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LE COMPETENZE TRASVERSALI PER IL LAVORO E PER LA CITTADINANZA UNA RACCOLTA DI CONTRIBUTI A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini Arsel Liguria Servizio Informazione e comunicazione sul lavoro

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LE COMPETENZE TRASVERSALI PER IL LAVORO E PER LA CITTADINANZA UNA RACCOLTA DI CONTRIBUTI A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini Arsel Liguria Servizio Informazione e comunicazione sul lavoro

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INDICE Premessa pag. 3 Introduzione, a cura di Arsel, Servizio monitoraggio e analisi pag. 4 Cosa è la competenza: il modello ISFOL pag. 6 Il modello europeo: il progetto DeSeCo dell’OECD per le definizione e la selezione delle competenze pag. 8 LE COMPETENZE DI CITTADINANZA pag. 9 Le otto competenze chiave dell’Unione europea adottate dal Ministero dell’Istruzione pag. 10 Principali attività collegate all’esercizio della competenza, a cura di Arsel Liguria – Servizio monitoraggio e analisi pag. 11 Il Sistema nazionale di certificazione delle competenze - D.Lgs 13/2013 pag. 14 DALL’ISTRUZIONE AL LAVORO pag. 16 Le Soft Skill che indica Almalaurea nel questionario di autovalutazione dello studente pag. 17 Da ‘Il lavoro dopo gli studi’ - Unioncamere Excelsior pag. 18 LE WORK SKILLS pag. 22 Hard skills verso soft skills pag. 23 I fattori chiave del cambiamento e le work skills dal report dell’Università di Phoenix pag. 25 Piccolo Glossario pag. 31 Chiuso in Redazione il 13 luglio 2015

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Premessa Questa piccola guida rappresenta una raccolta di documenti istituzionali e di materiali italiani, europei e statunitensi sul tema delle competenze trasversali. Il lettore troverà, accanto a documenti formali, anche contributi inerenti il campo della ricerca e dello studio sociologico; il filo conduttore si snoda nei momenti di transizione: scuola (competenze di cittadinanza), lavoro (work skills e soft skills richieste dalle imprese). E’ dedicata agli operatori come materiale di riflessione e quale supporto orientativo nel momento in cui si trovano a interloquire con gli utenti. Spesso infatti, soprattutto i giovani hanno bisogno di essere sensibilizzati sull’importanza di puntare, nel loro curriculum o nella loro presentazione alle aziende, non solo su documentazione certificata e su competenze tecnico - professionali, ma anche, e soprattutto, su quelle soft skills che si acquisiscono, spesso autonomamente, nella vita quotidiana e nelle esperienze più diverse. Come detto, questo contributo vuole essere solo uno spunto per approfondire un argomento di grande attualità e che acquista sempre più importanza nel mercato del lavoro. (traduzioni di Paola Mainini e Silvia Dorigati)

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Introduzione A cura di Arsel Liguria – Servizio monitoraggio e analisi L’individuazione delle competenze chiave di cittadinanza nasce da un percorso di riflessione di livello internazionale negli anni ’80. Un primo documento di riferimento è dell’OMS che, nel 1993, si occupa di Skills for life (o Life skills) - Life skills education in schools - rispondendo all’esigenza di affrontare efficacemente i fenomeni di dipendenza da sostanze psicotrope (alcool, tabacco, droga, ecc.), e le relative conseguenze di disagio individuale e sociale, per i quali gli interventi di prevenzione messi in atto non avevano dato risultati soddisfacenti. Nel documento ci si riferisce alle soft o life skills e ne vengono indicate alcune come indispensabili per affrontare la vita attuale e il mondo del lavoro: � Capacità di prendere decisioni � capacità di risolvere i problemi della vita in modo costruttivo � Pensiero creativo � Pensiero critico � Comunicazione efficace � Capacità di relazioni interpersonali � Autoconsapevolezza � Empatia � Gestione delle emozioni � Gestione dello stress Successivamente, il dibattito sulle competenze occupa per diversi anni le istituzioni europee a partire dai Libri bianchi (Delors 1993, Cresson 1995) con un taglio maggiormente orientato da una parte all’occupabilità e dall’altra all’apprendimento permanente, arrivando alla Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio UE del 18 dicembre 2006 (G.U. dell’Unione Europea 2006/962/CE) che individua le competenze chiave per l’apprendimento permanente: � comunicazione nella lingua madre � comunicazione nelle lingue straniere � competenze matematiche � competenze di base in scienze e tecnologia � competenza digitale � imparare a imparare � competenze sociali e civiche � spirito di iniziativa e imprenditorialità � consapevolezza ed espressione culturale Significativi, ai fini della riflessione sulle competenze chiave, due progetti dell’OCSE: il progetto OCSE/PISA, avviato nel 1997 per la misurazione delle competenze di base, e il progetto DeSeCo. (Definition and Selection of Competencies) (vedi pag. 8), che dal 1997 al 2003 studia le competenze chiave “per la vita”. Il progetto ESCO Più recentemente l’UE ha varato il progetto ESCO, lanciato nel 2010. La DG Employment, Social Affairs and Inclusion – supportata da CEDEFOP (European Centre for the Development of Vocational Training) – coordina lo sviluppo di ESCO, che supporta le altre iniziative promosse dalla Commissione Europea che mirano a rendere i sistemi dell’educazione e del mercato del lavoro più trasparenti, stimolando la mobilità e creando opportunità.

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ESCO è una classificazione multi lingua delle occupazioni, qualificazioni, competenze e abilità a livello europeo, che vengono identificate e categorizzate, in 25 lingue europee. Il sistema fornisce profili occupazionali mostrando le relazioni tra occupazioni, abilità, competenze e qualificazioni. E’ un sistema informatico di formato aperto, consultabile gratuitamente (https://ec.europa.eu/esco/home). La prima versione è stata pubblicata il 23 ottobre 2013. E’ stata avviata la fase di test che porterà alla completa revisione sino alla fine del 2016. IL prodotto finale verrà lanciato come ESCO v1.

Le prospettive e le tendenze, partendo dall’oggi La tendenza a livello europeo di massimizzare la trasparenza dei sistemi, aumentando le possibilità di mobilità e riconoscimento delle competenze nei diversi paesi europei è accompagnata da numerose iniziative in diversi campi e attraverso vari programmi di finanziamento (da Leonardo a Erasmus+, lo SVE, i programmi di mobilità, i progetti ECVET, ecc.) e lo studio e applicazione di diversi strumenti (Youthpass, CV europeo, Europass, ecc.). E’ quindi obiettivo prioritario dell’UE far convergere gli strumenti di trasparenza, valorizzando tutti i tipi di apprendimento, per facilitare l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, la mobilità e l’occupabilità. A livello nazionale, il processo di riforma della scuola si interseca con l’introduzione del concetto di competenze come riferimento per il processo di apprendimento in contesti sia formali che non formali e informali Dal punto di vista del sistema formale, si ricorda il Decreto Legge 27 dicembre 2006, n. 296, art. 1, comma 622 (relativa all’obbligo scolastico decennale) e il DM 139 del 22 agosto 2007 (Regolamento in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione) che prevedono: • Obbligo per almeno 10 anni per: costruzione del sé, significative relazioni con gli altri e una positiva interazione con la realtà naturale e sociale; • 4 Assi Culturali in cui organizzare saperi e competenze: linguaggi (anche digitale); matematico; scientifico- tecnologico; storico-sociale; per: • 8 Competenze chiave di Cittadinanza Il D.LGS 13/13, in attuazione della Legge Fornero (L. 92/2012) pone le basi per il riconoscimento delle competenze acquisite in ambito non formale e informale (vedi pag. 14). Alcune osservazioni Ciò che emerge dall’evoluzione nelle definizioni di competenze di cittadinanza e da alcuni studi e che sembrano utili per il processo di sperimentazione in avvio:

1. Le competenze (chiave di cittadinanza) sono una costellazione, non possono essere prese isolatamente. Questo implica spesso una stretta connessione tra le diverse competenze, anche attraverso abilità comuni.

