L’Associazione del ROSARIO PERPETUO · e dell’Ordine Domenicano. Anno XXX gennaio-aprile. a....

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nuova serie - anno XXX - n. 1 - gennaio - aprile 2014 - piazza san domenico, n. 5 - 09127 cagliari L’Associazione del ROSARIO PERPETUO

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2 Il Bollettino del R.P. - A. XXX - gennaio-aprile 2014

ASSOCIAZIONE DELROSARIO PERPETUO

IN SARDEGNA

Supplemento a“DOMENICANI”

autoriz. Tribunale di Firenzedel 4 Gennaio 1967 - n. 1800

Nuova serie - Anno XXXgennaio-aprile 2014

c /c postale n. 15 38 10 98intestato a: Bollettino del Rosario Perpetuo - Convento

S. Domenico - 09127 Cagliari

Direzione & Redazione:P. Eugenio Zabatta o.p.

piazza San Domenico, n. 5

09127 CAGLIARI

Cell. 339 18 22 685tel. 055 265 64 53

e.mail: [email protected]: www.rosarioperpetuo.net

Con approvazione Ecclesiasticae dell’Ordine Domenicano.

Anno XXXgennaio-aprilea. 2014 - n. 1quadrimestrale di

collegamento dei gruppidell’Ass. Rosario Perpetuo

––––––––––La Regina del Rosario

venerata a S. Domenico di Cagliari (sec. XV).

SommarioCon il S. Rosario testimoniamo… .

Lettera del P. Direttore.

Voi siete la luce del mondo.Il capolavoro di Dio.L’amore per Dio e per le anime.

p. Eugenio Zabatta op.Con il Rosario… i nostri occhi su Cristo.

Dalla Direzione.Meditare i misteri...La virtù della fede. il teologo.

Brevi Testimonianzea cura della Redazione.

Quale benefica rugiadaMarianus.

Nella Casa del Padre.Le nuove iscrittePapa Francesco e la Madonna di Bonaria.

Il Rosario Vivente.a cura della Redazione.

Il Rosario Fonte di grazie.Il Rosario e l’arte della preghiera.Contempliamo i Misteri della Gloria.

Copertina: Madonna e Bimbo con S. Zaccaria

di Giovanni Bellini (Venezia a. 1505) •••

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3Il Bollettino del R.P. - A. XXX - gennaio-aprile 2014

Il saluto del Padre Direttorealle zelatrici e iscritte al Rosario Perpetuo

CON IL SANTO ROSARIOtestimoniamo la divina maternità di Maria

Gentili zelatrici del Rosario e voi cari fratelli e sorelle.

Con la recita del Rosario, noi esal-tiamo la divina Maternità della Madon-na che è indissolubilmente collegata all’evento dell’Incarnazione del Verbo di Dio che sta al centro della contem-plazione che facciamo sui Misteri del santo Rosario.

Infatti in ogni “Ave Maria”, che reci-tiamo con la certezza della nostra fede, La invochiamo con il titolo di Madre di Dio: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi…”.

Il Rosario stesso è nato e si è diffu-so proprio per difendere e proclamare questa verità che è al fondamento della nostra fede cristiana. Maria è Madre di Dio perché Colui che - venuto a redi-merci e a salvarci - è nato da Lei, è Dio.

Secondo la tradizione, confermata dalla ricchissima iconografia, che ritro-viamo ripetuta nei più bei santuari ma-

riani (Pompei, Lourdes), è a San Dome-nico e ai suoi frati che facciamo risalire l’essenziale istituzione e propagazione della devozione del S. Rosario; è a San Domenico che la Beata Vergine offre la corona del S. Rosario!

In una visione della Madonna che San Domenico di Guzman avrebbe a-vuto, si racconta che a lui scoraggiato, perché la sua predicazione non otte-neva le conversioni sperate, Maria ri-volgesse simili consolanti parole: «Ve-di, Domenico, tu fin’ora hai seminato la tua parola in un terreno arido, Dio, invece, quando ha voluto “lavare” dal peccato la faccia del mondo e salvarlo, ha cominciato con l’inviare sulla terra la rugiada della Salutazione angelica. Va! Predica il mio Rosario».

Il “terreno arido” a cui si riferiva la Madonna era il territorio del sud della Francia dove imperversava l’eresia ca-tara, che negava la realtà dell’incarna-zione del Figlio di Dio e di conseguen-za negava che la S. Vergine Maria è la

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Madre di Dio; e la Salutazione angelica non è altro che l’Ave Maria che viene rassomigliata alla “rugiada”, e come questa ammorbidisce il terreno, così l’Ave prepara i cuori a ricevere la grazia di Dio. Il simbolo della rugiada richia-ma anche - notiamo – la stessa Parola di Dio e la presenza dello Spirito San-to che sono paragonati all’acqua, alla pioggia che rende fecondo il terreno.

Particolarmente noi zelatori e zela-trici, che “nel Rosario troviamo un’au-tentica via di santificazione” (RVM 8), dobbiamo sentirci coinvolti a sostenere e proclamare la verità dell’Incarnazio-ne della Seconda Persona della Trinità e della divina Maternità della Vergine Maria e rinnovare con tutto il gruppo del Rosario, che noi guidiamo, il pro-posito di continuare ad essere cultori e propagatori del S. Rosario con il quale confermiamo questa verità. Ricordia-mo a nostro incoraggiamento la santa esclamazione del beato Bartolo Longo: “Chi propaga il Rosario è salvo”.

Quanto vi sto dicendo è conferma-to dall’esortazione apostolica di Paolo VI, Marialis cultus (1974), che tra l’altro scriveva: «Il Rosario, nel susseguirsi ar-monioso delle Ave Maria, ripropone un mistero fondamentale – l’Incarnazione del Verbo – contemplato nel momento decisivo dell’annuncio fatto a Maria… Il Rosario è preghiera evangelica, in-centrata nel mistero dell’Incarnazione redentrice» (MC 44, 46).

Questa verità è stata ugualmente riaffermata nella lettera apostolica di Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae (2002): «Meditare i misteri ‘gau-diosi’ significa entrare nelle motiva-zioni ultime e nel significato profondo della gioia cristiana. Significa fissare lo

sguardo sulla concretezza del mistero dell’Incarnazione di Cristo e sull’oscu-ro preannuncio del mistero del dolore salvifico» (RVM 20).

Ma mentre con il Rosario affermia-mo di credere e di sapere che la Vergi-ne Maria è Madre di Dio, nello stesso tempo La preghiamo perché interceda a nostro favore, presso il Figlio Suo, che è Dio, adesso e nell’ora decisiva della nostra morte.

La nostra “Ora di Guardia”, quale re-cita solenne e comunitaria del Rosario, è gesto di filiale affetto, da parte nostra, nei riguardi della Santa Madre di Dio; gesto che non rimarrà senza buoni frut-ti. Il nostro Rosario è preghiera che ri-volgiamo a Gesù, “frutto del Suo seno”, ma è preghiera che passa attraverso la Sua materna intercessione; e questo ci fa sicuri anche della Sua protezione.

E ogni preghiera, come la fede, non si ferma solo alle parole, ma deve pas-sare all’opera: chi ama offre buoni ser-vizi alla persona amata, come il Sama-ritano che non si fermò solo a guardare, ma curò e soccorse colui che aveva bi-sogno perché incappato nei ladri.

Noi sappiamo bene in Chi abbiamo riposto la nostra fiducia e se siamo sin-ceri nella preghiera, certamente ci verrà offerto con premura l’aiuto che voglia-mo, senza il quale saremmo perduti.

Gentili zelatrici, con queste o simi-li parole incoraggiate sempre le iscritte all’Associazione e ugualmente rivolge-tevi ai vostri parenti ed amici. Chi vuol bene alla Madonna non si ferma alle parole, ma sa anche insegnare e anima-re gli altri a volerLe bene.

In questo primo numero del nostro Bollettino, che avete ricevuto con il

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nuovo anno, mentre rinnovo cordial-mente gli auguri, per voi e i vostri cari, voglio anche ringraziarvi sia per le of-ferte, che non ci fate mancare per la sua stampa e spedizione e sia per quanto fate per tenere viva l’Associazione.

Considerate quanto bene possiamo fare con il Rosario! Mi rendo conto che guidare un gruppo e tener vivo il nostro proposito di preghiera, ci vuole zelo, ardimento e non pochi sacrifici. Ma ne vale la pena! Ci è lecito pensare ai frutti spirituali che ce ne derivano e alla ri-compensa che ci riserva il Signore.

Continuiamo con fede, continuiamo con amore verso il Signore e verso la

Madonna. Nella nostra preghiera ricor-diamo particolarmente i nostri cari am-malati e i nostri defunti.

All’inizio del nuovo anno, auguro a tutti voi singolarmente e alle vostre fa-miglie, come a tutta la grande Famiglia del Rosario, ogni bene e quell’abbon-danza di grazia, dalle mani stesse della Madonna, a cui fa riferimento la lette-ra apostolica sul Rosario. Specialmen-te durante la nostra Ora di Guardia, sentiamoci uniti, con San Domenico e Santa Caterina, presso il trono della Re-gina del Santo Rosario!

P. Eugenio Zabatta op., Direttore dell’Associazione. •••

Risuona nel mondo il canto natalizio degli Angeli: “… e Pace sulla terra agli uomini che Dio ama!”.

Ci riferiamo alla pace interiore dei cuori e a quella esteriore nelle famiglie e tra le nazioni. E siccome pace non è ancora, non dappertutto, invochiamola per intercessione della Santissima Vergi-ne, “Regina Pacis”.

Con il titolo “Regina della Pace” ci rivolgiamo a Maria come a Colei che può aiutarci a costruire la pace, a rendere la nostra vita più umana e più giusta, meglio rispondente al piano di Dio nella creazione.

Maria è “Regina della Pace” perché Madre del Redentore, Colui che nelle visioni profetiche viene chiamato “Prin-cipe della pace” (cf. Isaia 9,5).

