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Patagonia senza dighe Perché è necessario fermare il progetto HidroAysén in Cile

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Patagoniasenza dighePerché è necessario fermare il progetto HidroAysén in Cile

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Sommario

Introduzione: si scrive acqua, si legge democrazia .............................................. pag. 3

1. La Patagonia cilena: una biodiversità unica .......................................... pag. 4

2. Il progetto idroelettrico HidroAysén in cifre ................................................. pag. 7

3. Il discutibile processo di valutazione di impatto ambientale ........................................... pag. 8

4. Impatti ambientali e sociali del progetto HidroAysén in breve................ pag. 10

5. Un modello energetico sbagliato .............. pag. 11

6. Un progetto figlio della dittatura di Pinochet ................................ pag. 12

7. Gli interessi privati del progetto HidroAysén .................................. pag. 15

8. HidroAysén alla conquista del consenso ............................ pag. 19

La campagna “Patagonia senza dighe” in Italia ........................................................................ pag. 23

Pubblicazione a cura della campagna Italiana “Patagonia Senza Dighe” promossa da:Ass. Aktivamente, ASAL, A Sud, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, CEVI, Comitato italiano per il contratto mondiale sull’Acqua, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Ass. No. Di., Servizio Civile Internazionale

CoordinamentoCaterina Amicucci

TestiCaterina Amicucci, Lucie Greyl, Giovanni Caputo, Teresa Maisano, Stefania Pizzolla, Riccardo Carraro

EditingLuca Manes

Fotografie Archivio International Rivers, archivio campagna Patagonia sin Represas, mostra “Nuestra Oportunidad”

Progetto GraficoCarlo Dojmi di Delupis

StampaTipolitografia 5Mvia Giuseppe Cei 8, RomaStampato su carta riciclata

Pubblicazione realizzata con il sostegno economico di Patagonia Inc.

Ringraziamenti Si ringraziano Patagonian Foundation, Baum Foundation e International League of Conservation Photographers per l’utilizzo delle foto della mostra “Nuestra Oportunidad”

Per contatti e informazioni:Segretaria Campagna c/oCRBM, via Tommaso da Celano 1500179 RomaTel. 06 -78 26 855 Fax. 06 -78 58 100

[email protected]

Settembre 2010

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Immagine aerea della Patagonia.Foto tratta dalla mostra “Nuestra Oportunidad”

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“Le grandi dighe sono obsolete. Sono fuori moda. Sono antidemocratiche. Le grandi dighe sono degli strumenti in mano ai governi per accumulare potere (decidendo chi potrà beneficiare dell’acqua per coltivare cosa e dove). Sono un modo per strappare ai contadini la loro anima. Sono uno strumento sfacciato per privare i poveri dell’acqua e della terra a beneficio dei ricchi. I bacini delle grandi dighe provocano l’evacuazione di un numero enorme di persone trasformandole in profughi e indigenti. Ecologicamente sono inaccettabili. Riempiono il pianeta di immondizia. Causano inondazioni, salinità, diffondono le malattie. Arundhati Roy, The Greater Common Good

In passato sono state diverse le ragioni per cui la società civile italiana si è attivata contro un progetto di sviluppo dai devastanti impatti socio-ambientali pianificato in un Paese lontano: per il coinvolgimento di un’impresa italiana, per un forte legame con la società civile locale o per il valore simbolico del luogo e della resistenza sociale contro il progetto. La campagna italiana “Patagonia senza dighe” nasce dall’intreccio di queste motivazioni raccogliendo l’appello alla mobilitazione lanciato dal “Consiglio per la Difesa della Patagonia”, una coalizione internazionale di 70 organizzazioni che lotta per fermare la costruzione di 5 impianti idroelettrici nella regione di Aysén in Cile. La Patagonia è uno degli ultimi angoli incontaminati del pianeta, con una biodiversità ed un patrimonio naturale unici al mondo.

Il Cile ha subito una dittatura brutale durante la quale il paese si è trasformato in laboratorio sperimentale per le teorie neo-liberiste di Milton Friedman e i suoi ragazzi di Chicago. Durante la giunta militare di Augusto Pinochet, sostenuta da tutti i Paesi occidentali, è stata approvata una nuova Costituzione che ha avviato profondi e radicali processi di privatizzazione delle principali risorse e dei servizi pubblici. Quella Costituzione e le leggi che ne sono derivate sono ancora oggi in vigore. Fra queste il “Codice dell’acqua”, definita da molti analisti

il corpo legislativo più privatista del mondo, che ha regalato i diritti di sfruttamento idroelettrico dei fiumi cileni a poche grandi imprese private, Endesa in testa. Endesa nel 2008 è stata acquistata dall’ENEL

e quindi per un terzo appartiene a tutti i contribuenti italiani. È per tale motivo che riteniamo imprescindibile costruire una mobilitazione in Italia. Non possiamo accettare di essere complici della distruzione di uno degli ultimi luoghi incontaminati del pianeta sulla base di diritti acquisiti sotto una feroce dittatura. In Italia il movimento per l’acqua

pubblica ha raccolto un milione e 400 mila firme per il referendum con lo slogan “si scrive acqua, si legge democrazia” ed il progetto delle dighe nella Patagonia cilena ci ricorda in maniera esemplare e simbolica che questa è una battaglia globale. Non solo per fermare l’ennesimo progetto con impatti disastrosi ma anche per costruire un’alternativa basata su un modello energetico decentralizzato e una gestione pubblica partecipata delle risorse naturali.

Coordinamento Italiano “Patagonia senza dighe”

Introduzione Si scrive acqua, si legge democrazia.

Non possiamo accettare di essere complici della distruzione di uno degli ultimi luoghi incontaminati del pianeta sulla base di diritti acquisiti sotto una feroce dittatura.

Il dittatore Pinochet con il candidato del centro sinistra alle presidenziali cilene del 2010, Eduardo Frei, e con l’attuale ministro dell’Interno, Perez Yoma. Archivio Fotografico International Rivers

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Nell’immaginario collettivo la Patagonia rappresenta uno dei pochi grandi spazi naturali al mondo ancora oggi incontaminato. Caratterizzata da montagne, ghiacciai, fiumi, fiordi, steppe, paludi, foreste primarie, è una delle più importanti riserve di biodiversità delle zone temperate fredde.

Per millenni l’uomo ha vissuto in Patagonia in armonia con l’ecosistema, ma dalla fine del Diciannovesimo secolo l’incremento demografico ha aumentato la pressione delle attività umane esercitata su questo territorio. Nonostante la densità di popolazione della Patagonia sia una delle più basse al mondo, le attività umane hanno avuto nell’ultimo secolo impatti rilevanti, provocando un uso sempre più intensivo delle terre ed una progressiva diminuzione delle risorse naturali.

