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UNIONE EUROPEA R.A.S ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE "DON DEODATO MELONI" SETTORE SERVIZI PER L’AGRICOLTURA E LO SVILUPPO RURALE E SERVIZI PER L’ENOGASTRONOMIA E L’OSPITALITA’ ALBERGHIERA E I SERVIZI COMMERCIALI SERVIZI SOCIALI E ODONTOTECNICO ORISTANO I.P.S.A.A. GALILEI Anno scolastico 2016/2017 L’IMPLANTOLOGIA DENTALE Elisa Frongia 5°b ODO

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UNIONE EUROPEA

R.A.S

ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE"DON DEODATO MELONI"

SETTORE SERVIZI PER L’AGRICOLTURA E LO SVILUPPO RURALE E SERVIZI PER L’ENOGASTRONOMIA E L’OSPITALITA’ ALBERGHIERA

E I SERVIZI COMMERCIALISERVIZI SOCIALI E ODONTOTECNICO

ORISTANO

I.P.S.A.A.

GALILEI

Anno scolastico 2016/2017

L’IMPLANTOLOGIA DENTALE

Elisa Frongia5°b ODO

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INDICE

• Gnatologia: L’implantologia

• Odontotecnica: Lo sviluppo dell’impronta

• Scienza dei materiali: Il titanio

• Matematica: La discontinuità di 1° specie

• Diritto: Certificato di qualità degli impianti

• Inglese: Titanium

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L’ implantologia dentaleL’implantologia è il ramo più recente della continua ricerca odontoiatrica: fino

a qualche tempo fa la perdita dei denti imponeva all’uomo una protesi

parziale rimovibile o una protesi totale mobile, che risultava spesso scomoda

e poco estetica, ma ormai l’implantologia ha raggiunto livelli di sicurezza,

affidabilità e successo, da renderla ottimale per la sostituzione di elementi

dentali naturali persi, a costi accettabili.

L’implantologia è una tecnica di protesizzazione che consiste nel

posizionamento di un materiale biocompatibile alloplastico, cioè non

biologico, all’interno della struttura ossea dei due mascellari.

L’impianto dentale è una radice artificiale, una vite di materiale metallico e

non, che viene inserita nell’osso con il compito di sostituire il dente

mancante. Al giorno d’oggi risulta il metodo migliore e più moderno anche

perché, è clinicamente provato che il 95-98% degli impianti dentali hanno

risultati eccellenti e duraturi nel tempo.

Sono formati principalmente da tre parti:

fixture, la parte dell’impianto che viene

inserito nell’osso per sostituire la radice,

solitamente in titanio; l’abutment,

corrispondente a un moncone, è una piccola

struttura di metallo che collega la protesi

all’impianto; e infine la protesi, ricostruzione

dei denti naturali, effettuata di solito in

metallo-ceramica, metallo-composito o in ceramica integrale.

Gli impianti vengono classificati in diversi modi, la prima classificazione

riguarda la sede nella quale vengono inseriti:

• Impianti iuxtaossei – sono a forma di griglia metallica, vengono posti

nella struttura ossea dopo averla scoperta tramite incisione della

mucosa e del periostio (membrana fibrosa biancastra che ricopre le

ossa con l’esclusione delle superfici articolari);

Illustrazione: Le parti dell'impianto

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• Impianti endossei - sono costituiti da una struttura inserita

direttamente all’interno dell’osso,che emergendo dalla mucosa e

sporgendo nella cavità orale, viene utilizzata come base e sostegno per

la protesi .

Possono essere poi classificati in base a criteri che per il medico risultano

essere molto più importanti: il tipo di integrazione che realizzano con l’osso

nel quale vengono inseriti, e il tipo di collegamento con la protesi che verrà

successivamente inserita.

