LASER : CORSO ANALISI DEI RISCHI E SICUREZZA

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DISPENSE DEL CORSO DISPENSE DEL CORSO SICUREZZA LASER SICUREZZA LASER VINCI Fine Instruments VINCI Fine Instruments

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Laser : Corso sulla gestione la sicurezza e analisi dei rischi

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DISPENSE DEL CORSODISPENSE DEL CORSO

SICUREZZA LASERSICUREZZA LASERVINCI Fine InstrumentsVINCI Fine Instruments

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INTRODUZIONEINTRODUZIONE Caratteristiche generali e principi di funzionamento dei

laser Classificazione delle sorgenti laser Definizione dei parametri pi� usati in ambito di sicurezza

laser Requisiti di sicurezza Pericoli associati all’uso dei laser Rischi collaterali Effetti biologici e patologie indotte dalla radiazione laser Misure di sicurezza e prevenzione Targhettatura Troubleshot and maintenance Riferimenti legislativi Discussione & applicazioni

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INTRODUZIONEINTRODUZIONE

La luce, viene emessa, viene assorbita e si propaga nello spazio sotto forma di pacchetti di energia chiamati quanti o fotoni

un sistema atomico pu� esistere solo in determinati stati energetici, chiamati anche stati stazionari

ogni processo di emissione o di assorbimento di fotoni associati ad una radiazione elettromagnetica di qualsiasi frequenza implica una variazione del contenuto energetico del sistema atomico, ossia una transizione fra due stati stazionari

la frequenza della radiazione emessa o assorbita � legata ai valori Eied Ef dell’energia dell’atomo negli stati iniziale e finale dalla relazione

v=(Ei- Ef)/h

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ASSORBIMENTOASSORBIMENTO

La figura illustra un sistema atomico nel pi� basso di due possibili stati, di energie E1 e E2, in presenza di radiazione con spettro continuo. Un fotone di questa radiazione si avvicini e interagisca con l'atomo a due livelli ed abbia una frequenza v tale che:

Hv = E2-E1 Il risultato � che il fotone scompare e il sistema atomico si trasferisce

nel suo stato di energia pi� alta. Questo processo si dice assorbimento.

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EMISSIONE SPONTANEAEMISSIONE SPONTANEA

In figura il sistema atomico si trova nel suo stato di energia pi� alta e non c'�radiazione nelle vicinanze. Dopo un certo intervallo dl tempo , questo sistema atomico (isolato) si trasferisce spontaneamente nello stato di energia pi� bassa, emettendo nel processo un fotone di energia hv. Questo processo si dice emissione spontanea, in quanto l'emissione non � indotta da alcuna influenza esterna.

Generalmente la vita media per l'emissione spontanea da parte di atomi eccitati � 10- 8 s. In qualche caso, per�, vi sono stati per i quali � molto maggiore, anche 10- 3 s. Questi stati, detti metastabili, hanno un ruolo fondamentale nel funzionamento del laser .

La luce di una lampada a filamento incandescente � prodotta per emissione spontanea. I fotoni emessi in questo modo sono totalmente indipendenti gli uni dagli altri. In particolare essi hanno direzioni e fasi diverse. In altri termini, la luce che essi emettono ha un basso grado di coerenza.

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EMISSIONE STIMOLATAEMISSIONE STIMOLATA

In figura il sistema atomico � ancora nel suo stato di maggiore energia, ma questa volta in presenza di radiazione di frequenza data dall'eq. Hv=E2-E1. Come nell'assorbimento, un fotone di energia hv interagisce con il sistema. Il risultato � che il sistema passa al suo stato di energia minore ed ora vi sono due fotoni mentre prima ce n'era uno solo.

Il fotone emesso � del tutto identico al fotone che inizia questo meccanismo, cio� �stimolante�. Ha la stessa energia, direzione, fase e stato di polarizzazione. Per questo motivo la luce laser � strettamente monocromatica, altamente coerente, strettamente direzionale e strettamente focalizzata. Il processo si dice emissione stimolata. Si pu� ben capire che un evento di questo tipo pu� essere utilizzato per produrre una reazione a catena di processi simili. A ci� si riferisce la parola �amplificazione� nella sigla �laser� (il termine “laser” � la sigla di light amplification by stimulated emission of radiation).

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FUNZIONAMENTO DI UN LASERFUNZIONAMENTO DI UN LASER

Si consideri ora un gran numero di sistemi atomici a due livelli. All'equilibrio termico molti di essi sarebbero nello stato di minore energia, come in figura(a). Solo pochi si troverebbero nello stato di energia maggiore, mantenutivi dall'agitazione termica del sistema di atomi alla loro temperatura di equilibrio T.

Se si espone alla radiazione un sistema come quello della figura(a), il processo dominante � l'assorbimento, semplicemente perch� lo stato di minore energia �molto pi� popolato. Ma se le popolazioni dei livelli fossero invertite, come in figura(b), il processo dominante in presenza della radiazione sarebbe l'emissione stimolata e pertanto la produzione di luce laser.

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Un'inversione di popolazione non � una situazione di equilibrio. Quindi per produrla occorrono delle tecniche raffinate. La figura mostra schematicamente come si pu� ottenere un'inversione di popolazione tale che si possa realizzare il meccanismo laser, detto anche �lasing�. Gli atomi vengono �pompati�, con qualche meccanismo, dallo stato fondamentale E1 allo stato eccitato E3. Una possibilit�, nota come pompaggio ottico, � l'assorbimento di energia luminosa proveniente da una intensa sorgente a spettro continuo disposta in modo da circondare il materiale lasing.

Gli atomi si diseccitano rapidamente dallo stato E3 in uno stato di energia E2. Perch� si verifichi il lasing, questo stato deve essere metastabile, cio� deve avere una vita media relativamente lunga, prima di diseccitarsi per emissione spontanea. Se queste condizioni sono soddisfatte, lo stato E2 pu� allora diventare pi� popolato dello stato E1, procurando quindi la necessaria inversione di popolazione. Un singolo fotone dell'energia giusta pu� allora dare inizio ad una valanga di eventi di emissione stimolata, ottenendo la produzione di luce laser

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DISPOSITIVO LASERDISPOSITIVO LASER““laserlaser””

�� la la acronimoacronimo didi light amplification by stimulated emission of radiation).light amplification by stimulated emission of radiation).

Vediamo ora di descrivere brevemente un dispositivo laser, per esempio un laser a rubino, che rappresenta il primo laser a stato solido. L’apparato schematizzato in figura � essenzialmente formato da una cavit� speculare nel cui interno sono inserite una lampada flash e una sbarretta di rubino. La sorgente, detta lampada di pompaggio, serve per innescare mediante un lampo di luce molto intenso l’eccitazione iniziale. Il cristallo di rubino, opportunamente dimensionato, rappresenta il materiale otticamente attivo, ossia il mezzo da eccitare; esso � delimitato da due specchi paralleli, uno perfettamente riflettente, l’altro semitrasparente per consentire la parziale emissione della radiazione coerente che si forma nella cavit�.

