Le Chiese tedesche - SEI Editrice · 1938(Chicago, ArtInstitute). AlCristosofferente...

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IPERTESTO La Chiesa cattolica in Germania Nel luglio del 1933, la conferenza dei vescovi tedeschi decise di ritirare il divieto che, fino ad allora, aveva proibito ai cattolici tedeschi di aderire alla NSDAP e alle sue organizzazioni. La decisione dell’episcopato era il frutto di una precisa constatazione: alle elezioni del 1932, malgrado il divieto ecclesiastico, una percentuale enorme di cattolici tedeschi aveva ugual- mente votato per il partito di Hitler. La Chiesa tedesca intuì che un gran numero di fe- deli, se posti di fronte a una secca alternativa – cioè se costretti a scegliere tra cattolicesi- mo e nazionalsocialismo – avrebbero probabilmente scelto il secondo. Del resto, anche agli occhi di molti vescovi, il movimento hitleriano non appariva un fe- nomeno del tutto negativo. Tale valutazione nasceva dall’illusione che il razzismo fosse, in realtà, un elemento accessorio del nazionalsocialismo. Molti cattolici erano convinti che, eliminato questo provvisorio ostacolo dottrinale, col nazismo sarebbe stato possibi- le arrivare a una sincera collaborazione, sulla base del comune rifiuto del liberalismo, del radicale anticomunismo, del nazionalismo e dell’ostilità antiebraica. Pareva impossibile ai vescovi che, con tanti elementi di affinità, Chiesa e Terzo Reich non potessero trova- re un accordo per colpa del razzismo. L’8 luglio 1933 si giunse alla firma di un Concordato tra il Vaticano e la Germania na- zista. È difficile sapere se la Santa Sede avesse già intuito che quello hitleriano era un re- gime assai più radicale del fascismo italiano; molti vescovi tedeschi, da parte loro, vide- ro in quell’accordo uno straordinario punto di partenza: essi speravano che, da allora in avanti, Chiesa e Stato avrebbero finalmente collaborato per la rinascita materiale e spiri- tuale del popolo tedesco, superando l’individualismo liberale e lottando insieme contro il comunismo. Le Chiese tedesche di fronte al Terzo Reich 1 IPERTESTO C Le Chiese tedesche di fronte al Terzo Reich F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 Eugenio Pacelli, segretario di Stato del papa Pio XI (e futuro pontefice con il nome di Pio XII) firma il concordato tra il Vaticano e la Germania nel luglio del 1933. Errori di valutazione CULTURA, CIVILTÀ E RELIGIOSITÀ

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La Chiesa cattolica in GermaniaNel luglio del 1933, la conferenza dei vescovi tedeschi decise di ritirare il divieto che, finoad allora, aveva proibito ai cattolici tedeschi di aderire alla Nsdap e alle sue organizzazioni.La decisione dell’episcopato era il frutto di una precisa constatazione: alle elezioni del 1932,malgrado il divieto ecclesiastico, una percentuale enorme di cattolici tedeschi aveva ugual-mente votato per il partito di Hitler. La Chiesa tedesca intuì che un gran numero di fe-deli, se posti di fronte a una secca alternativa – cioè se costretti a scegliere tra cattolicesi-mo e nazionalsocialismo – avrebbero probabilmente scelto il secondo.del resto, anche agli occhi di molti vescovi, il movimento hitleriano non appariva un fe-nomeno del tutto negativo. Tale valutazione nasceva dall’illusione che il razzismo fosse,in realtà, un elemento accessorio del nazionalsocialismo. Molti cattolici erano convintiche, eliminato questo provvisorio ostacolo dottrinale, col nazismo sarebbe stato possibi-le arrivare a una sincera collaborazione, sulla base del comune rifiuto del liberalismo, delradicale anticomunismo, del nazionalismo e dell’ostilità antiebraica. pareva impossibileai vescovi che, con tanti elementi di affinità, Chiesa e Terzo Reich non potessero trova-re un accordo per colpa del razzismo.L’8 luglio 1933 si giunse alla firma di un Concordato tra il Vaticano e la Germania na-zista. È difficile sapere se la santa sede avesse già intuito che quello hitleriano era un re-gime assai più radicale del fascismo italiano; molti vescovi tedeschi, da parte loro, vide-ro in quell’accordo uno straordinario punto di partenza: essi speravano che, da allora inavanti, Chiesa e stato avrebbero finalmente collaborato per la rinascita materiale e spiri-tuale del popolo tedesco, superando l’individualismo liberale e lottando insieme controil comunismo.

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Eugenio Pacelli,segretario di Statodel papa Pio XI(e futuro pontefice conil nome di Pio XII)firma il concordato trail Vaticano e laGermania nel lugliodel 1933.

➔Erroridi valutazione

CULTURA,CIVILTÀ

E RELIGIOSITÀ

La stampa e le associazioni cattoliche subirono ben presto soprusi e vessazioni di ognitipo, finché infine non vennero di fatto cancellate come voce autonoma e come presen-za socialmente significativa. il colpo di grazia venne nel 1936, quando tutti i giovani te-deschi di età compresa tra i 10 e i 18 anni furono obbligati a iscriversi alla Gioventù hi-tleriana (Hitlerjugend), con il conseguente scioglimento o assorbimento di tutte le altreforme di aggregazione giovanile.eppure, per tutti gli anni Trenta, l’episcopato tedesco non perse mai le sue speranze dipoter giungere a una collaborazione col Terzo Reich, o almeno a una situazione di com-promesso. Così, l’impostazione dei documenti ufficiali dei vescovi risultò sempre iden-tica, fino al momento dello scoppio della guerra mondiale. da un lato, il lettore cerche-rebbe invano la denuncia degli aspetti più violenti, illiberali e antidemocratici del regi-me hitleriano; a maggior ragione, il silenzio dei vescovi fu totale sulla sorte degli ebrei te-deschi: neppure le violenze della notte dei cristalli – compiute con manifesta e ostentatapubblicità – ricevettero un’esplicita e ufficiale condanna.Le uniche parole di protesta riguardavano le sempre più frequenti e clamorose viola-zioni del Concordato da parte dei nazisti; anche tali denunce, però, erano spesso ric-che di sfumature e di distinzioni, nel senso che si tendeva ad attribuire le azioni illegalia frange periferiche o estremiste del movimento nazista e a chiedere allo stato di rispet-tare i propri impegni. insomma, persino le lamentele per la liquidazione delle organiz-zazioni giovanili o la soppressione della stampa cattolica, pur essendo spesso ferme nel tonoe puntuali nella denuncia, lasciavano sempre intravedere la disponibilità a concludere fi-nalmente un accordo.La convinzione di fondo era che, se solo il regime avesse allentato di poco le sue mire diegemonia totale e avesse lasciato un maggiore margine di libertà alla Chiesa, il conflittofra cattolicesimo e nazionalsocialismo avrebbe potuto trovare facile composizione, con evi-denti reciproci benefici.

