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Le grotte ornate del Paleolitico Per 25 000 anni gli antichi europei hanno espresso la loro cultura dipingendo e incidendo pareti di caverne; la grotta Chauvet, scoperta di recente in Francia, è un esempio fondamentale della loro arte di Jean Clottes LE SCIENZE n. 329, gennaio 1996 63 Cavalli, rinoceronti e uri (qui sopra) sono dipinti in nero e rosso sulle pareti della grotta Chau- vet, scoperta nel dicembre 1994 presso Vallon-Pont-d'Arc nell'Ardèche; si tratta di uno dei più importanti siti di arte rupestre della Francia. Le pitture e le incisioni della grotta Chau- vet hanno la particolarità di raffigurare un gran numero di rinoceronti, soggetto poco fre- quente nell'arte del Paleolitico. L'illustrazione qui a destra è una parte di un ampio «pannel- lo» ornato nel quale sono visibili anche una renna, alcuni leoni delle caverne e punti rossi. I l 24 dicembre 1994 tre speleologi tornarono in una grotta presso Val- lon-Pont-d'Arc, nell'Ardèche, do- ve qualche giorno prima avevano indi- viduato uno stretto budello in fondo a una galleria. Scendendo, si ritrovarono in un complesso di ambienti sotterranei della lunghezza di parecchie centinaia di metri. La luce delle lampade rivelava pareti coperte di disegni e incisioni di animali: cavalli, rinoceron- ti, leoni, bisonti, uri, orsi, mammut, stambecchi; i tre scopritori scorsero anche un leopardo e, forse, una iena. Questa «arca di Noè» era ul- teriormente ornata con segni simbolici, composizioni di segni puntiformi e mani im- presse in positivo o in nega- tivo. La grotta Chauvet, così battezzata dal nome di uno degli scopritori, è l'equiva- lente artistico delle grotte di Lascaux in Dordogna e di Altamira in Spagna: il suo rinvenimento fa dell'Ardè- che una regione importante per l'arte preistorica. Negli ultimi 10 anni sono stati scoperti in Francia 22 nuovi siti di arte parietale pa- leolitica, che portano a 150 il totale delle grotte ornate co- nosciute in questo paese. In precedenza l'ultima grande scoperta, risalente al luglio 1991, era stata quella della grotta Cosquer, che si apre ai piedi di una falesia, 37 metri sotto il livello del mare, a po- chi chilometri da Marsiglia. Le pitture e le incisioni che essa contiene si sono conser- vate perché la galleria d'ac- cesso è in salita: circa metà della cavità principale si tro- 62 LE SCIENZE n. 329, gennaio 1996 25 000 anni. Nella seconda metà del XIX secolo, curiosi ed eruditi cominciarono a descrivere le pitture e le incisioni visibili nelle caverne e a realizzarne i primi rilie- vi, con metodi rudimentali; queste sco- perte portarono, all'inizio del XX secolo, al riconoscimento di un'arte parietale pa- leolitica, e lo studio delle opere e il con- fronto dei siti fornirono indizi sulla cultu- ra e sulla psicologia di coloro che li ave- vano creati. Oggi l'analisi teorica di que- ste opere consente interpretazioni più obiettive e prudenti del loro significato. L interpretazione delle pitture resta però un problema difficile: le teorie più affascinanti spesso non si rivelano all'altezza del compito. Tre anni fa, nella California occidentale, osservai all'in- gresso di una grotta ornata tre tratti verti- cali dipinti in rosso. Negli anni venti l'abbé Breuil vi avrebbe visto delle frec- ce, dipinte da un popolo di cacciatori per propiziare la cattura di numerose prede. Negli anni sessanta André Leroi-Gour- han, applicando la sua teoria del simboli- smo sessuale, avrebbe attribuito una va- lenza maschile a questi tratti verticali, posti nei pressi dell'ingresso della grotta la quale, essendo una cavità, aveva inve- ce significato femminile. Queste due in- terpretazioni non sono incompatibili: in generale, sono gli uomini ad andare a caccia. La mia guida, un indiano che per- petuava la tradizione spirituale del luo- go, trasmessa nella sua famiglia di gene- razione in generazione, mi spiegò tutta- via il significato dei tratti: essi stavano a indicare che la grotta era accessibile solo a coloro che avevano superato la secon- da fase dell'iniziazione nella tribù. Sen- za le sue spiegazioni, come avrei potuto indovinarlo? Grazie ai progressi dei metodi anali- tici, possiamo però datare con maggiore precisione i siti e ricostruire le tecniche utilizzate dagli artisti preistorici per di- pingere e disegnare. In questo modo è anche possibile determinare le vie di diffusione delle tecniche e degli stili nella Francia di 20 000 anni fa. A questo riguardo la grotta Chauvet è particolarmente importante e originale per la varietà e la natura degli animali rappresentati: essa è ricca di immagini di carnivori, e fra di esse stupiscono le pri- me pitture e incisioni note raffiguranti un gufo, un leopardo e, forse, una iena. Ciascun sito importante possiede rap- presentazioni originali o anche uniche: così la sola immagine nota di donnola è tracciata a carboncino nel Réseau Cla- stres, in Ariège. Nella grotta Cosquer al- la fauna terrestre si affiancano animali marini: otto foche incise e tre pinguini dipinti in nero. Sono le sole raffigurazio- ni indiscutibili nell'arte preistorica di grandi pinguini, animali che, come molti altri che vivevano in Europa nel Paleoli- tico, sono scomparsi a causa dell'uomo. La collocazione geografica dei siti spiega in parte queste specificità: la grotta Cosquer, per esempio, era a po- chi chilometri dalla costa dove, nel So- lutreano, durante l'ultima glaciazione, vivevano foche e pinguini; non stupisce quindi che gli artisti li abbiano rappre- sentati. Gli uomini del Paleolitico tutta- via non si proponevano una descrizione esatta della fauna: sceglievano i loro soggetti per ragioni culturali, rituali o religiose che variavano da gruppo a gruppo. Non è detto che gli animali ra- ramente raffigurati fossero rari nell'am- biente: la renna, oggetto nel Paleolitico di una caccia non meno intensa di quel- la a cui erano sottoposti il cavallo e il bisonte - come testimoniano i resti ali- mentari - appare nell'arte parietale con frequenza assai minore di quelli. Nes- sun argomento di tipo naturalistico può spiegare il fatto che 150 mammut orni- no le pareti della grotta di Rouffignac, in Dordogna, né che il numero di rino- ceronti raffigurati nella grotta Chauvet sia oltre due volte superiore al totale di immagini di questi animali rinvenute in tutte le altre grotte d'Europa. T e manifestazioni dell'arte paleolitica i I presentano tuttavia tratti comuni. Le rappresentazioni figurative mostrano solo animali, nella maggior parte dei casi grandi mammiferi come cavalli, bi- sonti, stambecchi, cervi, renne e mam- mut. Lo scenario non è mai raffigurato: non c'è la linea dell'orizzonte, né ele- menti astronomici come il Sole, la Luna va al di sopra del livello del mare. Du- rante la fase culminante dell'ultima gla- ciazione, 20 000 anni fa, il mare era 110- -120 metri più basso di quanto sia attual- mente e la spiaggia si trovava a parecchi chilometri di distanza. La diffusione della speleologia e l'ef- fettuazione di ricerche sistematiche han- no permesso di rinvenire un buon nume- ro di siti paleolitici che oggi sono di dif- ficile accesso; tuttavia non conosciamo che una frazione minuscola dei siti orna- ti, perché la fragilità di queste opere ne ha spesso facilitato la distruzione. Quelle che ci sono giunte costituiscono, insieme con gli oggetti di arte mobile, una testi- monianza fondamentale della cultura dei primi esseri umani moderni. In Europa l'arte delle caverne fiorì du- rante il Paleolitico, in un periodo di circa

