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L’ALLEVAMENTO DEL CONIGLIO DA CARNE Relazione di: Stefanello Eddy Tutor: prof.ssa Paolin Paola Anno scolastico: 2013/14 Classe 5^B IPAA G CORAZZIN Piavon di Oderzo.

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L’ALLEVAMENTO DEL CONIGLIO DA CARNE

Relazione di: Stefanello Eddy

Tutor: prof.ssa Paolin Paola

Anno scolastico: 2013/14

Classe 5^B – IPAA G CORAZZIN Piavon di Oderzo.

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INDICE

INTRODUZIONE .......................................................................................................................................... 3

GENERALITÀ E STORIA ........................................................................................................................... 5

IL CONIGLIO: CARTA D’IDENTITÀ ...................................................................................................... 7

PRODOTTI CUNICOLI ............................................................................................................................... 9

LA CARNE DI CONIGLIO ................................................................................................................................. 9 COMPOSIZIONE CHIMICA DELLA CARNE ...................................................................................................... 10 PRODUZIONE, CONSUMI E ALLEVAMENTI .................................................................................................... 10 PELLI E PELO ............................................................................................................................................... 11

TECNICHE DI ALLEVAMENTO............................................................................................................. 12

INCROCI E IBRIDI COMMERCIALI ................................................................................................................. 12 PUBERTÀ E FECONDAZIONE ........................................................................................................................ 13 PREPARAZIONE DEL NIDO ........................................................................................................................... 14 GRAVIDANZA E PARTO ................................................................................................................................ 15 CONTROLLO DELLE COVATE ....................................................................................................................... 15 ALLATTAMENTO E SVEZZAMENTO .............................................................................................................. 17

MALATTIE DEL CONIGLIO ................................................................................................................... 18

MALATTIE PARASSITARIE ........................................................................................................................... 18 MALATTIE VIRALI ....................................................................................................................................... 19 MALATTIE BATTERICHE .............................................................................................................................. 20

ALIMENTAZIONE DEL CONIGLIO ...................................................................................................... 22

DIGESTIONE E CIECOTROFIA ....................................................................................................................... 22 SCHEMA APPARATO DIGERENTE DEL CONIGLIO .......................................................................................... 22 SCHEMA DELLA CIECOTROFIA ..................................................................................................................... 23 VALUTAZIONE DEGLI ALIMENTI .................................................................................................................. 24 ALIMENTI E MODALITÀ’ DI SOMMINISTRAZIONE ......................................................................................... 25 RAZIONAMENTO ......................................................................................................................................... 26

RIPRODUZIONE ........................................................................................................................................ 29

RITMO RIPRODUTTIVO E CICLIZZAZIONE DELL'ALLEVAMENTO ................................................................... 29 RITMO ESTENSIVO O TARDIVO .................................................................................................................... 29 RITMO SEMI-INTENSIVO O SEMI-PRECOCE ................................................................................................... 29 RITMO POST – PARTUM ............................................................................................................................... 30 INSEMINAZIONE ARTIFICIALE ...................................................................................................................... 30

ATTREZZATURE ....................................................................................................................................... 32

TIPOLOGIA GABBIE ..................................................................................................................................... 32 DISPOSIZIONE DELLE GABBIE ...................................................................................................................... 34 DISTRIBUZIONE DELL’ALIMENTO ................................................................................................................ 34 DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA DI BEVANDA ................................................................................................ 35 EVACUAZIONE E TRATTAMENTO DELLE DEIEZIONI ..................................................................................... 35

DEIEZIONI E DIRETTIVA NITRATI ..................................................................................................... 37

BENESSERE ANIMALE ............................................................................................................................ 38

PARTE LEGISLATIVA .............................................................................................................................. 39

THE RABBITS ............................................................................................................................................. 40

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA .......................................................................................................... 41

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INTRODUZIONE

Accudire animali rappresenta per me una passione che mi accompagna fin da

quando ero piccolissimo: per tutta la vita mi sono dedicato alla cura dei più

diversi animali. Cominciai a sviluppare l’interesse per il coniglio una decina di

anni fa quando costituii la mia prima colonia di esemplari nani della razza “Nani

colorati”. Per circa un anno mi dedicai ad allevare la discendenza generata da un

maschio e due fattrici. Nel corso di 5-6 generazioni, in meno di 12 mesi, riuscii

a svezzare una trentina di esemplari che, forzatamente, fui costretto a piazzare

presso amatori: amici e conoscenti, i quali me li chiedevano per avere animali da

compagnia o, forse, mossi da un senso di pietà nei confronti dei miei genitori.

Gli animali della razza nana presentano un accrescimento veloce e producono

nidiate più numerose rispetto alla media delle altre razze di coniglio. A quei

tempi l’attività era essenzialmente di tipo amatoriale, le cucciolate che ottenevo

erano composte soprattutto da soggetti di colore pezzato: bianco e nero. Questi

soggetti non sono molto apprezzati dal mercato, mentre è la comparsa di un

esemplare di colore siamese, con occhi azzurri e pelo folto, che permette di

collocare il coniglietto a prezzi elevati nei circuiti amatoriali. Un individuo così

mi è capitato per caso una sola volta, lo portai in conto vendita ad un negozio di

animali e, in meno di un giorno, trovò l’ acquirente. Sotto la pressione dei miei

familiari, che non vedevano tanto di buon occhio la mia “attività

imprenditoriale” e un po’ mi prendevano in giro per il business poco redditizio,

mi convinsi ad orientare il mio interesse verso l’allevamento del coniglio da

carne. Nel 2005 cominciai la costruzione delle gabbie, quindi mi costituii il

gruppo dei riproduttori reperendo gli animali presso allevamenti a carattere

familiare: i miei vicini di casa. Incominciai l’attività selezionando i riproduttori

per caratteristiche morfologiche e comportamentali. I primi tentativi furono

abbastanza fallimentari. Selezionai maschi troppo piccoli che trasmettevano

questa caratteristica alla prole e quindi ottenevo animali con basse rese al

macello. Le prime femmine da me prescelte non si comportavano come brave

allevatrici in quanto, anche se preparavano il nido, non si dedicavano ad

accudire la nidiata, non protraevano l’allattamento a tutto il tempo necessario e,

in qualche caso, si verificarono episodi di cannibalismo. In seguito a questi

insuccessi effettuai degli studi sul comportamento delle fattrici migliori e,

risalendo ai gran parentali, riuscii ad ottenere fattrici e maschi riproduttori con le

caratteristiche da me desiderate capaci di trasmettere le seguenti qualità:

ossatura fine;

velocità di accrescimento rapida;

resa in carne elevata;

prolificità elevata (9-10 coniglietti per nidiata);

forte attaccamento alla prole della fattrice.

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Per selezionare in questo modo cominciai a reperire i riproduttori presso

allevamenti intensivi. Al compimento del mio diciottesimo anno, i nonni, mi

regalarono un riproduttore di pregio che utilizzo tutt’ora con successo negli

accoppiamenti. Attualmente il mio allevamento è composto da un riproduttore

maschio, quattro fattrici meticcie e tre fattrici di razza pura. Da questi

riproduttori ottengo circa 30 conigli l’anno che immetto in una “nicchia di

mercato” costituita da miei conoscenti: amici, malcapitati insegnanti. Fornisco

un prodotto macellato di circa … chili, pronto per la cottura. In futuro vorrei

espandere l’allevamento per costituire con esso la mia attività professionale. Il

primo passo di questo percorso prevede l’imminente mia iscrizione alla

“Associazione Allevatori Cunicoli del Friuli”. Questa associazione svolge

funzioni di formazione professionale, assistenza veterinaria per il trattamento

delle malattie e funge da supporto per la presentazione dei conigli a fiere e

concorsi.

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GENERALITÀ E STORIA

Zoologi e studiosi della materia sono ancora incerti su quale sia la vera patria di

origine del coniglio, ma la maggior parte delle testimonianze raccolte portano a

ritenere che sia la Spagna la più probabile culla di origine del coniglio, sebbene

anche in Asia non manchino vestigia preistoriche che testimoniano come anche

in queste zone il coniglio fosse presente in tempi molto remoti. Altre

testimonianze starebbero invece ad indicare la Numidia (regione dell’africa del

Nord) quale autentico paese d’origine, da dove poi il coniglio sarebbe giunto in

Spagna. Quando i fenici fondarono Cadice testimoniarono di aver assediato una

terra che essi chiamarono Spagna , parola di radice ebraica che sembra

significare “paese dei conigli”. Anche Catullo, 50 anni avanti Cristo,

denominava la Spagna come “Cunicoltosa Celtiberia” cioè Celtiberia, terra dei

conigli. Dalla Spagna il coniglio è giunto in Italia all’epoca dei Romani, nel

terzo secolo avanti Cristo. Questa in sintesi la storia del coniglio dalle sue

origini sino ad oggi, ma è opportuno rilevare che il coniglio del XX secolo è

soprattutto il frutto della selezione avvenuta nei precedenti tre secoli, da quando

cioè il coniglio è stato oggetto di allevamento e di selezione da parte dell’uomo.

Da quel momento in poi si diversificano e si diffusero varie tipologie e razze di

conigli specializzate nella produzione di carne, pelliccia o pelo. Attualmente le

razze dei conigli sono molto numerose ed in continua evoluzione; ufficialmente

oggi ne vengono riconosciute 42, le più famose sono: da carne la razza Gigante,

Blu di Vienna, Fulvo di borgogna, Bianca di Nuova Zelanda, Argentata di

Champagne e Californiana; le razze da pelo:

Angora, Satin e Rex.

GIGANTE

BLU DI VIENNA

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FULVO

DI BORGOGNA

BIANCA DI

NUOVA ZELANDA

CALIFORNIA

ARGENTATA DI

CHAMPAGNE

ANGORA

REX

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IL CONIGLIO: CARTA D’IDENTITÀ

Il nome scientifico del coniglio è: Oryctolagus cuniculus, che fa riferimento

all’attitudine del scavare, la sua identificazione zoologica è la seguente:

Il nome stesso indica che il coniglio è, in natura, un animale che vive e si

riproduce scavando dei nidi sotterranei (cunicoli).