La Patagonia cilena comprende ecosistemi molto fragili, caratterizzati da numerose specie di flora

e fauna endemica, una parte delle quali in via di estinzione, come l’huemul, un cervo che si trova solo in Cile. La biodiversità della Patagonia è tale che ancora oggi si scoprono nuove specie. Molti dei suoi boschi sono riconosciuti come Riserve della Biosfera1. Le temperature basse anche durante l’estate rendono difficile la pratica dell’agricoltura e la capacità di riproduzione delle specie. Questo prezioso e fragile ecosistema è messo in pericolo da numerose attività umane: lo sfruttamento forestale e idroelettrico, l’estrazione di idrocarburi e minerali e gli allevamenti intensivi. Ad esse si aggiunge una nuova minaccia: i cambiamenti climatici. In tutto il globo i ghiacciai si stanno rapidamente ritirando, determinando

una crescente aridità delle zone interne e frequenti inondazioni nelle zone costiere. Il monitoraggio dei ghiacciai della Patagonia cilena realizzato da Greenpeace, mostra che tra il 1997 e il 20042 sono stati perduti 42 chilometri

1 La Riserva della Biosfera è una qualifica internazionale assegnata dall’UNESCO per la conservazione e la protezione dell’ambiente all’interno del programma sull’uomo e la bios-fera MAB (Man and the Biosphere).2 “Cambio Climàtico: futuro negro para los glaciares”, Green-peace, 2009

1. La Patagonia e la regione di Aysén: una biodiversità unica

Tra il 1997 e il 2004 sono stati perduti 42 chilometri quadrati di ghiacciai

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5Patagonia senza dighe

quadrati di ghiacciai, il doppio di quanto registrato nel periodo 1995-2002. Dati molto preoccupanti, che evidenziano la grave minaccia che pesa su una delle principali riserve d’acqua dolce del mondo. L’acqua è un elemento fondamentale nella conservazione degli ecosistemi e degli equilibri climatici planetari ed è, oggi, una risorsa sempre più scarsa. Per questo dovrebbe essere tutelata e il suo uso preservato da un sfruttamento indiscriminato.

L’Aysén si trova alla punta australe del continente Americano, nella Patagonia cilena. In questa regione di 108.949 chilometri quadrati (un terzo dell’Italia) cadono il 30% delle piogge di tutto il paese e vivono poco più di 90mila persone. La densità abitativa è fra le più basse al mondo, con solo 0.8 abitanti per chilometro quadrato. La maggior parte della popolazione vive nelle aree rurali e l’economia locale si basa essenzialmente sull’allevamento, l’agricoltura e l’ecoturismo. Negli ultimi decenni la pressione umana sul territorio è cresciuta a causa dell’intensificarsi della pesca, dell’allevamento e della deforestazione.

Cascate del Rio Pascua in Patagonia.Foto tratta dalla mostra “Nuestra Oportunidad”

L’Aysén si trova alla punta australe del continente Americano, nella Patagonia cilena.

CILE

ARGENTINA

BOLIVIA

BRASILE

PERÙ

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La nuova minaccia che grava sulla Patagonia cilena e sul territorio della regione di Aysén è un megaimpianto idroelettrico sui fiumi Baker e Pascua, due dei tre fiumi con la maggiore portata d’acqua di tutto il Paese.

Il Pascua è lungo 73 chilometri, con una portata di 700 metri cubici al secondo, mentre il Baker si estende per 182 chilometri e la sua portata è inve-ce di 870 metri cubici al secondo. Nel 2000 questa zona è stata dichiarata dal governo regionale Area di Conservazione della Cultura e dell’Ambiente (Acca de la Patagonia).

Il volantino nella pagina accanto è stato prodot-to dalla campagna “Patagonia sin Represas”, che si oppone alla costruzione delle dighe nella Patagonia cilena. Il documento, finalizzato ad informare la po-polazione locale, riassume tutti i numeri del progetto HidroAysén. Proviamo a seguire questa mappa visiva cominciando dall’alto. Il progetto, promosso dal consorzio HidroAysén, composto da Endesa (adesso controllata da ENEL) e Col-bùn, è costituito da cinque dighe, di cui due sul fiume Baker e tre sul fiume Pascua che produrranno in totale 2.750 megawatt, una quantità di energia pari a circa il 20% dell’in-tera capacità di generazione attual-mente installata nel Paese. L’80% dell’energia prodotta in Cile, distribuita attraverso la rete nazionale (SIC - Sistema Interconectado Central), è nelle mani di due sole società, Endesa Chile e Col-bùn. Il 90% della popolazione cilena è collegata alla rete elettrica nazionale ed il 37% di tutta l’energia prodotta viene utilizzata per l’estrazione mineraria, principalmente ad opera di multinazionali straniere. I mega-sbarramenti dovrebbero essere completati entro il 2020.

Il riempimento dei bacini sommergerà 5.910 ettari di terra sui quale sono ancora oggi presenti alcune importanti foreste primarie. L’elettricità verrà traspor-

tata 2.300 chilo-metri più a nord attraverso delle linee ad alta ten-sione sorrette da 6.000 torri alte 70 metri che attraver-seranno 6 parchi nazionali, 8 riserve forestali nazionali, 16 siti prioritari per la conservazione della biodiversità, 4 zone turistiche di interesse nazionale e 26 zone umide. Il progetto coinvol-gerà 67 comuni e 9 regioni. Il terri-torio sarà sfregiato da un’enorme cicatrice lunga 2.300 chilometri e larga 100 metri, dal costo in-dicativo di tre miliardi di dollari. Le dighe costeranno 4 miliardi di dollari (e 3 miliardi di dollari la linea di trasmissione),

il ricavo per Endesa Chile e Colbùn è stimato intorno a 1,2 miliardi di dollari l’anno.Tre agenzie di marketing e comu-nicazione, Burson & Marsteller, Young & Rubicam e Tironi Associa-ti, sono state assoldate per aumen-tare il consenso intorno al progetto e ripulire l’immagine delle società

coinvolte. Le associazioni sottolineano inoltre che il 90% dei ghiacciai del Paese si trovano in Patagonia compreso fra i quali il “Campos de hielo norte y sur”, una della più grandi riserve d’acqua dolce del mondo.

2. Il progetto idroelettrico HidroAysén in cifre

Il territorio sarà sfregiato da un’enorme cicatrice lunga 1.600 chilometri e larga 120 metri, dal costo indicativo di tre miliardi di dollari.

Mappa delle dighe proposte. Archivio International Rivers

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Per opere di questo calibro la legislazione ambientale di quasi tutti i Paesi del mondo richiede una valutazione di impatto ambientale (VIA). Le VIA sono degli studi finalizzati ad esaminare i rischi ambientali di opere infrastrutturali importanti che devono normalmente contenere alcune informazioni ben definite.

Gli studi dovrebbero essere indipendenti, redatti nella fase di analisi di fattibilità del progetto e prendere in considerazione in maniera oggettiva e comparativa alternative concrete all’opera in esame. Molto spesso, però, questi studi si riducono ad un mero esercizio finalizzato a dimostrare il rispetto della normativa vigente o a soddisfare le linee guida di eventuali finanziatori.

