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LABORATORIO FORMATIVO INCLUSIONE SOCIALE E DINAMICHE INTERCULTURALI CORSO NEOASSUNTI 2016-2017

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LABORATORIO FORMATIVO

INCLUSIONE SOCIALE E DINAMICHE INTERCULTURALI

CORSO NEOASSUNTI 2016-2017

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L’obiettivo che si intende conseguire con questo incontro è quello di

fornire ai docenti strumenti e strategie che concorrono alla costruzione e

realizzazione di un percorso inclusivo. La crescente diversità culturale

della popolazione minorile italiana ha supposto per le istituzioni

scolastiche un ripensamento strutturale e metodologico.

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CONCETTO DI INCLUSIONE

QUADRO NORMATIVO

GLI ATTORI DEL PROCESSO INCLUSIVO

I DOCUMENTI PER IL PROCESSO INCLUSIVO

STRATEGIE DIDATTICHE E STRUMENTI

ATTIVITA’ LABORATORIALE

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Lo sviluppo progressivo dei cambiamenti introdotti nella Scuola italiana

negli ultimi anni si può schematizzare in tre fasi:

FASE DELL’ACCOGLIENZA

FASE DEI DISPOSITIVI D’INTEGRAZIONE

FASE DELL’INCLUSIONE

EVOLUZIONE DELLA SCUOLA

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La fase dell’accoglienza, in cui i primi alunni stranieri nelle classi

suscitavano curiosità, e ci si limitava a conoscere gli elementi

essenziali delle loro culture d’origine.

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La fase dei dispositivi d’integrazione, avvenuta in risposta al

maggior numero di presenze di studenti di origine straniera, incentrata

sulle misure a carattere compensatorio, come l’uso dei mediatori

culturali, l’insegnamento intensivo dell’italiano, le modalità di

valutazione, la rilevazione delle competenze culturali e linguistiche

pregresse. A questo punto si pensava di rispondere ad una emergenza

temporanea ed il tentativo era quello di “riportare a norma” lo studente

straniero “carente” dal punto di vista delle competenze linguistiche.

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La fase dell’inclusione, in cui la scuola mira ad attrezzarsi per

insegnare ed apprendere nella nuova realtà della classe multiculturale,

formata da ragazzi con diverse storie ed origini.

In questa fase, si coniugano due finalità:

- diffondere e portare a sistema le pratiche ed i dispositivi efficaci di

integrazione sperimentati;

- imparare ed insegnare a vivere insieme, uguali e diversi, in pari

dignità come cittadini di uno stesso Paese.

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Questa maturazione progressiva del mondo scolastico italiano verso

l’inclusione delle diversità culturali è visibile anche nella ricca

normativa sviluppata al riguardo.

La via italiana come risposta alla multiculturalità nelle scuole è stata

definita pedagogia interculturale.

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Scegliere l’ottica interculturale significa, assumere la diversità come occasione

per aprire l’intero sistema a tutte le differenze (di provenienza, livello sociale,

storia scolastica).

Le strategie interculturali promuovono il confronto ed il dialogo per rendere

possibile la convivenza ed affrontare le divergenze che ne derivano.

La via italiana all’intercultura unisce alla capacità di conoscere ed apprezzare le

differenze, la ricerca della coesione sociale, in una nuova visione di cittadinanza,

in cui si dia particolare attenzione a costruire la convergenza verso valori

comuni.

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Quindi, l’educazione inclusiva è un processo continuo che mira ad

offrire educazione di qualità per tutti rispettando diversità e differenti

bisogni ed abilità, caratteristiche ed aspettative educative degli studenti

e delle comunità, evitando ogni forma di discriminazione.

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QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Iniziando dalla legge 517/1977, che ha dato avvio al processo d’integrazione

scolastica, la produzione normativa su questo tema ha avuto una vera e propria

evoluzione.