In base al tipo di integrazione vengono distinti in:

• Impianti fibrointegrati, dove la connessione con il tessuto osseo

avviene tramite l’interposizione di un tessuto connettivale fibroso, questi

impianti hanno una percentuale di successo molto bassa. Vengono

impiegati quando è necessario protesizzare in tempi molto brevi, infatti

il loro vantaggio è proprio quello di poter essere caricati dopo poco

tempo, in quanto i carichi sono necessari per la formazione del tessuto

fibroso;

• Impianti osteointegrati, qui il collegamento avviene con una nuova

formazione di osso attorno alla vite. Il successo di questi impianti è

invece molto elevata, il 90-95%, rappresentano gli impianti attualmente

impiegati. Questi presentano un tempo di attesa decisamente maggiore

rispetto a quelli fibrointegrati, prima di poter protesizzare questo tipo di

impianti devono passare dai 3 ai 6 mesi.

In base al tipo di collegamento che realizzano con la protesi si distinguono in:

• Monofasici: formati da un unico corpo, in cui una parte viene inserita

nell’osso, e l’altra sporge nella cavità orale e funge da pilastro. Sono

utilizzati solo in casi particolari.

• Bifasici: formati da due corpi separati, una parte endossea chiamata

fixture; mentre il pilastro, ovvero il corpo che di collegamento alla

protesi, viene chiamato abutment.

Gli impianti possono essere di forme, tipi e materiali diversi: impianti a lama,

impianti ad aghi, diskimplant e gliglie iuxtaossee, e impianti cilindrici a vite.

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Gli Impianti a lama, i primi a essere utilizzati, ma attualmente in progressivo

disuso, perché la loro inserzione comporta delle imponenti ferite chirurgiche.

Venivano utilizzati quando l’osso del paziente presentava scarso spessore

ma sufficiente profondità, sono formati da una fixture piatta in metallo che

veniva inserita nei mascellari e da staffe che emergevano dalla gengiva alle

quali era collegata la protesi fissa.

Impianti ad aghi, la tecnica degli impianti ad aghi consiste nell’inserimento in

sede endossea di una serie di fili di titanio divergenti tra loro, che nella parte

extraossea vengono legate tra loro e saldati in bocca mediante una saldatrice

speciale. Anche questi sono attualmente in disuso perché non del tutto

affidabili.

I diskimplant sono costituiti da una base a forma di disco perforato del

diametro di 3,5mm, dove al centro si trova in collo dell’impianto. Il disco viene

inserito orizzontalmente nella struttura ossea e si collega tramite

fibrointegrazione.

Le griglie iuxtaossee, queste griglie vengono collocate tra l’osso mascellare

e il suo rivestimento, il periostio. Questa è una tecnica molto invasiva ormai

in disuso, perché il medico deve effettuare l’intervento due volte: la prima per

scoprire l’ osso e rilevarne l’impronta, e la seconda volta per impiantare la

griglia realizzata dall’odontotecnico.

Infine gli impianti cilindrici e a vite, sono simili ma si distinguono per la

forma. Quelli cilindrici presentano una superficie liscia e appunto cilindrica,

viene inserito per pressione; mentre quelli a vite presentano una filettatura

esterna che permette di avvitarla nell’osso. Hanno una lunghezza che varia

dai 6mm ai 15mm, e un diametro dai 3mm agli 8mm. Questi due tipi di

impianti sono solitamente bifasici e soprattutto sono attualmente i più

utilizzati.

Con l’implantologia come già accennato precedentemente si possono

risolvere casi sia di edentulia totale che parziale, ed è possibile abbinarla sia

a protesi mobili che fisse. Quando si abbina la protesi fissa, è possibile

impiegare due soluzioni a seconda della situazione presente in bocca:

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• Protesi che poggia esclusivamente su

impianti: ovvero una protesi a appoggio

implantare. I carichi masticatori pesano solo su di

esse, inoltre l’osteointegrazione crea un’ottima

connessione tra impianto e osso, che rende la

trasmissione dei carichi particolarmente rigida.

• Protesi che poggia sia su impianti, sia su

monconi naturali. Qui il carico masticatorio

grava su entrambi, e si ha quindi una protesi ad

appoggio implanto-parodontale. In questi casi si ha un’ammortizzazione

diversa tra impianto e pilastro naturale, perciò in casi come questi

spesso si applicano degli impianti con sistema di ammortizzazione.

