina non ha l'agilità di una antilo-pe. No davvero! E certi muli sono così testardi che nonc'è verso di farli smuovere. Toòf! Toòf! Toòf! Lo chauf-feur haitiano copre di vituperi le vacche di Santo Do-mingo, el país más malo del mundo!

Alla mezzanotte – dopo venti ore di viaggio – arrivia-mo in una piazza illuminata e rumorosa. È piazza Co-lombo a Santo Domingo. I domenicani festeggiano asuon di mortaretti e di rhum la visita del presidenteLouis Borno della vicina repubblica di Haiti. C'è folla inpiazza e ressa agli alberghi.

Haitiani e domenicani vanno poco d'accordo fra loroma il ricevimento ufficiale sposa i colori dei due paesisulle facciate di tutti gli edifici e nelle vetrine di tutti inegozi. Haiti, territorialmente piccola e con tre milioni

376

Page 377: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

di abitanti, non perdona a Santo Domingo di possederela maggior parte dell'isola con sole ottocentomila anime.

Dopo venti ore di calvario non trovo stanza in nessunalbergo, ma trovo Pasquale Prota – napoletano ed orolo-giaio – il quale sloggia di autorità le valigie di un pezzogrosso delle dogane di Haiti e mi mette a posto nel pri-mo caravanserraglio della capitale.

377

di abitanti, non perdona a Santo Domingo di possederela maggior parte dell'isola con sole ottocentomila anime.

Dopo venti ore di calvario non trovo stanza in nessunalbergo, ma trovo Pasquale Prota – napoletano ed orolo-giaio – il quale sloggia di autorità le valigie di un pezzogrosso delle dogane di Haiti e mi mette a posto nel pri-mo caravanserraglio della capitale.

377

Page 378: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

DINANZI ALLE CENERI DI COLOMBO

Taglio la piazza soleggiata del Grande Almirante. Lapiazza è deserta. Due neri scamiciati pigliano il sole so-pra una panca. Un cane rognoso mi guarda passare. Inmezzo alle azalee in fiore la statua marmorea del Geno-vese è misera e triste. Piccolo zoccolo e piccola statuaschiacciati dalla mole vicina della cattedrale che sembrapiù vecchia e più nera nella porpora solare del meriggio.

Per giungere all'arcivescovado bisogna attraversareuna strada incassata fra la chiesa e certe antiche case:vecchia strada di altri tempi, rimasta quale era all'epocacoloniale di Santo Domingo, perchè da una parte c'è lamassa vetusta della cattedrale e dall'altra bassi edifiziche appartengono a confraternite e che hanno ancora iportoni massicci e le alte inferriate del loro secolo.

Entro in un minuscolo patio dominato da una enormemadonna e tiro un fil di ferro arrugginito che funzionada campanello. Squilla un suono dolce ed un po' solenneche tira fuori dal mistero dell'arcivescovado uno scacci-no del medesimo color dei muri, infagottato in una re-dingote che non finisce mai. Lo scaccino è fatto d'ossa ed'un po' di pelle. Salgo una grossa scala di mogano pie-no che ha il passamano intagliato a cristi e a rosoni e mitrovo in una vasta stanza piena di tabernacoli e di santi,dinanzi ad un monsignore alto ed un po' guerresco ilquale ricorda certi cardinali del buon tempo antico, rotti

378

DINANZI ALLE CENERI DI COLOMBO

Taglio la piazza soleggiata del Grande Almirante. Lapiazza è deserta. Due neri scamiciati pigliano il sole so-pra una panca. Un cane rognoso mi guarda passare. Inmezzo alle azalee in fiore la statua marmorea del Geno-vese è misera e triste. Piccolo zoccolo e piccola statuaschiacciati dalla mole vicina della cattedrale che sembrapiù vecchia e più nera nella porpora solare del meriggio.

Per giungere all'arcivescovado bisogna attraversareuna strada incassata fra la chiesa e certe antiche case:vecchia strada di altri tempi, rimasta quale era all'epocacoloniale di Santo Domingo, perchè da una parte c'è lamassa vetusta della cattedrale e dall'altra bassi edifiziche appartengono a confraternite e che hanno ancora iportoni massicci e le alte inferriate del loro secolo.

Entro in un minuscolo patio dominato da una enormemadonna e tiro un fil di ferro arrugginito che funzionada campanello. Squilla un suono dolce ed un po' solenneche tira fuori dal mistero dell'arcivescovado uno scacci-no del medesimo color dei muri, infagottato in una re-dingote che non finisce mai. Lo scaccino è fatto d'ossa ed'un po' di pelle. Salgo una grossa scala di mogano pie-no che ha il passamano intagliato a cristi e a rosoni e mitrovo in una vasta stanza piena di tabernacoli e di santi,dinanzi ad un monsignore alto ed un po' guerresco ilquale ricorda certi cardinali del buon tempo antico, rotti

378

Page 379: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

alle armi ed agli amori, affrescati alla svelta in un ovaledai maestri pittori del Rinascimento. È monsignor Adol-fo Noel, arcivescovo di Santo Domingo, Primated'America, cameriere di Sua Santità, commendatore del-la Corona d'Italia.

La mano inanellata del monsignore m'addita un puntodella parete. Volgo gli occhi da quella parte e veggo frale Chiavi di San Pietro ed un trittico oleoso, un gran ri-tratto di Benito Mussolini, sopra uno sfondo arioso dibianco, di rosso e di verde che pare un trasvolar di ferzinella gloria...

Monsignor Noel, che ha studiato alla Porziuncola, tie-ne a parlarmi in italiano. Dotto latinista, verseggiatoreraffinato, conoscitore d'arte e grande collezionista dicose antiche, l'arcivescovo Noel ricorda, anche cometemperamento, i monsignori italiani della Curia, benchèsia nato a Santo Domingo da famiglia patrizia dell'epocacoloniale. Durante l'occupazione nord-americana dellaRepubblica si rivelò altrettanto fiero patriotta che abilediplomatico ed a più riprese protestò pubblicamente innome della giustizia divina ed umana contro le angheriedella fanteria di Marina degli Stati Uniti, per cui anchegli anticlericali ed i massoni della Repubblica rendonoomaggio all'elevatezza d'animo di questo grande preteottuagenario che fino a pochi anni fa faceva le visite pa-storali a cavallo su per le montagne di Santo Domingo.

— Benito Mussolini ha il crisma di Dio! L'Italia ave-va bisogno di un Uomo – mi dice monsignore in perfet-to italiano toscaneggiante – e l'Altissimo lo ha mandato

379

alle armi ed agli amori, affrescati alla svelta in un ovaledai maestri pittori del Rinascimento. È monsignor Adol-fo Noel, arcivescovo di Santo Domingo, Primated'America, cameriere di Sua Santità, commendatore del-la Corona d'Italia.

La mano inanellata del monsignore m'addita un puntodella parete. Volgo gli occhi da quella parte e veggo frale Chiavi di San Pietro ed un trittico oleoso, un gran ri-tratto di Benito Mussolini, sopra uno sfondo arioso dibianco, di rosso e di verde che pare un trasvolar di ferzinella gloria...

Monsignor Noel, che ha studiato alla Porziuncola, tie-ne a parlarmi in italiano. Dotto latinista, verseggiatoreraffinato, conoscitore d'arte e grande collezionista dicose antiche, l'arcivescovo Noel ricorda, anche cometemperamento, i monsignori italiani della Curia, benchèsia nato a Santo Domingo da famiglia patrizia dell'epocacoloniale. Durante l'occupazione nord-americana dellaRepubblica si rivelò altrettanto fiero patriotta che abilediplomatico ed a più riprese protestò pubblicamente innome della giustizia divina ed umana contro le angheriedella fanteria di Marina degli Stati Uniti, per cui anchegli anticlericali ed i massoni della Repubblica rendonoomaggio all'elevatezza d'animo di questo grande preteottuagenario che fino a pochi anni fa faceva le visite pa-storali a cavallo su per le montagne di Santo Domingo.

— Benito Mussolini ha il crisma di Dio! L'Italia ave-va bisogno di un Uomo – mi dice monsignore in perfet-to italiano toscaneggiante – e l'Altissimo lo ha mandato

379

Page 380: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

perchè la terra dell'Arte e del Diritto riprenda nel mondocivile il suo antico magistero.

Entrano per le finestre aperte i suoni delle campane diSanto Domingo che annunziano il mezzogiorno. E pardi essere in Italia, in una città di provincia, in un giornopieno di sole e di profumi, tra l'Arno e la Maiella!

Monsignore tiene ad accompagnarmi nella cattedrale.Vuol farmi vedere il Tesoro della vecchia chiesa e mo-strarmi certi antichi piviali che provengono dalla sagre-stia della Basilica di San Nicola di Bari, la prima chiesad'America, ora in macerie. Il solito scaccino estrae dauna custodia un pesante ostensorio d'argento, tutto pienodi puttini e di statuette un po' profane: oggetto ecclesia-stico preziosissimo ed opulento, tempestato di zaffiri edi topazi.

— Credo sia del Cellini! – dice monsignore.Dalla sacrestia passiamo alla chiesa che un tempo era

interamente coperta di affreschi. Più tardi i muri furonointonacati di bianco secondo l'usanza del tempo ed oramonsignore sta pazientemente scrostando il calcinaccioper rimettere a giorno le pitture, valendosi della collabo-razione di un italiano residente a Santo Domingo, l'inge-gnere Scaroni.

Otto colossali altari di mogano, superbamente inta-gliati alla spagnuola, fiancheggiano la navata. Ricopertid'oro zecchino dalla pietà coloniale ed adornati dal gu-sto spagnolesco dell'epoca con smalti e colorature, sonocarichi e pesanti. Monsignor Noel ha fatto togliere l'oroed i colori dai tre altari più belli. Ora troneggiano sui

380

perchè la terra dell'Arte e del Diritto riprenda nel mondocivile il suo antico magistero.

Entrano per le finestre aperte i suoni delle campane diSanto Domingo che annunziano il mezzogiorno. E pardi essere in Italia, in una città di provincia, in un giornopieno di sole e di profumi, tra l'Arno e la Maiella!

Monsignore tiene ad accompagnarmi nella cattedrale.Vuol farmi vedere il Tesoro della vecchia chiesa e mo-strarmi certi antichi piviali che provengono dalla sagre-stia della Basilica di San Nicola di Bari, la prima chiesad'America, ora in macerie. Il solito scaccino estrae dauna custodia un pesante ostensorio d'argento, tutto pienodi puttini e di statuette un po' profane: oggetto ecclesia-stico preziosissimo ed opulento, tempestato di zaffiri edi topazi.

— Credo sia del Cellini! – dice monsignore.Dalla sacrestia passiamo alla chiesa che un tempo era

interamente coperta di affreschi. Più tardi i muri furonointonacati di bianco secondo l'usanza del tempo ed oramonsignore sta pazientemente scrostando il calcinaccioper rimettere a giorno le pitture, valendosi della collabo-razione di un italiano residente a Santo Domingo, l'inge-gnere Scaroni.

Otto colossali altari di mogano, superbamente inta-gliati alla spagnuola, fiancheggiano la navata. Ricopertid'oro zecchino dalla pietà coloniale ed adornati dal gu-sto spagnolesco dell'epoca con smalti e colorature, sonocarichi e pesanti. Monsignor Noel ha fatto togliere l'oroed i colori dai tre altari più belli. Ora troneggiano sui

380

Page 381: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

muri bianchi – cupi, solenni, austeri – mostrando a nudolo splendore degli intagli e la finezza delle torniture. Illegno antico – la magnifica caoba delle Antille – ha as-sunto coi secoli un colore oscuro, pieno di ombre, dioleosità, di riflessi, che s'intona squisitamentecoll'argento ossidato dei candelabri e colla patina brunadelle vecchie immagini.

Nel fondo della navata c'è un grande e bizzarro mo-numento di marmo, mezzo gotico e mezzo chigurresco,che fa a pugni col resto della chiesa. Lì riposano i restidi Cristoforo Colombo!

Monsignore mi racconta la lunga storia. Tre città sicontendono l'onore di possedere le ceneri dell'Almiran-te: Santo Domingo, Siviglia e la Avana. Ormai l'Avanaha rinunziato alla sua pretesa. Restano in lizza SantoDomingo e Siviglia. Io sono fra coloro che fanno creditoa Santo Domingo.

È storicamente provato che nel 1536 i resti del grandenavigante genovese, morto miseramente a Valladolid nel1506 sotto il peso della ingratitudine spagnuola, furonotrasportati a Santo Domingo e sepolti nella CapillaMayor della Cattedrale. Era allora Capitano Generaledella colonia Don Luigi Colombo, nipote dell'Almiran-te.

Due secoli e mezzo dopo la Spagna cedeva alla Fran-cia, per il Trattato di Basilea, la culla della sua potenzacoloniale: Santo Domingo. Il tenente generale della RealArmada Don Gabriel Aristizabal ottenne che i resti diCristoforo Colombo fossero conservati alla Spagna e

381

muri bianchi – cupi, solenni, austeri – mostrando a nudolo splendore degli intagli e la finezza delle torniture. Illegno antico – la magnifica caoba delle Antille – ha as-sunto coi secoli un colore oscuro, pieno di ombre, dioleosità, di riflessi, che s'intona squisitamentecoll'argento ossidato dei candelabri e colla patina brunadelle vecchie immagini.

Nel fondo della navata c'è un grande e bizzarro mo-numento di marmo, mezzo gotico e mezzo chigurresco,che fa a pugni col resto della chiesa. Lì riposano i restidi Cristoforo Colombo!

Monsignore mi racconta la lunga storia. Tre città sicontendono l'onore di possedere le ceneri dell'Almiran-te: Santo Domingo, Siviglia e la Avana. Ormai l'Avanaha rinunziato alla sua pretesa. Restano in lizza SantoDomingo e Siviglia. Io sono fra coloro che fanno creditoa Santo Domingo.

È storicamente provato che nel 1536 i resti del grandenavigante genovese, morto miseramente a Valladolid nel1506 sotto il peso della ingratitudine spagnuola, furonotrasportati a Santo Domingo e sepolti nella CapillaMayor della Cattedrale. Era allora Capitano Generaledella colonia Don Luigi Colombo, nipote dell'Almiran-te.

Due secoli e mezzo dopo la Spagna cedeva alla Fran-cia, per il Trattato di Basilea, la culla della sua potenzacoloniale: Santo Domingo. Il tenente generale della RealArmada Don Gabriel Aristizabal ottenne che i resti diCristoforo Colombo fossero conservati alla Spagna e

381

Page 382: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

provvide a trasferire il sarcofago dell'Almirante allaAvana prima di consegnare ai francesi Santo Domingo.Il nocciolo della questione sta appunto in questo trasfe-rimento. Secondo gli abitanti di Santo Domingo gli spa-gnuoli nella fretta dell'operazione si sbagliarono di tom-ba e riesumarono i resti del figlio di Colombo, don Die-go, che era sepolto accanto al padre. Secondo i cubani iresti trasportati all'Avana erano proprio quelli del Geno-vese, ma l'errore si verificò nel trasferimento delle cene-ri dall'Avana a Siviglia. Però la tesi cubana non poggiasu fatti storici nè su documenti dell'epoca, mentre la tesidi Santo Domingo è suffragata da una serie di prove chelascia perplessi gli studiosi.

Sta di fatto che nella Capilla Mayor della Cattedraleerano sepolti tre cadaveri: quelli di Cristoforo Colombo,del figlio don Diego e del nipote Don Luigi, duca di Ve-ragua e marchese di Giamaica. Le tre tombe non aveva-no iscrizioni esterne che le distinguessero. L'errore erapossibile. Fino d'allora germogliò a Santo Domingo latradizione popolare che i resti dell'Ammiraglio fosserorimasti nell'isola, tradizione che si perpetuò di genera-zione in generazione.

Il fatto nuovo si verificò il 10 settembre 1877. Era al-lora vescovo di Santo Domingo l'italiano monsignorCocchia ed era console d'Italia Don Luigi Cambiaso, di-scendente del famoso ammiraglio Cambiaso delle flottedi Santo Domingo. Erano in corso diversi restauriall'altar maggiore e monsignor Cocchia ne approfittò perconstatare se v'erano altre tombe nei muri della Capilla.

382

provvide a trasferire il sarcofago dell'Almirante allaAvana prima di consegnare ai francesi Santo Domingo.Il nocciolo della questione sta appunto in questo trasfe-rimento. Secondo gli abitanti di Santo Domingo gli spa-gnuoli nella fretta dell'operazione si sbagliarono di tom-ba e riesumarono i resti del figlio di Colombo, don Die-go, che era sepolto accanto al padre. Secondo i cubani iresti trasportati all'Avana erano proprio quelli del Geno-vese, ma l'errore si verificò nel trasferimento delle cene-ri dall'Avana a Siviglia. Però la tesi cubana non poggiasu fatti storici nè su documenti dell'epoca, mentre la tesidi Santo Domingo è suffragata da una serie di prove chelascia perplessi gli studiosi.

Sta di fatto che nella Capilla Mayor della Cattedraleerano sepolti tre cadaveri: quelli di Cristoforo Colombo,del figlio don Diego e del nipote Don Luigi, duca di Ve-ragua e marchese di Giamaica. Le tre tombe non aveva-no iscrizioni esterne che le distinguessero. L'errore erapossibile. Fino d'allora germogliò a Santo Domingo latradizione popolare che i resti dell'Ammiraglio fosserorimasti nell'isola, tradizione che si perpetuò di genera-zione in generazione.

Il fatto nuovo si verificò il 10 settembre 1877. Era al-lora vescovo di Santo Domingo l'italiano monsignorCocchia ed era console d'Italia Don Luigi Cambiaso, di-scendente del famoso ammiraglio Cambiaso delle flottedi Santo Domingo. Erano in corso diversi restauriall'altar maggiore e monsignor Cocchia ne approfittò perconstatare se v'erano altre tombe nei muri della Capilla.

382

Page 383: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

I lavori erano diretti dal canonico Don Francisco Billi,altro italiano, uomo di grandi meriti che ha oggi una sta-tua di marmo nella capitale della Repubblica. Fu trovatala tomba vuota che aveva contenuto il cadavere traspor-tato a Siviglia.

