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© Sanitanova Srl 2015 - L'anticorruzione in sanità: politiche, programmi e strumenti per la prevenzione della corruzione e l'attuazione dei dettami legislativi – Modulo 6 1 L'anticorruzione in sanità: politiche, programmi e strumenti per la prevenzione della corruzione e l'attuazione dei dettami legislativi Autore e responsabile scientifico: Dott. Massimo di Rienzo, Sanitanova è accreditato dalla Commissione Nazionale ECM (accreditamento standard n. 12 del 07/02/2013) a fornire programmi di formazione continua per tutte le professioni. Sanitanova si assume la responsabilità per i contenuti, la qualità e la correttezza etica di questa attività ECM. Data fine corso: 05/08/2016; ID evento: 12-133447 Modulo 6. Gli aspetti generali della L. 190/2012 Il Conflitto di interessi (artt. 6-7 CdC) Obiettivi formativi Al termine del modulo formativo, il discente dovrebbe essere in grado di: conoscere le motivazioni storiche e culturali del conflitto di interessi; comprendere la differenza tra conflitto di interessi e corruzione; valutare le possibili alternative etiche per risolvere un conflitto di interessi. Riassunto Il conflitto di interessi non è un comportamento (come la corruzione), ma una situazione, un insieme di circostanze che creano o aumentano il rischio che gli interessi primari possano essere compromessi dall’inseguimento di quelli secondari. Il conflitto di interessi segnala la presenza di interessi in conflitto (anche solo in modo potenziale o apparente). Il conflitto di interessi, a differenza della corruzione, è caratterizzato da una portata ben più ampia di relazioni sociali ed economiche, la maggior parte delle quali non è classificata come reato, nonostante la sua presenza possa tendenzialmente violare l’equilibro socialmente accettabile tra l’interesse privato e i doveri e le responsabilità di un individuo. La corruzione è la degenerazione di un conflitto di interessi, in quanto c’è sempre il prevalere di un interesse secondario su uno primario.

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L'anticorruzione in sanità: politiche,

programmi e strumenti per la prevenzione

della corruzione e l'attuazione dei dettami legislativi Autore e responsabile scientifico: Dott. Massimo di Rienzo,

Sanitanova è accreditato dalla Commissione Nazionale ECM (accreditamento standard n. 12 del 07/02/2013) a fornire programmi di formazione continua per tutte le professioni.

Sanitanova si assume la responsabilità per i contenuti, la qualità e la correttezza etica di questa attività ECM.

Data fine corso: 05/08/2016; ID evento: 12-133447

Modulo 6. Gli aspetti generali della L.

190/2012

Il Conflitto di interessi (artt. 6-7 CdC)

Obiettivi formativi Al termine del modulo formativo, il discente dovrebbe essere in grado di:

conoscere le motivazioni storiche e culturali del conflitto di interessi;

comprendere la differenza tra conflitto di interessi e corruzione;

valutare le possibili alternative etiche per risolvere un conflitto di interessi.

Riassunto Il conflitto di interessi non è un comportamento (come la corruzione), ma una situazione, un insieme di circostanze che creano o aumentano il rischio che gli interessi primari possano essere compromessi dall’inseguimento di quelli secondari.

Il conflitto di interessi segnala la presenza di interessi in conflitto (anche solo in modo potenziale o apparente). Il conflitto di interessi, a differenza della corruzione, è caratterizzato da una portata ben più ampia di relazioni sociali ed economiche, la maggior parte delle quali non è classificata come reato, nonostante la sua presenza possa tendenzialmente violare l’equilibro socialmente accettabile tra l’interesse privato e i doveri e le responsabilità di un individuo.

La corruzione è la degenerazione di un conflitto di interessi, in quanto c’è sempre il prevalere di un interesse secondario su uno primario.

