L’Ambiente MARZO 2013 N. 49 per gli Europei - ec.europa.eu · Il protocollo di Montreal: 25 anni...

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Ambiente L’Ambiente per gli Europei Rivista a cura della Direzione Generale Ambiente MARZO 2013 | N. 49 Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta

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Ambiente

L’Ambienteper gli Europei

Rivista a cura della Direzione Generale Ambiente

MARZO 2013 | N. 49

Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta

I N D I C E

03 Il protocollo di Montreal: 25 anni di tutela dello strato di ozono04 Ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli a motore05 Minimizzare l’impatto climatico dei biocarburanti06 Programma d’azione per l’ambiente fino al 202008 La graduale eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente09 Regole chiare sull’accesso alle risorse genetiche10 Affrontare il problema dei rifiuti marini12 Attuare gli impegni internazionali in materia di biodiversità13 Generation Awake: un anno dopo14 Dove erra il bufalo indiano15 Nuove pubblicazioni / Agenda16 Notizie in breve

E D I T O R I A L E

La Commissione ha creato le premesse per la politica ambientale dell’Unione europea (UE) fino alla fine del decennio con la recente adozione del suo nuovo programma d’azione per l’ambiente. Il suo titolo – «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta» – sottolinea l’importanza accordata negli anni a venire al miglioramento della resilienza ecologica dell’Europa e alla trasformazione dell’UE in un’economia verde, inclusiva e sostenibile.

Il programma d’azione prevede tre obiettivi tematici: tutelare, salvaguardare e valorizzare il capitale naturale europeo; promuovere il passaggio a un’eco-nomia che utilizzi le risorse in modo efficiente; far tesoro dei progressi già compiuti nella realizzazione di importanti benefici per la salute dei cittadini.

A differenza dei programmi precedenti, il conseguimento di questi obiettivi non dipenderà da importanti nuove iniziative legislative, ma richiederà una corretta attuazione di quanto è già stato concordato. La Commissione vorrebbe anche vedere l’introduzione di misure volte a incoraggiare una più ampia partecipazione del settore privato all’espansione del mercato dei beni e dei servizi ambientali.

Se il programma d’azione è rivolto al futuro, l’UE sta anche rispettando gli impe-gni assunti due anni fa a Nagoya, in Giappone, in materia di diversità biologica. Continua a svolgere un ruolo attivo sul piano internazionale, come si può con-statare nella recente riunione a Hyderabad, in India, in cui l’UE e gli Stati mem-bri hanno convenuto di aumentare considerevolmente le risorse finanziarie, umane e tecniche per l’attuazione del piano strategico per la biodiversità.

La Commissione sta inoltre adottando misure volte a sancire nel diritto euro-peo i principi concordati a Nagoya, che garantiscono i diritti degli Stati che dispongono di risorse genetiche nell’ambito della loro giurisdizione, discipli-nando l’accesso a tali risorse da parte di altri e la condivisione dei benefici che ne derivano.

Come dimostra il recente documento orientativo della Commissione sui rifiuti marini, i problemi ambientali possono essere affrontati in modi che non richie-dono necessariamente atti legislativi. Una maggiore consapevolezza, una base di conoscenze più solida e una cooperazione tra i principali attori e i respon-sabili delle decisioni politiche sono elementi che possono offrire un prezioso contributo per impedire che i nostri mari e oceani si trasformino in discariche.

L’Ambiente per gli Europei ec.europa.eu/environment/news/efe/index.htm

INFORMAZIONI EDITORIALEIL’Ambiente per gli Europei è una rivista con frequenza trimestrale pubblicata dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione europea. E’ disponibile in bulgaro, spagnolo, ceco, tedesco, estone, greco, inglese, francese, italiano, lituano, polacco, portoghese e rumeno. Abbonamento gratuito. È possibile abbonarsi compilando il modulo all’interno della rivista o on-line all’indirizzo: http://ec.europa.eu/environment/mailingregistration/main/mailing_reg.cfmCaporedattore: Róbert KonrádCoordinatore: Jonathan MurphyPer maggiori informazioni rivolgersi all’unità Comunicazione:http://ec.europa.eu/environment/contact/form_en.htmInformazioni e documenti: http://ec.europa.eu/environment/contact/form_en.htmSito web de L’Ambiente per gli Europei:http://ec.europa.eu/environment/news/efe/index.htm

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AVVISO LEGALENé la Commissione europea, né le persone che agiscono in suo nome sono responsabili per l’uso che può essere fatto delle informazioni contenute nella presente pubblicazione e per gli eventuali errori che sussistessero nonostante l’impegno dedicato alla stesura e alla verifica della pubblicazione.

Stampato su carta riciclata che ha ricevuto il marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel per la carta grafica. (ec.europa.eu/environment/ecolabel)

Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2013ISSN 1563-4191© Unione europea, 2013© Foto in copertina: iStockphotoRiproduzione autorizzata con citazione della fonte.Si proibisce la riproduzione delle immagini.Printed in Belgium

I L P R O T O C O L L O D I M O N T R E A L

Il protocollo di Montreal: 25 anni di tutela dello strato di ozono

© Shutterstock

Adottato nel 1987, il protocollo di Montreal ha sti-molato importanti progressi in materia di tutela dello strato di ozono a livello mondiale nell’ultimo quarto di secolo. La sua missione non è ancora com-piuta, ma i suoi successi e il modo in cui sono stati conseguiti potrebbero fornire preziosi insegnamenti per affrontare altre sfide globali come il cambia-mento climatico.

Il cambiamento climatico è oggi la sfida numero uno relativa al trattato sull’ambiente, ma 25 anni fa la riduzione dello strato di ozono causata dalla crescente concentrazione atmosferica di sostanze chimiche prodotte dall’uomo e i relativi rischi per il pianeta hanno scatenato un allarme ancor più forte.

Il protocollo di Montreal – il solo trattato a essere mai stato universalmente ratificato – si è rivelato un grande successo nel recupero dello strato di ozono e ha portato alla graduale eliminazione del 98 % della produzione e del consumo di sostanze che riducono lo strato di ozono (ozone-depleting substances, ODS). Le ODS sono state utilizzate in applicazioni comuni quali la refrigerazione, il condizionamento d’aria e l’isolamento. A condizione che il protocollo continui a essere pienamente applicato, lo strato di ozono dovrebbe essere completamente ripristinato, tornando a livelli precedenti al 1980 entro la metà del secolo.

I risultati hanno portato a enormi benefici per la salute, con-tribuendo a evitare milioni di casi mortali di cancro della pelle e malattie come la cataratta. Hanno inoltre contribuito alla lotta contro il cambiamento climatico, evitando emissioni pari a oltre 135 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.

Sfide e insegnamenti

Nonostante questi progressi, il lavoro del protocollo di Montreal è ben lungi dall’essere completo. I governi devono garantire che le attuali restrizioni siano attuate correttamente e le ODS pre-senti nei frigoriferi, nei condizionatori d’aria e nelle schiume iso-lanti devono ancora essere adeguatamente eliminate attraverso un recupero e una distruzione efficaci. Saranno altresì necessarie azioni di vigilanza volte a impedire il commercio illegale di ODS.