L’attuale legislazione è ritenuta da molti lacunosa e costruita in modo tale da lasciare mano libera alle lobby politiche ed economiche del Paese. Molti dei progetti infrastrutturali approvati con l’attuale sistema hanno avuto impatti negativi non previsti nella fase di preparazione. Alcuni evidenti limiti dell’attuale normativa sono i seguenti:

I progetti non devono •necessariamente essere valutati per l’impatto cumulativo delle loro diverse componenti. Nel caso delle dighe in Patagonia l’impatto dell’imponente linea di trasmissione non è stato a tutt’oggi preso in considerazione.

La partecipazione pubblica è consentita per •un lasso di tempo di 60 giorni a prescindere dalla complessità del progetto. Il Consiglio di Difesa della Patagonia ha presentato un ricorso chiedendo l’annullamento della VIA del progetto. È praticamente impossibile per un coordinamento di cittadini rispondere ad un

documento tecnico-scientifico di 10.500 pagine in soli due mesi.

C’è un ampio consenso in Cile •sul fatto che l’attuale sistema di valutazione di impatto ambientale non garantisca il coinvolgimento dei soggetti colpiti dagli effetti negativi dei progetti.

La valutazione di impatto ambientale è stata presentata dal consorzio HidroAysén alle autorità competenti nell’agosto del 2008. Oltre alla Comisiòn Nacional del Medio Ambiente (CONAMA), sono 31 gli organismi incaricati di revisionare la VIA.Gli organismi governativi hanno ritenuto la VIA insoddisfacente, formulando 2.643 osservazioni fra le quali: assenza di dati relativi al rischio sismico e vulcanologico, informazioni insufficienti sugli impatti relativi agli habitat naturali, alle riserve di biosfera,

3. Il discutibile processo della valutazione di impatto ambientale

L’attuale legislazione è ritenuta da molti lacunosa e costruita in modo tale da lasciare mano libera alle lobby politiche ed economiche del Paese.

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prevista, il consorzio ha richiesto ed ottenuto una nuova proroga di quattro mesi. Il nuovo termine è previsto per il 29 ottobre 2010. Nei documenti sino ad oggi prodotti sono immediatamente evidenti alcune lacune:

L’impatto della linea di trasmissione continua •a non essere valutato. La linea di trasmissione provocherà la distruzione di 23.000 ettari di terra in Patagonia e nel Cile centrale. Attualmente non è nemmeno chiaro chi costruirà la linea di trasmissione. HidroAysén aveva stipulato un accordo con la società Transelec che, secondo alcune fonti di stampa cilena, è scaduto all’inizio del 2010. In quanto proprietaria della principale rete di distribuzione dell’energia elettrica cilena (SIC), Transelec resta comunque l’unico soggetto in campo con la tecnologia e l’esperienza necessaria per costruire quest’opera faraonica.

Non c’è un’accurata analisi dei benefici economici •del progetto e dei suoi costi complessivi.

Non vi è alcuna analisi di possibili alternative, •come invece richiesto dagli standard internazionali per gli studi di impatto ambientale.

Non si considerano gli effetti dei cambiamenti •climatici. In caso di sbarramento dei fiumi3, lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe creare repentine inondazioni dalle conseguenze drammatiche.

Dal 2008 ad oggi sono state sei le inondazioni nella regione dovute a questo fenomeno. I calcoli presentati nella VIA riducono il rischio ad un inondazione ogni mille anni4. Anche nel metodo la procedura seguita è evidentemente sbilanciata. Al consorzio HidroAysén viene concesso un tempo illimitato per produrre nuova documentazione mentre i cittadini sono totalmente esclusi dal processo.

3 Fenomeno conosciuto con la parole islandese Jökulhlaup, in inglese: glacial lake outburstfflood4 “Dams for Patagonia”, Science Magazine, Luglio 2010

alle zone umide ed all’interazione con la presenza di ghiacciai. Alla società sono stati dati 11 mesi per presentare studi e documentazione

addizionale. Tale documentazione, circa 5mila pagine, è stata consegnata il 20 ottobre del 2009. La procedura non prevede in questa fase alcuna possibilità per i cittadini e le associazioni di inviare pareri indipendenti.

Il 10 novembre del 2009, 14 diversi organismi pubblici fra i quali la Direzione Nazionale Acqua, il Servizio Nazionale di Geologia, il ministero delle Opere Pubbliche, hanno di nuovo giudicato la VIA incompleta. A gennaio del 2010, la COREMA, l’autorità ambientale regionale, ha avanzato ulteriori mille richieste di chiarimento. HidroAysén ha chiesto ed ottenuto sei mesi per formulare le risposte fissando la nuova scadenza al 30 giugno 2010. Il 21 giugno 2010, a nove giorni dalla scadenza

3. Il discutibile processo della valutazione di impatto ambientale

Foto tratta dalla mostra “Nuestra Oportunidad”

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La Patagonia non è nuova a mega progetti idroelettrici. Studiosi, attivisti e molte comunità locali ne conoscono molto bene gli effetti5 sulla popolazione e sull’ambiente.

A livello sociale, l’espropriazione delle terre per far posto ai bacini ed alle infrastrutture idroelettriche priverà le comunità del loro unico mezzo di sussistenza, costringendole a trasferirsi altrove. Buona parte dell’insediamento abitativo di Cochrane, il terzo per dimensioni della Patagonia, verrebbe sommerso. Tale cambiamento causerebbe gravi perdite alla pesca, all’allevamento e all’ecoturismo, motore economico dei municipi di Cochrane, Tortel e O’Higgins. L’inondazione delle zone rocciose e dei boschi provocherebbe la perdita dell’habitat di numerose specie animali che vivono lungo i due fiumi, dai grandi mammiferi ai più piccoli insetti e anfibi. Le paludi della valle del Baker sarebbero completamente inondate mettendo in pericolo la riproduzione e la nidificazione dei numerosi uccelli della regione.Gli sbarramenti altererebbero la composizione chimica dell’acqua trattenendo alghe, microrganismi acquatici e altri nutrienti necessari per i pesci e i mammiferi che abitano i fiumi. La linea di trasmissione rappresenterebbe un ulteriore pericolo per gli uccelli della regione, in quanto costituirebbe una barriera al loro libero spostamento. Fra le specie animali più vulnerabili che

