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1 L'addestramento militare e l'educazione dei giovani allievi Carabinieri nella storica caserma Cernaia: il contributo dell'Arma alla unificazione dell'Italia Dott.ssa Roberta Benedetta Casti PREMESSA Nel tempo storico della volontà di rendere gli Stati “una sola Nazione”, Torino è in scalpitante fermento poiché si comprende il valore ora più che mai della formazione intesa come coscienza corporea. Il rinnovamento doveva e deve partire dalla formazione militare dei ragazzi, iniziando dal corpo e quindi dai muscoli dei futuri soldati e dal loro equilibrio mentale. L’azione della ginnastica produce effetti benefici rinforzando, rendendo agili le membra e formando l’Uomo, educandolo nel senso più ampio e completo del termine. Quando mi è arrivata la proposta di redigere una relazione per questo Congresso inserito nel contesto del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, ho subito colto l’occasione per individuare una possibile connessione tra la ginnastica militare e l’educazione impartita ai giovani di uno dei più antichi Corpi militari che diedero un importantissimo contributo all’”azione unificante” della nostra nazione. L’Arma dei Carabinieri. Chi indossa un uniforme ha ben presente il percorso storico della “Benemerita 1 ” ma per gli addetti ai lavori nell’ambito del movimento ginnico questo percorso non è così scontato. L’Arma dei Carabinieri si differenzia dalle altre Armi in quanto la sua attività non è limitata alla preparazione e all’impiego in guerra, ma come Forza di Polizia comprende ciascun momento della vita sociale e pubblica della Nazione. Non è stato per nulla facile recuperare documentazione storica per quanto riguarda la preparazione dei giovani Allievi Carabinieri e in modo particolare molto si è scritto sul contributo che i Carabinieri diedero all’unità d’Italia e al mantenimento dell’unificazione ottenuta, ma poco si sa sulla loro educazione corporea e sull’addestramento nello stesso periodo. Si ripercorre qui la storia dell’unità d’Italia vista quindi in un’ottica peculiare che è quella sul consolidamento della funzione del Corpo dei Carabinieri all’interno dell’Esercito Italiano andando a ritrovare le origini e il ruolo di una delle più antiche strutture ospitanti i futuri Carabinieri quindi anche gli allievi: la Caserma “Cernaia” di Torino. La ginnastica ancora una volta è indispensabile non solo per quegli aspetti prettamente finalistici ma anche e soprattutto perché educa e come puntualizzò Silvio Pellico, migliora il carattere 1 Il termine “Benemerita” è accettato dalla coscienza popolare in quanto l’Arma “Bene-merita” è riconosciuta dal cittadino e richiama la definizione usata per la prima volta nel 1864, in sede parlamentare e poi diffusa nell'uso corrente dove si rimanda al prestigio e all’impeccabile servizio svolto dai Carabinieri.

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L'addestramento militare e l'educazione dei giovani allievi Carabinieri nella storica caserma Cernaia: il contributo dell'Arma alla unificazione dell'Italia

Dott.ssa Roberta Benedetta Casti

PREMESSA

Nel tempo storico della volontà di rendere gli Stati “una sola Nazione”, Torino è in scalpitante fermento poiché si comprende il valore ora più che mai della formazione intesa come coscienza corporea.

Il rinnovamento doveva e deve partire dalla formazione militare dei ragazzi, iniziando dal corpo e quindi dai muscoli dei futuri soldati e dal loro equilibrio mentale. L’azione della ginnastica produce effetti benefici rinforzando, rendendo agili le membra e formando l’Uomo, educandolo nel senso più ampio e completo del termine.

Quando mi è arrivata la proposta di redigere una relazione per questo Congresso inserito nel contesto del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, ho subito colto l’occasione per individuare una possibile connessione tra la ginnastica militare e l’educazione impartita ai giovani di uno dei più antichi Corpi militari che diedero un importantissimo contributo all’”azione unificante” della nostra nazione. L’Arma dei Carabinieri.

Chi indossa un uniforme ha ben presente il percorso storico della “Benemerita1” ma per gli addetti ai lavori nell’ambito del movimento ginnico questo percorso non è così scontato.

L’Arma dei Carabinieri si differenzia dalle altre Armi in quanto la sua attività non è limitata alla preparazione e all’impiego in guerra, ma come Forza di Polizia comprende ciascun momento della vita sociale e pubblica della Nazione.

Non è stato per nulla facile recuperare documentazione storica per quanto riguarda la preparazione dei giovani Allievi Carabinieri e in modo particolare molto si è scritto sul contributo che i Carabinieri diedero all’unità d’Italia e al mantenimento dell’unificazione ottenuta, ma poco si sa sulla loro educazione corporea e sull’addestramento nello stesso periodo.

Si ripercorre qui la storia dell’unità d’Italia vista quindi in un’ottica peculiare che è quella sul consolidamento della funzione del Corpo dei Carabinieri all’interno dell’Esercito Italiano andando a ritrovare le origini e il ruolo di una delle più antiche strutture ospitanti i futuri Carabinieri quindi anche gli allievi: la Caserma “Cernaia” di Torino.

La ginnastica ancora una volta è indispensabile non solo per quegli aspetti prettamente finalistici ma anche e soprattutto perché educa e come puntualizzò Silvio Pellico, migliora il carattere

1 Il termine “Benemerita” è accettato dalla coscienza popolare in quanto l’Arma “Bene-merita” è riconosciuta dal cittadino e richiama la definizione usata per la prima volta nel 1864, in sede parlamentare e poi diffusa nell'uso corrente dove si rimanda al prestigio e all’impeccabile servizio svolto dai Carabinieri.

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fortificandolo, rendendo la gioventù spiritualmente pronta e moralmente più coraggiosa. Aggiungo che l’attività ginnica ben si presta e ben si adatta alle diverse condizioni umane completandole e aiutando ad affrontare l’imprevisto e l’ordinaria quotidianità. Si forma così l’Uomo nella sua interezza.

Ecco che, dove l’educazione fisica esordisce, trova prima la ginnastica nel termine più puro che ha ottenuto anche in questo caso un posto ormai consolidato nella formazione dei ragazzi che vogliono intraprendere la carriera militare nell’Arma.

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Le origini

Sulle origini del Corpo dei Carabinieri si sa molto grazie anche alla documentazione vasta che è stata conservata nei secoli e che è stata poi ripresa da studiosi e ricercatori creando scritti pregiatissimi che arricchiscono il nostro patrimonio storico-culturale.

Torino, ancora una volta è sede della nascita di questa nuova forza dell’Esercito che in breve e a pari passo con le premesse che porteranno l’Unità della nazione italiana, si espanderà su tutto il territorio nazionale garantendo tutti quei requisiti che da sempre contraddistinguono la figura del Carabiniere e la sua opera.

Ci fu un tempo vicino alla Restaurazione dove il Re Vittorio Emanuele I comprese l’importanza di avere un Corpo speciale, un Corpo che fosse preparato per le operazioni di guerra ma anche preparato nella gestione del quieto vivere nella terra piemontese.

Lustri precedenti, nel 1718 la milizia urbana di Aosta era stata chiamata “dei Carabinieri” e il Re (avverso a tutto ciò che potesse far ricordare il dominio francese), chiamò i gendarmi di questo nuovo Corpo speciale proprio Carabinieri. Carabinieri che furono dotati della carabina, così come di carabina erano armati i reparti scelti degli eserciti del tempo, perché in Piemonte e negli altri Stati italiani il termine Carabiniere era già sinonimo di soldato particolarmente fedele.