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Page 1: Le grotte ornate del Paleoliticodownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1996... · 2011-09-16 · Paleolitico, con forti concentrazioni nell'Ariège, in Dordogna, nel Lot

Le grotte ornatedel Paleolitico

Per 25 000 anni gli antichi europei hanno espresso la loro culturadipingendo e incidendo pareti di caverne; la grotta Chauvet, scoperta

di recente in Francia, è un esempio fondamentale della loro arte

di Jean Clottes

LE SCIENZE n. 329, gennaio 1996 63

Cavalli, rinoceronti e uri (qui sopra) sono dipinti in nero e rosso sulle pareti della grotta Chau-vet, scoperta nel dicembre 1994 presso Vallon-Pont-d'Arc nell'Ardèche; si tratta di uno deipiù importanti siti di arte rupestre della Francia. Le pitture e le incisioni della grotta Chau-vet hanno la particolarità di raffigurare un gran numero di rinoceronti, soggetto poco fre-quente nell'arte del Paleolitico. L'illustrazione qui a destra è una parte di un ampio «pannel-lo» ornato nel quale sono visibili anche una renna, alcuni leoni delle caverne e punti rossi.

I

l 24 dicembre 1994 tre speleologitornarono in una grotta presso Val-lon-Pont-d'Arc, nell'Ardèche, do-

ve qualche giorno prima avevano indi-viduato uno stretto budello in fondo auna galleria. Scendendo, si ritrovaronoin un complesso di ambienti sotterraneidella lunghezza di parecchie centinaiadi metri. La luce delle lampade rivelavapareti coperte di disegni e incisioni dianimali: cavalli, rinoceron-ti, leoni, bisonti, uri, orsi,mammut, stambecchi; i trescopritori scorsero anche unleopardo e, forse, una iena.Questa «arca di Noè» era ul-teriormente ornata con segnisimbolici, composizioni disegni puntiformi e mani im-presse in positivo o in nega-tivo. La grotta Chauvet, cosìbattezzata dal nome di unodegli scopritori, è l'equiva-lente artistico delle grotte diLascaux in Dordogna e diAltamira in Spagna: il suorinvenimento fa dell'Ardè-che una regione importanteper l'arte preistorica.