• Protesi che poggia su impianti e su

tessuti molli, o Overdenture qui si

tratta di protesi ad appoggio implanto-

mucoso, poiché i carichi masticatori

gravano sugli impianti ma sopratutto sui

tessuti molli.

Gli impianti, come tutte le protesi, non possono essere utilizzate in tutte le

situazioni, ad esempio, se non si ha una sufficiente quantità e qualità

dell’osso, aumentano le possibilità di insuccesso, in quanto sono necessarie

infatti sia delle giuste quantità ossee, ma anche avere una buona qualità

ossea. La mancanza di controlli periodici, cattiva igiene orale o infezioni

secondarie o primarie, patologie di varia natura, possono compromettere la

riuscita di una protesi a supporto implantare. Altre cause di insuccesso

possono essere anche dei fattori operatori, quali: la scelta errata del sito

implantare, scelta sbagliata del tipo di impianto, insufficiente

osteointegrazione, infezioni primarie o secondarie, anche il surriscaldamento

osseo durante il fresaggio. Infatti si sconsiglia l’intervento implantare a

pazienti in cui è presente una cattiva igiene orale, osteoporosi o insufficiente

struttura ossea, patologie del sistema immunitario, diabete, neoplasie gravi,

Illustrazione: Protesi ad appoggio esclusivamente implantare

Illustrazione: Overdenture

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cardiopatie, disturbi di coagulazione, e anche a pazienti che fanno uso di

stupefacenti e psicofarmaci.

L’odontoiatra, dopo aver fatto l’anamnesi e l’esame clinico del paziente, con

l’ausilio di radiografie panoramiche, endorali e TAC deciderà se possibile

effettuare l’intervento.

Una volta deciso di inserire un impianto endosseo, il primo passaggio

consiste nell’apertura dei lembi gengivali, questo permette al clinico-chirurgo

di avere visione idonea della morfologia della cresta alveolare. A questo

punto il medico può procedere alla perforazione dell’osso, solitamente

seguendo il protocollo attinente a quell’impianto,che generalmente prevede

l’utilizzo di diverse frese a diametro crescente, e a ognuna di esse è

destinato un diverso passaggio. La perforazione assiale dell’osso determina

l’inclinazione e la profondità del sito implantare, sia in senso mesio-distale,

sia in senso linguo-vestibolare. Per questa fase sono molto utili le dime

chirurgiche ( speciali guide che indirizzano correttamente le frese nella

realizzazione del sito implantare) e si deve necessariamente evitare di

fuoriuscire vestibolarmente o lingualmente con le frese. Il clinico procederà

poi con la preparazione definitiva del sito implantare, adeguando l’osso in

larghezza, profondità e forma.

Quindi si passa all’inserimento

dell’impianto, nel caso in cui

l’impianto sia a vite, viene avvitato

all’interno del sito tramite un

cacciavite dinamometrico, che

permette di avvitare gli impianti

secondo una forza programmata in

modo da non rischiare di creare

danni alla sede implantare o

all’impianto stesso con un’eccessiva

forza. Con questa chiave se si supera la forza precedentemente applicata,

questo gira a vuoto, evitando la possibile frattura dell’osso e dell’impianto.

Illustrazione: Chiave dinamometrica

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Posizionato l’impianto, il clinico lo sigilla tramite un vite di chiusura, e

utilizzando dei punti di sutura ricopre la zona dell’intervento con il tessuto

gengivale precedentemente scollato.

Trascorso il tempo per una perfetta osteointegrazione, ovvero 5-8 mesi, il

medico esegue una radiografia e il tessuto gengivale viene inciso per la

rimozione della vite di chiusura. Successivamente per un tempo variabile di

30-40 giorni sull’impianto viene posta la vite o tappo di guarigione, che

permette la guarigione del tessuto gengivale inciso. Questi tappi sono forniti

in diversi forme, lunghezze e diametri, questo permette anche di avere una

naturale e l’estetica emersione della protesi che andrà a caricare l’impianto.

