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L’ARCHITETTURA NELLA CULTURA DELL’EGITTO FARAONICO Pietro Testa I complessi funerari a piramide dell’antico regno dalla fine della III dinastia alla fine della VI dinastia (HUNY –PEPI II) V OLUME I INTRODUZIONE INFORMATIVA

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L’ARCHITETTURA NELLACULTURA

DELL’EGITTO FARAONICO

Pietro Testa

I complessi funeraria piramide dell’antico regno dalla

fine della III dinastiaalla fine della VI dinastia

(HUNY – PEPI II)

VOLUME I

INTRODUZIONE INFORMATIVA

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I edizione: ottobre 2009

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Alla memoria dei miei cari genitori dei quali sento nostalgia nel ricordo incancellabile degli anni trascorsi insieme e di ciò che ancora vorrei dire. Ad Anna ed ai miei cari ragazzi, compagni inseparabili della mia vita.

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PREFAZIONE

Durante gli anni 1950-1960 Vito Maragioglio e Celeste Rinaldi e-seguirono delle indagini accurate nelle necropoli reali egiziane della fascia menfita ad ovest del Nilo. Il loro programma avrebbe dovuto comprendere i complessi funerari reali dell’Antico e Medio Regno, a partire da quello del re Gioser fino alle piramidi del Secondo Periodo Intermedio. Il lavoro dei due ricercatori consiste ad una revisione at-tenta e curata di rilievo plano-altimetrico dei monumenti funerari egi-ziani. Disgraziatamente la morte impedì a Maragioglio e Rinaldi di terminare il loro programma ed ancora oggi otto volumi testimoniano una serietà e trasparenza di documentazione grafica e descrittiva senza pari.

Molte piramidi egiziane, o le loro vestigia, sono documentate da ri-lievi che risalgono all’epoca del grande Auguste Mariette e molti com-plessi funerari continuano a trovarsi sotto le sabbie desertiche. Di essi restano effimere e frammentarie documentazioni risalenti al secolo passato. Ma è anche vero che un vasto programma di informatizzazio-ne per questi antichi monumenti è in via di sviluppo (ad es. i progetti dell’Oriental Institute of Chicago per le zone di Gîza e Saqqâra)

L’architettura, come sappiamo, è una disciplina che centralizza tutti le componenti di una società antica o moderna. L’architettura, dunque, è un diagramma di lettura molto evidente per valutare il benessere e il malessere di un struttura comunitaria. Ma, poiché l’architettura realiz-za delle opere utili all’uomo ed ai suoi ideali culturali, è legata molto strettamente alla scienza delle costruzioni ed al progresso tecnologico: da ciò risulta che l’architettura offre anche un quadro del livello di progresso di una società.

Come tutte le realizzazioni concrete, l’architettura è soggetta ad un’operazione molto importante: il progetto. Questa fase di studio impegna un numero ristretto di persone, cioè di tecnici che, utilizzan-do le loro conoscenze nei campi relativi all’opera commissionata, compiono un atto di creazione.

L’antico Egitto produsse dell’architettura: dai primi tentativi in ma-teriali vegetali si passò alle realizzazioni in mattoni crudi per scoprire poi, in breve tempo, le qualità della pietra con specializzazione in que-sta tecnologia. Così, a partire dalla III dinastia, abbiamo tre tipi di ar-

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chitettura: lignea, vegetale, in mattoni crudi ed in pietra. Queste tecno-logie si mescolavano logicamente, spesso dando corpo organico ad una filosofia strutturale molto precisa e codificata.

I monumenti funerari regi dell’Antico Regno, realizzati per durare eternamente, hanno subito le ingiurie naturali del tempo ed ingiurie ben più peggiori da parte dell’uomo. Le loro rovine che emergono del-le sabbie si drizzano davanti ai nostri occhi, mute a quelle poche do-mande che il nostro spirito riesce a formulare. Il tecnologia litica, l’enormità dei blocchi di pietra, la precisione accurata dell’esecuzione, la sobrietà dei materiali impiegati, la trasparenza delle tinteggiature rimaste, l’integrazione nel contesto paesaggistico, tutto ciò tocca lo spettatore provocando nella sua sensibilità una gamma di sensazioni che spesso porta all’estasi del sogno.

