L’ICONA DELLA DORMIZIONE /...

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IX. Un verbo al mese – ADDORMENTARSI 1 L’ICONA DELLA DORMIZIONE / KOIMESIS, SCUOLA DI MOSCA, SEC. XVI, COLLEZIONE HAHN, SEWIKLEY, USA

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IX. Un verbo al mese – ADDORMENTARSI  

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L’ICONA DELLA DORMIZIONE / KOIMESIS, SCUOLA DI MOSCA, SEC. XVI, COLLEZIONE HAHN,

SEWIKLEY, USA

 

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IX. Un verbo al mese – ADDORMENTARSI  

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Lettura del testo evangelico (5 minuti) Dopo aver creato un clima di ascolto e di disponibilità al coinvolgimento l’incontro inizierà nel modo seguente: • Presentazione della serata • Preghiera iniziale: Unica speranza Così cerca di prolungarsi il pianto nella notte, ma già il mattino sorge: mistero d’amore è la nostra parabola. Dov’è la vittoria della morte? Un forte vento toglierà la pietra anche dal nostro sepolcro. Il futuro è già presente e viene incontro, luce adorna come fiori le piaghe, resurrezione ha nome il nostro giorno.

D.M. Turoldo

Si leggerà quindi il brano biblico di 1 Corinti 15,54-55 e ci si soffermerà sull’immagine scelta.

Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinti

Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?

1. Vedere (5 minuti) Per prima cosa i partecipanti sono invitati a fare attenzione a ciò che vedono con gli occhi: • ambiente, • luci ed ombre, • colori, • personaggi, • atteggiamenti, • oggetti • …

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2. Sentire (5 minuti) È il momento di dare voce al cuore, alla sensibilità, all’esperienza: • Di questo dipinto mi colpisce... • Mi piace... • L’immagine mi richiama...

3. Capire (20 minuti) Nel terzo passaggio si ricostruisce il retroterra dell’immagine attraverso una analisi critica e il sottofondo iconologico (si utilizzi il testo seguente). Attenzione: se il testo viene letto, lo si faccia senza fretta, preparandolo per tempo, scegliendo anche i passaggi che si ritengono più significativi.

GENERALE “Ti sei addormentata ma non per morire, assunta, ma non abbandoni il genere umano” (Panegirico sulla Dormizione, sec. VIII). Il mistero della morte di Maria ha generato una delle festività più importanti nell’Oriente cristiano ed ha avuto vasta eco nella spiritualità dei Padri della Chiesa. Secondo il loro pensiero, l’ordine della natura era già mutato per Maria nel concepimento virginale del Cristo: “Colei che diviene madre partorendo, rimane vergine incorrotta, perché Dio era Colui che veniva generato; così nella tua Dormizione vitale, tu sola a buon diritto, rivesti la gloria della persona completa di anima e di corpo” (Teodoro Studita). Di conseguenza, i Padri compresero nell’unico concetto della Dormizione, tanto la morte quanto l’esaltazione di Maria. La Festa della Dormizione della Madre di Dio, celebrata il 15 agosto, risale ai secoli VI / VII, ed è legata alla comunità di Gerusalemme, in particolare alla basilica fatta costruire dai bizantini sul Monte del Getsemani. La solenne celebrazione veniva preparata ed introdotta dall’Ufficio della cosiddetta “Paraclisis” (intercessione, consolazione), che divenne molto popolare ed ebbe vasta diffusione. Questi testi liturgici, insieme ad alcuni racconti apocrifi, ispirarono l’iconografia della Dormizione che lungo i secoli rimase fedele ad un medesimo schema; sono infatti pochissime le varianti che ritroviamo nelle sue rappresentazioni, e tutte sono basate su doppio dinamismo: quello convergente dai lati verso il centro, e quello ascendente che parte dal corpo di Maria e sale verso la grande figura del Risorto (in qualche caso più in alto ancora si trova un disco con l’immagine di Maria in gloria):

- nella parte bassa dell’immagine sta il grande letto su cui è distesa Maria; - attorno a lei si stringono gli apostoli, attratti dai due lati come da una forza centripeta; al

gruppo si uniscono anche alcune donne ed alcuni ecclesiastici che indossano paramenti liturgici (Dionigi Areopagita, Timoteo …);

- dietro di loro, dallo sfondo dorato, si staccano due edifici porticati; - al centro della scena si trova Cristo che sorregge teneramente in braccio una piccola figura

femminile, vestita di bianco; - infine, la gloria del paradiso e dei cori angelici avvolge il Risorto in una mandorla di luce

celeste che sale verso il culmine dell’icona.