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PRINCIPALI TIPI PRINCIPALI TIPI DIDI LASERLASERI diversi tipi di laser si distinguono per consuetudine in base allo stato di aggregazione del materiale attivo. Si hanno cos�:

laser a stato solido, a cristalli e vetri o a semiconduttori (DPSS)

laser a liquidi (DYE) laser a gas (ulteriormente suddivisi in laser ad

atomi neutri, laser a ioni, laser molecolari, laser ad eccimeri e laser ad elettroni liberi)

laser a Diodo applicazioni

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CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI

LASER SECONDO LA NORMA CEI 76LASER SECONDO LA NORMA CEI 76--22

La grande variet� di lunghezze d’onda, energie e caratteristiche d’impulso dei laser e sistemi che includono laser, e delle applicazioni e dei modi di impiego di tali sistemi, rendono indispensabile, ai fini della sicurezza, il loro raggruppamento in categorie, o classi, di pericolosit�. E’ risultato molto utile pertanto l’introduzione di un nuovo parametro chiamato Limite di Emissione Accettabile (LEA), che descrive i livelli di radiazione emergente da un sistema laser, la cui valutazione permette la collocazione dell’apparecchio nell’opportuna categoria di rischio. La determinazione del LEA deve essere effettuata nelle condizioni pi� sfavorevoli ai fini della sicurezza.

Si sono individuate 5 classi: 1, 2, 3A, 3B e 4, con indice di pericolosit�crescente con il numero di classe.

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CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI

LASER SECONDO LA NORMA CEI 76LASER SECONDO LA NORMA CEI 76--22

Nella Classe 1 vengono raggruppati i laser cosiddetti intrinsecamente sicuri, poich� il livello di esposizione massima permesso non viene mai superato, o quei sistemi laser non pericolosi grazie alla loro progettazione ed ingegnerizzazione: involucri fissi e sicurezze intrinseche come ad esempio sistemi che bloccano definitivamente l’emissione in caso di guasto o di apertura involontaria o volontaria dell’apparato. I LEA per la classe 1 sono le condizioni di esposizione massima permessa pi� rigide e limitative per ciascuna lunghezza d’onda e durata di esposizione.

Di classe 2 sono quelle sorgenti o sistemi che emettono radiazione nell’intervallo 400 e 700 nm (cio� nel visibile) a bassa potenza.

La classe 3A comprende i laser con potenze di uscita non inferiori a 5 mW.

Per la classe 3B i livelli, sia per radiazione visibile che per quella non visibile, non devono superare i 500 mW.

I laser di classe 4 sono i pi� potenti e pericolosi. La classe 4 comprende tutti quei sistemi che superano i livelli imposti alla classe 3B.

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EFFETTI BIOLOGICI DELLA EFFETTI BIOLOGICI DELLA RADIAZIONE LASERRADIAZIONE LASER

L’occhio, per la sua configurazione anatomofunzionale e per il suocomportamento ottico, � l’organo pi� vulnerabile nei confronti della luce laser e rappresenta pertanto l’organo “critico” per eccellenza. A seconda della radiazione ottica (ultravioletto 100-400nm, visibile 400-760 nm, infrarosso 760-1mm) e dell’intensit� di dose si possono avere diversi tipi di danno a carico di questo organo quali: danni retinici di natura fotochimica, alterazioni retiniche caratterizzate da piccoli addensamenti di pigmento, discromie, effetti catarattogeni di origine fotochimica e termica, fotocheratocongiuntivite, ustioni corneali.

Di minore importanza � l’eventuale danno a carico della cute e i pi�comuni sono: eritemi, ustioni cutanee, superficiali e profonde, la cui gravit� sar� in rapporto, oltre che all’energia calorica incidente, al grado di pigmentazione, all’efficienza dei fenomeni locali di termoregolazione, alla capacit� di penetrazione nei vari strati delle radiazioni incidenti. Laser di potenza notevolmente elevata possono danneggiare seriamente anche gli organi interni.

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EFFETTI BIOLOGICI DELLA EFFETTI BIOLOGICI DELLA RADIAZIONE LASERRADIAZIONE LASER

Le classi di rischio possono essere anche riassunte nel seguente modo: Classe 1 : sono intrinsecamente sicuri perch� di bassa potenza. Classe 2: non sono intrinsecamente sicuri, ma la protezione dell’occhio �

normalmente facilitata dal riflesso di ammiccamento. Bisogna evitare di guardare nel fascio.

Classe 3A: la protezione dell’occhio � facilitata dal riflesso di ammiccamento. Bisogna evitare di guardare nel fascio, n� osservare direttamente con strumenti ottici.

Classe 3B: la visione diretta nel fascio � sempre pericolosa, mentre non � a rischio la visione di radiazioni non focalizzate, mediante riflessione diffusa.

Classe 4 : il loro uso richiede un’estrema prudenza. Sono pericolosi anche per riflessione diffusa. Essi possono causare danni a carico della cute e presentano anche un rischio di incendio. E’ necessario evitare l’esposizione dell’occhio e della pelle alla radiazione diretta o diffusa.

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RISCHI COLLATERALI NEL RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASERFUNZIONAMENTO DEI LASER

contaminazione ambientalecontaminazione ambientale a) materiale bersaglio vaporizzato e prodotti provenienti

da operazioni di taglio, perforatura e saldatura b) gas provenienti da sistemi laser flussati a gas o da

sottoprodotti di reazioni laser (bromo, cloro, acido cianidrico, etc.)

c) gas o vapori da criogenici (azoto, idrogeno ed elio allo stato liquido)

d) coloranti (p. es. cianina) e relativi solventi (dimetilsulfossido )

e) policlorodifenili (condensatori e trasformatori)

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RISCHI COLLATERALI NEL RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASERFUNZIONAMENTO DEI LASER

radiazioni ottiche collaterali (non da luce laser)radiazioni ottiche collaterali (non da luce laser) a) radiazioni UV provenienti da lampade flash e da tubi di

scarica dei laser in continua (ottiche al quarzo) b) radiazioni nel visibile e nell’IR emesse da tubi del flash, da

sorgenti di pompaggio ottico e da reirradiazione emessa dai bersagli

elettricitelettricitÄÄ a) maggior parte dei laser ad alto voltaggio (>1KV) b) banchi di condensatori per laser pulsati radiazioni ionizzantiradiazioni ionizzanti a) emissione di raggi X da tubi elettronici con voltaggi

all’anodo maggiori di 5 KV

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RISCHI COLLATERALI NEL RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASERFUNZIONAMENTO DEI LASER

refrigeranti criogenicirefrigeranti criogenici a) ustioni da freddo b) esplosione (gas a pressione) c) incendio d) asfissia (condensazione dell’ossigeno atmosferico) e) intossicazione (CO2, f) esplosioniesplosioni a) banco dei condensatori o sistema di pompaggio ottico (laser di alta

potenza) b) reazioni esplosive di reagenti nei laser chimici o di altri gas usati nel

laboratorioincendioincendio

a) fasci laser di energia elevata b) apparati elettrici

rumorerumore a) condensatori di laser pulsati di potenza molto elevata b) interazioni con il bersaglio

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PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASERPRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASERLavorazioni di materialiLavorazioni di materiali Foratura, taglio, saldatura, trattamenti termici, etc.Misure industriali, civili ed ambientaliMisure industriali, civili ed ambientali Settore industriale: interferometri laser per metrologia, misuratori di

diametri di fili, granulometri, rugosimetri sistemi di rilievo di campi di deformazione.

Settore civile: sistemi laser di allineamento livelle laser, telemetri topografici e geodimettri.

Settore ambientale: Lidar e rilevatori di inquinamento. Settore della presentazione: laser per la visualizzazione di

ologrammi, pointer laser per conferenze, sistemi laser per la didattica.