Il tecnico per realizzare la protesi che andrà posizionata sull’impianto, ha

bisogno di un’impronta che permetta di sviluppare un modello più fedele

possibile alla situazione presente nella bocca del paziente. Esistono

principalmente tre metodi per la presa dell’impronta:

• impronta diretta: questa tecnica prevede

che la presa dell’impronta avvenga con i

monconi preconfezionati siano già inseriti

nella testa dell’impianto. Con lo sviluppo del

modello con questa tecnica, ottiene un

classico modello in gesso o resina, con i

pilasti implantari. Questa tecnica viene

utilizzata principalmente in presenza di

impianti monofasici, data l’impossibilità di fornire il moncone al

laboratorio;

• impronta indiretta con transef

riposizionabili: in questo caso i transfer

vengono avvitati alla testa dell’impianto,

e successivamente mediante un

portaimpronta individuale viene presa

l’impronta nella quale rimarranno

incastrati i transfer precedentemente

Illustrazione: Impronta diretta

Illustrazione: Impronta con transfer ritentivi

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avvitati all’impianto. In questa tecnica di impronta i transfer possono

essere rimossi e riposizionati nell’impronta.

• Impronta indiretta con transfer ritentivi: in questo caso a differenza

della tecnica precedente, i transfer vengono bloccati con della resina al

portaimpronta e non possono essere rimossi.

Pertanto per la realizzazione di una protesi su impianti, ci sono due

lavorazioni molto importanti: la presa dell’impronta da parte del medico e lo

sviluppo dell’impronta che esegue l’odontotecnico per poi poter realizzare in

modo corretto la protesi che andrà a poggiare sull’impianto.

Il medico per poter prendere l’impronta, deve assicurarsi che la gengiva sia perfettamente guarita, e che si sia ricreato l’osso attorno all’impianto inserito.

Quindi passati 3/6 mesi dall’inserimento dellavite con il tappo di guarigione, il medicoesegue la radiografia, se l’impianto èperfettamente osteointegrato potrà proseguirecon la presa dell’impronta. Vengono tolti itappi di guarigione, e inseriti i transfer, qui ilmedico può procedere prendendo l’impronta,solitamente in elastomero con doppioformulato, e si attende che il materiale facciapresa. Quando il materiale da impronta si èindurito, il medico toglie l’impronta dove rimarranno incastrati i transfer. A questo punto il medico spedisce l’impronta al tecnico con tutto il materiale relativo all’impianto presente in bocca, quindi l’analogo e i tipi di monconi a essi collegati.

Il tecnico come primo passaggio dovràposizionare e incastrare l’analogo su ognitransfer, e poi procedere con la riproduzionedella gengiva tramite un silicone di colorerosa. Questa riproduzione della gengiva oltrea dare una visione più realistica durante tuttala lavorazione, permetterà di controllare il

Illustrazione: Radiografia impianto osteointegrato

Illustrazione: modello con gengivetta finta

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grado di emersione della protesi dal tessuto gengivale. Quando l’odontotecnico realizza questa gengiva finta, è possibile procedere con la normale colatura del modello con gesso di IV tipo. Dalla colatura è necessario attendere il tempo di presa, e solo una volta che questo tempo è trascorso il tecnico potrà smodellare, cioè togliere il modello dall’impronta, e anche in questo caso come nella presa dell’impronta effettuata dal medico, i transfer rimarranno incastrati nell’impronta.

L’analogo inglobato nel modello riproduce la situazione reale che si trova nella bocca del paziente.