— Nel sondare i muri – è monsignor Noel che parla –si sentì un suono cavo che impressionò i presenti. Si tol-sero alcuni mattoni e si trovò una nicchia. Nella nicchiav'era una cassa quadrata. Furono immediatamente so-spesi i lavori e furono ripresi il giorno dopo alla presen-za del vescovo, del console d'Italia Cambiaso, del mini-stro degli Interni, del corpo consolare al completo, delleautorità civili, militari ed ecclesiastiche. La cripta conte-neva un sarcofago di piombo, sfondato nella parte supe-riore. Una folla enorme gremiva la cattedrale ed eranostati accesi tutti i ceri degli altari. Sulla cassa v'erano letraccie di una epigrafe. Nell'interno v'erano poche ossa,alcuni frammenti di cranio, una clavicola. L'interno delcoperchio recava la seguente iscrizione: «illustre y esti-mado varón Don Cristóbal Colón». Mentre l'organo in-tuonava il Te Deum e la folla esprimeva nel canto delsalmo trionfale la gioia di aver trovato i resti dello Sco-pritore, fu steso un processo verbale che reca le firmedel vescovo, del Capitolo, dei membri del governo, delsindaco della città, di Don Luigi Cambiaso consoled'Italia e dei consoli di Germania, Francia, Spagna, In-ghilterra, Stati Uniti ed Olanda. Vari documenti trovatinell'archivio delle Indie dimostrano che il luogo nel qua-

383

I lavori erano diretti dal canonico Don Francisco Billi,altro italiano, uomo di grandi meriti che ha oggi una sta-tua di marmo nella capitale della Repubblica. Fu trovatala tomba vuota che aveva contenuto il cadavere traspor-tato a Siviglia.

— Nel sondare i muri – è monsignor Noel che parla –si sentì un suono cavo che impressionò i presenti. Si tol-sero alcuni mattoni e si trovò una nicchia. Nella nicchiav'era una cassa quadrata. Furono immediatamente so-spesi i lavori e furono ripresi il giorno dopo alla presen-za del vescovo, del console d'Italia Cambiaso, del mini-stro degli Interni, del corpo consolare al completo, delleautorità civili, militari ed ecclesiastiche. La cripta conte-neva un sarcofago di piombo, sfondato nella parte supe-riore. Una folla enorme gremiva la cattedrale ed eranostati accesi tutti i ceri degli altari. Sulla cassa v'erano letraccie di una epigrafe. Nell'interno v'erano poche ossa,alcuni frammenti di cranio, una clavicola. L'interno delcoperchio recava la seguente iscrizione: «illustre y esti-mado varón Don Cristóbal Colón». Mentre l'organo in-tuonava il Te Deum e la folla esprimeva nel canto delsalmo trionfale la gioia di aver trovato i resti dello Sco-pritore, fu steso un processo verbale che reca le firmedel vescovo, del Capitolo, dei membri del governo, delsindaco della città, di Don Luigi Cambiaso consoled'Italia e dei consoli di Germania, Francia, Spagna, In-ghilterra, Stati Uniti ed Olanda. Vari documenti trovatinell'archivio delle Indie dimostrano che il luogo nel qua-

383

Page 384: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

le fu trovata la cassa corrisponde esattamente al puntonel quale fu sepolto l'Ammiraglio.

Naturalmente Siviglia contesta l'autenticità della sco-perta, ma i documenti di Santo Domingo sono impres-sionanti. Gli scienziati si sono divisi in due campi. Laquestione è in sospeso. E lo sarà per molto tempo. For-se, chissà, per sempre!

Monsignore è obbligato a lasciarmi. Entrano infatti inchiesa gli allievi di una nave-scuola argentina, in onoredei quali è aperta la teca d'argento che conserva i resti diColombo. I miei occhi vedono pochi avanzi mortali chepossono essere quelli del grande marinaio di Genova.Ed un brivido indefinibile mi corre per le vene!

Poi gli argentini se ne vanno. Anche monsignor Noelsi ritira. Lo scaccino in redingote chiude le porte. Undollaro degli Stati Uniti mi permette di restare nella cat-tedrale silenziosa e deserta. Il sole delle Antille filtra at-traverso le vetrate violacee nella chiesa in penombra.

Il mio pensiero vola lontano assai. Va fino in Cina. Ericorda la Pagoda dei Geni di Canton nella quale con-templai lungamente la statua del «genio» Marco Polo,adorato dai gialli. Perchè il mio spirito accomuna inquest'istante i due massimi viaggiatori della Storia? O èforse il mio cuore italiano che palpita fortemente nelpetto, gonfio d'orgoglio per le incomparabili glorie dellarazza?

Domani visiterò il palazzo in rovina di Don Bartolo-meo Colombo e la mia mente rievocherà i fasti di questacasata ligure che ha regalato alla razza bianca il Nuovo

384

le fu trovata la cassa corrisponde esattamente al puntonel quale fu sepolto l'Ammiraglio.

Naturalmente Siviglia contesta l'autenticità della sco-perta, ma i documenti di Santo Domingo sono impres-sionanti. Gli scienziati si sono divisi in due campi. Laquestione è in sospeso. E lo sarà per molto tempo. For-se, chissà, per sempre!

Monsignore è obbligato a lasciarmi. Entrano infatti inchiesa gli allievi di una nave-scuola argentina, in onoredei quali è aperta la teca d'argento che conserva i resti diColombo. I miei occhi vedono pochi avanzi mortali chepossono essere quelli del grande marinaio di Genova.Ed un brivido indefinibile mi corre per le vene!

Poi gli argentini se ne vanno. Anche monsignor Noelsi ritira. Lo scaccino in redingote chiude le porte. Undollaro degli Stati Uniti mi permette di restare nella cat-tedrale silenziosa e deserta. Il sole delle Antille filtra at-traverso le vetrate violacee nella chiesa in penombra.

Il mio pensiero vola lontano assai. Va fino in Cina. Ericorda la Pagoda dei Geni di Canton nella quale con-templai lungamente la statua del «genio» Marco Polo,adorato dai gialli. Perchè il mio spirito accomuna inquest'istante i due massimi viaggiatori della Storia? O èforse il mio cuore italiano che palpita fortemente nelpetto, gonfio d'orgoglio per le incomparabili glorie dellarazza?

Domani visiterò il palazzo in rovina di Don Bartolo-meo Colombo e la mia mente rievocherà i fasti di questacasata ligure che ha regalato alla razza bianca il Nuovo

384

Page 385: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Mondo. Oggi no. In questa chiesa oscura ed un po' pau-rosa dimentico l'Ammiraglio. Penso solo al GrandeSfortunato che dorme nella teca d'argento. Pochi mo-menti fa i suoi resti miserabili hanno sentito il tepore delsole! Cento occhi latini, giovani ed ardenti, li fissavanocon un impercettibile tremito nelle pupille!

Me lo immagino ragazzo, sulle coste della Liguria,obbligato a battere la lana nel fondaco paterno, mentrela sua anima irrequieta correva dietro le vele che lascia-vano la Superba e puntavano le prore verso le lontanan-ze del mondo. Lo vedo errante per le scalinate di Geno-va, ramingo di palazzo in palazzo, chiedendo ai mercan-ti ed ai dogi i mezzi materiali di realizzare il suo grandesogno. Poi esule in terra straniera, non creduto, deriso,imprigionato, vagabondo di città in città, di corte in cor-te, con la sua offerta formidabile che fa ridere le genti.

Ligure tenace, riesce e vince. Cambia la storia dei po-poli e delle dinastie. Distrugge regni e religioni. Muta ilcorso del mondo. Finisce in carcere. Muore pezzente.Imperi e repubbliche nascono dalla sua opera. Sorgononuovi popoli e si formano nuove civiltà. Egli ha percompenso un tozzo di pane duro, condito di lagrime. Èlo «straniero» che ha torto! È il primo «emigrante» ita-liano in America!

Quella che doveva essere la «Colombia» ed eternarenel nome di un continente il gigante di Genova, fu dap-prima «las Indias», poi l'America. I suoi discendenti nonereditano che titoli nobiliari senza valore e finiscono colnon possedere neppure un palmo di terra in quell'emi-

385

Mondo. Oggi no. In questa chiesa oscura ed un po' pau-rosa dimentico l'Ammiraglio. Penso solo al GrandeSfortunato che dorme nella teca d'argento. Pochi mo-menti fa i suoi resti miserabili hanno sentito il tepore delsole! Cento occhi latini, giovani ed ardenti, li fissavanocon un impercettibile tremito nelle pupille!

Me lo immagino ragazzo, sulle coste della Liguria,obbligato a battere la lana nel fondaco paterno, mentrela sua anima irrequieta correva dietro le vele che lascia-vano la Superba e puntavano le prore verso le lontanan-ze del mondo. Lo vedo errante per le scalinate di Geno-va, ramingo di palazzo in palazzo, chiedendo ai mercan-ti ed ai dogi i mezzi materiali di realizzare il suo grandesogno. Poi esule in terra straniera, non creduto, deriso,imprigionato, vagabondo di città in città, di corte in cor-te, con la sua offerta formidabile che fa ridere le genti.

Ligure tenace, riesce e vince. Cambia la storia dei po-poli e delle dinastie. Distrugge regni e religioni. Muta ilcorso del mondo. Finisce in carcere. Muore pezzente.Imperi e repubbliche nascono dalla sua opera. Sorgononuovi popoli e si formano nuove civiltà. Egli ha percompenso un tozzo di pane duro, condito di lagrime. Èlo «straniero» che ha torto! È il primo «emigrante» ita-liano in America!

Quella che doveva essere la «Colombia» ed eternarenel nome di un continente il gigante di Genova, fu dap-prima «las Indias», poi l'America. I suoi discendenti nonereditano che titoli nobiliari senza valore e finiscono colnon possedere neppure un palmo di terra in quell'emi-

385

Page 386: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

sfero che il loro antenato ha scoperto e che arricchiscere, príncipi ed avventurieri. Duecento nove anni dopo lasua morte la Spagna decide di tributare onori imperialiai suoi resti e... sbaglia di sarcofago. Ossa che non sonosue hanno gli onori del trionfo. Oggi tedeschi e galizianivogliono derubarlo anche della sua patria: Genova. Unoscrittore francese scrive un libercolo d'appendice sullasua vita per far denari con poco spirito a spesedell'Ammiraglio. Uno storico e professore cubano in unvolume di cinquecento pagine gli dà una nuova naziona-lità e lo fa catalano.

Pochi uomini al mondo sono stati altrettanto sfortuna-ti di Cristoforo Colombo. In vita e dopo morte.

Quale misteriosa maledizione degli Incas o dei Ma-yas pesava sul suo destino?

Però il suo nome stabilisce una delle grande svoltedella storia umana. E splende, eterno, nel tritume dei se-coli, legato alla grandezza di una razza che ha datoall'umanità i suoi massimi geni e le sue supreme conqui-ste.

La nostra!

386

sfero che il loro antenato ha scoperto e che arricchiscere, príncipi ed avventurieri. Duecento nove anni dopo lasua morte la Spagna decide di tributare onori imperialiai suoi resti e... sbaglia di sarcofago. Ossa che non sonosue hanno gli onori del trionfo. Oggi tedeschi e galizianivogliono derubarlo anche della sua patria: Genova. Unoscrittore francese scrive un libercolo d'appendice sullasua vita per far denari con poco spirito a spesedell'Ammiraglio. Uno storico e professore cubano in unvolume di cinquecento pagine gli dà una nuova naziona-lità e lo fa catalano.

Pochi uomini al mondo sono stati altrettanto sfortuna-ti di Cristoforo Colombo. In vita e dopo morte.

Quale misteriosa maledizione degli Incas o dei Ma-yas pesava sul suo destino?

Però il suo nome stabilisce una delle grande svoltedella storia umana. E splende, eterno, nel tritume dei se-coli, legato alla grandezza di una razza che ha datoall'umanità i suoi massimi geni e le sue supreme conqui-ste.

La nostra!

386

Page 387: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

L'ALCÁZAR DI SANTO DOMINGO

Proprio dinanzi al porto, nel punto nel quale ferve piùattiva la vita moderna, s'ergono i resti dell'Alcázar diDon Diego Colombo, figlio del grande Ammiraglio.Dell'antico fastoso palazzo non restano in piedi che lequattro mura massiccie, costruite con enormi pietre so-vrapposte, annerite dal tempo, macerate dalle intempe-rie, slabrate dagli incendi, dalle rivoluzioni e dalle guer-re civili. Ma restano in piedi, a ricordo dei tempi eroicidella scoperta e della conquista. Un guardiano mulatto èincaricato di difendere questi ultimi sassi dai ladri dipietre che avevano l'abitudine di ricorrere al palazzo deiColombo ogni qualvolta avessero bisogno di un po' dimateriale a buon mercato per rabberciare i muri delleloro stalle o per riattare i comignoli delle loro casette.

Il guardiano mulatto è pagato quasi niente e per aiu-tarsi ha impiantato nei cortili dell'Alcázar orto e pollaio.Numerosi ordini di fagiolini e di melanzane occupanoora i cortili e gli atri nei quali le dame della corte colo-niale ed i cavalieri del vice-re ordivano i loro intrighi econsumavano i loro amori sotto gli occhi sognanti diDiego e di Bartolomeo Colombo o quelli feroci di Nico-lás de Ovando o quelli perfidi e sinistri del crudele Bo-badilla, l'implacabile nemico di Cristoforo Colombo.Piante di fichi sono cresciute in cima alle mura, nellefenditure dei crepacci e nel cavo delle ferritoie, rachiti-

387

L'ALCÁZAR DI SANTO DOMINGO

Proprio dinanzi al porto, nel punto nel quale ferve piùattiva la vita moderna, s'ergono i resti dell'Alcázar diDon Diego Colombo, figlio del grande Ammiraglio.Dell'antico fastoso palazzo non restano in piedi che lequattro mura massiccie, costruite con enormi pietre so-vrapposte, annerite dal tempo, macerate dalle intempe-rie, slabrate dagli incendi, dalle rivoluzioni e dalle guer-re civili. Ma restano in piedi, a ricordo dei tempi eroicidella scoperta e della conquista. Un guardiano mulatto èincaricato di difendere questi ultimi sassi dai ladri dipietre che avevano l'abitudine di ricorrere al palazzo deiColombo ogni qualvolta avessero bisogno di un po' dimateriale a buon mercato per rabberciare i muri delleloro stalle o per riattare i comignoli delle loro casette.

Il guardiano mulatto è pagato quasi niente e per aiu-tarsi ha impiantato nei cortili dell'Alcázar orto e pollaio.Numerosi ordini di fagiolini e di melanzane occupanoora i cortili e gli atri nei quali le dame della corte colo-niale ed i cavalieri del vice-re ordivano i loro intrighi econsumavano i loro amori sotto gli occhi sognanti diDiego e di Bartolomeo Colombo o quelli feroci di Nico-lás de Ovando o quelli perfidi e sinistri del crudele Bo-badilla, l'implacabile nemico di Cristoforo Colombo.Piante di fichi sono cresciute in cima alle mura, nellefenditure dei crepacci e nel cavo delle ferritoie, rachiti-

387

Page 388: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

che per la poca terra di cui dispongono, contorte daitroppi venti coi quali debbono combattere. In basso raz-zolano le galline ed i figli del custode e v'è una lavande-ria che la moglie del guardiano affitta alle comari delporto che vi lavano i panni dei doganieri e degli equi-paggi. Due grandi spalliere di buchenviglia versano giùda un muro un torrente di velluti rossi ed amaranto equella cascata opulenta evoca gli splendori della cortevicereale di Don Diego Colombo e le feste sfarzose diDonna Maria di Toledo che scandalizzavano i frati diSan Domenico.

Benchè il palazzo si trovi nel cuore della città, strettod'ogni lato da case e da botteghe, da bettole e da gara-ges, quando s'è dentro par d'essere isolati in un luogodeserto, tanto alte e spesse sono le mura. Le sirene dellenavi rimbombano nel cavo delle muraglie e si frangonoin echi che scappano fuori dalle grandi finestre a perder-si sui tetti e sui coccheti di Santo Domingo. Il tempo hadistrutto tutti gli interni accomunando l'appartamento diDonna Maria con la carcere del cacicco Enriquillo ed ilgran salone del Trono con le dipendenze degli schiavi.Pochi abbozzi di gradinata e qualche mozzicone di tra-mezzo murale indicano che tutto questo vuoto era occu-pato un tempo da scalee d'onore e da sale d'armi, da gal-lerie di quadri e da patios andalusi. Dove non c'è l'ortodel custode si scapricciano ortiche e girasoli. Non si sabene se il palazzo fu incominciato da Don Diego Co-lombo oppure da Bartolomeo, fratello di Cristoforo, masembra più probabile che Don Diego e sua moglie Ma-

388

che per la poca terra di cui dispongono, contorte daitroppi venti coi quali debbono combattere. In basso raz-zolano le galline ed i figli del custode e v'è una lavande-ria che la moglie del guardiano affitta alle comari delporto che vi lavano i panni dei doganieri e degli equi-paggi. Due grandi spalliere di buchenviglia versano giùda un muro un torrente di velluti rossi ed amaranto equella cascata opulenta evoca gli splendori della cortevicereale di Don Diego Colombo e le feste sfarzose diDonna Maria di Toledo che scandalizzavano i frati diSan Domenico.

Benchè il palazzo si trovi nel cuore della città, strettod'ogni lato da case e da botteghe, da bettole e da gara-ges, quando s'è dentro par d'essere isolati in un luogodeserto, tanto alte e spesse sono le mura. Le sirene dellenavi rimbombano nel cavo delle muraglie e si frangonoin echi che scappano fuori dalle grandi finestre a perder-si sui tetti e sui coccheti di Santo Domingo. Il tempo hadistrutto tutti gli interni accomunando l'appartamento diDonna Maria con la carcere del cacicco Enriquillo ed ilgran salone del Trono con le dipendenze degli schiavi.Pochi abbozzi di gradinata e qualche mozzicone di tra-mezzo murale indicano che tutto questo vuoto era occu-pato un tempo da scalee d'onore e da sale d'armi, da gal-lerie di quadri e da patios andalusi. Dove non c'è l'ortodel custode si scapricciano ortiche e girasoli. Non si sabene se il palazzo fu incominciato da Don Diego Co-lombo oppure da Bartolomeo, fratello di Cristoforo, masembra più probabile che Don Diego e sua moglie Ma-

388

Page 389: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ria, cugina di Ferdinando il Cattolico, abbiano incomin-ciato la costruzione di questa reggia che gli archivi delleIndie descrivono splendida d'ori e di capolavori artistici,piena di altari spagnoleschi fatti venire di Galizia e diAndalusia e di preziosi oggetti indios tolti ai grandi ca-cicchi Maniocate a Caonabo dopo la vittoria di Bartolo-meo Colombo al Santo Cerro.