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Keyword Interesse primario, interesse secondario, relazione di agenzia, situazione di rischio, cumulo di cariche, conflitto di interesse emergente dall’impiego del dipendente successivo alla cessazione del rapporto di lavoro

Normativa

Art. 6 (Comunicazione degli interessi finanziari e conflitti d’interesse)

1. Fermi restando gli obblighi di trasparenza previsti da leggi o regolamenti, il dipendente, all’atto dell’assegnazione all’ufficio, informa per iscritto il dirigente dell'ufficio di tutti i rapporti, diretti o indiretti, di collaborazione con soggetti privati in qualunque modo retribuiti che lo stesso abbia o abbia avuto negli

ultimi tre anni, precisando:

a) se in prima persona, o suoi parenti o affini entro il secondo grado, il coniuge o i conviventi more uxorio, abbiano ancora rapporti finanziari con il soggetto con cui ha avuto i predetti rapporti di collaborazione;

b) se tali rapporti siano intercorsi o intercorrano con soggetti che abbiano interessi in attività o decisioni inerenti all'ufficio, limitatamente alle pratiche a lui affidate.

2. Il dipendente si astiene dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni di conflitto, anche potenziale, di interessi con interessi personali, del coniuge, di conviventi, di parenti, di

affini entro il secondo grado. Il conflitto può riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali, come quelli derivanti dall’intento di voler assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori

gerarchici.

Art. 7 (Obbligo di astensione)

1. Il dipendente si astiene dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi, oppure di

persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale o altro rapporto preferenziale, di individui od organizzazioni con cui in prima persona o il coniuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di

credito o debito significativi, di individui od organizzazioni di cui sia tutore, curatore, procuratore o agente, di enti, associazioni anche non riconosciute, comitati, società o stabilimenti di cui sia amministratore o

gerente o dirigente. Il dipendente si astiene in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza. Sull'astensione decide il responsabile dell’ufficio di appartenenza.

Introduzione alla problematica in ambito sanitario

Cosa si intende per "conflitto di interessi" e quali sono le relazioni "a rischio" secondo la normativa italiana Negli assetti amministrativi delle società pre-moderne, il conflitto di interessi del decisore pubblico e/o della burocrazia in generale non rappresentava un problema. Nella maggioranza dei casi, piuttosto, la gestione del potere “pubblico” era occasione per promuovere interessi privati.

In epoca moderna, con la progressiva democratizzazione degli Stati soprattutto in Europa occidentale e negli Stati Uniti, i governi e la pubblica amministrazione sono stati chiamati a “rendere conto” del proprio operato nei confronti dell’opinione pubblica. Emerge allora con forza il problema di allontanare ogni sospetto in merito all'interesse verso il quale ci si mette al servizio in qualità di decisore pubblico. Ma

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questa preoccupazione, seppure molto viva almeno al di fuori nei nostri confini nazionali, ha diverse connotazioni a seconda dell'ordinamento giuridico del paese di riferimento.

In sostanza, nel cercare di eliminare tutti i conflitti di interesse, si scopre però che tali conflitti sono connaturati alla stessa natura umana.

Naturalmente, non è possibile immaginare i dipendenti pubblici disposti a sacrificare tutte le libertà individuali per il bene comune. D'altra parte, senza una riflessione sulla capacità dei conflitti di interesse di allontanare le decisioni dal bene comune, è difficile per gli amministratori (politici e/o dirigenti e funzionari pubblici) di perseguire l’obiettivo e per gli osservatori (cittadini, utenti, osservatori qualificati, ecc.) di fidarsi di loro. Questo è il motivo per cui le società moderne hanno difficoltà a regolare i conflitti e spesso falliscono nel raggiungere un equilibrio ragionevole.

