L’intervento. Il mercato non basta per le nuove reti...gibili dal mercato in maniera spontanea....

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15.15-28settembre2008 pag.dieci Governance Il mercato non basta per le nuove reti L’intervento. Indispensabili un progetto-Paese e una governance di tipo istituzionale LUIGIDEVECCHIS* «Un Paese cresce solo se investe in infrastrutture E quelle di telecomunicazione sono una priorità» L a crescita sociale ed economica del Paese si regge su due “assi portanti”: quello della politica e quello del mercato, con le loro inevitabili interazioni. Il ruolo delle istituzioni nel governo dell’economia, spesso, è più efficace rispetto a risultati non raggiun- gibili dal mercato in maniera spontanea. Per competere sul piano internazionale, è necessario rischiare ed investire senza indugi nelle infrastrutture e nella tecnolo- gia. In un recente studio affidato da Nokia Siemens Networks a Leonard Waverman, emerge che nella classifica stilata per 16 paesi nel mondo, su un punteggio massimo di 10, gli USA hanno raggiunto un 6.97, Giappone 6.80, Germania 5.52, Francia 5.07, Italia 3.82, Polonia 2.18. Si evince immediatamente come, per “efficientare” il Paese occorra un inter- vento strutturato e globale da parte delle Istituzioni almeno nella fase di disegno del progetto e soprattutto nella Pubblica Amministrazione. Proviamo a pensare alle numerose am- ministrazioni pubbliche che, in Italia, si attrezzano o si sono attrezzate autonoma- mente nell’Ict. Pensiamo alla somma dei costi che ogni amministrazione (Comune, Provincia, Regione) sostiene per innovare sistemi e procedure identiche. È qui che la “governance” da parte delle istituzioni deve intervenire. Qualcuno ha stimato che il recupero di efficienza per la PA che impieghi corret- tamente le tecnologie Ict è di 80 miliardi di euro. Io credo sia molto più alto se consideriamo il beneficio di migliori e più efficienti servizi al cittadino. Se esistesse una rete a banda “ultra larga” (almeno 100 MB) su tutto il Paese e si concentrassero in un unico centro i migliori sistemi IT in termini di efficien- za, costi, funzioni, semplicità; se tutte le amministrazioni si collegassero a questi sistemi per ottenere servizi necessari al proprio funzionamento; se le piccole medie imprese non in grado di sostenere i costi dell’innovazione accedessero agli stessi servizi per l’automazione dell’im- presa, allora i miliardi risparmiati potreb- bero addirittura raddoppiare. Per fare questo occorre rompere gli in- dugi ed assegnare il ruolo del “fare” e non solo del “pensare” a chi di dovere. Oggi disponiamo di tutte le tecnolo- gie abilitanti per connettere interamente il nostro Paese e per cambiare il futuro che l’economia digitale ci mette a dispo- sizione. Dobbiamo capire dove siamo realmente e tracciare la strada da seguire togliendo i lacci e laccioli che imbrigliano il paese. Le istituzioni devono governare con cognizione di causa ed interagire con il mercato, i cittadini, le imprese e, ove possibile, favorire il fare impresa italiano per ricostituire quelle eccellenze che ci sono sempre state. La rete a banda larga è uno degli elementi chiave per migliorare il paese e contribuire all’incremento del PIL. Nessun operatore oggi può garantire investimenti che hanno ritorni lunghi e insicuri. L’intervento dello stato attraverso un migliore indirizzo della spesa pubblica è fondamentale per consentire gli investi- menti degli operatori. La via alternativa è quella di costruire la rete attraverso un ente a partecipazione Pubblica. I dati pubblicati sulla crescita degli ac- cessi a Banda Larga in Italia non rendono l’idea di quanto ancora si deve fare. Dire che ci sono 13 milioni di linee a banda lar- ga e che queste rappresentano il 50% sul totale di 25 milioni non è significativo per capire quanto dobbiamo ancora investire in Italia. Se la capacità necessaria totale fosse di 20, 50, 100 o 1000 MB allora, considerando che 13 milioni di linee hanno oggi, ragionando per eccesso, mediamente una capacità di 2-3 MB, per avere tutti 20 MB servirebbe una capacità di 500.000.000 MB (20 MB x 25 milioni di linee) mentre i 2-3 MB per 13 milioni di linee esprimono una capacità effettiva di 26.000.000 MB, solo il 5% contro il 50% precedentemente riportato. Il calcolo per 50, 100 o 1000MB di capacità comples- siva lo lascio al lettore. *Presidente e ad Nokia Siemens Networks Italia CLAUDIO SCAJOLA Ministro per lo Sviluppo Economico Tlc: partita alla Camera l’indagine conoscitiva Ha preso il via lo scorso 10 settembre l’indagine conosci- tiva sull’assetto delle comuni- cazioni elettroniche in Italia e sulle prospettive di realizzazione delle nuove reti di Tlc a larghis- sima banda, promossa dalla IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei deputati. Il 10 settembre è stato ricevuto il Sottosegretario per lo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Pao- lo Romani, mentre il prossimo 16 settembre toccherà ai rappre- sentanti di Agcom e Antitrust. Il 17 settembre verranno ascoltate le aziende attive nel settore delle Tlc e il 18 le sigle sindacali.