5 Cfr. “Il caso delle dighe sul fiume Bìo-Bìo”, http://www.cdca.it/spip.php?article123

rischierebbero l’estinzione si possono segnalare: l’huemul, il condor, la vizcacha australe (della famiglia dei chinchillidae, roditore latinoamericano), il picchio nero, l’armadillo peloso, il grigione minore e numerosi specie di papere di fiume. Inoltre, il progetto della linea di trasmissione attraversa un territorio indigeno abitato dai Mapuche. La costruzione delle 5 dighe danneggerebbe anche i laghi ghiacciati alimentati dal Pasqua e dal Baker, in una zona in cui la loro scomparsa è sempre più frequente. Se in passato si verificava che un lago spariva ogni 20 anni, oggi si registra un lago in meno ogni 6-11 mesi. Le dighe, poi, provocherebbero un ingrossamento dei fiumi a monte, che farebbe aumentere le inondazioni nelle zone circostanti e i rischi sismici6.Ma oltre agli impatti negativi sull’ambiente, il progetto comporterebbe numerose conseguenze nefaste dal punto di vista socioeconomico. HidroAysén propone di mitigare questi impatti con un programma d’intervento di 150 milioni di dollari, destinati agli studi per lo sviluppo turistico, la riforestazione di un’area di 4.500 ettari, la creazione di una riserva naturale di 5.770 ettari, il trasferimento delle famiglie impattate dalla zona coinvolta nel progetto, la costruzione di 90 chilometri di strade e la realizzazione di installazioni portuali e di un sistema di telecomunicazioni. Un piano di mitigazione che purtroppo non garantirà la conservazione né dello stile di vita e della cultura delle comunità colpite, né la biodiversità e l’integrità di una delle ultime regioni incontaminate del Pianeta.

6 Represas y terremotos, effectos en las cuencas Patagonicas, Mauricio Fierro, 2009. Disponibile su http://patagoniasenzadighe.org/?p=320

4. Gli impatti sociali e ambientali del progetto HidroAysénin breve

Nella foto, un esemplare di huemul

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Uno studio condotto nel 2009 da esperti del settore energetico dell’Università di Santiago7 dimostra chiaramente come il progetto HidroAysén non sia necessario. Secondo le stime della Commissione Nazionale sull’Energia, il fabbisogno energetico del Cile nel 2025 sarà pari a 22.736 megawatt.

In Cile ci sono 4 reti elettriche di distribuzione, lo studio si sofferma sul Sistema di Interconnessione Centrale (SIC) che attualmente serve il 92,5% della popolazione. La capacità di generazione del SIC al momento è pari a 9.118 megawatt.

Lo studio esamina tutti i progetti di generazione già approvati dalle agenzie governative, calcolando che essi immetteranno nelle rete elettrica centrale ulteriori 13.962 megawatt. A questi si aggiungono altri progetti già in fase di valutazione ambientale, che porteranno la capacità di generazione elettrica nazionale a 23.080 megawatt, un potenziale addirittura maggiore delle stime della Commissione. Ma non è tutto. Queste proiezioni non tengono conto dei nuovi investimenti nel campo dell’ energia rinnovabile non convenzionale (eolico, idroelettrico su piccola scala, geotermico, solare), che potrebbero aumentare la capacità di generazione di ulteriori 12.794 MW. Se tutti i progetti già previsti verranno realizzati, nel 2025 la capacità di generazione nazionale supererà

7 “¿Se necesitan represas en la Patagonia? Un análisis del fu-turo energético chileno”, Stephen F. Hall & asociados, Roberto Román, Felipe Cuevas, Pablo Sánchez, Università del Cile, giugno 2009. Disponibile su http://patagoniasenzadighe.org/?p=326

del 57% il fabbisogno di energia stimato dal governo cileno. Ma allora a chi servono veramente le dighe in Patagonia?

La storia del progetto HidroAysén ne ricorda tante altre. In America Latina, così come in Asia e in Africa, il mito delle grandi infrastrutture ha attraversato, fra alti e bassi, la storia dal secondo

dopo guerra a nostri giorni. Un mito profondamente legato al modello energetico centralizzato ancora oggi alacremente perseguito dalla maggior parte dei governi. Nonostante la costruzione di grandi dighe abbia subito una battuta d’arresto negli anni Novanta a causa della forte opposizione delle comunità locali e dei movimenti internazionali, le lobby del settore idroelettrico hanno approfittato delle preoccupazioni per il cambiamento climatico, accreditando le dighe come energia verde e pulita a prescindere dagli impatti ambientali e sociali che tali progetti comportano. Sulle grandi dighe le

5. Un modello energetico sbagliato

Sulle grandi dighe le compagnie occidentali hanno tratto enormi profitti. In realtà, continuano a farlo anche oggigiorno, molto spesso con l’aiuto dei contributi pubblici destinati allo sviluppo.

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raccomandazioni della Commissione Mondiale sulle Dighe. Ma tale richiesta rimane ancora oggi lettera morta e in molti Paesi del sud del mondo si continuano a progettare e finanziare mega dighe.

compagnie occidentali hanno tratto enormi profitti. In realtà, continuano a farlo anche oggigiorno, molto spesso con l’aiuto dei contributi pubblici destinati allo sviluppo. I mega sbarramenti piacciono alle élite politiche locali di Paesi non sempre democratici per l’intrinseca caratteristica di concentrare grossi capitali dai quali ricavare facilmente qualche privilegio individuale. Non bisogna sottovalutare l’influenza che le grandi società occidentali hanno nell’orientare le scelte concrete dei governi di Paesi con istituzioni deboli. Adesso le tecnologie centralizzate sono indissolubilmente connesse alle politiche di dominio attuate dalle élite al potere: tecnocrati, aristocrazie urbane e grandi imprese locali e internazionali nel Nord e del Sud del mondo si arricchiscono su questi progetti scaricando i costi ambientali e sociali sui gruppi più deboli. Accentrare il controllo delle risorse equivale a dotarsi di strumenti di potere e controllo della popolazione.

In luoghi scarsamenti popopolati, lontani dai centri economici nazionali e legati a tradizioni antiche si pianifica sistematicamente lo sfruttamento ambientale, sociale e culturale per esportare il prodotto finito altrove, nel cuore del potere economico e politico del Nord e del Sud del mondo. In questi luoghi si devasta per produrre energia e trasportarla a migliaia di chilometri di distanza. La Patagonia cilena è uno di questi luoghi.

Scarsamente popolata, vive ancora di allevamento e negli ultimi anni ha cercato di costruire un’economia basata sull’eco-turismo. Le dighe alimenteranno le miniere a nord di Santiago, fra le quali la contestata miniera d’oro di Pascua-Llama, altro progetto fortemente contestato dalle comunità locali8Nessuna delle nove regioni impattate dal progetto beneficerà dell’elettricità prodotta. Il misero baratto proposto dal consorzio HidroAysén è uno sconto sulla bolletta energetica.

In una recente intervista, il senatore cileno Juan Pablo Letelier9 ha accusato il progetto di dumping ambientale. Da dieci anni la società civile chiede alle istituzioni e ai governi di implementare le

8 http://www.noapascualama.org/ 9 Videointervista raccolta dalla Patagonia Foundation.