Verso una definizione di "conflitto di interessi" “Il conflitto di interessi reale (o attuale) è la situazione in cui l’interesse secondario (finanziario o non

finanziario) di una persona (agente) tende a interferire con l’interesse primario di un’altra parte (principale), verso cui la prima ha precisi doveri e responsabilità”

Emiliano Di Carlo

disponibile online al link: https://sites.google.com/site/dicarloe/conflitto-di-interessi/cos-e-il-cdi

Questa definizione ci pare la più adatta a descrivere questo complesso fenomeno. Affinché ci sia “conflitto di interessi”, occorre la presenza di tre elementi chiave ossia:

una relazione di agenzia: una relazione, cioè, tra un soggetto delegante (principale) e uno delegato (agente), in cui il secondo ha il dovere fiduciario di agire nell’interesse (primario) del primo (es. il rapporto “medico-agente” e “paziente-principale”; “avvocato-agente” e “cliente-principale”; “banca-agente” e “cliente-principale”);

la presenza di un interesse secondario nel soggetto delegato (di tipo finanziario o di altra natura);

la tendenza dell'interesse secondario a interferire con l'interesse primario: il termine “tende a interferire” vuole sottolineare che l’interferenza si presenta con diversa intensità a seconda dell’agente portatore dell’interesse secondario e della rilevanza assunta da tale interesse.

La corruzione non è affatto assimilabile al conflitto di interessi. Mentre esiste una sostanziale omogeneità per quanto concerne il primo e il secondo elemento, a cambiare è il terzo elemento. Mentre il conflitto di interessi è una situazione di rischio, in cui l’interesse secondario tende a interferire con l’interesse primario, nella corruzione la situazione di rischio si è trasformata in un abuso di potere, che ha visto prevalere l’interesse secondario su quello primario.

Dunque, il conflitto di interessi non è un comportamento (come la corruzione), ma una situazione, un insieme di circostanze che creano o aumentano il rischio che gli interessi primari possano essere compromessi dall’inseguimento di quelli secondari (Thompson 2009).

La corruzione è la degenerazione di un conflitto di interessi, in quanto c’è sempre il prevalere di un interesse secondario su uno primario. Il conflitto di interessi, invece, segnala solo la presenza di interessi in conflitto (anche solo in modo potenziale o apparente). Il conflitto di interessi, a differenza della corruzione, è caratterizzato da una portata ben più ampia di relazioni sociali ed economiche, la maggior parte delle quali non è classificata come reato, nonostante la sua presenza possa tendenzialmente violare l’equilibro socialmente accettabile tra l’interesse privato e i doveri e le responsabilità di un individuo.

Esistono particolari categorie di relazioni che hanno la potenzialità di generare interessi secondari confliggenti. Il Codice di Comportamento e la legge 190/2012 ne incorporano una grande varietà:

relazioni “ambigue” (doni, altre utilità);

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relazioni “finanziarie” (rapporti finanziari, crediti o debiti);

relazioni “politiche” (appartenenza a partiti , associazioni o organizzazioni);

relazioni “amicali” (amicizia, grave inimicizia);

relazioni “familiari/affettive” (coniugio, convivenza, parentela o affinità);

relazioni di “rappresentanza” (tutoraggio, cura, procura o agenzia);

relazioni “professionali” (collaborazione con soggetti privati);

relazioni “professionali future” (pantouflage o revolving doors);

relazioni “extra-istituzionali” (incarichi d’ufficio o extra-istituzionali).

Si è potuto vedere nel Modulo 5 visto come un dono, ad esempio, è una transazione che assume una particolare formalità retorica. I doni che attivano uno schema di reciprocità, cioè che spingono subdolamente il donatario a ricambiare, hanno la forza di generare un interesse secondario che tenderà a interferire con l'interesse primario (articolo 4 Codice di Comportamento PA).

Inoltre, il dipendente pubblico deve comunicare l’appartenenza e/o la propria adesione ad associazioni od organizzazioni, a prescindere dal loro carattere riservato o meno, i cui ambiti di interessi possano interferire con lo svolgimento dell'attività dell'ufficio (Articolo 5 Codice di Comportamento PA). Questo perché la partecipazione ad associazioni o organizzazioni può generare conflitto di interessi.

