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    Lalfabeto, la scrittura e la pronuncia del greco antico

    Breve introduzione storica

    Lalfabeto il secondo, in ordine di tempo, dei sistemi di scrittura adottati dai Greci.

    In una data che ancora non possibile precisare con esattezza, ma che le testimonianzearcheologiche consentono di fissare almeno a partire dal periodo attorno al 1400 a.C., lacosiddetta et del bronzo, gli Achei o Micenei, stirpe protogreca (quelli di Achille e dellaguerra di Troia, tanto per intenderci), impiegarono un tipo di scrittura sillabica, consistenteduna novantina di segni, ciascuno dei quali indicava una consonante seguita da vocale.Il famoso archeologo britannico Sir Arthur Evans chiam questo sistema Scrittura lineareB, poi coinvolta nel generale collasso della civilt achea, iniziato attorno al 1200 a.C..Vediamone, a titolo di pura curiosit, un esempio:

    ho ddosi durutmo = ddvsdrutmw

    Traduzione: Ci che d il tagliaboschi (da tavoletta di Pilo Vn10, in M. Doria, Avviamentoallo studio del Miceneo, Roma,1965, pp. 172-173).

    Sul finire del cosiddetto Medioevo ellenico, quando la scrittura precedente vennedimenticata, tranne che a Cipro, dove essa rimase presente in una forma autonoma finverso let ellenistica, attorno al IX secolo a.C. fu introdotto in Grecia lalfabeto fenicio.Il sistema di scrittura alfabetico era acrofonico, ovvero fondato su quel principio per cui

    ciascun carattere indica la prima articolazione duna parola e ne allude al significato.Ad esempio, laleph indicava lelemento iniziale del termine che in semitico significatoro/bue; beth la casa (ancora oggi beth lehem= casa del pane, in it. Betlemme); ghimelilcammello e cos via.Se ci rappresentiamo una A rovesciata (

    ), non sar difficile scorgere i tratti stilizzati dunatesta bovina.Lo stesso avviene per gli altri caratteri, nei quali si trova espresso il principio di contiguitfra immagine richiamata alla mente e suono.Lalfabeto fenicio, di ventidue segni, presentava tuttavia la difficolt dindicare solamente isuoni consonantici, mentre quelli vocalici erano affidati alla memoria dei singoliscriventi/lettori.

    Ancora oggi, nellebraico, laleph (, secondo i caratteri aramaici, oggi in uso) non unavocale, bens una consonante che pu essere articolata in differenti modi.I Greci, per ovviare a questa indeterminatezza, adattarono lalfabeto fenicio alle loroesigenze fonetiche ed espressive, fissando i suoni vocalici mediante segni distinti especifici. Individuarono e contrassegnarono cio le vocali.Tuttavia lintroduzione dei caratteri fenici modificati, associata ad una tale innovazione,produsse molteplici varianti del sistema alfabetico, anche molto diverse da luogo a luogo,nel solco e nel costume del tipico particolarismo greco.Ad esempio, in alcuni dialetti il segno H veniva identificato col suono di -e- lunga e aperta,mentre presso altri, specie quelli occidentali, esso rappresentava laspirazione.Tra i vari alfabeti, che si generarono nella Grecia arcaica, quello ionico si distinse perpraticit e coerenza.

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    Fu cos che a partire dal 403 a.C., durante larcontato dun certo Euclide, su proposta di talArchino, ad Atene venne adottato, come alfabeto ufficiale, quello ionico, diffusosi poinellet successiva in tutta larea greca, e pure oltre, grazie al prestigio culturale di cuigodette questa citt.Per tutto lantico i Greci conobbero ununica tipologia dalfabeto, quella cio che nota anoi come maiuscolo. Le parole venivano scritte luna di seguito allaltra senza soluzione di

    continuit.A partire dallet ellenistica (323 - 31 a.C.) i papiri attestano la timida e non sistematicaintroduzione di segni diacritici e sporadiche spaziature interverbali. Compare il corsivo pertesti non letterari.Solo tardivamente, dal IX secolo d.C. (primo esempio documentato: 835 d.C. i VangelidiUspensky; cfr. Reynolds e Wilson, Copisti e filologi, trad. it. Padova, 1974, p. 57 oraanche Crisci e Degni, La scrittura dallantichit allepoca della stampa, Roma, 2011, pp.129 -132), venne introdotta o, per meglio dire, normalizzata la scrittura minuscola, la picomune a tuttoggi, anche per la riproduzione dei testi letterari.