Negli ultimi 10 anni sonostati scoperti in Francia 22nuovi siti di arte parietale pa-leolitica, che portano a 150 iltotale delle grotte ornate co-nosciute in questo paese. Inprecedenza l'ultima grandescoperta, risalente al luglio1991, era stata quella dellagrotta Cosquer, che si apre aipiedi di una falesia, 37 metrisotto il livello del mare, a po-chi chilometri da Marsiglia.Le pitture e le incisioni cheessa contiene si sono conser-vate perché la galleria d'ac-cesso è in salita: circa metàdella cavità principale si tro-

62 LE SCIENZE n. 329, gennaio 1996

25 000 anni. Nella seconda metà del XIXsecolo, curiosi ed eruditi cominciarono adescrivere le pitture e le incisioni visibilinelle caverne e a realizzarne i primi rilie-vi, con metodi rudimentali; queste sco-perte portarono, all'inizio del XX secolo,al riconoscimento di un'arte parietale pa-leolitica, e lo studio delle opere e il con-fronto dei siti fornirono indizi sulla cultu-ra e sulla psicologia di coloro che li ave-vano creati. Oggi l'analisi teorica di que-ste opere consente interpretazioni piùobiettive e prudenti del loro significato.

Linterpretazione delle pitture resta

però un problema difficile: le teoriepiù affascinanti spesso non si rivelanoall'altezza del compito. Tre anni fa, nellaCalifornia occidentale, osservai all'in-gresso di una grotta ornata tre tratti verti-cali dipinti in rosso. Negli anni ventil'abbé Breuil vi avrebbe visto delle frec-ce, dipinte da un popolo di cacciatori perpropiziare la cattura di numerose prede.Negli anni sessanta André Leroi-Gour-han, applicando la sua teoria del simboli-smo sessuale, avrebbe attribuito una va-lenza maschile a questi tratti verticali,posti nei pressi dell'ingresso della grottala quale, essendo una cavità, aveva inve-ce significato femminile. Queste due in-terpretazioni non sono incompatibili: ingenerale, sono gli uomini ad andare acaccia. La mia guida, un indiano che per-petuava la tradizione spirituale del luo-go, trasmessa nella sua famiglia di gene-

razione in generazione, mi spiegò tutta-via il significato dei tratti: essi stavano aindicare che la grotta era accessibile soloa coloro che avevano superato la secon-da fase dell'iniziazione nella tribù. Sen-za le sue spiegazioni, come avrei potutoindovinarlo?

Grazie ai progressi dei metodi anali-tici, possiamo però datare con maggioreprecisione i siti e ricostruire le tecnicheutilizzate dagli artisti preistorici per di-pingere e disegnare. In questo modo èanche possibile determinare le vie didiffusione delle tecniche e degli stilinella Francia di 20 000 anni fa.

A questo riguardo la grotta Chauvet èparticolarmente importante e originaleper la varietà e la natura degli animalirappresentati: essa è ricca di immagini dicarnivori, e fra di esse stupiscono le pri-me pitture e incisioni note raffiguranti ungufo, un leopardo e, forse, una iena.

Ciascun sito importante possiede rap-presentazioni originali o anche uniche:così la sola immagine nota di donnola ètracciata a carboncino nel Réseau Cla-stres, in Ariège. Nella grotta Cosquer al-la fauna terrestre si affiancano animalimarini: otto foche incise e tre pinguinidipinti in nero. Sono le sole raffigurazio-ni indiscutibili nell'arte preistorica digrandi pinguini, animali che, come moltialtri che vivevano in Europa nel Paleoli-tico, sono scomparsi a causa dell'uomo.

La collocazione geografica dei sitispiega in parte queste specificità: la

grotta Cosquer, per esempio, era a po-chi chilometri dalla costa dove, nel So-lutreano, durante l'ultima glaciazione,vivevano foche e pinguini; non stupiscequindi che gli artisti li abbiano rappre-sentati. Gli uomini del Paleolitico tutta-via non si proponevano una descrizioneesatta della fauna: sceglievano i lorosoggetti per ragioni culturali, rituali oreligiose che variavano da gruppo agruppo. Non è detto che gli animali ra-ramente raffigurati fossero rari nell'am-biente: la renna, oggetto nel Paleoliticodi una caccia non meno intensa di quel-la a cui erano sottoposti il cavallo e ilbisonte - come testimoniano i resti ali-mentari - appare nell'arte parietale confrequenza assai minore di quelli. Nes-sun argomento di tipo naturalistico puòspiegare il fatto che 150 mammut orni-no le pareti della grotta di Rouffignac,in Dordogna, né che il numero di rino-ceronti raffigurati nella grotta Chauvetsia oltre due volte superiore al totale diimmagini di questi animali rinvenute intutte le altre grotte d'Europa.

Te manifestazioni dell'arte paleoliticai

I presentano tuttavia tratti comuni.Le rappresentazioni figurative mostranosolo animali, nella maggior parte deicasi grandi mammiferi come cavalli, bi-sonti, stambecchi, cervi, renne e mam-mut. Lo scenario non è mai raffigurato:non c'è la linea dell'orizzonte, né ele-menti astronomici come il Sole, la Luna

va al di sopra del livello del mare. Du-rante la fase culminante dell'ultima gla-ciazione, 20 000 anni fa, il mare era 110--120 metri più basso di quanto sia attual-mente e la spiaggia si trovava a parecchichilometri di distanza.