Ottenuto il modello l’odontotecnico procede con la scelta del moncone, più comunemente chiamato abutment, questa scelta solitamente viene effettuatadal tecnico che poi provvederà a informare il medico che lo metterà in contatto con il fornitore dell’industria che ha prodotto l’impianto presente in bocca, oppure può essere scelto tra una serie di monconi forniti dal medico. Ilpilastro viene scelto in base alle esigenze per la costruzione della protesi e della situazione presente in bocca, e la connessione tra la fixture o analogo con l’abutment è solitamente dotato di un sistema di riferimento antirotazionale,quindi il moncone può essere inserito solo in determinate posizioni. Il sistema antirotazionale più diffuso attualmente è costituito da un esagono interno o esterno nella testa dell’impianto: l’esagono interno è preferibile per protesi singole (corona singola) o nella realizzazione di pilastri protesici per protesi fissa; mentre l’esagono esterno è indicato sopratutto nei casi di protesi estese.

I monconi preformati sono solitamente di tre tipi:

• Moncone preformato a 0°, fornito dall’industria produttrice dell’impianto,il tecnico lo modifica fresandolo, dando al pilastro la forma più opportuna;

• Moncone calcinabile, sempre fornito dall’industria, solitamente in materiale plastico calcinabile, ovvero resina. Questo tipo di moncone può essere fresato oppure addizionato a seconda delle necessita, inoltre questo tipo di pilastro consente direttamente la realizzazione della protesi;

• Moncone con un lato inclinato, questo è il moncone che viene solitamente e maggiormente usato.

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Dopo la scelta del moncone si procede con la realizzazione della protesi che andrà a caricare l’impianto, la lavorazione di quest’ultima dipende dal moncone che ha scelto il tecnico.

Nel caso in cui l’odontotecnico avesse scelto il pilastro in titanio, si realizza una cappetta in metallo che verrà poi rivestita in materiale estetico. Il primo passaggio per realizzare il manufatto è il fresaggio del moncone per renderlo idoneo alla situazione presente in bocca, e successivamente si procede alla modellazione della cappetta, la quale deve avere uno spessore minimo non inferiore ai 0,5mm, eseguita con una resina da modellazione calcinabile, poiché la cera non si può utilizzare in quanto sul titanio si ritrae. A cappetta ultimata, viene inserito un perno di colata posizionato nella parte posteriore più spessa in direzione del colletto vestibolare, e con angolatura a 45°, che verrà a sua volta bloccato a una base in gomma, chiamata tettarella, e risulterà esattamente nel centro termico del cilindro metallico rivestito internamente da un foglio di cellulosa rinforzata con materiale ceramico, che consentirà l’espansione del materiale refrattario a legante fosfatico che verrà colato all’interno del cilindro. Colato il materiale refrattario e trascorso il tempo necessario per la presa totale del materiale, si rimuove la tettarella e siinserisce il cilindro dentro il forno di preriscaldo a una temperature idonea, in modo che la resina bruci totalmente senza lasciare residui. A questo punto si estrae il cilindro dal forno, e si inserisce nella fonditrice, dove la lega fusa viene mandata dalla centrifuga all’interno dello stampo lasciato dalla resina, successivamente il cilindro viene rimosso dalla fonditrice e lasciato raffreddare a temperatura ambiente.

Quando il cilindro ha raffreddato completamente, si libera il manufatto dal cilindro metallico e dal materiale refrattario, dopo di che si separa dal perno di colata, viene rifinita e lucidata, e spedita al medico per la prova struttura sul paziente. Se il medico ritiene che la cappetta vada bene, la rispedisce in laboratorio per essere rivestita in ceramica. Però prima di procedere alla stratificazione della ceramica, la struttura in metallo viene sottoposta a un ciclo di ossidazione, ovvero viene sottoposta a un ciclo termico in presenza diossigeno, dove gli elementi non nobili della lega reagiscono con l’ossigeno formando uno stato di ossido sottile e coerente, per garantire un legame chimico con la ceramica. Effettuato questo ciclo si può iniziare con la stratificazione delle diverse masse, solitamente con un pennello con la punta sempre inumidita. Il primo strato a essere applicato è l’opaco, molto

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importante perché, dopo la cottura esso da la colorazione alla corona. Dopo viene applicata la massa dentina, che risulta essere la stratificazione più grande, e viene modellata in eccesso per compensare il ritiro della ceramica. Infine si passa all’ultima stratificazione, la massa smalto e viene rifinita con lefrese. Dopo la cottura di ogni strato è alquanto importante effettuare la condensazione, cioè l’eliminazione dell’acqua in eccesso nell’impasto della ceramica, può avvenire mediante spatolamento o vibrazione.