    Lalfabeto, il nome e la pronuncia dei grafemi

    La pretesa di restituire fedelmente la pronuncia del greco antico, se non altro perch unapronuncia uniforme (cos come, del resto, una grafia omogenea) non ci fu, cos nellospazio come nel tempo, una chimera, in quanto mancano gli strumenti necessari per unrecupero completo e sicuro, soprattutto dei tratti prosodici (in particolare le durate) emelodici. Sarebbe come se volessimo imparare linglese sulla scorta della solagrammatica: il contatto colla lingua viva ci mostrerebbe una realt ben diversa.Ci si deve accontentare dunapprossimazione in larga misura convenzionale, non scevra,come vedremo, da insoddisfacenti, pur tuttavia necessari compromessi.Ci, comunque, non significa che la lettura, primo gradino indispensabile per la correttatraduzione, debba essere arbitraria.Dovendosi assumere un criterio, opportuno attenersi, il pi possibile, a quella che, inbase ai dati a nostra disposizione, da ritenere, grosso modo, la pronuncia attica tra V eIV secolo a.C..Comunque, nella prassi corrente, la lettura del greco antico si manifesta come una sorta dimlange, costituito da stratificazioni consolidate di pronunce classico/ellenistiche ebizantine, non esente, come si vedr, perfino da realizzazioni infondate sul piano storico.Nel Rinascimento saccese una disputa tra i sostenitori delle tesi di Johannes Reuchlin(1455-1522; pron. Iohnnes Richlin) e i seguaci della teoria di Erasmo da Rotterdam(1467-1536).Il primo, non tenendo conto della dimensione evolutiva delle lingue, individuava nella

    pronuncia contemporanea, di derivazione bizantina, nella sostanza ancor oggi in uso inGrecia, il canone corretto di lettura dellellenico antico, per cui questo tipo di lettura vennechiamata itacisticao reuchliniana(pron. roichliniana), dal nome del suo fondatore.Il secondo, basandosi sulle testimonianze di documenti ove si trovano indicazioniinoppugnabili circa la pronuncia in et classica, sostenne un genere di lettura, da lui dettaerasmiana o etacistica, attualmente la pi diffusa tra coloro che si occupano di grecoantico, sia pure con qualche sporadica oscillazione per quanto riguarda taluni caratteri,dovuta ad usanze affermatesi a livello locale.In primo luogo da tenere ben presente che, quanto al genere, le lettere greche vannoconsiderate tutte, senza distinzione, maschili, poich il neutro, genere proprio dei caratterigreci, di norma passa al maschile in italiano, come ad esempio: problema,sistema,asma.

    Ottima e corretta, quindi, la pronuncia dellinsegnante elementare, allorch illustra aglialunni le propriet del pi greco; errata viceversa quella di chi considera femminile il nome

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    dei grafemi ellenici, richiamandosi ad unantistorica ed immotivata analogia col generedelle lettere nellitaliano, come ancora si constata in alcune grammatiche scolastiche.Passando poi al nome dei caratteri, quelli attualmente diffusi nelle scuole e negli ambientiaccademici sono giunti a noi attraverso la mediazione bizantina.In epoca classica alcuni di questi termini erano leggermente o parzialmente diversi.Per la nomenclatura pi antica bene rileggere un passo fondamentale di Platone

    (filosofo greco, 427 347 a.C.):come sai che pronunciamo i nomi dei caratteri ma non gli elementi stessi che licompongono, tranne quattro, cio l , l , l e l ; quanto agli altri, sia vocali siaconsonanti, sai che li pronunciamo aggiungendo altre lettere nella formazione dei loronomi.(Crtilo, 393d = vol. I, p. 188, ed. oxoniense).

    Nella descrizione seguente dellalfabeto greco verr segnalata la terminologia platonica, ldove questultima, disponibile, differisca dal nome corrente. I semplici grafemi sarannoindicati mediante il segno - -, mentre i fonemi~grafemi col segno convenzionale / /.

    Lettera 1: A(maiuscolo) - (minuscolo). Nome: alpha (lalfa

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    *!

    -jo !z

    v= spero. A proposito di questa lettera, cos Aristotele (IV sec. a.C.),Met. A 993a : Alcuni dicono che z composto das+ d+, altri chesi tratti dun suonodiverso e nessuno di quelli noti .