Durante i miei anni di studio e di vita in comune con la civiltà egi-ziana, durante i periodi di soggiorno alla Cairo con la Cooperazione Tecnica per i Paesi in Via di Sviluppo, o nella pace del Missione Pisa-na a Medinet Mâdi, ho avuto il privilegio di provare determinate sen-sazioni senza, per questo, sconfinare nel romanticismo. Il girovagare nella necropoli di Gîza, tra i masâtib, o il camminare nel territorio di Saqqâra, o trovarmi in presenza delle rovine relativamente imponenti delle piramidi di Abou Sîr, mi hanno spinto a cercare di comprendere le ragioni di determinate scelte di forme e di volumi: in breve, la ricer-ca del progetto nell’architettura egiziana di cui si è scritta solamente la storia. E come può avere ragione di un’analisi dell’architettura egizia-na se non se ne conosce il suo progetto?

A partire dal 1985 il mio lavoro è stato, dunque, quello di interro-gare le mute testimonianze architettoniche, su rilievi degni di tale no-me, cercare di ragionare come gli antichi costruttori, adoperare il loro sistema di misurazione e provare a dare tutte le risposte possibili alle domande poste a queste testimonianze.

Per comprendere ciò a cui intendevo avvicinarmi, ho stimato giusto e necessario approfondire le ricerche in altri campi della società e del-la scienza dell’antico Egitto e, in particolare, dell’Antico Regno nella misura in cui la documentazione me l’ha permesso. Questa indagine, informativa ed analitica, vuole introdurre me stesso, ed il lettore, in questo meraviglioso mondo della progettazione. Capire, cioè, quali limiti (sempre sulla base delle fonti archeologiche) si potevano porre

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alle conoscenze dell’epoca, tenere conto della mentalità egiziana e ri-cordare sempre che i creatori di questi lavori furono solamente ed uni-camente degli esseri umani come noi.

In percentuale, ho posto 100 domande alla ricerca ed essa mi ha da-to 80-90 risposte: le restanti non risolte appartengono ad un mondo di esigenze che mai il tempo ci svelerà. Significa, a mio parere, che dob-biamo accettarle così come sono; così come noi dobbiamo accettare per quella che è l’architettura funeraria regia dell’Antico Regno, poi-ché espressione di un complesso patrimonio culturale distante da noi quasi 4500 anni, realizzazione di un pensiero che non si esprime più in lingua parlata, specchio di un modo di sentire l’esistenza (ultra)terrena spesso in maniera completamente opposta alla nostra.

Questa indagine, come si vedrà percorrendo il presente lavoro, ha svelato una realtà progettuale molto più viva ed inquieta di quanto si possa immaginare, anche se determinati schemi restano immutati du-rante quasi tre secoli di architettura.

Concludendo, questa ricerca è dedicata a quei tecnici egiziani (gran parte delle volte ignoti) che utilizzarono la loro intelligenza ed inven-tiva per realizzare opere che, oltre ad essere inestimabile patrimonio culturale, rappresentano un’eredità alla quale dobbiamo la nostra civil-tà. I testi geroglifici sono stati tradotti dal’autore. Pietro TESTA Napoli 2007

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INDICE VOLUME I

Prefazione 7 La situazione sullo studio del progetto nell’architettura dell’antico Egitto

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Capitolo I 19 LE SCIENZE MATEMATICHE E METRICHE 19 §1. La conoscenza matematica e le sue fonti 19 §2. Le conoscenze sul triangolo e sul quadrato 21 § 3. Il sistema di misurazione 23 a) Il piccolo cubito 23 b) Ricerche sulle origini del piccolo cubito 24 c) Il cubito reale 26 d) Proprietà matematiche del cubito 28 e) Il mondo dimensionale nel pensiero egiziano 29 Capitolo II 31 PROGETTO, ARCHITETTI E GRAFICA 31 § 1. Progettare e progetto 31 § 2. La figura dell’architetto nella società egiziana 36 Imhotep 44 Ineni 45 Senenmut 46 Gehuty 47 Amenhotep 47 Hepuseneb 48 Puiemra 48 Menkhererraseneb 49 Minmose 50 § 3. L’ambiente di lavoro e le conoscenze dei tecnici 53 § 4. La geometria descrittiva , terminologie tecniche e scale di riduzione