Chiesa e regime nazista durante la secondaguerra mondialeCon l’enciclica Mit brennender sorge (Con viva ansia) del 1937, papa Pio XI prese in-fine apertamente posizione contro la Germania hitleriana, denunciando l’evidenteaspirazione del nazismo a porsi come una vera e propria religione, come una visione delmondo totalizzante, del tutto alternativa rispetto al cristianesimo. Un ancor più ener-gico atto di accusa fu rivolto al regime, nel 1941, dal vescovo di Münster, cardinaleClemens august von Galen: in una serie di omelie appassionate, egli protestò pub-blicamente contro la campagna di eutanasia che Hitler aveva ordinato nel 1939 e cheaveva già comportato l’eliminazione di circa 70 000 malati di mente ricoverati nei ma-nicomi tedeschi.Tuttavia, durante la seconda guerra mondiale, sia Von Galen sia l’episcopato, preso nelsuo complesso, assunsero in prevalenza un atteggiamento nazionalistico, cioè esortaronoi fedeli cattolici a compiere il proprio dovere verso la patria e guardarono con diffidenzail movimento di resistenza. all’interno della Chiesa cattolica, la posizione prevalente puòessere riassunta dalle seguenti parole pronunciate dal cardinale Faulhaber: «Nessuno puòdesiderare che la guerra finisca in una sconfitta. ogni persona ragionevole sa che intal caso lo stato, la Chiesa e la società organizzata in generale verrebbero travolte dal caosrusso». in questa affermazione dell’ottobre 1943 (in cui è già presente un’evidente pun-ta d’ansia dovuta al fatto che il rischio di una sconfitta tedesca cominciava a manifestar-si in modo tangibile) non c’è la minima traccia di preoccupazione morale per le conse-guenze di una vittoria nazista, che avrebbe comportato il brutale asservimento di milio-ni di slavi, russi e polacchi. su tutto prevale, in questo caso, il terrore del «caos russo»,cioè del trionfo del bolscevismo.

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➔Continuadisponibilitàa una intesa

➔Invito a fareil proprio dovere

Riferimentostoriografico

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in questo clima, risalta ancora di più la figura del giovane gesuita alfred delp, il solo adaffermare categoricamente che la Chiesa non doveva difendere solamente se stessa e la pro-pria posizione nel contesto della società, bensì l’uomo in quanto tale e i suoi diritti. diqui i suoi ripetuti appelli ai sacerdoti tedeschi, affinché denunciassero i crimini che il re-

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DOCUMENT ILa ricerca di punti d’incontrotra Chiesa e Reich

Negli anni 1933-1934, alcuni tra i più autorevoli intellettuali cattolici tedeschi, con la piena ap-provazione dei propri vescovi, diedero vita alla collana Reich und Kirche (Reich e Chiesa), che si ba-sava sulla convinzione «che non esiste alcun conflitto di carattere fondamentale tra il risorgimen-to naturale del nostro popolo, di cui oggi siamo testimoni, e la vita soprannaturale della Chiesa». Iltesto seguente fu scritto nel 1933 da Joseph Lortz, prestigioso docente di Storia della Chiesa al-l’Accademia di Braunsberg, per dimostrare le affinità sostanziali tra nazionalsocialismo e cattoli-cesimo.

Il nazionalsocialismo è per sua natura nemico dichiarato del bolscevismo, del liberali-smo e del relativismo. Si è in precedenza già accennato all’azione salvifica interpretata dalnazionalsocialismo rispetto al bolscevismo. Ma un’esauriente raffigurazione spirituale deldiciannovesimo secolo e al tempo stesso dell’epoca che ormai volge al termine deve sa-per imputare al liberalismo, come anche al relativismo che per definizione gli si accom-pagna – frutti, entrambi, della decomposizione dell’epoca moderna dominata dal sog-gettivismo – d’essere all’origine del decadimento morale che di quell’epoca è malattiamortale, mentre rappresenta per la Chiesa l’ostacolo principale al suo operare tra gli uo-mini. Al contrario è motivo di consolazione constatare come, finalmente, nel contesto del-l’epoca moderna, appaia al di fuori della Chiesa una grande potenza, una compagine ga-gliarda che annuncia e mette in pratica nella realtà ciò che i papi Gregorio XVI, Pio IXnonché Leone XIII, tra le arroganti risate di scherno di presunti intellettuali e progressistiimpegnati nella difesa della loro cultura (Kultur) andarono insegnando e che del pariaborre ciò che quegli stessi papi condannarono: la sopravvalutazione della maggioranzae la sua trasformazione in autorità; la richiesta di una libertà di stampa e di parola senzalimiti, in breve tutte quelle escrescenze che il liberalismo democratico scambiò con la so-stanza della libertà; o, ancora, la proibizione del sostegno decisivo al liberalismo disgre-gante sotto la maschera di una massoneria sempre più, e sotto vari rispetti, nemica acer-rima della Chiesa.Il nazionalsocialismo è altresì nemico dichiarato del movimento ateista e della pubblica

immoralità nella forma che entrambi poterono assumere in conseguenza del lasciar andareliberale che dominava la moderna civilizzazione, fino alla trasformazione della vita umana inun evento che non intrattiene più alcun legame con il Cristianesimo. Noi cattolici abbiamoprotestato in maniera infaticabile contro questo ributtante sudiciume morale attraverso in-numerevoli campagne di stampa, brochure, prediche, risoluzioni comuni e discorsi parla-mentari. Ma i nostri sforzi erano condannati a rimanere relegati nella sfera della teoria, per-ché noi non eravamo ancora lo Stato. Ora, invece, al nazionalsocialismo compete la forzalegittima sulla base della quale si possono porre in atto precisi disegni ideali, e già ci è datodi vedere il risultato di una tale condizione in alcuni attacchi risoluti contro il putridume dellegrandi città. […] Nel rigetto della tradizione e nell’allontanamento dall’ordine naturale che ca-ratterizzano tanto le moderne metropoli quanto i grandi centri industriali, il nazionalsociali-smo ravvisa focolai di malattia che minacciano la vita umana sia dal punto di vista fisico cheda quello spirituale, e da una tale intuizione trae fondamentali conseguenze per l’organiz-zazione dell’intera nazione.

