L’obesitàpuò essereunfattoredirischio,maesagerare ...dei romani e i menù del commissario...

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TRE DOMANDE... W ILMA, responsabile dell’ufficio fornitori di un’azienda milanese, è solare e ottimista. Vede il lato positivo in ogni cosa. Per la bilancia ha qualche chilo di troppo: le piace mangiare, magari in quantità. Crede che nella vita l’unico modo per essere felici (e senza badare ai chili) sia stare bene con sé stesse. Quando guarda lo specchio prima di uscire di casa pensa… «Quanto sono bella stamattina!» Qual è il suo piatto preferito? «I primi (soprattutto i risotti)». Un messaggio che vuole lasciare alle magre? «Divertitevi un po’ di più». S IMONA, segretaria del direttore dell’ufficio del personale di una media azienda, è magra. Mangia tanto, alimenti salati in special modo, ma brucia ogni cosa, dunque non ingrassa. Portata a vedere il bicchiere mezzo vuoto, non ha problemi con il suo peso. Sta bene nel suo corpo, a renderla un filo ombrosa sono le situazioni della vita. Quando guarda lo specchio prima di uscire di casa pensa… «Non mi guardo, non mi interessa». Qual è il suo piatto preferito? «La pasta con il tonno». Un messaggio che vuole lasciare alle magre? «Non fatevi troppi problemi, non ascoltate i commenti degli altri». e.g. D a una parte ci sono le conformate, ben messe, morbide, “in carne”. Dal- l’altra ci sono le magrette, i “grissini”, le slanciate, le modelle. È possibile che il mon- do, che ama le contrapposizioni, ve- da anche le donne confrontarsi e opporsi, sul terreno della taglia? Ed è possibile che loro ci caschi- no, lasciandosi trasportare in una battaglia infinita, con tan- to di bilancia? A quanto pare sì. La Tv trasmette ossessivamente l’immagine di corpi magri, perfetti, dal ca- pello senza dop- pia punta al piede con lo smalto sul mignolino: niente è lasciato al caso. E co- sì, la signora che osserva la pagina pubblicitaria sul- la rivista di moda, fa un esamino di coscienza e ne esce distrutta: dopo una giornata di lavoro, le faccende di ca- sa, l’arrosto, è impossibile essere splendide. Occorre migliorare. Proprio a questo punto le donne inizia- no a ragionare per opposti: le signore “mor- bide” si sentono eccedere. Quelle filiformi si sentono insufficienti. È come se mancasse qualcosa, come se, accidenti, la condizione di vita fosse sempre sbagliata. Un modo per correre ai ripari, e sentirsi belle e apprezzate, pare sia quello di consulta- re alcuni “guru”. Nell’ordine: le amiche e le riviste di bellezza. Le amiche consigliano ri- medi di solito assurdi (la tisana sgonfiante, la dieta del limone, la dieta “del nulla”, ossia del- l’assenza di cibo). Le riviste propongono die- te dimagranti che, se affrontate senza il sup- porto del medico di famiglia, possono arreca- re più danni che benefici. Le donne filiformi non hanno necessità di dimagrire. Nonostante qualcuna si senta comunque “con qualche etto in più addos- so”, la maggioranza vorrebbe tonificare, irro- bustire, fermare il tempo. Da qui la richiesta di aiuto rivolta a massaggi, oli, linfodrenaggi, e ogni genere di trattamento estetico. Sì, mi piaci come sei Sarà vero che le donne difficilmente si piacciono come sono, e che lo stereotipo del- la “bellezza-magrezza” risulta vincente, da cinquant’anni a questa parte. Ma forse è il ca- so di iniziare a smettere di ragionare per idee rinchiuse in scatoline: le due signore che gentilmente hanno chiacchierato con noi (vedi box) testimoniano che i chili in più, o in difetto, di per sé, non portano né la feli- cità né l’infelicità. Che lo specchio, il più po- tente mezzo di distruzione del- l’autostima mai inventato, ha così tanto pote- re solo perché le persone glielo concedono. Antonella Clerici è bella tanto quanto Fran- cesca Neri. Marisa Laurito sprizza felicità da tutti i pori, ma anche Raffaella Carrà. Il segreto di questi personaggi? Si accettano per come sono, o almeno non fanno un dramma dei chili di troppo. La solarità esplosiva forse si annida bene tra gli etti in eccesso? Chissà. Ma anche questa non è una regola scritta. La bellezza nasce dal cuore, così come la sensazione di essere piacenti, indipendente- mente dalle rughe o dalla taglia. L’obesità può essere un fattore di rischio, ma esagerare con le diete a volte mette a nudo l’incapacità di accettarsi 75% della mortalità è dovuto alle malattie da dismetabolismo: il 50% di queste sono originate dall’obesità «Il binomio magri e felici o grassi e infelici resta sempre valido per la gran parte delle persone», dice Giorgio Calabrese nel suo libro (L’inganno delle diete, Piemme). Ma se è corretto interpretare i chili in più come un primo segno di disa- gio metabolico, è sbagliato dimagrire a qualunque costo, magari inseguen- do modelli impossibili. Come in tutte le cose, ci vuole un po’ di buon senso. E occhio alle diete strane. CLUB 3 [COSTUME] CLUB 3 17 FEBBRAIO 2009 16 FEBBRAIO 2009 GRASSE, MAGRE BELLE ESAGERATE DI ELENA GIORDANO - FOTO SAVERIO MERONE FELICE E MALINCONICA Wilma e Simona, due modelli di donna che si confrontano e spesso di scontrano