2. Non si apprendono una volta per tutte e sono suscettibili di essere possedute a diversi livelli. Possono infatti essere migliorate e completate proprio in percorsi o esperienze extrascolastiche e lavorative – lungo tutto l’arco della vita.

3. Non si apprendono solo in ambito formale, anzi proprio le competenze di cittadinanza sembrano particolarmente adatte ad essere acquisite, sviluppate o migliorate in ambito non formale.

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Cosa è la competenza: il modello ISFOL (tratto da: Newsletter n.9, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali) La competenza è la capacità della persona di porre in atto, gestire, coordinare singole azioni comprese in un insieme di attività omogenee ed integrate che producono un risultato e sono identificabili all'interno di uno specifico processo. L'Isfol utilizza questa definizione legandola alle caratteristiche individuali. Il cambiamento avvenuto nelle organizzazioni ha fatto emergere due diverse esigenze da conciliare: la prima è quella di fornire competenze specialistiche approfondite nell'area di riferimento e mettere in grado la persona di mantenerle aggiornate; la seconda riguarda il bisogno di interagire con la complessità tecnico- organizzativa, di convivere con l'incertezza, l'indeterminatezza e la turbolenza dell'ambiente. Le competenze vengono articolate in tre macro categorie: • competenze di base, cioè quelle che garantiscono alla persona la cittadinanza e sono ritenute fondamentali per la sua occupabilità; sono il sapere minimo, il prerequisito per l'accesso alla formazione. Sono quelle che aiutano a collocarsi positivamente in un posto di lavoro. Si tratta di saperi organizzativi, legislativi, economici, linguistici, che sono potenzialmente utilizzabili dal soggetto in diversi contesti e possono essere sviluppabili a diversi livelli. • competenze trasversali, riguardano sempre la persona a livello cognitivo e relazionale, non connesse ad una attività specifica, ma entrano in gioco in tutte le situazioni; consentono comportamenti professionali e sono cruciali per la trasferibilità delle competenze in attività differenti. Si fa riferimento al comportamento lavorativo degli individui e ciò che può influire in modo significativo sulle azioni indipendentemente dalle caratteristiche del lavoro “in sé”. L'introduzione di questo tipo di competenze nasce dalla convinzione che il livello di successo sul lavoro nel prossimo futuro non sarà dato tanto dal tipo di professione intrapresa ma dalla maturazione nei singoli di doti da mettere in campo nell’attività lavorativa. Ad esempio: creatività ed innovazione nel gestire la propria attività professionale, problem solving, comprensione della complessità dei vari linguaggi, comunicazione, negoziazione ed adattabilità. • competenze tecnico-professionali, l'insieme di conoscenze e capacità connesse all'esercizio efficace di determinate attività professionali nei diversi comparti/settori; queste competenze sono desunte dalle caratteristiche e dal contenuto del lavoro. COMPETENZE DI BASE

1) lingua inglese

2) informatica di base

3) organizzazione aziendale

4) diritto del lavoro e sindacale

5) tecniche di ricerca attiva del lavoro

6) economia di base

COMPETENZE TECNICO PROFESSIONALI

Specifiche di ogni settore

COMPETENZE TRASVERSALI

1) Diagnosticare: le proprie competenze e attitudini; i problemi

2) Relazionarsi: comunicare, lavorare in gruppo, negoziare

3) Affrontare: potenziare l'auto apprendimento, affrontare e risolvere problemi, sviluppare soluzioni creative

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Le macro competenze L'oggetto “lavoro” si articola sempre più in due momenti: le esigenze dell'attività e le condotte individuali. Da qui la scelta di individuare tre macro competenze: diagnosticare, relazionarsi, affrontare, caratterizzate da una elevata trasferibilità in ambiti ed attività diverse. Queste competenze fanno riferimento ad operazioni fondamentali proprie di ogni soggetto posto di fronte ad un compito lavorativo. Diagnosticare: identifica la capacità di effettuare una diagnosi della situazione in cui si opera, delle sue caratteristiche, delle esigenze e delle interazioni che presenta; è una tappa indispensabile per progettare ed eseguire una prestazione efficace. Per le sue caratteristiche è una competenza che il soggetto acquisisce con l'esperienza. Relazionarsi: implica le modalità attraverso le quali si stabilisce un rapporto con gli altri soggetti. È una competenza che si riferisce alle abilità interpersonali utilizzate nelle situazioni “faccia a faccia” per raggiungere risultati efficaci. È intesa come un insieme di abilità quali: espressione e controllo delle emozioni, gestione dell'ansia, lettura della situazione, percezione corretta dell'altro e delle sue richieste, stili di comportamento messi in atto nell'insieme. Centrale risulta essere la competenza comunicativa, che diventa un prerequisito indispensabile per qualificare qualunque comportamento interpersonale. Affrontare: è quell'insieme di abilità che permettono di intervenire su un problema con migliori possibilità di risolverlo. È la competenza che permette la scelta di strategie e di azioni, finalizzate al raggiungimento degli scopi personali e di quelli previsti dal compito. Le competenze trasversali sono il cuore di queste nuove abilità e in questo senso devono diventare oggetto di formazione in forma esplicita ed essere riconosciute a livello sociale come importante componente di una buona prestazione lavorativa.

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Il modello europeo: il progetto DeSeCo dell’OECD per le definizione e la selezione delle competenze Il Progetto DeSeCo (Definition and Selection of Competencies – Definizione e selezione delle competenze) dell’OECD (The Organisation for Economic Co-operation and Development - l’organizzazione per lo sviluppo economico e la cooperazione) nasce nel 1997 con lo scopo di fornire un metodo concettuale per arrivare all’identificazione delle competenze chiave e rafforzare gli studi internazionali per misurarne il livello in giovani e adulti. Condotto sotto la supervisione della Svizzera e collegato a Pisa1 ha riunito esperti in varie discipline che hanno lavorato con stakeholders e analisti delle politiche per produrre una struttura di valore condiviso. Ogni Paese OECD ha contribuito con il proprio apporto per permeare il processo. Sono state riconosciute le diversità di valori e le priorità di ciascuno, nel rispetto di tutte le culture, tenendo conto comunque delle sfide economiche e culturali a livello globale. Il modello definisce tre competenze e per ognuna fornisce una classificazione più estesa in base alla necessità e alla profondità di possesso. Usare strumenti interattivi per: ● mantenersi aggiornati sulle nuove tecnologie ● adattare gli strumenti ai propri scopi ● instaurare un dialogo attivo con il mondo Le competenze necessarie A. utilizzo di linguaggi, simboli e testi B. uso di conoscenze e informazioni C. uso di tecnologie Interagire in gruppi eterogenei per ● la necessità di relazionarsi con la diversità in contesti caratterizzati dalla molteplicità ● l’importanza dell’empatia nei rapporti interpersonali ● l’importanza del capitale umano Le competenze necessarie A. capacità di relazionarsi efficacemente con gli altri B. cooperazione e lavoro in team C. gestione e risoluzione dei conflitti Agire autonomamente per ● la necessità di realizzare la propria identità e di stabilire obiettivi in un mondo complesso ● esercitare diritti e assumersi responsabilità ● comprendere l’ambiente in cui si opera e il suo funzionamento La competenze necessarie A. saper agire all’interno di ampi contesti B. prefigurare progetti di vita e realizzare obiettivi personali C. difendere e rivendicare diritti, interessi e bisogni

1 Il Programma per la valutazione internazionale dell'allievo (Programme for International Student Assessment, meglio noto con l'acronimo PISA), è una indagine internazionale promossa dall'OCSE nata con lo scopo di valutare con periodicità triennale il livello di istruzione degli adolescenti dei principali paesi industrializzati.