Tre secoli di storia coloniale di Spagna e d'Americasono legati a queste mura gloriose che hanno visto pas-sare vice-re, ammiragli, governatori, arcivescovi, inqui-sitori e grandi alcadi; che hanno ascoltato le campanedella prima basilica d'America, San Nicola di Bari, edella prima università d'America, il celebre Ateneo SanTommaso D'Aquino; che hanno resistito al disastrosoterremoto del 2 novembre 1564 ed hanno visto il 10gennaio 1586 la formidabile flotta inglese dell'ammira-glio Penn incaricato da Cromwell di spazzare la bandie-ra spagnuola dai mari delle Antille. Luogo d'armi e diamori, di loschi intrighi e di eroiche imprese, l'Alcázarha preso parte attiva a tutte le avventurose lotte colonialifra Spagna, Francia, Inghilterra ed Olanda, ora centro diresistenza, ora agognata meta di vittoria. Le sue salehanno ospitato le congiure e gli innumerevoli intrighidei bucaneros, dei filibusteros e dei forbantes e le rivali-tà implacabili fra gesuiti e domenicani. Qui sono statifirmati gli ordini delle carneficine degli indios e dellestragi degli schiavi neri e sono state domate con la vio-lenza le rivolte degli uni e degli altri. Tutte le passioni etutti gli avventurieri della colonia hanno via via trovato

389

ria, cugina di Ferdinando il Cattolico, abbiano incomin-ciato la costruzione di questa reggia che gli archivi delleIndie descrivono splendida d'ori e di capolavori artistici,piena di altari spagnoleschi fatti venire di Galizia e diAndalusia e di preziosi oggetti indios tolti ai grandi ca-cicchi Maniocate a Caonabo dopo la vittoria di Bartolo-meo Colombo al Santo Cerro.

Tre secoli di storia coloniale di Spagna e d'Americasono legati a queste mura gloriose che hanno visto pas-sare vice-re, ammiragli, governatori, arcivescovi, inqui-sitori e grandi alcadi; che hanno ascoltato le campanedella prima basilica d'America, San Nicola di Bari, edella prima università d'America, il celebre Ateneo SanTommaso D'Aquino; che hanno resistito al disastrosoterremoto del 2 novembre 1564 ed hanno visto il 10gennaio 1586 la formidabile flotta inglese dell'ammira-glio Penn incaricato da Cromwell di spazzare la bandie-ra spagnuola dai mari delle Antille. Luogo d'armi e diamori, di loschi intrighi e di eroiche imprese, l'Alcázarha preso parte attiva a tutte le avventurose lotte colonialifra Spagna, Francia, Inghilterra ed Olanda, ora centro diresistenza, ora agognata meta di vittoria. Le sue salehanno ospitato le congiure e gli innumerevoli intrighidei bucaneros, dei filibusteros e dei forbantes e le rivali-tà implacabili fra gesuiti e domenicani. Qui sono statifirmati gli ordini delle carneficine degli indios e dellestragi degli schiavi neri e sono state domate con la vio-lenza le rivolte degli uni e degli altri. Tutte le passioni etutti gli avventurieri della colonia hanno via via trovato

389

Page 390: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

albergo in queste mura, ora rifugio di polli e di avvoltoi.Di tragedia in tragedia sono passati i secoli e s'è formatal'America. I due stemmi di Colombo e di Castiglia cheancora restano sulla pietra, sono stati spettatori delle fe-ste fantastiche con le quali furono celebrate le vittorie diPizarro e di Cortés nel Perù e nel Messico e sono statispettatori della triste vigilia di Aristizabal quando laSpagna ammainò la bandiera dalla sua prima città diAmerica. Le cronache del tempo descrivono la folla cheassisteva alla partenza delle navi spagnuole. Il popolovedeva con secreto espanto imbarcarsi gli uomini ditoga e di guerra. Quando s'imbarcò la Real Audiencia, iltetto dell'Alcázar dei Colombo s'inabissò improvvisa-mente ed il popolo fuggì nelle chiese. Forse l'anima delgigante di Genova protestava contro la debolezza di Ma-drid? Sulle mura del palazzo dei Colombo sventolò labandiera della Francia – nemica di Genova – e più tardiquella dei re neri di Haiti. Le sale che avevano ascoltatole conversazioni in genovese di Bartolomeo Colombocol nipote Diego, ospitarono le amanti nere e mulattedell'africo-haitiano Paul Louverture. Dicono che Bona-parte trovasse la profanazione così grave che inviò il ge-nerale Leclerc con 16.000 uomini a riconquistare l'isolae la leggenda vuole che la bella Paolina Borghese abbiadormito diverse notti nella camera da letto di Maria Co-lombo y Toledo.

Più di tre secoli di storia hanno avuto per sfondo que-ste mura, ma lo spirito del visitatore italiano si soffermadi preferenza sui primi quarant'anni dell'Alcázar che fu-

390

albergo in queste mura, ora rifugio di polli e di avvoltoi.Di tragedia in tragedia sono passati i secoli e s'è formatal'America. I due stemmi di Colombo e di Castiglia cheancora restano sulla pietra, sono stati spettatori delle fe-ste fantastiche con le quali furono celebrate le vittorie diPizarro e di Cortés nel Perù e nel Messico e sono statispettatori della triste vigilia di Aristizabal quando laSpagna ammainò la bandiera dalla sua prima città diAmerica. Le cronache del tempo descrivono la folla cheassisteva alla partenza delle navi spagnuole. Il popolovedeva con secreto espanto imbarcarsi gli uomini ditoga e di guerra. Quando s'imbarcò la Real Audiencia, iltetto dell'Alcázar dei Colombo s'inabissò improvvisa-mente ed il popolo fuggì nelle chiese. Forse l'anima delgigante di Genova protestava contro la debolezza di Ma-drid? Sulle mura del palazzo dei Colombo sventolò labandiera della Francia – nemica di Genova – e più tardiquella dei re neri di Haiti. Le sale che avevano ascoltatole conversazioni in genovese di Bartolomeo Colombocol nipote Diego, ospitarono le amanti nere e mulattedell'africo-haitiano Paul Louverture. Dicono che Bona-parte trovasse la profanazione così grave che inviò il ge-nerale Leclerc con 16.000 uomini a riconquistare l'isolae la leggenda vuole che la bella Paolina Borghese abbiadormito diverse notti nella camera da letto di Maria Co-lombo y Toledo.

Più di tre secoli di storia hanno avuto per sfondo que-ste mura, ma lo spirito del visitatore italiano si soffermadi preferenza sui primi quarant'anni dell'Alcázar che fu-

390

Page 391: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

rono quelli della tragedia della famiglia Colombo, col-pevole agli occhi degli spagnuoli d'essere una casata«straniera». Gli intrighi della nobiltà spagnuola inco-minciarono subito dopo il secondo viaggio di Cristoforoin America e s'intensificarono durante il terzo, quandola Corte ingrata di Madrid lasciò imprigionare il GrandeAmmiraglio ed i suoi fratelli dal feroce Bobadilla. Cri-stoforo Colombo potè ancora una volta tornare in Ame-rica, ma finì povero ed angosciato, lontano da quel mon-do che il suo genio italiano aveva regalato alla razzabianca. Solo tre anni dopo il figlio Diego, divenuto piùpotente per il suo matrimonio con la figlia del ducad'Alba, ottenne d'essere reintegrato negli onori e nellericchezze del suo rango.

L'archivio delle Indie e i diari dell'Ordine di San Do-menico sono pieni di resoconti delle feste principeschecon le quali questo figlio di un genovese oscurava glisplendori della corte di Madrid, unendo al fasto dellaSpagna l'altera opulenza della Superba. In mezzo ai bal-li, alle caccie ed alle cavalcate si svolgevano gli intrighidei nobili castigliani capitanati dal Tesoriere Reale DonMiguel de Pasamonte e quelli più sottili, ma non menovelenosi, dei frati domenicani. Quante volte la tonacaviolacea di monsignor Girardini ha salito queste scalesulle quali in questo momento la figliuoletta nuda delguardiano insegue un porcello bizzoso di Santo Domin-go, gettando lo scompiglio fra le galline e le farfalledell'ex Alcázar? Obbligato a lasciare l'isola, Don DiegoColombo dovette aspettare che salisse al trono il grande

391

rono quelli della tragedia della famiglia Colombo, col-pevole agli occhi degli spagnuoli d'essere una casata«straniera». Gli intrighi della nobiltà spagnuola inco-minciarono subito dopo il secondo viaggio di Cristoforoin America e s'intensificarono durante il terzo, quandola Corte ingrata di Madrid lasciò imprigionare il GrandeAmmiraglio ed i suoi fratelli dal feroce Bobadilla. Cri-stoforo Colombo potè ancora una volta tornare in Ame-rica, ma finì povero ed angosciato, lontano da quel mon-do che il suo genio italiano aveva regalato alla razzabianca. Solo tre anni dopo il figlio Diego, divenuto piùpotente per il suo matrimonio con la figlia del ducad'Alba, ottenne d'essere reintegrato negli onori e nellericchezze del suo rango.

L'archivio delle Indie e i diari dell'Ordine di San Do-menico sono pieni di resoconti delle feste principeschecon le quali questo figlio di un genovese oscurava glisplendori della corte di Madrid, unendo al fasto dellaSpagna l'altera opulenza della Superba. In mezzo ai bal-li, alle caccie ed alle cavalcate si svolgevano gli intrighidei nobili castigliani capitanati dal Tesoriere Reale DonMiguel de Pasamonte e quelli più sottili, ma non menovelenosi, dei frati domenicani. Quante volte la tonacaviolacea di monsignor Girardini ha salito queste scalesulle quali in questo momento la figliuoletta nuda delguardiano insegue un porcello bizzoso di Santo Domin-go, gettando lo scompiglio fra le galline e le farfalledell'ex Alcázar? Obbligato a lasciare l'isola, Don DiegoColombo dovette aspettare che salisse al trono il grande

391

Page 392: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Carlo V per tornare a Santo Domingo; ma quattro annidopo era nuovamente costretto a ripartirne. La morte loinchiodava in Ispagna. Suo figlio, Don Luigi di Vera-gua, nipote di Cristoforo Colombo, finì coll'essere dise-redato completamente di tutti i suoi diritti e di tutte lericchezze della casata. Non gli rimase che il titolo onori-fico di marchese della Giamaica, posseduto dal suogrande avo. Così terminò la fortuna dei Colombo e leossa del grande genovese sarebbero sparite oscuramentenel tritume del cimitero di Valladolid se la nuora MariaD'Alba non avesse chiesto il permesso di trasportare aproprie spese le ceneri di Cristoforo e di Diego Colom-bo a Santo Domingo. Solo allora i frati di San Domeni-co deposero le armi ed aprirono ai resti del Grande Am-miraglio la cripta della Cappella Maggiore della Catte-drale.

Dall'alto delle mura dell'Alcázar contemplo il porto, ilfiume, la città, le fortezze, i coccheti e le campagne ches'addormentano nella serenità bluastra del crepuscolo. Ilsole è già scomparso ma ancora un po' del suo oro gal-leggia sulle acque e pare che i cocchi si curvino a lam-birlo lungo la spiaggia. Se per un momento faccio spari-re con l'immaginazione tutti i bassi abitati bianchiccidella città nuova, posso comporre coi forti, con le chie-se, coi conventi e con le muraglie l'antica Santo Domin-go dell'epoca coloniale. Una fila di asini s'insegue sottola Puerta del Conde. Frotte di mulatte a braccetto transi-tano per il Portone della Misericordia. Nel cielo si spo-sano i suoni delle campane. In mezzo ai lumi della città

392

Carlo V per tornare a Santo Domingo; ma quattro annidopo era nuovamente costretto a ripartirne. La morte loinchiodava in Ispagna. Suo figlio, Don Luigi di Vera-gua, nipote di Cristoforo Colombo, finì coll'essere dise-redato completamente di tutti i suoi diritti e di tutte lericchezze della casata. Non gli rimase che il titolo onori-fico di marchese della Giamaica, posseduto dal suogrande avo. Così terminò la fortuna dei Colombo e leossa del grande genovese sarebbero sparite oscuramentenel tritume del cimitero di Valladolid se la nuora MariaD'Alba non avesse chiesto il permesso di trasportare aproprie spese le ceneri di Cristoforo e di Diego Colom-bo a Santo Domingo. Solo allora i frati di San Domeni-co deposero le armi ed aprirono ai resti del Grande Am-miraglio la cripta della Cappella Maggiore della Catte-drale.

Dall'alto delle mura dell'Alcázar contemplo il porto, ilfiume, la città, le fortezze, i coccheti e le campagne ches'addormentano nella serenità bluastra del crepuscolo. Ilsole è già scomparso ma ancora un po' del suo oro gal-leggia sulle acque e pare che i cocchi si curvino a lam-birlo lungo la spiaggia. Se per un momento faccio spari-re con l'immaginazione tutti i bassi abitati bianchiccidella città nuova, posso comporre coi forti, con le chie-se, coi conventi e con le muraglie l'antica Santo Domin-go dell'epoca coloniale. Una fila di asini s'insegue sottola Puerta del Conde. Frotte di mulatte a braccetto transi-tano per il Portone della Misericordia. Nel cielo si spo-sano i suoni delle campane. In mezzo ai lumi della città

392

Page 393: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

che incomincia ad accendersi, s'erge nera e funerea lamole della Cattedrale, contemporanea dell'Alcázar. Epare che le due rovine secolari si parlino nella soavitàdel crepuscolo sul brusio pettegolo dei quartieri. Forsesi raccontano ciò che hanno visto e sentito nell'andaredei secoli?

Proprio di fronte al Palazzo dei Colombo c'è il troncod'albero – oggi pietrificato – al quale secondo la leggen-da Cristoforo Colombo legò il canapo della Santa Ma-ria quando gettò l'ancora la prima volta dinanzi a SantoDomingo. Da qualche anno un modesto cancello cingeil cimelio. Due passi più lontano una vecchia haitiana haistallato le sue padelle di friggitora. Dicono che sia statauna delle favorite del presidente Lily e che abbia avutoda lui questa concessione. Vecchi comandanti che daquarant'anni fanno il cabotaggio delle Antille l'hanno vi-sta sempre lì, anche quando erano mozzi. Ha una suamaniera speciale di spadellare e di servire, simile a quel-lo di un'altera castellana che faccia gli onori delle suemense, ma se per caso un mozzo tenta di farla franca coicentavos delle polpette è capace d'inseguirlo fino a bor-do e di mettere in rivoluzione l'intero porto. È questal'ora in cui i marinai dei velieri e delle golette lasciano abordo i cani ed i nostromi e scendono a terra ad annega-re nell'orgia serale di Santo Domingo il tedio ed i malu-mori dell'eterno andirivieni fra l'una e l'altra delle Antil-le. Le frittelle della vecchia haitiana sono la prima tappaobbligatoria dei nottambuli. Frittelle zeppe di pepe e dispezie che fanno la fortuna delle bettole vicine.

393

che incomincia ad accendersi, s'erge nera e funerea lamole della Cattedrale, contemporanea dell'Alcázar. Epare che le due rovine secolari si parlino nella soavitàdel crepuscolo sul brusio pettegolo dei quartieri. Forsesi raccontano ciò che hanno visto e sentito nell'andaredei secoli?

Proprio di fronte al Palazzo dei Colombo c'è il troncod'albero – oggi pietrificato – al quale secondo la leggen-da Cristoforo Colombo legò il canapo della Santa Ma-ria quando gettò l'ancora la prima volta dinanzi a SantoDomingo. Da qualche anno un modesto cancello cingeil cimelio. Due passi più lontano una vecchia haitiana haistallato le sue padelle di friggitora. Dicono che sia statauna delle favorite del presidente Lily e che abbia avutoda lui questa concessione. Vecchi comandanti che daquarant'anni fanno il cabotaggio delle Antille l'hanno vi-sta sempre lì, anche quando erano mozzi. Ha una suamaniera speciale di spadellare e di servire, simile a quel-lo di un'altera castellana che faccia gli onori delle suemense, ma se per caso un mozzo tenta di farla franca coicentavos delle polpette è capace d'inseguirlo fino a bor-do e di mettere in rivoluzione l'intero porto. È questal'ora in cui i marinai dei velieri e delle golette lasciano abordo i cani ed i nostromi e scendono a terra ad annega-re nell'orgia serale di Santo Domingo il tedio ed i malu-mori dell'eterno andirivieni fra l'una e l'altra delle Antil-le. Le frittelle della vecchia haitiana sono la prima tappaobbligatoria dei nottambuli. Frittelle zeppe di pepe e dispezie che fanno la fortuna delle bettole vicine.

393

Page 394: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Nello scendere dalle mura leggo sopra una pietra:CristóbaI Colón, gallego! Più sotto un'altra mano hascritto col carbone: Es asturiano!

Nel luogo che consacra le disgrazie dei Colombo perla loro nazionalità genovese le due rivendicazioni nazio-nali e regionali spagnuole fanno sorridere tristemente!La mia anima italiana evoca istintivamente il panoramadella gloriosa città che vide Cristoforo Colombo fan-ciullo e tenne compagnia ai suoi sogni di ragazzo.Quante volte, in questa stessa melanconica ora del cre-puscolo, gli occhi del grande marinaro intravidero al dilà della linea dei coccheti il profilo superbo della Domi-nante, gli alti palazzi di marmo a gradinata sul portopossente, la cintura formidabile delle mura e dei fortisulla quale le cupole ed i campanelli cantavano la gloriae la ricchezza di San Giorgio!