Le leggi:

104/1992 (Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle

persone handicappate),

170/2010 (che ha riconosciuto la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la

discalculia come Disturbi Specifici di Apprendimento),

decreto ministeriale n.5669 del 12 luglio 2011 (attuativo della legge 170/2010)

la direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012, che introduce il concetto di

Bisogni Educativi Speciali (BES), seguita dalla relativa circolare ministeriale

applicativa n. 8 del 6 marzo 2013, hanno dato inizio, ad un difficile, ma ormai

inevitabile, processo di cambiamento dell’organizzazione della scuola italiana.

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QUADRO

NORMATIVO

Art. 34 della Costituzione

LEGGE 517/77 LEGGE 104/92

LEGGE 170 del 8 ott. 2010 DM n. 5669 12 lug. 2011 Linee guida allegate al DM n. 5669 DIRETTIVA – 27 dic. 2012 Strumenti d’intervento per alunni con

Bisogni Educativi Speciali e

organizzazione territoriale per

l’Inclusione Scolastica C. M. n. 8 - 6 marzo 2013 Indicazioni operative riguardanti la

Direttiva del 27/12/2012

PASSAGGIO

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Siamo giunti ad un punto di svolta, in cui il “vecchio” concetto

d’integrazione, cioè, consentire al “diverso” la maggior partecipazione

possibile alla vita scolastica, deve lasciare il posto al concetto di

“inclusione” e cioè comporre gli ambienti educativi in modo tale che

siano adeguati alla partecipazione di tutti, ciascuno con le proprie

modalità.

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INCLUSIONE INTEGRAZIONE

•Si riferisce esclusivamente all’ambito educativo

•Guarda al singolo

•Interviene prima sul soggetto e poi sul contesto

•Incrementa una risposta specialistica

•Si riferisce alla globalità delle sfere: educativa, sociale e

politica

•Guarda a tutti gli alunni indistintamente e a tutte le loro

potenzialita’

•Interviene prima sul contesto, poi sul soggetto

•Trasforma la risposta specialistica in ordinaria

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In ogni classe ci sono alunni che richiedono un’attenzione speciale per

una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di

apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla

non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti

a culture diverse, quindi i Bisogni Educativi Speciali sono, molti e

diversi e una scuola che include deve essere in grado di leggerli tutti e di

dare le risposte necessarie e adeguate.

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Per “Bisogno Educativo Speciale” si intende qualsiasi difficoltà,

transitoria o permanente, di tipo psicologica, motoria, comportamentale,

relazionale, relativa all’apprendimento o derivante da svantaggio socio-

economico o culturale.

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GLI ATTORI DEL PROCESSO INCLUSIVO

La diversità, all'interno del contesto scolastico, rappresenta una sfida

che coinvolge tutte le figure professionali, gli organi collegiali che

operano nella scuola, la famiglia e gli enti territoriali che con la scuola

collaborano; cioè: dirigente scolastico, gruppo di lavoro per l’inclusione

(GLI), collegio docenti, consiglio di classe, referente per l’inclusione,

famiglia, alunni e territorio, ognuno con specifiche funzioni.

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ATTORI DELL’INCLUSIONE

DIRIGENTE SCOLASTICO

TERRITORIO

ALUNNI

FAMIGLIA

REFERENTE PER L’INCLUSIONE

GRUPPO DI LAVORO PER L’INCLUSIONE – GLI

CONSIGLIO DI CLASSE

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DIRIGENTE SCOLASTICO

è il responsabile dell'inclusione ed ha il compito di:

costituire e convocare il Gruppo di Lavoro di Istituto per l'Inclusione;

ricevere la diagnosi consegnata dalla famiglia e condividerla con i

docenti;

assegnare, con decreto dirigenziale, le ore di sostegno e gli insegnanti

di sostegno alle classi, sentito il GLI;

promuovere attività di formazione/aggiornamento e progetti mirati;

richiedere eventuale personale di assistenza agli Enti Locali;

attivare il monitoraggio delle azioni messe in atto.