M. paTTi, Chiesa cattolica tedesca e Terzo Reich (1933-1934), Morcelliana, Brescia 2008, pp. 202-204

�Qual è il giudizio dato sul liberalismo democratico?�Quali sono i nemici comuni di cattolicesimo e nazionalsocialismo?�Che giudizio viene dato sulle grandi città? Per quale motivo?

DOCUMENT IUn volantino della Rosa BiancaRiportiamo una parte del testo del terzo volantino, redatto da Hans Scholl e dal suo amico Alexan-

der Schmorell nel giugno 1942. A fronte di molti tedeschi che non sapevano ribellarsi a Hitler, perché ter-rorizzati dalla prospettiva di una nuova disfatta della Germania e di una vittoria russa, i giovani della RosaBianca esortavano a rovesciare il regime nazista, definito senza mezzi termini «dittatura del Maligno».

Non nascondete la vostra viltà sotto il velo della prudenza. Ogni giorno in cui indugiatead opporvi a questo mostro infernale, aumenta sempre più, come una curva parabolica, lavostra colpa. Molti, forse la maggior parte dei lettori di questi volantini, non sanno con esat-tezza in che modo potrebbero fare resistenza. Non ne vedono alcuna possibilità. Cerche-remo di dimostrare loro che ciascuno può contribuire alla caduta di questo regime. Non saràcerto possibile preparare il terreno per il rovesciamento di questo governo, mediante unaresistenza individuale, da solitari amareggiati, e tantomeno si potrà in tal modo affrettarnela caduta. Vi si può riuscire solo con la collaborazione di molti uomini convinti ed attivi; uo-mini concordi circa i mezzi con i quali potranno raggiungere il loro scopo. Non abbiamograndi possibilità di scelta. Disponiamo di un mezzo solo: la resistenza passiva.Il senso e il fine della resistenza passiva consistono nel far cadere il regime nazionalso-

cialista. In questa lotta non dobbiamo esitare davanti a nessuna strada, a nessuna azione;in qualunque campo si trovino. Bisogna aggredire il nazionalsocialismo in tutti i punti in cuiè attaccabile. Bisogna finirla presto con questo stato mostruoso. La vittoria della Germaniafascista in questa guerra avrebbe conseguenze incalcolabili e tremende. Quindi non la vit-toria militare sul bolscevismo, ma la sconfitta dei nazionalsocialisti deve essere la preoccu-pazione principale di ogni tedesco. […]Occorre impedire il regolare funzionamento della macchina bellica (una macchina che la-

vora per la guerra che esclusivamente si svolge per la salvezza e la conservazione del partitonazionalsocialista e la sua dittatura). Sabotaggio in tutti quei settori scientifici e culturali chesvolgono attività per la continuazione della presente guerra: sia nelle università che nelle scuolesuperiori, nei laboratori, negli istituti di ricerca, negli uffici tecnici. Sabotaggio in tutte le mani-festazioni culturali che possono aumentare il prestigio dei fascisti di fronte al popolo. […] Nondate nulla per le raccolte di metalli, tessuti o altro. Cercate di convincere tutti i conoscenti, an-che quelli delle classi meno elevate, della inutilità di continuare questa guerra, della sua man-canza di ogni prospettiva, della schiavitù spirituale e materiale determinata dal nazionalsocia-lismo, della distruzione di tutti i valori morali e religiosi, e di persuaderli alla resistenza passiva.

p. GRezzi (a cura di), Noi non taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana,Brescia 1997, pp. 131-133

�Su quali punti ilmessaggio deigiovani della RosaBianca sidistinguevanettamente dallalinea dei vescovi?

�Quale deve essere,secondo gli autoridel volantino,la preoccupazioneprincipale di ognitedesco? Qualecomportamentoavrebbero dovutoassumerei tedeschi?

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Adolf Hitler assistead una manifestazionea Dortmund, alla finedegli anni Trenta.Secondo gli autori deldocumento, i cittadinitedeschi dovevanosabotare in ogni modoil nazismo, un autenticomale per la Germania.

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gime andava compiendo contro i polacchie contro gli ebrei. delp scelse infine di ade-rire alla resistenza, e precisamente al co-siddetto Circolo di Kreisau, guidato dal con-te Helmuth von Moltke. Nell’estate del1944, delp fu arrestato e infine, a 38 anni,impiccato il 2 febbraio 1945.Con finalità simili, a partire dall’estate1942 si mosse pure il gruppo di studen-ti universitari cattolici che, a Monaco, sidiede il nome di Rosa Bianca. in un se-condo momento Hans scholl, il leader delgruppo, legò a sé anche Kurt Huber, unprofessore di filosofia che si segnalava peril suo atteggiamento antinazista. prima diessere catturati e giustiziati, Hans scholle sua sorella sophie riuscirono a diffon-dere a Monaco e in altre città sei volan-tini, stampati in migliaia di copie con unciclostile. in quei testi, i giovani della RosaBianca esortavano il popolo tedesco – pri-ma che fosse troppo tardi – a sganciare leproprie responsabilità da quelle del regi-me nazista: «Non credete alla propagan-da nazionalsocialista che vi ha istillato nel-le vene la paura dei bolscevichi! Non cre-dete quando vi dicono che la salvezza del-la Germania è legata per la vita e per lamorte alla vittoria del nazionalsocialismo!».in maniera molto più lucida dei loro pastori, questo gruppo di giovani aveva compresol’essenza del nazionalsocialismo e cercò di comunicarla al proprio popolo. in po-sitivo, per fermare la macchina da guerra nazista, essi proponevano la resistenza passi-va e il sabotaggio in tutti gli ambiti, chiedendo agli operai di boicottare la produzio-ne bellica, agli scienziati di cessare ogni ricerca utile al miglioramento delle armi, allagente comune di mostrare il proprio disprezzo per il regime non versando più alcuncontributo in denaro al governo.dopo la disfatta di stalingrado, in Russia (febbraio 1943), i giovani della Rosa Bianca in-tensificarono la loro attività di propaganda, ma furono scoperti dalla Gestapo. Hans e sophiescholl furono condannati a morte e ghigliottinati il 22 febbraio.