Settore giochi di luce: laser per effetti speciali in discoteche, mostre spettacoli all’aperto e simili.

Settore beni durevoli: lettori al laser di codici a barre, lettori di compact disk, stampanti laser e simili.

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PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASERPRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASER

Telecomunicazioni e fibre otticheTelecomunicazioni e fibre ottiche Sorgenti laser a semiconduttore per applicazioni, tramite fibra

ottica, nella trasmissione ed elaborazione ottica di dati.Applicazioni medicheApplicazioni mediche Applicazioni dei laser in Oftalmologia Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia Generale Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia con microscopio

operatorio Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia EndoscopicaApplicazioni nei laboratori di ricercaApplicazioni nei laboratori di ricerca Ottica non lineare Spettroscopia lineare e non lineare Interazione radiazione materia

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MISURE DI SICUREZZA, RISCHI, MISURE DI SICUREZZA, RISCHI, PROCEDURE E CONTROLLO DEI RISCHIPROCEDURE E CONTROLLO DEI RISCHI

Nei laboratori dove si usano laser di classe superiore alla Classe 3 A, l’utilizzatore deve servirsi della consulenza specialistica di un Tecnico Laser con competenze specifiche relative ai problemi di sicurezza (TSL) per la verifica del rispetto della Normativa corrispondente (CEI 1384 G – CT-76 del CEI Guida E) e per l’adozione delle necessarie misure di prevenzione

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Misure di sicurezzaMisure di sicurezza Protezione sulla sorgente Segnali di avvertimento Schermi protettivi Cartelli di avvertimento Connettore di blocco a distanza collocato a <5m dalla zona in cui

si svolge l’attivit� Chiave di comando, per un utilizzo dell’apparecchio solo delle

persone autorizzate

Protezione dal fascio laser Arresto di fascio automatico in caso di radiazione eccedente i

livelli prestabiliti Tragitto dei fasci su materiali con propriet� termiche e di

riflessivit� adeguate e schermature Evitare assolutamente le riflessioni speculari

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Misure di sicurezzaMisure di sicurezza Protezione degli occhi Un protettore oculare previsto per assicurare una protezione

adeguata contro le radiazioni laser specifiche deve essere utilizzato in tutte le zone pericolose dove sono in funzione laser della classe 3 e 4.

Vestiti protettivi Da prevedere nel caso il personale sia sottoposto a livelli di

radiazione che superano le EMP (esposizione massima permessa) per la pelle ( i laser di classe 4 rappresentano un potenziale di pericolo di incendio e i vestiti di protezione devono essere fabbricati con materiali appositi).

Formazione I laser di classe 3 e 4 possono rappresentare un pericolo non solo

per l’utilizzatore, ma anche per altre persone, anche a considerevole distanza. Il personale, quindi , che opera in questi ambienti deve avere adeguata preparazione al fine di rendere minimo il rischio professionale.

Sorveglianza medica Esami oculistici di preimpiego dovrebbero essere eseguiti

limitatamente ai lavoratori che utilizzano laser di Classe 3 e 4.

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PROCEDURE E MEZZI DI PROCEDURE E MEZZI DI CONTROLLO DEI RISCHICONTROLLO DEI RISCHI

Nella valutazione dei rischi e nell’applicazione delle misure di controllo vanno presi in considerazione tre aspetti:

La possibilit� per il laser o il sistema laser di nuocere alle persone

L’ambiente nel quale il laser viene utilizzato Il livello di formazione del personale che fa

funzionare il laser o che pu� essere esposto alla sua radiazione

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PROTEZIONE PERSONALEPROTEZIONE PERSONALEClasse 1Classe 1 a) Utilizzo senza prescrizioniClasse 2Classe 2 a) Evitare una visione continua del fascio diretto b) Non dirigere il fascio laser deliberatamente sulle personeClasse 3 AClasse 3 A a) Evitare l’uso di strumenti ottici quali binocoli o teodoliti b) Affiggere un segnale di avvertimento laser c) Allineamento laser tramite mezzi meccanici o elettronici d) Terminare il fascio laser in una zona esterna al luogo di lavoro o

delimitare tale zona e) Fissare la quota del raggio laser molto al di sopra o al di sotto

dell’altezza dell’occhio f) Evitare che il fascio laser sia diretto verso superfici riflettenti g) Immagazzinare il laser portatile non in uso in un luogo

inaccessibile alle persone non autorizzate

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PROTEZIONE PERSONALEPROTEZIONE PERSONALE

Classe 3 BClasse 3 BPu� causare danni a un occhio non protetto. Valgono le precauzione della classe 3 A e inoltre a) Funzionamento solo in zone controllate

dagli operatori b) Evitare assolutamente riflessioni speculari c) Far terminare il fascio su un materiale atto a

disperdere calore e riflessione d) Indossare le protezioni oculari

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PROTEZIONE PERSONALEPROTEZIONE PERSONALE Classe 4Classe 4 Causa danni a un occhio sia tramite il fascio diretto, riflessioni

speculari e diffuse. Rappresentano anche un potenziale pericolo di incendio. Valgono le precauzione della classe 3 B e inoltre

a) Tragitti dei fasci protetti da un riparo b) Durante il funzionamento presenza solo di personale

tecnico munito di protettori oculari e idonei vestiti protettivi

c) Per evitare la presenza di personale sarebbe preferibile se fossero comandati a distanza

d) Preferibili bersagli metallici non piani e adeguatamente raffreddati come coni e assorbitori

e) Per evitare riflessioni indesiderate nella parte invisibile dello spettro per la radiazione laser situata nell’infrarosso lontano, il fascio e la zona di impatto dovrebbero essere avvolte da un materiale opaco per la lunghezza d’onda del laser

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Riferimenti NormativiRiferimenti Normativi

Come emerso dalla analisi dei fattori di rischio correlati all’utilizzodi dispositivi laser e delle relative misure di sicurezza e cautela daadottarsi, il livello di attenzione da destinare a tale materia �particolarmente alto come peraltro evidente dalla disamina dellanormativa vigente in materia, che disciplina tali dispositivi in tuttele fasi della loro vita utile. In particolare infatti, i riferimenti normativi in materia didispositivi laser possono essere compendiati in due categoriedistinte ovvero quella riguardante i produttori di dispositivi eattrezzature laser e quella riguardante gli utilizzatori in ambitolavorativo dei medesimi dispositivi .

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Riferimenti NormativiRiferimenti Normativi D.Lgs. n. 17 del 27 gennaio 2010Meglio nota come nuova direttiva macchine che attiene ai requisitiessenziali di sicurezza (RES) e le relative procedure di marcaturaCE della macchina stessa che il fabbricante o qualunque soggettoche a vario titolo preveda di immettere nel mercato UE la stessa,deve rispettare. Il produttore, non pu� limitare la propriaattenzione agli aspetti puramente prestazionali dei dispositivi madeve necessariamente rispettare una serie di requisiti minimali disicurezza. L’acquirente � garantito del rispetto di tali requisiti dallaapposizione sull’apparecchio stesso di un marchio di conformit�(CE). Le procedure per la conformit� sono tanto pi� stringentiquanto pi� “pericolosa” risulta per l’utilizzatore la sorgente deldispositivo.

