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PORTATECI IN FINALE O ra è lecito sognare. La nazio- nale azzurra ammirata con- tro gli inglesi non lascia spazio a dubbi: la finale di Kiev è a un tiro di schioppo. Cancellate con un colpo di spugna tutte le perplessità che si erano addensate in casa Italia. Que- sta squadra ha lo spirito giusta e un orgoglio da primadonna. Il merito è tutto di Prandelli che ha saputo in- fondere a questo collettivo la giusta mentalità e uno spirito di sacrificio rispolverato dai tempi delle notti magiche tedesche. La supremazia tecnica-tattica vista contro l’Inghil - terra non è frutto di un cambio di modulo o di un’improvvisazione: il voler dimostrare di essere più forti, mettere in campo anche l’ultima stilla di energia è un atteggiamento che segna un risvolto psicologico che nasce nelle menti dei giocatori. In questa rivoluzione copernicana c’è molto della “vecchia guardia”: Buffon, De Rossi, Pirlo hanno dato ai compagni segnali di volontà e di coraggio. Cartoline da Kiev: De Rossi che stringe i denti e ammai - na bandiera bianca quando solo un problema muscolare lo mette ko, Buffon reattivo nel catturare i po- chi palloni velenosi dalle sue parti e sicuro nel guidare la difesa , Pirlo che sfodera un cucchiaio su rigore di assoluta follia calcistica. L’euforia di questa Italia ritrovata nel gioco e nello spirito, si riflette inesora- bilmente negli animi degli sportivi italiani. Non c’è niente da fare: la na- zionale inocula un potente virus che sortisce in noi una strana patologia che userei definire come “sindrome azzurra”: dapprima riluttanti a so- stenere la nostra nazionale ma poi ce ne innamoriamo, la sosteniamo con tutte le nostre forze e ci iden- tifichiamo in essa. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: un ottimo risultato sportivo non basta a rida- re credibilità al calcio nostrano. Le piaghe che stanno uccidendo il no- stro calcio non possono esser occul- tate ma debbono essere affrontate con determinazione e in maniera definitiva, prima che il giocattolo si rompa definitivamente. La prestazione maiuscola contro gli inglesi dà slancio agli azzurri. Prossimi avversari da battere: i tedeschi Anno 1 | Numero 4 | Giugno 2012 Cuore e gambe sulla strada di Kiev di Vincenzo Iovinelli Periodico free press mensile di informazione e cultura sporva ENGLAND GO HOME l'Editoriale Andrea Cisternino, fotoreporter, ha denunciato per prima i retro- scena dell'orribile massacro dei randagi in Ucraina: una mattanza che doveva e poteva essere evitata da chi di dovere, ma colpevol- mente sottaciuta in nome del campionato europeo di calcio Il bello del calcio in rosa Nella straordinaria stagione del Napoli Calcio Femminile c'è una storia fatta di romanticismo d'altri tempi lo specialista Il dottor Auriemma indica le applicazioni della laserterapia La pazza idea di un gruppo di tifosi del Cosenza: stanchi del clima di oppressione che aleggia intorno al grande calcio decidono di fondare una nuova squadra, il Brutium, per tornare agli antichi valori dello sport Storie di sport... Il caso Il primo obiettivo è rinforzare la squadra per confermare quanto di buono fatto nella prima era della gestione De Laurentiis culminata con la conquista della Coppa Italia: Insigne può non far rimpiangere Lavezzi, servono un esterno, un difensore ed un centrocampista Il mercato azzurro pag. 4 pag. 7 pag. 14 pag. 10 pagg. 8 e 9

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Laboratorio Sportivo' guarda il mondo sportivo da una angolatura più profonda: non solo quello che accade in campo, il 'visibile', il risultato agonistico in sé, ma ci proponiamo anche di esplorare tutti quegli aspetti che sono afferenti allo sport ma che non hanno una grande risonanza mediatica

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portateci in finale

O ra è lecito sognare. La nazio-nale azzurra ammirata con-tro gli inglesi non lascia spazio

a dubbi: la finale di Kiev è a un tiro di schioppo. Cancellate con un colpo di spugna tutte le perplessità che si erano addensate in casa Italia. Que-sta squadra ha lo spirito giusta e un orgoglio da primadonna. Il merito è tutto di Prandelli che ha saputo in-fondere a questo collettivo la giusta mentalità e uno spirito di sacrificio rispolverato dai tempi delle notti magiche tedesche. La supremazia tecnica-tattica vista contro l’Inghil-terra non è frutto di un cambio di modulo o di un’improvvisazione: il voler dimostrare di essere più forti, mettere in campo anche l’ultima stilla di energia è un atteggiamento che segna un risvolto psicologico che nasce nelle menti dei giocatori. In questa rivoluzione copernicana c’è molto della “vecchia guardia”: Buffon, De Rossi, Pirlo hanno dato ai compagni segnali di volontà e di coraggio. Cartoline da Kiev: De Rossi che stringe i denti e ammai-na bandiera bianca quando solo un problema muscolare lo mette ko, Buffon reattivo nel catturare i po-chi palloni velenosi dalle sue parti e sicuro nel guidare la difesa , Pirlo che sfodera un cucchiaio su rigore di assoluta follia calcistica. L’euforia di questa Italia ritrovata nel gioco e nello spirito, si riflette inesora-bilmente negli animi degli sportivi italiani. Non c’è niente da fare: la na-zionale inocula un potente virus che sortisce in noi una strana patologia che userei definire come “sindrome azzurra”: dapprima riluttanti a so-stenere la nostra nazionale ma poi ce ne innamoriamo, la sosteniamo con tutte le nostre forze e ci iden-tifichiamo in essa. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: un ottimo risultato sportivo non basta a rida-re credibilità al calcio nostrano. Le piaghe che stanno uccidendo il no-stro calcio non possono esser occul-tate ma debbono essere affrontate con determinazione e in maniera definitiva, prima che il giocattolo si rompa definitivamente.

La prestazione maiuscola contro gli inglesi dà slancio agli azzurri. Prossimi avversari da battere: i tedeschi

Anno 1 | Numero 4 | Giugno 2012

Cuore e gambesulla strada di Kiev

di Vincenzo Iovinelli

Periodico free press mensiledi informazione e cultura sportiva

englandgo home

l'Editoriale

Andrea Cisternino, fotoreporter, ha denunciato per prima i retro-scena dell'orribile massacro dei randagi in Ucraina: una mattanza

che doveva e poteva essere evitata da chi di dovere, ma colpevol-mente sottaciuta in nome del campionato europeo di calcio

Il bello del calcio in rosaNella straordinaria stagione del Napoli Calcio Femminile c'è una storia fatta di romanticismo d'altri tempi

lo specialista

Il dottor Auriemmaindica le applicazionidella laserterapia

La pazza idea di un gruppo di tifosi del Cosenza: stanchi del clima di oppressione che

aleggia intorno al grande calcio decidono di fondare una nuova squadra, il Brutium, per tornare

agli antichi valori dello sport

Storie di sport...

il caso

Il primo obiettivo è rinforzare la squadra per confermare quanto di buono fatto nella prima era della gestione De Laurentiis culminata

con la conquista della Coppa Italia: Insigne può non far rimpiangere Lavezzi, servono un esterno, un difensore ed un centrocampista

il mercato azzurro

pag. 4

pag. 7

pag. 14 pag. 10

pagg. 8 e 9

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2europei

Sarà ancora una volta la Germania a frapporsi nel cammino degli azzurri verso la conquista di una finale. Germania –Italia è da considerarsi la madre di tutte le partite, l’evento evocatore di imprese memorabili che ancora fanno breccia nelle menti e nei cuori degli sportivi italiani. Sempre in semifinale si annidano i ricordi più indelebili: il più recente è targato mondiale del 2006, quando l’Italia di Lippi, sconfisse i padroni di casa della Germania 2-0 con reti di Grosso e di Del Piero: quella vittoria ci permise di andare a Berlino dove, al termine della lotteria dei calci di rigore contro la Francia, Fabio Cannavaro alzò al cielo la quarta Coppa del Mondo. Ma la semifinale che ha fatto storia, che ancora oggi qualche adulto con i capelli bianchi celebra con un velo di nostalgia e fierezza è la semifinale del 16 giugno del 1970 che si disputò allo stadio Azteca di Città del Messico, quando l’Italia di Valcareggi ebbe la meglio, in una serie interminabile di emozioni, sull’allora Germania Ovest di Schön per 4-3. Quella fu definitiva dagli addetti ai lavori, e non solo, la partita del secolo, onorata da una targa celebrativa proprio all’ingresso dello stadio messicano e inspiratrice del regista Andrea Barzini che proprio a quella epica partita vi dedicò un film, Italia-Germania 4-3. Quella semifinale impregnò talmente le menti degli sportivi che pochi ricordano la finale persa mala-mente per 4-1 ad opera di uno stratosferico Brasile che fra le sue fila annoverava l’astro nascente del calcio mondiale, Pelè. Ma il presente ci porta inesorabilmente a pensare che la partita di giovedì che si disputerà a Varsavia sarà una semifinale in cui ogni pronostico può sembrare avventato. Trenta sono i precedenti contro la Germania: vantaggio nettamente favorevole agli azzurri, che vantano 14 vittorie, 9 pareggi e sole 7 sconfitte; 45 i gol fatti ai tedeschi contro i 34 subiti. Curioso è il dato statistico che recita che nelle partite che contano, l'Italia non ha mai perso. In 5 prece-denti ai Mondiali, gli azzurri vantano 3 vittorie e 2 pareggi; gli unici due precedenti in Campionati europei vedono, invece, altrettanti pareggi. La Germania è l’unica squadra che fino ad adesso ha vinto tutte le partite del torneo, esprimendo una superiorità quasi disarmante rispetto ai suoi avversari. Proprio l’assenza di tensione, il fatto di aver quasi passeg-giato nei precedenti incontri potrebbe cogliere impreparati i tedeschi che di fronte si troveranno un’Italia arrembante e soprattutto caricata a mille dopo aver dominato un’Inghil-terra che alla vigilia si candidava ad un ruolo di protagonista della rassegna iridata. L’aver portato già ferite in battaglia ti dona quell’aura di fiducia nei propri mezzi e consapevolezza di poter sfidare chiunque. E a questa Nazionale, ammirata contro gli inglesi davvero nessun traguardo gli è precluso.

Vincenzo Iovinelli e Luca Profenna

Conta degli indisponibili in casa azzurra. Già out Chiel-lini, alla lista degli indisponibili si aggiungono Abate e De Rossi, entrambi usciti malconci dal rettangolo di gioco. Una grave falla per lo scacchiere azzurro, che rischia così si vedere stravolto il proprio assetto tattico a causa delle numerose defezioni. Ricoprire il ruolo di terzino destro è la priorità che desta maggiore preoccupazione. Maggio è squalificato, mentre Abate rischia di non recuperare in tempo. Altra defezione importante riguarda Daniele De

Rossi. In questo caso, non mancano le alternative, ma rinunciare al futuro capitano giallorosso, date le sue esal-tanti prestazioni, ci pare al momento davvero improba-bile. Scontato quindi che l’entourage di medici al seguito della nazionale faccia di tutto per rendere arruolabile il giocatore. In preallarme Thiago Motta.In attacco Prandelli potrebbe far rifiatare Balotelli e affidarsi a Di Natale. Cassano dovrebbe far parte dell’undici titolare.