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Capitolo III 63 LA TOMBA 63 § 1. La tomba regia nell’Antico Regno 63 § 2. La sepoltura regia nell’economia dell’antico Egitto 69

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Capitolo IV 73 LA PIRAMIDE E L’ASTRONOMIA 73 § 1. Osservazioni di numerologia metrica 73 § 2. Fonti egiziane sulla piramide 74 § 3. La piramide e l’astronomia 77 Capitolo V 83 IL PROGETTO E LA PIRAMIDE 83 § 1. I termini tecnici della piramide 83 § 2. L’angolo alla base di una piramide: il sqd egiziano 85 § 3. Il rapporto h-½ b e la teoria progettuale di una piramide 87 § 4. Il progetto delle funzioni cultuali 91 Appendice n°1 97 La filosofia delle misure e del progetto nell’antico Egitto 97 Appendice n°2 100 L’impiego della griglia modulare nella piramide 101 Appendice n°3 100 Scopi della ricerca del progetto nell’architettura egiziana e proposte di programmi di studio

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Annesso 106 Distretti dell’antico Egitto 107 Toponimi dei distretti attestati in geroglifico ed in greco 111 Carte dei distretti dell’alto, medio e basso Egitto 113 Giacimenti di rocce, minerali e metalli in Egitto usati nell’antichità

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Carta delle località dei giacimenti litici 121 Termini egiziani 123 Bibliografia I e II volume 127 TAVOLE Tavola 1 139 Tavola 2 140 Tavola 3 141 Tavola 4 142 Tavola 5 143 Tavola 6 144 Tavola 7 145 Tavola 8 146 Tavola 9 147

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Tavola 10 148 Tavola 11 149 Tavola 12 150 Tavola 13 151 Tavola 14 152 Tavola 15 153 Tavola 16 154 Tavola 17 155 Tavola 18 156 Tavola 19 157 Tavola 20 158 Tavola 21 159 Tavola 22 160 Tavola 23 161 Tavola 24 162 Tavola 25 163 Tavola 26 164 Tavola 27 165 Tavola 28 166 Tavola 29 167 Tavola 30 168 Tavola 31 169 Tavola 32 170 Tavola 33 171 Tavola 34 172 Tavola 35 173 Tavola 36 174 Tavola 37 175 Tavola 38 176 Tavola 39 177 Tavola 40 178 Tavola 41 179 Tavola 42 180 Tavola 43 181 Tavola 44 182 Tavola 45 183 Tavola 46 184

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Tavola 47 185 Tavola 48 186

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LA SITUAZIONE DELLO STUDIO SUL PROGETTO

NELL’ARCHITETTURA DELL’ANTICO EGITTO

La realtà degli vestigia architettoniche lungo la valle del Nilo è una testimonianza dell’attività costruttiva del popolo egiziano. Architetture per i viventi, per gli dei e per i defunti: secondo i materiali, ne restano delle tracce più o meno visibili e compren-sibili. Durante le campagne archeologiche passate e presenti gli egittologi hanno posto in luce e hanno documentato i diversi e-pisodi architettonici, ragion per cui oggi possiamo dire di posse-dere un quadro relativamente completo e continuo dell’architettura dell’antico Egitto.

Le prime notizie sistematiche sull’architettura egiziana inizia-rono a apparire dall’epoca di Napoleone Bonaparte con J.F.Champollion, Ippolito Rosellini, Richard Lepsius. Questi pionieri dell’egittologia ci hanno lasciato dei lavori di documen-tazione grafica e cromatica che nessuna sofisticazione fotografi-ca o informatica potrà mai sostituire.