Non avendo attitudini aggressive, affida la sua sopravvivenza alla sua velocità di

fuga ed alla sua abilità di mimetizzare le tane. E’ un animale notturno

estremamente guardingo; preferisce rimanere rintanato durante il giorno, per

uscire solo all’alba ed al tramonto a svolgere le sue funzioni fisiologiche.

II coniglio appartiene alla classe dei mammiferi ed alla sottoclasse dei

placentati. È un lagomorfo, i cui denti avendo le radici aperte sono a crescita

continua. L'appartenenza alla famiglia dei leporini è dovuta alla notevole

lunghezza delle orecchie e degli arti posteriori, atti al salto, e di contro alla

brevità della coda. I leporini (sottofamiglia) presentano una fenditura nel labbro

superiore che lo divide in due parti distinte (labbro leporino). Per indicare

quindi, secondo la nomenclatura biologica il coniglio, bisogna usare la

denominazione oryctolagus.

Lo standard Italiano nell'insieme rappresenta un patrimonio di variabilità

genetica di indubbio interesse, la cui conservazione e miglioramento passa

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attraverso la tenuta dei Libri Genealogici. Infatti le risorse biologiche

attualmente esistenti nell’ambito della specie cunicola da utilizzare per i

programmi di miglioramento genetico e di selezione dei caratteri produttivi di

interesse economico, sono appunto rappresentate dalle differenze genetiche

esistenti fra i riproduttori di ogni singola razza, ceppi o varietà e dalle differenze

genetiche esistenti fra le 42 razze.

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PRODOTTI CUNICOLI

La carne di coniglio

Il coniglio nel mondo viene allevato per vari scopi, non solo zootecnici, che

comprendono l'utilizzo come animale da compagnia, come soggetto da

esperimento e come produttore di carne e di pelame.

Nel nostro Paese la produzione di carne è di gran lunga predominante e viene

effettuata con conigli macellati a circa 2,2 - 2,3 kg di peso, per la produzione del

coniglio leggero, peraltro a diffusione limitata e che interessa soprattutto il

Centro Sud, oppure a 2,5 - 2,9 kg, per la produzione del coniglio pesante. Sia

che sì tratti di allevamenti rurali, familiari o intensivi, del coniglio viene

utilizzata la carcassa intera, che viene commercializzata dopo l'eliminazione del

sangue, della pelle, degli zampetti e del tubo digerente. In fase di distribuzione è

possibile anche la preparazione in “tagli maggiori”, per la quale è necessario il

coniglio pesante.

La resa di macellazione è mediamente del 57-58% (dal 55 al 62%) e quindi il

peso delle carcasse commercializzate varia mediamente da 1,3 a 1,5 kg, con

punte superiori a 1,6 kg e inferiori a 1 kg a seconda dei tipi genetici utilizzati,

dell'età alla macellazione, delle varie condizioni di allevamento. La parte edibile

(muscoli, grasso, frattaglie) rappresenta circa 1'85% della carcassa commerciale.

È importante osservare che la carcassa si caratterizza per il limitato contenuto di

grasso, localizzato soprattutto intorno agli organi della cavità addominale, il

quale, contrariamente a quanto sì verifica con altre specie, non tende ad

aumentare sensibilmente con l'età di macellazione degli animali. Sotto l'aspetto

dietetico per l'alimentazione umana, inoltre, la composizione dei lipidi di

coniglio è molto equilibrata, essendo costituita all'incirca da un terzo di acidi

grassi saturi, un terzo di acidi grassi monoinsaturi e un terzo di acidi grassi

polinsaturi. A questo riguardo va comunque osservato che tali rapporti sono

tipici delle diete «standard» attualmente impiegate nell'alimentazione del

coniglio, ma potrebbero essere ovviamente modificati con l'impiego di diete

contenenti grassi di composizione varia.

Alla scarsità di grasso della carcassa di coniglio fa da contrappunto l'elevata

carnosità (ricchezza di tessuto muscolare), poiché anche l'incidenza dello

scheletro si mantiene piuttosto limitata. La carne di coniglio, analogamente alla

carcassa, si distingue pertanto per l'elevato contenuto di proteine e la scarsità di

grasso, pur se esistono differenze fra i vari muscoli. Un altro aspetto

caratteristico è inoltre il contenuto di colesterolo piuttosto basso, che non supera

i 40-60 mg/100 mg di carne. Infine, la carne di questa specie è più ricca di

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fosforo, potassio e magnesio e più povera di calcio, ferro e soprattutto di sodio

rispetto ad altre carni.

Composizione chimica della carne

Tab1. Composizione chimica media della carne di

coniglio

Muscoli

della coscia

Longissimus

Dorsi

Acqua

Proteine

Grasso

Ceneri

- calcio

- fosforo

- magnesio

- potassio

- sodio

- ferro

(%)

(%)

(%)

(%)

(mg/100 g)

(mg/100 g)

(mg/100 g)

(mg/100 g)

(mg/100 g)

(mg/100 g)

72,6

21,6

4,5

1,3

9

230

29

428

47

1,3

74,6

22,1

2,1

1,2

3

222

28

431

37

1,1

Nel complesso, quindi, essa si distingue per l'elevato rapporto fra proteina e

grassi e per la favorevole composizione della frazione lipidica che, unitamente

alla scarsità di alcuni minerali fra cui il sodio, fanno si che questa carne sia

adatta a tutte le esigenze dietetiche. Sotto l'aspetto organolettico essa, inoltre, si

caratterizza per un sapore abbastanza spiccato e una buona tenerezza.

Produzione, consumi e allevamenti

La produzione di carne cunicola, che alla fine degli anni Sessanta non superava

in Italia i 900.000 q, ha goduto nel decennio successivo di un forte incremento,

analogamente a quanto si è osservato per le carni suine e avicole, fino a

raddoppiare all'inizio degli anni Ottanta. Successivamente la crescita è

continuata ma ad un ritmo rallentato e attualmente la produzione nazionale di

carni di coniglio si aggira sui 2,1-2,2 milioni di quintali, pari a circa il 6% della

produzione nazionale totale di carni delle varie specie allevate. Nel periodo

considerato si è registrato, come per tutte le carni, un incremento dei consumi

che sono aumentati da 1,8 ad oltre 4 kg/anno per abitante. Tradotti in valore

globale, questi consumi equivalgono ad oltre 1 milione di quintali nel 1970. Nel

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complesso i consumi hanno costantemente superato la produzione nazionale di

una quota costante e il nostro auto approvvigionamento è sempre

oscillato intorno al 90%. A livello comunitario l'Italia è comunque il primo

produttore e consumatore di carne di coniglio, seguita dalla Francia e dalla

Spagna. Gli altri Paesi presentano invece un mercato molto ridotto per queste

carni.

L'allevamento cunicolo in Italia è sempre stato tradizionalmente legato alla

famiglia rurale (e anche non) e l'incremento produttivo registrato nell'ultimo

ventennio va messo in relazione soprattutto alla nascita e alla diffusione di

allevamenti intensivi, nei quali la produzione cunicola rappresenta l'unica o

comunque una importante fonte di reddito. Con questo sviluppo, sono stati

messi a disposizione dall'industria mangimi composti integrati di elevata qualità

e sono stati introdotti tipi genetici più produttivi. Attualmente quasi il 60% degli

allevamenti cunicoli si concentra nell'Italia settentrionale, e il restante 40% è

ripartito fra Italia centrale e meridionale. Anche le dimensioni medie aziendali

sono superiori nel Nord (oltre 500 fattrici mediamente presenti per azienda)

rispetto al Centro (oltre 300 fattrici) e al Sud (meno di 200).

La produzione nazionale di carne in questi anni è stata circa di 2.300.000 ql pari

ad una P.L.V. di circa 500 milioni di euro.

Pelli e pelo

Oltre che per la produzione di carne, il coniglio può essere impiegato per la

produzione di pelo usato in tessitura e di pelle col pelame usati in pellicceria. La

colorazione del manto del coniglio è infatti controllata da molti geni ed esistono

numerose varianti fra cui alcune sono considerate particolarmente pregiate. A

questo riguardo vengono inoltre sfruttate alcune mutazioni genetiche dei

caratteri che influenzano la «struttura» del pelame del coniglio. Questo è

normalmente distinto in uno strato interno, corto e lanoso, la borra, e in uno

strato esterno, lungo e setoloso, che di solito determina il colore del manto, la

giarra. Le più importanti mutazioni genetiche della struttura del pelame sono

l'Angora, la Rex e la Satin. La mutazione Angora, la più famosa, provoca la

mancata caduta del pelo, che può così anche triplicare la sua lunghezza (fino ad

oltre i 10 cm). La Rex comparve all'inizio degli anni Venti e determina un

accorciamento dei peli della giarra che lasciano apparire la borra, cosicché il

manto assume un aspetto vellutato. La mutazione Satin, infine, comparsa

all'inizio degli anni Trenta, si distingue per la particolare lucentezza dei peli

della giarra, che sono estremamente sottili e trasparenti.

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TECNICHE DI ALLEVAMENTO

Incroci e ibridi commerciali

L'allevamento in purezza di una singola razza ai fini della produzione della

carne fornisce risultati inferiori a quelli ottenibili con idonei programmi di

incrocio, attuabili anche a livello aziendale.

Una prima possibilità è fornita dall'incrocio a due vie, cioè fra due razze diverse

per ottenere soggetti meticci da avviare alla macellazione. Attualmente le

combinazioni di razze più convenienti sono: maschio di razza Californiana e

femmina Bianca di Nuova Zelanda; maschio di razza Argentata di Champagne e

femmina Bianca di Nuova Zelanda; maschio fulvo di Borgogna e femmina di

razza Californiana.

L'incrocio a tre vie consente di impiegare femmine meticcie e quindi

caratterizzate da un favorevole effetto dell'eterosi sulla prolificità e l'attitudine

materna. Per la produzione delle femmine è molto diffuso l'incrocio di maschi di

razza Californiana con femmine di razza Bianca di Nuova Zelanda. Come

maschi terminali si possono impiegare soggetti delle stesse razze (incrocio di

ritorno) o di razze ad alta velocità di crescita, come Argentata di Champagne o

la Fulva di Borgogna.