Anche il cumulo in capo a un medesimo dirigente o funzionario di incarichi conferiti dall’amministrazione può comportare il rischio di un’eccessiva concentrazione di potere su un unico centro decisionale. La concentrazione del potere decisionale aumenta il rischio che l’attività amministrativa possa essere indirizzata verso fini privati o impropri determinati dalla volontà del dirigente stesso. Le amministrazioni debbono adottare dei criteri generali per disciplinare i criteri di conferimento e i criteri di autorizzazione degli incarichi extra-istituzionali in sede di autorizzazione allo svolgimento di incarichi extra-istituzionali; secondo quanto previsto dall’art. 53, comma 7, del d.lgs. n. 165 del 2001, le amministrazioni debbono valutare tutti i profili di conflitto di interesse, anche quelli potenziali, mentre il dipendente è tenuto a comunicare formalmente all’amministrazione anche l’attribuzione di incarichi gratuiti (cfr. P.N.A. pag. 39).

La legge 190 ha introdotto un nuovo comma nell’ambito dell’art. 53 del D.Lgs. n. 165 del 2001 volto a contenere il conflitto di interesse emergente dall’impiego del dipendente successivo alla cessazione del rapporto di lavoro. Il rischio valutato dalla norma è che durante il periodo di servizio il dipendente possa artatamente precostituirsi delle situazioni lavorative vantaggiose per ottenere un lavoro per lui attraente presso l’impresa o il soggetto privato con cui entra in contatto. La norma prevede una limitazione della libertà negoziale del dipendente per un determinato periodo successivo alla cessazione del rapporto per eliminare la “convenienza” di accordi fraudolenti. La legge stabilisce che: “I dipendenti che, negli ultimi tre anni di servizio, hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni non possono svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell'attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri" (cfr. P.N.A. pag. 40).

Questa pratica ha una storia antica e definizioni più recenti. Il termine inglese "revolving doors" offre un'immagine piuttosto chiara della dinamica, (la porta girevole con cui si esce dal settore pubblico per entrare nel settore privato e viceversa). Il termine francese "pantouflage" significa, letteralmente, “mettersi in ciabatte” e serviva a identificare gli studenti dell’École Polytechnique e dell'École nationale d'administration che non prestavano almeno dieci anni di servizio nella pubblica amministrazione dopo che lo stato aveva investito nella loro formazione. Attualmente il termine può essere applicato a tutti i dipendenti pubblici, non solo quelli che raggiungono la notorietà. Il termine "pantouflage" ha un significato particolarmente peggiorativo quando è applicata a ex dipendenti che hanno lavorato in un'amministrazione e hanno esercitato un controllo sul settore privato.

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In conflitto di interessi nell'ambito della

sanità pubblica Una specifica regola su come comportarsi in caso di conflitto di interessi è presente anche nel Codice di Deontologia Medica.

Art. 30, Conflitto di interessi

Il medico evita qualsiasi condizione di conflitto di interessi nella quale il comportamento professionale risulti subordinato a indebiti vantaggi economici o di altra natura.

Il medico dichiara le condizioni di conflitto di interessi riguardanti aspetti economici e di altra natura che possono manifestarsi nella ricerca scientifica, nella formazione e nell'aggiornamento professionale, nella

prescrizione diagnostico-terapeutica, nella divulgazione scientifica, nei rapporti individuali e di gruppo con industrie, enti, organizzazioni e istituzioni, o con la Pubblica Amministrazione, attenendosi agli indirizzi

applicativi allegati.

Inoltre, l'AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) ha prodotto un documento esplicativo (Linee-guida) per questa regola. Le Linea-guida sono inerenti all’applicazione dell’art. 30 del codice di deontologia medica.

Questa particolare attenzione al conflitto di interessi è dovuta al fatto che in ambito sanitario pubblico esso rappresenta uno degli elementi che più di altri alimentano e danno forza all'illegalità. Prevenire la corruzione, pertanto, significa prendere in seria considerazione le situazioni ed i comportamenti che derivano da conflitti di interessi anche solo potenziali.