Gli idrofluorocarburi (HFC) rappresentano una nuova minaccia. Essi non danneggiano lo strato di ozono, ma sono potenti gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico. L’Unione europea vuole che il protocollo di Montreal sia ampliato allo scopo di garantire la graduale eliminazione di tali sostanze.

L’esperienza e le caratteristiche del protocollo potrebbero rive-larsi istruttive per il futuro trattato globale sul clima. Il proto-collo è giuridicamente vincolante e non è semplicemente una serie di impegni politici. Esso contiene un calendario preciso di obiettivi, molti dei quali sono stati raggiunti dall’UE prima del previsto. Questi possono anche essere rettificati per tener conto delle più recenti conoscenze scientifiche. Sono stati messi a disposizione dei finanziamenti per aiutare i paesi in via di sviluppo a rispettare i loro impegni.

Il protocollo prevede altresì disposizioni che proibiscono alle parti di effettuare scambi commerciali di ODS con i paesi che non hanno sottoscritto determinate norme. Tali disposizioni contribuiscono a scoraggiare i paesi dal trarre benefici senza partecipare allo sforzo comune.

Non è giunta inattesa la dichiarazione di Connie Hedegaard, commissario per l’azione per il clima: «Questo approccio si è rivelato efficace e il mondo potrebbe anche prenderlo in con-siderazione nel redigere il nuovo accordo sul clima».

Per saperne di piùhttp://ec.europa.eu/clima/policies/ozone/

Il protocollo di Montreal ha portato alla graduale eliminazione del 98 % della produzione e del consumo di sostanze dannose per l’ozono.

R I V I S T A A C U R A D E L L A D I R E Z I O N E G E N E R A L E A M B I E N T E ● N . 4 9 3

Nell’UE, il trasporto su strada contribuisce

per circa un quinto alle emissioni totali

di anidride carbonica.

I veicoli a motore sono una delle principali fonti di gas serra. L’UE ha già fissato obiettivi vincolanti per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2) di auto e furgoni nuovi entro il 2020. La Com-missione ha ora avanzato delle proposte che defini-scono le modalità di raggiungimento di tali obiettivi.

Nell’UE, il trasporto su strada contribuisce per circa un quinto alle emissioni totali di CO2, il principale gas serra. Allo scopo di ridurre tale impatto, l’UE ha fissato obiettivi di emissione vincolanti per le nuove flotte di auto e di furgoni. Tali obiettivi devono essere raggiunti entro il 2020.

Essi prevedono che le emissioni delle auto nuove non debbano essere superiori, in media, a 95 grammi di CO2 per chilometro entro il 2020, il 30 % in meno rispetto ai livelli del 2011 di 135,7 g/km. Per i furgoni, l’obiettivo obbligatorio è di 147 g entro il 2020, rispetto ai 181,4 g emessi nel 2010.

Nella sua ultima proposta, la Commissione definisce le moda-lità di raggiungimento degli obiettivi e di ripartizione dell’onere tra i diversi tipi di veicoli. Conferma che il raggiungimento degli obiettivi del 2020 è perfettamente possibile. Tutti i produttori saranno tenuti a raggiungere lo stesso livello di riduzione: 16 % nel caso dei furgoni e 27 % per le auto.

Ai piccoli produttori sarà concessa una maggiore flessibilità, mentre quelli che producono meno di 500 furgoni o automo-bili all’anno non saranno tenuti al raggiungimento dell’obiet-tivo. Tuttavia, gli altri produttori che non rispettano i nuovi limiti incorreranno in una penale pari a 95 euro per g/km per ogni furgone o automobile prodotto.

Benefici su larga scala

Nel complesso, la strategia di riduzione di CO2 contribuirà a proteggere il clima, a promuovere l’innovazione e la compe-titività, a creare posti di lavoro e a far risparmiare denaro ai consumatori, in quanto il loro consumo di carburante diminuirà. In particolare, si stima che l’automobilista medio risparmierà tra 3 000 e 4 000 euro di carburante per la durata del ciclo di vita del proprio veicolo (13 anni). Il risparmio corrispondente per i proprietari di furgoni varia da 3 300 a 4 500 euro.

Nonostante la tecnologia più sofisticata, il costo dei nuovi vei-coli non dovrebbe aumentare considerevolmente. Per le auto, il prezzo di acquisto può lievitare di 1 100 euro e per i furgoni di circa 450 euro. Tale costo aggiuntivo dovrebbe essere recu-perato entro cinque anni grazie al risparmio di carburante di cui beneficeranno gli automobilisti.

Su una scala più ampia, le proposte eviteranno l’emissione di circa 420 milioni di tonnellate di CO2 fino al 2030, traducen-dosi in un risparmio netto per la società compreso tra 100 e 200 euro per ogni tonnellata di CO2 non emessa.

Nel 2013 la Commissione organizzerà una consultazione delle parti interessate per discutere delle idee riguardanti gli obiet-tivi di emissione post-2020 per auto e furgoni nuovi, con l’obiettivo di mantenere il ritmo di riduzione delle emissioni di CO2 dei veicoli leggeri, dando nel contempo all’industria auto-mobilistica la certezza di cui ha bisogno per effettuare inve-stimenti a lungo termine e sviluppare nuove tecnologie.

Per saperne di piùhttp://ec.europa.eu/clima/policies/transport/vehicles/

A U T O M O B I L I

Ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli a motore

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ulteriori incentivi per i biocarburanti avanzati la cui produzione non richiede alcun terreno, che sarebbero poi conteggiati quat-tro volte. La Commissione chiede anche agli Stati membri di includere le emissioni derivanti dal cambiamento indiretto nella destinazione d’uso dei terreni nel comunicare i risparmi nelle emissioni di gas serra realizzati grazie ai biocarburanti.

La Commissione sta cercando di aumentare al 60 % la soglia minima di risparmio di gas serra che devono raggiungere i nuovi impianti che utilizzano i biocarburanti, allo scopo di migliorare l’efficienza dei processi di produzione dei biocarburanti stessi e di scoraggiare gli investimenti in impianti caratterizzati da cattive prestazioni in termini di emissioni di gas serra.

La Commissione non propone di chiudere gli impianti di produ-zione di biocarburanti di prima generazione, ma è decisa a inviare un chiaro segnale secondo il quale l’ulteriore crescita del settore deve concentrarsi su biocarburanti avanzati che siano sostenibili. Ritiene inoltre che i biocarburanti di prima genera-zione non debbano ricevere finanziamenti pubblici dopo il 2020.

Per saperne di piùhttp://ec.europa.eu/energy/renewables/biofuels/ land_use_change_en.htmVideomessaggio del commissario Hedegaard http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/hedegaard/multimedia/videos/2012-10-17_01_en.htm

I biocarburanti possono contribuire in modo significa-tivo agli obiettivi dell’UE per il 2020 in materia di ener-gie rinnovabili e riduzione delle emissioni di gas serra provenienti dai carburanti per autotrasporto. Tuttavia, per avere un impatto positivo sul cambiamento clima-tico, i biocarburanti devono essere prodotti in modo sostenibile, facendo la minor concorrenza possibile alla produzione di cibo e di mangimi. A tal fine, la Com-missione ha proposto misure per limitare la quantità di biocarburanti provenienti da colture alimentari che possono essere conteggiati per gli obiettivi del 2020.