Con la Chiesa preghiamo Maria, Regina della pace, in questi periodi così diffcili della storia umana. ***

Cordiali auguri di

buon Natale

e buonAnno 2014

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BASILICA S. MARIA NOVELLA. FIRENZE. Il Cristo crocifisso di Giotto al centro della basilica ci ricorda che è Lui unico e universale Salvatore, Luce da Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (S. Giovanni, prologo).

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La luce è cara a tutti. Non ringra-ziamo mai abbastanza il Signore per il dono degli occhi che vedono la lu-ce. Quale meraviglia i nostri occhi! Ma hanno bisogno della luce per vedere.

La luce è tanto preziosa che la i-dentifichiamo con il bene, con ciò che esprime benessere. Questo appare an-che nel nostro stesso linguaggio quan-do, ad esempio, indichiamo con gioia la nascita di un bambino e diciamo: “è venuto alla luce”.

Le tenebre - “era nero in volto” - al contrario ci richiamano il male. Il buio - la mancanza di luce - fa paura a tutti e lo evitiamo! Le tenebre sono per coloro che operano il male.

La prima “cosa” che Dio ha creato è la luce: Iddio disse: “Sia la luce! e la luce fu. Dio vide che la luce era buona e la separò dalle tenebre” (Gn. 1, 3-4).

Così dall’inizio del suo Vangelo, San Giovanni presenta il Figlio di Dio,

Gesù, proprio quale “Luce, quella vera, che illumina ogni uomo”… “Luce che splende nelle tenebre” (Gv. 1, 9,5).

Ripetiamo quest’identità, Cristo-Luce, quando facciamo la nostra pro-fessione di fede, cioè nel Credo: “credo in un solo Signore, Gesù Cristo Dio da Dio, Luce da Luce”. Dio, Luce!

Più volte Gesù, nella sua predica-zione, usa l’immagine della luce per indicare il bene in opposizione con il male: “Chi opera il bene viene alla lu-ce” (Gv. 1,21). Invece chi opera il male come il ladro, rifugge la luce perché le sue opere sono malvage. E ancora: “I figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce” (Lc. 16,8).

Non c’è immagine più bella e più preziosa della luce! Per questo la rife-riamo a Dio che è al di sopra di tutto. Leggiamo nell’Apocalisse: “… e il suo Volto somigliava al sole quando splen-de in tutta la sua forza” (Ap. 1,16). An-

In margine alla lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae”:con particolare riferimento ai misteri integrativi della luce.

“VOI SIETE LA LUCE DEL MONDO”

Chiamati ad essere “luce” non possiamo distaccare i nostri occhi dal volto di Cristo, vera Luce, imitando e imparando da Maria la Madre, della quale, particolarmente nel periodo natalizio, ci viene detto che «quando

finalmente lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si portano teneramente sul volto del Figlio » (RVM 10; 14).

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che S. Francesco, nel suo “Cantico del-le creature”, parlando di “fratello sole” dice: “di Te, Altissimo, porta significa-zione”. Gesù, è il sole vivo!

Nell’enciclica sul Rosario, la ricor-dava il Papa questa luce sfolgorante che è per noi Gesù, cogliendola dal Vange-lo: “il Suo Volto brillò come il sole” (Mt. 17,2) e aggiunge che questo Volto è “i-cona (immagine) della contemplazione cristiana” (9).

Sì! Gesù stesso si presenta a noi co-me Luce: “Finché sono nel mondo, so-no la Luce del mondo” (Gv. 9,5). “Egli è la luce del mondo” (Gv. 8,12).

“In realtà, è tutto il mistero di Cristo che è luce” (21). È negli anni della vita pubblica - continua il Papa nell’encicli-ca - che il mistero di Cristo si mostra a titolo speciale quale mistero di luce” (19,21).

Questo è il motivo per cui Giovan-ni Paolo II ha voluto chiamare “Misteri della luce” “i cinque momenti signifi-cativi” (21) della vita pubblica di Gesù,

che aggiunge come altrettanti “misteri” al S. Rosario.

Questa aggiunta, oltre a colmare il vuoto che va dalla Sua infanzia fino al dolore della Passione, rileva tutto lo “spessore cristologico del Rosario” (19). Nella “lettera” si insiste su questa “pro-prietà” del Rosario con varie formule: è “preghiera dal cuore cristologico”, con “carattere evangelico” e di orientamen-to cristologico (2) perché è per questo carattere che il Rosario ha valore.

Si aggiunga che il Rosario “concen-tra in sé la profondità dell’intero mes-saggio evangelico” (2).

Nel Rosario, cioè, tutto converge a Cristo (cf. n. 36). È questo che il Pa-pa vuole mettere in evidenza: lo fa in due modi. Primo con motivi teologi-ci: contempliamo il Volto di Gesù con gli occhi del cuore di Maria (10; 26); in compagnia di Maria (1;3); alla scuola di Maria, madre, maestra e guida (43). Secondo, con motivi esterni e simboli-

Basilica di S. Maria Novella (FI). Recita delle Litanie presso la statua della Madonna.

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ci: al centro (al baricentro) delle “Ave” c’è il nome di Gesù (18;33); la corona che abbiamo tra le mani “converge al Crocifisso”; il mistero che recitiamo termina con il “Gloria”, che è lode alle Tre Divine Persone. “Recitare il Rosa-rio, infatti, non è altro che contemplare con Maria il Volto di Cristo (3). Quale Volto di Cristo? possiamo domandarci. Abituati come siamo, pensiamo subito al Crocifisso, che troneggia nelle nostre chiese, e alle parole di Gesù: “Quan-do sarò elevato da terra attirerò tutti a Me” (Gv. 12,32) e ancora “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv.19,37). Pensiamo, cioè al Volto del Crocifisso, a colui che è esperto nel sof-frire (Is. 53,3).

Ma, incalza il Papa: “La contem-plazione del Volto di Cristo non può fermarsi all’immagine di Lui crocifis-so. Egli è il Risorto” (23. Cf. NMI, 28). Andando “oltre il buio della Passione“ e della morte, noi credenti dobbiamo “fissare lo sguardo sulla gloria di Cristo nella Resurrezione“.

E’ sul Volto di Cristo crocifisso, ma risorto che troviamo “le ragioni della nostra fede” (23).

Per essere capaci di saper guardare, contemplare il Volto di Gesù, per ripar-tire da Lui (MNI n. 29) nel nostro cam-mino di vita dobbiamo far sì che ci “di-venti sempre più familiare la preghiera del Rosario” (26). Per la sua natura e-minentemente contemplativa il Rosa-rio favorisce la nostra assimilazione a Cristo e “ci aiuta a crescere fino al tra-guardo della santità” (26).

E a questa santità, infatti, che il Si-gnore ci chiama quando, assimilati a Lui, anche di noi si può dire in verità: “voi siete la luce del mondo” (Mt. 5,14).

(P. Eugenio Zabatta op.).

LO SGUARDO DELLA B. V. MARIA

SUL VOLTO DI CRISTO

Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con al-trettanta assiduità di Maria. Anche noi cerchiamo di fare altrettanto mentre recitiamo il Rosario.

Da allora, cioè da quando final-mente lo dà alla luce a Betlemme, lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia (cf Lc 2,7), lo sguardo di Maria, sempre ricco di adorante stu-pore, non si staccherà più da Lui.

Sarà talora uno sguardo inter-rogativo, come nell’episodio del-lo smarrimento nel tempio: «Figlio, perché ci hai fatto così?» (Lc 2, 48); sarà in ogni caso uno sguardo pe-netrante, capace di leggere nell’in-timo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana (cfr Gv 2, 5); altre volte sarà uno sguardo ad-dolorato, soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguardo della ‘partoriente’, giacché Maria non si limiterà a condividere la passione e la morte dell’Unigeni-to, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel discepolo prediletto (cfr Gv 19, 26-27); nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l’effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste (cfr At 1, 14).

(Cf Rosarium Virginis Mariae; n. 10).«Gioisca il cuore di chi cerca il

Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo Volto (Sal. 104,3-4).

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Nella sua lettera sul Rosario, il Papa parla dell’incarnazione di Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria come il “capola-voro di Dio” dinanzi al quale Dio stesso è come incantato di meraviglia.

E aggiunge: “Il ripetersi, nel Rosario, dell’Ave Maria, ci pone sull’onda dello (stesso) incanto di Dio: è giubilo, stupo-re riconoscimento del più grande mira-colo della storia” (n. 33).

In un’omelia sul Natale, Proclo, grande predicatore del V secolo, che di-fese contro Nestorio la divina maternità di Maria, presenta il mistero del Verbo incarnato in relazione con il mistero della generazione eterna del Figlio dal Padre.

L’accostamento non lascia dubbi sul-la natura divina del Figlio di Maria. Per-ciò questa viene giustamente chiamata Theotòkos, la Genitrice di Dio: “Colui che prima dei secoli è stato divinamen-te generato dal Padre, egli stesso viene generato oggi da una Vergine per la nostra salvezza. Lassù è l’unico Figlio, generato secondo la divinità, dall’unico Padre; quaggiù è Dio, ma non solo Dio; è anche uomo, ma non un puro uomo secondo l’umanità. Lassù è con il Padre in modo inesprimibile; quaggiù nasce dalla Madre in modo indicibile; lassù senza madre, quaggiù senza padre ter-

reno. Lassù primogenito prima di tutti i secoli; quaggiù primogenito da una Vergine, secondo il mistero dell’Incar-nazione” (Om. 24,15).

Il carattere divino della maternità di Maria riposa dunque sul fatto che il Fi-glio nato da lei è l’Unigenito del Padre.

A chi, con aria scettica, gli obiet-tava: “Come può una donna generare Dio?”, Proclo rispondeva: “Non ti dico che una donna potè generare Dio, ma che Dio, facendosi carne, poté essere generato da una donna. Tutto infatti è possibile a Lui” (Om. 2,5).

Ciò che è avvenuto nel grembo di Maria non trova alcun termine di pa-ragone in tutta la creazione: “Percorri, o uomo, con il pensiero tutta la crea-zione e vedi se esiste qualcosa che sia paragonabile o superiore alla Vergine santa Madre di Dio. Gira tutta la terra, esplora tutti i mari, esamina con atten-zione l’aria, interroga i cieli, prendi in considerazione tutte le potenze invisi-bili e vedi se c’è qualche altro prodi-gio simile nella creazione intera” (Om. 5,2).