Infine, l'incrocio a quattro vie è difficilmente realizzabile negli allevamenti e

viene invece sfruttato dalle ditte che producono ibridi commerciali.

Analogamente a quanto verificatosi per i suini e per le specie aviarie, anche nel

settore cunicolo si sono infatti diffuse ditte che, con accurati programmi di

incrocio, producono gli ibridi commerciali. Le ditte operanti in Italia (Grimaud,

Hyla, Hyplus, Provisal, Solam-Solef, ecc.) sono quasi tutte di origine francese;

hanno dimensioni operative, organizzative ed economiche tali da consentire la

messa in opera di programmi di selezione e valutazione di linee gran-parentali

per programmi di incrocio a quattro vie, generalmente derivate da ceppi diversi

delle razze Bianca di Nuova Zelanda e Californiana.

In generale, l'impiego di conigli ibridi assicura vari vantaggi rispetto

all'allevamento in purezza o al ricorso all'incrocio aziendale: maggiore

uniformità di produzione, migliore resa alla macellazione, migliore efficienza

alimentare, maggior numero di coniglietti nati e svezzati per parto e di

conseguenza un maggior numero di conigli venduti per fattrice e per anno, ma il

costo della rimonta dei riproduttori è, ovviamente, più elevato. Inoltre richiede

una maggiore capacità tecnica dell'allevatore e adeguate caratteristiche

organizzative e strutturali dell'allevamento per consentire agli animali di

estrinsecare la loro superiorità.

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Come per tutte le specie molto prolifiche, gli obiettivi di miglioramento genetico

riguardanti sono: le prestazioni riproduttive, al fine di ottenere da ogni fattrice

un elevato numero di coniglietti svezzati, e le prestazioni di allevamento e di

macellazione, al fine di conseguire con i coniglietti elevati accrescimenti, ottime

rese alimentari e carcasse di elevata qualità.

Pubertà e fecondazione

L'età in cui il coniglio raggiunge la pubertà e quindi la capacità di riproduzione

varia a seconda delle razze e dei ceppi allevati. Le razze di media mole e gli

ibridi commerciali raggiungono comunque la pubertà intorno al 5 mese nei

maschi e al 4 mese nelle femmine.

Tuttavia bene non fare accoppiare soggetti rispettivamente più giovani di 5,5 e

4,5 mesi circa. Oltre all'età è molto opportuno utilizzare come criterio per il

momento del primo accoppiamento anche il peso vivo, che nelle coniglie

dovrebbe essere almeno pari all’80% del peso adulto (non meno di 3,2-3,3 kg

con i tipi genetici più diffusi).

Il ciclo estrale delle coniglie si dice incompleto poiché l'ovulazione non avviene

spontaneamente, ma in seguito a stimoli esterni fra cui in particolare il coito.

Essa può essere comunque indotta anche da trattamenti ormonali li calore, cioè

la disponibilità della femmina ad accettare il maschio, può essere stimolato

anche da brusche variazioni ambientali (cambio di gabbia, stimoli luminosi

sbalzi di temperatura, ecc.) .

Nel caso della fecondazione naturale l'accoppiamento ha di norma luogo nella

gabbia del maschio e ha una durata molto breve, di qualche secondo. È bene

accertarsi che gli animali da accoppiare non presentino problemi sanitari e

verificare l’accettazione del maschio da parte della femmina, lasciando inoltre

tempo per un secondo accoppiamento. Un maschio può generalmente servire 8 -

10 femmine e può essere utilizzato 2-3 volte alla settimana per non più di 2 o 3

volte nello stesso giorno.

Dopo l’accoppiamento gli spermatozoi (150-200 milioni) risalgono rapidamente

verso l'utero e l'ovidutto e entro un'ora al massimo circa 1' 1 % arriva all'istmo

dove attende gli oociti. Durante la risalita e l’attesa gli spermatozoi «maturano»

raggiungendo la massima capacità fecondante 13 -16 ore dopo l’accoppiamento.

Questo fenomeno permette di sincronizzare l'ovulazione, che avviene 10 -14 ore

dopo lo stimolo del coito, con la fecondazione, che avviene dopo altre 1-1,5 ore.

La fertilità delle coniglie è influenzata da numerosi fattori e in particolare dalla

stagione: da gennaio a giugno oltre l'80% delle femmine portate al maschio

vengono coperte e di queste l'80-85% rimangono gravide, mentre da luglio a

dicembre solo il 50% delle femmine accettano il maschio e di queste solo la

metà vengono fecondate.

Sulla percentuale di gravidanze influiscono negativamente le temperature

ambientali elevate, la diminuzione dell'intensità e della durata luminosa e vari

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fattori stressanti o inadeguatezze nelle pratiche di allevamento, di fecondazione

e nell'alimentazione, oltre, evidentemente, a livelli sanitari inadeguati.

Preparazione del nido

Verso il 28° giorno di gravidanza si deve fornire alla coniglia la possibilità e il

materiale perché possa preparare il nido. La cassetta nido deve essere facilmente

ispezionabile, ben drenata e sufficientemente imbottita non solo con il pelo che

le coniglie si strappano dall'addome e in vicinanza dello stesso ma anche con

materiale fornito dall'allevatore. A questo scopo i materiali migliori sono

truciolo o «paglietta» di legno seguiti da fieno e paglia di cereali (purché non

vengano mangiati dalla coniglia). Il fattore di isolamento più importante è

comunque il pelo della coniglia e, se questa non se lo strappa, occorre procurarlo

da altri nidi o strapparlo alla coniglia stessa.

Il parto si verifica più frequentemente di notte che di giorno ed ha di solito una

durata piuttosto breve, da 10 a 30 minuti, anche se raramente può richiedere più

ore.

Subito dopo il parto la coniglia ingerisce gli involucri fetali e i residui sporchi di

sangue, pulisce i coniglietti e li copre con il pelo. Al momento o nel periodo

precedente il parto non sono infrequenti comportamenti anormali. Nelle

primipare si può spesso verificare la mancata formazione del nido o il parto

fuori dal nido; altre aberrazioni sono il cannibalismo, dovuto spesso ad errori di

conduzione, soprattutto se la fattrice non ha acqua pulita a disposizione, o

l'abbandono della prole.

Alla nascita i coniglietti pesano circa 50 g e dovrebbero risultare ben raggruppati

nel nido e coperti dal pelo della madre.

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Gravidanza e parto

La gestazione delle coniglie ha una durata di 30-32 giorni.

Gli ovuli fecondati giungono nell'utero circa 72 ore dopo l'ovulazione e, durante

questo periodo, passano attraverso varie divisioni fino a raggiungere lo stadio di

blastociti (0,1-0,2 mm). Fra il quinto e l'ottavo giorno avvengono vari fenomeni

di adattamento della mucosa uterina e di secrezione da parte dell'utero e dei

blastociti di sostanze che permettono l'ulteriore maturazione dei blastociti e il

loro annidamento al settimo - ottavo giorno.

Lo sviluppo fetale è piuttosto lento nei primi 20 giorni di gestazione e accelera

rapidamente nell'ultima decade. La mortalità embrionale e fetale è elevata e

avviene principalmente prima dell'impianto (15-20%), all'impianto e

annidamento (5-10%), e alla formazione della placenta fetale verso il nono -

decimo giorno (2-5%).

Dopo 10-14 giorni dall'accoppiamento, a seconda dell'abilità dell'allevatore, si

può effettuare la diagnosi di gravidanza mediante palpazione addominale.

Questa pratica è molto importante e permette di riaccoppiare rapidamente le

coniglie non gravide e di scartare quelle risultate ripetutamente sterili (nelle

coniglie sono possibili false gravidanze).

Controllo delle covate

A distanza di qualche ora o, al massimo, di un giorno dalla nascita è necessario

controllare il nido per verificare il numero dei coniglietti nati, la loro vitalità, lo

stato di salute della madre, l'adeguatezza o meno del nido, del materiale

immesso e del pelo fornito dalla coniglia.

Durante l'ispezione l'allevatore avrà cura di togliere i soggetti neonati morti o di

spostare gli animali in soprannumero dalle covate numerose a quelle più scarse.

Questo procedimento, chiamato "equalizzazione delle covate" "pareggiamento

delle nidiate" consiste nel realizzare nidiate uniformi, con 8-9 soggetti della

stessa età e dello stesso peso. Nel processo di adozione dei neonati il fattore più

importante per la sopravvivenza dei coniglietti è la loro uniformità di età di peso

e di dimensioni. A tal fine è basilare poter avere i parti sincronizzati e

concentrati nell'arco di 1-2 giorni, sia per guadagnare tempo nel controllo dei

nidi, sia per disporre di soggetti più uniformi ed idonei per l'adozione.

Particolare attenzione si dovrà concentrare sulla coniglia dopo il parto: fre-

quentissimi sono i fenomeni di disappetenza o di anoressia completa, frequenti

anche i casi di "ingorghi lattei" o di mastite vera e propria. Durante il controllo

delle nidiate è bene controllare anche lo stato di salute della madre, avendo cura

di palpare sempre anche la zona ventrale, per controllare lo stato di turgore delle

mammelle e l’eventuale presenza di mastite.

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Durante la prima settimana post-parto bisogna ispezionare il nido ogni giorno,

per verificare l'adeguatezza delle condizioni il comfort e l'igiene del nido nonché

l'abbondante presenza del latte materno (dopo il pasto del mattino la regione

dello stomaco e dell'addome dei neonati risulta ingrossata e bianca per la

presenza di latte, visibile anche in trasparenza dall'esterno). Si dovrà inoltre ve-

rificare che la madre fornisca tutte le cure necessarie ai piccoli.

Una verifica molto facile è quella visiva: il nido, visto da sopra, deve essere tutto

coperto di pelo e senza alcun movimento. Ciò significa che i coniglietti sono ben

nutriti e caldi; se si notano movimenti dei neonati ci si deve preoccupare perché

i piccoli stanno cercando alimento o calore. Se il caso lo richiede: cambiare il

nido dopo una settimana.

