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CORSO DI FORMAZIONE SPECIFICA
IN MEDICINA GENERALE
TRIENNIO 2015-2018
“L’ECOGRAFIA TORACICA INTEGRATA NELLA
VALUTAZIONE DEL PAZIENTE IN MEDICINA
GENERALE: UN NUOVO ORIZZONTE?”
DIRETTORE DEL CORSO:
Dott. Emanuele Messina
COORDINATORE DELLE ATTIVITÀ TEORICO/PRATICHE:
Dott. Stefano Cardamone
TESI: Dott. Gallo Giovanni
RELATORI: Dott. Mario Cammisa
Dott. Luciano Caciagli
L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste
nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi.
Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto
INDICE
Abstract………………………………………………………….........Pag.1
Introduzione:l’ecografia è necessaria per i MMG del futuro? Pag.6
Generalita’ ed Anatomia dell’ecografia toracica………..........Pag.10
L’ecografia toracica nelle patologie di interesse internistico
Può integrare l’iter clinico-diagnostico tradizionale?...........Pag.20
Patologie della parete toracica
Traumi………………………………..………………………...Pag.21
Infezioni ed Infiammazioni della parete toracica……..........Pag.22
Patologia Pleurica
Generalità…………………………………….………………..Pag.23
Versamento pleurico…………………………...……………..Pag.24
Pneumotorace…………………………………………………Pag.29
Patologia Del Parenchima Polmonare
Premessa e classificazione in Sindromi Ecografiche..……Pag.34
La Sindrome Interstiziale
Generalità e semeiotica ecografica.……………….....Pag.35
Diagnosi differenziale della s.me interstiziale............Pag.39
Polmonite interstiziale……………………..…………...Pag.40
Interstiziopatie………………………..…………………Pag.41
Edema Polmonare acuto cardiogeno…………..........Pag.41
La Sindrome Alveolare
Generalità e semeiotica ecografica…………………..Pag.46
Polmonite e Broncopolmonite…….…………………...Pag49
Embolia Polmonare……………………………............Pag.56
Altre patologie consolidative
Atelettasia e noduli neoplastici………………………..Pag.59
Algoritmo diagnostico eco-assistito nel pz dispnoico……...Pag.60
Applicazioni e Limiti dell’ecografia toracica
Considerazioni conclusive…………………………………...Pag.61
Applicazioni dell’ecografia toracica nella medicina
generale…………………………………………………..………….Pag.63
Studio Clinico
Premessa……………………………………………………....Pag.66
Introduzione……………………………………………………Pag.66
Obiettivi…………………………………………………………Pag.68
Materiali e Metodi……………………………………………..Pag.69
Risultati…………………………………………………………Pag.72
Discussione e Conclusioni……………………………….......Pag.80
Bibliografia……………………………………………………...…...Pag.84
1
ABSTRACT
La storia della medicina si fonda sull’esecuzione dell’esame obiettivo.
Si parlava nel passato e si parla ancora oggi di esame ‘obiettivo’ ma è
innegabile constatare che l’obiettività raggiunta avvalendosi
esclusivamente dell’esame fisico dell’ammalato, è ben separabile
dall’obiettività scientifica e statistica che viene sempre più richiesta
dalla medicina moderna. A causa della crescente esigenza di dare
risposte esaurienti in termini di diagnosi e di terapia, il medico
moderno è spesso di fronte al dubbio ed alla ricerca di conferme in
esami laboratoristici e/o radiologici di secondo livello. Tuttavia, specie
per le tecniche radiologiche di II livello, esistono problemi non
trascurabili relativi all’impatto biologico, ai costi e alla disponibilità della
metodica (a causa dell’evidente sbilanciamento esistente tra
incrementate esigenze cliniche e limitata offerta diagnostica
strumentale).
D’altra parte l’invecchiamento galoppante della popolazione
generale, l’aumentata presenza di malati fragili, multipatologici, cronici
(di cui le dimissioni ospedaliere “difficili” sono l’epifenomeno)
2
impongono un innalzamento delle capacità diagnostiche della
medicina territoriale.
L’ecografia, per le caratteristiche intrinseche della metodica legate
alla innocuità, al basso costo, alla versatilità, e all’accuratezza
diagnostica, può essere una risposta della medicina territoriale a
queste aumentate esigenze cliniche, andando a colmare il “vuoto”
diagnostico esistente tra l’esame obiettivo tradizionale ed esami
radiologici di secondo livello.
L’ecografia toracica ha conosciuto uno sviluppo significativo
solamente negli ultimi anni. Per molto tempo il polmone è stato
erroneamente ritenuto inesplorabile ecograficamente in quanto,
l’insonazione del polmone normalmente areato, comporta
inevitabilmente la comparsa di artefatti che impediscono la
visualizzazione del parenchima sottostante. La graduale e progressiva
conoscenza della semeiotica ecografica artefattuale ha però
consentito anche all’ecografia toracica di trovare recentemente un
proprio spazio nello studio di numerose patologie di interesse
internistico quali: lo scompenso cardiaco, la polmonite, lo studio dei
versamenti pleurici, il sospetto diagnostico di embolia polmonare.
3
Lo studio del paziente con l’ecografia toracica è subordinato ad un
iniziale inquadramento del paziente; pertanto, la vera utilità
dell’indagine emerge quando essa deve rispondere ad un determinato
quesito clinico. Infatti, si riconoscono solamente poche sindromi
ecografiche toraciche a fronte di numerose malattie che le possono
determinare; ragion per cui per poter interpretare correttamente le
immagini artefattuali che appaiono insonando il torace, è cruciale la
conoscenza della fisiopatologia e patogenesi. Da ciò si evince che il
vero ruolo dell’ecografia toracica è di integrazione e non di
sostituzione della valutazione clinica.
Nello Studio Clinico che abbiamo svolto tra dicembre 2017 e maggio
2018 abbiamo provato ad evidenziare il ruolo dell’ecografia toracica
nella diagnosi di polmonite. Le infezioni non complicate del tratto
respiratorio inferiore sono un’importante e comune causa di morbilità
in assistenza primaria, che comporta spesso, un utilizzo non
controllato di antibiotici nel timore di complicanze quali la polmonite.
L’Obiettivo della nostra ricerca è stato fondamentalmente quello di
capire se un approccio clinico eco-integrato fosse in grado di
implementare il potere diagnostico del medico di medicina generale
(MMG) in caso di sospetto di polmonite all’esame obiettivo. In secondo
4
luogo, abbiamo cercato di valutarne la compatibilità temporale con il
carico di lavoro quotidiano del MMG. Nel nostro studio abbiamo
reclutato un gruppo di 375 pazienti affetti da infezione delle vie
respiratorie inferiori. La valutazione clinica ha permesso di
selezionarne un sottogruppo con sospetto clinico di polmonite (10%).
Tale sottogruppo di pazienti è stato studiato prima ecograficamente,
poi con una Rx torace eseguita entro 10 giorni. I risultati emersi ci
hanno permesso di calcolare il potere predittivo dell’esame obiettivo e
dell’ecografia toracica e ci consentono di esprimere alcune
considerazioni:
La polmonite è risultata essere presente solo nell’1% dei pazienti
che avevano un’infezione delle vie respiratorie inferiori. Da ciò si
può dedurre che, se si eccettuano i casi di bronchite batterica, solo
una percentuale minoritaria dei pazienti con infezione necessita di
terapia antibiotica. Per tale motivo un utilizzo generoso ed
indiscriminato di antibiotici è ingiustificabile
La valutazione clinica rimane un momento fondamentale della
fase di accertamento diagnostico delle infezioni delle vie
respiratorie inferiori poiché ha consentito di distinguere le infezioni
potenzialmente complicate (10%) da quelle non complicate (90%).
5
Ha dimostrato di possedere un buon potere predittivo negativo
(84,4%) ma un modesto potere predittivo positivo (58%).
Malgrado la capacità di identificare esclusivamente gli
addensamenti sub-pleurici, un approccio clinico eco-integrato ha
implementato significativamente il potere diagnostico rispetto ad un
esclusivo approccio clinico (potere predittivo positivo 99%; potere
predittivo negativo 95,5%) facendo ridurre sia falsi positivi che i falsi
negativi (rispettivamente 1% e 4,5%).
Nei pazienti con sospetto clinico di polmonite, il tempo dedicato
esclusivamente ad eseguire un’ecografia toracica è stato di 10-15
minuti per ciascun paziente. A noi è parso essere un tempo
accettabile, che non interferisce significativamente con lo
svolgimento dell’attività ambulatoriale del MMG, pur nel mezzo
della campagna vaccinale e con un carico di pazienti massimale.
Per tali ragioni, a nostro avviso, l’ecografia toracica si propone
per il futuro, come importante supporto decisionale nel
paziente con sospetto di polmonite, anche in Assistenza
Primaria.
6
INTRODUZIONE
L’ECOGRAFIA E’ NECESSARIA PER I MMG DEL FUTURO?
La storia della medicina si fonda sull’esecuzione dell’esame obiettivo.
Qualche secolo fa, quando il confronto tra medico e ammalato era
forzatamente diretto e privo di strumentazioni, saper ascoltare i suoni
autoctoni o indotti dallo scuotimento o dalla percussione del corpo,
assumeva un ruolo importante per le prime diagnosi.
Ispezione, palpazione, percussione ed auscultazione hanno
rappresentato per quasi due secoli il paradigma dell’arte dell’esame
fisico. Si trattava di un’arte appunto, in cui essenziale era l’intuito e
l’istinto clinico. Si narra che il dott. Antonio Cardarelli (1831-1927)
riuscisse ad identificare gli aneurismi dell’aorta toracica
semplicemente facendo pronunciare ai pazienti la lettera “a”. Si
parlava (e si parla) di esame “obiettivo”, ma è innegabile che
l’obiettività raggiunta avvalendosi esclusivamente dell’esame fisico
dell’ammalato, è ben separabile dall’obiettività scientifica o statistica
che viene sempre più richiesta alla medicina odierna, la quale può
esser raggiunta solo da esami altamente sofisticati.1
Altrettanto innegabile è che ancora oggi, l’esame fisico, rappresenti
una parte importante della valutazione del paziente ma, l’accuratezza
7
diagnostica in termini di sensibilità e specificità, sono purtroppo
relative. Alcuni autori (Lichtenstein e collaboratori) hanno provato a
quantificare la sensibilità e specificità dell’esame obiettivo per una
serie di patologie toraciche. La ricerca di reperti acustici di versamento
pleurico nel malato critico ha una sensibilità del 42%. Lo stesso Autore
riferisce una sensibilità del 36% per i consolidamenti alveolari,55% per
la patologia interstiziale. Relativamente alla presenza di rumori umidi
indicativi di polmonite la sensibilità riferita varia tra il 47% e il 69% con
analoghi valori di specificità.2
Il potere obiettivo dell’esame clinico dipende da troppe variabili: di
metodo, circostanziali, e soggettive che mettono il medico moderno di
fronte ad un’inesorabile incertezza diagnostica ed al dubbio e quindi
alla ricerca di conferme in esami laboratoristici e/o esami diagnostici di
secondo livello. D’altro canto lo sviluppo esplosivo della tecnologia
medica degli ultimi cinquant’anni ha contribuito a limitare l’impiego dei
sensi da parte del medico moderno per esplorare il paziente, a causa
della crescente esigenza di dare risposte esaurienti in termini di
diagnosi e di terapia. 1
Per quanto concerne la patologia toracica, considerata
l’accuratezza parziale dell’esame obiettivo tradizionale, un’ottima
8
alternativa nel prossimo futuro potrebbe esser rappresentata
dall’Ecografia Toraco-Polmonare integrata.