I Cristiani tedeschiall’interno della Chiesa evangelica (luterana), la vittoria del nazionalsocialismo ebbe ri-percussioni ancora più drammatiche di quelle sorte entro quella cattolica. La ragione del-la nuova situazione di tensione che venne a crearsi va ricercata nella nascita, all’internodella Chiesa protestante tedesca, della corrente dei Cristiani tedeschi (Deutsche Christen),sorta ufficialmente nel 1932. Nelle loro dichiarazioni programmatiche, il primo elementoche colpisce è l’uso dell’espressione «cristianesimo positivo», già presente anche nell’articolo24 del programma pubblicato dalla Nsdap il 24 febbraio 1920.Un orientamento del genere era attivo da tempo nel protestantesimo tedesco, col ri-sultato che la fede finiva per risolversi nell’etica. Rispetto al protestantesimo del xixsecolo, però, emergeva una fondamentale differenza: nel caso dei Cristiani tedeschi,infatti, l’etica adottata non era più di matrice illuminista, basata sul principio della fra-

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Hans Scholl, leader delgruppo universitariocattolico Rosa Bianca,con la sorella Sophie.

➔Etica nazista

DOCUMENT IUna dichiarazione teologica dei Cristianitedeschi

Il 26 maggio 1932, il gruppo protestante filonazista denominato Cristiani tedeschi pubblicò un do-cumento programmatico articolato in 10 punti. L’influenza dell’ideologia è fortissima: non ci si limita-va a cercare delle affinità, ma di fatto si piegava il cristianesimo stesso alle esigenze del nazismo e sipermetteva a questo di dettare i contenuti della fede.

1. Queste linee direttive intendonoadditare a tutti gli uomini tedeschi cre-denti la strada per arrivare ad un nuovoordinamento della Chiesa. Queste li-nee direttive non vogliono essere néuna professione di fede né sostituireuna confessione, né tantomeno in-tendono scuotere le fondamenta con-fessionali della chiesa evangelica.Esse sono una confessione di vita.2. Noi lottiamo per una riunifica-

zione delle 29 chiese regionali rac-colte nella Lega delle chiese evan-geliche tedesche in una sola Chiesadel Reich. [...]4. Noi ci muoviamo sul terreno

del cristianesimo positivo. Noi pro-fessiamo la nostra fede in un credocristiano conforme alla specie, ri-spondente allo spirito tedesco diLutero e al sentimento di pietàeroica.5. [...] Noi vogliamo che la no-

stra chiesa sia alla testa della lottadecisiva per l’esistenza o la nonesistenza del nostro popolo. Essanon deve rimanere in disparte oaddirittura allontanarsi dai com-battenti per la libertà. [...]7. Nella razza, nel popolo e

nella nazione noi vediamo degliordinamenti di vita, elargitici edaffidatici da Dio, la cui conserva-zione è per noi legge divina.Quindi bisogna opporsi alla mescolanza delle razze. [...]9. Nella Missione per la conversione degli ebrei noi ravvisiamo un grave pericolo per il no-

stro popolo. Essa è la porta attraverso la quale sangue estraneo entra nel nostro corpo po-polare. Essa non ha alcun diritto di esistere accanto alla Missione per l’estero. Noi rifiutiamola Missione per la conversione degli ebrei in Germania; fintantoché gli ebrei posseggono i di-ritti civili sussiste il pericolo dell’offuscamento e dell’imbastardimento della razza [...]. In par-ticolare bisogna impedire che si stringano dei matrimoni tra tedeschi e ebrei.10. Noi vogliamo una chiesa evangelica che affondi le sue radici nel popolo e respingiamo

lo spirito della cittadinanza universale. Noi vogliamo superare, per mezzo della fede, co-mandataci da Dio, nella nostra missione come popolo, i fenomeni disgregatori che vengonocreati da questo spirito, come il pacifismo, l’internazionalismo, la massoneria ecc.

s. BoLoGNa, La Chiesa confessante sotto il nazismo 1933-1936, Feltrinelli, Milano 1967, pp. 250-251

�Quale atteggiamento veniva assunto nei confronti di Lutero?�Qual è la missione della Chiesa evangelica, secodo i Cristiani tedeschi?

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Marc Chagall,Crocifissione bianca,1938 (Chicago,Art Institute).Al Cristo sofferenteper tutta l'umanità,Chagall ha preferitouna crocifissionecircondata dallesofferenze del popoloebraico che, in queglianni, stava subendole persecuzioni naziste.

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tellanza umana universale, bensì nazista: «Come per ogni popolo – recita una confessionedi fede datata 11 dicembre 1933 – anche per il nostro l’eterno ha creato una Leggeconforme alla specie, che ha preso aspetto nel Führer adolf Hitler e nello stato na-zionalsocialista da lui formato. Questa Legge ci parla attraverso la storia del nostro po-polo sgorgata dal sangue e dalla terra. La fedeltà a questa Legge esige da noi la lottaper l’onore e la libertà».in sintesi, dalle varie dichiarazioni dei Cristiani tedeschi emerge un cristianesimo profon-damente deformato. a fianco del Nuovo Testamento, essi di fatto ponevano, come fon-te di rivelazione, anche la concezione nazista del mondo, basata sui miti del sangue e del-la razza, e naturalmente incarnata nella persona e nell’opera di Hitler. di qui l’importanzache il tema della discriminazione razziale assunse in tutti i testi programmatici prodottidai Cristiani tedeschi, che appoggiarono appieno la politica antisemita del regime finda quando, il 7 aprile 1933, venne promulgato il cosiddetto paragrafo ariano, che espel-leva gli ebrei dai pubblici uffici.