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Riferimenti NormativiRiferimenti Normativi D.Lgs. nÅ81 del 9 aprile 2008 e s.m.i.; Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro cheattiene agli obblighi del datore di lavoro che preveda all’internodelle attivit� di propria competenza l’utilizzo di dispositivi cheespongano i propri dipendenti od equiparati ad esposizione adagenti fisici quali le radiazioni ottiche artificiali di competenzadelle attrezzature oggetto del presente corso.Sugli obblighi introdotti dal presente disposto, che riguardaappunto gli utilizzatori, ci soffermeremo con maggior dettaglio alfine di chiarire puntualmente ruolo e responsabilit� dei soggetticoinvolti.A tal proposito si definiscono di seguito i vari attori della sicurezzain ambito lavorativo.

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D.Lgs. 81/08: Definizioni di D.Lgs. 81/08: Definizioni di interesseinteresse

I soggetti che a vario titolo risultano coinvolti nella gestione dellasicurezza sul luogo di lavoro sono, in rigoroso ordine gerarchico: Datore di Lavoro/DirigenteE’ il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o,

comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assettodell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propriaattivit�, ha la responsabilit� dell’organizzazione stessa o dell’unit�produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. PrepostoE’ colui che, sovrintende alla attivit� lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la correttaesecuzione da parte dei lavoratori.

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D.Lgs. 81/08: Definizioni di D.Lgs. 81/08: Definizioni di interesseinteresse

LavoratoreE’ colui che svolge un’attivit� lavorativa nell’ambitodell‘organizzazione (azienda) di un datore di lavoro pubblico oprivato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendereun mestiere, un’arte o una professione.Queste figure, cos� come definite, rivestono in materia di utilizzood esposizione ad agenti fisici in generale e radiazioni otticheartificiali in particolare, un ruolo ben definito come espressamenteal Capo V “PROTEZIONE DEI LAVORATORI DAIRISCHI DI ESPOSIZIONE A RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI” del Titolo VIII “PROTEZIONE DA AGENTIFISICI “del D.Lgs. 81/08.

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D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VD.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VDefinizioniDefinizioni

Il Titolo dedicato alle radiazioni ottiche artificiali comprende leseguenti definizioni: Radiazione ottica: Tutte le radiazioni elettromagnetiche nellagamma di lunghezza d'onda compresa tra 100 nm e 1 mm. Lospettro delle radiazioni ottiche si suddivide in radiazioniultraviolette, radiazioni visibili e radiazioni infrarosse: Laser (amplificazione di luce mediante emissione stimolata diradiazione) : qualsiasi dispositivo al quale si possa far produrre oamplificare le radiazioni elettromagnetiche nella gamma dilunghezze d'onda delle radiazioni ottiche, soprattutto mediante ilprocesso di emissione stimolata controllata; Radiazione Laser: radiazione ottica prodotta da un laser;

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D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VD.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VDefinizioniDefinizioni

Gli adempimenti previsti richiedono che, ai sensi dell’art. 181 deldecreto, il datore di lavoro valuti tutti i rischi derivanti da esposizione ad agenti fisici in modo da identificare e adottare leopportune misure di prevenzione e protezione con particolareriferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi. Lavalutazione � programmata ed effettuata, con cadenza almenoquadriennale, da personale qualificato in possesso di specificheconoscenze in materia. La valutazione dei rischi � aggiornata ogni qualvolta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendanonecessaria la sua revisione.

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D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VD.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VValutazione dei rischiValutazione dei rischi

La valutazione dei rischi ex art. 181 si articola nelle seguenti fasi: Identificazione dei pericoliovvero individuazione, classificazione di tutte le sorgenti presentinel luogo di lavoro Identificazione degli espostiovvero individuazione di tutti i soggetti che, anche con modalit�espositive diverse (tempi di esposizione o permanenza), sonoesposti al pericolo identificato Valutazione del rischio vera e propria finalizzata alladeterminazione di un indice quantitativo che misuri la dose cui illavoratore � esposto (giornaliera o settimanale)

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D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VD.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VValutazione dei rischiValutazione dei rischi

Controllo della accettabilitÄ del rischio mediane confronto convalori limite di esposizione presenti in normativa (art. 215 edAllegato XXXVIII) .

All’esito di tale valutazione il DdL indica nel documento le misureche intende adottate per eliminare ed, ove non possibile, ridurre talerischio espositivo anche attraverso l’adozione di misure preventivee/o protettive, siano esse di natura organizzativa, procedurale otecnica. Esse debbono essere riportate puntualmente, al fine diconsentirne la immediata verifica di corretta attuazione agli organidi vigilanza territorialmente competenti.

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D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VD.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VDisposizioni generali Disposizioni generali

Le disposizioni miranti a ridurre il rischio dovranno tener conto:a) di altri metodi di lavoro che comportano una minoreesposizione alle radiazioni ottiche; b) della scelta di attrezzature che emettano meno radiazioni ottiche,tenuto conto del lavoro da svolgere; c) delle misure tecniche per ridurre l'emissione delle radiazioniottiche, incluso, quando necessario, l'uso di dispositivi di sicurezza,schermatura o analoghi meccanismi di protezione della salute; d) degli opportuni programmi di manutenzione delle attrezzature dilavoro, dei luoghi e delle postazioni di lavoro; e) della progettazione e della struttura dei luoghi e delle postazionidi lavoro;

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D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VD.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VDisposizioni generaliDisposizioni generali

f) della limitazione della durata e del livello dell'esposizione; g) della disponibilit� di adeguati dispositivi di protezioneindividuale; h) delle istruzioni del fabbricante delle attrezzature.

In base alla valutazione dei rischi, i luoghi di lavoro in cui ilavoratori potrebbero essere esposti a livelli di radiazioni otticheche superino i valori limite di esposizione devono essere indicaticon un'apposita segnaletica. Dette aree sono inoltre identificate el'accesso alle stesse � limitato, laddove ci� sia tecnicamentepossibile.

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D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VD.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VSorveglianza sanitariaSorveglianza sanitaria

La sorveglianza sanitaria viene effettuata periodicamente, dinorma una volta l'anno o con periodicit� inferiore decisa dalmedico competente con particolare riguardo ai lavoratoriparticolarmente sensibili al rischio, tenuto conto dei risultati dellavalutazione dei rischi trasmessi dal datore di lavoro. La sorveglianzasanitaria � effettuata con l’obiettivo di prevenire e scopriretempestivamente effetti negativi per la salute, nonch� prevenire effettia lungo termine negativi per la salute e rischi di malattie cronichederivanti dall’esposizione a radiazioni ottiche.

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D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VD.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VSanzioniSanzioni

Il datore di lavoro Ç punito:con l’arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400euro per la violazione dagli articoli 181, comma 2 (obbligo divalutazione del rischio ed identificazione delle relative misure)),190, commi 1 e 5, 202, commi 1 e 5, 209, commi 1 e 5, e 216(modalit� operative di valutazione); Il medico competente Ç punito:con l’arresto fino tre mesi o con l’ammenda da euro 400 a euro 1.600 per la violazione degli articoli 185 e 186 ( obbligo disorveglianza e predisposizione cartella sanitaria del lavoratore)

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D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VD.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo VSanzioniSanzioni

Attenzione per�!!!Anche il lavoratore Ç sanzionabile!!Quando?Quando non si attiene a disposizioni aziendali impartite dal DdL oviola procedure organizzative di sicurezza sancite in azienda eformalizzate all’interno del documento di valutazione stesso.L’entit� della sanzione varia a seconda della gravit� dellainadempienza ma pu� arrivare ad alcune centinaia di euro!