Infatti l’utilizzo esclusivo dell’Rx standard del torace, per ben definite
patologie, mostra valori parziali e talora sorprendentemente bassi di
accuratezza diagnostica, come ben documentato in letteratura.
Saremmo quindi tentati di considerare logica un’escalation verso
modalità diagnostiche più performanti (ad esempio la TC), ma a
questo punto dovrebbe essere il ragionamento clinico a moderare il
ricorso progressivo a indagini sì sempre maggiormente tecnologiche
ma purtroppo costose, poco fruibili, invasive e non scevre da impatto
biologico. 2
Gli strumenti ad ultrasuoni possono indubbiamente inserirsi in questo
ambito, essendo più versatili , basati su una tecnologia innocua per il
paziente, a basso costo, disponibili ( in versione portatile e negli ultimi
anni anche in versione tascabile) e spesso esaurienti.
Inoltre è doveroso esprimere un altro tipo di riflessione.
Negli ultimi anni la medicina territoriale ha subìto profondi
cambiamenti. Con la riorganizzazione del SSN che ha trasformato gli
ospedali in aziende, molte patologie che precedentemente erano di
9
esclusivo appannaggio ospedaliero, fino a stabilizzazione clinica
completa, sono ora invece affidate alle strutture sanitarie territoriali,
consentendo di ridurre la durata dei ricoveri in ospedale (“dimissioni
difficili”). L’invecchiamento galoppante progressivo della popolazione
generale, l’immissione nel territorio di pazienti “fragili”, difficili da
curare, la sempre maggiore esigenza di risposte rapide e di interventi
terapeutici tempestivi ed appropriati, sospingono sempre di più la
medicina territoriale ad aumentare e rinnovare le proprie competenze.3
Uno spostamento in alto della capacità diagnostica si può
pienamente realizzare grazie anche all’utilizzo dell’ecografia che
consente di implementare enormemente la semeiotica
tradizionale. Al Medico di Medicina Generale spetterebbe così la
possibilità di effettuare esami ultrasonografici di primo livello finalizzati
a verificare la necessità di approfondimento ulteriore con diagnostica
di II livello.
Dalla diffusione della metodica ecografica negli ambulatori di
medicina generale, si possono attendere diversi risultati
incoraggianti sia per il paziente sia per il medico che per il SSN. Il
medico ha la possibilità di effettuare diagnosi più rapide, scelte
terapeutiche più appropriate, riportando un salto di qualità per la
10
propria attività ambulatoriale oltre che una maggiore soddisfazione
culturale. Il paziente ottiene un risparmio economico nell’iter
diagnostico e trova appagate le proprie esigenze cliniche. Il SSN
ottiene una riduzione delle liste di attesa con la possibilità di creare
ambulatori ecografici di II livello dedicati efficacemente a tale livello di
indagine 4.
GENERALITA’ ED ANATOMIA DELL’ECOGRAFIA TORACICA
L’ecografia è una tecnica diagnostica basata sugli ultrasuoni: essi
vengono emessi da una sonda dotata di cristalli piezoelettrici,
interagiscono con i tessuti, vengono in parte assorbiti ed in parte
riflessi. La componente di ultrasuoni che viene riflessa (echi) fa vibrare
i cristalli della sonda, i quali convertono le vibrazioni in impulsi elettrici
che vengono elaborati da un computer (l’ecografo) e tradotti in
immagine in scala di grigi in tempo reale.
Le onde acustiche interagiscono con i tessuti umani secondo modelli
peculiari di riflessione, rifrazione e diffusione, in rapporto alle
dimensioni dei bersagli e alla resistenza che essi oppongono alla
progressione dell’energia acustica (impedenza acustica).
11
Un tessuto ad impedenza elevata (osso) ostacola il passaggio degli
ultrasuoni determinandone in gran parte la riflessione e apparendo
quindi iperecogeno (più chiaro sullo schermo); un tessuto a intermedia
impedenza (muscoli, organi
parenchimatosi) viene
attraversato con facilità dagli
ultrasuoni, causandone solo in
piccola parte la riflessione e
apparendo quindi ipoecogeno
(più scuro sullo schermo);
quando la componente riflessa degli ultrasuoni è nulla (liquidi), il
tessuto appare anecogeno (nero sullo schermo). Quando gli
ultrasuoni, attraversando un tessuto, ne incontrano un altro con
impedenza diversa, generano un’interfaccia (ossia una linea di
separazione tra i tessuti). È possibile, tramite l'analisi delle
caratteristiche dell'onda ultrasonora riflessa, ottenere informazioni utili
per differenziare strutture con diversa densità. L'energia di riflessione è
direttamente proporzionale alla variazione di impedenza acustica tra
due superfici: la differenza di impedenza acustica aria-tessuto causa
quindi una riflessione totale degli ultrasuoni, avendo l’aria impedenza
acustica molto bassa.
12
Per eseguire uno studio ecografico del
torace di primo livello è sufficiente un
ecografo con funzioni di base, dotato
di una sonda convex e di una sonda
lineare. Le sonde convex sono sonde
a bassa frequenza (da 1 a 5 MHz) che
permettono di penetrare i tessuti in
profondità, a scapito della risoluzione
dell’immagine, che risulterà limitata. Le sonde lineari sono invece
sonde ad alta frequenza (7-12 MHz) con scarsa capacità di
penetrazione nei tessuti ma che consentono di osservare con una
risoluzione elevata le strutture superficiali . Queste ultime sonde
saranno quindi ideali per lo studio della parete toracica e della pleura,
mentre per esaminare strutture profonde, quantificare un versamento
pleurico o osservare la cinetica diaframmatica per via transepatica si
deve ricorrere ad una sonda convex . Esistono inoltre sonde settoriali
dotate di una frequenza analoga alle convex, ma hanno una superficie
di appoggio più limitata. Questo tipo di sonda è concepita per
l’ecografia cardiaca, ma può essere utilizzata con buoni risultati anche
per lo studio delle strutture profonde nell’ecografia polmonare.
13
L’esame può essere eseguito con scansioni longitudinali o trasversali.
L’orientamento dell’immagine avviene secondo convenzioni
internazionali: nelle scansioni longitudinali l’immagine deve essere
orientata in modo da avere la parte cefalica alla nostra sinistra e la
parte caudale a destra, mentre nelle scansioni trasversali
l’orientamento dell’immagine prevede di avere la sinistra del paziente
alla nostra destra e la sua destra alla nostra sinistra (come nelle
radiografie del torace in proiezione antero-posteriore). Le sonde sono
in genere dotate di un segnale colorato o luminoso che corrisponde ad
un punto di repere presente sullo schermo e aiuta ad orientare
l’immagine.
Al fine di studiare alcuni aspetti della patologia toracica può essere
impiegata l’M-mode,
una modalità di
scansione presente
nella maggior parte
degli ecografi e che si
applica con sonde
convex e settoriali.
Essa prevede la
Fig.1 La proiezione dei lobi polmonari sulla superficie toracica posteriore 5
14
scelta di una sola linea appartenente alla scansione, che viene seguita
nel tempo: si ottiene quindi una sorta di grafico tempo/spazio che
consente di studiare dei movimenti in senso verticale (come ad
esempio l’escursione del diaframma) in funzione del tempo. Lo studio
del torace può essere eseguito, quando possibile, a paziente seduto
eseguendo scansioni longitudinali anteriori e posteriori in direzione
apico-basale a partire dalle linee mediane del torace, fino ad arrivare
alle linee ascellari. Si osservano le basi polmonari per verificarne
l’escursione ed escludere la presenza di versamenti. Gli apici
polmonari sono esplorabili posizionando la sonda a cavallo tra la
clavicola e l’arco posteriore della prima costa. Con paziente
semisupino, posizionando la sonda convex in sede sovra-epatica con
scansione obliqua ascendente è possibile osservare in M-mode
l’escursione diaframmatica.
Quando appoggiamo una sonda lineare sulla superficie cutanea
toracica visualizziamo gli strati della parete (Fig.2) che dalla superficie
alla profondità in scansione longitudinale sono:
o uno strato iperecogeno omogeneo di pochi millimetri (a spessore
variabile a seconda della zona anatomica, in genere più spesso
15
nella parete posteriore rispetto a quella anteriore del torace) dato
dalla cute (epidermide e derma)
o uno strato di spessore variabile ad ecogenicità mista (anecogeno
con strie iperecogene) che rappresenta il sottocute (tessuto
adiposo)
o lo strato muscolare, con aspetto prevalentemente ipoecogeno,
organizzato in fasci paralleli e rivestito da fasce iperecogene; nello
strato più profondo troviamo le coste ed i muscoli-intercostali.
In quanto costituite da tessuto osseo, che riflette completamente gli
ultrasuoni, delle coste è visibile solo la corticale, che appare come
una linea iperecogena sovrastante un cono d’ombra. La sezione
della costa può essere variabile a seconda della scansione:
corticale curva e sezione tondeggiante nelle scansioni posteriori,
corticale piana e sezione rettangolare nelle scansioni laterali. Le
Fig.2 Scansione longitudinale del torace eseguita con sonda lineare (immagine originale ed al negativo)5
16
cartilagini costali hanno invece un’impedenza minore e, seppur
determinino un cono d’ombra, lasciano trasparire le strutture
sottostanti. Le coste sono osservabili anche lungo il loro asse
maggiore e, cosi come per lo sterno, sarà importante valutare
l’integrità e la continuità della linea iperecogena data dalla corticale
ossea al fine di escludere fratture. I muscoli intercostali sono visibili
come fasci ipoecogeni orizzontali compresi tra le coste (a seconda
della sede di osservazione si possono distinguere intercostali interni
ed esterni separati da una linea iperecogena)5 (Fig.3)
Al di sotto di queste strutture è possibile identificare la linea
pleurica, una linea fortemente iperecogena (bianca) determinata
Fig.3:strati della parete toracica in una scansione longitudinale con sonda lineare.1
17
dall’interfaccia tra la parete toracica e l’aria presente nel polmone
(Fig.3)
o La linea pleurica nel polmone sano ha un aspetto lineare
abbastanza regolare, interrotto dai coni d’ombra delle coste
sovrastanti; essa ha la proprietà di scivolare orizzontalmente
durante gli atti respiratori, generando il noto segno del “gliding (o
sliding) sign” (scorrimento pleurico) . Questo segno ci permette di
identificare la linea pleurica differenziandola da altre linee
iperecogene che possono essere date dalle fasce muscolari nei
piani superiori e dai riverberi nei piani inferiori.
Nel caso dell’ecografia toracica,
in condizione di normalità, è
possibile visualizzare solamente
gli strati superficiali della parete
toracica fino alla superficie
pleurica. Infatti la differenza di
impedenza acustica presente tra la pleura ed il polmone normalmente
areato è talmente spiccata che gli ultrasuoni incidenti emessi dalla
sonda, non riescono a penetrare al di sotto della superficie pleurica e
vengono riflessi in maniera pressoché totale.