Molti allevatori, per evitare inconvenienti durante i primi giorni di vita delle

covate, attuano il programma delle "poppate controllate" che consiste nel per-

mettere l'accesso della madre nel nido una sola volta al giorno, al mattino, per un

periodo di tempo limitato (massimo 1 ora), in analogia a quanto si verifica in

natura.

Seguendo tale programma, il primo lavoro, al mattino, è quello di aprire il nido

per consentire alla madre di allattare i piccoli. Circa 1 ora dopo l'apertura,

l’allevatore richiude i nidi, ispezionando e controllando quotidianamente tutte le

covate.

Durante l’ispezione eseguirà tutte le operazioni che si rendono necessarie

(cambio lettiera, aspersione del nido don disinfettanti, trattamenti eventuali della

coniglia, ecc.).

17

Allattamento e svezzamento

Dopo il parto la coniglia secerne colostro per 2-3 giorni e poi passa a produrre

latte, la cui composizione è molto più ricca di grassi (13%), proteine (12%) e

minerali rispetto al latte prodotto da altre specie. La quantità di latte secreta

aumenta (in media) da circa 100-150 g/giorno subito dopo il parto fino a 250

g/giorno e oltre dopo 2 settimane.

Nel periodo successivo essa diminuisce lentamente se le coniglie non sono

gravide, mentre cala bruscamente se sono gestanti. Oltre che dalla distanza dal

parto e dall'eventuale gravidanza della coniglia, la produzione di latte è

influenzata da numerosi altri fattori. Dipende dalla razza, aumenta con l'età o,

meglio, con il peso raggiunto dalla fattrice rapportato al peso adulto, con l'ordine

di parto almeno fino al 3°- 4° parto, con il numero di coniglietti raggiungendo il

massimo con 9-10 coniglietti. Numerosi fattori ambientali possono modificare la

capacità lattifera delle coniglie. Fra questi si possono citare la stagione e,

connesse o indipendenti da essa, le condizioni di temperatura, luminosità e

umidità dei locali, l'alimentazione, con particolare riferimento ai livelli proteici

ed energetici, lo stato sanitario con la presenza di eventuali mastiti. La

produzione di latte della coniglia è molto importante poiché da essa dipende

strettamente il peso dei coniglietti allo svezzamento, che a sua volta ne

condiziona il successivo accrescimento. Le coniglie allattano i piccoli una volta

al giorno e per un periodo molto limitato, di pochi minuti. Questo fatto permette

di adottare la pratica della « lattazione controllata », che consiste nell'isolare il

nido dal resto della gabbia e nell'aprirlo alla fattrice solo per 10 minuti al giorno

in modo da permettere l'allattamento. Poiché dopo i 16-18 giorni di vita (se la

temperatura esterna è di almeno 18-20 °C) i coniglietti tendono a uscire dal nido

e a ricercare cibo solido, questa tecnica non va adottata per più di 15 giorni. Con

la lattazione controllata è possibile aumentare il numero di coniglietti svezzati

poiché si aumenta l'igiene e diminuisce la mortalità nei nidi dovuta ad

abbandono del nido stesso, a cannibalismo, a schiacciamento e a malattie. La

mortalità nel nido non dovrebbe comunque superare il 15%. Nei primi giorni di

vita un indice dell'adeguatezza della produzione di latte è la tranquillità dei

coniglietti nel nido e la turgidità dell'addome degli stessi subito dopo il pasto; in

ogni caso un indicatore oggettivo della produttività della coniglia è il peso

raggiunto dalla nidiata a 3 settimane. Lo svezzamento dei coniglietti viene

attuato a 28-30 giorni di età, se si attua il ritmo riproduttivo intensivo, o a 35-40

giorni se si attua duello semi-intensivo, quando la produzione di latte comincia a

declinare fortemente nelle coniglie di nuovo gestanti. Allo svezzamento i

coniglietti dovrebbero essere già abituati ad assumere mangime solido da circa

una settimana o più e pesare da 0,7-0,8 kg fino a 1-1,2 kg a seconda dell'età. È

consigliabile in ogni caso non svezzare coniglietti di peso inferiore a 600g.

Lo svezzamento si può effettuare o spostando i coniglietti in una gabbia-

svezzamento o da ingrasso, oppure togliendo la madre e spostandola in un’altra

gabbia nido.

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MALATTIE DEL CONIGLIO

Malattie parassitarie

COCCIDOSI

Ag. eziologico Eimera sp.

Incidenza Molto diffusa; interessa soprattutto i soggetti

giovani e può manifestarsi in diverse forme.

Incidenza molto scarsa in animali allevati su rete.

Sintomatologia Forma subclinica: crescita ritardata e

peggioramento degli indici di conversione

dell’alimento e delle rese al macello.

Forma acuta: diarrea a stipsi, timpanismo

intestinale, inappetenza, sete intensa e

disidratazione; se sopravvengono infezioni

secondarie l’animale può andare incontro a morte.

Terapia Sulfadimetossina per os.

Profilassi Chemioprofilassi: robenidina per os.

Sulfochinossalina per os.

Indispensabile praticare l’allevamento su rete.

Rigoroso controllo delle condizioni igieniche

dell’allevamento.

Mangimi con coccidiostatici.

COCCIDOSI EPATICA

Ag. eziologico Eimera stiedae

Incidenza Cosmopolita frequente in Italia.

Maggiormente colpiti i soggetti giovani.

Sintomatologia Anoressia, debilitazione, diarrea alternata a stipsi,

ittero grave; al quadro clinico si possono sommare

infezioni secondarie, che rappresentano spesso la

causa di morte dell’animale parassitizzato.

Terapia Sulffachinossalina per os.

Pirimetamina pe os.

Sulfadimetossina per os.

Profilassi Chemioprofilassi: robenidina per os.

Sulfochinossalina per os.

Indispensabile praticare l’allevamento su rete.

Rigoroso controllo delle condizioni igieniche

dell’allevamento. Mangimi con coccidiostatici.

19

Malattie virali

MIXOMATOSI

Ag. eziologico Poxvirus

Incidenza Inizialmente presente solo in Sud America. Oggi è

presente in molte parti del mondo, compresa

l’Italia.

Sintomatologia Tumefazioni a livello naso, palpebre, orecchie. La

testa rigonfia dell’animale malato, assume un

aspetto leonini (facies leonina). Noduli

mixomatosi estesi a diverse aree del corpo di

consistenza duro-elastica.

Terapia Nessuna

Profilassi Abbattimento e distruzione di tutti gli animali

colpiti. Consigliabile lo stamping-out nei casi di

prima insorgenza. Lotta agli insetti vettori

(zanzare, mosche, ecc.). vaccinazione obbligatoria

in aree a rischio.

Malattie emorragiche

Ag. eziologico Calicivirus

Incidenza Comparsa in Cina nel 1983. Comparsa in Italia nel

1986 causando elevatissima mortalità.

Sintomatologia Tumefazioni a livello naso, palpebre, orecchie. La

testa rigonfia dell’animale malato, assume un

aspetto leonini (facies leonina). Noduli

mixomatosi estesi a diverse aree del corpo di

consistenza duro-elastica.

Terapia Nessuna

Profilassi Quando compare per la prima volta è sempre

consigliabile lo stamping-out. Vaccinazioni nelle

zone a rischio. Blocco delle importazioni di

conigli e lepri da tutti i Paesi interessati dalla

malattia.

20

ENTERITE DE ROTAVIRUS

Ag. eziologico Rotavirus

Incidenza Elevata incidenza in allevamenti che presentano

problemi di conduzione (errori alimentari di tipo

quali-quantitativo, sbalzi di temperatura, umidità,

ventilazione, stress continui o ripetuti).

Sintomatologia Nell’infezione pura da Rotavirus si assiste ad una

forma lieve e transitoria di diarrea, con lesioni

prevalenti all’intestino tenue: atrofia dei villi,

degenerazione e desquamazione degli enterociti

alla sommità dei villi.

Terapia Terapia sintomatica.

Profilassi Oltre al miglioramento delle condizioni igieniche

deve essere prestata particolare attenzione al

controllo della temperatura, della ventilazione e

dell’umidità. Evitare cibi ammuffiti e diete non

perfettamente bilanciate.

Malattie batteriche

POLMONITE ENZOTICA

Ag. eziologico Pasteucella multocida Bordetella bronciseptica

Chlamydia sp. Mycopòasm a pullmonis

Incidenza Molto diffusa soprattutto nei grossi allevamenti

industriali dove esiste elevata promiscuità tra gli

animali.

Maggior incidenza nei mesi primaverili ed

autunnali.

Sintomatologia Anoressia, depressione, essudato color giallo dalle

narici, difficoltà respiratoria.

Talvolta morte improvvisa senza segni di malattia.

Terapia Tetracicline per os.

Sulfametossipiridazione per os.

Flumequine sulfatrimetoprim.

Profilassi Modificare i procedimenti igienico-sanitario

dell’allevamento che sempre rientrano come

fattori condizionanti e scatenanti. Isolamento degli

animali colpiti.

21

SALMONELLOSI

Ag. eziologico Salmonella typhimurium

Incidenza Molto frequente negli allevamenti a carattere

rurale; bassa incidenza in allevamenti industriali.

Sintomatologia Dilatazione timpanica dell’intestino, soprattutto

colon e cieco, con emorragie a volte gravi. Diarrea

profusa, perineo imbrattato di feci. Febbre elevata

durante la fase acuta.

Terapia Cloramfenicolo e furazolidone per os.

Profilassi Data la scarsa incidenza in allevamenti industriali

è consigliabile eliminare i soggetti infetti o

sospetti e provvedere ad accurate disinfezioni

SALMONELLOSI EPATICA

Ag. eziologico Salmonella typhimurium

Incidenza Molto frequente negli allevamenti a carattere

rurale; bassa incidenza in allevamenti industriali.

Sintomatologia Decorso acuto o subacuto con diarrea, paresi del

treno posteriore e mortalità elevata. Nelle forme

genitali si osserva scolo vaginale muco purulento

e si verificano aborti.