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TRE DOMANDE...

WILMA, responsabile dell’ufficio fornitori di un’azienda milanese,è solare e ottimista. Vede il lato positivo in ogni cosa. Per la bilancia

ha qualche chilo di troppo: le piace mangiare, magari in quantità.Crede che nella vita l’unico modo per essere felici (e senza badare ai chili)sia stare bene con sé stesse.Quando guarda lo specchio prima di uscire di casa pensa…

«Quanto sono bella stamattina!»Qual è il suo piatto preferito?

«I primi (soprattutto i risotti)».Un messaggio che vuole lasciare alle magre?

«Divertitevi un po’ di più».

SIMONA, segretaria del direttore dell’ufficio del personale di una mediaazienda, è magra. Mangia tanto, alimenti salati in special modo,ma brucia ogni cosa, dunque non ingrassa. Portata a vedere il bicchiere

mezzo vuoto, non ha problemi con il suo peso. Sta bene nel suocorpo, a renderla un filo ombrosa sono le situazioni della vita.Quando guarda lo specchio prima di uscire di casa pensa…

«Non mi guardo, non mi interessa».Qual è il suo piatto preferito?

«La pasta con il tonno».Un messaggio che vuole lasciare alle magre?

«Non fatevi troppi problemi, non ascoltate i commentidegli altri». e.g.

Da una parte ci sono le conformate,ben messe, morbide, “in carne”. Dal-l’altra ci sono le magrette, i “grissini”,

le slanciate, le modelle. È possibile che il mon-do, che ama le contrapposizioni, ve-da anche le donne confrontarsi eopporsi, sul terreno della taglia?Ed è possibile che loro ci caschi-no, lasciandosi trasportare inuna battaglia infinita, con tan-to di bilancia? A quantopare sì.

La Tv trasmetteossessivamentel’immagine dicorpi magri,perfetti, dal ca-pello senza dop-pia punta al piedecon lo smalto sul mignolino:niente è lasciato al caso. E co-sì, la signora che osserva lapagina pubblicitaria sul-la rivista di moda, fa

un esamino di coscienza e ne esce distrutta:dopo una giornata di lavoro, le faccende di ca-sa, l’arrosto, è impossibile essere splendide.Occorre migliorare.

Proprio a questo punto le donne inizia-no a ragionare per opposti: le signore “mor-bide” si sentono eccedere. Quelle filiformisi sentono insufficienti. È come se mancassequalcosa, come se, accidenti, la condizione divita fosse sempre sbagliata.

Un modo per correre ai ripari, e sentirsibelle e apprezzate, pare sia quello di consulta-re alcuni “guru”. Nell’ordine: le amiche e leriviste di bellezza. Le amiche consigliano ri-medi di solito assurdi (la tisana sgonfiante, ladieta del limone, la dieta “del nulla”, ossia del-l’assenza di cibo). Le riviste propongono die-te dimagranti che, se affrontate senza il sup-porto del medico di famiglia, possono arreca-re più danni che benefici.

Le donne filiformi non hanno necessitàdi dimagrire. Nonostante qualcuna si sentacomunque “con qualche etto in più addos-so”, la maggioranza vorrebbe tonificare, irro-bustire, fermare il tempo. Da qui la richiestadi aiuto rivolta a massaggi, oli, linfodrenaggi,e ogni genere di trattamento estetico.