Ultimata la stratificazione della ceramica, la corona viene spedita in studio poiché il medico possa effettuare la prova grezza, una volta ricevuta nuovamente la protesi, viene ultimata attraverso la glasatura, che ha la funzione di riempire le fessure superficiali e rendere lucida la ceramica. Infinela protesi viene disinfettata e spedita al medico per cementarla.

Nel caso in cui ci siano delle particolari situazioni, e si prende la decisione di utilizzare un moncone calcinabile, il tecnico dovrà lavorare mediante l’addizione di resina da modellazionedirettamente sul moncone, lasciandosulla superficie occlusale un foro, checonsentirà attraverso una vite laconnessione con l’ impianto.

In questo caso il medico dopo averavvitato la protesi, dovrà tappare ilforo con il composito.

Come già detto precedentemente gli impianti sono di materiale alloplastico. Questa struttura alloplastica può essere costituita da :

• materiali ceramici;

• materiali compositi;

• leghe metalliche, come acciai speciali, leghe Cr-Co, titanio commercialmente puro, e leghe di titanio.

Gli impianti presenti in commercio sono costituiti principalmente in titanio, in quanto questo materiale risulta essere molto biocompatibile e resistente alla

Illustrazione: Protesi realizzata con moncone calcinabile

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corrosione, poiché forma uno strato di ossido di natura ceramica che impedisce l’ulteriore ossidazione e impartisce l’elevata biocompatibilità.

Il titanio nonostante sia un materiale molto abbondante innatura, risulta avere un’estrazione molto difficoltosa, ed èstata possibile solo nella prima metà del Novecento. La suadifficoltà di estrazione è dovuta principalmente per la suareattività con gli elementi presenti nell’aria, infatti esso sitrova unicamente a formare compositi nei minerali che locontengono, è possibile ottenerlo solo attraverso unprocesso metallurgico, e può essere prodotto sia come in lega, sia come metallo puro.

In implantologia si usa solitamente una lega Ti-6Al-4V ( 90% titanio, 6% alluminio, 4% vanadio) dotata di maggiore resistenza meccanica, mentre in odontotecnica viene utilizzato il titanio di purezza commerciale.

L’utilizzo sempre maggiore di questo metallo è dovuto alle sue ottime proprietà:

• densità bassa;

• caratteristiche meccaniche buone;

• resistenza alla corrosione ottima;

• biocompatibilità ottima;

• estetica buona;

• costo contenuto.

Anche se il suo utilizzo è stato possibile solo grazie all’impiego di sistemi di fusione specifici per il laboratorio odontotecnico, con lo sviluppo di speciali masse refrattarie, di particolari rivestimenti estetici in ceramica e di una tecnica di lavorazione che tenga conto delle sue particolari caratteristiche.

A temperatura ambiente, il titanio presentauna struttura esagonale compatta chiamatafase alfa (α), che si trasforma in fase beta (β),cioè in struttura cubica a corpo centrato( oltre la soglia degli 882,5°C). Questo

Illustrazione: Struttura cubica a corpo centrato

Illustrazione: Struttura esagonale compatta

Illustrazione: Titanio

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influenza notevolmente l’intero ciclo di lavorazione del titanio nel laboratorio odontotecnico.

Infatti, in odontotecnica la stratificazione della ceramica sul titanio, deve avvenire con una ceramica con una temperatura di cottura di circa 600°C, perché il Titanio oltre gli 882,5°C subisce un cambiamento di fase, con un brusco aumento del volume specifico, inoltre diventa più reattivo e forma uno strato di ossido eccessivo.