La Commissione Mondiale sulle dighe

La Commissione Mondiale sulle Dighe ha definito le più complete linee guida per pia-nificare e realizzare impianti idroelettrici in maniera innovativa e sostenibile, mettendo al centro dei processi decisionali la protezione dell’ambiente e delle comunità impattate dalle dighe. Le raccomandazioni della Commissione coprono alcune aree chiave per una migliore pianificazione, inclusa la necessità di prendere in considerazione tutte le alternative possibili per coniugare la produzione di energia con una buona gestione delle risorse idriche, di avere il consenso delle comunità locali sulle decisioni chiave, di valutare gli impatti sociali di impian-ti pre-esistenti, di proteggere gli ecosistemi fluviali.

La Commissione è stata promossa dalla Banca Mondiale e dalla World Conservation Union (IUCN) in risposta alla crescente opposizione alle dighe in tutto il mondo. Ha lavorato fra il 1997 ed il 2000 coinvolgendo per la prima volta in un unico processo attori diversi: banchieri, imprenditori, rappresentanti della società civile. La Commissione aveva il mandato di valutare il contributo dato allo sviluppo dalle grandi dighe e di formulare nuove e condivise linee guida per la loro progettazione, costruzione e ge-stione. La commissione ha concluso che nono-stante “le dighe abbiano contribuito in maniera significativa allo sviluppo umano....in troppo casi un prezzo inaccettabile e non necessario è stato pagato dalle comunità residenti a monte e a valle, dai contribuenti, dall’ambiente”. Ad oggi la stessa Banca Mondiale non rispetta le raccomandazioni della Commissione.Per maggiori informazioni: www.dams.org

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Il Cile è stato il Paese dove la dottrina ultraliberista di Milton Friedman e dei suoi Chicago Boys è stata applicata con maggiore severità10. Teorici estremisti del libero mercato, della deregolamentazione e del divieto di intervento dello Stato in tutti i settori dell’economia e dei servizi hanno sostenuto ed accompagnato, insieme all’intelligence statunitense, il colpo di Stato e tutta la durata del regime di Pinochet.

L’Università di Chicago ha gratuitamente formato tutti i consiglieri economici di Pinochet, che hanno promosso riforme economiche profonde che caratterizzano ancora oggi il sistema cileno. Dal 1990 fino all’elezione del presidente Sebastian Piñera, il Cile è stato governato da una vasta coalizione di centro-sinistra che radunava tutti gli oppositori al regime conosciuta con il nome di “Concertazione”. La missione fondamentale dei governi della Concertazione era democratizzare la società cilena ma concretamente essi hanno mantenuto il modello economico, istituzionale, culturale e sociale ereditato da Pinochet. Di fatto ancora oggi la democrazia cilena si fonda sulla Costituzione del 1980 approvata durante la dittatura. Anche la privatizzazione dell’acqua affonda le radici nella dittatura ed è citata espressamente nella Costituzione, che definisce il quadro istituzionale ed i principi di base del “Codice dell’Acqua” approvato nel 1981. Questo ricco codice, composto da più di trecento articoli, che è stato preso ad esempio da diversi paesi latino americani nei loro tentativi di legiferare su questa materia, parte da un assunto chiaro: le acque sono sì beni nazionali di uso pubblico, ma il privato ne detiene il diritto di sfruttamento e ne può godere e disporre come meglio crede, nel rispetto di

10 Per un approfondimento sull’argomento si consiglia la lettura dei capitoli “L’altro dottor shock” e “Stati di Shock” di Schock Economy, Naomi Klein, 2007

quanto stabilito dal Codice stesso.Il regime cileno con l’approvazione del Codice non solo ha sancito la totale liberalizzazione, a favore di privati, singoli o imprese, dello sfruttamento dei diritti sull’acqua (utilizzo, commercializzazione, trasferimento, ecc.), ma ne ha decretato la totale deregolamentazione. Per la prima volta il codice separa i diritti dell’acqua dalla proprietà della terra rendendoli indipendenti e liberamente commercializzabili e scambiabili come un qualunque bene immobile.

6. Un progetto figlio della dittatura di Pinochet

Il dittatore cileno Augusto Pinochet incontra Jorge Rafael Videla, a capo della giunta militare argentina, 19 gennaio 1978.Archivo Clarín Argentina

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Gran parte di tali diritti furono acquisiti da Endesa, la società nazionale di energia elettrica all’epoca ancora di proprietà pubblica. Endesa viene privatizzata alla fine degli anni Ottanta e tutti i diritti da essa acquisiti vengono aumaticamente trasferiti ai suoi azionisti. Questa norma ha il privilegio di aver trovato critici

anche tra le fila dei neoliberisti, in quanto il sistema che ne scaturisce manca del “paradigma competitivo del mercato” e crea di fatto una situazione di monopolio. Inoltre, il codice non prevede revoche né scadenze delle concessioni e alcun sistema di tutela di diritti da parte dello Stato; né tanto meno diritti collettivi, come ad esempio

i diritti delle popolazioni locali, prime fra tutte le popolazioni indigene, sulle acque (fiumi, laghi, torrenti, ecc.) da loro utilizzate. Le multinazionali si sono viste “regalare” un bene nazionale dichiarato “di uso pubblico”, di cui possono disporre a piacimento senza dovere essere ritenute responsabili delle conseguenze sulle comunità e sull’ambiente.

Ai diritti di godimento corrispondono ben pochi doveri: il codice non prevede imposte o tariffe per lo sfruttamento, né il rispetto di vincoli ambientali o sociali, né, tanto meno, penali o disposizioni regolatorie per lo sfruttamento. Insomma, per vantare il diritto di sfruttamento o di uso, basta una richiesta formale presentata alla Direzione Generale per l’Acqua (DGA) del Ministero delle Opere Pubbliche: poche carte, nessun progetto di utilizzo della risorsa. Anche il ruolo dell’unico organismo pubblico coinvolto, la DGA, è assolutamente marginale e di ordine formale. Il Codice introduce una nuova categoria di diritto: il diritto del “non uso” dell’acqua. Questo nuovo quadro normativo era finalizzato a sviluppare il settore idroelettrico concedendo un diritto di sfruttamento dei bacini senza prelievo dell’acqua. Il diritto del “non uso” consente a chi lo detiene di deviare il corso di un fiume per generare energia elettrica, restituendo la stessa quantità d’acqua in un punto diverso dalla deviazione. Essendo una nuova categoria di diritto, all’indomani dell’approvazione del codice, tutti i fiumi cileni erano a disposizione di chi ne avrebbe fatto richiesta e naturalmente i diritti di sfruttamento sono stati acquisiti a costi irrisori da insider dell’èlite politica allora al potere.

Le multinazionali si sono viste “regalare” un bene nazionale dichiarato “di uso pubblico”, di cui possono disporre a piacimento senza dovere essere ritenute responsabili delle conseguenze sulle comunità e sull’ambiente.

Foto: Archivio international Rivers

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7. Gli interessi privati del progetto HidroAysén

La figura qui accanto riassume schematicamente gli interessi economici diretti del progetto HidroAysén. Un gioco di scatole cinesi che vede la nostra compagnia elettrica di bandiera al vertice di un complicato assetto societario.