Sì, mi piaci come seiSarà vero che le donne difficilmente si

piacciono come sono, e che lo stereotipo del-la “bellezza-magrezza” risulta vincente, dacinquant’anni a questa parte. Ma forse è il ca-so di iniziare a smettere di ragionareper idee rinchiuse in scatoline: ledue signore che gentilmentehanno chiacchierato con noi(vedi box) testimoniano chei chili in più, o in difetto, diper sé, non portano né la feli-cità né l’infelicità.

Che lo specchio, il più po-tente mezzo di distruzione del-

l’autostima mai inventato, ha così tanto pote-re solo perché le persone glielo concedono.Antonella Clerici è bella tanto quanto Fran-cesca Neri. Marisa Laurito sprizza felicitàda tutti i pori, ma anche Raffaella Carrà. Ilsegreto di questi personaggi? Si accettano percome sono, o almeno non fanno un drammadei chili di troppo. La solarità esplosiva forsesi annida bene tra gli etti in eccesso? Chissà.Ma anche questa non è una regola scritta.

La bellezza nasce dal cuore, così come lasensazione di essere piacenti, indipendente-mente dalle rughe o dalla taglia. �

L’obesità può essere un fattore di rischio, ma esagerare con le diete a volte mette a nudo l’incapacità di accettarsi

75%della mortalitàè dovuto allemalattie dadismetabolismo:il 50% di questesono originatedall’obesità

«Il binomio magri e felici o grassi einfelici resta sempre valido per lagran parte delle persone», diceGiorgio Calabrese nel suo libro(L’inganno delle diete, Piemme).Ma se è corretto interpretare i chiliin più come un primo segno di disa-gio metabolico, è sbagliato dimagrirea qualunque costo, magari inseguen-do modelli impossibili. Come in tuttele cose, ci vuole un po’ di buon senso.E occhio alle diete strane.

CLUB3

[COSTUME]

CLUB317

FEBBRAIO 2009

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FEBBRAIO 2009

GRASSE, MAGRE BELLE ESAGERATE

DI ELENA GIORDANO - FOTO SAVERIO MERONE

FELICE E MALINCONICA

Wilma e Simona, due modelli

di donna che si confrontano

e spesso di scontrano

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Snobbati, maltrattati e talvolta anchesottopagati. I grassi spesso vivono unacondizione di questo tipo, ma adesso

una ricerca, pubblicata sul quotidiano tedescoBild, risposta l’ago della bilancia. Sembrereb-be che i grassi siano più felici e allegri dei ma-gri. La conferma viene da una ricerca condot-

ta dal KarolinskaInstitut di Stoccol-ma, che ha presoin esame un cam-pione di 1,3 milio-ni di uomini. Il ri-sultato? Le perso-ne di sesso maschi-le con qualche chi-logrammo di trop-po soffrono mol-tomeno di depres-sione rispetto allepersone magre.Minore è anche la

propensione al suicidio. Club3 ha voluto ap-profondire l’argomento con la psicoterapeutaBarbara Rossi, presidente onorario del Cisp(Centro italiano sviluppo psicologia).

Dottoressa Rossi, che cosa ne pensa diquesto studio?

«Benché la ricerca sia giunta a noi con unaformulazione non molto chiara, e benché il pe-so ideale resti un concetto relativo, possiamocerto condividere il pensiero che le personecon qualche chilogrammo in più possano esse-re più felici dei magri. Sono veramente pocheinfatti le persone che naturalmente hanno unmetabolismo che consente loro un peso idealee una forma “magra”, che nella nostra societàsignifica da modelli. La ricerca riconduce lemotivazioni alla produzione di serotonina, unormone che provoca buon umore. Io ritengoinvece che ridurre l’essere felici a un mero fat-tore ormonale consideri poco gli aspetti emo-

zionali, cognitivi, relazionali che sono coinvol-ti. Essere magri, per molti, richiede sacrifici:sottoporsi a diete forzate, esercizi ginnicid’ogni genere, farmaci e integratori, elettrosti-molatori, pur di essere sempre “n forma”, eapparire “magri e belli”. Significa gestire lapaura di non piacere abbastanza, il rischio di