Tre eventi, nota S. Tommaso d’Aqui-no toccano l’infinito di Dio: l’Incarna-zione del Verbo, la Maternità della B. V. Maria, la nostra futura visione di Dio.

(P. Eugenio Zabatta op.) •••

IL CAPOLAVORO DI DIOl’incarnazione del Figlio

nel grembo verginale di Maria(Rosarium Virginis Mariae, 33)

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11Il Bollettino del R.P. - A. XXX - gennaio-aprile 2014

«Se amate il buon Dio, diceva il santo curato d’Ars in uno dei suoi ser-moni sull’amore, osservereste i suoi co-mandamenti, pensereste spesso a Lui, fareste di tutto per compiacerlo, desi-derereste tanto vederlo amato da tutte le sue creature, avreste un gran piacere a parlare e a sentire parlare di Lui; voi sareste felici di soffrire per amor suo. Se amate Dio, desiderereste vederlo e pos-sederlo».

Non ci sbagliamo forse spesso sul modo in cui crediamo di amare Dio

se questi sono i segni – quelli suggeriti dal curato d’Ars – del vero amore? Se amiamo Dio perché allora disobbedia-mo così spesso ai suoi comandamenti e osiamo contraddirli? Come possiamo essere riluttanti a partecipare alla S. Messa durante la quale Lo ritroviamo nell’Eucarestia? Come possiamo ritar-dare ad accostarci al sacramento della Confessione, che deve essere frequen-te, e ci permettiamo di non dire alcuni peccati per paura di essere criticati dal prete mentre è a Dio stesso che li con-

Proponiamoci alcuni interrogativi e più ancora le necessarie risposte concrete! Amare Dio non consiste solamente nel fare la carità ai bisognosi o cercare di riparare i danni prodotti in noi dal peccato: amare Dio significa aspirare in tutto alla perfezione e convincere gli altri a tendere verso lo stesso ideale.

L’AMORE PER DIO E PER LE ANIME

PESSANO. Chiesa SS. Vitale e Valeria. Riuniti attorno a Maria per l’Ora di Guardia.

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fessiamo? Come ricevere il Signore in un’anima sudicia di peccati?

Come, ancora, possiamo essere in-decisi o timorosi di parlare di Dio in famiglia, con i nostri amici o nell’am-biente di lavoro, con la paura di essere presi in giro, invece di fare conversa-zioni futili? Perché avere vergogna di proclamare a voce alta e forte la nostra fede in Gesù Cristo risorto e di conse-guenza la nostra fedeltà al Papa e all’in-segnamento della Santa Chiesa? Una fede che vantasse solo azioni di carità senza parlare mai di Dio che le ispira, non è sufficiente per colmare gli animi!

E in pratica, come dobbiamo oc-cuparci della nostra anima e di quella dei nostri fratelli? Forse parlando del Signore e della sua santa Madre per convertire i cuori? Oppure parlando del cielo e della vita eterna che è il nostro tesoro? Come dovrebbe esserci gradito e dolce intrattenerci su ciò che abbia-mo di più caro e, ugualmente portare, alla sequela di Gesù, un buon numero d’anime verso il Cielo!

Dare un piatto di zuppa, che riem-pia la pancia, certamente è bene, ma dare insieme la Parola di Dio, apre le porte dell’eternità. Forse non abbiamo l’abitudine di farlo o ce ne dimentichia-mo spesso? Allora, per essere pronti a parlare di Dio o di ciò che lo riguarda, leggiamo e meditiamo continuamente il Vangelo e siamo fedeli a non trala-sciare la preghiera, nutrimento privile-giato della nostra anima.

Riceviamo spesso Gesù Eucaristia nel nostro cuore purificato e cerchiamo di dare il buon esempio, implorando l’aiuto di Maria, l’Immacolata, affinché ci sia guida che ci conduce al Figlio.

Ecco cosa significa veramente ama-re Dio e le anime! •••

La legge moralee la purezza.La morale e la purezza, per i di-

scepoli di Cristo, non sono soggetti a giudizio o a scelta personale, ma sono comando del Signore. Esse co-stituiscono tutta la dignità e tutta la forza del vero figlio e della vera fi-glia di Dio. Quando il Signore stesso ha parlato di purezza, non ha forse detto: «Non tutti capiscono questo, ma solo coloro ai quali è concesso (…). Chi può comprendere, com-prenda!» (Mt. 19,12)?

Oltre all’obbedienza che dobbia-mo alla nostra Santa Madre Chiesa su questo argomento, comprendia-mo che i Comandamenti non sono stati dati agli uomini per asseconda-re le loro passioni o soddisfare i loro desideri terreni.

Al contrario, sono stati donati per permettere loro di lottare contro il Maligno e di diventare degni di en-trare nel Regno dei Cieli. Allora, in-vece di metterci contro il Magistero della Chiesa su questa materia, con tanti discorsi personali, preghiamo!

Preghiamo per ottenere il dono di Dio e capire ciò che non com-prendiamo ancora… È il peccato che ci deve fare orrore! Impariamo ad aspirare alla purezza della mente e a rispettare i nostri corpi che sono il tempio dello Spirito Santo. Impariamo a liberarci, con tutta la buona volontà, dalle nostre impu-rità con una Confessione sincera e il proposito fermo di non ricadere mai più nel peccato. •••

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Nella Novo Millennio Ineunte, let-tera dell’inizio del nuovo millennio, il Santo Padre invitava tutti i cristiani a fis-sare i propri occhi su Cristo come Maria (cf. nn. 16, 59).

Questo invito ci richiama due fatti del Vangelo. Nel primo, indicato espli-citamente dal Papa, è la Madonna che, mentre torna a Nazareth dopo il pelle-grinaggio a Gerusalemme, medita nel suo cuore il mistero di Cristo (Lc. 2,51). Nel secondo riecheggia implicita la pa-rola di Gesù: “Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a Me” (Gv.12,32) poi-ché “volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv.19,37).

I due episodi sembrano dirci che è necessaria la meditazione e che questa va fatta soprattutto su Gesù Crocifisso (GS, 22; NMI, 16)1 . Come ci sarà possi-bile farla? Con quale mezzo?

Ci viene spontaneo pensare al Santo Rosario come al mezzo più adatto.

Il Rosario infatti, essenzialmente, non è altro che meditazione del mistero dell’ incarnazione di Cristo, nato dal-la Vergine, e meditazione della nostra

redenzione da Lui operata sulla Croce.A questa stessa meditazione S. Pa-

olo invitava gli ebrei quando scriveva: “considerate attentamente (cioè fissate il vostro sguardo su) quanto Gesù ha sopportato da parte dei malfattori con-tro la sua Persona e non vi lascerete mai perdere d’animo” (Eb. 12,3).

Ed egli stesso, l’Apostolo, si presenta ai Filippesi proteso con slancio verso il futuro, mentre corre verso la meta che lo attende, per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, … sem-pre con lo sguardo rivolto verso il Cristo (Fil. 3, 13-14).

Ecco, mi dicevo, tutto questo non cerchiamo di farlo, anche noi, proprio con il Rosario?

Ci ritorna a conferma la riflessio-ne di S. Gregorio di Nissa che scrive: “Se l’anima solleverà gli occhi verso il suo capo, che è Cristo, come dichiara Paolo, dovrà ritenersi felice per la po-tenziata acutezza della sua vista, per-ché terrà fissi gli occhi là dove non vi è l’oscurità del male… colui che ha il suo

Con il santo Rosario impariamo dalla Beata Vergine Maria

a “fissare i nostri occhi su Cristo”

Per sua natura la recita del Rosario, che “esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso” favorisce il nostro sguardo interiore su Cristo e, con il susseguirsi armonioso delle “Ave Maria”, fissa i nostri occhi su Cristo come Maria, o meglio

“in comunione con Maria” “che al Signore fu più vicina” (MC 47 e 49a).

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occhio fisso in Cristo, non può contem-plare che splendore”. Paolo…che non distolse mai i suoi occhi da Cristo, ma li tenne sempre rivolti al capo… anche a noi comanda di fare altrettanto quando prescrive di gustare le cose di lassù ( cf. Col. 3,1-2) cioè di tenere gli occhi nel capo, vale a dire su Cristo” (Om. 5; PG 44, 683-686).

Si aggiunga, a questa, l’ affermazio-ne dell’ apostolo Pietro: “Su questa sal-vezza (operata da Gesù), a voi riservata indagarono e scrutarono (cioè fissarono i loro occhi) i profeti … ai quali fu rivelato che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose … nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo (I Pt,1, 10 -12).

Indagare, scrutare è uguale a medi-tare, a fissare lo sguardo su ciò che Cri-sto doveva soffrire e le glorie che ne do-vevano seguire. È - dice l’apostolo Pie-tro - ciò che fanno gli angeli. Ma non è ciò che possiamo fare, già ora su questa terra, anche noi mentre recitiamo il Ro-

sario? Questo ci permette, per la con-templazione in cui veniamo come ad esercitarci, a essere intimi al Signore.

Sarà caro al Papa Paolo VI, a distan-za di secoli, riconoscere nel Rosario la possibilità data a noi di fissare il nostro sguardo su Cristo, quando in una allo-cuzione (8.X.1969) afferma: “Il Rosario ci fissa nei quadri della vita e della te-ologia di Cristo, non solo con Maria, ma altresì, per quanto a noi è possibile, come Maria, che è certamente quella che più di tutti lo ha pensato (Lc., 2, 19; 2,51; 8,21; 11,28), lo ha capito, lo ha amato, lo ha vissuto”2 .

Per sua natura la recita del Rosario, che “esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso” (MC, 47)3 favori-sce il nostro sguardo interiore su Cristo e, con il susseguirsi armonioso delle “A-ve Maria”, fissa i nostri occhi su Cristo come Maria, o meglio “in comunione con Maria” “che al Signore fu più vici-na” (Ivi, 49a, 47).

Nella Chiesa, Casa di Dio, l’anima si eleva in una preghiera più intensa e fervorosa.