La situazione ideale per praticare un rimpallo di responsabilità da una società all’altra. Inoltre, ognuna di queste società è collegata ad una rete di altri attori finanziari (banche, fondi di investimenti, fondi pensione, istituzioni finanziarie) che garantiscono la liquidità necessaria per gli investimenti societari in forma di prestiti, azioni, obbligazioni, servizi finanziari (vedi tabella 1). La società promotrice del progetto è Hidroeléctrica Aysén S.A., posseduta al 51% da Endesa (Cile) ed al 49% da Colbun, di proprietà della potente famiglia cilena Matte.Endesa Cile è posseduta al 60% da Enersis che a sua volta appartiene per il 61% a Endesa. Enersis è una holding cilena, ovvero una società finanziaria che controlla altre società nel campo della generazione, trasmissione e distribuzione dell’energia. Endesa Cile è la principale impresa sussidiaria ma la società possiede quote di Endesa Brasile, Emgesa (Colombia) e Edegel (Perù).Colbùn possiede 20 centrali sia idroelettriche che termiche nel sud e nella regione centrale del Paese. Endesa è proprietaria di 47 centrali ed è la più importante società di generazione di energia elettrica a livello nazionale. Insieme Colbùn e Endesa controllano il 60% dell’attuale capacità nazionale di generazione elettrica. Nel 2007 Endesa è stata

acquista da ENEL.ENEL di fatto possiede il 17 per cento dell’intero affare ma è al vertice della piramide di interessi degli azionisti di maggioranza del progetto HidroAysén.Sono questi gli attori locali e internazionali ai quali serve veramente il progetto. Fulvio Conti, amministratore delegato dell’ENEL, ha recentemente concluso un ulteriore missione di lobby sul governo Piñera dichiarandosi ottimista che “che il nuovo governo cileno lo aiuterà a spingere il progetto HidroAysén attraverso la burocrazia” riferendosi alle resistenze che la valutazione di impatto ambientale sta incontrando fra le varie istituzioni coinvolte.

Visto l’elevatissimo costo complessivo del progetto, le società coinvolte dovranno necessariamente chiedere il sostegno economico ad uno o più attori finanziari con i quali già esistono relazioni economiche (Vedi Tabella 2).

Foto: Archivio international Rivers

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La banca spagnola BBVA, presente anche in Cile come seconda banca del Paese, ha già reso noto a gennaio 2010 che non prenderà parte al progetto a causa delle controversie socio-ambientali. Intanto il governo Piñera, che in campagna elettorale si era dichiarato contrario al progetto HidroAysén, il 14 luglio 2010 ha approvato un emendamento al codice dell’acqua che consente al consorzio HidroAysén di avere i diritti di sfruttamento mancanti per la costruzione degli impianti.

Tabella 1. Istituzioni finanziarie che sostengono le società coinvolte nel progetto HidroAysén

Istituzione Finanziaria Paese di Origine Convolgimento finanziario in:

Colbún Endesa Chile Enersis Enel

AIG Stati Uniti FAllianz Germania FBarclays Inghilterra A S P ABanco Santander Spagna S P O A S P S P A SPBank of Tokyo-Mitsubishi UFJ Giappone P P PBNDES Brasile PBBVA Spagna P F P A S P A S PCaja Madrid Spagna P PCapital Group A ACitigroup Stati Uniti PAF P A P A S PCrédit Agricole Francia P PDeutsche Bank Germania P S P F S PFidelity Stati Uniti FGoldman Sachs Stati Uniti S PHSBC Inghilterra P P SING Olanda A A PIntesa Sanpaolo Italia P S P AJP Morgan Chase Stati Uniti P A S PAM & G Investments United Kingdom A AMorgan Stanley Stati Uniti S F S PANatixis Francia F FRoyal Bank of Scotland Inghilterra P P S PUBS Svizzera F S PUnicredit Italia S PVanguard Stati Uniti A A

LegendaP = Prestiti A= Azionisti O= Obbligazionisti S= Servizi bancari di investimento F= Altri servizi finanziari

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La dinastia dei Matte

La famiglia Matte è il più ricco e influente clan familiare del Cile. Attravero la Com-pañía Manufacturera de Papeles y Cartones (CMPC) i Matte controllano 600 mila ettari di pini ed eucalipti in Cile ed Argentina per la produzione della carta. Hanno interessi nelle attività portuali, nelle telecomunicazio-ni, nei servizi finanziari. Il loro patrimonio è stimato dalla rivista Forbes in 4,1 miliardi di dollari. La levata di scudi del patron Eliodoro Matte Ossa di fronte al tentativo di Salvador Allende di nazionalizzare la CMPC al grido di “La papelera no!” è passata alla storia come simbolo della destra economica cilena.

Paragonati ai Kennedy negli Stati Uniti, i Matte sono quel che c’è di più simile in Cile ad una dinastia reale. A differenza di altre in-fluenti famiglie, come gli Angelini ed i Luksic, i Matte si distinguono per il ruolo sociale e pubblico che ricoprono nel Paese. Tale ruolo è esercitato attraverso una delle istituzioni di riferimento dell’estabilishement politico ed intellettuale del Cile: il centro di studi pubbli-ci (CEP), il cui obiettivo è rilevare le tenden-ze dell’opinione pubblica, è estremamente influente nell’orientare l’agenda politica del Paese. Ad esso i Matte affiancano una rete di scuole private per l’istruzione primaria che conta oggi 17 collegi, la Sociedad de Instrucciòn Primaria (SIP) a capo della quale siede Patricia Matte, sociologa che durante la didattura delineò le basi delle politiche sociali di Pinochet. Per alcuni analisti, parlare dei Matte in Cile equivale a parlare di qual-cunque cosa.

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8. HidroAysén alla conquista del consenso1

1 Tratto da “¿RSE en la Patagonia o el Precio de las Voluntades?” e “Los conflictos de interés que contaminan la evaluación ambien-tal de HidroAysén”, Patricio Segura Ortiz, Cile 2010. Disponibile su http://patagoniasenzadighe.org/?p=345

alcun progetto attivo di generazione elettrica nella regione. Un programma del genere non trova quindi giustificazione se non nel tentativo di conquistare il consenso delle comunità locali e prevenire eventuali critiche nel processo della VIA.

Questi interventi, pianificati insieme ad uno dei più grandi studi di consulenza sulla comunicazione del paese (Tironi y Asociados), hanno generato profonde divisioni fra la popolazione locale, creando un conflitto di interesse nei Municipi coinvolti nel progetto.