Fig.4: barriera acustica rappresentata dall’aria1
18
Il polmone areato è considerabile
quindi come un “riflettore acustico
speculare” (mirror effect). Lo spazio
sottopleurico, al di sotto
dell’interfaccia pleura/aria, non
corrisponde quindi ad un immagine
reale. Il parenchima polmonare appare sostituito da una serie di
immagini artefattuali di riverbero dette “linee A”. Tali artefatti appaiono
sullo schermo come strie ecogene, parallele alla linea pleurica che si
ripetono ad intervalli regolari di profondità.(Fig.5)
Questo spiega perché l’ecografia polmonare abbia avuto un
notevole ritardo di diffusione ed utilizzo rispetto all’ecografia
tradizionale degli organi solidi.
Osservando il polmone in scansione longitudinale posteriore, man
mano che scendiamo verso la base del polmone possiamo notare un
punto in cui la linea pleurica ed i sottostanti artefatti si interrompono
per lasciare posto agli organi addominali. In questo punto la base del
polmone si sposta come un “sipario” durante gli atti respiratori,
generando il “curtain sign” (segno del sipario), che permette di
identificare la base polmonare. E’ importante sottolineare che l’effetto
Fig.5 Linee A1
19
“sipario” è generato dalla parte sottile di parenchima polmonare che si
insinua nel seno costofrenico che, se è ben aerato, riflettendo
completamente gli ultrasuoni, copre con gli artefatti tutti i piani
sottostanti (fegato, milza).
Il comportamento acustico del polmone riconosce un’ecografia
‘artefattuale’ ed un ecografia ‘reale’. L’ecografia ‘artefattuale’ si
riscontra qualora decidiamo di studiare il polmone sano areato ed in
talune specifiche condizioni patologiche in cui sono riconoscibili
specifici pattern artefattuali correlati a determinate condizioni
patologiche (edema polmonare, aumento del contenuto idrico
polmonare, ecc.). L’ecografia ‘reale’ è l’ecografia dei tessuti non areati
(parete toracica, liquido pleurico, masse pleuriche e parenchimali
polmonari affioranti in superficie, consolidamenti del polmone e
atelettasie). In quest’ultimo caso, si tratta di un’ecografia tomografica
tradizionale, in cui la macchina interpreta nella usuale maniera echi di
ritorno dai tessuti, e il clinico interpreta le immagini che la macchina
propone nei termini corretti di forma, ecogenicità ed ecostruttura, e
dinamicità di movimento. In questi casi l’ascolto dell’ecografo si attua
verso echi coerenti che ricostruiscono reali entità anatomiche. Anche
questa tipologia di ecografia dei tessuti ‘reali’, è associabile a
determinate specifiche condizioni patologiche, la cui distinzione
20
spesso è resa possibile esclusivamente appoggiandosi sui dati clinici e
talvolta laboratoristici.5,9,10,11,12
L’ecografia toracica nelle patologie di interesse internistico: puo’
integrare l’iter clinico-diagnostico tradizionale ?
In questa dissertazione cercheremo di capire:
Se ed in quali patologie l’ecografia toraco-polmonare trova
indicazione
Se può integrare l’iter clinico-diagnostico tradizionale del paziente
per quelle determinate patologie
Se per determinate condizioni patologiche, può vicariare le indagini
diagnostiche di imaging tradizionali
Conoscere i limiti della metodica e quindi sapere in quali patologie
non trova indicazione 6
21
PATOLOGIA DELLA PARETE TORACICA
Traumi
L’utilità dell’ecografia nella valutazione dei pazienti con trauma è
legata all’esclusione di un’eventuale frattura costale e/o all’esclusione
di uno pneumotorace (vedi dopo). Tuttavia in caso di pneumotorace, la
valutazione può essere resa impossibile qualora si verifichi un
enfisema sottocutaneo: in tal caso, l’ingresso di aria attraverso gli strati
della parete toracica, si traduce nella comparsa di linee verticali
(denominate “linee E”) a partenza dal sottocute, che coprono tutti i
piani sottostanti, rendendo l’esame non praticabile.
Le fratture invece sono invece facilmente rilevabili con l’ausilio
dell’ecografia qualora compaia una
interruzione della linea iperecogena
costituita dalla corticale ossea.
L’esame ecografico con sonda
lineare ad alta frequenza consente
anche di definire se sono composte
( quando le due rime di frattura
combaciano) o scomposte, (quando i due lembi della frattura si
posizionano su piani differenti). Le fratture ossee possono essere
Fig.6 Frattura costale 7
22
altresì seguite nel tempo: la comparsa di un alone ipoecogeno intorno
alla sede di frattura indica la formazione di un primitivo callo fibroso;
quando questo diventa iperecogeno, è segno di trasformazione del
callo fibroso in callo osseo. Le lesioni traumatiche a carico dei muscoli
possono determinare un rottura dei fasci muscolari, che appaiono
discontinui e deformano il profilo del muscolo quando si verifica uno
stravaso ematico. Gli ematomi sono identificabili come aree ipo-
anecogene di aspetto disomogeneo.
Infezioni ed infiammazioni della parete toracica
L’ecografia toracica è utile nella diagnosi di sede di un’infezione o di
un’ infiammazione. I processi infiammatori possono coinvolgere tutte le
componenti della parete toracica. Quando è interessata l’epidermide,
le celluliti assumono un pattern a “ciottolato”; il coinvolgimento
dell’osso e della cartilagine (condriti, osteocondriti ed osteomieliti) può
esser evidenziato per parziale sostituzione del normale tessuto osseo,
con tessuto ipoecogeno spesso in continuità con aree ascessuali
adiacenti. Gli ascessi sono lesioni a densità prevalentemente fluida e
possono avere aspetto anecogeno, corpuscolato, o contenere degli
spot iperecogeni (bollicine di gas create da processi di fermentazione).
23
Gli ascessi posso interessare più strati della parete, invadendoli ed
interrompendone la continuità.
PATOLOGIA PLEURICA
Generalità
In condizioni normali, l’ecografia consente di visualizzare l’interfaccia
pleura/aria che appare come una linea iperecogena (linea pleurica) e
lo scorrimento di un foglietto pleurico sull’altro (sliding). La pleura
parietale è indistinguibile dalla pleura viscerale poiché lo spazio
presente tra i 2 foglietti è virtuale.
Un interessamento della pleura o dello spazio pleurico consente di
sdoppiare la linea pleurica, rendendo distinguibili i 2 foglietti.
L’ecografia toracica è utilissima nello studio dei versamenti pleurici,
nello pneumotorace, negli ispessimenti pleurici.5
24
Versamento pleurico
L’ecografia toracica consente di
identificare precocemente un
versamento pleurico con elevata
sensibilità e specificità. Con
l’ecografia toracica è possibile rilevare
quantità di 10mL di liquido pleurico,
mentre con l’Rx torace il liquido inizia
ad esser visualizzato quando supera
100-150 mL.1 L’ecografia toracica è altresì essenziale nella
toracentesi.
Un versamento qualunque sia la causa (infettivo, scompenso cardiaco,
insufficienza epatica o renale, reumatologico, neoplastico)
accumulandosi nello spazio pleurico, determina a livello ecografico,
uno scollamento del foglietto viscerale da quello parietale ed appare
come un’area prevalentemente anecogena tra parete toracica e
parenchima polmonare.6 Al contempo è possibile notare la scomparsa
dello “sliding” e la scomparsa del “curtain sign” (poiché il liquido si
accumula dapprima nelle parti più declivi del torace impedendo al
Fig.7 Accuratezza diagnostica dell’Ecografia Toracica VS Rx torace nella diagnosi di versamento 6
25
polmone di abbassarsi ed occupare i seni costo-frenici come di
consueto, vedi Fig.8 ).
In caso di versamento libero, dopo
aver occupato il seno costo-frenico,
qualora la quantità di liquido
aumenti, esso si accumula alla
base del torace; poi nel caso in cui
aumenti ulteriormente, risale verso
l’alto ed inizia a coinvolgere il lobo
inferiore polmonare che ‘fluttua’
all’interno del liquido, viene
compresso e perde il suo aspetto
ecografico artefattuale, assumendo
invece un aspetto ecografico
‘parenchimatoso’. Man mano che
aumenta la quantità di liquido
accumulato, il lobo inferiore
collassa. Nel caso in cui il
versamento diventi massivo, il polmone viene totalmente compresso e
si raccoglie tutto all’ilo polmonare.1 (Fig.9)
Fig.8 Piccolo versamento pleurico che occupa il seno costo-fenico destro 1
Fig.9 Versamento pleurico massivo emitoracico destro1
26
La presenza di un versamento, fungendo da area scura di contrasto,
crea le condizioni ottiche sufficienti per visualizzare meglio sia la
cupola diaframmatica sia il parenchima polmonare, consentendo in tal
modo di segnalare eventuali reperti collaterali toracici o di organi
addominali. (Fig.10 e Fig.11)
La cupola diaframmatica appare come una linea a 3 strati
(iperecogeno, anecogeno, iperecogeno); una deformazione del profilo
diaframmatico, interessato da noduli o vegetazioni, è indicativa di
patologia neoplastica. (Fig.12)
Fig.10 Versamento corpuscolato1 Fig. 11 Versamento pleurico con ascite concomitante. Il liquido fungendo da contrasto consente di vedere anche molto bene il diaframma e gli organi circostanti 1
27
Per quanto concerne il parenchima polmonare, si possono avere
informazioni sul suo stato di areazione o perfusione (ricorrendo
all’ecocolordoppler) o possono esser svelati noduli al suo interno.
L’ecografia toracica, oltre alla precoce identificazione, alla definizione
della tipologia di versamento (libero o saccato), alla sua
localizzazione, consente di quantificare approssimativamente il
versamento e di tipizzarlo in base al suo aspetto ecografico. Per
Fig.13 Polmonite e versamento consensuale alla base polmonare destra1
Fig.12 A Sinistra: immagine TC di piccolo ispessimento pleurico parietale. A destra: la corrispondente immagine ecografica1
28
quanto riguarda la tipizzazione del versamento, l’ecografia toracica
risulta simile alla tomografia assiale computerizzata (TAC) in quanto
l’immagine ecografica è influenzata dalle caratteristiche
macroscopiche
e microscopiche
del versamento.
Generalmente si riconoscono 4 pattern ecografici distinti:
versamento anecogeno (scarsi corpuscoli fluttuanti)
complesso (non settato contenente materiale corpuscolato
fluttuante a densità variabile)
complesso settato (costituito da concamerazioni generate da tralci
di fibrina)
omogeneamente iperecogeno (fittamente corpuscolato)
Questi aspetti, correlati alla valutazione clinica e laboratoristica,
posson esser suggestivi di un emotorace, empiema o di neoplasia,
Fig.14 Empiema pleurico: versamento settato con iniziale organizzazione alveolare della fibrina. Il polmone deareato e ripieno di pus, assume l’aspetto simile a quello di un organo solido1
29
ecc. e sono di ausilio per il successivo percorso diagnostico-
terapeutico.5,13,14
Lo Pneumotorace
Lo pneumotorace (PNX) è un’altra condizione patologica in cui
l’ecografia toracica fa la parte del leone e si propone come metodica di
assoluto riferimento per la diagnosi ed il follow-up.