G. Jéquier fornisce uno dei primi contributi piuttosto sistema-tici con il Manuel d’Archéologie Égyptienne. Les Éléments de l’Architecture (Paris 1924), in cui l’autore presenta l’architettura nilotica per materiali ed elementi costruttivi e complementari a-gli organismi architettonici.

W. Stevenson pubblica The Art and Architecture of Ancient Egypt (Penguin Books 1958), un volume che tratta l’arte egizia-na fino alla XXX dinastia, ma piuttosto episodico.

J. Vandier scrive il suo Manuel d’Archéologie Égyptienne, 6 volumi (Paris 1952 et segg.). Si tratta di un lavoro vasto e ag-giornato per l’epoca di pubblicazione; il II volume (II parte) cu-ra l’architettura funeraria, religiosa e civile dell’Antico Regno fino alla fine del Nuovo Regno. È già una descrizione abbastan-za analitica dei diversi episodi, documentati con un soddisfacen-te numero di disegni e foto.

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A.Badawy scrive A History of Egyptian Architecture, 3 vo-lumi (Cairo-University of California Press 1954-68) e Le Dessin Architectural chez les Anciens Égyptiens (Le Caire 1948). En-trambi sono dei lavori eccellenti, soprattutto il secondo che pre-senta in modo analitico gli episodi architettonici egiziani secon-do le fonti grafiche indigene corredati dalle proposte di restitu-zioni volumetriche.

J. L. de Cenival pubblica L’architettura Egiziana (Friburgo-Milano 1964), un compendio relativamente esauriente di due millenni di architettura nilotica con degli scorci storici sugli scopi ed i problemi tecnici ed evolutivi della disciplina. A proposito della tecnologia dei materiali e dei metodi di co-struzione restano fondamentali i lavori di A. Choisy, L’Art de Bâtir chez les Égyptiens (Paris 1904) ; S. Clarke-A. Engelbach, Ancient Egyptian Masonry (Oxford 1930) completate dalla pubblicazione di G. Porta, L’Architettura Egizia in Legno e Ma-teriali Leggeri (Torino 1989). Questi lavori essenziali sono ad ogni modo solamente descrittivi dato che non c’è alcun tentativo di ricerca del ragionamento progettuale che era all’origine dei parecchi episodi.

Un primo studio in questo orientamento è stato condotto da A. Badawy nel suo Ancient Egyptian Architectural Design. A Study of the Armonic System (Berkeley 1965). In questo lavoro l’Autore egiziano costruisce una teoria progettuale fondata sull’uso di parecchi tipi di triangoli, della serie di Fibonacci ed altre particolarità. Badawy sviluppa un denominatore geometri-co comune che, a suo avviso, può essere adoperato su qualsiasi monumento egiziano esaminato nella sua pianta. Questa pretesa teoria del disegno armonico sembra, tuttavia, piuttosto nebulosa per due ragioni principali: 1- gli esempi indicati, anche se forniti di scala in cubiti, non pre-sentano le misure analitiche di rilievo in modo che non può esse-re condotta alcuna verifica di approfondimento da parte del let-tore; 2- pretendere di trovare una metodo chiave di lettura progettuale identico per tutti i monumenti egiziani significa snaturare lo spi-rito della mentalità egiziana, in quanto ogni episodio architetto-

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nico è un elemento a sé. Ciò vuole dire, come sarà dimostrato in questo lavoro, che ad ogni domanda del committente corrispon-deva, naturalmente, una risposta particolare del progettista, an-che se le varie tipologie architettoniche in Egitto avevano un ca-novaccio distributivo relativamente invariabile.