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E per il Papa Giovanni XXIII non si raccomanderà mai abbastanza la pre-ghiera del Santo Rosario da recitare non solo con la bocca, ma con la men-te applicata (fissa) alle verità della fede e con il cuore carico di riconoscenza4 .

Quanto sia efficace e salutare per noi “fissare i nostri occhi su Cristo”, proprio con la meditazione attenta e continua sui misteri del Rosario, “compendio del Vangelo” (Pio XII), lo mette ancor più in evidenza Papa Giovanni Paolo II, nella “Novo Millennio Ineunte”, affermando: “La nostra testimonianza sarebbe, infat-ti, insopportabilmente povera se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto” … cioè “il volto del Nazare-no che emerge con sicuro fondamento storico” dai Vangeli (n. 16), il volto del Crocifisso.

“Contemplazione” che sempre Gio-vanni Paolo II ci invita a farla insieme con Maria. Il Rosario, infatti, mettendo-ci alla scuola di Maria - spiega nella sua lettera di apertura all’Anno del Rosario5 - non è altro che questo.

P. Eugenio Zabatta, o.p

1. NMI = Novo millennio ineunte è la lettera di Papa Giovanni Paolo II che ha e-manato al termine del Giubileo del 2000 (6.1.2001).

2. GS = Gaudium et Spes, è la Costi-tuzione pastorale, del Conc. Vat. II, sulla Chiesa e sul mondo contemporaneo.

3. MC = Marialis Cultus, è l’esortazione apostolica di Paolo VI sul Culto della B. V. Maria (2.II.1974).

4. Cf. Lettera apostolica di Giovanni XXIII, Il Religioso Convegno (29.XI.1961), n. 10.

5. Il Rosario della Vergine Maria, Lettera ap. di Giovanni Paolo II sul Rosario, n. 3.

•••

LA FEDE È LUCEFede è luce che ci fa vedere Dio

in tutte le cose e tutte le cose in Dio. Mediante la fede il Signore trapianta in noi la grazia del suo sguardo di bontà.

Dio ha gli occhi che sempre ci vedono; ha le braccia che sempre ci sostengono; Dio ha il cuore che sempre ci ama.

Su uno squallido muro di un’or-ribile prigione nazista un giovane, in procinto di essere gettato nel forno crematorio, scrisse: «Credo nel sole anche quando sono immer-so nelle tenebre; credo nell’amore anche quando intorno a me furo-reggia l’odio; credo in Dio anche quando Egli fa silenzio».

Anche se onesti, ci sentiamo peccatori dinanzi a Dio e sentir fame della sua misericordia è un bene per noi. E se cercassimo di vederci, come in uno specchio, co-sì come siamo, non facciamolo se non dinanzi a Dio. Diversamente ci si perderebbe d’animo. La fede nella misericordia di Dio ci salva dal disgusto di noi e dal disprezzo per gli altri. Dio ha due braccia distese: uno abbastanza forte da circondarci con la giustizia, l’altro abbastanza soave da abbracciarci con la grazia.

La Sacra Scrittura ci conforta così: “Se il nostro cuore ci con-danna, Dio è più grande del nostro cuore”.

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S. FIDENZIO di Verona. Gruppi del Rosario Perpetuo per una giornata di spiritualità mariana e rosariana. La nostra fede richiede, oltre la preghiera, anche tempo, istruzione e riflessione perchè sia più cosciente e radicata: forte per superare dubbi e crisi. •••

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Oggi si parla di “nuova evangelizza-zione” e non a caso. La mancanza di conoscenza delle verità di fede, o an-che, ancor peggio, la conoscenza di ve-rità mal comprese, ci lascia facilmente pensare come è assolutamente neces-sario iniziare da capo la predicazione.

Non si può pensare, infatti, ad una seria professione della propria fede, ac-compagnata dalla pratica di vita, senza la conoscenza esatta delle stesse verità che devono animare la nostra vita.

L’evangelizzazione, l’annuncio, la predicazione cioè delle verità della fe-de, di tutto il credo insomma, non si può identificare solamente con l’ammi-nistrazione del battesimo e poco più.

Questo succedeva – si dice – al tempo delle grandi “conversioni” de-gli indios dell’ America, ma purtroppo succede anche oggi per molti “cristia-ni” per i quali si può affermare quello che diceva S. Francesco Saverio, gran-de missionario del continente asiati-co (1544): “questi cristiani non sanno

nient’ altro se non che sono cristiani”. (Lett. del 1544, in Uff. delle Letture, 3 dic.).

Oggi, con tutta l’ansia dell’ Ecume-nismo che fortunatamente dal Concilio in poi ci ha coinvolto, ci ha portato ad una sensibilità maggiore e ad una co-scienza più piena della natura dell’ E-vangelizzazione. Gli ultimi documenti della Chiesa sul dialogo interreligioso ci fanno capire che, pur restando indi-spensabile alla salvezza, il Battesimo da solo non basta, ma è necessaria la conoscenza delle verità di fede.

Pur partendo, in altre parole, dal fatto sicuro che Gesù è l’ unico e uni-versale salvatore (e che è indispensa-bile la sua Chiesa) è possibile che si salvino anche coloro che, in buona fe-de, perseverano nella propria religione che, non essendo quella rivelata, non è quella vera. Rimane indispensabile il Battesimo, perché “chi sarà battezzato sarà salvo” (Mc. 16,16) (cioè di fatto so-lo chi è unito a Cristo è salvo) ma più

Riguardo al rapporto tra fede e ragione, l’enciclica Fides et Ratio insiste sul dovere di “pensare”, riflettere la propria fede, perché “la fede se non è pensata è nulla” (n. 79). È questo “pensare” che porta alla conoscenza indispensabile della propria fede per professarla e al superamento dell’ignoranza che è la radice di tutti i mali. Non dimentichiamo! Se vogliamo vivere l’anima del Rosario e, recitandolo, ottenere frutti abbondanti di grazie e progredire nella santità, dobbiamo meditare i misteri, altrimenti il Rosario è un “corpo senz’ anima” (MC, 47) e… senza frutti.

MEDITARE I MISTERI PER CRESCERE NELLA FEDE

il salutare impegno cristiano

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giustamente si pone, oggi, da parte del-la Chiesa, l’attenzione alle condizioni che lo stesso Vangelo ci indica come indispensabili per ricevere il Battesimo.

Dice Gesù ai suoi discepoli, man-dandoli nel mondo: “Andate, dunque, istruite tutte le genti e battezzatele nel nome del Padre e del Figlio e dello Spi-rito Santo” (Mt 28,19) e ancora: “per-ché chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo” (Mc. 16,16). Dunque, battezzare le genti, sì, ma solo dopo averle istrui-te, ammaestrate; solo dopo la loro ade-sione di fede che proviene dall’ascolto della parola di Dio (fides ex auditu: cf. 2 Tm.1,13). Degli Apostoli si dice che “primum docent, deinde intingunt aqua (= prima insegnano e poi immergono in acqua, cioè battezzano).

Rispondeva proprio a questo dove-re di istruire, nella Chiesa antica, il ca-tecumenato: una parola che viene dal greco Katechèo (Katechw) che vuol di-re appunto istruire. Prima di pensare al

numero di cristiani, si pensava alla loro qualità. E le opere dei Padri apostolici e gli Atti dei martiri sono lì a dirci di qua-le spessore furono quei cristiani.

E noi, che siamo abituati alla medi-tazione dei misteri del Rosario e che, per questo, forse godiamo di una sen-sibilità spirituale maggiore, sappiamo che c’è ancora un altro passo da fare. Ce lo indica il Papa, nell’ enciclica “Fi-des et Ratio” (1998) con quella giusta espressione che abbiamo posto a titolo della presente riflessione: “La fede, se non è pensata, è nulla” (n. 79).

L’istruzione, di cui parla il Vangelo, la catechesi insomma, è indispensabile perché la fede sia fede e non una “cre-denza” come un’altra, senza nessuna differenza. Riflettere, direi meglio “in-dugiare pensosi (MC, 47), “rimuginare nella propria mente”, “portare nel cuo-re” la fede personale diventa la cosa più necessariada fare.

Basilica S. M. Novella. L’Ora di Guardia solenne nella festa del Rosario (7 ottobre 2013). La viva partecipazione dei numerosi iscritti.

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Come appunto fece la Madonna che “portava tutto nel Suo cuore, meditan-dolo” (Lc. 2, 51).

E questo è anche quanto ci viene ri-chiesto e facciamo noi nel Rosario che ci permette, per sua natura, di essere contemplativi: l’anima del Rosario, ap-punto, è la meditazione del Vangelo, meglio la “contemplazione” di esso.

Costringendoci dolcemente, ma effi-cacemente, alla riflessione del Vangelo, primo movimento per la sua penetra-zione e assimilazione, ancora una volta il S. Rosario può essere la via più prati-ca, e alla portata di tutti, per fare questo ulteriore, indispensabile passo che ci fa entrare nella condizione più “naturale” per ricevere e per poi vivere il Battesi-mo di salvezza. La fede è il presuppo-sto al Battesimo che abbiamo ricevuto e rimane indispensabile per ottenere la salvezza: «Chi crederà e sarà battezza-to, sarà salvo» (Gv.

(P. Eugenio Zabatta op).•••

La Fede: luce da riscoprire

La luce della fede: con questa e-spressione, la tradizione della Chie-sa ha indicato il grande dono portato da Gesù, il quale, nel Vangelo di Gio-vanni, così si presenta: «Io sono ve-nuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12,46).

A Marta, che piange per la mor-te di Lazzaro, Gesù dice: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?» (Gv 11,40). Chi crede, vede; vede con una luce che (…) viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta. (…)

È urgente perciò recuperare il ca-rattere di luce proprio della fede, per-ché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illumi-nare tutta l’esistenza dell’uomo. Per-ché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve ve-nire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio.

La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci pre-cede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita.

Trasformati da questo amore rice-viamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro.

La fede, che riceviamo da Dio co-me dono soprannaturale, appare co-me luce per la strada, luce che orien-ta il nostro cammino nel tempo.