I tedeschi sul cammino dell'ItaliaLa vittoria con l'Inghilterra ai rigori vale la conquista della semifinale contro la Germania

Giovedì a Varsavia si affronteranno le due squadre protagoniste di indimenticabili ed emozionanti partite

Il tecnico Joachim Low, ha leggermente stravolto l’un-dici che fino ad adesso è sceso in campo nelle partite precedenti. Fuori Gomez, Muller e Podolski, dentro Klose, Schurrle e Reus. Contro l’Italia però, il giovane allenatore originario di Schonau, potrebbe riaffidarsi alla sua vecchia guardia, puntando soprattutto su Mario Gomez. L’ariete del Bayern Monaco è reduce da una stagione davvero esal-tante durante la quale ha timbrato il cartellino per ben

quarantuno volte. Inoltre attualmente guida la classifica dell’Europeo con tre reti, tutte segnate durante il girone. Le bocche da fuoco tedesche, Gomez e Podolski, saranno alimentate dall’estro del madrileno Ozil e dalle imbeccate di Schweinsteiger. Occhio anche agli inserimenti di Kedira e dalle scorri-bande del capitano Lahm, entrambi andati a segno nei quarti contro la Grecia

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3 europei

ecco gli affari di euro 2012Calciomercato I consigli per gli acquisti della competizione continentale di Polonia e Ucraina

Una generazione di giovani fenomeni sulle cui tracce già si muovono i più blasonati club

Nome: Yann M’Vila Data di nascita: 29/06/1990 (21)Nazionalità: FranciaAltezza/Peso: 1.83cm/78KgRuolo: MedianoSquadra: Rennes Presenze/gol: 107/2 Valore di mercato: €20.000.000

Si dice un gran bene di questo ragazzo al punto da paragonarlo spesso ad una ex colonna della mediana dei transalpini come Vieira. Sulle tracce del giocatore sono

da tempo assiepati gli scout di squadroni quali Manchester Utd., Barcellona e Milan. Ma, così come per Vieira in passato, anche Yann potrebbe vestirsi in futuro

di nerazzurro. L’Inter deve programmare il dopo Cambiasso e il francesino ha il pedigree perfetto per proporsi da indiscusso protagonista. Fisico statuario, corsa,

grinta e dinamismo sono le armi principali del giovane scuola Rennes. Unica pecca? L’eccessivo “carisma”: è stato arrestato per aggressione.

Nome: Sotiris Ninis Data di nascita: 03/04/1990 (22)Nazionalità: GreciaAltezza/Peso: 1.73cm/72KgRuolo: Mediano/MezzapuntaSquadra: ParmaPresenze/gol: 100/11 Valore di mercato: €6.000.000

22 anni, 100 presenze alle spalle ed un quinquennio denso di soddisfazioni con la maglia del Panathinaikos. Ninis nasce in Albania, ma emigra presto con la famiglia in

Grecia. Sceglie di vestire i colori della maglia ellenica collezionando 41 presenze e 6 gol in tutta la trafila: dall’U-18 sino alla recente convocazione ad Euro 2012. Il repertorio di giocate d’alta scuola va dal calcio preciso con entrambi i piedi sino alla maestria degli inserimenti e dei calci piazzati. Il Parma riesce a strapparlo alla concorrenza di grandi

club in virtù del recente infortunio al crociato che ne ha diminuito l’appeal. Aspettiamo di vederlo all’opera l’anno prossimo con la maglia dei Ducali. Magari al posto di Giovinco?

Nome: Jetro Willems Data di nascita: 30/03/1994 (18)Nazionalità: OlandaAltezza/Peso: 1.69cm/66KgRuolo: Terzino sinistroSquadra: PSV EindhovenPresenze/gol: 36/1 Valore di mercato: €5.800.000

Il più giovane orange convocato ad una competizione europea, nonché ad Euro 2012. Sigla la sua prima rete in Eredivise a soli 17 anni, anche se il gol

non è propriamente il marchio di fabbrica del terzino di Rotterdam. L’Inter si era già fatta avanti, ma lo Sparta Rotterdam gli preferì il PSV.

Willems stupisce per velocità, pressing e ripartenze che ne fanno un terzino completo anche in fase di cross per i compagni.

Il test Euro 2012 si è però rivelato al di sotto delle aspettative degli osserva-tori. Il ragazzo deve maturare ancora molto.

Nome: André Schürrle Data di nascita: 06/11/1990 (21)Nazionalità: GermaniaAltezza/Peso: 1.84cm/74KgRuolo: Attaccante/II punta/AlaSquadra: Bayer Leverkusen Presenze/gol: 93/26 Valore di mercato: €14.000.000

Una punta tuttofare: sponde da ariete in area di rigore, movimento da seconda punta e ripartenze da trequartista. Se poi si considera la facilità di corsa e

sacrificio si intuisce come a Schürrle sia stata data fiducia illimitata ai tempi delle sue prime apparizioni da professionista al Mainz. Tomas Tuchel , suo

ex allenatore ai tempi delle giovanili e poi della prima squadra, ci aveva visto giusto. Da lì in poi le prestazioni del ragazzo sono cresciute ad ogni stagione. Invidiabile, infine, il suo rapporto presenze/gol in nazionale maggiore: su 14

presenze già 7 gol all’attivo per il numero 9 delle Aspirine.

Nome: Alan Dzagoev Data di nascita: 17/06/1990 (21)Nazionalità: RussiaAltezza/Peso: 1.79 cm/70KgRuolo: Trequartista/II puntaSquadra: CSKA MoscaPresenze/gol: 102/26 Valore di mercato: €18.000.000

A dispetto della sua giovane età è già un veterano del calcio che conta. Acquistato ancora diciassettenne dal Cska, Alan brucia le tappe grazie alle sue qualità fisico-tecniche che ne fanno un trequartista moderno e

poliedrico in grado incidere sul match con gol, assist e lavoro sporco in fase di copertura.

Miglior giovane di Russia nel 2008, vincitore di 3 Coppe ed una Super-coppa russa. Primo giocatore ad aver siglato una doppietta all’Europeo con

la maglia della nazionale russa.

Nome: Alex Oxlade-Chamberlain Data di nascita: 15/08/1993 (18)Nazionalità: InghilterraAltezza/Peso: 1.80cm/74KgRuolo: Ala destra-sinistra/II puntaSquadra: Arsenal Presenze/gol: 52/11 Valore di mercato: €12.000.000

Alex è un prodotto della Southampton Academy - già scopritrice di Walcott e Bale - ed a soli 17 anni l’Arsenal di Wenger sborsa ben 12 milioni di sterline per accaparrarsi le prestazioni di “The Ox” (in inglese sta a significare “forte

come un toro”). E’ infatti dotato di potenza e velocità fuori dal comune. Con il gol all’Olympiakos diventa il più giovane giocatore di sempre ad aver segnato

in Champions League. Detiene anche il primato del più giovane convocato della nazionale inglese agli Europei. Il suo contratto scadrà nel 2017, ma ciò non

significa che possa essere corteggiato in tempi brevi dalle big di mezza Europa.

Nonostante le numerose polemiche, dentro e fuori dallo sport, è iniziata la XIV edizione degli Europei di Calcio. Competizione in condivisione tra Polonia e Ucraina che si dividono le otto sedi dei match e relativi stadi.Gli stadi costruite per gli Europei sono di medie dimensioni, tecnologicamente avanzati e con delle particolarità archi-tettoniche che fanno di ogni stadio quasi un’opera d’arte. Lo stadio di Varsavia (Narodowy), è uno dei più avanzati e particolari di questi Europei, eretto sulle fonda-menta del vecchio stadio Dziesiecio-lecia Manifestu Lipcowego che accolse Giovanni Paolo II nel lontano ‘89. Questo stadio è inserito nel parco dello sport polacco che comprende anche un palazzetto dello sport e una piscina olimpica. È stato costruito con un parti-

colare effetto tela che richiama i colori polacchi. La capienza è di circa 60000 spettatori che tanti servizi per gli avven-tori di questo stadio.Ci trasferiamo a Bratislava allo Miejski uno stadio da 45000 posti, ristrutturato ad hoc per la competizione europea. Ed è molto simile all’Allianz Arena di Monaco, con la sua particolare coper-tura in fibra di vetro e teflon e con l’il-luminazione esterna dinamica, è stato denominato lo stadio “lanterna”.L’altro Miejski si trova a Poznan ha una capienza di 40mila spettatori ed è costi-tuito da spalti piuttosto alti, per favo-rire una buona visuale agli spettatori: purtroppo, questo ha impedito un’ade-guata esposizione alla luce solare, con la conseguente problematica di un prato non perfetto.L’ultimo stadio polacco è quello di

Danzica forse il più bello. La coper-tura è arricchita da 18mila piastre color ambra uno dei simboli della Polonia, inoltre la struttura ricorda molto le gru per le navi altro simbolo della città.Ci trasferiamo in Ucraina ed andiamo a parlare dello stadio Olimpico di Kiev stadio che ospiterà la finale. Con i suoi 70000 posti è il più capiente di questa edizione, ristrutturato per l’occasione e ricorda molto i classici stadi olimpici.La DonBas Arena è una della costru-zioni più costose di questo europeo, ed è totalmente privato, infatti è stato finanziato dal magnate Akhmetov proprietario della squadra padrona di casa lo Shakhtar Donetsk. Il vetro e l’acciaio la fanno da padrone per un stadio che è veramente qualcosa di straordinario.Il Metalist Stadium è uno degli stadi più

moderni del paese. L’ultimo restauro ha visto il completamento della tribuna sud e la costruzione ex novo di una nuova tribuna est, oltre alla sostituzione della copertura e ad altri lavori che ne hanno migliorato la funzionalità e l’impatto estetico. La particolare disposizione dei supporti metallici della copertura gli hanno garantito il soprannome di “Spider Arena”.L’Arena Lviv di Leopoli, con una capienza di nemmeno 35mila spettatori, è lo stadio più piccolo di Euro2012. Come tutte le arene moderne, è dotata di tutti i comfort: ristoranti, negozi, palestre e sale concerti. La copertura è traspa-rente, per consentire la dovuta illumi-nazione all’erba del terreno di gioco.