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LE COMPETENZE DI CITTADINANZA

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Le otto competenze chiave dell’Unione europea adottate dal Ministero dell’Istruzione Il sistema di istruzione, con l'elevamento dell'obbligo a 16 anni (mantenendo a 18 anni l'obbligo formativo o diritto-dovere all'istruzione e formazione) ha emanato, a seguito della legge 296 del 27 dicembre 2006, un regolamento attuativo sul nuovo obbligo di istruzione (22 agosto 2007) con il quale ha sostanzialmente "adottato" le otto competenze chiave definite dall'Unione Europea. Ecco nella sintesi del Ministero dell'Istruzione quali sono: • Imparare ad imparare: organizzare il proprio apprendimento, individuando, scegliendo ed utilizzando varie fonti e varie modalità di informazione e di formazione (formale, non formale ed informale), anche in funzione dei tempi disponibili, delle proprie strategie e del proprio metodo di studio e di lavoro. • Progettare: elaborare e realizzare progetti riguardanti lo sviluppo delle proprie attività di studio e di lavoro, utilizzando le conoscenze apprese per stabilire obiettivi significativi e realistici e le relative priorità, valutando i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di azione e verificando i risultati raggiunti. • Comunicare o comprendere messaggi di genere diverso (quotidiano, letterario, tecnico, scientifico) e di complessità diversa, trasmessi utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali) o rappresentare eventi, fenomeni, principi, concetti, norme, procedure, atteggiamenti, stati d’animo, emozioni, ecc. utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) e diverse conoscenze disciplinari, mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali). • Collaborare e partecipare: interagire in gruppo, comprendendo i diversi punti di vista, valorizzando le proprie e le altrui capacità, gestendo la conflittualità, contribuendo all’apprendimento comune ed alla realizzazione delle attività collettive, nel riconoscimento dei diritti fondamentali degli altri. • Agire in modo autonomo e responsabile: sapersi inserire in modo attivo e consapevole nella vita sociale e far valere al suo interno i propri diritti e bisogni riconoscendo al contempo quelli altrui, le opportunità comuni, i limiti, le regole, le responsabilità. • Risolvere problemi: affrontare situazioni problematiche costruendo e verificando ipotesi, individuando le fonti e le risorse adeguate, raccogliendo e valutando i dati, proponendo soluzioni utilizzando, secondo il tipo di problema, contenuti e metodi delle diverse discipline. • Individuare collegamenti e relazioni: individuare e rappresentare, elaborando argomentazioni coerenti, collegamenti e relazioni tra fenomeni, eventi e concetti diversi, anche appartenenti a diversi ambiti disciplinari, e lontani nello spazio e nel tempo, cogliendone la natura sistemica, individuando analogie e differenze, coerenze ed incoerenze, cause ed effetti e la loro natura probabilistica. • Acquisire ed interpretare l’informazione: acquisire ed interpretare criticamente l'informazione ricevuta nei diversi ambiti ed attraverso diversi strumenti comunicativi, valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo fatti e opinioni.

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Competenze trasversali e comuni: un’ipotesi di inserimento di una sezione nel Repertorio ligure delle figure professionali A cura di Arsel Liguria – Servizio monitoraggio e analisi Sono state prese in considerazione le competenze chiave di cittadinanza come selezionate e definite dal DM 139 del 22 agosto 2007 e che sono state inserite in una Sezione Specifica del Repertorio delle Figure Professionali della Regione Liguria con DGR 448/2015. La costruzione del format di competenza è partito dall’analisi di fonti internazionali e nazionali, tenendo in considerazione la metodologia già consolidata di costruzione dei profili professionali e delle relative competenze del Repertorio Ligure. Le competenze chiave di cittadinanza sono state articolate in forma sperimentale in una scheda apposita, che, una volta validata attraverso la sperimentazione del processo di identificazione e validazione del Servizio Civile in Garanzia Giovani e di eventuali altre sperimentazioni, verrà inserita nel Repertorio Ligure dei Profili professionali, come standard di competenza. Il lavoro complessivo individua la denominazione della competenza, la descrizione (come da decreto mininisteriale), la competenza è descritta attraverso le abilità e le conoscenze In questa sede, vengono riportate le principali attività collegate all’esercizio della competenza di cui si tratta. Oltre che da ESCO e DeSeCo per questa sezione si è tratto spunto anche da alcune sperimentazioni nazionali come il Progetto Scuola 21 promosso dalla Fondazione Cariplo. Per consultare il lavoro completo: www.laboratorioprofessioni.it Principali attività collegate all’esercizio della competenza Imparare ad imparare • comprendere i concetti (comprensione dei concetti di base collegati agli argomenti) • osservare (la capacità di cercare con attenzione i dettagli su oggetti/situazioni specifici) • organizzare il proprio apprendimento rispetto ai contenuti, metodi e tempi • riflettere sulle proprie modalità di apprendimento (la capacità di autovalutare il proprio

comportamento nei processi di acquisizione di conoscenza) e considerare il feed back • avere iniziativa autonoma di ricerca di informazioni aggiuntive • controllare i fatti • considerare visioni alternative • considerare l’impatto del giudizio • ragionare criticamente • notare gli scostamenti • formulare domande chiave • trarre conclusioni • spiegare il ragionamento • identificare argomenti reali • identificare schemi • esprimere giudizi • esplorare ipotesi

Principali attività collegate all’esercizio della competenza Progettare

• prevedere, sulla base di dati di realtà, esiti di situazioni, soluzioni di problemi, effetti probabili di azioni, scenari possibili

• elaborare progetti realistici

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• organizzare il proprio tempo e rispettare i tempi assegnati • controllare le attività svolte in base agli obiettivi • controllare i fatti • considerare visioni alternative • esplorare ipotesi • considerare i feedback, apprendere dall’esperienza

Principali attività collegate all’esercizio della competenza Comunicare

• usare una terminologia appropriata (uso efficace di parole o espressioni tecniche) • analizzare il discorso (la capacità di distinguere efficacemente il messaggio del

comunicatore dall'interpretazione del destinatario e di individuare le eventuali “intenzioni nascoste” del comunicatore)

• comunicare con varie forme di scrittura per la descrizione di idee, opinioni, sentimenti o osservazioni

• comunicare verbalmente in contesti diversi: in due, in piccoli gruppi, in pubblico, e per scopi diversi

• comunicare attraverso strumenti elettronici.

Principali attività collegate all’esercizio della competenza Collaborare e partecipare • discutere per approfondire la comprensione ed ampliare le conoscenze • discutere i casi concreti • proporre soluzioni alternative • cercare compromessi • cercare consenso • accettare le decisioni prese • rispettare i diversi punti di vista prendendo in considerazione punti di vista validi di altre

persone • condividere informazioni, opinioni, risorse, azioni, progetti finalizzati alla soluzione di problemi

comuni • affrontare con flessibilità situazioni problematiche che nella loro evoluzione pongono il

soggetto di fronte a nuovi contesti e/o problemi non previsti • motivare gli altri • usare un comportamento appropriato alla cultura di riferimento • accettare critiche costruttive • fare critiche costruttive • rispettare le consegne

Principali attività collegate all’esercizio della competenza Agire in modo autonomo e responsabile

• Capire i contesti entro i quali si trova ad operare • esercitare coerenza tra conoscenze, valori e comportamenti • avere un’idea del sistema in cui si agisce: capire le sue strutture, culture, pratiche , regole

formali e informali, usi e costumi, ruoli; comprendere i diritti e i vincoli esistenti nel sistema • prevedere, sulla base di dati di realtà, esiti di situazioni, soluzioni di problemi, effetti

probabili di azioni, scenari possibili. • Prevedere le conseguenza dirette e indirette delle proprie azioni

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• Decidere tra diverse opzioni di azioni riflettendo sulle conseguenze potenziali in relazione agli obiettivi e le norme individuali e collettive.