Non tutti i biocarburanti hanno lo stesso impatto sulle emissioni di gas serra. La prima generazione attualmente in produzione deriva da prodotti quali zucchero, cereali e oli vegetali, in con-correnza diretta per i terreni agricoli con i prodotti alimentari e le colture per mangimi. Questo può portare alla conversione di ulteriori terreni e al successivo rilascio di emissioni. Se le fore-ste vengono abbattute per far posto a nuovi terreni agricoli allo scopo di compensare gli ettari destinati alle produzione di bio-carburanti, il risultato finale potrebbe essere un aumento delle emissioni di gas serra rispetto a quelli precedentemente emessi dai combustibili fossili. I biocarburanti di seconda e terza gene-razione utilizzano materie prime quali rifiuti, alghe o paglia, in modo da non interferire con la produzione alimentare mondiale.

La Commissione sta ora prendendo in considerazione questo effetto a catena, noto come cambiamento indiretto nella destinazione d’uso dei terreni (indirect land use change, ILUC), al momento di proporre misure volte a promuovere i biocar-buranti avanzati. Come spiega Connie Hedegaard, commissa-rio per l’azione per il clima: «Tecnicamente, l’ILUC è molto complicato. Politicamente, è molto semplice, in particolare quando la Banca mondiale mette in evidenza i problemi legati all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari».

La proposta della Commissione

Secondo la legislazione europea esistente, le energie rinnova-bili devono rappresentare il 10 % nel settore dei trasporti entro il 2020 e il carburante utilizzato deve ridurre i gas serra del 6 % entro la stessa data. I biocarburanti possono dare un con-tributo significativo per entrambi gli obiettivi.

Per evitare la crescente concorrenza per terreni agricoli limitati, la Commissione propone di fissare un tetto del 5 % sul contri-buto che i biocarburanti provenienti da prodotti alimentari pos-sono dare all’obiettivo del 10 %. Vengono inoltre proposti

B I O C A R B U R A N T I

Minimizzare l’impatto climatico dei biocarburanti

© Shutterstock

Impedire che i biocarburanti competano per terreni agricoli limitati.

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R I V I S T A A C U R A D E L L A D I R E Z I O N E G E N E R A L E A M B I E N T E ● N . 4 9 5

ulteriori sforzi per rendere l’ambiente più resiliente ai rischi attuali e futuri, in modo che la politica possa dare un contributo forte al programma dell’UE per una crescita intelligente, soste-nibile e inclusiva.

Il nuovo programma mira a garantire che i rischi e le opportu-nità vengano affrontati tramite un approccio efficace e coe-rente, riconosce la gravità della crisi economica e mostra allo stesso tempo che la politica ambientale è parte della soluzione. Le riforme strutturali in corso d’attuazione offrono l’opportunità di muoversi verso un’economia basata su un uso efficiente delle risorse e a basse emissioni di anidride carbonica.

Obiettivi

Il programma propone tre obiettivi tematici per orientare la politica ambientale fino al 2020. Il primo è quello di tutelare, salvaguardare e valorizzare il capitale naturale alla base della nostra prosperità e del nostro benessere economico.

Il secondo, come prevede l’iniziativa faro per un’Europa effi-ciente sotto il profilo delle risorse, promuove il passaggio a un’economia che utilizzi tutte le sue risorse in modo effi-ciente. Ciò comporta la piena attuazione del pacchetto clima ed energia, l’intesa sui prossimi passi previsti per la politica sul clima dopo il 2020, il miglioramento delle prestazioni ambientali dei prodotti nel corso del loro intero ciclo di vita e la riduzione dell’impatto ambientale dei consumi.

Il terzo parte dai progressi che l’UE ha già fatto nella realizza-zione di importanti benefici per la salute dei suoi cittadini, inten-sificando gli sforzi per affrontare l’inquinamento atmosferico, acustico e idrico, migliorando la gestione delle sostanze chimiche e preparandosi alle conseguenze del cambiamento climatico.

Mezzi

Il programma individua quattro modi per raggiungere gli obiet-tivi tematici generali.

Particolare attenzione sarà dedicata a garantire che la legisla-zione attualmente in vigore sia correttamente applicata sul ter-reno. Oltre ai benefici ambientali, ciò porterà a tre vantaggi economici evidenti. Garantirà la parità di trattamento di tutti gli operatori economici in tutta l’Unione. Stimolerà l’innovazione e darà alle imprese europee intraprendenti il «vantaggio della prima mossa». La Commissione sarà più attiva nell’aiutare le autorità nazionali a rispettare i propri impegni in questo settore.

I programmi pluriennali d’azione per l’ambiente dell’UE (PAA) hanno impostato il quadro politico generale per la politica ambientale dell’UE a partire dagli anni settanta. La Commissione europea ha ora presentato la sua proposta per un nuovo pro-gramma, che individua nove priorità per orientare le decisioni politiche fino alla fine del decennio.

L’Unione europea ha garantito un alto livello di protezione per l’ambiente e la salute umana, e ha nel contempo apportato benefici all’economia stimolando la creazione di nuovi posti di lavoro e la crescita delle eco-industrie. I nostri standard per l’ac-qua potabile e le acque di balneazione sono tra i più elevati a livello mondiale; quasi un quinto del territorio dell’UE è pro-tetto; molti degli obiettivi climatici per il 2020 sono già a portata di mano e la legislazione sulle sostanze chimiche sta incorag-giando l’innovazione e sta facendo in modo che le sostanze più pericolose siano sostituite con altre più sicure.

Ciononostante, permangono notevoli sfide. Malgrado il suc-cesso di Natura 2000, la continua perdita di capitale naturale sta ponendo problemi, non da ultimo per le industrie che dipen-dono da esso, come l’agricoltura e la pesca. Sono necessari

P A A

Programma d’azione per l’ambiente fino al 2020

PAA: Vivere bene entro i limiti del nostro pianetaNove priorità

1. Tutelare, salvaguardare e valorizzare il capitale naturale dell’UE

2. Creare un economia UE basata su un uso efficiente delle risorse e a basse emissioni di anidride carbonica

3. Proteggere i cittadini dell’UE dai rischi ambientali che ne minacciano la salute

4. Garantire la corretta applicazione della normativa UE in materia di ambiente

5. Migliorare la base di conoscenze per la politica ambientale

6. Promuovere gli investimenti nella politica per l’ambiente e il clima, e stabilire prezzi giusti

7. Integrare i fattori ambientali in tutti i settori politici e rafforzare la coerenza delle politiche stesse

8. Contribuire a fare in modo che le città europee siano più sostenibili

9. Rafforzare l’efficacia dell’UE nell’affrontare le sfide ambientali regionali e globali.

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Se la Commissione può contribuire a vincere la sfida mediante valutazioni d’impatto complete delle iniziative politiche in vari settori, la responsabilità ultima sarà degli Stati membri, dato che sono loro a determinare la forma e il contenuto finale delle norme comunitarie e sono responsabili della loro attuazione.