Il CORIPE (Consortium for Research and Continuing Education in Economics) Piemonte delinea cinque ambiti della sanità pubblica dove il conflitto di interessi si inserisce:

il mercato delle prestazioni sanitarie, nel quale i professionisti possono influenzare sia la domanda che l’offerta di prestazioni;

l’informazione scientifica, che impiega ingenti capitali per la ricerca, provenienti in gran parte da aziende produttrici di tecnologia o farmaci;

l’intramoenia, che prevede l’erogazione di prestazioni professionali al di fuori dell’orario ma all’interno del luogo di lavoro pubblico;

le società scientifiche, che definiscono gli standard di cura e le norme etiche di comportamento dei propri membri

le associazioni di pazienti chiamate a partecipare alle decisioni pubbliche, che presentano strutture, composizioni e finanziamenti non sempre chiari.

Esame di un caso concreto (real-life scenario)

Al responsabile dell'ufficio acquisti della Azienda Ospedaliera XY è stato richiesto di acquistare con una certa urgenza un dispositivo medicale per rimpiazzare un'apparecchiatura ormai obsoleta di un ambulatorio.

La legge gli impone, dal momento che l'apparecchiatura è alquanto costosa, di avviare una procedura ad evidenza pubblica.

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Una volta chiusa la gara, all'atto della valutazione delle offerte, il responsabile si rende conto che il titolare di una delle aziende che hanno presentato l'offerta risulta essere un soggetto nei confronti del quale egli si trova in una situazione di significativo credito, dovuto a precedenti rapporti professionali.

L'offerta dell'azienda in questione, a una rapida verifica, risulta essere quella più economicamente vantaggiosa e, quindi, quella che presumibilmente si aggiudicherà la fornitura.

Il responsabile dell'ufficio acquisti deve decidere cosa fare (dilemma etico).

Possibili decisioni 1. Dal momento che si trova in una situazione di significativo credito, egli deciderà di penalizzare

proprio l'azienda in questione, che pur aveva presentato l'offerta migliore.

2. Dal momento che l'offerta dell'azienda in questione è la più vantaggiosa, egli non deve far altro che

aggiudicare a essa la fornitura.

3. Dal momento che si trova in una situazione di significativo credito, egli deciderà di astenersi dal

prendere quella decisione.

4. Dal momento che, prima di assumere le sue funzioni, il responsabile ha comunicato

all'amministrazione le partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che potevano porlo in

conflitto di interessi con la funzione pubblica che avrebbe svolto, tra le quali anche il rapporto di

significativo credito che esisteva con il titolare di quella azienda, gli verrà chiesto di astenersi da

quella decisione.

Ognuna delle 4 opzioni ha specifiche implicazioni (individuali, organizzative e sociali). L'analisi delle implicazioni farà comprendere i "costi" e i "guadagni" di ogni singola scelta.

1. In tal modo, preserverà la sua integrità e l'integrità dell'amministrazione agli occhi dell'opinione

pubblica, ma farà perdere all'Azienda l'occasione di spuntare il prezzo migliore o la migliore qualità

in termini di servizi offerti.

2. In questo modo garantirà all'Azienda un servizio migliore a un costo contenuto promuovendo

efficienza ed efficacia dell'azione pubblica ma metterà a rischio la reputazione sua e dell'Azienda..

3. In tal modo, sarà premiata proprio l'offerta economicamente più vantaggiosa e l'Azienda non subirà

un danno reputazionale.

4. In tal modo, sarà premiata proprio l'offerta economicamente più vantaggiosa. In aggiunta,

aumenterà la credibilità dell'azione amministrativa, dal momento che la situazione di conflitto di

interessi è emersa fin dal momento precedente all'assunzione delle funzioni da parte del

responsabile.

Ognuna delle 4 opzioni ha anche uno specifico "sfondo etico", cioè un principio di riferimento (in ottica utilitaristica deontologica) che, se seguito da tutti, porterebbe a un maggiore utilità per tutti.