Enzo Esposito

EurostadiGli otto gioellini a misura di tifosoGli impianti avveniristici costruiti in tempi record, ma è polemica sui costi

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4europei

Tra i fasti degli stadi, degli eventi, delle partite, in Ucraina si è consumata una strage silente, sotta-ciuta dalle più alte cariche dello Stato e della Uefa stessa. L’obiettivo di presentarsi agli Europei come una nazione che si è scrollata di dosso il periodo buio e duro del comunismo è naufragata sotto i colpi di fotoreporter e cronisti che hanno fatto vedere al mondo come lo stato dell’ex Unione sovietica sia ancora in una fase embrionale in tema di diritti civili. Già alla vigilia dell’Europeo, molte autorità avevano paventato l’ipotesi di boicottare il campionato europeo per manifestare il proprio dissenso per i maltrattamenti subiti in carcere e denunciati dalla stessa leader dell’opposizione Timoshenko. Ma purtroppo, non sono solo le torture subite dall’ex primo ministro a scuotere l’opinione pubblica. La silente strage, quella che si è scivolata tra l’indif-ferenza generale e imposta dal regime ucraino, è quella che ha visto protagonisti, loro malgrado, i randagi. Il primo a testimoniare questo scempio e a diffonderlo anche fuori dalla Rete è stato un foto-grafo di moda e reportage italiano, Andrea Cister-nino, che dal 2009 vive a Kiev. I suoi scatti hanno fatto il giro del mondo, scuotendo le coscienze di molte persone, non solo degli animalisti. Andrea, chi ha ordinato questo massacro?Il problema del randagismo in Ucraina è vecchio. Il governo ha sempre ignorato questo problema e non ha mai voluto spendere soldi per sterilizzare i randagi che con il tempo si sono moltiplicati. Nel 2009 quando la Uefa assegnò Euro 2012 alla

Polonia e all’Ucraina chiese che, durante l’intera manifestazione, nelle città dove si sarebbero dispu-tate le partite non ci doveva essere un randagio in giro. In nessun modo. E’ chiaro che se fai una dichiarazione del genere, ad un paese che non hai avuto strutture dove ospitare i randagi gli concedi solo un modo per ripulire le città…uccidere!Come sono stati uccisi questi animali?In molti modi: bastonati, sparati con un colpo alla testa, gettati vivi in forni crematori mobili, sotterrati con il cemento, narcotizzati e soprattutto avvelenati.C’erano altre soluzione per non giungere a questo orrendo massacro?Ovviamente si. Bastava che la Uefa facesse un comunicato dicendo che se le autorità ucraine aves-sero continuato queste uccisioni avrebbe trasferito la competizione ad un altro paese. Avrebbero risolto veramente in tempi rapidissimi la faccenda. Poi chiaramente dando soldi al governo ucraino, visto con quello che hanno elargito per gli stadi. Invece non se ne sono proprio fregati.Quindi la colpa è della Uefa?Dico soltanto che la Uefa non ha mosso un dito. Eppure sapevano molto bene di questa tristissima storia.Ma da quando si praticavano queste uccisione e come è stato scoperto questo fattaccio?Diciamo che in Ucraina l’oppressione dei randagi

è stato quasi da sempre uno sport nazionale. Ma mai come adesso. Sinceramente non so da quanto tempo, io l’ho scoperto nel 2010, dopo un anno che vivevo in Ucraina. Lo nascondevano bene e l’ho scoperto perché andavo a fotografare randagi e animali per il mio libro.Le autorità come si sono difese?Hanno sempre negato. Anzi hanno detto che la mia documentazione era stata fatta con il computer.A chi hai mandato questa documentazione?Inizialmente la mettevo sulla mia pagina face book “io non posso parlare…sei tu la mia voce” che oggi conta più di 50.000 iscritti da tutto il mondo. Poi è arrivata a Striscia la notizia, TG1, Tg2 e numerosi giornali e riviste.Il popolo ucraino cosa che pensa?Guarda non so, a parte animalisti e volontari, purtroppo anche molti ucraini partecipano agli avvelenamenti.In Polonia è accaduto lo stesso secondo te?Che io sappia no, so che hanno cominciato a steri-lizzare i randagi.E’ giusto che gli altri paesi si sono indignati davanti a questo scempio ma che alla fine non hanno mosso un dito?Purtroppo è sempre così…tanti si indignano ma pochi si attivano. Se solo ci fosse più unità di intenti certi traguardi sarebbero possibili e molte malvagità evitate.

Vincenzo Iovinelli

La strage degli innocentiIl macabro retroscena di Euro2012: randagi uccisi in Ucraina

Gli scatti di Andrea Cisternino scuotono le coscienze dell'opinione pubblica

Andrea, attivista animalista, è anche auto-re di un libro, “Randagi: storie di uomini e animali”, un reportage in bianco e nero tra i randagi umani e animali per far capire che non c’è vita di serie A e B, ma nel momento della difficoltà o della sopravvivenza quotidiana, sia uomini che animali sono uguali

Storie di uomini e animali

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5 calcio

Il NapoliParte la giostra del calciomercatoLe possibili mosse degli azzurri reparto per reparto: servono tre rinforzi

Come vuole il docet mazzariano, lo schieramento azzurro prevederà ancora la linea di dfesa a tre. Confermato il terzetto composto da Campagnaro, Cannavaro e Aronica, diverso il discorso per le seconde linee: dati per scontati gli addii di Grava (contratto in scadenza) e l’argentino Fideleff (per lui si prospetta un ritorno in patria), Fernandez e Britos meritano sicuramente una seconda chance. Il primo, per la sua giovane età, il secondo per cercare di poter vitalizzare il lauto investimento fatto la scorsa estate. A questi, si andranno sicuramente ad aggiungere dei volti nuovi. Calciatori in grado di conferire al reparto maggiore sicurezza ed esperienza per poter affrontare al meglio il triplice impegno che la compagine partenopea si appresta ad affrontare. Il primo nome in cima alla lista, è sicuramente quello di Mehdi Benatia. Classe ’87, il marocchino, in forza all’Udinese, potrebbe occupare il lato destro del pacchetto arretrato azzurro senza particolari patemi, dato che lo schieramento adottato in Friuli dal buon Guidolin è speculare a quello del Napoli. Altro nome che circola in questi giorni, è quello di Alessandro Gamberini della Fiorentina. Prossimo ai trentadue anni, ex nazionale, la sua esperienza potrebbe davvero far comodo alla causa azzurra. Altri nomi in orbita Napoli sono quelli di Matias Silve-stre del Palermo e Cristian Zapata del Villareal. Occhio a probabili sorprese come Mapou Yanga-Mbiwa, difen-sore centrale in forza al Montpellier ed al transalpino Adil Rami del Valencia.

Un mediano che possa rappresentare una valida alter-nativa ai titolarissimi Inler e Gargano e due calciatori di fascia che possano offrire un connubio perfetto al gioco di Mazzarri. E’ questo l’input di mercato dato al direttore sportivo Riccardo Bigon, che ha già segnato sul proprio taccuino alcuni dei candidati. Per le fasce, il caro Andrea Dossena pare giustamente orientato alla cessione (Juve, Milan ed Inter sono sulle sue tracce). il nome più caldo per la sua sostituzione è quello di Aly Cissokho, esterno mancino del Lione. Rossonero mancato per problemi odontoiatrici, il suo acquisto permetterebbe al Napoli di fare un enorme salto di qualità in quella porzione del campo. Fisi-cità e velocità lo contraddistinguono, dotato di un ottimo calcio, potrebbe sicuramente sfornare assist al bacio per le frecce dell’arco partenopeo. In alterna-tiva, viene battuta la pista che porta a Pablo Armero dell’Udinese. Questa pare però obiettivamente un’ope-razione al quanto complicata, considerate anche le esose richieste della bottega dei Pozzo. Richieste che sembrano essere meno esose per quel che riguarda Juan Gulliermo Cuadrado, altro gioiello friuliano,autore di un’ottima stagione disputata in prestito nel salento. Con lui ed il sopracitato Cissokho, considerate le conferme di Maggio e Zuniga, le fasce potrebbero considerarsi sistemate. Per la mediana sono tanti i calciatori seguiti dall’entourage azzurro: Verratti del Pescara, Diarra del Real Madrid, Parolo del Cesena, Naingollan del Cagliari e Borja Valero; quest’ultima opzione avvantaggiata dalla retrocessione del Villareal.

Il vice Lavezzi. È questa la priorità che il Napoli ha per il suo pacchetto di bombardieri. La ricerca, all’apparenza articolata e difficile, pare però essersi arenata proprio tra le mura di casa. La soluzione risponde al nome di Lorenzo Insigne, prodotto della cantera partenopea che ha ben figurato in cadetteria nel Pescara targato Zemanlandia. L’età e l’estrosità sono dalla sua parte, occhio però alle pressioni della piazza che potreb-bero schiacciare le ambizioni di questo promettente scugnizzo. Confermati Marek Hamsik e Goran Pandev, inamovibile Cavani, sicuramente il Napoli dovrà fare qualcos’altro. Puntare tutto su Vargas ci pare assai improbabile, considerate le (seppur poche) apparizioni tutt’altro che convincenti del cileno. Ed allora è qui che il Napoli pare orientato a regalare il botto del proprio calciomercato: si segue il montenegrino Stevan Jovetic, per cui stra-vede il presidente De Laurentiis, ma non solo. Seba-stian Giovinco, in attesa di risolvere la comproprietà tra Parma e Juve è un altro bocconcino assai appetitoso

che la giostra del calciomercato potrebbe assegnare alla ruota di Napoli. Inoltre, servirebbe un vice-Cavani. L’identikit è quello di un giocatore che accetti senza remore la panchina e che sappia farsi trovare pronto quando la stella urugua-iana appare leggermente offuscata: Maxi Lopez del Catania rappresenterebbe più che un’alternativa, ma non sono da escludere eventuali colpi, possibilmente non troppo (vedi Hoffer, Datolo and co.)ad effetto. Destro e Gabbiadini i talenti nostrani da seguire, ma il sud-America, da sempre fucina di talenti e con un legame tutto particolare col golfo di Napoli, potrebbe regalarci l’ennesima sorpresa di questo esclusivo rapporto. Un nome? Santiago Damian Garcia dell’Atle-tico Paranaense. Uruguaiano, calsse 90,è considerato tra gli attaccanti più promettenti del panorama calci-stico sudamericano.

Luca Profenna

La difesa Il centrocampo L'attacco

È questa la priorità del Napoli per il repartoavanzato: il giovane Insigne potrebbe riuscirenell'impresa di non farlo rimpiangere

Sostituire il Pocho

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6calcio e tv

Pagare per vedere. Vale anche per lo sport. Sono lontani i tempi in cui bastava sedersi comodi davanti alla tv, accenderla, e vedere i propri beniamini sportivi all’opera. Questo succedeva fino al 1981, quando in Italia non esistevano diritti televisivi né in chiaro né crip-

tati, ma vigeva un modello italiano del "calcio da stadio". Qualsiasi televisione privata che volesse riprendere una partita in territorio italiano di qualunque serie era libera di farlo, né poteva essere impedito l'accesso agli stadi di cameraman e giornalisti, dal momento che l'accesso agli impianti sportivi era regolato a livello comunale. Ma i tempi cambiano: oggi le condizioni sono ben diverse. Bisogna pagare. Acquistare su Sky o Mediaset Premium questo o quel pacchetto sport per poter vedere partite, incontri, prove e quant’altro. Continua perciò a spron battuto la campagna di acquisizione da parte di Sky Italia di diritti televisivi sportivi. In primis, dal 2014 la moto GP “strappata” a Mediaset: Valentino Rossi &Co saranno quindi visibili solo sui canali di Sky. La quale si è anche aggiudicata la visione dei Mondiali del 2014, che si giocheranno in Brasile. Davvero un bel colpo, visto che si tratta di uno degli eventi sportivi più seguiti al mondo. L’ultima notizia è che sempre la solita Sky si è assicurata dal prossimo anno anche la Formula 1, da sempre

appannaggio della tv di stato. Perciò le mono-posto diventeranno un’esclusiva di Sky, dove saranno trasmesse 9 gare in diretta e 11 in differita in chiaro. La Rai dal suo canto, potrà trasmettere in diretta soltanto poco meno della metà delle gare, 9 nell’ipotesi di un campio-nato con 20 Gran Premi. Alla Rai (o chi per lei) resterà sempre il live del Gran Premio d’Italia, mentre per le altre gare si dovrà accontentare della differita. Bisogna inoltre specificare che il pacchetto di diritti in chiaro non include soltanto la gara della domenica, ma l’intero week-end, prove incluse. Si tratta perciò di un’esclusiva (anche se parziale) davvero importante per Sky: la Formula 1, dopo il calcio, è comunque uno degli sport più seguiti ed apprezzati dagli italiani, che non disdegnano certo la visione della gare, soprattutto nei momenti vincenti dell’amata Ferrari. Si giunge perciò a situazioni di questo tipo: Mediaset e Sky duellano a colpi di acquisti di diritti tv sportivi per assicurarsi pubblico e abbonamenti. L’una si aggiudica la seguitissima Europa League, l’altra l’ambita

