Lamento
-
Upload
jonathan1978 -
Category
Documents
-
view
120 -
download
1
Transcript of Lamento
Lamento della ninfa
Nòn havea Fèbo ancòra1 Arècato al mòndo il dí,2 Bch'ùna donzèlla fuòra Adèl proprio albèrgo uscí. B
Sul pallidetto volto Cscorgeasi il suo dolor,3 Dspesso gli venia sciolto Cun gran sospir dal cor. D
Sí calpestando fiorierrava hor qua, hor là,i suoi perduti amoricosí piangendo va:
"Amor", dicea, il cielmirando, il piè fermo,"dove, dov'è la fèch'el traditor giurò?"
Miserella.
"Fa' che ritorni il mioamor com'ei pur fu,o tu m'ancidi, ch'ionon mi tormenti più."
Miserèlla, ah più no, no,4 rima
tanto gel soffrir non può.5 assonante
"Non vo' più ch'ei sospirise non lontan da me,no, no che i martiripiù non darammi affè.
Perché di lui mi struggo,tutt'orgoglioso sta,che si, che si se'l fuggoancor mi pregherà?
Se ciglio ha più serenocolei, che'l mio non è,già non rinchiude in seno,Amor, sí bella fè.
Ne mai sí dolci bacida quella bocca havrai,ne più soavi, ah taci, taci, che troppo il sai."
Sí tra sdegnosi piantispargea le voci al ciel;
1 Testo piano2 Testo tronco (L’ultima sillaba della parola tronca
si calcola doppia).3 Testo tronco4 Ritmo anapestico.5 Ottonario tronco a rima baciata assonante.
cosí ne' cori amantimesce amor fiamma, e gel.
All'VIII Libro dei Madrigali («Madrigali Guerrieri et Amorosi», 1638) appartiene il Lamento della Ninfa, su testo di Ottavio Rinuccini. Si tratta di un’ode-canzonetta della tradizione cinque-secentesca, in quartine di 3 settenari e un senario, di argomento pastorale. Nella sua realizzazione musicale, il brano risulta tripartito; nella prima e nella terza parte, le tre voci «che cantano fuori del pianto della Ninfa» (commentano come il coro greco) forniscono rispettivaniente un'ambientazione ed una morale conclusiva; nella parte centrale su di un basso di Ciaccona il soprano intona un lamento che stravolge completamente la metrica originale del Rinuccini. Le altre voci intervengono con due versi interpolati (ottonari contro i settenari della Ninfa) ora insieme, ora ad entrate successive. Il testo fu già intonato da Brunelli e Piazza, ma in stile monodico e strofico. Secondo Tommaso Stigliani (1573-1651), la canzonetta o Oda si differisce dalla “Canzon Comune” per la brevità di ciascun verso e di ciascuna strofa e per l’assenza del commiato finale. E’ evidente l’ispirazione di Rinuccini dalla canzonetta del suo maestro Chiabrera: “Deh, perché a me non torna?”, che mostra evidenti somiglianze lessicali, tematiche e strutturali. Essa si rifà anche al topos classico del lamento dell’abbandonata (vedi Arianna, “Lasciatemi morire”, ripresa da Catullo e Ovidio; Didone abbandonata di Virgilio, utilizzata da Cipriano da Rore; Saffo). Il tema è la “fede” non mantenuta, del “giuramento” violato dal “traditore”.
PARAFRASI DEL TESTO POETICOIl sole non era ancora sorto che una fanciulla uscì dalla
propria casa.
Sul suo pallido viso, mostrava il dolore; spesso sospirava.
Vagabondava, piangendo i suoi amori perduti.
Si fermò a guardare il cielo dicendo: “Amore, dov’è la fè che ha giurato il traditore?”
“Fa che ritorni mio come fu una volta, oppure uccidimi”
Poverina, tanto dolore non può più soffrire”
“Voglio che quando è lontano da me, soffraCosì che i suoi tormenti non mi dirà più”
“E’ contento perché soffro per lui,e per caso lo fuggo mi cercherà ancora?
“ Se lei è più contenta di me, nel suo petto non c’è una fede come la mia”
“Da quella bocca non avrà mai baci dolci come i miei, ne più soavi, ah, taci, di più è meglio non dire”
Così tra pianti di sdegno, gridava al cielo, così nei cuori innamorati amore mescola fiamme e gelo.
OSSITONO/giambo: U __ fine 2 verso PAROSSITONO/trocheo: __ U fine 1 3 versoANAPESTICO: ∪ ∪ — nel ritornello