    Lettera 7: "(maiuscolo) #(minuscolo). Nome: eta (lta

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    Lettera 11: +(maiuscolo) - (minuscolo). Nome: labda (pi antico: cos Platone, Crtilo)/lambda (pi recente) - (il lambda)

    Si pronuncia come la elle dellitaliano.

    Lettera 12: (maiuscolo) - m(minuscolo). Nome: my (il mi)

    Corrisponde alla emme dellitaliano.

    Lettera 13: ,(maiuscolo) - n(minuscolo). Nome: ny (il ni)

    Si rende come la enne dellitaliano. I neofiti tendono a confondere la minuscola e aleggerla come vu.

    Lettera 14: (maiuscolo) (minuscolo). Nome: xi ( lo ksi)

    la seconda consonante doppia. Si pronuncia come la -x- (ics).

    Lettera 15: -(maiuscolo) - (minuscolo). Nome:o micrn ( lomcron

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    Lettera 19: 4(maiuscolo) - (minuscolo). Nome: tau (il tu)

    Si legge come la ti italiana. Si noti che, nella grafia del tau, accolta nella prassi tipograficaattuale, a differenza della ti, la traversa poggia soltanto sulla verticale, ma non lincrocia.

    Lettera 20: 5(maiuscolo) - u(minuscolo). Nome: y psiln ( lipslon/ypslon)

    Il nome di questa lettera risale allepoca tarda bizantina e significa letteralmente isemplice, per distinguerla da altri caratteri che, in quella fase dellevoluzione del greco,avevano subito il fenomeno dello iotacismo o trasformazione in /i/, es. %

    &

    re, #sn=Kyrie, elison; Signore, piet!Quando non preceduto da vocali come alpha (a), epsilon (e), omicron (), lipsiloncorrisponde alla -u- francese o lombarda, ovvero allo // del tedesco.Erroneamente viene letto nelle scuole, con una certa frequenza e in modo indistinto, comese fosse -u- (cos solo nei dittonghi), o addirittura realizzato come dittongo ascendente -iu-

    In realt andrebbe pronunciato piuttosto come una -i- dal timbro un po scuro, conprotrusione labiale.

    Lettera 21: 6(maiuscolo) - 0(minuscolo). Nome: phi ( il phi = fi)

    Viene reso, secondo unevoluzione tarda, come effe, anche se, propriamente,rappresenterebbe il suono pi accompagnato da aspirazione.Fra diverse altre, la decisiva testimonianza di Quintiliano (I sec. d.C.), in I.O., XII, 10, 57,suggerisce, in modo inequivocabile, che i due suoni, simboleggiati dalle lettere f(insuavissima littera per Cicerone, Or. 49, 163) e 0, non fossero identici, ma chequestultimo carattere indicasse un fonema consonantico occlusivo labiale (/p/)accompagnato da aspirazione: Ha capito infatti al volo la situazione un avvocato. Quandochiese ad un testimone proveniente dal contado se conosceva Amphone(nome greco: sinoti che Quintiliano non scrive *Amfione n.d.t), questi rispose di no. Ma quando rifece ladomanda, togliendo laspirazione e abbreviando la seconda sillaba(disse cio: Ampone- n.d.t.), allora rispose di conoscerlo molto bene.In questo caso, tuttavia, la consapevolezza storico/linguistica non riuscita a sovvertire laconsuetudine ormai a fondo radicata, e si continua a pronunciarlo come effe.Platone lo chiama 0e1.

    Lettera 22: 7(maiuscolo) - 8(minuscolo). Nome: chi (il chi).

    unocclusiva sorda aspirata e si pronuncia come una ci dura accompagnata daaspirazione, come nel toscano.I principianti tendono a confonderlo e a leggerlo come -x-. Per Platone 8e1.

    Lettera 23: 9(maiuscolo) - :(minuscolo). Nome: psi (lo psi).

    la terza delle consonanti doppie del greco. Si legge come -ps-. Platone scrive :e1.

    Lettera 24: (maiuscolo) - v(minuscolo). Nome: o mga (lmega)

    Il suo nome significa o grande per distinguerlo da quello piccolo, visto sopra.

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    Corrisponde ad una -o- aperta ( come in cuore) tenuta lunga. Platone (op. cit. p.es. 420b= p. 224 ed. oxoniense) lo indica come t;, da leggere come t o.Nella prassi diffusa, tanto scolastica quanto universitaria, la pronuncia non si distingue daquella dellomicron.