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DISPENSE DEL CORSODISPENSE DEL CORSO

SICUREZZA LASERSICUREZZA LASERVINCI Fine VINCI Fine InstrumentsInstruments

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INTRODUZIONEINTRODUZIONE Caratteristiche generali e principi di funzionamento dei

laser Classificazione delle sorgenti laser Definizione dei parametri pi� usati in ambito di sicurezza

laser Requisiti di sicurezza Pericoli associati all’uso dei laser Rischi collaterali Effetti biologici e patologie indotte dalla radiazione laser Misure di sicurezza e prevenzione Targhettatura Troubleshot and maintenance Riferimenti legislativi Discussione & applicazioni

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INTRODUZIONEINTRODUZIONE

La luce, viene emessa, viene assorbita e si propaga nello spazio sotto forma di pacchetti di energia chiamati quanti o fotoni

un sistema atomico pu� esistere solo in determinati stati energetici, chiamati anche stati stazionari

ogni processo di emissione o di assorbimento di fotoni associati ad una radiazione elettromagnetica di qualsiasi frequenza implica una variazione del contenuto energetico del sistema atomico, ossia una transizione fra due stati stazionari

la frequenza della radiazione emessa o assorbita � legata ai valori Eied Ef dell’energia dell’atomo negli stati iniziale e finale dalla relazione

v=(Ei- Ef)/h

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ASSORBIMENTOASSORBIMENTO

La figura illustra un sistema atomico nel pi� basso di due possibili stati, di energie E1 e E2, in presenza di radiazione con spettro continuo. Un fotone di questa radiazione si avvicini e interagisca con l'atomo a due livelli ed abbia una frequenza v tale che:

Hv = E2-E1 Il risultato � che il fotone scompare e il sistema atomico si trasferisce

nel suo stato di energia pi� alta. Questo processo si dice assorbimento.

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EMISSIONE SPONTANEAEMISSIONE SPONTANEA

In figura il sistema atomico si trova nel suo stato di energia pi� alta e non c'�radiazione nelle vicinanze. Dopo un certo intervallo dl tempo , questo sistema atomico (isolato) si trasferisce spontaneamente nello stato di energia pi� bassa, emettendo nel processo un fotone di energia hv. Questo processo si dice emissione spontanea, in quanto l'emissione non � indotta da alcuna influenza esterna.

Generalmente la vita media per l'emissione spontanea da parte di atomi eccitati � 10- 8 s. In qualche caso, per�, vi sono stati per i quali � molto maggiore, anche 10- 3 s. Questi stati, detti metastabili, hanno un ruolo fondamentale nel funzionamento del laser .

La luce di una lampada a filamento incandescente � prodotta per emissione spontanea. I fotoni emessi in questo modo sono totalmente indipendenti gli uni dagli altri. In particolare essi hanno direzioni e fasi diverse. In altri termini, la luce che essi emettono ha un basso grado di coerenza.

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EMISSIONE STIMOLATAEMISSIONE STIMOLATA

In figura il sistema atomico � ancora nel suo stato di maggiore energia, ma questa volta in presenza di radiazione di frequenza data dall'eq. Hv=E2-E1. Come nell'assorbimento, un fotone di energia hv interagisce con il sistema. Il risultato � che il sistema passa al suo stato di energia minore ed ora vi sono due fotoni mentre prima ce n'era uno solo.

Il fotone emesso � del tutto identico al fotone che inizia questo meccanismo, cio� �stimolante�. Ha la stessa energia, direzione, fase e stato di polarizzazione. Per questo motivo la luce laser � strettamente monocromatica, altamente coerente, strettamente direzionale e strettamente focalizzata. Il processo si dice emissione stimolata. Si pu� ben capire che un evento di questo tipo pu� essere utilizzato per produrre una reazione a catena di processi simili. A ci� si riferisce la parola �amplificazione� nella sigla �laser� (il termine “laser” � la sigla di light amplification by stimulated emission ofradiation).

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FUNZIONAMENTO FUNZIONAMENTO DIDI UN LASERUN LASER

Si consideri ora un gran numero di sistemi atomici a due livelli. All'equilibrio termico molti di essi sarebbero nello stato di minore energia, come in figura(a). Solo pochi si troverebbero nello stato di energia maggiore, mantenutivi dall'agitazione termica del sistema di atomi alla loro temperatura di equilibrio T.

Se si espone alla radiazione un sistema come quello della figura(a), il processo dominante � l'assorbimento, semplicemente perch� lo stato di minore energia �molto pi� popolato. Ma se le popolazioni dei livelli fossero invertite, come in figura(b), il processo dominante in presenza della radiazione sarebbe l'emissione stimolata e pertanto la produzione di luce laser.

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Un'inversione di popolazione non � una situazione di equilibrio. Quindi per produrla occorrono delle tecniche raffinate. La figura mostra schematicamente come si pu� ottenere un'inversione di popolazione tale che si possa realizzare il meccanismo laser, detto anche �lasing�. Gli atomi vengono �pompati�, con qualche meccanismo, dallo stato fondamentale E1 allo stato eccitato E3. Una possibilit�, nota come pompaggio ottico, � l'assorbimento di energia luminosa proveniente da una intensa sorgente a spettro continuo disposta in modo da circondare il materiale lasing.

Gli atomi si diseccitano rapidamente dallo stato E3 in uno stato di energia E2. Perch� si verifichi il lasing, questo stato deve essere metastabile, cio� deve avere una vita media relativamente lunga, prima di diseccitarsi per emissione spontanea. Se queste condizioni sono soddisfatte, lo stato E2 pu� allora diventare pi� popolato dello stato E1, procurando quindi la necessaria inversione di popolazione. Un singolo fotone dell'energia giusta pu� allora dare inizio ad una valanga di eventi di emissione stimolata, ottenendo la produzione di luce laser

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DISPOSITIVO LASERDISPOSITIVO LASER““laserlaser””

�� la la acronimoacronimo didi light amplification by stimulated emission of radiation).light amplification by stimulated emission of radiation).

Vediamo ora di descrivere brevemente un dispositivo laser, per esempio un laser a rubino, che rappresenta il primo laser a stato solido. L’apparato schematizzato in figura � essenzialmente formato da una cavit� speculare nel cui interno sono inserite una lampada flash e una sbarretta di rubino. La sorgente, detta lampada di pompaggio, serve per innescare mediante un lampo di luce molto intenso l’eccitazione iniziale. Il cristallo di rubino, opportunamente dimensionato, rappresenta il materiale otticamente attivo, ossia il mezzo da eccitare; esso � delimitato da due specchi paralleli, uno perfettamente riflettente, l’altro semitrasparente per consentire la parziale emissione della radiazione coerente che si forma nella cavit�.

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PRINCIPALI TIPI PRINCIPALI TIPI DIDI LASERLASERI diversi tipi di laser si distinguono per consuetudine in base allo stato di aggregazione del materiale attivo. Si hanno cos�:

laser a stato solido, a cristalli e vetri o a semiconduttori (DPSS)

laser a liquidi (DYE) laser a gas (ulteriormente suddivisi in laser ad

atomi neutri, laser a ioni, laser molecolari, laser ad eccimeri e laser ad elettroni liberi)

laser a Diodo applicazioni

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CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI

LASER SECONDO LA NORMA CEI 76LASER SECONDO LA NORMA CEI 76--22

La grande variet� di lunghezze d’onda, energie e caratteristiche d’impulso dei laser e sistemi che includono laser, e delle applicazioni e dei modi di impiego di tali sistemi, rendono indispensabile, ai fini della sicurezza, il loro raggruppamento in categorie, o classi, di pericolosit�. E’ risultato molto utile pertanto l’introduzione di un nuovo parametro chiamato Limite di Emissione Accettabile (LEA), che descrive i livelli di radiazione emergente da un sistema laser, la cui valutazione permette la collocazione dell’apparecchio nell’opportuna categoria di rischio. La determinazione del LEA deve essere effettuata nelle condizioni pi� sfavorevoli ai fini della sicurezza.