Ben amò Colombo la sua Genova! Non solamenteegli afferma nettamente de ser nacído en Genova neldocumento stesso che consacra il maggiorasco della suacasata (22 febbraio 1498, Archivio Reale di Simanca)ma nello stesso documento raccomanda al figlio Diego«che mantenga e sostenga sempre nella città di Genovaun membro della famiglia che v'abbia casa e moglie ev'abbia rendita tale da poter vivere con onestà e decoro esi stabilisca e faccia famiglia nella città, puesque dellasali y en ella naci».

Più giù, parlando della solidità del Banco di SanGiorgio dice: «Genova es ciudad noble y poderosa,donde me moví par ir descubrir las Indias». E racco-

394

Nello scendere dalle mura leggo sopra una pietra:CristóbaI Colón, gallego! Più sotto un'altra mano hascritto col carbone: Es asturiano!

Nel luogo che consacra le disgrazie dei Colombo perla loro nazionalità genovese le due rivendicazioni nazio-nali e regionali spagnuole fanno sorridere tristemente!La mia anima italiana evoca istintivamente il panoramadella gloriosa città che vide Cristoforo Colombo fan-ciullo e tenne compagnia ai suoi sogni di ragazzo.Quante volte, in questa stessa melanconica ora del cre-puscolo, gli occhi del grande marinaro intravidero al dilà della linea dei coccheti il profilo superbo della Domi-nante, gli alti palazzi di marmo a gradinata sul portopossente, la cintura formidabile delle mura e dei fortisulla quale le cupole ed i campanelli cantavano la gloriae la ricchezza di San Giorgio!

Ben amò Colombo la sua Genova! Non solamenteegli afferma nettamente de ser nacído en Genova neldocumento stesso che consacra il maggiorasco della suacasata (22 febbraio 1498, Archivio Reale di Simanca)ma nello stesso documento raccomanda al figlio Diego«che mantenga e sostenga sempre nella città di Genovaun membro della famiglia che v'abbia casa e moglie ev'abbia rendita tale da poter vivere con onestà e decoro esi stabilisca e faccia famiglia nella città, puesque dellasali y en ella naci».

Più giù, parlando della solidità del Banco di SanGiorgio dice: «Genova es ciudad noble y poderosa,donde me moví par ir descubrir las Indias». E racco-

394

Page 395: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

manda a Diego ed ai discendenti di lavorare sempre«per l'onore, il bene e lo sviluppo della città di Genova edi impiegare tutte le sue forze ed i suoi beni a difendereed accrescere la prosperità e l'onore della repubblica diGenova».

Accanto a questo documento decisivo (di fronte alquale si è inchinata la stessa Real Academia Españolade Historia) cento altri documenti del tempo testimonia-no chiaramente la nazionalità genovese dello Scopritoredel Nuovo Mondo: lettere autografe di Colombo; docu-menti del Real Tesoro; scritti del figlio Fernando; letteredell'ambasciatore di Spagna in Genova Nicola Oderigo(1502) e del Banco di San Giorgio (1502); documentidella Corte inglese; per di più la testimonianza concordedi tutti i contemporani: i vescovi Giraldini e GiustinianiPietro Martire d'Anghiera (intimo amico di Colombo),Pedro De Isola, lo storico Antonio Gallo, il duca di Me-dinaceli, ecc. ecc.

Perchè la nuova Italia imperiale non esprime la suafierezza materna anche nel palazzo dei Colombo a SantoDomingo con una targa di buon bronzo italico, il qualericordi ai visitatori delle tre Americhe la nazionalità delgrande navigante che ha cambiato con la sua scoperta lafisonomia del mondo civile?

Il giorno in cui ho visitato l'Alcázar v'erano gli allievidi una nave scuola argentina, molti dei quali avevano uncognome spiccatamente italiano. La mattina v'era statoil presidente della vicina Repubblica di Haiti e s'aspetta-va in settimana una carovana di quattrocento turisti della

395

manda a Diego ed ai discendenti di lavorare sempre«per l'onore, il bene e lo sviluppo della città di Genova edi impiegare tutte le sue forze ed i suoi beni a difendereed accrescere la prosperità e l'onore della repubblica diGenova».

Accanto a questo documento decisivo (di fronte alquale si è inchinata la stessa Real Academia Españolade Historia) cento altri documenti del tempo testimonia-no chiaramente la nazionalità genovese dello Scopritoredel Nuovo Mondo: lettere autografe di Colombo; docu-menti del Real Tesoro; scritti del figlio Fernando; letteredell'ambasciatore di Spagna in Genova Nicola Oderigo(1502) e del Banco di San Giorgio (1502); documentidella Corte inglese; per di più la testimonianza concordedi tutti i contemporani: i vescovi Giraldini e GiustinianiPietro Martire d'Anghiera (intimo amico di Colombo),Pedro De Isola, lo storico Antonio Gallo, il duca di Me-dinaceli, ecc. ecc.

Perchè la nuova Italia imperiale non esprime la suafierezza materna anche nel palazzo dei Colombo a SantoDomingo con una targa di buon bronzo italico, il qualericordi ai visitatori delle tre Americhe la nazionalità delgrande navigante che ha cambiato con la sua scoperta lafisonomia del mondo civile?

Il giorno in cui ho visitato l'Alcázar v'erano gli allievidi una nave scuola argentina, molti dei quali avevano uncognome spiccatamente italiano. La mattina v'era statoil presidente della vicina Repubblica di Haiti e s'aspetta-va in settimana una carovana di quattrocento turisti della

395

Page 396: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

California. A tutti questa targa avrebbe ricordato la terramagnifica che si è specializzata nel dare geni all'umani-tà. A quelli di origine italiana avrebbe dato anche unpiccolo palpito. Uno di quei palpiti misteriosi che non sisa di dove vengano, ma che toccano misteriosamente ilcuore.

396

California. A tutti questa targa avrebbe ricordato la terramagnifica che si è specializzata nel dare geni all'umani-tà. A quelli di origine italiana avrebbe dato anche unpiccolo palpito. Uno di quei palpiti misteriosi che non sisa di dove vengano, ma che toccano misteriosamente ilcuore.

396

Page 397: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

I DIAMANTI NERI DELL'ISOLA DITRINIDAD

Il grande arco delle piccole Antille è chiuso a sud daun'isola che quasi tocca il Venezuela: Trinidad. Cristofo-ro Colombo la scoprì il 31 luglio 1498 ma gli spagnuolinon ne presero realmente possesso che nel 1532 quandovi stabilirono una base militare in vista della conquistadel Venezuela.

La straordinaria feracità dell'isola invogliò gli spa-gnoli a fondarvi piantagioni di zucchero e di caffè magli isolani che erano gente bonaria e pacifica non volle-ro saperne di lavorare, preferendo lasciarsi ammazzarecome agnelli piuttosto che obbedire agli invasori. Ilviaggiatore che oggi contempla, nel torpore di un merig-gio tropicale, la dolce magnificenza dell'isola di Trini-dad, la snervante mollezza del suo clima, la soave fra-granza dell'aria, la grazia dei fiori, l'abbondanza dei frut-ti, non riesce a dar torto a quei poveri caraibi del 1532 iquali francamente non potevano capire la necessità dellavoro e neppure la sua utilità in una terra fortunata, nel-la quale non v'era bisogno nè di casa nè di vesti e basta-va stendere la mano intorno per avere senza fatica tuttigli alimenti vegetali ed animali della creazione!

Nel 1606 un olandese, tale Isacco Duverne, risolse ilproblema sbarcando a Port of Spain con cinquecentoschiavi neri ed incominciò la colonizzazione dell'isola.

397

I DIAMANTI NERI DELL'ISOLA DITRINIDAD

Il grande arco delle piccole Antille è chiuso a sud daun'isola che quasi tocca il Venezuela: Trinidad. Cristofo-ro Colombo la scoprì il 31 luglio 1498 ma gli spagnuolinon ne presero realmente possesso che nel 1532 quandovi stabilirono una base militare in vista della conquistadel Venezuela.

La straordinaria feracità dell'isola invogliò gli spa-gnoli a fondarvi piantagioni di zucchero e di caffè magli isolani che erano gente bonaria e pacifica non volle-ro saperne di lavorare, preferendo lasciarsi ammazzarecome agnelli piuttosto che obbedire agli invasori. Ilviaggiatore che oggi contempla, nel torpore di un merig-gio tropicale, la dolce magnificenza dell'isola di Trini-dad, la snervante mollezza del suo clima, la soave fra-granza dell'aria, la grazia dei fiori, l'abbondanza dei frut-ti, non riesce a dar torto a quei poveri caraibi del 1532 iquali francamente non potevano capire la necessità dellavoro e neppure la sua utilità in una terra fortunata, nel-la quale non v'era bisogno nè di casa nè di vesti e basta-va stendere la mano intorno per avere senza fatica tuttigli alimenti vegetali ed animali della creazione!

Nel 1606 un olandese, tale Isacco Duverne, risolse ilproblema sbarcando a Port of Spain con cinquecentoschiavi neri ed incominciò la colonizzazione dell'isola.

397

Page 398: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Pochi anni dopo gli inglesi vi stabilivano una stazionecommerciale. Inglesi, olandesi, francesi e spagnuoli sicontesero per oltre un secolo il possesso di Trinidad, fin-chè nel 1797 Sir Ralph Abercromby prese definitiva-mente possesso dell'isola in nome del re d'Inghilterra.

Oggi Trinidad è una piccola gemma della Corona in-glese. Tutta la parte bassa dell'isola è coltivata a zucche-ro, cacao, banane ed agrumi che formano un deliziososcenario di verde e di fiori. Superbi boschi coprono lemontagne. Il mare vezzeggia nelle baie in conche dismeraldo che specchiano l'opulenta pigrizia dei cocche-ti. Iddio ha donato inoltre a questa isola incantata ilPitch Lake, immenso deposito naturale di pece di inesti-mabile valore commerciale e ricchi giacimenti di petro-lio i quali alimentano una grossa industria. La piccolaTrinidad è in sostanza per l'Inghilterra una preziosa pos-sessione agricola e mineraria, oltre ad essere una basestrategica di notevolissima importanza come scalo dellamarina mercantile, come anello di chiusura dei possedi-menti insulari delle Antille e come chiave maestra dellitorale di Venezuela. Aggiungiamo che dal punto di vi-sta dell'aviazione Trinidad è una base naturale di smista-mento delle linee transoceaniche, via Buenos Aires,New-York, Colombia.

Tale è la feracità dell'isola che Trinidad è la sededell'Istituto Imperiale Inglese di Agricoltura Tropicale(Imperial College of Tropical Agriculture) ed è la sta-zione agricola centrale della Corporazione Imperiale delCotone (Empire Cotton Growing Corporation). Perchè

398

Pochi anni dopo gli inglesi vi stabilivano una stazionecommerciale. Inglesi, olandesi, francesi e spagnuoli sicontesero per oltre un secolo il possesso di Trinidad, fin-chè nel 1797 Sir Ralph Abercromby prese definitiva-mente possesso dell'isola in nome del re d'Inghilterra.

Oggi Trinidad è una piccola gemma della Corona in-glese. Tutta la parte bassa dell'isola è coltivata a zucche-ro, cacao, banane ed agrumi che formano un deliziososcenario di verde e di fiori. Superbi boschi coprono lemontagne. Il mare vezzeggia nelle baie in conche dismeraldo che specchiano l'opulenta pigrizia dei cocche-ti. Iddio ha donato inoltre a questa isola incantata ilPitch Lake, immenso deposito naturale di pece di inesti-mabile valore commerciale e ricchi giacimenti di petro-lio i quali alimentano una grossa industria. La piccolaTrinidad è in sostanza per l'Inghilterra una preziosa pos-sessione agricola e mineraria, oltre ad essere una basestrategica di notevolissima importanza come scalo dellamarina mercantile, come anello di chiusura dei possedi-menti insulari delle Antille e come chiave maestra dellitorale di Venezuela. Aggiungiamo che dal punto di vi-sta dell'aviazione Trinidad è una base naturale di smista-mento delle linee transoceaniche, via Buenos Aires,New-York, Colombia.

Tale è la feracità dell'isola che Trinidad è la sededell'Istituto Imperiale Inglese di Agricoltura Tropicale(Imperial College of Tropical Agriculture) ed è la sta-zione agricola centrale della Corporazione Imperiale delCotone (Empire Cotton Growing Corporation). Perchè

398

Page 399: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

l'Inghilterra, la quale possiede tante splendide terre tro-picali, abbia scelto l'isola di Trinidad come sede dei suoimassimi Istituti agricoli, bisogna proprio che l'isola siaun miracolo di feracità. Chi infatti visita questo meravi-glioso gioiello delle Antille non lo dimentica più! Trini-dad non è un'isola. È un giardino incantato delle Esperi-di che galleggia sopra una immensità di smeraldo in unaatmosfera d'oro e di profumi.

Però i fiori più belli di Trinidad non sono quelli chesbocciano nelle serre e nei giardini. Francesi, inglesi,olandesi e spagnuoli, mescolandosi durante i secoli, unpo' fra loro un po' coi neri e cogli indios, hanno finitoper creare una razza umana indefinibile che è chiamatalocalmente «creola». Quando la ricetta è stata alteratadurante i secoli il prodotto finale può essere anche undisastro, ma se per caso la ricetta è giusta vengono fuoricerti capolavori di bellezza femminile che stregano perla vita il disgraziato passante.

A tre chilometri da Port of Spain – capitale dell'isola– in un pazzo giardino di buchenviglie, d'oleandri e diazucene, che marezzava di granata, di rosa e di biancolo sfondo azzurro del mare, io ho visto una di questefantastiche creole di Trinidad. Splendida era la donna,con tutto l'incanto di una bellezza perfetta e con tutto iltorbido fascino delle creole: creatura di sogno che spar-geva poesia ed irradiava voluttà: visione di paradiso cheobbligava il viandante a fermarsi e nello stesso tempogli suggeriva di fuggire, di fuggire vilmente e rapida-mente, perchè vi sono dei pericoli contro i quali non ser-

399

l'Inghilterra, la quale possiede tante splendide terre tro-picali, abbia scelto l'isola di Trinidad come sede dei suoimassimi Istituti agricoli, bisogna proprio che l'isola siaun miracolo di feracità. Chi infatti visita questo meravi-glioso gioiello delle Antille non lo dimentica più! Trini-dad non è un'isola. È un giardino incantato delle Esperi-di che galleggia sopra una immensità di smeraldo in unaatmosfera d'oro e di profumi.

Però i fiori più belli di Trinidad non sono quelli chesbocciano nelle serre e nei giardini. Francesi, inglesi,olandesi e spagnuoli, mescolandosi durante i secoli, unpo' fra loro un po' coi neri e cogli indios, hanno finitoper creare una razza umana indefinibile che è chiamatalocalmente «creola». Quando la ricetta è stata alteratadurante i secoli il prodotto finale può essere anche undisastro, ma se per caso la ricetta è giusta vengono fuoricerti capolavori di bellezza femminile che stregano perla vita il disgraziato passante.

A tre chilometri da Port of Spain – capitale dell'isola– in un pazzo giardino di buchenviglie, d'oleandri e diazucene, che marezzava di granata, di rosa e di biancolo sfondo azzurro del mare, io ho visto una di questefantastiche creole di Trinidad. Splendida era la donna,con tutto l'incanto di una bellezza perfetta e con tutto iltorbido fascino delle creole: creatura di sogno che spar-geva poesia ed irradiava voluttà: visione di paradiso cheobbligava il viandante a fermarsi e nello stesso tempogli suggeriva di fuggire, di fuggire vilmente e rapida-mente, perchè vi sono dei pericoli contro i quali non ser-

399

Page 400: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

ve il valore e vi sono nella vita delle puntate che è me-glio non giuocare per non rischiare di perderle!

Io mi fermai. Volli fuggire ma non potei. E la creoladi Trinidad alzò gli occhi dai fiori a guardare il passante.L'Africa aveva dato a quegli occhi la sua notte. Gli in-dios vi avevano messo il mistero del loro passato. Lavecchia Europa, passando di generazione in generazio-ne, vi aveva lasciato la sua anima, un po' dominatrice,un po' romantica, che empie di luce e di varietà lo sguar-do delle donne. Lunghe ciglie d'Oriente ombreggiavanoquei meravigliosi diamanti neri che avevano la proprietàdi penetrare dentro la carne e di raggiungere il cuore.Pungevano quei diamanti! Pungevano da far male! E poile ciglia carezzavano soavemente, con una delicatezzache struggeva anima e sensi, la piccola ferita!

La Natura, maliosa e perfida mezzana, aveva dispostoall'intorno uno scenario torbido ed avvelenatore, fattoapposta per spossare le fibre, per ammorbidire la resi-stenza, per distruggere con mielata violenza la volontà.Solamente per pochi istanti quei diamanti neri mi fissa-rono ed io mi sentii intossicare. Quando si risollevaronoa guardarmi io ero già perduto, irrimediabilmente perdu-to.

Il mio lungo andare per il mondo aveva trovato la suasosta. Una sosta felice o infelice ma nella quale era indi-spensabile fermarsi. Laggiù, nel porto, la sirena dellanave incominciava a chiamare. Commesso viaggiatoredei mari il piroscafo aveva ingoiato il suo petrolio e vo-mitato le sue merci. Ora ripartiva e chiamava i suoi abi-

400

ve il valore e vi sono nella vita delle puntate che è me-glio non giuocare per non rischiare di perderle!

Io mi fermai. Volli fuggire ma non potei. E la creoladi Trinidad alzò gli occhi dai fiori a guardare il passante.L'Africa aveva dato a quegli occhi la sua notte. Gli in-dios vi avevano messo il mistero del loro passato. Lavecchia Europa, passando di generazione in generazio-ne, vi aveva lasciato la sua anima, un po' dominatrice,un po' romantica, che empie di luce e di varietà lo sguar-do delle donne. Lunghe ciglie d'Oriente ombreggiavanoquei meravigliosi diamanti neri che avevano la proprietàdi penetrare dentro la carne e di raggiungere il cuore.Pungevano quei diamanti! Pungevano da far male! E poile ciglia carezzavano soavemente, con una delicatezzache struggeva anima e sensi, la piccola ferita!