La diffusione della speleologia e l'ef-fettuazione di ricerche sistematiche han-no permesso di rinvenire un buon nume-ro di siti paleolitici che oggi sono di dif-

ficile accesso; tuttavia non conosciamoche una frazione minuscola dei siti orna-ti, perché la fragilità di queste opere neha spesso facilitato la distruzione. Quelleche ci sono giunte costituiscono, insiemecon gli oggetti di arte mobile, una testi-monianza fondamentale della cultura deiprimi esseri umani moderni.

In Europa l'arte delle caverne fiorì du-rante il Paleolitico, in un periodo di circa

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Ciascuna grotta importante è caratterizzata da rappresentazioni di animali che noncompaiono altrove. Nella grotta Chauvet, nell'Ardèche, si osservano a fianco a fiancoun leopardo delle nevi e quella che potrebbe essere una iena (in alto). La grotta Co-squer, presso Marsiglia, contiene le sole raffigurazioni conosciute di pinguini (in basso).

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ikARCY-SUR CURE27 000 ANNI?

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1. LASCA'"UXROUFFIGNAC 17 000 ANNI

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MONTES PANGARGAS27 000 ANNI ...-‘e14 000 ANNI

NIAUX RÉSEAU CLASTRES14 000 ANNI 13 000 ANNI

COSQUER27 000 ANNI

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CHAUVET000 ANNI?

Questa cartina riporta 12 grotte ornate della Francia, con le età più probabili delleopere. In territorio francese si conoscono attualmente 150 grotte ornate risalenti alPaleolitico, con forti concentrazioni nell'Ariège, in Dordogna, nel Lot e nell'Ardèche.

o le stelle; così pure non sono rappre-sentati né la vegetazione, né mari, fiumio montagne. Le figure umane sono rare:nella grotta Chauvet non ne è stata an-cora individuata alcuna.

L'arte parietale è presente in ogni par-te del mondo: si trovano ripari sotto roc-cia o massi ornati in Australia, in Nami-bia, in Brasile, in Scandinavia, in Siberiae in Cina. Lo studio di quest'arte nelleregioni dove viene tuttora praticata, par-ticolarmente in Australia, ci illuminasulle possibili motivazioni degli artistipreistorici. Per gli aborigeni australiani,gli indiani d'America, i boscimani del-l'Africa meridionale, l'arte rupestre hascopi religiosi o magici; l'artista trasmet-te miti e leggende. L'arte preistorica eraprobabilmente legata ad attività rituali:andare in grotte profonde, dove la lucedel giorno non penetra mai, è contrario aistinti profondi dell'uomo; significa an-dare nel mondo oscuro della morte, làdove regnano gli spiriti.

Dobbiamo tuttavia diffidare delle spie-gazioni che appaiono evidenti. L'evolu-zione delle tecniche di ricerca ne ha datouna dimostrazione nel caso della grotta diMontespan in Alta Garonna, nella quale,all'inizio degli anni venti, Norbert Caste-ret scoprì un orso d'argilla, senza testa,che recava fra le zampe il cranio di un or-sacchiotto. L'orso acefalo di Montespanè stato preso come una conferma delle

teorie che supponevano l'esistenza di unamagia legata alla caccia; sono state addi-rittura immaginate cerimonie di strego-neria. Tuttavia Michel Garcia del CNRSha dimostrato recentemente che la galle-ria, che si era sempre ritenuta inviolatadal Maddaleniano, ossia da 12 000 annifa, fu nuovamente visitata circa 5000 an-ni fa, durante il Calcolitico. Gli uomini diquest'epoca prelevarono argilla: sareb-bero quindi stati loro a far sparire la te-sta della statua. Inoltre nella stessa galle-ria sono stati scoperti scheletri di orsodelle caverne, fra cui quello di un picco-lo. Questi ritrovamenti smontano quindiuna bella storia a vantaggio di una realtàpiù prosaica.

T e osservazioni obiettive delle opereL d'arte parietale ci permettono di in-travvedere la psicologia dei loro autori.Una delle immagini più importanti dellagotta Cosquer, che ho studiato insiemecon Jean Courtin del CNRS di Marsiglia,è l'uomo ucciso»: una figura umanasdraiata sul dorso, con le braccia alzateal cielo, trapassata da un enorme dardocon barbigli alle due estremità (si vedal'illustrazione in alto a pagina 66). Os-servazioni realizzate lo scorso dicembredimostrano che la figura è certamenteumana, dato che il braccio termina conuna mano le cui dita sono rappresentateda graffi sulla parete. L'«uomo ucciso» è

stato trafitto da altri uomini; gli artisti di19 000 anni fa hanno dunque raffiguratol'uccisione o il sacrificio di un essereumano. Nella grotta di Lascaux, in Dor-dogna, una pittura mostra un'altra scenadi morte: un uomo cade all'indietro da-vanti a un bisonte Ferito (si vedono i vi-sceri che escono dal ventre) che lo caricaa testa bassa (si veda l'illustrazione inbasso a pagina 66). Queste immaginirappresentano due avvenimenti, sul cuisignificato è però difficile dire di più:stregoneria, magia propiziatoria per lacaccia o narrazione di miti?