Il giorno quattordici del mese di luglio del 1814 segna l’emanazione delle Regie Patenti da parte di Vittorio Emanuele I che s’ispiravano (abbastanza evidentemente) alla Legge Francese del 28 Germinale dell’anno VI (17 aprile 1789)2, con la quale fu designata nella vicina Repubblica la Gendarmeria nazionale che in tutto il periodo napoleonico fornì buona prova di sé continuando ad affermarsi anche in seguito.

Il 9 agosto 1814 il Regio Viglietto fece ascendere la forza del nuovo Corpo a ventisette ufficiali (un colonnello, un aiutante maggiore, quattro capitani, dieci tenenti, dieci sottotenenti e un quartier mastro) e settecentosettantasei gregari. Fu stabilito che il corpo dei Carabinieri Reali fosse considerato il primo fra gli altri dell’esercito, dopo le Guardie del Corpo (Art.12), che fosse preferito per l’accompagnamento delle persone reali, che i componenti di esso potessero essere

2 AA.VV. Carabinieri, Ed. dell’Istituto di divulgazione storica sotto gli auspici e l’alto patronato dell’Istituto Nastro Azzurro fra combattenti decorati al V. M.. Roma 1956, Pag. 217

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distolti dalle autorità civili e militari dell’esercito delle loro funzioni in circostanze di urgenti necessità e che per mantenere alto (presso tutti) il prestigio dei Carabinieri, essi fossero (eventualmente incorrendo reati) giudicati da un’apposita Commissione Militare e che nell’accertamento dei delitti, le loro deposizioni avessero la stessa efficacia e il medesimo valore delle deposizioni dei testimoni.3

I Carabinieri del nuovo Corpo furono chiamati Reali, intanto per distinguerli da quelli ordinari dell’Esercito e poi per ricordare il ritorno della Monarchia in Piemonte. L’esempio di Vittorio Emanuele fu seguito dal Gran Ducato di Toscana, Stato Pontificio e Ducato di Lucca.

Gli uomini del nuovo Corpo selezionati rigorosamente, appartenevano alle cessate gendarmerie oppure facenti parte di altri corpi militari che si distinguevano per profondo sentimento del dovere, elevata e sincera onestà, affidamento per un lodevole servizio. Gli Ufficiali furono scelti fra quelli che maggiormente si erano distinti nell’esercito Sardo, nell’esercito alleato e nella Gendarmeria francese. Il Carabiniere per la sua particolare distinzione fin dall’inizio della sua nascita doveva considerarsi in servizio perpetuo così come i regolamenti prevedevano anche a livello deontologico.

Nel 1822 vi è un accrescimento della forza (il servizio del Corpo si estese anche alla Sardegna) e nascono gli Allievi Carabinieri. S’istituì nel medesimo anno l’Ispettorato Generale dei Carabinieri e con le Regie Patenti del 12 e del 16 ottobre si determinarono meglio le basi della Istituzione e le sue prerogative, tratte in massima parte dai decreti dell’Assemblea Costituente francese del 22 dicembre 1790 e del febbraio 1791 per quelle della gendarmeria.

Il 16 ottobre 1822 ci fu l’istituzione definitiva in 631 articoli che ancora oggi (nonostante le frequenti modifiche) conserva.4

Il 17 marzo 1861 il Corpo acquisisce la denominazione di Arma con quattordici Legioni, dove le prime tredici sono Territoriali e la quattordicesima è quella degli Allievi Carabinieri.

Abbiamo dunque visto come si è creato il Corpo dei Carabinieri ma importante a questo proposito è approfondire anche il ruolo del carabiniere visto come allievo che “è già ma non ancora” un Carabiniere a tutti gli effetti. Lo diverrà solo dopo un percorso addestrativo che è certamente variato nel corso del tempo, perfezionandosi.

La nascita della Caserma Cernaia, tempio dell’addestramento dei giovani Allievi Carabinieri.

La Caserma Cernaia, come effettiva struttura ospitante gli Allievi Carabinieri nasce in un secondo momento, prima si deve far riferimento ad altri luoghi che daranno accoglienza a questi uomini.

I primi cento allievi Carabinieri, settantacinque a piedi e venticinque a cavallo, previsti dagli Organici del 1822, trovarono una loro iniziale collocazione nel Mastio della Cittadella oggi sede del

3 ibidem, pag.13

4 Ibidem. Pag. 17

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Museo Nazionale di Artiglieria. Qui iniziò la loro formazione atta a tutelare il centro nevralgico della difesa di Torino. Il Mastio della Cittadella però dopo qualche anno non fu più sufficiente ad ospitare gli Allievi poiché la struttura, dotata di poche finestrature e da pareti spesse ne riduceva lo spazio abitabile rendendolo inadeguato alle nuove necessità.

Fig. 1: Il mastio della Cittadella, prima ubicazione della 14° Legione o Allievi Carabinieri

In seguito la 14^ Legione gradualmente si trasferì nella Caserma Esagono, ove fino al 1861 aveva avuto sede il Comando militare Territoriale di Torino. Questo trasferimento avvenne con la riforma del 24 gennaio 1861 nel Palazzo poi intitolato al Generale Beraudo di Pralormo, in Corso Vinzaglio. Dall’11 marzo 1861 in ottemperanza a determinazione del Ministero della Guerra, la Caserma Esagono fu proposta come sede perfetta per accogliere i nuovi militi. Il 25 giugno 1861 gli Allievi Carabinieri si insediarono nella nuova struttura.

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Fig. 2: Sezioni dal progetto di Gianotti della Caserma Esagono (1819)5.

Fig. 3: Il progetto originale del 1819 per i due dongioni esagonali, ISCAG-Roma6

In questi anni la progettazione di un’altra nuova caserma si stava realizzando e (come vedremo), diventerà poi la Scuola Allievi Carabinieri a tutti gli effetti, anche se all’inizio Il nuovo edificio della Cernaia, era indirizzato ad accogliere un Reggimento di Fanteria.

La Caserma Esagono in seguito non più utilizzata, fu dunque demolita nel 1890 per far luogo a ulteriori costruzioni del Piano Urbanistico Promis, centrato su Piazza Statuto e piazza Solferino.7

La nuova struttura originava dal piano regolatore del 1857 che stabiliva l’ingrandimento della capitale proprio nell’area occupata dalla Cittadella per lasciare spazio a un quartiere residenziale oltre che alla nuova caserma militare.

Questo nuovo edificio sorgeva sullo spazio lasciato libero dall’abbattimento del Bastione Madama e di parte delle mura che lo collegavano al Bastione San Maurizio, reimpiegando anche i vecchi materiali.8 La struttura in origine fu destinata ad ospitare il 18° Reggimento dei Bersaglieri. Lo

5 Immagine tratta da: La Cernaia due secoli di storia dell’Arma per iniziativa del Colonnello Pietro Dattuomo, Comandante della Scuola Allievi Carabinieri di Torino. Mostra e catalogo a cura di Maggiore Alessandro Ferri Addestramento del I Btg. Allievi, stampa La Nuova Grafica, seconda Ed. febbraio 2008. Torino, pag. 42

6 Ibidem, pag. 86

7 La Cernaia due secoli di storia dell’Arma, Torino, op.cit., pag 43

8 O. Bovio, Carabinieri in Piemonte 1814 – 2000 (con un saggio introduttivo di Roberto Antonetto Umberto Allemandi e Company), Torino – Londra 2000, pag. 127

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stabile creato per l’accoglienza di due battaglioni, uno per ala separati centralmente da un corpo di scale, diventò successivamente la sede degli Allievi Carabinieri.