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COLLEGIO DEI DOCENTI

su proposta del GLI delibera il PAI nel mese di giugno; definisce obiettivi e attività da inserire nel PAI;

esplicita un concreto impegno programmatico per l’inclusione; definendo:

• criteri e procedure di utilizzo “funzionale” delle risorse professionali presenti;

• l’impegno a partecipare ad azioni di formazione concordate a livello territoriale.

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GRUPPO DI LAVORO PER L’INCLUSIONE (GLI)

Da chi è formato?

Il GLI d’Istituto è composto da: il Dirigente scolastico, che lo presiede;

la funzione strumentale e/o referente per l’intercultura; i coordinatori dei

Consigli di classe in cui siano presenti alunni con disabilità e BES; un

rappresentante dei docenti curriculari; i docenti specializzati per le

attività di sostegno degli alunni con disabilità certificata; un

rappresentante dei genitori di studenti con disabilità e/o BES; un

rappresentante degli studenti con disabilità e/o BES; un rappresentante

degli studenti; uno o più rappresentanti degli operatori sociali o sanitari

che al di fuori dell’Istituto si occupano degli alunni BES.

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Quali sono le funzioni?

Effettua la rilevazione dei BES presenti nella scuola;

Provvede alla raccolta della documentazione sugli interventi didattici;

Svolge attività di consulenza e supporto ai colleghi;

Effettua rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività della scuola;

Elabora il Piano Annuale per l'Inclusività, riferito a tutti gli alunni con BES.

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CONSIGLIO DI CLASSE

Individua gli alunni con BES attraverso i criteri deliberati dal Collegio dei docenti;

Prende in carico gli alunni con BES definendo gli interventi educativi e le metodologie opportune attraverso l'analisi della situazione;

propone le risorse da utilizzare; formula i piani didattici (PDP).

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REFERENTE PER L'INCLUSIONE

Il docente referente per l'Inclusione cura:

il coordinamento del Gruppo di Lavoro di Istituto per l’inclusione

l’invio all’USP dei progetti educativi di ciascun alunno e la documentazione richiesta;

la verifica della documentazione degli alunni con BES;

la gestione dei contatti con gli Enti Locali, USP e ASL;

la consulenza al Dirigente Scolastico e ai Consigli di Classe che accolgono alunni con BES

la promozione, nell’ambito del Collegio dei Docenti, di protocolli di accoglienza;

fornisce informazioni circa le disposizioni normative vigenti;

collabora, ove richiesto, alla elaborazione di strategie volte al superamento dei problemi nella classe con alunni con BES;

diffonde e pubblicizza le iniziative di formazione specifica o di aggiornamento.

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FAMIGLIA

la famiglia ha un ruolo di corresponsabilità e di collaborazione con la scuola:

provvede a far valutare l'alunno presso i Servizi Sanitari

consegna alla scuola la diagnosi o relazione

condivide le linee elaborate nei Piani Educativi

sostiene la motivazione e l'impegno dell'alunno nel lavoro scolastico

verifica lo svolgimento dei compiti assegnati

verifica che vengano portati a scuola i materiali richiesti

Partecipa agli incontri del Gruppo di Lavoro Operativo H (L. 104/92)

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ALUNNI

Nel processo inclusivo passano da soggetti passivi (semplici spettatori/ricettori) ad elementi attivi del processo.

Hanno il diritto:

A ricevere una didattica personalizzata/individualizzata e all'adozione di adeguati strumenti compensativi e dispensativi

Hanno il dovere:

Di porre adeguato impegno nel lavoro scolastico

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TERRITORIO

Con questo termine si vuol indicare tutti quegli enti pubblici e privati che

collaborano con la scuola per il conseguimento dell’inclusione.

Ha il compito di individuare insieme alle scuole i bisogni dell’utenza

favorendo intese ed accordi con associazioni, imprese, comunità, università

ed enti privati (Comune, Provincia, associazioni onlus, Asl ecc.). Deve

costruire un sistema di rete per ottimizzare i servizi all’interno del sistema di

istruzione – formazione.