1. Penalizzando proprio l'operatore economico che aveva presentato l'offerta migliore, non ha

garantito la promozione dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione pubblica.

2. L'opinione pubblica potrebbe osservare che l'assegnazione della fornitura è stata decisa dal

responsabile non in virtù di una attenta analisi dell'offerta, ma in base alla possibilità concreta, una

volta acquisita la fornitura da parte del titolare dell'azienda, di potersi vedere ripagato il credito.

Questo porterà a un fallimento reputazionale dell'amministrazione.

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3. In tal modo, garantirà l'imparzialità, la trasparenza, l'efficienza e l'efficacia dell'azione pubblica.

4. In tal modo, garantirà l'imparzialità, la trasparenza, l'efficienza e l'efficacia dell'azione pubblica.

L'analisi congiunta delle implicazioni e dello sfondo etico delle scelte porta al riconoscimento della scelta "più eticamente orientata" ed in linea con il dispositivo della regola contenuta nel Codice di Comportamento (in questo caso le opzioni n. 3 e 4).

Modalità attraverso cui il conflitto di interessi interferisce con la linearità del

processo decisionale del decisore pubblico Cosa si intende con la locuzione “l’interesse secondario tende a interferire con l’interesse primario”?

Si consideri come assunto di partenza che il decisore pubblico è tenuto a garantire linearità al processo decisionale e che questo aspetto come un valore fondamentale dell'etica delle scelte pubbliche.

Si provi ora a capire come il conflitto di interessi abbia la potenzialità di innescare dinamiche che generano una curvatura del processo decisionale.

La Figura 1 mostra come il decisore pubblico, se mantiene il suo processo decisionale all'interno di una certa linearità, è in grado di garantire una scelta imparziale, cioè, equidistanza dagli interessi secondari e promozione esclusiva dell’interesse pubblico (primario).

Viceversa, la Figura 2 mostra come il decisore pubblico, sottoposto alle dinamiche vettoriali delle forze scatenate dal conflitto di interessi, rischi di vedere curvato il suo processo decisionale. In questo modo non è in grado di garantire una scelta imparziale.

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Si torni ora allo scenario presentato per cercare di capire come si possa generare una curvatura della linearità del processo decisionale pubblico in presenza di conflitto di interessi.

Nel primo caso, che chiameremo "la doppia curvatura" il soggetto responsabile della scelta agisce sotto l’influenza delle forze che curvano la linearità decisionale ma, sotto la spinta di una erronea e tardiva “reazione etica”, sceglie di penalizzare il soggetto (i soggetti) che hanno contribuito a produrre tale curvatura.

È proprio il caso del responsabile dell'ufficio acquisti che scopre di essere in conflitto di interessi con uno degli operatori economici che hanno presentato un'offerta. Abbiamo ipotizzato che il suddetto responsabile si trovi in una situazione di credito rilevante nei confronti dell'amministratore della ditta in questione. Tale situazione può generare un interesse secondario; infatti, il membro della commissione potrebbe avere interesse ad assegnare la gara all'operatore economico suddetto in ragione del fatto che, così facendo, l'amministratore avrà una opportunità in più per garantirsi la somma necessaria a saldare il debito nei suoi confronti.

Abbiamo anche posto altre due circostanze: che il fatto del rilevante credito sia una informazione che è ormai emersa alla notorietà dell'opinione pubblica. Inoltre, l'offerta dell'operatore economico risulta essere oggettivamente la migliore tra quelle pervenute (economicamente più vantaggiosa).

Come mostra la Figura 3, pur riconoscendo l'esistenza del conflitto di interessi e pur essendo il conflitto visibile anche agli occhi del pubblico, il responsabile dell'ufficio acquisti decide di non astenersi perché si ritiene al di sopra di ogni sospetto e di poter agire salvaguardando la sua integrità. Per poter avvalorare agli occhi del pubblico la sua "tenuta etica", il responsabile dell'ufficio acquisti decide di penalizzare proprio l'operatore economico con cui si trova in conflitto di interessi (reazione tardiva). Così facendo, tuttavia, rischia di estromettere proprio l'operatore che aveva presentato l'offerta migliore (economicamente più vantaggiosa).