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Fig. 4: In questo prospetto aereo lo stabile Cernaia, edificato sul fronte sud della via omonima9 progettato dal Colonnello Barbino e in seguito dal Tenente Colonnello Castellazzi del Genio Militare che ne prenderà la direzione successivamente riprende lo stile tardoromantico con elementi di ispirazione medioevale. (Immagine tratta da La Cernaia due secoli di storia dell’Arma, Torino, op. cit., pagg. 88-89)

Con Decreto Reale nel periodo della fine di giugno, inizio luglio del 1864 la Legione Allievi Carabinieri si trasferì appunto in questa Caserma chiamata Cernaia appena costruita ex novo. Dopo la proclamazione del Regno d’Italia il contributo della Legione Allievi fu notevole nella lotta al brigantaggio, alla tutela dell’ordine pubblico, soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali.

Dopo più di un secolo, precisamente il primo giugno dell’anno 1971 il Comando Generale dell’Arma dispose che le Legioni Allievi diventassero “Scuole Allievi Carabinieri” a cominciare dal giorno 15 successivo. La nuova denominazione è quella che ritroviamo tutt’oggi.

La Caserma Cernaia il 3 giugno 1863 alloggiò i tiratori internazionali giunti a Torino per le gare indette in occasione della costituzione del Tiro a Segno Nazionale.10

9 “Cernaia” fu il nome assegnato alla Caserma e all’omonima via in onore della vittoriosa battaglia di Cernaia del 1854 sul fronte russo, cui i Carabinieri parteciparono con un contingente di 52 uomini.

10 La Cernaia due secoli di storia dell’Arma, Torino, op.cit. pagg. 93-94

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Quale addestramento fisico per i Carabinieri e i giovani allievi?

La ginnastica ha assunto nel corso della Storia un ruolo fondamentale e la capacità di quest’attività è di sapersi adattare alle nuove esigenze che il tempo storico e la società richiedono.

Nel XIX secolo e in modo particolare durante la prima metà di esso, si mettono a punto nuove metodologie e si consolidano, perfezionandosi vecchi schemi.

Nel 1814 data che vede la nascita dei Carabinieri, in Europa si ha una situazione abbastanza significativa per quanto riguarda la formazione fisica dei giovani.

Cito qui la Germania perché è la culla della ginnastica militare. In modo particolare in questa nazione accresce la figura di Ludwig Jahn (1778-1852), con lui gli esercizi fisici assumono un significato ben specifico in quanto strettamente connessi alle istanze nazionalistiche. Competizioni, giuochi ed esercizi con armi forgeranno la volontà e preluderanno alla conquista della libertà.

Nel 1811 il maestro organizzò, nel campo dell’Hasenheide, vicino a Berlino, il primo piazzale per gli esercizi ginnici. La Turnplatz, ove centinaia di giovani di tutti i ceti sociali, accorrevano due pomeriggi alla settimana per esercitarsi all’aperto e qui non esistevano differenze: la divisa rendeva tutti eguali.

La gioventù, partecipava alle attività delle Turnplatz, si riuniva e si sottoponeva alle regole dettate da Jahn: “egli per abituare i suoi allievi ai disagi dei bivacchi, li obbligava sovente a passare la notte attendati nel campo dell’Hasenheide, e spesso ne provava la resistenza con marce lunghissime - veri e propri viaggi - durante i quali si praticavano esercizi di corsa fra ostacoli, talora fingendo scaramucce guerresche.”11

Furono proprio questi giovani, guidati dallo stesso Jahn, a rispondere all’appello della nazione tedesca, nel 1813-14, nella lotta contro la Francia napoleonica.

Quasi contemporaneamente, anche in Francia si creano le condizioni ideali al sorgere dell’educazione all’attività ginnastica, la quale prese vita specialmente attraverso l’opera dell’Amoros (Francisco Amoros y Ondeana, 1770 - 1847) madrileno, giunto in Francia nel 1815.

La ginnastica di Amoros fu essenzialmente militare, di ispirazione tedesca un po’attenuata dai principi di Pestalozzi (Giovanni Enrico Pestalozzi, 1746 - 1827), con qualche accenno scientifico e ricco di attrezzi: il tutto adattato all’ambiente francese.

La pratica della Scuola tedesca quindi stava diffondendosi nei paesi europei come valido metodo per istruire le nuove leve che educate nel fisico e nello spirito al culto della patria, andranno a combattere le guerre che verranno a tormentare il Vecchio Continente.

Questa doverosa premessa ci permette di comprendere come stava affermandosi la ginnastica e quale richiamo iniziava ad avere nel vecchio continente.

11 M. Di Donato, Storia dell’educazione fisica e sportiva, Edizioni Studium. Roma, 1962, Pag. 45

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Qual era la situazione nella nostra penisola? In Italia e più precisamente in quel di Napoli, già nel 1778, cento anni prima che in tutto il territorio nazionale fosse reso obbligatorio l’insegnamento dell’Educazione Fisica nelle scuole di ogni Ordine e Grado12; nel nuovo piano educativo presentato da un’apposita Commissione per il collegio della Nunziatella, era prevista l’attività fisica che comprendeva l’equitazione, il gioco del pallone e della racchetta, la scherma e il maneggio di varie armi.13

Bisognerà però attendere ancora del tempo per veder fiorire anche in Italia la ginnastica volta a preparare la gioventù ad un addestramento fisico che saprà educare il giovane al sacrificio, formandolo e temprandolo nel fisico. Quest’esigenza sarà soddisfatta con l’entrata a Torino del ventunenne svizzero Rodolfo Obermann (1812 - 1869) nel 1833.

L’Obermann chiamato dal Governo Sabaudo diresse la Scuola Militare Ginnastica di Artiglieria, organizzata provvisoriamente al Castello del Valentino.

Il Ministro della Guerra diede allo svizzero il compito di studiare e adottare dei nuovi sistemi d’istruzione motoria per tutto l’esercito.

Il Comandante della Reale Accademia Militare, Generale Cesare Saluzzo, aveva colto le qualità del giovane insegnante tant’è che dopo l’introduzione dell’attività fisica alla Scuola Militare di Ginnastica degli Artiglieri-Pontieri lo volle come maestro proprio presso l’Accademia Militare. Nel 1839 si aprì la Scuola di Ginnastica Militare alla quale intervennero molti Ufficiali. Per creare validi istruttori in grado di diffondere tale insegnamento in tutti i Corpi dell’Esercito Sardo era di primaria importanza conoscere la ginnastica che l’Obermann stava sapientemente applicando.

La Marmora (Alessandro Ferrero La Marmora, 1799 - 1855) fondatore del Corpo dei Bersaglieri nel 1836, orientò molti sottufficiali in questa Scuola ove acquisirono le competenze necessarie per diventare a loro volta istruttori. In seguito essa fu frequentata da militari provenienti di tutte le armi, fino all’introduzione della ginnastica in tutti i Corpi dell’Esercito.