La legislazione cilena sulla VIA prevede che i Municipi esprimano un’opinione in quanto responsabili dell’applicazione della legislazione ambientale a livello locale. Il processo di Valutazione di Impatto ambientale del progetto Hidroaysén si è ufficialmente aperto il 22 agosto del 2008. Nei mesi successivi

sono stati siglati accordi e contratti fra la società ed i Municipi per milioni di dollari (cfr. Tabella 2).Per dare un’idea dell’importanza economica che HidroAysén ha assunto nei bilanci locali basta andare a leggere i verbali dei consigli municipali. Prendiamo il caso di O’Higgins. La gran parte delle decisioni del consiglio municipale dell’anno 2009 (in pieno processo di Valutazione di Impatto Ambientale) sono

state dedicate alle proposte ed alla gestione dei finanziamento della società. Alcuni esempi:

31 marzo: il sindaco informa che 15 famiglie •beneficeranno di un programma di sostegno per l’installazione di pannelli fotovoltaici finanziati da HidroAysén.

30 aprile: in merito allo studio sul turismo che •sta eseguendo la società Ambar S.A. per conto della società HidroAysén, la partecipazione del municipio è illegale.

Seppur il dibattito locale, nazionale e internazionale sul progetto HidroAysén si sia fino ad oggi focalizzato sugli impatti sociali ed ambientali degli impianti idroelettrici e della mastodontica linea di trasmissione, poco ancora si è detto sull’impatto politico, culturale e sociale causato dalle intromissioni di Endesa e Colbùn sulle comunità locali ed esercitate prima e durante il processo di valutazione di impatto ambientale.

Il Progetto HidroAysén, infatti, è al centro di un intrecciato conflitto di interessi fatto di relazioni familiari e professionali che coinvolge i diversi piani istituzionali cileni, a cominciare dagli enti locali coinvolti a livello territoriale, fino ad arrivare al presidente Piñera in persona.

Le intromissioni cominciano già nel 2006, quando si inizia a parlare del progetto. L’Endesa decide di distribuire gratuitamente quaderni con il proprio logo presso le scuole pubbliche delle aree rurali. Un atto apparentemente innocuo seguito da una più sofisticata strategia di offerta di borse di studio per studi tecnici, portata avanti da Colbùn per conto del consorzio HidroAysén. Alle borse di studio sono seguiti corsi ed incentivi per lo sviluppo dell’impresa locale, donazioni alle opere religiose locali, seminari, missioni congiunte sui fiumi Baker e Pascua finalizzate a sensibilizzare le associazioni di categoria e il finanziamento di un libro sull’identità e la cultura regionale.

Tutto ciò è stato finanziato nell’ambito del programma di Responsabilità Sociale di Impresa del consorzio HidroAysén, che però non ha ancora

Questi interventi, pianificati insieme ad uno dei più grandi studi di consulenza sulla comunicazione del paese (Tironi y Asociados), hanno generato profonde divisioni fra la popolazione locale

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del 30 giugno 2009 era allora coordinatore provinciale delle relazioni con la comunità locale della società HidroAysén. Dallo scorso 16 marzo è il nuovo governatore della provincia General Carrera: La nomina è avvenuta proprio il giorno prima della firma dei commenti della provincia alla VIA.

Alle implicazioni istituzionali si intrecciano anche quelle di carattere strettamente personale, come nel caso dell’attuale Sindaco di Coyhaique, Omar Muñoz Sierra, a capo di uno dei comuni che subirà l’impatto ambientale del progetto HidroAysén. Il 4 aprile del 2008 sua moglie, Daissy Mondelo Duhalde, vende a HidroAysén il terreno di El Treile (661 ettari) nel distretto di Cochrane, per il quale ottiene 231 milioni di dollari. Alla transazione partecipa in prima persona lo stesso Muñoz Sierra in qualità di amministratore della società coniugale. Anche suo suocero vende il proprio terreno di 600 ettari ad HidroAysén per

5 maggio: il consigliere. Ríos (UDI) sottolinea che •16 milioni di dollari sono pochi per stimolare lo sviluppo produttivo, “analizzeremo la proposta e daremo un risposta” (in relazione all’offerta di HidroAysén di tale importo per diverse attività)

30 giugno: il sindaco cede la parola a Pedro •Durán, funzionario di HidroAysén, che spiega che per contribuire allo sviluppo degli abitanti di Villa O’Higgins l’impresa ha stanziato un fondo da mettere a bando per attività di integrazione sociale proposte da organizzazioni sociali per un importo di due milioni di dollari e un fondo per lo sviluppo produttivo dell’importo di 12 milioni di dollari”.

È interessante notare che il Pedro Duràn menzionato nella riunione del consiglio municipale di O’Higgins

Tabella 2: Principali Accordi e contratti stipulati fra HidroAysén ed i municipi locali

Municipio Tipo di Accordo/contratto Importo in $

Cochrane Contratto per il programma di promozione di attività culturali, sportive e ricreative

21 milioni

Cochrane Contratto per il programma di sostegno alle politiche abitative

14 milioni

Cochrane Contratto per il programma di stimolo alle attività produttive e sostegno sociale

80 milioni

O’Higgins Accordo per il programma di sostegno e borse di studio per gli studenti delle scuole

Informazioni non disponibili, vedi nota tabella

O’Higgins Accordo per la connettività digitale Vedi nota tabella

O’Higgins Accordo per il piano di attenzione veterinaria Vedi nota tabella

O’Higgins Accordo per un bando per il sostegno ad attività imprenditoriali

Vedi nota tabella

Coyhaique Contratto per la riqualificazione di un’area verde nella città di Clotario Best

40 milioni

Coyhaique Accordo per il finanziamento della rivista istituzionale del Municipio “Viva Coyhaique”

Coyhaique Accordi vari per il sostegno ad attività culturali

24 milioni

Molti dei comunicati stampa pubblicati sul sito ufficiale di HidroAysén non sono accessibili: http://www.hidroaysen.cl/prensa.html

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sulla base di mancanza di informazioni considerate fondamentali e rilevanti e sulla base di trasgressioni della legislazione vigente in materia.

Le varie organizzazioni, comunità e parlamentari che si oppongono al progetto hanno argomentato che 13 dei 32 servizi pubblici valutatori – più di un terzo del totale – si sono appellati a questa quarta opzione sui loro formulari cartacei, ma gli è stato impedito di lasciare registrata questa annotazione negli atti elettronici che compongono l’archivio. Sarà Cristián López Montecinos, il Direttore Regionale della SAG

(Servizio Agricola y Ganadero) della Regione di Aysén a denunciare tali irregolarità. La risposta non tarda ad arrivare, il mese successivo Cristián López Montecinos sarà destituito dal suo incarico. È evidente come queste interferenze modifichino

profondamente il panorama culturale e politico nonché lo stesso tessuto sociale del territorio.