• Difendere e affermare diritti, interessi, limiti e bisogni • Dimostrare coinvolgimento (curare i dettagli, curare la qualità, essere curioso, impegnarsi,

tenere fede agli impegni, perseverare, mostrare entusiasmo, lavorate efficientemente • Affrontare le sfide (adattarsi al cambiamento, costruire sull’esperienza, sopportare la

pressione, affrontare l’incertezza, imparare dagli errori, gestire le frustrazioni) • Seguire pratiche di lavoro etiche • Dimostrare rispetto (dimostrare tolleranza, considerazione, buone maniere, equità, prendere

in considerazione tutti i punti di vista)

Principali attività collegate all’esercizio della competenza Risolvere problemi • Analizzare le questioni e gli interessi in causa (potere, riconoscimento del merito, divisione del

lavoro, equità) • Esaminare le origini/cause di un problema e le ragioni di ogni parte, riconoscendo le diverse

posizioni • Esplorare il contesto del problema • Identificare gli stakeholders coinvolti nel problema • Identificare le aree di accordo e disaccordo • Riformulare il problema • Stabilire un scala di fabbisogni e obiettivi e le strategie di scelta • Intraprendere azioni per risolvere il problema (coordinare le azioni, valutare i risultati, verificare

gli ostacoli e i contrattempi) • Valutare la fattibilità • Avere consapevolezza dell'incertezza (capire che i sistemi complessi presentano diversi gradi di

incertezza e indeterminazione nei loro processi evolutivi)

Principali attività collegate all’esercizio della competenza Individuare collegamenti e relazioni • Classificare (dividere gli oggetti in gruppi secondo standard o principi definiti) • costruire ipotesi (implica l'elaborazione di idee o proposte basate su fatti conosciuti per generare

nuove ricerche) • avere consapevolezza della complessità (rendersi conto che “viviamo in un mondo in tutto è

collegato, in cui le relazioni non sono solo quelle lineari di causa-effetto) • ricercare legami espliciti e nascosti Principali attività collegate all’esercizio della competenza Acquisire e interpretare le informazioni • Riconoscere e definire ciò che non è conosciuto • Identificare, localizzare e accedere a fonti informative appropriate (incluse le ricerche online) • Valutare la qualità, l’appropriatezza e la validità dell’informazione e della fonte • Organizzare la conoscenza e l’informazione • riconoscere ragionamenti errati • formarsi opinioni ponderate (sviluppare opinioni attendibili sulla base di

motivazioni/spiegazioni esatte) • avere consapevolezza dei propri pregiudizi • avere consapevolezza dei valori

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Il Sistema nazionale di certificazione delle competenze D.Lgs 13/2013 ‘Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l'individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze’ (Fonte: www.dplmodena.it e Arsel Liguria, Servizio monitoraggio e analisi) Il primo articolo del Decreto esplicita che la Repubblica:

• promuove l'apprendimento permanente quale diritto della persona • assicura a tutti pari opportunità di riconoscimento e valorizzazione delle competenze

comunque acquisite in accordo con le attitudini e le scelte individuali e in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale.

• per promuovere la crescita e la valorizzazione del patrimonio culturale e professionale acquisito dalla persona nella sua storia di vita, di studio e di lavoro, garantisce il riconoscimento, la trasparenza e la spendibilità di tali apprendimenti

• definisce le norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni per l'individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e gli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze, riferiti agli ambiti di rispettiva competenza dello Stato, delle Regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, anche in funzione del riconoscimento in termini di crediti formativi in chiave europea.

Il decreto riporta e chiarisce le principali definizioni terminologiche rilevanti per la certificazione delle competenze. Quindi, il fine ultimo, che il legislatore si pone con il decreto 13/13 è far emergere ed accrescere quel capitale umano rappresentato dalle competenze, finora scarsamente valorizzate, acquisite in tutti i contesti. Infatti, sono oggetto di validazione e certificazione quelle competenze acquisite dalla persona in contesti formali (come la frequenza di scuola, di università ecc.), non formali (come il lavoro nelle imprese) o informali (come l’attività del tempo libero), il cui possesso risulti comprovabile attraverso riscontri e prove definite negli articoli della stessa disposizione legislativa. Si cerca di valorizzare l’«apprendimento permanente» e cioè le attività intraprese dalla persona nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva di continua crescita dell’individuo e per una “spendibilità” nel mercato del lavoro. Il legislatore definisce anche, in maniera analitica, le tipologie di apprendimento: • a) «apprendimento formale»: apprendimento che si attua nel sistema di istruzione e formazione

e nelle università e istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, e che si conclude con il conseguimento di un titolo di studio o di una qualifica o diploma professionale, conseguiti anche in apprendistato, o di una certificazione riconosciuta, nel rispetto della legislazione vigente in materia di ordinamenti scolastici e universitari;

• b) «apprendimento non formale»: apprendimento caratterizzato da una scelta intenzionale della persona, che si realizza al di fuori dei sistemi indicati alla lettera a), in ogni organismo che persegua scopi educativi e formativi, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese;

• c) «apprendimento informale»: apprendimento che, anche a prescindere da una scelta intenzionale, si realizza nello svolgimento, da parte di ogni persona, di attività nelle situazioni di vita quotidiana e nelle interazioni che in essa hanno luogo, nell'ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero.

Proprio durante i periodi di studio e di lavoro e, comunque, nel corso della vita professionale e personale di una persona si realizzano le competenze, e cioè un insieme strutturato di conoscenze e di abilità acquisite nei tre contesti di apprendimento (formale, non formale e informale).

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Riconoscimento a livello nazionale delle qualificazioni regionali E’ uscito il Decreto interministeriale 30 giugno 2015 Gli obiettivi sono:

� favorire la messa in trasparenza degli apprendimenti e l’aderenza della formazione ai fabbisogni delle imprese e delle professioni, al fine di facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e accrescere la produttività e la competititvità del sistema produttivo

� ampliare la spendibilità delle qualificazioni in ambito nazionale ed europeo, al fine di facilitare la mobilità geografica e professionale, anche in un’ottica di internazionalizzazione delle imprese e delle professioni

Rappresenta il riferimento unitario per:

a) il riconoscimento a livello nazionale delle qualificazioni regionali b) la certificazione delle competenze comunque acquisite

Sarà accessibile on-line, operativo nel 2015 e aggiornato con cadenza periodica Il Ministero del Lavoro svolge compiti di verifica sulla applicazione del decreto

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DALL’ISTRUZIONE AL LAVORO

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Le Soft Skill che indica Almalaurea nel questionario di autovalutazione dello studente

Sono caratteristiche personali importanti in qualsiasi contesto lavorativo perché influenzano il modo in cui facciamo fronte di volta in volta alle richieste dell'ambiente lavorativo. � Autonomia È la capacità di svolgere i compiti assegnati senza il bisogno di una costante supervisione facendo ricorso alle proprie risorse. � Fiducia in se stessi È la consapevolezza del proprio valore, delle proprie capacità e delle proprie idee al di là delle opinioni degli altri. � Flessibilità/Adattabilità Significa sapersi adattare a contesti lavorativi mutevoli, essere aperti alle novità e disponibili a collaborare con persone con punti di vista anche diversi dal proprio. � Resistenza allo stress È la capacità di reagire positivamente alla pressione lavorativa mantenendo il controllo, rimanendo focalizzati sulle priorità e di non trasferire su altri le proprie eventuali tensioni. � Capacità di pianificare ed organizzare E’ la capacità di realizzare idee, identificando obiettivi e priorità e, tenendo conto del tempo a disposizione, pianificarne il processo, organizzandone le risorse. � Precisione/Attenzione ai dettagli È l’attitudine ad essere accurati, diligenti ed attenti a ciò che si fa, curandone i particolari ed i dettagli verso il risultato finale. � Apprendere in maniera continuativa E’ la capacità di riconoscere le proprie lacune ed aree di miglioramento, attivandosi per acquisire e migliorare sempre più le proprie conoscenze e competenze. � Conseguire obiettivi E’ l’impegno, la capacità, la determinazione che si mette nel conseguire gli obiettivi assegnati e, se possibile, superarli. � Gestire le informazioni Abilità nell’acquisire, organizzare e riformulare efficacemente dati e conoscenze provenienti da fonti diverse, verso un obiettivo definito. � Essere intraprendente/Spirito d’iniziativa E’ la capacità di sviluppare idee e saperle organizzare in progetti per i quali si persegue la realizzazione, correndo anche rischi per riuscirci. � Capacità comunicativa È la capacità di trasmettere e condividere in modo chiaro e sintetico idee ed informazioni con tutti i propri interlocutori, di ascoltarli e di confrontarsi con loro efficacemente. � Problem Solving È un approccio al lavoro che, identificandone le priorità e le criticità, permette di individuare le possibili migliori soluzioni ai problemi. � Team work È la disponibilità a lavorare e collaborare con gli altri, avendo il desiderio di costruire relazioni positive tese al raggiungimento del compito assegnato. � Leadership È l’innata capacità di condurre, motivare e trascinare gli altri verso mete e obiettivi ambiziosi, creando consenso e fiducia.