Occorreva riorganizzare velocemente l’Esercito del Regno di Sardegna, che avrebbe dovuto costituire “l’embrione del futuro Esercito Italiano”.

Successivamente l’Obermann nel 1844 grazie anche all’appoggio di Ernresto Ricardi di Netro e altri convinti fautori (il dottor Luigi Balestra, il Conte di Pont, il Cavaliere Filippo Roveda, l’ingegnere Cesare Valerio e l’avvocato Lorenzo Saroldi) 14 fonda la Reale Società Ginnastica di Torino, ove dal 1847 darà vita ai corsi volti alla formazione di maestri di educazione fisica, estendendo la pratica d’insegnamento non solo in campo militare, ma anche nelle scuole pubbliche e private.

12 Legge De Sanctis n° 4442, 1878

13 B. Zauli, Contributo materiale e spirituale dell’Educazione Fisica al Risorgimento italiano, Le Pleiadi. Torino 1961, Pag. 13

14 R. Freccero, Sport e società, volume II, Ed. Levrotto e Bella, Torino, 1997, pag. 77

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Quale addestramento fisico, quale ginnastica era adottata dal Corpo dei Carabinieri? Che formazione fisica avevano questi militi?

Per l’assunzione le Regie Patenti del 1822 agli articoli dal 12 al 20 del Capitolo Terzo indicavano quanto segue: “Il reclutamento per mantenere a numero il Corpo dei Carabinieri Reali si eseguisce sopra le truppe di fanteria e cavalleria dell’Armata, mediante reclute volontarie o destinate in seguito a nostre determinazioni emanate dal nostro Ministro di Guerra.”15

Per l’arruolamento, queste Regie Patenti contenevano una variante: potevano essere arruolati anche individui che non avessero completato i prescritti quattro anni di servizio in altri reparti dell’armata e anche individui che non avessero mai prestato servizio militare, ma i componenti di entrambe queste categorie sarebbero stati arruolati come “Allievi Carabinieri” e promossi a Carabinieri solo dopo “aver dato saggio d’idoneità al servizio dell’Arma”.

E ancora: “le condizioni prescritte per l’ammissione de’Carabinieri, tranne quella sola del Servizio, dovranno egualmente richiedersi per gli allievi, i quali, nel caso non appartengano a nessun Corpo dovranno far prova di tutti i requisiti per mezzo di dichiarazione delle Autorità locali unite ad un’altra del Comandante dei Carabinieri della Provincia da cui dipendono.”16

L’appartenenza a famiglie oneste, la professione onorata e il non essere mai stati processati criminalmente dovevano essere i pre-requisiti basilari per l’accettazione.

L’ispettore Generale D’Oncieu (Giovanni Battista d’Oncieu de La Batìe De Douvres, 1765 - 1847) si preoccupò in modo particolare degli istruttori. “La scelta dei soggetti destinati a formare il Deposito degli allievi esige una molto particolare attenzione e l’incarico d’istruttori al servizio del Corpo dovrà confidarsi a Uffiziali e Bassi Uffiziali che uniscano alle capacità, una pazienza instancabile, com’è necessario per l’istruzione, con una tale costante applicazione, che gli allievi prenderanno per modello. Sarà una gendarmeria della loro buona riuscita”.17

In questo quadro generale poiché non vi è stata facilità di recuperare documenti precisi sull’addestramento degli allievi Carabinieri quindi, è ben ipotizzabile che anch’essi utilizzassero come addestramento fisico gli insegnamenti dati dall’Obermann. Infatti, il successo ottenuto dal giovane insegnante di ginnastica porta in breve tempo all’espansione del metodo in tutto l’Esercito Sardo.

In seguito a vari anni di esperienza Rodolfo Obermann nel 1849, scrisse il manuale “Istruzione per gli esercizi ginnastici ad uso dei Corpi di Regia Truppa”. Questo testo avallato dal Ministero della Guerra e Marina dava molte indicazioni teoriche e pratiche che furono applicate per la prima volta in un corso di ginnastica, svoltosi dal novembre del 1845 al maggio del 1850 e frequentato da cinquantotto ufficiali di tutte le armi. Il Re Vittorio Emanuele II presenziò il giorno 4 maggio 1851 15 La Cernaia due secoli di storia dell’Arma, Torino, Op. cit., Pag. 24

16 Ibidem, pag. 25

17 O. Bovio, Carabinieri in Piemonte 1814 – 2000, con un saggio introduttivo di Roberto Antonetto, Torino – Londra, Op. cit., pag. 69-70

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al saggio di ginnastica militare svoltosi alla Palestra del Valentino dove ottocento soldati di tutte le armi diedero ampia dimostrazione della dottrina appresa.18

Salti vari, marce, esercizi alle parallele, alla fune, alla sbarra, al cavallo, al palco di salita ed evoluzioni corporee impregnate di coraggio e forza di volontà creavano così la nuova gioventù.

Tutti gli Eroi militari di Cernaia, Palestro, Magenta e San Martino come suppose Bruno Zauli forse nacquero proprio grazie a questa esperienza motoria e io suppongo che anche i valorosi Carabinieri abbiano portato in queste battaglie non solo distinto carattere e tattica ma anche la sapiente strategia di usare al meglio le proprie articolazioni e i propri muscoli al fine di “centrare l’obiettivo designato”.

“Istruzione per gli esercizi ginnastici ad uso dei Corpi della Regia Truppa approvato dal Ministero di Guerra e Marina”.

Rodolfo Obermann

Rodolofo Obermann con questo testo dava delle norme generali per gli istruttori di ginnastica. Indicazioni su come vestirsi durante l’attività, sui tempi e modi di esercitazione, su come preservare la salute e l’efficienza durante l’evoluzione (e come porre rimedio ad eventuali incidenti fisici durante l’esercizio). Spazio era dato agli attrezzi (ordigni) ginnastici che ogni Corpo doveva possedere. Importanti anche le regole igieniche da conoscere e da seguire.

18 B. Zauli, Contributo materiale e spirituale dell’Educazione Fisica al Risorgimento italiano, Torino, Op. cit., pag. 19

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In questi sei punti sono riassunte le regole che si trovano nelle prime pagine dell’opera:

1. Abbigliamento comodo, calzature senza speroni, i calzoni senza staffe, collo libero o con semplice fazzoletto, capo scoperto, la giubba sbottonata.

2. Ogni lezione doveva iniziare con esercitazioni elementari, partendo dagli arti inferiori.

3. L’istruttore prima del comando doveva dare una sintetica spiegazione accompagnata da una breve esecuzione data da lui medesimo pretendendo che tutti eseguissero con maggior forza e precisione l’esercizio indicato.

4. Per stancare meno gli uomini e rendere gli esercizi più efficaci, l’esecuzione doveva essere graduale, onde evitare danni alla salute.

5. Uno stesso esercizio non doveva essere ripetuto per più di tre volte consecutive. Gli esercizi faticosi dovevano essere alternati con quelli che lo erano meno.

6. L’istruttore doveva sempre avere i dovuti riguardi per coloro che per conformazione fisica, età avanzata o per problemi di salute si trovassero meno disposti, prestando loro il necessario aiuto in caso di necessità.