    Caratteri extra-alfabetici

    Il greco possedeva altri segni i quali, una volta scomparso il suono da essi rappresentato,o risultando doppioni di altri, caddero in disuso nella loro funzione di grafemi linguistici.I casi pi importanti sono quello del

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    I suoni del greco

    Nel greco antico erano presenti suoni vocalici, semivocalici, consonantici esemiconsonantici. Nello studio della lingua greca la classificazione dei suoni basilare perun apprendimento corretto della morfologia, poich essi danno luogo ad una serie dicombinazioni (fonosintassi) che non si saprebbe come spiegare, prescindendo da tale

    approccio. Le vocali

    In italiano alcune parole, comepartii epart, si differenziano tra loro per la durata, cio lalunghezza, della vocale duna sillaba, che, in questo caso, distintiva, indica cio se sitratti duna prima o terza persona singolare.Tuttavia ci, che in italiano eccezionale, nel greco (e nel latino) strutturale e funzionale,per cui ogni suono vocalico possiede una propria specifica identit di lunghezza.Si contrassegna la quantit breve mediante il segno , mentre la lunga con il segno ),(che si badi bene non sono accenti) posti al di sopra della lettera (*+,).Cos alcune vocali sono sempre lunghe, come eta(", #) e omega(, v).

    Altre sono sempre brevi, come epsilon (E, e) e omicron(-, ).Le restanti, cio alpha(A, a), iota (), ), ipsilon (5, u), vengono articolate ora lunghe orabrevi, a seconda dei casi. Sono dette perci ancpiti.

    I dittonghi

    Sono costituiti da due vocali successive, comprese in ununica sillaba, e si distinguono indue diverse categorie.

    A) I dittonghi propri o a primo elemento breve (a/e/), con secondo elemento semivocalico

    (/u). Sono: a(leggi i), au(leggi u), e(leggi i), eu (leggi u), (leggi i).Fa eccezione il dittongo u, il quale si ben presto monottongato nellunico suono /u/.Pare, daltro canto, che, nellattico del V sec. a.C., la pronuncia di questo doppio grafema fosse /o/ chiusa elunga. In molte iscrizioni dellepoca, infatti, rinvenute in quella regione, si nota una curiosa oscillazione delladuplice grafia u/

    collo stesso valore fonetico. Per tutte bastiun famoso stracon (= coccio su cui il cittadinoscriveva il nome del personaggio che intendeva fosse colpito da esilio):

    IG I911,1A IG I 910,2 IG I 911,1B Att. Ath.: Kerameikos [ostrakon] c. 443? bc cf. Ag.25, p. 132

    OKYIE

    EEIO = u u(Tuc!" ! #"$"%!&'

    Tuttavia il confronto non decisivo, poich potrebbe trattarsi di semplice incertezza ortografica.

    Sullevoluzione della pronuncia del dittongo e nel corso dei secoli, invece, i glottologi hanno a lungodiscusso. certo comunque che Cicerone, che il greco conosceva e parlava benissimo, verso il 46 a.C.pronunciasse il medesimo come /i/; tant vero che in una lettera ad un suo amico (Fam. IX, 22) riscontracome la parola bini (due) per un romano avesse un significato neutro, mentre per un greco gli stessi suoni,che quella parola compongono (bne),veicolassero unimmagine oscena.

    (N.B. quando il dittongo proprio colpito da accento, il segno del medesimo si ponesul secondo elemento, ma viene fatto sentire sul primo, es.

    @

    (leggi hi, non ho).

    (Vedi infra).

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    B) I dittonghi impropri o a primo elemento lungo. Ne un esempio #u(leggi u). Lo iota, inquesto contesto, si affievolito e non si pronuncia. Tuttavia esibisce una serie dicomportamenti ortografici piuttosto complessi, qui sotto elencati e descritti.1) Entrambi gli elementi sono in minuscolo: lo iota si sottoscrive. Esempio: (leggi -a-), (leggi -e-), C(leggi -o-).2) Il primo elemento maiuscolo e il secondo minuscolo: lo iota si ascrive (cio si poneaccanto alla lettera precedente) e non si pronuncia. Esempio: (leggi -o-); A(leggi -a-);"(leggi -e-).Nel caso di primo elemento alpha, che, come si detto, pu essere breve o lungo, laposizione dei segni diacritici (spiriti e accenti v. infra) ci suggerir se si tratti dun dittongoproprio o improprio.Ad esempio, nella parola Agu!tw(pron. ighyptos = Egitto) i segni diacritici sono postisul secondo elemento del dittongo e si leggono sul primo. Si tratta quindi dun dittongoproprio, per cui lo iota nella pronuncia si percepisce, anche se semivocalico.Nella parola Ad#w, invece, gli elementi diacritici si trovano sul primo elemento deldittongo, per cui lo iota non savverte. Questa parola si legge infatti Hdes.