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GLI APOSTOLI “Apostoli convenuti da ogni parte della terra nel luogo del Getsemani, prendetevi cura del mio corpo. E tu, mio Figlio e mio Dio, ricevi il mio Spirito”. (Dall’Ufficio della Paraclisis). Secondo il racconto del testo apocrifo di Giovanni il Teologo, Maria, fu avvisata dal Signore, tramite l’angelo Gabriele, dell’avvicinarsi dell’ora della sua morte. In un moto di affetto, essa espresse il desiderio di poter rivedere gli apostoli per un’ultima volta, prima di morire, dopodiché salì al Monte degli Ulivi per pregare e tornata a casa, preparò il letto funebre ed attese l’arrivo degli apostoli, simbolo di un raduno universale. Ed ecco che l’icona ci mostra questo incontro degli apostoli, radunati in Sion, come l’antico Israele, attorno all’Arca dell’Alleanza.

SION E IL GETSEMANI I due edifici che stanno sullo sfondo, ai lati della composizione, rappresentano uno la casa di Maria, l’altro, la basilica del Getsemani, costruita sul sepolcro della Madre di Dio, che gli apostoli, ritrovarono vuoto, tre giorni dopo aver dato sepoltura al suo corpo con grandi onori. Fu da qui, sempre secondo la tradizione apocrifa, che essi cominciarono a venerare la sua miracolosa assunzione al cielo. La chiesa di Gerusalemme che custodisce la santità dei luoghi, conserva dunque la coscienza di un primato: questo è il luogo del convegno degli apostoli, ed è da questo centro, dalla Madre di tutte le chiese, che fu portato l’annuncio della Pasqua fino ai confini della terra. Ecco perché davanti a questi edifici, troviamo anche le figure di alcuni santi vescovi che hanno proseguito l’opera evangelizzatrice degli apostoli. Dalla Gerusalemme terrestre, ora la Madre di Dio viene portata nella Gerusalemme celeste.

MARIA La figura della Madre di Dio, imponente nella sua immobilità, domina la parte inferiore dell’icona. Maria giace su un letto funebre già addobbato con drappi, come si trattasse di un altare. Accanto a questo catafalco c’è anche un cero, memoria evidente della “Luce di Cristo” celebrata all’inizio della liturgia pasquale. Il capo di Maria è leggermente rialzato, come posato su un cuscino: il primo apostolo che si fa vicino a questo capo è Pietro (la posizione segnala il suo primato), che stringe un turibolo; Paolo sta dalla parte opposta, inchinato ai piedi della Vergine. Le due “colonne della Chiesa” sono messe in risalto, quasi a costituire la prua e la poppa della nave celeste, costituita dal corpo di Maria. Dietro a Pietro, il giovane Giovanni, senza barba, non nasconde la sua afflizione portando una mano alla guancia, nella tipica posa del pianto. Anche alcune donne testimoniano il loro affetto per la Vergine e si uniscono alle lacrime degli apostoli. E’ un momento di dolore per tutta la comunità, ma la figura di Maria, serenamente distesa con le braccia incrociate effonde una nota di pace e di speranza. I testi apocrifi riportano le sue ultime parole rivolte al Figlio: “Ti benedico perché hai compiuto ciò che mi avevi promesso. Chi sono io, misera, da essere stata giudicata degna di tanta gloria? Nelle tue mani, Figlio mio, pongo il mio spirito. Accogli l’anima a te cara, che hai custodito immacolata. A te, non alla terra, consegno il mio corpo. Custodisci illeso questo corpo che ti sei degnato di abitare e che nel nascere hai conservato vergine. Portami vicino a te, in modo che dove sei tu, germoglio delle mie viscere, ci sia anch’io, partecipe della tua dimora. Innalzami verso di te, tu che sei disceso in me, eliminando ogni distanza!”.

CRISTO La linea orizzontale disegnata dal corpo di Maria distesa sul letto, traccia un confine tra la scena di questo mondo e quella dell’aldilà. Da questa linea, simbolo della terra, si eleva la verticale del

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Cristo che sembra proprio sorgere dal grembo della Madre. E’ da questo grembo di donna, da questa “madre terra”, che il Figlio di Dio, aveva ricevuto la vita umana: da lei era spuntato il germoglio, la vite benedetta da cui i tralci ricevono la linfa vitale. Il centro dell’icona infatti non è Maria, è Cristo! E’ avvolto in vesti d’oro, e sta eretto in una mandorla di luce con sfondo stellato. Secondo i testi apocrifi, il Signore Gesù si rivolse a sua Madre dicendo: “Non addolorarti, ma gioisca il tuo cuore e si rallegri. Ecco da questo momento il tuo corpo prezioso sarà trasferito in Paradiso e la tua santa anima sarà tra i tesori di mio Padre in uno straordinario splendore! Allora il Signore, stendendo le sue mani, ne accolse la santa anima immacolata”. E’ bello vedere questo Cristo, con le mani velate, che regge con delicatezza l’anima di sua Madre! Lui, che da bambino era stato premurosamente abbracciato, ora, in una specie di “beato contrappasso”, porta in braccio la piccola Maria, avvolta in una veste candida, come quella battesimale.