La Natura, maliosa e perfida mezzana, aveva dispostoall'intorno uno scenario torbido ed avvelenatore, fattoapposta per spossare le fibre, per ammorbidire la resi-stenza, per distruggere con mielata violenza la volontà.Solamente per pochi istanti quei diamanti neri mi fissa-rono ed io mi sentii intossicare. Quando si risollevaronoa guardarmi io ero già perduto, irrimediabilmente perdu-to.

Il mio lungo andare per il mondo aveva trovato la suasosta. Una sosta felice o infelice ma nella quale era indi-spensabile fermarsi. Laggiù, nel porto, la sirena dellanave incominciava a chiamare. Commesso viaggiatoredei mari il piroscafo aveva ingoiato il suo petrolio e vo-mitato le sue merci. Ora ripartiva e chiamava i suoi abi-

400

Page 401: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

tanti a seguitare la corsa verso altri porti, come se Trini-dad fosse uno scalo qualsiasi, uno dei tanti scali delmondo per i quali si transita più o meno indifferenti,mentre v'erano invece a Trinidad i due più bei diamantineri del mondo, quelli che si debbono assolutamenteavere, che in tutti i modi e con qualsiasi mezzo bisognaavere per non essere vinti senza possibilità di rimediodalla vita.

Il vapore partì, portandosi via il mio disgraziato bauleche viaggiò solo nella cabina pagata. Povero baule, pie-no di cose utili e care che in un attimo avevano perdutoper me ogni importanza!

Tre volte rividi in ventiquattr'ore quegli occhi. Quelletre volte bastarono per cancellare come una spugnaquindici anni di vita combattuta e di vagabondaggio pelmondo e per trasformarmi in un povero ragazzo inna-morato che faceva i capricci per avere i suoi diamanti.

La terza volta che quegli occhi mi guardarono era giàsera e bisognava rimandare all'indomani l'avventura diDon Giovanni Tenorio, perchè Trinidad è un'onesta isolainglese nella quale non si possono scalare i muri di unavilla.

Indimenticabile notte delle Antille! Nel cielo sfavilla-va la gioielleria dei Tropici, raggruppata a vezzi ed adiademi. Ogni tanto una gemma si sfilava e sparivanell'infinito con un brivido. L'aria era dolce e più dolceera il mio sogno. L'aria era profumata e più profumataancora mi sembrava la vita.

401

tanti a seguitare la corsa verso altri porti, come se Trini-dad fosse uno scalo qualsiasi, uno dei tanti scali delmondo per i quali si transita più o meno indifferenti,mentre v'erano invece a Trinidad i due più bei diamantineri del mondo, quelli che si debbono assolutamenteavere, che in tutti i modi e con qualsiasi mezzo bisognaavere per non essere vinti senza possibilità di rimediodalla vita.

Il vapore partì, portandosi via il mio disgraziato bauleche viaggiò solo nella cabina pagata. Povero baule, pie-no di cose utili e care che in un attimo avevano perdutoper me ogni importanza!

Tre volte rividi in ventiquattr'ore quegli occhi. Quelletre volte bastarono per cancellare come una spugnaquindici anni di vita combattuta e di vagabondaggio pelmondo e per trasformarmi in un povero ragazzo inna-morato che faceva i capricci per avere i suoi diamanti.

La terza volta che quegli occhi mi guardarono era giàsera e bisognava rimandare all'indomani l'avventura diDon Giovanni Tenorio, perchè Trinidad è un'onesta isolainglese nella quale non si possono scalare i muri di unavilla.

Indimenticabile notte delle Antille! Nel cielo sfavilla-va la gioielleria dei Tropici, raggruppata a vezzi ed adiademi. Ogni tanto una gemma si sfilava e sparivanell'infinito con un brivido. L'aria era dolce e più dolceera il mio sogno. L'aria era profumata e più profumataancora mi sembrava la vita.

401

Page 402: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Un vento veniva dal mare, tiepido come una carezzadi donna e passando sui giardini di Trinidad s'impregna-va di profumi. Profumo di vaniglia, di rosa e di mieleche penetrava nelle vene e che macerava l'anima; profu-mo di gelsomino, di aloe e di lucùm che molceva i nervied imbalsamava la carne; profumo di rosolio, di liquore,d'essenza forte, che inebbriava il cervello ed ubriacavalo spirito. Dal villaggio nero giungeva il ritmo d'unacanzone d'Africa – infantile e lasciva – che si confonde-va con la cadenza più vicina di una musica creola – sve-nevole ed un po' triste – formando uno strambo cocktailmusicale. La notte beveva quella musica e la mia animainnamorata vi ravvisava come un simbolo del suo tor-mento. E più bella ancora mi pareva l'isola perchè incor-niciava il mio sogno, e più soave la notte perchè cullavail mio amore... L'alba mi sorprese sulla sedia a sdraionella quale avevo perso il conto delle ore.

Guarii sei ore dopo, come si guarisce d'una malattiagrave che lascia sempre il segno. Il medico fu un omet-to, probabilmente ebreo, che fa il mestiere d'affittarecase ed appartamenti. Non ho mai incontrato un chirur-go tanto cerimonioso e tanto crudele! Volevo una casettavicino al giardino delle buchenviglie e delle azucene econ molta arte condussi il mio ebreo da quelle parti.

A cinquanta metri dalla casa dei diamanti v'era un «siloca» che si dondolava ad un balcone con la grazia di unsonetto. Il luogo mi parve semplicemente incantevole equalunque prezzo mi avessero chiesto lo avrei trovatoassolutamente conveniente.

402

Un vento veniva dal mare, tiepido come una carezzadi donna e passando sui giardini di Trinidad s'impregna-va di profumi. Profumo di vaniglia, di rosa e di mieleche penetrava nelle vene e che macerava l'anima; profu-mo di gelsomino, di aloe e di lucùm che molceva i nervied imbalsamava la carne; profumo di rosolio, di liquore,d'essenza forte, che inebbriava il cervello ed ubriacavalo spirito. Dal villaggio nero giungeva il ritmo d'unacanzone d'Africa – infantile e lasciva – che si confonde-va con la cadenza più vicina di una musica creola – sve-nevole ed un po' triste – formando uno strambo cocktailmusicale. La notte beveva quella musica e la mia animainnamorata vi ravvisava come un simbolo del suo tor-mento. E più bella ancora mi pareva l'isola perchè incor-niciava il mio sogno, e più soave la notte perchè cullavail mio amore... L'alba mi sorprese sulla sedia a sdraionella quale avevo perso il conto delle ore.

Guarii sei ore dopo, come si guarisce d'una malattiagrave che lascia sempre il segno. Il medico fu un omet-to, probabilmente ebreo, che fa il mestiere d'affittarecase ed appartamenti. Non ho mai incontrato un chirur-go tanto cerimonioso e tanto crudele! Volevo una casettavicino al giardino delle buchenviglie e delle azucene econ molta arte condussi il mio ebreo da quelle parti.

A cinquanta metri dalla casa dei diamanti v'era un «siloca» che si dondolava ad un balcone con la grazia di unsonetto. Il luogo mi parve semplicemente incantevole equalunque prezzo mi avessero chiesto lo avrei trovatoassolutamente conveniente.

402

Page 403: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— Chi abita lì? – chiesi con indifferenza indicando almio uomo il giardino fatturato.

— La pobre Juanita!— Perchè «povera»? domandai quasi offeso.— Ha il mal del pinto! Suo padre e sua madre non

l'avevano ma pare che l'avesse il nonno ed è una malat-tia che non perdona!

L'indomani lasciavo Trinidad sopra un vapore norve-gese diretto a Portorico. Avevo rivisto la creola di Trini-dad poche ore prima della partenza ed avevo rispostocon un sorriso al suo divino sorriso. Avevo anche tele-grafato per il mio baule che aveva istantaneamente riac-quistato tutta la sua importanza. Nella tristezza dell'oraavevo un solo conforto, quello di amare una donna laquale non poteva darmi che la fugace e straordinariabellezza del suo viso. Io portavo con me quella visione,cioè tutto ciò che la donna amata poteva darmi e che iopotevo sperare da lei. E portavo anche con me un anti-doto potente contro il mal d'amore che aspetta al varco ilpassante e non sempre gli permette di guarire.

Spero d'aver tanto fortuna nella vita da non incontrarmai una donna che rassomigli alla creola di Trinidad!

Il mal del pinto, per chi non lo sapesse, è una infermi-tà tropicale – abbastanza comune in certe zone del Mes-sico e dell'America centrale – di origine incerta e di na-tura ancora misteriosa la quale corrode la pelle e finisceper chiazzarla con grandi macchie cadaveriche ed oleosedi carattere putrido. Incomincia in genere intorno alla

403

— Chi abita lì? – chiesi con indifferenza indicando almio uomo il giardino fatturato.

— La pobre Juanita!— Perchè «povera»? domandai quasi offeso.— Ha il mal del pinto! Suo padre e sua madre non

l'avevano ma pare che l'avesse il nonno ed è una malat-tia che non perdona!

L'indomani lasciavo Trinidad sopra un vapore norve-gese diretto a Portorico. Avevo rivisto la creola di Trini-dad poche ore prima della partenza ed avevo rispostocon un sorriso al suo divino sorriso. Avevo anche tele-grafato per il mio baule che aveva istantaneamente riac-quistato tutta la sua importanza. Nella tristezza dell'oraavevo un solo conforto, quello di amare una donna laquale non poteva darmi che la fugace e straordinariabellezza del suo viso. Io portavo con me quella visione,cioè tutto ciò che la donna amata poteva darmi e che iopotevo sperare da lei. E portavo anche con me un anti-doto potente contro il mal d'amore che aspetta al varco ilpassante e non sempre gli permette di guarire.

Spero d'aver tanto fortuna nella vita da non incontrarmai una donna che rassomigli alla creola di Trinidad!

Il mal del pinto, per chi non lo sapesse, è una infermi-tà tropicale – abbastanza comune in certe zone del Mes-sico e dell'America centrale – di origine incerta e di na-tura ancora misteriosa la quale corrode la pelle e finisceper chiazzarla con grandi macchie cadaveriche ed oleosedi carattere putrido. Incomincia in genere intorno alla

403

Page 404: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

vita e sale, sale verso il viso che è l'ultimo ad essere at-taccato. Un giorno arriverà anche ai miei due diamantineri e li spegnerà per sempre.

Nel mio taccuino di giramondo c'è scritto: – Trinidad,isola magica! È pericoloso scendere a terra!

404

vita e sale, sale verso il viso che è l'ultimo ad essere at-taccato. Un giorno arriverà anche ai miei due diamantineri e li spegnerà per sempre.

Nel mio taccuino di giramondo c'è scritto: – Trinidad,isola magica! È pericoloso scendere a terra!

404

Page 405: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

UNA TAVERNA A PORTORICO

Palme e cemento. Tropico e Stati Uniti d'America.Noci di cocco ed automobili Ford. Danze del Congo eproibizionismo. Grandi alberghi tipo New-York e barac-che di legno tipo centro Africa. Smoking e bimbettinudi. Milionari di dollari e poveretti che vivono con unpaio di banane. Ecco l'impressione che s'ha di San Juan,capitale dell'isola di Portorico!

Il sole, il mare, le palme ed i fiori tropicali compon-gono gli scenari i quali incantano il poeta e giustificanoagli occhi dei turisti i conti salati degli alberghi.

Siamo in terra yankee. Ci vuole cioè un permessospeciale per sbarcare e bisogna riempire un modulo gi-gantesco nel quale vi domandano se siete anarchico, seavete suocera, se fiutate tabacco, quante volte vi cam-biate di camicia, che numero di colletto portate e se usa-te mutande lunghe o corte al ginocchio. Non solamentedovete scrivere tutte queste belle cose, ma trovate unfunzionario che le legge con attenzione e che segna inmargine alle vostre risposte la propria impressione per-sonale.

— Italiano? mi chiede il delegato nord-americano.— Italiano!— Di che razza?— Di razza... italiana!

405

UNA TAVERNA A PORTORICO

Palme e cemento. Tropico e Stati Uniti d'America.Noci di cocco ed automobili Ford. Danze del Congo eproibizionismo. Grandi alberghi tipo New-York e barac-che di legno tipo centro Africa. Smoking e bimbettinudi. Milionari di dollari e poveretti che vivono con unpaio di banane. Ecco l'impressione che s'ha di San Juan,capitale dell'isola di Portorico!

Il sole, il mare, le palme ed i fiori tropicali compon-gono gli scenari i quali incantano il poeta e giustificanoagli occhi dei turisti i conti salati degli alberghi.

Siamo in terra yankee. Ci vuole cioè un permessospeciale per sbarcare e bisogna riempire un modulo gi-gantesco nel quale vi domandano se siete anarchico, seavete suocera, se fiutate tabacco, quante volte vi cam-biate di camicia, che numero di colletto portate e se usa-te mutande lunghe o corte al ginocchio. Non solamentedovete scrivere tutte queste belle cose, ma trovate unfunzionario che le legge con attenzione e che segna inmargine alle vostre risposte la propria impressione per-sonale.

— Italiano? mi chiede il delegato nord-americano.— Italiano!— Di che razza?— Di razza... italiana!

405

Page 406: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

La risposta deve essere irrispettosa perchè il funzio-nario yankee mi squadra con occhio accigliato e leggoun lampo di meraviglia nello sguardo del suo aiutantemulatto.

— Sapete che vi sono due razze in Italia?— È la prima volta che lo sento dire.— La razza del Nord e la razza del Sud. Siete della

prima o della seconda?Confesso che dopo diciotto anni di vagabondaggio

pel mondo mi sono sentito per la prima volta imbarazza-to dinanzi ad una autorità costituita, incerto se scoppiarein una risata alla Petrolini, di quelle che danno aria aipolmoni allo stomaco ed al piloro, o farmi montar allatesta quel cotal sangue di Turiddu che fermenta nellevene d'ogni buon italiano, anche se è nato nella valled'Aosta. Poi ho pensato che era conveniente non usciredall'allegretto non troppo della conversazione.

— Senta, commissario, non sapevo che ci fossero duerazze in Italia ma ora che lei mi spiega capisco perfetta-mente. Io sono della terza razza.

— Terza razza? Non esiste la terza razza. Il regola-mento non parla che di due razze. Nord e Sud.

— Le assicuro che sono della terza, signor commissa-rio.

— Che si chiama?— Razza del Centro, oppure etrusca.Il biondone trascrive diligentemente la dichiarazione

della terza razza etrusca, ma mi autorizza a restare aPortorico solamente trenta giorni benchè io abbia il vi-

406

La risposta deve essere irrispettosa perchè il funzio-nario yankee mi squadra con occhio accigliato e leggoun lampo di meraviglia nello sguardo del suo aiutantemulatto.

— Sapete che vi sono due razze in Italia?— È la prima volta che lo sento dire.— La razza del Nord e la razza del Sud. Siete della

prima o della seconda?Confesso che dopo diciotto anni di vagabondaggio

pel mondo mi sono sentito per la prima volta imbarazza-to dinanzi ad una autorità costituita, incerto se scoppiarein una risata alla Petrolini, di quelle che danno aria aipolmoni allo stomaco ed al piloro, o farmi montar allatesta quel cotal sangue di Turiddu che fermenta nellevene d'ogni buon italiano, anche se è nato nella valled'Aosta. Poi ho pensato che era conveniente non usciredall'allegretto non troppo della conversazione.

— Senta, commissario, non sapevo che ci fossero duerazze in Italia ma ora che lei mi spiega capisco perfetta-mente. Io sono della terza razza.

— Terza razza? Non esiste la terza razza. Il regola-mento non parla che di due razze. Nord e Sud.

— Le assicuro che sono della terza, signor commissa-rio.

— Che si chiama?— Razza del Centro, oppure etrusca.Il biondone trascrive diligentemente la dichiarazione

della terza razza etrusca, ma mi autorizza a restare aPortorico solamente trenta giorni benchè io abbia il vi-

406

Page 407: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

sto di un Consolato generale degli Stati Uniti valido perun anno di soggiorno nel territorio della Unione. Evi-dentemente il funzionario ha visto torbido in un italianoche non appartiene a nessuna delle due razze indicatenel regolamento.

All'albergo nord-americano dove mezz'ora dopo pren-devo alloggio non mi hanno invece domandato a qualerazza italiana appartenessi. Si vede che quando si trattadi pagare fior di dollari tutte le razze si equivalgono.

San Juan di Portorico, mezzo spagnuola, mezzo nord-americana e mezzo nera, è una vezzosa cittadina tropi-cale. Grazia mulatta.

Potrei ora parlarvi del partito separatista portoriche-gno che non vuole saperne della ferrea dominazione de-gli Stati Uniti o del partito moderato che vuole faredell'isola una delle tante stelle dell'Unione o del partitoyankista che è entusiasta dei cementi armati e delle leg-gi degli Stati Uniti, ma francamente sono questioni mol-to lontane dall'Italia e che ci interessano fino ad un certopunto. Non è vero? Potrei anche raccontarvi le confi-denze che mi hanno fatto gli isolani sulla loro dorata mi-seria che li fa vivere in un'atmosfera di falso lusso, ri-dotti in fondo a lavorare tutto il santo mese solamenteper pagare le innumerevoli rate mensili dell'automobile,della pianola, della victriola, della radio, del telefonoautomatico, delle diverse macchine elettriche per far ge-lati, stirare e preparare il toast che la civiltà e l'industriadegli Stati Uniti hanno appioppato ai pacifici abitanti diPortorico – bianchi, neri e mulatti – i quali ieri lavorava-

407

sto di un Consolato generale degli Stati Uniti valido perun anno di soggiorno nel territorio della Unione. Evi-dentemente il funzionario ha visto torbido in un italianoche non appartiene a nessuna delle due razze indicatenel regolamento.

All'albergo nord-americano dove mezz'ora dopo pren-devo alloggio non mi hanno invece domandato a qualerazza italiana appartenessi. Si vede che quando si trattadi pagare fior di dollari tutte le razze si equivalgono.