L’architetto J. Ph. Lauer, lo Studioso che scavò per lunghi anni a Saqqâra scoprendo il meraviglioso complesso funerario del re Gioser (III dinastia), scrive l’articolo Le Triangle Sacré dans les Plans des Monuments de l’Ancien Empire in BIFAO 77, 57-78 (1977). Anche se le piante dei monumenti sono forniti di scala metrica, non sono presenti le misure analitiche di rilievo. Inoltre non è del tutto esatto che nell’antico Egitto era adoperato solamente il triangolo sacro (o isiaco: 3-4-5) per tutti gli episodi. Se prendiamo in considerazione le due monografie concernenti i templi funerari dei re Teti e Unas, e cioè: J. Ph.Lauer-J. Leclant, Le Temple Haut du Complexe Funéraire du Roi Téti (Le Caire 1972) ; A. Labrousse-J. Ph. Lauer-J. Leclant, Le Temple Haut du Complexe Funéraire du Roi Ounas (Le Caire 1977), notiamo lo sforzo degli Autori nella ricerca del progetto di questi episodi, disegnati ottimamente in scala di riduzione (ma senza le misure analitiche di rilievo), e purtroppo c’accorgiamo che è preso in considerazione solo il triangolo sacro (e per alcune parti dei complessi) che non soddisfa le domande sul resto della distribu-zione del contesto architettonico. In queste monografie gli Auto-ri avrebbero potuto presentare inoltre, anche indipendentemente dell’economia della pubblicazione, uno studio dettagliato dell’insieme progettuale dell’intero complesso architettonico.

Fino ad oggi non sembrano esserci altre ricerche sul progetto nell’architettura egiziana. Per amore di cronaca si menziona il lavoro di R. A. Schwaller di Lubicz, Le Temple et l’Homme. A-pet du Sud à Louqsor (Paris 1977) nel quale le problematiche del progetto del tempio di Luqsor sono sommerse da una serie intricata di speculazioni matematiche ed esoteriche che non ap-partengono al campo pertinente l’argomento di questo lavoro. Va accennata anche quella serie di lavori su masturbazioni men-tali concernenti l’esoterismo, l’ufologia, la magia e le specula-zioni pseudo-astronomiche che appartengono ad una sfera di

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persone che cercano disperatamente una fede alla quale aggrap-parsi e che pretendono di vedere negli antichi Egiziani degli es-seri dotati di poteri soprannaturali.

È dalla carenza della ricerca del progetto nell’architettura e-giziana che nasce la necessità di sviluppare uno studio sistemati-co su questa disciplina procedendo, dunque, solamente nell’esame di episodi documentati da un rilievo analitico. Lad-dove questa caratteristica risulta assente, la ricerca va condotta purtroppo solo a livello di pura ipotesi.

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CAPITOLO I

LE SCIENZE MATEMATICHE E METRICHE §1. LA CONOSCENZA MATEMATICA E LE SUE FONTI

Oggi conosciamo la maestria con la quale i matematici egiziani a-vevano affrontato e risolto la maggior parte delle domande della ma-tematica e della geometria. Alla base della loro scienza vi era un si-stema numerico fondato sulle unità, decine, centinaia, migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia ed un termine che, correntemente, è reso con milione (HH) 1 ma che si fonde con l’idea di infinità, numero molto grande. Con queste basi numeriche i ricercatori egiziani, quasi sempre integrati nelle classi dirigenti, crearono durante il corso della storia scientifica del loro paese il mondo del calcolo accurato e preciso per risolvere i diversi problemi che la vita poneva: a partire da quelli più pratici e quotidiani, come il calcolo dell’area di un campo, fino a quelli più delicati ed complessi, come il diagramma di una volta in mattoni crudi (tav.1). Alla base di tutto, dunque, vi erano la matemati-ca e la geometria (poiché tale era la domanda) che non sfociarono mai nell’astrazione né nella filosofia, ma che restarono sempre integrate nella realtà quotidiana. Per quanto riguarda la conoscenze matematiche degli antichi Egi-ziani, ci sono giunti dei documenti che, sebbene mutili e non numero-si, permettono di renderci conto delle grandi nozioni dei Nilotici e ci fanno intravedere un mondo ancora maggiore delle loro conoscenze e della loro ricerca. Le fonti più importanti, e più che conosciute, sono: ● il Papiro Matematico Rhind (XV-XVI dinastia: PMR) 2

1 Wb III-153; Sethe 1916. 2 Peet T.E., The Rhind Mathematical Papyrus BM 10057-10058, London 1923; Chase

A.E. - Bull L. - Archibald R.C., The Rhind Mathematical Papyrus, Vol. I, Mathematic Asso-ciation of America, Ohio 1927; Robins R. G. - Shute C. C. D., The Rhind Mathematical Pa-pyrus: An Ancient Egyptian Text, London 1987; Couchoud S., Mathématiques Egyptiennes. Recherches sur les connaissances mathématiques de l’Egypte pharaonique, Paris 1993.