IL CIELO Il Salvatore è accompagnato dalle schiere celesti: nella cornice della mandorla divina infatti si intravedono le loro sagome che fanno scorta a Maria nel tragitto fino alla dimora eterna. Nel vespro della vigilia della Festa infatti si canta: “Le Potenze celesti, giungendo con il proprio Maestro, fecero scorta al corpo venerabile che aveva ospitato Dio e gridarono: Ecco giunge la Divina Fanciulla e la Regina universale! Sollevate le porte ed accogliete la Madre della Luce, non esposta al tramonto!”. Al vertice della mandorla, un cherubino color oro, custodisce le porte del Paradiso.

GENERALE Questa icona, opera della Scuola di Mosca del secolo XVI, è semplice e complessa allo stesso tempo, poiché in essa viene reso manifesta la relazione d’amore che intercorre tra la divinità e l’umanità. Il Verbo eterno, Colui che si era fatto infinitamente piccolo nel grembo di Maria, ora si innalza, nella sua gloria infinita, ed accoglie nella sua dimora celeste sua Madre, segno profetico per tutta l’umanità. Ciò che l’icona ci fa contemplare è dunque la Pasqua di Maria. Ancora una volta la nube, la potenza dell’Altissimo, stende al sua ombra su questa donna; ancora una volta la tenda divina si allarga per accogliere i suoi figli, rappresentati dalla Figlia di Sion; ancora una volta la morte non ha l’ultima parola sulla vita. L’icona della Dormizione ci mostra la fragilità della nostra condizione umana … fragilità che viene trasfigurata e redenta in Cristo. La forte spinta ascensionale della scena ci apre alla speranza dell’incontro definitivo col nostro Salvatore. Giovanni Damasceno, rivolgendosi direttamente a Maria, affermava “Come chiameremo questo mistero che ti riguarda? La chiameremo morte? Sebbene la tua sacralissima e beata anima, secondo le leggi della natura, si stacchi dal tuo perfetto e puro corpo, ed il corpo sia affidato, secondo la legge comune, alla tomba, ciononostante non soggiorna nella morte né è dissolto dalla corruzione... Pertanto io non chiamerei morte la tua santa dipartita, ma Dormizione o passaggio; meglio ancora, un’entrata nella dimora di Dio”. La composizione, pur non appoggiandosi su alcuna pagina dei Vangeli, si richiama esplicitamente ai testi e alle icone della Trasfigurazione e dell’Ascensione. L’arte dell’icona è espressione della fede della Chiesa e questa fede si può riassumere in queste brevi parole di un iconografo, Egon Sendler : “Colui che appare nell’icona è il Risorto, il Vincitore della morte. La Dormizione si manifesta così come un prolungamento della Risurrezione di Cristo ed è già un annuncio della risurrezione dell’umanità al momento dell’ultimo giudizio. Maria infatti è la prima degli eletti”.

 

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4. Meditare/reagire (30 minuti)

A questo punto si raccolgono i significati, i messaggi, le implicazioni per la vita (cosa mi porto via dall’incontro con l’opera), la risposta contemplativa/orante (di fronte a questa immagine...). La traccia di questo momento può essere articolata per esempio nel modo seguente: • Le immagini ti hanno aiutato a capire meglio il testo evangelico? In che senso? • Sei stato “toccato” dalle immagini presentate? Qualcosa ti ha colpito in modo particolare? • Ti sei rispecchiato/ritrovato in qualche personaggio delle immagini? • Il nostro incontro ha contribuito a farti scoprire qualcosa di nuovo per la tua fede? • Sapresti descrivere il sentimento dominante che hai provato nella contemplazione delle immagini proposte? • Aggiungi qualche osservazione libera. • Se vuoi puoi esprimere con la preghiera libera le scoperte di questo incontro.

Preghiera finale (5 minuti) L’incontro si conclude con la preghiera spontanea iniziata nella fase precedente o con la preghiera che segue:

Regina dei cieli, rallegrati, alleluia: Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia, è risorto, come aveva promesso, alleluia. Prega il Signore per noi, alleluia.