Dimensioni diverse

Il programma evidenzia la necessità di compiere ulteriori sforzi su due livelli molto diversi: locale e globale. Il primo si concentra sulle città, dove entro il 2020 vivrà circa l’80 % dei cittadini europei, e che dovrebbero essere sostenute nel loro tentativo di mostrare la strada verso un futuro sostenibile.

A livello globale, come ha dimostrato il vertice di Rio + 20 nel giugno 2012, vi è una consapevolezza sempre maggiore dell’importanza della sostenibilità ambientale e del potenziale economico e sociale di un’economia verde inclusiva. L’UE ha sempre svolto un ruolo di primo piano negli sforzi internazionali e regionali volti ad affrontare problemi ambientali comuni e continuerà a farlo, rispettando i propri impegni a livello mon-diale e aiutando gli altri a rispettare i loro.

Per saperne di piùhttp://ec.europa.eu/environment/newprg/

Si continuerà a dare importanza al consolidamento delle cono-scenze che costituiscono la base della politica ambientale. Si tratta di un fattore di vitale importanza per valutare i rischi potenziali che possono essere associati a rapidi sviluppi tec-nologici, quali i nanomateriali, in grado di superare in velocità la politica.

Per finanziare molte di queste iniziative saranno necessari investimenti adeguati. Alcuni proverranno dal bilancio dell’UE, in cui gli obiettivi ambientali e climatici sono attualmente inte-grati in tutti i settori politici, e alcuni dagli Stati membri.

Ma un ruolo di primo piano spetterà al settore privato, che dovrebbe essere incoraggiato mediante misure volte ad ampliare il mercato dei beni e dei servizi ambientali. I cambia-menti nei sistemi fiscali nazionali, come la progressiva elimi-nazione dei sussidi dannosi per l’ambiente, nonché l’erogazione di finanziamenti e incentivi per l’eco-innovazione, sono tra le politiche raccomandate dal programma.

Garantire che i fattori ambientali siano pienamente presi in con-siderazione in tutte le altre politiche comunitarie è il quarto di questi «meccanismi di abilitazione». In teoria, si tratta di un requisito in vigore da 15 anni, ma la pratica non ha sempre dato i risultati desiderati.

Entro il 2020 circa l’80 % dei cittadini europei vivrà nelle città, che dovrebbero essere incoraggiate nel loro tentativo di mostrare la strada verso un futuro sostenibile.

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Benefici

In un mondo alle prese con la crisi economica e finanziaria, la riforma di tali sussidi sarebbe una mossa intelligente. Secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE) e della Commissione, la rimozione dei sus-sidi ai combustibili fossili nei bilanci dei 27 Stati membri frut-terebbe più di 25 miliardi di euro, oltre a diminuire le emissioni di gas serra e a ridurre l’inquinamento associato all’uso dei combustibili fossili, con conseguente miglioramento della qua-lità dell’aria e dell’acqua.

La Commissione è decisa a richiamare l’attenzione sul danno causato da tali sussidi, adducendo fondate argomentazioni economiche e scientifiche per giustificare il motivo per cui la loro abolizione promuoverà l’efficienza delle risorse e la cre-scita verde. Ha attualmente a sua disposizione diversi studi che faciliteranno le proposte di riforma e le renderanno più accettabili, tra cui oltre 30 casi concreti ed esempi di riforma che rappresentano le migliori pratiche. I risultati delle attività finalizzate alla costruzione di modelli econometrici sull’im-patto della riforma della fiscalità ambientale, come il trasfe-rimento dell’imposizione fiscale dal lavoro all’inquinamento e all’impiego delle risorse, saranno disponibili a marzo 2013.

In che misura il messaggio viene recepito sarà chiaro nel pros-simo esercizio del semestre europeo, che impone ai governi di spiegare alla Commissione le misure da essi adottate per rispondere a specifiche raccomandazioni di riforma fiscale volte a spostare l’imposizione fiscale dal lavoro e a dare inizio all’eliminazione graduale degli EHS a partire dal 2012.

Per saperne di piùhttp://ec.europa.eu/environment/enveco/taxation/pdf/ report_phasing_out_env_harmful_subsidies.pdfhttp://ec.europa.eu/environment/enveco/

I sussidi dannosi per l’ambiente sono principalmente sovvenzioni o riduzioni/esenzioni fiscali che permet-tono a determinati consumatori, utenti o produttori di integrare il loro reddito o di ridurre i loro costi, ma hanno un effetto negativo sull’ambiente in generale. L’UE si è impegnata a eliminarli gradualmente entro il 2020.

I sussidi che possono avere un impatto negativo sull’ambiente – noti come sussidi dannosi per l’ambiente (environmentally harmful subsidies, EHS) – sono diffusi in settori quali i com-bustibili fossili, i trasporti e l’acqua, e hanno un valore stimato a 1 000 miliardi di dollari USA in tutto il mondo. Ciononostante, se da un lato sembrano offrire vantaggi all’industria o ai con-sumatori, in realtà portano a un uso sconsiderato delle risorse naturali, danneggiano la nostra biodiversità, mantengono pra-tiche inefficienti e scoraggiano l’innovazione.

La Commissione sta spingendo per una riforma di tali sussidi da parte degli Stati membri, in un processo noto come seme-stre europeo. L’UE è ben lungi dall’essere la sola a prestare particolare attenzione alla riforma dei sussidi: sono stati adot-tati impegni a livello globale, ad esempio nel quadro della con-venzione sulla diversità biologica e del G20, e gli impegni già assunti per riformare tali sussidi sono stati ribaditi alla confe-renza di Rio + 20.

Eppure, a livello dell’UE e nazionale i progressi sono stati lenti. Abbiamo assistito ad alcuni successi dell’UE e le recenti propo-ste di riforma della politica agricola comune (PAC), del Fondo europeo per la pesca e del Fondo di coesione pongono il rispetto degli obiettivi ambientali come condizione per ottenere i finan-ziamenti. A livello nazionale, però, vi è ancora la necessità di elaborare piani d’azione efficaci, con obiettivi e scadenze ben precise, nonché un sistema trasparente di segnalazione. Ciò vale anche per i sussidi dannosi per l’ambiente, mediante esen-zioni fiscali negli Stati membri.

S U S S I D I D A N N O S I P E R L ’ A M B I E N T E

La graduale eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente

I sussidi che possono avere un impatto ambientale negativo sono diffusi in settori quali i combustibili fossili, i trasporti e l’acqua.

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Sancire i principi nel diritto

Il progetto di legislazione UE porterà benefici agli utenti e ai for-nitori di risorse genetiche, garantendo a questi ultimi il rispetto dei loro diritti e ai primi un accesso sicuro alle risorse genetiche a basso costo e ad alta certezza di legittimità.

Secondo le norme proposte, i ricercatori e le imprese europei dovrebbero garantire che le risorse genetiche e le relative cono-scenze tradizionali da essi utilizzate siano ottenute nel pieno rispetto della legge del paese d’origine e che i benefici delle loro ricerche siano distribuiti in modo giusto ed equo.