perdere l’amato, di uscire dal giro. Significaquindi anche dirottare molte energie e pensie-ri su questo obiettivo, a scapito di altri aspetti,valori e piaceri. Al contrario, chi si mostra piùclemente con sé stesso, concedendosi qualchepiacere per la buona cucina, per un buon bic-chiere di vino, potrebbe essere più disponibilead accogliere anche le sorprese e gli imprevistiche la vita ci presenta. Se ci pensiamo, già lamitologia, con la vicenda di Narciso, giovanedi bellissimo aspetto follemente innamoratodella propria immagine, metteva in guardiadall’eccesso di culto per il proprio aspetto. Inquesto amore per la propria immagine Narci-so perde di vista un po’ alla volta tutto: i va-lori, gli interessi, il confronto con l’altro.Non può separarsi dalla propria immaginevissuta come perfetta, fino a perdere sé stes-so nel desiderio di unirsi per sempre alla pro-pria bellezza».

Esiste la paura di essere grassi o magri?Come si manifesta nei due casi?

«Più che paura, direi che i problemi lega-ti al comportamento alimentare sono unacertezza, se consideriamo le statistiche:in Italia solo il 53 per cento della popola-zione può rientrare nel cosiddetto “nor-mopeso”. Rispetto alla percezione di sé,chi soffre di anoressia solitamente pensadi essere grasso e si sforza di dimagrire;non parliamo quindi di paura, perché lapersona è certa di essere in sovrappeso.Chi è obeso, all’opposto, tende a bana-lizzare il problema attribuendolo a cau-se esterne o casuali: per alcuni è un pro-

blema di metabolismo, per altri è inspiegabi-le perché l’impressione è di mangiare poco,per altri è genetico, oppure è un problemaendocrino».

C’è una sostanziale differenza tra l’esse-re in sovrappeso e obesi. Come vive l’obe-so questa sua condizione in una società

che guarda molto all’estetica?«Difficile generalizzare. Certamente la di-

stanza tra peso ideale e peso reale provoca unpo’ di dispiacere e sofferenza, ma basta circon-darsi di persone giuste, pure loro obese, oppu-re che capiscono gli aspetti positivi più interio-ri, per colmare il gap e non pensarci. Va co-

munque precisato che sovrappeso e obesitànascondono aspetti psichici importanti, che

vanno compresi nel rispetto delle sin-gole identità. Ricordo, ad esempio,una signora che, durante il percorsoterapeutico, si rese conto che la suaimprovvisa obesità non era casuale:disturbata dai corteggiatori, avevadeciso inconsciamente di protegger-si diventando grassa. Un’altra signo-

ra, in dieta perenne, ma inutil-mente, si rese conto di quan-to il suo “ammasso di gras-

so” la facesse assomiglia-re fortemente alla ma-

dre che aveva perso.Un modo come un

altro per tenerlavicina?». �

ROTOLONI FELICILe persone con qualche chilo in più soffrono meno la depressione. La relazione tra psiche e aspetto esteriore

[COSTUME]

53%degli italianipuò rientrarenel cosiddettonormopeso, glialtri sono grassi

CLUB3

Che cosa accomuna McDonald’s e Slow Food, i banchettidei romani e i menù del commissario Montalbano, cristiani

e pagani di tutti i tempi? L’attrazione irresistibile, incontrollabileper il cibo. Talmente irresistibile e incontrollabile da diventarepeccato, colpa, vizio, anzi, uno dei sette vizi capitali, comericorda un piacevole e intelligente libro, Gola (il Mulino,

pp. 122, 12,00 euro) scritto dalla professoressaFrancesca Rigotti. Caratteristica specifica di questovizio, è il fatto che si rende visibile, perché inscrittonella carne, non solo nell’anima. Certo è che ladiffusione della “passione dell’ingordigia” – comerecita il sottotitolo del libro – è oggi planetaria,come dimostra il fenomeno dell’obesità globaleo globesity. Ed è allora divertente, ma insieme unpo’ inquietante, ritrovare i segni dell’epidemia delsovrappeso in un itinerario che parte dall’antichitàper arrivare a oggi. Paolo Perazzolo

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FEBBRAIO 2009 FEBBRAIO 2009

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DI MONICA MELOTTI

PAROLA DI ESPERTO

Barbara Rossi, picoterapeuta,

dice che i grassi sono

tendenzialmente più felici

NEL TEMPO DELLA “GLOBESITY”

Nell’amore per lapropria immagine,

Narciso perde di vista,un po’ alla volta, tuttii valori, gli interessi,il confronto con l’altro

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C’È PURE LA DIETA DEI SALAMI

[COSTUME]

Chi volesse proprio dimagrire deve fare attenzione alle scorciatoie e a certi consigli davvero bizzarri...