I risultati dei più recenti studi pubblicati in merito dimostrano che la
sensibilità e la specificità diagnostiche sono superiori alla Rx
tradizionale (vedi tabella) soprattutto quando l’Rx torace viene
eseguita in una sola proiezione o con paziente supino. Oltre alla
diagnosi è possibile valutare l’entità dello PNX (parziale o totale) e
poter monitorare la ri-espansione polmonare in qualsiasi momento ed
in qualsiasi decubito del paziente.6
Ecografia toracica Rx torace
Sensibilità 86-98% 28-75%
Specificità 97-100% 100%
A livello fisiopatologico, indipendentemente dalla causa che lo ha
generato (spontanea/traumatica) lo PNX è causato dall’ingresso di aria
nella cavità pleurica con conseguente scomparsa della pressione
30
negativa ivi presente. La scomparsa della pressione negativa ostacola
l’espansione polmonare al momento dell’inspirazione e determina un
collasso polmonare in misura direttamente proporzionale alla quantità
di aria penetrata. Al variare della quantità di parenchima polmonare
compresso, a livello clinico si va dal quadro asintomatico o
paucisintomatico (quando il parenchima compresso è minore del 25%)
a quadri di gravità intermedia (dispnea, dolore pleurico) a quadri di
estrema gravità (insufficienza respiratoria acuta o shock nel caso dello
PNX iperteso). In caso di PNX conclamato sono presenti ed evidenti
tutti i crismi del quadro patologico sicché il suo riconoscimento può
essere agevole sia con l’esame fisico che con l’Rx tradizionale. Altri
casi di PNX lieve, quando la compressione polmonare è esigua,
possono invece passare a lungo misconosciuti se non si esegue la
TAC. Tali condizioni possono invece essere intercettate con l’ausilio
dell’ecografia toracica.
La diagnosi ecografica di PNX è basata sulla conoscenza di alcuni
artefatti patologia-correlati:
assenza dello “sliding pleurico” e presenza di “lung-point”
31
assenza di “lung pulse” e di “linee B” e sostituzione di queste con
delle linee trasversali ad andamento verticale, che rappresentano
degli artefatti da riverbero aereo puro
in M-Mode scomparsa dello “seashore sign” e comparsa di
“stratosphere sign”
Nel sospetto di PNX, innanzitutto l’esecuzione dell’ecografia deve
essere fatta appoggiando la sonda sulle zone anti-declivi in cui l’aria si
accumula (nel caso di paziente supino, la parete anteriore del torace,
procedendo dalla zona parasternale fino alla linee ascellari, dagli apici
alla basi polmonari) . L’aria libera in cavo pleurico, analogamente al
parenchima aerato, determina una riflessione completa degli
ultrasuoni e presenta anch’essa gli artefatti orizzontali tipici (linee A).
Tuttavia, mentre il polmone sano, muovendosi con gli atti respiratori,
genera lo “sliding sign” (si vede la pleura viscerale che scorre sulla
parietale) nello PNX è presente un’interfaccia fissa, linea iperecogena
immobile, sovrastante le linee A.5
32
Quando lo PNX non è massivo, è possibile identificare il “lung point”
vale a dire il punto adiacente allo PNX, in cui il parenchima polmonare
sano rivestito dalla pleura viscerale, non interessato dallo scollamento
dello PNX, entra in contatto con la pleura parietale come di norma
insieme alla ricomparsa in tale punto dello sliding. Seguendo
l’andamento del lung point e contrassegnandolo la cute con una penna
dermografica, è possibile approssimare l’area di estensione del PNX.
Per la diagnosi di PNX è di ausilio anche l’M-Mode che mostra la
scomparsa del tipico aspetto del polmone normalmente areato
(“seashore sign” o segno della spiaggia) e la comparsa invece dello
“stratosphere sign” o segno della stratosfera.
Fig.15 Idropneumotorace: la banda nera rappresenta il liquido che scolla dalla parete toracica il polmone rivestito intimamente dalla pleura viscerale. La freccia piccola indica la linea pleurica. La freccia grande indica la falda di PNX segnalato dagli artefatti di riverbero trasversali sottostanti. La linea tratteggiata indica la linea del piano pleurico. Il lung point è la zona in cui termina la linea tratteggiata1
33
In ultimo, in corso di PNX, si ha la scomparsa del “lung pulse” vale a
dire delle ritmiche e millimetriche pulsazioni pleuriche trasmesse dalla
contrazione sistolica del cuore, evidenti normalmente a
sinistra.6,15,16,17,18,19
Fig.16 Ecografia in M-Mode- A sinistra il “seashore sign” presente nel polmone normale. A destra è visibile il “stratosphere sign” che compare durante in corso di PNX 6
34
PATOLOGIA DEL PARENCHIMA POLMONARE
Premessa e Classificazione in sindromi ecografiche
Come detto precedentemente, il comportamento acustico del polmone
è fortemente condizionato dal suo contenuto aereo ed in condizioni di
normalità è possibile visualizzare ecograficamente soltanto la parete
toracica fino alla linea pleurica, ma non al di sotto di essa.
Quest’ultima, insieme all’aria contenuta all’interno del polmone, funge
da barriera acustica ed è assimilabile ad un riflettore acustico
speculare, dalla quale originano degli artefatti tipici di riverbero noti
come linee A che sostituiscono di fatto l’immagine ecografica del
polmone.
In base a ciò, solamente quando il contenuto aereo del polmone
scende al di sotto di un livello soglia tale da non fungere più da
riflettore acustico, si modifica il pattern ecografico presente ed in base
alla specifica patologia in causa è riconducibile essenzialmente a 3
quadri ecografici:
1. la Sindrome Interstiziale (presente in edema polmonare di origine
cardiogena, lesionale, flogistica ma anche nelle malattie interstiziali
polmonari)
35
2. la Sindrome Alveolare (presente nelle patologie degli spazi aerei e
addensanti quali le polmoniti, le contusioni, gli infarti polmonari,
l’ARDS)
3. Altre patologie consolidative (noduli o masse Periferiche,
atelettasia)
Tutte le malattie citate hanno in comune di coinvolgere la cortex
polmonare, vale a dire la periferia polmonare a contatto con
pleura.1,20,21
La Sindrome Interstiziale: generalità e semeiotica ecografica
La sindrome interstiziale raggruppa un insieme eterogeneo di
patologie che ha come punto in comune l’interessamento
dell’interstizio polmonare riconducibile quasi sempre a 2 cause
principali: l’edema polmonare (cardiogeno, lesionale, flogistico) e le
malattie interstiziali del polmone.
Il pattern ecografico di questa sindrome
è costituito dalla comparsa di artefatti
verticali, iperecogeni, a partenza dalla
linea pleurica che arrivano fino ai piani
più profondi della scansione ecografica,
36
Fig.17 Le immagini artefattuali presenti nella s.me interstiziale ecografica originano probabilmente dalla peculiare interazione tra ultrasuoni e linea pleurica che, in tale condizione, non si comporta come un riflettore acustico speculare. L’aumento di densità polmonare, in cui la componente interstiziale diviene relativamente maggiore, crea innumerevoli discontinuità acustiche superficiali per cui l’ultrasuono subisce multiple riflessioni che provocano fenomeni di interferenza additiva. A destra, una discontinuità localizzata di dimensioni minori, agisce come una sorta di buco nello specchio rappresentato dalla linea pleurica, in cui le multiple riflessioni ultrasonore, fanno tornare alla macchina un segnale locale rinforzato che la macchina legge come linea B1
coprendo le linee A; essi hanno inoltre un rapporto fisso con la linea
pleurica e si spostano con essa. Tali artefatti, descritti inizialmente
come “ring down” o “comet tail” (code di cometa), hanno acquisito in
seguito un’identità specifica nell’ambito dell’ecografia toracica e sono
noti attualmente nella nomenclatura ecografica internazionale come
“linee B”. 5,9
L’origine di questo artefatto è dibattuta, e sarebbe verosimilmente da
ascrivere non ad una particolare e singola struttura anatomica (ad
esempio il setto interlobulare) quanto alle mutate interazioni tra
ultrasuoni incidenti ed interfaccia aria/interstizio.
37
In questo senso le linee B sarebbero semplicemente l’epifenomeno
dell’aumentata densità del polmone sottopleurico. Essendo la densità
un rapporto tra la massa ed il volume, un aumento di densità si può
avere per aumento del peso del tessuto (interstizio) o per riduzione del
volume (componente aerea) o per combinazione dei due meccanismi.
Le linee B quindi aumenterebbero numericamente in maniera
crescente e con progressione continua, rispettando un gradiente
correlato all’aumento di densità. Le linee B adiacenti, tenderebbero
gradualmente alla coalescenza, fino a dar origine al “white lung”, il
quale altro non è che un polmone in una fase pre-addensante subito
Fig.18 Rapporti tra densità del polmone, contenuto aereo del polmone ed immagini artefattuali (preaddensanti) e reali (addensamento) prodotte in ecografia1
38
Fig.19 Le linee B possono apparire nella s.me interstiziale con differente
densità: In a) le linee B sono facilmente numerabili e sono distanziate 1-3
cm, ed identificano la cosiddetta sindrome settale In b) e c)le Linee B
tendono sempre più alla coalescenza In d) le linee B sono fortemente vicine
tra loro al limite con il “white lung”1
Fig.20 Un piano sottopleurico ecogeno, dovuto alla confluenza di Linee B e che maschera ogni artefatto orizzontale, viene definito “white lung”1
prima dell’epatizzazione del parenchima polmonare. Qualora la
densità aumenti ulteriormente si ha la comparsa di un “addensamento
polmonare” e poi dell’atelettasia in cui la densità è massima e
l’areazione minima.1,22
39
Diagnosi differenziale della sindrome interstiziale
Il quadro ecografico della ‘sindrome interstiziale’ è presente nello
Scompenso Cardiaco, nell’Edema Polmonare Acuto, nell’ARDS, nella
Polmonite Interstiziale e nelle Interstiziopatie. Non avendo una
interpretazione univoca va quindi analizzato con cura, definito
qualitativamente e quantitativamente ed inserito nel contesto clinico.
In presenza di una sindrome interstiziale si dovranno definire:
le caratteristiche della linea pleurica
la densità delle linee B
la distribuzione anatomica delle linee B
La linea pleurica è solitamente lineare e regolare
o In alcuni casi, in particolare nelle interstiziopatie, specie se
osservata con sonda lineare, presenta irregolarità del profilo
determinata dalle aree fibrotiche del polmone.
o Anche in alcune polmoniti, per effetto di minimi consolidamenti
subpleurici, si può avere un profilo pleurico irregolare.
o Al contrario, nelle cause cardiogene di sindrome interstiziale, la
pleura è lineare.
40
Riguardo alla densità delle linee B abbiamo già detto: sono correlate
con l’entità dell’impegno polmonare/interstiziale (l’aumento di densità
può avvenire per aumento del peso polmonare dovuto ad imbibizione/
fibrosi o per deareazione).