    Altri esempi: F"sym#n(leggi esthmen = mi accorsi); mvHa(leggi moxa= gemetti).

    3) Tutti i caratteri sono maiuscoli. In questo caso occorre conoscere gi la parola, inquanto lassenza di segni diacritici non fornisce alcuna indicazione sulla tipologia deldittongo.Esempi: A)D"3(leggi Hdes); ")3(-",(leggi esthmen); )A(leggi moxa).

    Le semivocali

    Sono suoni vocalici attenuati. Oltre ai gi menzionati secondi elementi dei dittonghi a

    primo elemento breve, sono da ricordare il digamma

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    Questa classificazione, in apparenza cerebrale e sterile, risulter, come le altre, moltoimportante per lo studio della lingua.

    Da osservare che il ny (,

    ,n

    ), seguito da gutturale, viene notato come gamma (g

    ).

    Esempi:g*emenwI

    (leggi enchimenos);Jgge w

    (leggi nghelos);g8e1n

    (leggi

    enchin).

    Le semiconsonanti

    Sono suoni parzialmente consonantici, intermedi tra le consonanti e le vocali. Tant veroche, potendo essere prolungati, possiedono la facolt, in certi casi, di sviluppare, medianteespansione, suoni vocalici (alpha) o trasformarsi essi stessi in vocale (vocalizzazione).Si classificano normalmente come liquide: lambda(+, ) e rho(2, r); bilabiale: my (, m) enasale: ny (,, n). Tutte queste ultime, per comodit, vengono generalmente compresesotto lunica denominazione di liquide.

    I segni diacritici

    Sono indicatori di modalit di lettura e sono rappresentati da spiriti e accenti da un lato,nonch coronide e punteggiatura (che in questa sede non verranno trattati) dallaltro.

    Gli accenti

    A differenza dellitaliano che possiede un accento intensivo, cio un incrementodellemissione sonora in corrispondenza della sillaba interessata, il greco e il latinopossedevano un accento melodico consistente in unacutizzazione e un abbassamento deltono della voce.I segni, pertanto, che indicano laccento, rappresentano lidea di questo fenomeno.

    Avremo cos un accento acuto K(un piccolo segmento inclinato nel senso della lettura), ilquale rappresenter linnalzamento del tono della voce (arsi) verso la tessitura pi acuta,ed un accento grave L(un segmento inclinato in senso opposto a quello della lettura) cheindicher labbassarsi del tono della voce (tesi).I due fenomeni, che avvengono in rapida successione allinterno della stessa sillaba,vengono simboleggiati collaccento circonflesso, risultato della giustapposizione deiprecedenti ( prima ^, poi evolutosi in M).Tuttavia, avendo noi moderni smarrito la sensibilit verso queste distinzioni, tutti gliaccenti, in greco, vengono resi convenzionalmente secondo le modalit dellaccentointensivo.

    Gli spiritiSi trovano, quasi esclusivamente, allinizio di parola, allorch questa cominci per vocale,dittongo e rho (2, r, sempre aspro ad inizio di parola, come lipsilon).Si distinguono in dolce ( F ), il quale indica lassenza daspirazione, ed aspro ( N ), chesegnala al contrario la presenza dellaspirazione (come avviene, ad esempio, nellinglesecon le parole and(e)+hand (mano),o nel tedesco in und(e) +Hund (cane).In pi dun caso, parole omografe (di uguale scrittura) si distinguono solo dallo spirito.Occorre quindi prestare molta attenzione alla qualit degli spiriti.

    Es. OHv (pron. xo, fuori) +PHv (pron. hxo, avr);Qrw (pron. ros, monte) +Rrw (pron. hros, limite, confine, definizione);

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    w (pron. ios, solo) +@w (pron. hios, quale);ena (pron. inai, essere) +e@na (pron. hinai, mandare);Jtta (pron. tta, alcune cose) +Stta (pron. htta, le cose che).