C’è anche la dieta secondo la qualesi dimagrisce mangiando salamigrassi, lardo, strutto e cose del ge-

nere. Si chiama “dieta punti” e ogni tantoriappare su Internet e su qualche rivista di se-

condo ordine. Si tratta della riesuma-zione di una vecchia teoria conte-

stata da quasi tutti i nutrizioni-sti secondo la quale sarebbe-

ro soltanto i carboidrati(pane, pasta, riso, eccete-ra) e gli zuccheri i re-sponsabili del grassosuperfluo. Quindi - sidice - bisogna forni-re all’organismo unaquantità trascurabi-

le di carboidrati e non preoccuparsi invecedei grassi e delle proteine. La spiegazione diquesta teoria è piuttosto confusa.

Si afferma che tutti i carboidrati e gli zuc-cheri sono trasformati in glucosio da un ormo-ne secreto dal pancreas, l’insulina (ed è vero),dopo di che il glucosio è speso in energia, sein quantità corretta; ma secondo la teoria in al-cuni casi, peraltro non indicati, viene secretapiù insulina di quella necessaria, che non solobrucia il glucosio troppo in fretta, ma rimanepoi in buona parte in circolo generando gli in-desiderabili pannicoli adiposi, perché trasfor-ma in grassi di accumulo le sostanze derivantidalla demolizione del glucosio. I grassi accu-mulati, precisa ancora la teoria, sono soltantoquelli prodotti con questa reazione, mentre igrassi ingeriti con gli alimenti non formanopannicoli adiposi e, quindi, non c’è ragione dilimitarne il consumo: il vero pericolo sarebbe-ro i carboidrati, che richiamano l’insulina e in-nestano il perverso ciclo descritto.

Non risulta che vi siano supporti scientificia questa teoria, che fra l’altro non prendeneanche in considerazione il rapporto fra en-trata e spesa calorica nella dieta suggerita, la-sciando anche intendere che l’aterosclerosi èda attribuire ai carboidrati. È appena il caso

di notare che, se soltanto i carboidrati fosseroresponsabili del grasso superfluo e dell’atero-sclerosi, le popolazioni del terzo mondo chesi nutrono prevalentemente di carboidrati sa-rebbero formate da obesi ammalati e infartua-ti. Si chiama “dieta punti” perché viene at-tribuito un punteggio ai vari cibi, ovveromolto basso per salsicce, salu-mi, formaggi, eccete-ra, che favorirebbe-ro il dimagrimen-to, e molto alto perquelli a base di car-boidrati, con crite-ri anche strambi:

a una zolletta di zucchero, per esempio, sonoassegnati 7 punti e a una cipolla lessa 9 punti,per cui la cipolla lessa risulterebbe molto più“ingrassante” di mezzo chilo di anatra farcitacon 250 grammi di strutto, che hanno zeropunti. Né vengono presi in considerazione vi-tamine e minerali.

Ma non è la sola dieta strampalata in circo-lazione, ce ne sono tante altre, per esempio

quella che consiglia di mangia-re solo carboidrati (dieta Pri-

tikin, il contrario di quellaprecedente), oppure la

dieta Scarsdale, ric-ca in proteine (an-

Ecco la formula

metabolica

della vita

La quantità ideale dielementi nel rispettodella regola nutrizionaledella cosiddettadieta mediterranea.

Ecco come:

� proteine = 10-15%� grassi = 25-30%� carboidrati =55-60%.Per proteine si intendono:

� proteine vegetali:

ortaggi, verdure ingenere, cereali, legumi,frutta fresca, oleosae secca, alghe;� proteine animali:

carne, pesce, uova, lattee formaggi, yogurt.Per grassi si intendono:

� grassi saturi: burro,strutto, lardo, panna,margarina;� grasssi insaturi:

olio extravergine di olivae oli vegetali in genere;grasso di pesce.Per carboidrati si

intendono quelli:

� semplici: glucosio,fruttosio, maltosio,zucchero da cucina;� complessi: amidi(come la pastae i prodotti della farina;il riso, i legumi,i cereali) e il glicogeno.