Questo processo, pertanto, rischia di compromettere la qualità e l'efficacia della scelta del decisore pubblico, risultando comunque parziale, cioè, non equidistante dagli interessi in gioco.

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Nel secondo caso, che chiameremo "la linearità fallace", il soggetto responsabile della scelta agisce sotto l’influenza delle forze che, tuttavia, non curvano la linearità decisionale (il soggetto responsabile ha una “tenuta etica” e sceglie tutelando l’interesse pubblico). Ciononostante, permane un concreto rischio di indebolimento dell’immagine e della reputazione dell’amministrazione.

Riproponiamo lo stesso caso.

Come mostra la Figura 4, pur riconoscendo l'esistenza del conflitto di interessi e pur essendo il conflitto visibile anche agli occhi del pubblico, il responsabile dell'ufficio acquisti decide di non astenersi e di premiare comunque l'operatore economico con cui si trova in conflitto di interessi, dal momento che l'offerta presentata dal suddetto operatore economico risulta essere la migliore.

Così facendo, pur tutelando l'interesse pubblico e compiendo una scelta imparziale, il decisore pubblico si espone al rischio di compromettere l'immagine e la reputazione dell'amministrazione, dal momento che è nota al pubblico la particolare relazione (di credito) che egli nutre nei confronti dell'amministratore della ditta vincente.

Volutamente nelle possibili decisioni non si è fatto riferimento a una terza opzione, che chiameremo "la curvatura non etica"; in questo caso il soggetto responsabile della scelta agisce sotto l’influenza delle forze che effettivamente riescono a curvare la linearità decisionale (il soggetto responsabile ha un “fallimento etico” e sceglie tutelando l’interesse secondario).

Riproponiamo lo stesso caso, con l'unica differenza che l'offerta dell'operatore economico NON risulta

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essere oggettivamente la migliore tra quelle pervenute (economicamente più conveniente o vantaggiosa a seconda del criterio di selezione).

Come mostra la Figura 5, pur riconoscendo l'esistenza del conflitto di interessi e pur essendo il conflitto visibile anche agli occhi del pubblico, il responsabile dell'ufficio acquisti decide di non astenersi e di premiare l'operatore economico con cui si trova in conflitto di interessi, pur non essendo l'offerta del suddetto operatore economico la migliore.

Oltre al “fallimento etico” con la compromissione dell’interesse pubblico si verifica anche un “fallimento reputazionale” dell’amministrazione.

Come gestire il conflitto di interessi?

Come identificare il conflitto di interessi? I dipendenti pubblici, prima di assumere una scelta, dovrebbero porsi alcune domande.

Ho interessi personali o privati che possono entrare in conflitto o essere percepiti in conflitto con il mio ruolo pubblico?

Potrebbero esserci vantaggi per me ora, o in futuro, che potrebbero mettere in dubbio la mia obiettività?

Come sarà visto il mio coinvolgimento nella decisione/azione dagli altri?

La mia partecipazione alla decisione appare equa e ragionevole in tutte le circostanze?

Quali sono le conseguenze se ignoro un conflitto di interessi? Che cosa succederà se il mio coinvolgimento sarà messo pubblicamente in discussione?

Ho, per caso, fatto promesse o mi sono impegnato con qualcuno in relazione alla materia. Ci guadagnerò o ci perderò dalla decisione/azione?

Come gestire il conflitto di interessi? Come abbiamo visto in precedenza, le situazioni di conflitto di interessi non possono essere evitate semplicemente vietando ai dipendenti pubblici di avere una loro vita privata fatta di interessi, di capacità, di passioni, ecc. I dipendenti pubblici devono assumersi la responsabilità personale di identificare e risolvere situazioni problematiche, mentre le amministrazioni pubbliche devono fornire quadri regolamentari realistici, definire procedure chiare e comprensibili e creare efficaci sistemi di gestione. Devono inoltre fornire formazione/informazione sul tema, garantire che i dipendenti effettivamente si

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conformino non solo alla lettera, ma anche allo spirito di tali norme.