Gli utenti dovranno effettuare la «due diligence», raccogliendo informazioni di base sulle risorse utilizzate, ad esempio quando e dove sono state ottenute. Saranno ugualmente obbligati ad agire se le informazioni disponibili indicano che il materiale è stato acquisito illegalmente, usato senza un valido permesso di accesso o senza previo accordo di ripartizione dei benefici. Gli utenti incorreranno in sanzioni se, durante un controllo, non saranno in grado di dimostrare tutto ciò.

I fornitori principali di risorse genetiche per gli utenti dell’UE sono istituti di raccolta quali banche dei semi e giardini botanici. Per ridurre i costi e aumentare la certezza di legittimità, la Commissione propone di istituire un registro di «collezioni di fiducia dell’UE», allo scopo di dare agli utenti la sicurezza che il loro materiale è già conforme a una parte importante degli obblighi di «due diligence».

Per saperne di piùhttp://ec.europa.eu/environment/biodiversity/international/abs/

Nel mese di ottobre 2010, la comunità mondiale ha adottato il «protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione». Il nuovo trattato, che è un protocollo della convenzione sulla diversità biologica, stabilisce chiaramente i diritti e gli obblighi degli Stati in relazione al modo in cui le risorse genetiche dovrebbero essere rese disponibili per la ricerca e lo sviluppo, nonché le modalità di applica-zione delle condizioni per il loro impiego. La Commis-sione ha presentato un progetto di normativa per l’attuazione del protocollo di Nagoya.

Le risorse genetiche – il patrimonio genetico tanto delle specie naturali quanto di quelle coltivate – svolgono un ruolo signifi-cativo e crescente in molti settori economici. Sono utilizzate da ricercatori e imprese in settori quali la riproduzione di piante e animali, i cosmetici, i prodotti alimentari e farmaceutici. Nel corso degli ultimi 30 anni, il 26 % di tutti i nuovi farmaci appro-vati sono prodotti naturali o da essi derivati.

Ma l’assenza di chiare norme internazionali in materia di accesso e condivisione dei benefici ha portato a denunce di «biopirateria»: accuse secondo le quali i ricercatori stranieri, soprattutto nel mondo sviluppato, avrebbero a volte calpe-stato i diritti dei paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo, nella loro ricerca di queste preziose risorse. Tale crollo di fidu-cia può limitare l’accesso alla preziosa materia prima.

Il protocollo di Nagoya affronta questi temi, confermando i diritti delle comunità indigene e locali che detengono le conoscenze tradizionali associate a risorse genetiche potenzialmente in grado di fornire informazioni di vitale importanza per le sco-perte scientifiche.

A C C E S S O E B E N E F I C I

Regole chiare sull’accesso alle risorse genetiche

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I nostri mari e oceani si stanno trasformando sem-pre più nella discarica del pianeta. I rifiuti dell’uomo contaminano gli habitat marini e causano gravi pro-blemi ambientali, economici e sanitari. Un nuovo documento programmatico della Commissione mira ad aumentare la consapevolezza del problema e a stimolare il dibattito sui modi per affrontarlo.

I rifiuti marini provengono da una vasta gamma di attività e di fonti, di origine sia terrestre che marina. È proprio tale diver-sità, unitamente a una carenza di conoscenze e di dati riguar-danti le molteplici sfaccettature del fenomeno, a complicare la ricerca di risposte adeguate.

I rifiuti possono essere di plastica, metallo, legno, gomma, vetro o carta. Secondo le stime, circa il 15 % dei rifiuti marini galleggia in superficie, la stessa quantità rimane nella colonna d’acqua, mentre il 70 % riposa sul fondale marino. La plastica è l’esempio più evidente e dannoso. In alcune aree rappre-senta l’80 % dei rifiuti e può rimanere nell’ambiente marino anche per centinaia di anni.

L’impatto ambientale di questi rifiuti è notevole. Oltre 180 spe-cie di fauna marina ingoiano microscopici pezzi di plastica scambiandoli per cibo, con conseguenti lesioni interne che pos-sono rivelarsi mortali. Molti animali marini, tra cui balene, foche, tartarughe e pesci, rimangono feriti e persino uccisi quando restano impigliati nei rifiuti marini.

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Affrontare il problema dei rifiuti marini

Ci sono costi economici anche per il settore della pesca, impu-tabili a catture contaminate da vernici o petrolio, o ad eliche impigliate in reti abbandonate. I rifiuti marini possono anche incidere sulla salute e la sicurezza dell’uomo, contaminando gli alimenti, riducendo la qualità dell’acqua o portando sulle spiagge materiali pericolosi quali i rifiuti sanitari.

Impegni forti per affrontare il problema

La conferenza per lo sviluppo sostenibile a Rio de Janeiro nel giugno 2012 ha approvato un impegno fermo «ad agire per ottenere entro il 2025, sulla base dei dati scientifici raccolti, significative riduzioni dei rifiuti marini onde evitare danni all’ambiente costiero e marino». La Commissione sta attual-mente elaborando proposte sul seguito della conferenza di Rio.

A ciò si aggiungono le attività sui rifiuti marini nell’ambito della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, che impone agli Stati membri l’elaborazione e l’attuazione di strategie atte a garantire che tutte le regioni e sottoregioni marittime dell’UE conseguano un buono stato ecologico entro il 2020. La direttiva è anche il pilastro ambientale della poli-tica marittima integrata che mira a massimizzare l’uso soste-nibile del mare.

Per loro natura, i rifiuti marini richiedono un’azione internazio-nale e l’UE sta lavorando in stretto contatto con i suoi vicini nelle quattro convenzioni che coprono il Mediterraneo, il Mar

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Baltico, l’Atlantico nord-orientale e il Mar Nero. Queste contribu-iscono all’attuazione del programma globale di azione del pro-gramma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) per la protezione dell’ambiente marino da attività di origine terrestre.

All’interno dell’UE, una vasta gamma di politiche e misure affronta la provenienza e l’impatto dei rifiuti marini. Esse comprendono la legislazione sulla gestione dei rifiuti, sulle acque reflue urbane e sull’inquinamento provocato dalle navi. Poiché l’80 % dei rifiuti marini proviene dalla terra, un corretto trattamento dei rifiuti e una migliore attuazione delle misure vigenti possono dare un importante contributo al migliora-mento della qualità dei nostri mari. Lo stesso vale per i cam-biamenti nelle pratiche di confezionamento, data la quantità di plastica utilizzata.

Ulteriori misure

Accanto a misure dirette volte a ridurre i rifiuti marini, sono in corso di adozione delle iniziative per migliorare la base di conoscenze e aumentare la consapevolezza. Tali iniziative mirano anche a riunire i principali attori, come i responsabili politici, le organizzazioni non governative (ONG), la comunità scientifica e l’industria; tutti hanno un contributo da dare, in quanto molte parti interessate sono responsabili della gene-razione e della diffusione dei rifiuti.

La Commissione ha avviato tre studi, che dovrebbero conclu-dersi nei primi mesi del 2013, per capire meglio la portata del problema e le sue cause. Due di essi esaminano la possibilità di introdurre misure volte a prevenire la pratica di lasciare in giro rifiuti e le lacune principali nel flusso del materiale da imballaggio. Il terzo presenta casi concreti relativi al ciclo della plastica nei quattro mari regionali europei.