CLUB3CLUB3FEBBRAIO 2009 FEBBRAIO 2009

DI EMANUELE PICCARI

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Cche cosa ha mangiatooggi professore? «A

pranzo un’insalatona, a cenaun piatto di pasta e ceci e unpo’ di formaggio». In Tv, suigiornali e ai pazienti chevanno nei suoi tre studi sparsiper l’Italia, il nutrizionistaGiorgio Calabrese dà semprelo stesso semplice consiglioper restare in forma:mangiare di tutto, mangiare dimeno. «Una dieta equilibrataconsiste nell’alternare apranzo un piatto unico comepasta e fagioli o riso con ipiselli e a cena una porzionedi carne, di formaggio o dipesce. Ma la cosa piùimportante è consumarealmeno cinque o sei porzioni

di frutta e verdura al giorno.Così ci sente sazi e non si havoglia di abbuffarsi». Salute ebuona tavola possono andared’accordo senza troppi sforzi,quindi. Eppure, basta farsi ungiro fra i canali televisivi pertrovare a tutte le ore uominie donne che, dopo avermostrato foto del loropassato che li ritraggonodecisamente “in carne”,spiegano soddisfatti chela loro vita è cambiatadopo aver seguito unadieta innovativa odopo aver preso perun certo periodo dellepillole miracolose.«L’influenza dei mass

media su questa

moda imperante delle diete

è devastante», commenta ilprofessore. «Tutti dobbiamoessere belli e per essere bellidobbiamo essere magri. Pocotempo fa una paziente si è

presentata con una fotodi una donna dellospettacolo. Mi ha

detto solo: «Voglio esserecome lei». Io le ho rispostoche non sono un parrucchieree che fare una dieta non ècome scegliereun’acconciatura».Nell’esperienza quotidiana diCalabrese, casi come questosono sempre più numerosi.«Riguardano in misurasempre maggiore uomini suitrent’anni che vorrebberodimagrire pur non avendoneassolutamente bisogno.Ci sono poi i pazienti chepresentano evidenti tendenzeanoressiche. Quandocapitano, consiglio di andareprima da uno psicoterapeutae poi, al massimo, di tornareda me. Oppure ci sonopersone che effettivamentesono in sovrappeso, ma laloro condizione dipende dafattori ormonali, non dalla

dieta». I pazienti “migliori”,aggiunge il professore,

sono gli anziani. «Vengonoda me solo se hanno davverobisogno e sono moltoscrupolosi nel seguire le mieindicazioni». Un’altra bufalache si sente spesso ripetere èquella sull’esistenza di “cibidietetici”. «Non esistonoalimenti che fanno dimagrire,al massimo ci sono tecnichedi cottura più salutiste di altre:la griglia, per esempio, èpreferibile alla frittura».

Il professore promuove invecei centri benessere. «Anzichéspendere soldi per

pillole inutili o addirittura

dannose, è molto meglio

andare in un posto dove

ti coccolano tutto il giornoe magari ti insegnano amangiare in modo più sano».Dal canto suo, Calabrese nonsi può certo definire unbuongustaio: «Per me il ciboè prima di tutto una fonte disostentamento e poi unpiacere. Quando vado in

pizzeria, prendosempre unamargherita conrucola e se sonoinvitato a cena

cerco sempre di privilegiare leverdure. In ogni caso, quandonon sono a casa mia, di solitolascio sempre la metà di unpiatto. Un’altra buona regolada seguire è alzarsi da tavolaquando ancora non si ècompletamente sazi». A casa,invece, Calabrese adoraalcuni piatti preparati dallamoglie: «Spaghetti cucinaticon una salsa di pomodoromolto particolare, conl’aggiunta di una spolverata diparmigiano e le alici marinateo al forno. In generale,preferisco cibi semplicie di stagione: sonoi più genuini e anche i piùbuoni». Possibile che nontrasgredisca mai? Ilprofessore ci pensa.«Beh, di fronte a una barrettadi cioccolato fondente...». Eugenio Arcidiacono

[COSTUME]