San Juan di Portorico, mezzo spagnuola, mezzo nord-americana e mezzo nera, è una vezzosa cittadina tropi-cale. Grazia mulatta.

Potrei ora parlarvi del partito separatista portoriche-gno che non vuole saperne della ferrea dominazione de-gli Stati Uniti o del partito moderato che vuole faredell'isola una delle tante stelle dell'Unione o del partitoyankista che è entusiasta dei cementi armati e delle leg-gi degli Stati Uniti, ma francamente sono questioni mol-to lontane dall'Italia e che ci interessano fino ad un certopunto. Non è vero? Potrei anche raccontarvi le confi-denze che mi hanno fatto gli isolani sulla loro dorata mi-seria che li fa vivere in un'atmosfera di falso lusso, ri-dotti in fondo a lavorare tutto il santo mese solamenteper pagare le innumerevoli rate mensili dell'automobile,della pianola, della victriola, della radio, del telefonoautomatico, delle diverse macchine elettriche per far ge-lati, stirare e preparare il toast che la civiltà e l'industriadegli Stati Uniti hanno appioppato ai pacifici abitanti diPortorico – bianchi, neri e mulatti – i quali ieri lavorava-

407

Page 408: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

no di meno e mangiavano di più, godendosi in santapace il rhum di canna, i fiori del Tropico e le donne del-le Antille!

Ma preferisco condurvi in una... taverna. In una taver-na secca dell'America asciutta, nella quale gli Stati Uni-ti mi hanno mostrato alcuni lati caratteristici della lorosuper-civiltà.

In un paese nel quale bere un bicchiere è un delittocontro le leggi dello Stato, le taverne si chiamano in ge-nere ristoranti vegetariani, farmacie, case private, labo-ratori chimico-terapici, magari uffici elettorali. Qualsiasicosa insomma, meno che taverna. Nel nostro caso la ta-verna è un ristorante.

Tre quarti dell'ambiente sono occupati come in tutti iristoranti da tavolini (con tovaglie e salviette di carta)intorno ai quali uomini d'affari in maniche di camiciamangiano minestre di avena e legumi in scatola e bevo-no... acqua. L'altro quarto è occupato da un banco chesembra un qualsiasi banco di bar. Riconoscete infatti ne-gli scaffali le bottiglie caratteristiche e le etichette tipi-che dei vini, dei vermuth, dei liquori, delle birre e deirosoli più in voga nella terra, ma se un agente del proibi-zionismo piombasse come un fulmine nel bar e facesseaprire una dopo l'altra tutte queste bottiglie constatereb-be che esse sono perfettamente in regola con la moraledegli Stati Uniti, che cioè contengono vermuth, vini,birre, curaçao, gin, pipermint, ecc. ecc. senza una goc-ciola di alcool.

408

no di meno e mangiavano di più, godendosi in santapace il rhum di canna, i fiori del Tropico e le donne del-le Antille!

Ma preferisco condurvi in una... taverna. In una taver-na secca dell'America asciutta, nella quale gli Stati Uni-ti mi hanno mostrato alcuni lati caratteristici della lorosuper-civiltà.

In un paese nel quale bere un bicchiere è un delittocontro le leggi dello Stato, le taverne si chiamano in ge-nere ristoranti vegetariani, farmacie, case private, labo-ratori chimico-terapici, magari uffici elettorali. Qualsiasicosa insomma, meno che taverna. Nel nostro caso la ta-verna è un ristorante.

Tre quarti dell'ambiente sono occupati come in tutti iristoranti da tavolini (con tovaglie e salviette di carta)intorno ai quali uomini d'affari in maniche di camiciamangiano minestre di avena e legumi in scatola e bevo-no... acqua. L'altro quarto è occupato da un banco chesembra un qualsiasi banco di bar. Riconoscete infatti ne-gli scaffali le bottiglie caratteristiche e le etichette tipi-che dei vini, dei vermuth, dei liquori, delle birre e deirosoli più in voga nella terra, ma se un agente del proibi-zionismo piombasse come un fulmine nel bar e facesseaprire una dopo l'altra tutte queste bottiglie constatereb-be che esse sono perfettamente in regola con la moraledegli Stati Uniti, che cioè contengono vermuth, vini,birre, curaçao, gin, pipermint, ecc. ecc. senza una goc-ciola di alcool.

408

Page 409: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Rispettoso della legge voi ordinate una bottiglia dibirra Pilsen de-alcoolizzata. Avete la bottiglia, avetel'etichetta, il tappo, l'orzo, il luppolo ed il conto da paga-re, tutto in perfetta regola. Se nel taschino del vostropanciotto o magari nella penna stilografica avete queltanto di alcool che manca, voi fate coram populo la vo-stra brava miscela, con la imperturbabilità del signoreche prende le goccie iodo-saliche e bevete alla salutedegli Stati Uniti una pessima birra, alcoolizzata a dove-re.

Non conosco i segreti della polizia proibizionista equindi non so quali difficoltà reali vi siano negli StatiUniti per procurarsi quella cosa delittuosa che è un po'd'alcool. Ma a Portorico è certo più facile procurarsil'alcool che l'acqua potabile! Immaginate un'isola delleAntille, produttrice di zucchero, che ha nella canna lamateria prima dell'alcool a cento gradi e che per di più ècircondata da altre isole, grandi e piccole, le quali infondo non fanno altro che produrre alcool, agua ardien-te, rhum, melasse, zucchero, saccarine, saccarosi, ecc.ecc.

A mio modesto parere di latino, discendente cioè diquei grandi maestri legislatori che furono ed ancorasono i romani, una legge che per forza di cose è inappli-cabile dovrebbe cessare d'essere una legge, altrimenti siprende in giro la Legge e si abitua i cittadini a fare al-trettanto.

Però la mia taverna m'ha riservato altre scoperte. Se-duto tranquillo tranquillo al mio tavolo, accanto al ban-

409

Rispettoso della legge voi ordinate una bottiglia dibirra Pilsen de-alcoolizzata. Avete la bottiglia, avetel'etichetta, il tappo, l'orzo, il luppolo ed il conto da paga-re, tutto in perfetta regola. Se nel taschino del vostropanciotto o magari nella penna stilografica avete queltanto di alcool che manca, voi fate coram populo la vo-stra brava miscela, con la imperturbabilità del signoreche prende le goccie iodo-saliche e bevete alla salutedegli Stati Uniti una pessima birra, alcoolizzata a dove-re.

Non conosco i segreti della polizia proibizionista equindi non so quali difficoltà reali vi siano negli StatiUniti per procurarsi quella cosa delittuosa che è un po'd'alcool. Ma a Portorico è certo più facile procurarsil'alcool che l'acqua potabile! Immaginate un'isola delleAntille, produttrice di zucchero, che ha nella canna lamateria prima dell'alcool a cento gradi e che per di più ècircondata da altre isole, grandi e piccole, le quali infondo non fanno altro che produrre alcool, agua ardien-te, rhum, melasse, zucchero, saccarine, saccarosi, ecc.ecc.

A mio modesto parere di latino, discendente cioè diquei grandi maestri legislatori che furono ed ancorasono i romani, una legge che per forza di cose è inappli-cabile dovrebbe cessare d'essere una legge, altrimenti siprende in giro la Legge e si abitua i cittadini a fare al-trettanto.

Però la mia taverna m'ha riservato altre scoperte. Se-duto tranquillo tranquillo al mio tavolo, accanto al ban-

409

Page 410: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

cone nichelato del bar, occupato a lottare con una bi-stecca nord-americana di toro congelato, vedevo genteentrare ed uscire ed ordinare a voce alta con la maggioretranquillità del mondo un litro di vermuth, una libbra diGraves, mezza dozzina di bottiglie di curaçao, un quar-to di gallone di whisky, una pinta di rhum. Ad ognuno ilpadrone consegnava un bell'involto, incartato a puntino.La prima volta immaginai che fosse una vendita clande-stina e quasi mi felicitai con me stesso per avere sceltofra i cento ristoranti di Portorico proprio quello che fa ilcontrabbando. Peccato non essere detective! Che oc-chio! Che intuito! Ho forse sbagliato di professione? Poila cosa mi sembrò fatta troppo in grande ed allo scoper-to e volli averne la coscienza netta.

— Padrone, un litro di vermuth!— Gusto italiano o francese?— Italiano.— Cinzano o Martini e Rossi?— Campari, se è possibile!Un minuto dopo l'uomo mi consegnava una bella latta

con sopra scritto a caratteri cubitali: vermuth italiano,tipo Campari.

E l'amabile padrone mi spiegò la faccenda. Vale lapena di conoscerla.

— Non sapete fare il vermuth? – mi domandò conaria quasi esterrefatta Mr. Stemson. – È semplicissimo.Con questi barattoli voi potete fare in casa vostra qual-siasi vino, dolce od asciutto, rosso o bianco, da pasto oda dessert: gli alicanti, i Barbera, i Gragnano, i Rionero,

410

cone nichelato del bar, occupato a lottare con una bi-stecca nord-americana di toro congelato, vedevo genteentrare ed uscire ed ordinare a voce alta con la maggioretranquillità del mondo un litro di vermuth, una libbra diGraves, mezza dozzina di bottiglie di curaçao, un quar-to di gallone di whisky, una pinta di rhum. Ad ognuno ilpadrone consegnava un bell'involto, incartato a puntino.La prima volta immaginai che fosse una vendita clande-stina e quasi mi felicitai con me stesso per avere sceltofra i cento ristoranti di Portorico proprio quello che fa ilcontrabbando. Peccato non essere detective! Che oc-chio! Che intuito! Ho forse sbagliato di professione? Poila cosa mi sembrò fatta troppo in grande ed allo scoper-to e volli averne la coscienza netta.

— Padrone, un litro di vermuth!— Gusto italiano o francese?— Italiano.— Cinzano o Martini e Rossi?— Campari, se è possibile!Un minuto dopo l'uomo mi consegnava una bella latta

con sopra scritto a caratteri cubitali: vermuth italiano,tipo Campari.

E l'amabile padrone mi spiegò la faccenda. Vale lapena di conoscerla.

— Non sapete fare il vermuth? – mi domandò conaria quasi esterrefatta Mr. Stemson. – È semplicissimo.Con questi barattoli voi potete fare in casa vostra qual-siasi vino, dolce od asciutto, rosso o bianco, da pasto oda dessert: gli alicanti, i Barbera, i Gragnano, i Rionero,

410

Page 411: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

i Riessling, i Capri, i Chianti, i Freisa, i Grignolino, iNebiolo, i Lacrima-Crysti, i Sauternes, i Graves, i Bar-sac... Ognuna di queste latte contiene l'uva concentratadella qualità che risponde al tipo di vino da voi deside-rato. Ed ogni latta vi spiega chiaramente sull'etichettacome dovete fare per avere il vino. Leggete. Basta ag-giungere l'acqua, lo zucchero, far fermentare, poi spina-re e bere. Bere allegramente, in barba a tutte le leggi.

Ed infatti leggo (traduzione letterale): «Per fare unbuon vermuth mettete in un barile ben pulito e senza co-perchio dieci galloni di questa uva concentrata, trentagalloni di acqua tiepida, cinquanta libbre di zuccherogranulato. Lasciate fermentare il vino per dieci giorni,mescolandolo ogni tanto con un bastone. Travasate e te-neteli in luogo fresco. Dopo venti giorni chiarificate efiltrate. Il vostro vermuth è pronto.» Seguono altre istru-zioni per chiarificare, filtrare, mettere in barile, imbotti-gliare e così via.

L'amabile padrone, lieto di aver trovato un nuovocliente, ordina al cameriere un brodo speciale e mi por-tano un vermuth in tazza.

— Lo assaggi. Vedrà che è buonissimo. Questo peròl'ho fatto invecchiare. Ha sei mesi di barile. E tenga que-sto opuscoletto con le istruzioni per fabbricare i moscatispumanti di Canelli, i rossi spumanti tipo Lambrusco,gli aleatici, i malaga, i tokay, i moscatelli passiti.

— Dica, ma i filtri, i barili, le damigiane, dove si pos-sono trovare?

411

i Riessling, i Capri, i Chianti, i Freisa, i Grignolino, iNebiolo, i Lacrima-Crysti, i Sauternes, i Graves, i Bar-sac... Ognuna di queste latte contiene l'uva concentratadella qualità che risponde al tipo di vino da voi deside-rato. Ed ogni latta vi spiega chiaramente sull'etichettacome dovete fare per avere il vino. Leggete. Basta ag-giungere l'acqua, lo zucchero, far fermentare, poi spina-re e bere. Bere allegramente, in barba a tutte le leggi.

Ed infatti leggo (traduzione letterale): «Per fare unbuon vermuth mettete in un barile ben pulito e senza co-perchio dieci galloni di questa uva concentrata, trentagalloni di acqua tiepida, cinquanta libbre di zuccherogranulato. Lasciate fermentare il vino per dieci giorni,mescolandolo ogni tanto con un bastone. Travasate e te-neteli in luogo fresco. Dopo venti giorni chiarificate efiltrate. Il vostro vermuth è pronto.» Seguono altre istru-zioni per chiarificare, filtrare, mettere in barile, imbotti-gliare e così via.

L'amabile padrone, lieto di aver trovato un nuovocliente, ordina al cameriere un brodo speciale e mi por-tano un vermuth in tazza.

— Lo assaggi. Vedrà che è buonissimo. Questo peròl'ho fatto invecchiare. Ha sei mesi di barile. E tenga que-sto opuscoletto con le istruzioni per fabbricare i moscatispumanti di Canelli, i rossi spumanti tipo Lambrusco,gli aleatici, i malaga, i tokay, i moscatelli passiti.

— Dica, ma i filtri, i barili, le damigiane, dove si pos-sono trovare?

411

Page 412: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

— Tutto qui. Guardi. Ecco i bariletti con tanto di spi-na! I filtri di amianto sono lì in vetrina. Con gli acidi perla pulitura dei recipienti. Coi tappi. Con le etichette.Tutto il necessario insomma.

— Ma non è proibito vendere il vino?— Proibitissimo!— E questo non è proibito?— Macchè! Lei vede che la vendita è pubblica.— Ma con questo si fabbrica il vino!— Perfettamente.— Ed allora?— Allora niente. La legge proibisce la vendita del

vino e dei liquori. E la vendita dell'alcool. Non la vendi-ta delle uve concentrate, nè di oggetti così innocenticome i barili, le spine, i filtri, i tappi, le etichette. Civorrebbe un'altra legge del Congresso, ratificata da tuttigli Stati dell'Unione. Una cosa impossibile. Noi andia-mo in galera se vendiamo vino pronto, ma siamo liberidi vendere il necessario per farlo, di insegnare come sifa, di fare propaganda nei giornali, sui muri, nei cinema-tografi a questa trovata geniale con la quale alcuni ita-liani della California sono diventati arcimilionari di dol-lari e benemeriti del popolo degli Stati Uniti. Facciaperò attenzione quando ha fatto il vermuth di non offrir-lo ai suoi amici. Lei metta la sua brava bottiglia sopraun tavolo coi bicchieri. Loro entrano, sanno il trucco, siversano da bere e trincano. Sono loro responsabili delleloro azioni. Se è invece lei che offre può cascare sopraun agente proibizionista ed andare in galera. Ha capito?

412

— Tutto qui. Guardi. Ecco i bariletti con tanto di spi-na! I filtri di amianto sono lì in vetrina. Con gli acidi perla pulitura dei recipienti. Coi tappi. Con le etichette.Tutto il necessario insomma.

— Ma non è proibito vendere il vino?— Proibitissimo!— E questo non è proibito?— Macchè! Lei vede che la vendita è pubblica.— Ma con questo si fabbrica il vino!— Perfettamente.— Ed allora?— Allora niente. La legge proibisce la vendita del

vino e dei liquori. E la vendita dell'alcool. Non la vendi-ta delle uve concentrate, nè di oggetti così innocenticome i barili, le spine, i filtri, i tappi, le etichette. Civorrebbe un'altra legge del Congresso, ratificata da tuttigli Stati dell'Unione. Una cosa impossibile. Noi andia-mo in galera se vendiamo vino pronto, ma siamo liberidi vendere il necessario per farlo, di insegnare come sifa, di fare propaganda nei giornali, sui muri, nei cinema-tografi a questa trovata geniale con la quale alcuni ita-liani della California sono diventati arcimilionari di dol-lari e benemeriti del popolo degli Stati Uniti. Facciaperò attenzione quando ha fatto il vermuth di non offrir-lo ai suoi amici. Lei metta la sua brava bottiglia sopraun tavolo coi bicchieri. Loro entrano, sanno il trucco, siversano da bere e trincano. Sono loro responsabili delleloro azioni. Se è invece lei che offre può cascare sopraun agente proibizionista ed andare in galera. Ha capito?

412

Page 413: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Sì, ho capito! nella taverna secca dell'America asciut-ta ho capito molte cose dell'America che fino alloram'erano sembrate incomprensibili. Questioni di vinopronto e di vino da prepararsi! Ho capito come mai Cal-vin Coolidge possa inaugurare la VI Conferenza Pana-mericana in nome degli Stati Uniti, proclamando l'ugua-glianza dei ventun Stati d'America sulla piattaformadell'indipendenza assoluta e della giustizia evangelica, ecome mai Charles Evans Hughes possa chiudere la me-desima Conferenza, proclamando brutalmente in nomedegli Stati Uniti il diritto d'intervento in tutti paesidell'America centrale, ogni qualvolta lo esigano gli inte-ressi collettivi degli Stati Uniti o gli interessi individualidi un cittadino degli Stati Uniti. Ho capito perchè unBill possa classificare fra i tipi umani di seconda catego-ria gl'immigranti di razza italiana che appartengono alpopolo più illustre, più intelligente e più civile del mon-do e che hanno creato col loro lavoro interi Stati dellaConfederazione nord-americana. Questione di vino giàpronto! Ho capito perchè la statua della Libertà simbo-lizzi il paese nel quale sono proibite diverse fra le libertàfondamentali dell'uomo. Si tratta di intendersi! Quantecose non ho capito nella taverna di Portorico!