La Chiesa confessanteLa clamorosa deformazione a cui i Cristiani tedeschi sottoponevano la fede cristianaprovocò la reazione di ampi settori della Chiesa evangelica tedesca. il più autorevoleoppositore del partito ecclesiastico filonazista fu il grande teologo svizzero Karl Barth,che nel 1933 insegnava all’università di Bonn. La prima mossa di Barth fu quella didar vita a una serie di pubblicazioni (intitolata Esistenza teologica oggi!) per mezzo del-le quali denunciare le posizioni dei Cristiani tedeschi, che erano l’esatto contrariodi quanto egli andava proclamando fin dal 1922, con la pubblicazione del suo com-mento alla Lettera ai Romani. infatti, alla teologia del xix secolo, che rischiava di ri-durre la fede a etica e Gesù a un semplice maestro di vita e di morale, Barth contrap-

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Esponenti dei Cristianitedeschi fannopropaganda politicaall’esterno di unachiesa.

poneva il principio secondo cui Gesù era l’unica via che permetteva all’umanità di in-contrare dio e imparare qualcosa di Lui.alla fine di maggio 1933, Barth stese il testo di una dichiarazione teologica che fu approvatadal Sinodo libero di Barmen, in cui si riunirono i pastori luterani che ritenevano inac-cettabile la linea dei Cristiani tedeschi: «Noi respingiamo – si diceva tra l’altro – la falsadottrina per cui la Chiesa potrebbe e dovrebbe riconoscere come rivelazione divina e fon-te della sua predicazione, oltre e accanto a questa sola parola di dio, anche altri avveni-menti, potenze, figure e verità». L’omissione più significativa di quella solenne dichiara-zione teologica era quella relativa alla Riforma e a Lutero, che i Cristiani tedeschi presentavanocome campione della vera religiosità tedesca, o meglio di una religiosità conforme allo spi-rito della razza germanica e non contaminata dallo spirito giudaico.L’importanza del Sinodo di Barmen, comunque, è più teologica che politica: il suo obiettivoera la precisazione della vera fede cristiana, non l’opposizione al regime nazista. Lo stesso giu-dizio può essere formulato anche a proposito del sinodo che si tenne a dahlem (una parrocchiadi Berlino) dal 19 al 20 ottobre 1934, dopo che tutte le principali cariche nella Chiesa evan-gelica tedesca erano state occupate da uomini legati ai Cristiani tedeschi. accusati di aver de-viato dalla fede dei padri e degli apostoli, i filonazisti furono espulsi dalla vera chiesa, che sidiede il nome di Chiesa confessante o professante (Bekennende Kirche).Nell’estate 1934, tuttavia, la situazione aveva già subito una prima importante accelerazio-ne. il 20 agosto, infatti, un decreto ministeriale ordinò a tutti i funzionari dello stato (com-presi, quindi, i docenti universitari) di giurare fedeltà al Führer. poiché rifiutò il giuramen-to, Barth fu definitivamente messo a riposo il 23 giugno 1935 e abbandonò la Germania. Consua grande delusione, la Chiesa confessante non lo sostenne affatto e anzi prese apertamen-te le distanze da lui. Quasi tutti i pastori che avevano aderito a essa, in effetti, tendevano asottolineare che la loro opposizione ai Cristiani tedeschi non era un segno di ostilità politi-ca nei confronti del regime nazista. essi credevano che fosse possibile, anche nella Germa-nia degli anniTrenta, restare fedeli al tradizionale atteggiamento di sottomissione allo Sta-to. per Barth, al contrario, la logica conseguenza della difesa della verità cristiana non pote-va che essere la lotta contro l’ideologia nazista e contro lo stato che, in nome di essa, avevaviolato i diritti di milioni di cittadini tedeschi, primi fra tutti gli ebrei.Limitarsi a chiedere – come faceva la Chiesa confessante – che lo stato non interferissenella dottrina e nella prassi ecclesiastiche significava, per Barth, chiudere gli occhi davantial vero volto, demoniaco, del regime nazista, alle sue pretese totalitarie e alle sue violen-ze, ignorando completamente le necessità delle sue vittime.

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Il teologo svizzeroKarl Barth (il primo

a sinistranell’immagine).

➔Opposizioneteologica,

non politica

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L’opposizione politica di Dietrich BonhoefferTra i pochi uomini di chiesa che seguirono Barth nella sua proposta di trasformare la di-fesa della dottrina in vera opposizione politica vi fu il giovane pastore Dietrich Bonhoef-fer, il quale già nel febbraio del 1933, in una trasmissione radiofonica (interrotta dallacensura nel suo momento culminante) denunciò il pericolo che il Führer diventasseVerführer, cioè che il capo diventasse seduttore, idolo, autorità ultima e suprema alla qua-le veniva delegata ogni responsabilità.Bonhoeffer si rendeva perfettamente conto del fatto che la sua posizione radicale era, all’internodella Chiesa confessante, a dir poco minoritaria; quindi, allo scopo di stimolare la nascitadi una nuova generazione di pastori, più coerenti e più decisi, nel 1935 accettò di dirigereil seminario semiclandestino di Finkenwalde, presso stettino (oggi in territorio polacco). Lasua delusione, tuttavia, divenne completa nel 1938, allorché (in aprile) non vi fu nessunaseria opposizione ecclesiastica alla richiesta che tutti i pastori della Chiesa evangelica com-pissero un giuramento di fedeltà incondizionata al Führer. inoltre, la Chiesa confessante nonlanciò alcuna protesta dopo la notte dei cristalli, in occasione della quale, invece, Bonhoefferconiò il motto: «solo chi grida per gli ebrei può anche cantare il gregoriano!».Nel 1944, riassumendo l’esperienza della Chiesa confessante, Bonhoeffer scrisse, in modo la-pidario: «Chiesa in autodifesa; nessun rischio per gli altri». all’opposto, nel corso del 1939,egli iniziò a impegnarsi fino in fondo contro il nazismo, mettendosi in collegamento con gliambienti militari e politici che iniziavano a progettare un complotto contro Hitler. La de-terminazione a togliere di mezzo il Führer aumentò in questi uomini, man mano che veni-vano a conoscenza delle violenze compiute in polonia contro gli ebrei e contro gli intellet-tuali polacchi, che avrebbero potuto guidare un movimento di resistenza all’occupazione te-desca. i militari, tuttavia, si decisero ad agire solo quando le prospettive di vittoria divenne-ro praticamente nulle. il 20 luglio 1944, nel quartier generale di Hitler, in prussia orienta-le, fu fatta esplodere una bomba, maHitler uscì praticamente illeso dall’attentato. a quel-la data, Bonhoeffer era già stato arrestato per sospetta attività antinazista e, nel carcere di Ber-lino Tegel, stava scrivendo le lettere che (pubblicate dopo la guerra con il titolo Resistenza eresa) gli avrebbero assicurato un posto di primo piano tra i teologi del Novecento. il titolofu scelto dall’amico di Bonhoeffer, eberhard Bethge (destinatario delle lettere stesse) perchécapace di condensare alcuni dei più angosciosi dubbi di coscienza che lacerarono l’animo delpastore. La tradizione luterana, infatti, esortava alla rassegnazione, all’accettazione di qual-siasi governo guidasse lo stato, a disinteressarsi di questioni politiche. all’opposto, Bonhoefferscelse di impegnarsi contro il proprio governo, per rovesciarlo, e contro il proprio paese, au-spicandone la sconfitta militare. infine, trasferito nel campo di concentramento di Flos-senbürg, dietrich Bonhoeffer fu impiccato insieme ad altri cospiratori il 9 aprile 1945.