La funzione nel grafico è una funzione definita a tratti, ovvero per ogni intervallo del dominio abbiamo una curva differente. In ascissa sono riportate la temperatura (T) e in ordinata il volume specifico. La funzione è definita fra [20; 2000]. La funzione è definita a tratti ed è caratterizzata da due punti di discontinuità

di prima specie (salto), infatti si dice che: in x=c la funzione y=f(x) ha un

punto di discontinuità di prima specie, quando esistono finiti e diversi tra loro i

limiti da destra e da sinistra per x→ c della funzione, a prescindere

dall’eventuale valore di f(x) in x=c.

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Il limite destro e sinistro in due punti sono finiti ma diversi, come possiamo di seguito osservare:

• il primo punto di discontinuità si ha per T=882,5; infatti il

limT→882,5ˉ f(T)=0,226 mentre invece il

limT→882,5+ f(T)=0,227;

• il secondo punto di discontinuità si ha per T=1668; infatti il

limT→1668ˉ f(T)=0,231 mentre invece il

limT→1668+ f(T)=0,243.

Gli impianti dentali sono compresi nella più generale categoria dei “dispositivimedici”. Le normative europee che si occupano di questi prodotti, indicanouna serie di requisiti minimi di qualità che tali dispositivi devono possedereper essere impiantati nel corpo umano.

Fondamentale in tale quadro normativo è la direttiva 93/42/CEE relativa aidispositivi medici emanata dal Consiglio della Comunità Europea Il 14 giugno1993 .

Tale norma contiene i criteri generali da utilizzare nella progettazione erealizzazione di alcune categorie di dispositivi medici vigente negli Statidell'Unione europea .

Più precisamente stabilisce che i fabbricanti possano mettere in commerciosolo dispositivi con la marchiatura Ce, e pone l’accento su concetti di“qualità” e “sicurezza”, soprattutto di in un settore fondamentale come quellodella salute.

Per dispositivo medico si intende: “… qualsiasi strumento, apparecchio,impianto, sostanza o altro prodotto, utilizzato da solo o incombinazione, compreso il software informatico impiegato per ilcorretto funzionamento, e destinato dal fabbricante ad essere impiegatonell’uomo a scopo di diagnosi, prevenzione, controllo, terapia oattenuazione di una malattia; di diagnosi, controllo, terapia,attenuazione o compensazione di una ferita o di un handicap; di studio,sostituzione o modifica dell’anatomia o di un processo fisiologico; di

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intervento sul concepimento, il quale prodotto non eserciti l’azioneprincipale, nel o sul corpo umano, cui è destinato, con mezzifarmacologici o immunologici né mediante processo metabolico ma lacui funzione posso essere coadiuvata da tali mezzi.”

Tale norma, essendo emanata da un organismo sovranazionale e diretta aisingoli Stati dell'Unione, per diventare obbligatoria all'interno di ciascuno diessi, necessita di venir recepita mediante disposizioni nazionali.

In Italia ciò è avvenuto mediante il D. Lgs. 46 del 24.02.1997

Inizialmente le verifiche di qualità prevedevano esclusivamente test dibiocompatibilità e controlli generici:

Successivamente ci fu un’integrazione ed i controlli vennero estesi,mediante gli “stress test”, atti a verificare anche la resistenza e la vita nonsolo dell’impianto ma anche dei suoi accessori e componenti nel tempo.

Ciò in quanto sono proprio questi a costituire il maggior rischio per la validitàdel prodotto, sopratutto abutment angolati e le viti.

Mediante gli “stress test”, appunto, si possono ridurre i difetti da produzione.

La Norma UNI EN ISO 14801:2008- Odontoiatria-impianti- prova di faticadinamica per impianti dentali intraossei, specifica e descrive lametodologia di prova per stabilire la resistenza e definire la vita deicomponenti utilizzati nella costruzione di impianti dentali intraossei.

Le prove di Fatica su tali prodotti, sono necessari al fine di ottenerne lacertificazione da parte di Organismi Notificati, secondo quanto previsto dallaDirettiva 93/42/CEE.

L'Organismo Notificato attesta la conformità del prodotto ai requisiti dellaDirettiva e alle normative armonizzate applicabili a fronte di quanto ilcostruttore descrive e mette a disposizione nel fascicolo tecnico.