Taverna veramente indimenticabile, per le orribili co-lazioni nord-americane che v'ho fatto; per le solennisbornie che v'ho visto prendere da elegantissime dameche avevano l'alcool nella borsetta e che dosavano congenerosità le Pilsen de-alcoolizzate; per il corso superio-re di ipocrisia stilizzata che m'ha dato; per le molte volte

413

Sì, ho capito! nella taverna secca dell'America asciut-ta ho capito molte cose dell'America che fino alloram'erano sembrate incomprensibili. Questioni di vinopronto e di vino da prepararsi! Ho capito come mai Cal-vin Coolidge possa inaugurare la VI Conferenza Pana-mericana in nome degli Stati Uniti, proclamando l'ugua-glianza dei ventun Stati d'America sulla piattaformadell'indipendenza assoluta e della giustizia evangelica, ecome mai Charles Evans Hughes possa chiudere la me-desima Conferenza, proclamando brutalmente in nomedegli Stati Uniti il diritto d'intervento in tutti paesidell'America centrale, ogni qualvolta lo esigano gli inte-ressi collettivi degli Stati Uniti o gli interessi individualidi un cittadino degli Stati Uniti. Ho capito perchè unBill possa classificare fra i tipi umani di seconda catego-ria gl'immigranti di razza italiana che appartengono alpopolo più illustre, più intelligente e più civile del mon-do e che hanno creato col loro lavoro interi Stati dellaConfederazione nord-americana. Questione di vino giàpronto! Ho capito perchè la statua della Libertà simbo-lizzi il paese nel quale sono proibite diverse fra le libertàfondamentali dell'uomo. Si tratta di intendersi! Quantecose non ho capito nella taverna di Portorico!

Taverna veramente indimenticabile, per le orribili co-lazioni nord-americane che v'ho fatto; per le solennisbornie che v'ho visto prendere da elegantissime dameche avevano l'alcool nella borsetta e che dosavano congenerosità le Pilsen de-alcoolizzate; per il corso superio-re di ipocrisia stilizzata che m'ha dato; per le molte volte

413

Page 414: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

che m'ha fatto sentire l'orgoglio d'appartenere alla vec-chia Europa intelligente la quale, con tutte le sue man-chevolezze e con tutti i suoi difetti, resta la maestra delmondo.

Nella nostra bella Italia si berrà con tutta probabilitàdell'eccellente vino fino alla consumazione dei secoliper due ragioni fondamentali: 1° perchè il buon Dio loha creato; 2° perchè l'italiano è un tipo umano già tantocivilizzato in profondità da poter bere senza finire ubria-co. Ma se domani, per una ipotesi impossibile, una leg-ge italiana dovesse proibire il vino, quella legge avrebbel'impronta delle grandi leggi romane. Sarebbe cioè logi-ca ed intelligente. Abbraccerebbe lo spirito e la lettera.Proibirebbe automaticamente il vino e tutti gli imbrogliper prendere in giro la maestà della Legge e la dignitàdel governo che deve applicarla.

In questa differenza, che significa tante cose, sta ilprimato della vecchia civiltà europea alla quale si posso-no togliere l'oro e le macchine senza che essa perda granche, giacchè non è solamente espressione di grandi mez-zi materiali ma è soprattutto il risultato di un perfeziona-mento morale, spirituale ed estetico acquisito durante illento volgere dei secoli.

Ma l'Europa ha perso la guerra e l'hanno vinta gli Sta-ti Uniti! Anche questa è una questione di vino pronto edi vino da prepararsi.

414

che m'ha fatto sentire l'orgoglio d'appartenere alla vec-chia Europa intelligente la quale, con tutte le sue man-chevolezze e con tutti i suoi difetti, resta la maestra delmondo.

Nella nostra bella Italia si berrà con tutta probabilitàdell'eccellente vino fino alla consumazione dei secoliper due ragioni fondamentali: 1° perchè il buon Dio loha creato; 2° perchè l'italiano è un tipo umano già tantocivilizzato in profondità da poter bere senza finire ubria-co. Ma se domani, per una ipotesi impossibile, una leg-ge italiana dovesse proibire il vino, quella legge avrebbel'impronta delle grandi leggi romane. Sarebbe cioè logi-ca ed intelligente. Abbraccerebbe lo spirito e la lettera.Proibirebbe automaticamente il vino e tutti gli imbrogliper prendere in giro la maestà della Legge e la dignitàdel governo che deve applicarla.

In questa differenza, che significa tante cose, sta ilprimato della vecchia civiltà europea alla quale si posso-no togliere l'oro e le macchine senza che essa perda granche, giacchè non è solamente espressione di grandi mez-zi materiali ma è soprattutto il risultato di un perfeziona-mento morale, spirituale ed estetico acquisito durante illento volgere dei secoli.

Ma l'Europa ha perso la guerra e l'hanno vinta gli Sta-ti Uniti! Anche questa è una questione di vino pronto edi vino da prepararsi.

414

Page 415: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

IL MEDITERRANEO D'AMERICA

È ormai un postulato che l'apertura del canale di Pa-namá ha spostato l'asse della politica internazionale ver-so il golfo del Messico. Il Mediterraneo resta una dellegrandi scacchiere del mondo e resterà tale probabilmen-te sempre, però il taglio dell'istmo di Panama, lo sbocciodella potenza degli Stati Uniti, lo sviluppo del restodell'America e la maturazione dei problemi del Pacificohanno creato un nuovo Mediterraneo in quel bacino delcontinente americano che è formato dal golfo del Messi-co e dal mare dei Caraibi.

Gli interessi dell'Italia in questo secondo Mediterra-neo sono per ora solamente potenziali, però la grandez-za dell'Italia ormai nettamente proiettata nel futuro dallapropulsione fascista non esclude la possibilità di interes-si italiani, diretti e indiretti, anche in questo punto delmondo. Quando un paese ha aperte dinanzi a sè le portedell'impero, non ha limiti di possibilità ed è interessato atutte le situazioni soprattutto se si tiene conto della stret-ta interferenza che esiste fra le diverse scacchiere dellapolitica mondiale.

La cornice terrestre di questo secondo Mediterraneo èformata dalla costa meridionale degli Stati Uniti, dalMessico, dalle cinque repubbliche dell'America Centra-le, dalla Colombia e dal Venezuela. Dal lato dell'Atlanti-co una fila ininterrotta di isole e di scogliere chiude il

415

IL MEDITERRANEO D'AMERICA

È ormai un postulato che l'apertura del canale di Pa-namá ha spostato l'asse della politica internazionale ver-so il golfo del Messico. Il Mediterraneo resta una dellegrandi scacchiere del mondo e resterà tale probabilmen-te sempre, però il taglio dell'istmo di Panama, lo sbocciodella potenza degli Stati Uniti, lo sviluppo del restodell'America e la maturazione dei problemi del Pacificohanno creato un nuovo Mediterraneo in quel bacino delcontinente americano che è formato dal golfo del Messi-co e dal mare dei Caraibi.

Gli interessi dell'Italia in questo secondo Mediterra-neo sono per ora solamente potenziali, però la grandez-za dell'Italia ormai nettamente proiettata nel futuro dallapropulsione fascista non esclude la possibilità di interes-si italiani, diretti e indiretti, anche in questo punto delmondo. Quando un paese ha aperte dinanzi a sè le portedell'impero, non ha limiti di possibilità ed è interessato atutte le situazioni soprattutto se si tiene conto della stret-ta interferenza che esiste fra le diverse scacchiere dellapolitica mondiale.

La cornice terrestre di questo secondo Mediterraneo èformata dalla costa meridionale degli Stati Uniti, dalMessico, dalle cinque repubbliche dell'America Centra-le, dalla Colombia e dal Venezuela. Dal lato dell'Atlanti-co una fila ininterrotta di isole e di scogliere chiude il

415

Page 416: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

grande cerchio con le 29 isole, i 661 isolotti ed i 3000scogli delle Bahamas, col gruppo numeroso delle Bar-bados, con l'arcipelago fittissimo delle isole Leeward,con l'altro arcipelago delle isole Windward (Granata,San Vincenzo, Santa Lucia, ecc.) e per ultimo conquell'isola di Trinidad che quasi s'incastra con la terraferma sul litorale del Venezuela.

In mezzo, fra l'arco terrestre e l'arco insulare, stannole quattro grandi Antille: Cuba, Haiti, Portorico e Gia-maica, ognuna circondata da una corona di isole, di iso-lette e di scogli. Solo l'Oceania offre una fioritura tantoricca di isole!

Finchè il Mar dei Caraibi ed il golfo del Messico nonerano entrati nel girone delle competizioni politiche edeconomiche mondiali, queste miriadi di isole e di isolet-te erano angoli tranquilli della terra nei quali la vitaumana si svolgeva serena ed un po' sonnolenta. Il viag-giatore che cinquant'anni fa sbarcava in una di questeisole aveva la sensazione di approdare al Paradiso Terre-stre e dimenticava le lotte degli uomini per abbandonar-si alla contemplazione delle divine bellezze della Natu-ra. Ancora oggi le isole minori conservano gran partedella loro attrattiva e sembrano cantare in mezzo algrande oro del Tropico la dolcezza della vita primitiva.Luoghi che non sanno che cosa voglia dire freddo offro-no con facilità agli uomini gli alimenti di cui abbisogna-no. Il mare e le piante creano, con la complicità del solee delle sabbie, mille meravigliosi scenari di fronte aiquali l'uomo cerca istintivamente un flauto od una chi-

416

grande cerchio con le 29 isole, i 661 isolotti ed i 3000scogli delle Bahamas, col gruppo numeroso delle Bar-bados, con l'arcipelago fittissimo delle isole Leeward,con l'altro arcipelago delle isole Windward (Granata,San Vincenzo, Santa Lucia, ecc.) e per ultimo conquell'isola di Trinidad che quasi s'incastra con la terraferma sul litorale del Venezuela.

In mezzo, fra l'arco terrestre e l'arco insulare, stannole quattro grandi Antille: Cuba, Haiti, Portorico e Gia-maica, ognuna circondata da una corona di isole, di iso-lette e di scogli. Solo l'Oceania offre una fioritura tantoricca di isole!

Finchè il Mar dei Caraibi ed il golfo del Messico nonerano entrati nel girone delle competizioni politiche edeconomiche mondiali, queste miriadi di isole e di isolet-te erano angoli tranquilli della terra nei quali la vitaumana si svolgeva serena ed un po' sonnolenta. Il viag-giatore che cinquant'anni fa sbarcava in una di questeisole aveva la sensazione di approdare al Paradiso Terre-stre e dimenticava le lotte degli uomini per abbandonar-si alla contemplazione delle divine bellezze della Natu-ra. Ancora oggi le isole minori conservano gran partedella loro attrattiva e sembrano cantare in mezzo algrande oro del Tropico la dolcezza della vita primitiva.Luoghi che non sanno che cosa voglia dire freddo offro-no con facilità agli uomini gli alimenti di cui abbisogna-no. Il mare e le piante creano, con la complicità del solee delle sabbie, mille meravigliosi scenari di fronte aiquali l'uomo cerca istintivamente un flauto od una chi-

416

Page 417: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

tarra per cantare la gioia dei suoi occhi e gli splendoridel creato.

Però la mano dell'uomo sta modificando lo scenario.Formidabili basi navali ed aeree punteggiano già questogiardino delle Esperidi. Molti di questi canali che sem-brano al viaggiatore rivoli di smeraldo fluenti verso gliincanti dell'infinito, figurano nei piani degli Stati Mag-giori navali con la paurosa punteggiatura dei passaggiminati. Diverse di queste isolette non sono altro che im-mensi serbatoi di petrolio immagazzinati dagli Ammira-gliati. Dove pare che solo le palme conversino coi venti-celli del mare, hanno i loro nidi gli idroplani ed i sotto-marini delle più grandi flotte del mondo. Le antenne ra-diografiche violano i silenzi, spiano i cicloni, scoprono isegreti delle baie e degli arcipelaghi, empiono di pupillele solitudini. Lo Zucchero ed il Petrolio hanno innume-revoli templi, più grandi e paurosi di quelli di Moloch edi Baal. Le competizioni politiche ed economiche hannotrasformato questi mari di sogno e questi arcipelaghi dipoesia in un terribile Mediterraneo, con molte Suez emolte Gibilterra, con molte isole di Malta e molti strettidi Messina. Il destino vi cova le lotte future dell'umani-tà. Il viaggiatore che passasse in mezzo a queste acquedi giada ed a queste isole di corallo cantando solamentesulla cetra la voluttuosa bellezza del Tropico, resterebbeal di fuori della realtà. Le contese mondiali che s'eranoprofilate in passato nelle avventurose lotte dei corsari sisono concretate nell'antagonismo di formidabili interessipolitici ed economici, i quali premono sulla volontà de-

417

tarra per cantare la gioia dei suoi occhi e gli splendoridel creato.

Però la mano dell'uomo sta modificando lo scenario.Formidabili basi navali ed aeree punteggiano già questogiardino delle Esperidi. Molti di questi canali che sem-brano al viaggiatore rivoli di smeraldo fluenti verso gliincanti dell'infinito, figurano nei piani degli Stati Mag-giori navali con la paurosa punteggiatura dei passaggiminati. Diverse di queste isolette non sono altro che im-mensi serbatoi di petrolio immagazzinati dagli Ammira-gliati. Dove pare che solo le palme conversino coi venti-celli del mare, hanno i loro nidi gli idroplani ed i sotto-marini delle più grandi flotte del mondo. Le antenne ra-diografiche violano i silenzi, spiano i cicloni, scoprono isegreti delle baie e degli arcipelaghi, empiono di pupillele solitudini. Lo Zucchero ed il Petrolio hanno innume-revoli templi, più grandi e paurosi di quelli di Moloch edi Baal. Le competizioni politiche ed economiche hannotrasformato questi mari di sogno e questi arcipelaghi dipoesia in un terribile Mediterraneo, con molte Suez emolte Gibilterra, con molte isole di Malta e molti strettidi Messina. Il destino vi cova le lotte future dell'umani-tà. Il viaggiatore che passasse in mezzo a queste acquedi giada ed a queste isole di corallo cantando solamentesulla cetra la voluttuosa bellezza del Tropico, resterebbeal di fuori della realtà. Le contese mondiali che s'eranoprofilate in passato nelle avventurose lotte dei corsari sisono concretate nell'antagonismo di formidabili interessipolitici ed economici, i quali premono sulla volontà de-

417

Page 418: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

gli uomini con tutto il peso di quelle fatali ed inesorabiliLeggi della concorrenza che hanno governato il mondofin dal primo suo nascere.

Alla fine del secolo scorso l'Europa aveva in questoMediterraneo d'America una situazione di assoluta pre-valenza, basata sui possedimenti insulari della GranBretagna e della Spagna, completati dai possedimentiminori della Francia, dell'Olanda e della Danimarca. Lasituazione dell'Europa fu gravemente ed irreparabilmen-te compromessa nel 1898 da quel formidabile errore bri-tannico che fu la guerra ispano-americana. I residui diuna vecchia mentalità inglese che gli avvenimenti ave-vano invece completamente superato, determinaronoquell'errore che fu uno dei più grandi commessidall'Inghilterra. La Gran Brettagna non avrebbe mai do-vuto permettere la guerra ispano-americana ed in quelmomento il suo veto sarebbe stato sufficiente a paraliz-zare qualsiasi velleità degli Stati Uniti. Se la situazionedeterminata dall'andamento coloniale spagnuolo nelleAntille non fosse stata sostenibile, l'Inghilterra avrebbedovuto piuttosto fare essa stessa la guerra contro la Spa-gna ed aiutare Cuba ad ottenere la sua indipendenza.V'avrebbe guadagnato, oltre l'isola di Portorico, quellestazioni carbonifere di Guantánamo e di Baia Honda chegli Stati Uniti si sono fatte dare dai cubani e che hannocapovolto la situazione navale del Mediterraneo d'Ame-rica in senso contrario agli interessi inglesi. Tutti i mag-giori uomini politici di Cuba coi quali ho avuto occasio-ne di discorrere dell'argomento e che comandavano nel

418

gli uomini con tutto il peso di quelle fatali ed inesorabiliLeggi della concorrenza che hanno governato il mondofin dal primo suo nascere.

Alla fine del secolo scorso l'Europa aveva in questoMediterraneo d'America una situazione di assoluta pre-valenza, basata sui possedimenti insulari della GranBretagna e della Spagna, completati dai possedimentiminori della Francia, dell'Olanda e della Danimarca. Lasituazione dell'Europa fu gravemente ed irreparabilmen-te compromessa nel 1898 da quel formidabile errore bri-tannico che fu la guerra ispano-americana. I residui diuna vecchia mentalità inglese che gli avvenimenti ave-vano invece completamente superato, determinaronoquell'errore che fu uno dei più grandi commessidall'Inghilterra. La Gran Brettagna non avrebbe mai do-vuto permettere la guerra ispano-americana ed in quelmomento il suo veto sarebbe stato sufficiente a paraliz-zare qualsiasi velleità degli Stati Uniti. Se la situazionedeterminata dall'andamento coloniale spagnuolo nelleAntille non fosse stata sostenibile, l'Inghilterra avrebbedovuto piuttosto fare essa stessa la guerra contro la Spa-gna ed aiutare Cuba ad ottenere la sua indipendenza.V'avrebbe guadagnato, oltre l'isola di Portorico, quellestazioni carbonifere di Guantánamo e di Baia Honda chegli Stati Uniti si sono fatte dare dai cubani e che hannocapovolto la situazione navale del Mediterraneo d'Ame-rica in senso contrario agli interessi inglesi. Tutti i mag-giori uomini politici di Cuba coi quali ho avuto occasio-ne di discorrere dell'argomento e che comandavano nel

418

Page 419: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

'98 le forze rivoluzionarie, mi hanno dichiarato chel'aiuto inglese fu sollecitato e che in quel momento i cu-bani avrebbero ceduto all'Inghilterra, ad occhi chiusi eda cuor contento, anche quella meravigliosa baia aereache è l'isola dei Pini.