Si sono individuate 5 classi: 1, 2, 3A, 3B e 4, con indice di pericolosit�crescente con il numero di classe.

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CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI CLASSIFICAZIONE DELLE SORGENTI

LASER SECONDO LA NORMA CEI 76LASER SECONDO LA NORMA CEI 76--22

Nella Classe 1 vengono raggruppati i laser cosiddetti intrinsecamente sicuri, poich� il livello di esposizione massima permesso non viene mai superato, o quei sistemi laser non pericolosi grazie alla loro progettazione ed ingegnerizzazione: involucri fissi e sicurezze intrinseche come ad esempio sistemi che bloccano definitivamente l’emissione in caso di guasto o di apertura involontaria o volontaria dell’apparato. I LEA per la classe 1 sono le condizioni di esposizione massima permessa pi� rigide e limitative per ciascuna lunghezza d’onda e durata di esposizione.

Di classe 2 sono quelle sorgenti o sistemi che emettono radiazione nell’intervallo 400 e 700 nm (cio� nel visibile) a bassa potenza.

La classe 3A comprende i laser con potenze di uscita non inferiori a 5 mW.

Per la classe 3B i livelli, sia per radiazione visibile che per quella non visibile, non devono superare i 500 mW.

I laser di classe 4 sono i pi� potenti e pericolosi. La classe 4 comprende tutti quei sistemi che superano i livelli imposti alla classe 3B.

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EFFETTI BIOLOGICI DELLA EFFETTI BIOLOGICI DELLA RADIAZIONE LASERRADIAZIONE LASER

L’occhio, per la sua configurazione anatomofunzionale e per il suo comportamento ottico, � l’organo pi� vulnerabile nei confronti della luce laser e rappresenta pertanto l’organo “critico” per eccellenza. A seconda della radiazione ottica (ultravioletto 100-400nm, visibile 400-760 nm, infrarosso 760-1mm) e dell’intensit� di dose si possono avere diversi tipi di danno a carico di questo organo quali: danni retinici di natura fotochimica, alterazioni retiniche caratterizzate da piccoli addensamenti di pigmento, discromie, effetti catarattogeni di origine fotochimica e termica, fotocheratocongiuntivite, ustioni corneali.

Di minore importanza � l’eventuale danno a carico della cute e i pi�comuni sono: eritemi, ustioni cutanee, superficiali e profonde, la cui gravit� sar� in rapporto, oltre che all’energia calorica incidente, al grado di pigmentazione, all’efficienza dei fenomeni locali di termoregolazione, alla capacit� di penetrazione nei vari strati delle radiazioni incidenti. Laser di potenza notevolmente elevata possono danneggiare seriamente anche gli organi interni.

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EFFETTI BIOLOGICI DELLA EFFETTI BIOLOGICI DELLA RADIAZIONE LASERRADIAZIONE LASER

Le classi di rischio possono essere anche riassunte nel seguente modo: Classe 1 : sono intrinsecamente sicuri perch� di bassa potenza. Classe 2: non sono intrinsecamente sicuri, ma la protezione dell’occhio �

normalmente facilitata dal riflesso di ammiccamento. Bisogna evitare di guardare nel fascio.

Classe 3A: la protezione dell’occhio � facilitata dal riflesso di ammiccamento. Bisogna evitare di guardare nel fascio, n� osservare direttamente con strumenti ottici.

Classe 3B: la visione diretta nel fascio � sempre pericolosa, mentre non � a rischio la visione di radiazioni non focalizzate, mediante riflessione diffusa.

Classe 4 : il loro uso richiede un’estrema prudenza. Sono pericolosi anche per riflessione diffusa. Essi possono causare danni a carico della cute e presentano anche un rischio di incendio. E’ necessario evitare l’esposizione dell’occhio e della pelle alla radiazione diretta o diffusa.

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RISCHI COLLATERALI NEL RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASERFUNZIONAMENTO DEI LASER

contaminazione ambientalecontaminazione ambientale a) materiale bersaglio vaporizzato e prodotti provenienti

da operazioni di taglio, perforatura e saldatura b) gas provenienti da sistemi laser flussati a gas o da

sottoprodotti di reazioni laser (bromo, cloro, acido cianidrico, etc.)

c) gas o vapori da criogenici (azoto, idrogeno ed elio allo stato liquido)

d) coloranti (p. es. cianina) e relativi solventi (dimetilsulfossido )

e) policlorodifenili (condensatori e trasformatori)

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RISCHI COLLATERALI NEL RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASERFUNZIONAMENTO DEI LASER

radiazioni ottiche collaterali (non da luce laser)radiazioni ottiche collaterali (non da luce laser) a) radiazioni UV provenienti da lampade flash e da tubi di

scarica dei laser in continua (ottiche al quarzo) b) radiazioni nel visibile e nell’IR emesse da tubi del flash, da

sorgenti di pompaggio ottico e da reirradiazione emessa dai bersagli

elettricitelettricitÄÄ a) maggior parte dei laser ad alto voltaggio (>1KV) b) banchi di condensatori per laser pulsati radiazioni ionizzantiradiazioni ionizzanti a) emissione di raggi X da tubi elettronici con voltaggi

all’anodo maggiori di 5 KV

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RISCHI COLLATERALI NEL RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASERFUNZIONAMENTO DEI LASER

refrigeranti criogenicirefrigeranti criogenici a) ustioni da freddo b) esplosione (gas a pressione) c) incendio d) asfissia (condensazione dell’ossigeno atmosferico) e) intossicazione (CO2, f) esplosioniesplosioni a) banco dei condensatori o sistema di pompaggio ottico (laser di alta

potenza) b) reazioni esplosive di reagenti nei laser chimici o di altri gas usati nel

laboratorioincendioincendio

a) fasci laser di energia elevata b) apparati elettrici

rumorerumore a) condensatori di laser pulsati di potenza molto elevata b) interazioni con il bersaglio

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PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASERPRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASERLavorazioni di materialiLavorazioni di materiali Foratura, taglio, saldatura, trattamenti termici, etc.Misure industriali, civili ed ambientaliMisure industriali, civili ed ambientali Settore industriale: interferometri laser per metrologia, misuratori di

diametri di fili, granulometri, rugosimetri sistemi di rilievo di campi di deformazione.

Settore civile: sistemi laser di allineamento livelle laser, telemetri topografici e geodimettri.

Settore ambientale: Lidar e rilevatori di inquinamento. Settore della presentazione: laser per la visualizzazione di

ologrammi, pointer laser per conferenze, sistemi laser per la didattica.

Settore giochi di luce: laser per effetti speciali in discoteche, mostre spettacoli all’aperto e simili.

Settore beni durevoli: lettori al laser di codici a barre, lettori di compact disk, stampanti laser e simili.