Terapia Cloramfenicolo e furazolidone per os.

Profilassi Data la scarsa incidenza in allevamenti industriali

è consigliabile eliminare i soggetti infetti o

sospetti e provvedere ad accurate disinfezioni

MALATTIA DI TYZZER

Ag. eziologico Bacillus piliformis

Incidenza Colpisce animali di 6 – 12 settimane ed è

condizionata da fattori stressanti.

Sintomatologia Forma acuta: diarrea profuas, disidratazione e

morte in 12 – 48 ore.

Terapia Ossitetracicline per os. nel mangime. Controllo

quali-quantitativo delle diete.

Profilassi Evitare condizioni stressanti per l’animale come

spostamenti frequenti, cambi alimentari quali-

quantitativi, cambio di temperatura, umidità e

ventilazione.

22

ALIMENTAZIONE DEL CONIGLIO

Digestione e ciecotrofia

Il coniglio è un animale monogastrico, il cui apparato digerente è però ben

adattato ad una dieta erbivora e presenta numerose peculiarità nella fisiologia

digestiva.

Lo stomaco del coniglio è praticamente sempre pieno e vi si trova circa il 30-

40% del contenuto totale del tubo digerente. E’ dotato di un apparato digerente e

di una fisiologia digestiva del tutto particolare, che consente di utilizzare bene

anche alimenti e foraggi poco nobili.

Il coniglio sottopone l’alimento ingerito a due processi digestivi:

il primo, di tipo enzimatico, simile a quello dell’uomo;

il secondo, di tipo fermentativo, (simile a quello dei ruminanti) si innesca

sul materiale residuo dalla prima digestione, il quale viene attaccato dalla

abbondante microflora digestiva presente nel cieco, viene fermentato e

parzialmente riciclato attraverso la reingestione.

Schema apparato digerente del coniglio

In esso avviene una digestione enzimatica a carico delle proteine, favorita da

una secrezione di acido cloridrico continua,

che mantiene il pH su valori molto bassi

(1,5-2), e anche dei lipidi. Nello stomaco

del coniglio è inoltre presente, anche se in

misura variabile, una microflora la cui

attività fermentativa porta alla produzione

d’acido lattico, poi assorbito attraverso la

mucosa gastrica.

L'intestino tenue è molto lungo, ma il suo

contenuto è piuttosto limitato poiché il

transito è molto rapido. In esso avvengono

processi digestivi enzimatici a carico delle

proteine, dei lipidi e dei carboidrati non

strutturali (amido).

Invece 1'intestino cieco ha un contenuto

cospicuo quanto e più di quello dello

stomaco ed in esso bolo alimentare

23

staziona per un tempo piuttosto lungo (8-12 ore). In questa parte del tubo

digerente, infatti, avvengono alcuni importanti fenomeni digestivi.

Essa ospita una popolazione microbica che esercita un'azione fermentativa a

carico dei costituenti alimentari non digeriti nei tratti precedenti con produzione

di acidi grassi volatili che vengono assorbiti attraverso la mucosa e vengono

impiegati nel metabolismo. Queste attività hanno luogo prevalentemente nel

corpo del cieco, mentre nell'appendice hanno luogo altre funzioni quali la

secrezione del bicarbonato (con funzione di tampone del pH del contenuto) e la

sintesi di vitamina B12 da parte dei microrganismi. La fermentazione microbica

continua anche nell'intestino colon ma esso, insieme al retto, svolge alcune altre

fondamentali, funzioni. Esse comprendono la regolazione del passaggio del bolo

alimentare dal cieco al colon e viceversa, la secrezione e l'assorbimento di acqua

e la secrezione di muco che sono necessarie alla formazione del ciecotrofo e

delle pillole fecali.

Il meccanismo fisiologico della ciecotrofia, che è peculiare e caratteristico della

digestione del coniglio, consente la massima utilizzazione degli alimenti.

La formazione e l'utilizzazione del ciecotrofo sono descritte nella figura.

Schema della ciecotrofia

24

Valutazione degli alimenti

Il valore nutritivo degli alimenti per conigli e i relativi fabbisogni sono espressi

in energia digeribile o, meno comunemente, metabolizzabile. I conigli, come

molti altri animali, variano il consumo di alimento in funzione del suo contenuto

energetico (almeno entro un intervallo da circa 10 a circa 12 di energia

digeribile per kg) al fine di mantenere costante l'ingestione di energie pertanto

gli altri principi nutritivi essenziali, come le proteine, i minerali, ecc., devono

variare con l'energia della dieta o del mangime, per ottenere sempre una i

gestione equilibrata di nutrienti.

Come per gli altri animali, il contenuto energetico, cioè il valore nutritivo degli

alimenti per i conigli, diminuisce con l'aumentare del tenore di fibra, o meglio di

carboidrati strutturali, ma questi costituenti svolgono altre importanti e

specifiche funzioni nutrizionali perciò meritano una trattazione separata.

Il coniglio possiede una capacità limitata di digerire i costituenti fibrosi degli

alimenti inferiore a quella di molti altri erbivori, e quindi l'aumento del

contenuto di cellulosa grezza delle diete e dei mangimi ne riduce la digeribilità.

Generalmente ogni punto percentuale di cellulosa grezza che sostituisca

dell'amido comporta una riduzione di 0,25 MJ (60 kcal) di energia digeribile per

chilogrammo di dieta.

Alti livelli di cellulosa grezza provocano pertanto, in conseguenza della

diminuzione del valore nutritivo dell'alimento, un aumento dei consumi

alimentari. Se il valore nutritivo scende al di sotto di circa 10 MJ/kg di energia

digeribile, l'aumento dell'ingestione non è però sufficiente a compensare tale

riduzione, per cui anche il consumo, di energia degli animali diminuisce. Ciò

comporta minori accrescimenti dei conigli all'ingrasso, ma è particolarmente

pericoloso nelle coniglie lattanti e gestanti che presentano fabbisogni elevati e

potrebbero sia dimagrire eccessivamente sia ridurre la produzione di latte. La

diminuzione del tenore di fibra, al contrario, aumenta il valore nutritivo dei

mangimi e, nonostante ne riduca l'ingestione, consente di mantenere o

aumentare il consumo di energia digeribile e quindi il livello delle prestazioni

degli animali. Tuttavia un fabbisogno di fibra minimo, pari al 14-15% di

cellulosa grezza totale negli animali in accrescimento e all'1,1-13 % nelle

coniglie in lattazione, e anche di cellulosa grezza non digeribile, pari almeno al

10%, deve essere soddisfatto per assicurare una normale funzionalità dei

processi digestivi ed evitare 1'aumento dei problemi sanitari e una eccessiva

mortalità. 1 meccanismi fisiologici che determinano questo fenomeno non sono

ancora univocamente chiariti, ma è comunque certo che nel coniglio la presenza

delle particelle grossolane di fibra è essenziale per mantenere una elevata

velocità di transito del bolo alimentare, di cui il coniglio ha bisogno, e per

assicurare la funzionalità ciecale e una normale formazione delle feci dure. Per

questo motivo, inoltre, i foraggi non dovrebbero essere macinati troppo

finemente e avere dimensioni comprese tra 2 e 7 mm.

25

Una eccessiva macinazione dei foraggi è associata anche a patologie quali la

stasi del cieco e l'edema polmonare.

I fabbisogni di proteina delle varie categorie di conigli sono particolarmente

elevati nei soggetti in accrescimento - ingrasso e soprattutto nelle femmine

lattanti e gestanti per le elevate escrezioni con il latte. Anche se beneficiano del

meccanismo della ciecotrofia, inoltre, è accertato anche per i conigli un

fabbisogno di amminoacidi essenziali. Generalmente negli alimenti usati per i

conigli gli amminoacidi solforati sono quelli limitanti, seguiti dalla lisina.

Inoltre, va osservato che i tentativi sperimentali di sostituire parte delle proteine

con azoto (urea, biureto, ecc.) non hanno fornito nel coniglio risultati tali da

consigliamela nella diffusione pratica.

II tenore di proteina, in rapporto con quello di fibra, influenza inoltre lo stato di

salute degli animali. Un elevato squilibrio fra questi due parametri favorisce

infatti le enteriti che, se il livello proteico supera il 18% e quello di fibra è

inferiore al 12%, diventano molto frequenti e gravi causando una elevata

mortalità.

Per quanto riguarda il calcio e il fosforo i conigli sono in grado di sopportare

rapporti Ca: P anche molto squilibrati, ma eccessi di calcio possono provocare

carenze di zinco o magnesio nei conigli in accrescimento e di fosforo nelle

coniglie lattanti. Circa quest'ultimo elemento, i conigli, grazie alla microflora

ciecale, sono in! grado di utilizzare parte del fosforo fitinico dei vegetali, anche

se nell'erba medica la disponibilità di questo minerale rimane bassa.

Grazie alla ciecotrofia i conigli usufruiscono delle vitamine del complesso B e

della vitamina K sintetizzate dai batteri del cieco; tuttavia queste sintesi non

sono sufficienti per i fabbisogni degli animali in produzione intensiva. Nella

pratica, come perle altre specie, tutti i mangimi sono integrati con sufficienti

quantità di vitamine e minerali.

I conigli hanno elevati fabbisogni di acqua in relazione al loro peso vivo. Ad

esempio una coniglia con la sua figliata può consumare 3 1. di acqua al giorno.

Se l'acqua a disposizione è insufficiente, il consumo di alimento diminuisce e si

può arrivare al suo completo rifiuto e a casi di cannibalismo se la carenza supera

le 24.

Alimenti e modalità’ di somministrazione

Gli alimenti più usati nelle diete per conigli sono foraggi e altre fonti fibrose

cereali come fonte di amido ed energia, panelli e farina di estrazione come fonti

proteiche.