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I DOCUMENTI DEL PROCESSO INCLUSIVO

I documenti attraverso cui si sviluppa il processo inclusivo all’interno

dell’istituzione scolastica sono:

PTOF – PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA

PAI – PIANO ANNUALE PER L’INCLUSIONE;

PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA;

PROTOCOLLI D’INTESA;

PEI – PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO;

PDP – PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO.

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PTOF – PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA

Introdotto dalla legge 107/2015 il piano è il documento fondamentale

costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed

esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e

organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia.

Esso all’interno dell’area dedicata all’inclusione deve:

Descrivere le azioni da compiere;

Esporre gli interventi da adottare;

Delineare i progetti da realizzare.

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PAI – PIANO ANNUALE PER L’INCLUSIONE E’ un documento che fotografa lo stato dei bisogni educativi – formativi della scuola e le azioni che si intendono attivare. Ha lo scopo di: - garantire l’unitarietà dell’approccio educativo e didattico della comunità scolastica; - garantire la continuità dell’azione educativa e didattica; - consentire una riflessione collegiale sulle modalità educative e sui metodi d’insegnamento adottati nella scuola. La redazione del PAI, a cura del GLI, deve avvenire prima del termine di ogni anno scolastico ed entro il mese di giugno. Deve contenere i punti di forza e criticità degli interventi di inclusione operati dalla scuola nell’anno scolastico trascorso e una formulazione di utilizzo delle risorse specifiche allo scopo di migliorare la capacità inclusiva della scuola nell’anno successivo. Una volta redatto deve essere approvato dal Collegio Docenti ed inviato all’USR di competenza per la richiesta dell’organico di sostegno.

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PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA

Il Protocollo d’Accoglienza è un documento che, deliberato dal Collegio dei docenti ed

inserito nel PTOF deve essere pubblicato sul sito della scuola; predispone e organizza le

procedure che la Scuola intende mettere in atto per facilitare l’inserimento scolastico

degli alunni BES, attraverso attenzioni pedagogiche specifiche quali: - l’accoglienza

dell’alunno e della famiglia; -il raggiungimento del successo scolastico agevolando la

piena integrazione sociale e culturale.

Esso costituisce uno strumento di lavoro che:

- contiene criteri e indicazioni riguardanti l’iscrizione e l’inserimento a scuola degli

alunni;

- definisce compiti e ruoli degli operatori scolastici;

- traccia le fasi dell’accoglienza;

- propone modalità di interventi per l’apprendimento della lingua italiana (per gli alunni

stranieri);

- individua le risorse necessarie per tali interventi.

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Il Protocollo d’Accoglienza si propone di :

- facilitare l’ingresso a scuola degli studenti BES;

- sostenere i neo arrivati nella fase di adattamento al nuovo contesto;

- entrare in relazione con le famiglie interessate;

- promuovere la collaborazione e la comunicazione tra le scuole e tra

scuola e territorio.

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PROTOCOLLO D’INTESA

Sono accordi tra istituzione scolastica, Asl, enti territoriali ed associazioni con i

quali le Parti interessate nel pieno rispetto dei reciproci ruoli e delle rispettive

competenze, si impegnano a promuovere, sostenere e sviluppare iniziative volte

a garantire la presa in carico globale degli studenti con disabilità e con BES,

garantendo l’integrazione degli interventi.

Ad esempio accordo tra scuola ed ASL per l’educazione alimentare.

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STRATEGIE DIDATTICHE E STRUMENTI

La progettualità didattica orientata all’inclusione comporta l’adozione di

strumenti e metodologie favorenti, quali l’apprendimento cooperativo, il

tutoring, l’apprendimento per scoperta, l’utilizzo di attrezzature e ausili

informatici, di software.

Queste forme metodologiche possono essere considerate “tecniche

attive” cioè attività procedurali che coinvolgono attivamente lo studente

nel processo di apprendimento.