OCCHIO ALLE PILLOLE MIRACOLOSE

Per mantenersi in forma basta seguire

alcuni semplici regole a costo zero

cora il contrario della Pri-tikin), oppure quella delpompelmo prima dei pastiper “bruciare” i grassi (?),eccetera, eccetera. Eppureper dimagrire non c’è da lam-biccarsi il cervello con conti di ca-lorie e dissanguando il portafoglioin centri dietetici, palestre, saune, bibi-toni dimagranti e istituti anticellulitecon apparecchi-bidone. La prima regola,che non costa niente, è che non bisogna ave-re fretta e che occorre sempre mantenereun’alimentazione variata ed evitare una vitasedentaria. Per il resto, vi sono alcuni consi-gli pratici dei nutrizionisti seri che pure noncostano niente.� Iniziare i pasti con un’abbondante insalatamista, condita moderatamente, che sostituiràil contorno. Dà un senso di sazietà, riduce “lepretese” alimentari successive e fornisce im-portanti principi nutritivi.�Usare esclusivamente la pasta finissima non

all’uovo (capellini, tagliolini, nidi di rondine,ecc.) condita con semplice pomodoro. Duran-te la cottura assorbe più acqua e la porzionenel piatto risulterà uguale a quella degli spa-ghetti o dei bucatini, ma solo in volume: inquantità sarà il 30 per cento in meno, il resto èacqua che non ingrassa.� Alternare la pasta con minestroni freschi osurgelati che, come l’insalata, danno un sensodi sazietà e poche calorie.

� Al posto del primo,si può ricorrere qualche

volta alle patate lesse, an-che condite.

� Consumare poco pane,preferibilmente quello casa-

reccio.� Sostituire vino, birra e bibi-

te con semplice acqua di rubinet-to. Se proprio non se ne può fare a

meno consumare non più di due bicchie-ri al giorno di vino o di birra.� In ciascuno dei due intervallidel mattino e del pomerig-gio, se si ha appetito,mangiare almenouno o due frutti.� Se eccessivo,ridurre il consu-mo di formaggie scegliere sem-pre latte o yo-gurt scremati.� Eliminare i

dolci o consumarli in sostituzione del primoo del secondo, ma non frequentemente.� Cuocere la carne alla piastra (perde piùgrassi) e condirla con molto succo di limone.Anche il pollo cotto al grill, privato della pelle,ha poco grasso, che è scolato durante la cottu-ra. Vanno bene anche prosciutto e bresaola.�Alternare la carne con pesci alla griglia o les-si, sempre conditi con solo limone o, comun-que, con poco olio: merluzzo, melù, nasello,trota, palombo, sogliola, rombo, cernia, cala-maro, orata o spigola. Vanno benissimo anche

le alici o le seppie al pomodoro.� Cuocere le uova solo in

camicia.� Evitare salse, maio-

nese, senape e intin-goli complicati allardo, pancetta,guanciale, burro,eccetera.� Per il resto,darsi una regola-ta con le dosi. �

Il peso ideale

� Per conoscere ilproprio peso ideale, sisegue la regola delcalcolo del Body massindex (Bmi) o Indice dimassa corporea (Imc).Con questa formula sicalcola il Bmi dividendoil peso in kg per l’altezzadella persona (in metri)al quadrato.Bmi = peso corporeodiviso l’altezza Xl’altezza.Tra i 45 e i 54 anni, peressere normopeso, ilrisultato ottenuto deveessere compreso tra 22e 27, tra i 55 e i 64 annitra 23 e 28, sopra i 65tra 24 e 29.

88centimetri

la misuramassimadel girovitanella donna;102 nell’uomo

CLUB3 CLUB3FEBBRAIO 2009 FEBBRAIO 2009

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I consigli del dietologo

� Per saperne di

più, i libri di Giorgio

Calabrese e della

moglie Caterina

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CICCIONE FATTE AD ARTE

[COSTUME]

Così gli artisti hanno sempre valorizzato un certo modello femminile

L’arte ha sempre dettato un modelloideale di donna: pensiamo alla Vene-re di Botticelli che nasce dall’acqua

e da una conchiglia come una dea, una figuradiversa dalla più carnale Venere di Tiziano.

Se la storia della bellezza femminile è an-che la storia del costume e dei suoi cambia-

menti, se arte e moda sono sempre andate abraccetto, contano i valori che il legame corpo-vestito esprimono: donna simbolo di fecondi-tà e maternità; di tenerezza e protezione; dibellezza ideale, di fascino e seduzione monda-na; oppure di emancipazione e autonomia.