Ai fini diagnostici, è fondamentale definire anche la distribuzione
delle linee B creando una vera e propria “mappatura” della sindrome
interstiziale a seconda del processo patologico che la determina. Si
deve definire quindi se è monolaterale o bilaterale; se è apicale o
basale; se è anteriore o posteriore.5
o Nella Polmonite Interstiziale le linee B sono distribuite secondo
l’anatomia del lobo: nel sospetto di coinvolgimento del lobo
superiore, l’esecuzione di scansioni anteriori permette la
visualizzazione di una sindrome interstiziale in gran parte superficie
toracica, mentre se eseguo delle scansioni posteriori, troverò gli
artefatti solamente al terzo superiore del torace; se è coinvolto il
lobo inferiore le linee B sono presenti posteriormente nei 2/3
inferiori del torace e nelle scansioni laterali; l’interessamento del
lobo medio ha un’estrinsecazione prevalentemente anteriore
sovradiaframmatica e parasternale destra.23,24
41
o Nelle interstiziopatie si ha distribuzione non omogenea delle linee
B in corrispondenza delle aree con aspetto a “vetro smerigliato”
visibili alla TC ad alta risoluzione. Possono essere presenti degli
ispessimenti pleurici segmentari con conseguente irregolarità della
linea pleurica e/o visti gli effetti indiretti di un coinvolgimento diffuso
dell’interstizio. Le interstiziopatie necessitano di diagnosi e follow-
up con TC ad alta risoluzione; il ruolo dell’ecografia toracica è
quello di diagnosticare precocemente le complicanze legate
all’evoluzione delle interstiziopatie, come ad esempio l’insorgenza
di uno PNX, di un versamento o di un danno alveolare diffuso
acuto. Può essere inoltre di ausilio nell’esecuzione di biopsie eco-
guidate mirate nelle aree con maggiore distorsione interstiziale.1,5
o Nell’Edema Polmonare Acuto Cardiogeno la sindrome
interstiziale segue un gradiente di formazione gravitazionale ed è
sempre bilaterale. Dapprima compare nelle zone più declivi, poi se
l’edema maggiore, si estende nelle aree limitrofe. Se il paziente è in
posizione seduta, le linee B coinvolgono prima le basi polmonari,
poi i campi medi e superiori. A paziente supino prevalgono sulla
superficie posteriore del torace rispetto a quella anteriore.
Solitamente è presente invariabilmente un versamento pleurico.
Come detto in precedenza, le linee B sono inizialmente diradate poi
42
si fanno più fitte e tendono a confluire l’una con l’altra per
coalescenza. Si parla in questo caso di polmone bianco e bagnato
(“wet white lung”) in contrapposizione al polmone asciutto (“dry
lung”) che si può osservare allorché non sia presente edema
polmonare. Non si osservano “aree di risparmio” che invece
possono comparire nell’edema polmonare non cardiogeno.1
Nel 100% dei casi di edema polmonare acuto cardiogeno è
presente una sindrome interstiziale ecografica, quindi un pattern di
normalità ecografica di fatto lo esclude. Sono state trovate
correlazioni significative tra l’entità dell’impegno ecografico
interstiziale, livelli di BNP e pro-BNP, riduzione della frazione di
eiezione e grado di disfunzione diastolica.
Giova ricordare che, a differenza dell’ Rx torace tradizionale, la
comparsa di acqua extra-vascolare è diagnosticabile
ecograficamente precocemente, in fase asintomatica, quando
supera 10 mL, prima che questa dia origine a dispnea o ad altri
sintomi di scompenso cardiaco. Alla Rx torace è visibile quando
supera 250-300 mL. 1,5,6
43
Innanzi ad un paziente che lamenta dispnea, sottoposto ad una
ecografia toracica per diagnosticare lo scompenso cardiaco, accanto
ad un’affidabile sensibilità (97-100%) e specificità (97%) e ad un
elevato valore predittivo negativo (99%), c’è il problema del valore
predittivo positivo (67%) in quanto, come già detto, la sindrome
interstiziale ecografica non è di esclusiva origine cardiologica ma
accomuna tutte le situazioni che coinvolgono l’interstizio polmonare
(edema polmonare non cardiogeno, ispessimento strutturale o
infiammatorio dell’interstizio) da cui risulta una percentuale di falsi
positivi non indifferente (32%).1
Per orientarsi nella diagnosi differenziale è quindi necessario:
definire esattamente la specifica sindrome interstiziale ecografica
contestualizzarla con la clinica del paziente
completare l’inquadramento diagnostico con gli altri strumenti a
disposizione del medico (ECG, EGA, esami ematochimici,
ecocolordoppler cardiaco, radiologia tradizionale).
Per quanto detto finora, nel sospetto di edema polmonare acuto
cardiogeno, l’assenza di linee B e la presenza di un polmone asciutto
(“dry lung”) esclude lo scompenso cardiaco e deve fare pensare ad
altro, approfondendo la valutazione morfo-funzionale respiratoria. In
44
tale condizione, se il paziente lamenta dispnea o tosse, tali sintomi
hanno un’altra origine patogenetica (embolia polmonare,
riacutizzazione di BPCO, riacutizzazione asmatica, pneumotorace).
La presenza di edema polmonare invece è segnalata dalla comparsa
delle linee B secondo il pattern descritto precedentemente.
Solitamente coesiste un versamento pleurico bilaterale che,
similmente alla distribuzione delle linee B, segue anch’esso un
gradiente di distribuzione ecografica gravitazionale.
Una valutazione integrata del diametro e della cinetica respiratoria
della vena cava inferiore può chiarire ulteriormente le idee in attesa
dell’esecuzione di un’eventuale ecocolordoppler cardiaco. Come ormai
noto infatti, il diametro della vena cava inferiore correla con la
pressione atriale destra più che ogni altro parametro clinico:
distensione delle vene giugulari, reflusso epato-giugulare, comparsa di
terzo tono S3 sono risultati avere
un’insufficiente sensibilità e
specificità. Un aumentato diametro
cavale e la comparsa di ipo-
acinesia respiratoria sono affidabili
indicatori di aumento della
Fig.21 Vena cava inferiore dilatata ed acinetica in paziente con scompenso cardiaco congestizio
45
pressione atriale destra e possono essere monitorati successivamente
dopo l’instaurazione di un’eventuale terapia diuretica. 1,5,6,25
I risvolti di tali osservazioni sono enormi considerando la sempre
maggiore presenza e circolazione tra ospedale e territorio di
pazienti complessi, pluripatologici, fragili, in cui possono
coesistere scompenso cardiaco, BPCO, obesità, cancro,
insufficienza renale cronica, ecc.
Qualora compaia un sintomo aspecifico quale la tosse, la dispnea non
è facile chiarire se quel determinato sintomo sia legato ad una
riacutizzazione di uno scompenso cardiaco, ad una riacutizzazione di
BPCO o ad altre cause (in primis embolia polmonare).
Approccio eco-guidato al paziente con dispnea1
46
Pur con i pochi mezzi a disposizione della medicina territoriale, la
valutazione clinica integrata con ecografia toraco-polmonare di tali
pazienti complessi da parte del Medico di Medicina Generale,
consentirebbe un rapido orientamento diagnostico prima di un
eventuale invio tempestivo in pronto soccorso o viceversa l’inizio di
una terapia domiciliare mirata diuretica e/o antibiotica, e consentirebbe
altresì ovviamente un’attenta sorveglianza dopo la risoluzione del
quadro acuto.
La Sindrome Alveolare Generalità e semeiotica ecografica
La “sindrome alveolare” ecografica è una patologia degli spazi aerei
che ha come caratteristica patogenetica principale la sostituzione
dell’aria contenuta negli alveoli polmonari con materiale fluido o
corpuscolato di origine infiammatoria, infettiva, neoplastica con
conseguente ‘epatizzazione’ del parenchima polmonare e costituzione
di un consolidamento patologico.
Tale processo di deareazione si traduce a livello ecografico nella
scomparsa delle linee A, artefatti che come già detto, in condizioni
normali, impediscono la visualizzazione del parenchima al di sotto
della linea pleurica. Di conseguenza, in caso di sindrome alveolare,
47
sarà possibile visualizzare il polmone consolidato che avrà quindi un
aspetto ‘reale’, simile ad un organo solido.
La possibilità di visualizzare il polmone consolidato è legata
strettamente ad una condizione : che il processo patologico raggiunga
il mantello pleurico (evenienza che si verifica nell’80-90% dei casi) e
che non vi sia interposizione di parenchima normale tra la sonda ed il
focolaio patologico, altrimenti la presenza di artefatti impedirebbe la
visione del consolidamento.
Il consolidamento appare come un’area
ipoecogena e compatta, simile al fegato,
e nel cui contesto posson esser visibili
aspetti anatomici come la
vascolarizzazione e le diramazioni
dell’albero bronchiale.
In caso di pervietà delle vie aeree, posson esser presenti
“broncogrammi aerei” (in analogia ai reperti radiologici) che, nella
massima espressione, appaiono come immagini lineari iperecogene,
corrispondenti ai bronchi disegnati dall’aria presente nell’albero
bronchiale. Si distinguono broncogrammi statici e broncogrammi
dinamici. I broncogrammi aerei statici sono intrappolamenti di aria di
Fig.22 Polmonite: si nota l’incremento dell’ecogenicità posteriormente alla polmonite1
48
modesta entità, spesso puntiformi e non si modificano durante gli atti
respiratori; sono indicativi di aria intrappolata nel parenchima
polmonare per effetto di un’ostruzione delle vie aeree a monte. I
broncogrammi aerei dinamici si caratterizzano invece per la proprietà
di modificarsi durante gli atti respiratori: il passaggio di piccole bolle
d’aria all’interno dei bronchi può causare un netto incremento dei
broncogrammi aerei nel parenchima durante la fase inspiratoria.
Se invece le vie aeree sono occupate da materiale fluido
infiammatorio/infettivo, anziché da aria, si posson osservare i
“broncogrammi fluidi” che appaiono come delle ramificazioni
anecogene. La comparsa di un consolidamento può rendere possibile
la visualizzazione di vasi del circolo
polmonare il cui aspetto è
indistinguibile da quello dei
broncogrammi fluidi veri: la
visualizzazione in tali casi con
l’ecocolordoppler, consente
agevolmente la distinzione tra vie
aeree bronchiali occupate da fluido e
vasi del circolo polmonare.
Fig.23 Polmonite post-ostruttiva in bambino di 8 anni: all’interno di un’area di consolidamento, si notano i broncogrammi fluidi che appaiono come strutture tubulari anecogeni con parete iperecogena1
49
La comparsa di una sindrome alveolare ecografica può esser
espressione sia di malattie infettive (come le polmoniti) ma anche di
malattie neoplastiche, granulomatose macronodulari, alveolitiche,
infartuali (embolia) ed anche di atelettasia.
Per orientarsi nella diagnosi differenziale, è stata proposta una
classificazione ecografica che tiene conto dell’aspetto dei margini,
dell’aspetto ecostrutturale del consolidamento, del numero dei
consolidamenti presenti, della presenza o meno dei broncogrammi
aerei.
Benché si possano riconoscere dei pattern ecografici specifici
indicativi di una certa patologia, è solo il contesto clinico, unitamente ai
dati laboratoristici, che può orientare verso la natura del reperto
ecografico riscontrato.1,8,26
Polmonite
I dati provenienti da studi multicentrici e meta-analisi indicano che
l’ecografia ha una buona accuratezza diagnostica per la ricerca di
polmonite (sensibilità 94%, specificità 97,7%). Tre recenti studi italiani
hanno confrontato la capacità diagnostica dell’ecografia toracica nella
50
Fig.24 Polmonite: si nota la netta riduzione di ecogenicità della linea pleurica in corrispondenza della polmonite1
polmonite con quella dell’Rx torace, avendo come indagine di
riferimento la TC polmonare. Da questi studi emerge che ha una
sensibilità maggiore del 12-25% nel rilevare i focolai polmonari.