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L’APPRENDIMENTO - INSEGNAMENTO

Un sistema inclusivo considera l’alunno protagonista

dell’apprendimento, qualunque siano le sue capacità, le sue potenzialità

e i suoi limiti.

Va favorita, pertanto, la costruzione attiva della conoscenza, attivando le

personali strategie di approccio al “sapere”, rispettando i ritmi e gli stili

d’apprendimento.

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APPRENDIMENTO COOPERATIVO

Nell’apprendimento cooperativo un gruppo di alunni con abilità

diverse lavorano insieme per risolvere un problema o per portare a

termine un progetto.

In ogni gruppo eterogeneo per capacità di studenti, ci sarà la possibilità

per un alunno più competente di assistere un compagno

scolasticamente meno capace.

Una classe cooperativa è quindi un insieme di piccoli gruppi di studenti

composti in modo eterogeneo, uniti per portare a termine un’attività e

produrre una serie di progetti o prodotti che richiedono una

responsabilità individuale nell’acquisizione delle competenze utili al

raggiungimento dello scopo.

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I vantaggi del cooperative learning sono:

• Componente motivazionale

la risposta dell’uno aiuta quella dell’altro. Il gruppo è mezzo per conseguire

gli obiettivi di apprendimento individuale

• Componente sociale

Sviluppa le capacità degli studenti a relazionarsi con gli altri.

• Componente cognitiva

l’interazione fra gli allievi su obiettivi cognitivi aumenta la loro padronanza

dei concetti

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Compiti dell’insegnante nell’attività del cooperative learning:

Prende decisioni preliminari per ogni lezione: definisce gli obiettivi, stabilisce le dimensioni dei gruppi, assegna i ruoli, prepara l’aula e organizza i materiali di cui gli studenti hanno bisogno per svolgere i compiti assegnati.

Spiega il compito e l’approccio cooperativo: in ogni lezione spiega la consegna agli studenti, i criteri per il raggiungimento dell’obiettivo; struttura l’interdipendenza positiva, evidenzia la responsabilità individuale e spiega i comportamenti da tenere.

Controlla ed interviene: durante la lezione controlla ogni gruppo di apprendimento e, se necessario, interviene per migliorare il lavoro sul compito, quindi conclude la lezione.

Verifica e valuta: valuta la quantità e qualità dei risultati, si assicura che gli studenti verifichino attentamente l’effettiva resa del loro gruppo di apprendimento, incarica gli studenti stessi di discutere la possibilità di miglioramento, incoraggia gli studenti e festeggia il lavoro svolto.

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TUTORING

L’INSEGNAMENTO RECIPROCO

Il mutuo insegnamento consiste nel proporre agli studenti di utilizzare le

competenze che possiedono per insegnarle ai propri compagni; ognuno è

invitato a elencare quello che sa e che padroneggia in modo sicuro. Poi si

mette alla prova insegnandolo ai compagni. Attraverso questa esperienza

l’alunno si rende conto di quanto conosce e di quanto è abile nel

comunicarlo agli altri. Abbiamo essenzialmente due forme di tutoring:

PEER TUTORING

PEER COLLABORATION

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PEER TUTORING

Il Peer Tutoring è un metodo basato su un approccio cooperativo

dell'apprendimento, si lavora in coppie di pari dove uno il più esperto

assume il ruolo di insegnante TUTOR l’altro, meno esperto, è colui che

deve apprendere TUTEE.

È una struttura didattica efficace per lo scambio di informazioni e di

abilità.