Il 16 novembre del 2009 il Consiglio di Difesa della Patagonia ha presentato un ricorso alla Corte dei Conti Regionale con la richiesta di aprire una inchiesta per stabilire eventuali incompatibilità, nell’ambito del processo VIA, di contratti e accordi

210 milioni di dollari. Il municipio decide quindi di non esprimersi al primo giro di valutazione di HidroAysén riguardo all’uso dell’aeroporto di Balmaceda da parte dell’azienda per scopi inerenti al progetto e in merito alla strada che taglia la Riserva Nazionale del Cerro Castillo. Decide semplicemente di appoggiare alcune riserve espresse da altri comuni della zona, senza elaborarne di specifiche. C’è un altro aspetto degno di nota in questa vicenda. L’avvocato che segue la transazione terriera della moglie e del suocero di Muñoz Sierra è Jeanne Marie Laporte, ex-avvocato della Conaf, Azienda Nazionale Forestale della regione di Aysén, organismo che ha ricevuto numerose denunce da parte di privati per aver violato la legge sulle operazioni forestali effettuate con HidroAysén ed Energia Austrial relative alla costruzione delle dighe.

Vale la pena segnalare anche la poca chiarezza che aleggia intorno alla versione elettronica degli atti di valutazione ambientale redatti dai vari organi pubblici competenti. In questo senso sono state segnalate irregolarità in merito alla compilazione del formulario elettronico della VIA. I vari organi di competenza si sono infatti ritrovati a dover classificare le proprie osservazioni sulla base di tre sole opzioni: 1) “Pronunciamento conforme sul VIA”, 2) “Pronunciamento integrato da osservazioni sul VIA”, 3) “Non partecipazione alla valutazione del VIA”. La poca chiarezza parte da qui. La legislazione ambientale cilena stabilisce che gli organi valutatori possano usufruire di una quarta scelta: 4) “Pronunciamento non conforme sulla VIA”

Il 5 marzo 2010 la Corte dei Conti Regionale proibisce ai municipi di accettare donazioni da parte di imprese private che abbiano interessi idroelettrici nella zona

A sinistra, una manifestazione contro le dighe. Foto Patagonia sin represas

In basso, foto tratta dalla mostra “Nuestra Oportunidad”

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sviluppo del progetto di HidroAsyén. Egli ha redatto un rapporto tecnico che è stato poi inviato al Tribunale di Difesa per la Libera Concorrenza con lo scopo di sancire l’alleanza con Endesa. Lo stesso Ministro ha dichiarato lo scorso 9 giugno in un’intervista rilasciata alla CNN che il progetto di HidroAysén è “molto attraente” per il Governo.

Anche il ministro dell’Ambiente, Maria •Ignacia Benitez, prima di svolgere il suo incarico governativo, lavorava per un’azienda di consulenza nel campo della gestione ambientale stando a capo di varie equipe di ricerca sugli studi di impatti ambientali causati dai progetti energetici, tra cui quello di Endesa, che possiede le azioni del progetto HidroAysén.

Non sarà quindi facile per l’amministrazione del presidente Piñera prendere le sue prime decisioni in merito ad HidroAysén. Dopo le polemiche suscitate dalla gestione del post-terremoto da parte dell’esecutivo, sempre maggiore sarà lo spazio dedicato al delicato tema del conflitto di interessi, che coinvolge in prima persona il Presidente. Nella vicenda HidroAysén il mercato regionale del consenso guadagna quindi un posto di onore anche a livello nazionale.

che i municipi della regione di Aysén hanno firmato con la società.

Il 5 marzo 2010 la Corte dei Conti Regionale proibisce ai municipi di accettare donazioni da parte di imprese private che abbiano interessi idroelettrici nella zona. La Corte stabilisce che i municipi, pur avendo la facoltà di accettare donazioni dai privati, dovranno astenersi dal ricevere finanziamenti “qualora si verifichino circostanze che siano in grado di minare l’imparzialità dell’autorità nell’assunzione di decisioni in materie d’interesse per i donatori”.

Tale sentenza rimanda a quanto descritto anche dalla Legge di Base Generale cilena che afferma l’impossibilità di svolgere incarichi decisionali qualora le autorità competenti fossero coinvolti a livello personale o familiare (fino al terzo grado di parentela). L’attuale governo cileno la legge l’ha per ora messa in un dimenticatoio. Ecco perché:

Il cognato del presidente Piñera, Eduardo •Morel Montes, è l’attuale Direttore Sostituto di HidroAysén nonché il Responsabile della Divisione di Ingegneria e Progetti elettrici della Colbún.

Il ministro dell’Energia, Ricardo Ranieri, ha •lavorato per la Colbún nell’ambito dello

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Ancora una volta questa campagna ci porta a riflettere su quale modello di sviluppo vogliamo, e mette in discussione radicalmente il modello insostenibile di consumare e produrre che ci contraddistingue, che si scontra sempre più con i limiti del pianeta, provocando danni su vasta scala.

Con questa campagna vogliamo ribadire ancor una volta che le risorse naturali sono beni comuni e che la loro gestione deve coinvolgere le popolazioni e le comunità locali e non può essere demandata a quei soggetti che hanno il profitto privato come fine ultimo. Ciò è vero in Italia, come in Patagonia.

In un momento storico in cui i conflitti relativi all’uso delle risorse idriche sono sempre più frequenti e l’assemblea delle Nazioni Unite decreta a larga maggioranza che l’acqua è un diritto umano essenziale11, appare evidente il valore simbolico e politico della difesa della Patagonia.

Fermare il progetto HidroAysén è doveroso e necessario. Gli interessi politici ed economici che guidano il progetto sono enormi e la sproporzione di forze e mezzi è come sempre impari. Ma la storia ci insegna che fermare le grandi dighe è possibile grazie all’alleanza internazionale delle comunità, dei movimenti, delle associazioni, di tutta la società civile e ad un lavoro continuativo ed ostinato. Per questo accogliamo e rilanciamo in Italia l’appello del Consiglio per la Difesa della Patagonia e la campagna cilena “Patagonia sin Represas” impegnandoci ad organizzare una mobilitazione diffusa finalizzata a:

Fermare il progetto HidroAysèn; •

Sostenere i movimenti cileni che si battono per •restituire ai cittadini i diritti all’uso dell’acqua sottratti durante la dittatura;

Ottenere da parte dell’ENEL e delle •sue controllate il pieno rispetto delle raccomandazioni della Commissione Mondiale sulle Dighe;

Impegnare il governo italiano a vigilare sugli •impatti ambientali e sociali dei progetti dell’ENEL e ad escludere i megaprogetti dalla classificazione di “energia rinnovabile”;

Richiamare i cittadini italiani azionisti di ENEL a •vigilare sulla responsabilità sociale dell’ impresa e chiedere di fermare il progetto HidroAysèn.

11 http://www.un.org/es/comun/docs/index.asp?symbol=A%2F64%2FL.63%2FRev.1&Submit=Buscar

La campagna “Patagonia senza dighe” in Italia

Per contatti e informazioni:

Segretaria Campagna c/o CRBM, via Tommaso da Celano 1500179 RomaTel. 06 -78 26 855 Fax. 06 -78 58 100

[email protected] www.patagoniasenzadighe.org

La campagna Italiana “Patagonia Senza Dighe” è promossa da:Ass. Aktivamente, ASAL, A Sud, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, CEVI, Comitato italiano per il contratto mondiale sull’Acqua, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Ass. No. Di., Servizio Civile Internazionale.

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