Innanzitutto, come già detto, le polmoniti sono visualizzabili con
l’esame ecografico a patto che raggiungano il mantello pleurico (ciò
avviene nel 98,5% dei casi) senza interposizione di tessuto polmonare
areato sano tra la sonda e la zona del consolidamento. In questo caso
si noterà una riduzione della continuità o dell’ecogenicità della linea
pleurica come visibile nell’immagine sottostante.1,4,5,6
Fig.25 Polmonite: estesa area di epatizzazione con evidenza di broncogrammi aerei1
51
In caso di comparsa di una sindrome alveolare ecografica, sono
aspetti indicativi di polmonite i seguenti:
comparsa di “liver-like tissue sign” ossia di un’area ipoecogena
di dimensioni variabili, con caratteristiche ultrasonografiche simili
a parenchimi quali il fegato o la milza. Quando presente, questo
segno ha un elevata sensibilità (90%) e specificità (98%).
comparsa di “shred sign” ossia la presenza di un margine
sfumato e frammentato che separa l’area di consolidamento dal
parenchima areato
la presenza di “broncogrammi aerei dinamici” hanno un elevato
valore predittivo positivo per la diagnosi di polmonite e
consentono la diagnosi
differenziale con
l’atelettasia polmonare che
invece presenta spesso
broncogrammi aerei statici
comparsa di versamento
pleurico consensuale
all’area di consolidamento
Fig.26 Polmonite basale destra con versamento pleurico associato1
52
Giova ricordare che la polmonite
interstiziale ha aspetti ecografici ben
diversi rispetto alla polmonite lobare, in
quanto per il coinvolgimento interstiziale, si
ha la comparsa di una sindrome
interstiziale e di linee B; la presenza di
artefatti può render impossibile la
visualizzazione del consolidamento
(Fig.27).
Anche nella broncopolmonite, a causa dell’edema flogistico, può
comparire una sindrome interstiziale nell’area contigua a quella di un
consolidamento (vedi Fig.28)
Fig.27 Polmonite interstiziale: evidenza di numerose linee B che nascondono il consolidamento1
Fig.28 Broncopolmonite destra: Le immagini ecografiche consentono di visualizzare sia il consolidamento (in alto a destra) che la sindrome interstiziale contigua al consolidamento con la presenza di linee B (in basso)1
53
In alcuni casi, l’ecografia consente di visualizzare anche dei segni di
complicazione della polmonite quale la formazione di raccolte
ascessuali all’interno del consolidamento o la formazione di un
empiema pleurico (Fig.29 e Fig.30).
A livello ecografico compare una lacuna centrale con contenuto ad
ecogenicità variabile in relazione al contenuto di suppurazione: liquido,
corpuscolato, con detriti e gas, talvolta pseudosolido. Le pareti
circostanti con il tempo diventano ispessite e acquistano ecogenicità in
rapporto alla formazione di tessuto fibroso che tende ad incapsulare la
colliquazione.
Fig.29 Polmonite complicata con empiema pleurico: si vedono i microascessi pleurici1
54
Nella fase di guarigione di un addensamento polmonitico, la graduale
ri-espansione degli spazi alveolari, si evidenzia ecograficamente con
un’ ampliamento di broncogrammi aerei che mostrano aspetti dinamici,
determinando frequentemente una sindrome interstiziale focale. L’aria
inizia a ricomparire alla periferia della lesione (Fig. 31).
Fig.30 POLMONITE CON EMPIEMA PLEURICO1
A. versamento pleurico complesso settato tipico dell’empiema
B. addensamento parenchimale compatto, privo di margini sfumati e disomogenei (ciò indica ascessualizzazione)
C. migliore evidenza del focus di colliquazione
D. quadro confermato dalla TC
55
Come detto dai dati provenienti dalla letteratura emerge che
l’ecografia polmonare ha una capacità diagnostica nel rilevare
una polmonite pari (e in alcuni studi addirittura superiore)
rispetto all’Rx torace.
Pertanto l’esecuzione di un’ecografia toracica a letto del malato, può
rappresentare, oltre che un’integrazione, una valida alternativa rispetto
all’esame Rx toracico tradizionale sia all’interno dei reparti di degenza
ospedalieri, sia a domicilio da parte del MMG, dove l’ampia
rappresentazione di pazienti anziani, con decubito obbligato o
scarsamente collaboranti, possono in primis rendere complicati gli
spostamenti ed in secondo luogo inficiare l’esecuzione dell’Rx
Fig. 31 Polmonite lobare inferiore sinistra. Nell’immagine a sinistra, si vede un consolidamento di grosse dimensioni che appare completamente privo di aria. A destra, dopo una settimana di terapia, si ha una riduzione significativa del consolidamento. La comparsa di aria all’interno sotto forma di broncogrammi puntiformi brillanti, ne annuncia la guarigione1
56
tradizionale in due proiezioni. Parimenti, l’ecografia polmonare è
sicuramente indicata in tutte quelle situazioni in cui è preferibile evitare
l’esposizione a radiazioni ionizzanti (gravidanza, bambini).1,5,6,8
Embolia polmonare
L’embolia polmonare è una patologia spesso sottostimata,
sottodiagnosticata e sottotrattata malgrado abbia un’elevata incidenza
e sia spesso mortale. I sintomi, quando presenti, sono spesso
aspecifici. In assenza di una diagnosi tempestiva, la mortalità per
embolia aumenta. La mortalità per embolia si è ridotta poco negli anni
nonostante sia possibile diagnosticarla precisamente e potenzialmente
curarla. Infatti l’angio-TC, esame gold standard per la diagnosi di
embolia polmonare, oltre al limite derivante dall’esposizione alle
radiazioni ionizzanti e ai limiti legati alla somministrazione di un mezzo
di contrasto, non ha purtroppo una disponibilità sufficiente h24 per
poter sottoporre a screening tutti i potenziali casi. Negli ultimi anni,
sono stati compiuti numerosi sforzi per fare uno screening dei soggetti
da sottoporre ad angio-TC, mediante gli score clinici (Wells score,
Geneva score, Pisa score) ed il dosaggio del D-dimero, calcolando in
tal modo la probabilità clinica pre-test di avere un’embolia polmonare.
57
L’uso combinato dei test clinici e del D-dimero hanno un elevato valore
predittivo negativo ma uno scarso valore predittivo positivo.
L’ecografia polmonare rappresenta un’ulteriore mezzo a
disposizione del clinico in grado di aumentare la sensibilità e la
specificità diagnostica, da tenere in considerazione per calcolare
la probabilità clinica pre-test di embolia ed utile per discriminare
quali soggetti sottoporre ad Angio-TC. Una recente metanalisi ha
dimostrato una sensibilità del 75% nel rilevare un’embolia polmonare.
In un altro studio è stato proposto una multi-organ sonography con
valutazione congiunta del polmone, delle vene degli arti inferiori
tramite CUS e delle camere cardiache destre per aumentarne la
capacità diagnostica. Allo stato attuale non è considerabile un’indagine
con un valore predittivo positivo paragonabile all’Angio-TC.
L’insorgenza di un infarto polmonare determina una perdita rapida del
surfattante polmonare con conseguente collasso alveolare, ragion che
consente l’esplorazione ultrasonografica (Fig.32).
In fase precoce di embolia polmonare anche massiva, il polmone può
apparire perfettamente normale in ecografia.
58
L’aspetto ultrasonografico di un infarto polmonare tipico è un’area
ipoecogena, cuneiforme smussata/arrotondata/poligonale con base
pleurica, con contorni sfumati o definiti rispetto al parenchima
contiguo. Il coinvolgimento pleurico secondario è comune ed è in
genere presente un
versamento pleurico
‘sentinella’ perilesionale. Altra
caratteristica è il
coinvolgimento simultaneo di
più distretti polmonari,
frequentemente delle basi
polmonari (segmenti dorsali
dei lobo inferiori). 1,8
Fig.32 Quadro ecografico di Embolia Polmonare nella fase post-acuta1
59
Altre Patologie Consolidative: Atelettasia e Noduli Neoplastici
La comparsa di una consolidamento polmonare ecografico può
derivare anche da altre situazioni cliniche quali ad esempio
un’atelettasia, una neoplasia. In caso di atelettasia compressiva, il
polmone viene spesso compresso ab-estrinseco da un versamento di
discrete entità ed appare il più delle volte avere una morfologia
triangolare. In caso di atelettasia ostruttiva, il polmone collassato
presenta spesso dei broncogrammi aerei statici al proprio interno (a
differenza della polmonite in cui sono presenti broncogrammi aerei
dinamici). Per quanto riguarda la patologia neoplastica, solo i tumori
periferici che originano dalla cortex polmonare possono essere
individuati grazie all’esame ecografico che può esser di ausilio nella
biopsia. Un consolidamento polmonare diventa sospetto per neoplasia
qualora mostri una vascolarizzazione patologica all’ecocolordoppler.
60
Qui di seguito viene proposto un algoritmo diagnostico basato
sull’ecografia toracica del paziente con dispnea, che riassume a grandi
linee quanto detto finora1
ALGORITMO DIAGNOSTICO ECO-ASSISITITO NEL PAZIENTE CON DISPNEA
61
APPLICAZIONI E LIMITI DELL’ECOGRAFIA TORACICA:
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
L’ecografia toracica ha avuto negli ultimi 10-15 anni uno sviluppo
significativo, confermato da validati studi clinici internazionali.
L’aumentata diffusione dell’ecografia toracica, la produzione scientifica
in crescita, aumentano la consapevolezza del clinico di avere a
disposizione una nuova tecnica diagnostica i cui pregi maggiori sono
di essere: innocua, agevole, disponibile e soprattutto estremamente
informativa.
Le sue applicazioni per il medico internista posson esser molteplici:
diagnosi differenziale della dispnea
monitoraggio della terapia nel follow-up dello scompenso cardiaco
diagnosi dei versamenti pleurici e supporto alla toracentesi
diagnosi e follow-up dello pneumotorace
diagnosi delle polmonite e delle altre patologie consolidative
parenchimali
integrazione nella diagnostica delle interstiziopatie
Tuttavia essa ha dei limiti importanti che ne impediscono il suo utilizzo
nella totalità delle malattie polmonari.
62
Infatti, le malattie citate hanno in comune il coinvolgimento della cortex
polmonare (ossia la periferia polmonare sub-pleurica). Lo studio
ecografico risulta inaffidabile, qualora una patologia interessi l’albero
bronchiale (BPCO, asma, tumori di origine bronchiale) o nel caso in
cui sia coinvolto da patologia il polmone ma non la parte periferica
polmonare: la coesistenza di una parte di polmone normalmente
areato impedirebbe la visualizzazione del processo patologico con
l’ecografia toracica. Ad esempio il tumore polmonare più frequente,
ossia il carcinoma squamocellulare, origina prevalentemente dalle vie
aeree centrali; ragion per cui, a meno che non determini atelettasia
polmonare, può rimanere nascosto all’ecografia polmonare per molto
tempo, se gli spazi aerei periferici sono normalmente areati.
In ogni caso in definitiva, nelle sue molteplici applicazioni, l’ecografia
toracica ha ampliato in maniera decisiva le capacità diagnostiche e
terapeutiche del clinico. E’ auspicabile che ciò venga recepito dalle
varie società scientifiche e siano quindi aggiornate le future linee guida
delle patologie che si potrebbero giovare dell’utilizzo dell’ecografia
toracica senza togliere nulla all’inquadramento clinico ed alle tecniche
tradizionali. Si tenga sempre conto che la vera potenzialità
dell’ecografia emerge quando essa viene inserita nel contesto clinico
specifico ed utilizzata in risposta ad un determinato quesito
63
diagnostico. Da ciò si deduce facilmente che il vero ruolo dell’ecografia
toracica non è sostitutivo ma integrativo dell’iter diagnostico-
terapeutico tradizionale.