Champions, e così via per tutte le manifesta-zioni sportive più seguite dal grande pubblico. Mentre i telespettatori, confusi ed incerti, si affrettano ad acquistare tutti i pacchetti possi-bili, spesso a prezzi non proprio convenienti, per non perdere lo sport seguito da una vita. Tutto questo suona come un definitivo addio agli avvenimenti sportivi trasmessi in chiaro. Tifosi e appassionati di sport dal calcio alla moto Gp, dalla Formula 1 ad altri sport faranno perciò bene ad assicurarsi un abbonamento tv a questa o quella emittente per continuare a seguire gli eventi sportivi del cuore. E intanto ci si chiede: è giusto? Il mondo dello sport è rimasto uno dei pochi eventi “senza frontiere”, capace di accomunare tutti, senza distinzioni di età, sesso, politica o religione: ricchi, poveri, blasonati e non, uomini, donne e bambini di tutte le età. E ora anche l’evento più seguito e amato dalla notte dei tempi deve diventare motivo di discriminazione? Chi se lo può permettere, segue tutto lo sport. E chi non può? Danila Liguori

Sky 'pigliatutto', esclusiva championslo sport in tvAttuale situazione

diritti televisiviChampions League: Sky in esclu-siva fino al 2015, eccetto una partita del mercoledi su MediasetEuropa League: in esclusiva su Mediaset PremiumMoto GP: Mediaset, dal 2014 a SkyFormula 1: Rai, dal 2013 a SkySerie A: Tutta su Sky, parziale su Mediaset PremiumSerie B: Sky, MediasetMondiali di calcio: SkyCampionati esteri di calcio: SkyOlimpiadi Londra 2012: Sky

Direttore Responsabile: Achille TalaricoStampato presso Tuccillo Arti Grafiche Srl AfragolaImpaginazione e Grafica: Antonio Schiavone

Autorizzazione del. Tribunale di Nola

n° 3 del 2/3/2012

Editore e Direttore Editoriale: Vincenzo Iovinelli

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tiratura 5mila copie

E così, pian piano, anche il “meraviglioso giuoco del calcio” sta diventando uno evento di secondo piano, una nota scritta in piccolo in fondo alla pagina, un sottofondo quasi imper-cettibile a discapito di tutto ciò che gli gira intorno. Con gli Europei di Polonia e Ucraina entrati ormai nel vivo, questa tesi sta prendendo sempre più piede, e i suoi contorni diventano sempre più delineati. Stiamo assistendo ad un fenomeno di spettacolarizzazione che sta mettendo in luce prepotentemente tutto ciò che circonda il calcio giocato, rendendo quest’ultimo quasi una comparsa. In questi moderni tempi pallonari, grazie ai tanti soldi della pay tv che piovono nelle casse delle squadre, abbiamo la possibilità di entrare negli spogliatoi prima di una partita, per cercare di carpire quelle che sono le emozioni pre gara dei protagonisti che scenderanno in campo. Salvo poi accorgerci che di emozioni ce ne sono poche e che l’unica cosa che si nota è il binomio inscindibile “calciatore – i – pod”. Visto una volta, francamente, basta e avanza. E poi la tecno-logia, che galoppa inarrestabile verso orizzonti lontani. Un tripudio di telecamere posizionate in ogni dove, a copertura degli angoli più remoti dello stadio. I soggetti preferiti da inqua-drare sono senza dubbio i tifosi, soprattutto durante le grandi competizioni riservate alle nazionali. E non fanno sicuramente eccezione gli Europei in corso. E via ad indugiare sul quello

vestito in maniera più eccentrica e variopinta, sulla ragazza più ammaliante, quasi ci trovassimo ad un concorso di bellezza, sulla coppia di supporters che si scambia il bacio più lungo ed appassionato, sul bimbo che, nonostante il caos dell’ambiente circostante, dorme beato, perché tanto è solo un gioco, sulla moglie annoiata di questo o quel calciatore. Potenti zoomate sui componenti le panchine, primissimi piani intensi degli alle-natori, che quasi riusciamo a contar loro le rughe e a vedere se abbiano o meno bisogno di una pulizia del viso. E le ultime novità del momento: la “spider cam”, una telecamera che corre lungo cavi d’acciaio sospesa sulle teste dei giocatori in campo, e che ad ogni inquadratura fa quasi venire il capogiro. E dulcis in fundo, la vera chicca: “il superfantarallentyslowmotion”(definizione appena coniata), una “moviola” talmente particolareg-giata da far stropicciare gli occhi dall’incredulità. Come se fosse di fondamentale importanza riuscire ad apprezzare l’estensione delle fibre muscolari del difensore mentre affonda il tackle sull’attaccante avversario.Tutte queste cosette carine, ad ecce-zione ovviamente del tour voyeristico degli spogliatoi, quando te le propinano? Ma ovviamente quando la partita è in pieno svolgimento! Fossero messe in onda durante i tempi morti, potrebbero anche essere accettate. E invece no: magari sei tutto lì assorto mentre la tua squadra del cuore sta conducendo

un contropiede travolgente, e manca poco che trasmettano le condizioni di viabilità nei pressi dello stadio. Manca solo che durante il goal mandino la pubblicità e siamo apposto (o forse è già capitato?). La tanto amata partita di pallone, dunque, sta diventando sempre più un episodio di quell’happening globale che ha come teatro lo stadio. Questa forse vuole essere solo una provocazione. Forse le nuove generazioni apprezzeranno di più questa sorta di spettacolarizzazione sfrenata, o forse si stava meglio senza “calcio moderno”. Come diceva il piccolo grande Chiambretti, comunque vada, sarà un successo! E comunque sia, buon calcio a tutti! Antonio D'Antò

lo spettacolo in hd trasforma i tifosi in voyeur

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C'è una triste maledizione che avvolge da anni il calcio italiano: la predisposizione allo scan-dalo. Una sorta di propensione genetica che costringe il movimento sportivo più amato dagli italiani ad autoinfangarsi ad intervalli regolari. Il nuovo tornado che ha investito il mondo del pallone è stato definito come Calcioscommesse: un neologismo non più tanto "neo", data la ridondanza con la quale lo vediamo stampato su tutti i quotidiani sportivi e non. Più volte, nel corso della sua storia, il pallone nostrano è caduto nel vertice dei risultati accomodati e del totonero. La “prima volta” è datata 1980: un tornado che travolse squadroni come Milan e Lazio, retrocessi senza appello. Da allora in poi, tante piccole riedizioni, tanti deja-vu parimenti divisi tra calcio minore e crema del pallone italico. Il gioco è semplice: i giocatori si accordano

tra di loro per accomodare il risultato, per poi scommettere e far scommettere facile su gare truccate. Una sorta di entrata extra allo stipendio, un algoritmo sicuro per arro-tondare il sette e trenta. Il nuovo bubbone, partito dalla Procura di Cremona, pareva interessare solo il calcio minore. L’inchiesta, invece, si è estesa fino alla massima serie, con conseguenze che hanno investito anche la Nazionale di Prandelli: Criscito è stato escluso, mentre Bonucci è stato graziato non senza polemiche. Ma non è tutto: se prima il risultato truccato era il must del finale di stagione, quando le gare hanno poco da dire per la classifica, il Calcioscommesse di oggi dimostra quanto non solo il senso dello sport, ma anche quello del sentimento più genuino del tifo possano essere sacrificati alla "ragion di scommessa". Le due facce della medaglia:

Bologna-Bari della scorsa ultima di campio-nato, uno zero a quattro troppo strano per non destare sospetti, ed anche il match più insospettabile, il derby della Lanterna del finale del campionato 2010/2011. Il gol nel finale del genoano Boselli, costato la massima serie ai blucerchiati, potrebbe infatti essere stato il frutto di una vera e propria questua, di un accomodamento difficile da digerire per tutti i tifosi italiani e soprattutto genovesi. Possibile? Nessuno vuole crederci, eppure atti ed inchieste dicono proprio questo. Le storie sugli zingari, su cosche slave e singa-poregne fanno tanto libro giallo, ma gli arresti di calciatori famosi come Mauri e Milanetto fanno tanto, e malinconicamente, Italia. E fanno, purtroppo, verità. Nomi altisonanti, tra l'altro già lautamente ricompensati da stipendi da nababbo, divisi tra carceri e tribu-

nali, mentre il tifoso si interroga se rinnovare o meno un abbonamento allo stadio o alla pay tv. Biasimarlo, se decidesse di non far correre più i propri soldi appresso al pallone, è davvero impossibile. Quando l’universo spor-tivo più amato del paese subisce l’ennesimo scossone, a soli sei anni da Calciopoli, e attra-verso i protagonisti più prossimi alle fantasie dei tifosi, i calciatori, allora è bene auspicarsi un punto e a capo. Che restituisca integrità e credibilità, riavvicini i tifosi allontanatisi e ricrei una po’ di verità in un mondo che pare aver preferito un segno ics accordato e una vincita facile al totonero ad una partita da vincere nel nome di un pallone che rotola. E che speriamo possa tornare a regalare gioie ed emozioni senza più il retrogusto amaro del sospetto.

Alfonso Fasano e Michele Castaldo

Ogni qualvolta spunta un’indagine della Procura Federale in merito al tema del calcio-scommesse il centro gravi-tazione attorno a cui ruota la maggior parte delle contro-versie tra Federazioni sportive e società è quello inerente alla responsabilità oggettiva. La responsabilità oggettiva, mutuata dall’ordinamento civilistico all’ ambito sportivo, è uno strumento di semplificazione per venire a capo di situazioni che altri-menti richiederebbero, per una definizione delle varie posizioni in esse giuridicamente rilevanti, lunghe proce-dure e complessi accertamenti. Ad esempio, se un calcia-tore viene colpito da una monetina, è difficile definire con certezza chi l’ha lanciata; occorrerebbero lunghe proce-dure volte ad accertare se la società ospitante abbia dili-gentemente predisposto le misure idonee per prevenire simili eventi. Il meccanismo della responsabilità ogget-tiva consente di superare tutti questi problemi e di attri-buire attraverso una procedura rapida, la responsabilità dell’evento ad un certo soggetto, in questo caso la società sportiva, cui viene irrogata la relativa sanzione. Le società sportive, come regolamentato dall’art. 4 comma 2 del codice di giustizia sportiva, sono responsabili oggettiva-mente anche per gli illeciti sportivi dei propri tesserati.