(Enc. Lumen Fidei nn. 1, 4).Basilica S. M. Novella. L’Ora di Guardia solenne nella festa del Rosario (7 ottobre 2013). La viva partecipazione dei numerosi iscritti.

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«Da chi andremo, Signore?», di-ciamo con san Pietro. Andremo forse dai filosofi che solo a tentoni scruta-no il mistero dell’uomo? Ci volgeremo ai cultori della scienza, agli operatori dell’economia e della politica, ai ma-estri dell’arte? Busseremo, infine, alla porta dei cuori di quelli che ci amano? Andremo, cioè, dall’uomo, che cerca anche lui quello che noi desideriamo trovare? «Da chi andremo, allora, Si-gnore? Tu solo hai parole di vita eterna» (Gv 6,68).

La fede è questo: credere in colui che è l’unico che ha parole di vita e-terna. E così, dire ogni giorno a lui: «Sì, Signore Gesù, io mi fido di te, mi affido a te, io confido in te».

Tu dici: «Io sono la via» (Gv 14,6). Signore Gesù, tu sei la mia via: senza di te, sono fuori strada. Tu dici: «Io sono la verità». Io rispondo: Sì, tu sei la mia verità, la verità dell’uomo, la verità su Dio. La verità sul destino del mondo. Senza di te io posso sapere anche tan-te cose, ma sono nell’errore, perché mi mancano le risposte ai significati radi-cali dell’esistenza. Tu dici, Signore «Io sono la vita». E io rispondo: Sì, Signore. Tu sei la mia vita, tu sei il senso della

vita, tu sei la forza della vita, tu sei la gioia della vita, tu sei la mia vita piena.

Un granellino di fede, piccolo come il più piccolo dei semi, quello di sena-pe, ci renderebbe capaci di spostare gli alberi. L’uomo non può essere autosuf-ficiente nelle imprese che dipendono dallo Spirito.

Implorare dal grande Seminatore il dono del granellino e invocare il disso-damento quotidiano del terreno che lo accolga è l’impegno costante del cre-dente. Al di sopra di ogni invocazione, vi è quella che i discepoli rivolsero al Maestro. «Gli apostoli dissero al Signo-re: “Aumenta la nostra fede”. E il Signore rispose:«Se aveste fede quanto un gra-nellino di senape, potreste dire a questo gelso: sii sradicato e trapiantato in mare. Esso vi ascolterebbe» (Lc 17, 5).

La fede è andare al Padre. E nessuno vi può accedere se il Figlio non lo porta per mano. «Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). È un dono gratuito del Figlio. Tutto da implo-rare. La fede è un mistero di mani in-trecciate, di cuori supplichevoli.

Essa però non è una cassetta che si conserva, ma una pianta che si cura. È dono, ma nella forma di seme. Dio non

Suggeriamo ancora una riflessione sulla fede, dopo l’anno dedicato dal Papa a questa virtù così importante nella nostra vita cristiana. Virtù da tenere salda e da coltivare gelosamente con la preghiera soprattutto per la testimonianza che dobbiamo saper dare nel mondo multimediale e plurireligioso in cui viviamo.

LA VIRTÙ DELLA FEDEil frutto misterioso di mani intrecciate e di cuori supplichevoli

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suole donare piante, ma semi. Proprio perché ci vuole collaboratori nel cam-po. Così dice la parabola del seminato-re: uscì il seminatore a seminare la sua semente, parte cadde lungo la strada, parte cadde sul masso, parte cadde nel-la terra buona (cf Mt 13,3-9; Mc 4,1-20; Lc 2, 4-15). È tutta questione di dispo-nibilità. Non si perde la fede se non si perdono le condizioni essenziali per far crescere il seme.

«Dammi un punto di appoggio e io solleverò il mondo» (Archimede). Il punto di appoggio, per cogliere il senso della vicenda umana e il senso del de-stino del mondo, è la fede nella risur-rezione di Gesù. Essa non è teoria, ma esperienza di Dio-Amore, condensata nella preghiera e nel servizio ad ogni prossimo, perché in ognuno di loro ve-diamo e amiamo Gesù.

Questa la sintesi di quanto si è detto. (S. Palumbieri, Perché Credere? Ed. Cit-tà Nuova (1992) pp. 58-59).

Come non si può arrivare al succes-

so cercando vie scorciatoie o vie facili, così non si può arrivare alla fede senza la preghiera continua e fervorosa; non si può ottenerla senza l’istruzione nelle verità rivelate e senza il nostro sforzo e la nostra fatica.

Per le scorciatoie, facilmente non si arriva a niente di importante. Non im-pegnandosi in ripetutti atti non si con-clude nulla. Èdison scoprì la lampadina elettrica dopo il fallimento di mille spe-rimenti. Mosé e il popolo eletto arriva-rono nella Terra proomessa solo dopo aver trascorso quarant’anni soffrendo nel deserto. Dio non vende i suoi suc-cessi a basso presto. Li offre a coloro che non si stancano di lottare.

Portare alla meta, al successo è pro-prio di Dio, ma Egli lo concede a colo-ro che si danno da fare con fatica.

Ricordiamo le parole di Gesù: «sen-za di Me non potete far nulla». E l’apo-stolo Paolo a sua volta assicura: «Tutto posso in Colui che mi dà forza».

(Il teologo) •••

FOTOFINO AL FONDO PAGINAEVENTUALMENTE

LA PAROLA DI DIOPROCLAMATA

La fede è pure questione di di-sponibilità. Non si perde la fede se non si perdono le condizioni es-senziali per far crescere il seme.

La fede è condensata nella pre-ghiera e nel servizio ad ogni pros-simo, perché in ognuno di loro ve-diamo e amiamo Gesù. •••

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Piccole attenzioni per assolvere me-glio l’incarico di zelatrice.

– Sono Raffaella, iscritta dal 1977 e zelatrice dal 1996, contentissima si svolgere tale ruolo. A quei tempi la zelatrice stessa compilava le pagelline d’iscrizione, poi non è stato consentito per cui mi sono dedicata solo alle mie compaesane. Ad oggi, ringraziando Dio siamo più di quaranta iscritte.

Nel mese di maggio ed in quello di ottobre, ci riuniamo in chiesa per l’Ora di Guardia e questo per noi è un mo-mento di festa.

Qualcuna delle nostre iscritte è tor-nata al Padre noi preghiamo in loro suffragio. Sono in contatto con tutte le sorelle iscritte e mi prodigo di associar-ne nuove. Sono un’attenta lettrice de “Il Rosario”. Mi affido a Maria affinché possa toccare i nostri cuori. (La zel. Russo Raffaella).

Ho scelto alcuni brani di questa let-tera, perché mi sembra una breve sinte-si di quanto ci si aspetta dalle nostre ca-re e preziose zelatrici che non finirei di ringraziare per la loro opera, dato che è proprio dalla loro sollecitudine che il

gruppo prende forza e cresce di nume-ro. Rileviamo soprattutto tre punti.

1. La Direzione dell’Associazione riserva a sé la consegna delle pagelline (che però la fa sempre attraverso la ze-latrice) per rimediare ad una certa con-fusione che ne seguiva e per dissipare il frequente dubbio da parte di molte per-sone che di fatto non sapevano se era-no iscritte o no. Anche la registrazione dei nomi degli iscritti è così più sicura e ordinata. E ricordiamo che l’iscrizio-ne valida, di fatto, la può fare solo la Direzione.

2. Incoraggiamo, per una testimo-nianza di fede, a fare, almeno a mag-gio e ad ottobre, l’Ora di Guardia tutti insieme e a ricordare nella preghiera le socie defunte. A questo proposito le zelatrici facciano sapere che la Direzio-ne dell’Associazione fa celebrare ogni giorno, per tutto l’anno, una Santa Mes-sa per tutti gli iscritti vivi e defunti.

3. Ringraziamo la signora Raffaella per l’attenzione che ha ad invitare altre persone ad iscriversi e ad apprezzare la Rivista “Il Rosario”. Come Sant’Andrea apostolo portò suo fratello S. Pietro a conoscere Gesù, così anche noi dob-biamo cercare di comunicare agli altri

BREVI TESTIMONIANZE:in unione con innumerevoli fratelli e sorelle.

La nostra devozione a Maria, che esprimiamo in modo efficace con la recita del Rosario, in solidale unione con gli altri iscritti all’Associazione, in certo modo ci porta spontaneamente a “partecipare” anche quelle esperienze interio-ri di grazia che otteniamo dalla bontà del Signore. Volentieri ne pubblichiamo alcune che cogliamo facilmente dalle vostre lettere che ci pervengono gradite in direzione. Tralasciamo di indicare la provenienza (P. Eugenio).

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23Il Bollettino del R.P. - A. XXX - gennaio-aprile 2014

il nostro amore alla Madonna. Chie-diamo alle zelatrici, in particolare, ad invitare ad abbonarsi alla Rivista “Il Rosario” che è utilissima ed è stampata apposta per le iscritte: invitino a con-tribuire con una buona offerta perché assolva bene il suo servizio.

* * *

Lo spirito che ci deve animare nel fare l’Ora di Guardia

Il 26 Aprile, nella cappella delle Suo-re Domenicane, il gruppo del Rosario Perpetuo di Lanusei si è riunito per l’Ora di Guardia: abbiamo meditato i miste-ri gaudiosi e nelle riflessioni abbiamo messo in evidenza la tenerezza che Dio ha verso le proprie creature.

Anche il canto dei misteri ha aiutato a coinvolgerci nella meditazione e nel cogliere i frutti della preghiera

Il Rosario, certamente, ci apre alla contemplazione delle realtà sopranna-turali, ma nello stesso tempo ci istrui-sce sul come conformare la nostra vita all’insegnamento del Signore. (N. N.).

Un modo esemplare per fare l’Ora di Guardia e ne ringraziamo le Suore domenicane. Dove è possibile, infatti, è bene cercare di fare l’Ora di Guardia nella forma più accurata con una breve riflessione e con qualche canto in mo-do che mettiamo in evidenza che l’a-nima del Rosario è la contemplazione.