Le sovvenzioni del settimo programma quadro di ricerca dell’U-nione stanno aiutando a finanziare diversi progetti, tra cui quelli di un programma noto come «L’oceano di domani», che nel 2012 si è concentrato sulle lacune della ricerca nella definizione e nel monitoraggio del buono stato ecologico delle acque

dell’UE. L’Agenzia europea dell’ambiente sta inoltre preparando una relazione sullo stato delle coste europee, che comprenderà una valutazione della portata dei rifiuti marini a livello europeo e regionale.

Oltre a ridurre l’immissione di plastica nei nostri mari, sono neces-sari sforzi per eliminare i rifiuti già esistenti. La Commissione promuove varie iniziative note come «A pesca di rifiuti» che, oltre a portare benefici pratici, contribuiscono a diffondere il messaggio al pubblico. Si sta prendendo in considerazione anche una giornata annuale europea della pulizia.

Per saperne di più http://ec.europa.eu/environment/marine/

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Affrontare il problema dei rifiuti marini

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Oltre 180 specie di fauna marina ingoiano

microscopici pezzi di plastica scambiandoli

per cibo.

La via da seguire

La Commissione sta aiutando gli Stati membri a rispet-tare i loro obblighi ai sensi della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino, in particolare nelle loro valutazioni iniziali e nel fissare gli obiettivi ambientali. Ciò dovrebbe consentire di sviluppare nel 2013 una base di riferimento comunitaria per ulteriori riflessioni su un obiettivo di riduzione a livello dell’UE.

Gli Stati membri devono organizzare programmi di monitoraggio entro luglio 2014 e attuare le loro strate-gie per l’ambiente marino entro il 2015. La Commissione le analizzerà e formulerà raccomandazioni qualora le autorità nazionali non prendano misure adeguate.

Questa grande varietà di sforzi mirati alla riduzione dei rifiuti marini costituisce la premessa per un’importante conferenza che si terrà in Germania nel mese di aprile 2013 e che fornirà agli Stati membri alcuni esempi di misure concrete per affrontare il fenomeno.

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Poco più di due anni fa a Nagoya, in Giappone, la comu-nità internazionale ha adottato un ambizioso pro-gramma per tutelare la diversità biologica. Ora si pone l’accento sulla trasformazione degli impegni in realtà. Sono stati fatti buoni progressi in questa direzione a Hyderabad, in India, a metà ottobre 2012.

A seguito della COP 10 di Nagoya, si è tenuta a Hyderabad l’undicesima riunione della conferenza delle parti (COP 11) della convenzione sulla diversità biologica (CBD). Nelle sessioni produttive sono state adottate 33 decisioni su una serie di questioni strategiche, sostanziali, finanziarie e di bilancio.

Esse includono la conferma da parte dell’UE, dei suoi Stati mem-bri e delle altre parti della CBD di aumentare sostanzialmente i finanziamenti totali in materia di biodiversità, a fronte di una linea di base che riflette i finanziamenti annuali medi in materia di biodiversità tra il 2006 e il 2010. In particolare, le parti hanno convenuto un obiettivo preliminare consistente nel raddoppiare i flussi totali internazionali di risorse finanziarie in materia di biodiversità verso i paesi in via di sviluppo entro il 2015, e di mantenere almeno questo livello fino al 2020. A ciò si è aggiunto un accordo per utilizzare uno schema preliminare di segnala-zione, nonché i relativi obiettivi in materia di finanziamenti nazionali, segnalazioni e sviluppo di piani finanziari nazionali.

L’assemblea ha inoltre adottato misure atte a garantire che le attività parallele nell’ambito della convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in particolare la sua politica per ridurre le emissioni da deforestazione e degrado (REDD+), non pregiudichino gli obiettivi in materia di biodiversità. Al fine di garantire l’armonia tra gli obiettivi legati al cambiamento clima-tico e quelli relativi alla biodiversità, la COP 11 ha approvato consigli sostanziali relativi a misure di salvaguardia da rispettare nello svolgimento delle attività REDD+.

Più in generale, questa ricerca di sinergia sarà estesa anche alle diverse convenzioni in materia di biodiversità, avendo con-cordato che il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente debba rivestire un ruolo di primo piano nel rafforzamento della cooperazione tra le suddette convenzioni.

Altre decisioni e discussioni si sono concentrate sull’accesso alle risorse genetiche e sulla ripartizione dei benefici (cfr. l’articolo a pagina 9) nonché su una migliore salvaguardia e un utilizzo più sostenibile della biodiversità marina, anche attraverso l’individuazione di aree marine ecologicamente o biologicamente significative.

I prossimi passi

In occasione della prossima riunione in Corea del Sud, nella seconda metà del 2014, per la COP 12, le parti della conven-zione delle Nazioni Unite sulla biodiversità prenderanno in considerazione la potenziale adozione di un obiettivo finale di mobilitazione delle risorse, possibili principi e garanzie per l’uso di meccanismi finanziari innovativi nonché l’eliminazione, la riforma o l’eliminazione graduale degli incentivi e dei sussidi dannosi per la biodiversità.

La prossima riunione della COP effettuerà anche una valuta-zione intermedia dei progressi compiuti verso il raggiungimento dei 20 obiettivi principali per il 2015 e il 2020 fissati nel piano strategico della CBD per la biodiversità.

Per saperne di piùwww.cbd.int/cop11/http://ec.europa.eu/environment/biodiversity/international/ http://ec.europa.eu/environment/nature/

© COP 11 to CBD

H Y D E R A B A D

Attuare gli impegni internazio-nali in materia di biodiversità

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Nel mese di ottobre 2011, la direzione generale dell’Ambiente della Commissione ha lanciato una campagna paneuropea per mostrare la differenza che un uso efficiente delle risorse può fare nella vita delle persone e in ambito economico. Con lo slogan «Le tue scelte fanno un mondo di differenza», la cam-pagna Generation Awake ha raggiunto milioni di cit-tadini. Nel 2012 si è focalizzata su un uso efficiente delle risorse idriche.

«Generation Awake» ha lo scopo di informare i cittadini che è possibile consumare in modo diverso, fornendo loro assistenza e consigli per aiutarli a preservare le risorse naturali, risparmiare denaro, ridurre l’impatto ambientale e rendere il futuro più sostenibile. La campagna è stata lanciata nel mese di ottobre 2011 con eventi negli Stati membri, un sito web multilingue, una pagina fan di Facebook, video virali e pubblicità online.

Lo scorso anno ha visto una maggiore attenzione al tema dell’acqua in concomitanza con il lancio a novembre del piano per la salvaguardia delle risorse idriche in Europa, che punta a orientare la politica dell’UE in materia di acque fino al 2020. Il consumo e la salvaguardia dell’acqua sono giunti alla ribalta, con una nuova sezione del sito che mostra come le scelte indi-viduali siano fondamentali per garantire che l’Europa goda di un adeguato approvvigionamento di acqua di buona qualità. È stato anche lanciato un video virale che ha per protagonista «Marino Acquabella». Marino, un secchio blu che incontriamo mentre parla con il suo psicoterapeuta, è ossessionato dal risparmio di acqua, e prodiga numerosi consigli ai consumatori.