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Il teologo protestanteDietrich Bonhoefferinsieme alla sorellain una fotografiadel 1939.

➔Seminarioper nuovi pastori

➔Le letteredal carcere

Riferimentostoriografico

pag. 122

DOCUMENT IConfessione di colpaNel 1940, il pastore evangelico Dietrich Bonhoeffer stese una confessione di colpa, nella quale met-

teva a nudo la debolezza dell’opposizione ecclesiastica al nazismo. Troppo tiepida e preoccupata del-le proprie posizioni nella società, secondo il giovane teologo tedesco, la Chiesa evangelica aveva sot-tovalutato la pericolosità del regime nazista e non si era esposta a difesa degli ebrei e degli altri per-seguitati.

La Chiesa confessa di non aver annunciato con sufficiente sincerità e chiarezza l’unicoDio che si è rivelato una volta per sempre in Gesù Cristo e che non tollera altri dèi accantoa sé. Essa confessa la sua pusillanimità, le sue deviazioni, i suoi pericolosi compromessi.Spesso è venuta meno alla sua missione di vigilare e di consolare. Così facendo ha so-vente rifiutato ai reietti e ai disprezzati la misericordia di cui era loro debitrice. È stata mutaquando avrebbe dovuto gridare, perché il sangue degli innocenti gridava al cielo. Non hatrovato la parola giusta nel modo giusto e al momento giu-sto. Non ha resistito fino al sangue all’apostasia dalla fedee si è resa colpevole dell’ateismo delle masse.La Chiesa confessa di aver usato invano il nome di Gesù

Cristo perché se ne è vergognata dinanzi al mondo e non siè opposta con sufficiente energia all’abuso che si faceva diquel nome a fini iniqui: ha permesso che il nome di Cristo ser-visse a coprire la violenza e l’ingiustizia. Ha persino tolleratosenza protestare l’aperto scherno rivolto al più santo dei nomirendendosi così colpevole di favoreggiamento. La Chiesa ri-conosce che Dio non lascerà impunito chi usa invano il suonome, come essa ha fatto. [...]La Chiesa confessa di essere responsabile del crollo della

autorità dei genitori. La Chiesa non si è opposta al disprezzodella vecchiaia e all’idolatria della giovinezza perché ha avutopaura di perdere la gioventù e quindi il futuro, come se il suofuturo dipendesse dalla gioventù! Non ha osato proclamare ladivina dignità dei genitori contro una gioventù ribelle, e hacompiuto il tentativo molto mondano di farsi giovane con i gio-vani. Perciò si è resa colpevole della rovina di innumerevoli fa-miglie, del tradimento dei figli verso i genitori, dell’autoidola-tria della gioventù e quindi di aver abbandonato i giovanilasciando che rinnegassero Cristo.La Chiesa confessa di aver visto l’uso arbitrario della forza

brutale, di aver osservato la sofferenza fisica e morale di in-numerevoli innocenti, l’oppressione, l’odio, l’assassinio, senzaelevare la sua voce e senza trovare il modo di correre al soc-corso. Si è resa colpevole della morte dei più deboli e indifesitra i fratelli di Gesù Cristo. [...]La Chiesa confessa di aver desiderato la sicurezza, la

tranquillità, la pace, il possesso e l’onore a cui non aveva diritto, e di aver così stimolato an-ziché limitato le concupiscenze degli uomini. […]La Chiesa si è resa colpevole di aver favorito, con il suo silenzio, un minor senso di re-

sponsabilità nella condotta, un minor coraggio nella difesa di una causa e una minore di-sposizione a soffrire per ciò che si sa essere giusto. Si è resa colpevole della defezione delleautorità da Cristo.

d. BoNHoeFFeR, Etica, Bompiani, Milano 1983, pp. 95-97, trad. it. a. CoMBa

�A quali vicende si riferisce l’affermazione secondo cui la Chiesa «è stata muta quando avrebbedovuto gridare»?

�A quali vicende si riferisce l’affermazione secondo cui la Chiesa «ha permesso che il nomedi Cristo servisse a coprire la violenza e l’ingiustizia»?

�Che significato polemico aveva, nella Germania del 1940, criticare il culto della gioventù?

Dietrich Bonhoeffer.

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ToRiferimenti storiografici

Chiesa, comunismo e regime nazistaQuasi tutti i vescovi cattolici tedeschi appoggiarono la politica estera di Hitler, in quanto essa non

solo era finalizzata a donare nuova grandezza alla patria, umiliata nel 1918, ma anche a contrastare ilpericolo comunista. Persino Von Galen, che pure attaccò duramente la campagna d’eutanasia, non sispinse mai fino alla condanna del regime nazista in quanto tale. Nel 1936, allorché Hitler appoggiò ilcolpo di Stato del generale Franco contro la Repubblica spagnola (sostenuta dalle sinistre) il sostegnodei vescovi tedeschi al regime fu unanime e pressoché totale.