Difficilmente il costruttore di impianti dentali ha a disposizione, all'internodella propria struttura laboratori in grado di eseguire tali prove e attestare laconformità dei componenti. Conseguentemente si affida,in genere, alaboratori esterni specializzati in prove su materiali, prodotti e processi.

La Norma sopra citata, UNI EN ISO 14801:2008, è stata elaborata dallaCommissione Tecnica UNI-Tecnologie biomediche e diagnostiche eapprovata dal Presidente dell’UNI.

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E' stata recepita nella normativa nazionale il 9 ottobre 2008. I concettigenerali di questa norma prevedono l’utilizzo di un campione rappresentativodei modelli di impianti già presenti sul mercato, e occorre che l’impianto datestare sia assoggettato ai normali processi di produzione e sterilizzazioneprevisti prima della sua commercializzazione.

Nel caso in cui il dispositivo sia diviso in più parti, questo deve essereassemblato secondo le istruzioni fornite dal fabbricante. Se le parti deldispositivo sono connesse da viti, queste ultime devono essere serrateutilizzando l’attrezzatura fornita dal produttore, oppure mediante strumentiaventi la stessa precisione.

Il sistema del test a fatica descritto dalla norma, prevede l’utilizzo di strumentiche rispondano a determinati requisiti:

• applicazione del carico descritto con errore che non ecceda il ± 5% delcarico massimo (in accordo con ISO 7500-1 e ISO 4965);

• applicazione del carico alla frequenza specificata;

• osservazione dei valori di carico massimi e minimi, della frequenza diapplicazione del carico e della rottura del modello;

• registrazione del numero di cicli di carico.

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Titanium

The implants are surgical devices, inserted by the doctor in the mandible or maxilla as the case may be, to ricreate an artificial root. The devices that the dentist inserts surgically can be of biological or alloplastic material.

Alloplastic material is all the materials which are extraneous to the tissues and is composed by metal such as titanium and its alloys, plus chromium-cobalt alloys, or ceramics.

Along my essay we’ll consider titanium implants to analyze its properties thorougly.

Titanium is extremely abundant in nature, but it is very difficult to be extracted because it is extracted from the minerals that contain it, in fact it is necessary to a metallurgical process for obtaining this metal. Recently Titanium has been widespread used especially in Dental implantology, usually used in the Ti-6Al-4V alloy, while in dental technology it is used as a pure metal.

This metal presents many good features, but we can not miss even the bad ones. Titanium has a high biocompatibility, as it forms a layer of oxide of ceramic’s nature with which it comes into contact with organic tissues; it has a very high corrosion resistance, and in fact acts as a passivating agent; it has a specific weight and a low density, which allows to create prosthetic read; It also has good mechanical properties, low electrical and thermal conductivity, and finally a low cost.

However, it presents many processing difficulties, especially because of its melting point; it is difficult to weld because it is very responsive it tends to combine with the gases in the environment where the processing occurs.

The lost wax casting allows making crowns, bridges and removable prostheses. It's very hard to work for lost wax casting, because it melts at very high temperature because at very high temperatures it is very responsive to the air, but also against the covering material with which it is in

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contact, for this task they need foundry machines and special coatings; having low density, the melted metal has great difficulty to entering into the mould and to overcome this disadvantage powerful centrifuges are needed. All this involves many costs in the machinery for processing to realized.

The titanium can also be used with CAD/CAM technology for fabricating crowns and bridges. This processing is made by a computer design of the prosthesis to be realized, and the next milling of the titanium.

Finally titanium implants can be treated for the purpose of obtaining the surface of the implant fixture with a high roughness; in this way, there is a more rapid integration with the bone. To perform this treatment it can be use titanium hydride powders or hydroxyapatite, (a ceramic material present as a major component of bones and enamel, allowing the formation of chemical bonds with the bone tissue).

The titanium can be considered the best material for dental implants, thanksto his high biocompatibility and all its properties which we have analyzed.