È seguita una seconda fase della campagna, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul costo nascosto, in termini idrici, di molti

oggetti di uso quotidiano, con un nuovo sito web, una serie di animazioni che illustrano il concetto di consumo indiretto di acqua, attività su Facebook e un concorso video. L’uso diretto di acqua – per cucinare, lavare ecc. – rappresenta solo il 4 % del consumo d’acqua della maggior parte delle persone, quindi, con-centrandosi sul 96 % di acqua nascosta nelle scelte di consumo, la campagna mirava a sensibilizzare l’opinione pubblica sugli aspetti più importanti.

L’iniziativa ha riscosso un grande successo. La pagina fan di Facebook ha attualmente circa 78 000 fan, il che la rende una delle pagine di maggior successo di Facebook gestite dalla Commissione europea o per suo conto. Il sito ha registrato oltre un terzo di milione di visite dal suo lancio, mentre il sito dedicato all’acqua ha avuto più di 100 000 visite in meno di sei mesi. I video virali sono stati visti da quasi 2,5 milioni di persone e sulla stampa sono apparsi circa 800 articoli dal lancio della campa-gna, che ha attirato anche circa 500 tweet sul micro-blog Twitter. Le animazioni sull’uso nascosto dell’acqua sono piaciute molto, come dimostrano le oltre 200 000 visite nel giro di pochi mesi.

Lo sguardo rivolto al 2013

Quest’anno gli sforzi saranno rivolti a sensibilizzare i consuma-tori europei sul profilo ambientale dei prodotti, poiché la Commissione continua a impegnarsi per esaltare i vantaggi di un consumo più ecologico e più efficiente in termini di risorse.

Per saperne di piùwww.generationawake.eu/itwww.imagineallthewater.eu/itwww.facebook.com/GenerationAwakewww.youtube.com/user/GenerationAwake

© COP 11 to CBD

C A M P A G N A G E N E R A T I O N A W A K E

Generation Awake: un anno dopo

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Pascoli estensivi popolati dal

bufalo indiano.

Le paludi salmastre interne del Brandeburgo, vicino a Berlino, sono rarità geologiche e botaniche che rap-presentano una sosta annuale di vitale importanza per migliaia di uccelli migratori, tra cui trampolieri, gru e oche nordiche. Nei prati si riproducono spesso anche la pavoncella, il beccaccino comune e altre spe-cie di uccelli in via d’estinzione.

I cambiamenti nelle pratiche agricole tradizionali stanno minacciando la sopravvivenza di queste paludi salmastre interne. L’agricoltura intensiva ha modificato le condizioni idro-logiche, causando squilibri di sale, mentre la fine del pascolo estensivo ha condannato certe aree di prati salati all’invasione di arbusti e alberi.

Per porre rimedio alla situazione, lo Stato federale del Brandeburgo ha ottenuto il cofinanziamento del programma LIFE dell’Unione europea per il progetto «Salzstellen Brandenburg» (LIFE05 NAT/D/000111). Il suo scopo è quello di ripristinare le specie e gli habitat caratteristici delle saline più rappresentative, inclusi negli allegati della direttiva sugli habitat (19 siti della rete Natura 2000 in totale), e di intro-durre pratiche di gestione sostenibili.

Con l’aiuto di esperti dell’Ente statale per l’estrazione, la geolo-gia e i minerali, il team del progetto ha realizzato opere idrau-liche – come la riconnessione di meandri e la rimozione di vecchi sbarramenti – volte a ripristinare l’equilibrio idrologico di varie paludi e saline.

Le conoscenze dettagliate di idrologia locale e l’esperienza degli agricoltori locali si sono rivelate imprescindibili per il successo. Grazie alle opere è stato possibile innalzare il livello dell’acqua su circa 312 ettari, dando la possibilità di effettuare regolazioni su diversi prati a seconda delle condizioni atmosferiche e delle esigenze delle specie volatili e botaniche interessate.

La rimozione dell’eccesso di vegetazione di canne e arbusti e la creazione di stagni hanno avuto un impatto misurabile sulla biodiversità della palude salmastra. Sono state identifi-cate per la prima volta in siti diversi del progetto le rare piante che crescono in questo habitat: il sedano d’acqua rampicante e l’Angelica palustris.

Per gestire le zone di prato più umide, il team di progetto ha deciso di non utilizzare costose attrezzature specializzate per la falciatura, ma di introdurre pascoli estensivi popolati dal bufalo indiano, che si è adattato bene alle condizioni difficili, sopravvivendo a temperature invernali scese fino a –24 °C. I bufali indiani sono apprezzati anche da agricoltori, residenti locali e visitatori, contribuendo così al raggiungimento dell’o-biettivo secondario del progetto, quello di stimolare l’interesse locale nelle paludi salmastre interne e sviluppare il turismo. Grazie a vari sussidi agro-ambientali, circa 300 bufali indiani pascolano attualmente nelle paludi del Brandeburgo.

Il più grande successo

Holger Rössling, direttore del progetto, fa notare come l’acquisto di terreni sia stato «molto importante» per il successo del pro-getto. Ritiene tuttavia che il suo più grande successo sia stato quello di organizzare, insieme ai proprietari terrieri e agli agricol-tori, «un’ottima gestione» dei prati ricchi di salgemma. Ciò ha comportato, tra le altre cose, l’elaborazione di un piano d’azione con raccomandazioni per un ulteriore sviluppo, in modo che il bufalo indiano potesse continuare a vagare, contribuendo così alla futura salvaguardia di questo habitat così importante.

Per saperne di piùhttp://ec.europa.eu/environment/life/project/Projects/index.cfm? fuseaction=search.dspPag.&n_proj_id=2952

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Dove erra il bufalo indiano

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N U O V E P U B B L I C A Z I O N I

LIFE e la gestione delle costeLe coste europee hanno un elevato valore ecologico ed econo-mico: offrono una vasta gamma di preziosi habitat e servizi eco-sistemici, e hanno sempre attratto l’uomo e le sue attività. Tuttavia, la forte concentrazione di popolazione e lo sfruttamento delle risorse naturali esercitano delle pressioni che portano alla perdita di biodiversità e alla distruzione degli habitat. Questo opuscolo, che prende abbondantemente spunto da progetti con-creti sul campo, fornisce una panoramica dei vari programmi che contribuiscono alla conoscenza, alla tutela e alla sostenibilità del nostro ambiente costiero.Disponibile solo in inglese all’indirizzohttp://ec.europa.eu/environment/life/publications/lifepublications/lifefocus/documents/coastal.pdf

I migliori progetti ambientali LIFE del 2011L’obiettivo del programma annuale LIFE Environment Awards è di contribuire a diffondere le migliori pratiche e i risultati positivi dei progetti, identificando le iniziative con il maggiore potenziale di miglioramento ambientale a lungo termine. Alle più meritevoli viene assegnato il riconoscimento «Best of the Best». Questo opuscolo presenta i cinque progetti che hanno raggiunto questo traguardo nel 2011.Disponibile solo in inglese all’indirizzohttp://ec.europa.eu/environment/life/publications/lifepublications/bestprojects/documents/bestenv11.pdf