Prima della scoperta dell'«uomo uc-ciso» nella grotta Cosquer, si ritenevache questo soggetto fosse specifico del-la regione del Lot. Le grotte di Pech--Merle e di Cougnac, lontane fra lorosolo 50 chilometri, contengono rappre-sentazioni analoghe. L'incisione dellagrotta Cosquer, che cronologicamentedista dalle altre circa 2000 anni, si trovaa oltre 300 chilometri più a est; il temadell'uccisione si diffuse dunque in unarco di tempo relativamente breve.

In che modo gli artisti del Paleoliticocondividevano i loro temi? I dati di sca-vo dimostrano che all'epoca vi erascambio di oggetti: nella grotta del Masd'Azil in Ariège, che si trova a oltre200 chilometri dal mare, è stato rinve-nuto in un livello di epoca maddalenia-na un dente di capodoglio scolpito. Nel-la stessa regione si trovano conchigliemarine forate per farne pendenti, im-portate dalla costa mediterranea e daquella atlantica, nonché selce prove-niente dalla Dordogna. Senza dubbio itemi artistici e religiosi potevano subiremigrazioni analoghe.

Così a Lascaux, nel Lot, nei Pirenei ein due grotte spagnole si osservano segniclaviformi, costituiti da una barra verti-cale di lunghezza variabile fra i 20 e i 40centimetri e da un pallino posto lateral-mente. Un identico motivo, compren-dente cinque o sei segni claviformi postia fianco a fianco e raggruppati in manie-ra analoga, è presente sia nella grotta diFontanet nell'Ariège sia in quella di ElPindal nelle Asturie, fra Vigo e Santan-der, che dista 500 chilometri dalla prima.

La grotta del Placard nella Charentecontiene una decina di figure geometri-che stereotipate, formate da una spessabarra trasversale sormontata da una sor-ta di camino al centro e prolungata aciascuna estremità da una sporgenzaobliqua. Il significato esatto e il ruolo diquesti segni ci sfuggono, ma essi sononoti anche nelle grotte di Cougnac e diPech-Merle, situate a quasi 150 chilo-metri da quella del Placard. Il fatto chesi sia potuto datarli con buona sicurezzain quest'ultimo sito (a oltre 20 000 annifa) permette di considerare coeva alme-no una parte delle figurazioni rinvenutenelle altre due cavità. Abbiamo dunqueuna testimonianza di contatti fra gruppiche erano separati da tutta la regionedel Périgord, nella quale questi segnisono ancora sconosciuti.

La datazione delle opere è pertantoindispensabile per l'interpretazione deitemi e lo studio dell'evoluzione cultura-le. L'analisi delle sovrapposizioni di fi-gure e del contesto archeologico (livellid'abitazione vicini alle pareti della ca-verna, arte mobile) e i confronti stilisti-ci con opere di arte parietale ben datatetrovano oggi un completamento nel me-todo del carbonio 14, che fornisce ri-sposte ben più precise.

T a datazione preliminare di un sito si1—/ basa sempre su confronti stilistici.Le pitture della grotta Chauvet risalgo-no probabilmente a 18 000-20 000 annifa, come le rappresentazioni figurativedella grotta Cosquer. La prospettiva èresa nello stesso modo: il corpo dei bi-sonti è di profilo, ma le corna sono ruo-tate di 90 gradi e viste di fronte. Tutta-via questo tipo di stima è da prenderecon cautela: non sappiamo esattamenteper quanto tempo sia stato utilizzato uncerto stile, né a quale velocità si tra-smettesse su distanze tanto grandi.

Nella grotta Cosquer sono stati rico-nosciuti due periodi di frequentazionein base allo studio della sovrapposizio-ne delle opere. Gli antichi abitanti han-no ricoperto tutte le pareti e le volte conimpressioni di dita: laddove la superfi-cie era sufficientemente molle, vi hannofatto scorrere le mani disegnando volu-te e numerosi tratti paralleli, nei qualiperò non si distinguono figure delibe-ratamente costruite. Hanno realizzatoinoltre 55 mani in negativo, molte condita incomplete, servendosi della tecni-ca a «stampino» (cioè stendendo il co-lore intorno alla mano appoggiata sullaparete). Alle mani e alle impressioni didita sono sovente sovrapposti animalidipinti o incisi, oltre a figure geometri-che, rettangoli, zig-zag e segni a formadi zagaglia sugli animali. Poiché non siosserva mai una sovrapposizione inver-sa, ne abbiamo dedotto che le mani e leimpressioni di dita sono precedenti allefigure di animali.