Fra i foraggi certamente il più usato è l'erba medica, di norma disidratata per

essere incorporata nei mangimi. È un alimento molto apprezzato perché ricco

cellulosa grezza, ma apporta anche una discreta quantità di proteina, molti

caroteni ed è ricca di calcio. Oltre alla medica si possono utilizzare erba e fieni

di altre vegetali e numerosi sottoprodotti, quali paglia, crusca di frumento,

26

marcamele, buccette d’uva, polpe di bietola, ecc. Questi residui presentano

numerosi problemi essendo generalmente carenti in qualche nutriente e sono

pertanto utilizzabili dall'industria mangimistica.

Fra i cereali vengono generalmente impiegati orzo, frumento e mais,

quest'ultimo con cautela e soprattutto nei mangimi da ingrasso per il suo basso

livello di fibra. I cereali sono essenzialmente fonti energetiche ed il loro apporto

di proteine è piuttosto limitato.

Come fonti proteiche vengono infatti utilizzate soprattutto farine di estrai

dell'olio di vari semi oleosi: soia, girasole, colza, lino, ecc.

Nella valutazione degli alimenti è necessario considerare, accanto al contenuto

proteico ed amminoacido quello eventualmente significativo di altri nutrienti (ad

esempio il panello di sole apporta anche fibra) e, come per le altre specie, il

rischio di fattori antinutrizionali e della contaminazione da micotossine. Infine,

anche nei mangimi per conigli possono essere usati additivi, in parti re

antibiotici, coccidiostatici e antiossidanti.

La più razionale forma di presentazione dell'alimento per i conigli è il mangime

posto integrato in pellets di diametro pari a 2-3 mm e di lunghezza pari a 8-10 n

foraggi sono già incorporati nel mangime oppure possono essere forniti a parte

come complemento. La prima soluzione è più razionale in termini di equilibrio

nutrienti e di controllo dei consumi degli animali. La seconda potrebbe essere:

conveniente negli allevamenti piccoli o familiari. In questi casi deve essere

utilizzato fieno di graminacee anziché foraggio verde ed è bene assicurarsi che

durante la conservazione del foraggio non si sviluppino muffe che creano

problemi c stivi ai conigli.

I conigli svezzati consumano l'alimento in numerosi pasti, soprattutto durante la

notte o le ore di buio, e sono molto sensibili ai cambiamenti di orario e di al

dine. L'alimento dovrebbe essere quindi somministrato sempre alla stessa c con

le stesse modalità per non aumentare il rischio di enteriti. Nel caso di

alimentazione a volontà, è inoltre importante assicurarsi chele mangiatoie non

rimangano mai vuote. È buona regola somministrare l'alimento alla sera e

controllare le mangiatoie al mattino per verificare i consumi.

Il controllo dell'ingestione è importante per assicurarsi che í fabbisogni siano

coperti e soprattutto per evidenziare tempestivamente ogni variazione che

potrebbe essere dovuta a fattori stressanti o a patologie di varia natura.

Razionamento

Attualmente gli allevamenti intensivi sono orientati sull'esclusivo impiego di

mangimi commerciali. Negli allevamenti di dimensioni medio-piccole (200-500

fattrici) si impiegano dì solito 2 mangimi, per semplificare la gestione e ridurre i

costi delle attrezzature: un mangime «ciclo unico» per riproduttori e coniglietti

fino a 6-7 settimane e un mangime da «ingrasso» per i conigli da questa età fino

alla macellazione (11-12 settimane). Negli allevamenti di dimensioni superiori

27

vengono invece generalmente impiegati 3 mangimi: per le coniglie in

produzione, per i coniglietti svezzati da 3-4 a 6-7 settimane di età, per i conigli

all'ingrasso .

I conigli svezzati fino alla macellazione vengono sempre alimentati a volontà.

Quantitativamente, il consumo nel tempo può variare da circa 80-100 a oltre 180

g di mangime/capo giorno e si dovrebbe cercare di ottenere un consumo di circa

3 kg di mangime per ogni chilogrammo di accrescimento.

Anche le coniglie in lattazione devono essere alimentate a volontà. Una

nutrizione insufficiente durante questo periodo causa un eccessivo dimagrimento

delle femmine riducendone le successive prestazioni riproduttive.

Inoltre essa provoca una minore produzione di latte a cui consegue una minore

crescita ed un minore peso dei coniglietti allo svezzamento. Questi problemi, a

loro volta, causano una riduzione dell'accrescimento e un peggioramento

dell'efficienza alimentare anche nel successivo periodo di crescita. Dopo la

seconda settimana di lattazione i coniglietti cominciano a uscire dal nido e,

verso i 20 giorni di età, a consumare mangime, per cui è importante controllare

che ci sia sempre alimento disponibile in mangiatoia. Subito dopo il parto il

consumo di alimento da parte delle coniglie si aggira sui 150-200 g/d di

mangime per giungere gradualmente al consumo ad libitum, che nella 3-4

settimana di lattazione può superare i 500 g/d.

Le coniglie in gestazione in attesa del parto e le giovani coniglie in

accrescimento (dopo i 3 mesi di età) devono essere

razionate per evitare un eccessivo ingrassamento che pub causare problemi

metabolici e riduce le prestazioni riproduttive. In pratica si pub somministrare

1'80% del consumo a volontà (pari a 30-35 g/kg di peso). Quando si pratica il

razionamento è importante controllare spesso gli animali per valutarne la

condizione corporea e assicurarsi che tutti i soggetti eventualmente presenti

nella stessa gabbia possano accedere alla mangiatoia nello stesso momento, per

evitare disomogeneità di crescita o di prestazioni e ridurre il rischio di malattie.

Infine anche i maschi adulti (dopo le 18 settimane) devono essere razionati (140-

160 g).

Considerando anche i riproduttori, l'indice di conversione globale

dell'allevamento dovrebbe essere pari a circa 4 kg di mangime per chilogrammo

di peso vivo prodotto.

Un argomento a parte è costituito dal razionamento dei conigli da pelo e

pelliccia. Questa produzione si ottiene da animali adulti, e quindi l'alimentazione

deve essere di buona qualità ma razionata. L'accrescimento non è infatti un

parametro cosi importante come per la produzione della carne. Deve essere fatta

particolare attenzione al livello proteico e amminoacido (amminoacidi solforati)

e, per assicurare un buon consumo proteico limitando nel contempo l'ingestione

di mangime, si può far ricorso a fieno di medica di buona qualità. È anche

consigliabile tenere a digiuno gli animali un giorno alla settimana. Questo

consente lo svuotamento dello stomaco e riduce l'accumulo di pelo ingerito dai

28

conigli, che tenderebbe ad aggregarsi e potrebbe ostruire il piloro causando la

morte dell'animale.

Attualmente nella maggior parte degli allevamenti intensivi si attuano

programmi di lavoro ciclizzato

settimanalmente, cioè si destina ogni giorno

della settimana all'esecuzione di una o pi delle

varie operazioni di gestione dell'allevamento,

che vengono così ripetute periodicamente con

cadenza costante su una proporzione

equilibrata degli animali in allevamento.

Come base del ciclo si utilizza il ritmo

riproduttivo. Un esempio può chiarire meglio

questo concetto. Il programma di

ciclizzazione più diffuso prevede di utilizzare

un ritmo riproduttivo semi-intensivo con accoppiamento 10 –11 giorni dopo il

parto e quindi con il ciclo di 42 giorni o 6 settimane (31 giorni di gravidanza più

11 di intervento parto accoppiamento). Le fattrici vengono divise in gruppi da

fecondare una alla settimana di norma a giorni fissi. La ciclizzazione delle

operazioni di allevamento offre numerosi vantaggi e in particolare, grazie alla

razionalizzazione delle operazioni, un aumento della produttività numerica

totale. Essa, inoltre, permette di ottenere gruppi omogenei di conigli da macello,

di ridurre l'impiego di manodopera, di programmare ed eseguire interventi

terapeutici e profilattici mirati, di ottenere dei momenti di vuoto sanitario

periodico.

Oltre al ritmo semi-intensivo ciclizzato a 6 settimane, può essere adottato anche

un ciclo di 5 settimane con accoppiamento a 3-4 giorni dopo il parto.

29

RIPRODUZIONE

Ritmo riproduttivo e ciclizzazione dell'allevamento

Il ritmo riproduttivo, inteso come l'intervallo di tempo fra ogni parto e il

successivo accoppiamento delle coniglie, è un parametro tecnico di

fondamentale importanza nell'allevamento cunicolo, poiché da esso dipende, in

sostanza, il numero di parti per anno e per fattrice e quindi il numero di conigli

prodotti per fattrice e per anno. Se, teoricamente, il ritmo riproduttivo dovesse

essere il più breve possibile, nella pratica è però necessario adeguare questo

parametro al livello tecnico-strutturale di tutto.

Attualmente esistono tre ritmi produttivi di base.

Ritmo estensivo o tardivo

È quello più tradizionale e prevede il riaccoppiamento della coniglia dopo lo

svezzamento della nidiata, cioè 5-6 settimane dopo il parto. In questo modo si

possono ottenere circa 4 parti per fattrice per anno e una produzione di circa 25

conigli svezzati. È un ritmo riproduttivo che non pone particolari problemi

tecnici e assicura una elevata e più prolungata produzione di latte delle coniglie

a vantaggio della crescita e della robustezza dei coniglietti. Esso però non sfrutta

adeguatamente la capacità riproduttiva delle fattrici ed è pertanto utilizzato, di

solito, nei piccoli allevamenti familiari.

Ritmo semi-intensivo o semi-precoce

Prevede il riaccoppiamento della coniglia 10-20 giorni dopo il parto, cioè prima

dello svezzamento. È il ritmo più praticato attualmente negli allevamenti

intensivi poiché consente di ottenere un buon numero di parti per anno (7-8), e

quindi una elevata produzione di coniglietti (45-55), con un buon indice di

conversione globale ma senza sfruttare eccessivamente le fattrici con un serrato

sovrapporsi di gestazioni e lattazioni, il che consente di mantenere anche una

accettabile quota di rimonta delle fattrici (circa il 100% all'anno).