Parte I: Esercizi elementari. VI CAPI Parte II: Per esercitazione agli ordigni. VI CAPI

I.1 Formazione e ordinamento della squadra: esplica la formazione delle squadre per gli esercizi elementari che doveva essere composta da dieci uomini. Ogni squadra doveva essere di una riga e formata per quanto possibile da uomini di uguale abilità ed idoneità. Attenzione poi si doveva dare alla statura.

I.2 Posizioni ginnastiche: parte dalle posizioni ginnastiche nelle esercitazioni elementari suddivise in cinque posizioni ginnastiche di partenza (dalla prima alla quinta). Si poteva passare indifferentemente da una posizione all’altra.

I.3 Movimenti preliminari per l’uso dei manubri: viene dato spazio ai movimenti preliminari. Qui era fatto uso dei manubri di

II.1 Esercitazione ad una trave appoggiata su scalette

II.2 Esercizi a due travi parallele appoggiate su due scalette.

II.3 Esercizi ad una scala a mano appoggiata su due scalette

II.4 Esercitazioni alla Capra

II.5 Esercitazioni di corsa e di salto

II.6 Esercitazioni al cavalletto di volteggio

In principio di ogni Capo sono descritti gli ordigni da usare per le esercitazioni. Si indicano le avvertenze da avere nella loro costruzione, le

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tre chilogrammi di peso ciascuno. Il prezzo del manubrio era di una lira e mezza.

I.4 Movimenti delle braccia: si spiegano i movimenti per le braccia.

I.5 Movimenti del busto: si spiegano i movimenti per il busto.

I.6 Movimenti delle gambe: si spiegano i movimenti per le gambe.

visite, le prove cui deve venire giornalmente sottoposte dall’istruttore prima di farne uso ed in conveniente modo di disporle. Esercizi di traslocazione, appoggio, volteggio, sospensione, passaggi da appoggio e sospensione e viceversa. Esercizi di equilibrio con l’asse, esercizi di corsa e salto. Salto in alto.

Fig. 5: Posizioni ginnastiche di partenza

Fig. 6: Movimenti delle braccia

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Fig. 7: Uso dei manubri

Fig. 8: Esercizi alle Travi parallele ed esercizi alla Scala.

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Fig. 9: Esercizi alle Due travi parallele

Fig. 10: Esercizi d’appio (sic!) ed esercizi di volteggio con appoggio

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Fig. 11: Esercizi di sospensione ed esercizi di equilibrio

A pagina 35 troviamo le avvertenze per l’istruttore che doveva attenersi ad un determinato ordine nell’insegnamento degli esercizi elementari.

In questo caso abbiamo anche sei punti dove si parte dalla formazione e dall’ordinamento della squadra passando alle posizioni di partenza da tenere nei movimenti degli arti inferiori, del busto e degli arti superiori attraverso piegamenti, slanci, spinte, rotazioni nelle varie direzioni.

Nella seconda parte alle pagine 205 e 206, spazio è dato all’elenco degli ordigni ginnastici (piccoli e grandi attrezzi) che ogni Corpo doveva possedere. Più precisamente:

1. 80 paia di manubri di ferraccio

2. 2 abetelle lunghe mt. 12 e 0,24 cm. Di diametro in calcio

3. 4 scalette da travi

4. 6 caviglie di ferro con chiavetta e cordicella per le scalette da travi

5. 8 pezzi di corda trinella lunghe mt. 6 e dal diametro di 0.015 cm.

6. 1 scala a mano

7. 2 puntelli per la scala

8. 2 capre compite

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9. 6 funi lisce del diametro di 0,003 e 0,04 cm. Delle quali 4 lunghe 15 mt. E due lunghe 5,60 mt. Tutte avranno un gancio di ferro ad un’estremità, ed una fibbia all’altra.

10. 2 funi a nodi del diametro da 0,03 mt. A 0,04 mt. Lunghe 5,60 mt. parimenti con gancio e fibbia

11. 2 pertiche lunghe 7 mt.

12. 4 sacchi da terra

13. 4 scalette da salto

14. 21 aste da salto di cui 15 di 2.mt. 3 di 2,50 mt. E 3 di 3 mt.

15. 4 funicelle da salto, lunghe 12 mt. Con sacchetti all’estremità

16. 4 bastoni per volteggio con sospensione

17. 2 piani d’assalto compiti

18. 2 cavalletti di volteggio compiti

Nelle pagine successive vi è il Progetto di riparto per l’istruzione simultanea di ottanta uomini ed avvertenze per il direttore d’istruzione. La durata d’istruzione giornaliera doveva essere di un’ora e mezza e in una parte dell’anno si doveva fare più di una volta al giorno cambiando i soldati al fine di poter nel corso dell’anno passare tutta la teoria.

Dalla pagina 212 a pagina 214 ci sono i dettami per la corretta igiene relativa alla pratica degli esercizi ginnastici. Era preferibile la pratica all’aria aperta. Non si dovevano eseguire esercizi prima di due ore dopo il pasto e mai far esercitare uomini sotto l’effetto dell’alcol.

Nozioni su come comportarsi, vestirsi prima e dopo l’attività ginnica e quali metodi medicamentosi utilizzare in caso di lesioni e incidenti.

Importante anche la visita del medico chirurgo che era effettuata a tutti i soldati del Corpo per esaminare quali tra loro abbisognassero di bendaggi, cinti, sospensioni e altri ausili e quali dovevano essere esonerati per infermità varie.

Fuori del Piemonte troviamo un’altra città che dà importanza a quella ginnastica volta al formare il giovane secondo dettami rigorosi: Napoli. In questa città il Tenente Generale Carlo Filangeri patrocinò insieme al re Ferdinando il “Ginnasio Militare” nel 1846. Nella capitale partenopea la ginnastica dunque, nasce con lo scopo di addestrare le reclute, le quali avevano la possibilità ci mostrare quanto appreso nel corso di “Saggi ginnici”: in questo caso vere e proprie esibizioni degli esercizi ginnastici applicati all’arte bellica.

Così come a Torino anche a Napoli vi è la necessità di creare un testo di ginnastica. Niccolò Abbondati (1806 - 1870) nel 1846 pubblicherà l’“Istruzione di arte ginnastica per le truppe di

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fanteria di S.M. Siciliana” in due volumi. Nel trattato la ginnastica è descritta attraverso una base scientifica non indifferente per quei tempi.

Più dettagliatamente nel primo tomo troviamo: esercizi per gli arti superiori ed inferiori, la marcia, la corsa, il salto in alto, in basso ed in lungo, gli esercizi di equilibrio su travi fisse e mobili, orizzontali od inclinati, sui triangoli, sui pattini “per scivolare sul gelo”, ed infine gli esercizi alla scala obliqua, alla corda ed alle scale di corda o miste.

Il secondo volume s’indirizza alla preparazione militare dove il soldato “nudo di tutto”, deve saper fare esercizi che fortificano, temprano il fisico e anche il carattere: dalle tecniche della cavalcata, alla bardatura alla corretta esecuzione degli esercizi in groppa. Si parla della scherma e tratta diffusamente sciabola e spada con uno studio che conclude il volume.