Per assolvere al nostro impegno del-la recita dell’Ora di Guardia, una volta al mese, è importante che preghiamo per un’ora intera con il Rosario, senza preoccuparci del numero dei misteri che riusciamo a dire, ma piuttosto del modo come li meditiamo.

La rivista del Rosario ci è di guida ed è molto gradita.

Gradita a tutte le socie, la rivista questa volta ci ha portato ad appro-fondire la virtù della speranza che ci deve sostenere nel nostro pellegrina-re su questa terra.

Letta da tutte le socie, la rivista aiuta a dar forza e coraggio anche a quelle che, per le sofferenze, non possono venire in chiesa: le fa sen-tire partecipi al gruppo e, riceven-done consolazione, si sentono unite nella lode a Dio e alla Sua e nostra Madre Santissima. Il nostro cammi-no di vita è scandito dal S. Rosario meditato. Facciamo volentieri l’Ora di Guardia: sono presenti dei gio-vani e qualcuno di essi si è iscritto all’associazione, ma speriamo che altri ne seguono l’esempio in modo che con un gruppo giovani anche la nostra associazione possa ringiova-nire. (La zel. Anna).

Ringraziamo la signora Anna che è zelatrice di un numerosissimo gruppo di iscritti alla nostra asso-ciazione del Rosario perpetuo: cir-ca centotrenta. La ringraziamo per quanto ci dice a riguardo del bene che può fare la nostra rivista, che è letta anche dalle ammalate, e più ancora la ringraziamo per la sua fi-ducia nei giovani che non manca-no di interessarsi alla preghiera del Rosario e a iscriversi per l’Ora di Guardia. La speranza e l’aspirazio-ne della signora Anna ci coinvolga tutti per perseverare senza scorag-giamenti nella recita del Rosario e nel partecipare numerosi all’Ora di Guardia comunitaria. •••

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24 Il Bollettino del R.P. - A. XXX - gennaio-aprile 2014

Torni proprio come rugiada bene-fica, ai nostri cari e ai tanti bisognosi; sia squisita ed efficace carità, nostra per loro, il Rosario che recitiamo e special-mente “l’Ora di Guardia” che facciamo insieme.

L’Ora di Guardia è la recita solenne, comunitaria o personale, del Rosario: essa prende il nome dal primo mistero doloroso che ci fa “contemplare” Gesù nell’Orto degli ulivi dove prega e su-da sangue. È qui che “rimprovera” gli Apostoli prediletti «perché non erano stati capaci di vegliare “un’ora sola” con Lui».

Noi dell’Associazione del Rosario Perpetuo, per l’ispirazione della Ma-donna e guidati da Lei, con l’Ora di Guardia vogliamo “corrispondere” a quell’ora di preghiera chiesta da Gesù.

Al termine della “mia Ora”, saranno altri, iscritti all’Associazione, a iniziare la “loro Ora” e così per tutto il mese, notte e giorno, per poi ricominciare nuovamente con un’altra ora, con la corona in mano, il mese successivo.

Invitiamo a iscriversi personalmen-te all’Associazione che organizzando le ore di preghiera dei suoi iscritti as-sicura la recita perpetua del Rosario per ottenere , con l’intercessione della Madonna, l’aiuto di Dio.

Questo vanto dell’Associazione, di-venti il vanto santo di ogni nuovo iscrit-to: un’ora di preghiera in più, con la corona tra le mani; in unione spirituale

agli altri iscritti; per una continua e per-petua lode alla Regina del S. Rosario; per godere della sua materna protezio-ne. (p. eugenio zabatta o.p.)

Chiedeteci il librettino dell’Ora di Guardia e la pagellina di iscrizione. Sono un sussidio e un promemoria che aiuta a mantenerci fedeli all’Ora di preghiera promessa alla Madonna. A nessuno manchi la nostra Rivista “Il Rosario”. Fatela conoscere alle vostre a-miche e invitatele ad abbonarsi (€. 20).

Associazione del Rosario PerpetuoPiazza S. Maria Novella, 18 – 50123 FIRENZE - Tel. 055 35 56 80e.mail: [email protected] web: rosarioperpetuo.net.

QUALE BENEFICA RUGIADA PER I NOSTRI CARI

– la recita del santo rosario –

1° mistero doloroso: Gesù prega esuda sangue nell’Orto degli Ulivi.

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25Il Bollettino del R.P. - A. XXX - gennaio-aprile 2014

NELLA CASA DEL PADREuna preghiera per i nostri cari defunti

Ricordo che tutti gli iscritti alla nostra Associazione del Rosario Perpetuo, con la loro morte, partecipano alle preghiere di suffragio che per loro sono ele-vate al Signore di MIsericordia. Il suffragio principale per le anime dei nostri cari iscritti è la celebrazione giornaliera di una S. Messa, in S. Maria Novella, sede nazionale dell’Associazione, che indichiamo con: le Messe Perpetue. È questo uno dei vantaggi che abbiamo con l’iscrizione al Rosario Perpetuo. •••

Ricordiamo con preghiera fervorosa i nostri cari defunti di:

Albagiara: Stara Giannetta, Atzeni I-gnazia;

Baratili S. Pietro: Piras Angela;Bessude: Carboni Maria Rita, Chessa

Anna Maria;Decimomannu: Crucas Esterina;Guasila: Mulliri Luisa;Lula: Ziti Caterina;Nule: Manca Antoniangela;Ortacesus: Onnis Giuseppe;Pirri-Ca: Maccioni Maria;S. Maria Coghinas: Dettori Antonica;Sassari: Cherchi Caterina, Mele De-

riu Sebastiana;Sedilo: Spada Elena, Spada Giovanni

Raffaele, Spada Battistino, Fancello Pietrina;

Sindia: Mura Giovanna, Manca Mi-chelina;

Sinnai: Monni Adelaide, Atzeni Giu-seppina;

Villaspeciosa: Collu Celina. •••

«Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo»

1Cor 15).«Una cosa ho chiesto al Signore,

questa sola io cerco: abitare nella sua Casa tutti i giorni della mia vita,

per gustare la dolcezza del Signore» (Sal 26,4).

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Membro dell’Associazione del Rosario Perpetuo di Ortacesus ci lascia dopo u-na vita di attività e di preghiera. Il grup-po del Rosario e i suoi figli e nipoti, che ha visto crescere, lo ringraziano per la guida, l’esempio e l’amore che ha da-to. Preghiamo riconoscenti il Signore e la Santa Vergine del Rosario per la sua anima benedetta (la zel Caterina Serra).

Persona splendida e gioviale che ha sofferto soprattutto perché colpita nel-la parola, per cui non poteva dialoga-re. Altra grande sofferenza il non poter partecipare alla S. Messa quotidiana. Assistita affettuosamente dalla figlia Lu-ciana che ha voluto prendere, nell’As-sociazione, il posto della mamma.

(la zel. Maria Manca).

GIUSEPPE ONNIS

di Ortacesus

n. 23.11.1921. m. 04.01.2013

LUISA MULLIRI

di Guasila

n. 23.12.1924 m. 29.01.2013

Fondatrice e zelatrice presidente, per 30 anni, del gruppo del Rosario Per-petuo della nostra parrocchia. Donna molto impegnata, di intensa preghiera e di profonda umanità. Possedeva il do-no, piuttosto raro, della compassione e dell’amore generoso verso tutti. Con la preghiera ricordiamo la nostra cara a-mica. (la zel. Pes Gavina).

ANGELA PIRAS di Baratili san Pietro, + il 3 settembre 2013.

Socia del Rosario da moltissimi anni, è morta dopo due anni di sofferenza, col-pita da paralisi, assistita presso le suore dell’ospizio. Era molto devota della Ma-donna del Rosario e partecipava volentieri all’Ora di Guardia . La ricordiamo con affetto nella nostra preghiera di suffragio. Riposi nella Pace del Signore.

(la zel. Stefania Zoccheddu).

ESTERINA CRUCAS

di Decimomannu

11.12.1916 20.06.2013

ANTONICA DETTORI

di S. Maria Coghinas

21 08.1926 24.08.2013

Umile e semplice ha cresciuto e gui-dato una famiglia numerosa, con tan-ti sacrifici che ha saputo fare sostenuta dalla preghiera e dalle virtù della fede e della speranza. Partecipava tutti i giorni al S. Rosario e alla Messa. La ricordia-mo volentieri nella preghiera, certi che anche lei preghi per noi il Signore.

(La zel. Anna Mocci).

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All’età di 86 anni è mancata zia An-toniangela Manca che fin da giovane apparteneva all’Associazione del Rosa-rio Perpetuo. Donna di fede, esempio di grande carità, costante nella preghie-ra. La santa Messa e l’Eucarestia erano il suo pane quotidiano.

Apparteneva alla fraternita france-scana da più di 50 anni. Era anche de-votissima di Sant’Antonio di Padova in-fatti per voto dei suoi antenati nella sua casa organizzava ogni anno, dal 1 al 13 Giugno il cosiddetto “Su Pranzu” per cui si prepara il pane e “Su Casu Furria-du” (Formaggio fuso): formaggio offerto da tutti i pastori del paese.

Il giorno della festa di Sant’Antonio dopo la Santa Messa si procede con la benedizione del pane e del formaggio per poterlo distribuire prima a tutti i bambini, malati e poveri e in seguito a tutto il paese. Tutta la comunità di Nu-le è grata a lei per i suoi insegnamen-ti e segni di devozione, la ricorderemo sempre con stima e affetto.

Affidiamo, con la preghiera, la sua anima al Signore affinchè riposi in pa-ce. (La Zel. Lidia Manca). •••

Da sempre iscritta alla nostra Asso-ciazione del Rosario Perpetuo: vera de-vota della Madonna è stata assidua e fedele all’Ora di Guardia.

Donna di fede, semplice e silenzio-sa; piena d’amore per il marito e i figli.

Lascia a tutta la nostra Comunità u-na grande testimonianza di vita per le sue virtù. (Zel. Noemi e Carlo Sanna).

Erano i primi anni 40 quando, reca-tasi a Thiesi, in occasione delle Missioni venne a conoscenza del “Rosario Per-petuo” dalla mamma di Don Ferrandu.

Da lei ebbe tutte le informazioni e il sodalizio con “l’Associazione” da allo-ra non è mai cessato.