APPLICAZIONI CLINICHE DELL’ECOGRAFIA TORACICA
NELLA MEDICINA GENERALE
L’entusiasmo di poter contare su un innovativo approccio alle
patologie toraciche dovrebbe esser ancora maggiore in contesti più
“poveri” della medicina come quello territoriale, dove spesso non è
possibile eseguire esami ematochimici in giornata e in cui sicuramente
non si ha la fortuna di avere una Rx né tanto meno una TAC dietro
l’angolo.
I dati sull’utilizzo dell’ecografia toracica emergenti finora in letteratura,
provengono dai pronto soccorsi e dalle terapie intensive ma mancano
dati provenienti da altri contesti medici quali ad esempio la medicina
territoriale, che pure potrebbero giovarsi dei suoi benefici.
L’ottica di impiego dell’ecografia toracica nella medicina generale
potrebbe essere quello di una modernizzazione dell’esame obiettivo,
(persino estendibile al letto del malato) con fine di aumentarne
l’accuratezza diagnostica.
64
Fatta eccezione per i reperti auscultatori, pertinenti ai rumori di
broncostenosi, ciò che ha corrispettivi fisici, come ottusità percussorie,
crepitii, fremito vocale tattile aumentato o diminuito, alterazioni del
rumore respiratorio normale, può avere una rappresentazione
ecografica con la diagnostica dei versamenti, dello pneumotorace,
degli addensamenti alveolari e della sindrome interstiziale.1,6
Contesti clinici in cui l’ecografia toracica può esser utile per il MMG:
Diagnosi precoce dello Scompenso Cardiaco e dell’Edema
Polmonare Acuto e Monitoraggio dell’ efficacia della terapia
Diagnosi differenziale tra Scompenso Cardiaco e BPCO
Diagnosi di Polmonite e suo Monitoraggio
Diagnosi dei Versamenti pleurici e suo Monitoraggio
Sospetto diagnostico di Embolia polmonare
65
66
STUDIO CLINICO
Premessa
Il presente studio clinico nasce dal costante ed ardente desiderio del
sottoscritto di poter “vedere attraverso” il torace ogni qualvolta, in
occasione del mio lavoro, mi trovo ad indagare dei sintomi derivanti
da un coinvolgimento del tratto respiratorio inferiore e la cui origine è
tutta da definire.
Dopo aver dedicato un periodo di formazione e studio all’ecografia
toracica, ed essermi appassionato alla metodica, ho deciso quindi di
dedicarle il presente lavoro di tesi, cercando di definire in particolar
modo, il ruolo dell’ecografia polmonare nella diagnosi di polmonite in
medicina generale.
Introduzione
Le infezioni non-complicate del tratto respiratorio inferiore sono tra le
cause più comuni di malattia acuta in assistenza primaria: una larga
parte dei pazienti affetti riceve un trattamento antibiotico. La
prescrizione di antibiotici non appropriata, oltre ad esporre i pazienti
agli effetti avversi legati alla loro somministrazione, aumenta
indubbiamente l’antibiotico-resistenza in quel singolo soggetto.
67
Pazienti e medici sono preoccupati di incorrere nel rischio di infezioni
più prolungate o in una complicazione. Tra le complicazioni, la
polmonite rappresenta sicuramente un’importante causa di morbilità e
mortalità, specialmente negli ultrasessantacinquenni, portatori di
malattie croniche, immunodepressi, defedati, malnutriti, ecc.
Dai dati della letteratura emerge che la valutazione clinica, nel
paziente con sospetta polmonite, ha un discreto valore predittivo
(VPP 41-57%, VPN 84-86% qualora concomiti febbre, tachicardia,
crepitii polmonari, saturazione periferica di ossigeno minore di 95%).
Alla luce di questo, mi è parso interessante cercare di capire se, e
quanto, l’esecuzione di un’ecografia polmonare associata alla
valutazione clinica del paziente, potesse incidere nel confermare o
smentire la diagnosi di polmonite, implementando il potere diagnostico
del medico ed influenzandone le future scelte terapeutiche.
Pertanto, durante il semestre di tutoraggio dal Medico di Medicina
Generale previsto dal Corso di Formazione Specifica in Medicina
Generale, svolto nella casa della salute di Montopoli in Val d’Arno,
dopo una consultazione con il tutor, ho deciso di elaborare il seguente
lavoro di tesi.
68
Obiettivi
1) In seguito al sospetto clinico di polmonite, l’obiettivo principale della
tesi è stato quello di determinare se un approccio clinico eco-
integrato, potesse avere un ruolo di esclusione o conferma
diagnostica rispetto ad un esame fisico tradizionale (influenzando
conseguentemente le scelte terapeutiche successive)
2) In secondo luogo abbiamo cercato di quantificare tale tipo di
approccio eco-assistito, valutando quindi quanto incidesse
sull’orientamento diagnostico e la reale implementazione che fosse
in grado di dare (stimandone in definitiva il potere predittivo)
3) In ultimo abbiamo cercato di capire se un approccio alla visita eco-
assistito fosse compatibile o meno con l’attività routinaria ed il
carico di lavoro quotidiano di un medico massimalista nel mezzo
dell’epidemia influenzale.
69
Materiali e Metodi
Il lavoro di ricerca è stato svolto dall’ 1 novembre 2017 al 30 maggio
2018, nel mezzo della stagione epidemica influenzale 2017-2018 e nel
successivo periodo primaverile.
Il tutor che mi ha ospitato aveva 1500 assistiti in carico, registrati
accuratamente per caratteristiche anagrafiche e storia anamnestica,
tramite il programma gestionale di assistenza sanitaria Millewin.
Tramite il programma gestionale, grazie ad una specifica query di
ricerca, abbiamo pre-selezionato i pazienti maggiormente a rischio di
polmonite, inserendo un Alert che ci ricordasse:
o nel caso di comparsa di febbre e/o tosse e/o dispnea, di visitare
il paziente attentamente
o in caso di minimo sospetto clinico di polmonite, sottoporlo subito
dopo la visita, ad ecografia toracica diagnostica mirata a
confermare o escludere il sospetto clinico.
I pazienti che abbiam considerato a rischio potenziale di polmonite a
priori sono stati: età maggiore di 65 anni, storia di fumo, BPCO, asma ,
diabete, scompenso cardiaco, ictus, terapia steroidea attiva.
70
Il criterio di inclusione principale è stato quello di avere tosse insorta
recentemente o peggiorata nelle ultime 3 settimane e giudicata da noi
esser causata esclusivamente da un’infezione del tratto respiratorio
inferiore.
Sono stati esclusi dallo studio pazienti che dopo una prima valutazione
clinica, avevano a nostro giudizio tosse potenzialmente derivanti da
altre cause (scompenso cardiaco, reflusso gastroesofageo, ecc.).
I pazienti sono stati reclutati in maniera prospettica man mano che si
recavano da noi in ambulatorio chiedendo assistenza in seguito
all’insorgenza di tosse.
I pazienti sono stati valutati da noi in 3 tempi:
1. Al tempo I sono stati valutati clinicamente tutti i pazienti inclusi nello
studio
2. Al tempo II sono stati valutati ecograficamente, subito dopo la prima
visita medica, solamente i pazienti con almeno un minimo sospetto
clinico di polmonite
3. Al tempo III, tutti i pazienti con sospetto clinico di polmonite, sono
stati rivisitati dopo essersi sottoposti ad una Rx standard del torace
eseguita entro 10 giorni dal primo incontro ambulatoriale.
71
Tempo I
Dopo un prima valutazione anamnestica, i pazienti inclusi nello studio,
sono stati visitati tenendo conto dei parametri vitali e della saturimetria.
I pazienti sono stati altresì valutati con auscultazione toracica con
fonendoscopio Littmann.
Questo ci ha permesso di definire clinicamente a rischio di polmonite
coloro che avessero almeno:
o un’alterazione dei parametri vitali +
alterazione della saturimetria e/o
presenza di rumori respiratori aggiunti all’auscultazione
toracica discontinui (crepiti fini o grossolani) o continui
(ronchi)
I parametri sono stati da noi considerati alterati se:
o temperatura maggiore di 37,8 C,
o frequenza cardiaca maggiore di 100 bpm
o pressione arteriosa sistolica minore di 90 mmHg o pressione
arteriosa diastolica minore di 60 mmHg
o frequenza respiratoria maggiore di 30 atti al minuto
o Saturimetria periferica di ossigeno minore di 95%
72
Tempo II
In un tempo immediatamente successivo i pazienti giudicati “a rischio”
di polmonite con l’esame fisico, sono stati sottoposti ad ecografia
toraco-polmonare, che ha potuto in tal modo avvallare o meno il nostro
sospetto clinico.
Tempo III
Come detto i pazienti con sospetto clinico di polmonite, confermato
ecograficamente hanno eseguito una Rx torace di controllo entro 10
giorni dalla prima valutazione.
La radiografia è così servita come controllo indipendente delle due
metodiche, a conferma diagnostica ‘definitiva’ che ha consentito in
questo modo di definire valori predittivi positivo negativo sia
dell’esame obiettivo che della ecografia toracica nella diagnosi di
polmonite chiarendone la percentuale di falsi positivi e negativi.
Risultati
I pazienti reclutati nello studio, con sintomi derivanti
presumibilmente da un’infezione del tratto respiratorio inferiore,
sono stati complessivamente 375. Dopo la valutazione clinica, sono
risultati sospetti per polmonite 36 pazienti (circa il 10% di quelli
73
arruolati nello studio). Tali pazienti hanno eseguito subito dopo
un’ecografia toracica esplorativa che ha posto definitivamente il
sospetto solo in 7 su 36 (20%). Tutti e 36 i soggetti, in ogni caso,
hanno poi eseguito una Rx torace entro 10 giorni dalla prima
valutazione. L’Rx ha confermato una polmonite in 6 pazienti su 36
(17%) in cui era stata sospettata in base alla valutazione clinica,
l’1% dei pazienti sintomatici (vedi Fig.1).
I risultati rilevati alla Rx torace risultavano invece allineati
perfettamente con quelli dell’Ecografia torace (vedi Fig.2).
Dall’analisi dei risultati è emerso che nei pazienti analizzati, solo
una piccola percentuale (1%) delle infezioni delle vie respiratorie
inferiori sintomatiche si sono complicate con una polmonite ( Fig.1 e
Fig.2).