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PEER COLLABORATION

È una modalità di apprendimento in cui la coppia deve risolvere un

problema aiutandosi alla pari. Nessuno dispone di maggiori

conoscenze o abilità per conseguire l'obiettivo o eseguire il compito

affidato. Si caratterizza per: -Parità ed Aiuto reciproco

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La metodologia del tutoring produce:

VANTAGGI PER ALUNNO CON DIFFICOLTA’:

- riceve aiuto da compagni “più bravi” , “più competenti”

- permette il consegue degli obiettivi personalizzati

- percepisce le situazioni in cui è coinvolto come accessibili perché sono

mediate da un compagno e non dall’adulto

VANTAGGI PER ALUNNO SENZA DIFFICOLTA’:

- sviluppa un nuovo senso di competenza personale

- acquisisce una maggior padronanza dei concetti e dei processi insegnati

- assumendo ruolo di tutor comprende che è in grado di “fare qualcosa di

importante”

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Compiti dell’insegnante nell’attività del tutoring:

Così come per il cooperative learnig anche nel tutoring il ruolo

dell’insegnate è quello di dare indicazioni, organizzare e orientare verso

il compito le potenziali risorse di apprendimento dei singoli alunni e

verificare i risultati conseguiti.

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L’APPRENDIMENTO PER SCOPERTA

Si intende quella tecnica pedagogica che non si basa sulla semplice

lezione frontale ma che guida l’alunno in un percorso di apprendimento

che lo vede protagonista e scopritore del mondo. La caratteristica

essenziale dell'apprendimento mediante scoperta è che il contenuto da

apprendere non è dato, ma è scoperto dallo studente prima che egli lo

faccia proprio e gli assegni un suo posto significativo nel suo bagaglio

culturale.

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In pratica il discente deve riordinare le informazioni, integrarle in base alle

conoscenze preesistenti e riorganizzarle in modo da dare il risultato finale

desiderato.

Dopo che il processo di scoperta personale si è concluso, il contenuto scoperto

assume la stessa importanza dei contenuti presentati per un'acquisizione passiva.

Il ruolo dell’insegnante è quello di guidare la scoperta, evitando che

s’imbocchino cammini di esplorazione sbagliati e dirigendo verso

concettualizzazioni adeguate.

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CONCLUSIONI

Il percorso che si è cercato di sviluppare in questo incontro è stato quello di

fare il punto sulle caratteristiche che deve avere la scuola per essere inclusiva

e capace di rispondere ai bisogni molto particolari di alcuni allievi.

L’istituzione scolastica, quindi, non è più solo luogo privilegiato per la

trasmissione del sapere, ma diventa spazio che permette a tutti gli alunni,

tenendo conto delle loro diverse caratteristiche sociali, biologiche e culturali,

non solo di sentirsi parte attiva del gruppo di appartenenza, ma anche di

raggiungere il massimo livello possibile in fatto di apprendimento.

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La diversità, in tutte le sue forme, viene considerata una risorsa ed una ricchezza

piuttosto che un limite, l’inclusione deve rappresentare un processo, una cornice in cui

gli alunni, a prescindere da abilità, genere, linguaggio, origine etnica o culturale, possono

essere ugualmente valorizzati e forniti di uguale opportunità a scuola.

E’ una scuola fondata sulla gioia di imparare, dove si promuove il piacere di

sperimentare, di scoprire e conoscere capacità e di prendere consapevolezza delle abilità

Conseguentemente anche il ruolo dell’insegnante è destinato ad evolversi; non più

principale detentore/trasmettitore del sapere, ma soggetto attivo cui vengono richieste

competenze non solo relative alla sola sfera culturale, ma anche capacità di leadership,

capacità di comunicare e relazionarsi con gli altri.

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L’attività laboratoriale che ogni corsista dovrà produrre per questo corso

è la realizzazione di una unità di apprendimento all’interno di una

classe con alunni BES mediante una delle strategie inclusive trattate nel

corso.

Page 53: LABORATORIO FORMATIVO INCLUSIONE SOCIALE E … · Le strategie interculturali promuovono il ... In ogni classe ci sono alunni che ... Provvede alla raccolta della documentazione sugli

Grazie per l’’attenzione

e buona serata

Ogni studente suona il suo

strumento, non c’è niente da fare.

La cosa difficile è conoscere bene i

nostri musicisti e trovare l’armonia.

Una buona classe non è un

reggimento che marcia al passo, è

un’orchestra che prova la stessa

sinfonia.

Daniel Pennac, Diari di scuola