Volle cedere l’incarico di “Zelatrice” quando le forze non le permisero di de-dicarsi totalmente alla Associazione e cominciarono a venire meno.

Socia assidua e devota, ha sempre dedicato parte della sua giornata alla preghiera e alla recita del Santo Ro-sario, tenuto stretto fra le sue mani fi-no all’ultima ora della vita terrena. (La Zelatrice Anna Manca).

CELINA COLLU

di Villaspeciosa

01.11.192810.06.2013

ANNA MARIACHESSA

di Bessude (SS)

21 ottobre 191622 luglio 2013

ANTONIANGELA MANCA

di Nule

192729 settembre 2013

Dio, fonte di perdono e di sal-vezza, per intercessione della Vergi-ne Maria e di tutti i santi, conceda ai nostri fratelli, parenti e benefattori defunti, di godere la gioia perfetta nella patria celeste. Amen. •••

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ASSOCIAZIONE DEL ROSARIO PERPETUO

LE NUOVE ISCRITTEDecimomannu: Simula Greca;Guasila: Careddu Sandra, Cabiddu

Michela, Matuzzi Rita, Melas Lucia, Zara Palmira, Sailis Anna Maria;

Li Punti: Manunta Giovanna, Cabi-giosu Claudia, Foddai Angela;

Monti: Murrai Michelina;Pula: Abis Dorinella, Abis Graziella,

Medda Pinella;Santa Maria Coghinas: Froncillo Gio-

vanna;Sassari: Nieddu Luisa, Campus Car-

Tra gli iscritti all’Associazione del Rosario Perpetuo, il gruppo di Sinnai è stato uno dei primi in Sardegna e sempre fedele all’Ora di Guardia. Nella foto con il parroco, don Abis, posano alcuni membri dell’Associazione nella Chiesa parrocchiale. La zelatrice è la signora Barbarina Cocco. Un cordiale saluto a tutti nel ricordo alla Regina del S. Rosario.

mela, Tavera Rosa, Cao Annalisa; Canu Teresa, Chessa Giorgia, Cubeddu Sal-vatorica, Sini Alba, Abba Canu Bruna, Montes Sassu Peppina;

Sennori: Gallistu Salvatorica, Pazzola Antonina, Piga Daniela, Spanu Chiara Maria;

Sinnai: Scionis Rosaria, Orrù Speran-za, Perseu Mercedes;

Siurgus Donigala: Onali Maria;Villaspeciosa: Muntoni Maria Con-

cetta (Mariella). •••

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S. Pio X, il 13 settembre 1907, pro-clamò la Madonna di Bonaria “Patro-na Massima della Sardegna”. Paolo VI onorò le celebrazioni del sesto cente-nario, il 24 aprile 1970. Giovanni Paolo II venne in pellegrinaggio a Bonaria il 20 ottobre 1985. Benedetto XVI l’ha vi-sitata il 7 settembre 2008. Altri Pontefici hanno avuto speciali gesti verso il San-tuario e verso le popolazioni del luogo.

Il 22 settembre anche Papa France-sco è venuto a Cagliari, come annun-ciato nell’udienza generale del 15 mag-gio quando affermò che fra la città di Buenos Aires e Cagliari “c’è una fratel-lanza per una storia antica. Proprio nel momento della fondazione della città di Buenos Aires, il suo fondatore voleva nominarla ‘Città della Santissima Trini-tà’, ma i marinai che lo avevano portato laggiù erano sardi e loro volevano che si chiamasse ‘Città della Madonna di Bonaria’. Vi fu una disputa fra di essi e alla fine hanno trovato un compromes-so, così che il nome della Città risultò lungo: ‘Città della Santissima Trinità e Porto di Nostra Signora di Bonaria. Ma essendo tanto lungo, sono rimaste le due ultime parole: Bonaria, Buenos Ai-res, in ricordo della vostra icona della Madonna di Bonaria”.

Il Papa si è incontrato con le autorità

religiose e civili, con i rappresentanti del mondo del lavoro. A Cagliari ha sa-lutato i malati ha incontrato i poveri e i detenuti e ha parlato loro di speranza. Presso la Facoltà Teologica della Sarde-gna a Cagliari c’è stato l’incontro con il mondo della cultura, mentre coi giova-ni si è incontrato in Largo Carlo Felice.

Ma la visita del Papa Francesco in Sardegna è stata soprattutto un pelle-grinaggio presso il Santuario della Ma-donna. Fin dalle prime battute del suo saluto è apparsa evidente la sua devo-zione mariana e il suo messaggio più essenziale, dinanzi alle esigenze attuali della società, è di incrementare la no-stra preghiera e affidarci con piena fidu-cia al Signore e alla Madonna.

IL PAPA FRANCESCO AI PIEDI DELLA MADONNA DI BONARIAPENSANDO A BUONOS AIRESIl 25 marzo del 1370, una pesante cassa, quasi fosse un piccolo battello,

si diresse verso il porto di Bonaria, dove fu aperta dai religiosi che trovarono una meravigliosa statua della Madonna, in legno di carrubo, che sorreggeva il bambino nel braccio sinistro e nella mano destra aveva una candela accesa.

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il Rosario Viventepagine riservate ai ragazzi e ragazze del movimento

Alla guida di un gruppo di ragazzi e ragazze!

Ci rivolgiamo particolarmente a voi zelatrici e zelatori del Rosario Perpetuo e alle catechiste!

Volete lasciare una forte traccia del vostro insegnamento che permei e illu-mini tutta la vita dei vostri ragazzi? In-segnate loro a pregare; a pregare con il Rosario! Non c’ è niente di più uti-le che suggerir loro, con materna sol-lecitudine, la meditazione dei misteri del Rosario. Questo non è altro che il “compendio del Vangelo” che presenta ordinatamente gli episodi centrali della vita di Gesù e della nostra salvezza: vi è come concentrato tutto il vostro inse-gnamento che avete dato.

Nel Rosario, accompagnato dalla re-cita dell’Ave Maria, ripetuta dieci volte, diventa vera preghiera ciò che, del vo-stro insegnamento, viene da loro come “ruminato”, assimilato.

La conoscenza delle efficaci possibi-lità di bene che il “Movimento del Ro-sario Vivente” offre ai ragazzi e ai gio-vani, ci fa insistere nell’invito a zelatori e zelatrici del Rosario Perpetuo a for-mare, presso il loro, anche un gruppo di ragazzi rosarianti. >>>

Cari ragazzi e ragazze del Rosario Vivente,

forza con la recita della decina del Rosario ogni giorno! Possiamo essere orgogliosi della devozione che espri-miamo alla Madonna con la nostra “co-rona” poiché è fondata nel Vangelo.

Il Rosario, infatti, con i suoi “miste-ri” è il compedio, la sintesi del Vangelo, cioè nel Rosario rivediamo tutta la “sto-ria” di Gesù che la sua Mamma stessa, la Madonna, ci “racconta” con le sue ispirazioni. Noi cambiamo in “preghie-ra” quello che comprendiamo nel Van-gelo recitando il nostro mistero. “Dire il Rosario” e “meditare il Vangelo” è la stessa cosa, infatti:

1. Sono del Vangelo le parole che diciamo per indicare il “mistero” che recitiamo.

2. Le parole del Padre nostro e dell’Ave Maria, che ripetiamo, le tro-viamo nel santo Vangelo.

3. La fiducia che dobbiamo avere nel Signore la impariamo dal Vangelo.

4. È il Vangelo che ci annuncia che Gesù: è nato da Maria, è morto ed è risorto per salvarci. (Guarda nella terza pagina di copertina, p. 35: trovi raffigu-rati i misteri della gloria). •••

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Il Rosario Vivente

risponde all’invito della Madonna a recitare il Rosario: per la conversione dei pecca-tori; per la pace nel mondo;

per la riparazione delle offese fatte a Dio.

Vuole riportare il Rosario in famiglia, piccola Chiesa

domestica; vuole, infine, uni-re nella preghiera del Rosario numerosi giovani per un serio

cammino di fede.

Dei grandi vantaggi che un ragazzo riceve, venendo a far parte del gruppo, ne evidenzio due che ripagano bene o-gni sacrificio che si è fatto:

1° imparare ad aprirsi all’amicizia o alla socialità insegnando loro a pregare per gli altri. Ogni ragazzo del gruppo del Rosario Vivente sa di “dire” il miste-ro per gli altri compagni, sa di formare con loro un’ unica realtà e sa pure che tutti gli altri pregano per lui, e per que-sto gli vogliono bene.

2° avere una solida formazione spi-rituale incentrata sulla meditazione dei misteri della vita di Cristo e non su vani sentimentalismi. Il Rosario come “com-pendio del Vangelo” ci fa praticare la virtù dopo avercela fatta apprezzare, meditare e assimilare.

Sono convinto , infatti, che “nella co-

noscenza e nel ricordo di questi miste-ri è tutta la salvezza del mondo” come diceva Paolina Jaricot, fondatrice del Rosario Vivente. Il Papa, specialmente nella lettera “Fede e Ragione” (n.79) ha fatto presente quanto è indispensabi-le a tutti, grandi e piccoli,“pensare” la propria fede: perché “la fede che non è pensata è nulla”.

Portare i ragazzi a meditare i miste-ri della fede - ed è questo che facciamo nel Rosario - è offrir loro il più prezioso ed efficace servizio per la loro forma-zione non solo religiosa, ma anche u-mana e sociale.

3° soprattutto il vantaggio di impara-re a pregare bene, che avviene non solo ripetendo formule, ma esercitandosi a meditarne il contenuto e a relazionarlo nella vita per praticarlo. •••

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Quando suor Caterina Labouré, il 27 novembre 1830, a Parigi, in Rue du Bac, vide la Madonna, dice che Essa tene-va le mani giunte. Quando le abbassò si spigionarono da esse due cascate di raggi luminosi. La Vergine accompagnò il suo gesto con le parole: “Queste sono le grazie che tengo in serbo per voi, ma che nessuno mai mi chiede”.