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PRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASERPRINCIPALI APPLICAZIONI DEI LASER

Telecomunicazioni e fibre otticheTelecomunicazioni e fibre ottiche Sorgenti laser a semiconduttore per applicazioni, tramite fibra

ottica, nella trasmissione ed elaborazione ottica di dati.Applicazioni medicheApplicazioni mediche Applicazioni dei laser in Oftalmologia Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia Generale Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia con microscopio

operatorio Applicazioni cliniche dei laser in Chirurgia EndoscopicaApplicazioni nei laboratori di ricercaApplicazioni nei laboratori di ricerca Ottica non lineare Spettroscopia lineare e non lineare Interazione radiazione materia

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MISURE MISURE DIDI SICUREZZA, RISCHI, SICUREZZA, RISCHI, PROCEDURE E CONTROLLO DEI RISCHIPROCEDURE E CONTROLLO DEI RISCHI

Nei laboratori dove si usano laser di classe superiore alla Classe 3 A, l’utilizzatore deve servirsi della consulenza specialistica di un Tecnico Laser con competenze specifiche relative ai problemi di sicurezza (TSL) per la verifica del rispetto della Normativa corrispondente (CEI 1384 G – CT-76 del CEI Guida E) e per l’adozione delle necessarie misure di prevenzione

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Misure di sicurezzaMisure di sicurezza Protezione sulla sorgente Segnali di avvertimento Schermi protettivi Cartelli di avvertimento Connettore di blocco a distanza collocato a <5m dalla zona in cui

si svolge l’attivit� Chiave di comando, per un utilizzo dell’apparecchio solo delle

persone autorizzate

Protezione dal fascio laser Arresto di fascio automatico in caso di radiazione eccedente i

livelli prestabiliti Tragitto dei fasci su materiali con propriet� termiche e di

riflessivit� adeguate e schermature Evitare assolutamente le riflessioni speculari

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Misure di sicurezzaMisure di sicurezza Protezione degli occhi Un protettore oculare previsto per assicurare una protezione

adeguata contro le radiazioni laser specifiche deve essere utilizzato in tutte le zone pericolose dove sono in funzione laser della classe 3 e 4.

Vestiti protettivi Da prevedere nel caso il personale sia sottoposto a livelli di

radiazione che superano le EMP (esposizione massima permessa) per la pelle ( i laser di classe 4 rappresentano un potenziale di pericolo di incendio e i vestiti di protezione devono essere fabbricati con materiali appositi).

Formazione I laser di classe 3 e 4 possono rappresentare un pericolo non solo

per l’utilizzatore, ma anche per altre persone, anche a considerevole distanza. Il personale, quindi , che opera in questi ambienti deve avere adeguata preparazione al fine di rendere minimo il rischio professionale.

Sorveglianza medica Esami oculistici di preimpiego dovrebbero essere eseguiti

limitatamente ai lavoratori che utilizzano laser di Classe 3 e 4.

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PROCEDURE E MEZZI PROCEDURE E MEZZI DIDICONTROLLO DEI RISCHICONTROLLO DEI RISCHI

Nella valutazione dei rischi e nell’applicazione delle misure di controllo vanno presi in considerazione tre aspetti:

La possibilit� per il laser o il sistema laser di nuocere alle persone

L’ambiente nel quale il laser viene utilizzato Il livello di formazione del personale che fa

funzionare il laser o che pu� essere esposto alla sua radiazione

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PROTEZIONE PERSONALEPROTEZIONE PERSONALEClasse 1Classe 1 a) Utilizzo senza prescrizioniClasse 2Classe 2 a) Evitare una visione continua del fascio diretto b) Non dirigere il fascio laser deliberatamente sulle personeClasse 3 AClasse 3 A a) Evitare l’uso di strumenti ottici quali binocoli o teodoliti b) Affiggere un segnale di avvertimento laser c) Allineamento laser tramite mezzi meccanici o elettronici d) Terminare il fascio laser in una zona esterna al luogo di lavoro o

delimitare tale zona e) Fissare la quota del raggio laser molto al di sopra o al di sotto

dell’altezza dell’occhio f) Evitare che il fascio laser sia diretto verso superfici riflettenti g) Immagazzinare il laser portatile non in uso in un luogo

inaccessibile alle persone non autorizzate

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PROTEZIONE PERSONALEPROTEZIONE PERSONALE

Classe 3 BClasse 3 BPu� causare danni a un occhio non protetto. Valgono le precauzione della classe 3 A e inoltre a) Funzionamento solo in zone controllate

dagli operatori b) Evitare assolutamente riflessioni speculari c) Far terminare il fascio su un materiale atto a

disperdere calore e riflessione d) Indossare le protezioni oculari

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PROTEZIONE PERSONALEPROTEZIONE PERSONALE Classe 4Classe 4 Causa danni a un occhio sia tramite il fascio diretto, riflessioni

speculari e diffuse. Rappresentano anche un potenziale pericolo di incendio. Valgono le precauzione della classe 3 B e inoltre

a) Tragitti dei fasci protetti da un riparo b) Durante il funzionamento presenza solo di personale

tecnico munito di protettori oculari e idonei vestiti protettivi

c) Per evitare la presenza di personale sarebbe preferibile se fossero comandati a distanza

d) Preferibili bersagli metallici non piani e adeguatamente raffreddati come coni e assorbitori

e) Per evitare riflessioni indesiderate nella parte invisibile dello spettro per la radiazione laser situata nell’infrarosso lontano, il fascio e la zona di impatto dovrebbero essere avvolte da un materiale opaco per la lunghezza d’onda del laser

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Riferimenti NormativiRiferimenti Normativi

Come emerso dalla analisi dei fattori di rischio correlati all’utilizzodi dispositivi laser e delle relative misure di sicurezza e cautela daadottarsi, il livello di attenzione da destinare a tale materia �particolarmente alto come peraltro evidente dalla disamina dellanormativa vigente in materia, che disciplina tali dispositivi in tuttele fasi della loro vita utile. In particolare infatti, i riferimenti normativi in materia didispositivi laser possono essere compendiati in due categoriedistinte ovvero quella riguardante i produttori di dispositivi eattrezzature laser e quella riguardante gli utilizzatori in ambitolavorativo dei medesimi dispositivi .

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Riferimenti NormativiRiferimenti Normativi D.Lgs. n. 17 del 27 gennaio 2010Meglio nota come nuova direttiva macchine che attiene ai requisitiessenziali di sicurezza (RES) e le relative procedure di marcaturaCE della macchina stessa che il fabbricante o qualunque soggettoche a vario titolo preveda di immettere nel mercato UE la stessa,deve rispettare. Il produttore, non pu� limitare la propriaattenzione agli aspetti puramente prestazionali dei dispositivi madeve necessariamente rispettare una serie di requisiti minimali disicurezza. L’acquirente � garantito del rispetto di tali requisiti dallaapposizione sull’apparecchio stesso di un marchio di conformit�(CE). Le procedure per la conformit� sono tanto pi� stringentiquanto pi� “pericolosa” risulta per l’utilizzatore la sorgente deldispositivo.

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Riferimenti NormativiRiferimenti Normativi D.Lgs. nÅ81 del 9 aprile 2008 e s.m.i.; Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro cheattiene agli obblighi del datore di lavoro che preveda all’internodelle attivit� di propria competenza l’utilizzo di dispositivi cheespongano i propri dipendenti od equiparati ad esposizione adagenti fisici quali le radiazioni ottiche artificiali di competenzadelle attrezzature oggetto del presente corso.Sugli obblighi introdotti dal presente disposto, che riguardaappunto gli utilizzatori, ci soffermeremo con maggior dettaglio alfine di chiarire puntualmente ruolo e responsabilit� dei soggetticoinvolti.A tal proposito si definiscono di seguito i vari attori della sicurezzain ambito lavorativo.