Qui divampa la furente polemica:da un lato le Istituzioni sportive asseriscono che la responsabilità oggettiva è un’ architrave dell’ordinamento sportivo, dall’altro le società sportive che auspicano un’immediata revisione della normativa in merito. Obiettivamente, la faccenda più iniqua della responsabilità oggettiva è che una società viene indagata solo perché un giocatore attualmente nella società è stato coinvolto, in passato, in fatti ille-citi. Spiragli di revisione della responsabilità oggettiva si sono visti nella recente sentenza del TNAS contro il Benevento Calcio nel 2012. La squadra sannita ingaggiò nella finestra invernale di calciomercato il portiere Marco Paoloni dalla Cremo-nese. Il Benevento era ignaro delle magagne che aveva fatto Paoloni, principale accusato del calcio scommesse, ai tempi in cui giocava nella Cremonese. La Corte di Giustizia Federale imputò 9 punti di penalizzazione al sodalizio campano. I legali del Benevento ricorsero al TNAS che ridusse la penalizzazione a 2 punti. In pratica, per la prima volta, il TNAS statuì che ferme le osserva-zioni sul carattere assiologico della responsabilità ogget-tiva, il Collegio è dell’opinione che le sue conoscenze debbano esser tratte non in maniera acritica e meccanica,

bensì all’insegna di criteri di equità e di gradualità, tali da evitare risultati abnormi e non conformi a giustizia. Con questa sentenza il TNAS ha riconosciuto che se è vero che le società sportive sono tenute a rispondere della condotta dei propri tesserati , è altresì vero che le sanzioni devono inflitte tenendo in considerazione tutte le attenuanti del caso. Come limitare i danni della responsabilità oggettiva?Curioso è il caso del Novara Calcio che ha deciso di diventare parte attiva nella lotta del fenomeno del calcio scommesse sottoscrivendo un accordo preliminare con Federbet AISLB, federazione di diritto belga specializzata nel controllo del gioco d’azzardo legato agli eventi spor-tivi, al fine di monitorare i flussi di scommesse delle gare che la società andrà a disputare ne prossimo futuro. I dati elaborati verranno trasmessi da Federbet AISBL al club novarese prima, durane e dopo ogni gara e, in caso di eventuali anomalie, sarà la Società stessa a darne comunicazione agli organi competenti al fine di assolvere quell’obbligo di denuncia prescritto all’art. 7 del codice di giustizia sportiva. Questo per ridurre gli effetiti della responsabilità oggettiva.

Vincenzo Iovinelli

Calcioscommesse, brutta storia tutta italianaDalle camionette dei carabinieri in diretta a 90' minuto agli zingari: trent'anni di scandali e pallone

La spada di Damocle per le società sportiveLa responsabilità oggettiva

calcio e giustizia

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Per i napoletani la parola sport non racchiude una pluralità di discipline, ma in genere si tende ad asso-ciarlo inevitabilmente al calcio. Ma se qualche anno orsono, gli occhi dei tifosi erano tutti incentrati sulle vicende della banda di Mazzarri, adesso in città c’è una nuova squadra che cattura simpatia ed elargisce un entusiasmo s e n z a precedenti: è il calcio N a p o l i femminile sponso-rizzato da Carpisa-Yamamay, due noti brand napoletani a livello nazionale che stanno

c o n d i v i d e n d o successi e passione con le calcia-trici azzurre. Quest ’anno, dopo una lunga caval-cata trion-fante, è approdata in serie A, a n d a n d o v i c i n o anche al

successo in Coppa

I t a l i a . “ A b b i a m o

disputato un campionato strepitoso - attacca Italo Palmieri, direttore generale del sodalizio campano - che ci ha visti protagonisti dall’inizio alla fine. Siamo l’unica squadra in Italia che ha collezionato ben 35 partite senza subire alcuna sconfitta. La Juve di Conte deve ancora sudare parecchio per sfilarci questo record. Purtroppo, il coronamento di un’ottima stagione sarebbe stato la vittoria in Coppa Italia, ma abbiamo ceduto solo nei tempi supplementari. D’altra parte, di fronte avevamo il Brescia, arrivato quarto in serie A. Ma io e i miei collaboratori siamo contenti così e davvero grati a queste ragazze che hanno profuso un impegno costante durante tutta la stagione.Italo, ma quindi un calcio diverso sta nascendo in città?Sono dell’opinione che il calcio femminile a Napoli abbia fatto enormi passi in avanti. Attualmente alleniamo circa 200 atlete, suddivise nelle varie categorie: primi calci, esordienti, giovanissimi, mini-allievi e primavera. Per organizzazione e struttura siamo una delle prime società in Italia. Al sud, siamo l’unica eccezione La squadra sta raccogliendo ampi consensi e molti media campani ci seguono stabilmente. Napoli per troppo tempo non ha avuto una seconda squadra ed è strano in una città che conta più i un milione di abitanti. Noi, ci candidiamo ad essere la seconda squadra di Napoli, proponendo un calcio diverso, dove passione e agonismo si intrecciano a storie di vita vissuta. Cosa differisce il calcio femminile da quello maschile?In parecchie cose e l’evidenzia la sto costatando ogni

giorno di più. Io stesso per molti anni ho fatto parte di club dilettantistici maschili con vari ruoli, direttore generale, direttore tecnico, addetto stampa, collezio-nando tante vittorie. Però poi ad un certo punto, ero stanco dell’ambiente e dell’aria che si respirava. Vedevo in giro solo interessi e marcio. Da qui, la mia idea nel 2003 di fondare insieme a Lello Carlino, mio fratello Carlo, Remo Luzi, “Calciosmania”, una scuola calcio che avesse come interesse quello di coinvolgere tutta la famiglia. Quindi, anche le donne. Ed è stato proprio da qui che ho iniziato i primi passi in questo nuovo mondo che mi ha letteralmente stregato. Vedi, il calcio femmi-nile appassiona molto di più di quello maschile perché le dinamiche e gli interessi sono diversi. Non c’è spazio per l’arroganza, del voler primeggiare a tutti i costi, qui siamo tutti una grande famiglia, le ragazze si aiutano vicendevolmente esprimendo alla massima potenza quelli che sono i veri valori dello sport. Le ragazze fanno enormi sacrifici, avendo solo un rimborso spese pur di realizzare la propria passione. La storia della Caramia (vedi box) lo testimonia meglio di qualsiasi discorso. In questo calcio mi riconosco e spero di continuare più a lungo possibile.Vi adoperate anche nel sociale?Sin dalla nascita ci siamo caratterizzati per la parteci-pazione a numerosi eventi sociali e sportivi. “Un goal contro la violenza”, “La partita del cuore”, “Marzodonna 2012”, “Race for life”, “Le Cartoniadi” sono solo alcune manifestazioni a cui abbiamo partecipato quest’anno. Abbiamo un continuo interesse alle realtà del territorio poiché vogliamo veicolare un messaggio ben preciso:

l'intervista Italo PalmieriLa corazzata in 'rosa' sbarca tra le grandiParla il direttore generale della CarpisaYamamay, neo promossa in serie A di calcio femminile

l'intervista

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lo sport è veicolo di aggregazione e socialità e in questo contesto il Napoli Calcio Femminile vuole fare la sua parte.Le Istituzioni vi sono vicine in questo cammino?Il nostro problema principale adesso è quello di avere un campo in città. Lo scorso anno abbiamo giocato le partite casalinghe a Baia, ma dal prossimo anno, dagli incontri avuti con il sindaco De Magistriis dovremmo giocare al “Collana”. Per noi è importante avere un rapporto di vicinanza con i napoletani e giocare al Vomero ci darà sicuramente una visibilità maggiore con conseguente crescente seguito.A che punto è il calcio femminile in Italia?E’ in forte espansione. La nostra nazionale è tra le prime dodici al mondo e gli sportivi che guardano le partite delle ragazze sono sempre più numerosi. Tecnicamente, guardare una partita di serie A femminile non differisce molto da quella maschile. Il tasso tecnico è uguale, anche se ovviamente la velocità non è la stessa. Ma assicuro che lo spirito agonistico e le giocate sono vera-mente di altissimo livello. Non c’ motivo di pensare che siamo un calcio “inferiore”. Sfido chiunque a dirlo dopo aver assistito ad una partita tra donne. L’unica pecca è che, siccome non girano molti soldi, i vivai non sono floridissimi. Ma per incentivare la partecipazione delle donne al calcio basterebbe che la federazione imponesse alle squadre professionistiche di attivare un comparto femminile. In questo modo, si avrebbe la completa esplosione di questo settore.L’anno prossimo che campionato vi attende?Sarà davvero una competizione molto dura. Noi ci stiamo attrezzando per ben figurare e spero che nel giro di pochi anni potremmo lottare per il vertice della classifica. Ma il risultato più grande sarà quello di appassionare gli spor-tivi al calcio femminile e far sentire il loro calore a queste ragazze che ce la metteranno tutta per dare motivo di soddisfazione e orgoglio a tutti noi.

Vincenzo Iovinelli

9 l'intervista

La bellezza dello sport è proprio quello di far nascere delle storie in cui umanità e fratel-lanza si intrec- ciano inesorab i l -mente. La storia della b o m b e r del Napoli C a l c i o Femmin i le ne è u n a

tacito e sublime esempio, tanto da esser presa in consi-derazione dalla Rai come spunto di una fiction. Maria Caramia, 29 anni, è originaria della provincia di Lecce, dove la famiglia gestisce un risto-rante chiamato “Trattoria La Pepata”. Maria l’anno scorso si trasferisce nel Napoli Calcio

Femminile. E’ il colpo di mercato messo a segno

da Palmieri, sapendo bene che con lei al centro dell’attacco la promozione nella massima serie sarebbe stata assi-

curata. Maria si trasferisce a Napoli dove è subito ben

accolta, legando con tutte le altre giocatrici. La madre Tonia viene spesso a trovarla. E’ lei la cuoca del ristorante di casa e anche nel ritiro prepara i pasti per tutte le ragazze. Il 18 Aprile, tre giorni prima che può valere la mate-matica promozione, Maria è a Carosino,

suo paese natale e si appresta a venire a Napoli. Tonia, la madre, la accompagna alla stazione, ma nel ritorno a casa viene colta da un infarto fulmi-nante. Maria lo saprà soltanto un’ora dopo mentre era ancora in treno. La società del presi-dente Carlino mette a disposi-zione un pullman per portare le calciatrici in Puglia al fune-rale. Tutte vogliono esserci. Dopo 7 giorni si gioca a Civi-tavecchia. Maria non è venuta a Napoli ed è molto provata. Non vuole giocare più…il dolore è forte. Le ragazze hanno un’idea: prenotano un volo Bari-Roma per Caramia che arriva domenica in campo mezz’ora prima della partita, trova la sua maglia numero 10 con la fascia di capitano e va in campo. Tutti giocano per far segnare Caramia. Finirà 3-0 per le napoletane con 3 gol del “Kakà” di Carosino che vince la classifica capocannonieri. Squarcio di romanticismo in un calcio ormai succube di logiche mercenarie.

vin. iov.

il cuore delle ragazze per MariaLa storia Spunto per una fiction della Rai?