30

Ritmo post – partum

Prevede il riaccoppiamento delle coniglie tra 0 e 3-4 giorni dopo il parto, e

quindi rende brevissimo il periodo di interparto (3134 giorni). Esso consente in

teoria un numero piuttosto elevato di parti per anno (8-10), ma i risultati in

termini di fertilità, prolificità e durata della carriera delle fattrici sono molto

variabili e, in pratica, è impossibile mantenerli su livelli «normali» perché le

coniglie sono sottoposte a stress alimentari e fisiologici piuttosto intensi. Esso

inoltre richiede uno svezzamento precoce dei coniglietti. Per questi motivi il

ritmo intensivo precoce è poco praticato nella realtà e può essere consigliabile

solo per quegli allevamenti condotti con personale esperto e dotati di

attrezzature e tecniche di alimentazione e allevamento evolute.

Inseminazione artificiale

Nell'allevamento cunicolo l'evoluzione tecnica ha portato alla messa a punto di

tecniche di inseminazione artificiale che, se eseguite da un operatore esperto,

assicurano vari vantaggi: sincronizzazione delle nascite con conseguente

programmazione delle vendite e delle operazioni da eseguire in allevamento;

minori rischi sanitari per l'eliminazione delle malattie trasmesse durante il coito;

risparmio di tempo nell'effettuazione degli accoppiamenti; riduzione del numero

di maschi necessari e, di conseguenza, possibilità di ottenere un differenziale

selettivo più elevato eliminando i soggetti maschi meno dotati; possibilità di

aumentare la fertilità. Per effettuare l'inseminazione artificiale è necessario

indurre artificialmente anche il calore e l'ovulazione con idonei trattamenti

ormonali. Almeno 60 ore prima della fecondazione le fattrici vengono

sincronizzate con una iniezione di ormoni gonadotropi (PMSG). AI momento

dell'inseminazione, per indurre l'ovulazione, si iniettano altri ormoni (GnRH) II

prelievo del seme viene eseguito utilizzando una vagina artificiale collegata ad

una provetta graduata sterile e provvista di una intercapedine che contiene acqua

a circa 40 OC. Il volume dell'eiaculato, nelle razze di media mole e negli ibridi

commerciali, varia da 0,2 a 1,5 ml, con i valori più elevati per gli ibridi. Dopo la

raccolta il seme viene valutato e diluito. La valutazione comprende la

rilevazione del volume, l'esame del colore, della eventuale presenza di urina, di

sedimento e del tappo gelatinoso che viene prodotto dalle ghiandole prostatiche

e vescicolari e che nell'accoppiamento naturale serve ad impedire il reflusso

dello sperma. Essa comprende inoltre un esame microscopico per controllare la

densità, la vitalità e l'attività cinetica degli spermatozoi, la presenza di anomalie.

Lo sperma viene quindi diluito in rapporto da 1:7 a 1:10. Possono essere

utilizzati molti mestrui, a seconda che il seme sia utilizzato fresco, refrigerato o

congelato (quest'ultima possibilità è però ancora allo stato sperimentale). Per

l'impiego del seme fresco si può anche utilizzare una semplice soluzione

fisiologica, mentre per la refrigerazione del seme sono sempre necessari mestrui

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diluitovi più specifici. In ogni caso, allo stato attuale delle conoscenze i migliori

risultati si ottengono con il seme fresco, diluito con idoneo mestruo.

Inseminazione vera e

propria

Estrazione della

pipetta dopo

l’inseminazione

Inoculazione di

ormone per indurre

l’ovulazione dopo

l’inseminazione

Lo sperma diluito viene inoculato nella coniglia in dosi pari a 0,5 ml mediante

una pipetta in vetro o in plastica monouso, con diametro esterno di 6 - 7 mm,

collegata ad una siringa da 2 ml che consente l'aspirazione e l'immissione del

seme.

Con una eiaculazione è quindi possibile ottenere l'inseminazione di 7-12

coniglie, ovviamente in funzione della quantità e della qualità del seme prodotto.

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ATTREZZATURE

I conigli sono alloggiati in gabbie di rete metallica elettrosaldata e zincata a

caldo. È molto importante il fondo delle gabbie, che deve permettere una pronta

eliminazione delle deiezioni solide e liquide. Queste gabbie garantiscono una

facile pulizia e disinfezione, una lunga durata, sono poco intaccabili dai denti dei

conigli e sono di costo contenuto.

Vale il principio generale che per superficie, cubatura, pavimentazione ecc,

le gabbie devono garantire agli animali una situazione di benessere e comfort.

Tipologia gabbie

I conigli vengono normalmente ospitati in gabbie di dimensioni diverse in

funzione della tipologia. In linea di massima sono rappresentate da cesti di rete

metallica elettrosaldati, sostenuti da cavalletti in metallo zincato e posizionati al

di sopra delle fosse per le deiezioni.

Ogni gabbia è fornita di abbeveratoio e mangiatoia e nel caso delle gabbie

destinate alle fattrici è presente un area per il nido che accoglierà i coniglietti

fino allo svezzamento.

Negli allevamenti sono normalmente presenti quattro tipologie di gabbie:

-gabbie per l’ingrasso

-gabbie per la rimonta

-gabbie per le fattrici

-gabbie per i maschi

Le gabbie per l’ingrasso hanno i box di dimensioni generalmente comprese fra

i 40-45 cm di lunghezza e i 24-26cm di larghezza. I singoli box sono riuniti in

gabbie modulari di circa 2 metri di lunghezza e di oltre 1,50 metri di larghezza.

Esistono sia soluzioni a un singolo piano o a due piani sovrapposti. Le gabbie

del piano superiore sono munite di scivoli para urina destinati a proteggere i box

del piano sottostante. Le mangiatoie vengono per lo più posizionate in posizione

centrale in modo da servire contemporaneamente almeno quattro box e possono

essere rifornite sia manualmente che da sistemi automatici. La pavimentazione è

in rete elettrosaldata con fili di spessore 2-2,5mm con maglie rettangolari di lato

circa 5x1,3cm.

Le gabbie per la rimonta, come in genere quelle destinate agli animali da

riproduzione, sono di tipo unicellulare. Le dimensioni devono tenere conto delle

dimensioni dell’animale, in linea di massima hanno una superficie utile di 0,13-

0,16 metri quadrati. Lunghezza e larghezza del box sono per lo più comprese tra

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38 e 42cm per 36-40cm. L’altezza è di norma 30 o più centimetri. La

pavimentazione deve tener conto del maggior peso dell’animale e il tondino

dovrà avere spessore maggiore rispetto a quello utilizzato per le gabbie da

ingrasso(2,5 o più millimetri) e le maglie che formeranno il pavimento stesso

avranno una luce più ristretta(rettangoli di circa 14-15mm x 76-77mm).

Le gabbie per fattrici, dove saranno alloggiate le femmine in prossimità del

parto e dove resteranno fino allo svezzamento della nidiata, devono avere

ovviamente dimensioni maggiori dovendo ospitare oltre la fattrice anche la

nidiata altro elemento fondamentale è la presenza del nido, dovere resteranno i

coniglietti neonati nei primi giorni di vita. Requisiti fondamentali sono le

dimensioni adeguate, la facilità di pulizia, l’ottima coibenza, la possibilità di

essere ispezionabile rapidamente e accuratamente. In funzione della sua

posizione rispetto alla gabbia può essere di tipo interno o esterno. Il materiale

costruttivo può essere come per la gabbia in rete zincata ma con pareti e divisori

coibentati, o con pareti in lamierino zincato, o ancora interamente in materiale

plastico(generalmente ABS). Il pavimento del nido(in rete a maglie strette) deve

favorire il rapido allontanamento delle deiezioni. Il nido deve essere diviso dalla

gabbia della fattrice tramite una paratia che consenta di isolare la nidiata dalla

fattrice in modo da consentire la lattazione controllata.

Le mangiatoie dovranno possedere caratteristiche analoghe a quelle utilizzate

nelle altre gabbie e quindi in materiale anti rosicchio, con un bordo anti spreco e

una serie di fori sul fondo per favorire la dispersione delle polveri. La loro

posizione potrà essere centrale fra le due file di gabbie per consentire

l’introduzione dei sistemi meccanizzati di distribuzione del mangime o esterne

nel caso della distribuzione manuale. La peculiarità delle mangiatoie destinate

alle gabbie fattrici sta nella loro predisposizione a favorire la prensione degli

alimenti da parte dei coniglietti nella fase di pre-svezzamento.

Le gabbie per i maschi riproduttori, ovviamente in numero più limitato rispetto

alle altre tipologie, hanno dimensioni più ampie rispetto alle altre. La lunghezza

è per solito compresa fra i 70 e gli 85 cm, e una larghezza di 38-41 cm. Il

pavimento è sovente in materiale plastico, in quanto la rete nei soggetti di peso

elevato può favorire la comparsa di piaghe podali che nel caso del maschio

possono anche compromettere la carriera riproduttiva. Mangiatoie e

abbeveratoio hanno caratteristiche analoghe a quelle delle altre gabbie.

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Gabbie per fattrici

Disposizione delle gabbie

Altro elemento di maggiore importanza è la disposizione delle gabbie all’interno

dell’allevamento. Tre sono le possibilità fra le quali scegliere: flat deck,

californiana, batteria.

Nel sistema flat deck le gabbie sono disposte su un solo piano e appoggiate su

un telaio di sostegno che in alcuni casi consente anche di staccare la gabbia dal

sostegno stesso.

Adottando il sistema californiano si ha una sistemazione a piramide delle gabbie

che pur essendo disposte su due piani non si trovano sovrapposte le une alle

altre. Rispetto al sistema flat deck la californiana consente di ottenere una

maggiore concentrazione di animali per metro quadrato , mentre per contro si ha

una minore accessibilità alle gabbie.

Con il sistema a batteria, le gabbie vengono disposte su due o più piani

sovrapposti fra loro.

Distribuzione dell’alimento

Le tecnologie disponibili si suddividono in due grandi categorie, gli impianti a

carrello semovente e quelli con condotte a catena spirale. Nel primo caso il

carrello è composto da tramogge semoventi che vengono rifornite con il

mangime direttamente dai silos esterni. Durante il loro movimento lungo le

gabbie, guidate da appositi binari che sovrastano le gabbie stesse, lasciano

cadere il mangime nelle mangiatoie secondo quantità e tempi programmati da

una centralina elettronica.