Nella prima parte del secondo volume sono descritti inoltre esercizi alla sbarra, al trapezio, alle parallele ed alle pertiche; alla fine sono dedicate cinquanta pagine al nuoto, al modo di tuffarsi ed al modo di comportarsi in caso di naufragio.19

La ginnastica quindi doveva abituare il giovane alla fatica, alle intemperie e alle difficoltà per poter affrontare nel modo migliore le varie vicissitudini della vita. In modo particolare i Carabinieri dovevano possedere queste qualità in forma amplificata in quanto la buona riuscita dei numerosi interventi (campagne sui vari fronti ma anche gestione di eventi quali la lotta al brigantaggio, il mantenimento dell’Ordine Pubblico e Sociale nella nuova Italia e non per ultimo l’aiuto in situazioni di calamità naturali) dipendeva anche da una buona ed efficiente preparazione fisica.

*** Oggi l’Arma dei Carabinieri rappresenta la Quarta Forza Armata della nostra nazione. L' Istruttore Militare deputato all’insegnamento dell’Educazione Fisica educa il soldato ad affrontare e superare le varie difficoltà attraverso un addestramento ginnico che integrato alle componenti socio-culturali ed etiche attuali si rivolge pertanto non solo alla vigoria muscolare ma anche a quella parte più profonda e psicologica dell’individuo destinata a durare nell’intero arco della vita. La materia fa media con tutte le altre deputate a formare professionalmente il futuro Carabiniere. Oggi sono sei le scuole allievi Carabinieri d'Italia, oltre a Torino abbiamo quelle di Roma, Campobasso, Fossano (CN), Iglesias (CA) e Reggio Calabria. La Scuola Allievi Carabinieri di Torino ha formato dal 1963 fino al 2005 gli Allievi Carabinieri Ausiliari nei primi tre mesi, svolgendo poi per altri nove mesi il servizio d’Istituto. Attualmente vengono effettuati Corsi per Carabinieri Effettivi della durata di dodici mesi e l’attività ginnica è svolta nei primi sei mesi con valutazione di profitto finale. L’attività fisica è parte integrante nell’addestramento militare. La formazione dei giovani alle armi dunque, passa anche attraverso una buona preparazione fisica. Lo spirito al sacrificio, il coraggio e l’impegno sono elementi importanti nella professione del Carabiniere e queste qualità sono incrementate grazie anche alla pratica della ginnastica, oggi come allora. L’educazione ad un’attività fisica curata, tempra il carattere della persona, la prepara agli imprevisti e alle situazioni particolari che il Carabiniere si troverà ad affrontare nella sua carriera. L’attenzione poi all’igiene,

19 M. Di Donato, Storia dell’educazione fisica e sportiva, Roma, Op.cit., pag. 142

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alle conoscenze anatomiche, al funzionamento fisiologico del proprio corpo e di conseguenza alla sua tutela, arricchiscono il bagaglio culturale del giovane militare. Negli ultimi trent’anni l’attività fisica si è evoluta ma gli obiettivi della ginnastica sono sempre quelli di migliorare le capacità condizionali classiche quali forza, resistenza, velocità e agilità. Potenziamento e coordinazione sono fondamentali anche in previsione dell’inserimento delle tecniche di difesa personale che sono discipline cardine dell’addestramento fisico. Le tecniche di difesa personale sono inserite dopo un mese circa d’istruzione ginnica e sfruttano le tecniche basilari di varie discipline orientali (Judo, Karate e Aikido).20 Già nel non troppo lontano 1955 si pone l’attenzione all’attività ginnica sportiva che “è molto curata ed è una parte essenziale dell’addestramento. In questo modo il carabiniere viene preparato ad assolvere nella pienezza dei propri mezzi fisici il suo servizio. Boxe, judo, tiro, nuoto, atletica ed equitazione sono gli sport praticati nell’arma e completano l’addestramento militare”.21 Dal 1978 la boxe come disciplina sportiva – agonistica come Fiamme d’Argento è stata abolita.

“… Militari per buona condotta e saviezza d’istinti” … il reclutamento e l’educazione che contraddistinguono il Carabiniere.

Abbiamo visto fin qui come e quale addestramento fisico del Carabiniere, ma è importante soffermarsi anche sull’educazione civile e morale che da sempre contraddistingue questi militari. Gli uomini preferiti per questo nuovo Corpo dovevano possedere delle doti e delle qualità non indifferenti sia dal punto di vista caratteriale e del temperamento sia dal punto di vista fisico. Il Corpo dei Carabinieri, infatti, rappresentava fin dal suo esordio quasi un’aristocrazia dell’Esercito.

Per la delicatezza dei compiti e per l’elevato prestigio conferito al Corpo, le reclute erano attinte, paradossalmente, non nei ceti più elevati ma nelle zone più profonde e più ampie del popolo italiano.

Il vivo sentimento per la famiglia, l’amore per la Patria, lo spirito sacrificale visto come un dovere uniformato al bello, all’unità e agli ideali giusti e onesti sono qualità fondamentali ed eccellenti del materiale umano cui si fa appello (ancora oggi) dopo una selezione necessariamente e opportunamente rigorosa per l’arruolamento nei Carabinieri.22

20 Con la consulenza del Luogotenente Nereo Pietro Piazzola, Istruttore Militare di Educazione Fisica, Istruttore di Difesa Personale e Tecnica del disarmo dal 1979 al 2007 presso la Scuola Allievi Carabinieri di Torino, attualmente in congedo.

21 AA.VV. Carabinieri, Ed. dell’istituto divulgazione storica sotto gli Auspici e l’Alto Patronato dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al V. M.. Roma 1955, Pag. 324

22 Gli articoli 526 e 527 del Regolamento generale del Corpo dei Carabinieri Reali approvato da sua Maestà il Re il 16 ottobre del 1822 confermano che la disciplina alla quale è chiamato ad uniformarsi e lo spirito di corpo che deve nutrire sono categorici. La cieca obbedienza nella mutua considerazione e rispetto, l’amore per l’ordine, la particolare uniformità di sentimenti e quello spirito di corpo che tiene tutti i membri uniti moralmente e ne conserva l’intera forza. Dati tratti da O. Bovio, Op.cit., pag. 17

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Fin dagli albori della costituzione del nuovo Corpo, l’importanza delle mansioni affidate è tale che i poliziotti “soldati” Carabinieri non possono essere dei militari qualunque, ma “distinti”. È quindi imperativo il criterio rigoroso della qualità morale (la buona condotta e l’appartenenza a famiglie per bene), intellettuale (devono saper leggere e scrivere) e fisica, che agli esordi prevedeva la statura minima 167 cm. e perfetta salute e robustezza dei potenziali arruolabili.

Quanto fosse selettivo allora quel criterio di istruzione di base, lo si può capire da alcuni dati statistici: nel Regno di Sardegna erano completamente analfabeti, cioè non sapevano né leggere né scrivere poco meno del 62% dei maschi e del 77% delle femmine, cifre che nella Torino Capitale si riducevano al 32% dei maschi e al 49% delle femmine.

Anche il requisito della statura acquisiva il suo significato dalle statistiche: soltanto il 38% dei giovani di leva aveva una statura fra i 154 centimetri (requisito minimo per l’arruolamento nell’esercito) e i 162 centimetri. La qualità fisica media era molto bassa: quattro giovani su dieci venivano riformati per motivi sanitari (gozzo, ernia, claudicazione, cecità, cretinismo, tigna, rachitismo, epilessia) in una società in cui la durata media della vita non superava di molto i trent’anni.23

Il Corpo dei Carabinieri fu realizzato quindi con un reparto organico di soldati di affidabilità e capacità provata. Il Carabiniere doveva costantemente controllare il territorio, la sicurezza dello Stato e la tranquillità della popolazione.