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Il mondo del calcio sta vivendo sempre più una marcata linea di separazione tra le alte sfere che lo governano e la base che rappresenta i tifosi. I recenti sviluppi sull’inchiesta del calcio-scommesse, rappresentano solo la punta di un iceberg di un sistema ormai vicino al collasso. Molti tifosi ormai hanno perso la fiducia nell’istituzione calcio ma non per questo osservano questo giocattolo sgretolarsi a poco a poco fra le loro mani. Ritornare alle origini, quando il gioco del calcio rappresentava un momento di coesione sociale e un momento formativo per le varie generazioni; ripren-dersi il calcio, e non lasciarlo naufragare nelle onte che lo stanno affliggendo, centralizzando la figura del tifoso come parte attiva nel processo gestionale della squadra. E’ questa

l’idea che anima la compagine del Brutium Cosenza, squadra nata circa due anni fa, per volere dei tifosi della Curva Nord del Cosenza. Stanchi del clima di oppressione che aleggia intorno al mondo del pallone, questi ragazzi hanno pensato bene di “creare” una nuova squadra, partendo dalla prima categoria. “La nostra idea- esordisce Christian Catanzaro, direttore generale del Brutium- è quella di riportare il calcio ad una dimensione primitiva. Noi vogliamo che il calcio sia elemento trainante per favorire la socialità, spirito di gruppo e di aggregazione. Infatti il nostro obiettivo primario è quello di alimentare un progetto sociale: prepariamo eventi, memoriali, organizziamo partite a scopo benefico. I risultati sportivi ci interessano, è chiaro, però fino ad un punto. Ciò che più ci sta al cuore è che attraverso il calcio si crei un clima sereno, fami-liare”. I modelli ispiratori in Europa sono stati il Sankt Pauli, lo United of Manchester, l’AFC Wimbledon ma in Italia si tratta di una novità assoluta. “Potevamo benissimo supportare la neonata compagine del Cosenza che disputa il campionato di serie D. Non siamo in antitesi con questa squadra- continua Catanzaro- ma semplicemente siamo stanchi del clima che si respira attorno al calcio. Crediamo che le misure drastiche

adottate dall’allora ministro degli Interni Maroni, per ciò che concerne la tessera del tifoso, il divieto di trasferte, non contando gli ultimi scandali del filone del calcio-scommesse, abbia allontanato i tifosi dal calcio. Noi vogliamo essere liberi di respirare il calcio, quello pulito, ma queste restrizioni non ce lo permettono. Dunque abbiamo intuito che per riportare il calcio ad una dimensione primitiva, ispirati a valori olimpici, quali la lealtà, lo spirito di sacrificio, dovevamo partire dalle fondamenta”. Pochi costi di gestione e molti sostenitori al seguito. “Il risultato che ci inorgoglisce non è tanto quello di aver vinto il campionato, ma di aver portato nella provincia di Catanzaro, nella finale play-off, circa 250 tifosi. Un evento ecce-zionale se rapportato alla categoria di cui facciamo parte ma che, al contempo, testimonia come, in poco tempo, abbiamo saputo trasmettere un messaggio positivo che è stato recepito dai nostri tifosi. La domenica quando giochiamo in casa in un clima gioviale raduniamo sempre 500 spettatori. La nostra idea di calcio pulito sta portando frutti e sono certo- asserisce il giovane direttore generale- che i nostri valori rimarranno inalterati fino a quando questa società avrà vita”.

Vincenzo Iovinelli

Terminata la Grande Guerra, il mondo vuole tornare a respirare. Anche attraverso lo sport: Anversa viene scelta per ospitare i Giochi del 1920, in modo da offrire un messaggio di rinnovata speranza dopo anni di sangui-nose battaglie. I giochi di Anversa segnano la nascita della bandiera e del giuramento olimpici, e sono i primi a riservare una setti-mana di gare agli sport invernali. Il successo

è palpabile, la grande giostra dei Giochi può ricominciare a correre: la prossima tappa tocca Parigi, ventiquattro anni dopo i disa-stri della prima esperienza. La capitale fran-cese celebrerà l’incredibile exploit di Paavo Nurmi, già tre volte oro ad Anversa e capace di portarsi a casa altri cinque primi posti nella

corsa campestre. Saranno gli ultimi Giochi di De Coubertin presidente CIO, i primi orga-nizzati dopo l’istituzione dei Giochi inver-nali (svoltisi per la prima volta a Chamonix qualche mese prima dei Giochi estivi pari-gini) e rappresenteranno l’esordio assoluto del rituale delle tre bandiere issate nella ceri-monia di chiusura, quelle rappresentanti il CIO, il paese ospitante e la prossima nazione sede dei Giochi. A Parigi, insieme ai cinque cerchi e al tricolore biancorossoblu, sventola il vessillo dei Paesi Bassi: Amsterdam ospi-terà i Giochi del 1928. E’ l’anno del primo sponsor Olimpico (la Coca-Cola) e della nascita della cerimonia ufficiale del tour della torcia e dell’accensione del braciere Olim-pico. L’esito di Amsterdam 1928, nonostante le strutture olimpiche iniziate e mai concluse (la squadra italiana si arrangiò adibendo un piroscafo a villaggio olimpico “privato”), è comunque positivo, il giusto apripista per il nuovo tentativo americano dopo l’abominio di St. Louis 1904. Sarà Los Angeles la città

scelta per i Giochi: disattenzioni varie dei giudici a parte (un giro in più nella finale dei tremila siepi come mortificante esempio), la manifestazione olimpica ebbe un discreto successo, nonostante la disastrosa crisi economica che aveva colpito il paese a stelle e strisce solo qualche anno prima. Quattro anni dopo Los Angeles, il circo Olimpico sbarca a Berlino. E’ il 1936: tre anni prima dell’invasione della Polonia, tre anni prima di un nuovo inferno. Hitler organizza un’edi-zione a dir poco spettacolare, tutta tesa ad esaltare il regime nazista e la Germania del Reich. Ci penserà Jesse Owens a rovinare la festa del Fuhrer: in barba alle teorie ariane, il colored americano porterà a casa quattro medaglie d’oro nell’atletica, assurgendo a simbolo universale di rivalsa nei confronti dell’oppressione. Servirà a poco: la Guerra scoppia poco dopo, cancellando in un sol colpo le edizioni di Tokyo 1940 e Londra 1944. Il carrozzone proverà a rimettersi in moto proprio a partire dalla City, nel 1948: i

paesi aggressori (Germania e Giappone) non sono invitati ad una kermesse che elesse a simbolo sportivo universale la celeber-rima Fanny Blankers-Koen, la “mammina volante” in grado di allevare una famiglia e di vincere quattro medaglie d’oro tutte in una volta. Nonostante la Guerra Fredda, i Giochi sembrano riuscire a ripartire: Helsinki 1952 e Melbourne 1956 rappresenteranno

due edizioni-traino, per la qualità organizza-tiva dell’edizione finlandese e per la ventata di freschezza garantita dal primo approdo dei Giochi a Sud del Mondo, nella remota Australia. Quattro anni dopo, sarà la volta dell’Italia. Alfonso Fasano

calcio 'primitivo', si torna alle origini

il mito millenario dei Giochi olimpici10

Attività sociali e spirito di gruppo, la storia del Brutium Cosenza

Dal primo dopoguerra a Roma 1960, arrivano gli sponsor e nasce la cerimonia d'apertura

Jesse Owens, atleta di colore,rovina la festa ad Hitlerimponendosi nell'atletica

Berlino 1936E' l'anno in cui la Coca Coladecide d'investire nelo sportGli italiani su un piroscafo

Amsterdam 1928

spirito olimpico

parte III

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“L’All England Croquet and Tennis Club Wimbledon propone l’orga-nizzazione di un torneo di tennis, aperto a tutti i dilettanti. Tassa d’in-gresso una sterlina e uno scellino”. Era il 1877 e da questo singolare annuncio prende il via la storia del più prestigioso ed affascinante torneo di tennis. Wimbledon, con i suoi campi in erba e la sua incre-dibile atmosfera, fatta di fragoline accompagnate da champagne servite sugli spalti e di tennisti che, come vuole la tradizione, scendono in campo rigorosamente vestiti di bianco, ammalia gli amanti di questo sport come nessun altro torneo degli slam. Unico torneo a giocarsi sulla superficie in erba, il suo periodo di svolgimento va da fine giugno ad inizio luglio e si protrae per due settimane, salvo imprevisti climatici tipicamente British. Proprio per ottemperare a tale falla climatica, nel 2009 il

“Centre Court”, campo ove annual-mente va di scena la finale degli Open di Londra, è stato munito di una copertura col fine di evitare logoranti ed interminabili interru-zioni di gioco. La struttura, costruita nel lontano 1922, conta circa quin-dicimila spettatori e viene utilizzata esclusivamente nelle due settimane inerenti il torneo, assumendo l’aria di un vero e proprio tempio del tennis, il cui accesso pare riservato per pochi eletti. L’organizzazione della manifestazione viene gestita dall’ All England Lawn Tennis and Croquet Club, uno dei club più esclusivi del mondo che conta soltanto 375 membri permanenti; è quindi facilmente deducibile l’im-possibilità per noi comuni mortali di riuscire a far parte di questa vera e propria “massoneria”. La sacralità che si respira durante l’arco della kermesse di Wimbledon confe-risce al torneo un fascino senza

eguali come confermato dagli stessi giocatori, i quali però non mancano di esternare qualche lieve malumore determinato dalle “dure” regole imposte dall’organizzazione. Una di queste, è rappresen-tata dal curioso aneddoto legato all’assegnazione degli spogliatoi: i più lussuosi vengono riser-vati ai giocatori top dieci, mentre a tutti gli altri vengono asse-gnati spogliatoi che rasentano la praticabilità. Verrebbe da dire un piccolo prezzo da pagare per poter realizzare il sogno di varcare la Doherty Gates, celebre entrata del campo principale. La storia di

questo torneo è stata scritta non solo dai suoi fondatori, ma anche da coloro che quell’erba l’hanno calpestata, facendola divenire teatro di imprese che lambiscono

il leggendario. Basti pensare a Pete Sampras, al momento recordman di vittorie, assieme al meno recente William Renshaw, con ben sette titoli conquistati tra il 1993 ed il 2000. E poi Bjon Borg, Rod Lever, Reggie Doherty, Andre Agassi,

fino al contemporaneo Roger Federer, che conta in bacheca ben sei titoli di Wimbledon, in attesa di poter eguagliare il record dello

statunitense Sampras. Proprio lo svizzero è stato spesso decre-tato degno erede di “The King” Sampras, per la facilità in comune dei due di esprimersi al meglio sull’erba verde di Wimbledon. In campo femminile invece la prima-tista è senza dubbio Martina Navra-tilova anch’essa statunitense, che ha trionfato per ben nove volte sui campi in erba del sobborgo londi-nese. Senza dimenticare campio-nesse del calibro di Steffi Graf e le più recenti sorelle Williams, arrivate a contendersi in due occasioni il titolo in finale in un vero e proprio derby. Tutto ciò è reso ancor più memorabile dal Wimbledon Lawn tennis Museum, dove possono essere ammirati tra le altre cose i video dei match più importanti ed i cimeli appartenuti alle leggende di questo sport.

Luca Profenna

Giovanissimo, promettente tennista, Marco Navarra, nonostante i suoi 12 anni, ha già vinto numerosi trofei. Allenato dal padre, il maestro Massimo Navarra, il giovane emer-gente ci rilascia qualche battuta sulla sua passione per il tennis.