In seguito all'errore inglese (ed europeo) della guerraispano-americana, gli Stati Uniti hanno avuto la possibi-lità di crearsi nel golfo del Messico e nel mar dei Carai-bi una situazione strategica di primissimo ordine, laquale permise loro di affrontare la questione del tagliodel Panamá senza preoccupazioni di ordine navale. Lagrande chiave strategica del Mediterraneo d'America èl'isola di Cuba, non solamente per la sua grandezza (unterzo della superficie dell'Italia) e per la sua disposizio-ne longitudinale, ma soprattutto per le numerose esplendide baie fortificabili di cui è ricco il suo sviluppocostiero. Cuba è oggi sotto il controllo assoluto degliStati Uniti; controllo navale, economico e politico. Que-sto stato di fatto basta a dare alla grande Repubblica ildominio del Mediterraneo d'America, ma il governo diWashington l'ha concretato con un programma di basinavali. Padroni assoluti dello stretto di Florida e quindiindirettamente del canale di Yucatán che da esso dipen-de, gli Stati Uniti hanno valorizzato l'Enmienda Plat fa-cendosi cedere da Cuba la meravigliosa baia di Guantá-namo che è oggi uno dei perni della potenza navalenord-americana. Si tratta di una baia che ha una imboc-catura di tre chilometri con una isola nel centro munitadi batterie e di torri blindate scomparenti. Il forzamento

419

'98 le forze rivoluzionarie, mi hanno dichiarato chel'aiuto inglese fu sollecitato e che in quel momento i cu-bani avrebbero ceduto all'Inghilterra, ad occhi chiusi eda cuor contento, anche quella meravigliosa baia aereache è l'isola dei Pini.

In seguito all'errore inglese (ed europeo) della guerraispano-americana, gli Stati Uniti hanno avuto la possibi-lità di crearsi nel golfo del Messico e nel mar dei Carai-bi una situazione strategica di primissimo ordine, laquale permise loro di affrontare la questione del tagliodel Panamá senza preoccupazioni di ordine navale. Lagrande chiave strategica del Mediterraneo d'America èl'isola di Cuba, non solamente per la sua grandezza (unterzo della superficie dell'Italia) e per la sua disposizio-ne longitudinale, ma soprattutto per le numerose esplendide baie fortificabili di cui è ricco il suo sviluppocostiero. Cuba è oggi sotto il controllo assoluto degliStati Uniti; controllo navale, economico e politico. Que-sto stato di fatto basta a dare alla grande Repubblica ildominio del Mediterraneo d'America, ma il governo diWashington l'ha concretato con un programma di basinavali. Padroni assoluti dello stretto di Florida e quindiindirettamente del canale di Yucatán che da esso dipen-de, gli Stati Uniti hanno valorizzato l'Enmienda Plat fa-cendosi cedere da Cuba la meravigliosa baia di Guantá-namo che è oggi uno dei perni della potenza navalenord-americana. Si tratta di una baia che ha una imboc-catura di tre chilometri con una isola nel centro munitadi batterie e di torri blindate scomparenti. Il forzamento

419

Page 420: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

della baia è giudicato impossibile. La baia si sprofondapoi entro terra e si allarga in un vasto specchio d'acqua,capace di contenere duecento navi da guerra. Un cerchiodi alte montagne circonda la baia di Guantánamo; la iso-la dal mare e dal retroterra; rende impossibile tantoun'azione a tiro verticale di una flotta al largo quanto unattacco da terra attraverso il territorio cubano. Per il pos-sesso della baia di Guantánamo i nord-americani sonopadroni del canale tra Cuba ed Haiti, ma per renderequesto dominio ancora più assoluto sono in corso pro-prio in questi giorni complicate e delicate trattative conla Repubblica di Haiti, in forza delle quali gli Stati Unitiriceveranno l'isola di Gonave ed una base in faccia aPorto Principe. Avranno così una seconda Guantánamoin Haiti e la loro morsa sarà strapotente.

La progettata creazione del canale di Nicaragua, resanecessaria dalla grave vulnerabilità del canale di Pana-má per via aerea, ha spinto gli Stati Uniti ad intavolarecon Haiti le odierne trattative le quali, com'è noto, sonocondotte con una certa bruschezza. Se a queste due basinavali ed a tutte le altre della costa federale, si aggiungeil controllo che gli Stati Uniti esercitano di fatto sullecinque repubblichette del Centro America continentale eche diventerà ancora più effettivo con la costruzione delcanale di Nicaragua, è evidente che gli Stati Uniti domi-nano strategicamente tre quarti del Mediterraneo ameri-cano e ne hanno in mano, oltre alla porta del Panamá,tutti i passaggi interni obbligati.

420

della baia è giudicato impossibile. La baia si sprofondapoi entro terra e si allarga in un vasto specchio d'acqua,capace di contenere duecento navi da guerra. Un cerchiodi alte montagne circonda la baia di Guantánamo; la iso-la dal mare e dal retroterra; rende impossibile tantoun'azione a tiro verticale di una flotta al largo quanto unattacco da terra attraverso il territorio cubano. Per il pos-sesso della baia di Guantánamo i nord-americani sonopadroni del canale tra Cuba ed Haiti, ma per renderequesto dominio ancora più assoluto sono in corso pro-prio in questi giorni complicate e delicate trattative conla Repubblica di Haiti, in forza delle quali gli Stati Unitiriceveranno l'isola di Gonave ed una base in faccia aPorto Principe. Avranno così una seconda Guantánamoin Haiti e la loro morsa sarà strapotente.

La progettata creazione del canale di Nicaragua, resanecessaria dalla grave vulnerabilità del canale di Pana-má per via aerea, ha spinto gli Stati Uniti ad intavolarecon Haiti le odierne trattative le quali, com'è noto, sonocondotte con una certa bruschezza. Se a queste due basinavali ed a tutte le altre della costa federale, si aggiungeil controllo che gli Stati Uniti esercitano di fatto sullecinque repubblichette del Centro America continentale eche diventerà ancora più effettivo con la costruzione delcanale di Nicaragua, è evidente che gli Stati Uniti domi-nano strategicamente tre quarti del Mediterraneo ameri-cano e ne hanno in mano, oltre alla porta del Panamá,tutti i passaggi interni obbligati.

420

Page 421: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

E se domani fosse necessario un ulteriore rafforza-mento sarà assai facile agli Stati Uniti di concludere conCuba un accordo generico per la messa in valore dellequattro enormi baie di Sagua, di Nipes, di Puerto Padree di Nuevitas che fronteggiano le Bahamas e che per laloro configurazione sono ancora più formidabili dellabaia di Guantánamo. La sola baia di Nipes è capace diospitare tutte le flotte del mondo.

Solo nella parte orientale del Mediterraneo d'Americagli Stati Uniti si trovano tuttora in condizione d'inferio-rità, nonostante il possesso di Portorico e l'acquistodell'arcipelago Virginia che hanno comperato nel 1917alla Danimarca per 25 milioni di dollari. Gli Stati Unitihanno accarezzato la speranza di rimediare in qualchemodo a questa deficienza comperando dalla Francia letre isole della Guadalupa, di Martinica e di Maria Ga-lante, ma il governo francese ha costantemente respintoqualsiasi sondaggio americano ed è quasi certo che ilgoverno britannico deve aver esposto con chiarezza e inmodo inequivocabile a Parigi il proprio punto di vista.

Queste tre isole non danno alla Francia nel Mediterra-neo d'America nessuna situazione marittima, anche per-chè manca una forza navale francese del Mar dei Carai-bi, ma per essere inquadrate nell'arcipelago inglese delleLeward e delle Winkward assicurano il primatodell'Inghilterra e, per logica conseguenza, perciò, sottocerti aspetti dell'Europa in questo tratto sud-orientale delMediterraneo americano.

421

E se domani fosse necessario un ulteriore rafforza-mento sarà assai facile agli Stati Uniti di concludere conCuba un accordo generico per la messa in valore dellequattro enormi baie di Sagua, di Nipes, di Puerto Padree di Nuevitas che fronteggiano le Bahamas e che per laloro configurazione sono ancora più formidabili dellabaia di Guantánamo. La sola baia di Nipes è capace diospitare tutte le flotte del mondo.

Solo nella parte orientale del Mediterraneo d'Americagli Stati Uniti si trovano tuttora in condizione d'inferio-rità, nonostante il possesso di Portorico e l'acquistodell'arcipelago Virginia che hanno comperato nel 1917alla Danimarca per 25 milioni di dollari. Gli Stati Unitihanno accarezzato la speranza di rimediare in qualchemodo a questa deficienza comperando dalla Francia letre isole della Guadalupa, di Martinica e di Maria Ga-lante, ma il governo francese ha costantemente respintoqualsiasi sondaggio americano ed è quasi certo che ilgoverno britannico deve aver esposto con chiarezza e inmodo inequivocabile a Parigi il proprio punto di vista.

Queste tre isole non danno alla Francia nel Mediterra-neo d'America nessuna situazione marittima, anche per-chè manca una forza navale francese del Mar dei Carai-bi, ma per essere inquadrate nell'arcipelago inglese delleLeward e delle Winkward assicurano il primatodell'Inghilterra e, per logica conseguenza, perciò, sottocerti aspetti dell'Europa in questo tratto sud-orientale delMediterraneo americano.

421

Page 422: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Quanto alle isole che possiede l'Olanda dinanziall'importante golfo del Venezuela, si sa all'Aia che ilgoverno di Londra considererebbe la loro cessione agliStati Uniti un atto di ostilità dell'Olanda contro l'Inghil-terra; atto d'ostilità che potrebbe avere serie conseguen-ze nell'oceano indiano.

In realtà la sola Inghilterra fronteggia gli Stati Uniti,mentre l'interesse inglese e lo stesso interesse europeovorrebbero che tutte le maggiori Potenze avessero laloro garitta di fronte a quella doppia porta dei canali diPanamá e di Nicaragua che è uno dei grandi ingressi delmondo. La situazione dell'Inghilterra è tuttavia forte.L'errore della guerra ispano-americana fu commesso ap-punto perchè l'Inghilterra giudicò la sua situazione nelleAntille fortissima. Londra non previde lo sviluppo dellapotenza navale e politica degli Stati Uniti, tanto che lavalutò meno ingombrante e pericolosa di quella dellavecchia Spagna. Oggi gli inglesi preferirebbero di vede-re sventolare sulle batterie di Guantánamo la bandiera diRe Alfonso invece del vessillo stellato di Coolidge, mala storia non torna indietro.

Eccettuato quel breve tratto di mare che è occupatoda Portorico e da Haiti l'impero inglese possiede una filaininterrotta di isole che va dalla costa degli Stati Unitialla costa del Venezuela e che chiude quasi completa-mente dalla parte dell'Atlantico l'accesso del Mediterra-neo d'America. Molte di queste isole non hanno valorestrategico, però il loro insieme costituisce un sistema dibasi aeree, sottomarine e radiotelegrafiche di poderosa

422

Quanto alle isole che possiede l'Olanda dinanziall'importante golfo del Venezuela, si sa all'Aia che ilgoverno di Londra considererebbe la loro cessione agliStati Uniti un atto di ostilità dell'Olanda contro l'Inghil-terra; atto d'ostilità che potrebbe avere serie conseguen-ze nell'oceano indiano.

In realtà la sola Inghilterra fronteggia gli Stati Uniti,mentre l'interesse inglese e lo stesso interesse europeovorrebbero che tutte le maggiori Potenze avessero laloro garitta di fronte a quella doppia porta dei canali diPanamá e di Nicaragua che è uno dei grandi ingressi delmondo. La situazione dell'Inghilterra è tuttavia forte.L'errore della guerra ispano-americana fu commesso ap-punto perchè l'Inghilterra giudicò la sua situazione nelleAntille fortissima. Londra non previde lo sviluppo dellapotenza navale e politica degli Stati Uniti, tanto che lavalutò meno ingombrante e pericolosa di quella dellavecchia Spagna. Oggi gli inglesi preferirebbero di vede-re sventolare sulle batterie di Guantánamo la bandiera diRe Alfonso invece del vessillo stellato di Coolidge, mala storia non torna indietro.

Eccettuato quel breve tratto di mare che è occupatoda Portorico e da Haiti l'impero inglese possiede una filaininterrotta di isole che va dalla costa degli Stati Unitialla costa del Venezuela e che chiude quasi completa-mente dalla parte dell'Atlantico l'accesso del Mediterra-neo d'America. Molte di queste isole non hanno valorestrategico, però il loro insieme costituisce un sistema dibasi aeree, sottomarine e radiotelegrafiche di poderosa

422

Page 423: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

efficienza. Via via che gli Stati Uniti ingrandiscono inquesto mare i loro interessi politici e marittimi, l'imperobritannico rafforza le serrature e moltiplica i chiavistelli.Il sottomarino e l'idroplano accentuano l'importanza del-le Bahamas e delle Leward.

Nell'interno del mare, la Gran Bretagna possiede ineccellente situazione geografica la Giamaica col gruppointeressante delle Cayman (base navale di Georgetown)e quel meraviglioso punto di appoggio sul continentecentro-americano che è l'Honduras britannico con le iso-le Belizes, vera spina messa da John Bull negli occhidell'Oncle Sam.

Il collegamento di tutto il sistema inglese delle Antil-le col resto dell'impero è assicurato dal gruppo magnifi-co delle isole Bermude (360 isole) situate ad appena 600miglia dalla costa americana del North Carolina ed a677 miglia da Nuova York. Lì l'Inghilterra ha una dellesue grandi piazzeforti navali: Saint Jorges.

Il Destino nasconde nel Mediterraneo d'America unaparte della storia futura del mondo. E non è azzardatoprevedere che le fortune dell'Europa, dell'America e diuna parte dell'Asia sono notevolmente legate alle vicen-de di questo secondo Mediterraneo che sta a cavalieredell'America latina e dell'America anglo-sassone,dell'Atlantico e del Pacifico.

Noi italiani abbiamo le nostri sorti legate a quelle delvecchio Mediterraneo d'Europa. Ma dobbiamo guardareanche al Mediterraneo d'America con quell'interesse checi è dettato dal destino imperiale della nostra razza.

423

efficienza. Via via che gli Stati Uniti ingrandiscono inquesto mare i loro interessi politici e marittimi, l'imperobritannico rafforza le serrature e moltiplica i chiavistelli.Il sottomarino e l'idroplano accentuano l'importanza del-le Bahamas e delle Leward.

Nell'interno del mare, la Gran Bretagna possiede ineccellente situazione geografica la Giamaica col gruppointeressante delle Cayman (base navale di Georgetown)e quel meraviglioso punto di appoggio sul continentecentro-americano che è l'Honduras britannico con le iso-le Belizes, vera spina messa da John Bull negli occhidell'Oncle Sam.

Il collegamento di tutto il sistema inglese delle Antil-le col resto dell'impero è assicurato dal gruppo magnifi-co delle isole Bermude (360 isole) situate ad appena 600miglia dalla costa americana del North Carolina ed a677 miglia da Nuova York. Lì l'Inghilterra ha una dellesue grandi piazzeforti navali: Saint Jorges.

Il Destino nasconde nel Mediterraneo d'America unaparte della storia futura del mondo. E non è azzardatoprevedere che le fortune dell'Europa, dell'America e diuna parte dell'Asia sono notevolmente legate alle vicen-de di questo secondo Mediterraneo che sta a cavalieredell'America latina e dell'America anglo-sassone,dell'Atlantico e del Pacifico.

Noi italiani abbiamo le nostri sorti legate a quelle delvecchio Mediterraneo d'Europa. Ma dobbiamo guardareanche al Mediterraneo d'America con quell'interesse checi è dettato dal destino imperiale della nostra razza.

423

Page 424: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

INDICE

Tra cielo e mareLa regina delle AntilleL'isola dello zuccheroLe nozze d'argento d'una repubblica«Rouge et Noir»Col generale MachadoLe donne che si dondolanoLa piazza delle frittelleTra ciabattini ed oreficiQuattro profili d'emigrantiLa locanda della morteIl castello delle scimmieIl sogno di un giardino tropicaleRoma ed il Pan-latinismoL'arrivo dell'imperatore delle AmericheLa sesta conferenza pan-americanaBilancio fallimentareNicaragua, problema d'AmericaIl VII Congresso della stampa latinaLa stazione ferroviaria di RuspoliIsola di CubanacanI quattro salotti dell'AtlanticoDa Santiago all'isola azzurraI lords e le ladies di cioccolattoGiamaica, paradiso dei Tropici

424

INDICE

Tra cielo e mareLa regina delle AntilleL'isola dello zuccheroLe nozze d'argento d'una repubblica«Rouge et Noir»Col generale MachadoLe donne che si dondolanoLa piazza delle frittelleTra ciabattini ed oreficiQuattro profili d'emigrantiLa locanda della morteIl castello delle scimmieIl sogno di un giardino tropicaleRoma ed il Pan-latinismoL'arrivo dell'imperatore delle AmericheLa sesta conferenza pan-americanaBilancio fallimentareNicaragua, problema d'AmericaIl VII Congresso della stampa latinaLa stazione ferroviaria di RuspoliIsola di CubanacanI quattro salotti dell'AtlanticoDa Santiago all'isola azzurraI lords e le ladies di cioccolattoGiamaica, paradiso dei Tropici

424

Page 425: LE ISOLE DEL RAGGIO VERDE - Liber Liber · all'America Centrale (Avana), è stata per me una specie di rappresentazione teatrale in due atti, con l'intermezzo di una farsa. Atto primo:

Lo zaffiro del mareIl «quattro alberi» del commodoroLe isole del raggio verdeIl nido dei cicloniLa repubblica nera di HaitiIn mezzo agli italiani di Port-au-PrinceLa cittadella del Re NeroDa Haiti a Santo DomingoDinanzi alle ceneri di ColomboL'Alcázar di Santo DomingoI diamanti neri dell'Isola di TrinidadUna taverna a PortoricoIl Mediterraneo d'America

425

Lo zaffiro del mareIl «quattro alberi» del commodoroLe isole del raggio verdeIl nido dei cicloniLa repubblica nera di HaitiIn mezzo agli italiani di Port-au-PrinceLa cittadella del Re NeroDa Haiti a Santo DomingoDinanzi alle ceneri di ColomboL'Alcázar di Santo DomingoI diamanti neri dell'Isola di TrinidadUna taverna a PortoricoIl Mediterraneo d'America

425