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Capitolo I

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● il Rotolo Matematico di Cuoio del British Museum (XV-XVI dina-stia: RMC) 3 ● il Papiro di Kahûn del British Museum (XV-XVI dinastia; Pap.IV, 2; IV, 3; XLV, 1; LV, 3; LV,4) 4 ● il Papiro Matematico di Mosca (XV-XVI dinastia: PMM) 5 ● i Papiri Reisner (XII dinastia) 6. Il titolo del PMR c’informa che si tratta del Metodo per accedere alla conoscenza delle cose e conoscere tutto ciò che è oscuro e tutti i segreti 7. Questa asserzione non ha bisogno di molti commenti, perché esprime che colui che vuole indagare sulle cose (apparentemente) na-scoste deve ricorrere al tp-Hsb.8

Sarebbe superfluo enumerare analiticamente le innumerevoli no-zioni matematiche degli antichi Egiziani: basta ricordarne le più signi-ficative. Conoscevano le quattro operazioni sui numeri interi e sulle frazioni, l’elevazione al quadrato e la radice quadrata, le equazioni di primo e secondo grado, le progressioni aritmetiche. Nel campo della geometria erano conosciute le figure geometriche (ir)regolari, piane e solide, con le loro caratteristiche. Gli Egiziani estesero l’applicazione della matematica alle misure lineari, di superficie, di peso e di capaci-tà, spaziando nell’astronomia e nelle scienze applicate. 9

3 Glanville S.R.K., The Mathematic Leather Roll in the British Museum, JEA 13 (1927), 232 segg.; Shott-Hall H.R., Egyptian Leather Roll of the 17th Century B.C., B.M. Quarterly, Vol. II (1927), 56 segg.; Gillings R.J., The Egyptian Mathematic Roll (B.M. 10250), AJS 8 (1962), 339 segg.

4 Griffith F. Ll., The Petrie Papyri: Hieratic papyri from Kahun and Gurob, 2 voll., Lon-don 1898.

5 Struve W.W., Mathematik Papyrus des Staatlichen Museum der Schönen Künste in Moskau, Part A, Vol. I, Berlin 1930; Vogel K., The truncated pyramid in Egyptian mathemat-ics, JEA 16 (1930), 242 segg.; Peet. T.E., A problem in Egyptian geometry, JEA 17 (1931), 100 segg.; Thomas W.R., Moscow Mathematical Papyrus n°14, JEA 17 (1931), 50 segg.; Vet-ter Q., Problem 14 of the Moscow Mathematical Papyrus, JEA 19 (1933), 16 segg.; Nims C.F., The bread and beer in the Moscow Mathematical Papyrus, JEA 44 (1958), 56 segg.

6 Simpson W.C., The Papyrus Reisner I (1963); II (1965); III (1969), Boston. 7 Testo in Couchoud, op. cit. 8 Letteralmente il meglio del calcolo (a mio parere). Sostantivo composto con il significa-

to anche di ordine giusto; giustezza. 9 Gillain O., La science égyptienne: l’arithmétique au Moyen Empire, Bruxelles 1927 ;

Peet T.E., Mathematics in ancient Egypt, London 1931 ; Megally M., Le papyrus hiératique comptable du Louvre, Le Caire 1971 ; Recherches sur l’économie, l’administration et la comptabilité à la XVIIIe dynastie d’après le papyrus E 3226 du Louvre, Le Caire 1977 ; No-tions de comptabilité à propos du papyrus E 3226 du Louvre, Le Caire 1977 ; Gillings R.J,