“Spesso i Carabinieri devono usare prudenza e non abbandonarsi temerariamente a quell’ardore militare che non misura gli ostacoli: il coraggio che è la virtù più brillante dei Carabinieri Reali deve riserbarsi contro i malfattori… ma l’azione dei Carabinieri deve esercitarsi secondo le formalità protettrici, quando non si tratta che di conservare la tranquillità dei pacifici abitanti”.24

Nel periodo in analisi al Carabiniere venivano imposti dei limiti riguardo la sua vita privata e sociale. Il divieto all’accedere in osterie per scongiurare possibili cadute nel vizio del vino per esempio, oppure l’impedimento circa gli amoreggiamenti, che avrebbero avuto incalcolabili conseguenze se praticati con donna maritata, ma riprovevoli anche con una donna nubile, ancorché con intenzioni di matrimonio. Lo si scoraggiava, infatti, dallo sposarsi. Il carabiniere doveva mantenere in ogni circostanza un contegno tale da suscitar timor reverenziale, tenere un portamento altamente decoroso, una correttezza formale precisa fino alla severità, una ferma preclusione nei confronti di ogni lassismo negli abiti e negli atteggiamenti, un ripudio di ogni eccessiva e decisionale famigliarità con il resto del mondo.

Altresì egli doveva farsi carico nell’esercizio dei suoi poteri di un difficile equilibrio tra repressione e protezione.

Al giorno d’oggi queste proibizioni, queste peculiarità ci appaiono claustrali ma elementi e comportamenti tali ci fanno riflettere su quanto doveva essere forte la personalità di chi era

23 O. Bovio, Carabinieri in Piemonte 1814 – 2000, Torino – Londra 2000, Op. cit.Pag. 16

24 Ibidem, pag.17.

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ammesso in questo Corpo. Effettivamente l’ordine, il rigore e l’algido portamento del carabiniere inducono al profondo rispetto anche da parte delle persone più estroverse ed emancipate. Ancora oggi riconosciamo alcuni aspetti sopra citati come virtù e non già come limiti della persona che sceglie di intraprendere questo mestiere.

La storica divisa …

I carabinieri indossano la severa uniforme blu scuro con filettature rosse e voluminoso bicorno che li rende particolarmente marziali nell’aspetto, tipici dei corpi organizzati nel ventennio

napoleonico.25

Il contributo dell’Arma all’unificazione dell’Itali a.

Gli eserciti tutti della nostra penisola, così formati da un’educazione e una ginnastica che offriva agli uomini una crescita fisica e insieme mentale, hanno permesso lo sviluppo di un intervento mirato che ha portato all’obiettivo tanto desiderato: l’Unità d’Italia.

1861-2011: l’Italia unita compie centocinquant’anni, l’Arma dei Carabinieri compirà due secoli di vita nel 2014. Due ricorrenze davvero speciali, due date che sicuramente hanno cambiato la società, apportando valori, contribuendo alla conquista orgogliosa della viva appartenenza e al diritto alla sicurezza del cittadino italiano.

L’opera svolta dai Carabinieri in guerra è stata vitale, infatti, il Corpo dei Carabinieri era considerato fin dalla nascita anche un corpo militare a tutti gli effetti. Questi valorosi uomini si distinsero subito nel loro servizio d’istituto in difesa dell’ordine della legge e se, nelle pubbliche calamità, seppero offrire la più efficace solidarietà alle popolazioni colpite, essi ricevettero come combattenti il “battesimo del fuoco” a Grenoble26.

Il Corpo dei Carabinieri diede un fondamentale contributo alle varie fasi dell’unificazione e si ricorda il valore aggiunto dato successivamente anche per quanto riguarda la lotta al brigantaggio.

Nel 1841 furono istituiti i Carabinieri Veterani e la forza del Corpo fu lievemente modificata. L’opera dei Carabinieri quindi fu fondamentale anche nelle Guerre d’Indipendenza. Il contributo di

25 AA.VV. Gli eserciti italiani dagli Stati preunitari all’unità nazionale, rivista militare. Roma, 1984. Pag.221

26 La Battaglia di Grenoble avvenne all’inizio del luglio del 1815 e segnò il primo intervento dei Carabinieri in un’azione bellica.

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questi uomini non si ridusse ai servizi di vigilanza, di controllo e di assistenza materiale e morale, compiuti nelle retrovie e nell’intero paese per indirizzare alle zone di radunata le forze della nazione. Ricordiamo gli atti per proteggere le ferrovie, le opere pubbliche e gli stabilimenti delle industrie destinati ad alimentare lo sforzo militare, per la ricerca dei materiali, per richiamare al dovere i renitenti e per arretrare i disertori. Oltre ad adempiere silenziosi tali importantissimi compiti, i Carabinieri hanno partecipato con i loro reparti anche a molti fatti d’arme emuli degnissimi dei nostri fanti e si sono sempre distinti per l’impeto degli attacchi e per la tenacia della resistenza, per la disciplina sempre scrupolosamente osservata in ogni circostanza.27

Fra il 1848 (Tab. N. 1) e il 1867 l’Italia è segnata da eventi cruciali che la porteranno all’unificarsi. Contemporaneamente in questo periodo si segna il felice sviluppo dell’Arma. Il Generale Federico Costanzo Lovera (Federico Costanzo Lovera di Maria, 1796 - 1871) svolge un ruolo notevole nell’esecuzione fedele e intelligente delle direttive impartitegli dai Governi, su quel periodo decisivo e nel preparare il corpo agli estesi compiti che esso è chiamato a svolgere. Mentre il Cavour tesse la sua sottile tela in campo interno e internazionale e decide la spedizione in Crimea, Lovera si adopera senza tregua a rafforzare il Corpo.

I Carabinieri ritornano in Sardegna e forniscono allo Stato Maggiore il personale preziosissimo per il servizio e le informazioni militari, che assunsero poi importanza nella Campagna del 1859.28

Finita la seconda Guerra d’Indipendenza, il Lovera supera la fase di allargamento dei quadri. In quel periodo il corpo assunse dimensione notevole inserendosi nel tessuto connettivo dello Stato Unificato assorbendo senza scosse le gendarmerie degli ex Stati italiani.

Nel luglio di due anni prima l’unificazione, l’Arma dei Carabinieri si preparava ad incrementare ulteriormente il suo organico e ai giovani tra i diciannove e i ventiquattro anni che non avessero mai prestato servizio fu data la possibilità di entrare nel Corpo come Allievi Carabinieri.29

Nel 1860 il corpo subì un nuovo aumento ed incorporò anche i Carabinieri delle Romane (Tab. N. 2) istituiti da quel Governo provvisorio. La Guardia Municipale delle Romagne istituita da quel Governo provvisorio, la Guardia Municipale di Modena (che aveva sostituito nei servizi di polizia i Dragoni), i Carabinieri istituiti nella Sicilia del dittatore Morandini, gli Ufficiali e gli uomini di truppa della disciolta Gendarmeria Borbonica, furono scelti con molta severità dal Generale Arnulfi (1803 – 1880)30 inviato a tale scopo a Napoli.31

27 AA.VV., Carabinieri, Roma, 1956, Op. cit., Pagg. 49-50

28 L’Armata Sarda al 31 gennaio 1859 contava di 107 Ufficiali e 3.645 Uomini Carabinieri come truppa presente.

29 O. Bovio, Carabinieri in Piemonte 1814 – 2000, Allemandi e Company. Torino – Londra, Op. cit. Pag. 118

30 Il Maggiore Generale Trofimio Arnulfi prese il titolo di “Comandante di Carabiniere di Napoli”. Nel novembre 1860 con decreto del Luogotenente Generale nelle Provincie Napoletane, in attesa che si procedesse alla organizzazione dei Reali Carabinieri nelle provincie Napoletane, venne subito formato un reggimento di Corpo Reale per la città di Napoli cui fu affiancato un “Corpo di volontari Allievi Carabinieri” sia per l’Arma a piedi che per quella a Cavallo.