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Da ‘Il lavoro dopo gli studi’ Unioncamere Excelsior Le competenze trasversali richieste ai diplomati oltre a quelle specifiche nella professione Accanto ad una buona formazione, magari arricchita da un titolo di post-diploma e da un’esperienza lavorativa alle spalle, ai fini dell’assunzione sono importanti anche altri fattori riconducibili al possesso di competenze di natura trasversale, cioè legate alle caratteristiche attitudinali della persona. Riguardo ai diplomati, le competenze più richieste sono la capacità di lavorare in gruppo, quella comunicativa (scritta e orale), la flessibilità e adattamento e la capacità di lavorare in autonomia: tutte competenze che sono ritenute nel 2014 dalle imprese molto importanti per 4, o più, assunzioni di diplomati su 10.

La capacità di lavorare in gruppo è richiesta soprattutto ai diplomati negli indirizzi elettronico e termoidraulico, casi in cui magari le imprese pensano ad inserimenti in processi produttivi che prevedono il coinvolgimento anche di altre e diverse figure per il completo conseguimento degli obiettivi. Non a caso, a questi stessi diplomati, viene richiesta anche flessibilità e adattamento, indispensabile proprio quando ci si trova a lavorare in contesti di gruppo. La capacità comunicativa scritta e orale sarà richiesta soprattutto, come naturale che sia, ai diplomati nell’indirizzo linguistico e a quelli usciti dai licei; senza dimenticare anche i diplomati nel campo amministrativo-commerciale, turistico-alberghiero, socio-sanitario e artistico. La capacità di lavorare in autonomia si rivela particolarmente importante per i diplomati negli indirizzi edile e informatico. Ci sono poi altre competenze trasversali che, pur essendo meno richieste dalle imprese, presentano importanti sfaccettature tra i vari indirizzi di studio. Si pensi ad esempio all’attitudine al risparmio energetico e all’attenzione all’impatto ambientale, uno skill che si rivela importante soprattutto quando si tratta di assumere diplomati in indirizzo termoidraulico e, in parte, anche nel caso di quelli in indirizzo elettrotecnico.

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Oppure si pensi all’intraprendenza, creatività e ideazione, che diventa più essenziale per i diplomati in indirizzo turistico-alberghiero, fungendo così da spinta innovatrice dell’offerta turistica, per quelli in indirizzo agrario-alimentare e informatico, oltre che per coloro che hanno studiato al liceo. Molto selettiva si dimostra la capacità di analizzare e sintetizzare le informazioni, perché solo nel caso dei diplomati in indirizzo elettronico è ritenuta molto importante per ben 6 candidati all’assunzione su 10, quando in tutti gli altri casi il rapporto non supera 4 su 10. Vuoi anche per il fatto che i diplomati rappresentano figure più operative e meno poste sui “piani” decisionali dell’impresa, la capacità di pianificare e coordinare è richiesta solo per il 17,8% di coloro (con istruzione secondaria superiore) previsti in entrata nel 2014, anche se esistono punte di oltre il 20% per quelli in indirizzo linguistico, edile e licei. Comunque, in generale, a conferma dell’importante ruolo che assume il possesso di queste capacità per entrare nel mercato del lavoro, merita evidenziare come per ben 87 assunzioni di diplomati su 100 previste nel 2014 le imprese ritengano tali skill ugualmente importanti, o addirittura in misura superiore, rispetto a quelle specifiche della professione. Si toccano punte superiori a 90 su 100 se si tratta, in particolare modo, di assunzioni di diplomati negli indirizzi grafico-pubblicitario, linguistico, delle telecomunicazioni, elettronico e nei licei.

Le competenze trasversali richieste ai laureati oltre a quelle specifiche nella professione La competenza trasversale più richiesta dalle imprese è la capacità comunicativa scritta e orale, ritenuta molto importante per ben sei assunzioni di laureati su dieci previste nel 2014, seguita da quella di lavorare in gruppo, dalla capacità di risolvere i problemi, dalla capacità di analizzare e sintetizzare le informazioni, e dalla capacità di lavorare in autonomia (in tutti questi casi le imprese ritengono ciascuna competenza molto importante per almeno la metà delle assunzioni). Anche la flessibilità e adattamento è piuttosto richiesta, mentre su livelli un po’ meno rilevanti si trovano la

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capacità di pianificare e coordinare, l’intraprendenza, creatività e ideazione così come l’attitudine al risparmio energetico e all’impatto ambientale. E’ pur vero che queste ultime competenze citate sono molto particolari, perché legate molto verosimilmente allo svolgimento solo di determinate professioni. Infatti, ad esempio, l’attitudine al risparmio energetico è ritenuta molto importante per un’ampia fetta di assunzioni di laureati negli indirizzi più legati al ‘sustainable development’, quali ingegneria civile e ambientale soprattutto (a questi viene richiesta anche molto frequentemente la capacità di pianificare e coordinare), ma anche ingegneria industriale (si pensi alla riconversione dei processi produttivi in chiave green). Oppure, l’intraprendenza, capacità di ideazione e creatività è particolarmente richiesta ai laureati in ingegneria industriale (che si trovano a progettare nel campo dell’avanguardia) e a quelli nel campo dell’insegnamento e formazione (per i quali la creatività e l’intraprendenza sono essenziali per stare a contatto con i giovani studenti o bambini). Riguardo invece alle competenze più domandate, la capacità comunicativa scritta e orale è richiesta chiaramente soprattutto ai laureati in ambito linguistico e dell’insegnamento e formazione, visto il loro diretto contatto con le persone; non a caso, questi ultimi si distinguono anche per un’elevata richiesta di saper lavorare in gruppo.

La capacità di problem solving è uno skill al quale le imprese attribuiscono molta importanza per la maggior parte delle assunzioni di laureati in campo ingegneristico, facilmente spiegabile con il fatto che questi dovranno svolgere professioni complesse e dedite soprattutto allo sviluppo e alla risoluzione dei problemi inerenti processi aziendali, ambientali, ecc. Ai laureati in indirizzo scientifico, matematico e fisico, assieme a quelli in indirizzo linguistico e a quelli in ingegneria elettronica e dell’informazione, sono molto richieste le capacità di analizzare e sintetizzare le informazioni, non fosse altro per il fatto che si tratta di laureati che andranno a svolgere lavori o strettamente legati ad aspetti comunicativi o inerenti il trattamento di dati.

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LE WORK SKILLS

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Hard skills verso soft skills Fonte: ‘People skills training: are you getting a return on your investement?’ di Dannis E. Coates, co-fondatore e CEO di Performance Support Systems, Inc., a publisher of online assessment and development resources. Nel mercato del lavoro, si definiscono ‘hard skills’ le abilità che riguardano le procedure tecniche o di amministrazione connesse al core business aziendale. Gli esempi includono il funzionamento delle macchine, i protocolli, gli standard di sicurezza, le procedure finanziarie e amministrative.