    N.B. i simboli degli spiriti e degli accenti si pongono sopra la lettera, se questa minuscola (

    T

    /U

    ); di fianco in alto a sinistra, se la medesima maiuscola (FA

    /NA

    ).

    Nella compresenza di spirito e accento acuto/grave, la successione sar: spirito-accento.Es:

    GA

    EA

    J

    S

    .

    In quella di spirito e accento circonflesso, questultimo viene indicato sopra lospirito.Es.

    V"

    W"

    X

    Y

    .

    La lettura

    Proviamo ora a leggere, cominciando con qualche semplice parola, che verr in una prima

    versione trascritta con tutti i caratteri maiuscoli, poi con la sola prima lettera maiuscola,infine in completo minuscolo (eccezion fatta, ovviamente, per gli antroponimi).

    1) A,(2/-3; Anyrv!w; Jnyrv!w (uomo, nel senso di essere umano nonsessualmente connotato). Le lettere sono nellordine: alpha, ny, theta, rho, omega,pi, omicron, sigma. Lettura: nthropos.

    2) E52"%A; Er#*a; er#*a (Ho trovato. Celebre esclamazione attribuita adArchimede, fisico del III secolo a.C.). Le lettere sono: epsilon, ipsilon, rho, eta,cappa, alpha. Lettura: hureca.

    3) Z)-,; Z[n; z[n (animale). Le lettere sono: zeta, omega, iota (sottoscritto),

    omicron, ny. Lettura zon.4) B)-3; Bw; bw(vita). Le lettere sono: beta, iota, omicron, sigma. Lettura: bos.5) (A,A4-3; (\natw; y\natw (morte). Le lettere sono: theta, alpha, ny, alpha,

    tau, omicron, sigma. Lettura: thnatos.6) 957"; 9u8; :u8 ( vita, anima). Le lettere sono: psi, ipsilon, chi, eta. Leggi:

    psych.7) -5DE)3; -]dew; ]dew (nessuno). Le lettere sono: omicron/ipsilon (dittongo),

    delta, epsilon/iota (dittongo), sigma. Leggi: udis.8) 5G)E)A; N5gea; ^gea(salute). Le lettere sono: ipsilon, gamma, iota, epsilon/iota

    (dittongo), alpha. Leggi: hygheia(cfr. litaliano igiene, con la /i/ muta, etimologica).

    9) 6)+)//-3; 6!!w (Filippo, antroponimo). Le lettere sono: phi, iota, lambda,pi, pi, omicron, sigma. Leggi: Flippos.

    10) ; - (Serse, antroponimo. Nome di re persiano). Le lettere sono: xi,epsilon, rho, xi, eta, sigma. Leggi: Xrxes.

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    Esopo

    FE\t#*a_b\t

    "rzn!rTa \t#*a_b\t . N"d` \t# autn !ancsa

    O0#Rt *aem*a_ e]m*#w*a_^:#*a_8r#sme&vewnanstg#*a_ ew!1af*a_!wm_sug*rn ; N"d`b\t e!en f Emn#sywtn!e*evn*a_tn!rnvntnse*!tntvn, b\tgensya*a_shminyesew. -t ] de1 n bC Qntaw !aresya n t dH f tn gjr e]tenT*ndunwstk bw.

    Translitterazione

    Elte ci btos

    rizon prs alllas elte ci btos. He-d elte heautn epainsa fe hti cal-eimi ci eumches ci ypsel ci chresimuo eis-nan stghe ci eis-plia; ci ps emi syncrne? He-d btos ipen: Ei-mnesths tnpelcheon ci tn prinon tn-se coptnton, btos ghensthai ci s mllonthelseis. Hti u-di en-bo ntas epiresthai en-t dxe ; tn gr euteln achndyns-esti ho-bos.

    Traduzione

    Labete e il rovo

    Un abete e un rovo litigavano tra loro. Sono bello, grande, alto e utile per costruire tetti ditempli e navi si vantava labete, e tu hai il coraggio di confrontarti con me? Ma il rovorispose: Se tu ti rammentassi delle scuri e delle seghe che ti spaccano, preferirestiessere un rovo anche tu! .Nelle vita la fama non deve far inorgoglire, perch lesistenza degli uomini comuni al

    sicuro da ogni pericolo.(Esopo, Favole, Mondadori, Milano, 1996, pp.108/9. Traduzione di Cecilia Benedetti).