Per quanto riguarda il metodo delcarbonio 14, attualmente mezzo milli-grammo di carbonio è sufficiente perottenere un dato cronologico. Rispettoagli altri metodi di datazione citati, è unprogresso enorme: possiamo datare leopere d'arte stesse e, in una certa misu-ra, scegliere quelle che vogliamo data-re. Con il metodo del carbonio 14 sipossono però analizzare solo le pitturerealizzate con carbone di legna, e mez-zo milligrammo di carbonio puro rap-presenta a volte una notevole quantitàdi pigmento. Inoltre le date ottenute nonsono che valori statistici: la probabilitàche la data reale ricada in un intervallodi tempo di più o meno il 10 per centointorno a una data media è del 67 percento. Per passare al 95 per cento biso-gna raddoppiare l'incertezza sulla data,e triplicarla per arrivare al 99 per cento.Inoltre datiamo solo il carbone che èservito a realizzare la pittura, non il ge-

sto dell'artista. Se quest'ultimo avesseutilizzato carbone fossile, o pezzetti dicarbone di legna abbandonati sul posto10 000 anni prima, la data non avrebbealcun senso. Per stabilire la cronologiaprecisa di un sito è dunque necessarioottenere numerose datazioni.

La grotta Cosquer sta per diventare ilsito di arte rupestre meglio datato almondo: disponiamo già di 12 date e unaulteriore serie di analisi è in via di rea-lizzazione dopo i lavori di Courtin del-l'autunno 1994. Le pareti molli e le fes-sure hanno trattenuto in vari punti fram-menti di carbone: è relativamente faci-

le prelevarne una quantità sufficientesenza rovinare le pitture. Sette date so-no state ricavate direttamente dalle ope-re parietali e cinque da pezzetti di car-bone raccolti a terra. Una mano in nega-tivo è stata datata, con due prelievi, acirca 27 100 anni fa, e date vicine sonostate ottenute per due frammenti di car-bone. Per quanto riguarda le opere figu-rative, una testa di felino indica un'etàdi 19 200 anni, un cavallo 18 800 e unbisonte fra 18 000 e 18 500. Anche duepezzetti di carbone hanno fornito dateche concordano con questo periodo diutilizzo della grotta. Abbiamo dunque

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Le rappresentazioni di esseri umani sono rare nell'arte rupestre paleolitica. L'incisio-ne dell'«uomo ucciso» nella grotta Cosquer (in alto) è simile a quelle di Cougnac (alcentro a sinistra) e di Pech-Merle (al centro a destra) nel Lot: la raffigurazione dell'uc-cisione di un essere umano da parte di suoi simili aveva dunque, 20 000 anni fa, unavasta distribuzione geografica. A Lascaux in Dordogna, la «scena del pozzo» (in basso)mostra invece quello che sembra un incidente di caccia. A Pech-Merle è visibile, soprala figura, un segno geometrico che si trova anche nella grotta del Placard in Charente.

Queste mani in negativo con le dita incomplete sono state di-pinte con la tecnica dello «stampino»: la mano era appoggia-ta, con alcune dita ripiegate, alla parete della grotta, e l'artista

vi soffiava intorno del pigmento. Le mani della grotta Cosquer(a sinistra) e di quella di Gargas nell'Ariège (a destra) sareb-bero contemporanee e risalirebbero a circa 27 000 anni fa.

la conferma che la cavità è stata fre-quentata a due riprese, con un intervallodi 8000 anni.

Nella grotta di Cougnac nel Lot, stu-diata da Michel Lorblanchet del

CNRS, l'immagine di una femmina dimegacero (specie estinta di grande cer-vo) ha fornito due date separate da unnotevole intervallo: 25 120 e 19 498anni. Le date relative a un megaceromaschio sono più coerenti: 22 750 e23 615 anni. D'altra parte una serie disegni puntiformi realizzati con le ditaha indicato un'età di 14 300 anni, e unaseconda serie, su un - altra zona di pare-te, ha fornito una data un po' diversa,13 810 anni. Questi risultati attestanoche il santuario rupestre è stato frequen-tato a più riprese, in un arco di tempo dialmeno 10 000 anni, e sembrano indica-re che i megaceri sono stati dipinti nelPerigordiano (ma forse le due figurenon sono coeve), mentre i segni pun-tiformi sono stati realizzati nel Madda-leniano medio. La frequentazione dellacavità in quest'ultima epoca è del restoconfermata dall'età di 15 000 anni otte-nuta per un metacarpo di renna saldatoal terreno da incrostazioni di calcite; ladatazione ottenuta per un elemento delcontesto archeologico conferma in que-sto caso quelle ricavate direttamentedall'analisi delle opere parietali.

L'esistenza di un contesto archeolo-gico permette una datazione indirettadelle opere: se gli artisti hanno soggior-nato abbastanza a lungo nella grotta, vihanno consumato i pasti, vi hanno la-sciato i loro utensili, allora è possibiledatare queste vestigia. Tuttavia, se ilpavimento della caverna è duro o co-perto di calcite, come quello della grot-ta Cosquer, non sussistono tracce. Ilproblema delle datazioni indirette è chespesso si rivela difficile stabilire un rap-porto fra gli strati archeologici e la pa-rete ornata. Ad Arcy-sur-Cure, nelloYonne, sono state ottenute datazioni dicirca 28 000 anni per frammenti di car-bone e di 24 500-27 000 anni per ossacombuste. Dominique Baffier del La-boratorio di etnologia preistorica delCNRS e Michel Girard del Centro di ri-cerche archeologiche del CNRS restanoperò molto prudenti sulla corrisponden-za fra queste date e l'epoca di realizza-zione delle pitture: il pavimento dellacaverna è stato verosimilmente scon-volto e i livelli archeologici potrebberoessersi mescolati.