Sfogliando le pagine della storia dell’arte

scopriamo che il posto d’onore spetta ad Anto-nio Canova, di cui sta per aprire la mostra "Ca-nova, L’ideale classico tra scultura a pittura"(25 gennaio - 21 giugno, Forlì, Musei di sanDomenico). Pienamente umani e pienamen-te cristiani i suoi ideali di uomo e di artista.Nella Venera italica o nella Danzatrice con lemani sui fianchi piuttosto che nella famosissi-ma Maddalena penitente è lo stesso eterno

femminino che si esprimenella gioia, nella sensualitàe insieme nella pietà e nel-la penitenza di un corpoche - modellato e levigatonel marmo - si fa tutt’unocon i panneggi sottilissimiche lo velano. Marmo co-me seta e marmo come pel-le. L’anatomia del corponudo e formoso dellaDan-zatrice trova il suo slancionel movimento che dallapunta dei piedi risale alpanneggio dei fianchi, alla

curva del seno, per assottigliarsi nel collo, lievi-tare nell’ovale del volto, raccogliersi nei capel-li sulla nuca, fissarsi infine nell’incanto di dueocchi che sollevano l’animo a sublimi affetti epensieri.

Non così la languida e sensuale Venere diUrbinodi Tiziano Vecellio, il cui corpo è colo-re fatto carne, sguardo e attesa di un incontrod’amore. Il corpo che Tiziano dipinge è con-creto e desiderabile, rispecchia la cronaca del-la vita di una corte italiana del primo Cinque-cento... In questa donna c’è sì la perfezione

classica - quasi il pittore avesse sparso sul suocorpo un’ombra di fard - ma c’è anche la sto-ria concreta di un dono di nozze per il duca diCamerino, futuro duca di Urbino.

Con il pittore fiammingo Paul Rubens en-triamo in pieno barocco, l’opulenta formosi-tà delle sue Tre grazie sopravviverà al perio-

do più idealista Settecento per rivivere poi nel-la pittura borghese dei maestri dell’Ottocentocome laDonna nuda sedutadi Pierre AugusteRenoir, che quelle carni flaccide sublimerà nel-la materia pura dell’impressionismo. Per con-tro Silvesto Lega, pittore toscano, nel Can-to dello stornello offre una silhouettefemminile in cui ampie gonne fru-scianti si stringono nel punto vitaper poi rigonfiarsi in ampie epudiche camicie ricamate echiome raccolte di tranquille,rassicuranti figlie della buonaborghesia toscana.

Sul finire dell’Ottocento l’artnouveau in Francia, lo stile libertyin Inghilterra e lo stile floreale in Italia fasce-ranno i corpi femminili in sinuose, seducentisete, conturbanti boa, piume di struzzo e spira-li di fumo da lunghi bocchini. È la donna fata-le, la bambola languida e suadente che negliAnni Venti e Trenta del secolo breve, gettatiboccoli e gioielli, si taglierà i capelli a caschet-to e indosserà i panni della modernità. Unamostra a Rovigo è dedicata a quel periodo:“Déco. Arte in Italia”, Palazzo Roverella, (31gennaio - 28 giugno. Dai ritratti inquieti e con-turbanti di Tamara de Lempicka si passa cosìa un’immagine di donna più borghese e rassi-curante che attraversa il Novecento stretta neisuoi tailleur “fumo di Londra”: è un’immagi-ne così classica che qualche volta ci è datodi vederla anche nelle nostre figlie quandoper una sera si liberano dal guanto di calza-maglie e blue jeans. A questa immagine sioppongono le donne di Botero, gonfiate a

dismisura fino al limite della bulima.I grandi scultori del Novecento sognano

nella pietra un ritorno al primitivismo, alleforme arrotondate delle divinità madri: Figu-ra giacente di Henry Moore è un esempio difemminilità ancestrale fatta di pieni e di vuo-ti, di linee morbide, accoglienti, materne;mentre, per contro, Amedeo Modigliani rin-corre le forme affusolate delle sculture triba-li. Non ci resta dunque, per tirare le conclu-sioni, che metterci davanti al quadro-manifesto che ha segnato una svol-ta epocale nella storia dell’ar-te e della bellezza femmi-nile: Le demoisellesd’Avignon di Pablo Pi-casso parlano da so-le. Ogni commentoè inutile. �

CLUB3 CLUB3FEBBRAIO 2009 FEBBRAIO 2009

BELLEZZE FORMALI

Sopra: la Venere di Tiziano.

A sinistra: la Danzatrice di Canova.

A destra: una donna di Renoir.

Sotto: le Tre grazie di Rubens

GONFIATE

Una donna di Botero

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DI ALFREDO TRADIGO