Scheda informativa sull’eco-innovazioneL’eco-innovazione riguarda tutte le forme di innovazione, tecno-logica o meno, che creano opportunità di business ed eliminano o riducono gli impatti negativi sull’ambiente. È strettamente legata al modo in cui utilizziamo le risorse naturali e al modo di produrre e consumare beni e servizi. Questa scheda di quattro pagine spiega l’importanza del concetto, le politiche e i finanzia-menti che l’Unione europea sta utilizzando per promuoverne lo sviluppo e la crescente forza dell’industria dell’eco-innovazione all’interno dell’Unione.Disponibile in inglese e presto in altre lingue all’indirizzohttp://ec.europa.eu/environment/pubs/factsheets.htm

Zoe va controcorrente!La direzione generale per l’Ambiente della Commissione europea ha lanciato la sua prima app per dispositivi mobili. Zoe va contro-corrente! è un libro di fiabe digitale interattivo per bambini di età compresa tra 7 e 11 anni. È disponibile in francese, inglese, ita-liano, polacco, spagnolo e tedesco presso l’Apple Storehttp://itunes.apple.com/lu/app/zoe-makes-a-splash!/id542684376?mt=8&uo=4

e in Google Playhttps://play.google.com/store/apps/details?id=com.inuistudio.zoemakesasplash

Una versione online è disponibile all’indirizzo http://ec.europa.eu/environment/pubs/children/zoe/digitalstory/index.html

A G E N D A

World Forests Summit: raggiungere una gestione forestale sostenibile su scala globale5-6 marzo 2013, StoccolmaL’incontro si propone di individuare le possibili modalità di collaborazione tra le parti interessate del settore forestale. Tra le questioni da discutere vi sono la determinazione del valore delle foreste nei bilanci, i modelli di business per le industrie dei prodotti forestali e il ruolo delle foreste nella mitigazione dei cambiamenti climatici.http://cemea.economistconferences.com/event/world-forests-summit

Arctic Summit: una nuova prospettiva per commercio, energia e ambiente12 marzo 2013, OsloL’evento si concentrerà sulle sfide principali nella regione: la ricerca di risorse naturali, l’impatto del cambia-mento climatico, l’emergere di nuove rotte commerciali e la necessità di una gestione responsabile.http://cemea.economistconferences.com/event/arctic-summit

Blue Economy World Summit29 aprile – 1º maggio 2013, BerlinoLa conferenza esaminerà l’attuazione e la realizzazione di un’«economia blu». Saranno presi in considerazione possibili modelli di business, gli elementi chiave di un progetto sull’economia blu e le opportunità disponibili per le imprese.http://www.blueeconomy.eu/ blueeconomysummit/index.html

Settimana verde 20134-7 giugno 2013, BruxellesLa qualità dell’aria sarà il filo conduttore della 13ª edizione di questo evento annuale di alto livello organizzato dall’UE.http://ec.europa.eu/environment/greenweek/index.html

Salvo ove diversamente indicato, tutte le pubblicazioni sono disponibili gratuitamente collegandosi al sito EU Bookshop http://bookshop.europa.eu

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N O T I Z I E I N B R E V E

Premi del sistema europeo di ecogestione e auditI premi di quest’anno hanno riconosciuto il contributo di sei organizzazioni pubbliche e private nell’applicazione di soluzioni innovative per migliorare la loro gestione delle risorse idriche.Nel settore privato, Abwasserverband Anzbach Laabental (Austria), un’associazione di impianti di depurazione innovativi, ha riportato la vittoria nella categoria micro. Il vincitore tra le organizzazioni di piccole dimensioni è stato Riechey Freizeitanlagen GmbH & Co. KG (Germania), che gestisce un campeggio e un villaggio vacanze sul mar Baltico. Nella cate-goria medie dimensioni è emerso Neumarkter Lammsbräu Gebr. Ehrnsperger e. K. (Germania), un birrificio che produce birra e bevande analcoliche biologiche, mentre il vin-citore tra le organizzazioni di grandi dimensioni è stato Lafarge Cement, il più grande pro-duttore di cemento del Regno Unito.Nel settore pubblico, il comune di Tavarnelle Val di Pesa (Toscana, Italia), che impone l’obbligo di installare tecnologie per il risparmio idrico in tutti gli edifici di nuova costruzione, ha vinto nella categoria piccole organizzazioni, mentre il Bristol City Council (Regno Unito), che ha ridotto il consumo cittadino di acqua dell’11 % dal 2009-2010, in quella grande.Per ulteriori informazioni http://ec.europa.eu/environment/emas/emasawards/

Nantes è Capitale verde europea 2013Il 29 novembre 2012 Nantes, la sesta città più grande della Francia, è diventata Capitale verde europea, subentrando a Vitoria-Gasteiz, in Spagna. È la quarta città ad aver vinto il prestigioso titolo da quando il premio è stato introdotto nel 2010.Nantes ha molte credenziali verdi, tra cui quattro siti di Natura 2000, 33 aree naturali di interesse botanico, faunistico o ecologico, nonché un ambizioso piano d’azione per il clima volto a ridurre le emissioni di CO2 del 30 % pro capite entro il 2020.Per vincere il premio Capitale verde europea una città deve dimostrare di essere caratte-rizzata da uno stile di vita ecologico all’avanguardia e fungere da modello per promuovere le migliori pratiche altrove. Nantes farà fronte a questo impegno allestendo una mostra itinerante, Aéroflorale II, che farà il giro dell’Europa nel corso del 2013.Per ulteriori informazioni www.europeangreencapital.eu

Progetto per la tutela delle risorse idriche europeeLa Commissione europea ha presentato un progetto per garantire che l’UE abbia a dispo-sizione una quantità sufficiente di acqua di buona qualità per soddisfare le esigenze dei suoi abitanti, dell’economia e dell’ambiente. Per raggiungere l’obiettivo attuale di un buono stato ecologico delle acque entro il 2015, come precisato nella direttiva quadro sulle acque, la strategia propone un triplice approccio.Si sottolinea la necessità di migliorare l’attuazione della vigente legislazione europea sulle acque. È possibile riuscirci misurando il consumo idrico, stabilendo un prezzo per l’acqua ed effettuando una migliore analisi economica per applicare il principio secondo il quale «chi inquina paga».Integrare gli obiettivi della politica delle acque in altre aree di politica comunitaria pertinenti, come l’agricoltura, la pesca, le energie rinnovabili, i trasporti e i fondi di coesione e strutturali, potrebbe essere determinante per il raggiungimento dell’obiettivo del 2015.Il progetto sottolinea inoltre la necessità di sviluppare nuovi modi per migliorare l’efficienza idrica, fissando obiettivi nazionali, utilizzando conti-acqua e concordando norme comunitarie per la riutilizzazione dell’acqua.Per ulteriori informazioni http://ec.europa.eu/environment/water/blueprint/

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