Queste abilità sono in genere facili da osservare, quantificare e misurare. Inoltre, sono facili da apprendere, in quanto solitamente è un bagaglio nuovo di zecca per chi impara ed è difficile da disimparare. Di contro, le soft skills, denominate anche ‘people skills’ sono tipicamente difficili da osservare, quantificare e misurare. Sono quelle di cui si ha bisogno per la vita di tutti i giorni, così come per il lavoro. Si riferiscono a come le persone si relazionano reciprocamente: comunicano, ascoltano, intrattengono un dialogo, danno feedback, cooperano come membri del gruppo, risolvono problemi, contribuiscono nelle riunioni e risolvono conflitti. I responsabili ad ogni livello, contano sulle abilità trasversali, per esempio: la buona formazione di un gruppo, la fluidità delle riunioni, l’incoraggiamento nei confronti dell’innovazione, la risoluzione dei problemi, la presa di decisioni, la pianificazione, la delega, l’osservazione, l’addestramento, il coaching, l’incoraggiamento, la motivazione. Ovviamente, le persone entrano nelle organizzazioni con schemi di comportamento interpersonali già pienamente introiettati e non li hanno imparati in aula. Imparano come entrare in relazione e le sfide della vita ‘sulla strada’ a un’eta molto precoce. Osservano come le persone attorno a loro fanno le cose e sperimentano ciò che è più adatto a loro. Così ciascuno finisce per avere un portfolio personale di abilità trasversali; alcuni comportamenti sono messi ben a punto mentre altri sono carenti. Nel momento in cui i lavoratori entrano in un’aula di formazione hanno già lavorato sodo, da decenni per rinforzare la maniera in cui si relazionano con le persone. Come tutti i modelli di comportamento, le abilità relazionali sono parte integrante delle connessioni neuronali della corteccia cerebrale. Ciò significa che quando un comportamento è stato replicato a sufficienza i neuroni sviluppano connessioni con altri neuroni, rendendo il modello automatico, una guaina di mielina avvolge le cellule come l’isolante dei cavi elettrici, rendendo la connessione estremamente efficiente. Il risultato è che queste modalità di comportamento diventano naturali e facili. Introdurre una nuova abilità interpersonale è estremamente difficoltoso perché significa sostituirla alla vecchia. Il cervello può essere un processore di informazioni ma non funziona come un computer. Non c’è il tasto ‘cancella’ per i programmi non più utilizzati. Gli schemi comportamentali sono stati fisicamente costruiti a livello di cellule cerebrali. Qualsiasi nuovo approccio, anche quello più sensato, anche quello più desiderato, sembra estremamente difficoltoso. L’unica maniera per cambiare un vecchio schema è sostituirlo con uno che dia maggiori risultati. Se viene sperimentato come più soddisfacente e se c’è un periodo adeguato di rinforzo si assiste ad un cambiamento perché si sono create le nuove connessioni. Se il nuovo modello è molto efficiente può diventare il preferito e così la vecchia connessione, anche se associata a molta memoria, cadrà in disuso, proprio come una vecchia strada viene sostituita da una superstrada. Ottenere successo Senza il rinforzo, comunque, i modelli non si consolidano e la maggior parte delle persone ritorna a quello precedente, più sicuro, con il quale si è cresciuti e, sfortunatamente, ciò accade molto più spesso. Anche se l’organizzazione investisse pesantemente in programmi di formazione sulle competenze trasversali, se nessun piano di rinforzo viene messo in atto, l’intervento fallisce e non

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da i risultati sperati. Non c’è nessun ritorno sull’investimento e il denaro è, il più delle volte, sprecato. Mancando la fase di rinforzo, e questo accade spesso, i dipendenti diventano scettici circa i programmi di formazione sulle abilità della persona. Rinforzo frequente Se qualcuno desidera profondamente un cambiamento di comportamento interpersonale ed è supportato da un coach esperto che lo segue con consigli e costanti incoraggiamenti, si stabiliscono nuovi schemi comportamentali. E’ necessario procedere per step: la prima fase prevede l’introduzione del nuovo modello e quindi come fare le cose, successivamente si avrà un periodo di rinforzo costante dei comportamenti desiderati. Quando la persona appena formata ritorna sul posto di lavoro ha bisogno di colleghi esperti che diano feedback costanti, orientamento e incoraggiamento. Una soluzione collaudata è l’approccio top down. Se i dirigenti iniziano a lavorare sulle proprie abilità personali, sono poi in grado di motivare i manager, inoltre, l’organizzazione può assumere un coach per effettuare attività frequenti di feedback, incoraggiamento e rinforzo. Per ottenere la motivazione desiderata e la responsabilità è opportuno valutare le abilità trasversali già durante l’attività di formazione. Per avere successo, occorre identificare con precisione le abilità più deboli e su queste incentrare i programmi di formazione, in questo modo si motivano le persone al cambiamento ma occorre prevedere momenti di valutazione anche nel prosieguo.

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I fattori chiave del cambiamento e le work skills dal report dell’Università di Phoenix (Tratto da ‘Future work skills 2020’ dell’’Institute for the Future’ di Palo Alto, realizzato per conto dell’Università di Phoenix) Il report analizza i fattori chiave che ridisegneranno il panorama del mondo del lavoro e identifica le competenze chiave trasversali (soft skills) che sarà necessario possedere nei prossimi 10 anni per inserirsi nel mondo del lavoro. Non identifica, volutamente, i mestieri del futuro, perché le previsioni sono sempre difficoltose e spesso portano a conclusioni sbagliate. Di conseguenza, la ricerca individua le abilità e le competenze richieste per affrontare i cambiamenti.

I sei fattori del cambiamento Longevità: l’aumento dell’aspettativa di vita cambia la struttura della carriera lavorativa e dell’apprendimento. L’età lavorativa che si prolunga oltre i 65 anni di età, la flessibilità, i cambi di attività durante l’arco della vita impongono, con sempre maggiore frequenza, la necessità di intraprendere percorsi di aggiornamento e di formazione permanente per affrontare al meglio i cambiamenti. A livello individuale, crescerà la domanda dei servizi di prevenzione e sanitari per assicurarsi una vecchiaia più in salute e attiva. Stili di vita più sani e un approccio olistico al lavoro, all’alimentazione, permetteranno di vedere con lenti diverse improntate alla salute, non solo la quotidianità della vita, ma anche l’economia nella sua globalità. Aumento di macchine e sistemi intelligenti: nei prossimi dieci anni, nuove macchine intelligenti troveranno impiego nei nostri uffici, aziende e case, in modo sempre più massiccio. Questo comporta una sostituzione, in molte attività, del lavoro umano, mettendoci di fronte ad importanti questioni. Del tipo: Quali sono le attività che solo l’uomo può svolgere? Qual è la posizione dell’uomo nei confronti della macchina? Per rispondere adeguatamente bisognerà ripensare i contenuti e i processi lavorativi. In alcuni settori le macchine sostituiranno l’uomo, ma in altri diventeranno abili collaboratori in grado di aumentare le nostre abilità e capacità. Le tecnologie robotiche stabiliranno nuovi livelli di performance. Pensiero computazionale: la diffusione di sensori, di dati elaborati, di strumenti di comunicazione nella vita di ogni giorno porta ad un flusso di informazioni spesso incontrollato che va considerato e rimodellato sulle esigenza della società, sia a livello micro, sia a livello macro, poiché, se ben gestito, ci aiuta a scoprire nuovi modelli e relazioni, un tempo impensabili. Dalla gestione più efficace delle pandemie, a livello mondiale, alla simulazione di percorsi stradali per evitare la congestione del traffico urbano. Il risultato sarà la richiesta, anche individuale, di accrescere le capacità di gestione di dati. Apprendere modelli decisionali per interagire con i dati e utilizzarli per gli scopi desiderati. Ecologia dei new media: lo studio dell’ambiente informativo: l’uso di nuovi strumenti di comunicazione sta imponendo una profonda trasformazione nel modo di comunicare. Le tecnologie, sempre più sofisticate stanno modificando anche il nostro linguaggio. Internet sta evolvendosi da una conoscenza basata sul testo scritto ad una che privilegia l’immagine e l’uso dei video. Nello stesso tempo, l’uso di reti virtuali sta invadendo la nostra vita quotidiana. Sono milioni ormai gli utilizzatori delle reti che generano e postano contenuti multimediali dai loro computer portatili o dai cellulari, influenzando i modelli culturali. I nuovi media ci pongono nuove richieste. La capacità di gestire nuove piattaforme per creare identità on line, e gestire in modo trasparente la reputazione personale e l’utilizzo dell’identità.