Il secondo sistema è basato su una serie di canalizzazioni percorse al loro

interno da coclee che con la loro rotazione garantiscono l’avanzamento del

mangime di norma si ha una prima canalizzazione incaricata di prelevare il

mangime dai silos e di depositarlo in tramogge normalmente poste in testa alla

fila delle gabbie. Da queste tramogge si diramano le canalizzazioni che sempre

tramite coclee porteranno il mangime sino alle singole mangiatoie. La caduta del

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mangime nella mangiatoia avviene per gravità da apposite aperture presenti

nelle canalizzazioni e che possono essere all’occorrenza chiuse.

I sistemi di alimentazione automatica consentono di norma l’impiego di diverse

tipologie di mangime in funzione dei reparti cui il mangime stesso è destinato.

Una serie di sensori consente poi di monitorare in ogni momento il corretto

funzionamento dell’impianto al fine di evitare sprechi o carenze di alimento in

alcuni settori dell’allevamento ovviamente i tempi di distribuzione e le quantità

distribuite sono sempre decisi dall’allevatore tramite apposite centraline.

Distribuzione dell’acqua di bevanda

Indispensabile è quindi un sistema di distribuzione dell’acqua affidabile ed

efficace. La tecnologia più diffusa è quella che si avvale di abbeveratoi

automatici a goccia con valvola di ritenzione. L’impianto formato da un

serbatoio collettore che riceve l’acqua dall’acquedotto o da altra fonte sicura.

Da qui si dipartono i tubi, normalmente in materiale plastico, che corrono sopra

le gabbie e dove per oguna di esse è applicato un becuccio con valvola in

acciaio inox o altro materiale di simili caratteristiche di resistenza e affidabilità,

che lascia defluire l’acqua goccia a goccia quando la valvola stessa viene toccata

dal muso dell’animale.

Evacuazione e trattamento delle deiezioni

Nelle comuni situazioni di allevamento possono essere adottate le seguenti

soluzioni per lo smaltimento delle deiezioni:

-fossa profonda al di sotto delle gabbie con permanenza delle deiezioni in

allevamento per tempi relativamente lunghi;

-evacuazione delle deiezioni giornaliera o periodica.

Nel primo caso si ha la possibilità di accumulare per periodi abbastanza lunghi

le deiezioni al di sotto delle gabbie, dove è stata realizzata una fossa profonda.

Questo consente di ottenere un letame secco grazie alle fermentazioni

verificatesi nella massa. In ogni caso è opportuno che le fosse profonde siano

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adeguatamente isolate al fine di evitare possibili inquinamenti delle falde

freatiche sottostanti. Tale sistema comporta una serie di problemi, necessita di

effettuare lo svuotamento delle fosse con notevole dispendio di mano d’opera.

Una soluzione alternativa può essere rappresentata dalla gestione dei liquami.

Questi possono essere raccolti sotto le gabbie in canalette che riversano il

liquame in vasche di raccolta. Lo svuotamento delle canalette può essere attuato

con vari sistemi che sfruttano forti correnti di acqua in grado di allontanare le

deiezioni. In questo modo viene anche impedito la manifestazione di gas

all’interno dell’allevamento. Lo svantaggio è la forte diluizione delle deiezioni e

la necessità di disporre di vasche di raccolta di dimensioni sufficienti.

L’evacuazione periodica delle deiezioni richiede invece l’adozione di una fossa

poco profonda il cui svuotamento può essere effettuato con un raschiatore

oppure con un nastro trasportatore.

I raschiatori forniscono un ottimo risultato quando l’evacuazione delle deiezioni

viene effettuata una o più volte al giorno. Sistema relativamente semplice ed

economico e sufficientemente efficace. Uno dei suoi svantaggi può essere dato

dalla rumorosità, specie nella fase di partenza, che può indurre nervosismo nelle

fattrici e aumentare la mortalità nella nidiata.

I nastri trasportatori si tratta di sistemi a levata automatizzazione, che lavorano

con efficienza e poco rumore. Il loro costo è però elevato e diventa competitivo

solo nel caso di allevamenti medio-grandi.

Sin dalla fase di progettazione delle attrezzature all’interno dell’allevamento

destinato all’allontanamento delle deiezioni, è necessario avere una chiara idea

di quale sarà il destino di questo materiale organico, che potrà a seconda delle

diverse situazioni, essere indirizzato all’impiego agronomico in campo

aziendale, oppure subire varie trasformazioni, dalla depurazione, al trattamento

per la separazione solido-liquido e successivo compostaggio.

In ogni caso le deiezioni hanno come prima destinazione i vasconi di stoccaggio

ai quali giungono per il tramite di stazioni di pompaggio e sollevamento.

Il materiale giunto nel vascone dovrà essere sottoposto poi a miscelazione e

omogeneizzazione, trattamento che deve precedere ogni eventuale successiva

operazione da farsi sulle deiezioni. Compito di questa fase è la riduzione delle

dimensioni del materiale fibroso presente nella massa e frammentazione del

materiale solido come ad esempio il cappello che si forma sulla superficie della

massa, evitare le sedimentazioni sul fondo della vasca.

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DEIEZIONI E DIRETTIVA NITRATI

Nel 1991 il Consiglio dell’Unione Europea, in seguito agli allarmanti rapporti

provenienti da diversi Stati Membri, in merito alla consistente presenza di nitrati

nelle acque, ha adottato due direttive molto importanti, che hanno

completamente cambiato l’approccio al problema dell’inquinamento da sostanze

azotate di provenienza agricola. Recepita in Italia nel 1999.

Stando ai detti di questa regolamentazione, alcune aree sono state dichiarate

sensibili all’inquinamento da nitrati e per queste è scattato l’obbligo di ridurre

della metà (da 340 a 170 kg\ha) l’immissione di sostanze azotate, concimi e

soprattutto deiezioni animali (vedere allegato A Drg 2217 del 08\08\2008 pag

53\146).

Esempio di quantità di liquame da distribuire ad ettaro:

0.34 produzione liquame (m³/capo/anno)

0.24 azoto (kg/capo/anno)

0.24:0.034=7.058 kg/azoto/m³

7.058:1=170:x

X=170/7,058=24086 m³/liquame/ha

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BENESSERE ANIMALE

Non è così semplice come potrebbe apparire a prima vista definire cosa si

intende per “benessere animale”. Forse è più semplice definire cosa non lo è.

Errato, ad esempio, è partire dal presupposto che se un animale è in salute, si

riproduce e incrementa il proprio peso, il suo benessere può considerarsi

perfetto. Una definizione è stata tentata oltre trent’anni fa, quando i primi

studiosi della materia si sono occupati del benessere definendolo “uno stato di

perfetta integrità fisica e mentale in qui l’animale è in completa armonia con

l’ambiente che lo circonda”. Più recentemente la condizione di benessere è stata

messa in relazione con “i tentativi del organismo di adattarsi all’ambiente”, per

qui il benessere sarà tanto maggiore quanto minore sarà lo sforzo per

raggiungere un equilibrio con l’ambiente circostante, nel nostro caso quello

dell’allevamento. A partire dai primi anni ’90 si è fatta strada un nuova e più

“misurabile” definizione di benessere, fondata sulle cinque libertà. Queste sono:

-libertà dalla fame e dalla sete;

-libertà di proteggersi dalle intemperie in modo efficace;

-libertà dalle malattie e delle ferite;

-libertà dalla paura e dall’ansia;

-libertà di esprimere i comportamenti tipici della specie di appartenenza.

Come si può desumere si tratta di condizioni che in genere gli allevatori hanno

convenienza a rispettare perché facilmente si traducono in migliori performance

produttive.

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PARTE LEGISLATIVA

Per l’avviamento di un allevamento l’allevatore deve recarsi in comune con la

richiesta di costruzione delle infrastrutture aderenti all’allevamento. Ottenuto

questa la richiesta di avviamento l’interessato deve recarsi all’ULSS che in

seguito a dei controlli specifici(terreno sufficiente al smaltimento dei reflui e

quant’altro) l’allevatore può procedere al avviamento del allevamento. In oltre

l’allevatore deve essere in possesso di partita iva e deve essere iscritto alla

camera di commercio. Nel caso si volesse aprire un allevamento rurale basta recarsi all’ULSS i quali

rilasceranno un codice stalla e non serve seguire tutte le procedure per quello

intensivo.

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THE RABBITS

They belong to the mammals a family.

A female rabbit is a doe and a male rabbits a buck.

A doe is ready to mate when she is 5/8(months old), and buck is ready at 6/9

months.

Rabbits are naked, blind, and deaf at birth.

They feed on a variety of plants.

You must fallow these rules-only mate rabbit of the same breed.

do not keep more than on rabbit in each cage when the rabbits is 3 months

or older;

when ready to breed the doe, take it to the buck’s cage;

you may mate rabbits of the same breed having different color.

MARKETING

L’azienda per vendere il proprio prodotto in questo caso la carcassa del coniglio

per uso alimentare può avvalersi del marketing. Seguendo i seguenti punti:

-Raccontare alla clientela la storia della propria famiglia di come si è avviata a

questo indirizzo.

-Avere un sito web per pubblicizzare i propri prodotti.

-Rispettare le norme sanitarie imposte dalla legge.

-Garantire il benessere animale ai propri capi allevati in azienda, ed utilizzare

nuove forme di allevamento esempio: gabbie plain-air o addirittura avvalersi

dell’allevamento a terra.

-Garantire la qualità della carne alla propria clientela specificando in oltre i

mangimi e gli alimenti utilizzati per l’alimentazione degli animali.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Intervista ad allevatori cunicoli (Doretto Alberto e Loris Gianduzzo)

Conigli coltura moderna j.i. Portsmouth di Edagricole.

Malattie del coniglio G. Lesbouyries di Edagricole.

Coniglicoltura (L’allevamento professionale del coniglio da carne e da

affezione) Edagricole.

Agraria.org

ANCI-AIA (Associazione Coniglicotori Italiani - Associazione Italiana

Allevatori)

Rivista di coniglicoltura.

Conigliooneline.com