Nel riparo sotto roccia del Colombier,a Vallon-Pont-d'Arc nell'Ardèche, i ri-cercatori sono stati più fortunati: dallaparete si è infatti staccata una scheggiadi roccia con un magnifico stambeccoinciso, di fattura analoga alle incisioniancora in posto. Il suo rinvenimento inun contesto stratigrafico ha permesso diattribuire l'opera a uno degli strati sotto-stanti, che in base all'analisi con il me-todo del carbonio 14 risalgono a 13 000--14 000 anni fa. Questa scoperta porta

quindi ad arretrare notevolmente la cro-nologia del complesso del Colombier,che finora era stato sempre attribuito alMaddaleniano finale, ossia a poco più di12 000 anni fa.

A Gargas nei Pirenei, una scheggiaossea conficcata in una fessura della pa-rete, vicinissima alle mani in negativo,è stata datata a 27 000 anni fa circa.Non solo questa data e quella ottenutaper la mano in negativo della grotta Co-squer si confermano reciprocamente,ma la concordanza riguarda un soggettoche allo stato attuale delle conoscenzeappare molto raro: in entrambi i casi ab-biamo mani in negativo con dita incom-plete (si veda l'illustrazione in questapagina). Le date ottenute per i due sitisono le più antiche che si conoscano perquesto tipo di figurazioni.

A Gargas non sappiamo se le manisono state dipinte in un lungo arco ditempo oppure in un intervallo relati-vamente breve, concentrato intorno a27 000 anni fa. In quest'ultimo caso,due serie di pollici identici in negativocircondati da colore nero porrebbero ilproblema di come interpretare una seriedi sette pollici in negativo circondati dirosso che si trovano a Pech-Merle nelLot. Questo motivo è troppo peculiare

per riapparire casualmente a migliaia dianni di distanza; bisognerebbe dunqueanticipare di 7000 anni rispetto alle datefinora accettate le più antiche raffigura-zioni di Pech-Merle.

Le analisi fisico-chimiche ci infor-mano anche sulle tecniche artisticheimpiegate dagli uomini del Paleolitico,in particolare sulla preparazione dei co-lori. Le prime ricerche in proposito con-dotte dall'abbé Breuil e le prime analisirealizzate all'inizio del secolo dal chi-mico flenri Moissan sono state nel frat-tempo notevolmente affinate.

Nella Sala nera della grotta di Niaux,

in Ariège, Philippe Walter e Mi-chel Menu del Laboratorio di ricercadei musei di Francia hanno stabilito chein molti casi uno schizzo preliminare acarbone ha preceduto l'applicazione delpigmento: la composizione era dunquefrutto di preparazione e matura rifles-sione. Questi schizzi esistono solo nelleopere più tarde, attribuite al Maddale-niano finale (12 000-13 000 anni fa).Non è stato trovato alcuno schizzo pre-liminare nelle gallerie più profonde del-la grotta: gli artisti evidentemente pre-ferivano non soffermarsi in queste zone(al contrario di ciò che hanno fatto nella

Sala nera), ma si limitavano ad andarviin tutta fretta e a dipingere direttamentele figure di animali sulle pareti.

Prelievi sistematici eseguiti nellagrotta di Niaux hanno rivelato la com-posizione delle pitture. Sono stati im-piegati diversi pigmenti: ematite per ilrosso, carbone oppure ossido di man-ganese per il nero. Oltre al pigmento eal legante, gli artisti incorporavano al-la miscela una «carica»: mescolavanocioè un minerale finemente macinato alpigmento e al legante, in proporzioni ta-li da non alterare il colore. In questomodo essi non solo economizzavanosul pigmento, ma ottenevano una mi-scela più omogenea che aderiva meglioalla parete: la durevolezza delle opereera quindi accresciuta. Due mineralisono stati utilizzati in tempi successi-vi come carica: il feldspato potassico ela biotite. Analisi realizzate su ogget-ti dipinti datati in base al contesto ar-cheologico dimostrano che il feldspa-to potassico venne impiegato durante ilMaddaleniano medio (circa 14 000 annifa) nelle caverne di Enlène e del Masd'Azil in Ariège; la biotite rientra inve-ce nella composizione del colore di og-getti del Maddaleniano finale rinvenutinella Grotte de la Vache, che si trova a

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Page 4: Le grotte ornate del Paleoliticodownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1996... · 2011-09-16 · Paleolitico, con forti concentrazioni nell'Ariège, in Dordogna, nel Lot

Pigmenti di composizione identica sono stati utilizzati nelle vicine grotte del RéseauClastres e di Niaux, nell'Ariège. Le raffigurazioni della Sala nera di Niaux, come lostambecco in alto, sono più dettagliate e più elaborate di quelle presenti nelle gal-lerie profonde della stessa grotta e nel Réseau Clastres (in basso): verosimilmen-te gli artisti rimanevano più a lungo nelle parti delle cavità vicine alla superficie.