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La nostra sensibilità verso la realtà e la verità può venire alterata profondamente dai new media per cui è necessario imparare ad utilizzare una visione più scettica e disincantata perché ciò che vediamo oggi, domani potrebbe essere diverso. Non solo, sempre più spasso, ci troviamo di fronte a svariate interpretazioni dello stesso evento, perché a seconda della prospettiva personale, ciascuno può raccontare una storia diversa dei singoli eventi. Organizzazioni sovrastrutturali: le nuove tecnologie e le piattaforme dei social media stanno guidando una riorganizzazione senza precedenti, di come si produce e si crea valore. Un nuovo livello di intelligenza collettiva e di risorse diversificate permettono di raggiungere risultati che un tempo potevano essere ottenuti soltanto dalle grandi organizzazioni. Ciò significa creare strutture che vanno oltre i processi organizzativi a cui siamo abituati. Significa imparare ad usare nuovi strumenti sociali per lavorare, per inventare, per governare ed è ciò che dovremo imparare a mettere in pratica nei prossimi decenni. I nostri strumenti e le tecnologie hanno formato i modelli di organizzazioni sociali, economiche e politiche in cui ci muoviamo oggi per cui le organizzazioni con cui abbiamo familiarità, incluse quelle dell’educazione e il mondo delle aziende rappresentano il prodotto di una conoscenza scientifica e di tecnologie vecchie di secoli. Oggi, questo panorama organizzativo sta crollando. Le piattaforme open per l’istruzione stanno rendendo i contenuti accessibili a chiunque voglia imparare. Una nuova generazione di teorie organizzative e di work skills non arrivano dai concetti tradizionali di management ma da campi quali la grafica dei videogiochi, le neuroscienze e la psicologia della felicità che porteranno alla creazione di nuovi paradigmi e strumenti per la formazione. Il mondo globale: a livello generale, la globalizzazione rappresenta la tendenza verso integrazioni oltre i confini geografici. In un mondo connesso e interdipendente, gli Stati Uniti e l’Europa non potranno più detenere a lungo il monopolio su impresa, innovazione e potere politico anche perché la mancanza di infrastrutture normative dei Paesi emergenti. contribuisce alla loro rapida crescita sui mercati Da decenni, le multinazionali hanno usato le proprie sedi estere come canali di vendita e di supporto tecnico per i loro quartieri generali. La soluzione non è impiegare lavoratori in queste località ma integrarli effettivamente nei processi produttivi locali, dal momento che solo loro sono in grado di conoscere profondamente i bisogni e le esigenze di una clientela locale. Le work skills per la futura classe di lavoratori 2020 Per affrontare al meglio le sei chiavi di lettura del cambiamento, esistono dieci abilità in grado di garantire il successo dei lavoratori di domani. Sense – making Definizione: è la capacità di cogliere il significato più profondo di ciò che viene espresso. Visto che le macchine intelligenti saranno sempre più in grado di svolgere attività di routine, di servizio o comunque non particolarmente complesse, ci sarà sempre più richiesta di quel genere di abilità che le macchine non potranno possedere. Si tratta di quelle capacità di pensiero particolarmente elevate che non possono venire in alcun modo codificate ma che aiutano a sviluppare le intuizioni uniche, necessarie al decisore. Social intelligence Definizione: è l’abilità di entrare in contatto con gli altri in modo diretto e empatico così da stimolare reazioni e un giusto livello di interazione. I prototipi di robot costruiti in laboratorio possiedono abilità sociali e ‘emozioni’ in modo molto limitato, la sensibilità è altrettanto complessa quanto il sense making se non ancora di più, per cui le

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macchine costruite dall’uomo, per quanto sofisticate possano essere, mancano di questa caratteristica, non sono macchine senzienti. La nostra capacità di interazione sociale e emozionale è il frutto di un’esperienza maturata nel corso di millenni di vita comune e continuerà ad essere uno degli assetti vitali che darà ai lavoratori un vantaggio superiore alle macchine. Pensiero creativo e adattivo Definizione: è l’efficienza nel pensare e trovare soluzioni e risposte al di là di regole e schemi imposti e precostituiti. Una recente ricerca, condotta dall’Istituto di tecnologia del Massachusetts sulla polarizzazione dell’occupazione negli ultimi 30 anni, ha messo in evidenza che stanno calando le opportunità nella classe impiegatizia media e della classe operaia, a causa dell’alto livello di automazione e della delocalizzazione internazionale. Di contro, le opportunità che stanno crescendo si concentrano nella fascia alta di competenze, nei lavori tecnici e di management e contemporaneamente anche nelle fasce basse di competenza, per esempio nella ristorazione e nei servizi di cura. L’occupazione ad alto livello implica compiti astratti e, nei bassi livelli, compiti di tipo manuale. Entrambe questa fasce estreme hanno in comune l’abilità di rispondere a circostanze uniche e non prevedibili. Compiti così diversi come scrivere su un argomento di carattere legale, in modo convincente o creare un nuovo piatto con una lista di ingredienti richiedono entrambi un nuovo approccio e adattabilità. Queste abilità saranno quelle ricercate nel prossimo decennio. Cultura trasversale Definizione: è la capacità ad operare in differenti contesti culturali. Nel mondo globale, il bagaglio di competenze del lavoratore potrebbe trovare spazio in contesti differenti. Ciò richiede abilità specifiche, come quelle linguistiche, ma anche adattabilità a situazioni in evoluzione e capacità di coglierne il senso e reagire a contesti sempre nuovi; le competenze trasversali diventeranno un’abilità importante per tutti i lavoratori, non soltanto per quelli che operano in contesti geografici differenti dal proprio. Le organizzazioni vincenti considerano la diversità un fattore di innovazione. Quello che rende i team davvero efficaci e innovativi è la combinazione di età, di abilità, di discipline e stili di lavoro e di approccio diversi che i membri sanno mettere a disposizione del gruppo. La diversità, quindi, diventerà per le organizzazioni la competenza chiave per il prossimo decennio. I lavoratori di domani hanno però bisogno di riconoscersi e di comunicare attraverso punti di connessione: obiettivi condivisi, priorità, valori che trascendono le singole differenze e li rendono capaci di costruire relazioni e lavorare insieme con profitto. Pensiero elaborativo Definizione: è l’abilità di tradurre dati in concetti astratti ed estrapolare ragionamenti dalla loro analisi. Poiché la quantità dei dati che abbiamo a disposizione cresce in maniera esponenziale, ci sarà sempre più bisogno di figure professionali che dovranno possedere abilità di pensiero elaborativo per dare senso all’informazione. L’uso delle simulazioni diventerà un’esperienza chiave anche nella presa di decisioni. Gli uffici che si occupano di risorse umane dovranno avere capacità di analisi statistica e quantitativa. Oltre a possedere abilità di sviluppo del pensiero elaborativo, i lavoratori dovranno essere consci dei limiti di questo approccio: occorre tener presente che i modelli sono validi quanto i dati che li alimentano e persino i modelli migliori rappresentano approssimazioni della realtà e non la realtà vera. Bisogna poi essere in grado di gestire le situazioni, anche in assenza di dati, per non rimanere paralizzati quando viene a mancare un algoritmo che guidi la presa di decisione. Conoscenza dei new media