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N°15.15-28settembre2008pag.dieci Governance

Il mercato non basta per le nuove retiL’intervento. Indispensabili un progetto-Paese e una governance di tipo istituzionale

LUIGIDEVECCHIS*

«Un Paese cresce solo se investe in infrastruttureE quelle di telecomunicazione sono una priorità»

La crescita sociale ed economica del Paese si regge su due “assi portanti”: quello della politica e

quello del mercato, con le loro inevitabili interazioni. Il ruolo delle istituzioni nel governo dell’economia, spesso, è più efficace rispetto a risultati non raggiun-gibili dal mercato in maniera spontanea. Per competere sul piano internazionale, è necessario rischiare ed investire senza indugi nelle infrastrutture e nella tecnolo-gia. In un recente studio affidato da Nokia Siemens Networks a Leonard Waverman, emerge che nella classifica stilata per 16 paesi nel mondo, su un punteggio massimo di 10, gli USA hanno raggiunto un 6.97, Giappone 6.80, Germania 5.52, Francia 5.07, Italia 3.82, Polonia 2.18.

Si evince immediatamente come, per “efficientare” il Paese occorra un inter-vento strutturato e globale da parte delle Istituzioni almeno nella fase di disegno del progetto e soprattutto nella Pubblica Amministrazione.

Proviamo a pensare alle numerose am-ministrazioni pubbliche che, in Italia, si attrezzano o si sono attrezzate autonoma-mente nell’Ict. Pensiamo alla somma dei costi che ogni amministrazione (Comune, Provincia, Regione) sostiene per innovare sistemi e procedure identiche. È qui che la “governance” da parte delle istituzioni deve intervenire.

Qualcuno ha stimato che il recupero di

efficienza per la PA che impieghi corret-tamente le tecnologie Ict è di 80 miliardi di euro. Io credo sia molto più alto se consideriamo il beneficio di migliori e più efficienti servizi al cittadino.

Se esistesse una rete a banda “ultra larga” (almeno 100 MB) su tutto il Paese e si concentrassero in un unico centro i migliori sistemi IT in termini di efficien-za, costi, funzioni, semplicità; se tutte le

amministrazioni si collegassero a questi sistemi per ottenere servizi necessari al proprio funzionamento; se le piccole medie imprese non in grado di sostenere i costi dell’innovazione accedessero agli stessi servizi per l’automazione dell’im-presa, allora i miliardi risparmiati potreb-bero addirittura raddoppiare.

Per fare questo occorre rompere gli in-dugi ed assegnare il ruolo del “fare” e non solo del “pensare” a chi di dovere.

Oggi disponiamo di tutte le tecnolo-gie abilitanti per connettere interamente il nostro Paese e per cambiare il futuro che l’economia digitale ci mette a dispo-

sizione. Dobbiamo capire dove siamo realmente e tracciare la strada da seguire togliendo i lacci e laccioli che imbrigliano il paese. Le istituzioni devono governare con cognizione di causa ed interagire con il mercato, i cittadini, le imprese e, ove possibile, favorire il fare impresa italiano per ricostituire quelle eccellenze che ci sono sempre state.

La rete a banda larga è uno degli elementi chiave per migliorare il paese e contribuire all’incremento del PIL. Nessun operatore oggi può garantire investimenti che hanno ritorni lunghi e insicuri. L’intervento dello stato attraverso un migliore indirizzo della spesa pubblica è fondamentale per consentire gli investi-menti degli operatori. La via alternativa è quella di costruire la rete attraverso un ente a partecipazione Pubblica.

I dati pubblicati sulla crescita degli ac-cessi a Banda Larga in Italia non rendono l’idea di quanto ancora si deve fare. Dire che ci sono 13 milioni di linee a banda lar-ga e che queste rappresentano il 50% sul totale di 25 milioni non è significativo per capire quanto dobbiamo ancora investire in Italia. Se la capacità necessaria totale fosse di 20, 50, 100 o 1000 MB allora, considerando che 13 milioni di linee hanno oggi, ragionando per eccesso, mediamente una capacità di 2-3 MB, per avere tutti 20 MB servirebbe una capacità di 500.000.000 MB (20 MB x 25 milioni di linee) mentre i 2-3 MB per 13 milioni di linee esprimono una capacità effettiva di 26.000.000 MB, solo il 5% contro il 50% precedentemente riportato. Il calcolo per 50, 100 o 1000MB di capacità comples-siva lo lascio al lettore.

*Presidente e ad Nokia Siemens Networks Italia

CLAUDIOSCAJOLAMinistroper loSviluppoEconomico

Tlc: partita alla Camera l’indagine conoscitiva Ha preso il via lo scorso 10 settembre l’indagine conosci-tiva sull’assetto delle comuni-cazioni elettroniche in Italia e sulle prospettive di realizzazione delle nuove reti di Tlc a larghis-sima banda, promossa dalla IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei deputati. Il 10 settembre è stato ricevuto il Sottosegretario per lo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Pao-lo Romani, mentre il prossimo 16 settembre toccherà ai rappre-sentanti di Agcom e Antitrust. Il 17 settembre verranno ascoltate le aziende attive nel settore delle Tlc e il 18 le sigle sindacali.