Da quanti anni giochi a tennis?Sono circa otto anni che gioco a tennis e anche grazie agli insegnamenti di mio padre, lo faccio con entusiasmo e passione Cosa ti piace del tennis?Mi piacciono gli sport individuali e il tennis è uno di quelli. Ma, in particolare, amo questo sport per la grinta che devi mettere per

vincere un punto Come mai hai scelto il tennis e non altri sport come il calcio, popolarissimo tra i tuoi coetanei?Vedevo il mio papà giocare a tennis, mi piaceva e sin da subito ho voluto seguirlo e allenarmi con luiCom'è la tua giornata-tipo?Molto impegnativa: mi sveglio in tempo per trovarmi alle 8 a scuola. Alle 14 sono fuori, il tempo di mangiare un boccone e scappo al circolo perché alle 15 inizio gli allenamenti che terminano alle 18. Poi c'è lo studio e devo fare i compiti a casa che spesso finisco alle 22.30/23.Descrivimi la tua preparazione atletica. La preparazione atletica è curata da un prepa-ratore molto in gamba, la svolgo tre volte la settimana con sedute di 1 ora e mezza circa curando i vari aspetti della resistenza, forza e velocità con esercitazioni molto intense.Hai vinto coppe, trofei?Si, 19 trofei nei vari tornei e campionati disputati nella mia breve carriera.

Quando ti sei emozionato di più?Due sono i momenti più emozionanti che ricordo con particolare piacere: il primo l'anno scorso quando ad agosto ho vinto i Campionati Italiani Under 11 sia di singolo che di doppio diventando così il campione italiano della categoria in entrambe le specia-lità; il secondo, quando a dicembre dell'anno scorso è arrivata la convocazione in Nazio-nale.Qual'è il tuo colpo migliore?Certamente il diritto e la palla cortaChe tipo di racchetta preferisci?Attualmente sono sponsorizzato dalla Babolat per cui è sicuramente questa la racchetta per me migliore e che riesce ad esaltare il mio gioco fatto soprattutto di spinte e rotazioni.A chi ti ispiri nella tua carriera da tennista?Sicuramente a Roger Federer il più grande di tutti i tempi...non c'è dubbio.Qual'è il tuo obiettivo di vita e sportivo?Il mio obiettivo sportivo e il mio obiettivo di vita è uno ed è lo stesso. Vorrei, infatti,

diventare un giocatore professionista magari entrando a far parte dei primi 10 giocatori e vincendo i tornei dello slam.Vorrei una dichiarazione del tuo coach...Marco è un ragazzo molto semplice e nello stesso tempo molto deciso, sa quello che vuole e si impegna profondamente per cercare di raggiungere l'obiettivo che si prefissa. Ama le sfide e di conseguenza i suoi allenamenti sono molto partecipativi; a volte sento il bisogno di non caricarlo di pressioni poiché, nonostante la sua giovane età, è molto severo con se stesso. Ragazzo dolcissimo, ti ascolta e, come una spugna, assorbe con grande efficacia le lezioni che gli vengono impartite e con grande umiltà i consigli che gli vengono dati. Personalmente non posso che augurargli un futuro roseo poiché, credetemi, non è facile riscontrare nei ragazzi della sua età tanta tenacia e spirito di sacrificio. Marco a 12 anni si trova già a dover fare tante rinunce. Tanto per citarne una, dovrà limitare le vacanze estive per i vari impegni già presi. Giorgia Pietropaoli

il fascino dell'erba inglese per 'Sua Maestà' Wimbledon

navarra, talento puro col mito di federer

il recordLa Partita

tra John Isner e Nicolas Mahut

giocata nel I turno del torneo

di Wimbledon 2010 è durata 11 ore

e 5 minuti: il più lungo incontro

professionisticodella storia del tennis

tennis

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Il Camp Nou, non è propriamente quello che si ammira a Barcellona, ma in quanto a ideali sportivi ci sono molte affinità tra la società blaugrana e l’associazione sportiva dilettantistica Madonnelle “Camp Nou”. Questa giovane realtà, nata nel quartiere Madonnelle circa 2 anni, è gestita da un ragazzo acerrano, Giuseppe Di Fiore, 26 anni. Giuseppe ha cono-sciuto la triste realtà di perdere il padre circa un anno e mezzo fa, ma questo non gli ha impedito di portare a compimento il suo progetto. La sua tenacia e determinazione gli ha permesso di costruire una strut-tura che oggi rappresenta il punto di ritrovo e riferimento per i tanti giovani che abitano in questo quartiere. “All’inizio non è stato facile. Ricordo che a Giugno 2010 qui in pratica c’era solo un ammasso di cemento, fitta vegetazione e siringhe di droga. Era praticamente tutto da rifare. Ci ho messo circa un anno per mettere in piedi la struttura, dotarla di spogliatoi, campo da calcetto, impianto idrau-lico, di illuminazione e comprare altre cose funzionali alla struttura. Non nascondo che ho fatto un cospicuo investimento affinché questa asso-ciazione prendesse vita. Ma era un pallino che avevo in testa e neppure la

morte prematura di mio padre mi ha distolto da questo obiettivo”. Giuseppe quali sono stati i motivi che ti hanno spinto ad aprire questa associazione dilettantistica?Due in particolare. Il primo è stato quello di trovarmi un’occupazione, di mettermi in discussione, di iniziare a lavorare e costruire qualcosa di concreto per il mio avvenire. Il secondo quello di essere un punto di riferimento per i molti giovani che abitano in questo rione. Purtroppo qui la situazione non è rosea: molte fami-glie hanno seri problemi economici e alcuni anche con la giustizia. I giovani sono coloro che ne risentono di più di questa situazione, dunque, ho sempre pensato che sia meglio che abbiano un punto di appoggio, un luogo sano dove trascorrere il tempo, anziché prendere strade sbagliate o perder il loro tempo fuori a bar, senza combi-nare un granché.Che attività svolgete?Siamo affiliati al CSEN (vedi box a destra, ndr). Organizziamo tornei, memorial, eventi e stiliamo dei progetti in accordo con le scuole cittadine. Ad esempio quest’anno, abbiamo messo la nostra struttura a disposizione dei ragazzi della scuola media “Capasso” per attività extra-scolastiche, perché

non tutte le famiglie possono permet-tere di iscrivere i propri figli alle scuole calcio. D’altronde non mi sembra nemmeno giusto negare la possibilità a questi ragazzi di giocare a calcio. Lo sport è socializzazione e credo che ognuno debba praticare qualche atti-vità motoria.Quest’anno avete anche attivato un campo-scuola…Si, abbiamo circa 30 ragazzi che vengono tutti i giorni. Anche questa è un’idea nata dalla mia volontà di esser vicino ai bambini e dar loro un momento di svago e serenità. Basta pensare che non tutti pagano il contri-buto. Ciononostante li accolgo e non faccio alcun tipo di discriminazione. In futuro che progetti avete?Mi piacerebbe moltissimo organiz-zare un torneo con tutte le scuole medie della città e poi magari allar-garlo anche ai paesi limitrofi. Se si realizzasse sarebbe davvero una bella cosa…Onore e merito a ragazzi come Giuseppe che si prodigano per creare qualcosa di importante e fattivo per i ragazzi di Acerra. Anche l’attuale amministrazione dovrebbe capire che lo sport è veicolo di socializzazione. Ma le idee non camminano da sole…ci vogliono anche sani muscoli per poterle supportare. vin.iov.

Camp Nou, palestra di vita nelle MadonnelleIl progetto di Giuseppe: spronare i giovani a dare il meglio di loro attraverso l'attività sportiva

il CSENIl Centro Sportivo Educativo Nazionale (CSEN) è Ente di Promozione

Sportiva riconosciuto dal CONI avente per scopo la diffusione dello Sport in ogni sua disciplina, attraverso la promozione e

l'organizzazione su tutto il territorio nazionale di attività sportive dilettantistiche a carattere amatoriale, seppure con modalità

competitive, volte alla formazione fisica, morale, sociale e della salute dei cittadini, nonché di tutte le attività culturali,

sociali, ricreative, salutistiche, del tempo libero, di formazione extrascolastica e del turismo sociale che possono contribuire

all'arricchimento della persona umana; il CSEN persegue inoltre finalità assistenziali e di promozione sociale. In particolare:

•  Persegue uno scopo promozionale e di propaganda sportiva di alto valore sociale.

•  Contribuisce allo sviluppo della pratica sportiva ed alla realizzazione dell'obiettivo di uno sport per tutti e di tutti.

•  Crea le condizioni di un più largo sviluppo della educazione fisica, dello sport e della salute.

•  Collabora con il C.O.N.I. e le Federazioni Sportive, con la scuola, con le Regioni e gli Enti Locali, con le forze sociali e politiche e con

le libere associazioni di altri Paesi. •  Stimola la crescita delle Società Sportive. 

•  Opera su tutto il territorio nazionale senza fine di lucro. 

ATTIVITA' •  Centri di Formazione Sportiva. 

•  Promozione ed organizzazione di manifestazioni amatoriali ed agonistiche per tutte le età.

•  Organizzazione di campionati e tornei per tutte le categorie maschili e femminili.

•  Attività di formazione e di aggiornamento per dirigenti, tecnici, operatori sportivi ed istruttori.

•  Attività di ricerca, studio e sperimentazione. •  Attività culturali, ricreative e del tempo libero. 

sport sociale

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Deltawing, prototipoper la F1 del futuro

Sembra una Batmobile ma è il bolide da corsa sperimentale DeltaWing, mosso dal motore Nissan DIG-T 1600. Sotto il cofano dell'avveniri-stico bolide DeltaWing, un motore sofisticato e ultraefficiente prepa-rato da Nissan. Nissan DeltaWing correrà fuori classifica all'edizione 2012 di Le Mans, ma il prototipo servirà da "vetrina" per le tecnologie aziendali che potrebbero rappre-sentare la nuova avanguardia delle competizioni agonistiche e orientare il lavoro di ricerca e sviluppo per le future gamme stradali. Il propulsore è un quattro cilindri 1.6 turbo a inie-

zione diretta di benzina, elaborato per prestazioni da gara. Rispetto a una normale auto da corsa, Nissan DeltaWing pesa la metà e dimezza la resistenza aerodinamica Del progetto DeltaWing fanno parte il designer inglese residente negli Stati Uniti Ben Bowlby, l'imprenditore americano del motorsport Don Panoz, l'ex-pilota di Formula 1 e fondatore di All-American Racers Dan Gurney, il team Highcroft Racing di Duncan Dayton che ha vinto due volta il campio-nato e Michelin Tyres Nord America. Il motore DIG-T (acronimo inglese che significa "Direct Injection Gaso-line - Turbocharged") svilupperà circa 300 CV, sufficienti a dare a Nissan DeltaWing tempi di giro di poco infe-riori ai prototipi di classe LMP1 a Le Mans, nonostante abbia solo metà della loro potenza. La tecnologia è in comune con i veicoli della gamma stradale di Nissan, come Nissan Juke DIG-T top di gamma. Con il progres-sivo inasprimento dei regolamenti tecnici, le auto da corsa sono diven-tate tutte molto simili e le tecno-logie impiegate in pista sono filtrate sempre meno nello sviluppo delle versioni stradali. Nissan DeltaWing porta con sé una ventata di nuove