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Definizione: sviluppare contenuti per i nuovi media e sfruttarli per una comunicazione persuasiva. L’esplosione, sia nell’uso sia nella produzione, dei media: video, blog e podcast che dominano la nostra vita sociale avrà un’ampia diffusione nel prossimo decennio. L’uso di strumenti di comunicazione, partiti dall’approccio statico delle slide, grazie a programmi come power point, diventerà comune e il lavoratore sarà in grado di produrre contenuto, usando questi nuovi mezzi. La nuova generazione dovrà saper leggere criticamente questa produzione, valutandola in maniera fluida come si fa con un giornale o una presentazione e dovrà anche essere in grado di creare e presentare informazioni a livello visivo. La conoscenza del layout grafico è stata materia trattata da designers e grafici, fino al momento in cui la videoscrittura ha fatto il suo ingresso nella vita quotidiana dei lavoratori. Alla stessa maniera, la produzione semplice di strumenti editoriali ha reso il linguaggio dei video parte integrante della lingua comune. Oggi, che l’uso delle tecnologie è alla portata di tutti, i lavoratori hanno bisogno di possedere abilità ancora più sofisticate per saper usare questi strumenti al fine di convincere e persuadere i loro clienti. Multidisciplinarietà Definizione: abilità nel comprendere concetti di discipline diverse. Molti dei problemi a livello globale di oggi (ad es. sovrappopolazione o riscaldamento del pianeta) sono davvero troppo complessi per essere risolti grazie ad una sola disciplina specialistica, quindi c’è bisogno di soluzioni multidisciplinari. Mentre nel XX secolo è stata incoraggiata la specializzazione più spinta, il secolo successivo vedrà approcci integrati al centro dell’agire. Stiamo già vedendo questo fenomeno emergere nelle nuove aree di studio come le nanotecnologie che riuniscono la biologia molecolare, la biochimica, la chimica proteica e altre specialità. Il profilo ideale di lavoratore della prossima decade avrà una profonda conoscenza di almeno un campo, ma anche la capacità di utilizzare un linguaggio che sappia comunicare in altre discipline. Questo approccio ha bisogno di una forte curiosità e una volontà di aggiornamento continuo. Organizzazione mentale Definizione: è la capacità di rappresentare e sviluppare compiti e processi lavorativi in vista degli obiettivi desiderati. I nuovi strumenti di comunicazione e il mondo computazionale porteranno con sé nuove opportunità per adottare un approccio progettuale nel nostro lavoro. Dovremo essere capaci di pianificare i nostri ambienti in funzione degli obiettivi ai quali siamo più interessati. Le scoperte che scaturiscono dalle neuroscienze stanno mettendo in luce quanto in maniera profonda i nostri ambienti fisici formano il nostro pensiero. Uno studio recente a livello neurobiologico ha messo in evidenza come, ad esempio, vivere in stanze con i soffitti alti abbia un impatto sul pensiero di alcuni lavoratori, portandoli ad associare parole quali libertà, apertura, senza confini, viceversa quelli che operano in locali con soffitti bassi tendono a descriversi con parole che rimandano a confinamento e restrizione, poiché l’impatto fisico agisce anche a livello mentale. Come dice il ricercatore Fred Gage: “cambia l’ambiente, cambia il cervello, cambia il comportamento”. Gestione delle informazioni: Definizione: saper filtrare il flusso di informazioni per importanza e capire come sfruttare al meglio il carico cognitivo attraverso gli strumenti e le tecniche a nostra disposizione. Un mondo ricco di flussi informativi, in formati differenti e con dispositivi multipli porta con sé la il problema del sovraccarico cognitivo. Le organizzazioni e i lavoratori devono solo essere in grado di girare a proprio vantaggio il massiccio flusso di dati a patto che sappiano filtrare e mettere a fuoco solo ciò che è importante.

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La prossima generazione di lavoratori dovrà sviluppare tecniche proprie, per affrontare il problema del surplus cognitivo. Dovranno anche diventare abili ad utilizzare nuovi strumenti per riuscire a fronteggiare la massa delle informazioni. Collaborazione virtuale Definizione: abilità nel lavorare in modo produttivo, gestendo gli impegni e la presenza quale membro di un team virtuale. Le tecnologie di contatto rendono più facile il lavoro, la condivisione di idee e l’essere produttivi, nonostante la distanza fisica. Ma l’ambiente di lavoro virtuale ha bisogno di un nuovo bagaglio di competenze. In quanto leader di gruppi virtuali, le persone devono sviluppare strategie per ‘agganciare’ e motivare un team in sedi distanti. Stiamo imparando che le tecniche mutuate dai giochi sono estremamente utili per catturare ampie comunità virtuali. In particolare: l’immediato feed-back, obiettivi chiari e una serie di sfide a tappe possono, in maniera significativa, innescare partecipazione e motivazione. I membri di un team virtuale hanno, inoltre, bisogno di un ambiente in grado di promuovere la produttività e il benessere. Una comunità che offra una ‘socievolezza ambientale’ può aiutare a superare l’isolamento che deriva dalla mancanza di un posto di lavoro comune; potrebbe essere uno spazio virtuale in coworking. Implicazioni Per avere successo nel prossimo decennio, le persone devono prefigurare di muoversi in un panorama di forme organizzative e competenze in rapido mutamento. Saranno chiamate a ristrutturare continuamente le competenze di cui avranno bisogno, e radunare le risorse giuste per svilupparle e riaggiornarle e dovranno essere disponibili ad imparare costantemente. Le istituzioni di carattere educativo nei vari livelli di istruzione riflettono, in larga misura, una situazione sociale che rappresenta il passato. Il panorama è variato e le istituzioni dovrebbero adeguarsi al cambiamento veloce. Dovrebbero:

- Dare maggiore importanza allo sviluppo di abilità quali il pensiero critico e la capacità di analisi

- integrare i new media nei programmi di studio - inserire la formazione in situazione che dà spazio alle ‘soft skills’ quali la capacità di

collaborare, il lavoro di gruppo, l’abilità a leggere i cambiamenti sociali e a rispondere in modo adattivo

- allargare la platea dei formandi tra gli adolescenti e i giovani adulti, lungo tutto l’arco della vita

- integrare la formazione multidisciplinare che permette agli studenti di sviluppare le proprie competenze e conoscenze rispetto ad un ventaglio di ambiti

Le imprese devono anch’esse tenere d’occhio l’ambiente che cambia e adattare il piano del personale e le strategie di sviluppo per assicurare l’allineamento, rispetto ai bisogni futuri di competenze. Chi opera all’interno della funzione delle risorse umane deve riconsiderare i metodi tradizionali per identificare le competenze ‘critiche’, cosi come selezionare e sviluppare i talenti. La strategia della gestione del personale per raggiungere gli obiettivi di business è una delle mete più difficili da parte di chi si occupa di risorse umane, ed è opportuno che collabori con le università per indirizzare la formazione continua e le necessità di competenze.

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I decisori istituzionali avranno bisogno di rispondere ai cambiamenti di scenario assumendo un ruolo di indirizzo e mettendo l’educazione nelle proprie priorità. Se ciò non accade, rischiamo di compromettere la nostra capacità di preparare le persone, per un futuro di salute e sostenibilità.

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Piccolo Glossario Competenze chiave di cittadinanza L'UE ha individuato le competenze chiave " di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l'inclusione sociale e l'occupazione" Queste competenze dovrebbero essere acquisite durante il percorso dell'istruzione e fare da base al proseguimento dell'apprendimento nel quadro dell'educazione e della formazione permanente. In Italia tali competenze sono state richiamate nell'ambito del Decreto n.139 del 22 Agosto 2007 "Regolamento recante norme in materia di adempimento dell'obbligo di istruzione" che ha individuato le otto competenze chiave di cittadinanza che ogni cittadino dovrebbe possedere dopo aver assolto al dovere di istruzione: Competenze di base costituiscono (secondo il modello ISFOL) le risorse fondamentali comunque necessarie ad un individuo per l'accesso alla formazione e al lavoro, oltre che per lo sviluppo di un proprio percorso individuale e professionale. Si intende quindi l'insieme delle conoscenze (e della loro capacità d'uso) che costituiscono sia il requisito per l'accesso a qualsiasi percorso di formazione ulteriore, sia la base minima per l'accesso al lavoro e alle professioni, costituendo in questo modo un moderno diritto di cittadinanza. Competenze trasversali Secondo il modello ISFOL sono le competenze (comunicative, relazionali, di problem solving, ecc.) che entrano in gioco nelle diverse situazioni lavorative e che consentono al soggetto di trasformare i saperi in un comportamento lavorativo efficace in un contesto specifico, entrano in gioco in tutte le situazioni; consentono comportamenti professionali e sono fondamentali per la trasferibilità delle competenze in attività differenti. Competenze tecnico professionali Secondo il modello ISFOL, sono costituite dai saperi e dalle tecniche connesse all'esercizio delle attività operative richieste dai processi di lavoro a cui ci si riferisce nei diversi ambiti professionali. Soft skills Con la definizione Soft Skills si descrivono le caratteristiche personali, l’atteggiamento in ambito lavorativo e le modalità relazionali che ci caratterizzano come individui e attraverso le quali interagiamo negli ambienti lavorativi. Possono essere considerate un sinonimo di ‘competenze trasversali’. Hard skills Con questa definizione si individuano le abilità tecniche e specialistiche che possono essere definite e misurate, insegnate e apprese. Possono essere tutte quelle necessarie per svolgere un’attività lavorativa. Si può considerare di Job skills e di competenze tecnico professionali