Tutte le grazie che ci sono necessa-rie le possiamo avere dalla Madonna, in special modo quella della nostra conversione. Perché non chiederla, fi-duciosi, di giorno in giorno, con la reci-ta del S. Rosario? Don Luigi Orione di-ceva: “Leggete sulla mia fronte, leggete nel mio cuore, leggete nell’anima mia, non vi troverete cosa alcuna che non rechi scritto: “Grazia di Maria”.

Anche il Papa nella sua lettera sul Rosario ha usato questa immagine del-le “mani di Maria” attraverso le quali riceviamo le grazie, quando scrive:

“Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi riceven-dola dalle mani stesse della Madre del Redentore”. Con le stesse mani , Maria, “lo (Gesù) avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia” (Lc. 2,7).

Con il rosario – scrive ancora – il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla con-templazione della bellezza del volto di Cristo e all’ esperienza della profondità del suo amore” (n.1). “Recitare il Rosa-rio, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo”. E già prima, nella Redemptoris Mater aveva scritto: “Maria ci guida all’Eucarestia”(n.12).

“Il “sì” di Maria ha portato Gesù nel mondo ed è restato con noi nell’Euca-restia. Il Rosario e l’Eucaristia, anche se in modo diverso, sono entrambi nostro cibo…”.

(F. Vitelli del Rosario Vivente).

IL ROSARIO, FONTE DI GRAZIE

Nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1830, mentre la Francia era sconvolta dalla

possibilità di una nuova rivoluzione (il 27 luglio cadde Carlo X), Caterina condotta da un angelo nella grande cappella della Casa Madre, avrebbe avuto un colloquio

durato più di due ore con la Madonna, che le avrebbe preannunziato nuovi in-

contri. Il più noto fu quello del 27 novem-bre, nel quale la Madonna le disse di far

coniare la medaglia su cui è scritto: “O Maria, concepita senza peccato,

pregate per noi che ricorriamo a Voi”.

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È in questa arte, l’arte della preghie-ra, che noi cristiani ci dobbiamo distin-guere. Ce l’ha ricordato il Papa nella sua lettera sul Rosario della Madonna. E siccome ogni arte, sappiamo, si deve imparare, c’è bisogno anche di “auten-tiche scuole di preghiera” (n.5).

Ogni Comunità cristiana, quando vi-ve gli insegnamenti del Vangelo diventa una scuola ed è lì che s’impara “l’arte della preghiera” che è in opposizione a “l’arte della guerra”, che purtroppo molti hanno ben imparato.

Sono questi “i figli delle tenebre” di cui parla Gesù nel Vangelo?

È sicuro, comunque, che se voglia-mo essere “figli della luce” dobbiamo conoscere e praticare “l’arte delle pre-ghiera”, l’unica che porta la pace.

Di che preghiera si tratta? Beh! Noi del Rosario vivente la conosciamo!

Se il Papa ci dice che in questa scuo-la di preghiera la “maestra” è la Ma-donna (n.37), non può che essere la Sua preghiera: il Rosario. Questo, si sa, è stata proprio la Madonna a ispirarlo, a chiederlo spesso nelle sue apparizioni. È’ Lei la “regina del Rosario”!

Il Rosario è il “vero programma della vita cristiana” (n. 26) che viene svol-to. Possiamo essere certi di aver saputo scegliere la scuola più adatta, quella che ci assicura la “promozione” eterna, cioè il Paradiso, perché il Rosario ci fa arrivare, ricorda il Papa, “al traguardo della santità” (26).

Dice bene S. Luigi di Montfort che il

Rosario è “il nostro segreto “ per diven-tare santi e l’ Ave Maria, che recitiamo, ci assicura di essere con Gesù e, se sia-mo con Gesù, possiamo diventare santi anche noi.

E dice bene il Papa quando ci spiega che con il Rosario noi: preghiamo Ma-ria, come Maria, con Maria.

Preghiamo Maria perché è a Lei che rivolgiamo il nostro saluto con le parole dell’ Angelo Gabriele e di S. Elisabet-ta: “Ave, piena di grazia… benedetto il frutto del Tuo seno”.

Preghiamo come Maria, perché co-me Lei anche noi meditiamo cercando di conservare nella memoria e con il cuore ciò che Gesù ha fatto e ha detto.

Con il Rosario preghiamo, infine, con Maria perché con Lei ringrazia-mo la Trinità per il “capolavoro” che ha compiuto nel Suo grembo, cioè Gesù, vero Dio e vero Uomo, che è nato da Lei. Si! Il Rosario ci fa pregare Maria, come Maria, con Maria… e impariamo “l’arte della preghiera”.

“Il Rosario non dispensa dalla lettu-ra della Bibbia, ma la presuppone” scri-veva il grande esegeta domenicano P. Giuseppe Lagrange della Scuola Bibli-ca. La familiarità con la S. Scrittura fa sì che la recita del Rosario sia sempre più viva e il contatto con il mistero di Cristo più ricco e illuminante. Le meditazioni dei misteri del rosario che ci riprodu-cono i “quadri” della vita di Gesù e di Maria, ci aiutano mirabilmente a prega-re bene e con frutto. •••

CON IL ROSARIO IMPARIAM0 “L’ARTE DELLA PREGHIERA”

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CONTEMPLIAMO I MISTERI DELLA GLORIA

I Mistero - Gesù risorge nel terzo giorno.Preghiamo: il Signore confermi nella nostra anima la fede in Lui risorto.O Vergine gloriosa, ci rallegriamo con te per la resurrezione del tuo Figlio vincitore

della morte. Una nuova era è iniziata, quella dell’amore, della riconciliazione e del perdono: per la tua intercessione, fa che viviamo con bontà e giustizia. O Maria, porta del cielo, prega per noi.

I figli d’Adamo non gemono più: è vinta la morte; risorto è Gesù. Ave.

II Mistero - Gesù sale al cielo e ritorna dal Padre. Preghiamo: il Signore orienti i nostri cuori al desiderio dei beni celesti.Insegnaci, o Madre, ad elevarci al di sopra dei beni di questo mondo e a

preoccuparci a essere disponibili a incontrare il Padre celeste nella vita eterna dove Gesù è salito a prepararci un posto. Specchio della giustizia, prega per noi.

Dal cielo ove ascese, Gesù tornerà, e il mondo e le genti Ei giudicherà. Ave.

III Mistero - Gesù manda lo Spirito Santo su Maria e gli Apostoli.Preghiamo: lo Spirito Santo infiammi i nostri cuori con il fuoco del suo Amore.O Maria, chiedi per noi al Signore il dono del suo Spirito perché ci diriga e

ci conceda la luce che ci orienta costantemente verso il suo Regno. Per la tua intercessione, conceda anche a noi i suoi doni, come il giorno della Pentecoste. Stella del mare: prega per noi.

Lo Spirito Santo a noi viene, Signor: rinnova i prodigi del primo fervor. Ave.

IV Mistero - Maria è assunta in Cielo, in anima e corpo. Preghiamo: imitando la Santa Vergine, si intensifichi la nostra unione con Dio.O Madre, non dimenticare i tuoi figli, non trascurare coloro che ti chiedono

aiuto: benedici tutti quelli che recitano il tuo Rosario con fede e amore: Ottienici il soccorso di tuo Figlio affinché sopportiamo con pazienza le sofferenze e raggiungiamo la Vita eterna. Signora degli Angeli, prega per noi.

In cielo è portata accanto a Gesù. La Vergine Madre ci aspetta lassù. Ave.

V Mistero - Maria è incoronata regina degli Angeli e dei Santi. Preghiamo: la Madonna ci ottenga il dono della perseveranza. Sii la nostra protettrice, o Maria, poiché tu sei grande agli occhi di Dio. Ottienici

da Lui la misericordia e non abbandonarci mai, ma regna nella nostra vita e accompagnaci nell’ora della morte. Guarda a tutte le famiglie. Noi ti lodiamo. Regina del cielo, prega per noi.

Maria dei santi tu sei lo splendor: con te la dolcezza, la gioia, l’amor. Ave.

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35Il Bollettino del R.P. - A. XXX - gennaio-aprile 2014

QUADRI DEI MISTERI DELLA GLORIA

I Mistero Gesù risorge dai morti

nel terzo giorno.

II Mistero Gesù sale al cielo.

III MisteroGesù manda lo Spirito Santo su Maria e gli Apostoli.

IV Mistero - Maria è assunta in Cielo, in anima e corpo.

V Mistero - Maria è inco-ronata regina degli Angeli e dei Santi.

Presa in mano la corona, inizia con il segno di croce e dopo leggi il mistero e recita

1 Padre Nostro10 Ave Maria1 Gloria al Padre.

Termina la decina con la preghiera:

O Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua mi-sericordia.

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36 Il Bollettino del R.P. - A. XXX - gennaio-aprile 2014

BOLLETTINO DEL ROSARIO PERPETUOgennaio-aprile 2014 - n. 1

Ccp. n. 304501 int. a: Rosario Perpetuo - FI tel. 055 2656453 - cell. 339 18 22 685

E.mail: [email protected] web: www.rosarioperpetuo.net

L’Associazione del Rosario Perpetuo

Fu fondata da P. Timoteo Ricci, domenicano, nel 1630; indebolita poi per motivi socio-politici, tornò a rifiorire in Italia per opera di un altro domenicano, il P. Costanzo Becchi, che nell’ottobre del 1900 rilanciò il Rosario Perpetuo dalla splendida basilica-santuario di S. Maria Novella di Firenze, in Italia e all’estero.

Approvata da Papa Leone XIII, il 28 marzo 1901, la nostra Associazione ha goduto di un’espansione costante, e attualmente è ricca di oltre un centinaio di migliaia di iscritti...

L’impegno fondamentale di coloro che aderiscono è la recita del Rosario, da soli o comunitariamente, per un’ora intera – concordata con la direzione – una volta al mese, in modo che il santo Rosario venga recitato perpetuamente a lode della Madre di Dio.

Coopera anche tu a questa lode con la tua iscrizione all’Associazione.

Il giorno e l’ora da te scelti per fare la tua preghiera la chiamiamo: “Ora di Guardia” in riferimento all’ora di preghiera che Gesù chiese agli apostoli prediletti nel Getsemani. ***