In un’intervista alla stampa estera nel novembre 1935, Hitler aveva dichiarato: «La Ger-mania è il bastione dell’Occidente contro il bolscevismo». All’interno e fuori della Germania,egli giustificava a questo modo il suo programma di riarmo. Alla fine del luglio 1936, la Ger-mania cominciò ad aiutare militarmente il generale Franco nella sua lotta contro la Repub-blica spagnola. […] I vescovi tedeschi avevano sempre encomiato la posizione anticomu-nista di Hitler e ora essi risposero volentieri al nuovo appello per la lotta contro il bolscevismo.La politica compiacente del Vaticano nei riguardi della Germania li incoraggiava a questo. IlVaticano era preoccupato vedendo la Spagna e la Francia governate dal Fronte Popolaree per le persecuzioni antireligiose nel campo repubblicano iniziate dopo lo scoppio dellaguerra civile in Spagna. La lettera pastorale congiunta pubblicata dall’episcopato tedescoa Fulda il 19 agosto 1936 conteneva lodi alla politica estera di Hitler. Le descrizioni delle atro-cità pubblicate dalla stampa tedesca influenzavano i vescovi che finivano coll’accettare l’in-terpretazione nazista della guerra civile di Spagna come una lotta tra il bene e il male. Essidichiaravano che la Germania doveva diventare sempre più forte «perché più tardi non solol’Europa ripulita dal bolscevismo, bensì tutto il mondo civile salvato possa essercene grato».Se la Spagna soccombeva al bolscevismo, l’avvenire dell’Europa tutta sarebbe stato in gravepericolo. «Questo impone necessariamente un compito ben determinato al nostro popoloe alla nostra patria. Che il nostro Führer possa, con l’aiuto di Dio, portare a termine questaimpresa difficilissima, con la determinazione irremovibile e con la partecipazione leale di tuttii connazionali». I vescovi dichiaravano inoltre di non riuscire a capire l’ostilità che veniva di-mostrata verso le organizzazioni della Chiesa, nonché verso la stampa cattolica e le scuoleconfessionali. «Noi cattolici non vogliamo altro, dopo tutto, che prendere parte a ogni im-presa a favore del benessere del popolo tedesco secondo i principi fondamentali della no-stra fede, e cerchiamo di salvaguardare per il bene di questo popolo quelle forze che nel pas-sato hanno reso la Germania grande e gloriosa». […]Un’altra lettera pastorale congiunta, che recava la data del 24 dicembre 1936, fu letta

dai pulpiti la prima domenica dell’anno nuovo, 3 gennaio 1937. Era arrivata l’ora decisiva,ammonivano i vescovi: il bolscevismo russo aveva cominciato la sua marcia contro l’Europa.«Il Führer e cancelliere del Reich Adolf Hitler ha visto da lontano il pericolo del bolscevismoe tutti i suoi pensieri e sforzi sono volti a deviare il terribile pericolo dal popolo tedesco e dal-l’Occidente intero. I vescovi tedeschi ritengono che sia loro dovere appoggiare il capo delReich tedesco con tutti i mezzi di cui la Chiesa dispone». La collaborazione nella lotta con-tro questo pericolo è dovere religioso. Noi non intendiamo intervenire in questioni politichené invocare una nuova guerra. Ma dobbiamo mobilitare tutte le forze spirituali e morali dellaChiesa per «rafforzare la fiducia nel Führer».La partecipazione della Chiesa alla lotta del Terzo Reich contro il bolscevismo – conti-

nuavano i vescovi – avrebbe potuto essere molto più attiva ed efficace ove cessassero i con-tinui attacchi contro il cristianesimo e se la Chiesa potesse godere di quelle libertà che leerano garantite dalla legge divina e dal concordato. Ma i cattolici avrebbero seguito il Füh-rer nonostante la diffidenza che veniva manifestata nei loro riguardi. «Anche quando prote-stiamo contro i soprusi commessi contro i diritti della Chiesa, vogliamo rispettare i diritti delloStato nella sua giurisdizione e vedere gli elementi positivi e grandiosi dell’opera del Führer.Perciò, noi, vostri vescovi, concludiamo con il seguente monito: non lasciatevi contagiaredallo scontento e dai risentimenti di gente che non è soddisfatta. stati d’animo di questo ge-nere hanno sempre costituito un suolo fertile per il sorgere di simpatie filobolsceviche». […]Lo sprezzante riferimento di Faulhaber [arcivescovo di Monaco di Baviera, n.d.r.] agli emi-

grati le cui opinioni non dovevano interessare i vescovi, dimostra che – almeno ogni tanto– l’episcopato aveva sott’occhio alcune pubblicazioni antinaziste pubblicate dai cattolici al-l’estero. Egli sapeva a chi si riferiva, e lo sapevano anche gli altri membri dell’episcopato.

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Ogni settimana, a Lucerna, Waldemar Gurian pubblicava le “Deutsche Briefe”; il gesuita pa-dre Friedrich Muckermann in Olanda pubblicava il settimanale “Der Deutsche Weg”; a Pa-rigi, persone ignote pubblicavano tre volte al mese un bollettino d’informazione chiamato“Kulturkampf”; i cattolici tedeschi a Kattowitz pubblicavano “Der Deutsche in Polen”. Co-pie di tutte queste pubblicazioni venivano introdotte in Germania clandestinamente; inoltre,era ancora possibile e poco rischioso ascoltare emissioni delle radio straniere. Questo si-gnifica che, se i vescovi tedeschi persistevano nella loro politica nazionalista, ciò non era do-vuto a mancanza di informazioni obiettive.Dopo la pubblicazione della lettera pastorale congiunta contro il bolscevismo nel gennaio

del 1937, padre Muckermann nel “Der Deutsche Weg” esprimeva lo sbalordimento e la co-sternazione provocati in lui dalla tattica dell’episcopato tedesco. Egli scriveva che gli era dif-ficile capire «come nonostante i fatti del 30 giugno [la notte dei lunghi coltelli, nel 1934, n.d.r.];nonostante gli atti di brutalità inumana commessi nei campi di concentramento; nonostantei processi per questioni di valuta e di carattere diffamatorio in generale; nonostante le offeseai principi della Chiesa, al papa e alla Chiesa intera: e nonostante tutte le misure ostili che som-mate una all’altra costituivano un vero e proprio Kulturkampf [termine che designava la cam-pagna anticlericale scatenata da Bismarck negli anni Settanta del XIX secolo, presentata comeuna lotta per la civiltà, n.d.r.], i vescovi trovavano ancora parole di elogio per un regime il quale,subito dopo il bolscevismo, era il loro peggiore nemico…». […] Così la situazione apparivaagli emigrati tedeschi. Ma nell’interno della Germania l’episcopato non vedeva nessuna ra-gione per non accettare il regime nazionalsocialista – ad eccezione soltanto di alcuni infelicipunti di dettaglio anticattolici.

G. Lewy, I nazisti e la Chiesa, il saggiatore, Milano 1965, pp. 292-299, trad. it. i. GioRNi aLBeRTi

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�In quale equivoco sugliobiettivi del nazismosono caduti i vescovi?

�I cattolici tedeschi chevivevano fuori daiconfini del Reich comemanifestavano il lorodissenso nei confrontidella linea dellapolitica ecclesiasticaufficiale?