E n viaggio interatthoalla scoperta delle origini dell'uomo

Offitikmultbnedia

LE SCIENZE presenta:

Il primo titolo multimedialeche raccoglie la storia

dell'umanità, dall'apparizionedell'australopiteco

al nascere della civiltà.Un'opera che affronta

sistematicamente l'evoluzionefisica e quella culturale,

gli ambienti di vitae l'espansione geografica

dei nostri progenitori.

poche centinaia di metri da Niaux. Tut-tavia il piccolo numero di oggetti ana-lizzati - meno di 20 - invita alla pruden-za: non sappiamo per quanto tempo sia-no state utilizzate queste «ricette».

Analisi di pigmenti sono state ancheeffettuate nelle grotte di Pech-Merle, diMarcenac e soprattutto di Cougnac (tut-te e tre nel Lot) da Lorblanchet. I mega-ceri neri di Cougnac sono stati tracciaticon carboncino di pino o di ginepro,mentre il cavallo di Marcenac è statodisegnato con un «gessetto» di biossidodi manganese. Sempre a Cougnac, ungruppo di figure è stato realizzato conun unico pigmento rosso, il che fa pen-sare all'esecuzione simultanea di unavera e propria composizione a fregio, e

non a un accumulo di immagini avve-nuto nel corso del tempo; viceversa, al-cuni piccoli motivi laterali sono statitracciati con un'ocra differente. Questeconstatazioni hanno permesso di preci-sare le fasi di realizzazione del fregio. Ipigmenti impiegati erano naturali e diorigine locale, senza mescolanze.

Infine, per la prima volta in Europa,sono stati analizzati i leganti in campioniprelevati da parecchie grotte dell'Ariège.Nel Réseau Clastres, l'analisi ha dato ri-sultati negativi: senza dubbio il leganteera semplicemente acqua. L'impiego diquesto liquido, facilmente ottenibile sulposto, concorderebbe del resto con il ca-rattere rapido e poco elaborato delle raf-figurazioni nelle gallerie profonde, dove

gli artisti non rimanevano a lungo. Inve-ce componenti organici sono stati indivi-duati a Fontanet, Enlène e Trois-Frères.In questi due ultimi casi la sostanza, diorigine vegetale, sarebbe la stessa, men-tre a Fontanet il legante sarebbe di origi-ne animale. Gli uomini del Maddalenia-no avrebbero dunque utilizzato una verae propria tecnica di pittura a olio.

I siti che conosciamo oggi, e quelliche forse scopriremo negli anni a venire,non rappresentano che un'infima partedelle grotte ornate dai nostri antenati.Potremo progredire nella conoscenza diquesearte, ma non avremo mai una vi-sione completa delle culture evolutesiper più di 25 000 anni in Europa. Il no-stro principale obiettivo deve dunque es-sere la conservazione dei siti: fra 50 o100 anni nuovi modi di pensiero, model-li esplicativi e tecniche di analisi daran-no forse accesso a ulteriori informazioni.A questo scopo, i nostri discendenti do-vranno avere a disposizione le grotte nel-le migliori condizioni possibili, perchénon sappiamo se avverranno mai altrescoperte eccezionali come quelle dellagrotta Cosquer o della grotta Chauvet.

Queste grotte saranno dunque persempre tenute lontane dalla curiosità delpubblico, e gli stessi studiosi di preisto-ria vi accederanno raramente. La grottaCosquer è chiusa per almeno due anni, iltempo occorrente per condurre a terminegli studi di climatologia preliminari alproseguimento delle ricerche. La grottaChauvet sarà studiata con tecniche nondistruttive; al momento non ne è previstolo scavo. I suoi segreti ci attendono da15 000 o 20 000 anni: potranno certa-mente pazientare qualche anno ancora.

JEAN CLOTTES è conservatore ge-nerale del patrimonio presso il Mini-stero della cultura e della francofonia.L'articolo qui pubblicato è la trascrizio-ne di un'intervista.

L'art des cavernes: atlas des grottesornées paléolithiques francaises, Mini-stère de la culture, Imprimerie nationa-le, Parigi, 1985.

Les origines de I 'homme, Bibliothè-que Pour la Science, Parigi, 1989.

L 'art pariétal paléolithique, a cura delGroupe de réflexion sur l'ari pariétalpaléolithique, Comité des cavata histo-riques et scientifiques, Parigi, 1993.BURENHULT GORAN (a cura), Les pre-

miers hommes, Bordas, Parigi, 1994.CLOTTES JEAN e COURTIN JEAN, La

grotte Cosquer, peintures et gravuresde la caverne engloutie, éditions duSeuil, Parigi, 1994.CLOTTES JEAN, Les cavernes de

Niaux, art magdalénien de l'Ariège,éditions du Seuil, Parigi, 1995.

LEROI-GOURHAN ANDRÉ, Préhistoirede l'art occidental, éditions Mazenod,Parigi, 1995.

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