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08: Definizioni di 81/08: Definizioni di interesseinteresse

I soggetti che a vario titolo risultano coinvolti nella gestione dellasicurezza sul luogo di lavoro sono, in rigoroso ordine gerarchico: Datore di Lavoro/DirigenteE’ il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o,

comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assettodell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propriaattivit�, ha la responsabilit� dell’organizzazione stessa o dell’unit�produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. PrepostoE’ colui che, sovrintende alla attivit� lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la correttaesecuzione da parte dei lavoratori.

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08: Definizioni di 81/08: Definizioni di interesseinteresse

LavoratoreE’ colui che svolge un’attivit� lavorativa nell’ambitodell‘organizzazione (azienda) di un datore di lavoro pubblico oprivato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendereun mestiere, un’arte o una professione.Queste figure, cos� come definite, rivestono in materia di utilizzood esposizione ad agenti fisici in generale e radiazioni otticheartificiali in particolare, un ruolo ben definito come espressamenteal Capo V “PROTEZIONE DEI LAVORATORI DAIRISCHI DI ESPOSIZIONE A RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI” del Titolo VIII “PROTEZIONE DA AGENTIFISICI “del D.Lgs. 81/08.

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V81/08 Titolo VIII Capo VDefinizioniDefinizioni

Il Titolo dedicato alle radiazioni ottiche artificiali comprende leseguenti definizioni: Radiazione ottica: Tutte le radiazioni elettromagnetiche nellagamma di lunghezza d'onda compresa tra 100 nm e 1 mm. Lospettro delle radiazioni ottiche si suddivide in radiazioniultraviolette, radiazioni visibili e radiazioni infrarosse: Laser (amplificazione di luce mediante emissione stimolata diradiazione) : qualsiasi dispositivo al quale si possa far produrre oamplificare le radiazioni elettromagnetiche nella gamma dilunghezze d'onda delle radiazioni ottiche, soprattutto mediante ilprocesso di emissione stimolata controllata; Radiazione Laser: radiazione ottica prodotta da un laser;

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V81/08 Titolo VIII Capo VDefinizioniDefinizioni

Gli adempimenti previsti richiedono che, ai sensi dell’art. 181 deldecreto, il datore di lavoro valuti tutti i rischi derivanti da esposizione ad agenti fisici in modo da identificare e adottare leopportune misure di prevenzione e protezione con particolareriferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi. Lavalutazione � programmata ed effettuata, con cadenza almenoquadriennale, da personale qualificato in possesso di specificheconoscenze in materia. La valutazione dei rischi � aggiornata ogni qualvolta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendanonecessaria la sua revisione.

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V81/08 Titolo VIII Capo VValutazione dei rischiValutazione dei rischi

La valutazione dei rischi ex art. 181 si articola nelle seguenti fasi: Identificazione dei pericoliovvero individuazione, classificazione di tutte le sorgenti presentinel luogo di lavoro Identificazione degli espostiovvero individuazione di tutti i soggetti che, anche con modalit�espositive diverse (tempi di esposizione o permanenza), sonoesposti al pericolo identificato Valutazione del rischio vera e propria finalizzata alladeterminazione di un indice quantitativo che misuri la dose cui illavoratore � esposto (giornaliera o settimanale)

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V81/08 Titolo VIII Capo VValutazione dei rischiValutazione dei rischi

Controllo della accettabilitÄ del rischio mediane confronto convalori limite di esposizione presenti in normativa (art. 215 edAllegato XXXVIII) .

All’esito di tale valutazione il DdL indica nel documento le misureche intende adottate per eliminare ed, ove non possibile, ridurre talerischio espositivo anche attraverso l’adozione di misure preventivee/o protettive, siano esse di natura organizzativa, procedurale otecnica. Esse debbono essere riportate puntualmente, al fine diconsentirne la immediata verifica di corretta attuazione agli organidi vigilanza territorialmente competenti.

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V81/08 Titolo VIII Capo VDisposizioni generali Disposizioni generali

Le disposizioni miranti a ridurre il rischio dovranno tener conto:a) di altri metodi di lavoro che comportano una minoreesposizione alle radiazioni ottiche; b) della scelta di attrezzature che emettano meno radiazioni ottiche,tenuto conto del lavoro da svolgere; c) delle misure tecniche per ridurre l'emissione delle radiazioniottiche, incluso, quando necessario, l'uso di dispositivi di sicurezza,schermatura o analoghi meccanismi di protezione della salute; d) degli opportuni programmi di manutenzione delle attrezzature dilavoro, dei luoghi e delle postazioni di lavoro; e) della progettazione e della struttura dei luoghi e delle postazionidi lavoro;

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V81/08 Titolo VIII Capo VDisposizioni generaliDisposizioni generali

f) della limitazione della durata e del livello dell'esposizione; g) della disponibilit� di adeguati dispositivi di protezioneindividuale; h) delle istruzioni del fabbricante delle attrezzature.

In base alla valutazione dei rischi, i luoghi di lavoro in cui ilavoratori potrebbero essere esposti a livelli di radiazioni otticheche superino i valori limite di esposizione devono essere indicaticon un'apposita segnaletica. Dette aree sono inoltre identificate el'accesso alle stesse � limitato, laddove ci� sia tecnicamentepossibile.

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V81/08 Titolo VIII Capo VSorveglianza sanitariaSorveglianza sanitaria

La sorveglianza sanitaria viene effettuata periodicamente, dinorma una volta l'anno o con periodicit� inferiore decisa dalmedico competente con particolare riguardo ai lavoratoriparticolarmente sensibili al rischio, tenuto conto dei risultati dellavalutazione dei rischi trasmessi dal datore di lavoro. La sorveglianzasanitaria � effettuata con l’obiettivo di prevenire e scopriretempestivamente effetti negativi per la salute, nonch� prevenire effettia lungo termine negativi per la salute e rischi di malattie cronichederivanti dall’esposizione a radiazioni ottiche.

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V81/08 Titolo VIII Capo VSanzioniSanzioni

Il datore di lavoro Ç punito:con l’arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400euro per la violazione dagli articoli 181, comma 2 (obbligo divalutazione del rischio ed identificazione delle relative misure)),190, commi 1 e 5, 202, commi 1 e 5, 209, commi 1 e 5, e 216(modalit� operative di valutazione); Il medico competente Ç punito:con l’arresto fino tre mesi o con l’ammenda da euro 400 a euro 1.600 per la violazione degli articoli 185 e 186 ( obbligo disorveglianza e predisposizione cartella sanitaria del lavoratore)

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D.Lgs.D.Lgs. 81/08 Titolo VIII Capo V81/08 Titolo VIII Capo VSanzioniSanzioni

Attenzione per�!!!Anche il lavoratore Ç sanzionabile!!Quando?Quando non si attiene a disposizioni aziendali impartite dal DdL oviola procedure organizzative di sicurezza sancite in azienda eformalizzate all’interno del documento di valutazione stesso.L’entit� della sanzione varia a seconda della gravit� dellainadempienza ma pu� arrivare ad alcune centinaia di euro!