I preparativi della cospirazione contro HitlerIl pastore Dietrich Bonhoeffer fu introdotto nel mondo dei congiurati antinazisti da suo cognato Hans

von Dohnanyi, che lavorava al controspionaggio dell’esercito, vero nucleo centrale del complotto, gui-dato dall’ammiraglio Wilhelm Franz Canaris. Tutti gli avversari di Hitler si rendevano conto che la mag-gioranza dei tedeschi (compresi molti ecclesiastici) li avrebbe accusati di alto tradimento, per il fattoche avrebbero provocato la sconfitta della Germania. La consapevolezza dei crimini nazisti, invece, neicongiurati fu più forte del sentimento di lealtà nazionale.

Nel primo inverno di guerra l’attività dei cospiratori tedeschi riprese in due fasi. Dohnanyine fu uno degli attori principali. La partecipazione di Dietrich Bonhoeffer fu invece di pocaimportanza. Non ebbe ancora nessun incarico particolare, né la responsabilità di un deter-minato settore dei preparativi. Egli però si inserì profondamente nel gruppo e fu testimoniodelle discussioni sui principi e sulla tattica da seguire. Per i cospiratori la presenza di unesperto nei problemi ecclesiastici evangelici ed ecumenici, anche se non determinante, erapur sempre importante.Due avvenimenti diedero occasione ai cospiratori di sperare nuovamente in un colpo di

stato.1. Il 27 settembre 1939, giorno della capitolazione di Varsavia, Hitler ordinò la marcia at-

traverso l’Olanda ed il Belgio. Non era forse quello il momento per porre i generali di fronteall’alternativa: o passare con Hitler dalle minacce ad una guerra mondiale vera e propria, op-pure passare contro Hitler da tali minacce ad una pace onorata? Se anche le forze della re-sistenza tedesca avessero acconsentito a quella marcia, avrebbero gli Alleati ancor fatto di-stinzione tra Hitler e la Germania? Tutto dipendeva dalla data fissata per l’attacco control’Occidente. Il fatto decisivo, l’allontanamento di Hitler e del suo regime doveva avvenireprima.2. Le notizie sulle atrocità delle SS in Polonia avevano ormai incominciato a circolare. Il

cittadino normale le considerò naturalmente frutto della propaganda nemica; dapprima nonpoté, poi non volle credervi. Già fin da allora era un’impresa difficile tenersi informati e ma-nifestare alle persone più fidate ciò che avveniva in Polonia in nome della Germania.Assieme al generale Blaskowitz, comandante militare nella Polonia, Canaris preparò e

sottopose ad altri generali i rapporti delle atrocità delle SS. Poteva forse l’esercito tollerarequelle crudeltà, del tutto contrarie ai diritti dei popoli, commesse contro la popolazione ci-vile e contro gli ebrei? Poteva esso sopportare che il suo potere fosse limitato dalle unità delleSS e dalla Gestapo? Blaskowitz protestò: «Ciò che le trasmittenti estere hanno finora resonoto è soltanto una minima parte di quello che è realmente accaduto… L’unico mezzo perfermare questa perniciosa epidemia è di deferire al più presto i colpevoli e i loro sostenitori

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al comando dell’esercito e alla giustizia». In seguito a questa protesta Hitler destituì Bla-skowitz dal suo posto. […]In quei giorni pieni di disperazione si affievoliva con il passare di ogni ora la speranza di

porre termine all’ingiustizia che si commetteva in nome della Germania e di impedire nuoveatrocità. Fu in quelle settimane che Bonhoeffer incontrò Hans Oster, assieme al quale cin-que anni più tardi avrebbe affrontato la morte. Da Dohnanyi seppe che cosa Oster avevaintenzione di fare: comunicare agli olandesi la data fissata per l’attacco, per porre così ter-mine ai successi di Hitler, che stavano precipitando la Germania nella catastrofe. A Bonhoef-fer quel gesto di Oster alla vigilia dell’offensiva in Occidente sembrò un passo compiuto intutta responsabilità. Esso gli parve prudente in quella situazione, nella quale un tedesco te-merario aveva ingannato il proprio paese e nella quale quanti sarebbero stati in grado di agireerano in preda a conflitti di coscienza che li paralizzavano. In simili circostanze il patriota do-veva perciò compiere ciò che in tempi normali non sarebbe neppur degno di uno straccione.Ormai il tradimento era diventato il vero amor di patria e il normale amor di patria tradimento.Quell’ufficiale comprese il sovvertimento diabolico di tutti i valori ed agì completamente dasolo, per non diventare, dopo le esperienze della Polonia, il battistrada di nuove atrocità inmezzo ad altri popoli – ed il pastore approvò quel suo gesto. Egli preferì l’odiosità che il suonome dopo la guerra non potesse essere pronunciato se non con circospezione, all’altradi non aver coi suoi amici rischiato per la patria veramente tutto, anche il suo buon nome.Uomini e popoli che non hanno provato che cosa sia la scissione della propria lealtà ed

onorabilità – cosa che non auguriamo a nessuno – difficilmente riescono a comprendere checosa sia questa situazione-limite, nella quale proprio il più coscienzioso è chiamato a pren-dere su di sé la responsabilità di gesti vergognosi. […] Da che mondo è mondo, il comuneconcetto di alto tradimento implica dei sentimenti bassi e disonesti, la ricerca di interessi per-sonali, l’intenzione di recar danno al proprio paese. Questo non è certo il caso di Oster, Doh-nanyi e Bonhoeffer, che erano invece animati da sentimenti del tutto opposti.

e. BeTGHe, Dietrich Bonhoeffer. Teologo cristiano contemporaneo. Una biografia, Queriniana, Brescia 1975,pp. 712-713, 716-717, trad. it. G. BULGaRiNi, G. MioN, R. pasiNi

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Il processo a uno deicospiratori del fallitoattentato ad AdolfHitler, nell’estatedel 1944.

�Per quale motivo eraimportante, peri cospiratori, che gliAlleati facesserodistinzione tra Hitlere la Germania?

�Quale atteggiamentoassunsero i cittadinitedeschi, neiconfronti dellenotizie chedenunciavanoi crimini delle SSin Polonia?

�Spiega la seguenteaffermazione:«Ormai il tradimentoera diventato il veroamor di patriae il normale amordi patriatradimento».