Il Codice di Comportamento dei dipendenti pubblici stabilisce all'articolo 6 un preciso dovere di segnalazione.

"All’atto di assegnazione all’ufficio, il dipendente informa per iscritto il dirigente dell'ufficio di tutti i rapporti, diretti o indiretti, di collaborazione con soggetti privati in qualunque modo retribuiti che lo stesso abbia o abbia avuto negli ultimi tre anni.

Il dipendente si astiene dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni di conflitto, anche potenziale, di interessi con interessi personali, del coniuge, di conviventi, di parenti, di affini entro il secondo grado. Il conflitto può riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali, come quelli derivanti dall’intento di voler assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici".

La segnalazione del conflitto deve essere indirizzata al dirigente e il dirigente destinatario della segnalazione deve valutare espressamente la situazione sottoposta alla sua attenzione e deve rispondere per iscritto al dipendente. Nel caso in cui sia necessario sollevare il dipendente dall’incarico, esso dovrà essere affidato dal dirigente ad altro dipendente ovvero, in carenza di dipendenti professionalmente idonei, il dirigente dovrà avocare a sé ogni compito relativo a quel procedimento. Qualora il conflitto riguardi il dirigente, a valutare le iniziative da assumere sarà il responsabile per la prevenzione.

L'articolo 7, inoltre, stabilisce in capo ai dipendenti pubblici un preciso obbligo di astensione.

"Il dipendente si astiene dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere… Il dipendente si astiene in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza. Sull'astensione decide il responsabile dell’ufficio di appartenenza".

Quali sono le potenziali conseguenze di un conflitto di interessi mal gestito? Il dipendente è suscettibile di essere sanzionato con l’irrogazione di sanzioni (responsabilità disciplinare), mentre il provvedimento amministrativo all'interno del quale si cristallizza la scelta pubblica può essere dichiarato illegittimo, quale sintomo di eccesso di potere sotto il profilo dello sviamento della funzione tipica dell’azione amministrativa.

Questionario ECM 1) Quale elemento non è chiave affinché si prefiguri un conflitto di interessi?

a) relazione di agenzia b) relazione di parentela c) presenza di un interesse secondario d) tendenza dell'interesse secondario a interferire con l'interesse primario

2) Corruzione e conflitto di interessi si differenziano in quanto la corruzione presenta? a) una relazione di agenzia b) un interesse secondario c) l'interesse secondario che interferisce con l'interesse primario d) tendenza dell'interesse secondario a interferire con l'interesse primario

3) Quale dei seguenti fattori ha la potenzialità di generare conflitti di interessi? a) doni b) rapporti finanziari c) amicizia d) tutte le risposte indicate

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4) Perché un dono è una possibile fonte di conflitto di interesse? a) in quanto può attivare uno schema di reciprocità b) in quanto chi lo riceve spera di riceverne altri c) il dono non è una possibile fonte di conflitto di interessi d) nessuna delle risposte indicate

5) Quale dei seguenti NON è un possibile ambito di conflitto di interessi nella sanità pubblica? a) mercato delle prestazioni sanitarie b) informazione scientifica c) intramoenia d) definizione del prezzo al pubblico dei medicinali

6) Come si deve gestire un potenziale conflitto di interessi? a) attraverso l’obbligo di astensione b) attraverso il dovere di segnalazione c) attraverso l’obbligo di astensione e il dovere di segnalazione d) nessuna delle risposte indicate

7) Nel caso si sia verificato un conflitto di interessi? a) il dipendente è suscettibile di essere sanzionato b) il provvedimento amministrativo può essere dichiarato illegittimo c) il dipendente è suscettibile di essere sanzionato e il provvedimento amministrativo può essere

dichiarato illegittimo d) nessuna delle risposte indicate