La probabilità di malattia pre-test, unitamente ai dati raccolti nella
fase di ricerca ed al controllo indipendente dei risultati eseguito con
Rx torace, ci ha consentito di determinare i valori di sensibilità,
specificità, valore predittivo positivo (VPP), valore predittivo
negativo(VPN) e di definire in ultimo il potere predittivo dell’esame
obiettivo e dell’ecografia toracica nella diagnosi di polmonite in base
alla presentazione clinica nelle sue varie sfumature (vedi Tab.1,
Fig.3 e Fig.4 ). La sottoanalisi dei risultati ci ha consentito di definire
74
ulteriormente i falsi positivi ed i falsi negativi per entrambe le
metodiche d’indagine ( Fig.5 e Fig.6 ) e di metterle a
confronto(Fig.7 )
Nella popolazione in studio, le caratteristiche anamnestiche
maggiormente associate statisticamente ad una diagnosi di
polmonite confermata alla Rx sono risultate essere quelle indicate
anche in Fig.8 ossia:
l’età maggiore di 60 anni (17,2%)
il sesso femminile (16,8%)
fumatore attivo (15,8%)
BPCO o asma (16,9%)
altre comorbidità (16,7%)
l’uso di steroidi o broncodilatatori (18,4%)
In ultimo abbiamo voluto valutare quanto tempo mediamente
necessitasse l’esecuzione dell’ecografia toracica per definire se
interferisse eccessivamente con lo svolgimento dell’attività
ambulatoriale del MMG. Il tempo impiegato esclusivamente per
l’esecuzione dell’esame è risultato essere di 10-15 minuti.
75
90% 9%
1% 10%
Fig.1 PROCESSO DI SELEZIONE DELL'ES.OBIETTIVO IN PZ CON INFEZ. DEL TRATTO RESPIRATORIO INFERIORE
PZ CON TOSSE (n.375)
ASINTOMATICI (n.0)
PZ CON SOSPETTO CLINICO DI POLMONITE (n.36)
PZ CON POLMONITE CONFERMATA ALLA RX TORACE (n.6)
97%
2%
1% 3%
Fig.2 PROCESSO DI SELEZIONE DELL'ECO TORACE IN PZ CON INFEZ. DELLE VIE RESPIRATORIE INFERIORI
PZ CON TOSSE (n.375)
ASINTOMATICI (n.0)
PZ CON SOSPETTO ECOGRAFICO DI POLMONITE (n.7)
PZ CON POLMONITE CONFERMATA ALLA RX TORACE (n.6)
76
Legenda:
Sensibilità=Se
Specificità=Sp
Valore predittivo positivo=VPP
Valore predittivo negativo=VPN
Crepitii ad auscultazione= RRA (rumori respiratori aggiunti)
Saturazione Ossigeno periferica minore di 95%= sO2
Temperatura maggiore di 37,8 gradi C= Temp
Tachicardia maggiore di 100 bpm= Tachic.
coorte Se Sp VPN VPP
Temp + RRA
1 dei 2
entrambi
58,1%
8,5%
76,5%
21,7%
45,5%
94%
91,1%
86,3%
21,1%
41%
Temp + RRA + sO2
1 o più
2 o più
Tutti e 3 insieme
62,2%
16,1%
2,1%
80%
33,9%
7%
41,2%
87,3%
98,8%
91,5%
87,4%
84,8%
20,5%
33,6%
53,3%
Temp + RRA + sO2 + Tachi
Nessuno
1 o più
2 o più
3 o più
Tutti e 4 insieme
33,8%
66%
23,1%
6,4%
1%
86,1%
83,5%
41,7%
19,1%
3,48%
36,5%
37,4%
80.5%
96%
99,5%
93,2%
92,2%
87,9%
86,2%
84,4%
20,5%
20,2%
28,9%
47,8%
57,1%
Tab.1 COORTE DI PZ SOTTOPOSTI AD RX TORACE ENTRO 10 GG:
POTERE PREDITTIVO DELL’ E.O. NELLA DIAGNOSI DI POLMONITE
77
75,60%
99,90% 95,50% 99,30%
Sensibilità Specificità Valore PredittivoNegativo
Valore PredittivoPositivo
ECOGRAFIA TORACE
86,30% 84,80% 84,40%
41%
53,30% 57,10%
0,00%
20,00%
40,00%
60,00%
80,00%
100,00%
120,00%
Temp + RRA Temp + RRA +sO2%
Temp + RRA +sO2% + Tachi
% Pz Coorte
Sensibilità
Specificità
Valore PredittivoNegativo
Valore predittivoPositivo
Fig.3 POTERE PREDITTIVO DELL’ ESAME OBIETTIVO NELLA DIAGNOSI DI POLMONITE IN BASE AD UN RX TORACE DI CONTROLLO
Temp = temperatura>37,8°C ; RRA = crepitii auscultatori ; sO2 = saturaz Ossigeno<95% ; Tachi = Tachicardia
Fig.4 POTERE PREDITTIVO DELL’ECOGRAFIA TORACICA NELLA DIAGNOSI DI POLMONITE IN BASE AD UN RX TORACE ESEGUITO ENTRO 10 GIORNI
78
99%
1,00%
95,50%
4,50%
POSITIVI FALSI POSITIVI NEGATIVI FALSI NEGATIVI
Fig.6 POTERE PREDITTIVO DELL'ECOGRAFIA TORACICA NELLA DIAGNOSI DI POLMONITE
57,10%
42,90%
86,30%
13,70%
POSITIVI FALSI POSITIVI NEGATIVI FALSI NEGATIVI
Fig.5 POTERE PREDITTIVO DELL' ESAME OBIETTIVO NELLA DIAGNOSI DI POLMONITE
79
42,90%
1%
0,00% 20,00% 40,00% 60,00%
FALSI POSITIVIECO TORACE
FALSI POSITIVIES.OBIETTIVO
13,70%
4,5%
0,00% 5,00% 10,00% 15,00%
FALSI NEGATIVIECO TORACE
FALSI NEGATIVIES. OBIETTIVO
18,40%
16,70%
16,90%
15,80%
16,80%
17,20%
USO DI STEROIDI O BRONCODILATATORI
ALTRE COMORBIDITA'
BPCO O ASMA
FUMATORE ATTIVO
SESSO FEMMINILE
ETA' > 60 ANNI
Fig.8 CARATTERISTICHE ANAMNESTICHE DELLA POPOLAZIONE IN STUDIO, CON DIAGNOSI DI POLMONITE
CONFERMATA ALLA RX TORACE
Fig.7 VALORI PREDITTIVI A CONFRONTO:
ESAME OBIETTIVO vs ECOGRAFIA TORACE
FALSI POSITIVI FALSI NEGATIVI
80
Discussione e Conclusioni
Alla luce dei risultati emersi dalla nostra ricerca clinica, possiamo
esprimere alcune considerazioni:
Il processo di selezione operato dalla valutazione clinica nei
pazienti con sintomi di infezione del tratto respiratorio inferiore è
stato efficace nel discriminare i soggetti con infezione non-
complicata (90%) da quelli con potenziale rischio di polmonite
(10%). Tuttavia la diagnosi di polmonite è stata confermata
mediante Rx torace solamente nell’1% della popolazione infetta.
Dall’ analisi statistica si evince che l’esame obiettivo ha un valore
predittivo negativo elevato (84,4 %) ed è quindi esaustivo nel
differenziare i pazienti non-malati da quelli con potenziale malattia
(veri negativi 86,3% vs falsi negativi 13,7%) ma non è altrettanto
accurato nel distinguere i casi veri di polmonite (veri positivi 57,1%)
da quelli che hanno alterazioni all’esame obiettivo ma non hanno la
polmonite ( falsi positivi 42,9%). Il valore predittivo positivo
dell’esame obiettivo nella diagnosi di polmonite non supera il 58%,
pur nella presentazione clinica più florida (alterazione temperatura,
tachicardia, desaturazione periferica di ossigeno, rumori respiratori
aggiunti toracici all’auscultazione).
81
Viceversa, il processo di selezione operato dall’ecografia toracica
nei pazienti a rischio di polmonite è stato estremamente efficace in
quanto l’indagine ha consentito di definire a rischio un minor
numero di casi rispetto all’esame clinico (2% della popolazione
infetta). Una diagnosi di polmonite è stata poi confermata dopo una
Rx torace nell’1% dei di infezione. Dall’estrazione dei dati il valore
predittivo positivo dell’ecografia nella diagnosi di polmonite è
risultato esser del 99%; il valore predittivo negativo del 95,5%. I
falsi positivi sono stati pari 1%; i falsi negativi 4,5%.
Malgrado la possibilità di identificare esclusivamente gli
addensamenti sub-pleurici, dalla nostra ricerca si evince che
l’ecografia toracica risulta avere un’accuratezza nella diagnosi di
polmonite simile ad un’indagine di comprovata efficacia quale l’Rx
torace. Questo potrebbe spiegarsi con il fatto che le polmoniti
comunitarie, a contrario delle polmoniti ospedaliere o del paziente
immunodepressi, arrivano a coinvolgere lo spazio sub-pleurico nella
maggior parte dei casi.
Nella popolazione in studio, la polmonite è risultata essere presente
solo nell’1% dei pazienti che avevano un’infezione delle vie
respiratorie inferiori. Da ciò si può dedurre che, se si eccettuano i
casi di bronchite batterica, solo una percentuale minoritaria dei
82
pazienti con infezione necessita di terapia antibiotica. Per tale
motivo un utilizzo generoso ed indiscriminato di antibiotici è
ingiustificabile.
Nei pazienti con sospetto clinico di polmonite, il tempo dedicato
esclusivamente ad eseguire un’ecografia toracica è stato di 10-15
minuti per ciascun paziente. A noi è parso essere un tempo
accettabile, che non interferisce significativamente con lo
svolgimento dell’attività ambulatoriale del medico di medicina
generale, pur nel mezzo della campagna vaccinale e con un carico
di pazienti massimale. Vale la pena ricordare che i pazienti con
sospetto clinico di polmonite sono stati solo un’esigua minoranza
(10%) di quelli che riferivano sintomi di infezione delle vie
respiratorie inferiori: ragion per cui, il tempo aggiuntivo dedicato da
parte del medico di medicina generale per valutare
ecograficamente il paziente, è stato speso solo saltuariamente. A
questa si possono aggiungere altre 2 osservazioni che avvalorano
la scelta di utilizzare l’ecografia nei casi di sospetto clinico di
polmonite: il potenziale risparmio temporale ed economico ottenuto
per eventuali indagini e prescrizioni future; il risparmio temporale
potenzialmente ottenibile grazie ad un maggiore training ed
esperienza dell’operatore.
83
In conclusione, dalla nostra ricerca clinica, si evince che:
1. La valutazione clinica rimane un passaggio fondamentale
nell’approccio al paziente con infezione delle vie respiratorie
inferiori ed è cruciale l’esecuzione dell’esame obiettivo per
distinguere i casi non-complicati da quelli con potenziale
complicazione
2. Malgrado la possibilità di identificare esclusivamente gli
addensamenti sub-pleurici, l’ecografia toracica aumenta in
maniera significativa il potere diagnostico del medico di medicina
generale nel paziente con infezione delle vie respiratorie inferiori.
Un approccio clinico eco-integrato è sovrapponibile
all’accuratezza della Rx torace nel confermare o escludere una
polmonite. Si attendono ulteriori studi a conferma di quanto da noi
rilevato.
3. Per tali ragioni, l’Ecografia toracica si propone per il futuro,
come importante supporto decisionale nel paziente con
sospetto di polmonite, anche in assistenza primaria
84
BIBLIOGRAFIA
1. Soldati G., Copetti R. «Ecografia toracica». Torino: C.G. Edizioni
Medico Scientifiche S.r.l.,2012
2. Lichtenstein D, Goldstein I, Mourgeon E, Cluzel P, Grenier P,
Rouby JJ. Comparative diagnostic performances of auscultation,
chest radiography and lung ultrasonography in acute respiratory
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