31 AA.VV. Carabinieri, Roma 1956, Op. cit., Pag. 20

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TAB. N. 1

CARABINIERI IN FORZA ALL’ESERCITO DI SARDEGNA NEL 1848

CARABINIERI CAVALLI A DISPOSIZIONE

IN PACE 3747 UOMINI 1273 CAVALLI

IN GUERRA 3747 UOMINI 1273 CAVALLI

(Da AA.VV. Gli eserciti Italiani dagli Stati pre-unitari all’unità nazionale, Rivista Militare. Roma 1984, Pag. 16)

TAB. N. 2

Da AA.VV. Gli eserciti Italiani dagli Stati pre-unitari all’unità nazionale, Rivista Militare, Roma 1984, Pag. 337

Con la proclamazione del Regno d’Italia sorse l’idea di dividere il Corpo dei Carabinieri Reali al quale era stato concesso l’appellativo di Arma, in Legioni com’era già stato fatto in altri Stati e col Ministero del Generale Fanti, quindi per effetto del Regio Decreto del 24 gennaio 1862, si iniziò il riordino dell’Esercito. L’organico dei Carabinieri fu elevato a 18.461 uomini divisi in quattordici Legioni contraddistinte da un numero progressivo, l’ultima della quale fu attribuito alla Legione Allievi avente sede a Torino.32 L’esigenza di creare delle Legioni stava proprio a indicare l’espansione dell’Arma come garanzia di sicurezza sul territorio ormai unito.

La parola “Arma” vuole indicare in senso preminente un rafforzativo dell’idea (nello Stato appena dichiarato unitario) di una categoria superiore e sovrana, fonte del Diritto e regolatrice della condotta morale.33

32 Ibidem, pag. 21.

33 C. Bestetti, I Carabinieri, Edizioni d’Arte Roma. Roma, 1964

SITUAZIONE DEI QUADRI UFFICIALI AL MOMENTO DELLA FUSIONE. CARABINIERI NEL 1860

ARMATA SARDA

TRUPPE EMILIANE

ESERCITO TOSCANO

TOT

5431 690 2094 8215

147 18 66 231

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Lo Stato Italiano a questo punto era formato, l’Arma dei Carabinieri consolidata e artefice di questa unificazione che oggi celebriamo nel suo centocinquantesimo anniversario.

***

La ginnastica ancora una volta è stata compartecipe nel costruire la gioventù, guidandola allo spirito di sacrificio, all’educazione corporea democratica e socialmente costruttiva anche in visione risorgimentale. Oggi dopo centocinquanta anni proviamo a soffermarci su tutte quelle persone che hanno concorso all’ottenimento di questa non facile impresa.

La Storia, preziosissima testimonianza, ci insegna che ogni epoca costruisce sempre qualcosa di utile.

Il passaggio da Corpo Reale dei Carabinieri che diventa Arma con l’unificazione dell’Italia è significativo se pensiamo al bisogno sempre più crescente di avere nel neonato Stato uomini capaci di gestire la nuova situazione garantendo la sicurezza del Nuovo Popolo. Ecco che allora acquisisce un significato il ricercare le fonti, la narrazione storica diventa il punto cardine che ci permette di proseguire con maggior sicurezza.

L’origine della struttura torinese Cernaia ospitante gli Allievi Carabinieri, diviene in quel preciso momento il punto strategico di reclutamento di nuove “forze” da dispiegare sul territorio come garanzia di sicurezza e tutela di alti valori umani e morali che ancora oggi, questa prestigiosa Scuola insegna ai suoi Allievi come missione di disciplina e sacrificio a disposizione della Patria.

L’aspetto che emerge da questo lavoro e che è qui rilevante sta proprio nel merito della plasticità della ginnastica capace di modificarsi e attualizzarsi educando alla convivenza civile, all’intercultura a favore delle odierne generazioni che vivono un ciclo storico globalizzato.

L’Arma dei Carabinieri diffonde questi principi e gli Allievi che si preparano a diventare effettivi devono sapere che l’educazione alla legalità e all’etica civile e morale parte anche da una buona conoscenza di sé, dell’uso che si può fare del proprio corpo e dalla consapevolezza che l’arte della disciplina ginnica incrementa queste preziose qualità favorendo una costante ottimizzazione delle abilità psicofisiche.

BIBLIOGRAFIA

AA. VV. Carabinieri. Ed. dell’istituto divulgazione storica sotto gli Auspici e l’Alto Patronato dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare. Roma, annuali 1955 e 1956. (Biblioteca Scuola Allievi Carabinieri di Torino)

Oreste Bovio, Carabinieri in Piemonte 1814 – 2000, con un saggio introduttivo di Roberto Antonetto Umberto Allemandi e Company Torino – Londra, 2000

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Bruno Zauli, Contributo materiale e spirituale dell’Educazione Fisica al Risorgimento italiano, Le pleiadi. Torino, 1961

AA.VV., Gli eserciti Italiani dagli Stati pre-unitari all’unità nazionale, Rivista Militare, Stampa Igda, Roma, 1984

Carlo Bestetti, I Carabinieri, edizioni d’Arte Roma. Roma, 1964

Rodolfo Obermann, Istruzione per gli esercizi ginnastici ad uso dei Corpi della Regia Truppa approvato dal Ministero di Guerra e Marina, Tip. Giuseppe Fodratti, Torino 1849 (Archivio Biblioteca Accademia delle Scienze di Torino.)

Magg. Alessandro de Ferrari su iniziativa del Col. Pietro Dattuomo, La Cernaia Due secoli di storia dell’Arma, La Nuova Grafica, seconda edizione. Torino, 2008 (per Gentile concessione)

Renata Freccero, Sport e Società - La cultura plagiata. Volume II. Editrice Universitaria Levrotto & Bella. Torino, 1997

Michele Di Donato, Storia dell’educazione fisica e sportiva indirizzi fondamentali, Edizioni Studium. Roma, 1984

Ringraziamenti:

Biblioteca Scuola Allievi Carabinieri di Torino:

Colonnello Pietro Dattuomo Comandante Scuola Allievi Carabinieri di Torino

Capitano Riccardo Urciuoli, Istruttore materie Professionali e Comandante di Compagnia, presso la Scuola Allievi Carabinieri di Torino

Luogotenente Fabrizio Pesce Istruttore Militare di Educazione Fisica, Istruttore di Difesa Personale e Tecniche del Disarmo, presso la Scuola Allievi Carabinieri di Torino

Archivio Biblioteca Accademia delle Scienze di Torino:

Ch.mo Prof. Pietro Rossi, Presidente Accademia delle Scienze di Torino