idee da cui trarremo molti spunti. E, nel contempo, sarà il banco di prova per una serie di innovazioni ingegne-ristiche che serviranno, fra l'altro, a ottimizzare i livelli di efficienza nell'ambito della strategia Pure Drive. Con questa iniziativa, Nissan ha l'op-portunità di partecipare a un progetto rivoluzionario, che potrebbe cambiare il volto dell'automobilismo spor-tivo. Nissan DeltaWing è diversa da ogni altra vettura da competizione. L'abitacolo è sistemato in posizione eccezionalmente arretrata, quasi oltre l'assale posteriore. La scocca ha la forma di una punta di freccia, che richiama appunto la lettera maiuscola greca "delta". Le snelle gomme ante-

riori sono state create appositamente da Michelin. Dato che il motore è in posizione posteriore, la distribuzione del peso è a favore della coda per esaltare la manovrabilità. La legge-rezza strutturale e l'eccellente aero-dinamica aumentano l'efficienza. L'Automobile Club de l'Ouest (ACO), responsabile dell'organizzazione della 24 Ore di Le Mans, ha voluto premiare il design innovativo della vettura e le sue tecnologie d'avan-guardia invitandola a partecipare all'edizione 2012: Nissan DeltaWing avrà il "56° posto" nella partenza dalla pit-lane, riservato ai modelli sperimentali. Dato che non rientra in nessuna categoria regolamentare, correrà fuori gara con il numero "0". Il motore è frutto del know-how specialistico di Nissan, che ha creato un'unità leggera ed efficiente per dimo-strare che la filosofia del "concept" può trovare una reale applicazione in pista. L'azienda, da sempre dedita all'esplorazione di nuove frontiere tecnologiche e fautrice del cambia-mento, trasferirà le nozioni apprese nei programmi generali di ricerca e sviluppo e, in particolare, nello studio dell'aerodinamica e dell'efficienza dei veicoli stradali a marchio Pure Drive.

di Alfredo Di Costanzo

motori

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salute e sport 14

La laserterapia è la cura fisioterapica basata sui

raggi laser utilizzata in casi di recupero del movimento o di riduzione del dolore. Prima di scrivere dei suoi campi di appli-cazione credo sia opportuno definire che cos’è un laser ed elencare alcune delle sue caratteristiche. Il laser è una sorgente di radiazione elettromagnetica coerente e la sigla è l’acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation: essa definisce quindi un mezzo fisico che produce energia sotto forma di un’onda luminosa in seguito ad un’emissione stimolata di radiazioni. L’interazione fra la luce laser e i tessuti biologici è determinata dai processi fisici che governano la cessione di energia da parte delle radiazioni al substrato e dalla risposta biologica dal tessuto stesso. L’intensità delle reazioni biologiche nei tessuti irradiati dipende dalle caratteri-

stiche del tessuto, che può assorbire, trasmettere o riflettere l’energia, nonché da:Lunghezza d’onda;Potenza;Modalità di emissioneLa lunghezza d’onda dipende dal mezzo attivo utilizzato e influenza la capacità di penetrazione del raggio. Nel trattamento delle diverse patologie dell’apparato locomotore vengono impiegati più tipi di laser definiti in base alla potenza di emissione: soft-laser, con potenze che variano da 1 a 50 mW, mid-laser da 100 a 500 mW; power-laser, oltre 1000 mWLa potenza è la quantita di energia (joule) emessa nell’unità di tempo (secondo) e si misura in Watt (1W=1J/s). Più è alta la potenza più penetra nel tessuto.La modalità di emissione laser può essere continua,dove si mantiene un alto livello di potenza media, pulsata (scariche ripetute a frequenze elevate), superpulsata, o superpulsata modulata (brevi emissioni di alta potenza di picco per la cura di patologie fino ad ora non trattabili come le degenerazioni carti-laginee e le patologie situate molto in profondità.L'efficacia dell'azione energetica sui tessuti dipende dalle caratteristiche

dell'emissione. Il laser più potente di ultima generazione è il laser Yag dove la lunghezza d'onda di 1064 nm., prodotta e l'elevata potenza erogata (10 Watt), assicurano la massima penetrazione in profondità dell'energia, mentre la modalità di emissione definisce l'effetto terapeutico prevalente. L'emissione continua, infatti, ha un forte effetto anti-infiammatorio, mentre quella pulsata ha un'intensa azione analgesica.I campi di applicazione della laserterapia sono i seguenti:• Terapia del doloreCervicalgie, dorsalgie, lombalgie e sindromi radicolari in genere sia ad origine infiammatoria sia irritativa.Dolori ad origine articolare e periartico-lareNeuriti/neuropatie infiammatorie e dege-nerativeContratture muscolari e aree trigger miofasciali• Infiammazione acutaTendiniti acute e fasi di riacutizzazione di tendinopatie cronicheInfiammazione capsulare e legamentosa sia di origine traumatiche che degene-rativaArtrite acuta infiammatoria, algie e flogosi nelle artropatie cronico degene-

rative 8artrosi, remautiche, etc…)• Lesioni degenerativeLesioni recenti subtotali di legamenti e tendini (si sfrutta lo stimolo metabolico e l’effetto antinfiammatorio per accele-rare e migliorare la cicatrizzazione)Lesioni muscolari (in seconda fase a 72 ore dal trauma)CondropatieStimolazione dell’osteogenesi• Sindromi miofascialiFibromialgie idiopaticheContratture muscolari e/o distrazione di 1°gradoSindromi neuro connettivali

E’ importante precisare che la laserte-rapia per essere pienamente efficace deve sempre associarsi a tecniche posturali- inibitorie dei gruppi musco-lari riguardanti l’apparato in questione e metodiche assiste con studi fisiotera-pici.Personalmente ho curato parecchi atleti con la laserterapia. Donato Ceglia, all’epoca al Benevento, presentava una pubalgia di 2°grado. Con due cicli di laserterapia associate a tecniche inibenti-posturali e sei tecarterapie, in 30 giorni ha risolto completamente il problema.

alla scoperta dei vantaggi della laserterapiaIndicata per terapia del dolore, infiammazioni acute e lesioni degenerative

rubrica a cura del dottore

Giovanni Auriemma

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l'evento15

Si è tenuta domenica 17 giugno scorso la 47° edizione della traversata Capri-Napoli, maratona di nuoto di 36 km in linea d’aria, quarta prova ufficiale FINA del World Grand Prix 2012, che accorpa tutte le grandi competizioni disputate su una distanza di 10 km o più. Gara questa soprattutto di grande storia e tradi-zione, oltreché fascino, tanto da meritarsi nel 2003, anno della sua riedizione dopo uno stop di 11 anni, l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.I maratoneti iscritti al via sono stati 28, 18 uomini e 10 donne. L’arrivo sull’isola azzurra degli atleti e dei loro tecnici e assistenti è avvenuto venerdì 15, sbarcati da mezzi messi a disposizione della Naviga-zione Libera del Golfo. Sono stati accolti dal sindaco di Capri Ciro Lembo e dall’Assessore allo Sport Vincenzo Ruggero, assieme all’inossidabile Anna Mazzola, vincitrice dell’edizione del 1957. Nel pome-riggio gli atleti si sono subito spostati nel lido Le Ondine, sede della partenza, per gli ultimi allenamenti in mare.Il giorno seguente, sabato 18, il ritorno sulla terra-ferma per partecipare al tradizionale meeting tecnico alla Mostra d’Oltremare, quartier generale della manifestazione, oltreché alle dovute presentazioni e impegni con gli sponsor. “Non vi è dubbio che quello che stiamo portando a termine è l’allestimento di una delle edizioni più dure in assoluto - ha dichiarato Luciano Cotena, storico organizzatore della maratona - soprattutto se si tiene conto che tra iscritti alla gara ufficiale, amatori e staf-fette, domenica in acqua avremo quasi 40 nuotatori con 25 barche appoggio. Uno sforzo organizzativo che, siamo sicuri, sarà ripagato da una prova che si

annuncia, sia in campo maschile sia in campo femmi-nile, estremamente avvincente e combattuta”.E la gara dei record non ha infatti mancato le promesse. Con partenza regolare alle 10.15 dal lido “Le Ondine” ed arrivo presso la Rotonda Diaz a Napoli esattamente in 6 ore 29 minuti e 3 secondi stabilendo il nuovo record del mondo in campo maschile da parte dell’australiano Trent Grimsey, che ha notevolmente abbassato il precedente di 6.35.03 dell’americano Asmuth. Ma l’Italia ma mantenuto alta la sua tradizione di patria di gran nuotatori sulla lunga distanza, col secondo posto di Edoardo Stochino, con 6.32.46, ed il terzo di Andrea Volpini, con 6.36.04, entrambi portacolori delle Fiamme Oro.E’ stata una gara molto combattuta, coi tre che fin dall’inizio hanno prodotto un testa a testa che ha sfiancato gli avversari. Ma la tenacia dei due finanzieri non ha potuto avere la meglio sul ventiquattrenne australiano, in stupenda forma: “Ero partito dall’Au-stralia – ha dichiarato dopo l’arrivo a braccia alzate– convinto di poter vincere. In fondo non si affrontano quasi 30 ore di volo se non si è motivati la punto giusto”.

Prima delle donne è stata la spagnola Esther Nunez, con un eccellente 7.08.02, il secondo tempo di sempre alla Capri-Napoli dopo il record della tedesca Maurer (7.00.08). Seconda la russa Anan Uvarova con 7.19.49, terza la ceca Silvie Rybarova con 7.20.54. “Sono felicissima – ha dichiarato la campio-nessa – visto che ho centrato il successo alla Capri-Napoli alla mia ottava edizione”. Grande festa anche per tutti gli altri, amatori e profes-sionisti. La Capri-Napoli non ha vissuto soltanto sulla gara ufficiale ma tanti consensi hanno ottenuto le prove riservate agli amatori (con quattro partecipanti e l'eccellente performance di Marco Murari che ha chiuso in 8.41.15) e quella riservata alle staffette. Cinque invece i protagonisti della traversata in wind-surf, anche se le condizioni meteo (mare piatto e poco vento) che hanno favorito i nuotatori hanno invece creato decisamente più problemi ai rappresentanti del Baia sailing e del circolo nautico Torre del Greco. Alla rotonda Diaz si sono svolte anche una gara di Aquathlon, un playground di basket grazie alla colla-borazione con il Napoli basketball e un quadrango-lare di pallanuoto, promosso da Giuseppe Esposito e Federico Calvino, che ha visto primeggiare la sele-zione della Cesport Italia. Alla premiazione, presente pure il sindaco De Magi-stris, si è ribadito l’impegno di poter ridonare il mare ai napoletani, in modo da permettere a tutti di nuotare da Castel dell’Ovo a Posillipo. E non ci speriamo, non per essere come questi campioni, sarebbe chiedere troppo dalla vita, ma semplicemente per il piacere di nuotare sereni verso l’orizzonte.

Lucio Iacono

la maratona del mare rende grande un 'canguro'La Capri-Napoli La 47ma edizione va all'australiano Grimsey che stabilisce il nuovo record

Donne, prima una spagnola. La manifestazione rientra nel World Grand Prix di nuoto gran fondo

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